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ORIGINE E SVILUPPO DEL CONCETTO DI ANORMALITA’ IN MICHEL FOUCAULT Dalila Desirée Cozzolino 1

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ORIGINE E SVILUPPO DEL CONCETTO DI ANORMALITA’

IN MICHEL FOUCAULT

Dalila Desirée Cozzolino

1

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SOMMARIO

Introduzione……………………………………………………………………………4

1. IL POTERE DISCIPLINARE GENERA L’ANORMALITA’…………………………………6

I. La nascita del potere disciplinare e il tramonto del potere della sovranità……………….6

II. Gli strumenti per rintracciare l’anormalità: il manicomio, la perizia, la funzione PSY…..7

III. La psichiatrizzazione dell’infanzia………………………………………………...9

IV. L’istinto………………………………………………………………………....10

V. Mostruosità e anormalità……………………………………………………………….10

VI . Dal corpo neurologico al corpo sessuale………………………………………....12

2. FREUD E LO SMASCHERAMENTO DELLA SESSUALITA’………………………….....14

I. Un’opera scandalosa: i Tre saggi sulla teoria sessuale………………………….…..14

II. Le aberrazioni sessuali……………………………………………………………15

III. La sessualità infantile…………………………………………………………….19

IV. Le trasformazioni della pubertà…………………………………………………...20

3. JACQUES DERRIDA E LA CRITICA A FOUCAULT IN ESSERE GIUSTI CON FREUD……...22

I. Derrida, il filosofo della Decostruzione e del disaccordo…………………………….....22

II. Essere giusti con Freud………………………………………………………………22

III. Il tragico Freud di Derrida…………………………………………………………24

Bibliografia……………………………………………………………………………..25

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INTRODUZIONE

Sebbene Michel Foucault decise di sopprimere la prefazione alla Histoire de la folie1 , ritenendola

«inappropriata», in quanto voleva dar voce all’autonomia del testo, cioè affidare il testo a se stesso, essa si

rivela preziosa per indagare, capire, comprendere la sua metodologia e rintracciarne la filigrana per entrare

nei suoi testi.

In questo saggio Foucault apre con una frase di Dostoevskij : «Non è rinchiudendo il vicino che ci si

convince del proprio buon senso»2 e da qui la riflessione prende forma a partire dall’individuazione di una

follia “altra”: riconoscersi nella non-follia. Da dove viene e quando nasce questa follia non ordinaria?

Bisogna individuare il grado zero attraverso un’archeologia del sapere; bisogna, insomma, rintracciare il

momento in cui la follia viene separata dalla non-follia, la ragione dalla sragione, mettendo in discussione

«le unità interamente date»: date dalla storia come oggetto di verità conoscitiva, date come assolute.

Foucault, archeologo del sapere, le mette in discussione risalendo alle “possibilità”, a quella varietà

cancellata dal grado zero, da quel gesto istitutivo che ha sancito la differenza tra ragione e sragione, da quel

gesto che ha inaugurato il lógos come lógos.

Foucault condivide con Nietzsche la necessità di rompere le categorie imposte dalla cultura greca, quelle

che hanno ordinato il caos, circoscritto il non circoscrivibile, l’illimite, costruendo le determinazioni del

sapere. Ne La nascita della tragedia3 Nietzsche illustra come l’organizzazione del caos significhi prendere

possesso di se stessi: il «conosci te stesso» socratico, l’imperativo delfico, è il riconoscimento del limite e

l’emergere del principio di identità e non-contraddizione4. La forma apollinea si impone come possibilità

valida, come unica possibilità (avrebbero potuto affermarsene delle altre) e pretende di “velare” ciò da cui

proviene, pretende, cioè, di nascondere la sua provenienza. La proposta di Nietzsche è quella di un lógos

critico che, in questo movimento alla presenza, mostra ciò che vela. Opporre la concezione tragica al

modello positivistico. Questo significa essere in grado di cogliere, nel dato, l’altro del dato, plasmando un

sapere che volge il suo “pungolo” contro se stesso. Dunque una genealogia, quella di Nietzsche, madre

legittima dell’archeologia foucaultiana.

Anche Foucault invita alla critica del lógos, di quel lógos che ha preso potere, spingendo il pensiero ai

limiti estremi di se stesso, rintracciando l’a priori storico e cogliendo il suggerimento di Nietzsche: «disfare

il geniale edificio della cultura apollinea». Disfare significa qui “interrogare” dando voce all’inespresso. E’

1Michel Foucault, Histoire de la folie à l’age classique, 1961, trad. Franco Ferrucci, Emilio Renzi, Vittore Vezzoli, Rizzoli, Milano 1963. La prefazione si può trovare in Michel Foucault, Antologia. L’impazienza della libertà, a cura di Vincenzo Sorrentino, Feltrinelli, Milano 2008, pp. 9-17.2 F. Dostoevskij, Diario di uno scrittore, ed. it. a cura di E. Lo Gatto, Sansoni, Firenze 1963.3 Vol III, tomo 1 La nascita della tragedia - Considerazioni inattuali, I-III, A CURA DI Giorgio Colli e Mazzino Montinari, tr. di Mazzino Montinari e Sossio Giametta, Adelphi, Milano 1972.4 ivi capp. I, IX, XII, XIII et passim.

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quello che fa nei suoi testi, nelle sue ricerche, nei suoi corsi in cui l’archeologia del sapere è anche

archeologia del potere. Egli ricava i suoi strumenti dalla storia, è uno storico delle idee: analizza un periodo

storico ricavandone un modello teorico; si muove su una storia e una teoria dei concetti usandoli come

strumenti di delucidazione il cui oggetto, l’istanza da cui muove, è l’insieme dei dispositivi di potere. Le

tecniche di potere, infatti, creano concetti e trasformano, alla luce di questi concetti, il modo di vivere della

società. La nozione di potere di Foucault , quella di potere disciplinare, ci consente infatti di comprendere un

modo caratteristico della società moderno-contemporanea di gestire le persone. La tesi di Foucault è che

alcuni fenomeni sono descrivibili solo attraverso questo concetto di potere e non potrebbero essere compresi

altrimenti. Questi fenomeni sono il manicomio, la scuola, il carcere, l’esercito, la famiglia e la nascita delle

relative discipline e istituzioni. Senza il concetto di potere disciplinare, opposto a quello classico della

sovranità, non si può comprendere la fondazione stessa di queste istituzioni e fenomeni. Questo potere si

affianca, sin da neonato, all’autorità del sapere ed è da qui che comincia a formarsi l’idea del concetto di

normalità e quello moderno di follia. I dispositivi sapere-potere che guidano la nascita delle istituzioni, come

il manicomio, inaugurano la categoria dell’anormalità.

In queste pagine ci si concentrerà soprattutto sulla riflessione di Foucault sul periodo del primo Ottocento,

periodo della proto-psichiatria, importantissimo, che viene analizzato dal filosofo e utilizzato per poter

smascherare quello che succederà a fine Ottocento, il cammino verso una nuova psichiatria e l’avvento,

dopo, della psicoanalisi con Sigmund Freud.

Freud viene esattamente dopo Gli anormali5 di Foucault che termina con la nascita e l’invenzione

dell’istinto sessuale, è colui che si pone tra la psichiatria precedente e quella successiva. Foucault ne

apprezza la messa a tacere della condanna morale dopo l’ingresso della sessualità nella medicina ma ne

critica alcuni aspetti che lo portano a non includere Freud nell’insieme di coloro che, nel corso della storia,

hanno “annunciato la possibilità stessa della follia”, parlando o dando forma nell’arte a quel linguaggio altro,

quello che il grado zero ha sotterrato: Freud è parte di quell’insieme di dispositivi sapere-potere che hanno

generato l’idea di anormalità.

L’intervento di Derrida6 è avverso alla riflessione foucaultiana: che cosa significa «essere giusti con

Freud»7? Questo è, senza dubbio, un interrogativo che attraversa tutta la nostra cultura.

5 Michel Foucault, Gli anormali, Corso al Collége de France (1974-75), cura e traduzione di Valerio Marchetti e Antonella Salomoni, Feltrinelli, Milano 2000, d’ora in poi citato come GAn seguito dalla data della lezione o dal numero di pagina.6 Jaques Derrida Essere giusti con Freud. La storia della follia nell’età della psicoanalisi. Raffaello Cortina Editore, 1994.7 Frase di Michel Foucault nella Storia della follia, p.282.

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1.

IL POTERE DISCIPLINARE GENERA L’ANORMALITA’.

I. La nascita del potere disciplinare e il tramonto del potere della sovranità.

Nella lezione del 21 novembre 19738 Foucault adopera tre metafore per distinguere il potere della

sovranità da quello disciplinare, indagando, soprattutto, sui rapporti che questi due poteri hanno

stabilito, perché di stabilire si tratta e non di concordare o accordare, con la società. Questa

differenza è utile per comprendere come viene ad essere l’idea di anormalità.

Il potere della sovranità, il potere classico che noi tutti ci raffiguriamo nel pensiero, è

caratterizzato da tre elementi che Foucault chiama metaforicamente: «prelievo - spesa», «anteriorità

fondatrice», «rapporti non isotopici». Che cosa significano? Il cosiddetto prelievo – spesa designa il

rapporto che il sovrano intrattiene con i sudditi a livello pragmatico; egli preleva prodotti, raccolti,

qualità umane, forza lavoro, in cambio di un servizio (spesa) di protezione per i sudditi e di privilegi

e libertà concessi ad essi. Naturalmente, come la storia insegna, il prelievo “sociale” è maggiore

della spesa “reale”. L’anteriorità fondatrice designa quello che è stato stabilito una volta per tutte, la

sovranità, per diritto divino, dinastico ecc., e in riferimento a questa sovranità ogni rapporto è

fondato su una anteriorità, sulla base di questa fondazione prima. Il terzo elemento, il più

importante, la non isotopia, è quello che caratterizza effettivamente il potere della sovranità :

rapporti non isotopici significa eterogeneità, cioè che ogni rapporto è fissato sulla base della

differenziazione e classificazione; il sovrano regna su realtà disomogenee, non regna su individui

ma su entità diverse. L’unica individualità è quella del sovrano.

Nel potere disciplinare non troviamo prelievo – spesa, non c’è dualismo né asimmetria perché

esso è «espugnazione totale» del corpo, dei gesti, del tempo, del comportamento dell’individuo.

Foucault arricchisce con un esempio: la trasformazione dell’esercito a partire dal XVII secolo; i

soldati vengono impegnati stabilmente, soggetti ad una confisca generale del corpo che porta

all’avvento di una identificazione totalizzante. Neanche l’anteriorità fondatrice è rintracciabile in

questo tipo di potere in quanto questo si caratterizza come controllo costante: non c’è un momento

inaugurale e una discontinuità poi, c’è invece la creazione di una fitta rete di controlli che è il

8 Foucault insegna al Collége de France dal 1971 al 1984. La sua cattedra è quella di “storia dei sistemi di pensiero”. La maggioranza dei corsi tenuti sono stati pubblicati. La lezione a cui si fa riferimento si può trovare in: Michel Foucault, Il potere psichiatrico. Corso al Collège de France (1973-74). Edizione stabilita da Jacques Lagrange, traduzione di Mauro Bertani, Feltrinelli, Milano 2004, d’ora in poi citato IPP seguito dalla data della lezione o dalle pagine indicate.

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motivo per cui, ed arriviamo al terzo elemento, i rapporti sono sempre isotopici all’interno di questo

dispositivo di potere. Ogni elemento occupa un certo posto in questa rete fino a formare una

gerarchia di compiti, si arriva dunque al binomio sapere-potere, alla trasmissione dell’informazione

dal basso verso l’alto, alla codificazione, al carattere «panottico»9, alla perizia, al rapporto scritto,

alla biografia e a tutta una letteratura che da qui prende forma e si emancipa. Con l’esercizio di

questo tipo di potere si arriva alla creazione dell’individuo, è questo il punto nodale e l’intuizione di

Foucault: la nascita dell’individuo è opera di questo potere individualizzante, l’individuo è figlio di

questo sistema, è realtà storica in quanto «corpo assoggettato» al potere. Ma l’individuo è anche

«soggetto normale o anormale» : in questa classificazione, dogma vero e proprio dell’esercizio

disciplinare, c’è sempre un residuo, l’inclassificabile, l’anormale. Creando l’anormale, questo

potere, deve poi, necessariamente, creare una serie di meccanismi per riportarlo alla normalità,

dimenticando che è stato esso stesso a crearlo. Il disertore nell’esercito, il “debole di mente” nelle

scuole, il “delinquente” nella disciplina poliziesca e il folle stesso sono gli abitanti di quelle

istituzioni supplementari mirate al “recupero”. Dunque una duplice proprietà quella di questo nuovo

modo di fare potere: una proprietà anonimizzante che riduce ai margini, produce l’anormalità e dice

che cosa e chi è anormale e un’altra, quella normalizzatrice che inventa nuovi sistemi di recupero.

II. Gli strumenti per rintracciare l’anormalità: il manicomio, la perizia, la funzione PSY.

Con strumenti si intendono quegli asserti di verità scientifici, giuridici e sociali, ma che hanno

anche molti e discutibili effetti pratici, nel sistema disciplinare. Uno dei più importanti è il

manicomio. In questo luogo, anche dopo la celebre “liberazione”dalle catene dei folli di Bicêntre ad

opera di Pinel10, non c’è alcuna cura ma solo disciplinamento. Il medico è detentore del potere in

una istituzione che diventa sempre di più luogo di formazione di discorsi che producono una

nosografia e una serie di classificazioni in cui non ci sono vere e proprie teorie ma solo tattiche di

potere (per esempio come soggiogare la forza della follia opponendo una forza fisica, erculea e

ancora il cerimoniale dello sguardo e del timore sul folle). Foucault parla di «tautologia

manicomiale»: il medico fa si che sia lo stesso spazio manicomiale a fornirgli gli strumenti

(imitazione del mondo esterno come “terapia”). Bisogna chiedersi qual è la peculiarità del

manicomio rispetto alle altre istituzioni disciplinari. Essa risiede nel fatto che il manicomio viene 9 Si intende la visibilità assoluta e costante. Il Panopticon di J.Bentham, 1787, è un testo che progetta un modello di prigione, adattabile anche ai manicomi e alle scuole, finalizzato a intensificare la sorveglianza con una continua osservazione.10IPP, Lezione del 14 novembre 1973.

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chiamato “spazio medico” (e non lo è affatto).

Restando nel campo della psichiatria, perché è qui che l’anormale nasce, è essenziale citare un

altro strumento: la perizia11, elemento necessario per la fondazione dell’idea di anormalità. A partire

dal XVII secolo, con l’introduzione dell’intimo convincimento nel sistema giudiziario che modula

la pena a seconda dell’incertezza della prova, ci si comincia a rivolgere agli psichiatri. Foucault

insiste nel sottolineare che, naturalmente, le prove hanno effetti di potere diversi a seconda di chi le

enuncia: se ad enunciarle è una perizia psichiatrica la prova acquista validità e veridicità. La

psichiatria va ad interessarsi di cose di cui il diritto non si era mai occupato: si chiede «chi è?» colui

che ha commesso il reato. Entriamo dunque nell’uso di un criterio completamente diverso che ha un

effetto giuridico.

Nel momento in cui vengono ad interagire l’istituzione giudiziaria e la medicina abbiamo il

«grottesco», ci dice Foucault. Il grottesco viene generato dal fatto che queste perizie usano

categorie morali elementari. Il linguaggio psichiatrico è «infantile», avrebbe il suo posto sensato

solo nella privatezza ma, in un contesto pubblico, è grottesco. Questo elemento grottesco non è

affatto accidentale nella storia del potere, ne è invece parte integrante perché è in questo contesto

che verranno generate le nozioni psichiatriche come quella della perversione; la moralità che era

stata espulsa dai riformatori illuministi riemerge, rientra nel diritto pronunciata dalla psichiatria che

non ha per nulla un rigore scientifico ma diventa “ubuesca”. Questo meccanismo prenderà piede ,

passando dall’atto alla condotta, fino a che ad essere giudicato non sarà più il reato ma la

complessiva biografia della persona. L’individuo, oggetto delle perizie, comincia ad «assomigliare

al proprio crimine prima di averlo commesso12». Strumento essenziale, la perizia, legittima

l’estensione del potere disciplinare laddove esso non vuole solo punire ma soprattutto correggere la

pericolosità per provare a normalizzare.

Ultimo e significativo strumento è la funzione PSY13 (funzione psichiatrica, psicopatologica,

psicologica, psico-criminologa) , causa della diffusione, tra il 1840 e il 1860, del potere psichiatrico

-disciplinare in un certo numero di istituzioni. E’importante richiamare la riflessione di Foucault

che si fonda sul nesso funzione PSY – famiglia; egli ci dice, infatti, che i dispositivi disciplinari

assumono il ruolo di supplire all’assenza della famiglia perché è in questo periodo che si comincia

ad imputare a quest’ultima l’insufficienza educativa. E’ in questo modo che appaiono la

psicopedagogia (nella scuola), la psicologia del lavoro (nella fabbrica), la criminologia (nel

carcere). Il compito è quello di intensificare la realtà, farla valere come potere: in questo modo il

sapere funziona come potere. Sarà soprattutto l’infanzia ciò che consentirà il passaggio dalla follia

11 GAn, lezione dell’8 gennaio 1975.12 ivi p.28.13 IPP, pp. 179-180; 183-187.

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all’anormalità, la psichiatrizzazione dell’anormale. A partire dal 1830 si assiste alla separazione

degli alienati dai bambini “idioti” per i quali vengono creati istituti speciali, un passaggio, dunque,

da una categoria di follia onnicomprensiva ad una molteplicità di categorie specializzate.

III. La psichiatrizzazione dell’infanzia.

Si deve rintracciare la causa della psichiatrizzazione dell’infanzia nel costituirsi delle coppie

ospedale – scuola e istituzione sanitaria – sistema di apprendimento. La scoperta del bambino idiota

è tardiva, è Charcot14 nel 1880, in relazione all’isteria, a non nominare più “folle” il bambino. Ne

viene un processo di elaborazione teorica della nozione di “imbecillità” o “idiozia” assolutamente

distinta dalla follia. Bisogna ricordare, però, che già Esquirol15 aveva definito l’idiozia uno stato nel

quale le facoltà intellettuali non si sono mai manifestate o sviluppate. Questa definizione introduce

la nozione di sviluppo che diventerà il criterio con cui si decide ciò che è folle e ciò che non lo è,

cioè ciò che è anormale. L’idiozia, infatti, differisce dalla follia perché appartiene alla mostruosità e

all’infermità, non all’accidentalità; altra differenza, di carattere cronologico-sintomatico, è che

l’idiota nasce così, non ha passato a differenza della follia che è invece un male che si viene

creando in evoluzione. Un ulteriore sviluppo teorico è dato da Seguin16 il quale distingue il ritardato

dall’idiota: il primo ha avuto un arresto nello sviluppo e da qui si sviluppa più lentamente, il

secondo è vittima di un’assenza dello sviluppo; a partire da qui si emanciperà un duplice sistema

normativo perché l’entità dell’idiozia si misurerà in relazione ad una normatività dell’adulto, il

quale sarà assunto come “termine ultimo” di sviluppo; il ritardato sarà confrontato con il bambino.

Da questo momento in poi non si parlerà più di malattia ma di infermità, lesione organica. Il solo

modo per guarire è imporre un’educazione attraverso la pedagogia.

IV. L’istinto.

Con Seguin l’istinto è ciò che nell’idiota e nel ritardato appare come “selvaggio”. Emerge

14 Jean-Martin Charcot (1825 – 1893), neurologo francese. La sua opera più importante è la raccolta delle sue lezioni sulle malattie del sistema nervoso tenute alla Salpétrière, pubblicata in tre volumi nel 1885-1887. Foucault fa riferimento, a proposito del tema dell’idiozia, alla lezione De l’hysterie chez jeunes garçons,vol.X.15 Jean – Étienne Dominique Esquirol, Idiotisme in Dictionnaire des sciences médicales, vol. XXIII, C.F.L. Panckoucke, Paris 1818.16 Edouard Seguin, Essai sur l’éducation d’un enfant, Porthman, Paris 1839. Inoltre ID., Traitement moral, hygiene et education des entrants arriérés ou retardés dans leur devéloppement, Baillière, Paris 1846.

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l’anomalia: il bambino idiota o ritardato non è malato ma è anormale, in quanto lo sviluppo normale

è soggiogamento dell’istinto.

La medicina comincia a farsi carico del discorso sull’anomalia che viene, da ora in poi,

psichiatrizzata; dal momento che l’istinto «è volontà che vuole non volere»17, ad esso deve

contrapporsi un potere che assoggetta e domina il “selvaggio’’, nascono infatti spazi analoghi a

quello manicomiale, le cliniche e gli istituti d’infanzia.

L’istinto è, forse, il più grande vettore del problema dell’anomalia che ha plasmato la psichiatria

come paladina dell’igiene pubblica, dalla fine del Settecento in poi, e come partner ideale dei

tribunali.

Con la legge del 1838 (che definiva le modalità di internamento e stabiliva che la retta di

mantenimento per gli idioti fosse versata dal dipartimento da cui l’idiota proveniva) gli impegni

finanziari delle comunità locali crescevano sempre di più. Perché si accettasse di pagare per

internarlo, l’idiota doveva essere dichiarato “pericoloso”.

V. Mostruosità e anormalità.

L’individuo pericoloso, che per l’ennesima volta è l’occasione di collaborazione tra sapere e

potere, tra psichiatria e sfera del diritto, viene scisso in tre figure da Foucault: il mostro, l’individuo

da correggere, il bambino masturbatore18.

Il mostro è una violazione delle leggi e della natura che fa cadere il modello di essere umano, la

legge si trova davanti all’impossibilità di concettualizzare secondo natura ciò che egli è; è un essere

che non rientra nelle categorie morali e questo stravolge, allarma il diritto che non riesce a

funzionare. L’ausilio arriva dal sapere medico che differenzia ciò che è mostruoso per natura, che è

più giustificante, da ciò che è mostruoso per la condotta. E’questo secondo ambito a diventare

oggetto delle perizie psichiatriche, perché si seleziona una mostruosità morale e da qui parte la

storia di questo concetto che ne porterà un altro: quello della perversione.

L’individuo da correggere è il degenerato, il criminale che va punito e riabilitato (secondo l’idea

illuministica di emancipazione). Il suo movente viene o riassorbito nella follia (assenza di ragione

per la psichiatria moderna e dunque necessità di internamento) oppure, nel caso di presenza di

razionalità nell’azione, in cui siamo nella ragione ma non si trovano ragioni, il movente è ricondotto

17 IPP, p. 197, Foucault la trova in Seguin, Traitement moral, hygiene et education des entrants arriérés ou retardés dans leur devéloppement, Baillière, Paris 1846. P.665.18 GAn, Lezione del 22 gennaio 1975, pp. 57-74.

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agli istinti pulsionali, alla perversione morale. A partire da qui ogni comportamento deve essere

giudicato secondo l’ “asse volontario-involontario” per classificare chi agisce mosso da ragione e

chi da follia.19

All’interno del campo dell’anomalia maturerà l’anomalia sessuale fino a diventare, quest’ultima,

il fondamento dell’anomalia stessa. Foucault cita una serie di articoli di psichiatri20 in cui si

rintraccia l’improvviso inserimento del problema della sessualità. Bisogna rintracciare la causa

negli anni che vanno dal 1845 al 1850 nei quali si assiste alla metamorfosi della procedura positiva

della confessione obbligatoria nel campo religioso-pastorale; la sessualità è ciò che si è obbligati a

confessare. In queste pagine21 viene illustrata una “storia della confessione della sessualità”, che va

dal VI al XIX secolo, in cui si afferma la confessione come elemento centrale nella remissione dei

peccati, l’esaustività del peccatore (deve confessare tutto) e la crescita del potere del prete (è colui

che assolve). A partire dal XVI secolo il sesto comandamento, da cui ne deriva il peccato di

lussuria, inizia a porre problemi sia al confessore (che viene insudiciato), sia al penitente (perché

deve confessarlo obbligatoriamente). La lussuria comincia con il contatto con se stessi, la

masturbazione, atto di persuasione della volontà, immorale. Dentro istituzioni nelle quali si profila

il corpo solitario - nei seminari, nelle scuole, nell’esercito (tutti prodotti del potere disciplinare) - la

masturbazione assume il primato negli argomenti della confessione. Si arriva al grande tema del

corpo sessuale che anticipa la traumatologia, l’ipnosi, l’isteria e l’avvento della psicoanalisi. Lo

sconfinamento della masturbazione, da problema morale-religioso a problema psichiatrico, avviene

attraverso la famiglia. La famiglia sorveglia, controlla, denuncia, appellandosi all’intervento del

medico. Da questo momento anche la famiglia condividerà le tecniche del potere disciplinare che è,

prima di tutto, un rapporto di forze tra individui che va dal corpo al corpo fino al soggiogamento e

alla correzione. L’unico retaggio che il potere della sovranità aveva conservato, la famiglia,

edificata per eccellenza su una anteriorità fondatrice, si allea ora con il nuovo potere che plasma

l’individuo e la società tutta. L’ingranaggio medico-familiare organizza un campo etico e

patologico che funziona come principio di “normalizzazione”. Nella storia dell’anormalità è qui che

si rintraccia il passaggio dall’istinto all’ “istinto sessuale”; i protagonisti di questa nuova nozione

sono il dispositivo giuridico-psichiatrico, l’ingranaggio psichiatrico-familiare e la tecnologia della

confessione. La masturbazione è una malattia, è la causa di altre malattie, è l’incestuoso desiderio, è

19 E’necessario sottolineare il fatto che i concetti a cui Foucault arriva sono, nelle pagine che riportano i suoi corsi, concetti che hanno una storia e scaturiscono da un certo tipo di dinamiche politico-sociali. La riflessione sull’anormalità è possibile solo a partire dalle genealogie dei concetti che Foucault, storico delle idee, attesta e documenta con ordinamenti legislativi e trasformazioni politico-sociali. Nelle pagine de Gli anormali (Cfr.n.4) e de Il potere psichiatrico (Cfr.n.1) ogni tesi e descrizione che portano ai suoi smascheramenti scaturiscono da un’indagine storica. Inoltre bisogna ricordare che Foucault non fornisce una concezione normativa su questi temi, il suo lessico e il conseguente smascheramento non è collocabile a livello morale.20 GAn, pp.151-153. Gli psichiatri a cui ci si riferisce sono Brierre de Boismont, Ferrus e Foville.21 GAn, Lezione del 19 febbraio 1975, pp. 151-178.

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il piacere immorale. Sarà solo con Freud che la masturbazione, da atto anormale subirà una

metamorfosi che la porterà ad accedere alla categoria della normalità. La masturbazione non sarà

più vista come una malattia: l’istinto sessuale sarà, con Freud, analogo, in natura, all’istinto di

nutrizione.

VI. Dal corpo neurologico al corpo sessuale.

A partire dall’Ottocento, Foucault ci dice che, all’interno della psichiatria e del sapere medico in

generale, si sviluppa una nosografia, un’eziologia e, in generale, un apparato teorico che porta a

nuove sperimentazioni tecniche sull’anormale: l’interrogatorio, ovvero la ricerca degli antecedenti

che provocano i sintomi; la droga, che si afferma come istanza di discriminazione e verifica nel

momento in cui stabilisce cosa è follia e cosa è simulazione22; il magnetismo e l’ipnosi capaci di

modellare e «addestrare il comportamento»23 e modificare le funzioni del corpo del malato.

Arriviamo finalmente all’intervento sul corpo e, con esso, ad uno degli eventi più importanti della

storia della psichiatria: a partire dal 1860 appare una nuova realtà e definizione del corpo; il corpo

non è fatto solo di organi e tessuti ma anche di funzioni capaci di prestazioni e comportamenti. Ecco

un nuovo corpo, il «corpo neurologico» che inaugura l’iscrizione della anormalità all’interno di una

sintomatologia medica e di carattere generale. C’è uno sguardo diverso del corpo anatomo-

patologico che porta alla scoperta delle sinergie, alle differenti correlazioni tra muscoli provocati

dalla stimolazione. Tutto questo consentirà lo studio di atteggiamenti involontari ma, soprattutto,

volontari dell’individuo. La volontà, che nella psichiatria non veniva indagata ma abbattuta, diventa

l’elemento fondamentale per scovare il “simulatore” (c’è da ricordare che è in questo periodo che

nasce il malato assicurato). Ora è il corpo a parlare, a farsi capire, a dare la possibilità per lo studio

dell’isteria che, a partire da qui, non è più pericolosità e anomalia ma malattia. L’indagine sulla

nevrosi e sulla paralisi, facendo diagnosi differenziali che sconfiggono il problema della finzione,

porta alla «consacrazione patologica»24. E’ Charcot a strappare l’isteria agli psichiatri tracciando

una mappa patologica che possa vincere la finzione, il traumatismo ne è il vero e proprio manifesto.

L’intuizione di Charcot è quella di cercare qualcosa che consente di fissare, da un punto di vista

eziologico, i “fenomeni” isterici, qualcosa che possa fungere da evento determinante, il traumatismo

22 A proposito di questo tema Foucault rimanda ad vera e propria letteratura che si sviluppa intorno al 1850, si veda per esempio: Jacques-Joseph Moreau de Tours che in Du haschisch et de l’aliénation mentale (1845) racconta di essersi lui stesso sottoposto a dosi di haschisch e ne descrive gli stadi ( felicità, eccitazione, dissociazione, paranoia, idea fissa, impulsi irresistibili). La sua teoria è che con la droga si riproduce la follia e dunque la si può comprendere.23 IPP, Lezione del 30 gennaio 1974, p. 251.24 IPP, Lezione del 6 febbraio 1974, p. 265.

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appunto, quell’avvenimento violento che provoca uno stato ipnotico lieve, l’imitazione di un trauma

insomma. Come si fa a scoprire un trauma? Raccontando la vita reale; le isteriche racconteranno la

loro sessualità. Sarà l’avvento di un «contropotere»25 delle isteriche sul medico, come dice

Foucault. Perché? Perché davanti all’affermazione dei piaceri e alla resistenza che assume la forma

della sessualità da parte delle isteriche, si possono assumere due posizioni; la prima è quella di

Charcot e di Babinski, suo successore, che consiste nella negazione e svalutazione dell’elemento

sessuale (che è però ormai egemonico, imponente, è il «grido di vittoria dell’isterica»26 che mette a

tacere il medico). Charcot è obbligato a distogliere lo sguardo da quella realtà, da quella verità. La

seconda posizione è lo smascheramento di Freud che legittimerà l’ingresso della sessualità nella

medicina con la nascita della psicoanalisi. Foucault conclude così la sua indagine storico –

filosofica:

«Forzando le porte del manicomio, cessando di essere delle folli per diventare delle malate, mettendosi infine

nelle mani di un vero medico, fornendogli dei veri sintomi funzionali, le isteriche, per il loro più grande

piacere, ma di certo anche per la nostra più grande sventura, hanno fornito alla medicina la possibilità di una

presa sulla sessualità. »27.

Che la sessualità sia stata medicalizzata è per Foucault un male estremo, tuttavia, la sua analisi

sugli anormali non si ferma alle pagine dei suoi corsi; in ogni campo di indagine foucaultiana una

parte della ricerca, su basi storiche, è sempre impegnata nell’individuazione del “residuo”, inoltre il

tema della sessualità verrà indagato, sviscerato, «spazzolando la storia contropelo»28, in Storia della

sessualità29. C’è da dire, però, che per Foucault, Freud sarà sempre un personaggio di difficile

collocazione: il lettore di Foucault si chiederà sempre se il medico austriaco bisogna annoverarlo tra

i detentori del potere psichiatrico e del soggiogamento della follia e dell’anormalità oppure

rintracciare in lui un “padre metodologico” dello stesso Foucault, entrambi infatti sono mossi dalla

ricerca per smascherare, questo è sicuro, ed entrambi non ci forniscono strumenti normativi e

morali, ma ci lasciano pensare da soli.

25 IPP, Lezione del 6 febbraio 1974, p. 276.26 ivi., p. 280.27 ivi., p.281.28 Walter Benjamin, Tesi sul concetto di storia, traduzione di Bonola e Ronchetti, Einaudi, Torino 1997, p.37.29 Michel Foucault, Storia della sessualità ( La volontà di sapere, 1976, trad. Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci, Feltrinelli, Milano 1978; L’uso dei piaceri, 1984, trad. Laura Guarino, Feltrinelli, Milano 1984; La cura di sé, 1984, trad. Laura Guarino, Feltrinelli, Milano 1985)

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2.

FREUD E LO SMASCHERAMENTO DELLA SESSUALITA’.

I. Un’opera scandalosa: i Tre saggi sulla teoria sessuale30.

«L’opinione popolare si fa idee ben precise sulla natura e le proprietà della pulsione sessuale. Dovrebbe

mancare all’infanzia, subentrare intorno all’epoca della pubertà e, in connessione con il processo di

maturazione di quest’ultima, esprimersi in fenomeni di attrazione irresistibile esercitata da un sesso

sull’altro; la sua meta dovrebbe essere l’unione sessuale o perlomeno quelle azioni che ad essa conducono.

Abbiamo ogni motivo per scorgere in queste caratterizzazioni una riproduzione assai infedele della realtà; a

un esame più acuto esse si dimostrano traboccanti di errori, inesattezze, conclusioni affrettate.»31.

Quello che ci interessa in questo luogo non è riportare e analizzare le intuizioni e ricerche di Freud

dal punto di vista analitico ma indagare, a livello filosofico, con gli strumenti che Foucault ci ha

mostrato ne Il potere psichiatrico e Gli anormali, quel processo di emancipazione e di

smascheramento di cui Freud è protagonista.

Non c’è dubbio che i Tre saggi sulla teoria sessuale32 e L’interpretazione dei sogni33 costituiscano il

nucleo fondamentale della teoria psicoanalitica, poggiando sulla scoperta dell’inconscio e della

sessualità. Il primo però, in particolare, può essere visto come il punto di partenza e arrivo della

ricerca freudiana: le successive edizioni di quest’opera per mano dello stesso Freud ne testimoniano

una continua revisione, riflessione, elaborazione, man mano che la sua esperienza diretta con i

pazienti confermava o modificava il suo pensiero. L’indipendenza dalla ricerca biologica,

scoprendo tutto ciò che è possibile solo con i mezzi della ricerca psicologica, è lo scopo di Freud;

non dimentichiamoci che siamo negli anni della fenomenologia di Husserl e della scoperta del

«mondo della vita», della guerra alla teoria dei concetti e alla metafisica a cui si oppone,

trionfatrice, l’indagine empirica della filosofia, il ritorno alle cose stesse, di cui Freud è avido

lettore. Egli, infatti, partendo dall’esperienza quotidiana rintraccia quell’ “accidentale” (che ha

nell’analisi un posto privilegiato) nell’infanzia: è questa l’innovazione sin dalle pagine delle diverse

30 Sigmund Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) tradotto da Mazzino Montinari, vol IV, in Opere (12 voll.), Bollati Boringhieri, Torino 1976- 1980, d’ora in poi citato come TsTS, seguito dal numero delle pagine.31 TsTS .32 Cfr., n. 1.33 Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni (1898), in Opere cit., vol. II.

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prefazioni dell’opera34, la pulsione sessuale è già nell’infanzia. Nella Prefazione alla quarta

edizione Freud scrive: «Se gli uomini sapessero imparare dall’osservazione diretta dei bambini,

questi tre saggi avrebbero potuto benissimo non essere scritti.»35. A partire dall’osservazione Freud,

come Foucault, assume il ruolo di genealogista: quello che fa è “raccontare” storie di concetti di

vita sessuale; altra cosa che li accumuna è che le esperienze vengono articolate in entrambi

concettualmente, anche se trattano problemi a livello personale. Lo scopo di elaborare delle

genealogie di alcuni concetti è per entrambi la possibilità di disfare questi stessi concetti, farci

capire che ciò che è accaduto non doveva necessariamente accadere, darci la possibilità di agire

contro tutto questo, facendo entrare in gioco i limiti della cultura.

L’opera di Freud è anche un’opera politica perché risponde, in modo critico, ad una storia

psichiatrico - politica: prima di tutto il bambino non è più un anormale solo perché ha pulsioni

sessuali; altro tema è quello della anormalità nella scelta dell’oggetto sessuale, se per esempio c’è

accettazione della propria «inversione»36 non c’è patologia. L’accettazione è una scelta politica. In

questo ultimo caso è chiara la matrice politica, non bisogna provare a “normalizzare” perché non

c’è niente da normalizzare, non c’è patologia appunto. Freud punta il dito anche sulle influenze

dell’educazione dell’individuo e, così facendo, addita ad una società composta da privazioni,

schemi morali e religiosi, tabù, le colpe che hanno alimentato le perversioni.

Inoltre c’è da dire che a scandalizzare è anche il fatto che Freud affermi che la pulsione sessuale

c’è indipendentemente dall’oggetto, lo dimostra che essa è presente dall’infanzia, e che, dunque,

tutta la sessualità, non solo quella che è stata chiamata per lungo tempo perversa, va spiegata.

Spiegare tutta la sessualità fa crollare un sistema morale, proprio anche del sapere medico, che ha

sempre taciuto, ha sempre distolto lo sguardo dalla sessualità. La civiltà, per Freud, è legata al

controllo degli istinti, con la psicoanalisi egli, in prima persona, tenta di minare questo controllo.

II. Le aberrazioni sessuali.

Il titolo del primo saggio dell’opera di Freud è Le aberrazioni sessuali37. Qui viene introdotto il

concetto di «pulsione sessuale», descritta come un qualcosa di analogo al cibo, connaturale alla

natura. La fame sta al cibo come la libido sta alla pulsione sessuale, entrambe sono legate alla sfera

dei bisogni. La pulsione sessuale può dirigersi verso un «oggetto sessuale» e l’azione verso cui la 34 Le successive edizioni dei Tre saggi sulla teoria sessuale sono datate: 1910; 1915; 1920; 1922; 1924. 35 TsTS, p. 16.36 Termine con cui ci si riferisce, in quegli anni, all’omosessualità.37 TsTS, pp. 17 – 55.

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pulsione spinge è detta «meta sessuale». Da qui Freud passa alle «deviazioni» rispetto all’oggetto e

rispetto alla meta; rispetto alla “presunta” anormalità le deviazioni che si generano sono infinite, tra

cui le cosiddette «inversioni». Freud, nel tracciare la fenomenologia della sessualità, ruba

l’attenzione del lettore stabilendo quella che per lui sarà l’idea fondamentale di questi saggi, e che si

può definire il filo rosso: la pulsione sessuale c’è indipendentemente dall’oggetto sessuale, non c’è

saldatura tra essi, la pulsione non deve la sua origine agli stimoli dell’oggetto, solo in seguito si

protende verso uno specifico oggetto. Se non si ha un oggetto necessariamente iscritto nella

pulsione, allora non c’è più né normale né patologico; Freud, sin dalle prime pagine, fa saltare

queste due categorie. Alla categoria dell’anormalità subentra quella della «degenerazione» che

inizialmente viene definita per quello che essa non è. In questo elenco molti di quegli “alienati

anomali” riportati nelle pagine di Foucault, vittime del potere disciplinare della psichiatria, sono

scagionati da Freud. La degenerazione non è, per esempio, nell’inversione (cioè in coloro i quali

hanno una meta sessuale omosessuale); qui Freud non rivela deviazioni e pone due orizzonti molto

importanti usando l’antropologia: l’inversione era un fenomeno frequente presso i popoli antichi, si

trova ancora diffuso in popoli selvaggi. L’attualità di queste pagine non si può negare anche se

scritta con cautela, infatti è relegando addirittura in una nota38 il suo pensiero personale che Freud

ammette di non poter giungere ad una elaborazione di una teoria definitiva e coerente

sull’omosessualità. Quindi egli rifiuta la necessità di “curare” con la psicoanalisi l’omosessualità,

non c’è niente da curare a meno che da essa non si generino idee fisse, paranoie e disturbi dovuti al

rifiuto, dello stesso soggetto, dell’omosessualità. Dunque non sorprendono affatto i suoi rimandi ad

Hirschfeld39 parlando di movimenti politici per la parità dei diritti. E’ spontaneo chiedersi perché

Freud relega in una nota il suo pensiero, il suo punto di vista. Alcuni rispondono definendo

l’intenzione di questo gesto in una mancanza di presa di posizione di Freud dimenticando,

probabilmente, la scelta del rigore scientifico di queste pagine e l’astensione dai giudizi morali, al

contrario della psichiatria precedente che lo aveva sempre fatto. Come è stato già detto sopra, qui

avviene uno “scagionamento”: c’è da ricordare che, molto spesso, l’omosessualità è stata associata,

senza alcun fondamento, alla mostruosità e alla perversione fino ad appartenere a una di quelle

categorie, confuse c’è da dirlo, che la società e il dispositivo sapere - potere hanno internato. E’ solo

qui che però si scorge un’ambiguità: è legittimo chiedere perché allora Freud ha inserito

l’«inversione» in un saggio chiamato Le aberrazioni sessuali.

Il saggio prosegue descrivendo le aberrazioni isolate: bambini e animali scelti come oggetti

sessuali da malati di mente in cui i moti sessuali sono impulsi poco dominabili dalle superiori

38 TsTS , pp. 27 – 29.39 Magnus Hirschfeld (1868 – 1935) medico e scrittore è ricordato da Freud per essere stato uno dei primi militanti del movimento di liberazione omosessuale.

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attività psichiche.

Quando Freud ci parla delle deviazioni rispetto alla meta sessuale 40, uno degli ultimi argomenti

di questo saggio, dice, forse, una delle cose che più infastidiscono l’individuo normale. Se fino ad

ora si è parlato di inversione o di oggetti sessuali perversi, cioè di qualcosa di comunque lontano

dalla “normale” sessualità, ora, in questo paragrafo, Freud dichiara che esistono perversioni presenti

nei più normali procedimenti sessuali, prima di tutto perché lo stesso significato biologico di

sessualità rinvia ad una certa aggressività e sopraffazione; altro indizio di questa normalità

perversa, o perversione normale, è il concetto di «meta provvisoria» (nel momento in cui essa

prevale su quella normale) : sostanzialmente ci si rivolge con l’attributo di “perverso” a quella

sessualità normale, di cui nessuno parla. Forse è a partire da questo momento che si può scorgere, in

Freud, non solo la volontà di spiegare ciò che può affliggere una casistica di pazienti, di coloro i

quali sono protagonisti di un dialogo con la psicoanalisi, di coloro che hanno delle deviazioni

appunto, ma anche la decisione, la presa di posizione, di dover necessariamente spiegare tutta la

sessualità. Tutta la sessualità - compresa l’eterosessualità, la meta sessuale normale (copula),

l’oggetto sessuale di sesso diverso - va indagata, non è un caso che il prossimo saggio sarà edificato

sull’infanzia. Crolla la visione dualistica normale-anormale, salta questo binomio che ha

accompagnato tutta la storia della psichiatria e che ha permesso di creare un relativo e speculare

sistema, e non è un caso che salti grazie all’ingresso di un tema, la sessualità, per lungo tempo

alieno, escluso da ogni discorso medico. E’ la sessualità, come ci ha già detto Foucault, a far

vacillare le fondamenta perché irrompe con una verità disarmante e necessaria, che conquisterà

sempre più consensi delle menti curiose attratte dal nuovo metodo della psicoanalisi, seppur con

molte difficoltà, fino a vincere. Alienata, da questo momento in poi, sarà quella sfera del sapere

medico che non vorrà occuparsi di essa: e come tutto ciò che è segnato dalla autorità della scienza,

dopo molto tempo, la sessualità, dapprima “emarginata” diventerà essa stessa potere. Questo è il

male estremo di cui parla Foucault: con Freud c’è l’inaugurazione dell’ invasione e della presa della

sessualità da parte del sapere medico. Il potere della psichiatria, per un attimo messo in discussione

da Freud, verrà riabilitato dal successivo interesse di cui Freud stesso è l’artefice.

Altro tema di questo primo saggio è l’insieme delle «resistenze»41 come il disgusto, il pudore,

l’orrore e le sofferenze; queste ultime sono il principio di piacere del sadismo (infliggere

sofferenza) e del masochismo (ricevere sofferenza). Nel sadismo, rivolto contro la propria persona,

subentrano il pudore, il disgusto, la sofferenza; il masochismo è più perverso del sadismo perché

più lontano dalla meta sessuale normale. Il carattere innovativo della coppia sadismo – masochismo

nelle perversioni è l’introduzione di una nuova coppia, attività – passività, antitetica.

40TsTS, pp. 32 – 33.41TsTS, pp. 39 – 43.

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Il terzo paragrafo di questo saggio42 ci da una un nuovo vettore, oltre a quello incontrato

precedentemente e cioè che la pulsione sessuale esiste indipendentemente dall’oggetto. Qui è detto

che la pulsione deve combattere contro le resistenze, che sono potenze psichiche, le quali possono

arginare lo sviluppo sessuale; la pulsione sessuale è un «composto» di elementi che nella

perversione si distaccano da essa: rappresentanza psichica di una fonte di stimolo in continuo

flusso, concetto a limite dello psichico e del corporeo. La pulsione non è più dunque un istinto,

quella «volontà che vuole non volere»43, non è più qualcosa di “selvaggio”, è qualcosa di normale

che spesso può anche essere danneggiata, appunto, dalle potenze psichiche e dunque non è da

classificare come qualcosa di estraneo e indipendente dalla razionalità dell’uomo, ma

indissolubilmente legata ad essa. Freud compie, con la nozione della pulsione come composto, una

delle sue decostruzioni più fondamentali. Lo sviluppo della vita sessuale della persona è frutto delle

condizioni storiche, dove la morale è una potenza di resistenza. Un particolare potrebbe sfuggirci:

Freud parla di “persone”, non di individui e Foucault ci ha descritto, in precedenza, uno dei caratteri

fondamentali di saldatura e crescita del potere disciplinare – psichiatrico proprio in questa

individualizzazione. E’ un altro sintomo del distacco.

La psicoanalisi è ausilio soprattutto per la pulsione sessuale dei nevrotici44 (isteria, nevrosi

ossessiva, schizofrenia, paranoia), questo tipo di vita sessuale è accessibile grazie al metodo

psicoanalitico del procedimento «catartico». Lo sviluppo eccessivo della pulsione sessuale, che si

trova in queste persone, si fonda su una coppia di contrari: «bisogno eccessivo sessuale» o «rifiuto

eccessivo sessuale» e da qui i relativi sintomi. Non è solo dalla pulsione sessuale che i sintomi

nascono, essi rappresentano l’espressione di pulsioni diverse date dal gioco dell’immaginazione,

troviamo tra questi l’inclinazione alle prevaricazioni anatomiche e le pulsioni parziali che

definiscono, nel nevrotico, nuove mete sessuali, l’esibizione, la crudeltà. Ciò che distingue una

pulsione da un’altra è la relazione che essa ha con le fonti somatiche e la varietà delle mete. Nella

maggior parte degli psiconevrotici la malattia subentra dopo la pubertà, quando la vita sessuale

pone le sue esigenze, quando si nega alla libido il soddisfacimento ed essa «straripa» inclinando

inevitabilmente verso la perversione.

Questo saggio si chiude con un’anticipazione del prossimo, l’ultimo paragrafo è infatti Cenno

sull’infantilismo sessuale45 dove è superfluo sottolineare l’importanza della frase: « […] siamo

costretti a supporre che anche la disposizione alle perversioni non sia affatto una rara particolarità,

bensì un elemento di quella che è ritenuta la costituzione normale. […] », perché si è ormai già

dentro il lessico di smascheramento freudiano. Le radici della pulsione sessuale - e dunque se si

42TsTS, pp. 43 – 45 ( Dati generali su tutte le perversioni).43 Cfr., n. 10, Cap. 1.44TsTS, pp. 48 – 49.45TsTS, pp. 54 – 55.

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parla di radici si parla di infanzia – possono svilupparsi fino alla perversione ma possono anche

subire una repressione, una rimozione; nei casi più favorevoli si può parlare di vita sessuale

normale. Solo nel bambino è possibile dimostrare tutte le perversioni e se c’è una cosa che legittima

il metodo psicoanalitico sulla nevrosi è il fatto che la psicoanalisi conosce bene i sintomi del

nevrotico perché li ritrova nell’osservazione dell’infanzia, i nevrotici sono infatti coloro i quali

hanno conservato la loro sessualità allo stato infantile. Anche qui Freud rielabora, dopo averla

decostruita, quella nozione di sviluppo che abbiamo incontrato in Foucault, figura di scissione tra la

follia e l’idiozia, elemento che ha partecipato al crollo del concetto di follia onnicomprensivo.

III. La sessualità infantile.46

Nessun autore, prima di Freud, ha riconosciuto la normalità di una pulsione sessuale nell’infanzia,

all’età infantile non era mai stato attribuito valore per lo sviluppo di una vita sessuale, da qui la

necessità di parlare dell’«amnesia infantile». Nell’infanzia la memoria riceve e produce in modo più

forte e in questo modo lascia tracce profondissime nella vita psichica, nonostante la rimozione di

questi dati. Questa rimozione è chiamata «periodo di latenza», si afferma dopo i cinque anni sotto

forma di repressione degli impulsi sessuali e non dipende solo da fattori meramente organici ma

anche culturali e morali.

Fino ai cinque anni il bambino è «perverso polimorfa», è privo delle cosiddette resistenze, non ha

senso di disgusto, pudore, morale che verranno a plasmarsi poi nel periodo di latenza dove la

pulsione viene fermata, subliminata: non andrà più verso il piacere, dirottata dall’educazione dei

“non devi”. Il secondo saggio offre strumenti per smascherare codici morali, usando la psicoanalisi

per spiegare la civiltà. L’educazione si oppone nel favorire ciò che è predeterminato, cioè un

processo organico.

Si passa poi ad individuare quali sono le manifestazioni della sessualità infantile: la suzione in cui

lo scopo del nutrimento è escluso in favore del piacere sessuale che viene dall’assopimento, dalla

reazione motoria e dal contatto di sfregamento. Il parallelismo con la nevrosi è l’insonnia, spesso la

maggior parte dei casi di insonnia provengono dall’insoddisfacimento sessuale. L’autoerotismo del

bambino, in cui la pulsione viene soddisfatta dallo stesso proprio corpo, ci mostra come l’attività

sessuale si appoggia a funzioni biologiche vitali (come il nutrimento o le feci), solo in seguito

diventa indipendente. L’autoerotismo ci mostra inoltre come la sensazione di piacere dipenda dalla

46TsTS, secondo saggio: La sessualità infantile, pp. 56 – 91.19

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qualità dello stimolo: sono i bambini a creare zone erogene, governa l’immaginazione e il suo libero

gioco oltre all’impianto naturalistico – empirista nel momento in cui si ricerca, nel senso di cercare

di nuovo, quella zona del corpo che ha provocato piacere già una prima volta.

La componente crudele della pulsione sessuale del bambino è un carattere spontaneo, deriva dalla

pulsione di appropriazione: siamo davanti all’individuo da correggere di Foucault, il bambino che fa

alleare la psichiatria e la famiglia e che adesso può invece trovare posto in una assoluta normalità.

La scelta oggettuale avviene in due tempi, tace nell’epoca di latenza, sostituita dalla corrente di

tenerezza e poi riappare nella pubertà; in realtà Freud dimostrerà come dietro questa tenerezza si

nascondono già aspirazioni sessuali. Dov’è l’anormalità dunque? I caratteri di polimorfismo

perverso sono normali, non lo sono più solo quando l’intensità e l’utilizzazione eccessiva entrano in

gioco.

Andando avanti nella lettura del saggio possiamo rintracciare una vera e propria rottura tra Freud

e Foucault, nel momento in cui, dopo aver legittimato la pluralità, l’analisi freudiana ci enuncia che,

nella vita adulta, questa pluralità deve sparire e riunificarsi nella meta assoluta e unica. Foucault

voleva demolire tutto questo dicendo che è solo il corso della storia e le circostanze che hanno

stabilito questo e, da qui, stabilizzato. Freud dice pluralismo di piacere e riunificazione allo stesso

tempo, seppur attribuendo questi due caratteri a due periodi evolutivi diversi della persona.

IV. Le trasformazioni della pubertà.47

Questo saggio descrive la fase di strutturazione della vita sessuale nel momento in cui affiora una

pulsione sessuale non più autoerotica che trova l’oggetto sessuale e riunifica tutte le mete (le mete

parziali e le zone erogene) in quella genitale; a riunificarsi alla sfera sessuale troviamo anche la

corrente affettiva. Questa riunione determina la «tensione di piacere» e «il sentimento di piacere»,

nel momento in cui la meta genitale appare come una “novità” durante la pubertà, una vera e

propria scoperta. L’anormalità arriva dal pericolo del piacere preliminare se diventa maggiore di

quello del soddisfacimento stesso; il piacere sessuale ha una componente di piacere e dispiacere

(tensione sessuale generata dal piacere che si vorrebbe provare), quando il piacere preliminare è

troppo grande, il suo contributo alla tensione quasi sparisce generando le perversioni – fissazioni.

E’necessario citare un altro tema molto significativo: «la libido dell’Io»48, la rappresentanza

psichica della libido che, quando dirige l’attività sessuale, quando “ne prende il comando”, conduce

47TsTS, terzo saggio Le trasformazioni della pubertà, pp. 92 – 115.48TsTS, p.103.

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al soddisfacimento ( «libido oggettuale» ); nel momento in cui si sottrae agli oggetti sessuali è allora

affetta da stati di tensione ( «libido narcisistica» ), possiamo dire che in quest’ultimo caso è come se

retrocedesse allo stato originario realizzato nell’infanzia.

Le differenze tra l’uomo e la donna arrivano solo con la pubertà, l’attività autoerotica è la stessa

nei due sessi; con la pubertà abbiamo il rinvenimento dell’oggetto. Perché Freud parla di

“rinvenimento” e cioè di riscoperta? I rapporti del bambino nei confronti di chi si prende cura di lui

sono fonte di eccitazione per esso, anche perché, secondo Freud, chi si prende cura di lui lo fa con

sentimenti derivanti dalla sua vita sessuale, la tenerezza manifesta il carattere sessuale, l’eccesso di

quest’ultima diventa dannoso perché, nel momento in cui se ne avverte la mancanza, la libido si

trasforma in angoscia. Il bambino tacitamente accetta le condizioni morali che fanno barriera contro

l’incesto, tuttavia la corrente di tenerezza ( che continua a manifestare il carattere sessuale, anche se

inconsciamente) fa si che il bambino si abbandoni a fantasie, cioè a rappresentazioni non

realizzabili, che spesso trovano luogo nel sogno. Con la pubertà il distacco dai genitori, perché

“inaccessibili”, produce il contrasto: la scelta oggettuale avverrà sempre tenendo presente questi

modelli; ogni perturbamento di queste relazioni nell’infanzia produce le più gravi conseguenze per

la vita sessuale. Il metodo psicoanalitico entra in gioco qui, dialogando con l’inconscio,

muovendosi, al contrario della psichiatria, in modo non parallelo al contesto sociale, morale,

politico, lasciando dire l’indicibile. Freud è il fautore di questa rivoluzione, un cambiamento

assoluto che è prima di tutto una nuova concezione dell’uomo assunta come punto di partenza di

una nuova indagine. E’ un uomo assolutamente ignoto alla tradizione precedente quello di Freud, la

sua psiche è una storia che va prima di tutto raccontata, poi analizzata ma senza mai chiamare in

causa la moralità. La rivoluzione però, come la storia insegna, molto spesso tende, dopo un atto di

sovvertimento radicale, a monopolizzare per garantire che le porte col passato siano definitivamente

sbarrate.

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3.

JACQUES DERRIDA E LA CRITICA A FOUCAULT IN ESSERE GIUSTI CON FREUD

I. Derrida, il filosofo della Decostruzione e del disaccordo.

Jacques Derrida (1930-2004) è uno dei più grandi protagonisti della filosofia contemporanea: la

sua rilettura della fenomenologia di Husserl, la critica della tradizione logocentrica e della malattia

della metafisica, il recupero dell’aspetto messianico-utopico del pensiero di Marx, la sua riflessione

sul linguaggio e sulla scrittura e la sua celata, ma significativa, appartenenza alla cultura ebraica, lo

innalzano a rappresentante di quella filosofia, figlia di Nietzsche e Heidegger, che si emancipa dalla

tradizione tradizionale, occidentale, e quindi metafisica: la Decostruzione.

Derrida è anche il filosofo del disaccordo: sia perché egli stesso lo elegge, nel Monolinguismo

dell’altro49, a principio che guida ogni dialogo e ogni comprendere, salvaguardando la differenza

che è garante del vero dialogo e, in senso culturalmente ampio, del modo critico di opporsi alla

metafisica; sia perché la sua stessa vita, il suo modo di indagare le cose, sono segnati dal

disaccordo. Disaccordo che è anche il modo con cui dialoga con molti filosofi del suo tempo:

Arendt, Gadamer, Levinas e Foucault.

Famosa è la disputa intorno alle Meditazioni metafisiche di Descartes tra Foucault e Derrida50 che

porterà ad un brusco silenzio tra i due. Con la morte di Foucault però, Derrida riprende quel

dialogo, come se non fosse mai stato interrotto: l’occasione è data dalla stesso Foucault nelle pagine

della Histoire de la folie e il protagonista è Freud.

II. Essere giusti con Freud.

« Ed ecco come nasce la psicologia: non come verità della follia, ma come sintomo che la follia è ora

staccata dalla sua verità che consisteva nella sragione, e che non sarà più in avvenire se non un fenomeno

49 Jacques Derrida, Il monolinguismo dell’altro o la protesi d’origine a cura di Maurizio Ferraris e Pier Aldo Rovatti e Graziella Berto, Cortina Editore, Milano 2004.50 Testi coinvolti: Michel Foucault , Histoire de la folie à l’age classique, 1961; Michel Foucault, La follia, l’assenza di opera e Il mio corpo, questo foglio, questo fuoco ( in Histoire de la folie à l’age classique ). Jacques Derrida, L'écriture et la différence, 1967; trad. it. di G. Pozzi, La scrittura e la differenza, Einaudi, Torino 1971 (saggio – conferenza Cogito e storia della follia)

Page 23: Dalila Desirée Cozzolino - paedagogica.org · Dunque una genealogia, quella di Nietzsche, madre legittima dell’archeologia foucaultiana. Anche Foucault invita alla critica del

alla deriva, insignificante, sulla superficie indefinita della natura. Enigma che non ha verità se non ciò che

può sconfiggerlo. Per questo bisogna essere giusti con Freud […] Freud riprendeva la follia al livello del suo

linguaggio, ricostituiva uno degli elementi essenziali di un’esperienza ridotta al silenzio dal positivismo […]

egli restituiva, nel pensiero medico, la possibilità di un dialogo con la sragione […] Nella psicoanalisi non si

tratta della psicologia: ma appunto dell’esperienza della sragione che la psicologia nel mondo moderno ha

avuto il compito di mascherare. »51.

Questa è la frase di Foucault da cui Derrida sviluppa la sua conferenza a Parigi nel 1991 che

diventerà poi Essere giusti con Freud52.

Freud fa rare apparizioni nella Storia della follia ma tutte molto significative, tuttavia la figura di

Freud è avvolta da una forte ambiguità: bisogna aggiungere il nome di Freud a coloro che

«annunciano la possibilità stessa » della storia della follia (Nietzsche, Goya, Sade, Bosch) o vedere

Freud compromesso nel movimento che Foucault attacca?

Il sottotitolo dell’opera di Derrida è La storia della follia nell’età della psicoanalisi, questo ci

aiuta a capire che Freud non è riducibile al luogo che gli assegna Foucault perché occupa il luogo

dal quale Foucault stesso guarda e da cui prende le mosse per il suo percorso. L’età della

psicoanalisi è anche quella che ci permette di ascoltare le voci della follia.

Derrida si chiede cosa risponderebbe Foucault: si può solo tentare di immaginarlo né Derrida

pretende di avere una risposta ma ci suggerisce come possiamo noi essere giusti con Foucault

riguardo a Freud e come possiamo esserlo con Freud.

Se Foucault ha potuto scrivere questo libro, il libro stesso deve insegnarci qualcosa sulla sua

possibilità: bisogna chiedersi cosa ha sostenuto il linguaggio della follia che Foucault reputa senza

sostegno, nel momento in cui si assegna il compito di fare la storia di una cancellazione.

Questo elemento è il fatto che è cominciata una certa liberazione della follia, che la psichiatria si

sia, anche di poco, aperta. Il progetto di Foucault sarebbe stato possibile senza la psicoanalisi? Le

deve qualcosa? Freud è situato sul bordo, è la cherniére del libro per Derrida, il perno che assicura

il giro : Freud è la «cerniera tecnico-storica» che introduce ad una nuova epoca della follia. Freud è

davvero l’usciere, colui che apre, con la porta della psicoanalisi, un nuovo modo di vedere la follia,

non più come forza che deve essere soggiogata e fronteggiata dal potere della psichiatria ma come

interlocutrice del dialogo mosso dalla sua ricerca. Con lui finisce definitivamente la

spettacolarizzazione dell’isteria e della nevrosi.

La tesi di Derrida, si dispiega, in sintesi, nel criticare il pensiero foucaultiano nel momento in cui

51 Frase di Michel Foucault nella Storia della follia, cit., p.282.52 Jacques Derrida, Essere giusti con Freud. La storia della follia nell’età della psicoanalisi, a cura di P.A.Rovatti, Cortina Editore, Milano 1994 tradotto da Être juste avec Freud. L’histoire de la folie à l’age de la psychanalyse , pubblicato in Penser la folie, Éditions Galilée, Paris 1992, d’ora in poi citato come EgcF, seguito dal numero di pagina.

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afferma che la psicoanalisi non si libererà mai dall’eredità psichiatrica perché la sua situazione

storica essenziale rimane legata all’idea del medico “taumaturgo”, quella che incarna Pinel, medico

più del potere che della cura. Per Derrida è come se in Foucault la psicoanalisi avesse due luoghi o

come se avesse luogo due volte: da un canto si apre al linguaggio (e al dialogo) con la follia ma,

dall’altro, allo stesso tempo, il linguaggio si aliena nella figura del medico.

Non si può inoltre non ricordare l’intervento di Derrida in opposizione all’ermeneutica filosofica

di Gadamer53 in cui il filosofo francese parla del dialogo psicoanalitico eleggendolo caso-limite del

sottrarsi alla volontà dell’accordo, luogo della differenza, dell’interruzione, sospensione di ogni

mediazione che tanto somiglia, per il suo tratto anti-metafisico, alla sragione di Foucault, quella che

il lógos monologogico della psichiatria ha cercato di soggiogare.

III. Il tragico Freud di Derrida.

Derrida afferma che il Freud che merita l’ospitalità tra i “folli geniali” è quello «tragico», quello

che si spiega con la morte in Al di la del principio del piacere54. Qui si parla dell’istinto di morte e

Derrida osserva che è proprio il tema della morte, e anche quello della guerra, ad introdurre, con

Freud, la potenza del negativo nella psicologia e nel suo ottimismo evoluzionista. La digressione

filosofica è inevitabile: Heidegger e l’essere-per-la-morte, l’angoscia che rientra nei temi

esistenzialistici, la finitudine dopo il «vuoto lasciato dall’assenza degli dei» (Hölderlin), il

vitalismo che scaturisce dal moralismo, la sofferenza per l’insofferenza del limite, della finitezza,

nell’epoca della riproducibilità tecnica e dell’enunciato scientifico, sono stati i grandi temi che

hanno investito il XIX e XX secolo. In questo gioco della finitudine, che si allarga dalla filosofia

alla letteratura e all’arte tutta, la psicoanalisi è, secondo Derrida, inclusa perché : «mette in rapporto

il sapere dell’uomo con la finitudine che lo fonda55». Un “mettere in rapporto” che alimenta il

dialogo e annulla posizioni di potere, perché nel dialogo, come dice altrove Derrida56, si è, seppur

nel disaccordo, con l’altro e per l’altro.

53 Incontro a Parigi nell’aprile del 1981, l’intervento di Derrida è stato poi pubblicato come Buone volontà di potenza (Una risposta ad Hans – Georg Gadamer), in «aut aut», 1987.54 Sigmund Freud, Al di la del principio del piacere, 1920 in Opere, vol.IX, a cura di Cesare Musatti, Bollati Boringhieri, 1980.55EgcF, p.75.56 Jacques Derrida, Beliers. Le dialogue ininterrompu entre deux infinis, le poème, Galilée, Paris 2003. cap. IV.

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BIBLIOGRAFIA

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2) Michel FOUCAULT, Storia della follia nell’età classica, (1961), trad. Franco Ferrucci, Emilio Renzi, Vittore

Vezzoli, Rizzoli, Milano 1963.

3) Michel FOUCAULT, Il potere psichiatrico. Corso al Collège de France (1973-74). Edizione stabilita da Jacques

Lagrange, traduzione di Mauro Bertani, Feltrinelli, Milano 2004.

4) Michel FOUCAULT, Gli anormali. Corso al Collège de France (1974-75), cura e traduzione di Valerio Marchetti e

Antonella Salomoni, Feltrinelli, Milano 2000.

5) Friedrick NIETZSCHE, La nascita della tragedia-Considerazioni inattuali, I-III, ( 1872), A CURA DI Giorgio Colli e

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P.A.Rovatti, Cortina Editore, Milano 1994 tradotto da Être juste avec Freud. L’histoire de la folie à l’age de la

psychanalyse, pubblicato in Penser la folie, Éditions Galilée, Paris 1992.

STUDI:

1) Sigmund FREUD, L’interpretazione dei sogni (1898), in Opere (12 voll.), Bollati Boringhieri, Torino 1976- 1980.

vol. II.

2) Sigmund FREUD, Al di la del principio del piacere, (1920), in Opere, (12 voll.), Bollati Boringhieri, Torino 1976-

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3) Jacques DERRIDA, Il monolinguismo dell’altro o la protesi d’origine (1991) a cura di Maurizio Ferraris , Pier Aldo

Rovatti e Graziella Berto, Cortina Editore, Milano 2004.

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4) Jacques DERRIDA, L'écriture et la différence, (1967); trad. it. di G. Pozzi, La scrittura e la differenza, Einaudi,

Torino 1971 (saggio – conferenza Cogito e storia della follia).

5) Jacques DERRIDA, Beliers. Le dialogue ininterrompu entre deux infinis, le poème, (2003), Galilée, Paris 2003.