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CAPITOLO TERZO DAL PRIMO CONFLITTO MONDIALE AL FASCISMO

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CAPITOLO TERZO

DAL PRIMO CONFLITTO MONDIALEAL FASCISMO

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1. LA COOPERAZIONE LUCANA DURANTE IL PERIODO BELLICO.L’OPERA DELLA CASSA PROVINCIALE DI CREDITO AGRARIO E LACONSISTENZA DELLA STRUTTURA ASSOCIATIVA.

Lo scoppio della prima guerra mondiale determina nell’ e c o n o m i adella Basilicata un notevole turbamento. Il settore più colpito è quel-lo agricolo a causa dell’ a r ruolamento di ben 33.553 contadini su un

totale di 51.195 uomini1, del rincaro dei concimi e dei prov vedimenti dipolitica economica imposti dal governo che riducono sensibilmente la col-t i vazione del frumento e di altri pro d o t t i .

Se si considera che la popolazione lucana trae i suoi mezzi di vita quasie s c l u s i vamente dall’agricoltura, si comprenderà la gravità della situazione,peggiorata dalla persistente siccità2, e dalla mancanza di rimesse da part edegli emigrati.

Per risollevarsi gli agricoltori hanno bisogno di cre d i t o. Ma gli Istituti diemissione, per la loro natura e per i loro fini, difficilmente possono soddi-s f a re la richiesta; lo stesso dicasi delle Banche popolari che dispongono dim ezzi limitati. Rimane la Cassa provinciale di credito agrario alla qualespetta in questo momento l’ o n e roso compito di aiutare l’agricoltura luca-na. Come lo assolve? Di rei in maniera soddisfacente.

La Cassa –che sarà diretta fino al 1926 da Pasquale Indrio, un tecnicomolto preparato– riesce ad attenuare le gravi conseguenze della siccità ero-gando il credito direttamente agliagricoltori e assumendo anche lagestione degli istituti pubblicinon funzionanti. Nel 1914 il cre-dito agrario erogato ammonta a1.069.462 lire e nel 1915 a926.863 lire.

L’ i n t e rvento in guerra dell’ It a l i aallarga l’azione della Cassa prov i n-ciale portandola ad ero g a re cospicuic rediti. Nel 1917-1919, 6.215.418l i re vengono erogati per pre s t i t is t r a o rdinari alla cere a l i c o l t u r a .

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Disegno pacifista di Giuseppe Scala-

rini, pubblicato dall’Avanti!

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Nel 1919, alla fine della guerra, il credito agrario ammonta a più diq u a t t ro milioni e mez zo; a più di un milione ammonta il credito per acqui-sto di bestiame e a circa 740.000 lire il credito per costruzioni ru r a l i .

Dal 1920 al 1925 il credito agrario erogato supera i 20 milioni. E, con-siderando un arco di tempo più lungo, dal 1907 al 1925, la Cassa concedep restiti per un ammontare di oltre 105 milioni, una somma cospicua chev i vacizza l’economia rurale lucana. “Senza l’attività della Cassa, scriveAgnese Sinisi, difficilmente si sare b b e ro affermati gli istituti cooperativi,che, seppur di numero limitato, svo l s e ro in alcune a g ro t owns –da Melfi aGenzano, a Grassano e a tutto il Materano- un ruolo di mediazione socia-le ed economica importante. Le stesse cattedre ambulanti di agricolturap o t e rono raggiungere qualche risultato positivo –stimolare gli agricoltoriad usare concimi chimici e macchine agricole–, grazie alla presenza attivadi un istituto di credito agrario”3.

La popolazione, comunque, in seguito all’aumento dei prezzi dei gene-ri di prima necessità, quali il pane, l’olio, il lardo, manifesta il proprio mal-contento con vivaci proteste in vari centri della regione. Il problema delc a ro viveri non è però di facile soluzione. Solo una maggiore consapevo-l ezza dell’ i m p o rtanza della diffusione dell’associazionismo avrebbe potutore n d e re meno dure le condizioni dei lavoratori della terra e delle classisociali più disagiate.

Ma qual è la consistenza della struttura associativa in Basilicata? Nel 1914esistono 26 leghe con 6.643 iscritti, di cui 17 organizzano i lavoratori dellaterra e 9 gli operai dell’ i n d u s t r i a4. Non vi è alcuna Camera del lavo ro. Laprima sarà costituita a Potenza nel 1919. Al 31 dicembre 1915 vi sono 34società di mutuo soccorso. Alla stessa data si contano 37 cooperative di va r i eforme, escluse quelle aventi per scopo principale l’ e s e rcizio del cre d i t o5. Inp rovincia di Potenza ne sono 12 (tab. 8). Delle 37 cooperative, 6 sono coo-p e r a t i ve di consumo, le altre 31 mirano a fini dive r s i .

Poche hanno una reale importanza. La maggior parte di esse pre s e n t alimiti dovuti a fattori vari: dall’inesistenza di coordinamento all’ i m p rov v i-sazione, dalla scarsa conoscenza degli scopi del cooperativismo alle diffi-coltà di ordine finanziario.

Si legge sul “Popolo Lucano” del 5-6 settembre 1914: “Pare, a prima vista,che da noi manchi lo spirito associativo; ma siamo sicuri che così non è. Èche gli operai non hanno compreso l’utilità che su di essi si riversa colla coo-perazione; ma basta che pochi comprendano, perché essi stessi poi si tramu-

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N. Lisanti

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Il Movimento Cooperativo in Basilicata dall’Unità al Fascismo

num.d'ord. Denominazione della cooperativa Sede

Data dellaCostituzione

Num.dei soci

CATEGORIA I CONSUMO

1 Cooperativa di consumo IL RISVEGLIO Lavello 26.11.1905 170

2 Cooperativa di consumo SEMPRE AVANTI Potenza 05.06.1912

3 Cooperativa di consumo Venosa 08.02.1908

Totale 420

CATEGORIA II PRODUZIONE E LAVORO - Sez. II Muratori, Scalpellini, Cementisti

4 Cooperativa Muratori e Affini Lavello 30.04.1898 19

5 Cooperativa AVANTI tra Muratori e Affini Potenza 09.03.1915 73

Totale 92

Sez. IV Poligrafiche e tipografiche

6 Cooperativa Tipografica LA PERSEVERANZA Potenza 03.05.1905 8

Sez. X VI Miste

7 Cooperativa di Lavoro AVANTI Palazzo S. Gerv. 09.03.1915 38

8 Società Cattolica Cooperativa Potenza 11.11.1912 25

Totale 63

CATEGORIA IV AGRARIE - Sez. I AGRARIE E COLTURE SPECIALI

9 Cooperativa Produzione e Lavoro fra Contadini Avigliano 26.01.1894 380

10 Cooperativa Contadini LA CONQUISTA Lavello 20.11.1909 45

11 Consorzio Agrario Cooperativo Marsico Nuovo 02.07.1907 118

12 Sindacato Agrario Coop. Lucano Potenza 17.05.1907 400

Totale 943

Tab. 8. Cooperative esistenti in provincia di Potenza, escluse quelle di credito, al 31

dicembre 1915

Fonte: Lega nazionale delle cooperative, Annuario statistico 1916 delle società coo -

perative esistenti in Italia escluse quelle che hanno per scopo principale l’esercizio

del credito, Tip. A. Bari, Como 1917.

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teranno nei migliori e più efficaci propagandisti [...]. Non è su un giornaleche se ne può discutere a lungo e dimostrare che la nostra convinzione nonè campata in aria; ma osservando i bilanci di cooperative… dell’Alta Italia,noi siamo indotti a ritenere che anche da noi, dove l’operaio non è menointelligente e meno laborioso, si può ugualmente riuscire”.

Negli anni 1916-1917 si registra un pro g re s s i vo incremento delle coo-p e r a t i ve. Le particolari condizioni dell’economia di guerra e il continuor i a l zo dei prezzi favoriscono soprattutto la diffusione delle cooperative diconsumo e di produzione e lavo ro.

Il ruolo della cooperazione durante la guerra viene riconosciuto daisocialisti lucani. Essi, infatti, nell’ i n t e n s i f i c a re la mobilitazione contro ilconflitto, sottolineano i vantaggi derivanti dalla costituzione delle coope-r a t i ve di consumo.

La crescita delle cooperative è da attribuire fondamentalmente all’ i n i z i a t i-va socialista (i gruppi cooperativistici più dinamici agiscono nei comuni doveil partito socialista è più sviluppato, come Lavello, Venosa, Irsina, Ge n z a n o ,Melfi), ma anche alla propaganda del giornale “Il Popolo Lu c a n o”, fondatonel 1911 da Giuseppe Masella (Lauria 1888-Potenza 1988).

In definitiva il movimento cooperativo, in Basilicata, come nel re s t od’ Italia, resiste all’ u rto della guerra, migliorando le sue posizioni rispetto aiperiodi normali (gli introiti e il volume degli affari offrono indici di pro-g resso sin dal 1915). Esso riuscirà a darsi nuove stru t t u re, alimentando laconvinzione di essere in grado di modificare i vecchi equilibri economici es o c i a l i .

Per distuggerlo, scrive Nazario Sa u ro Onofri, dopo che la guerra ave vafallito l’ o b i e t t i vo primo, che era quello di colpire il movimento operaio, laborghesia italiana avrebbe dovuto fare ricorso al fascismo6.

2. LA COOPERAZIONE NEL DOPOGUERRA

In Basilicata il movimento cooperativo accresce notevolmente la sua forzanell’immediato dopoguerra. In quasi tutti i comuni, infatti, sorgono nume-rose cooperative di consumo, ed anche di produzione e lavoro. Ciò è indicedel risveglio delle masse popolari che, sotto la spinta del rincaro del costodella vita, comprendono l’importanza della cooperazione e delle sue finalitàsociali e morali.

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2.1 Le cooperative di consumoLa Basilicata, al pari delle altre regioni italiane, esce dalla guerra alquanto

stremata: la crisi dell’agricoltura, la rarefazione delle braccia lavorative, l’in-cetta dei prodotti aumentano il disagio della popolazione. Nella regione pocoo nulla si è fatto per agevolare le classi agricole nel loro difficile compito. Aciò si aggiunga il problema del ritorno dei reduci, pieni di speranze per lepromesse fatte durante il conflitto, ma delusi per la gravità della situazionein cui si ritrovano.

In questo contesto di estrema precarietà, caratterizzato da intense agita-zioni di protesta contro il caroviveri, l’unica via di uscita appare la coopera-zione ed in particolare quella di consumo, che sola può impedire scandalosi,repentini, ingiustificati rincari.

La cooperazione –afferma Giuseppe Masella nel 1920– è “l’unica forzasociale rimasta viva e vitale in questo dopoguerra periglioso, e sarà essa chesalverà l’Italia e forse l’Europa”7.

Le cooperative di consumo, quindi, attuando un’efficace politica calmie-ratrice, si rivelano un valido strumento per l’approvigionamento e la difesadei consumatori contro i fenomeni di intermediazione e di speculazione.“Esse –mette in rilievo “Il Popolo Lucano” del 7-8 giugno 1918– ben diret-te e sorrette, potrebbero avere largo sviluppo e costituire per il dopo guerrauna forza economica di prim’ordine. Occorrerebbe però che esse fosseroorganizzate, che si aiutassero e si sostenessero a vicenda. Ciascuna di esse ètroppo debole perchè possa sostenere la concorrenza, non sempre leale, chespeculatori, commercianti fanno ad esse. Ma se si unissero, ne verrebbe fuoriun organismo forte che potrebbe facilmente lottare e vincere”.

E in un articolo dello stesso giornale dal titolo Coscienza coopera t i va, appar-so nel numero del 21-22 dicembre 1920, si precisa che la cooperazione diconsumo, non potendo ave re un carattere di classe, deve “r a p p re s e n t a re los f o rzo comune di ogni consumatore sia in quello che è la forza dell’unione siaancora in quello che dev’ e s s e re azione di costruzione e di funzionalità. Ed inquesto sta principalmente la ragione recondita della superiorità della formac o o p e r a t i va vera e propria su quella simulata e creata dagli organi statali (En t iAutonomi di consumo, Istituti di consumo fra impiegati ecc.)”.

Le cooperative di consumo sono 13 nel 1920, passano a 73 nel 1921,mentre nel 1922 sono 127, con oltre 20.000 soci e un capitale sociale di L.450.000.

Riteniamo utile riportare l’elenco pressochè completo di tali cooperative.

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COOPERATIVE DI CONSUMO ESISTENTI NELLA PROVINCIA DI POTENZA ALLA

DATA DEL 31 DICEMBRE 1922

Circondario di Potenza11 Cooperativa di consumo “Sempre Avanti!”, Potenza;12 Cooperativa cattolica di consumo, Potenza;13 Cooperativa di consumo “Telegrafica, postale, telefonica”, Potenza;14 Cooperativa di consumo fra impiegati civili, Potenza;15 Cooperativa di consumo fra contadini ed affini, Potenza;16 Cooperativa di consumo tra ferrovieri, Potenza;17 Unione Provinciale delle Cooperative di consumo ed agricola, Po t e n z a ;18 Ente autonomo di consumo, Potenza; 19 Cooperativa di consumo “Unione e forza”, Abriola;10 Cooperativa di consumo “L’Acheruntina”, Acerenza;11 Cooperativa di consumo e agricola “Italia”, Albano di Lucania;12 Cooperativa di consumo “Lavoro e Progresso”, Albano di Lucania;13 Cooperativa di consumo fra combattenti, Albano di Lucania;14 Cooperativa di consumo “La Spiga”, Anzi; 15 Cooperativa di consumo “La Riscossa”, Armento; 16 Cooperativa di consumo fra contadini, Avigliano; 17 Cooperativa di consumo “Previdenza e Lavoro”, Avigliano; 18 Cooperativa di consumo, Avigliano;19 Cooperativa agricola, artigiana, lavoro, produzione e consumo dei

combattenti, Avigliano;20 Cooperativa di consumo fra combattenti, Balvano;21 Cooperativa di consumo “L’Avvenire”, Banzi;22 Cooperativa di consumo “Volere e Potere”, Baragiano;23 Cooperativa di consumo “Onestà e Lavoro”, Brienza;24 Cooperativa di consumo “Redenzione e Lavoro”, Brienza;25 Cooperativa di consumo “La Giustizia”, Calvello;26 Cooperativa di consumo “Federale”, Corleto Perticara;27 Cooperativa di consumo fra ex combattenti “Il Risorgimento”,

Genzano;28 Cooperativa di consumo, Giuliano (fraz. di Potenza);29 Cooperativa di consumo fra combattenti, Guardia Perticara;30 Cooperativa di consumo rurale e agricola, Lagopesole;31 Cooperativa di consumo fra combattenti, Laurenzana;

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32 Nuova Cooperativa di Consumo Marsicana, Marsiconuovo;33 Cooperativa di consumo “Unione Operaia”, Marsiconuovo;34 Unione Cooperativa di Consumo e Lavoro, Montemurro;35 Cooperativa di Consumo Popolare, Picerno;36 Cooperativa di Consumo Popolare, Pietragalla;37 Cooperativa di consumo fra ex combattenti, Pignola;38 Cooperativa di consumo fra combattenti, S. Angelo Le Fratte;39 Cooperativa di consumo, Sasso di Castalda;40 Cooperativa di consumo, Satriano di Lucania;41 Cooperativa di consumo “La Riscossa”, Tito; 42 Cooperativa di consumo fra combattenti, Tramutola; 43 Cooperativa di consumo, Trivigno; 44 Unione Cooperativa di consumo, Vietri di Potenza; 45 Cooperativa di consumo fra combattenti, Viggiano;

Circondario di Lagonegro46 Cooperativa di consumo fra impiegati e salariati, Lagonegro;47 Cooperativa di consumo ex combattenti “Progresso”, Carbone;48 Cooperativa di consumo “L’Aurora”, Castelluccio Inferiore;49 Cooperativa di consumo “La Frenatrice”, Castronuovo S. Andrea;50 Cooperativa di consumo agricola, Chiaromonte;51 Società anonima cooperativa consumi “La Speranza”, Fardella;52 Cooperativa di consumo ex combattenti, Latronico;53 Cooperativa di consumo “Lauria Unita”, Lauria;54 Ente Autonomo di consumo, Lauria;55 Ente Autonomo di consumo, Maratea;56 Cooperativa di consumo “La Moderatrice”, Moliterno;57 Cooperativa di consumo “Viribus Unitis”, Nemoli;58 Cooperativa di consumo “Il Risorgimento”, Noepoli;59 Unione Cooperativa di consumo “L’Avvenire”, Rivello;60 Cooperativa di consumo “La Serenissima”, Rotonda;61 Cooperativa di consumo “La Mitigatrice”, Rotonda;62 Società alleanza cooperativa “Avanti”, Rotondella;63 Società di consumo “Viribus Unitis”, S. Chirico Raparo;64 Società di consumo “Risorgimento”, S. Costantino Albanese;65 Cooperativa di consumo, S. Giorgio Lucano;66 Cooperativa di consumo “La Pro Famiglia”, S. Martino d’Agri;

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67 Cooperativa di consumo “L’Avvenire”, S. Severino Lucano;68 Cooperativa di consumo “Libertà e Risorgimento”, Sant’Arcangelo;69 Cooperativa di consumo “L’Avvenire”, Sarconi;70 Cooperativa di consumo “L’Argita”, Senise;71 Cooperativa di consumo “Fiducia”, Teana; 72 Cooperativa di consumo fra combattenti, Tursi; 73 Cooperativa di consumo “Libertà e Lavoro”, Tursi; 74 Cooperativa di consumo “La Rinascente”, Valsinni; 75 Cooperativa di consumo “Vallata del Mercure”, Viaggianello;

Circondario di Matera76 Società anonima cooperativa consumi fra combattenti, Matera;77 Società anonima cooperativa consumi e lavoro fra contadini, Matera;78 Società anonima cooperativa “S. Giuseppe”, Matera;79 Cooperativa di consumo fra impiegati, Matera;80 Cooperativa di consumo “Principe Umberto di Savoia”, Accettura;81 Cooperativa di consumo fra ex combattenti, Accettura;82 Cooperativa di consumo fra combattenti, Aliano;83 Cooperativa di consumo Ferrandinese, Ferrandina;84 Società cooperativa di consumo “Il Progresso”, Gorgoglione;85 Cooperativa di consumo “Invalidi di guerra”, Grassano;86 Cooperativa di consumo, Grassano;87 Cooperativa di consumo fra combattenti “La Vittoria”, Grottole;88 Cooperativa di consumo “L’Emancipazione”, Irsina;89 Cooperativa di consumo fra agricoltori, Irsina;90 Cooperativa di consumo, Miglionico;91 Consorzio Agrario Popolare, Montalbano Jonico;92 Cooperativa di consumo “Sempre Avanti!”, Pisticci;93 Cooperativa di consumo “Alleanza Pisticcese”, Pisticci;94 Cooperativa di consumo “Venti Settembre”, Pomarico;95 Cooperativa di consumo, S. Mauro Forte;96 Cooperativa di consumo fra combattenti “Stigliano Rinascente”,

Stigliano;97 Cooperativa di consumo “L’Intransigente”, Tricarico;

Circondario di Melfi98 Cooperativa di consumo fra impiegati dello Stato, Melfi;

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99 Cooperativa di consumo “L’Avvenire”, Melfi; 100 Cooperativa di consumo “Agricola”, Melfi; 101 Cooperativa di consumo “Agricola”, Atella; 102 Cooperativa di consumo “S. Nero Ideale”, Barile; 103 Cooperativa di consumo “Agricola S.C.A.C”, Barile; 104 Cooperativa di consumo “Agricola”, Barile; 105 Cooperativa di consumo “Agricola”, Bella; 106 Cooperativa di consumo “Il Risparmio”, Castelgrande; 107 Cooperativa di consumo e risparmio, Forenza; 108 Cooperativa di consumo “Il Risveglio”, Lavello; 109 Cooperativa di consumo agricola “La Conquista”, Lavello; 110 Cooperativa di consumo “Agricola”, Lavello; 111 Cooperativa di consumo fra combattenti, Lavello; 112 Cooperativa di consumo fra Militari, Maschito; 113 Cooperativa di consumo fra combattenti, Montemilone; 114 Cooperativa di consumo fra combattenti, Muro Lucano; 115 Cooperativa di consumo ed agricola, Muro Lucano; 116 Cooperativa di consumo, Palazzo S. Gervasio; 117 Unione Cooperativa “La Combattente”, Pescopagano; 118 Cooperativa di consumo e agricola, Rapolla; 119 Cooperativa di consumo fra agricoltori, Rionero in Vulture; 120 Cooperativa di consumo “La Nuova Ripacandida”, Ripacandida; 121 Cooperativa di consumo “Il Risorgimento”, Ripacandida; 122 Cooperativa di consumo “La Democratica”, Ripacandida; 123 Cooperativa di consumo “Il Risparmio”, S. Fele; 124 Cooperativa di consumo “La Trincea”, S. Fele; 125 Cooperativa di consumo “Aurora”, Venosa; 126 Cooperativa di consumo “Progresso”, Venosa; 127 Cooperativa di consumo “Libertas”, Venosa.

2.2 Le cooperative di produzione e lavor oMeno esteso, soprattutto dal punto di vista quantitativo, è lo sviluppo

delle cooperative di produzione e lavoro. Il che si può spiegare con la mino-re semplicità di organizzazione e con i maggiori costi di esercizio.

Il movimento riceve un notevole impulso dalla legge dell’11 luglio1889 che pre vede facilitazioni nell’assegnazione di lavori pubblici asocietà cooperative fino alla somma di L. 100.000, purchè siano legal-

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mente costituite ed iscritte in un apposito re g i s t ro della Pre f e t t u r a ,secondo le disposizioni del decreto 23 agosto 1890. Relazioni parla-mentari e ministeriali parlano con simpatia delle opere compiute dallec o o p e r a t i ve, il cui pregio è dato dalla mancanza di litigiosità, tipicadelle imprese priva t e .

In Basilicata, dopo il 1918, le cooperative di produzione e lavoro, per lamaggior parte costituite da muratori, scalpellini, artigiani, manovali, fabbri,falegnami, calzolai8, terrazzieri e decoratori, si affermano nei centri in cui piùviva è la lotta per l’occupazione.

Tali cooperative, però, soprattutto quelle operanti nel settore edile, perdifetto di mezzi finanziari, per la scarsità degli investimenti nei lavori pub-blici, per la carente preparazione specifica dei soci e per la diffidenza degliuffici tecnici statali (v. ad. es. Genio civile), conducono una vita piuttostostentata.

Qualche aiuto viene dai comuni amministrati dai socialisti che affidanoad esse lavori di secondaria importanza. Da non trascurare poi, tra le causedel modesto sviluppo, anche la presenza nella regione delle grandi coopera-tive settentrionali (ravennati, bolognesi e venete) che si accaparrano i lavoripiù consistenti.

A tale proposito, il 10 dicembre 1920, sotto la presidenza di MauroCostantino, primo cooperatore di Basilicata, si svolge a Potenza un convegnodelle cooperative di lavoro in cui si vota un o.d.g. secondo il quale l’impiegodi manodopera estranea deve essere subordinata al preventivo completoassorbimento della manodopera locale. Si sottolinea altresì che la coopera-zione di lavoro “deve essere di classe” e per il bene della Basilicata essa devefar capo agli organismi nazionali, Lega e Federazione nazionale, per determi-nare “un effettivo progresso” nella Provincia. Tanto più che le masse lavora-trici hanno acquistato con la guerra “una coscienza nuova per cui mal si pre-stano a lavorare per altri”9.

Un tentativo di porre rimedio alla situazione si ha comunque nel 1921con la costituzione del Consorzio Lucano delle Cooperative di Lavoro. DelConsorzio (sorto grazie all’impegno del rag. Masella, dell’on. FrancescoCiccotti e dei consiglieri provinciali avv. Attilio Di Napoli, Ma u roCostantino, Vincenzo Torrio e Michele Bianco) fanno parte otto cooperati-ve di lavoro della provincia, le migliori esistenti, e potranno fare parte tuttequelle altre cooperative di lavoro iscritte nel registro prefettizio, che ne fac-ciano domanda accettandone lo Statuto sociale.

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Il Consorzio apre un ufficio a Potenza per la consulenza tecnica ed ammi-nistrativa a favore delle cooperative di lavoro e può quindi dare un maggio-re affidamento alle pubbliche amministrazioni per la esecuzione dei lavoriche gli verranno affidati10.

Nel 1922 le società cooperative di produzione e lavoro sono 32. Quelleiscritte nel registro prefettizio, a tutto il 30 giugno, sono le seguenti: Società“Fra muratori e scalpellini”, Lavello; Società “Avanti”, Palazzo S. Gervasio;Società “Il Lavo ro”, Me l f i ;Società “La Bre c c i a”, Lauria;Società “L’ Av ve n i re”, Po t e n z a ;Società “L’Emancipazione”, Irsi-na; Società “Il Progresso”, Gras-sano; Società “Fra mutilati ed excombattenti”, Palazzo S. Gerva-sio; Società “Il Risorgimento”,Genzano; Società “Il Lavoro”, S.Arcangelo11.

La Cooperativa “Fra muratorie scalpellini” di Lavello, costitui-tasi il 23 marzo 1908 e pre s i e d u-ta dal sindaco Ma u ro Costantino,dispone di un capitale di L.200.000. Ha preso in appalto la costruzione di varie strade e dell’edificio sco-lastico del Comune, lavori che stanno per essere ultimati. All’inizio del 1922conta circa 1.300 soci, di buone capacità e bene organizzati1 2.

Nel maggio 1909 ha assunto i lavori di restauro e di sistemazione del fab-bricato denominato “La Vacchereccia” presso Lavello, per l’importo netto diL. 18.858,95 elevato a L. 29.882,65 per successivi atti addizionali. I lavorisono stati ultimati il 23 giugno 1910 con un solo giorno di ritardo. La stes-sa società, in base a contratto di cottimo fiduciario del 12 febbraio 1909 edaccettazione del 6 ottobre, assunse l’appalto dei lavori di consolidamento delRione Pascarello ad occidente dell’abitato di Lavello, il cui importo fu liqui-dato in L. 56.808,50, con un’economia di L. 2.285,18 sulle previsioni dicontratto13.

La Cooperativa “Avanti” di Palazzo S. Gervasio, costituita nel 1915 e pre-sieduta dal muratore Antonio Marchetti, è formata da circa 100 soci, con uncapitale di L.80.000. Nel 1921 essa ha in appalto la costruzione dell’edificio

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Bandiera socialista.

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scolastico del Comune per un ammontare di L. 75.000. Il sottoprefetto diMelfi, in una lettera del 31 ottobre 1921, indirizzata al Prefetto, la conside-ra "elemento utile" al paese e quindi idonea ad assumere appalti di operepubbliche14.

La Cooperativa “Il Lavoro” di Melfi, fondata nel 1919, conta una cin-quantina di soci con un capitale di 50-60 mila lire. Il presidente è il mura-tore Pasquale Locuratolo. Ha eseguito la lavorazione della conduttura diacqua potabile da S. Ilario a Rionero. Sul finire del 1921 esegue lavori di con-solidamento nell’abitato di Rapolla e le modifiche all’acquedotto di Melfi15.Nel 1922 ha un utile di esercizio di L. 36.847,49.

La Cooperativa “La Breccia” di Lauria si costituì nel maggio 1919 con 19soci e con un capitale di L. 2.650. ll presidente Pietro Alagia fu Giovanni èun muratore di 58 anni. La Cooperativa ha in appalto la costruzione dellastrada comunale di Nemoli per l’importo di L. 170.000, lavoro iniziato il 12aprile 1921 e che dovrà consegnare il 12 aprile 192316.

La Cooperativa fra muratori ed affini “L’ Av ve n i re” di Potenza, sorta nelgiugno 1919 con 72 soci e senza capitale sociale, ha eseguito un solo lavo ro :la selciatura della strada che da Po rta S. Gi ovanni conduce a S. Maria. Gl iamministratori sono: Torrio, Di Napoli, Leone e i componenti dellaFederazione delle cooperative. Nella relazione del Consiglio di amministra-zione sul bilancio 1921 si ammettono manchevo l ez ze e persino errori, tutta-via questo rappresenta “il primo e serio esperimento di organizzazione operaiain Po t e n z a”. La situazione economica è “d i s c reta e poteva essere migliore”, senon ci fossero state “le tergive r s a z i o n i” dell’Amministrazione comunale, laquale deve ve r s a re oltre L.34.000, contro cui corrisponde il credito dellaFederazione di L.31.000. Il bilancio presenta un utile netto di L. 859,55.

“Parecchi soci –si aggiunge– si sono allontanati dalla Cooperativa perchènon hanno avuto la costanza di attendere tempi migliori, poichè noi abbia-mo fede che se ora ci è reso difficile se non impossibile avere dei lavori pub-blici, nel prossimo avvenire dovremo assolutamente conquistare il posto checi è dovuto”17.

Il Questore, pero, in un rapporto al Prefetto del 12 ottobre 1921, ritieneche non debba essere ammessa a concorrere ad appalti di opere pubblicheperchè costituita "quasi tutta di sovversivi" e non dà alcun affidamento18.

La Cooperativa “Fra ex combattenti” di Montalbano, nel dicembre 1921,dispone di un capitale sociale di L. 30.000. Finora ha costruito solo tre casee non ha avuto alcun incremento. I soci sono 220 e di pochissime capacità.

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Non ha concorso ad appalti di opere pubbliche, nè si reputa possa concor-rervi per l’avvenire. Si avvia verso lo scioglimento19.

La Cooperativa “Il Lavo ro” di S. Arcangelo, nata nel dicembre 1920 ecomposta di 50 soci (15 muratori, un fabbro e gli altri braccianti), ha uncapitale che si aggira sulle mille lire. L’unico lavo ro fatto è stato il re s t a u rodi una strada nel Comune di S. Arcangelo per un importo di L. 1.600. Fr ai soci si contano buoni operai, ma nessuno è in grado di assumere la part etecnica ed amministrativa di un lavo ro di una certa importanza. Il pre s i-dente (Luigi Fittipaldi) ed il Consiglio di amministrazione sono pure ope-rai. Per cui –scrive il 27 ottobre 1921 il sottoprefetto di Lagonegro alPrefetto– non è consigliabile esprimere pare re favo re vole per la sua ammis-sione ai pubblici appalti2 0.

Nel triennio 1923-25 molte società di produzione e lavoro vengonosospese o cancellate dal registro prefettizio delle Cooperative della Provincia,per inadempienze varie.

La Cooperativa di lavoro socialista “La Conquista” di Lavello, per le per-sone che l’amministrano e per l’attività politica svolta “apertamente in oppo-sizione ai pubblici poteri e al regime”, l’11 dicembre 1925, viene sciolta dalPrefetto21.

3. LA COSTITUZIONE E LO SVILUPPO DELLA FEDERAZIONEDELLE COOPERATIVE DI BASILICATA

La crescita delle cooperative nel dopoguerra, specie di quelle di consumo,spinge i dirigenti del movimento cooperativo di ispirazione socialista a crea-re una organizzazione centrale e di coordinamento delle stesse. Nel settem-bre 1919 viene costituita la Federazione delle cooperative di Basilicata, di cuiGiuseppe Masella22. è nominato presidente e l’amico Antonio Perretti segre-tario.

La Federazione aderisce alla Lega nazionale delle cooperative, dalla qualericeve aiuti finanziari e consigli tecnici. Le cooperative che partecipano allasua costituzione sono 20 di cui 5 miste (agricole e di consumo). Il primoConsiglio di amministrazione si compone, oltrechè di Masella e Perretti, diMichele Marchetti, Antonio Colombo e Luigi Frusci.

La Federazione, nei primi mesi, offre alle cooperative solo derrate ali-mentari: pasta, farina, riso, carne, formaggio, baccalà, mortadella, salmo-

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ne, tonno e sardine all’ o l i o. Su c c e s s i vamente anche altre merci: scarpepopolari, foderame, tessuti, telerie, utensili di alluminio, sapone; pro d o t-ti per l’agricoltura quali concimi, sementi, anticrittogamici, e perf i n oaratri, cementi, petrolio, zolfo, macchine da scrive re .

La distribuzione delle merci alle cooperative avviene attraverso depositiubicati presso le stazioni di Potenza, Lagonegro, Montesano e Nova Siri.

Ed ecco un quadro dei prezzi di alcuni prodotti praticati dalla Federazionenel gennaio 1920.

L’azione della Federazione delle cooperative di Basilicata si rivela utile edefficace. Infatti, in pochi mesi, questa organizzazione riesce a mitigare l’in-gorda speculazione che ha caratterizzato il periodo bellico, dimostrandosicapace di dirigere e sviluppare il movimento cooperativo cosi egregiamenteiniziato.

Il 5 gennaio 1920, convocati dalla Federazione delle cooperative, siriuniscono a Potenza, nella sala della Deputazione Provinciale, i rappre-sentanti delle cooperative della provincia per discutere i problemi che piùi n t e ressano nel momento presente la cooperazione. Alla riunione sonoinvitati anche autore voli esponenti politici, tra i quali gli on. Pi g n a t a r i ,Cerabona e Vito Reale. I primi due, non potendo interve n i re, mandanola loro adesione.

Il convegno approva due ordini del giorno: il primo sulla trasforma-zione dei Consorzi Provinciali di approvigionamento e sull’azione das vo l g e re per una più intensa diffusione della cooperazione nella re g i o-ne; il secondo sul riconoscimento della Federazione da parte di tutte lea u t o r i t à .

Esaurita la discussione, si procede alla nomina dei componenti deln u ovo Consiglio di amministrazione della Federazione delle cooperative diBasilicata. Ai nomi già citati precedentemente si aggiungono Ma u roCostantino e l’ing. Biagio Aiello, indicato dalla Cooperativa “Au ro r a” diCastelluccio In f e r i o re. Il collegio dei sindaci viene cosi formato: sindacieffettivi: comm. Ed u a rdo Breglia (dire t t o re della sede di Na p o l id e l l’ Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione e capo dell’ u f f i c i oper lo sviluppo della Cooperazione nel Mez zogiorno d’ Italia), cav. avv.Sergio De Pilato (consigliere di amministrazione del Consorzio Gr a n a r i oProvinciale), sac. Paolo Palermo (presidente della Cooperativa “La mode-r a t r i c e” di Moliterno); sindaci supplenti, rag. Francesco Lacapra e dott.A l f redo Ma rt o r a n o.

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Il movimento cooperativo lucano, stimolato e disciplinato dallaFederazione provinciale e aiutato finanziariamente dall’Istituto Nazionale diCredito per la Cooperazione, progredisce in modo promettente. Nell’aprile1920, infatti, sono già una quarantina le cooperative che hanno aderito allaFederazione, la quale continua a far parte della Lega. “Il Popolo Lucano”, conla sua propaganda, contribuisce del resto a creare intorno ad essa e al movi-mento cooperativo un’atmosfera di simpatia. “Opera veramente civile epatriottica, poichè noi siamo convinti, come si afferma nell’Almanacco dellaLega, che la cooperazione possa avere la virtù di dare al Mezzogiorno d’Italiale forze per la tanto attesa redenzione”23.

La Federazione, pur legandosi strettamente a strati del ceto medio impie-gatizio, non superando in ciò i limiti dell’intero gruppo socialista riformista,sostiene i bisogni delle masse contadine. Ne è prova la mediazione, sia purediscutibile, offerta, durante lo sciopero del luglio 1920 a Potenza, nella ver-tenza aperta fra coloni e proprietari24.

La linea politica della Federazione, comunque, viene ritenuta dai popola-ri troppo asservita al partito socialista. Di conseguenza, alla vigilia delle ele-

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Tab. 9. Federazione delle cooperative di Basilicata, Potenza. Listino prezzi

Fonte: Il Popolo Lucano, 15-16 gennaio 1920.

COOPERATIVE

FEDERATE

COOPERATIVE

NON FEDERATE

COMMERCIANTI

PRIVATI

Formaggio pecorinoromano per ogni 100chilogrammi L. 760,00 800,00

Sapone verde dimarca V extra perogni 100chilogrammi L. 345,00 350,00 360,00

Sardine all'olio:scatole da 235grammi per cassa da100 scatole L. 175,00 180,00 180,00

Sardine all'olio:scatole da 200grammi per cassa da100 scatole L. 165,00 170,00 170,00

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zioni amministrative, si ha la scissione (settembre 1920) e la costituzione aPotenza dell’Unione bianca delle cooperative, che ottiene l’adesione di appe-na sette sodalizi, di quasi nessuna attività e senza alcun ordinamento conta-bile amministrativo.

La scissione, pur costituendo un pericolo in quanto potrebbe fare ilgioco dei commercianti, non intacca la solidità della Federazione, anzi las p rona a fare di più e meglio “per lo sviluppo della cooperazione pro l e t a-r i a” e a stringersi più fortemente alla Lega nazionale delle cooperative .“ Pa d rone il re v. arc i p rete [D’Elia] di attribuire invece ai cristiano-sociali (omagari alla madonna di Pompei) la priorità e il merito del movimento coo-p e r a t i vo e della re l a t i va legislazione in Italia, facendone risalire l’impulso elo sviluppo al Vangelo, che è un pochino anteriore alla Lega nazionale dellec o o p e r a t i ve ! ”2 5.

La Federazione, centro pro p u l s o re del risveglio delle energie pro d u t t i-ve della regione, intorno alla metà di nove m b re del 1920, ha un mov i-mento di affari tutt’ a l t ro che trascurabile. E nonostante l’ostilità dellaPrefettura, è forte di 55 cooperative federate, di 12 cooperative chehanno avanzato domanda alla Federazione e che saranno ammesse nellaprima riunione del Consiglio di amministrazione e di un’altra decina di

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c o o p e r a t i ve i cui atti costitutivi sono in corso di approvazione presso iltribunale e di pubblicazione nel Foglio degli annunzi legali dellaPre f e t t u r a .

Le sole cooperative già iscritte contano circa 20.000 soci che, con lerispettive famiglie, rappresentano oltre 100.000 consumatori.

Per quanto concerne il bilancio 1920, per essere quello del primo eserci-zio sociale, si può dire che rappresenta un vero successo. Esso si chiude, infat-ti, con un utile netto di L. 40.776,48, utile che viene interamente destinatoad incrementare il fondo di riserva.

Le merci vendute in questo primo anno di lavoro ammontano a circa duemilioni di lire, mentre il movimento generale degli affari ha superato gli ottomilioni.

Lo sviluppo della Federazione continua ininterrotto per l’adesione dinuove cooperative di consumo, agricole e di lavoro. A1 31 dicembre 1920 lecooperative federate sono 72, mentre nel marzo 1921 diventano 80, e un’al-tra ventina stanno per essere ammesse26.

La Federazione, verso la fine di agosto del 1921, istituisce anche un corsodi istruzione cooperativistica. Il corso, frequentato da numerosi giovani eseguito dall’on. prof. Giovanni Zibordi della Lega nazionale, si conclude il12 ottobre con un esame scritto di contabilità, aritmetica e computisteria.Alcuni dei suddetti giovani trovano occupazione presso le cooperative dellaprovincia.

Insomma la Federazione, sia pure tra molti ostacoli, si muove bene, tantoda diventare, secondo Masella, una grande azienda commerciale, forse la piùimportante del Mezzogiorno.

L’opera meritoria della Federazione –dirà nel marzo 1922 il campanoLuigi D’Ep i f a n i o2 7 a l l’Assemblea generale della Federazione delle coopera-t i ve di Basilicata– non può essere giustamente valutata se non paragonan-do i risultati conseguiti in due anni di vita con quelle che erano le condi-zioni della cooperazione di Basilicata al momento della costituzione dellaFederazione. “Si era allora in uno stato che può paragonarsi allo ze ro, e siè oggi in una situazione che può con coscienza dichiararsi essere una dellepiù promettenti d’ Italia. L’esperimento di Basilicata è guardato con orgo-glio, e quasi con invidia, anche da quelli molto più vecchi delle altre re g i o-ni, perchè la Federazione di Basilicata è stata una delle poche che ha supe-rato vittoriosamente la crisi dei prezzi e che può guard a re fiduciosa ve r s ol’ a v ve n i re”2 8.

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4. COOPERATIVE AGRICOLE E OCCUPAZIONE DELLE TERREINCOLTE

La crisi che investe il paese alla fine della guerra e che si acutizza negli annisuccessivi, ha effetti particolari sul Mezzogiorno. Qui, infatti, i contadini,tornati dal fronte e ritrovata la situazione immutata (mancanza di terre, pattiagrari e fitti medievali) esprimono la loro protesta con l’occupazione delleterre.

Sono movimenti per lo più spontanei, ma in grado “d’introdurre la nozio-ne stessa di lotta sociale in plaghe e regioni d’Italia che quasi ne erano rima-ste fino a quel momento immuni, e di mostrare quanto l’esperienza bellica ela promessa della terra avessero contribuito a fare uscire le popolazioni rura-li da un secolare torpore”29.

Per legalizzare questo movimento abbastanza esteso, il governo emana, nelsettembre 1919, il decreto Visocchi, che consente a cooperative di contadinipoveri di occupare le terre incolte e mal coltivate della proprietà latifondista.Tale decreto, “del tutto insufficiente ad avviare un processo di profonda trasfor-mazione dell’ o rdinamento fondiario”3 0, provoca anche in Basilicata il sorgere din u m e rose cooperative agricole. Nel 1920 ne esistono 30 3 1.

Nel 1919 si registrano agitazioni in vari centri: a Banzi i braccianti rive-dicano miglioramenti salariali e assegnazioni di terre comunali; a Matera, adAvigliano, a Lagopesole, a Picerno, a Pignola, a Pietragalla, a Forenza, leleghe di resistenza chiedono principalmente la riduzione dei canoni di fittodel 40%32.

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Il Movimento Cooperativo in Basilicata dall’Unità al Fascismo

Cartolina della

Lega delle

Cooperative, raffi-

gurante a destra,

Luigi Luzzatti,

uno dei padri

della cooperazio-

ne italiana (da

“Cooperative in

Lombardia dal

1886”, 1986).

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Le lotte pero, prive di direzione poli-tica, si risolvono in qualche occupa-zione di terre incolte e in qualcheesperimento di affittanza collettiva(v. quella tentata a Melfi dalla Legasocialista).Le occupazioni delle terre, pro d o t t odella miseria e dello sfruttamento, aldi là degli ostacoli frapposti dalleautorità gove r n a t i ve legate agli inte-ressi degli agrari, ottengono risultatimodesti per la scarsa fertilità dei terre-ni, per la eleva t ezza dei canoni di con-cessione, per il disinteresse degli stessicontadini, sforniti di capitali. “Lastessa Opera nazionale combattenti, acui la legge attribuiva poteri di espro-

prio, previo indennizzo, di terre abbandonate o insufficientemente coltivate, silogorò in interminabili pratiche di esproprio di piccolissimi e malarici appez-zamenti (per l’ e s a t t ezza furono effettuati 1.301 espropri e 712 acquisti percomplessivi 2.003 ha.: quasi un esproprio per ogni ettaro ) ”3 3.

Nei prospetti riportati qui di seguito (tabelle 10 e 11) sono evidenziati idati relativi alle associazioni agrarie che hanno chiesto l’occupazione di terreabbandonate nel periodo ottobre 1919-gennaio 1921 ed i risultati delle pra-tiche espletate in rapporto alle domande di concessione.

Secondo l’ a g ronomo Gi ovanni Padula i vantaggi economici deriva t idalla concessione delle terre incolte3 4 alle cooperative furono di scarsis-sima importanza, anzi inesistenti. E ciò perchè le cooperative, guidategeneralmente da incompetenti, senza mezzi adeguati per tentare razio-nali ed intensive colture, finirono con lo sfru t t a re coi vecchissimi siste-mi le terre incolte, senza nulla studiare o tentare per far scomparire lecause che concorsero a far cre a re il latifondo, cioè “t e n t a re qualchebonifica per debellare la malaria, trova re i capitali per costru i re fabbri-cati rurali e comode strade, e per acquistare le scorte indispensabili”3 5.Il latifondo perchè divenga redditizio, ha bisogno di essere spez ze t t a t oe dotato di tutto per cre a re tante unità agricole (piccole aziende) erichiede perciò ingenti capitali. “Le cooperative –è vano illudersi– non

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Tab. 10. Associazioni agrarie che hanno chiesto l’occupazione di ter re abbandonate

nel periodo ottobre 1919-gennaio 1921

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Tab. 11. Concessioni di terreni incolti fatte dal 1° maggio 1921 al 31 dicembre 1922

Fonte: A.S.P., Pref. Gab., Atti amministrativi, anni 1913-1932, cart. 123, fasc. 21.

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potranno mai affro n t a re tale sforzo economico ed è perciò inutile spe-r a re in seri risultati”3 6.

Pe rtanto –ribadisce Padula– nulla si poteva fare in Basilicata nel campodella cooperazione, tanto è ve ro che a Campomaggiore una cooperativa agri-cola, diretta prima da un ex carabiniere e poi da un fabbro-ferraio, nulla hasaputo combinare. D’altra parte “nessun sentimento sociale, nessuna coscien-za di un dove re da compiere”3 7 ha spinto i contadini ad unirsi in cooperative .

Queste considerazioni, come si può facilmente intuire, non sono condi-vise dai dirigenti della Federazione delle cooperative di Ba s i l i c a t a .Rispondendo al Padula, Mauro Costantino asserisce che, oltre al buon fun-zionamento della “Unione Agricola” di Palazzo S. Gervasio, a Lavello vi è unesperimento di cooperazione agricola riuscitissimo. “Venga il sig. Padula aLavello a fare una visita per ragione di studio, e troverà un’azienda agricolacondotta dalla nostra cooperativa, impiantata e diretta con sani criteri di cul-tura razionale, da sostituire in meglio qualunque azienda privata”38.

5. L’UNIONE AGRICOLA RURALE DI LAGOPESOLE

Tra le cooperative agricole operanti nell’immediato dopoguerra nel com-prensorio comunale di Avigliano si possono ricordare: la Società Agricola diAvigliano, l’Associazione Cooperativa Agricola di Giuliano e l’UnioneAgricola Rurale Cooperativa di Lagopesole39. Quest’ultima è ritenuta la piùsignificativa sotto vari aspetti.

L’Unione Agricola Rurale di Lagopesole sorge il 19 ottobre 1913 inAvigliano per iniziativa del socialista Michelarcangelo Bochicchio40.

L’Associazione ha come scopo primario il miglioramento economico,morale ed intellettuale dei soci41. Il riconoscimento della personalità giuridi-ca le viene conferito il primo dicembre 1913, con provvedimento del tribu-nale civile di Potenza.

Il capitale sociale è indeterminato, mentre la tassa di ammissione equella annuale sono entrambe di una lira e venti centesimi. I soci, il cuin u m e ro è illimitato, sono distinti in effettivi e onorari. Non vi è pre c l u-sione di sesso per entrare nelle file del sodalizio: sono ammesse anche ledonne, cui non necessita l’autorizzazione maritale per figurare nel nove-ro dei soci.

L’Unione manifesta subito una notevole intraprendenza. Nel 1915, essen-

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do stati posti in vendita i beni di una delle famiglie più ricche di Avigliano,i Corbo, la Cooperativa partecipa alla espropriazione di una parte consisten-te del loro patrimonio, aggiudicandosi la vasta tenuta di Iscalunga, la masse-ria della Corda e l’area del Cugno delle Monache, “che costituivano le plaghepiù fruttifere del Comune di Avigliano”42. I terreni, che coprono una esten-sione totale di 558,72,03 ettari, sono aggiudicati per un prez zo di383.545,43 lire.

Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, l’Associazione diLagopesole ne resta coinvolta, “fornendo alla causa nazionale un forte con-tingente di morti, feriti e decorati”43.

La partenza per il fronte del Presidente Bochicchio, sostituito nella caricada un certo Angelo Vito Tortora, non crea grossi problemi alla Cooperativa,la quale continua negli acquisti. Al 31 dicembre 1918 i depositi ammontanoa lire 140.330,00.

Il dopoguerra, però, si apre con l’incrinatura dei rapporti tra l’effettivoPresidente dell’Unione ed il suo supplente. Tanto che si arriva alla estromis-sione del Tortora dal sodalizio.

Nel settembre del 1919, l’ Unione di Lagopesole aderisce allaFederazione delle Cooperative di Basilicata, sebbene per essa resti priori-tario l’impegno a perseguire l’ o b i e t t i vo della quotizzazione del latifondodi Iscalunga.

L’Unione si prefigge di passare da uno status di “modesta cooperativa” aquello più rimarchevole di “vasta ed ubertosa azienda”. Così quando si pre-senta l’opportunità di aggiudicarsi dai Corbo l’altra importante tenuta diSarnelli, Bochicchio si candida per l’acquisto. Ma l’intervento dell’OperaNazionale per i Combattenti vanifica l’operazione.

Fallito l’acquisto, Bochicchio cerca di utilizzare al meglio i soldi ricavatidalla colletta per Sarnelli: 200.000 lire raccolte fra la fine del 1919 e i primimesi del 1920. L’8 aprile 1920, infatti, per beneficiare delle provvidenze legi-slative concesse dal Decreto Visocchi, costituisce la Società CooperativaAgricola fra ex combattenti di Lagopesole con circa 600 soci ed un capitaleiniziale di 5.650 lire44. Nel marzo 1921 la nuova cooperativa assume a cotti-mo i lavori riguardanti la costruzione dell’acquedotto che deve servire ilcomune di Avigliano e le sue frazioni.

Il 31 gennaio 1921 acquista la masseria di Revisco, in agro di Potenza, peruna somma di 87.000 lire45 .

Sempre nei primi mesi del 1921, il Presidente apre un’altra sottoscrizione

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per impiantare una cooperativa di consumo. Il capitale di questa società, for-mato da 2.245 azioni, è pari a 56.125 lire46.

L’attivismo del Bochicchio deve però fare i conti con il mutato climapolitico nel quale matura la decisione di avviare l’opera di smantella-mento del sistema cooperativo. Accusato di aver voluto costituire “u n ap roprietà collettiva con il possesso precario della terra”4 7 e di essere“p e rt u r b a t o re ostinato della quiete pubblica e pericoloso all’ o rd i n en a z i o n a l e”4 8, Bochicchio cerca di difendere se stesso e la sua cre a t u r a .Me n t re rinnega la sua trascorsa collocazione ideologica, egli evidenzia imeriti dell’Associazione di Lagopesole, che, nel periodo post bellico,“senza attendere dagli uomini di governo la realizzazione della grandep romessa della distribuzione delle terre” vi prov vede, invece, autono-m a m e n t e4 9. Rivendica perciò i dovuti riconoscimenti per la sua istitu-zione, raccomandandola “alla più aperta pro t ezione della Rivo l u z i o n eFa s c i s t a”5 0.

Le sollecitazioni del Bochicchio, ovviamente, non sono prese in con-siderazione. Anzi, nel luglio del 1924, con De c reto prefettizio (16 luglio1924), il Consiglio di am-ministrazione dell’ Un i o n eviene sciolto, rimandando-si ad altro decreto del 30n ove m b re la definitiva messain liquidazione della So c i e t à ,per tutelare “gli interessi eco-nomici delle famiglie chea ve vano impegnato i pro p r irisparmi per l’acquisto di unp ez zo di terra”5 1.

L’espletamento delle pro-c e d u re giudiziarie viene affi-dato al comm. G. Cafiero.Questi contesta la va l i d i t àdella gestione amministrati-va e contabile dell’ Un i o n e ,affermando che la documen-tazione consegnatagli all’ a-p e rtura dell’inchiesta giudi-

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ziaria doveva considerarsi lacunosa ed equivoca. Ritiene poi il Bochicchio unuomo dalla “moralità discutibile”, le cui istanze “di integrarsi fra le file fasci-ste risultavano tanto manifestamente strumentali da doversi rifiutare”52.

L’atteggiamento di Cafiero, principale accusatore del Bochicchio, vieneperò criticato da Francesco Savastano, ufficiale giudiziario presso la Corted’Appello di Potenza. Per Savastano si deve parlare di “avversione, per nondire addirittura ostilità premeditata”53 Lo conferma il fatto che egli protrae ilcommissariamento

“per otto mesi col peso di quotidiane laute indennità e con l’impiego di agentiausiliari, più che inutili, nocivi, come il voluto segretario Giordano, il guardianoSileo, Giuseppe Summa e Angelo Tortora, tutti direttamente o indirettamente ligiall’agente della Casa Doria, pel quale niente può essere più gradito della distruzionedi un sodalizio che si proponeva la tutela e l’assistenza dei contadini nei diuturni rap-porti col vasto feudo in cui vivono e di cui il proprietario lontano ignora le condi-zioni ed i reali modi di gestione”54.

L’intervento del Savastano chiarisce molte cose. Tuttavia le ragionidella fine dell’Unione sono più remote ed oggettive. Essa scrive LucioAttorre,

“segnava, infatti, emblematicamente l’attuazione del processo di arretramento diquel tipo di democrazia economica prefigurato e lungamente sorretto dal Giolitti, cheora il fascismo avversava, coinvolgendo e sconvolgendo un orizzonte di potenzialeimprenditorialità che il Mezzogiorno sul terreno della cooperazione ancora stenta aritrovare”55.

6. CRISI ECONOMICA, DISOCCUPAZIONE E COOPERAZIONE

Al termine del conflitto l’Italia, benchè vittoriosa, deve fronteggiare, comesi è detto, una situazione estremamente difficile, determinata dagli squilibriconseguenti all’eccessivo sacrificio imposto dalla guerra. I problemi daaffrontare sono molto seri. Ha perso 600 mila uomini al fronte e migliaiad’altri sono smobilitati e disoccupati. Inoltre l’economia è esausta e vicino alcollasso. L’inflazione ha elevato il costo della vita di sei volte rispetto al perio-do prebellico.

Di qui il grido d’allarme e gli appelli alla concordia rivolti dalla Lega dellecooperative ai partiti, alle organizzazioni operaie, al governo, indicando come

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Tab. 12. Conto generale riassuntivo di cassa della Cooperativa Unione Rurale di

Lagopesole secondo l’elaborazione fattane dal Commissario prefettizio G. Cafiero

Fonte: ASP, Pref. , A.A., cart. 140.

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unico mezzo per evitare la catastrofe una pronta, coraggiosa politica di lavo-ri pubblici per lenire la disoccupazione.

In Basilicata, dove si aspetta da trent’anni l’esecuzione di opere pubbliche(strade, acquedotti, sistemazioni idrauliche, bonifiche, ecc.) la disoccupazio-ne –stando ad una statistica pubblicata sul finire del 1920– non esiste, dalmomento che essa riguarda soltanto 95 individui. Ma così non è.

La statistica, infatti, si riferisce al mese di luglio, mese in cui la mietituraed altri lavori campestri richiedono molte braccia. Negli altri mesi invece idisoccupati sono molto numerosi.

È il caso di Matera dove, nella prima metà di aprile del 1920, si determi-na una sensibile disoccupazione con turbamento anche dell’ordine pubblico.

In un fonogramma del 16 aprile 1920 il sottoprefetto di questa cittàfa presente al Prefetto di Potenza che è urgente assicurare il lavo ro a 500disoccupati pre valentemente contadini e terrazzieri. Pe rciò chiede dii n t e n s i f i c a re i lavori di costruzione della ferrovia e di iniziare gli stessi inpiù punti “così da potere assorbire maggior parte mano d’opera disponi-b i l e”5 6.

In un altro fonogramma del 4 maggio 1920 il sottoprefetto di Melficomunica al Prefetto di Potenza che a Lavello, con la ripresa dei lavori agri-coli, il numero dei disoccupati si è ridotto. Restano però senza lavoro circa300 operai tra terrazzieri e muratori. Occorre provvedere tempestivamente sesi vogliono evitare “spiacevoli conseguenze”57.

Comunque, osserva “Il Popolo Lucano” del 13-14 settembre 1921,ammesso che la disoccupazione manchi, ciò avviene non perchè vi sia pertutti la facilità di trovare lavoro, ma soltanto perchè i nostri lavoratori, inve-ce di attendere i sussidi che non vengono mai, preferiscono andarsene.“L’emigrazione –secondo il giornale– ha ripreso su vasta scala e malgrado lenotizie non buone che si hanno sulle possibilità di collocamento all’estero,essi partono ugualmente, convinti che all’estero, anche se potranno lavoraredue o tre giorni soltanto per settimana, guadagneranno più di quello cheguadagnerebbero lavorando qui continuamente”.

Di fronte al problema della disoccupazione che va assumendo anche nellanostra regione notevoli proporzioni (nel gennaio del 1922, a Potenza, il 70%degli edili è senza lavoro), la Federazione delle cooperative di Basilicata nonsta a guardare. Essa, oltre che aiutare le cooperative di lavoro e promuoverela costituzione del citato Consorzio Lucano delle Cooperative di lavoro,richiede direttamente la concessione di lavori pubblici da fare eseguire tra-

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mite le cooperative federate.Il dott. Pe r retti si reca più vo l t e

a Roma e ha colloqui con le orga-nizzazioni e con le autorità pre p o-ste alla esecuzione dei lavori pub-blici meridionali.

“Con i sussidi –nota GiuseppeMasella su “Il Popolo Lucano” del 4-5 agosto 1921– non si può risolvereil problema, che invece va risoltodando lavo ro ai disoccupati”. Alr i g u a rdo però sarebbe opport u n ocoinvolgere le organizzazioni coope-rative locali e la Federazione naziona-le delle cooperative di produzione,presieduta dall’on. Nullo Baldini.

Masella–nel sottolineare che il pro-blema di Basilicata è un pro b l e m anazionale, forse uno dei più import a n-t i – r i l e va polemicamente che la nostraregione, “in tutte le grandi ripart i z i o n idel bottino statale, è rimasta a boccaa s c i u t t a”. In Basilicata,dopo il 1904, “non si sono costruite nè le strade, nè gliacquedotti, nè le bonifiche, nè le ferrovie, mentre altrove, si sono fatte queste emolte altre cose” .

7. LA VIOLENZA FASCISTA CONTRO LE COOPERATIVE

L’impegno della Federazione delle cooperative di Basilicata in favore del-l’occupazione si attenua naturalmente con lo svilupparsi dell’attività fascistae con le prime rappresaglie.

Da noi il fascismo, nel biennio 1920–21 (cioè nel periodo di massimaespansione del movimento cooperativo), viene sottovalutato da parecchiesponenti politici e dallo stesso Masella. Esso, infatti, è ritenuto una “sparu-ta minuzzaglia”58, incapace di dare fastidio.

Ma dopo l’avvento al potere di Mussolini, che vede nella regione un con-

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Nicola Frungieri di Calvello (PZ), emigra-

to a Buenos Aires (collezione privata

Lina Vitacca).

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sistente aumento di iscritti al partito fascista59 e l’apertura di sezioni in quasitutti i comuni, se ne avverte in maniera chiara la pericolosità.

Nel corso del 1922 i mazzieri di D’Alessio60, sostenuti da alcune squadreprovenienti dalla Puglia, smantellano e s’impadroniscono di municipi, came-re del lavoro, leghe contadine e cooperative. Queste ultime, in particolare,considerate “covi sovversivi”, costituiscono il bersaglio privilegiato delleincursioni fasciste. Lo testimonia il caso della Cooperativa agricola diCampomaggiore, conquistata nel 1923 a viva forza dai fascisti che, conmoschetti alla mano61, impongono e dirigono le elezioni dei nuovi ammini-stratori, licenziano il guardiano Luigi Morena “per sostituirlo con un fascista,che non è socio della cooperativa”62.

La Cooperativa di consumo “Sempre Avanti!”, i cui soci in prevalenza fer-rovieri, uscieri e artigiani, più volte attaccata, tenta di resistere, ma nel 1925é costretta a chiudere.

Il fascismo soffoca gradualmente “la stampa democratica e socialista (“IlLavoratore”, “Il Popolo Lucano”), tutta la trama di organizzazioni sociali, dipersonale politico, ancora gracile e incerta, ma che in meno di un ventennioaveva cercato di suscitare a livello di massa, fra e con i contadini di Basilicata,una pratica di gestione democratica della società, una coscienza di classesocialista”63.

La Federazione, sia pure in tonoridotto, riesce a svo l g e re la suaattività. I suoi dirigenti non subi-scono violenze personali, nèoltraggi. Vengono però attaccatele merci. Agli inizi del 1923,infatti, i fascisti invadono ildeposito di Potenza situato inpiazza Sedile, nel locale denomi-nato Te a t ro San Nicola, distru g-gono e sottraggono le merc i ,sfondano alcune botti facendos c o r re re il vino. Di lì a pocoincendiano il grande magazzinop resso la Stazione inferiore, arre-

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Benito Mussolini nel 1925 (da B.

Mantelli, “Il regime fascista”, 1995).

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cando non pochi danni e costringendo Masella e Pe r retti ad intrapre n d e-re altre iniziative6 4.

Masella decide di diventare un banchiere, creando, nel giugno 1924, laBanca di Basilicata (chiamata poi di Lucania) col capitale di 500.000 Iire.

Perretti, grazie anche a ciò che si è salvato della Federazione, (merci,attrezzature e organizzazione della rete di clienti) e alla generosità di Masellache rinuncia alla parte spettantegli, compresa la quota in contanti, ricostrui-sce una nuova azienda65.

Con la chiusura della Federazione delle cooperative il movimento coo-p e r a t i vo lucano è praticamente distru t t o. Dopo il 1924, I’azione delfascismo nei confronti della cooperazione si concreta ancora nella violen-za squadristica, ma compaiono altre forme di intimidazione. Contro lec o o p e r a t i ve più riottose, in mancanza di forze sufficienti per aggre s s i o n i ,si ricorre al compiacente intervento dei prefetti e dei sottoprefetti per lare voca di licenze, la chiusura di spacci, lo scioglimento dei consigli dia m m i n i s t r a z i o n e .

In questa situazione il contributo della cooperazione allo sviluppoeconomico della regione durante il fascismo è molto modesto. In taleperiodo, d’ a l t ronde, si formano pochissime cooperative: nel 1927 laSocietà cooperativa di lavo ro “Du c e” di Potenza e l’ “A g r i c o l a”, diBernalda; tra il 1928 e il 1932 la Società cooperativa “Il Littorio” diCancellara, la “Ol i v i c o l t o r i” di Lavello, le cooperative agricole di

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Pietragalla, di Palmira e di Lagopesole6 6. Nel 1936 funzionano tre casserurali e artigiane cooperative con un’attività del va l o re di L. 2.022.573.Nel 1937 vengono segnalate 2 cooperative di consumo a Potenza, con184 soci, 5 cooperative di lavo ro, rispetto a un totale nazionale di 1266.Di queste, 3 sono superstiti del periodo prefascista e 2 sorte durante ilregime; una è, comunque, inattiva6 7.

Concludendo “il fascismo lasciò all’Italia che sarebbe nata dopo la guerrauna pesantissima eredità: da una parte, la distruzione di quello sviluppo coo-perativo e associativo che fino al 1925 aveva raggiunto i livelli dei paesi piùavanzati d’Europa in materia e, dall’altra, la sua sostituzione con una artico-lazione in centinaia di corpi separati, quante erano le produzioni, gestiti,attraverso il controllo dei grandi e dei medi proprietari, in forma burocrati-ca, dal potere statale: una piramide che lo Stato repubblicano ha durato edura ancor oggi molta fatica a smantellare”68.

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