DABAR - LOGOS - PAROLA Lectio divina popolare · nel folto bosco di quella parte della Bibbia che...

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DABAR - LOGOS - PAROLA Lectio divina popolare Collana diretta da GASTONE BOSCOLO TIZIANO LORENZIN

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DABAR - LOGOS - PAROLALectio divina popolare

Collana diretta da

Gastone Boscolo tiziano lorenzin

DABAR - LOGOS - PAROLALectio divina popolare

SPIRITUALITÀ DELL’ANTICO

TESTAMENTOÈ in te, Signore,

la sorgente della vita (Sal 36,10)

diGianni Cappelletto

ISBN 978-88-250-3936-8ISBN 978-88-250-3937-5 (PDF)ISBN 978-88-250-3938-2 (EPUB)

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Introduzione «ALLA TUA LUCE, SIGNORE,

VEDIAMO LA LUCE»(Sal 36,10)

Gentile lettrice, caro lettore, stiamo per inoltrarci nel folto bosco di quella parte della Bibbia che noi cristiani siamo soliti denominare “Antico (Primo) Te-stamento” per individuare alcune linee di spirituali-tà percorribili ancor oggi da ogni credente. Prima di iniziare il cammino, ti propongo di metterti in silen-ziosa contemplazione di fronte a La creazione dell’uo-mo di Michelangelo (1508-1512) che trovi riportata – seppur in una sua sola parte – in copertina. Oltre a far riferimento ai brevi commenti a questo famoso dipinto che si trova nella Cappella Sistina (Città del Vaticano)1, rifletti sul fatto che tra il dito della mano destra di Dio e quello della mano sinistra dell’uomo c’è uno spazio di due centimetri e mezzo. Possiamo considerarlo lo spazio della “distante prossimità” che attesta sia la somiglianza sia l’assoluta diversità tra il Creatore e la sua creatura umana2, lo spazio anche della reciproca autonomia e della libertà, facoltà che Dio stesso concede a ogni uomo infondendogli la vi-ta perché esprima se stesso in una relazione scelta per amore. È in questo brevissimo spazio che ogni perso-

1 Si riprende da C. De Capua, Episodi e personaggi dell’Antico Te-stamento (I Dizionari dell’Arte), Mondadori-Electa, Milano 2003, 22-23.

2 P. Stefani, La radice biblica. La Bibbia e i suoi influssi sulla cul-tura occidentale, Paravia-Bruno Mondadori, Milano 2003, 60.

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na (uomo o donna che sia) si gioca il senso della pro-pria esistenza: saprà realizzarsi amando in autonomia e libertà non “contro” il proprio Creatore ma “in sua compagnia”? Tutto dipende, pertanto, dal come si re-laziona con Dio: desidera incontrarsi con lui lascian-dosi non solo infondere la vita quanto anche prende-re per mano nel suo cammino? Lo ignorerà allonta-nandosi da lui per inoltrarsi su strade scelte a seconda dei propri desideri, senza alcun confronto con chi gli ha dato la vita? Lo rifiuterà mettendosi contro di lui fino a eliminarlo quale Creatore e quale Orizzonte di senso della propria esistenza?

Come sto davanti a Dio?

Possiamo considerare le sacre Scritture, prese nel loro insieme (Antico e Nuovo Testamento), come la narrazione scritta delle scelte fatte dall’umanità e da singole persone di fronte a Dio. Lo accetta come suo Creatore e Signore, come amico e compagno di viag-gio: allora si realizza quella che denominiamo “salvez-za”, cioè una vita sottratta al non senso e avviata verso l’incontro definitivo con Dio. Lo rifiuta o si mostra a lui indifferente: in questo caso si parla di “peccato” come scelta consapevole e libera di impostare la pro-pria vita al di fuori della relazione preferenziale con il Signore Dio. La vita appare avviata alla “perdizione”, vale a dire alla frantumazione e al non senso. Nel no-stro itinerario con i libri dell’AT scopriremo, pertan-to, come Dio e l’uomo stanno l’uno di fronte all’altro e con quali risultati. Per il momento, facendo il “gio-co delle parti” di fronte all’affresco della creazione di Michelangelo, ognuno può chiedersi: quale volto ha per me il Creatore («espressione accigliata», come in-dicato nel commento al dipinto michelangiolesco?), come mi sembra che Dio consideri me, sua creatura (uno schiavo, un servo o un amico/a, o cos’altro?), in

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che modo lo avverto presente nella mia vita (come un padre-padrone che mi tiene schiavo? uno che si disinteressa di me e della storia umana? un Dio che mi invia sofferenze e croci per umiliarmi o per te-nermi buono?)... Collocandoci dalla parte dell’uomo dipinto da Michelangelo, uomo che – come dice il commento – «riassume in sé la vicenda di ogni essere umano», ci si può interrogare sul come si vive l’au-tonomia e la libertà, quale risposta si sta dando alle domande fondamentali sull’esistenza umana: quale è la mia origine e a chi la devo? Perché sono proprio così, con potenzialità e limiti? Qual è il mio compito su questa terra, nella brevità dei miei giorni? Verso dove sto camminando: il nulla o il definitivo incon-tro con Dio? E come me lo immagino? E se, sempre guardando il dipinto, provo a eliminare il Creatore o per me è indifferente che ci sia, come vivo “da solo”? Ce la faccio a darmi la vita, a vivere in autonomia e libertà e con quali esiti? Oppure, mi costruisco un “dio su misura”, a mia immagine e somiglianza?

La risposta a tali domande è decisiva per sceglie-re “chi” essere e diventare di fronte a Dio e di fron-te agli altri e per caratterizzare il proprio modo di relazionarsi a entrambi. Utilizzando il suggerimento di uno studioso, ogni umano (uomo o donna che sia) e la stessa umanità nel suo insieme possono co-struirsi o come pastore o come cacciatore. Il primo (pastore) è «colui che rinuncia a uccidere l’animale per mangiarlo poiché questo è il suo modo di eser-citare il dominio [...]. Il pastore non ha alcun inte-resse a fare violenza alle proprie bestie, delle quali ha bisogno per vivere. Al contrario, egli ha tutto da guadagnare se stanno bene». Il secondo (cacciatore) è «colui che sfoggia il proprio dominio sull’animale, spingendolo fino in fondo alle sue potenzialità. In particolare, egli dimostra la propria forza mangiando l’animale dopo averlo ucciso. Il suo regime alimenta-

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re è fondato sulla cupidigia, la violenza e la morte»3.Pastore e cacciatore, dunque, come due tipi di uo-

mo e due tipi di società; e pure “chiave di lettura” dei testi biblici canonici riguardo le relazioni tra le per-sone: in ogni narrazione, infatti, posso rintracciare la presenza dell’uno o dell’altro e il loro intrecciarsi in relazioni pacifiche o violente, di mitezza o di aggres-sività, di benevolenza o di cattiveria.

Dal “cercare Dio” al “lasciarci cercare” da lui

Nella Bibbia troviamo narrati non solo i tratti ca-ratteristici del volto che Dio stesso ha rivelato a noi nella storia del popolo ebraico, quanto pure quelli del nostro volto di sue creature amate. Entrambi i vol-ti sono riassunti, per un cristiano, in Gesù di Naza-ret: vero Dio e pertanto «immagine del Dio invisibi-le» (Col 1,15); vero uomo, e perciò «in tutto simile ai fratelli» suoi (Eb 2,17), eccetto il peccato; d’altra parte, noi siamo creati «conformi all’immagine sua» (Rm 8,29). È con tale rivelazione che va confrontato il nostro modo di percepire Dio e noi stessi; nel testo sacro troviamo, perciò, una proposta sul come vivere quei due centimetri e mezzo di libertà che ci separano da Dio: se come creature che accettano di lasciarsi pla-smare per diventare pastori o se come esseri umani che si mettono in proprio diventando cacciatori di Dio e degli altri o restando loro indifferenti! Una prima con-clusione si impone, pertanto: la vita spirituale è – per la Bibbia – il modo di stare davanti a Dio nella vita pratica, lo stile con cui ci si relaziona a lui (e agli altri) nel concreto dell’esistenza. E poiché nessuna creatura umana può vivere isolata dalle altre, essa assume anche le caratteristiche di un’esperienza in continua evolu-

3 A. Wénin, Non di solo pane... Violenza e alleanza nella Bibbia, Dehoniane, Bologna 2004, 93-94.

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zione e invenzione: è, infatti, l’arte di vivere insieme la relazione con il mistero di Dio e degli altri. Si tratta, in altri termini, di saper integrare il “proprio modo” – unico e irripetibile – di stare davanti al Signore con l’arte di “vivere insieme”, facendoci compagni di stra-da di altri credenti che, da autentici pellegrini, condi-vidono con noi gioie, fatiche, speranze, attese e me-te... o – al contrario – di sottrarci a tale impegno per percorrere, con altrettanta arte, strade di autonomia e di isolamento che portano a una identità di caccia-tori e di predoni. Vengono, in questo modo, tracciati dei percorsi di umanizzazione di sé e degli altri o di disumanizzazione che possono essere utilizzati da chi viene dopo di noi o rifiutati se ritenuti non percorri-bili, non utili o dannosi... ma pure scelti se piacevoli e affascinanti. Così è successo per l’esperienza bibli-ca; così succede nella storia della vita della Chiesa che ci ha tramandato due modelli di vita spirituale, cioè di relazionarci con il Creatore e pertanto tra di noi.

Un primo modello – quello derivante dalla con-cezione dualistica della filosofia greca e ancora pre-valente all’interno delle nostre comunità ecclesiali – prevede che sia l’uomo a cercare di relazionarsi con Dio. Sei tu, credente, che devi allungare il dito (guar-dando ancora l’affresco di Michelangelo) o la ma-no per toccare quella di Dio, perché – come afferma sant’Agostino – «il nostro cuore è inquieto finché non riposa in lui». Infatti, solo il Signore può dare compi-mento a tutti i desideri che ti porti nel cuore. Allora devi orientarti a lui solo, lasciando tutto ciò che “non è lui”, come il corpo e i beni materiali, considerati za-vorra che rallenta l’ascesa. Ciò comporta, pertanto, la negazione del materiale e del corporeo per assumere lo spirituale che trova il suo centro focale nell’anima e nel cuore. In quanto “pellegrino verso l’Assoluto”, devi essere in costante ricerca della relazione con il Signore (quærere Deum). Rischio di tale modello di

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vita spirituale è non solo il deprezzamento delle real-tà create (corpo umano incluso) fino al loro rifiuto, quanto anche la pretesa di giungere con le sole nostre forze a Dio. È l’ascesa al monte del Signore fatta con-tando solo su di noi, sperando che – quando non ce la facciamo più – lui funga da calamita che ci attira verso la sua casa, ove abita solitario e in attesa che qualcuno gli faccia visita! Ma quanti si perdono per strada? E quanti hanno la sensazione che Dio non li stia aiutando?

L’altro modello di vita spirituale intesa come “ar-te” di stare davanti a Dio si basa sulla rivelazione bi-blica che rovescia i termini: da cercatori di Dio a ri-cercati da lui! È Dio, infatti, che allunga il dito o la mano verso di noi (si guardi sempre il dipinto della creazione di Michelangelo) chiedendoci se accettia-mo di stringergliela! Oltre che pellegrino, Dio si fa mendicante, che non impone ma sollecita la relazio-ne. Niente sforzi titanici per scalare, con il nostro perfezionismo, il monte del Signore, quanto gioio-sa accoglienza di lui che non solo viene a visitarci «dall’alto» come il «sole che sorge» per rischiarare le nostre tenebre, ma anche per «dirigere i nostri pas-si sulla via della pace» (Lc 1,78.79). Per noi cristia-ni, questo è evidente nelle scelte di vita di Gesù Cri-sto come appare dal suo incontro con la Samaritana (cf. Gv 4): suo cibo è fare la volontà di colui che lo ha mandato (v. 34), e progetto del Padre è “cercare” adoratori «in spirito e verità» (vv. 23-24)4, persone in carne e ossa che liberamente accettino di accoglierlo lasciandosi accompagnare dallo Spirito Santo e illu-minare dalla Verità che è lo stesso suo Figlio, il cro-cifisso-risorto che chiede a tutti: «Dammi da bere»

4 Così la traduzione Cei 1974; quella più recente rende il testo greco in questo modo: «così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano» (Cei 2008).

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(v. 7). Ma vedremo che questa è pure l’impostazione dell’Antico Testamento in cui è Dio che cerca e fon-da la relazione con tutti i suoi figli e figlie, tramite la mediazione del popolo ebraico, eletto perché sia te-stimone di questo volto di Dio. In tale prospettiva, ciò che è decisivo è che io mi percepisca e accetti co-me “la vocazione di Dio” e non semplicemente che lui sia “la mia chiamata”. Il mio cercare Dio, infatti, è successivo al passo che lui ha già fatto verso di me, come del resto lo stesso sant’Agostino aveva speri-mentato sentendosi dire dal Signore: «Non mi cer-cheresti se non ti avessi già trovato». Questo significa non solo che a Dio interessa tutto di me, corpo in-cluso, e che è fondante ciò che lui fa per me rispetto a quello che io faccio per lui, quanto anche che lui mi accompagna nel viaggio della vita e mi sostiene nel cammino condividendo le fatiche del pellegrinaggio. La mia ricerca del Signore è, perciò, solo risposta al suo “per primo” nella mia vita, al suo farsi “compa-gno di viaggio” e non solo Creatore. Come è successo ad Abramo, nostro padre nella fede: è il Signore che liberamente gli propone «Vattene da...»; il patriarca «partì, come gli aveva ordinato il Signore» sentendosi da lui amato e benedetto! (Gen 12,1-4a).

«Alla tua luce, Signore, vediamo la luce» (Sal 36,10)

La beatitudine o felicità di «chi decide nel suo cuo-re il santo viaggio» (Sal 84,6; Cei 1974) dell’esistenza consiste, pertanto, nel permettere al Signore di esse-re suo custode nel cammino della vita (cf. Sal 121) e sua luce che gli illumina la strada mediante la sua pa-rola (cf. Sal 119,105), una parola che ovviamente lo precede e gli chiede solo ascolto attento. Ha ragione, perciò, il salmista quando afferma: «Alla tua luce, Si-gnore, vediamo la luce» (Sal 36,10). Prima di tutto, ognuno di noi è inserito dentro l’orizzonte di Dio, un

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orizzonte che abbraccia tutta l’esistenza. Infatti, io sto tra l’«In principio Dio creò» (Gen 1,1) e la promessa finale del Signore Gesù Cristo: «Sì, vengo presto!» (Ap 22,20). All’interno di tale ottica comprendo me stesso e rispondo alle domande sulla mia vita e sul mondo circa la mia identità (chi sono io?), la mia origine (da dove vengo?), la mia missione nel mondo (cosa ci sto a fare?) e il fine della mia esistenza (verso dove sto an-dando?). Se “mi specchio” in Dio, se sto davanti a lui con tutto me stesso, allora posso chiedergli come Mo-sè: «Mostrami la tua gloria/il tuo volto!» (Es 33,18), cioè fammi entrare nella tua intimità per farmi speri-mentare i tratti del tuo volto e su quali sentieri dovrei camminare. Infatti, conoscere il volto di Dio è deci-sivo per comprendere su quali strade vale la pena che io mi giochi l’esistenza, dal momento che sono creato «a sua immagine somigliantissima» (Gen 1,26-28). «Che io ti conosca, perché mi conosca» (sant’Agosti-no). È Dio stesso, allora, che mi svela come stare da-vanti a lui, quale stile di vita mi fa diventare quello che sono chiamato a essere. L’ulteriore richiesta di Mosè: «Che il Signore cammini in mezzo a noi» (Es 34,9) esprime la regola e pertanto la responsabilità perché il suo popolo (ebraico o cristiano) impari un po’ alla vol-ta a «camminare nelle sue vie» guidati dalla luce della sua parola (cf. Dt 5,33; 8,6; Sal 81,14; 119,3; ecc.). Così si esprime un salmista: «Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo vol-to; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia» (Sal 89,16-17).

Il nostro “camminare alla luce del volto” di Dio con l’Antico Testamento

Ripercorrendo ora alcune esperienze dell’Antico (Primo) Testamento cercheremo di delineare non so-lo il volto di Dio ma anche quello delle persone, e so-

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prattutto che tipo di relazione si instaura di volta in volta tra i due: scopriremo, così, il capolavoro che è ognuno di noi per Dio e il suo volto di Artista; impa-reremo anche l’arte di relazionaci a lui e tra di noi, vi-vendo la libertà come espressione di quell’amore che lui stesso ci ha donato infondendoci la vita. In pra-tica, nel nostro “pellegrinaggio biblico” effettueremo cinque tappe per rispondere alle seguenti domande:• Che rapporto esiste tra sacra Scrittura e vita spiri-

tuale del credente?• Che cosa è tipico ed essenziale della spiritualità

dell’Antico Testamento?• Attraverso quali strade il Dio attestato nell’AT ha

cercato e tuttora cerca ogni suo figlio/a?• Quali sono le conseguenze di tale ricerca per ogni

credente?Essendo il nostro itinerario prevalentemente un’o-

pera di sintesi, rimando ad altri lavori per la cono-scenza della formazione e dei contenuti dei singo-li libri biblici e per l’approfondimento esegetico di alcuni brani cui si fa riferimento. Per uniformità di impostazione e per coerenza nei contenuti segnalo due miei precedenti studi introduttivi all’Antico Te-stamento: G. Cappelletto, In cammino con Israe le, EMP, Padova 20167 che citerò «In cammino» e G. Cappelletto - M. Milani, In ascolto dei profeti e dei sapienti, EMP, Padova 20155.

Chiediamo a Dio, il Padre del nostro Signore Ge-sù Cristo, di benedire il nostro pellegrinaggio con le parole con le quali san Francesco d’Assisi – fondatore e ispiratore della mia scelta di vita – ha benedetto il suo confratello frate Leone, «pecorella di Dio» (FF 1836): «Il Signore ti benedica e ti custodisca. Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga il suo sguardo verso di te e ti dia pace. Il Signore bene-dica te, frate Leone» (FF 262; cf. Nm 6,24-26).

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Abbreviazioni e sigle

Oltre a quelle appena segnalate, ecco altre abbrevia-zioni utilizzate.

AT Antico Testamento, da molti oggi denominato Primo Testamento per evitare che “antico” venga inteso nel sen-so di “vecchio” e pertanto “sorpassato”, da tralasciare.

Cei 2008: si fa riferimento alla traduzione approvata dalla Conferenza episcopale italiana ed edita nel 2008 quale «testo per le celebrazioni liturgiche, alimento della vi-ta spirituale, fondamento dell’azione pastorale, orien-tamento e sostegno della testimonianza da rendere al mondo» (A. Bagnasco, 4 ottobre 2007).

DV Dei Verbum, costituzione dogmatica sulla divina Rive-lazione del concilio ecumenico Vaticano II (18 novem-bre 1965).

DSBP Dizionario di spiritualità biblico-patristica, Borla, Ro-ma.

EG Evangelii gaudium, esortazione apostolica postsinodale di papa Francesco (24 novembre 2013).

Yhwh tetragramma sacro presente nel testo ebraico dell’Anti-co (Primo) Testamento, generalmente tradotto da Cei 2008 con «Signore», mentre «Dio» presuppone l’ebrai-co Elohim; si pronuncia Jahweh.

FF Fonti Francescane, 3a edizione 2011, rivista e aggiornata.PSV Parola Spirito e Vita. Quaderni di lettura biblica, Deho-

niane, Bologna.VD Verbum Domini, esortazione apostolica postsinodale di

papa Benedetto XVI (30 settembre 2010).

I salmi sono citati sempre secondo la numerazione del testo ebraico, come indicato da Cei 2008.

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Capitolo 1 «BEATO L’UOMO CHE MEDITA

LA PAROLA DI DIO GIORNO E NOTTE»

(cf. Sal 1,1-2)

Non solo la tradizione ebraica, ma pure quella cri-stiana ha fatto dell’ascolto della parola di Dio, conse-gnatale nel testo scritto, il fondamento della sua spi-ritualità, consapevole che «la fede viene dall’ascolto» (Rm 10,17). La parola di Dio, pertanto, «è la sorgen-te di ogni spiritualità cristiana»1. Si può allora affer-mare che «è la parola di Dio che costituisce il metodo per una spiritualità cristiana. Anzi il contatto con la parola di Dio è la spiritualità della Chiesa e del cri-stiano. Essa ci fa captare la voce dello Spirito Santo nella situazione concreta dell’oggi storico, sia a livello comunitario che personale; ci fa evitare ogni travisa-mento spiritualistico e ogni intimismo antievange-lico; ci fa percorrere il cammino del retto processo ermeneutico esistenziale della parola di Dio nel mo-mento storico ed ecclesiale in cui viviamo»2.

È opportuno precisare che «parola di Dio è un’e-spressione pregnante, analogica dalle molte risonan-ze, tutte strettamente legate fra loro, talmente lega-te che si possono diversamente accentuare, mai però nettamente separare. L’espressione deve essere man-

1 Giovanni Paolo II, esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata, 25 marzo 1996, n. 94.

2 G. Zevini, Rapporto tra parola di Dio e spiritualità, in B. Se-condin - T. Zecca - B. Calati (a cura), Parola di Dio e spiritualità, Las, Roma 1984, 14.

Capitolo 1

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tenuta il più possibile nella sua complessità. Parola di Dio è il Verbo in seno alla Trinità (Gv 1,1). Parola di Dio è la luce che brilla nella creazione e illumina ogni uomo che viene nel mondo (Gv 1,5.9). Parola di Dio è Gesù, Parola fatta uomo (Gv 1,14). Parola di Dio è la Scrittura. Parola di Dio è la predicazione della Chiesa»3. Parola di Dio è pure la predicazione da parte di coloro che, nella Chiesa, sono costituiti «ministri della parola» (Lc 1,2) e la testimonianza dei singoli cristiani che nella vita quotidiana vivono con consapevolezza “davanti a Dio e agli uomini”4. Il co-municarsi di Dio è pertanto presente in tutti questi aspetti e li assume come luogo di rivelazione. Com-menta un autore: «La rivelazione, ossia la parola viva di Dio, è una realtà più ampia della Bibbia e non si limita alla Bibbia. È un errore grave identificare la ri-velazione con la Scrittura. La parola viva e autorevole di Dio non è subordinata a un testo scritto, sia pure ispirato»5. Le sacre Scritture sono, pertanto, attesta-zione scritta del desiderio di Dio di comunicare se stesso e di parlare «agli uomini come ad amici (cf. Es 33,11; Gv 15,14-15)», di intrattenersi «con essi (cf. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» (DV 2).

Ripercorriamo allora la storia della Chiesa per ve-dere – a grandi linee – quale rapporto si è di volta in volta vissuto tra la parola di Dio presente nella sacra Scrittura e la vita spirituale di ogni singolo credente e delle comunità cristiane.

3 B. Maggioni, «Impara a conoscere il volto di Dio nelle parole di Dio». Commento alla «Dei Verbum», EMP, Padova 20092, 16.

4 Esempio tipico può essere san Francesco d’Assisi considerato – per il suo stile di vita – il «nuovo evangelista» (FF 475) e un auten-tico «maestro di vita evangelica» (FF 384).

5 G. O’Collins, Il ricupero della teologia fondamentale. I tre stili della teologia contemporanea, Lev, Città del Vaticano 1996, 211, cit. in Maggioni, «Impara a conoscere...», 16-17.

«Beato l’uomo che medita la parola di Dio»

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1. sacra scrittura e vita cristiana

Dall’epoca dei grandi padri della Chiesa fino al medioevo monastico inoltrato, la sacra Scrittura è il libro normativo della fede, della vita e della spiri-tualità delle comunità cristiane e dei singoli fedeli. La Bibbia viene accostata non solo nella celebrazio-ne liturgica ma anche a livello pastorale: la cateche-si biblica a carattere mistagogico è il grande genere letterario presente nell’esperienza cristiana antica e medievale. Si tratta di una continua frequentazione delle Scritture fatta in corde Ecclesiæ (nel cuore della Chiesa) e pro Ecclesia (per la Chiesa) con lo scopo di spiegare, comprendere e sperimentare i misteri di Cristo celebrati nella liturgia e da incarnare nell’espe-rienza quotidiana. Ne sono espressione le Chiese più antiche di stile bizantino-romanico: quando si entra in una di esse, si è accolti generalmente dal Cristo Pantocratore che tiene in mano il libro della Scrittu-ra che parla di lui e che solo lui può aprire e spiegare; uscendo, si è accompagnati dal giudizio finale in cui sono rappresentati i vizi da cui tenersi lontani e le vir-tù sulle quali modulare la vita quotidiana. Nel mezzo della comunità riunita, c’è l’altare in cui si celebra il mistero di Cristo e l’ambone da cui si spiega ciò che ci celebra e quello che si è invitati a vivere. Tutto tro-va unità, pertanto, attorno al Cristo ascoltato (ambo-ne), celebrato (altare), vissuto (vita quotidiana).

Inoltre, la riflessione teologica patristica e medie-vale

ha per anima la parola di Dio. Non è eccessivo dire che gli autori antichi sono essenzialmente «gli interpre-ti della Parola», «i commentatori dei libri sacri» (Ago-stino). La Bibbia per loro non è un semplice libro di riferimento, ma “il libro” della vita, la via sicura che li porta alla scoperta del mondo di Dio e alla comunione con lui. La loro formazione teologica si basa sulla sacra

Capitolo 1

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Scrittura: essa li penetra ed essi vi si introducono come in un giardino segreto, nel quale si muovono e vivono. I Padri «respirano la Scrittura» (Atanasio) che diventa per loro il pane e il nutrimento della loro «quotidiana ruminazione» (Gregorio Magno). Questo libro della loro formazione, essi lo commentano nelle catechesi e nella predicazione, proponendo una lettura re-inter-pretativa dell’evento salvifico per la comunità cristiana. In questa luce l’unità tra Bibbia, teologia, spiritualità e pastorale è tanto evidente per i padri della Chiesa, che il senso più vero e profondo della sacra Scrittura per loro è cogliere “lo spirito” del testo sacro. La loro intuizione essenziale è questa: tutta la Bibbia, sia l’Antico che il Nuovo Testamento, ci parla di Cristo e riguarda perso-nalmente ogni uomo. Questo tentativo metodologico è chiamato da loro “intelligenza spirituale” della Scrittu-ra. È in questa visuale unitaria dei due Testamenti che si innesta la dottrina dei quattro sensi della sacra Scrit-tura, in cui coincidono esegesi, teologia, vita spirituale e impegno comunitario6.

All’epoca di Carlo Magno e poi con la Scolastica si opera una frattura tra ascolto della parola di Dio scritta e vita della Chiesa. Con l’avvento del re dei Franchi – salutato come nuovo Davide e nuovo Sa-lomone – la Chiesa accentua in modo particolare l’a-spetto istituzionale e giuridico del vivere cristiano ed è diretta dai canonisti e giuristi della scuola romana (la curia papale). La lettura della Bibbia non avrà più incidenza reale sulla vita della Chiesa, impoverendo così sia le celebrazioni del mistero cristiano sia la vita del credente. L’ascolto orante della sacra Scrittura si sposta sempre più all’interno dei monasteri, riducen-do la sua influenza al solo ambito personale della vita spirituale.

6 I. De La Potterie - G. Zevini, L’ascolto “nello Spirito”. Per una rinnovata comprensione “spirituale” della S. Scrittura, in PSV 1 (1/1980) 12.

«Beato l’uomo che medita la parola di Dio»

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A sua volta, la riflessione teologica tipica della Scolastica entra nelle università (cf. Parigi, Bologna, Padova, Colonia, Oxford...) come lectio alla quale se-guono la quæstio e la disputatio secondo la dialettica aristotelica: la Bibbia viene utilizzata come prova per confermare le proprie posizioni e per confutare quel-le degli altri. La lettura del testo sacro trova spazio, però, nella vita personale del monaco (lectio monasti-ca) mentre perde di rilevanza per il vissuto concreto della comunità cristiana e per la sua liturgia. La diffu-sione della Bibbia e il suo commento alla gente viene affidato soprattutto all’arte: le porte di entrata delle chiese e i vari capitelli esterni e interni sono ricamati di richiami alla storia della salvezza narrata nelle sa-cre Scritture; al loro interno, poi, nascono quei cicli pittorici denominati Biblia pauperum, la Bibbia dei poveri.

La Riforma protestante si propone un ritorno alla lettura della Bibbia anche se sganciata dalla tradizio-ne e dal magistero (sola Scriptura) dando un chiaro impulso alla spiritualità dei credenti. La Controrifor-ma cattolica ha avviato – anche contro l’intenzione del concilio di Trento – quel processo di «esilio della Parola» (E. Bianchi) dalla vita dei fedeli e delle co-munità cristiane che è durato fino al concilio ecume-nico Vaticano II (1962-1965). La Bibbia viene pra-ticamente sostituita prima dalla Imitazione di Cristo e poi dai Catechismi. Nasce la devotio moderna che porta a un incremento delle pratiche di pietà (rosa-rio, via crucis, pellegrinaggio ai santuari...) a scapito dell’ascolto della sacra Scrittura; quest’ultima rimane lettura riservata ai pochi cristiani preparati, general-mente sacerdoti e religiosi.

Verso la fine del XIX secolo e soprattutto nel XX si assiste, però, a una “nuova primavera” della spi-ritualità cristiana dovuta in particolar modo al mo-vimento biblico-liturgico-patristico che sfocerà nelle

Capitolo 1

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costituzioni dogmatiche Sacrosanctum concilium (4 dicembre 1963) e Dei Verbum (18 novembre 1965) del concilio ecumenico Vaticano II. La prima afferma che «massima è l’importanza della sacra Scrittura nel-la celebrazione liturgica» (SC 24) e ritiene pertanto indispensabile che «nelle sacre celebrazioni la lettura della sacra Scrittura sia più abbondante, più varia e più adatta» (SC 35) e necessario «che venga promos-sa quella soave e viva conoscenza della sacra Scrittura, che è attestata dalla venerabile tradizione dei riti sia orientali sia occidentali» (SC 24). La seconda chiede che l’intera Chiesa e ogni singola comunità cristia-na si ponga «in religioso ascolto della parola di Dio» (DV 1) e si augura che il “ritorno alla Parola” dia «nuovo impulso di vita spirituale» (DV 26).

2. la sacra scrittura nella vita spirituale del cristiano oGGi

È grazie al coraggio dei Padri presenti al concilio Vaticano II che termina l’«esilio della Parola» all’in-terno della Chiesa cattolica. Con la Dei Verbum, in-fatti, si ricupera quella spiritualità dell’ascolto che da sempre ha caratterizzato – almeno a livello valoriale – il cammino delle comunità cristiane. Vediamo come è possibile che la spiritualità dell’ascolto della parola di Dio scritta sia fondamento della vita spirituale del cristiano oggi.

a) «Ascoltate oggi la sua voce» (Sal 95,8)

All’interno del capitolo VI della Dei Verbum tro-viamo le indicazioni più chiare del nuovo atteggia-mento della Chiesa cattolica verso la parola di Dio scritta. Sostiamo brevemente su qualche indicazione segnalando al contempo il suo riflesso su alcuni suc-cessivi documenti ufficiali della Chiesa italiana.

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INDICE

Introduzione «ALLA TUA LUCE, SIGNORE, VEDIAMO LA LUCE» (Sal 36,10) . . . . . . . . . . . . . . 5

Come sto davanti a Dio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6Dal “cercare Dio” al “lasciarci cercare” da lui . . . . . . . . 8«Alla tua luce, Signore, vediamo la luce» (Sal 36,10) . . . 11Il nostro “camminare alla luce del volto” di Dio con l’AT . 12

Abbreviazioni e sigle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

Capitolo 1 «BEATO L’UOMO CHE MEDITA LA PAROLA DI DIO GIORNO E NOTTE» (cf. Sal 1,1-2) . . . . . . . 15

1. Sacra Scrittura e vita cristiana . . . . . . . . . . . . . . 172. La sacra Scrittura

nella vita spirituale del cristiano oggi . . . . . . . 20a) «Ascoltate oggi la sua voce» (Sal 95,8) . . . . . . . . . . . . 20

Le sacre Scritture sono «la regola suprema della fede» della Chiesa (DV 21) . . . . . . . . . . . . . 21«Lettura spirituale assidua e studio accurato» delle sacre Scritture (DV 25) . . . . . . . . . . . . . . . . 24

b) «Capisci quello che stai leggendo?» (At 8,30) . . . . . . . 29Itinerario per la “lettura spirituale della s. Scrittura” 29

(a) Una duplice fedeltà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29(b) Un ponte da costruire . . . . . . . . . . . . . . . . . 31(c) Un’ermeneutica da rispettare . . . . . . . . . . . . 34

La “lettura spirituale della sacra Scrittura” oggi . . . 46c) «Fate attenzione a come ascoltate» (Lc 8,18) . . . . . . . 49

«Lampada per i miei passi è la tua parola» (Sal 119,105) 49«Nel rotolo del libro su di me è scritto» (Sal 40,8) . . . 52Verso una “spiritualità dell’ascolto” . . . . . . . . . . . . 55

(a) Ascoltare - Celebrare - Vivere . . . . . . . . . . . . 56(b) Vivere - Celebrare - Ascoltare . . . . . . . . . . . . 57(c) La liturgia: luogo privilegiato dell’ascolto della Parola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59

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(d) Con quali disposizioni ascoltare - celebrare - vivere la Parola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62

La parola di Dio come “pane e acqua” . . . . . . . . . . 65(a) L’arte di fare del pane nutriente con la Scrittura 65(b) La parola di Dio: sorgente sempre ricca d’acqua (sant’Efrem) . . 66

3. Il nostro sentiero per entrare nella “spiritualità dell’Antico Testamento” . . . . 67a) L’Antico Testamento «insegna le vie di Dio per tutti gli uomini» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67b) Verso quale via di Dio incamminarci? . . . . . . . . . . . 69

Capitolo 2 «È IN TE, SIGNORE, LA SORGENTE DELLA MIA VITA» (cf. Sal 36,10) . . . 73

1. Mostrami il tuo volto» (Es 33,18) . . . . . . . . . . . . . 73a) È in te, Signore, la sorgente della vita spirituale . . . . 74

Dio sorgente di vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74Dio: sorgente di vita spirituale . . . . . . . . . . . . . . . . 76

b) La “spiritualità dell’ascolto” . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79Ascolta - Riconosci - Ricordati - Scegli . . . . . . . . . 79«Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi» (Dt 5,3) . . . . . . . . . 89«Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra» (Dt 15,11) . . . . . . . . 92

2. «Io sono il vostro Dio. Voi siete il mio popolo» . . 94

Capitolo 3 «IL SIGNORE VI HA SCELTI PERCHÉ VI AMA» (cf. Dt 7,8) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99

1. Yhwh Elohim : amore che crea e libera . . . . . . . . 992. Il “nucleo generatore” del cammino spirituale:

l’esperienza esodale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101a) «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto» . . . 104

«Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto» (Es 3,8) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105

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(a) Schiavi di faraone (Es 1-2) . . . . . . . . . . . . . . . 105(b) Il Signore si ricordò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105(c) Il Signore ci ha fatto uscire . . . . . . . . . . . . . . 109

«Io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono» (Es 3,9) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110

b) «Come ho sollevato voi su ali d’aquila» . . . . . . . . . . 116Ricordati di tutto il cammino fatto nel deserto (Dt 8,2) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116

(a) Il Signore è in mezzo a noi sì o no? (Es 17,1-7) 117(b) In ascolto di «quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,1-6) . . . . . . . . . . . . . . . . 121

Nel deserto per andare all’essenziale della vita . . . . 128Riconosci dunque in cuor tuo (Dt 8,5) . . . . . . . . . . 134

c) E vi ho fatti venire fino a me» . . . . . . . . . . . . . . . . . 137Il volto dei familiari di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138Il volto del Dio di famiglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141

(a) «Mostrami la tua gloria!» (Es 33,18-23) . . . . . 141(b) I «tredici attributi di Yhwh» (Es 34,5-9) . . . . 142

«Se darete ascolto... voi sarete per me» (Es 19,5) . . . . 146d) «Vi farò entrare nel paese che ho giurato di dare ai padri» (Es 6,8) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157

Il “progetto di vita” per vivere liberi nella Terra . . . 158Le tentazioni della Terra promessa . . . . . . . . . . . . . 159Per vivere nella terra del Signore . . . . . . . . . . . . . . . 162

3. Una lezione di spiritualità: vivere il quotidiano con responsabilità . . . . . . . 171a) Una spiritualità fedele alla storia da “ricordare” . . . . 171b) La “storia ricordata” è “maestra” di crescita nella vita spirituale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174

Epoca dei patriarchi: il concepimento . . . . . . . . . . 175Esperienza esodale: la nascita (Egitto) e la giovinezza (deserto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177Entrata e insediamento stabile nella terra: la maturità dell’adulto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178Esilio: tempo di solitudine feconda . . . . . . . . . . . . 180Il post-esilio: verso la serena vecchiaia di chi attende fiducioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181

c) Una spiritualità da viversi con responsabilità nel quotidiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184

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Capitolo 4 «ABITA LA TERRA E VIVI CON FEDE» (Sal 37,3) . . 191

1. Vivere con fede: appartenere al “Santo d’Israele” 199a) Yhwh: il “Santo di Israele” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200b) Israele: il “popolo santo” di Yhwh . . . . . . . . . . . . . . . 202

2. Abitare la terra: vivere relazioni di santità . . . . 206a) Collocati nel giardino per “lavorare e custodire” le relazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 206

Cammina umilmente con il tuo Dio . . . . . . . . . . . 208Pratica la giustizia e ama la bontà . . . . . . . . . . . . . . 211

b) «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione» (Sir 2,1) . . . . . . . . . . . . . . 215

Vivere il quotidiano con sapienza e nel “timor di Dio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215L’uomo si incontra con Dio nella sofferenza (Giobbe) 224La “lotta con/per Dio” nel cammino spirituale . . . . 228

c) Il giusto vivrà per la sua fede . . . . . . . . . . . . . . . . . . 232«Certo verrà e non tarderà» (Ab 2,3) . . . . . . . . . . . . 232«Ecco, io invierò il profeta Elia» (Ml 3,23) . . . . . . . 234

d) Yhwh santifica il suo popolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238«Crea in me, o Dio, un cuore puro» . . . . . . . . . . . . 239«Santificate il sabato perché io vi santifichi» . . . . . . 240

3. «Ti conoscevo – ti avevo consacrato – ti ho stabilito profeta» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 246

Capitolo 5 «BEATO L’UOMO CHE TROVA IN TE IL SUO RIFUGIO E HA LE TUE VIE NEL SUO CUORE» (Sal 84,6) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249

1. Il Salterio tra viscere e cuore . . . . . . . . . . . . . . . 255a) Il ricupero della nostra umanità . . . . . . . . . . . . . . . . 257b) Dalle viscere al cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 266

2 Il Libro dei Salmi come “essere vivente” che fa vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 268

3. E ci parla sul limitare dell’eternità . . . . . . . . . . 280a) «Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore» (Sal 139,23) . . 281b) «Beato chi in lui si rifugia» (Sal 2,12) . . . . . . . . . . . . 283

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c) «Fammi conoscere, Signore, le tue vie» (Sal 25,4) . . . . 288La via dell’ascolto della parola di Dio . . . . . . . . . . . 289La via della regalità di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 290La via della provvisorietà umana . . . . . . . . . . . . . . 291La via del deserto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 292La via dell’alleanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 293La via della “memoria storica” . . . . . . . . . . . . . . . . 294La via della riflessione sapienziale . . . . . . . . . . . . . . 296La via della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 297La via della preghiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 298La via personalizzata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302

4. Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 304

Conclusione «IO CAMMINERÒ ALLA PRESENZA DEL SIGNORE NELLA TERRA DEI VIVENTI» (Sal 116,9) . . . . . . . . 307

Ascoltare i «racconti fondatori» e saperli narrare . . . 309Maturare una «memoria deuteronomica» . . . . . . . . 311Favorire la «tenerezza combattiva» . . . . . . . . . . . . . 313«Lasciarci guardare» dal Signore . . . . . . . . . . . . . . . 316

BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 319