Corriere Cesenate 42-2015

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    Giovedì 26 novembre 2015

    Giovedì26 novembre 2015anno XLVIII (nuova serie)numero 42euro 1,20 - Contiene I.P.

    42

    Poste Italiane spaSped. abb. postaleDL 353/2003(conv. in L.27/02/2004 n. 46)art. 1, DCB Forlì

    Redazione:via del Seminario, 8547521 Cesena

    tel. 0547 300258

    fax 0547 328812

    Sport 21Nordic Walking 

    Un libro fra sport e fede

    Cesena 13Gender, incontrocon il magistratoMantovano

    Speciale 9Gmg a Cracovia,una paginacon le informazioni

    Montiano 16Una famiglia

     fa del presepeuna missione

    Un viaggio in Terra Santa dai risvolti inaspettati. E’ stato quello vissutola scorsa settimana da una delegazione con giornalisti dei settimanalicattolici, dell’agenzia Sir e alcuni esponenti della Cei. Diversi i progettisostenuti dalla Chiesa italiana in una situazione generale di notevolidifficoltà. La visita a Gaza è stato un momento del tutto particolare, cosìcome l’incontro con la minuscola comunità cattolica e con il parroco.Dopo gli attentati di Parigi, i giovani palestinesi che vivono nella Strisciachiedono a chi proviene dall’Europa di dire che loro “non sono tuttiterroristi”. Nonostante una situazione in apparenza esplosiva, intantissimi è vivo il desiderio sincero della pace.

    Primo piano alle pagg 4-5

    Editoriale

    In ogni volto l’immagine di Diodi Francesco Zanotti

    Fra i reticolatila speranza

    UNA VEDUTA DI GERUSALEMME

    DAL MONTE DEGLI ULIVI

    Col Corriere Cesenate il calendariodi papa Francesco

    Promozione 24 Visita pastorale 8

    Il vescovo Douglassi reca a Rontae San Martino

    Da domenica 29 novem-bre al 6 dicembre visi-ta alle comunità per tantianni guidate da don Etto-re Ceccarelli

    Avvento 3

    Un camminoarticolatoin quattro tappe

    Domenica inizia l’Av-vento, un periodo dipreparazione in vista del-la solennità del Natale, lavenuta di Gesù Cristo

    Giornale e calendario inedicola al costo di 5euro. Gratis agli abbonatiche rinnovano entro il 31dicembre

    I cinque annidi episcopatodi mons. Regattieri

    Diocesi 6

    Sabato 28 novembre alle20,30 in Cattedrale laconcelebrazione per ri-cordare l’anniversario del-l’ordinazione del vescovo

    Terra Santa, nonostante gli attentati di Parigi cresce il desiderio di pace

    Un viaggio in Terra Santa alla vigiliadell’Avvento è sempre un’occasionepreziosa. Lo è stato ancora di più

    quest’anno, a pochi giorni dagli attentati diParigi. La tensione internazionale è alle stelle. Anche nei luoghi che hanno visto lapredicazione di Gesù di Nazaret si avverte unclima difficile, con i pellegrini, soprattuttoitaliani, che hanno cancellato molteprenotazioni.Nei luoghi santi si confida nella solidarietà deicristiani. E si ringrazia quanti arrischianoviaggi per nulla semplici, visti i numerosi escrupolosi controlli ai quali si viene sottopostianche all’aeroporto di Tel Aviv. Gerusalemmeappare molto militarizzata e i muri cheovunque si incrociano non semplificanol’impatto a chi giunge dall’Europa. Ledivisioni esistono e la gente ne soffre più di

    quanto appaia.I territori palestinesi sono prigioni a cieloaperto. Le difficoltà economiche nonaccennano a diminuire. Anzi, sonoamplificate dall’isolamento che vivonomigliaia di persone in cerca di lavoro e di unospiraglio per assicurarsi un futuro di pace.Un filo rosso lega gli attentati terroristici diParigi, l’abbattimento dell’aereo russo nelSinai e l’attacco all’hotel Radisson, in Mali, ailuoghi cari a tutte le religioni. Lo abbiamotoccato con mano in maniera evidentedurante la visita nella Striscia di Gaza (cfr.Primo piano alle pagg. 4 e 5 ). Quasi duemilioni di abitanti vivono compressi in unospazio angusto. E soprattutto non hanno diche vivere. Solo gli aiuti internazionalialleviano, in parte, la sofferenza di unapopolazione i cui ragazzi sognano un domanidiverso e per questo si affidano allo studio.

    “Non siamo tutti terroristi”, ripetono in MedioOriente e in Europa uomini e donne dai trattiarabi. Fatichiamo tutti in queste settimane neltentare di distinguere. Eppure è necessario. Cisono esperienze che fanno ben sperare, oracome duemila anni fa. Ci sono germi chefanno intravedere il desiderio di conviverepacificamente, nonostante le guerre, gliattentati degli ultimi giorni, le disgregazioniche permangono nel tempo. Nella città dellanatività, e in particolare nella basilica, arrivagente da tutto il mondo. Persone di ogni razzasi fermano a contemplare il luogo dove è natoil figlio di Dio. Quel Gesù che ha cambiato ilcorso della storia e incide nelle vicende diognuno di noi. La minuscola comunitàcattolica attiva a Gaza (nemmeno 200 fedeli intutto) è un segno concreto di una fedeincarnata, non predicata.Pochissimi, ma a servizio di tutti, soprattutto

    dei più deboli e indifesi. Non importa il coloredella pelle dei tanti bambini accolti. Si scrutanei loro volti l’immagine di Dio.

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    Giovedì 26 novembre 2015 3Opinioni

    Quattro domenichetappe di un cammino

    tempo di preparazione alla solennità del Natale,in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Diofra gli uomini, e contemporaneamente è iltempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito

    viene guidato all'attesa della seconda venuta di Cristo allafine dei tempi”.Così si esprime il Magistero della Chiesa per illustrare laduplice caratteristica del tempo liturgico dell’Avvento, chesegna l’inizio della scansione annuale, durante la quale sidistribuisce la celebrazione del mistero di Cristo:dall’Incarnazione e Natività di Gesù, fino alla sua Ascensione, all’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste,

    all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signorerisorto e glorioso. A scandire lo scorrere del tempo, la domenica, primogiorno della settimana cristiana, è la Pasqua settimanale, ilgiorno del Risorto che convoca la sua Chiesa attorno allamensa eucaristica.L’Avvento è caratterizzato, anzitutto, da quattrodomeniche, tappe di un cammino che si apre con ilpensiero alla venuta di Cristo nella gloria degli ultimitempi e si concentra, col passare dei giorni, alla sua primavenuta, nell’umiltà della natura umana. La liturgia dellaParola accompagna i credenti ad accogliere il Salvatore,sulle orme di coloro che ne hanno preparato la venuta. Tratutti i profeti, Giovanni Battista, il precursore e iltestimone. Fra tutti i giusti di Israele, Maria e Giuseppe diNazaret.“Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tuasalvezza”. Con le parole del Salmo 84 e il canto dell’Alleluja,accompagneremo l’ascolto del brano evangelico dellaprima domenica di Avvento. Termini che ci ricordano i

    doni gratuiti che Dio elargisce a tutti gli uomini, in virtùdel suo Amore per tutte le creature.Misericordia, salvezza: è ciò che chiediamonell’invocazione di preghiera tipica del tempo di Avvento:“Vieni, Signore Gesù. O Dio, vieni a salvarmi”.Nella scansione dei diversi momenti rituali checompongono la celebrazione della Messa, le domeniche

    “È

    Il 29 novembre inizia il tempo di Avvento

    ugualmente persona umana. Gode deglistessi diritti all’esistenza, esattamente pariai miei. Quando infierisco su una singolapersona infierisco, in fin dei conti su me

    stesso, e passo la linea di confine: diventoun animale.Come reagire alla paura? Come reagire allasciagura senza diventare, a propria volta,degli sciagurati?Così come questi eventi tragici eindefinibili sono stati programmati,pensati dettagliatamente e motivati daragioni insane ma fatte credere e brillarecome degli ideali, così la reazione vacostruita, pensata e programmata e nonlasciata all’istinto che degrada.Francesco ha giustamente tuonato“Maledetti!”. La sua non èun’imprecazione, una promessa divendetta, è solo l’alta denuncia di unaconstatazione. La maledizione è legata agliatti, ai pensieri, alle programmazioni chenon procedono dallo spirito del bene, dallosguardo amoroso del Padre chino sui suoi

    figli. Altra è la sua genesi, altra la suaprovenienza. Tocchiamo con mano eviviamo sulla nostra pelle l’incarnarsi convolti diversi, brutali e negativi, di quel“mistero dell’iniquità” che interagisce nellastoria per distruggere la libertà dellapersona e addottrinarla per fini malvagi.Tutto questo processo comporta in sestesso la maledizione, non scagliata daaltri, ma fatta scaturire come nera pecedagli stessi che l’alimentano.Solo il profondo rispetto per se stessiconsente di rispettare gli altri e, si notibene, l’appartenenza a una religionepiuttosto che a un’altra non infirma maaccresce questa postura di tutta la personacome intelligenza, volontà e amore.Chi crede non può non afferrare comequesta sia la base su cui poggiare l’ascoltodel Dio che chiede di camminare insiemenel tratto di vita donato. Non può negare

    che solo osservare gli altri e le loro azionialla luce della Presenza di Dio in noi, donaserenità e trasmette la pace.I terroristi, loschi e tenebrosi figuriindubbiamente, non sono anch’essipersone? Immerse nella melma di unadottrina che si spaccia per religione epretende di uccidere vilmente gli inermi innome di Dio. Come filtrare questa melma?Come non trovarsene prigionieri conquella reazione immediata e incontrollatache è odio?Il giovane vedovo parigino e padre di unapiccola creatura ci ha lasciato unatestimonianza che attraverserà i secoli esarà l’unica arma per sconfiggere ogniterrorista: non lasciare che l’odio si tramutinella broda di cui alimentarsi, bensì aprirsialle armi della Luce. La vulnerabilità feritae resa debole, si erge e diventa vigorosa

    quando taglia le tenebre con la Luce dellalibertà.Unica strada perché i maledetti possanoessere convertiti e ricevere la benedizionedell’Altissimo e la nostra.

    Cristiana Dobner

    Non riusciranno ad avvelenarci con l’incertezza

    dell’Avvento, come suggerisce il vescovo Douglas, potrebbero essere adatte arichiamare il significato dei gesti che poniamo all’inizio della Messa: l’accoglienzache ci introduce, il saluto liturgico e l’atto penitenziale. Semplici espressionipossono essere utilizzate per vivere con intensità spirituale e non superficialedistrazione questi momenti.“Nel nome del Padre…”. Quando l’assemblea è riunita, il sacerdote e gli altriministri compiono la processione d’ingresso in chiesa. Il canto esprime, con leparole e la melodia, lo spirito proprio della Messa e del tempo liturgico che si stavivendo.“Il Signore sia con voi”. Il segno della croce e il saluto liturgico del sacerdote ciricordano che è il Signore a radunare l’assemblea e ad essere presente in essaattraverso colui che presiede e guida la preghiera. Il buon pastore convoca eriunisce il suo gregge, rivolge loro la sua Parola, si mostra ai suoi fedeli nei segni

    sacramentali della liturgia. Rispondiamo esprimendo il desiderio di sentircimembra del Corpo di Cristo, comunità cristiana da lui guidata.“Signore, pietà”. La sincera richiesta di perdono, che facciamo all’inizio dellaMessa, purifica dalle colpe meno gravi e trova il suo compimento e la sua pienezzanel sacramento della Penitenza e Riconciliazione. Umilmente confessiamo a Dio,ma anche ai fratelli, la nostra mancanza di fede, di speranza, di amore.

    Pier Giulio Diaco

    Così come gli eventi tragici e indefinibili di Parigi sono stati programmati, pensati dettagliatamente e motivati da ragioni insane ma fatte credere e brillare come degli ideali, così la reazione va costruita,pensata e programmata e non lasciata all’istinto che degrada. Solo il profondo rispetto per se stessi consente di rispettare gli altri e, si noti bene, l’appartenenza a una religione piuttosto che a un’altranon infirma ma accresce questa postura di tutta la persona come intelligenza, volontà e amore 

    l nostro quotidiano ha subito una scossa molto vicina e profonda: il vile attacco a Parigi ha toccato lanostra civiltà, ha innestato un clima di guerriglia che nulla a che spartire con una guerra, simile aquella insegnataci dai libri, tramandata dai documenti e dai nostri nonni (bisnonni per i più giovani)che hanno vissuto sulla loro pelle anni di difficoltà, seminati da orrore, restrizioni e morte.

    Quanto meno, noto, conosciuto e, purtroppo dichiarato, era lo stato di guerra. Ora ci sentiamo in balia diuna strategia che non ci appartiene culturalmente e che mina improvvisamente le fondamenta del nostrovivere: un attacco simultaneo in posti diversi nel vivo di una serata qualsiasi, una come tante altre, èproditorio ed incrina lo sguardo al presente. La sciagura prodotta dalla morte di tanti giovani e di tantepersone, ha una sua ripercussione che intende scendere più profondamente del fatto stesso, pur grave edeprecabile, minare cioè i rapporti sociali ed avvelenarli con il dubbio e l’incertezza. Infatti chi mi si trovadinanzi, con cui condivido un tratto di strada, colloquio normalmente, consumo un pasto insieme, è lostesso che è pronto ad accoltellarmi quando non ho la guardia alta, quando mi sono, in un qualche modo,consegnato all’amicizia, alla prossimità umana?Prima di entrare nell’ambito della religione e delle religioni e quindi della fede, l’interrogativo punta sullapersona umana. È stato smarrito un elemento primo e primordiale che distingue (“fa la differenza” comepiace esprimersi oggi!) fra l’animale e la persona umana. Se sono persona umana, chi ho davanti è

    I

    (FOTO SIR)

    La fotografia

     N o  a l  t e r r o r e

    “Vengo da voi come messag-gero di pace”. Così papa Francesco nel videomessag-gio alla popolazione della Repubblica Centrafricana,diffuso lunedì 23 insieme a quello per le popolazioni diKenya e Uganda. Dopo averesalutato tutti “con il piùgrande affetto, indipenden-temente dall’etnia o dalla re-ligione”, il Pontefice osserva:“Il vostro caro Paese conosceda troppo tempo una situa-zione di violenza e insicurez-za delle quali molti tra voi so-

    no vittime innocenti. Lo scopo della mia visita è anzitutto quello di portarvi,in nome di Gesù, il conforto della consolazione e della speranza”. Nello speci-fico, “avrò la gioia di aprire per voi – con un po’ di anticipo – l’Anno giubilaredella Misericordia, che spero sarà per ciascuno occasione provvidenziale di au-tentico perdono, da ricevere e donare, e di rinnovamento nell’amore”. Papa Francesco sarà in Africa fino a lunedì 30 novembre (foto Afp/Sir)

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    Giovedì 26 novembre 20154 Primo piano

    A Gaza è quasi stato islamicoL’impressione è quelladi una situazione esplosiva

    gni promessa è debito. E così è stato con ilviaggio in Terra Santa edizione 2015. Cei eFisc, da quattro anni, danno vita a una

    selezionale nazionale. I vincitori vanno poi atoccare con mano opere realizzate grazie ai fondi8xmille. Don Mario Cornioli, sacerdote Fidei donumdella diocesi di Fiesole, è in ser vizio al patriarcatolatino di Gerusalemme da oltre dieci anni. Lo scorsoanno ci lanciò la provocazione: "Dovete andare aGaza. Voi che siete giornalisti non potete non vederequel che lì accade".Detto e fatto. Non solo don Mario è uno degliiniziatori dell’opera Hogar Nino Dios a Betlemme,una casa-famiglia in cui vivono alcune suore con 25bambini alcuni disabili e altri senza nessuno, ma èanche un grande lascia-passare per entrare in ognisituazione complicata che si presenta in Terra santa.E’ grazie a lui che siamo potuti entrare nella Strisciadi Gaza. Un’occasione unica, anche e soprattutto perle difficoltà, da parte dello stato di Israele di rilasciareautorizzazioni all’ingresso. Infatti anche per noi si èdovuto ricorrere a un’insistenza per giungere al sìdefinitivo.

     Al valico di Erez, dopo le consuete domande di rito e i

    rilascio del permesso accordato in precedenza, sientra nella terra di nessuno. Un tunnel di rete lungo1.200 metri, accanto al muro che delimita il confine,conduce ai container in cui trovano posto gli uffici difrontiera di Fatah. Lì ci accoglie l’altro don Mario, ilparroco di Gaza. Poche formalità per poi andare alcontrollo di Hamas, il gruppo che ha il vero poterenella Striscia. I tempi sono un po’ più lunghi, ma poisi riesce a transitare.

    Gaza si presenta subito nella sua drammaticità. Lestrade sono piene di crateri e di buche. L’asfalto sialterna alle piste di terra. La c ircolazione è casuale.

    Molti vanno contromano, soprattutto per evitaredossi e avvallamenti. La carreggiata è piena di asiniche trainano carretti stracolmi di robaccia. Subito sinotano palazzoni anneriti dai bombardamenti. E idanni dei bombardamenti. Le macerie sonoovunque. Case sventrate. Muri abbattuti. Ovunqueregna il caos. Tutti suonano il clacson. Non esistonocartelli stradali. Non ci sono regole. Si viaggia allameno peggio. Ci si butta nel traffico di auto vecchie eammaccate e si spera in Dio.Le donne sono la parte debole della popolazione.Girano per strada in gran parte velate. Non sappiamo,noi occidentali, se per convinzione o per costrizione.L’impressione è quella di vivere all’interno di un similstato islamico. Gli stranieri sono guardati concuriosità. Al vecchio porto scendiamo dall’auto. Connoi ci sono due giovani donne con il capo scoperto.Forse abbiamo azzardato troppo. In breve ce neandiamo. Capiamo che non è aria.L’hotel che ci accoglie è un’oasi in un oceano didolore. Già l’ordine attorno alla struttura ci coglie di

    sorpresa. Quasi stride in maniera esagerata rispetto aquanto abbiamo visto per alcune ore: dalla miseriapiù assoluta si passa quasi al lusso. Come questoalbergo, in città ce n’è qualche altro, per lo piùfrequentato dagli uomini delle Nazioni unite.Qua si vive di aiuti umanitari. Le materie primescarseggiano ovunque. Il cemento necessario per laricostruzione è materiale assai raro. Dalle macerieoperai al lavoro ricavano il ferro per riciclarlo nelle

    nuove costruzioni. Si lavora come e dove si può,anche perché l’energia elettrica va e viene tutti igiorni ogni otto ore. Ci si deve dare da fare anche di

    notte, quando la luce è presente.Passiamo in religioso silenzio fra le rovine di ungrande ospedale abbattuto dalle bombe che quigiungono dal vicinissimo confine. Da parte di Hamassi lanciano i razzi Qassam. Dall’altra parte troppeguerre, negli ultimi anni, hanno generato un odiocrescente con conseguenze sulla popolazioneevidenti anche agli occhi del visitatore occasionale.Gaza non solo è una grande prigione a cielo aperto.Sul lato mare, di notte compaiono le luci delle naviisraeliane: impossibile lasciare la Striscia daqualunque parte. Un occhio appeso a unamongolfiera scruta la situazione 24 ore al dì. Siavverte una situazione esplosiva, nonostante alcunisegnali di speranza che abbiamo colto nelletestimonianze dei cristiani e dei giovani nelle scuolecattoliche.Parigi è lontana diverse migliaia di chilometri, ma èvicinissima per le implicazioni che anche da quipartono. Inquieti, dopo una notte in un albergo che èquasi un insulto a una povertà senza limiti, ce ne

    torniamo ai tre controlli dell’andata. I primi duevengono superati con tranquillità. All’ingresso inIsraele ci fanno lo scanner totale. Neppure noisappiamo di che si tratta. Lo zainetto viene aperto. Cisi sente impotenti. Ma abbiamo un passaportoeuropeo e ci lasciano andare. Non ne possiamo più.Per noi si è trattato solo di un giorno. Per chi vive quiè un giorno che non ha mai fine.

    Francesco Zanotti

    O

    Nelle Strisciasi alimentaun odiocrescente

     Testimonianza

    La storia di NaimaRicordano ancora le bombe cadere soprale loro case e le grida di dolore dei loroamici e parenti rimasti sotto le macerie.Nella mente è forte la memoria dei lorocongiunti morti. Non c’è famiglia a Gazache non abbia avuto un lutto o dei feritinel corso dell’ultima guerra con Israele,denominata "Margine Protettivo" (8luglio-26 agosto 2014). Non bastano treguerre negli ultimi nove anni peraffossare i sogni dei giovani della Strisciadi Gaza e nemmeno la tensionedell’ultimo mese e mezzo, la cosiddetta"Intifada dei coltelli", che qui haprovocato 17 morti. Per l’Onu il dato piùalto dalla fine dell’offensiva israeliana del2014.Chi invece ha smesso di sognare per sestessa è Naima ma nella zona del porto diGaza, abitata un tempo da molte famigliecristiane, tutte la conoscono come "UmGeorge", la madre di George. Dall’alto dei

    suoi 84 anni si guarda indietro e ricordaun susseguirsi di guerre, specie "quelladel 1967", quando i soldati israelianifecero irruzione nella chiesa dove si erarifugiata nonostante il parroco di alloraavesse issato la bandiera bianca."Pensavo di morire" dice la donna.Rimasta vedova piuttosto giovane, oggivive sola in un piccolo appartamento."Non vedo mio figlio da 25 anni. So che sitrova a Gerusalemme, non ho mai visto imiei nipoti. Non possono venire nellaStriscia poiché potrebbero non avere piùil permesso per rientrare aGerusalemme".Nessuna notizia nemmeno dalle altre duefiglie, una in Giordania e l’altra in Libano.

    www.agensir.it

    l popoloso municipio - uno dei 19 incui si suddivide la capitale - è abitatoda belgi francofoni e fiamminghi e daimmigrati di innumerevoli Paesi,

    molti dei quali maghrebini emediorientali. I residenti rifiutanol’etichetta di rifugio dei jihadisti escendono in piazza per affermarlo a granvoce Una giornata come tante alla Garede l’Ouest (Station Brussel-West infiammingo). Vento gelido e cielo plumbeo- frequenti qui a Bruxelles - i ragazzinivocianti nel cortile della scuola, la signora

    I

    Molenbeek: qui i terroristi

    hanno messo le radici

    Un reportage da Bruxelles, fra controlli di polizia e timori

    impellicciata che porta al guinzaglio uncollie. Di là della strada due donne, colvelo, chiacchierano. Il supermercatoDelhaize offre prodotti scontati, mentre ilbistrot De Krebbe propone nel menu dimezzogiornopotage e boulettes (zuppa epolpette). C’è tanto cemento e pochialberi qui a Molenbeek-Saint-Jean. Finitosotto i riflettori dei media di tutto ilmondo dopo i tragici attacchi di Parigi, ilpopoloso municipio brussellese, nonlontano dalla Grand Place, rifiutal’etichetta di "covo terroristico" e

    prosegue il tran-tran quotidiano. Unmunicipio "normale". Se i giornali nonavessero raccontato del lungo elenco di

    giovani, con nomi arabi, che qui hannoprogettato attentati, ci si immergerebbein una realtà urbana molto simile a millealtre in Europa. Quasi 100mila abitanti,Molenbeek in effetti ha le dimensioni diuna media cittadina italiana. Si passa daiquartieri con le villette monofamiliari e isuv parcheggiati davanti ai garage alleabitazioni "popolari" di Chaussée deGand. I tre palazzoni schierati attorno alBoulevard Louis Mettewie contano 25piani con otto ingressi ciascuno: dei veri epropri villaggi verticali. In Joseph DiongreStraat ci si immerge in un caratteristicoquartiere di casette antiche, con portecolorate sovrastate da simboli del lavoro.La pausa in un caffè all’angolo consentedi ascoltare le voci degli avventori. La tv,infatti, sta mandando in onda leimmagini dell’ennesimo blitz delle forze

    dell’ordine in un’area di Molenbeek, inparallelo a quanto accade in altre zonedella capitale, tutte a forte immigrazionemaghrebina e mediorientale. Bastadichiararsi giornalista e il proprietario siscalda: "Non ne possiamo più. Non siamotutti terroristi qui! Cosa venite afare?".Accanto al mio tavolo un signoreanziano alza lo sguardo dal giornale:"Perché non ci mandano i poliziottianziché i giornalisti?". Una ragazzabionda, con forte accento fiammingo,aggiunge: "Ieri sera ero in piazza. Abbiamo detto a voce alta che vogliamosolo stare tranquilli. Portino via i terroristie stop".

    Gianni Borsa 

    Gaza city: le macerie di un ospedale

    abbattuto dai bombardamenti (foto Fz)

    Bruxelles, 23 novembre: vedutadi Grand Place (foto Afp Sir)

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    Giovedì 26 novembre 2015 5Primo piano

    Francesco Zanotti

    ncora una volta, più dei luoghii volti. Più delle pietre, anchese antiche di duemila anni, lepietre vive. E’ stato un viaggio

    ricco di incontri. Un pellegrinaggio,quello vissuto la scorsa settimana, alleorigini della fede grazie al quale si èincrociata una testimonianzaautentica, incarnata, vera, bella,fresca. In Terra Santa non si fannotanti giri di parole. Si vive, e si soffreanche, sulla propria pelle cosa puòsignificare stare alla sequela di Gesù Cristo.

     A Gerusalemme i pellegrini sono scarsi. Gli italiani sonostati i primi ad annullare le prenotazioni dopo i recenti fattidi sangue avvenuti a Parigi. Le notizie che trapelano dalletelevisioni amplificano paure e timori. Quando si arriva

    nella città santa si comprende che la realtà è diversa dacome viene rappresentata. Certo, i posti di blocco sonotanti e i militari presidiano tutti i punti chiave. Tuttavia, idieci componenti la delegazione italiana in visita aiprogetti finanziati dalla Cei grazie ai fondi 8xmille nonavvertono particolare tensione o paura.Il colloquio con il patriarca fa comprendere il climaparticolare. "Grazie per avere avuto il coraggio di venire inTerra Santa in un momento in cui tutti hanno paura", dicemonsignor Fouad Twal che subito aggiunge: "Abbiamobisogno di creare una cultura di pace. Gli accoltellamenti diquesti ultimi tempi non servono a nulla. Ma è anche veroche a gente disperata non si può chiedere la logica".La vera salita al calvario è stata la visita alla città di Gaza ealla minuscola comunità cattolica presente nella Striscia.Qui si contano quasi un milione e 700 mila abitanti. Lapresenza cristiana non arriva alle duemila unità. DonMario da Silva è un 36enne prete brasiliano. E’ il parrocodella chiesa intitolata alla Sacra famiglia. I battezzati nonarrivano a 150, ma ogni pomeriggio le suore che sono con

    lui (sono tutti missionari del Verbo incarnato) radunano iragazzi per vivere l’esperienza dell’oratorio."Non possiamo fare processioni o vie crucis - dice donMario - ma se vado in giro devo indossare la talare. Imusulmani non avrebbero rispetto per me se io per primo

    non esprimessi, anche con segniesteriori, la mia fede. Nelle nostrescuole (ce ne sono cinque, di cui trecattoliche) la croce è presente in ogniaula e nessuno si permette di direnulla anche se la stragrandemaggioranza degli studenti èislamica".Si deve stare comunque molto attenti.

     Aumentano i dispetti verso laparrocchia. Ogni tanto arrivano lancidi sassi. "Non esco mai da solo -aggiunge don Mario -. Non è unapersecuzione alla luce del sole. E’

    strisciante. Per esempio: capita che dicano di nonfrequentare i negozi gestiti da nostri fedeli. Oppure per imatrimoni: non è possibile convertirsi dall’islam alcristianesimo. E qui non solo la donna è obbligata a seguirela religione del marito. Se un cristiano desidera sposare

    un’islamica, prima si deve convertire alla fede di Allah".Manifestarsi cristiani, in questa luoghi, è già unagrandissima testimonianza.

     Anche nelle scuole pubbliche non è semplice rivelare lapropria religione. Si rischia l’emarginazione. Ragazzi eragazze sono divisi e si va in classe su due turni giornalieri.Il primo inizia alle 7 del mattino. Velo bianco attorno al visoe vestito lungo nero per le giovani studentesse checomunque portano in spalla zaini alla maniera occidentale.Non si vedono particolari firme, ma la moda è la stessaanche a Gaza."La nostra resistenza è studiare - dicono in coro alcunistudenti dell’ultima classe prima della maturità alla Holy Family School , la migliore tra quelle presenti in questolembo di terra grande una volta e mezzo il territorio diCesena -. Possiamo continuare a sognare e a pensare cheun giorno il mondo potrebbe cambiare. Noi non siamoterroristi. Non è islam quello. Ditelo quando tornerete inItalia".E il dopo Parigi? "Giustamente da ogni parte si condanna

    quanto è accaduto - dice una ragazza molto determinata -ma qui da noi fatti del genere accadono tutti i giorni.Conosciamo molto bene la sofferenza di chi ha avutoparenti morti per gli attentati avvenuti nella capitalefrancese. Tutti noi ne abbiamo avuti".

    A

    Fisc e Cei in Terra Santa con l’8xmille senza frontiere 

    La Federazione

    dei settimanali cattolici

    in visita ai progetti

    sostenuti

    dalla Conferenza

    episcopale italiana

    Con la mente a Parigi

    I pellegrini preganoLa bandiera francese sventola amezz’asta nel santuario del PadreNostro, situato sul monte degli Ulivi, aGerusalemme. La preghiera che quiGesù insegnò agli Apostoli campeggiasui muri in oltre 150 lingue. Sono giornitristi per questa piccola propaggine diterra francese nella città santa. Ilsantuario, infatti, appartieneall’organizzazione francese "Oeuvred’Orient", consacrata interamenteall’aiuto dei cristiani di Oriente e che facapo direttamente all’arcivescovo diParigi. I pellegrini entrano in silenzio,in ordine e per recarsi nella grotta. Lapreghiera del Padre Nostro risuona initaliano, in inglese, in malabarico, inrumeno, in spagnolo, in coreano, innigeriano, in russo, tanti idiomi ma conun’unica intenzione, le vittime, i feriti ei familiari dell’attentato terroristico diParigi.Una preghiera lunga, incessante, atratti silenziosa. "È terribile ciò che èaccaduto - dice Thomas K ., un giovane

    coreano in pellegrinaggio con ungruppo proveniente da Seoul - davanti atanta violenza si resta senza parole eviene da chiedersi perché. Colpa dellapolitica, della religione, difficile dirlo.Non riesco a dare spiegazioni, ma solo apregare per le vittime di questa strage".Poco lontano diversi pellegrini da SanSalvador, radunatisi sotto la scritta inspagnolo del Padre Nostro, preganoinsieme. Con la stessa intenzione. Lostesso fanno altri gruppi nella vicinabasilica del Getsemani. Tra loro ancheindiani dal Kerala guidati da padreSleeba Kattuman Gattu: "stiamoconcludendo il nostro pellegrinaggio inTerra Santa. Avevamo un po’ di paura apartire dopo le tante notizie di tensionitra palestinesi e israeliani che hannoprovocato molte vittime. Tuttavia

    abbiamo deciso di partire perché ogginon siamo sicuri in nessun luogo. E loabbiamo visto anche a Parigi. Dalgiorno dell’attentato, le nostrepreghiere vanno anche alle vittimefrancesi, ai loro cari. Preghiamo per lapace. Siamo convinti che con le arminon si vada da nessuna parte. Solo ildialogo può salvare l’umanità. Nonesiste un solo problema che non sirisolva con il dialogo e l’ascolto". Dellostesso avviso Arno K, di Oslo. È inpellegrinaggio in Terra Santa con ungruppo di amici. "Siamo scioccati perquanto accaduto a Parigi. Preghiamoper la Francia". Se abbiamo pauraadesso? "Non abbiamo paura. Ma ènecessario trovare soluzioni politiche aquanto sta accadendo. L’opzionemilitare non può essere l’unica. Legrandi potenze, come Usa, Ue, Russia ePaesi Arabi devono trovare risposteconcrete, in particolare per i milioni disfollati e di rifugiati che le guerrestanno provocando. Anche loro sonovittime del terrorismo".

    Daniele Rocchi

    ❚❚ L’impegno dei cattolici è su più versanti: educazione, giovani, famiglia, vicini a chi ha più bisogno

    Terra Santa: la condivisione è la via per una pace possibileNel viaggio in Terra Santa tra mille volti, nomi e cogno-mi, si incrociano quelli della suore dell’Istituto Effatà. La

    superiora suor Piera, delle dorate di Vicenza, si occupada anni di bambini audiolesi. Anche qui sono tutti mu-sulmani, ma non ci si prende cura dell’altro in base alcertificato di battesimo. Stessa situazione anche per lesei suore di Madre Teresa di Calcutta che a Gaza gesti-scono un orfanotrofio con 42 piccoli tutti disabili. Sonofigli di genitori musulmani.Sobhi, la nostra guida, è il condensato delle differenzee delle contraddizioni di questa terra così intricata. E’ diorigine palestinese. Galileo di Nazaret, ci tiene a preci-sare. E’ cittadino israeliano, ma non essendo ebreo nonha tutti i poteri. Fa parte di una minoranza, quella ara-ba. Parla benissimo l’italiano e altre cinque-sei lingue.Ha studiato nel nostro Paese. E’ di fede cattolica, altraminoranza. Di rito maronita, ulteriore minoranza. E’diacono permanente. Tenta, nei pochi giorni in cui sia-mo stati insieme, di farci comprendere la complessitàche si vive a queste latitudini.Con Vincenzo Bellomo, un siciliano che a Betlemme ha

    trovato casa e famiglia, facciamo la conoscenza degliistituti della Custodia di terra santa. Oltre duemila ra-

    gazzi vanno a scuola grazie a questa presenza. Non so-lo. Le mamme portano avanti progetti di piccolo arti-gianato di valore, per cercare di fare quadrare conti chenon tornano mai. Anche i salesiani sono stimati dallagente del luogo per le loro scuole professionali moltoapprezzate perché offrono la possibilità di trovare lavo-ro, merce rara da queste parti.Nella città natale di Gesù si trova il grande progetto delnuovo centro giovanile "Papa Francesco" che si realiz-za grazie a un notevole contributo della Cei provenien-te dai fondi 8xmille. Mentre visitiamo i lavori in corso,scoppiano scontri tra manifestanti e militari israeliani.Lancio di sassi da una parte, lacrimogeni dall’altra. Enoi a fotografare per essere dentro la notizia.Ci sono anche i cooperanti delle Ong italiane. Incon-triamo Francesca di Verona mentre alla mensa Caritasdi Betlemme si sta per servire il pranzo a un drappellodi anziani. In questa città, come in tutti territori pale-stinesi, non esiste previdenza e per la sanità è bene ri-

    volgersi altrove. Francesca parla correntemente inglesee spagnolo. Nonostante abbia solo 24 anni, ha già una

    laurea in Sicurezza internazionale e terrorismo guada-gnata in Inghilterra. Ha il visto come volontaria, mal’entusiasmo che traspare dal suo sorriso è di chi ha tro-vato validi motivi per stare qui e per vivere.Sulla tessa lunghezza d’onda è Cinzia Rizzioli dell’Ong 

     Vento di terra. Milanese, vive a Gaza da un paio di an-ni. Porta avanti un progetto finanziato dall’Unione eu-ropea per tenere impegnate 25 donne di un villaggiobeduino, alle porte della città. Si insegnano falegname-ria e sartoria. Accanto verrà realizzato dalla Cei un asi-lo per circa 120 bambini. Una precedente struttura,sempre costruita dalla Chiesa italiana, è stata distruttada un bombardamento. "Facciamo questo lavoro peravere un punto di aggregazione per queste donne - di-ce Cinzia -. Non è stato semplice mettere insieme que-sto edificio, vista la scarsità del cemento e i prezzi a cuiviene venduto. I mattoni sono stati realizzati con sabbiacompressa".

    Fz

    Gaza: una classe del liceo nellascuola cattolica Holy Family 

    School . A sinistra don MarioCornioli (vedi articolo nella pa-

    gina a fianco); a destra

    don Leonardo di Maurodella Cei

    Il patriarca: “Ai disperatinon si può chiedere la logica"

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    Giovedì 26 novembre 2015 7Vita della Diocesi

    In breve

     Viaggio in Terra SantaZanotti in diretta su Tv2000Del viaggio in Terra Santa organizzato dalla Fisc edalla Cei (cfr. Primo piano alle pagg. 4 e 5) siparlerà anche su Tv2000 (canale 28 del digitaleterrestre). Giovedì 26 novembre, con inizio alle20,30 il nostro direttore Francesco Zanotti sarà indiretta dagli studi di Roma della trasmissione Tgtgcondotta da Cesare Cavoni. In particolare si parleràdelle 24 ore trascorse nella Striscia di Gaza e dellatestimonianza della piccolissima comunitàcattolica.

    Incontro MatrimonialeUn week end per sposi e pretiLa Comunità di “Incontro Matrimoniale” organizzadal 20 al 22 marzo 2016, a San Mauro Mare, unweek-end nel corso del quale viene proposto unmodo nuovo, già collaudato da migliaia di coppiein tutto il mondo, per dialogare in modo piùprofondo nella coppia e con la propria comunitàper i preti. Il cammino di Incontro Matrimoniale èun’esperienza che si propone “a servizio” dellaChiesa. L’incontro dura un fine settimana. Ècondotto da tre coppie di sposi e un prete che,attraverso la condivisione della propriaesperienza, aiutano a scoprire o a riscoprire unarelazione vissuta con gioia nella responsabilità.Tornando a casa non spariscono le difficoltà, ma siporta con sé una “cassettina degli attrezzi”, con laquale fare una manutenzione costante del propriorapporto di coppia o di prete con la comunità.

    Testimonianze su: www.incontromatrimoniale.org.Per info e iscrizioni: Carlo e Tiziana Magnani, tel.054791256, [email protected] 

    Scuola di preghieraal Cantiere 411Ritorna la Scuola di preghiera “4 Passi con... 4Passi per” al Cantiere 411, in via Mami 411, aCesena. Primo appuntamento: domenica 29novembre alle 18,30. A conclusione, condivisionedella cena.Il percorso è promosso dal Servizio per la Pastoralegiovanile, dalle Suore francescane della SacraFamiglia, dall’Ufficio diocesano vocazioni edall’Azione Cattolica.

     Adulti di Azione Cattolica“Famiglia ai tempi del web”Si terrà sabato 16 e domenica 17 gennaio 2016(termine entro le 16) la due giorni per famigliepromossa dall’Azione Cattolica diocesana. “Lafamiglia ai tempi del web. Raccontare Gesù ainativi digitali” è il tema della due giorni, checoinvolge tanti e che sarà vissuto in amicizia egioiosa condivisione. Guideranno la riflessione lagiornalista Paola Springhetti e suo maritoGiancarlo Olcuire, grafico, della diocesi di Roma. Ladue giorni si terrà all’hotel New Bristol Sport &Domus Mea hotel, a Cesenatico in via del Fortino 7.Per i bambini e i ragazzi è previsto servizio dianimazione.Per info e adesioni (entro lunedì 14 dicembre):Massimiliano e Valentina Turci, 338 5480943,[email protected]

    Unitalsi, ottant’anni di cammino e servizioLa sezione di Cesena celebra l’anniversario con un pomeriggio di testimonianza e preghiera, domenica 6 dicembre nella sede di Boccaquattro. Presente l’ultima miracolata di Lourdes

    a sezione di Cesena dell’Unitalsi (Unione nazionaleitaliana trasporto ammalati a Lourdes e santuariinternazionali) compie ottant’anni di vita. Una

    tappa importante di un cammino ricco di incontri, diprossimità nelle fragilità, di calore fraterno che hacoinvolto tanti volontari - dame e barellieri - medici,infermieri, sacerdoti e religiosi. E migliaia di pellegriniche dalla nostra diocesi hanno partecipato a viaggi epellegrinaggi in Santuari italiani (Loreto, Basilica delMonte…) e internazionali: Lourdes e Fatima per citarnealcuni. Un appuntamento di condivisione di memoriache i volontari della sezione di Cesena desideranocelebrare con un pomeriggio di ascolto, preghiera e festa.L’appuntamento è per domenica 6 dicembre alle 15,30alla chiesa di San Maria Nascente in Boccaquattro, inpiazza Fabbri a Cesena, a pochi passi dalla BibliotecaMalatestiana, in quella che fu la prima sede dell’Unitalsi ealla quale la sezione cesenate è tornata nel 2012. Laprima parte del pomeriggio vedrà gli interventi delpresidente della sezione Altenio Benedetti, del vescovoDouglas Regattieri e dell’assistente diocesano del’Unitalsidon Renato Baldazzi. A seguire, Umberto Gaggi,

    Lvicepresidente della sezione e curatore del libro “Uncammino di solidarietà. 1935-2015” ne traccerà una brevepresentazione. Seguirà la testimonianza di Danila

    Castelli, signora di Pavia guarita miracolosamente nel1989 dopo il bagno alla grotta di Lourdes: è l’ultimamiracolata di cui nel 2011 la Commissione medicainternazionale di Lourdes ha dichiarato il carattereprodigioso-miracoloso della guarigione da una gravemalattia. Alle 17,15 intervento dell’assistente regionale donGuiscardo Mercati e benedizione della Grotta di Lourdes,all’interno della chiesa di Boccaquattro, il cui recenterestauro è stato curato da Maria Letizia Antoniacci. A seguire, partenza della processione “Aux flambeaux” conla statua della Madonna Immacolata. “Sarà un momentodi preghiera nel cuore della città, durante il quale si faràonore alla Madonna e si farà richiesta di pace eprotezione in questo momento particolare”, sottolineaUmberto Gaggi. La processione sarà aperta dal vescovoDouglas, attraverserà viale Mazzini fino alla Cattedrale diCesena, dove alle 18 il vescovo presiederà la Messa.

    Sabrina Lucchi

    n Cattedrale a Cesena sono ormai completati i lavori per l’adeguamento del presbiterio secondo la riforma conciliare,come ha di recente motivato su queste pagine il vescovo

    Douglas (cfr. intervista sul Corriere Cesenate n. 40 del 12 novembre  2015): l’installazione dell’ambone (mai creato ma periodicamente ipotizzato: l’ultima intenzione risale al vescovo Lanfranchi) hadeterminato l’abbinamento stilistico all’altare maggiore, con unintervento sobrio e semplice che ha avuto quale unica ragione la funzionalità liturgica. Sabato 28 novembre, quinto anniversariodell’ordinazione episcopale di monsignor Regattieri, avrà luogo il 

    solenne rito di dedicazione e benedizione. Nel pezzo che segue, il direttore dell’Ufficio diocesano Arte sacra spiega il significato di due arredi speciali quali l’altare e l’ambone.

    Come noto, la Cattedrale di Cesena deve l’odierna facies ai grandilavori di restauro voluti dal vescovo Augusto Gianfranceschi(1957-1977): gli ultimi nel tempo per San Giovanni Battista, dopola costruzione all’indomani del sacco dei Bretoni (1377) chesostituiva l’antichissima sede, con il medesimo titolo, posta sulcolle Garampo; e dopo interventi rinascimentali specie in facciata(fine sec. XV ), barocchi soprattutto all’interno ad opera delcardinale Orsini (1681-1683), neogotici a fine Ottocento (1882-1892). Aperto nel 1957 sotto la guida di Ferdinando Forlati(protoarchitetto della basilica di San Marco a Venezia),l’imponente cantiere poteva chiudersi nel 1960, appena tre annidopo: e quasi anticipando le prescrizioni in materia di edifici esuppellettili che sarebbero giunte nel 1963 con la SacrosanctumConcilium. Gianfranceschi avrebbe in seguito modificato lacattedra, fortemente suggestionato dall’intervento compiutonella cattedrale di Sarsina dal vescovo Carlo Bandini (1953-1976):

    infatti il seggio episcopale marmoreo (coinvolto nell’attualeadeguamento - leggermente avanzato e privato dei sedili laterali -ma opportunamente conservato integro) aggiunto dal vescovo Augusto ricalca forma e stile di quello sarsinate, delineatodall’architetto liturgista faentino monsignor Antonio Savioli.La sistemazione di Gianfranceschi non aveva previsto l’ambone(la cosa in effetti può stupire, conoscendone preparazione epreoccupazione liturgiche: anche se va detto che la marcatasottolineatura della Parola e della sua sede di proclamazionesarebbe stata uno dei grandi frutti postconciliari): tant’è cheperiodicamente, fino agli intenti di Lanfranchi, l’esigenza diquesto capitale arredo faceva capolino. L’odierna realizzazionecolma quella vecchia lacuna e riordina, con sobrietà e semplicità,l’intero presbiterio: questo peraltro accade proprio acinquant’anni dalla chiusura del Vaticano II (7 dicembre 1965). Vada sé che l’inserimento dell’ambone (concepito anche perl’alloggiamento del cero pasquale) determinava in parallelo larevisione dell’altare, per evidenti ragioni stilistiche e artistiche. Le

    sedi della Parola e del Sacrificio, cuore e centro fisico dell’interospazio liturgico, meritano qualche esplicazione storico-liturgica.L’ambone. È un termine greco che significa “salire” e indica unasuperficie convessa e panciuta, che cinge chi vi entra (sinonimodi pergamo, luogo elevato, e in passato connesso al pulpito, luogodella predicazione). È dunque un luogo alto dal quale si proclamala Parola: «Sali sopra il monte eccelso tu che evangelizzi Sion” (Is40,9). O meglio: è uno spazio liturgico, “abitato” dal diacono, dallettore o dal salmista. E per il suo carattere simbolico vi siassommano l’evangeliario e il candelabro pasquale. Già all’epoca

    della Riforma l’insistenza sulla Parola di Dio è essenziale; glisviluppi successivi, specie postconciliari, portano oggi a parlaredi “sacramentalità delle Scritture” e di Parola che convoca eraduna l’ecclesia. E se l’altare è la tavola del pane, l’ambone è latavola della Parola. Così il Concilio: la Chiesa nella liturgia noncessa “di nutrirsi del pane di vita dalla tavola sia della parola diDio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli» (Dei Verbum,21).L’altare. La più antica rappresentazione di un altare cristiano sitrova nel cimitero di Callisto sulla Via Appia: un tavolino a trepiedi. E tra i primi a parlare di altare dell’eucaristia c’è san Paolo,che lo definisce «tavola del Signore» (1Cor 10,21), dunque instretta relazione con la «cena del Signore» (1Cor 11,20). Sel’eucaristia è sacrificio, la “cena del Signore” è un sacrificio e la“tavola del Signore” è l’altare: così la tavola della celebrazionediventa altare. L’altare è allora sia la tavola del convito che lapietra del sacrificio: sulla quale - come spiega Tertulliano - il paneè la copia (figura) e il corpo di Cristo è l’archetipo (verità). E Ambrogio scriverà che l’altare è la “forma corporis Christi”.Dunque per la sua funzione la forma della tavola muta

    teologicamente in altare.Nel Pontificale romano il rito della dedicazione, posto fra liturgiadella Parola ed Eucaristia, prevede la benedizione, l’unzione el’incensazione dell’altare (che di fatto viene così “battezzato” e“cresimato”), oltre alla deposizione delle reliquie dei santi nelpiccolo “sepolcro” ( fenestella confessionis ) appositamentericavato nel marmo e chiuso da una lastra (tabula) più nota come“pietra d’altare”. Con l’unzione del crisma, l’altare diventasimbolo di Cristo che è e viene chiamato “l’Unto”: dunque Cristoè l’altare. Nel marcato simbolismo di queste azioni, il Rituale ciricorda inoltre che l’altare dà prestigio al sepolcro dei martiri e deisanti (scrive Tertulliano: «Christus in martire est») e che pure ilcristiano è a sua volta un altare spirituale.In conclusione, la strutturazione del presbiterio è governata dauna precisa catechesi e deve parlare un linguaggio unitario.Luoghi, tempi e atti dei riti liturgici non possono essere scissi daspazialità e visibilità, da ornamento e decoro.

    Marino Mengozzi

    I

    CattedraleUn rinnovo con adeguamento liturgico

    Sabato 28 novembrealle 20,30 in Duomo a Cesena,in occasionedel 5° anniversario diordinazione episcopaledel vescovo Douglas,avrà luogo il solenne ritodi dedicazione e benedizionedel nuovo altare

    SANTUARIO DI LOURDES,SUI PIRENEI FRANCESI

    (FOTO SA.L.)

    VENERDÌ 13 NOVEMBRE,INTERNO DELLA CATTEDRALE

    DI CESENA(FOTO SABRINA LUCCHI)

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    Giovedì 26 novembre 20158 Speciale Visita pastorale

    Martorano, Ronta e San Martino

    Il vescovo Douglas nelle parrocchieerzo appuntamento per il vescovoRegattieri impegnato, dal 29 novem-bre al 13 dicembre, nella visita pa-

    storale presso le parrocchie di Martorano,Ronta e San Martino in Fiume.

    Dall’8 settembre scorso, di Ronta e SanMartino in Fiume è amministratore don

     Andrea Budelacci, dopo cinquant’anni diservizio di don Ettore Ceccarelli. Si è trat-tato di un passaggio di consegne ‘dolce’poiché don Ettore, ora collaboratoredell’Unità Pastorale formata da Martora-no, Ronta e San Martino, risiede ancora aRonta e per la comunità parrocchiale ri-mane una presenza importante. Dal gen-naio prossimo, nell’ambito delle celebra-zioni domenicali, ci sarà qualche cambia-mento con don Andrea che dovrà divider-si tra le tre realtà.Classe 1933, don Ettore ha fatto il suo in-gresso a Ronta nel marzo del 1965 e la suastoria è praticamente la storia della par-rocchia. Tra i primi fatti che racconta, lesue origini e l’incontro con un prete chegli ha cambiato la vita. “Sono nato a VillaCalabra. Tre giorni dopo sono stato bat-tezzato a Martorano perché i miei genito-ri lavoravano la terra del parroco di allora,don Eugenio Medri, nativo di Gat-teo, dove io ho fatto il cappellanoper sette anni. Ho sempre ritrova-to sulla mia strada i luoghi di donEugenio che mi fece regalo anchedella sua stola”. Un parroco dalleumili origini, un romagnolo inde-

    fesso che non ha mai disdegnatoqualche partita di maraffone albar della parrocchia. “Non eraproprio apostolato, ma mi per-metteva di stare in mezzo allagente. Ho sempre sognato unaparrocchia senza poderi, nellaquale non dovevo fare il padronee dove potevo trattare le personealla pari”.

    IL BORGO DI RONTA si sviluppa lungo lavia Ravennate, nel mezzo della campagnadi Cesena, ma a pochi chilometri dal cen-tro cittadino (circa sei). San Martino inFiume ne è la naturale prosecuzione, indirezione Ravenna. Nel tempo l’abitatoha subito numerosi cambiamenti, di cui èstato testimone don Ettore. “Quando misono insediato, Ronta contava 325 fami-

    glie e 1.420 persone - afferma con preci-sione -. Dopo 50 anni le famiglie sonoraddoppiate, passando a 630, ma si è assi-stito a una progressiva diminuzione diabitanti, 1.380. È aumentato il numerodelle persone sole e il nucleo familiare si èridotto”. Un po’ per il generale fenomenodi spopolamento a cui sono andate in-contro le campagne e un po’ per l’aumen-to del numero dei divorzi e delle separa-zioni. Poi una curiosità: “Abbiamo alcunefamiglie presenti sul territorio di Ronta dapiù di tre secoli. La mia felicità è di esseree sentirmi figlio della storia. Di me dicoche sono un pezzetto di una grande storialunga 1300 anni”.Il riferimento è all’antica pieve, fiore al-l’occhiello del borgo di Ronta e intitolataalla Natività di Maria (all’interno compa-iono un quadro del 1800 che raffigura lanascita della Madonna e un altro dipintomoderno con la stessa scena, opera diuna parrocchiana). È stata eretta nell’VIIIsecolo e documentata per la prima voltanel 942. “La pieve ha subito numerosetrasformazioni: due sopraelevazioni deipilastri e del pavimento, aggiunta di crip-ta, torre campanaria e quadripartito (di-strutti prima del 1600). La facciata (1846)è neoclassica mentre il resto dell’edificio,eccetto il campanile riedificato dopo laguerra, conserva i caratteri originali”. Lafesta parrocchiale è quella della Natività,celebrata l’8 settembre.Una particolarità introdotta da don Ettoreè la modalità di celebrare i sacramentidella Prima Comunione e della Cresima(in ottobre e coinvolgono anche i bambi-ni di San Martino). “Per la Prima Comu-

     T

    nione viene organizzato un ritiro che inizia ilmercoledì pomeriggio e termina il giovedìquando, la sera, dopo una cena insieme, ce-lebriamo la messa di Prima Comunione, sen-za regali e senza foto. La domenica successi-va viene fatta la festa. Una cosa simile, ma inuna domenica diversa, succede per la Cresi-ma. Dopo il ritiro, il giovedì sera organizzia-mo una veglia di preghiera allo Spirito Santo

    e il Sacramento viene impartito la domenicasuccessiva”.Da sette anni a Ronta sono presenti gli Scout.Il gruppo è frequentato anche da bambini eragazzi delle parrocchie vicine come SanMartino, Martorano e San Giorgio. A Ronta sono presenti la scuola materna edelementare (entrambi statali), mentre per lemedie i ragazzi frequentano quasi tutti quel-le di San Giorgio. L’attività principale untempo era l’agricoltura, “con circa 200 azien-de agricole. Oggi la terra è rimasta, ma leaziende sono diminuite, diventando piùgrandi. Tutto è diventato meccanico e il lavo-ro che prima faceva una famiglia ora lo svol-ge una persona. Pochi i giovani che si dedi-cano a questa professione”. Di industrie aRonta non ce ne sono. Il paese è servito dadue banche, un impianto sportivo con pisci-na, alcuni bar (di cui uno è parrocchiale affi-liato alle Acli). Tra le opere parrocchiali, an-che un teatro utilizzato in svariate maniere(commedie, cene, feste, compleanni), e uncampo sportivo grande ma non regolare.

    SAN MARTINO IN FIUME è una comunitàparrocchiale che fa sentire don Ettore altret-tanto a casa. L’abitato è più piccolo di Ronta(conta 800 abitanti circa) ed è altrettanto in-teressato dalla maestosità della campagnacesenate, “ma poche sono le persone impe-gnate in agricoltura”. In molti casi si fa riferi-mento ai servizi di Ronta: per le scuole, peresempio. La materna non c’è mai stata men-tre la scuola elementare ha chiuso i battentisvariati anni fa. Negozi non ce ne sono, men-tre sono presenti piccole attività artigianalidi falegnameria o lavorazione ferro. Ci sonodue bar, uno è il circolo parrocchiale Acli, at-

    Da domenica 29 fino al 13 dicembre monsignor Douglas Regattieri sarà in Visita pastorale 

    nelle parrocchie di Martorano, Ronta e San Martino in Fiume.Don Ettore Ceccarelli, che per cinquant’anni è stato parroco

    di Ronta e San Martino in Fiume,da pochi mesi è collaboratore nell’Unità pastorale 

     Martorano, Ronta e San Martino in Fiume 

     ZONA PASTORALE DELLE VIE CESENATICO, CERVESE E RAVENNATE - 9ª UNITÀ PASTORALE

    tiguo alla chiesa. Le famiglie fanno riferi-mento alla frazione più grande anche perquanto riguarda la catechesi di bambini eragazzi, e per i sacramenti. Nella chiesaparrocchiale, dedicata a San Martino e ri-salente al 1300, si celebrano battesimi,matrimoni, funerali. L’interno è prezioso,ricco di dipinti restaurati di recente, “gra-zie ai contributi della Cassa di Risparmio

    di Cesena e della parrocchia”. “L’internoconserva affreschi del 1508 raffiguranti iSanti Sebastiano, Rocco, Martino, Cristo-foro, Antonio Abate e la Madonna colBambino, invocati contro la peste”. La fe-sta di San Martino viene celebrata in ma-niera ‘casalinga’. “È un momento di ritro-vo comunitario in parrocchia. La sera ce-lebriamo la Messa. Al termine festeggia-mo con ciambella, caldarroste, cagnina”.La festa parrocchiale vera e propria èquella della Madonna del Rosario, cele-brata la prima domenica di ottobre. Tra leopere parrocchiali un campo di calcetto egli spazi della canonica. Una parte diquesta è stata data in gestione al Centrodi Aiuto alla Vita, un’altra viene utilizzatadai ragazzi per incontri e momenti convi-viali.Tra le attività portate avanti congiunta-mente con Ronta c’è uno sportello Cari-tas che segue una settantina di persone“quasi tutte italiane”. Ogni mese, inoltre, èattivo il Banco Alimentare, gestito insie-me a Martorano.Ogni mese viene pubblicato “La Pieve”, ilperiodico delle parrocchie di Ronta e SanMartino distribuito a tutte le famiglie. “Visi parla delle iniziative parrocchiali, sipropongono riflessioni su brani del Van-gelo”. Tre i diaconi: Rino Berlini, TerzoZoffoli e Massimo Brunelli. Quest’ultimopresta servizio a Pievesestina, oltre ad es-sere assistente degli Scout di Ronta.Il gruppo famiglie si ritrova mensilmente,anche in estate, per una “verifica della vi-ta matrimoniale attraverso la lettura di unbrano del Vangelo”.

    Michela Mosconi

    ESTERNO DELLA CHIESAPARROCCHIALEDI RONTA, INTITOLATA ALLANATIVITÀ DI MARIA (VIA CHIESA

    DI RONTA, 140, CESENA)

    SOTTO A DESTRA, ESTERNODELLA CHIESA DI SAN MARTINOIN FIUME,IN VIA COMUNALESAN MARTINO 331, A CESENA

    A SINISTRA, DON ETTORECECCARELLI, CLASSE 1933,ORA COLLABORATOREDELL’UNITÀ PASTORALEMARTORANO, RONTAE SAN MARTINO IN FIUME

    CALENDARIO VISITA PASTORALE

    MARTORANO

    RONTA E SAN MARTINO

    da domenica 29 novembre  fino al 13 dicembre 

    Domenica 29 novembre• ore 15  Messa di inizio Vp a San Martino

    Lunedì 30 novembre• ore 15,30  Visita ai malati e anziani a Ronta e

    San Martino• ore 21 Incontro con l’Ac e l’AdP a Marto-

    rano

    Martedì 1 dicembre• ore 9,30  Incontro scuola materna ed elemen-

    tare a Ronta• ore 10,30  Visita ai luoghi di lavoro a Ronta e

    San Martino• ore 15,30  Visita ai malati e anziani a Ronta e

    San Martino• ore 21 Incontro giovanissimi a San Martino

    Mercoledì 2 dicembre• ore 21 Incontro con il Cpp a Ronta

    Giovedì 3 dicembre• ore 21 Incontro con le famiglie a Ronta

     Venerdì 4 dicembre• ore 9,30   Visita ai luoghi di lavoro a Ronta e

    San Martino

    • ore 15,30  Incontro con i sacerdoti dell’UnitàPastorale• ore 21 Incontro con i giovani a Martorano

    Sabato 5 dicembre• ore 9  Incontro con gli operatori Caritas a

    Ronta• ore 15  Incontro con i ragazzi del catechi-

    smo a Martorano

    Domenica 6 dicembre• ore 10,45 Messa a Ronta• ore 15  Messa a Martorano

    Gli appuntamenti della Visita pastorale in ca-lendario dal 6 al 13 dicembre saranno pubbli-cati sul Corriere Cesenate della prossimasettimana (n. 43 del 3 dicembre 2015)

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    Giovedì 26 novembre 2015 9Speciale Gmg

    ✎CRACOVIACI ASPETTA | diStefano Tappiutti quanti annoveriamotra i nostri ricordi unaGiornata mondiale della

    Gioventù. Molto spessol’abbiamo etichettata,catalogata e relegatanell’apposita cella della nostramemoria. Ricordiamo l’anno, ilPaese, i giorni e la bellezzasperimentata nello stare insieme

    agli altri e a Gesù. Ricordiamo inostri compagni di viaggio etanti bei momenti vissutiinsieme.Una volta tornati a casa però sicorre il rischio di far finire neldimenticatoio la Gmgarchiviandola nella memoriadella cartella “bei ricordi”.La Gmg può quindi diventareun’isola felice alla qualetantissimi giovani approdanocon il loro bagaglio di vita,vivono una bellissimaesperienza per poi tornarepresto nella loro solitaterraferma.Occorre trasformare la Giornatamondiale della gioventù in unrifugio di montagna. Un rifugio

     T

    al quale si giunge dopo un lento e avvincente

    sentiero, e dal quale si riparte ristorati perraggiungere altre grandi cime. In altre paroleè fondamentale che la Gmg sia una tappa diun percorso, una tappa molto importantedove giungere preparati e con il giustoequipaggiamento. Ovviamente non puòessere la tappa conclusiva, ma una tappaintermedia del nostro percorso di fede.Molto spesso è facile confondere la meta delpellegrinaggio della Gmg con la cittàospitante, oppure l’esperienza in sé delraduno. È invece attorno alla croce di Gesùche ci raduniamo: una croce che vieneportata in tutto il mondo quasi a dire, dinuovo, che Dio è alla ricerca di ogni uomo,qualunque sia la sua lingua e cultura,qualunque sia il Paese che gli ha dato i natalio lo sta ospitando. I Papi infatti hannochiesto ai giovani, fin dalla prima Gmg del1984, di avere un punto di riferimento nel

    loro muoversi: la croce di Gesù. Vivere la

    Gmg significherà quindi intraprendere unpellegrinaggio verso la croce di Gesù. Ognigiovane dovrà mettersi in cammino come unvero pellegrino. Il pellegrino è colui chelascia la propria dimora per intraprendere lastrada che lo porterà in un altro luogo,all’incontro con il mistero. Il pellegrino ècolui che va controcorrente, che rompe conla tranquillità delle poche cose di tutti igiorni.Per essere dei veri pellegrini occorre peròallenarsi e prepararsi molto. Proprio perquesto il Servizio Nazionale di PastoraleGiovanile cerca di strutturare un percorso inpreparazione alla Gmg, che anche nellanostra diocesi si sta avviando.

     Allora cosa aspetti?Inizia a preparare la tua bisaccia e unisciti anoi.Cracovia ci aspetta!

    Preparare la bisacciaper andare controcorrente

     A CRACOVIA LA 31ESIMA GIORNATA 

    MONDIALEDELLA GIOVENTÙ

    (luglio 2016)

    Informazioni utiliper partecipare:

    Pacchetto A dal 19 luglio all’1 agosto 2016viaggio in pullman Gt, vitto e alloggio aTarnow e Cracovia, Pass di entrata aglieventi, kit degli italiani e assicurazione.Costo: 495 euro (secondo fratello: 395euro).

    Pacchetto Bdal 24 luglio all’1 agosto 2016viaggio in pullman Gt, vitto e alloggio aCracovia, pass di entrata agli eventi, kitdegli italiani e assicurazione. Costo: 410euro (secondo fratello: 310 euro).

     A chi è rivolta la Gmg?Possono iscriversi i giovani dai 16 ai 30anni. Le iscrizioni possono essere effet-tuate da novembre a febbraio versandouna caparra di 215 euro (entro il 28 feb-braio 2016).Per iscriversi alla Gmg è necessariocompilare il modulo on line. Ne esi-stono di due tipi, uno per i maggiorennie uno per i minorenni.Per i maggiorenni:http://goo.gl/forms/nUEn0ZeOgZPer i minorenni:http://goo.gl/forms/luDYoMv3u6Per i minorenni, in fase di iscrizione oc-corre una delega con firma dei genitori.

    Per partecipare alla Gmg è importante vivere i momenti di preparazione.- mercoledì 23 dicembre: accoglienzadella Madonna di Loreto e del Croci-fisso di San Damiano.- 19 febbraio 2016: incontro di pre-ghiera.- 29 maggio: incontro a Cesena con ilcardinale Parolin.- 18 giugno: incontro di formazione epreparazione.- 19 luglio: veglia di preghiera, mandatoai partecipanti alla Gmg e partenza perla Polonia.

    Per infoServiziodiocesanoper lapastoralegiovaniledelegato: don Marcello Palazzi 

    presso il Seminario diocesano: via del Seminario, 85, Cesena (Fc) www.pg-x.org. Contatti: [email protected]; cell. 3463008218 (Pastorale giovanile).

    Nel suo Messaggio per la XXXI Gmg che si celebrerà a Cracovia dal 25 al 31 luglio 2016, papa Francesco offre ai giovani di tutto il mondo le coordinate per diventare “apostoli della misericordia”

    iscoprire le opere di misericordia corporale espirituale per essere “strumenti” dellamisericordia di Dio “verso il nostro prossimo”.

    Nel suo Messaggio per la XXXI Gmg che si celebrerà aCracovia dal 25 al 31 luglio 2016, papa Francesco

    offre ai giovani di tutto il mondo le coordinate perdiventare “apostoli della misericordia”. E lo fa inmodo concreto, partendo proprio dal tema della

    Giornata, “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” che di fatto inserisceCracovia nell’Anno Santo della Misericordia, trasformandola in un vero e proprioGiubileo dei Giovani.Un programma di vita. La misericordia, per Francesco, è “un programma di vita moltoconcreto ed esigente perché implica delle opere… Non è ‘buonismo’, né merosentimentalismo”. In essa “c’è la verifica dell’autenticità del nostro essere discepoli diGesù, della nostra credibilità in quanto cristiani nel mondo di oggi”. Credibilità che farima con concretezza. La misericordia di Dio, il cui “segno più eloquente è la Croce”, è“molto concreta e tutti siamo chiamati a farne esperienza in prima persona”, scrive ilPapa.Riscoprire le opere di misericordia. Il Papa non fa sconti ai giovani. Anzi, alza lorol’asticella della proposta di vita cristiana. “Saremo giudicati sulle opere dimisericordia… Vi invito perciò a riscoprire le opere di misericordia corporale: dare damangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri,assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le

    Ropere di misericordia spirituale: consigliare idubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonirei peccatori, consolare gli afflitti, perdonare leoffese, sopportare pazientemente le personemoleste, pregare Dio per i vivi e per i morti”.

    Come fece nella sua vita santa Faustina,“umile apostola della Divina Misericordia neinostri tempi”, portata come esempio aigiovani ai quali rivolge anche un ulteriorecammino di preparazione verso Cracovia: “avoi, che siete molto concreti, vorrei proporreper i primi sette mesi del 2016 di scegliereun’opera di misericordia corporale e unaspirituale da mettere in pratica ogni mese”.Tra queste una delle “più difficili da metterein pratica, è quella di perdonare chi ci haoffeso, chi ci ha fatto del male, coloro checonsideriamo come nemici”. “Incontro tantigiovani - dice Francesco nel messaggio - chedicono di essere stanchi di questo mondocosì diviso, in cui si scontrano sostenitori difazioni diverse, ci sono tante guerre e c’èaddirittura chi usa la propria religione come

    giustificazione per la violenza. Dobbiamosupplicare il Signore di donarci la grazia diessere misericordiosi con chi ci fa del male”,perché “l’unica via per vincere il male” è lamisericordia. “La giustizia è necessaria,

    eccome, ma da sola non basta. Giustizia emisericordia devono camminare insieme”.“Non abbiate paura”. E alla fine di questocammino c’è “Gesù misericordioso” che “viaspetta”. Ritorna forte l’invito: “non abbiatepaura di fissare i suoi occhi colmi di amoreinfinito nei vostri confronti e lasciateviraggiungere dal suo sguardo misericordioso,pronto a perdonare ogni vostro peccato, unosguardo capace di cambiare la vostra vita e diguarire le ferite delle vostre anime. Lasciatevitoccare dalla sua misericordia senza limitiper diventare a vostra volta apostoli dellamisericordia mediante le opere, le parole e lapreghiera, nel nostro mondo feritodall’egoismo, dall’odio, e da tantadisperazione”.

    Daniele Rocchi

    “Guadagnarsi” la Gmg con le opere di misericordia

    Roma-CracoviaTrent’anni di Gmg

    artecipare alla Giornatamondiale della Gioventù (Gmg)è come ricevere un regalo. Una

    persona quando accoglie un dono non sirende conto di quello che ha, fino a

    quando non lo apre. Inoltre, si fida di chiglielo dà e di chi lo ha preparato. Allostesso modo la Chiesa che è madre emaestra offre questo grande regalo delleGmg a tutti giovani. Occorre solocompiere un atto di fiducia e viverequesta esperienza arricchente e unica”.Così don Marcello Palazzi responsabileper la Pastorale giovanile della diocesi diCesena-Sarsina parla della Gmg aCracovia che si terrà la prossima estate.“Sono alla mia nona Gmg. Ho iniziato dagiovane, nel 1985, con la prima a Roma;ne sono seguite tante altre: Parigi (1997),Roma (2000), Toronto (2002), Colonia(2005), Sidney (2008), Madrid (2011) e Riode Janeiro (2013). Non sono poi mancatialtri appuntamenti come il radunodell’Azione Cattolica del 2004, l’Agorà deigiovani nel 2007 per la cui occasione

    abbiamo ospitato in diocesi centinaia digiovani in cammino verso Loreto”. Dopovent’anni alla guida della Pastoralegiovanile, don Marcello ha le idee chiare.“I giovani sono perle, sono i nostri tesori,

    P“

    la Chiesa come la madre e il padre deveaffiancarli, senza sostituirli e snaturarli.Nel 1997 non c’era il cellulare; ricordo diaverlo preso in affitto per partire verso laGmg di Parigi. Oggi invece le relazionicon i giovani passano anche da questo enoi abbiamo il dovere di trovare modalitànuove per avvicinarci ai ragazzi. La Gmgè senza dubbio un’occasionestraordinaria. Non si tratta solo di unmomento estemporaneo. Ogni Gmg haun prima, un durante e un dopo. Vi è unalunga preparazione: dagli incontri

    preliminari a quelli per gruppi, tutto èestremamente curato. Sono tantissimi ifrutti che ho visto crescere in questi annidi Gmg. Amicizie che durano nel tempo,persone che si sono conosciute alla Gmg

    e si sono poi sposate. E ancora, giovaniche hanno avvertito una chiamata allaconsacrazione. La Gmg è infattiun’esperienza che non lasciaindifferenti”.Quest’anno la diocesi di Cesena-Sarsinasi unirà alle diocesi della Romagna.“Prevediamo che solo dalla nostraDiocesi potremmo partire in 500 e chedall’area Romagna potremmoraggiungere il ragguardevole numero di2mila e 500 persone. I ragazzi a cui èrivolta la Gmg non hanno un ricordo

    molto vivo di Giovanni Paolo II, perchéquando è morto loro erano molto piccoli,ma la figura di questo Santo li affascinamolto e di sicuro lui sarà con noi”.

    Barbara Baronio

    L’invito: “La Chiesa che è madre

    e maestra offre il grande regalo

    delle Giornate mondiali della

    Gioventù a tutti ragazzi.Occorre solo compiere un atto

    di fiducia e vivere questa

    esperienza arricchente e unica”

     A colloquio con don Marcello Palazzi, responsabile della Pastorale giovanile in Diocesi

    (FOTO SIR)

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    Giovedì 26 novembre 2015 11Attualità

    il Periscopio di Zeta

    Pubblicato dalla Scuola dell’infanzia “Sacra Famiglia”un volume in cui sono raccolti racconti ed esperienze dei bambini

    Non si finisce mai di imparare

    Mi sono letto nei giorni scorsi un libretto che merita una citazione. Non

    tanto per il solo contenuto, che in ogni caso è di valore, ma per quelloche traspare da quella piccola esperienza con la carta stampata. Miriferisco al volumetto “Stelle di terra stelle di cielo. In viaggio per diventaregrandi” pubblicato dalla scuola dell’Infanzia “Sacra Famiglia” di Cesena (iltesto è disponibile a scuola).Le maestre hanno raccolto le esperienze, piccole e grandi, dei fanciulli loroaffidati. Più che altro sono state capaci di ascoltarli. Si sono messe incondizione di comprendere quanto passa nelle menti e nei cuori di queipiccoli. Ne sono nate delle appassionate pagine che si leggono con moltopiacere. Pagine capaci di fare comprendere quanta passione si può metterenel mestiere che si è chiamati a svolgere.E ci sono autentiche perle di saggezza: “Se ascolti il tuo cuore sai cosa fare,non puoi sbagliare”. I bambini vanno diritti al nocciolo di ogni questione. Nonstanno a disquisire come facciamo spesso noi adulti. Loro sono immediati,sinceri. Non hanno retropensieri. Sanno colpire anche chi è più distratto.Questo sono i bambini. Quelli che dicono che “avere amici è bellissimo”perché senza di loro non si sa più dove sbattere la testa. Si può anche litigare,ma poi arriva sempre una stretta di mano con la quale si fa subito pace.“L’amicizia significa che si gioca insieme”. Ecco la parola magica: insieme.

    non è solo istruzione o, peggio ancora,“tenere a bada” se si parla di scuoladell’infanzia. Il babysitteraggio è tuttaun’altra vicenda. Qui è in gioco l’educazione,cioè il tirare fuori, fare crescere, fareemergere, il meglio possibilmente.

    Ecco cosa si avverte nelle intensee belle pagine che consiglio soprattutto aigenitori. L’educazione è anche una fatica,ma soprattutto è una bellezzache si dipana sotto i nostri occhi.È quello che viviamo tutti i giornise siamo attenti a noi e a chi viveaccanto a noi. È un dare e un riceverecontinuo e reciproco. Non sono gli adulti cheeducano: nulla di più falso. Ci si educacostantemente.“Guardare i bambini grandi prendersi curadei piccoli… un tesoro che non si perde sedonato, ma si moltiplica. Un rituale di cura epienezza che nei bambini così piccolicommuove e insegna ai grandi”.Una lezione per noi, per tutti.Sì, certo, perché non si finisce mai diimparare. (906)

    Fare esperienza insieme, non contro. Che lezioneper chi pensa solo a se stesso.Oltre al libretto, dicevo, si avvertela presenza di un’esperienza autentica. La scuola

    SuperAbiledi Arianna Maroni

     ARRIVA DR. STEVE HUNTERS

    IN LINGUA DEI SEGNI

    Divulgazione scienti-fica a misura di bam-bino: ma di ognibambino, nessunoescluso, anche diquelli con bisognieducativi speciali. Èla sfida, ricca di idee econtenuti, che nascedalla collaborazionetra Geoworld con ilsuo Dr. Steve Hun-terse Radio Magica.Dal 20 novembre - in cui si è celebrata la Gior-nata internazionale per i diritti dell'infanzia edell’adolescenza - fino al giorno di Natale, persei settimane su Radio Magica (www.fonda-zione.radiomagica.org) è possibile ascoltare evedere il racconto a fumetti “Dr. Steve Hun-ters alla scoperta dei dinosauri”.La missione di Dr. Steve è quella di “portare il

    passato nel futuro - spiega Geoworld, aziendaspecializzata in minerali, fossili, pietre, gioiellieditoria e giochi educativi che traggono ispi-razione dalla natura, dalla geologia e dalla pa-leontologia -. E la tecnologia, unendosi allacreatività e al gioco, può essere di grandeaiuto per stimolare l’apprendimento”. PerGeoworld “la partnership con la web radiodedicata alla cultura inclusiva dell’infanziaconsente di sviluppare insieme idee e conte-nuti anche per i bambini con bisogni educa-tivi speciali” nel solco di “quell’obiettivo a cuiabbiamo sempre puntato: la divulgazionescientifica a misura di bambino”.Fondazione Radio Magica è la prima Onlusdigitale italiana nata per offrire una web radioe una biblioteca digitale gratuita per bambinie ragazzi con e senza disabilità: audiostorie,videostorie in lingua dei segni italiana e deisimboli, carattere ad alta leggibilità.

    Ideatrice del progetto è Elena Rocco, docentedi marketing internazionale all’Università Ca’Foscari di Venezia, Premio Minerva (2013) inImprenditoria Sociale e passato Delegato delRettore dell’Università Ca’ Foscari per le ini-ziative a supporto dell’assistenza, integra-zione e benessere delle persone condisabilità.Radio Magica si è aggiudicata il Premio An-dersen 2014 come primo progetto web prota-gonista della promozione della Cultura e dellaLettura.Il portale www.radiomagica.org è promossodal Miur a sostegno della cultura dell’infanziae dei bisogni educativi speciali quale stru-mento pedagogico innovativo gratuito per lascuola e la famiglia.Dall’incontro tra le due realtà esce dunque un“dono magico”, destinato ad arricchire ed

    emozionare tutti i bambini. All’equipe scien-tifica che ha realizzato il progetto hanno par-tecipato anche l’Associazione Olivia diPadova, impegnata nella promozione dellaLis nelle scuole e nelle famiglie, e la coopera-tiva sociale onlus Nuove Tecniche (Porde-none), che ha realizzato i video.

    i sicuro ci sono le 129 vittime rimaste sul terreno e gli oltre

    400 feriti. Altrettanto certe sono state l’organizzazione el’efferatezza dell’azione, condotta da almeno 8 o 9attentatori armati di granate, fucili mitragliatori, cinture

    esplosive. Gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre, condotti incinque differenti punti della città, hanno gettato nel panico laFrancia, diffondendo il timore di nuovi attacchi terroristici inEuropa, ma non solo. La strage jihadista in un hotel in Mali,esattamente 7 giorni dopo, conferma che la violenza ciecariconducibile all’Isis non ha confini. Il presidente FrançoisHollande ha dichiarato: “La Francia è in guerra”. Dopo le misurestraordinarie per la sicurezza interna, ha voluto intensificare i raidaerei sulle roccaforti Daesh in Siria. Lo stesso Hollande hadomandato all’Europa di intervenire in base alla “clausola di difesacollettiva” sancita dal Trattato Ue. “La Francia ha chiesto aiuto el’Europa unita risponde sì”, ha fatto eco l’Alto rappresentante perla politica estera dell’Unione, Federica Mogherini. Salvo precisareche gli interventi dei Paesi aderenti potranno avvenire in base ad“accordi bilaterali” tra Parigi e le altre capitali. Del resto, è risaputo,l’Ue non ha per il momento una politica di difesa comune, nétanto meno un esercito da schierare. Manca, non da ultimo, unarisoluzione Onu che autorizzi una mobilitazione degli eserciti.

    Ma allora, quale solidarietà giungerà alla Francia? Lo domandiamoal generale Vincenzo Camporini (nella foto Sir), fino al 2011 capodi stato maggiore della Difesa italiana, ora vicepresidentedell’Istituto affari internazionali di Roma.

    Generale, il presidente Hollande si è appellato all’articolo 42 delTrattato di Lisbona, che fa riferimento a “un’aggressione armata”sul territorio di uno Stato Ue. Gli attentati al Bataclan, allo Stadede France e in altri luoghi della capitale francese si possono con-siderare un atto di guerra?Ciò che è avvenuto a Parigi è un’aggressione a tutti gli effetti. Nonsi è trattato di una bomba isolata, ma di un vero e proprio attaccoda parte di un commando, addestrato e armato fino ai denti. Delresto uno o più atti terroristici non sono, di per sé, un atto diguerra, a meno che non siano rivendicati da uno Stato che se neassume la responsabilità. Ma l’Isis - ci si domanda a questo punto -può essere considerato uno Stato? La Comunità internazionalenon l’ha certo riconosciuto. Si tratta semmai di unaautoproclamata statualità.

    La Francia, e l’Europa, a questo punto contro chi scenderebberoin guerra?La questione può essere dibattuta all’infinito dagli espertigiuridici, anche se occorre ammettere che oggi l’Isis controlla unterritorio, dove abita una determinata popolazione: di fattoappare come uno Stato. Aggiungerei però una osservazione.

    Quale?

    Consideriamo che l’Isis, il quale sta seminando terrore e morte invarie regioni del mondo, è a sua volta attaccato da una coalizioneinternazionale, di cui la Francia fa parte. Chi ha dichiarato guerra eattaccato per primo? Sembrano inutili sottigliezze, ma in campogeopolitico e diplomatico non lo sono.

    Resta il fatto che Hollande ha chiamato in causa l’Europa.E perché non la Nato? L’articolo 5 del Trattato del Nord Atlanticoprevede anch’esso una clausola di mutua difesa tra i Paesi ade-renti. La Nato dispone fra l’altro di una sperimentata forza milita-re…In effetti la Nato prevede una clausola di difesa solidale, benché unpoco più articolata di quella del Trattato Ue. Con una sostanzialedifferenza: quando la Nato reagisce militarmente, entra in gioco lasua ’struttura di comando integrata’, che si assume la guida delleoperazioni belliche. Diversamente se la Francia stipulasse accordibilaterali con gli Stati che decidessero di andarle in aiuto,manterrebbe il controllo delle azioni e la titolarità ‘politica’ dellaguerra al terrorismo. È una scelta legittima, ma lascia tipicamenteintravedere il nazionalismo francese.

    Dopo Parigi, lo sguardo del mondo è tornato a posarsi sull’Isis.Non c’è il rischio che la situazione in Siria e in Medio Oriente pos-sa complicarsi ulteriormente? Le forze militari del Daesh possonoessere contrastate sul campo di battaglia?Dal punto di vista tecnico-militare, con 5 o 6 brigate benorganizzate, un adeguato supporto aereo e i più modernistrumenti di intelligence e di comunicazione oggi a nostradisposizione, ci vorrebbero poche settimane per sgominare l’Isis.Ma questo vorrebbe dire scendere in guerra, accettarne leconseguenze, le perdite umane… Perché con la guerra ci si fa male!Siamo pronti a tutto ciò? L’opinione pubblica europea sarebbed’accordo? E i responsabili politici si assumerebbero questi rischi?

    Il presidente Hollande ha chiamato in causa gli Stati europei. Leinon ha l’impressione che si faccia appello all’Europa quando ci sitrova di fronte a un grave problema - come avvenuto per l’emer-genza profughi - dinanzi al quale i singoli governi appaiono im-potenti?Sì, ne sono convinto. Il nostro continente è formato da Stati,Germania compresa, tutto sommato piccoli rispetto alle sfide

    globali della nostra epoca. Per cui o ci mettiamo insieme,rafforzando l’integrazione comunitaria, oppure i nostri destinisaranno decisi altrove. Quanto sta tragicamente accadendo inqueste ore dovrebbe farci riflettere proprio sulla necessità di unaUnione europea più forte, integrata ed efficace.

    Gianni Borsa 

    D

    “AttenzioneCon la guerra ci si fa male”

    Il vicepresidente Iai Vincenzo

    Camporini, già capo di stato

    maggiore della Difesa, analizza la

    situazione dopo gli attacchi di Parigi.

    L’appello di Hollande all’Europa, il

    nazionalismo francese, il possibile

    ruolo della Nato. Necessario – afferma –

    rafforzare l’Unione europea. E sul Daesh:

    “Potrebbe essere sconfitto in poche settimane”

     D i f e n d e r s i  d a l l ’ I s i s

    (FOTO SIR)

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    La scorsa settimana icompagni di classe della 5°C dell’anno scolastico 65-66 sisono incontrati per ilcinquantesimo anno dalconseguimento del diploma diperito industriale capotecnicopresso l’Iti (oggi Istituto tecnicotecnologico Itt) di Cesena. Nellafoto, da sinistra Paolo Fabbri,Riccardo Gasperoni, LiberoMazza, Marco Gasperoni,Walter Baladelli, MarcoTabellini (giunto da Lugano),Claudio Cicognani, ParideCeccaroni, Virgilio Maroni,Aride Brandolini, Riccardo Rivoltella (giunto da Rieti), Renato Brandinelli, Fausto Rossi, Pier Paolo Crociati, PaoloFiumana. Al centro i professori Franco Antonelli, Dino Pieri, Gabriele Malacarne. L’incontro, fra una portata e l’altra,ha permesso ai compagni di classe di ricordare vecchi episodi di gioventù e di illustrare il proprio percorso lavorativo efamiliare. Alla fine del pranzo, dopo il brindisi e le foto di rito, il gruppo, si è recato alla vecchia scuola dove ha potutovisitare i locali teatro del loro percorso scolastico e il museo dell’Elettronica e informatica per toccare con mano lastrumentazione, di grande valore e pregio, utilizzata allora, ancora perfettamente funzionante.

    Giovedì 26 novembre 201512   Cesena

    Oltre 70 eventi, più di 200 espositori datutta la Penisola, l’intera area fieristicaoccupata (interno ed esterno), raddoppiodella pista su strada e molto altro ancora.Tutto questo è Ruotando Show a CesenaFiera sabato 28 e domenica 29 novembre,il più importante appuntamento delledue e quattro ruote dell’Emilia Romagna.Di scena auto e moto da sogno, le propo-ste kustom più originali, esibizioni dal vi-vo, prove di guida, trial bike, sfilate, mu-sica, spettacoli e tanto altro, sono gli in-gredienti di questo evento che fa di Ce-sena per due giorni la capitale motoristi-ca d’Italia.Giunta alla 15a edizione, Ruotando Show richiama nella città malatestiana miglia-

    ia di persone da tutta Italia, attirati dal-l’originalità delle proposte unita all’ac-cessibilità all’evento, 10 euro l’ingresso

    con la possibilità di usufruire del bigliet-to ridotto (7 euro) scaricabile dalla pagi-na facebook "Ruotando" o dal sito www.ruotando.com (Gratis i ragazzi sot-to i 10 anni).Tra le novità, l’apertura di una secondapista esterna rivolta ai più piccoli, laSchooling Arena, dedicata alla didatticasotto forma di gioco, con prove kart, mi-ni moto. All’interno dei padiglioni è pre-sente un percorso di mountain Bike per ipiù piccoli, con veri e propri istruttoricertificati ed anche una pista di gimkanadi kart a pedali per bambini aperta ancheper gli adulti.E a proposito di "grandi", confermata laRuotando Arena (l’area esterna più gran-

    de), da sempre pezzo forte e attrattivo diRuotando Show, che propone un pro-gramma adrenalinico di eventi per ap-

    passionati ma anche per semplici curio-si. Lunga la lista delle proposte che vedo-no otto sessioni di Drift battle racing, tredi CroffFit, sette di Ape Car, sei Test drive,otto Taxi Rally, sei Trial Bike, sette diQuad, due test Ferrari, senza dimentica-re le esibizioni super Motard (ben 7) e lealtrettanto fondamentali della Scuola diPolizia (quatto performance). Insomma,ce n’è per tutti i gusti per trascorrere unaintera giornata di svago lucidandosi gliocchi davanti a un numero così ampio dieventi.Tra le curiosità, lo stand del 500 club Ita-lia con l’esposizione di numerosi model-li che hanno reso mitica la Fiat in tutto ilmondo, e il Truk Team con le repliche in

    scala di camion radiocomandati realizza-ti dalla passione per il modellismo di dueromagnoli.

    Sabato 28 e domenica 29 torna a Pievesestina la manifestazione dedicata ai motori

    Ruotando Show , una fiera dai numeri eccezionali

    Dislessia, un universoda saper riconoscereNon è una malattia ma un’insieme di caratteristicheI bambini dislessici devono essere sostenuti in un particolarepercorso di apprendimento. Il 30 novembre un incontro

    La parola dislessia racchiude un universoampio e articolato, sconosciuto ai più. Solochi ne è coinvolto si ritrova nella necessitàdi informarsi. La dislessia non è unamalattia, ma una caratteristica. Non hasintomi uguali per tutti. Un bambinodislessico può avere problemi inmatematica in quanto confonde il "più"con il "meno", mentre un altro può avereproblemi nella lettura. Forse, l’aspetto piùdifficile sta proprio nel comprendere che un

    bambino è dislessico e non "vagabondo" o"distratto".Nel territorio di Forlì-Cesena opera l’Aid,l’Associazione italiana dislessia, che contacirca 200 soci. Ma sono molte di più lefamiglie che vi si rivolgono per avere unaiuto, un parere, per confrontarsi e percapire cosa fare quando a un figlio viene

    riconosciuta questa caratteristica. Ilsodalizio dà tutte le informazioni necessariee organizza incontri. Il prossimo si svolgeràlunedì 30 novembre alle 20,30 in piazza Anna Magnani (sala adiacente uffici Ausl) eavrà come tema le difficoltà dei bambinidislessici nello studio della lingua inglese.Interviene la docente Paola Fantoni. Ingenere l’Aid si riunisce ogni secondo giovedìdel mese in via Pistoia 58, dalle 21(informazioni al 350/5008487)."Ogni ragazzo dislessico non èconfrontabile con altri - spiega ManuelaPedrelli, socia attiva Aid - e hacaratteristiche, limiti e pregi del tuttopersonali. Dal 2010 vi è una legge che tutelal’apprendimento scolastico dei bambinicon dislessia. Tutto sta nel capire il

    problema. Nei decenni scorsi molto spessoun bambino dislessico veniva etichettatocome vagabondo, distratto, senza voglia,oppure irrequieto. Molti bambinireagiscono ribellandosi: capiscono di averedei limiti e non accettano di non riuscire incose che per altri sono banali".Per la famiglia si tratta di un impegno sotto

    tutti i punti di vista. Si va dallapreoccupazione iniziale allo smarrimento almomento della diagnosi, dai dubbi su chirivolgersi all’aiuto quotidiano per i compitio alle lezioni private."Un momento delicato - aggiunge lareferente - è quando il ragazzino comunicaai propri compagni il proprio problema. Ingenere gli amici capiscono in fretta lasituazione e non fanno mancare il proprioaiuto. L’importante è che non ci sianoesclusioni"."Per le famiglie, l’aspetto più importante ènon rimanere soli", conclude Pedrelli."Confrontarsi con persone che hannoaffrontato lo stesso cammino rappresentaun supporto morale e materiale utilissimo".

    Cristiano Riciputi

    Itt (Iti) | Si ritrovano a 50 anni dal diploma Ricordando Giuliana

    La scorsa settimana, nell’aula magna dellaMalatestiana, suor Gloria Riva, Ombretta Sternini eLaura Guerra hanno presentato il libro "Giuliana",dedicato a Giuliana Guerra che iniziò la sua esperienzacristiana con GS a Cesena e l’ha terminata a Riminipochi anni fa. (foto Pg Marini).

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    Giovedì 26 novembre 2015 13Cesena

    Il sindaco Paolo Lucchi ha presentato la bozza di previsione per il 2016

    conferenza stampa.Il documento, che prevede entrate euscite per 98,77 milioni di euro einvestimenti per oltre 16 milioni, ha alsuo interno una serie di novità cheinteresseranno le tasche delle famigliecesenati: "Grazie al taglio di rette, tariffe eTasi - ha proseguito il sindaco - cisaranno famiglie che si ritroverannocentinaia di euro in più da spendere".Le riduzioni, pari al 10 per cento dellecifre attuali, comporteranno unrisparmio medio di 296 euro perbambino per chi fruisce dei nidicomunali o convenzionati, di 136 europer bambino alle scuole materne e di 100euro per i bambini che fruiscono dellemense scolastiche nelle scuole a tempo

    pieno. Dati medi, dato che le tariffe sonodifferenziate secondo gli scaglioni Iseesulla base del cosiddetto "quozienteCesena".Sconti anche per i servizi domiciliari pergli anziani, per l’assessore SimonaBenedetti, "un servizio storico del nostro welfare di Comunità". Il costo orariodell’assistenza domiciliare a carico dellefamiglie scenderà a 6,50 euro, con un

    risparmio stimato di 120 euro l’anno perutente. Tagli anche al costo dei pasti adomicilio, allineati a quelli delle mensescolastiche, con un risparmio medio di137 euro annui a persona.Sempre sul fronte anziani, per unadelibera regionale il prossimo annosarebbero dovuti aumentare le rette deiservizi residenziali e semi-residenziali. IlComune di Cesena ha deciso di bloccaregli aumenti, con un risparmio medio di105 euro annui per gli utenti dei centridiurni e di 200 euro annui per i ricoverati.Ulteriori risparmi per le famigliearriv