Croce Verde Notizie

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Anno XXVIII - Numero 3/2013 Trimestrale d’informazione della Croce Verde Torino e Sezioni Tassa riscossa Torino - Ferrovia Spedizione in A.P. art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Torino Autorizzazione Tribunale di Torino n. 3604 del 30/12/85 Direzione Redazione: Via Dorè, 4 - 10121 Torino Tel. 011.5621606 - Fax 011.5621806 www.croceverde.org - [email protected] DISTRIBUZIONE GRATUITA Avviso per i signori portalettere: in caso di mancato recapito inviare al CMP Torino Nord per la restituzione al mittente presso pagamento resi She-economy L’85% dei consumi è nelle mani delle donne. She-economy L’85% dei consumi è nelle mani delle donne.

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n°3 - 2013

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Anno XXVIII - Numero 3/2013Trimestrale

d’informazione della Croce Verde

Torino e Sezioni

Tassa riscossaTorino - Ferrovia

Spedizione in A.P. art. 2 comma 20/clegge 662/96 filiale di Torino

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She-economyL’85% dei consumi è

nelle mani delle donne.

She-economyL’85% dei consumi è

nelle mani delle donne.

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Periodico d’informazione dellaCroce Verde Torino

Direzione editoriale e redazioneVia Dorè 4 – 10121 TorinoTel. 011.562.16.06Fax 011.562.18.06www.croceverde.orgemail: [email protected]

Direttore responsabile:Paolo Romagnoli

Vice direttore:Roberto Tofful

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Anno XXVIII - Numero 3/2013Trimestrale

d’informazione della Croce Verde

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She-economyL’85% dei consumi è

nelle mani delle donne.

She-economyL’85% dei consumi è

nelle mani delle donne.

Sommario“She economy”5000 miliardi di dollari e l’85% dei consumi sononelle mani delle donne..........................................pag.4

“118”La centrale operativa di Torino...............................pag.7

La Protezione Civile della Croce VerdeUna struttura, sempre pronta, ma che preferiremmonon servisse mai.................................................pag.10

Intervista al nostro PresidenteI suoi ricordi ed il suo pensiero sul futuro ad un traguardo importante della sua vita...................pag.14

Progetto “Regina Margherita”Una collaborazione che dura da anni.....................pag.16

Sci…volandoCosa succede se sei travolto da una valanga........pag.18

35 anni della Sezionedi San Mauro Torinese.................................pag.19

NEWS dall’Ente.................................................pag.22

Una nuova vista della Sede

Sino a poco tempo fa era impossibile avere questa vista dall’alto, in modo diretto, se non salendo su un aereo, un elicottero o sui tetti delle case circostanti. Visione comunque riservata a pochi.Grazie all’evoluzione della città, fra poco, molte persone, potranno vederla comodamente seduti al ristorante.E allora perché non renderla più evidente?

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QUARANT’ANNI E PIÚ... D’IMPEGNO NELL’ASSOCIAZIONEGrazie

Editoriale di Luciano De Matteis

Sul sito di Anpas Piemonte ho letto queste due domande:”E se non avessi mai fatto il volontario? Quanto sarebbe diversa oggi la mia vita?” Sono domande che spesso mi pongo specialmente in occasione di qualche manifestazione del volontariato o per qualche anniversario collegato ad esso.L’ultima volta è stato recentemente, quando si è festeggiato il 90° compleanno del nostro Presidente Paolo Emilio Ferreri.Ogni volta ripercorro con la mente questi quarant’anni che mi hanno visto partecipe della vita della nostra Croce Verde, e ogni volta mi ritrovo, non senza nostalgia, a ricordare con gioia e affetto nomi e volti che in tutti questi anni hanno riempito la mia vita.I ricordi vanno quasi sempre in direzione di amici volontari, ma a volte a questi si sovrappongono anche alcune figure di dipendenti “storici”.Non faccio nomi per evitare, vista l’età, di incorrere in colpevoli dimenticanze, ma uno lo vorrei fare in quanto presto lascerà l’Ente per godersi un meritato riposo dopo oltre quarant’anni di Croce Verde.Parlo di Maria Carota, che io ho conosciuto fanciulla appena entrata in Croce Verde.Maria, con la sua presenza discreta ha superato con tutti noi i periodi difficili del commissariamento dell’Ente e quelli senz’altro migliori della sua espansione, è cresciuta come donna e professionalmente sotto la guida di altre due “icone” della nostra associazione Silvana Di Martino e Vassili Bonucci.Ha sempre svolto il suo lavoro combinando alle capacità doti di umanità indispensabili per chi opera con il volontariato.La Croce Verde, in occasione del “Centenario”, ha voluto ricordarla con un premio proprio per queste sue qualità.Ora Maria con il 31 dicembre ha chiuso il suo rapporto lavorativo con noi e penso che si dedicherà, con lo stesso impegno ma con più amore, alla cura dei nipotini. Per questo a nome di tutta la Croce Verde ti dico “Grazie Maria” e ricordati di noi, perchè noi, sicuramente, avremo di te un ottimo ricordo.

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Le donne ci salveranno. Intendiamo parlare delle compratrici della porta accanto, le casalinghe (o le manager) di Voghera e Shenzhen, le donne che stringono in mano i cordoni della borsa o delle Borse (decretando con le loro scelte d’acquisto il successo o l’insuccesso di un’azienda o di un marchio).Sono loro le big spender, il target che, da una parte all’altra del Pianeta, è oggi il più importante per il marketing dei consumi. Talmente importante ed a vocazione salvifica (dove la salvezza è costituita dall’aumento dei consumi che permetterebbe all’economia di uscire dalla recessione) da indurre gli esperti a fare a gara per coniare una definizione che racconti il fenomeno.Così c’è chi parla di she-economy (da she, “lei”), chi di FF (il Female Factor) chi di feminization dell’economia.Oltre ai nomi si danno i numeri, cifre non scolpite nella pietra perché si tratta di dati suscettibili di cambiare in base all’andamento dei mercati, ma le più importanti società internazionali di investimento e gestione del risparmio le hanno fissate intorno a due paletti: uno strettamente finanziario, definito “di portafoglio”. Un secondo quasi sociologico, detto “di paniere”.

Il portafoglio: ovvero del perché le donne hanno sempre più capacità di spesa.

La domanda è: ma quanto vale davvero, in soldoni, il flusso aggiuntivo di capitali che le consumatrici vecchie e nuove immetteranno nel circuito economico? Le ultime stime parlano di una cifra record di 5 triliardi di dollari in un biennio, per qualcuno calcolata in eccesso, per altri addirittura in difetto.Che tradotto vuol dire più o meno 4mila miliardi di euro, dodici zeri messi uno dietro l’altro. Ma da chi? Da un lato dalle donne che spenderanno di più o semplicemente torneranno a spendere (come nel caso dei paesi occidentali ad economia cosiddetta matura), dall’altro da quelle consumatrici che inizieranno ad acquistare e consumare beni e servizi che fino a ieri non entravano nelle abitudini personali e familiari (come

per le donne di paesi emergenti, dei BRICS e delle tigri asiatiche soprattutto).I settori che andranno meglio? In testa tecnologie, cura della salute e del corpo, food e casa, abbigliamento. Tutto questo per merito di una maggiore disponibilità di denaro che deriva da un maggiore accesso alle professioni di fascia alta anche in termini di retribuzione (pink collar effect) ed anche

Il tempo della she-economy

5000 miliardi di dollari e l’85% dei consumi sono nelle mani delle donneEcco perché sono loro l’antidoto alla crisi di Manuela Segre

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dal lento ma progressivo colmarsi del gender pay gap, il divario fra gli stipendi dei maschi rispetto a quelli delle donne.Da Catalyst, società americana di ricerca specializzata, ci dicono che se è vero che in media le donne guadagnano oggi ancora l’80,9% di quanto guadagnano gli uomini a livello mondiale, lo stipendio medio di una laureata è cresciuto in 30 anni del 30,8% contro il 16,3% di un collega uomo e per le under 35 lo stipendio è salito già al 92% di quello dei maschi avvicinandosi velocemente

alla parità. E per i paesi maggiormente industrializzati, gli economisti hanno da t e m p o preconizzato che la definitiva chiusura del gap (e l’accesso p a r i t a r i o delle donne ai vertici di aziende private o di Stato) v a r r e b b e da solo una crescita secca del Pil pari al più 3-4%.

Il paniere: o v v e r o perché le donne hanno sempre più c a p a c i t à decisionale.

Il secondo ar-gomento forte del dibattito è invece di tipo sociologico. E registra un’al-tra soglia re-cord: quella per cui oggi circa l’85% degli acquisti mondiali (da una media di

tutte le categorie merceologiche) sono già in mani femminili. Nel senso che per ogni euro speso, ben 85 centesimi sono gestiti di-rettamente (in quanto unico decisore) o in-direttamente (in quanto codecisore) da una donna. Ormai anche in campi inaspettati e tipicamente a vocazione maschile. Come le tecnologie, le banche, le automobili e le as-

sicurazioni come risulta da uno studio recen-tissimo dedicato all’Italia (La nuova etica dei consumi al femminile, Cermes). Le ricerche ci dicono che il comparto food&beverage è appannaggio delle donne, che nei cosmetici e nell’abbigliamento la fanno da padrone (ri-spettivamente 92,2% e 82,8% delle scelte d’acquisto), ma che ormai anche intratteni-mento, telefonia e persino gli investimenti fi nanziari sono consumi per oltre il 60% in mano alle donne. Per chi fa impresa questo cosa vuol dire? “Avere una popolazione tar-get fatta di donne più consapevoli, autono-me e meno legate al benestare degli uomini è in qualche modo rivoluzionario. Oggi non è più possibile che una campagna pubblici-taria, uno spot, un prodotto prescindano dal loro punto di vista”. A sorpresa se oggi una consumatrice su quattro è cinese, in termini di volumi globali la potenza emergente sa-ranno gli Stati Uniti, che da soli registreran-no il 28% circa dei consumi. Una delle voci più interessanti della ricerca riguarda l’on-line. La differenza tra lo shopping sul web di uomini e donne vale in termini qualitativi e quantitativi.I primi sono nettamente in minoranza, rap-presentando un terzo dei consumatori attivi; le seconde sono i due terzi e trascorrono in media tra le pagine dei siti il 30% del tempo in più. Stesso discorso per gli smartphone, dispositivo mobile partito inizialmente come fenomeno maschile, oggi sono le donne a preferire gli acquisti via smartphone e iPad, e con scontrini medi da tablet di gran lun-ga superiori a quelli da postazione fi ssa, so-prattutto in paesi tecnologici e con capacità di spesa maggiore come Hong Kong, Stati Uniti e Russia. Stephanie Holland, fondatrice e animatrice di un portale intitolato non a caso She-economy, inserita da Forbes fra le 100 blogger più infl uenti del Pianeta, si chie-de ironica: ”Allora se un brand deve l’85% delle sue vendite a una donna e il 97% delle agenzie pubblicitarie ha invece un direttore creativo uomo, ci sarà un problema. O no?”.“Il problema c’è eccome”, conclude Stefania Borghini, professoressa di marketing in Uni-versità Bocconi “prendete l’ultima polemica con Guido Barilla, oltre ad essere sgradevole per gli omosessuali, per me l’idea della don-na euforica perché mette a tavola un piatto di pasta per il maritino che torna dopo il lavoro è fuori tempo mas-simo. E non tiene conto di un mondo dei consumi che cambia”.

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Alta appena come le spalle di Obama, con un caschetto di capelli bianchissimi, Ja-net Yellen, l’economista scelta per guidare la Federal Reserve americana controlla il destino del dollaro ed è probabilmente la donna più importante del mondo. A differenza di altre importanti signore, Ja-net non deve rispondere a partiti, parla-menti, maggioranze di larghe o improbabili intese. La presidente della FED è rigoro-samente e completamente autonoma. Ma quello che rende storica l’ascesa di questa donna è che su di lei non possono pesa-re dubbi di “correttezza politica”, di quote rosa, di strizzate d’occhio all’elettorato fem-

m i n i l e , per due c h i a r e ragioni. La prima è che O b a m a non può più es-sere rie-letto, la seconda è che nel suo caso si tratta di pilota-

re il dollaro americano, che rimane la mo-neta principale del nostro sistema solare e, se dovesse sbagliare e portare il mondo al naufragio, nessuno le concederà attenuan-ti per il suo essere femmina.La presenza di donne in politica e soprat-tutto nelle stanze dei bottoni sembra ormai essere un fatto normale e quasi scontato,

ma non lo è affatto, non ovun-que. Sol-tanto il 19% dei parlamen-tari del mondo è femmina e la percen-tuale più alta è in Rwanda e a Cuba, dove il ruolo dei parlamentari non è proprio il massimo. Eppure la loro scalata verso gli attici dei palazzi è continua.Sono donne le tre persone che controllano le leve della grande fi nanza di stato e degli stati, la Yellen alla Fed americana, Christi-ne Lagarde al Fondo Monetario Internazio-nale e Mulyani Indrawati, direttore genera-le della Banca Mondiale.Talmente apprezzata è Sri Mulyani che quando annunciò le dimissioni dal governo di Giacarta, la Borsa indonesiana fu presa dal panico e crollò del 4 per cento in pochi minuti.Dilma Rousseff governa il Brasile. Geun-hye Park è la prima presidente della Corea del Sud, eletta, un altro inedito per maschi o femmine, alla prima votazione con mag-gioranza assoluta. E se Cristina Kirchner deve molto al marito per avere ereditato la controversa guida dell’Argentina, Aung San Suu Kyi deve soltanto al proprio co-raggio l’elezione al Parlamento della Bir-mania, nazione che lei è riuscita a cam-biare in meglio come nessun altro aveva fatto, dopo averla trattata da prigioniera.Anche fuori dalla politica e dalla fi nanza, troviamo signore al volante di grandi orga-nismi internazionali.La dottoressa Margaret Chan, cinese di Hong Kong, presiede l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quell’ente che deve funzionare da sentinella, e poi da control-lore, per le pandemie e le crisi sanitarie globali.La novità è che ormai l’ascesa di queste donne ai vertici di grandi agenzie, stati e organizzazioni internazionali comincia a non essere più una novità, e quando anche la Casa Bianca accoglierà la prima ameri-cana presidente, l’ultimo “cerchio magico” del maschilismo al potere sarà spezzato.

Sul dollaro decide Janet, sull’euro Christine Lagarde, alla Banca Mondialec’è Sri Mulyani. Così la fi nanza globale è diventata femmina.

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Tardo pomeriggio di un giorno di dicembre; il navigatore mi segnala che ho raggiunto l’obiettivo: ho alcune perplessità ma, siccome la tecnologia non può sbagliare, oltrepasso il cancello del complesso sito in viale Sabaudia di Grugliasco e mi addentro in un parco a dir poco inquietante, con più palazzine collegate da strade che mettono a dura prova le sospensioni della mia vettura. Giungo di fronte a quella che è indicata come la Centrale Operativa di Torino del 118 e, con un po’ di titubanza (se non fossero parcheggiati alcuni mezzi di soccorso penserei di essere giunto nel posto sbagliato), suono il citofono e la porta si apre... Salgo al primo piano e sono ricevuto in una stanza ampia e luminosa dal dottor Roberto Vacca, medico anestesista responsabile della Centrale Operativa di Torino, operativo anche sull’elisoccorso, e dalla signora Rosanna Parzanese, coordinatrice del personale infermieristico. Il clima è cordiale e mi viene immediatamente rappresentata la complessità dei compiti affidati alla Centrale Operativa di Torino (sotto il profilo amministrativo oggi di competenza dell’A.O.

Città della Salute e della Scienza di Torino) la quale, oltre alle ambulanze di Torino e Provincia, gestisce per tutta la Regione il servizio di elisoccorso (con basi a Torino, Alessandria, Borgosesia e Cuneo), così come per l’intiero ambito regionale ha l’onere di organizzare la logistica dei trapianti che devono essere ricevuti da pazienti piemontesi; non senza dimenticare l’operatività h24 del Sasp (soccorso alpino e speleologico), quella notturna del Sup (soccorso urgente psichiatrico) e, durante i fine settimana, dello Spes (servizio psicologi dei popoli). Sono 49 gli infermieri professionali (termine non più esistente ma da sottolineare per significarne le competenze maturate anche in virtù della pregressa attività in pronto soccorso) che gestiscono concretamente le richieste di intervento, articolate su tre turni (7-15; 15-23; 23-7) che vedono la presenza di 9 operatori al mattino ed al pomeriggio, ridotti a 6 nell’orario notturno; al mattino e al pomeriggio 5 infermieri sono dedicati alla valutazione delle chiamate mentre 4, dei quali uno applicato esclusivamente alla gestione

“118” EMERGENZA SANITARIALA CENTRALE OPERATIVADI TORINO Cosa si cela dietro a questo numero? di Paolo Romagnoli

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dell’elisoccorso, mantengono i contatti con i mezzi a disposizione e con gli Ospedali; durante la notte 3 operatori rispondono alle chiamate ed i restanti 3 gestiscono le forze sul campo; è inoltre sempre presente – h 24 – il medico di centrale, punto di riferimento per le eventuali criticità.Oltre all’elisoccorso (allo stato operativo secondo le effemeridi), sono 21 i mezzi di soccorso avanzato, con medico ed infermiere, 7 quelli con infermiere e 27 le autoambulanze con soccorritori formati secondo i protocolli regionali; esistono poi le ambulanze “estemporanee”, vale a dire mezzi che, ancorchè non previsti tabellarmente, possono essere utilizzati laddove gli Enti convenzionati ne abbiano la concreta disponibilità. Nel corso di un anno sono state effettuate 180.824 valutazioni con i seguenti interventi: 6.575 con codice rosso, 41.217 con codice giallo, 121.115 con codice verde e 11.917 con codice bianco; numeri francamente impressionanti che scontano il malvezzo del cittadino di confondere il 118, istituzionalmente riservato all’emergenza sanitaria, con un servizio utilitaristico di

trasporto in autoambulanza anche per i casi di patologie tutt’altro che urgenti. Percepisco nei miei interlocutori le ricadute in termini economici derivanti dall’assenza di educazione sanitaria sul punto e ne ho conferma concreta allorquando sono introdotto nella vera e propria centrale operativa.L’ambiente è molto ampio, con zona dedicata alla gestione delle maxi emergenze; gli operatori sono divisi in due gruppi: da un lato quelli che rispondono alle chiamate ed effettuano le valutazioni, dall’altro quelli che gestiscono i mezzi; al centro il medico di centrale, con disponibilità del tecnico del Sasp. Le chiamate sono automaticamente indirizzate all’operatore in quel momento libero e il terminale a disposizione dello stesso apre immediatamente la scheda d’intervento, articolata secondo rigidi protocolli che guidano l’infermiere nell’individuazione della presumibile patologia e del codice di priorità. Laddove sia necessario l’invio del mezzo, l’intervento concreto è affidato per via telematica alla gestione degli operatori i

quali, tenuto conto dei dati di valutazione, inviano il mezzo più idoneo, per tipologia e prossimità. La tecnologia utilizzata è agile nonché visivamente apprezzabile da tutti gli operatori, con individuazione su mappe informatiche del luogo di intervento e dei mezzi a disposizione. Le accennate difficoltà, derivanti dalla necessità di gestire nell’ambito dell’emergenza interventi privi di tali caratteristiche, mettono a dura prova la pazienza degli operatori e, in ultima analisi, ricadono sull’efficienza del servizio di vera emergenza. Sarebbe bello, mi confessa un operatore, se fossimo chiamati esclusivamente per autentiche emergenze, se si potesse rilevare in automatico sulle mappe la posizione concreta dei vari mezzi così come, prosegue il mio interlocutore, sarebbe auspicabile un migliore funzionamento delle radio “selettive” in modo da ottenere immediato riscontro, tramite i segnali inviati dai vari mezzi, dell’evoluzione concreta del singolo intervento. Condivido appieno le richieste di miglioramenti ma, ripensando a come era gestita l’emergenza sanitaria quando nel 1976 rispondevo al telefono della Croce Verde, non posso trattenere un sorriso! I miei sogni si sono realizzati, quasi del tutto.

Procedura di intervento

L’utente digita il numero 118. Risponde l’operatore che, nel formulare determinate domande il cui senso trova spiegazione in queste pagine, effettua la valutazione, decidendo se e quale mezzo inviare. E’ immediatamente individuato il target, vale a dire il luogo dove il mezzo dovrà recarsi, evidenziato sulla mappa a terminale. L’intervento così richiesto è quindi automaticamente affidato in gestione al relativo nucleo, composto da infermiere radio Torino, infermiere radio Provincia e infermiere elicotteri. L’operatore contatta, via radio o tramite telefono, il mezzo prescelto e affida il servizio con individuazione del target (via e numero civico; scala e piano), nominativo del paziente, codice di intervento (gravità; patologia presumibile; tipologia del target: abitazione, strada, locale pubblico) numero della scheda di intervento. Occorre precisare che, laddove l’intervento sia di particolare gravità, l’interlocutore che lo ha richiesto non è abbandonato, ma allo stesso sono forniti dal valutatore gli opportuni suggerimenti per agevolare il migliore esito dell’intervento. Il mezzo prescelto conferma la partenza, segnala l’arrivo sul target, la successiva partenza per l’Ospedale prescelto, l’arrivo in pronto soccorso, infine evidenziando la riacquisita operatività.

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Storia 118

Il Dpr del 27 marzo 1992, nel determinare i livelli di assistenza sanitaria di emergenza, ha individuato le condizioni per assicurare uniformità a tale attività su tutto il territorio nazionale. Con successivo atto di intesa fra Stato e Regioni dell’11 aprile 1996 sono state approvate le linee guida del sistema di emergenza sanitaria, disciplinando le funzioni e l’organizzazione delle Centrali Operative 118. La Regione Piemonte si è tempestivamente adeguata alla normativa in commento, creando più Centrali Operative nell’ambito regionale, oggi situate a Torino, Cuneo, Alessandria e Novara. La Centrale di Torino è stata inizialmente affidata alla gestione del CPE (Consorzio Piemonte Emergenza) composto da Croce Rossa, Anpas e Soccorso Alpino, poi sostituito dall’A.O. Cto Maria Adelaide, oggi Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino.

Il Perchè delle domande della C.O.

L’operatore, alla risposta, formula domande che l’utente spesso non comprende nella loro importanza. E’ fondamentale in primo luogo evidenziare il numero telefonico dal quale l’utente richiede l’intervento (sebbene il più delle volte lo stesso appaia in automatico sul terminale); altrettanto essenziale è l’individuazione precisa del luogo ove è richiesto il soccorso; a volte l’utente considera scontato il Comune da cui chiama ma, poiché la C.O. 118 di Torino riceve le chiamate per Torino e Provincia, è ovvio che non può sapere di quale Comune si tratti. Se l’intervento deve svolgersi in abitazione deve essere indicato il nominativo sul citofono così come, laddove potrebbe intervenire l’elisoccorso, è fondamentale fornire punti di riferimento visibili dall’alto. L’operatore, ricevuti e memorizzati questi dati, procede alla valutazione dell’intervento secondo il protocollo MPDS che, attraverso un percorso a griglie, non disgiunto dalla sensibilità concreta dell’infermiere, consente di evidenziare con comprovata affidabilità la tipologia del soccorso e, quindi, il mezzo più opportuno da inviare. E’ necessario mantenere la calma, parlare con voce chiara e comprensibile, seguendo diligentemente le domande dell’operatore; ciò che può sembrare una perdita di tempo è finalizzato, in realtà, a soddisfare al meglio le esigenze concrete dell’utenza, nel modo migliore e nel minor tempo possibile.

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LE ORIGINI DEL “NUCLEO”

Di generazione in generazione i nostri “vecchi militi” ci hanno tramandato

di quel 28 dicembre 1908 in cui le città di Messina e Reggio Calabria furono colpite da un terremoto che causò oltre 100.000 vittime e che ancora oggi è considerato uno degli eventi naturali più catastrofici del XX secolo.In questa circostanza anche la neo-nata Croce Verde si attivò adoperandosi al soccorso di quelle popolazioni.Questo fu l’inizio di un’attività che, nonostante i decenni intercorsi, non ha più avuto sosta, perfezionandosi passo dopo passo e che ci consente oggi di portare aiuto ogni qual volta si ripeta una situazione tragica.In quei tempi, seppure i nostri padri fondatori fossero mossi dalla volontà di aiutare il prossimo, l’assistenza e il soccorso erano basati su un sistema del tutto improvvisato.Sentire i racconti di chi ha vissuto esperienze in missioni, più o meno complesse, suscita sempre una certa curiosità e spesso più che le labbra sono gli occhi commossi del Volontario a parlare: i più “anziani” ci raccontano di ambulanze stracolme di coperte, parcheggiate in garage, pronte ad affrontare lunghi e tortuosi viaggi verso luoghi flagellati dalla natura per i quali spesso si partiva privi d’informazione ma pieni di volontà nell’andare ad AIUTARE.All’indomani del terremoto del 1980 che colpì l’Irpinia e che vide arrivare i primi aiuti a distanza di quarantotto ore dall’evento, l’Italia prese atto che era fondamentale creare un sistema di soccorso strutturato e organizzato.Memorabile fu il discorso alla nazione dell’allora Presidente Sandro Pertini che, rivolgendosi alle istituzioni, affermò che “non vi è bisogno di nuove leggi, la legge esiste. Si applichi questa legge e si dia vita a questi regolamenti di esecuzione” (riferendosi alle procedure di soccorso in caso di calamità).Da allora molte cose cambiarono a partire

in primis dalla fondazione del Dipartimento di Protezione Civile che coinvolse in modo imponente il mondo del volontariato.Oggi nel Sistema Nazionale di Protezione Civile si contano oltre 4.000 associazioni operative.

GIORNI NOSTRI

Grazie ad ANPAS, che a livello Nazionale e mediante i Comitati Regionali coordina

il soccorso in ambito di Protezione Civile Sanitaria e Assistenziale, anche la Croce Verde, nel corso degli anni, ha cambiato il modo di “fare soccorso”.Si è passati dalla modalità autonoma ed estemporanea ad un’organizzazione strutturata, mirata a queste attività, con la creazione del Nucleo Sanitario di Protezione Civile.I corsi specialistici e le esercitazioni pratiche (i cosiddetti “campi”) hanno garantito un perfezionamento della competenza, dell’efficacia e della concretezza nel prestare soccorso alle persone facendo sì che, oggi, Croce Verde sia riconosciuta come un Ente di primaria importanza e competenza nella gestione sanitaria durante le calamità, come avvenuto durante il terremoto dell’Emilia nel 2012.

IL NUCLEO SANITARIO DIPROTEZIONE CIVILEA Torino, in Croce Verde, è impossibile non aver mai sentito parlare del Nucleo di Protezione Civile anche se forse non tutti ne conoscono la storia, le attività svolte e gli obiettivi.

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Attualmente, possiamo contare su mezzi efficienti, tende pneumatiche all’avanguardia e strutture come i PMA (Posti Medici Avanzati) che ci consentono di fornire anche un supporto medico alla popolazione in tutti gli eventi in cui il numero delle persone da soccorrere e la tipologia dell’evento potrebbero non consentire un rapido ricovero dei pazienti.Anche questo è indice di cambiamento. Vivo è infatti il ricordo di quando si utilizzavano tende pesantissime, o di quando i furgoni non erano mezzi dedicati ma ambulanze riconvertite, adattate (come la “153”, ndr) e prestate a questo tipo di servizio.I Volontari che danno il loro contributo nel Nucleo di Protezione Civile ai giorni nostri sono circa venticinque.Persone che, oltre a prestare la propria attività all’interno delle squadre o delle sezioni, s’impegnano a gestire, mantenere e utilizzare le attrezzature che nel corso del tempo l’ente ha acquistato.Il Nucleo Sanitario, oltre a utilizzare mezzi e strutture in caso di calamità, si adopera anche per fornire supporto ai grandi eventi quali concerti, assistenze sanitarie di notevole rilievo, ecc. Non è difficile scorgere le nostre tende nelle piazze cittadine, ai bordi degli stadi o in occasione di eventi campestri di grande richiamo. L’obiettivo costante in questi casi è di fornire una base d’appoggio al soccorso.

IL VOLONTARIO E LA PROTEZIONE CIVILE

Oltre all’attività di soccorso essere nel Nucleo di Protezione Civile significa

anche saper sopportare spesse volte dei turni impegnativi al freddo, sotto l’acqua o nella neve lavorando per ore, perdendo talvolta il concetto di riposo, con il preciso obiettivo di adempiere a necessità come il montaggio o lo smontaggio delle tende e delle strutture.Poi, come i “matusa” della Croce Verde ricordano, le più belle ricompense si trovano nell’abbraccio di un bambino, nella stretta di mano franca di un padre di famiglia che ti ringrazia, nelle lacrime di un’anziana che chiede di non dimenticarla (cosa che non farai!), nell’amicizia nata e mai più scordata con persone mai viste prima e non più uscite dal tuo cuore, nel sorriso di un collega che ti dice che è stato felice di lavorare con te.

Ogni nostro Volontario sa che solo attraverso l’alto livello del suo operato individuale è possibile avere certezza di fornire complessivamente un servizio di alto livello.Questo vuol anche dire riscoprire il vero senso del volontariato nel portare aiuto senza nulla chiedere. Infatti, come ogni Volontario sa, quando tutto funziona per il verso giusto, la nostra fatica è ripagata.E perché no? Far parte della Protezione Civile non è solo fatica, sudore, stanchezza e sofferenza ma è anche il modo di stare assieme e divertirsi con amici in riva ad un lago o nella frescura delle montagne in una giornata di festa e rilassamento.Se quest’articolo ha suscitato in te la curiosità di avvicinarti al nostro operato non esitare a contattare il Nucleo attraverso l’indirizzo e-mail:

[email protected].

sarai ricontattato e oltre a rispondere alle tue domande, se lo desideri, potremo aiutarti a conoscere meglio questo nuovo modo di fare soccorso. Per far parte del Nucleo non bisogna essere

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un super eroe e il requisito fondamentale è la volontà di voler dare un concreto valore aggiunto a ciò che già facciamo abitualmente: in fondo Croce Verde è Protezione Civile.

COME VIENE ATTIVATA LA CROCEVERDE IN CASO DI CALAMITA’

Dal momento in cui si verifica un evento atmosferico o sismico importante, a

Roma, presso il Dipartimento di Protezione Civile, all’interno della Sala Italia è subito istituito il “tavolo delle emergenze”. Il Dipartimento, vero centro di coordinamento, ha il compito di monitorare e sorvegliare il territorio nazionale per individuare le emergenze e seguirne l’evoluzione, operando 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, ed è costituito, oltre che da personale proprio, da

rappresentanti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, delle Forze Armate, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, e di diverse altre componenti tra cui quella del volontariato.Il nostro rappresentante nel “tavolo delle emergenze” istantaneamente è in grado di conoscere quanti uomini e quali mezzi saranno inizialmente necessari a fronteggiare l’emergenza in corso.La segnalazione è immediatamente inoltrata alla Centrale Operativa nazionale ANPAS che si trova a Firenze: sono trascorse poche decine di minuti e la macchina del soccorso si è già attivata.I responsabili di ANPAS si riuniscono per vagliare le richieste provenienti da Roma: in brevissimo tempo saranno contattate le Centrali Operative regionali di riferimento alle quali affidare la prima fase dei soccorsi. In Piemonte la C.O. regionale è situata a Grugliasco, presso la sede ANPAS Piemonte di Via Sabaudia.

Anche qui è creata una sala di coordinamento regionale che inizia a contattare le Associazioni territoriali per il reperimento di uomini e mezzi e che organizza una Colonna Mobile pronta a mettersi in moto non appena sia stabilita la destinazione e da Firenze arrivi l’OK per la partenza.Quando ANPAS Piemonte, contestualmente alla creazione della Colonna Mobile attiva tra le varie associazioni aderenti, anche la Croce Verde, questa, mediante la Direzione dei Servizi, recluta le risorse umane in base alla disponibilità dei Volontari e alle richieste dello stesso ANPAS Piemonte e organizza la partenza.L’incombenza e la preparazione dei mezzi è demandata ai componenti del ”Nucleo”.Grazie a questa ormai collaudata organizzazione, la gestione del soccorso è

migliorata decisamente andando a far cessare quel sistema in cui, in passato, diventava problematico arginare i “fantomatici soccorritori” che si recavano “di persona” sui luoghi disastrati, ostacolando i soccorsi qualificati a tal punto che le forze dell’ordine erano costrette a dover bloccare gli accessi alle zone colpite.In occasione del terremoto che ha colpito l’Emilia, grazie a questo sistema in sole quattro ore dall’allertamento, il nostro Posto Medico Avanzato era già in viaggio.

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I DIRITTI DEI VOLONTARI

In caso di calamità nazionale conclamata, Il D.P.R. 194/2001, tutela, nei confronti del datore di lavoro, i Volontari chiamati a partecipare alle operazioni di assisten-za e soccorso. Questa legge consente al Volontario di assentarsi dalla sua attività lavorativa prevedendo il mantenimento dell’occupazione (anche nel settore priva-to) e del trattamento economico e previ-denziale per il periodo di effettivo impiego nelle operazioni di Protezione Civile (tem-po non superiore ai trenta giorni consecu-tivi) garantendogli il normale compenso economico. Sarà il datore di lavoro a ri-chiedere il rimborso economico allo Stato per le giornate non lavorate dal suo di-pendente. Questi diritti sono garantiti a tutti i Volon-tari delle associazioni iscritte al registro di Protezione Civile non necessariamente facenti parte del “Nucleo”: tutta la Croce Verde è Protezione Civile.

I MEZZI DEL “NUCLEO” CROCE VERDE

3 FURGONI (uno attrezzato per trasporto disabili)3 AUTOVETTURE (due con trazione 4x4)1 UFFICIO MOBILE1 AMBULANZA (con generatore autonomo)1 CAMPER2 TENSOSTRUTTURE GONFIABILI1 RIMORCHIO1 GENERATORE 2 KIT PER ALLESTIMENTO P.M.A. ( posti di primo intervento sanitario)

Io non rischioPromuovere una cultura

della prevenzione, formare un volontario più consapevole e specializzato e avviare un processo che porti il cittadino ad acquisire un ruolo attivo nella riduzione dei rischi.Sono questi gli obiettivi principali di Io non rischio: campagna informativa nazionale sui rischi naturali e antropici che interessano il nostro Paese.IO NON RISCHIO -Terremoto nasce nel 2011 e mira a sensibilizzare i cittadini sulla prevenzione del rischio sismico.Quest’anno, alla sua terza edizione, ha raggiunto oltre 200 piazze nei Comuni di tutta Italia nel fine settimana del 28 e 29 settembre.A IO NON RISCHIO -Terremoto si affianca quest’anno IO NON RISCHIO - Maremoto, nell’ambito del progetto europeo TWIST.La campagna per la riduzione del rischio maremoto si è svolta in via sperimentale nella Provincia di Salerno nei quattro fine settimana di ottobre, e ha coinvolto 28 comuni costieri esposti al rischio maremoto.

Per saperne di più : www.iononrischio.it.

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COME RICORDA IL SUO INGRESSO NEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA CROCE VERDE?

Fu meramente casuale. Vennero da me alcuni consiglieri, lagnandosi che un partito (il socialdemocratico) aveva richiesto di iscrivere nell’Associazione un nutrito gruppo di persone, il che avrebbe creato una maggioranza nelle assemblee a danno dei volontari poiché ancora non vi era distinzione nell’assegnazione delle cariche consiliari fra volontari e soci contribuenti. Ne parlai con il Prefetto Salerno (in quel tempo, quale esperto giuridico, facevo parte del Comitato di controllo sulla Regione, alla cui presidenza stava appunto il Prefetto) e mi suggerì di provocare le dimissioni di tutto il Consiglio, deliberando nel contempo l’adeguamento dello statuto; propose altresì di designare il dott. Di Giovine, esperto della materia, quale presidente della Commissione per la redazione del nuovo statuto (mi pare che di essa facessero parte, oltre ad altri nel frattempo defunti, Dematteis e Gatti). Così fu fatto e, nel corso di qualche mese, si mise in piedi il nuovo statuto che fu approvato dall’Assemblea la quale designò a presidente Di Giovine e a vice il sottoscritto. Nel 1977, subentrato al Prefetto Salerno il Prefetto Veglia, quest’ultimo rilevò un’incompatibilità di Di Giovine a presiedere un’associazione soggetta al controllo della prefettura, nella quale Di Giovine era capogabinetto. Quale vicepresidente, fui chiamato alla presidenza dell’Associazione. Devo scrivere che, nel periodo delle varie riunioni per la redazione dello statuto, avevo avuto modo di comprendere cosa era un’associazione di volontariato e avevo conosciuto anche le motivazioni di chi vi dava adesione, rimanendo sorpreso dall’attaccamento che i volontari, in quell’occasione avvicinati, dimostravano. Si tenga presente che io conoscevo l’esistenza della Croce Verde solo quando sentivo una sirena d’ambulanza, circostanza non certo frequente. Pensavo, in allora, si trattasse di un’organizzazione pubblica come i VVUU o i VVFF, non avendo mai avuto occasione di contattare una qualsivoglia associazione di volontariato o volontari. L’ingresso in Croce Verde, quale consigliere, m’introdusse quindi in un mondo che totalmente ignoravo, ma che mi avvinse subito per l’apertura alla discussione, per il sentire comune, per l’ingenuo (mi si perdoni l’espressione) entusiasmo di cui ero circondato e che non mancò di coinvolgermi. Mi sentivo una pietruzza minima che andava ad aggiungersi alle tante già esistenti,

tutte dirette a comporre il grande mosaico del volontariato: ama il prossimo tuo come te stesso, secondo il mio sentire; ma ciò che più mi sorprese è l’amicizia che mi fu offerta, pronti tutti a collaborare per il raggiungimento dei fini di solidarietà sociale, cemento indistruttibile del volontariato.

COME E’ CAMBIATA L’ASSOCIAZIONE IN QUESTI TRENTASEI ANNI?

La risposta è condizionata dalla domanda che comporterebbe un’analisi estesissima sull’affermarsi nell’Italia e, ritengo, nel mondo, dei movimenti del volontariato in tutti i campi non raggiunti e non raggiungibili dalla mano pubblica. Se non ricordo male, in allora, i volontari erano 400 e 15 le ambulanze. Tutte le sezioni nacquero nel corso del primo decennio della mia carica, così come Nichelino, che poi passò bandiera, nonché Vinovo, None e Candiolo che in seguito si resero autonome atteso lo sviluppo favorevole. Anche se non sono esperto della materia, mi pare che lo sviluppo numerico abbia, specie in Torino, determinato un certo allentarsi del rapporto di fratellanza che univa i volontari, da noi e altrove, attribuendo loro in sostituzione uno spirito di corpo sotto la bandiera dell’Associazione. Sono dell’avviso che, specie in Torino, le singole squadre si riconoscano essenzialmente negli appartenenti alle stesse, conseguenza questa del tutto giustificata dall’estendersi numerico dei volontari nella metropoli e certamente non riscontrabile delle sezioni, dove ognuno conosce tutti. La gioia che ho visto apparire in tutti nelle occasioni delle celebrazioni degli anniversari, l’affettuosa accoglienza gli uni verso gli altri quando vi è motivo di concorso per tutti gli appartenenti, mi convincono che potrebbe essere utile promuovere eventi che facciano convivere per qualche ora insieme le varie realtà territoriali. Questo sarebbe un ulteriore utile cambiamento, atto a consolidare lo spirito di corpo.

QUALE EPISODIO LE VIENE IN MENTE QUANDO VEDE UN’AUTOAMBULANZA DELLA CROCE VERDE SULLE STRADE DI TORINO?

Anche a questo proposito le risposte sono varie in relazione all’interpretazione del quesito. La prima impressione che traggo è quella meravigliosa sensazione di essere una pur minima, e non essenziale, parte di una grande associazione che procura ai cittadini la certezza circa l’esistenza di un servizio di soccorso, gratuito 24 ore su 24. Sento la

Intervista al Presidente

di Paolo Romagnoli

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sirena e mi dico con orgoglio e commozione: “E’ la nostra Croce Verde!” E mi sento appagato come se quel servizio fosse da me svolto, pur conoscendo quale sia sugli infermi trasportati allarmistico tale suono, che crea, pur necessitato, timore anche negli altri utenti contemporanei delle strade percorse. Ma il passaggio della Croce Verde mi ricorda anche l’affettuosa assistenza da me riscontrata di recente, più di una volta, nei volontari e nei dipendenti che mi hanno soccorso e penso agli elenchi freddamente numerici che ci indicano quanto esteso ed essenziale sia il servizio che la Croce Verde assicura al cittadino. La sirena richiama alla mia memoria uno dei momenti più tristi della mia vita: la presenza al soccorso in occasione dell’incendio dello ”Statuto”. Non potrò mai dimenticare, ricollegando il lamentoso suono della sirena con la visione infernale dei tanti corpi ammassati sulla scala della tribuna della sala cinematografica, dei quali nessuno più bisognoso di assistenza sanitaria, perché tutti ormai senza vita. La notte trascorsa in via Cibrario, nella quale l’opera utile era solo quella di trasportare i corpi delle vittime, allineandoli pietosamente al suolo nel cupo garage, non si allontanerà mai dalla memoria, ben diversa essendo la fine di chi affronta la battaglia e vi resta colpito da chi, nel riposo domenicale, sceglie la visione di un film, a tutto pensando fuorché l’ingresso alla sala fosse l’anticamera della morte.

IL VOLONTARIATO PUO’ ESSERE CONSIDERATO “PALESTRA DI VITA”?

Ritengo che nessuno potrebbe rispondere negativamente alla domanda. Non sono uno psicologo e mi riesce difficile esprimere un giudizio su di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Convertirei la domanda, richiedendo risposta al quesito: “Perché i giovani, sia pure per un periodo di tempo di pochi anni, vogliono prestare la loro opera presso istituzioni socio-sanitarie, quale è la Croce Verde?”. Mentre tenderei ad escludere che l’adesione alla Croce Verde sia data perché l’Associazione è “palestra di vita”, sarei più propenso a pensare che l’abolizione del servizio militare, che era l’unica prestazione fisica obbligatoria per il cittadino, abbia concorso a giudicare dovuta un’attività sociale sostitutiva, ispirata forse a quella praticata dagli obiettori di coscienza. Terrei anche conto della tendenza in tutti i giovani di formare gruppi, più o meno numerosi, che condividono con costanza il loro tempo libero, dedicandosi ad attività le più diverse o partecipando a manifestazioni variegate. Limitando l’esame ai giovani abitanti nelle metropoli, l’adesione all’una o all’altra associazione o società è probabilmente casuale... ci sono i gruppi extra-parlamentari, i tifosi dell’una o dell’altra disciplina, gli appassionati alla cinema-tografia e, infine, i volontari, con un arcobaleno di finalità, tutte prevalentemente in campo sanitario. E’ assai probabile che l’adesione all’una piuttosto che all’altra compagine sia suggerita attraverso il passaparola: l’amico o l’amica di un gruppo sociale tendono sempre ad attrarre le persone frequentate nell’ambito dell’attività svolta nel tempo libero. E’ poi evidente – e qui tento di rispondere al quesito - che, qualunque sia il gruppo cui si dà adesione, si dovranno adottare le regole di convivenza del gruppo, che certamente non sempre è “palestra di vita”, ben potendo essere tutto l’opposto.

La Croce Verde, però, è certamente “palestra di vita”: quanto si impara nel frequentarla è essenzialmente la solidarietà sociale, esplicata in modi diversi, tutti conformi ai regolamenti dell’associazione. La stessa struttura a squadre, piramidale, diretta da un responsabile dei servizi sta a significare che i volontari, che autonomamente eleggono il proprio caposquadra, intendono adeguarsi al codice che regola i comportamenti dei volontari: il lavorare insieme ed il vivere insieme nelle pause non lavorate crea senza alcun dubbio un pressoché identico modo di affrontare i delicati compiti del servizio, dando consapevolezza al soccorritore che, in quei casi e in quelle circostanze, la vita della persona soccorsa è affidata alla responsabilità del soccorritore. Né va dimenticata, sia pur solo marginalmente, la dignità, riconosciuta al volontario che istruito rigorosamente secondo i parametri regionali, è il solo ad essere legalmente tenuto ad intervenire sul paziente bisognoso di cure. Sì, il volontariato, quando è veramente tale, è “palestra di vita”.

QUALI SETTORI OPERATIVI POTREBBERO RICHIEDERE L’INTERVENTO DELLA CROCE VERDE, NELL’IPOTESI DI MANCATO RINNOVO DELLA CONVENZIONE 118?

Sono profondamente convinto che l’ipotesi di un servizio svolto direttamente da dipendenti regionali in sostituzione della Croce Verde o di altre simili associazioni sia da escludersi nel modo più categorico. Nel momento in cui ogni impresa pubblica o privata tende ad affidare a terzi attività marginali (gestione magazzino, distribuzione del prodotto, marketing, manutenzione impianti, pulizia dei luoghi di lavoro, etc.), sapendo che per tal modo i costi sono preventivamente pattuiti e non saranno superati, non è pensabile che un ente pubblico territoriale, gravato da debiti pregressi e in difficoltà economiche per la gestione ordinaria, voglia assumersi un onere che non sarebbe in grado di sostenere, perché non sarebbe supportato dall’opera degli oltre mille volontari (e mi riferisco solo a Croce Verde). Non credo che qualunque servizio sostitutivo potrebbe richiedere l’attività di così numerosi volontari, anche se questi fossero disponibili per meno nobili impieghi. Certamente l’assistenza agli anziani non impegnerebbe né persone, né mezzi a disposizione, pur essendo indispensabile operare in un campo di anno in anno inflazionato per il protrarsi della vita umana. Neppure ritengo che la Croce Verde potrebbe dedicarsi esclusivamente alla protezione civile, settore che, richiedendo interventi non previsti né prevedibili, non può pretendere la sopravvivenza di un’organizzazione complessa qual è oggi la Croce Verde, non certo riconducibile alla pur lodevole attività dei vigili del fuoco volontari. Il campo in cui può essere chiamata la Croce Verde è e rimarrà quello sociosanitario, né ho sufficiente fantasia per immaginarne altri.

“Il 5 dicembre 2013 il nostro Presidente ha compiuto 90 anni.Ancora una volta ha saputo porsi a disposizione della nostra Associazione.Auguri vivissimi Caro Presidente!”

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Progetto Solidale“Croce Verde - Regina Margherita”La collaborazione con l’Ospedale Regina Margherita e la Croce Verde è iniziata molti anni fa grazie anche al decisivo interessamento del dott. Antonio Urbino (Direttore SC Pediatria D’urgenza), che nel 1980 faceva parte della Guardia Pediatrica.Fra le collaborazioni ricordiamo la giornata annuale “Una manovra per la vita” (giunta alla sua sesta edizione), l’utilizzo delle nostre aule per la “formazione PBLS pediatrico” del personale dell’ospedale (corso al quale possono partecipare anche i nostri militi e dipendenti) e il consistente contributo organizzativo per la ripresa del servizio di “Guardia Pediatrica” nel 2011.Nel 2008 il Consiglio Direttivo delibera la nascita del progetto “Regina Margherita” che, attraverso l’attività di comunicazione della Croce Verde in affiancamento alla raccolta fondi svolta dalla Socia Contribuente Elise Tenci, si era posto i seguenti obbiettivi:

- l’effettuazione di un corso di formazione per i medici del Pronto Soccorso- l’acquisto di due sistemi per la somministrazione di ossigeno ad alto flusso nell’ambito di un progetto per l’assistenza del bambino in insufficienza respiratoria secondo un modello di Terapia Semi Intensiva - l’acquisto di un ecografo digitale portatile

Tutti i progetti sono stati realizzati. L’ultimo acquisto dell’ecografoè stato fatto nel dicembre 2013.

Il totale della somma raccolta è di c.a. 100.000 Euro.

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“UN ECOGRAFO PER LA VITA”L’ecografia strumento per una diagnosi precoce nelle urgenze pediatriche per il Reparto di Pediatria d’Urgenza dell’Ospedale Infantile Regina Margherita.

.. la solidarietà è stata la forza trainante...

Il progetto, nato a fine Aprile 2013, ha accolto una straordinaria partecipazione da parte di un grandissimo numero di persone che si sono prodigate per far conoscere a parenti, amici e colleghi l’obiettivo della raccolta-fondi. Ed è proprio tramite la promozione dei Braccialetti della Solidarietà ….che hanno raggiunto mete inaspettate oltre i confini regionali…in Liguria, in Lombardia, in Toscana, in Lazio, in Puglia, in Sicilia, in Sardegna..e non solo..anche in Francia, in Germania e in Australia, che è stato possibile concretizzare questo ambizioso progetto in così poco tempo. Hanno partecipato centinaia e centinaia di persone con mail, sms, telefonate…un turbinio di contatti che hanno voluto espressamente partecipare all’appello che una generosa “Direzione-ATC” ha propagato a tutte le sue aziende e da queste ad altre innumerevoli relazioni site in: RAI – TELECOM – FIAT – FINDER – OSPEDALE MAURIZIANO – IRCC – IPERCOOP – CARREFOUR – SEP – ITALIANA ASSICURAZIONI – COMUNE DI TORINO – SCUOLA MARTIRI DI NICHELINO – ASL-SERVIZI SOCIALI – UBIBANCA – COMUNE DI BALDISSERO – CONVITTO UMBERTO I – OSPEDALE REGINA MARGHERITA - OSPEDALE DI CARMAGNOLA– PRO-LOCO DI LOCANA - ETC, ETC …

…..ecco un po’ di numeri:la raccolta ha raggiunto € 31.250,00sono stati realizzati poco più di 9.100 pezzi utilizzando più di 245 Kg di metallo lavorato a charms e pendaglini con circa 3,6 Km di Lycra circa 9.200 sacchetti trasparenti circa 900 etichette tipografiche

Al di là di ogni aspettativa di partecipazione, di donazioni economiche e materiali, di ore di lavoro dedicate, di disponibilità di tutte le persone che hanno divulgato è stato raggiunto l’obiettivo in solo sette mesi di duro lavoro… Un grazie di cuore a tutte le persone che all’interno delle loro amicizie hanno divulgato l’iniziativa gestendo le promozioni della solidarietà, l’organizzazione di incontri mirati con presentazione dei monili solidali e l’assistenza nelle “giornate della solidarietà”, organizzate in sede Croce Verde a Torino e negli Enti (CRAL Aziendali, Centri Privati, Boutique, etc.) che lo hanno richiesto…

Un grazie a tutti…proprio a tutti Elise Tenci Volontario e Socio contribuente Croce Verde

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Sci…volando!Perchè è meglio evitare... una valanga di neve

Siamo alle porte della stagione sciistica e mentre sono in garage a rispolverare gli sci che da agosto ho mandato in letargo dopo l’ultima discesa in ghiacciaio, penso a qua-le sarà la tipologia di sciatore che incontre-rò per primo come compagno di seggiovia: sarà lo sciatore della domenica che curva solo se la moglie lo sta fi lmando?, sarà il mi-lanese che non toglie gli scarponi neppure in albergo (con quello che li ha pagati!)?, lo snowboarder che appoggia continuamente la tavola sui miei sci?, oppure il pensionato che commenta le discese degli altri sciatori? Qualsiasi ‘razza’ di sciatore mi farà compa-gnia in seggiovia, so che di fronte ad una valanga sarebbero tutti uguali. Se facessi-mo parte di quella percentuale fortunata di sciatori che non muore sul colpo in seguito a traumi, avremmo il 90% di possibilità di so-pravvivere nel caso in cui fossimo estratti su-bito dalla neve; siamo nella fase della so-pravvivenza. Se già ci trovassimo tra i 15 e 45 minuti, la percentuale si abbasserebbe fi no a raggiungere il 25%: fase dell’asfi s-sia, con deviazioni attorno a questa percen-tuale a seconda che le nostre vie aeree siano rimaste pervie oppure no. La così detta fase della latenza, appartiene a pochi eletti e può durare anche fi no a un’ora e mezza in condizioni di ferite non gravi, in presenza di camere di respirazione o sacche d’aria. Dopo 90 minuti, il nostro corpo tende a cedere ca-lore, fi no a raggiungere temperature di 35 gradi e a presentare segni di gravi compro-missioni cardiocircolatorie che danneggia-no cuore e cervello: fase dell’ipotermia.

Altri importanti fattori che incidono a modi-fi care l’andamento di questa curva sono la profondità a cui ci troviamo sotto la neve, il tempo di permanenza e l’arrivo dei soccorsi (spesso e volentieri infl uenzato dalle condi-zioni meteo). Quello che fa la differenza so-stanziale è la presenza dell’ARTVA (Appa-

recchio Ricerca Travolti in Valanga), una ricetrasmittente di segnale non vocale che associato all’uso di son-da e pala è in grado di aumentare la probabilità di essere estratti vivi dal cumulo di neve. Data la drastica caduta della curva di sopravvivenza nei primi 20 minuti, appare dunque opportuno un’adeguata prevenzione, che oltre a consistere nel scegliere mete marittime per le vacanze na-talizie e di osservare i divieti di non sciare fuori pista prevede di consul-tare i bollettini meteo, essere ade-guatamente informati sulla scala del rischio valanghivo (da 1 a 5), saper effettuare l’autosoccorso ed essere muniti di Artva, pala e sonda, pre-stare attenzione ad eventuali altri distacchi di slavine a monte, far

partire tempestivamente la chiamata di soc-corso al 118 che vi metterà in contatto con il CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico); se disgraziatamente travolti dalla valanga, dovrete tentare di muovere gli arti cercando di nuotare ponendo le mani davanti alle vie aeree per evitare di rimane-re soffocati dalla neve. Fortunatamente, an-che per quest’anno gli scarponi vanno anco-ra bene… ora attendo di conoscere chi sarà il primo compagno di seggiovia della stagione invernale: lo sciatore alle prime armi, obbli-gato dagli amici a trascorrere una giornata in montagna oppure quello terrorizzato dallo ski-lift o, forse…voi?? Ci si vede, tra una pi-sta e l’altra…

di Marta Salvagnini e Guido Ferrero

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A detta di Marina Vercelli e Sergio Cagnassone, unici rimasti di quella schiera di volontari che negli anni 70 diedero vita a questa realtà, il tempo passa ad una velocità incredibile, anche perché forse il lavoro non ci manca e anche quando non sei di turno, in famiglia, come quella del sottoscritto, si mangia pane e Croce Verde, magari organizzando iniziative atte a coinvolgere la popolazione e le altre molteplici associazioni presenti sul territorio.E’ proprio da queste idee che si è pensato, per ben onorare questo importante traguardo dei 35 anni, di organizzare due manifestazioni che sicuramente avrebbero fatto parlare del

nostro sodalizio.Ci siamo quindi attivati, non senza chiedere preventivamente aiuto alla Direzione Servizi e all’Amministra-zione Comunale nonché a medici e sanitari quasi tutti facenti capo al gruppo dei nostri volontari, per una giornata di prevenzione cardiologi-ca. Non avevamo dubbi che avrebbe incontrato l’interesse di buona parte della cittadinanza e così è stato con quasi un centinaio di referti. Oltre alla rilevazione del peso e alle prove della glicemia e colesterolo, le per-sone considerate a rischio venivano sottoposte a indagine elettrocardio-grafi ca opportunamente refertata da un medico specialista. Ma l’oc-casione della festa patronale ci pre-sentava un’altra grande opportuni-tà. Come ormai da tradizione quasi secolare, il terzo martedì di settem-bre oltre al grande mercato fi eristi-co che attira moltissima gente e che ci vede presenti con un nostro stand per far conoscere la nostra asso-ciazione, nella speranza di attira-re nuovi volontari, la sera c’è l’im-mancabile spettacolo pirotecnico.

Prendendo spunto da questa viva tradizione abbiamo voluto fare una variante alla sera-ta stessa accompagnando i fuochi d’artifi cio con musiche irlandesi. L’effetto è stato fan-tastico e ancora oggi se ne continua a par-lare.La volontà di fare c’è sempre, è chiaro che non deve mai mancare lo spirito di collaborazione da parte di tutti i nostri Volontari e si è visto in queste due iniziative, l’unione fa la forza.

Antonio Pignatta

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Correva l’anno 2013

Loredana: era da tanto tempo che volevo fare qualcosa di utile, prima non potevo perché i miei figli erano piccoli.Stefano: ero in Protezione Civile in ABRUZZO, dopo che il terremoto ha ferito la mia regione e una volta trasferito in Piemonte ho conosciuto Leo, il responsabile della sezione di San Mauro, così ho iniziato l’esperienza in Croce Verde perché volevo ancora sentirmi utile.Loredana: una volta che i figli sono diventati grandi ho realizzato che avevo del tempo libero che veniva sprecato tra le faccende domestiche e il lavoro; così, ottimizzando e organizzando bene questi impegni, sono riuscita a ritagliarmi un pomeriggio alla settimana da dedicare alla Croce Verde.Stefano: quando iniziai ebbi subito una buona impressione, bello l’ambiente, fantastiche le persone, bella la squadra con un’alta professionalità.Loredana: da subito ebbi un’ottima impressione, in quell’ambiente così familiare ritenni di poter soddisfare il mio desiderio: quello di dare il mio contributo con il “cuore”, offrendo aiuto materiale e psicologico alle persone che ne avevano bisogno.Stefano: prima avevo un po’ paura di tutto quello che riguardava l’ambito sanitario, ora che ho delle conoscenze in merito mi sento più sicuro e meno ansioso.Loredana: in questa esperienza da Volontaria del Soccorso ho avuto momenti d’incertezza, dubbi sulle mie competenze e sulle mie capacità che sono riuscita a superare grazie ad una continua analisi del mio operato e delle esperienze che via via vivevo. Ora mi sento con voluta, riconosciuta e orgogliosa presunzione “una persona migliore”.Stefano: auguro a chi vorrebbe intraprendere oggi questa esperienza, di riuscire ad iniziare e continuare, di poter crescere ancora di più di quanto non sia cresciuto io, superando le difficoltà ed i problemi che si possono presentare.Loredana: da quando sono in Croce Verde posso dire che ho tanti amici in più.

L. MARCARINO ( SQ. D) E S. MASCITELLI (5°) Militi dal mese di novembre 2013.

Correva l’anno 1978

Marina: parlando con alcuni colleghi di lavoro seppi che l’Amministrazione Comunale intendeva istituire una sezione della Croce Verde nel nostro Comune, San Mauro Torinese, quindi feci domanda per essere ammessa come volontaria.Sergio: era il mese di maggio, facemmo una riunione nei pressi della piscina comunale; eravamo 65 persone e le squadre furono fatte “sui tavoli”, con i soli nomi dei volontari. Fino ai primi di novembre si andava a fare turno a Torino nelle squadre alle quali eravamo stati assegnati.Marina: … quanto tempo è passato da allora! I corsi iniziarono in novembre e già il 20 dicembre dello stesso anno facemmo l’esame, fummo promossi e diventammo “Militi”…Sergio: … e qui iniziò l’avventura. Un anno dopo divenni autista e da allora sono passati 35 anni!Marina: … sì un’avventura, che continua da 35 anni! La nostra divisa era un camice bianco e d’inverno ci si imbottiva mettendo dei maglioni sotto. Dall’anno 1979 fu aperta la Sezione di San Mauro in via del Porto; poi nel 1981 ci trasferimmo nella sede dove siamo ancora oggi: sempre in riva al Po ma sulla sponda opposta.Sergio: il ricordo più bello, ancora vivo dopo 20 anni, è quello della signora polacca che partorì in ambulanza.Marina: … oggi tante cose sono cambiate: i primi anni le pulizie della sede le eseguiva la squadra che effettuava il turno festivo e una volta al mese si lavavano anche i vetri! Oggi c’è “la signora delle pulizie”.Sergio: dopo l’impeto iniziale, lo spirito si è rafforzato dalle tante esperienze vissute in epoche così differenti che ci ha condotti fin qui.

M. VERCELLI (7°) e S. CAGNASSONE (5°) Militi da novembre 1978

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Un po’ di storia… ed oggi

La Sezione di San Mauro della Croce Verde Torino iniziò ad essere ideata nell’autunno del 1977, su iniziativa di alcuni promotori e il fondamentale contributo dell’Amministrazione Comunale. A seguito di una campagna di sensibilizzazione, al gruppo iniziale si unirono con grande entusiasmo molte altre persone. L’inaugurazione uffi ciale della Sezione, in via Del Porto, avvenne nei primi mesi del 1979, sugellando il suo ingresso nel sistema di soccorso sanitario. San Mauro è una delle cinque sezioni collegate alla Sede Croce Verde Torino. I volontari sono suddivisi in squadre che si alternano nei servizi, per soddisfare quanto più possibile le richieste di soccorso del Comune di San Mauro, Comuni limitrofi e Città di Torino. I volontari militi sono divisi in squadre (oggi sono 15): • le squadre notturne dalla (9) prestano servizio ogni nove notti a rotazione dalle ore 20 alle ore 6;• le squadre del sabato sono due; operano dalle ore 7 alle ore 13 e dalle ore 13 alle ore 19.30; • le rimanenti 4 squadre prestano servizio ogni pomeriggio, dal martedì al venerdì, dalle ore 14 alle

ore 20. …e la domenica e nei giorni di festa? Spetta alle squadre notturne prestare servizio seguendo uncalendario programmato.

ContattiVia Dora, 5 - 10099 San Mauro Torinese (TO)011 - [email protected]

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VOLONTARI IN SERVIZIO

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Il Gruppo Mobilità della Croce Verde Torino, coordinato da Leo Sicuranza per la sede di Torino e dai Responsabili di Sezione per le sedi distaccate, è concretamente un gruppo di volontari che, da inizio anno, un po’ in sor-dina e con grande spirito d’iniziativa, ha de-dicato parte del proprio tempo al trasporto di persone affette da disabilità. A distanza di alcuni mesi possiamo parlare di una realtà in via di costruzione, con all’attivo un discreto numero di servizi effettuati, diversi dei quali fuori Regione. Molte sono le richieste di tra-sporti che giungono alla segreteria, sintomo e misura della necessità sempre più diffusa di usufruire di presidi essenziali per avere una qualità di vita accettabile.La possibilità di avere a disposizione un mez-zo attrezzato di pedana elettrica che consen-ta il trasporto, senza dover fare tristi acro-bazie per entrare nella propria auto o in un taxi, è risultato infatti essere una grandissi-ma comodità, ed in alcuni casi, un presidio indispensabile.Oggi aiutiamo una giovane studentessa a frequentare regolarmente le lezioni scolasti-che (Alpignano), accompagniamo settima-nalmente una persona malata ad effettuare terapie specialistiche (Borgaro) e permettia-mo a persone meno fortunate di godere di semplici momenti di serenità, come una cena

Strappare un sorriso a un bambino si può. È quello che ha fatto la Squadra Giovani sa-bato 14 dicembre, dedicando un pomerig-gio alla Casa Famiglia, con cui ha rapporti da alcuni anni.Dopo uno spettacolo con due clown, che hanno intrattenuto i bambini ren-dendoli partecipi in prima persona allo spet-tacolo, due ragazze della squadra, travestite da Babbo Natale, hanno distribuito i giocat-toli raccolti nella giornata del 1° dicembre, nell’ambito della manifestazione “Regala e regalati un sorriso”, in collaborazione con la Coldiretti. Ringraziamo di cuore le Dame Pa-

tronesse che ci hanno permesso di offrire la merenda ai bambini, la direzione che, ancora una volta, ci appoggia nelle nostre iniziative, ma soprattutto ringraziamo la Squadra, sen-za la quale non potremmo sostenere tutte le attività in programma.

Silvia Venesio,Matilde Ugona, Chiara Zaghi

fuori o la visione di un fi lm al cinema (San Mauro). Anche quest’anno, con il sostegno delle Dame Patronesse e di alcuni volontari, contribuiremo alla realizzazione del proget-to “SciAbile” permettendo così di avvicinare molti ragazzi al mondo dello sport. La stra-da intrapresa è indubbiamente quella giu-sta. Ora però abbiamo necessità di crescere lungo questa direzione. Rivolgiamo dunque un appello a tutti i volontari che abbiano di-sponibilità di tempo in orario diurno feria-le, festivo e prefestivo, anche di poche ore giornaliere, al fi ne di creare una banca dati delle risorse disponibili e poter rispondere celermente ed effi cacemente alle richieste che giungono dall’utenza. Potete inoltrare dunque le vostre adesioni alla casella di po-sta elettronica:

[email protected].

Ogni aiuto sarà valutato in funzione delle ri-chieste che arriveranno alla nostra Associa-zione. Migliorare lo stile di vita dei diversa-mente abili e dei loro familiari rappresenta una grande opportunità, per loro, ma anche per tutti noi.

Enzo Sciortino

Promuovere la partecipazione sociale

La squadra Giovani

di Enzo Sciortino

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Ottobre 2013Venerdì 18 ottobre 2013, sfi dando tutte le su-perstizioni, le Dame Patronesse hanno orga-nizzato una serata al teatro Giulia di Barolo (ex Fregoli) volta alla raccolta fondi per l’ac-quisto di una nuova ambulanza. “Per favore, ridateci noi stessi!”, a cura di Marigù Reverberi e con la regia di Luciano Caratto, ha portato in scena il piacere puntuale di ritrovarsi di un gruppo di amici storici da parecchi lustri. Sei “ragazze” di ieri e due “ragazzi”, altrettanto datati, si rincontrano con affetto e tenerezza per raccontarsi e non perdere il fi lo rosso che ancora li tiene complicemente uniti.

Compie 15 anni la marato-na di solidarietà della Cen-trale del Latte di Torino che raccoglie doni per i bambini meno fortunati (nel 2012 sono stati raccolti 12.500 giocattoli e 130 kg. di gene-ri alimentari che sono stati distribuiti a diverse associa-zioni nell’ambito regionale).

Anche quest’anno la Croce Verde ha partecipa-to alla raccolta con i suoi volontari.

I nostri Lutti

SegnalazioniIl giorno 7 settembre 2013 è nata Serena figlia di Sozza Davide, milite 2° squadra della Sezione di San Mauro.Il 23 luglio 2013 è nata Nadia figlia di Felletti Andrea, milite della Squadra del sabato pomeriggio della Sezione di San Mauro.Il 4 gennaio 2014 è nato Nicolò, figlio di Francesca Minichelli e Biagio Zarcone militi della Sezione di San Mauro.

Sono mancati: La suocera di Loreno Basile, milite della 1° squadra della Sezione di San Mauro.La mamma di Emanuele Roveta milite della 3° squadra di Torino.La mamma di Fulvio Pasquali milite della 4° squadra di Torino.La mamma di Guido Albertin milite della Sezione di Borgaro.Il papà di Ivano Zulli, milite della 7° squadra di Torino.Antonio Gallione, milite della squadra di Montagna.La mamma del dipendente Giovanni Menzio.Il papà di Primo Lagotto, milite dell’8° squadra della Sezione di Alpignano.Il padre di Franco Giuglini, membro del Consiglio Direttivo.

Alle famiglie il nostro più sincero cordoglio

"Mercatino natalizio” in sede

Progetto “SciAbile”

Riprendendo una simpa-tica tradizione, dopo al-cuni anni, le Dame Patro-nesse sono ritornate in sede per allestire il loro “Mercatino natalizio”, or-ganizzato allo scopo di fi nanziare, per la parte di propria competenza, il Progetto “SciAbile”, che

a partire dal gennaio 2014 porterà sulle pi-ste di Sauze d’Oulx le persone diversamen-te abili. Fra le Dame era presente anche la signora Elise Tenci, socia di Croce Verde Torino, che con il suo “Natale solidale” ha completato la raccolta fondi per donare un ecografo al Reparto di Pediatria d’Urgenza dell’Ospedale Infantile Regina Margherita. Nei giorni di sabato 30 novembre e domeni-ca 1° dicembre 2013, malgrado la nevicata ed il freddo, è stata registrata una grande affl uenza di persone che hanno visitato tut-ti i banchi di vendita e fatto numerosi acqui-sti. Il Progetto “SciAbile”, giunto ormai alla sua decima edizione, è l’iniziativa promossa da BMW Group Italia, con testimonial Alex Zanardi, in collaborazione con la Scuola di Sci Sauze d’Oulx Project ed il Comprenso-rio della Via Lattea. Le Dame hanno così raggiunto l’ambizioso obbiettivo di poter fi nanziare anche per la prossima stagione sciistica l’acquisto del carburante ed il pa-gamento del pedaggio autostradale, mentre l’Ente metterà a disposizione i propri mezzi di trasporto ed i volontari.

ANDOS – ottobre 2013Le Dame Patronesse di Croce Verde Torino hanno prestato la loro collaborazione alle vo-lontarie A.N.D.O.S. (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) per distribuire ma-teriale informativo dedicato alla prevenzione del tumore al seno a qualsiasi età. Il gaze-bo, allestito in piazza Castello nei giorni 26 e 27 ottobre 2013, è stato il punto di incontro per scambiare esperienze ed informazioni di base, solidarizzare fra persone che hanno affrontato intervento e terapie e sensibiliz-zare tutti verso la prevenzione. Questi due primi momenti di collaborazione e reciproca conoscenza sono stati dedicati alla futura re-alizzazione di una giornata di screening per la popolazione a cui far accedere anche le nostre militi volontarie interessate.

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