Copia di donatella PresselloFlebologia (Donatella Pressello).pdf · Sicuramente una delle metodiche...
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Donatella Pressello Vice presidente Vicario Nazionale di Confartigianato Estetica
- Venzone, 16 Dicembre 2006 -
Proseguendo nella disamina iniziata dalla dr.ssa De Monte desidero sottoporre alla Vostra
Attenzione l’utilizzo della Torba Termale, del Drenaggio Linfatico Manuale e del Bendaggio
Compressivo Multistrato.
TERMALISMO
L’azione benefica dell’acqua sulla stasi venosa e linfatica degli arti è ben nota ed empiricamente
usata da sempre da questi pazienti (Lacroix 1997, Pagni 1993).
Essa però, nelle sue varie forme necessita di precise indicazioni e posologie terapeutiche (onde
evitare controindicazioni e complicanze). In generale, i trattamenti a casa, in località di mare o
termali, si basano sugli effetti della pressione idrostatica, sulla temperatura del bagno e sulla
costituzione chimica dell’acqua per l’effetto medicamentoso dei Sali in essa disciolti (Gualtierotti
1992).
L’azione terapeutica si svolge attraverso due meccanismi di azione:
1. Aspecifico o idroterapico in senso lato, consistente nella utilizzazione delle proprietà
fisiche che le acque possono offrire:
- Temperatura
- Pressione idrostatica
- Movimento: attivo e/o passivo
2. Specifico o crenoterapico propriamente detto, legato alle caratteristiche chimico-fisiche
dell’acqua utilizzata:
- Sali minerali
- Oligoelementi
- Termalità
- Concentrazione
Le Acque termali indicate in angiologia.
Vengono evidenziate quelle utilizzate per scopi preventivo-terapeutico-riabilitativi
dell’insufficienza venosa e linfatica.
Salsobromoiodiche Azione disimbibente sui tessuti edematosi
Sulfuree Azione antiinfiammatoria
Arsenicali ferruginose Azione tonica, stimolante ed antistress
Solfato calciche Stimolano la contrattilità venosa
Radioattive Azione sedativa, analgesica e antispastica
Carboniche Azione tonificante
La terapia termale può essere effettuata in qualsiasi momento dell’anno. Se possibile, sarebbe
indicato compiere due cicli all’anno di crenoterapia, preferibilmente in autunno e primavera,
comunque con un intervallo tra di essi di almeno tre mesi.
Perché il trattamento esplichi le sue potenzialità terapeutiche, ogni ciclo di terapia dovrebbe durare
almeno tre settimane, non è consigliabile un periodo inferiore alle due settimane (Ernst 1992,
Lapilli 1988).
Una novità che merita la giusta attenzione da parte del Flebologo è la Torba termale La TORBA è un cosmeceutico termale, un peloide dell’era paleozoica.
La Torba, particolare Peloide derivata dalla conseguente lenta trasformazione di sostanze
organiche di origine prevalentemente vegetale, è composta da tre matrici fondamentali:
-una solida organica:batteri, alghe, diatomee, protozoi, artropodi
-una solida inorganica:sali minerali e argilla
-una liquida:acqua minerale
Non è questa la sede per disquisire la fisio biologia della Torba, mentre è doveroso dare
l’indicazione delle sue azioni.
L’effetto biologico più significativo generato dalla applicazione del Peloide a caldo è l’aumento
della T. cutanea, sottocutanea locale per il maggior afflusso di sangue e la maggiore velocità di
flusso dell’area trattata.
Questo effetto determina una riduzione dell’acqua eccedente presente nelle cellule o tra le fibre del
collagene e dell’elastina migliorando notevolmente un quadro di PEFS.
Apprezzabile è lo scambio ionico che avviene tra Peloide e substrato con la cessione alla cute dei
minerali presenti nella Torba e con l’incremento della perspiratio e l’attivazione delle ghiandole
sudoripare si espelle una maggiore quota di tossine e acqua.
I Peloidi sembra agiscano sui Beta legami dei glicosaminoglicani grazie alla attivazione di due
enzimi specifici. In questo modo verrebbe anche spiegata la notevole reidratazione cutanea
apprezzabile dopo il trattamento topico con Peloidi organici definiti.
Altre speciali e specifiche azioni generali sono :
la liberazione di Beta-endorfine cutanee che modulano la termoregolazione,
la reazione allo stress,
la regolazione del sistema ormonale topico,
il riequilibrio della produzione delle citochine dalle cellule di Langherhans che determina una
regolazione del sistema immunitario, aumento dei linfociti e monoliti,
aumento degli acidi grassi polinsaturi nel sangue,
ipersecrezione ormonale dell’ ipofisi, del cortico surrene e delle gonadi.
Gli effetti locali sono ascrivibili a :
-aumento della T. nell’area di applicazione della Torba
-aumento della T. negli strati sottostanti cutanei e muscolari,
-aumento della conducibilità elettrica della cute,
-variazione del potenziale di membrana,
-influenza sui fenomeni di assorbimento e adsorbimento cutaneo,
-iperemia,
-attivazione delle ghiandole sudoripare.
L’utilizzo della Torba trova indicazione in Istituto e a domicilio, caldamente consigliata anche nella
terza età, si propone come bagno di fango atto a prevenire il formarsi dei radicali liberi, a migliorare
la circolazione sanguigna della cute e il metabolismo in generale.
La componente inorganica della Torba è in grado di adsorbire gas e tossine e pertanto svolge una
apprezzabile azione antiflogistica e cicatrizzante.
La componente organica, invece, svolge una intensa azione sebostatica e contribuisce a ridurre la
produzione di radicali liberi e la conseguente iperpigmentazione cutanea da invecchiamento.
Analizziamo il:
Drenaggio Linfatico Manuale
A Tutti è noto il Drenaggio Linfatico Manuale, meno chiaro è il suo modo di agire, ancora meno la
sua corretta modalità applicativa così che se eseguito da mani e personale non adeguatamente
preparato porta a creare più danni che benefici.
Perché proporre il D.L.M. in Flebologia.
Innazi tutto bisogna chiarire che cosa si intende per D.L.M..
Secondo il Dr. Emil Vodder il D.L.M. è una terapia di normalizzazione degli scambi linfocitari tra
sangue e sistema linfatico.
Gli effetti del linfodrenaggio sono molteplici e quelli che ci interessano in questa giornata sono:
- l’azione a livello degli edemi, aiutando la filtrazione linfatica e attivando i capillari
sanguigni;
- l’azione diretta sulle pareti dei singoli vasi;
- l’azione diretta sulla muscolatura scheletrica;
- l’azione diretta sul sistema nervoso, regolando il sistema neurovegetativo,che porta ad
attenuare il dolore;
- l’azione diretta sulla peristalsi intestinale.
Il Drenaggio Linfatico Manuale impone la conoscenza anatomica e fisiologica poiché il lavoro
condotto in maniera corretta porta a una accelerazione della circolazione linfatica anche di venti
volte!
La linfa ricca di scorie metaboliche viene drenata e il plasma del sangue riossigenato e nutrito di
sostanze attive può penetrare nel tessuto interstiziale per nutrirlo e rigenerarlo.
Se tutto è condotto secondo la migliore modalità di trattamento si ottiene una rigenerazione
completa e immediata, ciò poiché l’azione esercitata sulle catene dei gangli linfatici aumenta la
produzione e la circolazione dei linfociti, delle proteine e nucleine necessarie alla vita di ogni
singola cellula.
Sicuramente una delle metodiche massoterapiche piú diffuse e collaudate per tutte le forme di flebo-
linfostasi, il drenaggio linfatico manuale fu introdotto da E. Vodder nel 1936, piú recentemente
ripreso con codificazione dell’uso attuale da Leduc (1978) e dalla stessa scuola di Vodder (Viñas,
1993). Indicato anche per l’IVC (Garde, 1992; Thomson, 1994).
Il metodo Leduc. Questa è una tecnica di massaggio eseguita con particolari manovre in grado di
drenare la linfa e di ridurre l’edema linfatico. Esso è pertanto indicato in tutte quelle patologie che si
manifestano con edema linfatico.
Parliamo di edema primario quando vi è un deficit quantitativo delle vie linfatiche e di edema
secondario quando la causa è un’interruzione delle vie linfatiche dovuta ad interventi chirurgici, a
traumi, a radioterapia o ad infezioni.
L’edema linfatico che più frequentemente si riscontra è quello che compare all’arto superiore dopo
asportazione di linfonodi nel carcinoma della mammella. Il protocollo di trattamento secondo il
metodo Leduc, in questo caso, prevede una prima fase in cui si pratica il drenaggio manuale, la
presso terapia ed il bendaggio compressivo multistrato. Appena l’edema si riduce si passa alla fase
di mantenimento in cui si continua a praticare il Drenaggio Linfatico Manuale e la presso terapia,
sostituendo il bendaggio con la contenzione elastica confezionata su misura.
Sul piano tecnico il concetto dell’azione “meccanica” del sistema Vodder si basa sull’armonico
spostamento di liquidi e soluti interstiziali attraverso i capillari linfatici verso i gangli o pozzi di
drenaggio principali.
La ritmicità e la fluidità dei movimenti dell’esecutore sono fondamentali e devono rispettare e
potenziare le capacità fisiologiche di smaltimento idrico dei tessuti trattati; è quindi importante
valutare ogni distretto anatomico nella sua “globalità” imprimendo forza e coordinazione al gesto
manuale compressivo.
Le sensazioni di benessere immediato indicano una buona esecuzione tecnica del massaggio la cui
efficacia è certo dipendente dall’esperienza e dalla capacità manuale dell’esecutore. I risultati sono
attestai dall’immediata diminuzione della circonferenza dell’arto e da studi mediante
linfoscintigrafia indiretta.
In Germania, il trattamento fisioterapico dei linfedemi basato sul linfodrenaggio, viene definito
come KPE (Komplexe Physikalische Entstauungstherapie), che si potrebbe tradurre come
“Trattamento Fisioterapico Multifattoriale di Decongestionamento” (Földi, 1993).
Esistono delle controindicazioni assolute al Drenaggio Linfatico Manuale quali la presenza di
tumori maligni non trattati, infiammazioni acute, trombosi e scompenso cardiaco e pertanto si
deduce come solo l’Estetista qualificata, che ha seguito i Corsi di Formazione per il D.L.M. ,
Vodder o Leduc, possa fattivamente collaborare con il Flebologo, con il Chirurgo Generale o
Plastico garantendo la migliore Qualità del risultato finale.
L’estetista oggi partecipa attivamente e collabora con il flebologo proponendo ai propri clienti un
bendaggio compressivo multistrato analogo a quello utilizzato nel trattamento di prima scelta per
i Pazienti flebologici.
Il bendaggio Multistrato, che si utilizza nel mio centro, è a 3 strati, è ottenuto con bende
sovrapposte di tre tipi diverse per altezza e qualità di tessuto e:
- Rende fisso un bendaggio realizzato con benda elastica non adesiva
- Garantisce una compressione sostenuta, assicurando una pressione di circa 40 mm hg alla
cavigli ,decrescente a 17 mm hg al ginocchio. Può essere lasciato in situ fino a 1 ora.
- Si utilizza su soggetti con una circonferenza della caviglia anche superiore ai 18 cm.
- Non si applica in caso di microangiopatia diabetica o patologia arteriosa.
La Tecnica di bendaggio è a spirale per tutte le bende applicate.
· 1° strato: benda in viscosa e cotone, serve a consolidare gli strati tra loro poiché sufficientemente
ruvida da far aderire meglio la seconda benda .
· 2° strato: benda elastica a lunga estensibilità ,viene applicata con tecnica a lisca di pesce. Si
esercita una pressione di 23mm hg
· 3° strato: benda velpeaux . Tale benda esercita una pressione di 17mm hg.
Pertanto la pressione complessiva esercitata alla caviglia risulta essere di 40mm hg.
La modalità di esecuzione/applicazione deve seguire delle regole per evitare effetti
indesiderati. - Compressione decrescente. Se si utilizza una benda elastica non bisogna estenderla in modo
eccessivo nella zona distale(malleolare) e non dare alcuna pressione nella zona prossimale del
bendaggio (sotto il ginocchio).
- Non generare Pieghe. Tra uno strato e l'altro del bendaggio è importante non lasciare spazi vuoti.
- Uniformità del bendaggio. Se si utilizza una benda a corta estensibilità non si devono
sovrapporre molti più strati nella zona distale rispetto a quella prossimale.
- Corretta posizione durante il bendaggio. Il piede va tenuto a 90°
- Bendaggio fissato saldamente, ma senza impedire il movimento . La benda deve essere fissata
intorno alla parte distale del piede con un doppio giro, quindi avvolta a spirale fin sopra la caviglia,
per poi ritornare a coprire il tallone; la fasciatura continua lungo la gamba con ogni giro che copre
la metà del giro precedente. E' molto importante includere il tallone nella fasciatura per evitare
l'effetto emostatico della caviglia con conseguente edema del piede. Attenzione anche a fissare il
bendaggio con cerotti: si può provocare un “effetto laccio”
- Protezione delle aree a rischio. Le aree a rischio ( cresta tibiale , tendini estensori, tendine
achilleo) devono essere protetti da eventuali danni del bendaggio.
- Protezione della cute. La cute ,soprattutto nell'anziano o in caso di edema imponente , deve
essere protetta impiegando sostanze grasse e/o eventualmente ammortizzatori.
Requisiti della compressione ideale -Estendersi in modo uniforme dalla base delle dita alla tuberosità tibiale
-Garantire un gradiente di pressione decrescente dalla caviglia al polpaccio
-Garantire un gradiente di pressione adeguato all'entità dell'edema coesistente
-Garantire una pressione uniformemente distribuita sulle circonferenze anatomiche
-Mantenere la pressione originariamente applicata fino alla fine della seduta
-Essere confortevole e ben tollerata dal soggetto
-Poiché il bendaggio non è asciutto, ma bagnato, il liquido in cui vengono immerse le bende è
preparato al momento. Il melange è a base di fitoestratti (mirtillo, ruscus aculeatus, arnica, menta e
altre sostanze funzionali) diluiti in acqua e mentolo e pertanto il liquido non deve
-essere irritante né allergizzante sulla cute
Concludendo:
alla luce di queste indicazioni, frutto di studio e di collaborazione con operatori del benessere
motivati al miglioramento delle condizioni dei Pazienti-Clienti flebologici, possiamo certamente
affermare che un intervento flebologico chirurgico sarà accettato meglio dal paziente e sicuramente
avrà un decorso post terapia migliore se saremo in grado di proporre un protocollo che tenga conto
e proponga almeno uno dei trattamenti proposti in questa disamina, così che la terapia delle varici
sia “non solo il bisturi e la siringa”.
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE