Dalla persona alla famiglia Il Counseling Familiare · Piera Campagnoli. il concetto di centralità...

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Dalla persona alla famiglia Il Counseling Familiare Piera Campagnoli

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Dalla persona alla famiglia

Il Counseling Familiare

Piera Campagnoli

il concetto di

centralità della

persona

COUNSELING

FAMILIARE:

alla sua base:

l’insegnamento di

Carl Rogers e

Rogers è nato nel 1902 ed è morto nel 1987

È stato un innovatore non solo nella

psicologia ma anche nelle scienze

umane, pedagogiche e sociali. È stato

definito da Farson con una felice

espressione: “rivoluzionario silenzioso”.

Nel 1951 Rogers pubblica Terapia centrata

sul cliente che contiene alcuni

presupposti teorici che rimarranno

sostanzialmente invariati nella sua opera.

Il suo approccio in un primo tempo viene

definito approccio non direttivo,

successivamente si introduce la

definizione di “centrato sul cliente” per

diventare poi “centrato sulla persona”.

Centrale è per Rogers

il concetto di “autocomprensione”

termine che valorizza il soggetto e le sue

personali possibilità di cambiamento

se incontra una condizione favorente.

È ancora attuale

il pensiero di Rogers? Lo psicologo e psicoterapeuta Alberto

Zucconi, fondatore dell’Istituto

dell’Approccio Centrato sulla Persona

(IACP), nella prefazione a Terapia centrata

sul cliente vede in Rogers un anticipatore

del paradigma bio-psico-sociale e individua

una connessione fra il pensiero di Rogers e

la teoria dei neuroni a specchio.

Rogers:

•Ha introdotto la ricerca in terapia

attraverso il lavoro di registrazione

di sedute e di analisi dei testi

registrati.

•Ha dato risonanza al termine

“Counseling” consentendone

l’espansione nel mondo.

Il counseling familiare è rivolto sia

alla persona che alla famiglia.

È un intervento integrato in cui coesistono il

lavoro di attenzione a ciascun membro della

famiglia e quello rivolto alle relazioni che si

instaurano all’interno della famiglia stessa.

COUNSELING FAMILIARE:

Elemento base: il colloquio

Il colloquio nel nostro approccio è un

colloquio semistrutturato in cui coesistono

alcune regole, ma anche la flessibilità con cui

le regole si applicano

Si considera l’unicità della persona e del

momento che sta vivendo

Il colloquio di counseling

secondo il nostro approccio

presta particolare attenzione

alla vita delle persone

ai fatti della vita quotidiana.

L’attenzione ai fatti, alle cose è sottolineata da vari autori:

Bodei, La vita delle cose Jedlowsky, Il sapere dell’esperienza

Sennet, L’uomo artigiano

Il counseling, come le discipline d’aiuto dell’area preventiva, deve prestare attenzione alla vita quotidiana

Husserl occorre tornare alle cose stesse

La Fenomenologia è un supporto teorico

fondamentale per noi professionisti d’aiuto

dell’area preventiva.

Quando parliamo di famiglia scopriamo il

valore delle cose come oggetti che

mediano la relazione. Sono gli oggetti che

determinano l’umore della famiglia.

La famiglia quando si rivolge a un

counselor parla spesso di cose:

le scarpe lasciate fuori posto

lo zaino che ti devo controllare

il divano sul quale ti sdrai mentre i

piatti toccano a me il diario che ti

devo controllare, il cellulare che tieni in

mano anche a tavola.

Le cose sono mediatrici di relazioni

sono pezzi su cui

noi professionisti d’aiuto

dobbiamo prestare attenzione

L’attenzione alle cose è attenzione alla vita vera vissuta

delle persone e delle famiglie

Lo sa il mediatore familiare,

l’assistente sociale,

il counselor.

Nel counseling familiare ci sono le cose e

c’è la percezione delle cose

da parte delle persone.

Le cose sono viste

attraverso il filtro del modo soggettivo

con cui la persona vede le cose.

È l’aspetto riguardante il vissuto.

Il counseling familiare

si sofferma sul modo

in cui la persona vede le cose.

Dà spazio alle percezioni di tutti i

componenti del sistema famiglia.

Estratto da un colloquio di counseling familiare:

Md: “Siamo in difficoltà con nostro figlio di 12 anni, è

diventata faticosa qualsiasi cosa, qualsiasi contatto con

lui, mi mette alla prova, ci provo, mi sforzo, ma mi

richiede molte energie”.

Pd: “È un approfittatore, se ti dà un bacio, ha in mente

un secondo fine…. ha sempre voglia di emergere, di

confrontarsi, di avere scontri, questo atteggiamento lo

porterà incontro a dei guai… più avanti potrebbe trovare

chi lo sistema. Non ha rispetto di nessuno neanche

della sorella più grande…”.

C: “Come si sente come padre di un

ragazzo che se ne approfitta?”

Pd: “Male… il problema è che sin dal

mattino c’è lo scontro. Se devo stimare una

percentuale, posso dire che il positivo di

mio figlio è solo il 10%. Tutto il resto non

funziona, in nessun ambito del quotidiano”.

Il counselor ascolta le descrizioni:

le parole con cui il genitore

presenta il figlio sono

letture personali intrise di emozioni.

Il counseling familiare lavora con la

percezione del genitore prigioniero di una

rigidità percettiva che lo induce a vedere

il figlio in modo unilaterale

che il figlio conferma.

Quando la famiglia chiede un intervento,

è prigioniera di un processo circolare

che sta producendo un malessere:

il malessere del figlio crea

malessere nei genitori che in una condizione

di sofferenza, perdono la capacità di vedere

lucidamente la situazione e di individuare

possibilità di cambiamento.

Si crea un

crescente circolo vizioso

Il counseling familiare

è un intervento che tramite

il colloquio favorisce nei genitori

la possibilità di esprimere

le proprie fatiche e sofferenze.

Se la persona sta meglio può vedere

e sperimentare nuove soluzioni.

Il counselor familiare possiede

una formazione che integra

la componente rogersiana

con elementi appartenenti

all’orientamento sistemico.

È un intervento flessibile

che può essere applicato

alla coppia genitoriale o alla famiglia,

in qualche caso a un solo genitore.

GRAZIE

Direttrice: Dott.sa Piera Campagnoli Via Cantoni, 6 - Gorgonzola MI

Tel. 02.95302231 Cell. 347.0768215

[email protected] www.centropsicologia.it