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All'inizio eravamo in pochi, tanto da poterci contare sulle dita di una mano. Adesso i dubbi inco- minciano a essere molti e a diffondersi come dimostrano le parole della presiden- te dell'antimafia Rosy Bindi: “Le interiettive antimafia sono uno strumento statico, mentre la lotta alla mafia ha bisogno di un film, a volte anche di una sceneggiatura vera e propria.” Siamo d'accordo! CONTINUA A PAGINA 4

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All'inizio eravamo inpochi, tanto da potercicontare sulle dita diuna mano.Adesso i dubbi inco-minciano a esseremolti e a diffondersicome dimostrano leparole della presiden-te dell'antimafia RosyBindi: “Le interiettiveantimafia sono unostrumento statico,mentre la lotta allamafia ha bisogno di unfilm, a volte anche diuna sceneggiatura verae propria.”Siamo d'accordo!

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DOMENICA 22 FEBBRAIO 3www.rivieraweb.it

JACOPO GIUCA

ono da poco passate le dieci del mattino di un qualsiasi gior-no lavorativo quando fate capolino nell'ampia sala d'attesa deltribunale civile di Locri. Chiamati a testimoniare per unabanale questione condominiale, non appena abbracciate l'in-tera stanza con lo sguardo capite che, prima di poter direquattro battute al giudice, sarà già trascorsa mezza giornata.«Aspetti qui solo un momento. Conferisco un attimo con ilcollega e cerco di avvertire il giudice che lei ha impellenti que-stioni lavorative da sbrigare. In un'ora al massimo siamofuori». Vi dice il vostro avvocato, come al solito trasudante

professionalità.Mentre lo vedete perdersi tra la folla che si accalca dinanzi alla porta dell'ufficiodel giudice dove, assieme a lui, c'è un'altra mezza dozzina di professionisti que-stuanti una rapida udienza per le “impellenti questioni lavorative” che i loro clien-ti devono sbrigare, cercate vanamente un posto nel quale stringervi senza daretroppo fastidio all'ininterrotto via vai di personale d'ufficio, stenografi, testimoni eavvocati che sgomitano per farsi strada in quella stanza.Nonostante l'ampiezza, infatti, l'ambiente è reso angusto da diversi elementi didisturbo: la già citata folla assiepata dinanzi alla porta del giudice e centinaia dimigliaia di faldoni.Ovunque vi giriate non fate altro che vedere carte impilate le une sulle altre con-tro qualsivoglia legge della fisica e cominciate ad avere l'impressione di trovarvinella brutta copia di un disegno di Escher.Faldoni, faldoni in ogni dove e neanche un angolo per sedersi!Gli incartamenti sono negli armadi, sulle scaffalature, per terra, dietro le porte,negli angoli, ostruiscono il percorso per andare al bagno e vi guardano beffardipersino dal vissuto divanetto in cuoio anni '70 che, nel mesozoico, era stato postolì per rendere l'ambiente e l'attesa più sopportabili.Non appena il giudice fa capolino dal suo ufficio le carte che il capannello di avvo-cati tiene in mano già pronte all'uso si levano in aria all'unisono con un rumorosofruscio come un nutrito stormo di uccelli che si alza in volo spaventato da unaschioppettata.Quando il vostro avvocato viene verso di voi, le uniche parole che riuscite ad iso-lare del suo lungo sproloquio giustificativo sono “attendere ancora” e “due ore”.

Nel tempo che vi separa da quelle benedette quattro parole da riferire continua-te a guardarvi attorno, domandandovi come si sia potuti arrivare a una situazionedi così totale caos. Avete saputo dall'avvocato che la vostra causa non si potevarisolvere più rapidamente presso il giudice di pace per la riqualificazione (leggilicenziamento) degli uscieri e che, notoriamente, il tribunale civile di Locri è assaimale organizzato, “figurarsi adesso che le cause si risolvono solo la mattina!”.Certo, una così radicale invasione di carta non era assolutamente concepibile,soprattutto in tempi in cui i processi telematici si stanno diffondendo a macchiad'olio. L'invasione dei faldoni sembrava roba da film di Romero, una di quelle coseche si vedono solamente in televisione o, al massimo, a Striscia la Notizia.Lo sguardo iniettato di sangue di segretari e stenografi, invece, vi fa capire che laserena mattinata che state trascorrendo rappresenta una di quelle crisi che la giu-stizia (calabrese, ma cominciate a pensare che sia così anche nel resto del Paese)vive ogni giorno. Guardando le coste degli incartamenti, cercate almeno di capirequale sia l'ordine con il quale siano stati depositati, eppure, accanto ai procedi-menti dal 156 al 189 dell'anno 2000, non potete non notare che sono stati ripostiquelli dal 72 al 96 del 2008 e che quello non si tratta di un caso isolato.L'unico segnale di continuità arriva da una lunga fila di carte tutte nominalmenterisalenti al 2007 che si trovano in cima a un quadro elettrico.“E se qualcosa prendesse fuoco?!” vi domandante, improvvisamente terrorizzatidall'idea di vedere quell'ambiente trasformarsi in un forno nell'arco di un battitodi ciglia.Guardandovi febbrilmente attorno l'estintore lo trovate. È a norma, ma relegatonell'angolo più remoto della stanza. Vicino alle finestre, ma non all'unica uscitache conduce all'esterno.Una porta che si apre all'improvviso cattura la vostra attenzione. Dalla stanza neesce un segretario in guanti di lattice che sta cercando di fare un po' d'ordine,eppure, mentre lui si china a cercare un incartamento che, a quanto ne sa, si trovaper terra, i faldoni sono dappertutto anche lì. Persino sul computer ingiallito chesi trova al centro della scrivania dell'impiegato.Quando, dopo due ore, uscirete con un mezzo sorriso sulle labbra per aver final-mente terminato con quella bega legale, il segretario sarà ancora chinato sullestesse carte a sudare copiosamente nell'ormai vano tentativo di trovare quell'incar-tamento che gli serviva con urgenza tre ore prima.Come si fa a parlare di riforma della giustizia e di accorciamento dei tempi, quan-do la burocrazia è ancora così complessa e difficile da smaltire?

di caosS

Entrare al tribunale civile di Locri è come vivere il paradosso diAchille e la tartaruga: per quanto i procedimenti vengano risoltirapidamente, l'accumularsi delle carte continua a rallentare lamacchina della giustizia. E intanto, chi viene chiamato atestimoniare non ha più nemmeno un posto a sedere.

Una quieta mattinata“ “Faldoni, faldoni in ogni

dove e neanche un angoloper sedersi!”Guardandovi

attorno, mentre aspettate diessere ascoltati dal giudice,

vi sentite una modernaversione del pazzo marinaio

di Coleridge e, come in unavisione mistica,

comprendete perché laGiustizia procede così a

rilento. Per avere paura, altribunale, non occorre

aspettare il week end...

Inchiesta al Tribunale Civile di Locri

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DOMENICA 22 FEBBRAIO 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

o ritengono uno dei maggioribroker della 'ndrangheta cheavrebbe trattato un acquisto dimille chili di cocaina in unavolta sola. Si tratta di Roberto“Bebé” Pannunzi, un nome che

la polizia internazionale conosce bene per-ché è stato indicato dalla procura distrettua-le antimafia di Reggio Calabria come il pre-sunto “dominus” del narcotraffico interna-zionale. Sfuggito per ben due volte al carce-re, l'ultima scappando da un ospedale dove sitrovava ricoverato per problemi di salute, èstato ripreso in un centro commerciale inColombia nel 2013 ed estradato in Italia. Bebé Pannunzi si trova detenuto nel carceredi Parma, romano di nascita a Siderno daglianni Settanta, è attualmente sotto processoal tribunale di Locri dove rischia una pesan-te condanna per l'accusa di far parte di un'as-sociazione dedita al traffico internazionale didroga. I fatti risalgono a oltre dieci anni fa.Era il 2001 quando il giudice Nicola Grattericoordinava una maxi inchiesta contro pre-sunti esponenti di 'ndrangheta, cosa nostrasiciliana, gruppi pugliesi e romani. Roma,caput mundi, sarebbe stata il centro nevralgi-co del mega cartello delle mafie siculo-cala-brese-pugliesi che, nel corso di un summit,avrebbero deciso di acquistare mille chili dicocaina che sarebbe dovuta entrare in Italia

grazie ad una nave da sogno, la “Mirage II”.A guidarla ci sarebbe stato un greco, taleGofas, per il quale è in corso un altro proces-so.La nave naufraga prima di caricare i millechili ma i sodali avrebbero cercato di prende-re i soldi dell'assicurazione, circa 800 milaeuro, in parte già spesi per acquistarla.I soldi per l'impresa li avrebbero consegnatidiverse famiglie di interesse operativo.In quel contesto gli investigatori ritengonoche Bebé Pannunzi e il figlio Alessandroavrebbero stretto dei “comparati” con iMarando di Platì, in particolare conPasqualino Marando, del quale si sono persele tracce da decenni. Per qualcuno sarebbestato vittima di un agguato per una faidaavvenuta in Piemonte. Per altri Marandopotrebbe essere ancora vivo. La scorsa setti-ma dall'Africa è tornato un commercialistache, secondo la Dda di Torino, avrebbeamministrato in maniera occulta una partedell'enorme patrimonio di Marando.Tornando alle vicende di Pannunzi il suodifensore, avv. Cosimo Albanese, si è battu-to per rappresentare che l'estradizionesarebbe stata eseguita contravvenendo allenorme previste dal codice e dai patti interna-zionali. Nel processo in corso difende serra-tamente Bebé dalle ipotesi dell'accusa, soste-nendo che in fondo il 67enne, malato dicuore, non ha mai avuto l'esigenza di inte-starsi una scheda telefonica a suo nome e lavoce che viene registrata da telefoni pubblicidi mezzo mondo non è chiaramente e senzadubbi la sua.

GIUDIZIARIA

Pannunziil Bebè del

narcotraffico

RIVIERA

L

ll'inizio eravamo in pochi,tanto da poterci contaresulle dita di una mano.Adesso i dubbi incomin-ciano a essere molti e adiffondersi come dimo-strano le parole dellapresidente dell'antimafia

Rosy Bindi: “Le interiettive antimafia sonouno strumento statico, mentre la lotta allamafia ha bisogno di un film, a volte anche diuna sceneggiatura vera e propria.”Siamo d'accordo!Intanto però le imprese calabresi, per esem-pio nel caso dell'Expo, vengono colpite per-ché in Calabria s'è fatta strage di democra-zia .Su 370 decreti di scioglimento di consiglicomunali emanati, 121 riguardano laCalabria.La stessa percentuale per quanto riguardale interdizioni alle imprese. I decreti di scio-glimento potrebbero essere fatti con il“copia-incolla” perché ricorrono sempre lestesse motivazioni “frequentazioni conambiente controindicati” . Come se agli uomini si potessero fare le

stesse prescrizioni dei farmaci.Mi viene in mente don Milani che ha evi-denziato di come i “Pierini” fossero dotatidel doppio cromosoma rispetto ai bambinidel popolo. I criminali sono sempre e solo“plebe” mentre i “Pierini” vivono nella ric-chezza e tra i privilegi.La Sinistra che sostiene questa politicaliberticida e questa giustizia sommariaopera contro natura perché rimuove unproblema squisitamente politico. Infattinon tende a modificare l'humus economico,sociale, culturale e politico in cui la 'ndran-gheta attecchisce ma si affida completa-mente alla repressione. Ribadisco per la milionesima volta: nondifendo i mafiosi ma la democrazia, lalibertà e la Costituzione.

Pongo una questione di principio e unariflessione su fatti.Può una prefettura, pur animata dallemigliori delle intenzioni, avviare un percor-so per lo scioglimento di un consiglio comu-nale democraticamente eletto? Si puòimpedire a una azienda di lavorare sullabase di semplici indizi e spingerla verso ilfallimento?Non si potrebbe! Non si dovrebbe.Nel mito della caverna gli uomini vedonoombre che scambiano per la realtà.La realtà è che 'ndrangheta e mafia sonofigli gemelli e legittimi di questo sistema.Non potendo intaccare il sistema si combat-tono le ombre.Qualcuno ci sta proiettando un film falsospacciandolo per vero.Faccio un esempio. È pacifico che povertàed esclusione sociale creano il delinquente.Il ragazzo che ha sparato alla macchina del-l'ex ministro Lanzetta non era un mafiosoma un emarginato. Anche se lo si sussurrasottovoce…Cosa ha fatto finora il governo italiano peraffrontare i problemi della povertà e dell'e-sclusione sociale? Dal marzo 2013 solo lo0,8% degli atti presentati al Parlamento esolo il 6% dei disegni di legge riguardanol'inclusione sociale, nello stesso arco ditempo gli stanziamenti a favore delle fascedeboli sono diminuiti del 80% mentre inuovi poveri in Calabria sono aumentati del70%! Strano modo di affrontare la questionesociale e la questione meridionale!Le nuvole di fumo che si spargono inabbondanza servono per coprire questarealtà!Spesso, non potendo colpire la 'ndranghetasi colpiscono gli innocenti. A Gioia Tauro,un sindaco è stato ucciso dalla 'ndranghetasenza avere mai giustizia. Un altro sindacotrascinato in manette in carcere da innocen-te. Oggi è assolto ma neanche lui avrà giu-stizia. A Platì è successa la stessa cosa. AdArdore qualcosa di simile.Il Sud si sta progressivamente avviandoverso una situazione di “non libertà”, di“non democrazia”,di distacco della gente nei confronti delloStato. Lo dimostra il tasso di partecipazioneal voto alle elezioni regionali. Un pericolo-so segnale di sfiducia nelle istituzioni e dacui passeranno intere legioni di 'ndrangheti-sti.La 'ndrangheta c'è.La presza nelle istituzioni è indubbia. Siannida nelle banche, non si ferma dinanzialle divise, penetra nelle toghe, dilaga neipartiti, si sposa con l'impresa, entra nelleIstituzioni e finanche nella Chiesa.Non sarà la giustizia sommaria a normaliz-zare la situazione. Il Problema è politico enon criminale.Attenti, noi non siamo colonia solo perchéaltri ci hanno colonizzato. Lo siamo perchépensiamo e operiamo da colonia. In questianni molti hanno invocato l'intervento dal-l'alto, una specie di “braccio secolare” a cuila politica delega la propria impotenza. InCalabria, dall'alto, non è arrivato mai nulladi buono.

A

121 comuni sciolti con decreti“copia-incolla”

Strage di democrazia in Calabria:

Può una prefettura, puranimata dalle migliori

delle intenzioni, avviareun percorso per loscioglimento di un

consiglio comunaledemocraticamente

eletto? Si può impedirea un'azienda

di lavorare sulla base di semplici indizi e spingerla verso

il fallimento?

ILARIO AMMENDOLIA

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RIVIERA

COPERTINA

Ritrovato più di due anni fa da due sub dal grandesenso civico, una volta affidato alla Soprintendenza ilreperto ritrovato a Bianco ha fatto perdere le suetracce per moltissimo tempo. Appuratanel’autenticità, adesso rischia di uscire dalla Locride.

LocrideBeni archeologici

ELEONORA ARAGONA

riemersa dal mar Jonio nell'estate di due annifa, esattamente il 16 agosto 2012, e poi ha fattoperdere le sue tracce. La maschera di leone inbronzo, dal colore verdastro, 50 cm per 15 kg,i lineamenti morbidi e ben levigati, oggi è tor-nata sotto i riflettori dei media perché laSovrintendenza dei Beni culturali ha finalmen-te finito i test sul bronzo e ne ha riconosciutol'autenticità. La maschera è di epoca Romanae ha stazionato ad oltre 40 metri di profonditànelle acque anti-

stanti la spiaggia di Bianco.Adesso la domanda che tutti si stan-no ponendo è: che fine farà il manu-fatto? La Locride sarà depredata delleone come avvenne con i Bronzi?Anche la testa leonina sarà speditanel museo invisibile di Reggio o saràfatto un progetto che permetta dimostrarla nei luoghi a cui appartie-ne? Porre questo interrogativo aqualcuno sarebbe inutile in questomomento. Arriverebbero un muc-chio di risposte politiche, di ipotesisu questa o quella possibilità, manessuna verità.Invece sarebbe importante ricordarecome avvenne il ritrovamento e cosasignificò. Lo Jonio, incostante eincoerente, decise di restituire illeone e il reperto fu recuperato da Leo Morabito, un appassio-nato di immersioni, e da Bruno Bruzzaniti. Il gesto di portare ilbronzo ai carabinieri e la denuncia del ritrovamento sono statidue passaggi non scontati. La decisione di Leo e Bruno è statoun gesto di responsabilità, di una cultura diversa da quella che ipiù attribuiscono alla Locride e ai suoi abitanti. È stato ed è piùcomune che chi trova reperti o anche siti di interesse storico pre-ferisca agire in maniera diversa.Chissà quante necropoli, statue o vasi sono stati risotterrati ovengono esposti con orgoglio nei giardini e nei salotti dellaCalabria e non solo. I due scopritori però non hanno tenuto persé questa incredibile scoperta, l'hanno condivisa, sperando anche

di poter così arricchire il loro territorio. Non arricchirlo econo-micamente, ma dando il buon esempio hanno pensato di potercontribuire anche solo in minima parte al cambiamento dei com-portamenti nella Locride.Hanno portato la testa di bronzo alle autorità e si sono affidatialla Sovrintendenza. Hanno creduto nello Stato. La testa dileone a quel punto è stata passata in rassegna, girata e rigirataper analizzarne ogni angolazione. Raggi x, microscopia otti-ca a luce riflessa e metallografia a luce polarizzatariflessa, microscopia ottica a luce trasmessa pola-rizzata, spettrometria a fluorescenza di raggi xnon distruttiva, diffrattometria a raggi x, e infine

microscopia elettronica ascansione (SEM-EDS).Sono stati questi gli accura-ti esami che insieme a deglistudi storici e artistici delmanufatto hanno poi resopossibile ufficializzare che illeone è un reperto autentico eche la lega di cui è composto èdi età Romana.

Sono trascorsi ben due anni dalmomento in cui la maschera raf-figurante un leone è stata trasci-nata da Leo e Bruno sulla spiag-gia di Bianco. In questo periodoun silenzio, un riserbo da segretodi Stato, ha avvolto le operazioniintorno al leone. Due anni in cuialcuni hanno anche messo in discus-

sione la veridicità della notizia fornita e hanno sospettato chesi fosse trattato di un falso. Adesso che la responsabile dellaSovrintendenza, Simonetta Bonomi, ha sciolto questo lungo eprolungato silenzio in tanti si dovranno ricredere.Ma ciò che preme adesso è capire quale sarà il destino del leonedi Bianco. Dove andrà a finire?Altra domanda che assilla chi ha seguito da vicino la storia dellamaschera è se la Sovrintendenza si deciderà a fare una seriaricerca per verificare le segnalazioni dei sub. Infatti al momentodel ritrovamento Leo e Bruno sostennero di aver intravisto lasagoma di quella che sembrò loro una nave. I sub si immergeran-no in quelle acque per verificare la presenza del relitto?

È“CHEFINEFARÀ? LALOCRIDESARÀ

DEPREDATADELSUOLEONECOME

AVVENNECONIBRONZI? ANCHELA

TESTALEONINASARÀSPEDITANEL

MUSEOINVISIBILEDIREGGIO?

Che fine farà la

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DOMENICA 22 FEBBRAIO 7www.rivieraweb.it

“SI È TENUTA IL 17 FEBBRAIO A COSENZA, PRESSOL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA,LA CONFERENZA STAMPA DIPRESENTAZIONE DEGLI STUDI CONDOTTI SULLA TESTALEONINA.IN QUESTI ANNI, ANTONIO SCORDINO È STATOUNO DEI POCHI NOMI SEMPRE IMPEGNATI A PROMUOVEREE SOSTENERE LE RICERCHE (NELLA FOTO, A SINISTRA DELLABONOMI)

16 agosto noi eravamo là. Quando Leoe Bruno consegnarono la testa di leonealle autorità, li abbiamo accompagnatialla stazione dei carabinieri. Siamo staticon loro sulla spiaggia e ci siamoimmersi con i sommozzatori dei carabi-nieri per vedere il punto in cui era statarinvenuta la maschera. Non so se siete mai stati sulla spiaggia

di Bianco, proprio lì a due passi dalla scogliera di Africo,quelle acque hanno sempre un che di suggestivo. In queigiorni poi sembravano essereancora più misteriose e pronte arestituire altri tesori. E il fatto dipoter essere là, di assistere alleoperazioni per la verifica dellasegnalazione, è stato un privilegioche non capita spesso, anche nellavita di un giornalista. La storia del ritrovamento ve l'ab-biamo raccontata in quelle oreconcitate e nei giorni successivi,tra un'agenzia e un pezzo sul setti-manale. Ci siamo presi anche glisfottò di chi la riteneva solo unabufala per aumentare i clic.Adesso non ci giungeranno dellescuse, ma a noi basta il documen-to della Sovraintendenza chetestimonia come non ci fossimo sbagliati. Oggi dopo la notizia dell'autenticità del leone voglia-mo fare un salto indietro, raccontare quel 16 agosto del2012, condividere con i lettori quello che abbiamo visto

e sentito su quella spiaggia.Il telefono si illuminò, un messaggio di Rosario. Chissà inquale consiglio comunale sarà andato e con quale sinda-co dovrò parlare, pensai infastidita. Mi chiamava sempreda qualche angolo della Locride per raccontarmi cosastesse accadendo nel consiglio x o y. La politica, la suapassione, ma per me era solo una seccatura necessaria.

Quella volta però non c'era nessun sindaco pavoneggian-te e nessuna discussione sul bilancio. «Hanno trovato unleone di bronzo ad Africo». Lui arriva in redazione e noi eravamo tutti curiosi. Che èsuccesso? È un reperto importante? Ma soprattuttoandiamo lì? Uscire dalla redazione, andare sulla spiaggia,fare le foto, parlare con i due sub che avevano ritrovatouna maschera di leone in bronzo sui fondali del marJonio. Era inevitabile pensare a Antonio Delfino cheassistette al recupero dei bronzi a Riace. Certo con ledovute differenze sia per la portata dei bronzi sia per la

caratura del maestro giornalista. Giunti a Bianco abbiamo visto lamaschera di leone, l'abbiamo toc-cata, fotografata, ne abbiamo potu-to osservare gli angoli e le sfumatu-re di colore. Ne abbiamo seguito ilpassaggio di mani, dagli scopritoriai carabinieri. L'entusiasmo eravisibile, sia sul volto di Leo eBruno che su quello delle forzedell'ordine del capitano RaffaeleGiovinazzo. Le ipotesi si inseguiva-no. «Per me è romana». «Secondome fenicia». «Ma che dite… ègreca». Un toto-epoca che è anda-to avanti per giorni, come quellosulla funzione della maschera.Poteva essere un ornamento, una

parte di una statua, oppure la polena. Nessuno sapeva rispondere ma tutti avevano la sensazio-ne che fosse uno di quei momenti unici. A prescinderedal valore storico della scoperta. Era l'atmosfera trasci-nante che seguiva la scoperta a dare un sapore particola-re a quei giorni.Poi il silenzio, prolungato, nonostante le richieste diaggiornamenti, di notizie. Che fine avesse fatto il leone?Di che epoca era? Che storia raccontava? Nulla, fino aqualche giorno fa. Poi ecco la notizia. È una mascheraromana.

ILa testa del leone?

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DOMENICA 22 FEBBRAIO 8PRIMO PIANO www.rivieraweb.it

RIVIERA

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

ino a qualche settimanafa circolavano indiscre-zioni stando alle quali,dal lato opposto del ring,dove in accappatoio eparadenti sono in attesagià da un po’ Pietro FudaAlì e Mimmo PanettaTyson, il centrodestraavrebbe consegnato i

guantoni a Giuseppe Caruso.Supposizioni errate. Almeno in parte.Caruso si infilerà sì tra le corde elasti-che del ring, ma a fare il tifo per lui cisarà una libera associazione di cittadinisidernesi con i quali condivide ideali,speranze e programmi di riscatto einnovazione.La davano come possibile candidato delcentrodestra invece si è presentato conuna lista civica composta da elementi didiversa estrazione politica e sociale. Unqui pro quo o un ripensamento?Né un qui quo qua, come direbbeFrassica, né un ripensamento. Il miogruppo ha deciso di costituire due listeciviche che corrano in completa autono-mia sin dall’inizio dell’avventura, che

risale al dicembre di quest’anno, al con-trario di quanto affermato da qualcunaltro. Del resto la scelta appare logicase si considera l’idea del necessario rin-novamento, della discontinuità dal pas-sato che abbiamo sempre voluto. Noisiamo il presente e spero anche il futu-ro, il passato lo vogliamo lasciare allespalle.Ha dichiarato che Siderno non ha biso-gno né di politica né di politici. Di cosaha bisogno, invece?I disastri della politica sono sotto gliocchi di tutti, ecco il perché di quell’af-fermazione forte. Siderno ha bisogno digente nuova, che voglia e sappia investi-re il suo tempo e soprattutto le sue com-petenze per riacquistare il ruolo di lea-dership che aveva negli anni ‘70 – ‘80.Un logo e un nome ancora da decidereper la sua lista, ma a cosa punterà?I loghi e i nomi delle due liste ci sonogià ma mi permetta di essere riservatosu questo. Essi caratterizzeranno il pro-cesso di rinnovamento che vogliamoinnescare.Teme più i suoi vecchi amici del centro-destra o più il centrosinistra di PieroFuda?Io ho amici dappertutto, nel centrode-

stra e nel centrosinistra e non temo nes-suno. Ho una proposta da fare allagente, un’idea, e la forza delle ideesmuove le montagne, non i soldi chiusinei cassetti.Pensa che la sola società civile senza unlegame con la politica possa ammini-strare e trovare le risorse per un paesecome Siderno?Società civile e politica dovrebberocoincidere se la politica fosse intesa insenso alto, come confronto di idee fina-lizzato a un bene comune. Le risorseper il Comune si trovano nella buonaamministrazione, nella quale il miogruppo non è secondo a nessuno, perusare un termine molto in voga negliultimi giorni, anche noi sappiamo dovemettere le mani e abbiamo i giusti refe-renti a livello istituzionale.Qual è il suo sogno per Siderno?Il mio sogno per Siderno è vederla rina-scere, attribuirle il ruolo che ha sempreavuto e di cui i sidernesi sono andatisempre fieri. Il mio sogno per Siderno eper i sidernesi è che ciascuno di noipossa guardare i propri figli negli occhicon l’orgoglio di aver fatto tutto quantoera nelle nostre possibilità per migliora-re la loro vita.

F

Caruso“Noi siamo il presente e spero il futuro. Il passato è già alle spalle”“ILMIOSOGNOPER

SIDERNOEPERISIDERNESIÈCHE

CIASCUNODINOIPOSSAGUARDAREIPROPRIFIGLINEGLI

OCCHICONL’ORGOGLIODIAVER

FATTOTUTTOQUANTOERANELLENOSTREPOSSIBILITÀPERMIGLIORARELA

LOROVITA”

Giuseppe

A scontrarsi con le “vecchievolpi”della politica sarà un volto nuovo pescato tra la società civile

“Ardore ha voglia di ripartire” - dichiarano convin-ti l'ex sindaco di Ardore, Giuseppe Campisi e l'exconsigliere comunale Giuseppe Grenci. Il 26 giug-no 2013, in seguito all'arresto (avvenuto nel novem-bre 2012 nell'ambito dell'operazione Saggezza) diBruno Bova, consigliere di maggioranza, legato adoppio filo con gli affiliati al “locale” della cittadi-na, il Consiglio dei ministri deliberò lo scioglimen-to per mafia del Consiglio comunale di Ardore. Daallora il paese è retto da una CommissionePrefettizia che, al di là del più o meno discutibileoperato, ha di fatto abolito ogni tipo di confrontocon la cittadinanza. I cittadini ardoresi si sentono messi da parte e total-mente ignorati, defraudati della loro sovranità elesi nella loro democrazia. “Le varie amministrazioni che si sono succedutenegli ultimi vent'anni avevano consolidato la prassidi tenere pubbliche e periodiche assemblee - luogodi un confronto diretto e serrato tra amministratorie cittadini - sull'azione di governo comunale e sullevarie problematiche del territorio”. Un grandeesempio di democrazia partecipata che, però, conla triade commissariale ha subito un rovinoso

arresto: la distanza tra l'istituzione commissariata ela cittadinanza, in tutte le sue espressioni singole oassociative, è diventata abissale.“Nell'approssimarsi, quindi, della scadenza delmandato della Triade, un folto gruppo di cittadini,che storicamente ha profuso il proprio limpidoimpegno a favore della comunità ardorese, ritieneche sia maturato il tempo di riconquistare tutti glispazi democratici perduti e riprendere una liberadiscussione e un franco confronto in merito allasituazione globale in cui versa il comune di Ardore;ciò anche in relazione a programmi, metodi e cri-teri di formazione della futura compagine che sidovrà proporre e misurare col giudizio della comu-nità, nelle prossime elezioni amministrative”.Riprendere da dove si è lasciato, dunque. E ripren-dere insieme, restituendo quel ruolo di primo pianoche spetta alla comunità ardorese. “La nostra non è una sfida alle istituzioni chehanno deciso di sciogliere il comune di Ardore -concludono Campisi e Grenci - Noi siamo certi diaver svolto la nostra missione con onestà e dedi-zione, e ci auguriamo di poterla proseguirla coninnesti nuovi”.

Solo restituendola sovranità ai

suoi cittadini Ardorepotrà risorgere

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DOMENICA22 FEBBRAIO 10www.larivieraonline.com LA SETTIMANA

Martedì ore 15,30. Ti guarda quel post-it,mentre si fa spazio sul calendario copren-done tre giorni e non solo quelli. Copreanche il tuo umore perché, nonostante siauna bella giornata di sole, sai che tra qualcheora ti aspetta la fatidica visita dal dentista.La sala d'attesa ti dà il benvenuto con posterdi denti ingialliti, cariati, spezzati, come presia pugni da Bud Spencer. La pubblicità di undentifricio che ti fa l'occhiolino con leConverse rosse. Le riviste, al passo coitempi, raffigurano in copertina i nuovi con-correnti del Grande Fratello 3 e le foto delGiubileo del 2000 con Papa Giovanni PaoloII.Ad attendere insieme a te, un bambino chesembra il figlio di Roger Rabbit e un adoles-cente con gli elastici dell'apparecchiettoabbinati alla felpa. In lontananza si sentecome il suono di una caffettiera da 24 tazze.Uscite le tazzine che il caffè sta salendo. Acadenza di quindici minuti il silenziotombale è rotto da un citofono che fa saltaretutti per aria. L'assistente del dentista, conciabattina da infermiere color pastello,come Caronte viene a prelevare qualcuno.L'arrivederci di chi entra è diverso dall'ar-rivederci di chi esce. I primi lo pronuncianocon leggero timore, di colui che ancora nonsa cosa accadrà di preciso; i secondi, oltre adare l'impressione di avere una polpetta inbocca, sono le vittime, coloro i quali si sonosottoposti alla tortura. Arriva il tuo turno.“Salve signor Francesco, come andiamo?”.Ti vengono in mente un paio di insulti equalche bestemmia, ma è appena iniziata laquaresima e allora ti limiti a dire semplice-mente “bene”. “Com'è andata col molare inqueste due settimane?”. Tranne quandonon hai visto l'oliva sulla pizza e l'hai adden-tata con tutta la tua forza e hai visto per la

prima volta in vita tua, a 42 anni, laMadonna con la saja, tutto bene. “Si stendae si rilassi”. Si rilassi?! Eh no, cara dottores-sa, questo non è mica il lettino di Freud.Questa sottospecie di poltrona è una pre-bara. Ne hai una simile a casa con lo schien-ale che si alza e si abbassa, ma la differenzaè che a casa l'unico suono lo emetti tu, conla cannuccia che tira le ultime gocce di succodi frutta, davanti alla tv. Sei ufficialmente unpezzo di legno. “Ora apra grande. Piùgrande. Più grande!”. Ma porca miseria nonsono mica un leone. “Le fa male di più semangia troppo caldo o troppo freddo?”,rispondi “Afa mana warala kalaba nanaga”.“Capisco…”. Ha capito davvero? Cioè,esiste un linguaggio universale dei pazienti abocca spalancata che ogni dentista capisce?Contatto iper-ravvicinato. Ora hai gli occhi

del dentista dentro ai tuoi e, no, non è unacosa romantica. Perché se lui ti sta facendouna visita dentistica, tu gliene stai facendouna oculistica. E anche una estetica. Già,cara dottoressa, queste sopracciglia cosìincolte non vanno mica bene. Intanto lei tista togliendo roba da quel dente, eppure erisicuro, l'avevi lavato e controllato. Ma quel-la roba lì sembra proprio la rimanenza dellepolpette du marti i larzata del giorno prima.E vabbè. “Jessica, aspira”. Jessica viene adaspirare e si affaccia a dare un'occhiata alletue fauci, con aria molto interessata. “VediJessica, guarda qui…” e intanto con la testadello specchietto ti batte sul dente come sefosse un grande portone antico e dentro ciabitasse un orco da svegliare, perforandoti ildente stesso e il cranio contemporanea-mente. Dopo tanto dolore arriva il premio.Il premio è la parola “Sciacqua”, che è unavia di mezzo tra “Riprenditi un attimo” e“Sappi che ancora è lunga”. Acqua macchi-ata del tuo sangue è unita a pezzi grigi inde-finiti. Non sai quanto tempo è passato, madesideri vivamente tornare a casa. Nel frat-tempo, un filo di saliva lega te e il bicchieresenza dar segno di volersi staccare. Poni finea questo legame col bavaglino di carta cheJessica ti ha maternamente sistemato sulpetto. Dopo ore che sei rimasto steso (inrealtà solo 15 minuti), la dentista ti leva quelfaro che ti renderà cieco per almeno un'altramezz'ora. “Signor Francesco, mi dispiace,ma la prossima volta dobbiamo devitaliz-zare”. Lì vorresti chiaramente dire“Dottoressa, sparti ca mi cacciastivu decianni i vita a 'mmia, puru du denti ndavimu u'ncia cacciamu?”. Ma a testa bassa, annuisci.“Per oggi sono 50 euro signor Francesco”.Puru?!

Sara Jacopetta

L'appuntamento dal dentista: conoscete un incubo peggiore?

“LUITICHIEDEDIRILASSARTI, MACOME

POTRESTI? QUELLASOTTOSPECIEDI

POLTRONANONÈMICAILLETTINODIFREUD: È

UNAPRE-BARA!

SONO MOMENTIDI PROFONDOIMBARAZZOQUANDO TRA I DENTIRITROVA LARIMANENZA DELLEPOLPETTE DU MARTI ILARZATA DEL GIORNOPRIMA.

I consiglieri comunali Angelo Gratteri e Giuseppe Cusato hanno sottoscritto un PATTO CIVICOPER GERACE. I due hanno dichiarato di voler intervenire per superare il grave momento di crisiche ha colpito la nostra società. L'intenzione è aggregare le risorse migliori, a partire dai giovani, perriaffermare la vita economica, culturale, sociale e politica cittadina. Cusato e Gratteri sono con-sapevoli che i geracesi vogliono un'amministrazione in grado di garantire ai propri figli un futuromigliore.

Gratteri e Cusato alleatiper servire Gerace

L'altro giorno, mentre passeggiavo, hoincontrato un amico: «Sai Franco, ognivolta che guardo la tv, vedo giornalistiche in quasi tutte le trasmissioni inter-vistano deputati e senatori su quello cheè necessario fare in Italia e subito

rispondono: “ Cistiamo lavoran-do!!!” UnMinistro andavadi fretta e hadato poco spazioal giornalistaspiegando: “Nonho tempo, per-ché sto andandoa Montecitorio alavorare!” Ma tusai, Franco, senelle vicinanze diMontecitorio ci

sono campi da coltivare, officine, elavori per carpentieri?» - «Veramentenon so, ma nel pomeriggio verificherò,giusto per sapere qualcosa».Pensieroso rientro a casa pensando:“Peccato che non sia mai stato unOnorevole, almeno al mattino sareiandato a lavorare…”

Franco Parrello

L’ANGOLO DI PARRELLO

Vado alavorare

VICENDA “TELECOM”: EPPUR SI MUOVE…Dopo le ripetute sollecitazioni da parte del sindaco Domenico Vestito prima, e del nos-tro settimanale dopo, sembra che la Telecom si sia decisa a portare a termine i lavori, alungo ignorati, di contrada Spilinga, a Marina di Gioiosa. Speriamo che Telecom Italiaripristini a regola d'arte le aree interessate dai cantieri cosicché le strade somiglino più aun formaggio perfettamente spalmabile che a una groviera.

- Dottore Pitaro, grazie di averci con-cesso un po' del suo tempo per questaintervista.- Prego, non c'è di che. Come puònotare io sono sempre disponibile,disponibilissimo con la stampa. Mivede, sono qui, a disposizione. Io stoqui a disposizione di tutti, dal più gio-vane al più vecchio, dal contadinoall'avvocato: io non faccio distinzioni dinessun tipo, perché sono una personaretta ed equanime, e potrei portare amio favore le testimonianze di almenometà, e dico almeno metà, della popo-lazione di Siderno: questo martoriatopaese che noi Commissari abbiamoavuto l'onore e il dovere di soccorrerenel momento più triste della sua storia.Ma voi, proprio voi, i giornalisti, non cicapite. Lei, non mi capisce, ad esem-pio. Mi dica che sta capendo quello chele dico, me lo dica, forza!- In effetti, mica tanto…- Ecco, è qui che lei viene al mio punto,voi siete fatti tutti della stessa pasta, èvero signora Furfaro, dico giusto dot-tore Pascale, lei mi capisce avvocatoMultari?- Ma guardi che qui non c'è nessuno,dottore Pitaro! Si sente bene?- Se mi sento bene!? E come potreisentirmi bene in un paese che noi, diconoi, stiamo salvando dalla tragedia,dall'abbandono, dalla mafia, dalla'ndragheta, dalla camorra, dallayakuza, dalla triade cinese, senza chenessuno, e dico nessuno, ce ne dia mer-ito? Anzi, tutti a darci addosso, quandonoi abbiamo fatto le notti, e ripeto, lenotti, quando ci fu la mareggiata che siportò via il lungomare! Io sono stato -lei può testimoniare, geometraPiscionieri - che io di persona personal-mente sono stato attaccato tutta lanotte al telefono con i ragazzi dellaProtezione Civile di Catanzaro…- Ho capito, però non si agiti, guardiche poi si sente male!- Io non mi dovrei agitare? Con tuttequeste domande false e tendenzioseche mi fa!- Ma se ancora non le ho chiestoniente!- E se ancora non ha chiesto nientevuol dire che non ha nulla di vera-mente importante da chiedere, perciòsi comporti civilmente e lasci il posto achi deve fare domande serie. Vada,vada…- Ho capito, vado.

INTERVISTA IMMAGINARIA A EUGENIO PITARO

Non c'è bene, grazieLa nostra Lidia Zitara ha immaginato unaltro incontro con un CommissarioPrefettizio sidernese. Questa settimanatocca all’occupatissimo Eugenio Pitaro.

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“L’ENTUSIASMODELL’ASSESSORE

ALL’AGRICOLTURADELLAPROVINCIADI

REGGICALABRIAGAETANORAO:

L’APPROCCIOCONCRETODI“ENOICAMENTE”

FORNISCEUNASOLUZIONEALLAPOCA

FAMILIARIZZAZIONECONLENOSTREPRODUZIONI

VITIVINICOLE

“LALOCRIDEPUÒDIVENIREUN’ALTRACALIFORNIA.BISOGNAINIZIAREACREDERCI”piani del progetto “Enoicamente” sonoindubbiamente ambiziosi. In quanto saràpossibile, verosimilmente, portarli tutti a ter-mine?Più che pensare alla tempistica del progetto, almomento è già uno straordinario risultato chesi siano concretizzate le aspettative di realizza-zione di una sinergia tra produttori e ristorato-ri. Nel nostro territorio, registro con una certa

frequenza che si è affetti dalla “sindrome dell’annunciofacile”; l’approccio pragmatico e concreto del progetto“Enoicamente”, fornendo una prima soluzione allascarsissima familiarizzazione con le produzioni vitivini-cole reggine, potrà fare solo bene al comparto agroali-mentare del territorio. Quali tra gli obiettivi si aspetta che vengano raggiuntigià con il meeting di aprile?Intanto, offrire un servizio di qualità, in una cornice chedefinire splendida è riduttiva. L’obiettivo è creare “larete” tra chi produce e chi promuove con l’obiettivo diconquistare il mercato. Non un mercato generico. Madi “qualità”. Perché il prodotto che sosteniamo nellapromozione è concepito per un consumatore che non èuno sprovveduto. Quindi, il meeting di aprile, perrispondere alla vostra domanda, si prefigura come un’e-sperienza multisensoriale di natura prettamente cono-scitiva e formativa. Diamo la possibilità all’assaggiatoredi risalire, attraverso il canale papillo gustativo, alla sto-ria della viticoltura reggina, con i suoi racconti, miti etradizioni. Ecco che il futuro acquirente dei vini dellaprovincia di Reggio Calabria, sarà un consumatore con-sapevole e preparato a destreggiarsi nelle giungla dellaconcorrenza spietata caratterizzata da un prodotto dibassa caratura. Qual è il valore aggiunto che la collaborazione conun’agenzia pubblicitaria quale PiGreco e il settimanaleRivierà potrà dare al progetto?La vasta diffusione della testata editoriale e l’ esperien-za nel mondo della comunicazione integrata del marke-ting dell’agenzia, costituiscono una cassa di risonanzaper un settore, quello vitivinicolo, che vive dei riflettori

della promozione. In percentuale maggiore, al ristoran-te si sceglierà un’etichetta anonima di una cantina sco-nosciuta che coltiva in un territorio altrettanto ignoto,oppure punteremo ad una bottiglia che celebra la pas-sione di una azienda che ha conquistato una sua etichet-ta ben identificabile e che ci parla di una terra a noifamiliare per paesaggi, colori ed odori? A come si arri-va all’ultima proiezione, solo la promozione dispone distrumenti utili. Questa la sfida.Come espresso nel programma, il nostro territoriosembra il punto di partenza ideale per un progetto diquesto tipo. Che riscontro si augura che il piano di svi-luppo possa avere sulla nostra zona e in che cosa si tra-durrà concretamente?Mi auguro di recarmi innanzitutto in qualche ristorantedella Locride, come spesso faccio, e di trovare disponi-bilità variegata di produzioni vitivinicole, che spesso nontrovo. Mi auguro il diffondersi di una cultura del vino e

dell’agroalimentare di qualità, che riconosca il giustomerito ad una agricoltura laboriosa che non ha nienteda invidiare ad altre esperienze della stessa Calabria e dialtre regioni. Mi auguro che la Locride scopra, final-mente, che tappe importanti del suo futuro ruotanointorno allo sviluppo dell’agricoltura e dell’agro-alimen-tare. Vado ripetendo da tempo che la Locride potrebbedivenire un’altra “California”. Occorre iniziare a cre-derci e fare qualcosa di concreto in questa direzione.“Valorizzazione” e “Rivoluzione” sembrano essere leparole d’ordine del piano di sviluppo. Quale dovrebbeessere la loro portata e, oltre che di valorizzazione delvino, si potrà parlare di valorizzazione delle nostre bel-lezze e della nostra cultura?Si deve parlare eccome. Questo è il punto di partenza.Le bellezze paesaggistiche, siamo ad un passo dal maree l’altro dai monti dell’Aspromonte, il bagaglio storico-architettonico cui spalancare le porte ai visitatori, gliantichi resti delle civiltà magno-greche che sole baste-rebbero a smuovere tutto il sistema turismo, sono lepremesse per la “Rivoluzione”. Ma non si combatte adarmi pari con il resto del mondo, per usare una metafo-ra bellica, se siamo sprovvisti di tutto. Trasporti, zero.Strutture ricettive, zero. Servizi di accoglienza per turi-sti, zero. Politiche di sviluppo per incentivare il turismoenogastronomico, zero. Capisco che siamo un popolomolto caloroso ed accogliente, ma con l’assistenzialismonon si fanno le Rivoluzioni. A tutti i livelli istituzionali,dal Comune, alla Città Metropolitana fino alla RegioneCalabria, invoco piccoli “moti carbonari” in grado discrollare il vecchio sistema. Non più i grandi produttoriche trainano il mercato regionale ma i piccoli produtto-ri che, riuniti nella “rete” delle produzioni identitarie diqualità, si posizionino dignitosamente sul mercato conle loro etichette di qualità. Che poi va da sé che, la retedei trasporti efficiente, l’uso consapevole dei fondicomunitari, l’implementazione delle biotecnologie nelleproduzioni, l’ammodernamento della catena di produ-zione, una competizione equa e solidale, le misure diprevenzione di rischio idrogeologico, è già storia letta eriletta. Bisogna solo mettere la parola “fine”.

Enoicamente fiduciosiI

INTERVISTA A GAETANO RAOASSESSORE ALL’AGRICOLTURA, CACCIA E PESCA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA

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“In ventotto anni dipresenza a Sanremo,

Studio54network,grazie alla sua

presenza si èguadagnata di

diritto una delleposizioni più

favorevoli perintercettare gli

artisti.

Studio

54network

A Sanremoome accade da ventotto anni,Studio54network riapproda aSanremo, nell’evento per eccellen-za più importante della CanzoneItaliana. La cosa che molti nonsanno è che quest’impegno porta laradio calabrese a essere tra le piùattive nello stesso allestimento del

Festival organizzato dal comune ligure. Non rive-ste questo ruolo semplicemente con inviati a cac-cia d’interviste, ma è fondamentale nella stessaanimazione del centro cittadino, grazie alla suapresenza a pochi metri dall’Ariston con i propristudi mobili. Quest’anno il ruolo è stato condivisocon Radio2 (su Piazza Borea) e con Radio Italia eRadio Norba (su Piazza Colombo), ma è stata l’u-

nica su Corso Garibaldi, all’in-gresso del Palafiori, sede dellaSala Stampa del Festival. Cosìposizionata con lo storicoStargate, ha ospitato in 5 gior-ni tutti i protagonisti diSanremo 2015, dando vita a unvero spettacolo di musica e diluci nel pieno centro sanreme-se. Da Gianluca Grignani a IlVolo, da Masini a Fragola, daiDear Jack a Britti, tutti hannocontribuito a riempire le ben10 ore di trasmissione giorna-

liera, condotta dalle tre voci storiche diStudio54network, Demetrio Malgeri, Rossella LaFace e Luigi Di Dieco. Tutto è stato gestito impec-cabilmente grazie a un team autonomo su tutti ifronti, dai tecnici (per le riprese, la messa in ondae la connessione satellitare) Pierluigi Fiumanò,Mimmo De Marco e Federico Riefolo, ai condut-tori dei rapporti con le case discografiche e l’orga-nizzazione del festival Giovanna Di Lauro eFrancesco Massara, l’inossidabile editore semprein prima linea, condottiero anche di quest’avven-tura.

CCon lo storico Stargate, la radio calabrese ha ospitato in 5 giorni tutti i

protagonisti di Sanremo 2015, dando vita ad un vero spettacolo di musica e diluci, nel pieno centro sanremese. Da Gianluca Grignani a Il Volo, da Masini a

Fragola, dai Dear Jack a Britti, tutti hanno partecipato a riempire le ben 10 oredi trasmissione giornaliera, condotta dalle tre voci storiche di

Studio54network, Demetrio Malgeri, Rossella LaFace e Luigi Di Dieco.

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DOMENICA22 FEBBRAIO 13www.rivieraweb.it

È tra i comici più amati da teenagers italiani e, proprio perquesto motivo, non poteva mancare in qualità di SuperOspiteall’Ariston, nè tantomeno come ospite sullo Stargate diStudio54network! È Angelo Pintus, comico e attore italiano,dai natali sardi e l’infanzia a Bordighera! Comicità sana egenuina, rivolta ad un pubblico “differente”. Non mancanoperò le polemiche anche sul suo intervento in questa edizionedel Festival di Sanremo e allora ecco la prima domanda a bru-ciapelo:Hai sdoganato tutti i tabù per quanto concerne la comicitàal Festival di Sanremo svecchiando totalmente il pubblicod’appartenenza e rivolgendoti al tuo pubblico con la stessacomicità genuina, sana e divertente che ti distingue da sem-pre…cosa pensi delle polemiche di alcuni critici?Si beh, oggi, il giorno dopo, ci sono due scuole di pensiero: c’èchi scrive cose tanto per… e poi ci sono i commenti delle perso-ne intelligenti. C’è chi dice «Non ho riso» e ok, lo accetto… Poici sono i ragazzi e i bimbi, tutti quelli che mi hanno fermato perstrada e mi hanno detto «Ehi! Bella Pintus, grande discorso»conta quello! Il fatto che un ragazzo di 14 anni abbia capito ciòche dicevo… a me interessa questo e del resto chi se ne frega! Domanda forse scontata, ma che emozione hai provato nelvivere da protagonista il Festival di Sanremo? È stato molto, molto bello! Decisamente emozionate, su quel

palco un po’ ti blocchi… finché non ho levato la giacca sul palconon riuscivo a capire neanche dove fossi in quel momento.Quando hai ricevuto la proposta di fare il Festival ci haidovuto pensare o hai accettato subito?Non ho accettato subito. Ci ho pensato tanto poi ho detto sì.Volevo fare un regalo alla mia mamma (scherza Angelo). Sìperché, comunque, ho pensato: male che va… andrà male! Sìperché Sanremo è Sanremo… ma è solo Sanremo! La tua comicità è pulita ed elegante, pensi abbia spiazzatoquesto la platea dell’Ariston?Beh sai… non dico parolacce, non parlo di politica, non devofare a forza quello fazioso... cosa dovevo dire che Carlo èabbronzato? O massacrare il pubblico? No grazie, sono lì peraltro. Ho fatto quello che volevo fare, poi magari non si è risotanto, ma volevo fare quello e basta.Esiste un luogo comune che vede i comici persone moltotristi e ombrose nella vita privata, vale anche per te questo?No. Io da questo punto di vista sono un po’ atipico, la vita è unae mi prendo molto poco seriamente, però una cosa la voglio dire:un comico che non ride lo noti prima!Che rapporto hai con i social? Molto bello! Il mio facebook lo gestisco io, parlo io, scrivo io!Dietro quel contatto ci sono io e non ho nessuno che lo facciaper conto mio e sono felice di condividerlo pulito perché i ragaz-zi meritano sincerità, si sono stancati tutti di essere presi in giroda “quelli piu’ grandi”!Canzone preferita al festival? Quella di Nina Zilli senza ombra di dubbio! Gran bel pezzo…non solo di canzone!!!

Ci sono i DEAR JACK! Sono arrivatisecondi ad Amici 2014, ma i Dear Jacksono ufficialmente sempre più i vincitorimorali dell’ultima edizione. La loropopolarità si vede subito... Oltre millefans ci hanno scritto. Esperienza Sanremese meravigliosa?Si! Ancora non ci crediamo.... Salire suquel palco è una magia... Cambiatutto, anche la cognizione del tempo edello spazio! Adrenalina ed energia pazzesca?L’energia sì che è pazzesca! Saliresul palco dell’Ariston ti fa tremare

come delle foglie... non si può raccontare!Il vostro album d’esordio è stato subito doppiodisco di platino, con sette settimane in testaalle classifiche... Non si può non essere conten-ti!Chiaramente è stato un album importantissi-mo, perchè è stato l’album che ci ha lanciati,con 8 brani molto importanti per noi. È da quiche è nato il tour nei palazzetti, e poiSanremo... Tutto è nato da lì!Tutto molto in fretta, ma tutto molto intenso...Qual è il vostro rapporto con le fan? Non sivedevano queste scene dagli anni ottanta!

A noi gli anni ottanta piacciono tantissimo...Impadronirci del ruolo avuto dai DuranDuran è una cosa senz’altro molto figa...Noi lo sappiamo... ma questo “Caro Jack” dadove arriva? Raccontiamolo ai nostri amiciche ci ascoltano via radio...Viene da un film che ha segnato la nostrainfanzia, Nightmare before Christmas di TimBurton. Il protagonista del film è JackSkellington, ed è lui il nostro Jack!Il vostro look sul palco è piaciuto tantissimo.Ormai siete delle icone per i ragazzi. Sceglietevoi? Qualcuno vi consiglia?Abiammo il nostro stylist... è così che curiamola nostra immagine! Molto rock, molto colle-gata alla nostra personalità.Il messaggio che vorreste lasciare con questacanzone del festival?Il messaggio è rivolto ai giovani... Siamo noi ilfuturo del mondo, e con l’amore si può forseaggiustare tutto!

dibile nel quale avete cantato?Tanti... forse un po’ di più New York, si New York! Ma anche Sanremo,quando ci siamo venuti 5 anni fa!Come preparate le armonizzazioni vocali?Semplice, è quasi automatico... Prima registriamo, e poi riascoltiamo.

E riascoltando ci vengonole idee... È lì che decidia-mo dove e come interveni-re. Non è tanto difficile!E ora, un album in uscita?

Sì, s’intitola Sanremo grande amore, ed è in uscita il 17 febbraio. Cisono sei cover che hanno segnato tutta la storia del festival, più ilnostro brano presentato al festival quest’anno.Disco e poi tour?Sì, stiamo lavorando prima, però, all’uscita del disco anche negli altriPaesi, con la versione internazionale dell’album. Sarà dopo, da giu-gno, che partiremo con i live. Abbiamo già delle date, come Verona,Caracalla, Taormina... tutti posti molto prestigiosi, dove ci aspettiamodi incontrare tutti i nostri fans!

Alcune delleInterviste“ Pintus

con LUIGI DI DIECO

Altro grande protagonista della 65° edizione del Festival di Sanremo, veterano,due volte vincitore, è Marco Masini. Il tuo ritorno a Sanremo è chiacchieratissimo, porti una gran bella canzone e ituoi fan stanno seguendo l’evolversi di questa tua partecipazione in gara conmolta attenzione, come stai?Io sto benissimo, sono felice perché quando si viene qui si vivono momenti moltointensi, molto forti, si ha la possibilità di ritornare in casa di molti italiani quin-di è un momento che mi godo con molta serenità. È normale che ci siano deimomenti di appesantimento perché i ritmi, qui a Sanremo, sono decisamenteimportanti, gli incontri con la gente, la stampa, il tempo da dedicare ai ragazziche ti aspettano sotto l’hotel o alle porte dell’Ariston, ma tutto questo fa partedel Festival.Ritrovi un amico qui al Festival, Carlo Conti, cosa ne pensi della sua conduzio-ne?Beh, non è che possa giudicare la conduzione, ma credo stia andando alla gran-de! Mi sembra una macchina da guerra, non ho visto nessuno più bravo negliultimi tempi e credo stia entrando nella storia come Baudo o Mike Bongiorno.

Siamo amici dal 1979, come con Pieraccioni e Panariello, ci vogliamo bene, manon cambia nulla alla fine del festival e se ci sentiamo in questi giorni è solo percriticare le scelte di mister Montella con la Fiorentina.A proposito di amici toscani, Irene Grandi ha dichiarato di sentirsi un outsiderin questo festival tra i Campioni, trovandosi spiazzata dal fatto di non conoscerela maggior parte dei cantanti in gara. Vivi anche tu questa condizione di “disa-gio”? No. Io li conosco tutti, anzi, con alcuni ci diamo anche del tu, pensa un po’…Irene è una persona che è cresciuta tanto, è diventata una donna, ma quandocresci devi essere pronto ad affrontare il futuro! Bisogna quindi rimettersi indiscussione in questo nuovo panorama musicale e adattarsi alla consapevolez-za che oggi i talent sfornano tante nuove proposte che, a lungo andare però,dovranno confermare di meritare questi palcoscenici e affrontare la giustagavetta per non morire dopo una canzone. Anche mio zio sosteneva che“Disperato” fosse solo rumore e non una canzone poi il tempo ha dimostrato l’e-satto contrario!Il 12 febbraio è uscito un triplo album, dal titolo “Cronologia”, che raccontaMasini, riproponendo i tuoi più grandi successi e affiancandoli a 5 inediti tra iquali “Che giorno è” presentata in gara in questo Festival.Sì , un lavoro che riassume i miei 25 anni di carriera con canzoni che neancheio ricordavo fossero state fatte. Sarà presente anche la canzone di FrancescoNuti “Sarà per te” che ho cantato nella serata dedicata alle cover al festival. Cisarà un tour di presentazione del disco e quindi un nuovo tour live con i concer-ti.Cosa ti aspetti da questo festival di Sanremo?Mi auguro che la gente capisca bene questa canzone. Ci sono stati anni che non

Il volocon Luigi Di Dieco e Rossella La FaceDevono molto al talent scout della Clerici, che li ha fatti unire e cono-scere al grande pubblico. Sono ormai da ben 5 anni in tour, con tantosuccesso raccolto a ogni latitudine del pianeta! Quest’anno sbarcano a Sanremo, dove erano stati qualche anno facome ospiti. Li abbimao incontrati prima della vittoria...Come state vivendo quest’avventura?È una meravigliosa esperienza! Dopo i tanti giri all’estero, non vede-vamo l’ora di tornare in Italia e cantare per il pubblico italiano. Emeglio di Sanremo non c’è!Com’è stato girare così tanto per il mondo, e qual è il posto più incre-

DEAR Jack con Rossella La Face

Marco masinicon Demetrio Malgeri

remo

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COLLABORATORI: Ercole Macrì, Jacopo Giuca, Stefania Gitto,Eleonora Aragona, Franco Parrello, LidiaZitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò,Sara Leone, Sara Jacopetta.

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DOMENICA 22 FEBBRAIO 15LA STORIA DI ‘NTONI MACRÌ - RIVIERA EDIZIONI © www.rivieraweb.it

ra bello, una volta - pensava Gigi - senza rumori e ilfrastuono moderno. Quando anche a distanza avvertiviun battito d'ali e, al calar della sera, i sospiri degliamanti.Quando il tempo scorreva lento e tutto apparivafermo, arcano.Quando bastava soltanto una bicicletta per dare il

senso della locomozione e un aeroplano scintillante sotto i raggidel sole era come un diaframma che ci separava e al contempoci univa a Dio.Ma il progresso seguiva la pace. Finita la guerra, anche sullestrade della Calabria apparve la Vespa. Fabbricata a Genovadalla Piaggio, dove pare vi abbia lavorato un ingegnere siderne-se.I giovani, però, amavano di più l'Isomoto: uno scooter snello escattante che nel tempo soppiantò i vecchi “Cucciolotti”.Era proprio in, si diceva allora.Il rombo del suo motore, quella mattina, copriva persino il fra-gore del mare. Le balaustre del Ponte di Ferro che univa leridenti cittadine di Locri e Siderno, separate dal Fiume Novitoe da un atavico campanilismo, come sempre a quell'ora vibrava-no.A bordo, un giovane studente di Ragioneria: Antonio.L'Istituto, nomato a Marconi, sorgeva sul Corso Garibaldi, allespalle di Piazza Vittorio Veneto, proprio di fronte al Municipio,il cui frontespizio giallo cementite, intagliato all'ombra dei pini,respirava gli effluvi e la brezza dello Jonio. Gli studenti menochiassosi, specie nelle ore di Religione, quando non si fa nientee Monsignore sonnecchia, annegavano il loro sguardo sul quelprospetto che il trascorrere del tempo non era riuscito a sbiadi-re.Qualcuno lo riproduceva a matita sul lucido leggio di formica.Quella mattina, il cortile della scuola gremiva come semprementre aumentava il vociare in attesa del suono della campanel-la e le ragazze, impeccabilmente in grembiule, si davano un'ulti-ma stretta, un ultimo sguardo d'intesa.Fu allora che scoppiò lo scompiglio, il raccapriccio, la paura. E,infine, il terrore.Qualcuno sparò. Qualcuno stramazzò. L'Isomoto tacque.Tacque per sempre. Il diplomando Antonio giaceva in una pozzadi sangue sul nero asfalto, a pochi metri di distanza dalla Scuolanomata a Marconi.«Un giorno ammazzerò il vostro capo» andava dicendo con vocesempre più alta, al punto che, a volte, copriva addirittura loscoppiettare della sua moto.«Un giorno ammazzerò il vostro capo». Ripeteva in un gridopieno d'odio e rancore.E quel grido, ormai, risuonava nelle orecchie di tutti.Quel grido, soffocato una mattina di un giorno qualunque,davanti a una scuola, tra pagine di libri sgualciti vaganti sotto labrezza e il profumo dei pini, all'ombra dei platani. Ancora oggisi dice che fosse il figlio di un rivale di Don Antonio. Di un altrocoraggioso, di un pretendente al comando. Di un altro che rin-correva la ricchezza, il prestigio, il rispetto.Le sirene spiegate delle Forze dell'Ordine, nell'avvicinarsi alluogo, diventavano sempre più assordanti mentre puntuale suo-nava la campanella che nessuno avvertì. Una cosa, però, viderotutti: un paio di jeans bianchi allontanarsi fra gli alberi e confon-dersi tra la gente.La corsa era lunga: bisognava attraversare l'Atlantico. Ma NewYork era accogliente con i suoi ritmi vorticosi, i tavoli di pokere le prime slot-machine, sdraiata sul suo porto profumato diwhisky e di “bionde”. Chi ricorda la storia di quegli anni, rivedeun film neorealista ambientato sotto il sole cocente e lo sciac-quio del mare, dove piogge e alluvioni allagano gli orti e gonfia-no le fiumane. Che bagnano i corpi ma inaridiscono i cuori.Dove tuttora risuona lo scampanellio di un trenino che sul lun-gomare accoglieva chiassosi bambini, nelle sere d'estate.Lo guidava un omone dalle spalle ricurve, invecchiato non solodagli anni. Rassegnato.A Melfi dove si celebrò il processo per legittima suspicione suricorso del pubblico ministero, l'imputato era, naturalmente,Don Antonio, dopo essere stato prosciolto d'ogni accusa duran-te la fase istruttoria presso il Tribunale di Locri. Si era agli inizidegli anni '60.Anche in quel tribunale l'assoluzione era nell'aria e risuonòimmediatamente ingigantendo il personaggio, l'uomo di rispet-to, e facendo al contempo aumentare la fama e lo spessore pro-fessionale del suo difensore dall'aperto sorriso, dalla spiccataintelligenza e della sua convincente dialettica. Si dice che lostesso Pubblico Ministero, a conclusione del rito in un atto distima, lo abbia omaggiato di un'elegante cravatta.

Era di fatto un apprezzato giurista, amante del proprio lavoro,deontologicamente corretto. Equilibrato. Tant'è che di frontealla candidatura al Senato nelle file del PCI, sebbene gli fossestata assicurata l'elezione anche dagli organismi centrali di quelpartito, egli declinò l'invito licenziando “gli araldi” con laseguente frase: «Non posso». In Parlamento si direbbe che sonoespressioni della mafia! Altro aneddoto è che era un amatore,una sorta di rubacuori. Amava la bellezza delle donne, e tantene ha amato pur se la famiglia la portasse nel cuore con tutti idoveri che ne derivano.Nell'Aula Penale dell'ex Pretura di Siderno, ancora campeggiain sua memoria un epitaffio su marmo travertino nel vero signi-ficato greco della parola: elogio agli eroi. Cadde infatti, que-st'uomo, nel pieno esercizio della professione per mano d'un suocliente, sotto i colpi d'una ingrata e pazza rivoltella.La miglior forma di ringraziamento è sempre l'ingratitudine, sidice, che ti accompagna fino all'ultimo respiro. Ma gli eroi nonmuoiono mai! Non conoscono oblio.

Un amore così, Gigi non l'aveva ancora conosciuto.A parte la prima cotta che lo cosse a dovere in terza elementa-re.Allora, però, aveva solo otto anni e Lidia gli sedeva accanto conquegli occhioni azzurri incastonati da boccoli di capelli neri.Se si escludono le solite avventure che si hanno durante la primagiovinezza (che ti aiutano a crescere) lungo il corso degli studi,Gigi non aveva conosciuto l'amore.Lo assorbivano le continue ricerche nel campo della Sociologiae dell'Antropologia.D'altronde era convinto che la sua donna ideale non esistesse.Non cercava la bellezza esteriore ancorché, nel vedere passeg-giare sul Lungomare delle Palme, certe sere, ragazze prospero-se ben fatte, gli occhi gli luccicavano di desiderio.Gli amici del Summertime, infatti, aspettavano i suoi commentiper ridere e divertirsi.Nelle donne cercava qualcosa che dimostrasse la loro bontà,intelligenza e quella bellezza interiore di cui gli sembrava fosse-ro prive.Come per tutti i figli, anche per Gigi donna Natalina - la madre- costituiva un modello.Ma anche zia Carmelina.Eppure, quando si dice il destino! E il destino per Gigi, comeper tutti, era già scritto, anche sul piano dei sentimenti.Era un pomeriggio di novembre. Un cielo terso attestava che

ancora a Siderno l'estate non era finita.Quella sera Gigi scorrazzava a bordo della sua 500 verdeFirenze per le viuzze del centro storico, tra Via Colombo eCorso della Repubblica.A un incrocio, motore in folle, come un'apparizione celeste videsbucare una ragazza, la più bella fanciulla mai vista. Gli occhipudici denotavano ingenuità sotto una cascata di fili d'oro: i suoicapelli. Il viso sereno, raffinato, raccontava la bontà, quella bel-lezza interiore che Gigi tanto cercava.Il cappotto color avano portava una firma: quella della povertà,che per lui era la più grande ricchezza: all'altezza del terzo bot-tone vi era uno strappo. Biglietto da visita dell'usura.Gigi le fece la corte. Si chiamava Silvana ma egli l'ha semprechiamata Vanù.I primi tempi s'incontravano di nascosto, almeno così loro cre-devano, ma di fatto lo sapevano tutti.Si vedevano passeggiare sul Lungomare delle Palme, gelato egranite a limone al Summertime.Una sera Vanù, facendosi coraggio, gli disse:«Ma tu mi vuoi bene davvero?»«No - rispose Gigi - Io ti amo!»«Allora, se è così, devi venire in casa».All'indomani - era un Mercoledì - alle sette di sera, Gigi, con inmano un fascio di rose rosse, puntuale suonò il campanello d'unpiccolo condominio.Vanù fingeva di studiare, sdraiata sul lettino. Alla sorella avevachiesto di non essere disturbata poiché la prof. di Lettere leaveva anticipato che uno di quei giorni l'avrebbe interrogata.In verità aspettava Gigi con una certa impazienza.Quando Gigi bussò alla porta, bastarono pochi minuti per i soli-ti convenevoli. Subito dopo, bicchieri di Rosso Antico contribui-rono a celare il brillio di occhi innamorati.Quel brillio che ancora dura, accompagnato da candide poesieinfarcite dalle prime paroline di Flavia, la loro nipotina.Oggi, a distanza di tanti anni, tra i capelli, fili d'argento semprepiù evidenti, quei ricordi diventano oggetto di piacevoli raccon-ti, e rapiscono attenzione e curiosità dell'intera famiglia.La conclusione di Gigi è sempre la stessa: «Ma la cosa più bellaè stata quando il giorno seguente, avendo ottenuta una supplen-za presso l'Istituto Tecnico, l'ho vista seduta al primo banco».

“Eroi! - Pensava Gigi - Quali Eroi? Chi furono gli Eroi durantelo sbarco degli Alleati in Sicilia? Che ruolo ha avuto CosaNostra? E l'Onorata Società in Calabria? Chi era LuckyLuciano? E Calogero Vizzini? Sicuramente anche Don Antonione sa qualcosa, posto che si vocifera che l'unico calabrese a farparte della Cupola sia proprio lui”.Sapeva Gigi - e la cosa era di dominio pubblico - che gli ameri-cani giunti in Sicilia, arrestando la loro marcia, dovevano omag-giare un balcone rosso di gardenie e gerani sul quale era affac-ciato un uomo: Calogero Vizzini. La stessa persona che un gior-no si ritrovò a Siderno a chiedere una camera d'albergo.Il giovane figlio dell'albergatrice, tredicenne, alzando gli occhidal libro che stava leggendo notò un uomo elegante, dallo sguar-do sicuro e dal portamento altero.Salendo le scale verso il piano di sopra, dove intanto gli era stataallestita una camera, il ragazzo notò che da una gamba quell'uo-mo versava stille di sangue. Non essendo obbligato a chiedere idocumenti, non sapeva chi fosse né come si chiamasse. Esistevaallora una sorta di convenzione che obbligava chiunque a pre-stare ospitalità a profughi e viandanti senza alcuna obiezione.Ma alla vista del sangue quel ragazzo capì ch'era suo dovereinformare la caserma dei carabinieri. Così fece.Dopo pochi minuti, invece, si presentò Don Antonio.«Vi rispondo io di tutto. Stanotte fatelo dormire, domani sivedrà». Il giovane, rassicurato, non obiettò, e tutto filò liscio.Passarono gli anni. Quel ragazzo diventò uno stimato professio-nista e ottimo docente, ma quell'episodio gli arrovellava il cer-vello. Chi era quell'uomo? Perché a Siderno? E perché in unacamera d'albergo?A questa domanda, Don Antonio gli rispose: «Fatevi i cazzivostri».Fu proprio l'avvocato a chiarire l'aneddoto, a fornire la spiega-zione. Non fosse altro perché quel ragazzo intanto era statoeletto Sindaco della Città, ed era giusto che sapesse.Quell'uomo era nientemeno che Calogero Vizzini, e la feritaalla gamba la conseguenza d'un incidente stradale.Questa, la versione ufficiale!Il resto è dato solo dalle supposizioni, dai “si dice”… o dalle“certezze” che la Storia non scrive, che non può scrivere o chenon vuole.

Un romanzo di Cosimo Armando Figliomeni CAPITOLO QUINTO

DON CALOGERO VIZZINI

E

RISPETTA TUO PADRE (ovvero GUARDATEMI LE SPALLE)

All’ombra dei platani

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PRIMO PIANO

VITTORIO ZITO

Qual è il ruolo dellaLocride all’internodella CittàMetropolitana? Èquesto l’interrogativoe la preoccupazionemanifestata dai sin-daci della Vallata delTorbido all’indomanidella riunione indetta

dal Sindaco di Reggio Falcomatà, peravviare la discussione sulla costituzionedella nuova conurbazione. Ed è questo iltema che vedrà impegnate le forze politi-che della provincia nei prossimi mesi. Untema che tratteremo nei prossimi giornianche come PD in un incontro che stia-mo organizzando a Roccella.L’incontro si svilupperà attorno ad alcuneconsiderazioni nodali. Innanzitutto mipare chiaro che la questione non è secostituire o non costituire la CittàMetropolitana. La riforma istituzionaleche l’ha introdotta, infatti, è ormai conso-lidata e non ci sono margini di ripensa-mento (nemmeno auspicabili). Si sonogià costituite altre Città Metropolitane enei tempi dettati dalla legge si costituiràanche quella di Reggio. Il tema è quindi:come vogliamo costituire tale città?In molti affermano che la CittàMetropolitana di Reggio rappresenta ununicum rispetto alle altre. A Roma,Napoli e Milano, ad esempio esiste già difatto un nucleo di comuni interessati dauna forte conurbazione che gravita attor-no alla città capoluogo, mentre a Reggio

questo fenomeno non esiste. Il capoluo-go di provincia calabrese, inoltre, è la piùpiccola delle costituende CittàMetropolitane. Osservazioni inequivoca-bili, ma che manifestano fondate perples-sità. Perplessità nei confronti della nuovaistituzione che, come è naturale, trovia-mo in tutti i dibattiti aperti sulle CittàMetropolitane nelle singole realtà. Sipensi, ad esempio, al dibattito sortoattorno alla conurbazione di Torino,unica a conglobare comuni confinanticon un altro Stato e che racchiude al suointerno ben 315 (a Reggio sono 97)comuni che vanno ben oltre la cinta citta-dina.Un tema, però, è ricorrente in tutte leesperienze: quello del timore che i picco-li centri siano soffocati dalla città e cheperdano quelle attenzioni ai propri terri-tori fino ad oggi garantite dalle Province. Vediamo da vicino quella che sarebbel’architettura istituzionale della CittàMetropolitana. La riforma Delrio, chel’ha istituita, innova profondamente lalogica degli interventi di decentramentodel ventennio 1977-1997, poiché affermala netta centralità dei Sindaci come clas-se politica di base del governo locale equindi anche dell’ordinamento democra-tico.La riforma richiede ai Sindaci qualcosadi più dell’ordinario loro ruolo: chiedecioè di interpretare gli interessi di unacomunità molto più ampia di quella cheli ha eletti.Tutti i sindaci della provincia sono com-ponenti della ConferenzaMetropolitana, uno dei tre pilastri su cui

si fonda l’architettura istituzionale dellaCittà Metropolitana. È un organo con-sultivo che ha un unico e importantissi-mo potere deliberativo: quello di appro-vare lo Statuto, oltre a essere chiamata adeliberare il parere sul bilancio della cit-tadino. La legge prevede che quest’orga-no deliberi con “doppia maggioranza” intutti e due i casi. Significa cioè che, per-ché possa essere approvato lo Statuto, ènecessario che sia votato da 1/3 deiSindaci che rappresentano il 50% + 1 deicittadini residenti in Provincia. Nella pro-vincia di Reggio ci sono in totale 91comuni, 42 dei quali costituiscono laLocride. Quest’area, dunque, rappresen-ta il 46% dei sindaci che compongono laConferenza. Il totale dei cittadini resi-denti in provincia è di 550.323 unità e

nella Locride risiedono 131.985 cittadini,il 25% del totale dei residenti in provin-cia. I sindaci della Locride, dunque, rap-presentano il nucleo di maggiore pesoall’interno della Conferenza e sonodeterminanti nell’approvazione delloStatuto della Città Metropolitana.Questo è il primo dato su cui credo sidebba riflettere. Con la Provincia l’orga-no deliberativo (il consiglio) veniva elettoa suffragio universale. Ogni volta che unorgano di governo sovra comunale è elet-to con il suffragio universale, la Locride èsempre penalizzata (come ha dimostratoanche il recente risultato delle regionali).Questo perché tanto più un territoriopresenta concentrazione di residenti inpochi centri, tanto più riesce ad averepeso elettorale e a esprimere rappresen-tanze in seno a organismi elettivi.La Conferenza della CittàMetropolitana, dando peso ai sindaci,riequilibra questo dato a favore di territo-ri che siano in grado di rappresentare inmodo coeso istanze di più comunità. Perquesto credo non ci si debba perdere inprese di posizione che appaiono un po’preconcette e che rischiano di farci per-dere un’occasione così importante comela Città Metropolitana.Gli altri due pilastri su cui si basa l’archi-tettura della Città Metropolitana sono ilSindaco Metropolitano e il ConsiglioMetropolitano. Quest’ultimo è un orga-no politico che, assieme al Sindaco, costi-tuisce la base amministrativa della CittàMetropolitana. A differenza delle altrearchitetture istituzionali, il SindacoMetropolitano non è eletto e, coinciden-

Q

La Locride rappresenta il 46% dei sindaci coinvolti nella Conferenza Metropolitana. Pertanto dovrebbero esseredeterminanti nell’approvazione dello Statuto.

LA LOCRIDE e la Città Metropolitana

La conferenza deisindaci avanzi unaformale proposta di costituzione della Locride comezona omogeneadella CittàMetropolitana.

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DOMENICA22 FEBBRAIO 17www.rivieraweb.it

te con il Sindaco della città di Reggio,non ha necessità di un rapporto fiducia-rio con il Consiglio. Questo, invece,dovrà essere eletto dai consiglieri comu-nali e dai sindaci della provincia e saràcomposto da 14 consiglieri scelti tra i sin-daci e i consiglieri comunali medesimi. Ilsistema del voto è del tutto particolare: èdiseguale e ponderato a seconda dellapopolazione rappresentata. Significa cheil voto del consigliere comunale diReggio varrà ad esempio 10 e quello delconsigliere comunale di Roccella varrà 2.L’elezione, inoltre, avviene per liste con-trapposte. È evidente, quindi, che quellodel Consiglio è il terreno più debole peril nostro territorio per due ragioni. Laprima è che il sistema di liste contrappo-ste polarizzerà il voto su due liste rappre-sentative dei partiti maggiori: non possia-mo immaginare che dalla Locride nascauna lista unitaria trasversale ai partiti che,peraltro, non avrebbe alcuna possibilitàdi successo e pertanto c’è il rischio che leistanze del territorio siano poco presentiall’interno delle singole liste. Il secondo èche il calcolo ponderato del voto penaliz-za un territorio con presenza forte dicomuni con pochi abitanti. Se nellaConferenza, quindi, prevale la forza di unterritorio in termini di ampiezza numeri-ca delle comunità rappresentate, nel con-siglio riprende vigore la forza elettoraledi un territorio. Pertanto è sulla capacitàdi imporre alle agende dei partiti le istan-ze della Locride che ci giochiamo il futu-ro del territorio all’interno della CittàMetropolitana. Come dicevo, nonostan-te le perplessità manifestate da alcuni

sindaci della Locride (e non solo), in ognicaso la Città Metropolitana avvierà il suoiter di costituzione e lo concluderà percome imposto dalla legge. Il primo attosarà quello dell’approvazione delloStatuto. Non so come il Sindaco metro-politano intenda gestire la fase di costru-zione della proposta statutaria; di certo,però, lo Statuto dovrà essere approvatodalla Conferenza.Il potere regolatorio, attribuito dallalegge Delrio allo Statuto è molto piùampio di quello previsto per le attualiProvince. La legge assegna allo Statutoalcuni compiti con valenza “esterna”, checioè incidono nei rapporti istituzionalicon gli altri livelli di governo (ad esem-pio: regolare le modalità e gli strumentidi coordinamento dell’azione complessi-va di governo del territorio metropolita-no; disciplinare i rapporti tra CittàMetropolitana, i Comuni e le unioni diComuni nell’organizzazione e nell’eserci-zio delle funzioni metropolitane e comu-nali). La legge assegna infine allo Statutoun potere di assoluto interesse per laLocride. Lo statuto metropolitano, infat-ti, può prevedere che il territorio vengaripartito in zone omogenee per specifi-che funzioni. Le zone omogenee devonoessere istituite d’intesa con la Regione,ma nel caso in cui essa manchi, possonocomunque essere istituite con delibera-zione della conferenza metropolitana,assunta con la maggioranza dei due terzidei componenti.È utile evidenziare che, nelle zone omo-genee, si possono istituire organismi dicoordinamento collegati agli organi della

Città Metropolitana. Le zone omogeneecostituiscono, quindi, articolazione sulterritorio delle attività e dei servizimetropolitani decentrabili della conurba-zione. Per un territorio, essere considera-to una zona omogenea significa insostanza avere maggior peso all’internodella Città Metropolitana. È probabileche molti territori della provincia spinga-no per essere riconosciuti come zoneomogenee. Ma le zone omogenee, perloro natura e definizione, devono esseredelimitate secondo caratteristiche geo-grafiche, demografiche, storiche, econo-miche e istituzionali tali da farne l’ambi-to ottimale per l’organizzazione in formaassociata di servizi comunali e per l’eser-cizio delegato di funzioni di competenzametropolitana. E la Locride è l’unicazona omogenea compiutamente delinea-

ta all’interno della Città Metropolitana.Essere riconosciuta come tale ed evitareforzature che snaturino il concetto stessodi zona omogenea deve essere, a mioavviso, il primo forte impegno unitariodei Sindaci della Locride.In conclusione: la costituzione della CittàMetropolitana è un processo irreversibi-le che la Locride è chiamata a governareper non doverlo subire. Per governarlanon è utile attardarsi su analisi, anchecondivisibili in alcune parti, sull’efficaciadella riforma istituzionale derivante dallalegge Delrio. È più utile organizzare leforze in campo per tutelare le aspettativelegittime della Locride. Dunque un sug-gerimento: avanzi la conferenza deiSindaci una formale proposta di costitu-zione della Locride come zona omoge-nea della Città Metropolitana e una con-testuale proposta di criteri da attuare perriconoscere a un territorio tale status. Suquesta proposta convergano tutti iSindaci ponendola come condizionenecessaria (ancorché ovviamente nonsufficiente) per l’espressione di un votopositivo sullo Statuto all’interno dellaConferenza. Si elabori poi una piattafor-ma politica in grado di rappresentare leesigenze del territorio e su di essa si chie-da l’impegno formale delle forze politi-che che daranno vita alle liste contrappo-ste per l’elezione del Consiglio. Questo è,a mio avviso, il primo necessario passoper governare il processo in atto e percontribuire al rafforzamento di questanuova articolazione istituzionale che, seben governata, darà certamente nuovoimpulso allo sviluppo della Locride.

La costituzione della Città Metropolitana è un processo irreversibile che la Locride è chiamata a governare per non doverlo subire.

ittà Metropolitana

È stata convocataper venerdì 26febbraio l’assembleadell’Associazione deiSindaci, che avràluogo alle ore 17.00presso il PalazzoMunicipale diSiderno.

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Pillole Naturopatiche

A cura di:Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale®Presidente Associazione Culturale Tone

Concediamoci dell'olio essenziale, una sostanzaaltamente volatile che, grazie a questa sua caratte-ristica, raggiunge velocemente il nostro naso. Trale terapie complementari, l'aromaterapia è unadelle più conosciute e si sta diffondendo rapida-mente in tutto il mondo. Il suo valore terapeuticoè sempre più apprezzato da ricercatori e medici.Gli oli essenziali sono fluidi preziosi, dal dolceprofumo, estratti da molte varietà di piante e, spes-so, la loro somministrazione costituisce un vero eproprio gesto d'amore nei confronti dei nostrisensi.Gli oli essenziali sono molto più usati di quanto sicreda. Sono presenti in molte cure, profumi e pro-dotti di bellezza. Sono essenze non oleose, parti-colarmente concentrate in alcune parti della pian-ta: fiori, resina, corteccia, radici, buccia, foglie, frut-ti; frazioni volatili ottenute dalle piante mediantedistillazione in corrente di vapore. Presentano unacomposizione complessa: sono poco solubili e sti-molano intensamente l'olfatto, in quanto si volati-lizzano a temperatura ambiente. Hanno proprietàfisiche, chimiche e terapeutiche.La loro azione non è mai solo qualcosa di limita-to e altamente specifico per un organo o un appa-rato, ma hanno un'azione più generale sull'organi-smo in tutte le sue affezioni e l'aromaterapia nondeve essere vista solo come un rimedio puramen-te sintomatico, ma come un reale trattamentosistemico.Gli oli essenziali regalano energia e lucidità, cura-no la pelle e fanno bene al corpo e allo spirito. Lacomposizione di un'essenza naturale è molto piùcomplessa della somma dei suoi costituenti.Essenze riprodotte chimicamente in laboratorio,infatti, generano una miscela solo apparentemen-te uguale all'originale, come dimostrato dal con-fronto tra l'attività di sostanze naturali e sintetiche.Prendiamo il frutto solare per eccellenza, l'arancia.Il suo olio essenziale, distillato dalla buccia deifrutti di arancio dolce tonifica l'epifisi, il sistemanervoso centrale e quello neurovegetativo, il cuiequilibrio garantisce il buon funzionamento delnostro orologio biologico, apportando quindi lagiusta “dose” di vitalità a corpo e psiche. Il suoaroma contrasta efficacemente stress e depressio-ne. Se la stanchezza ti fa dormire male, aggiungi 8gocce di olio d'arancio al tuo bagno serale.Le specie botaniche più ricche di oli essenziali sidistribuiscano prevalentemente in zone calde eassolate; infatti un fattore particolarmente impor-tante riguarda le caratteristiche di foto esposizio-ne, di luce e di calore. La principale peculiaritàdegli oli essenziali, è che vengono percepiti comeodorosi.A differenza delle altre stimolazioni, quelle olfatti-ve sono le sole a passare direttamente nella cortec-cia cerebrale, senza essere filtrate dal centro recet-tore del 'talamo' per un'analisi preliminare. Lemolecole aromatiche che si diffondono nell'ariaraggiungono la parte superiore delle cavità nasali.Le cellule olfattive, una volta sollecitate dalle mole-cole aromatiche, trasformano lo stimolo chimicoin impulsi elettrici che a loro volta stimolano i cen-tri dell'odorato.L'aromaterapia coinvolge (attraverso la percezio-ne degli odori) l'emotività, la memoria, la sensibi-lità e tutte le aree cognitive correlate, oltre al siste-ma endocrino e quello immunitario; basta pensa-re a quanta importanza abbiano i profumi riferitialla sfera sessuale di ogni individuo. L'anosmia(incapacità di percepire gli odori) determina unabbassamento delle difese immunitarie ed è lega-ta ad alcuni tipi di depressione.

RIVIERA

SARA LEONE

"L'arte è universale: può arrivare a chiun-que." È questo il primo approccio conNadia.Da piccola grande donna, classe '94, apre lanostra chiacchierata con una citazione adaffetto.Nadia Zaidi è una ragazza calabrese, è nataad Oppido Mamertina.Suscita tanta tenerezza, mi chiede comeRiviera abbia fatto a conoscere i suoi qua-dri, e si dice onorata di avere tanta attenzio-ne da parte di un giornale che stima per gliideali che porta avanti.È sorpresa che giù in Calabria, si senta par-lare della sua arte.Dopo essersi diplomata all'Istituto TecnicoIndustriale, è andata a vivere a Brescia,dove attualmente lavora. Ha studiato l'arteda autodidatta. Anche Montale fu autodi-datta. Eppure diventó l'Eugenio Montale,dei libri di letteratura. È un augurio.Con la sua inclinazione all'interesse, sisente di affermare che il suo diploma le è

molto servito, le ha consentito di rimediarenumerosi lavori con i quali autofinanziarela sua arte sperimentale.La sua famiglia l'ha supportata ma, cometutti gli altri genitori, avrebbe preferito cheintraprendesse un percorso diverso, piùstabile e più sicuro, senza troppi puntiinterrogativi.Lei, per tutta risposta ha affiancato alla suapassione, un lavoro che le permettesse diavere un'indipendenza economica. Unaventenne seria, determinata e matura."Ma qual è stata la scintilla che ti ha fattoscoccare l'amore per l'arte?"- le chiedo."Ho sempre pensato che l'arte facesse partedella mia vita. Molte volte ho resistito allatentazione di lanciare in aria i pennelli o distrappare la tela. Altre volte l'ho fatto.Poi ho insistito, facendo prevalere la miaambizione"- afferma"E la tua ispirazione?"-ribatto."L'ispirazione è il messaggio. Se ho un mes-saggio forte, sta a me rappresentarlo inmaniera forte"- risponde.E il suo messaggio è sempre forte.Quello che più mi ha colpito delle sueopere sono i colori, spesso amalgamati,sfumati, spesso azzardati in accostamenti aeffetto.Mi piace come rappresenta le donne, mipiace il soggetto. E mi piace perché non viè nulla di più profondo.Una cosa mi colpisce, però, più di tutte.Le sue donne hanno sempre il punto vitaben definito.È una curiosità, non so se è una miaimpressione, allora glielo chiedo, e questo èquanto lei risponde:"La donna genera la vita ed è per questomotivo che la utilizzo come canale prefe-renziale del mio messaggio. Ne adoro l'ana-tomia: il seno, il busto, i fianchi, il ventre. Èl'equilibrio perfetto."E già questo dice tanto di Nadia come

donna.È semplice, diretta, anche un po' romanti-ca.Il messaggio che utilizza non si ferma alcolore e alle forme: è simbolico, un'allego-ria pittorica. Poi continua:"Anche il titolo dell'opera alle volte puòdivenire superfluo. Personalmente nonm'interessa che qualcuno ne percepisca ilsenso che io stessa ho voluto rappresenta-re.Mi piace stanziarmi davanti al mio quadro,alle mostre, fingendomi una spettatrice persapere qual è il messaggio che gli altri attri-buiscono alla mia tela"- dichiara.Non è egoista Nadia. Consegna la sua arteagli occhi degli spettatori, lasciando loro lacosa più bella: la libertà di interpretaresecondo la propria esperienza.La sua sicuramente non è un'arte preconfe-zionata.È un'arte sottile, che mira al cuore e allecorde più profonde dell'animo di chi osser-va.Le chiedo se ami la letteratura, se ami laletteratura nell'arte, l'arte nella letteratura,l'ekphrasis.Nadia ama la letteratura dell'Ottocento,ama Poe e Shakespeare, ama il dipinto"Ofelia", crede che sia molto fedele al per-sonaggio dell'Amleto.Così giovane, eppure dal gusto così raffina-to.E dopo aver svelato anche troppo, di unaragazza così semplice e della sua arte, spo-sto l'attenzione sulla terra che le ha dato inatali."Che rapporto hai con la Calabria?""È una domanda piuttosto delicata. Ci sononata, in Calabria. Ma molto spesso l'ho sen-tita distante, e non è un discorso geografi-co. Oggi ho più fan in Tunisia, Libia, Egitto,che in Italia. Il grosso dei fruitori delle mieopere è per lo più composto dagli stessiragazzi che hanno partecipato alla rivolu-zione araba e che sentono la necessità diaccostarsi a un tipo di arte che fino a pochimesi fa non avevano potuto apprezzare conlibertà. In Calabria ho conosciuto pocherealtà che mi hanno supportata: RicercaAlternativa, che mi ha proposto per laprima volta di esporre pubblicamente nelmio paese, Oppido Mamertina."Certo, non è il massimo che l'impegno diuna giovane ragazza calabrese, piena ditalento, venga apprezzato, prima che inpatria, in altri nazioni. E su questo sarebbebene riflettere.Così, dopo una piacevolissima conversazio-ne, in cui ho imparato tanto, non solo diarte ma anche di umiltà e passione, le chie-do un messaggio per noi giovani.Lei felice risponde: "Direi ai giovani di ten-tare. È importante avere dei sogni, ma lo èanche essere un tantino più realisti e cerca-re dei modi meno astratti per arrivarci.Faccio altri lavori, ma la mia ambizione èsempre e comunque la pittura".Ad maiora, Nadia.

“CULTURA E SOCIETA’

"HO SEMPREPENSATO CHE

L'ARTE FACESSEPARTE DELLA MIA

VITA. MOLTEVOLTE HO

RESISTITO ALLATENTAZIONE DI

LANCIARE IN ARIA IPENNELLI O DISTRAPPARE LA

TELA. ALTRE VOLTEL'HO FATTO”

SCALDIAMO I NOSTRISENSI IN QUESTOFREDDO INVERNO CONUN AGRUME DI STAGIONEL'aroma terapia, un gestod'amore per i nostri sensi

"La donna genera la vita ed è perquesto motivo che la utilizzocome canale preferenziale del miomessaggio. Ne adoro l'anatomia:il seno, il busto, i fianchi, il ventre.È l'equilibrio perfetto"

TELA E PENNELLI: il talento di Nadia Zaidi

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nventò la cosiddetta “Hollywoodrossa”. Durante l'età dell'oro del cine-ma russo, negli anni '20 e '30, realizzòquattrocento tra film e documentari,lasciando, in ambito cinematografico,uno dei segni più indelebili. Eppure ilnome di Francesco Misiano si vapo-rizzò nel dopoguerra e oggi è scono-sciuto ai più. E pensare che all'epoca

suonava familiare alle orecchie di ThomasMann, Sergei Eisenstein, Bertold Brecht,Vsevolod Pudovkin, Charlie Chaplin, AlbertEinstein.Ancora giovane, Francesco Misiano lasciò lasua Ardore per studiare ragioneria ad Assisi. Avent'anni cominciò a lavorare come impiegatodelle Ferrovie e contemporaneamente ha iniziola sua vita politica con l'adesione al PartitoSocialista Italiano. Siamo nel 1904 e il giovaneMisiano raggiunge Zurigo, dove conosce Lenin.Lo ritroviamo qualche anno dopo a Berlinodove, armi in pugno, combatte al fianco di RosaLuxemburg e Karl Liebknecht per difendere lasede del Vorwärts, l'organo del partito socialde-mocratico tedesco.Francesco Misiano fu tra i fondatori del PartitoComunista Italiano, parlamentare perseguitatodai fascisti, combattente in Africa contro il colo-nialismo italiano, sodale di Antonio Gramsci eacerrimo rivale di Gabriele D'Annunzio. Nel1924 il Soccorso Operaio Internazionale, di cuiera dirigente, gli affidò il compito di fondare aMosca una casa di produzione cinematograficache fosse vicina alla causa rivoluzionaria mon-diale. Nacque così la Mezrabpom-Russ, unnome decisivo per la nascita e la diffusione diquella cinematografia sovietica che stupì ilmondo.Capolavori come “La Corazzata Potëmkin” diEisenstein, "La madre" di Vsevolod Pudovkin,"Aelita" di Protazanov (il primo film di fanta-scienza russo) non sarebbero mai arrivati a unsuccesso internazionale ed epocale senza lostraordinario intuito di Francesco Misiano, chefu il più grande produttore cinematograficodell'Unione sovietica. Nel 1926 riuscì a invitarea Mosca Douglas Fairbanks e Mary Pickford, inuna memorabile giornata di mondanità cinema-tografica nella Russia bolscevica, durante laquale il "Robin Hood a stelle e strisce" e "lafidanzata d'America" furono inseguiti da unostuolo di cineoperatori tra due ali di folla in deli-rio.Nel 1933, quando Hitler salì al potere, Misianoaccolse nella Mezrapbom registi, sceneggiatorie intellettuali in fuga dal Nazismo comePiscator, Richter, Joris Ivens, Béla Balàzs. Macol passare del tempo i suoi rapporti con il regi-me stalinista andarono peggiorando, probabil-mente per la sua grande autonomia e libertà dipensiero.

La morte lo colse prematuramente a Mosca il16 Agosto 1936 a soli 52 anni.Sulla sua storia politica, cinematografica e per-sonale, cadde inesorabilmente un pesante oblio.Per riportarla alla memoria nell'agosto 2004nasce ad Ardore il “Centro Studi Ricerche eFormazione Francesco Misiano”.

Importantissima iniziativa del Centro Studi èstata l'istituzione del Premio Internazionale allaProduzione Cinematografica “FrancescoMisiano” che, prendendo le mosse dal dicem-bre 2007, a cadenza biennale, ripercorre le piùimportanti tappe italiane ed europee della vita edella avventura politico-artistica di Misiano.Quest'anno, dopo le tappe precedenti chehanno toccato Mosca, San Pietroburgo eBerlino, il Centro Studi, con la collaborazionedel “Museo Nazionale del Cinema”, organizzaa Torino la IV edizione del “PremioInternazionale alla Produzione cinematografi-ca” intitolato, appunto, a Francesco Misiano. Ilriconoscimento sarà conferito a FrancescoMunzi, regista del film “Anime nere”, tratto dal-l'omonimo romanzo dello scrittore, nostro con-terraneo, Gioacchino Criaco. La manifestazio-ne si terrà nella Sala 2 del Cinema Massimo il 23febbraio 2015.

M.G.C.

KATIA CANDIDO

“Il profumo dei tigli” è il nuovo libro diDomenico Angilletta, docente al liceo classicodi Locri, pubblicato dalla casa editrice EdizioniErranti lo scorso gennaio. L'autore nasce aGrotteria, un paese in provincia di Catanzaro,nel 1952 e si laurea alla Facoltà di Lettere eFilosofia presso l'Università degli Studi diMessina. È proprio questo il luogo dove, in ungiugno della fine degli anni '70, si snoda lavicenda dei due giovani studenti protagonisti,due persone libere di compiere le proprie scel-te, con la convinzione di cambiare la mentalitàe la visione del mondo.Scrivere sulle valigie, su un treno in corsa, nelleorecchie il vento e il fischio della locomotiva;scrivere in mezzo al mare, a bordo di un ali-scafo, cullati dal beccheggio della prua che arale onde come un vomere scuro, inondati dalfiume di luce che si riversa dal cielo nel mardello Stretto. La scrittura di DomenicoAngilletta, è anzitutto questo: un movimento.Non nel senso che egli rappresenti uno scritto-re da viaggio, benché sia stato un viaggiatoreper passione, per scelta, per ragioni di studio,per lavoro. Il viaggio, nel suo caso, si consumanelle parole, quasi che quel costante essere intransito, quella perenne vibrazione dei sensi, sisiano trasmessi dalla penna alla pagina. La tes-situra narrativa che cuce e imbastisce la sua sto-ria, in cui spiega i periodi sulla carta, ha unmovimento sinuoso, sensuale, mai prevedibile.Eppure, la sua è una scrittura lucida, cristallina,impietosa, simile a un bisturi sapiente cheseziona l'epidermide delle cose. Si potrebbepensare che questo processo avanzi in maniera

sistematica dalla superficie verso il profondo,scandagliando i confini dell'inconscio; perché lepulsioni del sottosuolo, le più segrete, le piùinconfessabili, hanno un legame continuo, inti-mo, ineludibile persino con la più inossidabiledelle apparenze. È un movimento che gioca piùsu un piano orizzontale, che dall'interno parte eprocede verso l'esterno. Profondo conoscitoredell'animo umano, l'autore fa apparire i suoipersonaggi in una situazione non eclatante, nonstraordinaria ma semplicemente normale. È lastoria di ognuno di noi poiché è proprio la nor-malità che vivono i protagonisti. Un incontro,uno sguardo, uno scambio di battute, il primoapproccio, il viaggio insieme. Vivono una fortepassione che all'inizio si discosta dalla fisicitàma che, poi, sfocia con vigore e pienezza nellapiù alta forma dell'amore. Amore inteso come ilfulcro dell'esistenza di un uomo, come il puntodi unione tra due esseri che guardano nella stes-sa direzione. Amore inteso come sintesi di duedifferenti nature fuse in un'unica anima, nellasplendida cornice degli alberi di tiglio, il cuiprofumo inebriante accentua l'ardore.Angilletta descrive due giovani colti, intrapren-denti, genuini, gente del sud, legata alla propriaterra e ai valori che in essa sono conservati. Inquesto, lo scrittore, fa un glorioso riferimentoalla natura e alle radici del suo territorio, citan-do più volte i luoghi della sua giovinezza, dandocosì un'immagine della vita di oggi e di ieri dimolti studenti pendolari. E proprio da qui cheparte l'impulso dell'autore di raccontare la suastoria, una vicenda come tante altre, tranquillama al contempo complicata; apparentementesuperficiale ma intimamente profonda.

I

RIVIERA

www.larivieraonline.com DOMENICA22 FEBBRAIO 19

DOVE PUÒ ANDARE A FINIRE LA PIANTA DEL DIAVOLO

I carboni del diavolo, il tabacco, vennero per la prima volta visti da uneuropeo: un marinaio al seguito di Cristoforo Colombo. Davantiall'isola di Cuba volle provare a respirare quel qualcosa che avevanoin mano gli indigeni del luogo senza bruciarsi. Per poco non restò sof-

focato. Quando riuscì a emettere il respiro imprecò: «Figlio del diavolo!» e sigaretta fu!Da quel giorno, il vizio del fumo dilagò e in Europa la tabacchiera fu l'inseparabile compagna di re, imperatori, nobili, statisti ecc. Pensate che lo statista inglese Petersham ne possedeva ben 365,una per ogni giorno dell'anno, e una diversa dall'altra. Sono state fabbricate tabacchiere in oro, argento, cesellate e cosparse di pietre preziose. Napoleone Bonaparte ne faceva incetta durante iConsigli di Stato. Siccome spesso e volentieri dimenticava la propria, un suo fiduciario, a un cenno convenuto, premurosamente se le faceva prestare da qualcuno dei presenti. Napoleone, chefaceva? Ne svuotava il contenuto sul tavolo e metteva la “sfortunata” tabacchiera in tasca. Immaginate quanti di questi oggetti collezionava! Toccava, poi, alla Giuseppina provvedere a restituirleai legittimi proprietari. A un certo punto i dignitari si fecero furbi e alle “imperiali” riunioni, portavano tabacchiere di legno.

LA ROSA DEI VENTI(mini rubrica a cura di Maria Verdiglione)

Partì da Ardore e stupìil mondo: FrancescoMisiano, l'inventore della Hollywood rossa

Il nuovo libro diDomenico Angillettaè un'esaltazione della

quotidianità. Le viteeccezionalmente

normali deiprotagonisti sono la

celebrazione delpendolarismo e dellasemplicità calabrese

degli anni '70

L’amore ha Il profumo dei tigli

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DOMENICA22 FEBBRAIO 21www.larivieraonline.com CULTURA

Nella maggior parte dei casi lacistite è un'infiammazione dellamucosa del pavimento vescicaledata da infezione batterica (di soli-to Escherichia Coli o in minori casida Proteus, KlebsiellaPseudomonas, Staphylococcussaprophyticus e Staphylococcusaureus), ma si possono avere ancheda infezioni virali o micotiche, dafarmaci, da agenti chimici tossiciecc. La cistite è una patologiamolto frequente e colpisce preva-lentemente il sesso femminile: sistima che circa il 25-35% delledonne di età compresa tra i 20 e i40 anni abbia manifestato un episo-dio di cistite nel corso della suavita.Si associa generalmente a doloresovrapubico, disuria, frequenza eurgenza minzionale, brucioredurante la minzione, stranguria(emissione dolorosa di urina lentae intermittente, spesso a gocce),pollichiuria (emissione con elevatafrequenza di piccole quantità diurina). Nei casi più gravi si rileva lapresenza di sangue nelle urine.Nel 50/% - 80% le cistiti non cura-te o curate male nell'arco di 3 - 6mesi svilupperanno un'infiamma-zione ricorrente.Numerosi sono i fattori di rischioche sembrano predisporre le donneall'insorgenza e alla ricorrenzadegli episodi di cistite. Tra questi:- uso indiscriminato di antimicoticivaginali che alterano l'equilibriodella flora batterica vaginale com-portando una persistente coloniz-zazione da parte di uropatogeni;- distanza tra uretra e ano: ladistanza media dell'uretra dall'anorisulta più corta nelle donne con

infenzioni delle vie urinarie ricor-renti (4,8 mm contro i 5 mm dellamedia);- deficit estrogenico che altera ilnormale trofismo vaginale;- uso di sistemi contraccettivi qualile creme spermicide e/o il diafram-ma i quali generano alterazioni del-l'ecosistema vaginale;- familiarità con infezioni e infiam-mazioni delle vie urinarie.La diagnostica di laboratorio sibasa sull'esame fisico-chimico delleurine, sull'urinocoltura, sull'ecogra-fia vescicale a forte riempimentocon la valutazione del ristagno postminzionale, sull'uretrocistoscopiadiagnostica con cistoscopio flessibi-le ed eventuale biopsia del tessutovescicale.Effettuare una terapia fin dai primisintomi della cistite può fermare ilcircolo vizioso che si crea con lecistiti ricorrenti. In genere si risolvecon un aumento dell'apporto idriconell'arco della giornata e u brevetrattamento antibiotico.Nelle cistiti ricorrenti, ottimi risul-tati ho personalmente ottenuto conuna terapia endovescicale di con-droitin solfato sodico al 2%, che èdisponibile in flaconi da 20ml (400mg di solfato di condroitina per fla-concino), il quale si stratifica sullamucosa vescicale danneggiata dal-l'infiammazione permettendone lariparazione fisiologica, insieme aterapia per via orale con 1,5 g di D-Mannosio (uno zucchero sempliceche si lega al batterio EscherichiaColi) in associazione con estrattopurificato di melagrana, entrambicon proprietà antiadesiva e antibat-terica.

La coxartrosi è una patologiacaratterizzata dalla degenera-zione della cartilagine cheriveste l'articolazione dell'an-ca, il punto in cui il femore siarticola con l'acetabolo.E' unapatologia molto diffusa.Visono dei fattori predisponentiquali obesità,menopausa,etàavanzata.In circa la metà deipazienti le cause non sonoconosciute e si parla di artrosiprimaria. L'artrosi secondariainvece è causata da displasia

o lussazione conge-nita dell'anca,frat-ture,patologieinfiammatorie cro-niche (es.artritereumatoide) meta-boliche,o causemeccaniche (con-flitto femoro-aceta-bolare, deformità).L'artrosi dell'anca simanifesta con dolo-re in regione ingui-nale che spesso siirradia a livello digluteo,coscia eginocchio,aumen-tando con la stazio-

ne eretta o dopo sforzo.Aldolore si uniscono limitazionearticolare e difficoltà nelcompiere semplici gesti quoti-diani quali alzarsi da sediebasse o allacciarsi le scarpe.Ilpaziente tende infine a nonappoggiare l'anca malatainclinando il bacino e sovrac-caricando così la regione lom-bare,con conseguenti dolorilombari ed all'altra anca.Lacura della coxartrosi inizialesi basa sull'uso di farmaciantinfiammatori,integratori abase di glucosamina, fisiotera-pia,infiltrazioni intrarticolarieco-guidate a base di acidoialuronico.Nelle forme digrave artrosi si ricorre all'in-tervento chirurgico perimpianto di protesi d'anca,che consiste nel sostituire lacartilagine della testa femo-rale e del bacino,ormai usura-ta, con materiali metalliciinnovativi.

Artrosidell'anca ocoxartrosi

l Consiglial dott. Calafiore

Il papillomavirus è un virus, di cui si ricono-scono circa 100 tipi, che induce lesioni

mucose e cutanee, i condilomi e le verru-che. Le verruche volgari sono la formapiù frequente e si localizzano sullemani e sulle dita. Il decorso è la spon-tanea regressione dopo un paio dianni. I condilomi acuminati sono lapiù frequente patologia a trasmissione

sessuale e si presentano come lesionipapulose e verrucose; le sedi di elezione

sono il prepuzio e il meato uretrale nel-l'uomo, il vestibolo vaginale nella donna.

Queste lesioni vanno trattate perché possono

provocare gravi lesioni e forme tumorali come il carcinoma del collodell'utero. La terapia di elezione è la crioterapia con azoto liquido,una procedura assai semplice e veloce, consistente nello spruzzare sul-l'area interessata dell'infezione dell'aria compressa raffreddata a 196gradi sotto lo 0. Il freddo, erogato da una piccola bomboletta ad ariacompressa, congela il tessuto interessato formando dei cristalli dighiaccio intracellulari che provocano la lisi meccanica e lo shock ter-mico della cellula, favorendo la caduta della verruca. Nei giorni suc-cessivi al trattamento, infatti, si forma una crosta scura che cadelasciando solo in casi rarissimi una piccola cicatrice piatta. Il tratta-mento è consigliato non solo per i tempi assai brevi dello stesso e delrecupero, ma anche per tenere sotto controllo l'infezione che, altri-menti, potrebbe espandersi al resto del derma risultando molto fasti-diosa.

L’espertoRosa Maria Strangi

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SOS cistite: un fastidioda non sottovalutare

la più comune cause delle verruche

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RIVIERA

Lo Stretto. Volare sullo Stretto, come volano i nostri sogni su questo azzurro vivo, su questi mari che sifanno fiume, su questi monti bassi a contorno dello spettacolo dal vivo degli elementi antichi, riuniti a cele-brare l’uomo ! Volare oh-oh, come cantava il poeta, come cantano i nostri cuori nelle albe di fine invernoaffacciate sulla bellezza feroce dello Stretto e di Calabria e Sicilia, unite nel blu dipinto di blu.

La passione per la pesca può riservaredavvero grandi soddisfazioni. Lo testi-monia il meraviglioso e gigantescotonno che Ennio e Cesare hanno volutoimmortalare in questa foto di ormaiqualche anno fa.

Tony WhiteStrikesAgain!

Politica tra le provole

Seni debuttanti,seni debordanti

Una passione incontenibile

Chi l'avrebbe mai immaginato che tra Delrio ela Boschi potesse scoppiare una passione cosìtravolgente da non poter essere sopita nem-meno in Parlamento? È proprio vero che l'a-more trionfa siempre!

La neve ci aveva già sorpreso nell'imminen-

za delle vacanze natalizie, ma in questo fred-

do inverno ha voluto tornare a fare visita alla

Locride una seconda volta. Da Vibo Valentia

a San Giorgio Morgeto, da Cittanova a

Gerace, la scorsa settimana la zona aspro-

montana si è svegliata sotto la neve. I disagi

non sono mancati e, oltre al freddo pungen-

te, la situazione più critica si è registrata sulla

nostra rete stradale. Le difficoltà di marcia

sulla statale Jonio-Tirreno, ad esempio,

hanno per diverse ore letteralmente “isolato”

l'area Jonica dal resto del Paese. La meravi-

glia, però, ha fatto ben presto dimenticare le

difficoltà, lasciandoci invece il magico ricor-

do dei nostri borghi completamente

imbiancati. Ecco le foto più belle scelte per

voi dalla redazione!

Nella morsa del freddoSenza perdere

il sorriso… Il vicesindaco di Locri RaffaeleSainato si abbatte su una sedia cer-cando di sorridere dopo l'infaustasettimana che il suo Comune ha vis-suto. Gli auguriamo che quel sorrisotorni presto ad allargarsi!

Il ministro delle Politiche Agricole MaurizioMartina si sarà trovato a suo agio in mezzo alleprovole, soprattutto perché ha avuto come ecce-zionale anfitrione nientemeno che il segretarioSeby Romeo!

Grandi tonni, grandisoddisfazioni

Elisabetta Canalis ha fatto parlare di sé in occasione delGran ballo delle debuttanti. Durante la serata di gala, trauna piroetta e l'altra, il suo abito rosso ha concesso benpiù del “vedo e non vedo”.

Dopo una lunga assenza, il nos-tro Tony White torna in grandestile a Bologna dove, in onore delgrande Lucio Dalla, ha cantatoinstancabilmente sotto la casadell’artista scomparso PiazzaGrande. Il suo saluto piùgrande è rivolto ai lettori dellaRiviera e, soprattutto, a tutti ifan che lo hanno supportatonel suo cammino e nella suatppa fuori sede.Da Locri a Bologna, un suc-cesso senza tempo!

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SETTIMANALE

DOMENICA 22 FEBBRAIO 23www.larivieraonline.com

Attenti a... LapoCalabresi d'un certo livello, Lapo Elkan e la nostra Maria TeresaSansalone, che fa la “hair stylist” a New York, immortalati in una fotoche testimonia che salti di qualità si possano fare anche partendodalla nostra umile Calabria.

La Commedia secondo Alvaro Rappresentanti… a

dir poco stupefacenti!

Foto della Siderno che fu

Ciclisti d'alta quota

Siderno, primi del novecento, un basti-mento portava merce utile al commerciodella ditta Zitara, che aveva sede in piazzaPortosalvo. Oggi, in quegli stessi locali,possiamo gustare una buona birra.

Gli alunni della scuola Corrado Alvarohanno messo in scena la Divina Commediacon sagacia e maestria. Un lavoro eccezio-nale, tanto più che Virgilio era già perfetta-mente calato nella parte di… Virgilio!

Chi ha apposto il cartello di ingresso aStraorino su una fontanella non deveaver pensato a che cosa il nome delpaese potesse evocare o deve avere unenorme senso dell'umorismo. Genio odistrazione?

Con le gambead angolo

L'architetto Anton “delle case vecchie”Milicia si stringe sull'altalena con l'avvocatoAntonio Russo, riscaldandosi al ritmo diGuarda come dondolo. “Le mie gambe tre-mano, forse sono brividi d'amor!”

Quando le strade (asfaltate o sterra-te) non bastano più a soddisfare lapassione per la bicicletta, si puòricorrere all'invenzione di nuovi emultiformi mezzi di locomozione purdi continuare a pedalare…

La Locrideall'AssembleaMetropolitana

Vumbaca, Fuda, Giugno, Calabrese… i nostri sindaci si uniscono per il benecomune nell'assemblea sulla CittàMetropolitana organizzata daFalcomatà che, sullo sfondo, tienebanco con le sue considerazioni.

“Volete un pòd'or… acqua?!”

Alla bit, la nostraregione si è presentatacon lo slogan “Gira eRigira, la Calabria tistupisce sempre”. Ecome poteva nonfarlo, con due rappre-sentanti della provin-cia di Reggio comeRaffa e Cannizzaro?!

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