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Produciamo alimenti che basterebbero a nutrire tui, ma milioni di persone soffrono la fame. Come cambiare pensando al futuro IL maggio 2014 edizione per i soci di Coop Vicinato Lombardia, Villa Cortese Como Consumo Uggiate Trevano, Como Consumo Mezzago, Milano Italia Lainate, Milano Lavoratori Brembilla, Bergamo Unione Lipomo, Como DEL MONDO 2096 3903

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Produciamo alimenti che basterebbero a nutrire tutti, ma milioni di persone soffrono la fame. Come cambiare pensando al futuro

IL

maggio 2014 edizione per i soci di Coop Vicinato Lombardia, Villa CorteseComo Consumo Uggiate Trevano, ComoConsumo Mezzago, MilanoItalia Lainate, MilanoLavoratori Brembilla, BergamoUnione Lipomo, Como

deL mondo

Doppio click per modificare

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COOP INFORMA MAGGIO GIUGNO

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da oggi puoi scoprirel’origine delle materie prime

dei nostri prodotti:solo coop lo fa.

La trasparenza è un elemento fondamentale nel rapporto di fiducia di Coop con i consumatori. Per questo abbiamo deciso di informarti sull'origine delle principali materie prime dei nostri prodotti a marchio alimentari confezionati. Solo Coop lo fa: basta andare su www.cooporigini.it o scaricare l’applicazione per il tuo smartphone.

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sommario

Periodico della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro, 16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 [email protected]

Reg.Trib.: Bologna 2/9/1997 n.6708 Copia singola euro 0,45 Abbonamento (sei numeri) euro 2,60

Direttore responsabile Dario Guidi

Progetto graficoFerro comunicazione & design

Impaginazione e grafica Ilde Ianigro

Stampa Arbe Industrie Grafiche S.p.a.www.arbegrafiche.it

Coop Editrice Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 | Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296

Chiuso in tipografia il 16/04/2014

Coop Lipomo, nasce il Comitato SociIl Consiglio di amministrazione ha dato il via all’importante organismo,fonndamentale per il rapporto con il territorio e per dare vita alle attività sociali.

6

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4 Lettere a Coopinforma

7 Coop Vicinato Si vota il bilancio 2013

9 Ciao, maestro

dI VaLerIa MLVICInI

10 ll cibo per tutti dI darIo gUIdI

21

15 La vignetta dI eLLekappa

16 L’economia della coesione sociale 24 Salumi che nascono all’aria aperta

26 Bambini tocca a voi dI gIUseppe orToLano

Il cibo per tuttiBen 842 milioni di persone soffrono la fame, eppure ci sarebbero alimenti a sufficienza per tutti. Come cambiare pensando al futuro

Mangiare da star maledalla bulimia all’anoressia, scopriamo il mondo dei disturbi alimentari che possono diventare una malattia

da oggi puoi scoprirel’origine delle materie prime

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La trasparenza è un elemento fondamentale nel rapporto di fiducia di Coop con i consumatori. Per questo abbiamo deciso di informarti sull'origine delle principali materie prime dei nostri prodotti a marchio alimentari confezionati. Solo Coop lo fa: basta andare su www.cooporigini.it o scaricare l’applicazione per il tuo smartphone.

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4 coop informa

RISponde CLaudIo MazzInIresponsabile sostenibilità, innovazione e valori di Coop Italia:

Il tema sofisticazioni e frodi è sempre d'attualità. In più, la crisi economica, può spingere alcune aziende a pensare di risolvere in maniera sbrigativa le difficoltà. I dati del dossier “Italia a tavola 2013 rapporto sulla si-curezza alimentare”, pubblicato da Movimento difesa del Cittadino e Legambiente parlano chiaro: 500 mila controlli, 28 mila tonnellate di prodotti sequestrati, per un valore economico di oltre mezzo miliardo di euro. È chiaro che non si tratta di episodi sporadici: sappiamo che esiste un’economia sommersa, basata sulla frode. Inoltre la globalizzazione degli approvvigionamenti, unita a metodologie di indagine sempre più sofisticate, portano a sempre nuove scoperte di contaminanti inat-tesi o prima del tutto sconosciuti”. La situazione, così, si complica, in una continua rincorsa.È per quest’ultima ragione che scoppiano molti scan-dali veri, ma anche alcuni “mediatici”, nel senso che il clamore e la pressione dei media, spingono i consu-matori a preoccuparsi e a revocare la fiducia ad interi settori, ma non sempre a ragione. Come quando una frode è dovuta a dichiarazioni di caratteristiche di-verse dalle originali in un prodotto, ma senza che ci sia alcuna conseguenza per la salubrità del prodotto stesso. Ma, in una comunicazione che tende alla semplificazione, spesso non si distingue, come si do-vrebbe, tra frodi di natura commerciale e rischi effet-tivi per la salute. Ciò non vuol dire, tuttavia, che vada sottovalutato il problema o abbassata la guardia. Anzi vale il contrario.Certificazione, tracciabilità, qualità, garanzie igie-nico- sanitarie: questi gli elementi che in Italia come in Europa possono garantire la sicurezza e mettere all’angolo le falsificazioni. Come Coop, fin dai primi anni 2000 abbiamo deciso che occorreva rafforzare il presidio su alcune diret-trici importanti. Per questo motivo è stato creato un “gruppo rischi emergenti” col compito di pensare quali le possibili frodi e, di conseguenza, collaborare con le principali Università ed Enti di Ricerca, per trovare le contromisure. In una battuta, pensare come ladri per fare ancora meglio le guardie.

La lotta alle frodi dipende da tutti

Grazie a questo lavoro abbiamo definito regole e limiti vincolanti che finiscono nei nostri capitolati di forni-tura. In alcuni casi questi limiti sono anche diventati legge. Le nuove sfide? La tracciabilità delle materie prime e dei semilavorati, i materiali per gli imballi e le nuove micotossine. In testa all’elenco dei prodotti sotto la lente d’ingrandi-mento, ovviamente, tutti i principali prodotti agroali-mentari italiani: l’olio extravergine d’oliva, tradizional-mente tra i più esposti alle contraffazioni, il vino (è stata un’annata scarsa con il rischio di annacquamenti e adul-terazioni), i formaggi, le conserve di pomodoro, ecc.Per questo, da anni, il Laboratorio Coop è impegnato nell'applicazione di tecniche in grado di leggere il dna di prodotti a rischio e di stabilire quindi se l'ingre-diente corrisponde a quello dichiarato o se vi è una sofisticazione. All'esperienza di biologi e chimici è affidato anche il compito di presidiare i rischi emer-genti e di combattere le frodi con tecniche innovative; per farlo, lo scorso anno, è arrivato dalla Francia He-racles. Tecnicamente si tratta di un gascromatografo evoluto, che permette di distinguere un alimento con-forme da uno adulterato. Appare inoltre chiaro che a volte, comprare i prodotti guardando solo al prezzo più basso, non verificando le informazioni, aumenta il rischio di frodi. Per citare l'economista Robert Reich: “La scomoda verità è che la maggior parte di noi ha due menti. Come consumatori puntiamo a fare grandi affari. Come cittadini disapproviamo le molte conse-guenze sociali che ne derivano“. Un prodotto “leale” è, in qualche misura, anche un prodotto sostenibile e in questo, noi cittadini, possiamo fare molto.

se col vostro smarphone o tablet volete vedere un filmato sul lavoro nei laboratori di analisi sulla qualità di Coop Ita-lia e sul funzionamento della macchina Heracles (di cui si parla in questo pezzo), utilizzate questo codice Qr.

Ho visto in Tv la puntata di "Presa diretta", di Riccardo Iacona, dedicata alle frodi alimentari e mi sono spaventata. Come Coop combatte e previene questo problema?Renata SeRRadIBene - pIaCenza

L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è:redazione Consumatori, Viale aldo Moro, 16, 40127 Bologna fax 051 6316908, oppure, [email protected]

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5maggio 2014 coop informa

L'etichetta delle uova Come si legge l'etichetta delle uova?GIanna BeRGonzInI - MogLIa (Mn)

Le uova fresche destinate ai consumatori sono indicate come categoria A . Prima di essere messe in vendita non devono essere nè lavate nè sottoposte a trattamenti di conservazione. La categoria extra indica una qualità particolare ed è valida solo entro 9 giorni dalla depo-sizione che per questo tipo di uova deve essere indi-cata anche sul guscio. Una lettera indica le dimensioni: S piccole (meno di 53 grammi), M medie (da 53 a 62 grammi), L (da 63 a 72 gr) e infine XL grandissime.L'indicazione del tipo di allevamento è obbligatoria: 0 biologico, 1 all'aperto, 2 a terra e 3 in gabbia. Segue la sigla della nazione, il comune dove l'alleva-mento è situato è indicato con il codice Istat, la provin-cia e il codice identificativo del singolo allevamento.

VaccinazioniLa vaccinazione ai neonati è obbligatoria?teReSa pozzI - CreMona

Dal 1991 in Italia sono obbligatorie per tutti i nuovi nati le vaccinazioni contro difterite, tetano, polio-mielite, epatite B. Di solito viene utilizzato il vaccino esavalente, che oltre a proteggere da queste malattie, previene anche la pertosse e le infezioni invasive da Haemophilus influenzae B. Se un genitore si rifiuta di far vaccinare il figliuo, viene chiamato per un colloquio informativo presso la Asl di appartenenza. Il rifiuto non compromette la scola-rità del bambino ma il genitore verrà richiamato pe-riodicamente dalle aurtorità sanitarie e il ragazzo al compimento del 18 anno verrà invitato ad atture di sua spontanea volontà le misure di prevenzione.

Riso neroHo visto sugli scaffali il riso nero. Vorrei saperne di più su questo prodotto?anGeLIta BeRnaBeI - saVona

Il riso nero è arrivato in Italia solo nel ’97. E' origina-rio della Cina, viene chiamato riso proibito dell’Impe-ratore, ma ora è coltivato in pianura Padana per le sue proprietà nutrizionali abbastanza rare (qualcuno dice addirittura afrodisiache ma è solo questione di marke-ting). Dal punto di vista nutrizionale offre un signifi-cativo apporto di fosforo, magnesio e selenio. Inoltre trattandosi di un riso integrale, un piatto garantisce il 13% delle fibre alimentari raccomandate nella dieta giornaliera. Il prezzo di vendita è un po' più caro di quello di altri tipi di riso.

Formaggi da conservareVorrei qualche consiglio su come è meglio conservare i formaggi? anna taRtaRInI - asCoLI pICeno

Gli sbalzi di temperatura spesso pregiudicano le carat-teristiche organolettiche del prodotto e, in casi estremi, possono favorire la formazione di microrganismi pa-togeni, pericolosi per la salute. Il comune frigorifero di casa è ottimale per la conservazione dei formaggi. È buona regola non alterare la confezione originale del formaggio prima del consumo. Se acquistate al taglio o al banco, le fette dovranno essere interamente avvolte con un foglio di pellicola trasparente o con carta ole-ata per alimenti. La carta deve aderire bene alla parte tagliata, così da preservare l'umidità originale del prodotto e impedire che la pasta subisca un processo di ossidazione. Inoltre, un tale confezionamento ha il vantaggio di preservare gli altri alimenti presenti nel frigorifero, poiché spesso i formaggi emanano un odore forte che facilmente permea l’ambiente. Anche se con-fezionati, i formaggi non devono rimanere a contatto con verdure e legumi non lavati, in quanto potrebbero verificarsi contaminazioni batteriche tra la terra residua presente sui vegetali e il prodotto caseario. Per una con-servazione ottimale, i formaggi freschi devono essere collocati nella zona più fredda del frigorifero (cioè a 2-4 °C), i formaggi stagionati a pasta cotta in quella meno fredda, mentre le altre tipologie nello scomparto a tem-peratura compresa tra i 6 e gli 8 °C. Infine, il formaggio non dovrebbe mai essere conservato nel congelatore, poiché la successiva decongelazione altera la struttura della pasta e ne compromette le caratteristiche gusta-tive e olfattive.

energy drinkChe effetto hanno gli energy drink?teReSa pRezzoLInI - LodI

Una indagine dei cardiologi tedeschi conferma la cor-relazione tra l’assunzione di energy drink e attività cardiaca. In media queste bibite contengono caffeina e taurina in quantità fino a tre volte superiori a quelle che si trovano nella cola o in un normale caffè e queste so-stanze, a quelle concentrazioni, possono dare un’accele-razione del battito cardiaco, palpitazioni, aumento della pressione sanguigna e, nei casi più gravi, convulsioni, oltre ad un aumento della contrattilità ventricolare. In alcuni paesi (da ultima la Francia) si sta discutendo se in-trodurre una limitazione alla vendita, oltre a prevedere specifiche raccomandazioni per soggetti potenzialmente vulnerabili come le donne incinte, i bambini o le persone che soffrono di aritmie.

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6 coop informa

Il Consiglio di Amministrazione della Co-op di Lipomo ha formalizzato la costituzione del Comitato Soci in ottemperanza a quanto delibera-to dall'assemblea dei soci del 28 maggio 2012, con lo scopo di assicurare una effettiva partecipazione all'attività e alla vita della Cooperativa, consolidan-do il vincolo associativo fra i soci, intensificando le relazioni con il territorio e con le associazioni che vi operano, promuovendo a tal fine attività, eventi ed iniziative. Entrano a far parte del Comitato Soci: Ivano Boniz-zoni, Pietro Cantaluppi, Silvana Buttera, Maroscia Antonio, Giusy Novello, Giuseppina Po e Renato Prini. Quale membro del Consiglio di Ammini-strazione in funzione di supporto al Comitato Soci è stato proposto Giuseppe Rigamonti.Con questo atto si vuole aprire una fase nuova pur partendo da un proficuo lavoro che si è già concre-tamente realizzato negli ultimi anni attraverso l'or-ganizzazione di eventi culturali, di gite gastrono-miche/culturali , di rapporti con le diverse scuole (infanzia, primaria e secondaria), di supporto alle attività delle diverse associazioni, di presenza alla vita sociale della comunità di Lipomo anche attra-verso gesti concreti, come la consegna a domicilio della spesa a soggetti deboli ed in difficoltà.

Lipomonasce il Comitato Soci

dI GIuSeppe RIGaMontI

Si è concluso positivamente lo stage lavorativo proposto dall'agenzia Formativa IaL presso il negozio In Coop di Lipomo del giovane davide Maniscalco. a partire dal secondo semestre del 2013 davide ha partecipato con passione ed impegno al quotidiano lavoro del negozio, in perfetta sintonia con il capo negozio Mario evangelio e con tutti gli altri dipendenti, incontrando anche la simpatia e il gradimento di tutti i clienti e i soci della Cooperativa, soprattutto quello delle tante signore che tutti i giorni si recano a fare la spesa. davide ha saputo conquistarsi con il suo bel carattere e con la sua dedizione al lavoro l'apprezzamento unanime di chi ha frequentato il negozio di via Cantaluppi.È stata una bella esperienza per tutti e speriamo soprattutto per davide che potrà trarne vantaggio per i

suoi prossimi impegni negli anni a venire. Come Consiglio di amministrazione ci auguriamo che l’esperienza dello stage possa essere estesa ad altri ragazzi che in questo modo possono avere un’occasione concreta di conoscere il mondo del lavoro.

Uno sTage In Coop

Per conoscere il mondo del lavoro

Diverse sono le idee e le proposte per il tempo a ve-nire, sia per quanto concerne il tempo libero, sia per la cultura (trasferte teatrali, mostre, incontri), sia per promuovere azioni di tutela dei consumatori e di orientamento al consumo consapevole e sano e più in generale ad azioni concrete nel campo sociale (consegne a domicilio, sostegno alle associazioni).Il Comitato Soci, in raccordo con il Consiglio di Amministrazione, valuterà e proporrà alla comu-nità di Lipomo e soprattutto ai soci della Coope-rativa, le iniziative di cui verrà data ampia informa-zione con ogni mezzo di comunicazione possibile, prioritariamente attraverso il negozio InCoop di via Cantaluppi.

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Coop Como Consumosi vota il bilancio 2013 Al via il consueto calendario delle assem-blee separate dei soci, per l'approvazione del bilan-cio 2013. Le assemblee sono un momento impor-tante per la vita delle cooperative e pareteciparvi significa contribuire alle decisioni che verranno prese, perchè un socio che partecipa è uno socio che decide.Nelle assemblee verranno presentati e discussi i risultati economici, sociali e ambientali della Co-operativa nel 2013. Oltre al bilancio d'esercizio, i soci saranno chiamati anche a nominare i delegati all'Assemblea generale che potranno così portare avanti le istanze dei loro territori. Si comincia nella seconda settimana di maggio, da Tavernerio, e si prosegue fino all'appuntamento con l'Assemblea generale del 22 maggio a Uggiate Tre-vano. ●

7maggio 2014 coop informa

aSSeMBLea generaLe annUaLe ordInarIa deI SoCIseconda convocazione:

Sez SoCI GIoRno oRa LuoGo

taVeRneRIo Venerdì 09-05

21.00 sede: Via roma, 23

CadoRaGo Sabato 10-05

15.30 sede: Via garibaldi, 31

MaRIano C.Se domenica 11-05

10.30 sede: Via e. d'adda, 13

LuRate CaCCIVIo Lunedì 12-05 21.00 sede: Via XX settembre, 94 (supermercato)

San FeRMo e uGGIate tR Sabato 17-05 21.00 via garibaldiUggiate Trevano (la meridiana)

GeneRaLe Giovedì 22-05 19.30 Hotel Cascina Canova Uggiate Trevano

ORDINE DEL GIORNO1. nomina del Segretario dell'assemblea;2. esame del Bilancio chiuso al 31 dicembre 2013, della relazione del Consiglio di amministrazione, del Collegio Sindacale e relative delibere;3. nomina delegati assemblea Generale;4. Varie ed eventuali.In 2a convocazione L'assemblea delibererà validamente su tutti gli argomenti all'ordine del Giorno, qualunque sia il numero dei soci intervenuti o rappresentanti.

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CaLendaRIo aSSeMBLee SepaRateCoop VICInato LoMBaRdIa

asseMBLea generaLe ordInarIa deI deLegaTI2° convocazione saBaTo 28 gIUgno 2014 - ore 10,30presso soCIeTÁ operaIa - p.zza s.stefano, 2 - Trezzo sULL’adda (MI)1° convocazione Venerdì 27 giugno 2014 - ore 8,00 - sede Legale della Cooperativa - Via g. Ferraris, 1 - 20020 Villa Cortese

Sezione soci 2 a Convocazione Ore LuogotaVazzano Con VILLaVeSCo 27-05-2014

Martedì20,30 sala Conferenze del Municipio

p.zza 24 novembre, 1 - TavazzanoRodenGo SaIanoTravagliato - provaglio d’Iseo

28-05-2014Mercoledì

20,30 auditorium s.salvatore Via Castello,8 - rodengo saiano

pauLLosettala

29-05-2014Giovedì

20,30 sala ex centro aggregazione giovanile sopra negozio Coop, via Milano - paullo

uRaGo d’oGLIopalosco - pontoglio - Castelcovati - Calcio

30-05-2014Venerdì

20,30 sede ex Cooperativa Lavoratori Uniti Via enrico Fermi, 67/z - Urago d’oglio

MeRateImbersago - osnago

31-05-2014Sabato

14,30 sala Civica “F.lli Cernuschi” V.le Lombardia, 14 - Merate

pIadenaCanneto s/o - san giovanni in Croce solarolo rainerio

03-06-2014Martedì

20,30 Centro Civicovia aldo Moro 9 - piadena

VISano 04-06-2014Mercoledì

20,30 sala riunioni, punto Vendita Coop Via Marconi, 2 - Visano

LIMBIategarbagnate

04-06-2014Mercoledì

20,30 Centro associativo Coop Via Trieste, 6 - Limbiate

CuSano MILanInoCormano

05-06-2014Giovedì

21,00 sala da ballo “C.s.C. a.ghezzi” Via adige, 22 - Cusano Milanino

GoRGonzoLa 06-06-2014Venerdì

20,30 sala Intergenerazionale Via oberdan - gorgonzola

CaSaLButtano ed unItIsoncino

08-06-2014domenica

10,30 Teatro BelliniVia Jacini, 23 - Casalbuttano ed Uniti

MILano/ Quinto Romano rho - rozzano

09-06-2014Lunedì

20,30 sede Coop. edific.“Ferruccio degradi”Via Caldera, 115 - Quinto r.- Milano

CapIaGo IntIMIanoalbate

10-06-2014Martedì

21,00 ristorante “Il pasHa’ “ Via Belvedere, 9a - Capiago Intimiano

BReSCIaMazzano - roncadelle - Tavernole

11 -06-2014Mercoledì

20,30 Centro socialeVia Casazza n. 46 - Brescia

GottoLenGopontevico

13-06-2014Venerdì

20.30 Teatro zanardelli p.zza XX settembre - gottolengo

tRezzo SuLL’addaCrespi d’adda - Vaprio d’adda

14-06-2014Sabato

14,30 società operaiap.zza s. stefano, 2 - Trezzo s/a

CeRRo MaGGIoReCantalupo - rescaldina

15-06-2014domenica

10,00 Centro parrocchiale “don Branca” Via s.Carlo, 18 - Cerro Maggiore

RoMano dI LoMBaRdIaBergamo

16-06-2014Lunedìì

20,30 sala Coop presso il supermercato Via Balilla - romano di Lombardia

CoRnate d’adda

17-06-2014Martedì

20,30 sala riunioni, palazzo Municipale Via Volta, 29 - Cornate d’adda

BuSSeRopeschiera Borromeo, san donato Milanese

18-06-2014Mercoledì

20,30 sala del granaio Villa radaelli Via san Francesco - Bussero

GuSSoLa 19-06-2014Giovedì

20,30 sala riunioni, Casa del popolo p.zza Comaschi - gussola

CaVenaGo B.za 20-06-2014Venerdì

20,30 Centro Civico Villa stucchi - sala riunion 1° pVia Mazzini, 29 - Cavenago Brianza

BuSto GaRoLFoarconate - arluno - Casorezzo

21-06-2014Sabato

15,00 sala Cinema oratorio maschile Via Mazzini, 27 - Busto garolfo

VILLa CoRteSeMagnago - Canegrate - dairago -Legnanop.zza del popolo - Legnano Via Melzi - Legnano Via genova - san giorgio - Vanzaghello

22-06-2014domenica

10,00 sala Consiliare, Comune Villa Cortese Via g.Ferraris, 9 - Villa Cortese

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E' morto all'età di 92 anni Mario Lodi. Un punto di riferimento per tutti coloro che hanno cercato modelli una scuola democratica e anche per Coop, con cui ha collaborato e che ha sempre sostenuto il suo prezioso lavoro di ricerca pedagogica

Mario Lodi è stato, con don Milani, il maestro di tut-ti quanti dalla fine degli anni 60 in poi, hanno cercato modelli per una scuola democratica, par-tecipata e che desse a tutti pari opportunità.Abbiamo incontrato Mario Lodi in diverse occasioni perché spes-so ha collaborato con Coop, che ha sempre sostenuto il suo prezio-so lavoro di ricerca pedagogica.Ricordiamo in particolare i libri “Costituzione: la legge degli Ita-liani, riscritta per i bambini, per i giovani, per tutti” e “Coop in clas-se”, sull’esperienza della coopera-zione educativa, la mostra “L’Ar-te del bambino”, esposta in molte scuole della Lombardia in colla-borazione con i Comitati Soci.Era sempre un piacere ascoltarlo, una persona semplice, mai bana-le, che sceglieva con cura le paro-le, che dava spazio ai bambini e sapeva valorizzare la loro capacità espressiva.Con la memoria andava al do-poguerra, quando con altri mae-stri usciti dalla scuola autoritaria del fascismo, nella quale la parola d’ordine era “credere, obbedire e combattere”, aveva dovuto trova-re una pedagogia nuova che par-tisse dalla realtà, dal fare e dal fare “insieme”.Con questi altri compagni di viag-gio aveva fondato il Movimento per la Cooperazione Educativa, ispirato alla pedagogia di Célestin

Freinet, che rendeva i bambini e i ragazzi protagonisti, che sapeva adattare la scuola alla realtà e dal-la realtà partiva anche per l’acqui-sizione delle competenze.Vogliamo ricordare Mario Lo-di perché in questi anni di edu-cazione al consumo consapevole l’abbiamo sentito sempre molto vicino.Il suo testo “Coop in classe” ha ispirato le esperienze di Giocoo-periamo e di BellaCoopia e la “di-dattica del fare” è alla base della metodologia utilizzata dagli ani-matori che intervengono nelle scuole e nei supermercati nei per-corsi di educazione al consumo consapevole, tanto che in occasio-ne del trentennale dell’ECC, an-che se ormai anziano e malanda-to, aveva accettato di incontrarci e ci aveva regalato un'intervista in cui ribadiva i valori di riferimen-to del Movimento Cooperazione Educativa, valori che, diceva “so-no scritti a chiare lettere nella Co-stituzione – la stella polare” e pro-seguiva “Ma di tutto è stato fatto per offuscarla, per confonderci e per sviarci. Sulla libertà, per esem-pio. Invece di coniugarla con la solidarietà, con la responsabilità, e anche con l’amicizia e con il la-voro, la si è isolata e interpretata in modo del tutto egoistico. In mol-ti oggi pensano che per realizzarsi ognuno è libero di fare tutto quel-lo che vuole senza tenere conto degli altri. Penso che riproporre

la cooperazione come pratica pe-gadogica in una situazione, come quella attuale, di accentuato in-dividualismo sia un atto corag-gioso e necessario per recuperare un valore formativo che la società e la scuola hanno accantonato o dimenticato”.Lavorava per trasformare “la scuo-la in una piccola società di eguali” e affermava che con forza il valore della pedagogia attiva “Ed è anche la risposta a chi vorrebbe isolare, a chi pensa che insegnare la lingua, l’italiano, possa avvenire al di fuo-ri di un rapporto concreto e reale con la realtà vissuta, con gli altri. Così non l’impareranno mai, né potranno mai realmente integrar-si”. Uomo profondamente legato al suo “Paese sbagliato”, ma con lo sguardo aperto sul mondo, nella sua “Casa delle Arti e del Gioco” a Drizzona, ha costruito un cen-tro studi e ricerche sui problemi dell’età evolutiva, sui processi di sviluppo della conoscenza e della cultura del bambino, continuan-do a contribuire alla produzione di preziosa documentazione bi-bliografica, iconografica, audiovi-siva e multimediale. Mario Lodi rimane uno dei nostri “buoni” maestri in un paese che troppo spesso ci appare come il “paese sbagliato”, che ha bisogno dell’impegno di tutti i giorni e di tutti o almeno di tanti, per assu-mere una fisionomia accettabile e riconoscibile.

Ciao, maestro dI VaLeRIa MaLVICInI

9maggio 2014 coop informa

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“Non c'è mai stato co-sì tanto cibo. Allora perché nel mondo 842 milioni di perso-ne soffrono la fame? In termini strettamente quantitativi, c'è ci-bo a sufficienza per sfamare l'in-tera popolazione mondiale di oltre 7 miliardi di persone. Ep-pure, una persona su 8 è affama-ta. Nei paesi in via di sviluppo un bambino su 3 è sottopeso”. A sancire queste semplici verità è il World Food programme, l’agenzia delle Nazioni unite il cui scopo è proprio quello di com-battere la fame e attivare piani di contrasto a questo drammatico problema. Nel provare a fare un ragionamento sul tema del cibo, siamo partiti da questa semplice affermazione perché già in essa sono contenuti due punti fermi:

ovvero che al mondo c’è (o me-glio ci sarebbe) cibo a sufficien-za per tutti, ma dall’altra parte ci sono 842 milioni di persone che soffrono la fame.Perché ci muoviamo tra que-ste due opposte verità? È quello che, nel nostro piccolo, vorrem-mo provare a capire, per avvia-re una riflessione che si proietta verso l’Expo 2015 che si terrà a Milano, una manifestazione che è proprio dedicata al tema “Nu-trire il pianeta”.Intanto chiariamo che il cibo sarebbe sufficiente per tutti, se tutti avessimo diete uguali o si-mili, come apporto calorico. In-vece nei paesi occidentali so-no comuni diete che sfiorano le 5.000 calorie al giorno, men-tre dove si soffre la fame si vive

InsIeMe a CoopVerso l'Expo 2015

L'anno prossimo si svolegrà a Milano l'expo 2015, una grande manifestazione che vedrà presenti quasi tutti i paesi del mondo e che sarà dedicata al tema "nutrire il pianeta". In vista di questo appuntamento davvero straordinario, di cui Coop sarà uno dei protagonisti (con una propria presenza diretta), come rivista, vogliamo proporvi una serie di articoli che provano ad affrontare le complesse e affascinanti problematiche legate proprio al tema del cibo e della sua produzione, sia in chiave mondiale che più locale. nelle pagine che seguono ecco la prima puntata.

il ciboper tuttiquali scelte per il futuro

del nostro pianeta?

dI daRIo GuIdI

Ben 842 milioni di persone al mondo soffrono la fame, eppure ci sarebbe cibo a sufficienza per nutrire ogni abitante. Tra disequilibri, sprechi e ingiustizie proviamo a capire perché. E soprattutto cosa c'è da correggere in vista di un futuro nel quale dai 7 miliardi attuali passeremo (nel 2050) a più di 9 miliardi

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un altro tema decisivo è quello dei modelli di consumo e degli sprechi che si incontrano lungo tutta la filiera del cibo. Si tratta di un'altra delle chiavi fondamentali da affrontare per il futuro. Secondo uno studio della Fao (Food and agri-colture organization delle nazioni unite) del 2013, ogni anno nel mondo si assiste alla strabi-liante perdita di 1,3 miliardi di tonnellate di ci-bo per un danno economico pari a 750 miliardi di dollari. Il 54 per cento degli sprechi alimentari si verificano "a monte", in fase di produzione, rac-colto e immagazzinaggio. Il 46 per cento avvie-ne invece "a valle", nelle fasi di trasformazione, distribuzione e consumo.In linea generale, nei paesi più poveri e in via di sviluppo le perdite di cibo avvengono maggior-mente nella fase produttiva (per inadeguatez-za degli impianti, dei sistemi di conservazione e trasporto), mentre gli sprechi alimentari a li-vello di dettagliante o di consumatore tendono ad essere più elevati nelle regioni a medio e alto reddito.Il rapporto della Fao fa notare che più avanti lungo la catena alimentare un prodotto va per-duto, maggiori sono le conseguenze ambientali,

dal momento che i costi ambientali sostenuti durante la lavorazione, il trasporto, lo stoccag-gio ed il consumo devono essere aggiunti ai co-sti di produzione iniziali.un tema su cui anche in Italia si sta prestan-do sempre più attenzione, come dimostra il re-cente svolgimento del Forum sulla Sostenibili-tà ambientale. anche se le stime non sono univoche, quel-le elaborate dal politecnico di Milano indica-no uno spreco nazionale, lungo l'intera filiera, pari a 6 milioni di tonnellate di cibo all'anno, equivalenti all'8% della spesa. Il governo ha annunciato la volontà di definire un piano di contrasto e prevenzione contro lo spreco ali-mentare. un tema su cui, del resto, Coop è al lavoro già da anni con i suoi progetti “Brutti ma buoni” e “a buon fine” che consentono di utilizzare prodotti invenduti, danneggiati o prossimi alla scadenza: i negozi coinvolti sono stati 544 nel 2012, con la partecipazione di 813 associazioni onlus che hanno permesso di as-sistere oltre 140.000 persone in difficoltà, per un valore complessivo di merce donata pari a oltre 26 milioni di euro.

Sprechi, nemico da combattere La Fao: ogni anno un danno da 750 miliardi, che riguarda in modo diverso il sud e il nord del mondo

11maggio 2014 coop informa

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sistematicamente al di sotto del-le 2.000, confrontandosi quindi con le conseguenze che ne deri-vano. Si viaggia così sempre tra poli opposti: i tanti che non han-no cibo da una parte e, dall’al-tra, più di un miliardo di perso-ne che soffre di problemi legati al sovrappeso e all’obesità (fattori scatenanti di malattie la cui cura diventa un costo enorme per i si-stemi sanitari). Ovviamente non è che un cambiamento di dieta dove si mangia troppo, basterà a far arrivare il cibo dove manca, perché le distorsioni e problemi sono ben più complessi.

Cereali, carne, pesce...Ma torniamo a guardare più da vicino a qualche dato sull’agri-coltura mondiale. Oggi il cibo per il pianeta è rappresentato da 2 miliardi e 400 milioni di ton-nellate di cereali (grano, mais,

riso, ecc.) prodotti annualmen-te; poi si aggiungono, tra le voci principali, più di 300 milioni di tonnellate di carne, 780 milioni di latticini e 160 milioni di pe-sce, 500 milioni di semi oleosi, 180 milioni di zucchero. Questa è la “montagna” che sarebbe suf-ficiente per una alimentazione adeguata di tutto il pianeta.Stiamo sulla voce più importan-te, quella dei cereali, per scopri-re che la produzione complessi-va, secondo i dati costantemente aggiornati della Fao (l’agenzia Onu che si occupa di cibo e agri-coltura), è cresciuta in modo ab-bastanza regolare negli ultimi 5 anni, così come sono aumentate le scorte (che i paesi devono ave-re per fronteggiare le emergen-ze). Dunque una situazione re-lativamente tranquilla, rispetto a periodi recenti molto turbolenti sia per le quantità disponibili che

per gli andamenti dei prezzi. Ma è molto interessante andare a verificare come è ripartita questa enorme quantità di cereali. Infat-ti, secondo la Fao, dei 2 miliardi e 400 milioni di tonnellate, meno del 50% serve direttamente all’a-limentazione umana (per l’esat-tezza sono 1.080 milioni). Poi ci sono 796 milioni di tonnellate che servono a produrre gli ali-menti per gli animali (da cui co-munque derivano i 300 milioni di tonnellate di carne che l’uomo mangerà). Non producono invece nessun tipo di alimento gli altri 450 mi-lioni di tonnellate che servono prevalentemente alla produzio-ne dei biocarburanti, un fenome-no questo che ha avuto una rapi-da espansione negli ultimi anni.Già da questa macro osserva-zione cominciano ad emerge-re diversi problemi che vanno a

842 mILIonI Soffrono La fame ma daL 2009 La CIfra è In CaLoSecondo i dati del World Food programme, la percentuale di persone che soffre la fame è più alta nell’africa orientale, centrale e australe. Circa tre quarti delle persone denutrite vivono in zone rurali povere dei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle aree agricole ad alto rischio. tuttavia, il numero di persone che soffre la fame è in aumento anche nelle aree urbane. oltre la metà degli 842 milioni di persone affamate nel mondo vive in asia e circa un quarto si trova nell’africa Sub-Sahariana. negli ultimi venticinque anni del 20esimo secolo, l'umanità stava vincendo la lotta contro il suo nemico di sempre. dal 1970 al 1997, il numero di

Dati World food programme

959 milioni 791

milioni

1 miliardo e 20 milioni 842

milioni

1970 1997 2009 2013

persone affamate è calato da 959 a 791 milioni, soprattutto grazie agli incredibili progressi nella riduzione della malnutrizione in India e in Cina.eppure, a partire dalla fine degli anni 90, il numero degli affamati cronici nei paesi in via di sviluppo è tornato a salire a un ritmo di quasi 4 milioni di persone all'anno. tra il 2001 e il 2003, il numero di persone malnutrite nel mondo è arrivato a 854 milioni. Gli ultimi dati registrano che, per la prima volta dopo 15 anni, il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è diminuito, calando da 1,02 miliardi nel 2009 a 925 milioni nel 2010, fino ad arrivare ad 842 milioni nel 2013.

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incidere sul punto di fondo che è come garantire a tutti il cibo. Già perché è bene ricordare che par-lare di diritto al cibo non è una enunciazione astratta. Il diritto al cibo è un diritto intrinseco di ogni uomo, donna o bambino ed è stato riconosciuto come tale dalla dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948. Un diritto sancito anche se poi spes-so dimenticato nella pratica di questi decenni.

Il cibo è solo una merce?Un esempio viene da quanto ac-caduto dagli anni ’80 del secolo scorso, quando il Fondo mo-netario internazionale e la Banca Mondiale, ai paesi pove-ri e pieni di debiti che chiedeva-no aiuti, hanno imposto riforme orientate a favorire liberalizza-zioni, privatizzazioni e un ridi-mensionamento dell’intervento

pubblico in tutti i campi e quin-di anche in agricoltura. Risul-tato di questo è stato che questi paesi poveri sono diventati pri-ma esportatori di materie prime (destinate a chi aveva i soldi per comprarle), ma soprattutto sono diventati importatori di cibo pro-dotto e confezionato altrove (in una logica di mercato che certo non ha aiutato i più poveri). “Uno dei punti centrali nel di-battito rivolto al futuro – spiega Luca Colombo, autore del li-bro “Diritto al cibo” e segretario della Fondazione per la ricerca in agricoltura biologica e biodina-mica – è la sfida a considerare il miglior uso possibile della terra, massimizzando l’uso sociale del cibo come pilastro fondamentale su cui costruire la sopravvivenza degli uomini, anziché conside-rare semplicemente il cibo una merce da scambiare”.

2050, saremo 9 miliardiSe di temi comunque importan-ti come il rapporto tra agricoltu-ra e ambiente, e dei modelli di consumo e degli sprechi che si incontrano lungo tutta la filiera parliamo nelle schede in que-ste pagine, resta poi un tema di prospettiva.Se come abbiamo visto in par-tenza, al netto dei problemi che abbiamo provato almeno ad ac-cennare, oggi la quantità di ci-bo prodotto sarebbe sufficiente a nutrire i 7 miliardi di individui che abitano il nostro pianeta, quale sarà la situazione quando, nel 2050, a chiedere cibo saremo in più di 9 miliardi? E come cam-bierà questa domanda anche alla luce del fatto che almeno l’aspi-razione a potersi avvicinare ai li-velli di consumo dell’Occidente, da parte dei paesi in via di svilup-po (basta citare solo Cina e India

anChe IL CIbo neL mIrIno deLLa fInanza SpeCULatIVaSe lo scopo fondamentale del cibo è che serve a nutrire le persone, questa semplice verità si deve scontrare sempre più con la logica dei mercati e della speculazione finanziaria per cui il cibo (come il petrolio o qualsiasi altra merce) serve a far soldi e nient’altro. Sulla nostra rivista ci siamo già occupati di raccontare come, specie 3 o 4 anni fa, i prezzi delle derrate alimentari a livello mondiale hanno subito variazioni fortissime. Frutto soprattutto di una speculazione forsennata per cui a comprare grano e mais, non erano operatori del settore, ma fondi d’investimento e banche d’affari. Basti ricordare che i cosiddetti futures (titoli nati come strumento per tutelare i produttori sulle variazioni di prezzo, tra momento della semina e della vendita), sono passati da un valore complessivo di 65 miliardi di dollari nel 2006 a 126 miliardi di dollari nel 2011. Ma la cosa impressionante è che alla Borsa merci di Chicago, nel 1996 l’88% di questi titoli era detenuto da operatori del settore agro-alimentare, mentre nel 2011 il 70% era detenuto da gruppi finanziari e speculativi. un mondo ribaltato e cifre che rendono chiaro quanto pesi la finanza nel determinare, trattandosi di cibo, se e quanto potranno mangiare miliardi di persone.

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Ogni anno nel mondo vengono prodotti

2 miliardi e 400 milioni di tonnellate di cereali

300 milioni di tonnellate di carne

160 milioni di tonnellate di pesce

780 milioni di tonnellate di latticini

Dati Fao su alcune delle principali categorie di prodotti alimentari

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che insieme fanno 2 miliardi e 500 milioni di persone) sta pro-ducendo già oggi impatti rilevan-tissimi? Poi c’è il terzo fattore che abbiamo citato che è quello del-la sostenibilità ambientale. Cosa succederà rispetto al problema del surriscaldamento del piane-ta? Che impatti avrà sulla dispo-nibilità dei terreni coltivabili?Certo nel provare a rispondere a questi enormi quesiti l’umanità potrà contare su evoluzioni tec-nologiche e scientifiche che tro-veranno applicazione anche nella

produzione di cibo e alimenti. Il tema degli ogm (gli Organismi geneticamente modificati) è da tempo al centro dell’attenzione e suscita posizioni decisamente contrastanti. Ma altre prospettive si aprono, legate ai cibi biotech, o alla possibilità di modificare le nostre diete, trovando le protei-ne necessarie magari negli insetti o nei crostacei, anziché nella car-ne (questi sono tutti aspetti cui dedicheremo approfondimenti nei prossimi numeri della nostra rivista).

Agricoltura sostenibile cercasi,tra allevamenti e stili di consumoLo sviluppo futuro dell’agricoltura mondiale è strettamente connesso alle tematiche ambientali e di sostenibilità complessiva del nostro pianeta. E questo in un duplice senso. Da un lato l’agricoltura è vittima di determinati fenomeni e deve tener conto dei mutamenti climatici, del surriscaldamento del pianeta, dei rischi di desertificazione di aree sempre più estese e dell’impoverimento dei suoli. Ma dall’altro la stessa agricoltura è una delle cause che producono questi fenomeni. In particolare c’è la questione degli allevamenti di bestiame. Come spiega un rapporto della Fao, “l’allevamento di bestiame emerge come uno dei due o tre più significativi fattori nel determinare problemi ambientali, sia in sede locale che globale”.Tradotto in cifre il settore degli allevamenti vale il 40% del fatturato complessivo dell’agricoltura mondiale e, nel contempo, la carne è un fattore, ad oggi, fondamentale nel garantire proteine e nutrienti fondamentali a 1,3 miliardi di persone che vivono nelle aree rurali e più povere del pianeta.Visto con altre cifre, l’allevamento di bestiame, se si sommano le superfici coltivate per ricavare mangimi per gli animali e le aree destinate al pascolo degli animali stessi, occupa il 70% della superficie agricola totale. Sempre l’allevamento è responsabile del 18% delle emissioni complessive di gas serra.Dunque è chiaro che migliorare le tecniche, riuscire a ridurre questi impatti è un compito fondamentale che si unisce al definire livelli di consumo di carne che siano compatibili con una dieta salutare ed equilibrata. Nei paesi occidentali la percentuale di chi sceglie di essere vegetariano sta crescendo, per questi motivi ma anche per valutazioni più strettamente etiche. Resta però il fatto che, anche se siamo ancora assai lontani dai 123 chili di carne all’anno che mangia l’americano medio

(dati Fao del 2006), i cinesi sono passati dai 25 chili di carne procapite del 1995 ai 53 chilogrammi del 2008. Sempre secondo la Fao dal 2000 al 2050 la produzione di carne al mondo è destinata a raddoppiare per raggiungere i 465 milioni di tonnellate. L’evoluzione del mondo è rapidissima e qui possiamo solo accennare alla complessità dei problemi. Nei paesi occidentali il consumo di carni come pollame, maiale (e pesce da acquacoltura) si sta espandendo, con prestazioni in termini di impatto energetico, molto più efficienti rispetto ai bovini. Cambiamenti costanti in corso. Resta poi il fatto che parlare di cibo e di modelli di agricoltura, di impatto sull’ambiente, è assai diverso se si è di fronte alle estensioni sterminate di migliaia di ettari del Canada, alle colture di qualità dell’Italia o a dei terreni semidesertici di paesi africani. Le caratteristiche geografiche, culturali e sociali, interferiscono pesantemente con quelle che possono o dovrebbero essere le caratteristiche ottimali dell’organizzazione agricola. Certo è che la sostenibilità ambientale e sociale delle scelte che si fanno deve diventare una costante chiave di valutazione.

I limiti dello sviluppoResta però il fatto che comunque le strategie future devono con-frontarsi con un concetto di limi-te che è oggettivo. Sono passati più di 40 anni da quando il Club di Roma pose per la prima volta l’attenzione sul fatto che le risor-se del pianeta non sono infinite e dunque l’idea che si possa con-tinuare a crescere con una pro-gressione geometrica non è una ipotesi realistica. Anzi, le elabora-zioni più recenti e aggiornate del-le analisi del Club di Roma, non

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la ViGnetta di elleKappa

escludono scenari catastrofici ri-spetto alla futura situazione ali-mentare del pianeta. Non a caso anche a livello poli-tico, i vertici del G20 (i paesi più sviluppati) hanno messo all’ordi-ne del giorno il tema senza però assumere impegni precisi. Ma, consapevoli delle crisi legate an-che al ruolo della speculazione fi-nanziaria, i governi sanno che sul cibo si possono scatenare aspri conflitti.È in questo quadro che va quin-di definito il nodo sul modello di agricoltura che si vorrà svilup-pare e sostenere. In questi ultimi decenni l’agricoltura intensiva ha prodotto risultati importan-ti, grazie all’evoluzione tecnica e tecnologica. Come ha spiega-to il direttore generale della Fao, Jos Graziano da Silva “il mo-dello “della cosiddetta Rivolu-zione Verde degli anni ’50 e ’60 ha sì fatto raddoppiare la produ-zione alimentare mondiale grazie all’applicazione della conoscenza

scientifica all’agricoltura, ma “si basava su un notevole impiego di fattori produttivi come acqua, fertilizzanti e pesticidi”.

La nuova strategia FaoPer questo ora la Fao ha lanciato una nuova strategia che va sotto il titolo di “Save and grow” (cioè “Salvare e crescere”). Questo per-ché “l'attuale paradigma di pro-duzione intensiva non riesce più a stare al passo con le sfide poste dal nuovo millennio. Per crescere l'agricoltura deve ora imparare a preservare”. Così il nuovo approc-cio, che punta a “produrre di più con meno”, si rivolge soprattutto ai piccoli contadini dei paesi in via di sviluppo. Aiutare le famiglie rurali a basso reddito - circa 2,5 miliardi di persone - ad econo-mizzare sui costi di produzione e costruire prosperi sistemi agro-alimentari, li metterà nelle con-dizioni di massimizzare le rese ed investire i risparmi nella salu-te e nella scolarizzazione. Come

questa agricoltura su scala più ri-dotta, dove la proprietà è diffusa e legata al territorio si incrocerà con la presenza delle grandi mul-tinazionali del settore (basta pen-sare alla Cargill che fattura 120 miliardi di dollari commerciando in cereali, semi oleosi e alimenti, o ai colossi del biotech come Mon-santo, Basf e Syngenta), è tut-to da scoprire. Gli interessi in gio-co son ovviamente enormi.Forse noi consumatori italiani, ci potremmo sentire lontani da queste riflessioni e da questi sce-nari. Già anche solo capire le pro-blematiche dell’agricoltura nella dimensione europea è piuttosto difficile. Ma come abbiamo visto le interconnessioni e le ricadute di ogni scelta sono globali. Il pun-to centrale per una agricoltura come quella italiana, il cui cuore sono tanti prodotti e cibi di quali-tà, conosciuti e apprezzati in tut-to il mondo, è con che idea di se stessa vuole essere protagonista nel futuro. ●

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Ci sono le associazioni della più diversa natura e che si possono occupare di sport, di assistenza o di cultura (e sono quasi 270 mila). Ci sono le Fondazioni (che sono 6.200), ma ci sono anche enti morali ,istituti reli-giosi, mutue. E volendo ci so-no da aggiungere anche le ban-che popolari e quelle di credito cooperativo.Mondi anche molto diversi tra loro. Che però in questo nostro racconto vorremmo provare a

proporre non tanto dal punto di vista della loro pur rilevantis-sima valenza sociale e culturale (secondo i dati del censimento Istat 2011 i volontari in Italia so-no 4 milioni e 758 mila), ma per la loro valenza economica. Cioè tutte queste sigle che abbia-mo raccontato, in modi diver-si e articolati, sono comunque un pezzo, molto più rilevante di quanto spesso si pensi, del “mitico" Pil e di quell’econo-mia che invece sembra sempre

siamo l'economia della coesione socialeTerzo settore, cooperazione, non profit, società civile organizzata: scopriamo le cifre di un arcipelago che vuole vedersi riconosciuto un ruolo non solo sul piano culturale e dei valori. Perché oltre a 4 milioni e 800 mila volontari ci sono quasi 2 milioni di addetti e tanti servizi che vengono erogati

dI daRIo GuIdI

aLLeanza CooperaTIVeVerSo L'UnICa CentraLeL’obiettivo, esplicitamente sancito nella quarta assemblea dell’alleanza delle cooperative italiane svoltasi a fine gennaio a Roma, è quello di andare al superamento di Legacoop, Confcooperative e agci per dar vita ad un’unica centrale di rappresentanza del movimento cooperativo. dunque dal coordinamento delle attività, avviato con la nascita dell’alleanza, il mondo cooperativo ora punta ad un passo più impegnativo, che in un paese dove divisioni e spaccature sono all’ordine del giorno assume ancora maggior significato. Il processo che porterà a dar vita a un’unica associazione di rappresentanza, assume una valenza particolare anche alla luce della volontà di riuscire a dar voce e far pesare sulle scelte politiche, l’intero mondo dell’economia sociale, del non profit di cui parliamo in queste pagine.

La nascita del governo Renzi ha portato una importante e significativa novità con la nomina a Ministro del lavoro di Giuliano poletti, da diversi anni alla guida di Legacoop nazionale e dell’alleanza delle cooperative italiane. La nomina di poletti rappresenta il riconoscimento, oltre che delle sue personali capacità, della competenza e della passione con cui ha svolto i suoi incarichi, anche di quei valori di democrazia, di partecipazione e di solidarietà sociale che sono propri della cooperazione italiana. proprio questi valori, siamo certi, potranno essere una risorsa preziosa per contribuire ad affrontare i difficili problemi del paese.

Economia sociale? Terzo settore? Non profit? Co-operazione? Società civile or-ganizzata? No, una definizio-ne chiara e omnicomprensiva non c’è, anche perché i confini di questo mondo sono mobili e in costante evoluzione. Ci so-no le cooperative, quelle grandi e quelle piccole, quelle di con-sumatori, quelle sociali, quelle che costruiscono case e via in un lungo elenco (e in tutto sono 77 mila imprese).

nUoVo goVernopoLettI mInIStro

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più esaurirsi nella dimensione finanziaria, che misura profitti, ma dimentica le persone. Come spiega il professor Stefa-no Zamagani (vedi l’intervista qui a lato), economista da sem-pre in prima file nelle battaglie per promuovere il protagoni-smo dell’economia sociale, “il punto centrale è proprio quel-lo di veder riconosciuta la sog-gettività economica di questo mondo, che invece troppo spes-so è solo considerato come un qualcosa di meritorio ma asso-lutamente marginale”.

Stando sempre ai dati del cen-simento Istat, le 301 mila isti-tuzioni non profit presenti oc-cupano direttamente 680 mila addetti e coinvolgono diretta-mente altre 280 mila risorse umane (senza contare i citati volontari che si integrano con i dipendenti nella gestione delle attività). Ma dati altrettanto si-gnificativi, che si aggiungono a questi vengono dall’indagi-ne fatta da unioncamere che, partendo dagli elenchi delle Ca-mere di Commercio di tutta Ita-lia, ha analizzato i mondi della

cooperazione e del non profit.“Solo la cooperazione, nel 2012, valeva 66 miliardi di valore ag-giunto, pari al 4,7% del reddito complessivo del paese. – spiega il responsabile del centro stu-di di Unioncamere, domeni-co Mauriello - Parliamo di 77 mila imprese con oltre 1 mi-lioni e 200 mila occupati e che nel 2013 avevano programma-to altre 73.500 nuove assun-zioni. Guardando al capitolo più specifico delle imprese so-ciali, che non sono solo coo-perative, nei nostri registri ne

La cooperazione in Italia

continua a pagina 18 >

76.774 imprese

1 milione e 200 milaoccupati

220 milanuovi posti di lavoro (creati dal 2001 al 2011)

66 miliardi di valore aggiunto(4,7% del reddito complessivo del paese)

Le imprese sociali

14.190 imprese

oltre 434 milaoccupati

35.460 assunzioniprogrammate nel 2013

Il mondo del non profit

301.191 istituzioni

Dipendenti

680.811 +39,4Volontari

4.758.622 +43,5Altre risorse umane*

273.313 +165 Variazioni % 2001/2011

*(Lavoratori esterni e lavoratoritemporanei)

Fonte UnioncamereFonte Istat

Fonte Unioncamere

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abbiamo trovate 14.190, di cui 7.120 operano nel campo della sanità e dell’assistenza e 2.490 nel campo della formazione e dell’istruzione. E qui parliamo di quasi 435 mila dipendenti”.Dunque numeri enormi, in mondi dove le figure dei dipen-denti, dei soci e dei volontari si mescolano, si scambiano e si sovrappongono virtuosamente (anche nelle Coop di consuma-tori c’è una presenza significa-tiva di soci volontari). Ma con

un comune denominatore, pro-durre attività e servizi che pur avendo una valenza economica (spesso sottovalutata), spiega ancora Mauriello “propongono un modello di sviluppo sociale sostenibile che fa leva su valori e cultura che sono diffusi nel no-stro paese. Sono cioè realtà che propongono un modo diverso di fare impresa, che punta sul capitale umano, sulle relazioni e sui rapporti col territorio. In so-stanza è un modello che riesce

ad abbinare la crescita con la co-esione sociale”.In tempi di crisi, con un paese provato e diviso e con una poli-tica debolissima, parlare di real-tà che difendono e promuovo-no la coesione sociale è parlare di una risorsa preziosa. Che può essere una leva strategica per fa-vorire l’uscita da questa difficile fase.Anche perché, come l’indagine di Unioncamere certifica, nel decennio 2001-2011, quindi

dare peso politico all’econo-mia sociale, a quella che lui chiama “la società civile che si organizza” e che “non ha una rilevanza solo culturale, ma economica”. perché “se non si riconosce questa soggettività economica” non si va a incide-re sullo schema politico oggi imperante, quello di una so-cietà in cui ci sono solo Stato e mercato. “uno schema che

non funziona più, come questi anni di crisi hanno dimostrato, e che va superato”. parola di Stefano zamagni, docente di economia politica a Bologna, ma soprattutto appassionato promotore della battaglia per dar voce a quell’ampio arcipelago di mondi che spaziano dalla cooperazione, al non profit, dall’associazionismo all’economia sociale.“La crisi che stiamo ancora vivendo – spiega Za-magni – ha finalmente dato la stura a una pre-sa di coscienza diffusa sul fatto che il modello di ordine economico, basato sul dualismo Stato-mercato, pubblico-privato, non regge più. Per me era una cosa evidente da anni, ma oggi tutti si stanno rendendo conto che il sistema a due gam-be non sta in piedi. C’è bisogno della terza gam-ba, che è quella dell’economia sociale, o meglio

ancora della società civile che si organizza e che è capace di dare risposte. Pensiamo al tema che sta emergendo dei beni comuni, e cioè parliamo di acqua, di ambiente, di conoscenza, di beni es-senziali che non possono essere distrutti e che in-vece oggi sono a forte rischio, proprio perché nel dualismo Stato-mercato si vede l’incapacità di gestirli e di tutelarli adeguatamente”.per zamagni dunque occorre voltar pagina e indi-care quella che lui chiama una terza via, perché le risposte che possono dare neo-statalisti da una parte, e neo-liberisti dall’altra non bastano. "non basta cambiare lo Stato da una parte, o il mercato capitalistico dall’altra".paradigmi economici e politici da modificare dun-que, ma come fare a dare peso politico a quel pez-zo già oggi così importante (come abbiamo visto in queste pagine) dell’economia sociale, della coo-perazione e del non profit?“Questa è la domanda delle domande. Le rego-le del gioco vanno riscritte e bisogna incidere a questo livello. Le regole attuali favoriscono la speculazione finanziaria o, per fare un esempio che mi sta a cuore, favoriscono le imprese che gestiscono il gioco d’azzardo. Così non va pro-prio. Occorre costruire una proposta politica-mente spendibile e, per questo serve quella che io chiamo una minoranza profetica, capace di

SteFanozaMaGnIeconomista, Università di Bologna

“C'è da cambiare modello,Stato e mercato non bastano”ZAMAGNI: "RICONOSCERE IL RuOLO DELL'ECONOMIA SOCIALE. E LA COOP..."

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in un periodo segnato in larga parte dalla crisi, l’occupazione in questo mondo è cresciuta di oltre 220 mila unità. Il numero di cooperative registra un saldo positivo del 2% anche nel 2013, contro un saldo quasi a zero del totale delle imprese.“Guardando dentro ai dati del-la nostra indagine – prosegue Mauriello – si scoprono tanti altri elementi molto significati-vi. Pensando al sociale, certo il tema dell’assistenza agli anziani

resta centrale, ma intanto c’è una capacità di questi mondi di adattarsi rapidamente a una do-manda di erogazione di servizi che cambia. In più molte impre-se, cooperative e non, si stanno affrancando dal legame col pub-blico, si punta ad esempio su forme di servizio erogate nella residenza delle persone. Stan-no poi nascendo esperienze in campo agro-alimentare che non riguardano solo la produzione, ma anche la trasformazione e

commercializzazione dei pro-dotti. Ci sono esperienze nella gestione di beni comuni come l’acqua. Insomma c’è stata una capacità delle imprese sociali di dare risposte anche negli anni più duri della crisi. Certo, servo-no sempre più capacità manage-riali, anche in realtà che a volte sono di piccole dimensioni. Ma è innegabile che questo sia un pezzo della nostra economia che in questi anni ha retto bene ed ha continuato a crescere”.

“C'è da cambiare modello,Stato e mercato non bastano”

fare da catalizzatore di risorse che ci sono. Oggi, e basta pensare a un fenomeno come il grande successo elettorale di Grillo e del “Movimento 5 stelle”, non siamo un paese ossificato. Ci sono grandi energie in movimento e credo che, dal mondo dell’economia sociale, del volontariato, della cooperazione, possa venire una spinta per indirizzare queste energie verso un linguaggio positivo e di proposta. Ma c’è da combattere lo schema, dentro cui oggi è chiusa la politica ita-liana, divisa tra chi difende lo Stato e chi il mer-cato. E per far questo occorre che la società civile si organizzi, che si riconosca che questa realtà ha una valenza economica e non solo culturale o simbolica. Parliamo di una organizzazione di-versa della società che è possibile, coinvolgendo da protagonisti soggetti nuovi. Il recente regola-mento del Comune di Bologna sulla collabora-zione fra cittadini e amministrazione va in tale direzione.” e la cooperazione che ruolo può avere in questo processo? “Può avere un ruolo straordinario, può mettersi alla guida di un processo. Già la nascita, dopo

oltre un secolo, dell’Alleanza cooperativa come soggetto unico, è una grande e positiva novità. La chiave di volta credo possa essere quella di dare vita a cooperative con governance multi- stakeholders, capaci di rappresentare non solo gli interessi di una sola categoria, quella dei soci, ma di una pluralità di soggetti, mirando al bene comune. Il passaggio dalla cooperativa mono-stakeholder a quella multi-stakeholder è oggi indispensabile se si vogliono affrontare gli immensi problemi dei beni comuni. In Italia, negli ultimi anni, sono già nate diverse coope-rative di comunità, che vanno proprio nel senso indicato. Ovviamente c’è molta strada da fare, anche sul piano dell’elaborazione, dei modelli di governance. Ma spero che la cooperazione italiana, e in particolare quella di consumatori, sappia porsi come elemento di traino di questo processo. Le condizioni per essere la punta di diamante di una trasformazione profonda ci so-no tutte. La qualità e la convenienza dei prodot-ti sono importanti, ma non bastano più a dare senso e nuovo slancio alla forma cooperativa di impresa”.

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19maggio 2014 coop informa

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Pochi giorni prima di diventa-re Ministro del lavoro, e quindi ancora nei panni di presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane, Giuliano poletti, ave-va proprio ribadito come le co-operative, partendo dalla loro identità, si sentano “parte es-senziale dell’economia sociale, un mondo cui, soprattutto in tempi di difficoltà, viene am-piamente riconosciuto un va-lore positivo da parte dell’eco-nomia e della politica, anche se poi sin qui non c’è stata una tra-duzione pratica nei comporta-menti e nelle scelte che la poli-tica compie. L’obiettivo, quindi, è che tutti i soggetti che fanno parte del mondo dell’econo-mia sociale si attivino per for-mare una “comunità”, per far sì che quei valori comuni, che ve-dono le persone protagoniste, trovino diffusione ed applica-zione concreta, sviluppando un confronto che parta dalla Co-stituzione. Dobbiamo afferma-re il “protagonismo sociale” dei cittadini, la partecipazione atti-va e responsabile alla vita delle comunità, alla gestione dei beni comuni: non si può continua-re a parlare sempre di Stato e di mercato come dei due pilastri che reggono il mondo, rispet-to ai quali c’è un “terzo settore”. L’obiettivo da perseguire, con il concorso di tutti i soggetti in-teressati, è quello di affermare che prima viene la società, poi lo Stato ed il mercato. Occorre ab-bandonare una strada che ci ha portato da un’economia di mer-cato ad una società di mercato, dove il valore è stato schiaccia-to sul prezzo. Occorre far capi-re che le varie realtà esistenti, a partire dalla cooperazione, pos-sono rappresentare una soluzio-ne utile a disposizione dei citta-dini che vogliano assumersi la responsabilità condivisa di tro-vare risposte ai loro problemi”.

Quando le visite mediche erano meno affrettate, il medico di famiglia non dimenticava mai di dare delle raccomandazioni sul momento più adatto per ingerire i farmaci. La fretta e un po' di superficialità hanno appannato questa abitudine, al punto che talvolta è il paziente a dover chiedere se il farmaco andrà preso a stomaco vuoto o subito dopo un pasto. Purtroppo, le interferenze fra cibo e farmaci esistono (anche escludendo il ginepraio delle intolleranze!) e non vanno trascurate perché oltre ai problemi digestivi c’è in gioco l’inattivazione o comunque una diversa efficienza degli effetti auspicati.Non è un caso che il medico, quando deve fronteggiare un problema acuto e grave preferisca la somministrazione per via intramuscolare o endoveno-sa, proprio perché la via orale non garantisce né la quantità del farmaco che verrà realmente assorbita, né in quanto tempo. Quando una compressa o una capsula vengono prese a stomaco pieno, cioè entro una mezz’ora dalla fine del pasto, l’azione sarà più lenta ma lo stomaco soffrirà meno dell’eventuale danno irritativo. Inoltre, c’è il problema della contemporanea assunzione con gli alimenti o con integratori specifici di grandi quantità di fibre vegetali che possono ridurre la biodisponibilità di farmaci, vitamine e minerali. Si tratta di pro-blemi complessi e fortemente personalizzati, perciò limitiamoci ad allerta-re in primo luogo gli anziani, costretti ad utilizzare più di un farmaco prescritto a tempo indeterminato (anti-ipertensivi, statine), con maggior rischio, sia di problemi gastrointestinali, sia per la farmacodinamica dei principi attivi. Ad esempio, tutti coloro che debbono prendere giornalmente degli anti-coagulanti dovrebbero ricevere istruzioni adeguate sul contemporaneo consumo di verdure a foglia larga, dotate di una discreta quantità di vita-mina K e quindi in grado di vanificare parte dell’azione che ci si attendereb-be dal farmaco. È certamente più semplice, ma troppo limitativo, conse-gnare ai pazienti uno stampato con l’elenco dei cibi sconsigliati o proibiti, piuttosto che concordare singolarmente una dieta che tenga conto della frequenza dei consumi e delle porzioni rispetto al dosaggio richiesto dalla terapia anticoagulante. Anche la frutta, in particolare il succo di pompelmo, inibendo l’attività enzimatica del CYP3A4 interferisce con statine, antiaritmici, agenti immu-nosoppressori e bloccanti dei canali del calcio. Perfino il latte riduce l’as-sorbimento di antibiotici orali (tetracicline), mentre i formaggi stagionati, ricchi di tiramina, favoriscono episodi ipertensivi con alcuni farmaci (inibi-tori della MAO). Allora, occorre prudenza con l’auto-medicazione e più informazioni su quando assumere i farmaci rispetto ai pasti e ad alcuni cibi a rischio. ●

Cibo e farmaciattenzione alle interferenze

di Eugenio del Tomapresidente onorario dell’associazioneitaliana di dietetica e nutrizione clinica

alfabeto alimentare

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Mangiare da star male

Lasciarsi morire di fame. Mangiare fino a scoppiare. E poi camminare fino a sfinirsi. O pren-dere diuretici e lassativi per ten-tare quasi di scomparire. Sono al-cuni dei sintomi – i più gravi – dei cosiddetti disturbi del comporta-mento alimentare, prima causa di morte per le donne tra gli 11 e i 35 anni. Disturbi che non sono solo bulimia e anoressia, forse più no-te, ma anche il binge eating disor-der (BED) ovvero disturbo dell’a-limentazione incontrollata, legata all’obesità. Che, a differenza di bu-limia e anoressia – tipicamente adolescenziali o post adolescen-ziali - coinvolge età diverse. E che

si può presentare anche nella terza età.“La prima cosa da capire per af-frontare anoressia e bulimia – spiega Laura Ciccolini, presiden-te di Fida, Federazione italiana disturbi alimentari – è che non sono malattie dell’appetito. So-no sintomi di un disagio e di una sofferenza molto profonda che si esprimono attraverso la manipo-lazione del cibo nel tentativo di modificare il corpo. Sono dei mo-di per esprimere sofferenza”.

Qual è la differenza tra anores-sia e bulimia?Sono due forme che ormai si

Le malattie legate al comportamento alimentare non solo sono bulimia e anoressia ma anche il disturbo dell'alimentazione incontrollata. Ne è affetto il 30% delle persone obese. E spesso nasce dal fallimento di ripetute diete

dI SILVIa FaBBRI

21maggio 2014 coop informa

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Cos'è il Bed (disturbo dell’alimentazione incontrollata)

b compare a tutte le età, sia maschi che femmine

b è correlata a obesità e spesso a depressione

b può essere scatenata o dai fallimenti delle diete o dai cambiamenti in atto nella vita di una persona (come lutti, perdita del lavoro, separazioni, menopausa)

b l’abbuffata è caratterizzata da perdita di controllo, velocità nel mangiare, sensazione di pienezza eccessiva, introduzione di grandi quantitativi di cibo senza fame, segretezza nel mangiare, disgusto verso sé stessi, stati di ansia e forte agitazione

Perché sperimenta il controllo to-tale che è il controllo non solo sul cibo, ma anche sulle emozioni e sui rapporti con gli altri.

e quando si verifica l’alternanza con la bulimia, cioè quello che lei ha chiamato circolo vizioso? Basta una leggera perdita di con-trollo e l’anoressia si rovescia nella bulimia: la persona inizia a divorare tutto in abbuffate ali-mentari che possono durare an-che ore. Allora si manifestano grande senso di colpa, senso di inadeguatezza, depressione. Il circolo vizioso nasce appunto dal fatto che la persona cerca di riac-quistare il controllo e quindi, do-po essersi abbuffata, si provoca il vomito o si spinge all’iperattivi-tà; o abusa di lassativi e purganti cercando di rimediare affannosa-mente ai danni dell’abbuffata.

Ci sono cifre che ci indichino se bulimia e anoressia sono o

alternano nella stessa persona producendo un circolo vizioso che difficilmente si spezza. Nell’a-noressia la persona non mangia nulla, nella bulimia invece la per-sona si abbuffa di tutto. L’esordio del disturbo è sempre l’anoressia. In entrambi i casi, però, accade che la persona cominci a sentire la necessità di restringere la quantità di ciò che mangia o a limitare le ti-pologie di ciò che mangia… Poi si inizia a rifiutare il cibo in sé, e a manifestare un’attenzione osses-siva per il corpo e il suo peso. L’a-noressia vera e propria ha come sintomi il rifiuto del cibo, l’osses-sione per l’immagine del corpo, l’iperattività, il calo di peso, la di-spercezione, cioè una percezione sbagliata della propria immagine corporea. Infine l’amenorrea, cioè l’assenza di mestruazioni. Lo stato psicologico della paziente, quan-do si verificano questi sintomi, è di grande soddisfazione e conten-tezza, con forte senso di trionfo.

Cos'è la FidaLa Federazione Italiana disturbi alimentari riunisce associazioni senza scopo di lucro, attive in gran parte del territorio nazionale, costituite da psicoterapeuti, medici, nutrizionisti e psichiatri con esperienza nell’ambito della ricerca, della prevenzione, della formazione e della cura dei disturbi alimentari.tutti i riferimenti delle associazionipresenti sul territorio si possono trovare sul sitowww.fidadisturbialimentari.com

Cosa fare se un nostro familiare si ammalab non insistere nel somministrare cibo

(anoressia)

b non mettere sotto chiave dispense e frigoriferi (Bed e bulimia)

b rivolgersi subito agli specialisti

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meno in aumento?I dati epidemiologici che riguar-dano l’anoressia sono abbastanza stabili. Sono un po’ in aumento per la bulimia, ma ciò che è dav-vero in crescita è il disturbo da alimentazione incontrollata. Che colpisce il 30% delle persone che soffrono di obesità. Diversamen-te dal bulimico la persona affetta da BED non mette in atto com-portamenti compensativi, come il procurarsi il vomito o consu-mare calorie con un’attività fisica estenuante, e quindi diventa ra-pidamente obeso – mentre i bu-limici sono per lo più normopeso.

anche il disturbo da alimenta-zione incontrollata non è una patologia dell’appetito, dunque?È spesso legato a stati depressivi, e può essere il risultato dei falli-menti delle diete. Come anores-sia e bulimia colpisce più le don-ne che gli uomini e anche in età avanzata.

perché ci si ammala di queste malattie?È difficile individuare una sola causa. Sono patologie multifatto-riali, cioè risultano dall’interazio-ne di molti fattori: fisici, psicolo-gici, familiari, sociali… è difficile individuare una causa unica. In ogni caso, comunque, notiamo sempre all’interno della famiglia un’attenzione eccessiva attribui-ta al cibo, un iper investimento... Che spesso diventa un sostituto affettivo, il canale attraverso cui i genitori mostrano il loro amore al bambino. E quindi il cibo vie-ne utilizzato come risposta a tut-te le esigenze del figlio. Poi – ed è il motivo per cui questi distur-bi colpiscono più le donne che gli uomini - viviamo in una so-cietà dell’immagine, in cui bel-lezza equivale a magrezza, in cui il corpo umano magro è l’unico che la moda rappresenti e questo certamente influenza moltissimo

il gusto delle persone. Essere ma-gre significa essere belle, amate e desiderate. Si pensa che essere magre sia la strada maestra per la felicità. Ciò rende le ragazze e le donne in generale particolar-mente fragili perché hanno il ti-more di non andare mai bene, di essere rifiutate – se non ci si omo-loga a un modello sociale domi-nante che è, appunto, quello della magrezza. Allo stesso tempo, pe-rò, in questi anni, si sta diffonden-do un’ossessione per il cibo che non ha precedenti. Interi canali tv non parlano d’altro. Tutto que-sto mette in difficoltà le persone e alimenta mercati ben precisi che sono quelli dei cibi light, degli in-tegratori, dei prodotti dimagranti. E alimenta i fallimenti.

Cosa consigliare ai familiari del-le persone ammalate di anores-sia o bulimia?Bisogna cercare di accorgersi il più presto possibile dei disagi del-le proprie figlie, dei propri fami-liari in genere. Come? Il primo se-gnale è un crescente interesse per il cibo e per il suo contenuto calo-rico che si lega a un’ossessionante attenzione per il peso e la propria immagine corporea. L’altro cam-panello d’allarme è la tendenza a disertare la tavola comune e non condividere più pranzi e cene. Un atteggiamento che mette in risal-to il rifiuto del cibo che accom-pagna questa patologia… Se una ragazza dice: ho mangiato fuori, ceno dopo ecc., ecc., bisogna fare attenzione.

Gli errori da non fare?Entrare nelle dinamiche del cibo, cercando ad esempio di propina-re cibi nutrienti, oppure metten-do sotto chiave dispense e frigo-rifero. Non pensare di poter fare da soli, perché si rischia di esaspe-rare le dinamiche interne e quin-di peggiorare ancora la situazio-ne. È necessario che i genitori o

altri familiari si rivolgano subito a persone esperte.

L’unica patologia in aumento è comunque il disturbo da alimen-tazione incontrollata che, tra l’altro colpisce a tutte le età e an-che in età avanzata. Come mai?Ci sono varie ragioni. Una può essere quella legata al fatto che le persone che arrivano da noi han-no lottato con il cibo tutta la vita. E a una certa età si rendono con-to delle conseguenze pesanti, sia fisiche ed emotive, che questo ha portato nelle loro vite. Così co-minciano a pensare di curarsi ver-so i 40 o 50 anni... non è troppo tardi. Ma una vita intera costrui-ta attorno a un problema nei con-fronti del cibo è difficile da rimet-tere in sesto. Anche da un punto di vista fisico. Abitudini alimentari gravemente disequilibrate posso-no portare conseguenze fisiche a lungo termine, quali problemi ga-strointestinali, problemi di moti-lità, osteoporosi, facendo prova-re un senso di irreparabile perdita per le opportunità di cura man-cate in un tempo passato. Suppo-niamo poi che, anche se con un equilibrio molto fragile, il pazien-te sia rimasto in piedi. A una certa età questo equilibrio salta, perché possono sopraggiungere cambia-menti: lutti, separazioni, divorzi o perdita del lavoro. Anche sem-plicemente il fatto di invecchiare o la menopausa possono distrug-gere un equilibrio faticosamente conquistato, ma un po’ traballan-te. E allora ci si appoggia al cibo. Sovente anche all’alcol.

Consigli per affrontare in modo corretto il problema?Anche in questo caso bisogna evi-tare il fai-da-te. E rivolgersi ai cen-tri specializzati e ad équipe mul-tidisciplinari, dove sono presenti varie professionalità che lavora-no insieme. Psicoterapeuti, nu-trizionisti, psichiatri. ●

23maggio 2014 coop informa

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dalle colline del Chianti, dove i maiali crescono con migliaia di metri quadrati a disposizione, una serie di prodotti di grande qualità

salumi che nascono all'aria aperta

Linea Fior Fiore

con questo progetto, si fa un ulteriore passo avan-ti perché alla qualità che prosciutti, salami, mor-tadella e altri insaccati normalmente hanno, qui si aggiunge il valore derivante dall’allevamento all’a-perto. “Questa scelta – spiega il responsabile del progetto per Coop Italia, Fabrizio Vaccari – oltre all’attenzione per gli animali, ha anche una ricaduta sulla bontà delle carni, perché c’è ovviamente una significativa differenza tra crescere in un allevamen-to e potersi muovere in grandi spazi. Qui i tempi di allevamento sono più lunghi e l’ingrasso avviene in modo più naturale”.Partito già da qualche mese, questo progetto sta crescendo rapidamente. Il numero di punti vendi-ta in cui queste referenze sono disponibili è pas-sato rapidamente da 40 a 60 negozi, ora diventati 80, proprio per il gradimento mostrato da soci e consumatori.La lista di salumi disponibili, nelle comode vaschet-te contraddistinte dal marchio Fior Fiore e dalla scritta “Da suino allevato all’aperto”, include il pro-sciutto crudo stagionato, il salame, la pancetta, la mortadella, il prosciutto cotto stagionato alla sal-via e rosmarino, la coppa, il lardo, più una confe-zione di salumi misti.Dall’allevamento di Colle Val d’Elsa escono ogni mese 225 maiali che vengono inviati (anche qui

Maiali che crescono liberi di muoversi, avendo a disposizione ciascuno mille metri qua-drati di terreno, nelle colline toscane del Chianti, vicino a Colle Val d’Elsa. Animali che si nutrono in primo luogo di bacche e ghiande del sottobosco e la cui alimentazione è integrata, solo per una mini-ma parte, con mangimi comunque naturali e senza Ogm. Nasce così, sulla base di una filosofia che mette al primo posto il benessere degli animali e la qualità del prodotto stesso, la linea di salumi a marchio Coop della linea Fior Fiore, tutta fatta con suini al-levati all’aperto.Dunque, se già Fior Fiore si caratterizza per propor-re le eccellenze della cultura gastronomica italiana,

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con particolari cure durante il trasporto) a diversi artigiani che preparano i diversi tagli di carne con particolare cura. Come spiega Mauro ziveri, titolare dell’azienda che alleva questi animali (che è la Sagem, con se-de principale a Traversetolo di Parma più l’appen-dice in Toscana), “questo progetto sugli animali al-levati all’aperto è un investimento sul futuro. Noi siamo un’azienda nata 50 anni fa che ha deciso di puntare sulla qualità dei prodotti, sulla loro salu-brità perché c’è un’attenzione crescente dei consu-matori, una consapevolezza che sta aumentando. Sono convinto che nei prossimi anni forse si con-sumerà un po’ meno, ma con più attenzione, con cura nella scelta di ciò che si mette nel piatto. Nei paesi del nord Europa credo siano già più avanti di noi in questo senso. In più, mi piace ricordare che in altri paesi europei, la coltivazione di suini all’aperto, è molto più diffusa e radicata. In Spagna ci sono 2 milioni di maiali allevati così, in Italia siamo appe-na a 10 mila capi. Noi in Toscana facciamo crescere il maiale bianco, mentre a Parma stiamo puntando sulle razze nere, recuperando un’esperienza di alle-vamento dei maiali che non c’era più. Ma ora siamo molto contenti dei risultati che il nostro esperimen-to sta ottenendo e del fatto che il nostro coraggio si sia incontrato con quello di Coop”.

e neL fIor fIore,In pIù CI Sono...Se il progetto che vi abbiamo raccontato nell’articolo qui a fianco, che crediamo aiuti a capire la filosofia e l’innovazione con cui è nata e cresciuta la linea dei salumi Fior Fiore, è riferito a prodotti non ancora disponibili su tutta la rete di vendita Coop, comunque gli altri salumi Fior Fiore, quelli che vengono da allevamenti tradizionali (ma non meno controllati), sono presenti ovunque e riscontrano anch’essi un notevole apprezzamento. Sono prodotti che propongono le eccellenze della cultura gastronomica italiana che lungo la penisola vede la presenza di tanti salumi tutti di grande qualità e tradizione. Gli animali utilizzati rimangono in allevamento comunque almeno un mese più degli altri e hanno un peso mediamente superiore; i controlli partono dagli alimenti, che vengono concordati con i singoli allevatori. ovviamente, questo controllo su tutta la filiera garantisce la totale assenza di ogm.Venendo a scoprire quali sono nel dettaglio i salumi disponibili, si va dalla pancetta (salata a mano e stagionata per 8 mesi), alla coppa (anche questa salata, speziata e stagionata almeno 8 mesi), poi c'è la mortadella (più magra delle altre, senza aromi né glutammato e quindi più digeribile), il culatello (da suini particolarmente pesanti e stagionato almeno 1 anno), il salame felino Igp (molto dolce e intenso e stagionato almeno 55 giorni), il prosciutto cotto (senza glutammato, polifosfati, derivati del latte e aromi. e quindi più dolce e delicato). Chiudono la carrellata i tre tipi di prosciutto, tutti dop: si comincia con il San daniele (stagionatura di 20 mesi supervisionata dal Consorzio del San daniele), il Modena (stagionato in appennino per almeno 20 mesi) e il parma (anche questo con stagionatura di 20 mesi).

25maggio 2014 coop informa

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Bambini, tocca a voiTante idee vacanza pensate per i più piccoli

Questa volta vi parliamo di tante belle possibilità per una domenica o una piccola vacanza di inizio primavera a misura di bambini e ragazzi. Cominciamo dallo spettacolare Forte di Bard (www.fortedibard.it), all'ingresso della Valle d'Aosta, che ospita alcuni interessanti musei per tutte le età e lo spazio ludico interattivo "le Alpi dei ragazzi", che simula la scalata del Monte Bianco. Muniti di vere imbragature e corde, i piccoli visitatori sono coinvolti in prima persona nell'organizzazione di un'escursione sulla vetta più alta d'Europa. Il nuovissimo MUSE - Museo

delle Scienze di Trento (www.muse.it) non si accontenta di incantare bambini e ragazzi con i suoi giochi interattivi e gli ambienti dove possono sperimentare in prima persona e scoprire le meraviglie dell’ambiente alpino e della natura che ci circonda. Qui, una volta al mese, fino a maggio, i più piccoli (5-12 anni) possono trascorrere le ore notturne, accompagnati dai loro genitori o in autonomia, dentro le mura del museo, tra dinosauri, lupi e orsi. Novità anche all'Acquario Village di Genova (www.acquariovillage.it). Galata Museo del Mare ha recentemente inaugurato la

Sala della Tempesta in 4D, dove il visitatore si ritrova a bordo di una scialuppa in balia del mare in burrasca a Capo Horn. Mentre le onde e i piovaschi che si alternano alle raffiche di vento forte lo coinvolgono in un’esperienza multisensoriale, intorno alla barca passano, come fantasmi, albatros, orche e balene. Da vedere anche il nuovo Padiglione Cetacei dell’Acquario. Composto da quattro vasche a cielo aperto – vasca espositiva principale, nursery, vasca medica e vasca curatoriale - permette al pubblico di ammirare gli animali sia dall’alto, sia da una prospettiva subacquea. E attraverso

Castelli, musei scientifici, miniere, acquari, avventure virtuali e fiabe: ecco un elenco di proposte dove spendere qualche giorno per la gioia e la curiosità dei figli. Ma anche per gli adulti sarà facile divertirsi con loro

di Giuseppe Ortolano

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Una gita a Milano e Roma per visitare gli originali musei a misura di bimbo. Nel capoluogo lombardo ha recentemente aperto, all'interno della Rotonda della Besana, il Museo dei Bambini (www.muba.it). Lo spazio ospita ogni anno tre grandi mostre, diversi laboratori per le famiglie, un bookshop con un'attenta selezione di libri e giochi e la caffetteria Rotonda Bistro, con le specialità “for kids”. Due i musei romani. Explora - Il Museo dei Bambini, (www.mdbr.it) non propone visite guidate

delle vere e proprie carte d’identità, i visitatori possono conoscere i sei esemplari, quattro femmine e due maschi, qui ospitati. In primavera torna a risplendere, tra profumi e colori, Isola del Garda (www.isoladelgarda.com), piccolo tesoro che affiora dalle limpide acque dell’omonimo lago, nella sponda bresciana a pochi passi da San Felice del Benaco. Un luogo magico, che, dal 20 maggio, ospiterà la mostra “Un’Isola da favola: Ecce Pinocchio”, dove si avvicenderanno artisti di fama che con le loro opere e creazioni reinterpreteranno la celebre fiaba

di Collodi. Ci si trasforma in piccoli minatori nel Parco Archeominerario di San Silvestro (www.parchivaldicornia.it), in Toscana, dove si visitano la miniera del Temperino e il suggestivo villaggio medievale di minatori e fonditori della Rocca di San Silvestro, si osservano i minerali e si scoprono i diversi metodi di estrazione. Il Parco dinosauri le Pietre del Drago di Matelica (www.lepietredeldrago.it), in provincia di Macerata, ospita diverse ricostruzioni di dinosauri a grandezza naturale e

l’interessantissimo Museo Paleontologico, ricco di reperti fossili. E i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza (www.castellidelducato.it) festeggiano la Pasqua con le Magiche Uova del Drago Bianco (Castello di Gropparello), gli enigmi del Coniglio Pasquale (Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino), la merenda con il Bianconiglio (Rocca Sanvitale di Fontanellato), la mostra del gioco antico (Castello di Rivalta), un'esposizione dei burattini storici tra i più famosi d'Italia (Castello Pallavicino di Varano de' Melegari) e tanti laboratori creativi.

I parchi divertimento sono la gioia di bambini e ragazzi, un po' meno del portafoglio di chi li accompagna, visti i costi non proprio contenuti dei biglietti d'ingresso. Ma per fortuna, anche in questo caso, i soci Coop possono usufruire di tanti sconti e promozioni. Mirabilandia (www.mirabilandia.it), il parco divertimenti più grande d'Italia situato nel comune di Savio, vicino alla Riviera romagnola, offre uno sconto di 2,5 € a persona, mentre i bambini sotto il metro d'altezza entrano gratis. Italia in Miniatura (www.italiainminiatura.com), a Viserba di Rimini, propone 3 euro di

sconto e altre facilitazioni, oltre alla possibilità di rientrare gratuitamente e senza limiti ogni giorno di apertura del 2014, facendosi personalizzare il biglietto con la propria foto. Fino a 6 euro di sconto al Parco Oltremare (www.oltremare.org) di Riccione, noto per la Laguna dei Delfini e gli spazi dedicati al mare e alla natura. Ulteriori riduzioni a chi acquista il biglietto cumulativo Oltremare + Aquafan (www.aquafan.it), divertente parco acquatico situato nella stessa località marina. Sconto di 3 euro nel rinnovato Minitalia Leolandia (www.minitalia.com) di Capriate S.Gervasio, tra Milano e

Bergamo, dove i soci che acquistano i biglietti a data fissa sul sito possono risparmiare fino a 15 €, inserendo il codice 170 e fino ad esaurimento disponibilità. Nel Parco della Preistoria (www.parcodellapreistoria.it) di Rivolta d'Adda, a 25 km da Milano, si ammirano 50 ricostruzioni, a grandezza naturale, di 31 specie preistoriche immerse in una vasta area naturale ed i soci Coop pagano il biglietto intero 9,50 € anziché 11,50. Sconto di almeno 2 € al Carrisiland Resort (www.carrisiland.it) di Cellino S.Marco (Br), parco naturalistico, tematico, acquatico e dei divertimenti in un grande bosco.

di Giuseppe Ortolano

perché sostiene il valore della scelta autonoma dei piccoli ospiti, fino ai 12 anni. Che hanno a disposizione circa due ore per girovagare nella città a misura di bambino, tra banche, fontane, supermercati, uffici postali, orti e area del riciclo, dove l'unica regola è toccare, giocare e sperimentare. Technotown (www.technotown.it) è una ludoteca scientifica destinata ai ragazzi tra gli 8 e i 17 anni, dove è possibile partire per un viaggio intergalattico tra i pianeti, recitare all’interno di un vero set cinematografico o programmare, assemblare e realizzare robot.

TANTI SCONTI PeR I SOCI COOP

Tra Milano e Roma ecco cosa c'è da scoprire

27maggio 2014 coop informa

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mostreLa città nuova di Léger

È stato il pittore che forse per primo ha capito che, all’inizio del '900, il mutare del ritmo della vita dovuto ai progressi della scienza e all’irrompere dei nuovi mezzi di

locomozione, dal treno all’automobile, stava cambiando senza rimedio il modo di vedere e gli stessi paesaggi, quindi l’arte e le sue regole. Per questo ha raccontato "il nascere della citta" contemporanea, della metropoli. Ora il Museo Correr di Venezia propone la prima grande mostra italiana di Fernand Léger. Insieme alle sue tele, una sessantina, ne vengono messe in mostra altre quaranta di contemporanei come Duchamp, Picabia, Piet Mondrian, Robert Delaunay e Le Corbusier. Il pezzo più pregiato è lo straordinario dipinto "La Ville", realizzato nel 1919, che è il manifesto sulla città contemporanea al quale si ispireranno poi molti altri artisti. L’esposizione si articola in cinque sezioni: la metropoli prima della Grande Guerra, Il pittore della città, la pubblicità, lo spettacolo, lo spazio.

Léger. La visione della città contemporanea 1910-1930Museo Correr, VeneziaFino al 2 giugno Ingresso: 13 euro, soci Coop 11 euro (se possessori del Museum pass) Info: Tel. 041.2405211, www.mostraleger.it

Giacometti davanti ai classiciNella straordinaria Galleria Borghese di Roma, tempio della scultura classica, per la prima volta vengono esposte le opere di Alberto Giacometti, l’interprete della drammaticità nella scultura contemporanea. Con l’Alto patrocinio della Presidenza della

Repubblica, le opere di Giacometti vengono messe in dialogo con le sculture classiche che sono patrimonio tradizionale della Galleria Borghese. Così la "Femme couché qui rêve" (1929) rimanda immediatamente alla "Paolina" di Canova (1805-08); "l’Homme qui marche" (1947) si confronta con "Enea che porta sulle spalle il padre Anchise"; "la Femme qui marche" (1932-36) è a confronto con le sfingi di basalto esposte nell'adiacente Sala egizia. Sono ben 40 le opere di Giacometti che si possono ammirare in questa mostra, realizzate con tecniche e materiali diversi, che compongono un percorso che via via ci mostra figure umane sempre più drammaticamente ridotte all’osso, ad una loro essenza tragica.

Giacometti, la sculturaGalleria Borghese, RomaFino al 25 maggioIngresso: 16 euro Info: Tel. 06.69994294, www.galleriaborghese.it

a cura di Giorgio Oldrini

Pensate al pomodoro. Nasce in America ma finché resta lì è una pianta tra le tante. Solo quando arriva in Italia esplode la sua potenza: diventa sugo, salsa, pappa al pomodoro, base di una cucina, iden-tità di un paese, civiltà. Pensate alla scrittura: l'hanno inventata i Sumeri, siamo nel 3200 a.C., ma loro scrivevano per tenere i conti, amministrare, ricordar-si chi ha pagato e chi è in ritardo con i versamenti. Una cosa da commercialisti, con tutto il rispetto per

la categoria. Poi Dante compone "La Divina Comme-dia". È sempre scrittura, ma c'è sentimento, narrazio-ne, umanità. Scrittura alla massima potenza: altro che libri contabili. Tutto questo per arrivare a Twitter. È un servizio gratuito per inviare messaggi brevi ad altri utenti che hanno scelto di riceverli. È anche lui un'invenzione americana ed è veloce, facile da utilizzare, semplice ed immediato. Quando va bene serve per diffondere notizie. Quella del terre-

Manzoni secondo TwitterLa grande letteratura condivisa in 140 caratteri

di Massimo Cirri e Filippo Solibelloconduttori radiofonici

Italiani brava gente

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L'arte secondo Mondriantra l'europa e il Boogie woogie

Chi deciderà di visitare la mostra su Léger a Venezia, può prepararsi leggendo il bel volume che riunisce tutti gli scritti di Piet Mondrian, uno dei padri indiscussi dell’immaginario contemporaneo occidentale, nonché interlocutore importante di Léger stesso.

Si ripercorre in questo volume il cammino che questo pittore olandese ha percorso partendo dal simbolismo, passando dal naturalismo post impressionista fino ad arrivare alla progressiva astrazione geometrica e quindi a diventare uno dei padri fondatori del movimento avanguardistico De Stijl. Mondrian ormai in tarda età lascerà l’Europa, preda del nazismo, per vivere gli ultimi anni della sua vita a New York dove studierà con particolare attenzione il movimento. La Grande Mela sarà per lui il luogo ideale per osservare attentamente il dinamismo, visto che qui tutto si muove molto rapidamente. E, lui calvinista austero, scoprirà negli Stati Uniti la follia del boogie woogie come ballo esemplare del movimento, ma anche del divertimento trasgressivo.

Piet Mondrian Mondrian. Tutti gli scrittiMimesis Editore - 448 pagine, 32,30 euro

Pier Paolo Pasolini, l'attualità di una vita piena di passioni

Sono passati decenni da quando il critico inglese Jon Halliday ha intervistato Pier Paolo Pasolini, ma la ripubblicazione oggi di quel testo ci fa toccare con mano la straordinaria attualità e la profondità dell’intellettuale italiano che ha segnato un’epoca del pensiero del nostro Paese.

L’intervista riguarda prima di tutto il cinema, quindi il Pasolini regista di alcuni dei film più problematici di quegli anni. E il discorso si sviluppa sull’analisi delle sceneggiature, sulle trame e sui protagonisti di quelle opere. Ma dal “cinema d’autore” intervistatore ed intervistato passano a discutere della vita di Pasolini, della sua gioventù, del natío Friuli, della scoperta di Roma, del nascere delle sue amicizie. E da lì il passo diventa breve per approfondire il tema della religione, del rapporto tra fede e Chiesa, tra cultura e politica, in un’epoca in cui cominciavano ad entrare in crisi le ideologie che avevano guidato buona parte del secolo scorso. Un volume che viene da lontano per parlarci del presente e del futuro, dandoci una dimensione precisa di un intellettuale come Pasolini, scomparso troppo presto.

Pasolini su Pasolini. Conversazione con Jon HallidayEditore Guanda - 210 pagine, 14 euro

libri

moto in Abruzzo, ad esempio, la danno gli utenti di Twitter molto prima dei media tradizionali. Ma nel 99% dei casi serve a cose meno nobili: sapere cosa dice di sé un personaggio famoso o mandare a quel paese un avversario politico. A Twitter, anche se è quotato alla borsa di New York e vale un mucchio di miliardi, mancava finora il balzo evolutivo. Quello che hanno avuto il pomodoro e la scrittura cambiando la vita di tutti noi che possiamo goderci gli spaghetti al sugo mentre leggiamo un romanzo. E anche qui l'innovazione viene dall'Italia. Si chiama Twitteratura, la trovate sul sito Twittera-tura.it e l'hanno inventata Paolo Costa, Edoardo Monte-negro e Pierluigi Vaccaneo. Il primi due sono docenti universitari, il terzo fa il presidente della Fondazione Pavese. La Twitteratura funziona così: si sceglie un libro e poi la comunità di chi ne ha voglia lo legge e lo commenta – un capitolo alla volta, in base a un calendario condiviso – “riscrivendolo” su Twitter. Con un solo tweet - provate il brivido di condensare I Promessi Sposi in 140 caratteri – o con molti. Si riscrive, si fanno variazioni, commenti liberi; si interpreta, si aggiunge e si sottrae.

Si divaga, si dissacra l'originale, si cambia registro linguistico, si contamina. Quando Twitteratura ha messo le mani su "I Promessi sposi" ogni personag-gio del romanzone si è ritrovato con un proprio profi-lo Twitter che diceva la sua. Anche La Provvidenza e La Peste twittavano come for-sennati. E poi ogni singolo messaggio, il tweet, può a sua volta essere commentato, aggiunto, replicato. Alla fine ne esce una specie di libro, si chiama twe-etbook, che contiene i tweet migliori. Sono stati twit-terletterati testi di Pavese, Manzoni, Queneau, Calvi-no e Pasolini. Ora è la volta di Emilio Lussu con "Un anno sull'altipiano". La twitteratura piace nelle scuole: educa alla lettura e al piacere di scrivere quanto è bello leggere; insegna le regole della scrit-tura sintetica e l’uso intelligente delle nuove tecnolo-gie. Lo dice la professoressa Elisa Lucchesi, che inse-gna italiano e latino al Liceo Fermi di San Marcello Pistoiese: "Twitter assicura condivisione, gusto della sfida e possibilità di sbizzarrirsi con ironia e sarca-smo. Oggi nelle mie classi ogni studente conosce a menadito testi che altri si sognano". Ora Twitter è maturo. Come un pomodoro. ●

29maggio 2014 coop informa

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30 coop informa

Certo, il paragone con Billie Holiday può apparire azzardato per segnalare il disco di una giovane cantante belga, diplomata al Conservatorio di Bruxelles. Ma "No Deal" ci porta, subito, al centro di un universo bellissimo e oscuro, dove Melanie de Biasio usa la voce come se fosse l’unica maniera possibile per far arrivare in superficie un intreccio di sentimenti dove l’amore si confonde con la passione e la paura. Emozioni che incalzano l’ascoltatore, con troppa esuberanza persino, che ci illudono di essere in un piccolo jazz club perduto nel cuore di Harlem. Di fronte, una artista che canta come se il blues riuscisse a toccare le nostre anime. Uno dei dischi dell’anno.

MeLANIe De BIASIO No Deal - PIASIl nostro giudizio: R R R R R Se ti piace ascolta: Sade, Laura Mvula

Melanie De Biasio, scoprire una grande voce

Fresu, 30 anni di musicaUn disco per celebrare i trent’anni del quintetto di Paolo Fresu. Un suono, sin dai primi solchi, fluido e

coinvolgente, fatto di fraseggi bop che affidano alla musica una storia di culture che dialogano, con gli straordinari virtuosismi dei solisti che restituiscono alla musica il suo ruolo, meraviglioso, di compagna di viaggio.

PAOLO FReSU QUINTeT30! - TukIl nostro giudizio: R R R R Se ti piace ascolta: Don Cherry, Fabrizio Bosso

La West Coast di BeckArtista che non conosce percorsi omologati, Beck torna sulle scene con un disco che, come lui stesso ha detto, è

dedicato alla musica della sua giovinezza. L’album suona così come uno stralunato omaggio alla West Coast di Crosby, Stills, Nash and Young. Un suono del quale Beck ha conservato (esasperato, persino), l’anima visionaria.

BeCK The Morning Phase - UniversalIl nostro giudizio: R R R RSe ti piace ascolta: David Crosby, Allman Brothers Band

Ritorna Made in JapanRistampa del mese. Nuova vita per uno dei dischi "classici" del rock internazio-nale, ripubblicato in diversi formati, dal

vinile al cofanetto con un libro. Si tratta della registrazione di un live che docu-menta tre giorni di concerti della band inglese tra Osaka e Tokyo nel 1972. Un frammento di rock di travolgente energia che proprio nella dimensione live trovava la sua celebrazione.

DeeP PURPLeMade In Japan - UniversalIl nostro giudizio: R R R Se ti piace ascolta: Led Zeppelin, Black Keys

musica da sentire...

... da leggereR da dimenticare - RR sufficiente - RRR buono - RRRR ottimo - RRRRR capolavoro

Artisti del popolo, storia dei Cccp È, come dice il sottotitolo, la "storia di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni", i due artisti emiliani che, con i CCCP prima e con i CSI dopo, hanno portato nel rock una miscela di citazioni, frammenti di vita, sogni, come in Italia non era mai accaduto. Raccontando una provincia dove l’"Ortodossia", per citare il

titolo di un loro disco, è stata la fonte di ispirazione per una generazione che amava alla stessa maniera il punk e le tradizioni popolari, la pianura emiliana e Berlino. Ne nacque una musica originale, fatta di identità in mutamento e che però mantenevano solide radici in una terra che si sentiva al tempo stesso "sovietica" e internazionale.

Michele Rossi Quello che deve accadere, accade Giunti Editore

Scrivere una canzoneII libro è uscito da qualche tempo, ma è tornato in libreria in questi giorni perché uno degli autori (con Mogol) è Anastasi, il paroliere che ha scritto il testo di "Controvento", la canzone di Arisa che ha vinto il festival di Sanremo. Si tratta di un manuale che cerca di divulgare le tecniche di narrazione in maniera semplice e ricca

di esempi. Qui si passa dall’analisi delle diverse forme poetiche, alla maniera più efficace per unire le parole con la musica, sino allo studio della metrica. Usando molti esempi e testimonianze di artisti come Laura Pausini, Mario Lavezzi e la stessa Arisa, che arricchiscono il libro di suggerimenti utili.

Mogol e Giuseppe Anastasi Scrivere una canzone Zanichelli Editore

a cura di Pierfrancesco Pacoda

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