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REGIMI TOTALITARI IL FASCISMO 1919-25

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REGIMI TOTALITARI

IL FASCISMO

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Il dopoguerra: la crisi economicaAlla fine della prima guerra mondiale, si erano determinate le seguenti condizioni:

• il centro economico del mondo si era spostato– non più l’Europa, ma gli Stati Uniti, detenevano il primato economico mondiale

– la politica estera statunitense si orientò verso l’isolazionismo, non assumendo quel ruolo-guida nelle relazioni internazionali che si sarebbe dovuto accompagnare alla fondazione della Società delle nazioni (alle cui riunioni non parteciparono mai)

• l’Europa era in piena crisi economica– la guerra aveva prosciugato tutte le ricchezze e le risorse

– per riconvertire l’industria di guerra in industria “di pace”, servivano investimenti di capitali che i paesi europei avevano difficoltà a reperire

– l’inflazione ( = svalutazione del potere d’acquisto della moneta) strozzava i consumi e aumentava vertiginosamente il costo del denaro e la povertà dei singoli cittadini

• i domini coloniali europei erano in rapido declino– i paesi che avevano conservato domini coloniali (Francia e Inghilterra) facevano fatica

a controllare le spinte antimperialiste e indipendentiste delle loro colonie• le colonie britanniche a prevalenza demografica bianca divennero “dominions” =

comunità autonome legate all’impero britannico da un vincolo di “fedeltà commerciale” (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Unione sudafricana: paesi del Commonwealth, fondato nel 1926)

• l’Irlanda centro-meridionale fu riconosciuta indipendente nel 1922

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Tre risposte alla crisi:

CRISI

del 1929

Stati Uniti

fascismoe nazismo

UnioneSovietica

New Dealdi Roosevelt

protezionismo

controllodella società

spese militari

pianificazionecentralizzata

interventisociali

regolamentazionedi banche

e corporations

collettivizzazionedelle campagne

industrializzazioneforzata

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Il “programma di San Sepolcro”

Capitanata da Mussolini, il 23 marzo 1919 ebbe luogo a Milano, a Piazza San Sepolcro (da cui il nome di “Sansepolcristi” assunto dai partecipanti), la prima riunione delle organizzazioni di ex-combattenti, futuristi, dannunziani, nazionalisti ed ex-socialisti che andranno a formare la base del fascismo delle origini.

In quello, e nei successivi incontri, venne formulato il “Manifesto dei Fasci di combattimento”, che venne pubblicato il 6 giugno su Il Popolo d’Italia.

Intorno al “Manifesto” si raccolse l’omonimo movimento che nel 1921 si trasformerà in partito, assumendo il nome definitivo di “Partito nazionale fascista”.

Il Manifesto dei Fasci di combattimento presenta un programma fortemente rivoluzionario e batte fortemente l’accento su rivendicazioni politiche e sociali (dal voto alle donne alla giornata lavorativa di otto ore), dichiarando al contempo“l’imperialismo fondamento della vita di ogni popolo” e rivendicando all’Italia un “posto nel mondo”.

Questo atteggiamento, definito da alcuni storici di “bivalenza delle formule”, avrebbe avuto lo scopo di raccogliere attorno a un programma verbalmente e opportunisticamente “di sinistra” (ma non privo di concessioni alla Destra) forze sociali eterogenee, rendendo con ciò possibile la conquista del potere.

Secondo altri studiosi, invece, il fascismo “del primo anno” andrebbe radicalmente distinto da quello successivo, e ciò sarebbe testimoniato dal fatto che molti sansepolcristi diventarono nel giro degli anni successivi antifascisti (come, ad esempio, Pietro Nenni, che nel 1919 aveva fondato il Fascio di combattimento di Bologna e tre anni dopo era tra i dirigenti del Partito socialista).

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L’Italia fascista: prima metà degli anni Venti

• Ottobre 1922: marcia su Roma e inizio del governo Mussolini (il 30 ottobre).

• Dicembre 1922: Mussolini istituisce il Gran Consiglio del Fascismo, una struttura politica che fa da raccordo tra la vecchia impalcatura dello Stato monarchico (retto dallo Statuto Albertino, formalmente in vigore) e la nuova struttura del Partito Fascista, con tutte le sue ramificazioni. Mussolini riunisce in sé le qualifiche di capo del governo e duce del fascismo.

• Gennaio 1923: viene istituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo armato di partito che inquadrava le “squadre” fasciste e che (in teoria) avrebbe anche dovuto disciplinarne le azioni, che tendevano a sfuggire a ogni controllo.

• NB: entrambi i provvedimenti erano incompatibili con i principi basilari dello Stato liberale, ma i liberali e i cattolici all’interno del governo non reagirono.

• Conseguenze:

• proseguimento della repressione illegale (da parte dello squadrismo) e avvio di una repressione legale (eseguita dalla magistratura e dagli organi di polizia) nei confronti degli oppositori, in particolare i comunisti, che furono costretti alla semi-clandestinità mediante sequestri di giornali, scioglimenti di amministrazioni locali e arresti preventivi;

• i sindacati si sciolgono (tranne la FIOM, i metalmeccanici) e gli scioperi diminuiscono sensibilmente.

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Politica economica 1922-25• Mussolini, per risanare la crisi post-bellica, perseguì inizialmente una

politica economica liberista:– abbassamento dei salari degli operai– sgravi fiscali alle imprese (= sostegno all’iniziativa privata)– abolizione dell’assistenza statale (es. le assicurazioni sulla vita)– privatizzazione del servizio telefonico– oltre 20.000 licenziamenti nel pubblico impiego (in particolare i ferrovieri)

• Tra il ’22 e il ’25 la produzione aumentò e il bilancio dello Stato tornò in pareggio.

Alleanza con la Chiesa:

Febbraio 1922: eletto al soglio pontificio il conservatore Pio XI; Mussolini riconosce “la missione universale” della Chiesa cattolica e promette concessioni.

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Riforma della scuola:

Nella primavera del 1923 viene varata la Riforma Gentile (il filosofo Giovanni Gentile era allora Ministro della Pubblica Istruzione):

• primato dell’istruzione classica come formazione della classe dirigente

• insegnamento obbligatorio della religione nelle scuole elementari

• introduzione di un esame di Stato al termine di ogni ciclo di studi (che serviva a mettere su uno stesso piano scuole pubbliche e scuole private)

La cacciata dei Popolari (Ppi):

Primavera del 1923: Mussolini impone le dimissioni ai ministri popolari nel suo Governo (perché alleati dei socialisti); poco dopo Pio XI esercita pressioni che fanno dimettere Don Sturzo dalla segreteria del Partito.

Il Ppi è la prima vittima dell’alleanza Fascismo – Chiesa.

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Elezioni politiche del 1924• Luglio 1923: approvazione di una legge elettorale maggioritaria, che

avvantaggia la maggioranza relativa.• Elezioni del 6 aprile ’24:

– cattolici di destra e conservatori si candidano insieme con i fascisti nelle “liste nazionali”;

– le forze antifasciste (socialisti, comunisti e liberali d’opposizione, come Giovanni Amendola) si presentano in liste separate, condannandosi alla sconfitta;

– vittoria fascista: le liste nazionali ottennero il 65% dei voti e tre quarti dei seggi in Parlamento; il successo fu soprattutto rimarchevole al Sud, dove i candidati conservatori erano dei notabili che si erano portati appresso le loro “clientele”.

Delitto Matteotti 10 giugno 1924: il deputato Giacomo Matteotti, segretario del Psu (Partito socialista unitario), viene rapito a Roma da un gruppo di squadristi, caricato a forza su un auto e ucciso a pugnalate.

Dieci giorni prima, in un discorso alla Camera, aveva denunciato le violenze fasciste e contestato i risultati elettorali.

L’opinione pubblica, benché assuefatta alle violenze, reagì con sdegno, e il fascismo si trovò isolato (crollo della fiducia in Mussolini). Giacomo Matteotti

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La “secessione sull’Aventino”

• L’unica iniziativa concreta presa dai gruppi di opposizione fu quella di astenersi dai lavori parlamentari e riunirsi separatamente finché non fosse stata ripristinata la legalità democratica.

• I partiti “aventiniani” sollevarono una “questione morale”, sperando in un intervento del re o in uno sfaldamento della maggioranza fascista.

• Ma il re non intervenne, e i fiancheggiatori del fascismo, pur denunciandone le illegalità, non tolsero il loro appoggio al capo del governo.

• Mussolini si limitò a dimettersi dalla carica di ministro degli Interni, e a sacrificare qualcuno dei suoi collaboratori più coinvolti nel delitto Matteotti.

Il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925Nel giro di pochi mesi l’ondata di sdegno rifluì. Mussolini dichiarò chiusa la “questione morale” e, rompendo ogni cautela legalitaria, asserì:

“Ebbene, dichiaro qui, al cospetto […] di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. […] Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! […] Il governo è abbastanza forte per stroncare definitivamente la secessione dell’Aventino. “

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NON MOLLARE Non Mollare fu un quotidiano clandestino antifascista – il primo in Italia – fondato da un gruppo di intellettuali salveminiani, stampato a Firenze tra il gennaio e l’ottobre del 1925.

Lo scopo del Non Mollare, nelle intenzioni dei suoi fondatori, era soprattutto quello di disobbedire alle proibizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto a promuovere il “libero pensiero”.

Identificati dal regime, nel 1926 gli intellettuali coinvolti dovettero prendere la via dell’esilio.

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Gli “Arditi” a Fiume

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Squadrismo

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27-28 ottobre 1922

La marcia su Roma