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CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE DELLA RETE NATURA 2000 In collaborazione con: PROGRAMMA DI RECUPERO AMBIENTALE DELLA ZPS “VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE” MAGGIO 2006 A cura del Onlus Laboratorio di Ecologia Capitanata c/o Dipartimento di Zoologia

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CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE DELLA

RETE NATURA 2000

In collaborazione con:

PROGRAMMA DI RECUPERO AMBIENTALE DELLA

ZPS “VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE”

MAGGIO 2006 A cura del

Onlus

Laboratorio di Ecologia Capitanata

c/o Dipartimento di Zoologia

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CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE DELLA

RETE NATURA 2000

PROGRAMMA DI RECUPERO AMBIENTALE DELLA

ZPS “VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE” Maggio 2006

A cura del

Onlus Sede legale: Via Spalato, 11 – I 71100 Foggia (Italy)

e-mail: [email protected]

In collaborazione con:

Laboratorio di Ecologia

Capitanata

c/o Dipartimento di Zoologia

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SOMMARIO

SUMMARY 7

PREMESSA 8

1. INTRODUZIONE E STORIA 9

2. CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE 10

2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E NATURALISTICO DEL SITO VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE 10 2.1.1 DATI SINTETICI DELLA SCHEDA BIOITALY/NATURA 2000 DELLA ZPS “VALLONI E STEPPE

PEDEGARGANICHE” 11 2.1.2 INQUADRAMENTO DELLE COMUNITÀ VEGETALI ED ANIMALI E LORO VALENZA NATURALISTICA 12 2.2 CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL SITO VALLONI E STEPPE

PEDEGARGANICHE 30 2.2.1. ATTIVITÀ AGRICOLE 31

3. ANALISI DELLE PROBLEMATICHE 32

3.1 LE VIOLAZIONI DELLA ZPS 32 3.1.1 AZIONI DI DEGRADO DELLA ZPS VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE. 32 3.1.2 IL CONTRATTO D’AREA 33

4. QUANTIFICAZIONE DEL DANNO (HABITAT E SPECIE) 37

4.1 ESTENSIONE DELL’AREA OGGETTO DEGLI INTERVENTI E QUANTIFICAZIONE DEI DANNI 37

5. PROPOSTE PER L’INVERSIONE DEL DEGRADO DELLA ZPS 40

5.1 STRUMENTI DI GESTIONE 40

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5.2 PROPOSTA DI COMPENSAZIONE 41

6. AZIONI DI COMPENSAZIONE DA REALIZZARE: LA FONDAZIONE “HABITAT” 45

6.1 PERCHE’ UNA FONDAZIONE 45 6.1.1 CHE COS'È UNA FONDAZIONE? 45 6.1.2 PERCHÉ CREARE UNA FONDAZIONE? 46 6.2 DESCRIZIONE DELLA FONDAZIONE 46 6.2.1 DI COSA SI OCCUPERÀ LA FONDAZIONE? 46 6.2.2 QUALI RISORSE ECONOMICHE SARANNO DISPONIBILI PER LA FONDAZIONE? 47 6.2.3 DOVE OPERERÀ LA FONDAZIONE? 47 6.2.4 COME LA FONDAZIONE PERSEGUIRÀ CONCRETAMENTE IL SUO SCOPO? 48 6.2.5 QUALI RISORSE UMANE SARANNO DISPONIBILI PER LA FONDAZIONE? 48 6.2.6 COME SI CHIAMERÀ LA FONDAZIONE E DOVE AVRÀ SEDE? 49 6.2.7 CHI PRENDERÀ LE DECISIONI? 49 6.3 COMPOSIZIONE DELLA FONDAZIONE 50 6.4 SCOPI DELLA FONDAZIONE 50 6.4.1 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E RETE ECOLOGICA 50 6.4.2 DESCRIZIONE OBIETTIVO SPECIFICO E AZIONI PER IL FUNZIONAMENTO 52 6.4.3 LINEE GUIDA PER L’ATTIVAZIONE DELL’INTERVENTO 53 6.4.4 SERVIZI PER IL TERRITORIO E LE AREE PROTETTE 59 6.5 STRUTTURA ORGANIZZATIVA E DIREZIONE DELLA FONDAZIONE 62 6.5.1 STRUTTURA E ORGANIGRAMMA 62 6.5.2 DIREZIONE E UFFICIO DI SEGRETERIA 63 6.6 DIPARTIMENTO PER LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA, BANCA DEGLI HABITAT E SERVIZIO DOCUMENTAZIONE NATURALISTICA E AMBIENTALE 64 6.6.1 I PRESUPPOSTI 64 6.6.2 LA BANCA DEGLI HABITAT: 66 6.6.3 DIPARTIMENTO PER LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA 69 6.6.4 CENTRO TEMATICO REGIONALE PER LA DOCUMENTAZIONE NATURALISTICA E AMBIENTALE

(BIBLIOTECA NATURALISTICA) 72 6.7 DIPARTIMENTO AMBIENTE & LEGALITÀ 74 6.7.1 PREMESSA: SINTESI DEL CONTESTO TERRITORIALE 74 6.7.2 OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI 75 6.7.3 ATTIVITÀ PREVISTE 76 6.7.4 CENNI ORGANIZZATIVI 76 6.8 DIPARTIMENTO FORMAZIONE E VOLONTARIATO 77 6.8.1 MODALITÀ DI ATTUAZIONE 77 6.8.2 OBIETTIVI GENERALI 77 6.8.3 OBIETTIVI SPECIFICI 78

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6.8.4 MODALITÀ DI IMPIEGO DEI VOLONTARI 79 6.8.5 CENNI ORGANIZZATIVI 80 6.9 STRUTTURA ORGANIZZATIVA E PERSONALE 81 6.9.1 ORGANICO 81 6.9.2 OBIETTIVI DELLE UNITÀ ORGANIZZATIVE 82 6.9.3 CONSULENZE ESTERNE 82 6.9.4 FORMAZIONE DEL PERSONALE 83 6.9.5 LA SEDE OPERATIVA 83 6.9.6 STAZIONI E LABORATORI DI RICERCA E FORMAZIONE SUL CAMPO 83

7. MISURE DI COMPENSAZIONE DA INSERIRE NEL PSR 84

8 SINTESI DEL PROGRAMMA E QUADRO ECONOMICO 92

8.1 ATTIVAZIONE E FUNZIONAMENTO DELLA FONDAZIONE 92 8.2 PROSPETTIVE E SOSTENIBILITÀ 92 8.3 PIANO ECONOMICO-GESTIONALE E BUDGET DI SPESA 92

BIBLIOGRAFIA 95

ALLEGATO: BOZZA DI STATUTO DELLA FONDAZIONE 105

ALLEGATI CARTOGRAFICI 112

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Summary

“Valloni e steppe pedegarganiche” ZPS/pSAC area represents one of the last significant site of sub-steppe habitat of peninsular Italy, hosting important habitats and species seriously endangered at national and European level. Although it has been formally protected as SPA / pSCI since December 1998, the area has undergone several and massive human threats which resulted, in the last 10 years, in a severe degradation and a constant loss of biodiversity. The worst attack to steppe habitats has been taking place since 1999 with the Manfredonia “Contratto d’area”. In order to reverse this serious situation, the CSN (the NGO - Centro Studi Naturalistici) proposes to institute a foundation aiming to promote endangered habitats conservation as well as to stimulate employment. This institution could represent a very important tool against degradation and trivialization of the natural habitats of Puglia region and, particularly, of Foggia Province, the last one being among the areas with the greatest biodiversity in Italy.

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PREMESSA

C onservation biology e landscape ecology sono entrambe scienze

giovani e mostrano diversi segni di immaturità, come le confusioni teoriche. Comunque l’esperienza frutto dello studio e della osservazione di migliaia di casi empirici, ha portato ad alcuni principi generali su come il territorio può essere “gestito” al fine di conservarne la biodiversità ed i processi ecologici ed evolutivi. I principi della Conservation biology non sono leggi; possiamo aspettarci di affinarli continuamente con la maturazione della disciplina. Rinviare la realizzazione di questi principi fino a che la disciplina sia completamente sviluppata, comunque, sarebbe quantomeno avventato; le forze che degradano e trasformano gli ecosistemi naturali non attenderebbero il consiglio degli scienziati ! In realtà il percorso più prudente per la conservazione è procedere sulle basi delle migliori informazioni disponibili, della deduzione razionale, e del consenso dell’opinione scientifica su come dedicarsi alla protezione o al ripristino degli ecosistemi. (R. Noss, 1992)

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Programma di Recupero Ambientale della Zona di Protezione Speciale ZPS VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE

1. INTRODUZIONE E STORIA L’area ZPS/pSIC “Valloni e steppe pedegarganiche” rappresenta uno degli ultimi siti significativi di habitat sub-steppico dell’Italia peninsulare ed ospita importanti habitat e specie gravemente minacciati a livello nazionale ed europeo. Pur essendo formalmente tutelata come ZPS/pSIC dal dicembre 1998 (data proposta pSIC 06/1995 recepita dal Ministero Ambiente con DM del 3/4/2000 G.U. del 22/04/2000), l’area è stata soggetta a ripetute e massicce aggressioni che hanno portato, nell’arco degli ultimi 10 anni, un forte degrado e ad una costante perdita di biodiversità. E’ inoltre mancata completamente una gestione attiva rivolta alla conservazione del sito. La più massiccia aggressione agli habitat steppici è stata catalizzata nel 1999 dal Contratto d’area di Manfredonia, un progetto di “sviluppo” nato dalla crisi della ex Enichem che, scavalcando tutte le procedure di valutazione degli impatti e di corretta pianificazione, ha avviato una serie di progetti che comportavano l’urbanizzazione e conseguente totale distruzione di alcune delle aree meglio conservate della ZPS. In termini d’impatto negativo sulla ZPS, oltre al contratto d’area, vanno segnalati anche gli interventi di spietramento e messa a cultura dei pascoli (grano, fichi d’india). La LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), dopo ripetuti tentativi di dialogo non raccolti dagli enti, ha sporto formale denuncia alla Commissione Europea per violazione dell’articolo 6 della Direttiva 92/43/CEE [pratica 2001/4156 SG (2001) A/2150]. Tale denuncia ha portato nel 2004 all’avvio di una Procedura di Infrazione a carico dello Stato Italiano per violazione della Direttiva (reclamo 2001/4156). Il rispetto della legalità europea e la conseguente chiusura della procedura di infrazione a carico dell’Italia richiedono una radicale inversione di rotta rispetto alla gestione del sito. E’ indispensabile bloccare in modo definitivo qualsiasi ulteriore urbanizzazione degli ambienti naturali, avviare una reale gestione ambientale complessiva del sito e mettere in atto concrete e massicce azioni di compensazione atte ad invertire il degrado del sito e restaurare, per quanto possibile, i beni ambientali tutelati che sono stati danneggiati fino ad ora. Il presente documento espone alcune proposte concrete elaborate dal Centro Studi Naturalistici Onlus, allo scopo di favorire la soluzione del problema attraverso la sua trasformazione in opportunità di sviluppo sostenibile.

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2. CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE 2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E NATURALISTICO DEL SITO VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE L’area è ubicata a sud del Gargano, ed è la parte in cui il Promontorio declina verso la pianura del Tavoliere con veri e propri terrazzi. In questa parte del massiccio sono distinguibili quattro grossi terrazzi, ognuno conseguente ad una “pausa” del sollevamento del Promontorio.

L’origine dell’area è successiva a quella del Promontorio poiché risale al Pliocene, durante il quale si è avuta l’emersione di zolle che si sono allungate in larghe fasce, alle falde delle masse garganiche.

Queste distinte formazioni geologiche hanno influenzato direttamente le caratteristiche del suolo e di conseguenza hanno determinato la varietà e la distribuzione della vegetazione spontanea e coltivata. In particolare, l’area in oggetto è caratterizzata nella parte più interna dalla presenza di terre brune mediterranee poggianti su rocce calcaree risalenti all’età Cretacica e nelle aree litoranee o confinanti con il Torrente Candelaro, da terreni idromorfi, sensibilmente influenzati dall’acqua presente a lieve profondità per buona parte dell’anno.

Dal punto di vista orografico l’area delle “steppe garganiche” si presenta pianeggiante, ondulata, con una leggera pendenza verso il Candelaro. A ridosso dell’area interessata vi è però il Gargano che proprio sul suo fianco meridionale, di più intenso sollevamento, forma i caratteristici “valloni”, che altro non sono che ripidi avvallamenti con i quali il Promontorio si collega alla pianura del Tavoliere.

Le caratteristiche orografiche e morfologiche incidono pesantemente sull’idrografia del territorio in esame. L’area del Tavoliere ha attraversato “recentemente” una fase lagunare, causata dalla bassa pendenza del terreno e dalla grande irregolarità dei torrenti che solcano la pianura e che, spandendosi, formano paludi ed acquitrini di grande importanza naturalistica. Tale situazione si verifica soprattutto nell’area interessata, dove la presenza della foce del Torrente Candelaro, l’apporto dei canali

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naturali attraverso i quali sgronda l’acqua dei Valloni, unitamente alla presenza di uno strato di calcare compatto impermeabile su cui poggiano gli strati argillosi, determina la formazione di zone paludose.

Dal punto di vista climatico ci si trova di fronte all’area pugliese dove si riscontra l’indice di aridità più elevato.

Analogo è l’andamento delle temperature che registrano una media annuale di circa 16-17 °C con minimi registrati il mese di gennaio (sovente inferiori allo zero) e massime registrate durante il mese di luglio – agosto (superiori ai 30 °C).

Da un punto di vista bioclimatico, in base ai valori del quoziente pluviometrico, l’area può considerarsi tra quelle a bioclima “mediterraneo umido”, a variante fresca, con riposo invernale della vegetazione e gelate assai frequenti.

In particolare la stazione considerata è riferibile come vegetazione potenziale all’interno dell’areale del Leccio (Quercus ilex), nella parte inferiore di quella della Roverella (Quercus pubescens), quasi a contatto con l’altra del carpino nero (Ostrya carpinifolia).

2.1.1 Dati sintetici della scheda BioItaly/Natura 2000 della ZPS “Valloni e Steppe pedegarganiche” Nome e codice Sito (IBA e/o ZPS): Valloni e steppe pedegarganiche Regione: Puglia Superficie (in ha): 30467 prima proposta 06/1995 (D.M. Ambiente del 3/4/2000 G.U.95 del 22/04/2000) Successiva revisione: 29817 ha Deliberazione G.R. n.1157 del 08/08/2002 (B.U.R.P. n.115 del 11/09/2002) Data designazione ZPS: 12/1998 HABITAT DIRETTIVA 92/43/CEE:

• Formazioni di Euphorbia dendroides (5%) • Versanti calcarei dell'Italia meridionale (20%) • Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-

Brachypodietea) (*) (40%)

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SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II: • Mammiferi:

Rhinolophus ferrum-equinum • Uccelli:

Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Alauda arvensis; Melanocorypha calandra; Neophron percnopterus; Pernis apivorus; Tetrax tetrax; Emberiza cia; Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Calandrella brachydactyla ; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Lullula arborea; Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus aeruginosus; Columba livia.

• Rettili e anfibi: Testudo hermanni; Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata.

• Pesci: Alburnus albidus

SPECIE FLORA DIRETTIVA 92/43/CEE all. II: Stipa austroitalica

2.1.2 Inquadramento delle comunità vegetali ed animali e loro valenza naturalistica All’interno del pSIC sono conservate le aree steppiche più rappresentative della Penisola, che ancora oggi conservano elementi di elevato interesse conservazionistico, tra gli habitat vegetali sono rappresentati i Thero-Brachypodietea e i Festuco-Brometalia, mentre nella comunità animale sono presenti numerosi elementi di interesse comunitario. Tra le specie più significative di questo ambito è necessario menzionare una specie “simbolo” (flagship species) di queste comunità: la Gallina prataiola (Tetrax tetrax), ancora presente nel sito.

Le praterie aride mediterranee, destinate prevalentemente al pascolo del bestiame brado, sono spesso indicate come “steppe” o “pseudosteppe”, ma a differenza delle steppe vere e proprie che rappresentano l’espressione finale o climax della vegetazione presente in alcuni comprensori

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dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, questi ecosistemi sono il risultato delle azioni dell’uomo e del bestiame domestico.

In ogni caso sono ambienti di grande valore paesaggistico e biologico, ma purtroppo sono anche considerati fra gli ambienti più vulnerabili e attualmente più minacciati in Europa, a causa delle trasformazioni ambientali imposte dall'uomo.

Il carattere semiarido di questa località, frutto di particolari condizioni geologiche e climatiche, ha creato una situazione ecologica di particolare rilievo che rischia di scomparire a causa delle trasformazioni agrarie e dell'espansione urbana e industriale, per cui è urgente promuovere iniziative mirate ad un uso sostenibile.

Il Tavoliere, la più grande pianura dell'Italia centro-meridionale, era occupata nel secondo dopoguerra in prevalenza da steppe ad Asphodeletum nelle aree più pietrose e a Stipa spp. in quelle con suolo più profondo e solo in piccola parte da coltivi di cereali. Queste praterie erano utilizzate come pascoli invernali da ottobre a maggio di grandi greggi di pecore provenienti dai settori appenninici della Penisola.

Dal 1950 in poi la trasformazione agraria, ha progressivamente sostituito le steppe e i pascoli naturali con monocolture intensive di cereali, riducendo le possibilità di vita delle specie animali legate alla steppa.

anni

ettari

0

50000

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1828 1833 1910 1950 1975 1990 0

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25

30

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45 tavolette IGM 1:25000

riduzione delle aree idonee alla specie

N° di Tav. IGM 1:25000 con presenza della specie

Fig. 1 - Riduzione dei territori idonei e della presenza di Burhinus oedicnemus nella provincia di Foggia calcolata su tav. IGM 1:25000 (Rizzi et al. 1991)

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L’area del pSIC/ZPS, al momento della sua designazione, dal punto di vista vegetazionale era caratterizzata da un'elevata eterogeneità e dalla presenza di vaste superfici relitte ad Asphodeletum su suolo roccioso, associazione vegetale naturale esclusiva di quest'area che copre il 27,7% dell'estensione totale (Petretti, 1993b).

In questo contesto territoriale è possibile distinguere le seguenti tipologie ambientali principali:

• Asphodeletum;

• Pascolo coltivato a Hordeum sp.;

• monocolture cerealicole;

• garighe a Pistacia lentiscus, Euphorbia spp., Olea europaea, Asparagus spp. e altre essenze xerofile mediterranee;

• zone urbanizzate e cave intervallate da siepi di Fichi d'India Opuntia ficus-indica, muretti a secco, garighe e coltivi e punteggiati da cespugli di Pero Pyrus amygdaliformis, Mandorlo Prunus communis e Oleastro Olea europaea.

Non esistono studi dettagliati sull'Asphodeletum del Tavoliere di Foggia, associazione vegetale di tipo steppico semiarido, la cui unica forma di sfruttamento umano consiste nel pascolo stagionale delle pecore: la copertura vegetale del suolo varia fra il 60 e il 20% e la densità media dei ciuffi di Asphodelus ramosus, l’essenza dominante, è di 1,2 piante/mq. Lo scheletro roccioso affiora in misura variabile fra il 2% e il 20% della superficie dei quadrati campione.

Le piante erbacee presentano adattamenti alla siccità e alla forte insolazione (foglie tomentose, ridotte o assenti), alla conservazione delle riserve idriche (bulbi, tuberi e rizomi sotterranei, fusti carnosi), alla pressione del bestiame (spine, cuticole coriacee, sostanze tossiche o disgustose) e hanno un ciclo di crescita primaverile o autunnale) in relazione alle scarse piogge, come avviene in gran parte delle regioni mediterranee.

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L'area ospita una notevole varietà di specie vegetali, sebbene le essenze dominanti e caratterizzanti siano Asphodelus ramosus, Stipa spp. ed alcune Compositae.

Verso nord questa pianura incontra i primi contrafforti del Promontorio del Gargano che si elevano in modo brusco a costituire dei veri e propri gradini a giacitura sub-verticale. Gran parte di questi versanti rocciosi sono occupati da vegetazione casmofitica costituita da un elevata percentuale nel corteggio floristico di specie endemiche ed anfiadriatiche.

La comunità animale a Vertebrati è caratterizzata per lo più dalla presenza di elevate densità di rapaci diurni di importanza comunitaria. In questa area era tra l’altro segnalato uno dei pochi siti riproduttivi della penisola di Capovaccaio (Neophron percnopterus). E’ inoltre da segnalare la presenza di molte specie prioritarie di chirotteri.

2.1.2.1 Erpetofauna e avifauna di interesse comunitario

Si riporta di seguito l’elenco commentato delle specie di Anfibi, Rettili e Uccelli di importanza comunitaria presenti nel sito.

Specie Esigenze ecologiche delle specie Tritone crestato italiano (Triturus carnifex)

Habitat: raccolte d’acqua. Alimentazione: invertebrati. Sito di nidificazione: raccolte d’acqua. Status:indeterminato/ in fortissimo calo.

Testuggine palustre (Emys orbicularis)

Habitat: raccolte d’acqua. Alimentazione: invertebrati, piccoli vertebrati. Sito di nidificazione: raccolte d’acqua. Status:estinto ma presente nei pSIC confinanti.

Testuggine comune (Testudo hermanni)

Habitat: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: vegetali, invertebrati. Sito di nidificazione: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Status:indeterminato/ in fortissimo calo.

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Cervone (Elaphe quatuorlineata)

Habitat: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: piccoli vertebrati, uova, invertebrati. Sito di nidificazione: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Status:indeterminato.

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Habitat: predilige zone boscate diversificate, anche di scarsa estensione di latifoglie e conifere pure o miste. In migrazione frequenta anche campagne alberate e zone suburbane. Alimentazione: principalmente larve ed adulti di Imenotteri, soprattutto vespe e bombi. Si ciba anche del miele contenuto nei favi e altri invertebrati come Ortotteri, Coleotteri, formiche, bruchi, ecc. Occasionalmente preda piccoli vertebrati come Anfibi, Rettili, roditori. Nella dieta figurano anche frutti e bacche. Sito di nidificazione: fondamentale è la presenza di aree boscate di alto fusto. La specie nidifica con coppie isolate nelle aree boscate interne della ZPS. Status: quadro carente ed approssimativo.

Capovaccaio (Neophron percnopterus)

Habitat: predilige zone destinate al pascolo brado del bestiame con scarsa presenza umana (6220* -Thero-Brachypodietea, 8210 - pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica). Evita ambienti con fitta copertura arborea che non gli consentono una facile reperibilità del cibo. Alimentazione: costituita da animali morti, ma c'è anche una componente, non trascurabile, di animali predati vivi. Lo spettro trofico è molto ampio e fortemente dipendente dalla disponibilità locale di fonti di cibo idonee alla specie. Frequenta spesso le discariche. Sito di nidificazione: fondamentale è la presenza di pareti rocciose. La disponibilità di siti idonei rappresenta un importante fattore limitante.Status: Specie nidificante sino al 1996, quando l’unica coppia presente ha involato un piccolo. A partire dall’anno successivo, 1997, la coppia presente è scomparsa. Anche quest’anno la specie è stata assente. La consistenza della specie negli ultimi anni è stata di una coppia.

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Nibbio reale (Milvus milvus)

Habitat: valli fluviali in cui si alternano zone aperte e alberate (6220* -Thero-Brachypodietea, 9250 - Querceti di Quercus trojana, 9340-Foreste di Quercus ilex). Alimentazione: ampia variabilità di prede che ricerca volando a bassa quota. Presenta una spiccata abitudine nel nutrirsi di animali morti, che spesso ricerca attivamente. Come le altre specie che si nutrono di carogne e che frequentano le aree a pascolo risente fortemente della diminuzione della pastorizia tradizionale e della trasformazione del territorio. Sito di nidificazione: nidifica a ridosso delle gravine di maggiori dimensioni (Laterza e Matera), sfruttando anche piccole formazioni boschive. Il nido viene costruito sugli alberi sfruttando spesso come base un precedente nido di corvidi. Status:1-3 coppie.

Albanella minore (Circus pygargus)

Habitat: ampia varietà di ambienti, anche parzialmente antropizzati. Predilige le regioni collinari e zone aperte (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: roditori e piccoli uccelli. Sito di nidificazione: pseudosteppe e coltivi. Status: nidificante estinto.

Circus aeruginosus, C. pygargus, C. cyaneus e C. macrourus

Si segnala, sulla base di osservazioni personali, come l’area del pS.I.C. “Valloni e steppe pedegarganiche” sia interessata da un consistente flusso migratorio di tutte le specie del Genere Circus. Tale fenomeno sembra correlato a quanto segnalato da Gustin (1992; 1998) per l’area del Salento, dove l’autore ha rilevato un consistente flusso migratorio di queste specie. Anche se non si sono effettuati rilevamenti standardizzati, è evidente che l’area è interessata da un flusso migratorio primaverile complessivo, stimabile nell’ordine delle centinaia o migliaia d’individui di Circus sp. Pertanto l’area assume un valore internazionale per la conservazione di queste specie.

Biancone (Circaetus gallicus)

Habitat: ambienti a bassa densità umana, con limitata attività agricola. Predilige sistemi misti in cui si alternano vaste aree aperte a boschi, in genere, sempreverdi (Leccio e Pino) (6220* -Thero-Brachypodietea, 9250 – Querceti di Quercus trojana, 9340- Forestedi Quercus ilex, 9540 - Pinete mediterranee di pini mesogeni

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endemici). Alimentazione: specie stenofaga, si nutre in prevalenza di colubridi. Le disponibilità trofiche del territorio influiscono sulla densità della specie. Sito di nidificazione: aree boscose anche di modeste dimensioni, in ripidi pendii, aventi composizione mista e con presenza di conifere. Status: nidifica con 3-4 coppie.

Lanario (Falco biarmicus)

Habitat: falco tipicamente rupicolo, nidifica in zone rocciose prediligendo le formazioni calcaree. Alimentazione: uccelli di piccola e media taglia. Sito di nidificazione: su pareti calcaree. Nella scelta del sito si dimostra adattabile, potendo utilizzare anche siti molto bassi purché tranquilli. Status: 1-3 coppie.

Pellegrino (Falco peregrinus)

Habitat: falco tipico di ambienti aperti, in cui siano presenti idonee pareti rocciose calcaree. Alimentazione: uccelli di piccola e media taglia e in parte piccoli mammiferi, rettili e grossi insetti (Ortotteri e Coleotteri). Sito di nidificazione: su pareti calcaree . Nella scelta del sito predilige falesie alte. Può nidificare in cave abbandonate e su manufatti costruiti dall'uomo. Status: 1-3 coppie.

Grillaio (Falco naumanni)

Habitat: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea, 8210 - pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica). Alimentazione: ampia disponibilità di Ortotteri e Coleotteri. Sito di nidificazione: nei centri urbani in cavità dei muri, sottotetti, anfratti e mensole di vecchie costruzioni (chiese, castelli, masserie, palazzi antichi) e, parzialmente, su pareti rocciose naturali. Status: non sono state osservate nidificazioni negli ultimi 15 anni (Sigismondi et al., 1994 a, 1995). c’è il dato di nidificazione del 2004 (Caldarella M. et alii, 2005).

Succiacapre (Caprimulgus europaeus)

Habitat: preferisce le boscaglie dove le radure si alternano alle macchie più fitte. In genere evita i boschi di piante a foglie caduche, sebbene gli insetti vi abbondino notevolmente. D'estate preferisce le foreste di conifere. A volte staziona anche nei boschi misti, nei boschetti di pioppi su terreno sabbioso, nelle radure di piccoli querceti, nelle regioni steppiche dove predomina una vegetazione

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semidesertica. Alimentazione: di abitudini crepuscolari e notturne percorre con volo rapido e sicuro i boschetti alla ricerca di falene, ed altri insetti notturni, che costituiscono il suo alimento abituale. Le prede vengono ingoiate al volo nell'enorme becco, circondato da piume filiformi che ne impediscono la fuga. Altre volte, si posa sul suolo nudo o su di un ramo con buona visibilità da cui spicca dei brevi voli, spesso con traiettorie incredibili, per afferrare gli insetti che i suoi grandi occhi hanno percepito nell'oscurità. Sito di nidificazione: Il succiacapre europeo cova due volte all'anno. La femmina depone una o due uova, preferibilmente sotto i cespugli i cui rami scendono sino a terra. Il periodo di incubazione dura 17 giorni; i genitori restano tutto il giorno posati sopra i nidiacei, anche quando questi sono già atti al volo. Status: quadro carente ed approssimativo.

Occhione (Burhinus oedicnemus)

Habitat: ambienti aridi e steppici, con bassa e rada vegetazione, greti fluviali e occasionalmente campi coltivati (6220* -Thero-Brachypodietea). Evita ambienti con fitta copertura arborea. Alimentazione: invertebrati e piccoli vertebrati catturati prevalentemente nelle ore notturne. Sito di nidificazione: nidifica al suolo in aree con scarsa o nulla vegetazione arborea e arbustiva. Le zone più idonee sono rappresentate dai vasti sistemi di pascoli naturali con vegetazione di tipo steppico. Status: La specie è distribuita dal livello del mare sino a 130 m. Su un totale di 174,5 kmq, Rizzi e Cripezzi (1994), hanno individuato la presenza di circa 92 coppie di Occhione, così ripartite: Tavoliere 17 coppie, pedegarganica: 30 coppie, alto gargano: 2 coppie. Complessivamente la densità dell'Occhione in quest'area è di 0.89 individui/kmq. L'ambiente in cui viene raggiunta la massima densità è il salicornieto misto a grano (1,6 individui/kmq) ed il pascolo misto a coltivo (1,2 individui/kmq). Nella scheda Natura 2000 del SIC viene riportata una popolazione nidificante di 25 coppie.

Gufo reale (Bubo bubo)

Habitat: ampia varietà di ambienti, tutti caratterizzati però dalla presenza di aree aperte in prossimità di pareti rocciose (6220* -Thero-Brachypodietea, 9250). Alimentazione: spettro trofico molto ampio. Riesce a catturare un'ampia varietà di prede anche se l'optimun è rappresentato da

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mammiferi di taglia medio-piccola (conigli, scoiattoli, ratti, ricci). Sito di nidificazione: su parete rocciose o di arenaria. Spesso anche al suolo su pendii molto ripidi e coperti di vegetazione. Status: indeterminato.

Gallina prataiola (Tetrax tetrax)

Habitat: ampia varietà di ambienti, tutti caratterizzati però dalla presenza di aree aperte in prossimità di pareti rocciose (6220* -Thero-Brachypodietea, 9250). Frequenta le aree agricole con coltivazioni tradizionali ed estensive. Alimentazione: granaglie e semi di piante erbacee selvatiche e coltivate. Insetti e loro larve, in particolare ortotteri e coleotteri. Sito di nidificazione: prati e coltivi . Status: meno di 5 coppie. La specie è stata rinvenuta nelle seguenti località 1980 Posta Caniglia, 1982 Masseria Pedicagnola, 1982 San Leonardo,1983 Monte Aquilone, 1999Posta Rosa.

Calandra (Melanocorypha calandra)

Habitat: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: granaglie e semi di piante erbacee selvatiche e coltivate. Insetti e loro larve, in particolare ortotteri e coleotteri. Sito di nidificazione: nidifica al suolo in aree con scarsa o nulla vegetazione arborea e arbustiva. Le zone più idonee sono rappresentate dai vasti sistemi di pascoli naturali con vegetazione di tipo steppico. Status: Negli ambienti adatti la specie è stata censita sino a 15 coppie ogni 10 ha (S. Leonardo) (Gustin & Petretti, ined.), in media si hanno 8-9 coppie ogni 10 ha (Pedicagnola, monte Aquilone) (Gustin & Petretti ined.). attualmente la specie ha subito un fortissimo calo tanto da essersi estinta in diverse località della ZPS

Calandrella (Calandrella brachydactyla)

Habitat: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: granaglie e semi di piante erbacee selvatiche e coltivate. Insetti e loro larve, in particolare ortotteri e coleotteri. Sito di nidificazione: nidifica al suolo in aree con scarsa o nulla vegetazione arborea e arbustiva. Le zone più idonee sono rappresentate dai vasti sistemi di pascoli naturali con vegetazione di tipo steppico. Status: Negli ambienti adatti la specie è stata censita sino a 20 coppie

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ogni 10 ha (monte Aquilone) (Gustin & Petretti ined.); valori di densità molto elevati si registrano anche a Pedicagnola (17 coppie/10 ha) (Gustin & Petretti ined.), mentre in altre località risulta più abbondante la Calandra (S. Leonardo, 8.5 coppie/10 ha).

Tottavilla (Lullula arborea)

Habitat: ambienti aperti, zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: granaglie e semi di piante erbacee selvatiche e coltivate. Insetti e loro larve, in particolare ortotteri e coleotteri. Sito di nidificazione: la nidificazione avviane nelle aree aperte. Status: la specie è stata segnalata in alcune praterie sommitali nei dintorni di S. Maria di Pulsano (giugno ed ottobre 1999).

Calandro (Anthus campestris)

Habitat: ambienti aperti, spesso ai lati delle strade sterrate, in zone stepposo-cerealicole, con ampie distese di pascoli, praterie, ambienti rocciosi con scarsa copertura arborea e arbustiva (6220* -Thero-Brachypodietea). Alimentazione: granaglie e semi di piante erbacee selvatiche e coltivate. Insetti e loro larve, in particolare ortotteri e coleotteri. Sito di nidificazione: nidifica al suolo in aree con scarsa o nulla vegetazione arborea e arbustiva. Le zone più idonee sono rappresentate dai vasti sistemi di pascoli naturali con vegetazione di tipo steppico. Status: La specie è stata rilevata durante il PAI (1984-86) in 8 tavolette IGM (157 III SO, 157 III NO, 157 III SE, 157 III NE, 156 II NE, 156 II SE, 156 II SO, 157 IV SO), confermando la presenza rilevante nell'area di studio. E' stata rilevata come nidificante a monte Aquilone (Gustin & Petretti, ined.).

Consistenza numerica locale ed habitat frequentato. Sul monte Aquilone la specie si rinviene in 0.75 coppie/10 ha (Gustin & Petretti, ined.).

Averla piccola (Lanius collurio)

Habitat: Vive e nidifica nei cespugli, nelle siepi e nelle macchie boscose. La si osserva in particolare in tarda primavera in aree aperte o semiaperte con radi arbusti. Alimentazione: Sebbene si nutra principalmente di coleotteri, locuste, farfalle e bruchi, aggredisce i vertebrati minori. L'Averla piccola, infatti, è solita stazionare sui pali o sulle cime degli arbusti da dove spicca il volo a caccia di insetti e piccoli uccelli che usa conservare infilati alle spine dei perastri.

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Sito di nidificazione: Nidifica per vari anni consecutivi nella stessa macchia, e difende ostinatamente la sua dimora da ogni altro uccello. A volte costruisce il nido nei frutteti attorno ai centri abitati o nell'interno dei boschi. Status: quadro carente ed approssimativo.

Averla cenerina (Lanius minor)

Habitat: Vive e nidifica nei cespugli, nelle siepi e nelle macchie boscose. La si osserva in particolare in tarda primavera in aree aperte o semiaperte con radi arbusti e cespuglietti. Alimentazione: Sebbene si nutra principalmente di coleotteri, locuste, farfalle e bruchi, aggredisce i vertebrati minori. L'Averla cenerina come la minore, infatti, è solita stazionare sui pali o sulle cime degli arbusti da dove spicca il volo a caccia di insetti e piccoli uccelli che usa conservare infilati alle spine dei perastri. Sito di nidificazione: Nidifica in cespuglieti e boschi radi. Status: quadro carente ed approssimativo.

2.1.2.2 Mammiferi di interesse comunitario: I Chirotteri della ZPS Valloni e Steppe PedegarganicheA partire dal 1997, sono stati compiuti numerosi survey della chirotterofauna del sito in oggetto, riscontrando, come accennato, una situazione di importanza prioritaria a livello nazionale. Basti pensare che il solo sistema di cavità artificiali denominato ‘Cava di Santa Lucia’ e insistente nell’area ospita una numerosa comunità costituita da ben 8 specie e oltre 6.000 esemplari: una realtà naturalistica assolutamente prioritaria a livello nazionale. L’area rientra nei siti studiati dall’Università di Bristol (Regno Unito) nell’ambito del piano di ricerca finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Marie Curie Research Grant (contr. ERBF MBICT 97 2413) denominato: HABITAT USE BY BATS IN AN AREA OF HIGH SPECIES DIVERSITY DETERMINED BY ACOUSTIC SURVEY AND RADIO-TRACKING. Nell’agosto del 1999, l’importanza del sito è stata posta all’attenzione internazionale dal Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri attraverso la presentazione di un poster, relativo al censimento nazionale dei rifugi di Chirotteri, all’VIII European Bat Research Symposium, tenutosi a Cracovia.

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Di seguito, vengono presentati i singoli taxa riscontrati, con informazioni sulla fenologia, sullo status e sulle tipologie di minaccia in corso e prevedibili. I dati sullo status europeo sono tratti dalla Red List dell’IUCN, mentre quelli sullo status italiano si riferiscono a Bulgarini et al. (1998). Si fa presente che per quanto attiene all’impatto sui rifugi, si è fatto riferimento a quello, di importanza primaria, costituito dalla cava di Santa Lucia e attentamente studiato negli ultimi anni. Non si esclude, tuttavia, che altri rifugi non identificati di una o più delle specie menzionate possano esistere nell’area della ZPS. Per la loro conservazione varrebbero le medesime considerazioni espresse per la cava di Santa Lucia. N.B. Le specie sono state ordinate a partire da quella per la quale l’impatto delle attività in atto risulta più grave fino a quella meno minacciata. Vespertilio maggiore Myotis myotis (Borkhausen, 1797) Status nazionale e europeo: classificato come vulnerabile nel nostro Paese, e LR-nt (low risk-near threatened) in ambito europeo. Presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione.

Stima popolazione nel sito: 2-3.000 individui

Importanza della popolazione nel sito: si tratta di una delle stazioni riproduttive di maggior rilievo in ambito nazionale. La riproduzione della specie nel sito è strettamente dipendente dalla integrità dei rifugi ipogei (cava di S. Lucia) e dalla conservazione della aree steppiche circostanti che ne costituiscono l’habitat di alimentazione elettivo. Questa specie individua le prede al suolo e si ciba prevalentemente di ortotteri e di altri artropodi di media e grande taglia.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: la sopravvivenza delle colonie riproduttive sarebbe già di per sé compromessa dal disturbo arrecato nei pressi delle cavità. L’accumulo di detriti presso le uscite del rifugio ne compromette il microclima, i pattern di ventilazione e la stessa accessibilità. Il consumo di habitat steppico, che è proprio quello in cui la specie si alimenta, comporta un danno irrimediabile alle possibilità di foraggiamento nel sito. Inoltre, i trattamenti anti-ortotteri hanno un effetto devastante sulla disponibilità di prede. La sostituzione degli habitat naturali presenti, con monoculture a fico d’india e insediamenti produttivi renderà l’area non idonea alla presenza del vespertilio maggiore. Questi elementi fanno considerare inevitabile l’estinzione della popolazione dall’area in oggetto.

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Vespertilio minore Myotis blythii (Tomes, 1857) Status nazionale e europeo: classificato come vulnerabile nel nostro Paese. Presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione.

Stima popolazione nel sito: 2-3.000 individui

Importanza della popolazione nel sito: si tratta della specie gemella di M. myotis, con cui risulta associata nell’area. Anche per questa specie, siamo di fronte a una delle stazioni riproduttive di maggior rilievo in ambito nazionale. La stretta protezione della cava di S. Lucia e delle aree steppiche circostanti, anche in tal caso habitat di alimentazione prioritari, sono irrinunciabili per la tutela del vespertilio minore. Gli ortotteri costituiscono delle prede elettive per questa specie.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: per il vespertilio minore valgono considerazioni identiche a quelle già avanzate nel caso della sua specie gemella M. myotis, tali da far considerare come inevitabile il rischio di estinzione locale della specie.

Vespertilio di Capaccini Myotis capaccinii (Bonaparte, 1838) Status nazionale e europeo: classificato quale vulnerabile in Italia e in ambito europeo; presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione. Stima popolazione nel sito: ca. 100 individui

Importanza della popolazione nel sito: anche questa specie si riproduce nella cava di S. Lucia. Per il vespertilio di Capaccini sussiste grande preoccupazione in ambito europeo a causa del suo status fortemente precario e dei trend negativi che sono stati evidenziati in tutto il suo areale. Alla luce di ciò, le stazioni note di questa specie andrebbero accuratamente protette.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: disturbo e alterazione del rifugio hanno un elevato impatto sulla specie, che è riconosciuta come altamente sensibile al disturbo antropico. M. capaccinii caccia prevalentemente sui corpi idrici, ma in considerazione della distanza del rifugio dai siti ottimali per il foraggiamento, anche gli habitat circostanti assumono significatività per l’alimentazione.

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Inoltre, l’alterazione degli habitat originari porterà alla destrutturazione degli elementi lineari del paesaggio e a una perdita di connectivity tra il rifugio e i siti elettivi di alimentazione. La diffusione di biocidi, assunti anche da insetti predati dalla specie, porterà sia a un decremento delle prede disponibili sia all’accumulo di sostanze tossiche nei Chirotteri con conseguenti tossicosi ad esito sicuramente fatale. Specie sensibile all’urbanizzazione, il vespertilio di Capaccini sarebbe allontanato dall’area anche solo dalla presenza di insediamenti urbani limitrofi alla stazione. In relazione a quanto detto, riteniamo certa la compromissione della stazione riproduttiva.

Miniottero Miniopterus schreibersii (Kuhl, 1817) Status nazionale e europeo: classificato come vulnerabile nel nostro Paese, e LR-nt (low risk-near threatened) in ambito europeo. presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione.

Stima popolazione nel sito: ca. 300 individui di estate. Inoltre sussiste una piccola popolazione di svernanti (alcune decine).

Importanza della popolazione nel sito: la specie si riproduce nella cava di S. Lucia e in parte vi sverna. La vulnerabilità del miniottero, soprattutto in relazione al disturbo dei rifugi, è ben nota e sta comportando un rapido decremento della popolazione in tutto il suo areale.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: gli interventi in atto e quelli previsti impatteranno fortemente su idoneità del rifugio, disponibilità di habitat di alimentazione e riduzione della densità di prede. La specie è di fatto assai sensibile al disturbo dei rifugi, costituiti da cavità naturali e artificiali ma non da edifici. Gli ecosistemi semi-naturali (monoculture a fico d’India) e artificiali (urbano) sono assolutamente non idonei per il foraggiamento del miniottero, che preda l’entomofauna associata alla vegetazione naturale oltre che ai corpi idrici. Purtroppo, anche in questo caso riteniamo la presenza del miniottero compromessa dal consumo di habitat e dal mutamento delle condizioni attuali.

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Rinolofo mediterraneo o euriale Rhinolophus euryale Blasius, 1853 Status nazionale e europeo: classificato quale vulnerabile in Italia e in ambito europeo; presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione.

Stima popolazione nel sito: alcune decine di individui

Importanza della popolazione nel sito: la specie rappresenta uno dei Rinolofidi maggiormente minacciati in Italia, e il forte decremento osservato in tutto il suo areale ha creato allarme anche in altri Paesi europei. La cava di santa Lucia rappresenta un sito di svernamento e un rifugio temporaneo importante per R. euryale, in considerazione della rarità di questa specie nel territorio pugliese e, in generale, in quello nazionale.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: Specie sensibile al disturbo dei rifugi, che R. euryale abbandona rapidamente se alterati o anche solo visitati da curiosi, speleologi, ecc. La presenza di aree abitate a scarsa distanza dal rifugio implicherà una maggiore frequenza di visite occasionali al sito che risulteranno cruciali nel determinare la cessata idoneità di questo per la specie; così come accadrà a causa di ogni alterazione a livello della struttura interna del rifugio, per l’accumulo di materiali presso gli ingressi e per il rumore prodotto da mezzi meccanici e dai lavori in corso. In siti ottimali, R. euryale predilige gli habitat boschivi per la caccia, che vengono raggiunti seguendo elementi lineari e cospicui del paesaggio. Uno sconvolgimento paesaggistico quale quello in atto comporterà la compromissione di queste ‘tracce di navigazione’, probabilmente importanti anche per i trasferimenti degli animali dai quartieri di riproduzione a quelli di svernamento. Recenti ricerche condotte da Russo in Campania, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Biological Conservation, hanno dimostrato la non idoneità delle aree urbane alla presenza della specie: R. euryale non solo non si alimenta nei siti urbani, ma li evita anche nei trasferimenti. È facile prevedere che la persistenza della specie nella ZPS sarà compromessa dal consumo di habitat, dal disturbo antropico e dallo stravolgimento del paesaggio.

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Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800) Status nazionale e europeo: classificato quale minacciato in Italia e vulnerabile in ambito europeo; presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione.

Stima popolazione nel sito: alcune decine di individui

Importanza della popolazione nel sito: è specie minacciata in tutto il suo areale, con decrementi numerici preoccupanti e fenomeni di estinzione su aree anche estese in diverse regioni europee. La cava di santa Lucia ne costituisce un sito di svernamento e un rifugio temporaneo.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: specie altamente sensibile al disturbo antropico; andrebbe evitata ogni alterazione a livello della struttura interna del rifugio, incluso l’accumulo di materiali presso gli ingressi, rumore prodotto da mezzi meccanici nelle prossimità del rifugio, visite occasionali, Anche in questo caso gli elementi lineari del paesaggio giocano un ruolo chiave negli spostamenti. L’alterazione paesaggistica in atto nell’area, comprometterà i trasferimenti di durata breve (ossia tra rifugio e aree di alimentazione, nonché tra aree di alimentazione) e lunga (spostamenti stagionali dai quartieri invernali a quelli estivi). La persistenza della specie nella ZPS sarà compromessa dal consumo di habitat, dal disturbo antropico e dall’alterazione strutturale del territorio.

Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) Status nazionale e europeo: classificato quale vulnerabile in Italia; presente negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, il primo dei quali ne sancisce la tutela mediante designazione di Zone Speciali di Conservazione.

Stima popolazione nel sito: alcune decine di individui

Importanza della popolazione nel sito: si tratta di una delle specie di Chirotteri di cui si osserva un significativo decremento numerico in tutto il suo areale. La cava di santa Lucia costituisce un sito di svernamento e un rifugio temporaneo per R. ferrumequinum.

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Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: specie sensibile al disturbo antropico; andrebbe evitata ogni alterazione a livello della struttura interna del rifugio, incluso l’accumulo di materiali presso gli ingressi; anche il rumore prodotto da mezzi meccanici nelle prossimità dei rifugi può avere un impatto negativo importante. È dimostrato che R. ferrumequinum, come altri Rinolofidi, si sposta seguendo elementi lineari e cospicui del paesaggio. L’alterazione paesaggistica in atto nel’area comprometterà i trasferimenti di durata breve (ossia tra rifugio e aree di alimentazione, nonché tra aree di alimentazione) e lunga (spostamenti stagionali dai quartieri invernali a quelli estivi). La persistenza della specie nella ZPS sarà compromessa dal consumo di habitat, dal disturbo antropico e dall’alterazione strutturale del territorio.

Serotino comune, Eptesicus serotinus (Schreber, 1774) Status nazionale e europeo: classificato come a basso rischio nel nostro Paese (ma non esistono dati oggettivi al riguardo!), presente nell’Allegato IV della Direttiva Habitat.

Stima popolazione nel sito: ? Importanza della popolazione nel sito: nell’estate 1998 abbiamo accertato la presenza di un solo individuo all’interno della cava di Santa Lucia. Non è, al momento, noto lo status fenologico della specie nell’area. Occorre osservare che il serotino, comune in molti Paesi del nord Europa, non è specie assai frequente nel territorio italiano, ove pare presenti bassa densità.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: soprattutto la diffusione di sostanze biocide, accumulate negli insetti (assai spesso non solo in quelli a cui erano destinate), minaccia il serotino nell’area. Nel complesso, la specie si adatta piuttosto bene agli habitat antropici. Va osservato che anche per specie adattabili alla presenza di insediamenti antropici, la riduzione di diversità della vegetazione e la scomparsa della fisionomia vegetazionale originaria implicano un abbattimento quali-quantitativo dell’entomofauna di cui i chirotteri si nutrono, e quindi un peggioramento della situazione originaria.

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Pipistrello albolimbato (Kuhl, 1817) Pipistrellus kuhlii Status nazionale e europeo: classificato come a basso rischio nel nostro Paese, presente nell’Allegato IV della Direttiva Habitat.

Stima popolazione nel sito: ?

Importanza della popolazione nel sito: rilevato al bat detector nel corso delle indagini di campo mentre si alimentava nelle aree steppiche della ZPS. Si tratta di una specie molto frequente, e abbondante, in tutta Italia.

Valutazione dell'impatto sulla specie degli interventi in atto e previsti: è probabilmente la specie meno minacciata dagli interventi a causa della sua spiccata antropofilia, ma anche quella di minore valore conservazionistico. Come per il serotino, comunque, la diffusione di sostanze biocide costituisce un potenziale fattore di minaccia. La trasformazione ambientale in atto potrebbe comportare una situazione favorente il foraggiamento del pipistrello albolimbato, e innescare fenomeni di competizione alimentare con specie sensibili e più selettive nell’alimentazione, quali quelle finora descritte, accelerando l’impatto degli altri fattori di minaccia. Questo fenomeno è stato posto all’attenzione della comunità scientifica dal ricercatore svizzero Raphael Arlettaz, il quale ha pubblicato dati supportanti l’esistenza di meccanismi di competizione siffatti. A causa dell’antropizzazione del territorio svizzero, sostiene Arlettaz, si sarebbe prodotto un forte aumento della popolazione del pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus); questa specie avrebbe accelerato l’estinzione locale del rinolofo minore (R. hipposideros) a causa della forte competizione alimentare intervenuta di conseguenza.

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2.2 CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL SITO VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE I dati relativi al movimento demografico delle popolazioni residenti nei comuni rientranti nell’area interessata dallo studio (Mattinata, Monte Sant’Angelo, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Rignano Garganico), rilevano la presenza di 115.412 abitanti, di cui 113.718, risiede stabilmente nei centri urbani. La densità media per chilometro quadrato è di 83 Ab/Km2.

Rispetto ai dati relativi al precedente censimento si nota come negli ultimi dieci anni si è assistito ad un lieve decremento del numero di abitanti presenti in questi comuni. Infatti, se si esclude San Giovanni Rotondo che rispetto al 1986 è passato da 22.970 a 24.378 abitanti residenti, i restanti comuni sono rimasti stabili oppure hanno subito un decremento del numero dei residenti.

Dal punto di vista occupazionale si rileva ancora una elevata incidenza della popolazione impiegata nel settore agricolo, con indici sulla popolazione che oscillano tra gli 8,67 di Manfredonia ed il 33,95 di Rignano Garganico. E’ evidente come dai dati su riportati risulta che la maggior parte della popolazione sia impegnata in settori extra agricoli.

In realtà il peso reale dell’occupazione in agricoltura è molto più elevato in quanto vi è una tendenza a nascondere all’interno di condizioni non professionali (casalinghe, studenti, pensionati, ecc.) un numero ragguardevole di coadiuvanti chiamati a collaborare nelle aziende nei periodi nei quali vi è una più elevata domanda di lavoro agricolo. Si tratta comunque di lavoro stagionale.

Le attività extra-agricole, si riferiscono soprattutto a quelle dell’industria localizzata soprattutto nell’area di Manfredonia (ex Enichem) e nelle due insule del “Contratto d’Area” e della zona PIP.

A queste attività si aggiungono quelle legate al turismo ed alla maggiore diffusione del terziario sul territorio. In particolare ci si riferisce alle attività di servizio alla popolazione, non dotate queste ultime di speciali requisiti qualitativi.

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2.2.1. Attività agricole Il settore agricolo rappresenta un settore produttivo di notevole importanza per l’area in esame. Ancora oggi infatti, l’agricoltura rappresenta l’attività antropica a più alto impatto ambientale.

L’azione degli operatori agricoli si concretizza soprattutto nello strappare al pascolo naturale ed all’incolto improduttivo quanto più terreno possibile per destinarlo alla coltivazione.

Tale fenomeno non si è ancora arrestato anzi negli ultimi anni si è avuto un incremento delle attività di dissodamento, in quanto gli attuali regimi di aiuti comunitari ai seminativi (PAC in generale) e alle produzioni biologiche (Reg CE 2078/92) hanno di fatto reso economicamente conveniente tale operazione.

Di rilievo è il patrimonio zootecnico presente nell’area in oggetto, costituito principalmente da bovini e bufalini allevati in stalla.

Da evidenziare è l’assoluta assenza di dati aggiornati relativi alle caratteristiche strutturali dell’agricoltura dell’area in esame.

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3. ANALISI DELLE PROBLEMATICHE 3.1 LE VIOLAZIONI DELLA ZPS 3.1.1 Azioni di degrado della ZPS Valloni e steppe pedegarganiche. L’area della ZPS “Valloni e steppe pedegarganiche”, cod. IT9110008, è oggetto di molteplici interventi di reindustrializzazione (patto d’area, impianto di deposito e di stoccaggio ed imbottigliamento di gas GPL, centro commerciale, Parco divertimenti-Magic Land, impianti alberghieri, parcheggi, urbanizzazioni, strade, creazione di parcheggi al servizio del santuario di Pulsano, piantumazioni intorno allo stesso santuario, serre industriali, discariche abusive, serre loc. monte Aquilone, capannoni San Giovanni Rotondo ecc.). Di notevole impatto anche i lavori di realizzazione di nuove unità abitative in comune di Monte Sant’Angelo che hanno comportato imponenti opere di sbancamento della montagna e apertura di nuove strade. Inoltre, anche nel comparto agricolo si assiste ad imponenti opere di trasformazione come spietramenti ed estese colture di Fico d’India. Anche nell’aeroporto militare di Amendola, negli ultimi 4 anni si è assistito alla quasi totale conversione delle aree a pascolo naturale in coltivi (danno presunto non meno di 800 ha). Tutti questi interventi vengono eseguiti all’interno della ZPS in palese violazione della Direttiva “Habitat” 92/43 e della relativa norma di recepimento dello Stato italiano DPR 357/97 oltre che della Direttiva “Uccelli” 79/409. Si sottolinea inoltre che la mancanza di sincronia tra i tempi della bonifica del sito industriale e i processi di reindustrializzazione ha portato all’utilizzo di terreni vergini, mentre ancora oggi molte aree dell’ex Enichem sono ancora inutilizzabili o perché non ancora bonificate, o perché ancora occupate dalle vecchie strutture industriali. A tale proposito sottolineiamo che l’apertura di una nuova area industriale nelle zone PIP e D46 nella zona ovest di Manfredonia è avvenuta in violazione di aree pSIC e ZPS delle steppe pedegarganiche. Un ulteriore esempio di assenza di concertazione fra i tre comuni del contratto d’area sono i progetti di ben tre strutture di portualità turistica distanti pochissimi chilometri l’una dall’altra: si tratta di due nuovi porti

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turistici in progetto a Manfredonia e a Macchia di Monte S. Angelo distanti appena tre chilometri l’uno dall’altro e il raddoppio del porto turistico di Mattinata, ad appena sei chilometri dagli altri due. Comprensibile l’adeguamento del porto di Mattinata, che potrebbe puntare sul turismo da diporto per qualificare lo sviluppo del settore, ma non si comprende perché mai Monte S. Angelo e Manfredonia non pensino di accordarsi per creare un’unica infrastruttura a servizio dei due comuni, con notevole risparmio di costa e di risorse economiche. L’apertura di un filone di finanziamento sul turismo, ha portato alla nascita di una serie di grosse strutture alberghiere impattanti dal punto di vista ambientale e paesaggistico e, nel contempo, tipologicamente e strutturalmente inadeguate alla nuova domanda turistica. Anche per quanto riguarda gli interventi turistici il contratto d’area ha fallito anche sotto il profilo occupazionale e del rapporto tra investimenti e posti di lavoro, riducendosi, in definitiva, ad una grande speculazione cementizia per la creazione di almeno 1000 nuovi posti letto solo nella piana di Macchia ad opera del Comune di Monte Sant’angelo. 3.1.2 Il Contratto d’Area Il contratto d’Area rappresenta un nuovo istituto della programmazione negoziata, espressione del principio del partenariato sociale, definito dalla Delibera CIPE del 21 marzo 1997. Il contratto d’Area di Manfredonia è stato firmato il 4 marzo 1988, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dai rappresentanti della stessa presidenza del Comitato di coordinamento delle iniziative per l’occupazione, del Ministero del Lavoro e della P.S. del Ministero del Industria e Commercio, della Regione Puglia, della Provincia di Foggia, dei comuni di Manfredonia, Mattinata, Monte S’Angelo, della Prefettura di Foggia, del Consorzio A.S.I. di Foggia, di CGIL, CISL e UIL nazionali e provinciali, di Confindustria, dell’Associazione degli industriali di Capitanata, di Manfredonia Sviluppo S.C.p.A. di Enisud, di Agricoltura SpA in liquidazione, della Sovrintendenza Archeologica della Puglia, dell’Azienda sanitaria Locale FG/2, del Comando Provinciale dei Vigili del

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Fuoco di Foggia, dell’ENEL SpA, dell’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese (ora Acquedotto Pugliese SpA) e delle imprese interessate. Nello stesso atto veniva nominato Responsabile Unico il Sindaco di Manfredonia, nella allora persona dell’Avv. Gaetano Prencipe, successivamente sostituito dall’attuale Sindaco avv. Paolo Campo. Si evidenzia che il C.A. ha mosso i suoi primi passi sorreggendosi sui mezzi finanziari della sovvenzione globale, al di fuori, perciò della dotazione specificatamente prevista dal CIPE per il finanziamento di questo nuovo strumento di programmazione negoziata. L’ambito territoriale di applicazione del contratto d’Area è costituito dai comuni di Manfredonia, Mattinata, Monte S’Angelo. Si tratta di un area di crisi (secondo la definizione normativa prevista al punto 3.2 della deliberazione CIPE del 21 marzo 1997, confermata dal D.P.C.M. 15.04.98) connotata dal processo di deindustrializzazione conseguente alla chiusura dello stabilimento Enichem – Agricoltura di Macchia- Monte s. Angelo e da un alto tasso di disoccupazione. Per tale area di crisi è stato previsto un primo intervento di supporto alla nascita di nuove aziende già nell’ambito degli incentivi previsti dalla Legge 488/92. Un significativo intervento di promozione e di supporto alla nascita di nuove aziende è stato realizzato con la costituzione, nel 1994, della società consortile Manfredonia Sviluppo. Nel 1995 detto consorzio ha ottenuto una sovvenzione globale, costituita da fondi FESR (25 MECU, pari a 48,325 miliardi di lire) e da fondi erogati dal Ministero del Lavoro attraverso la legge 236/93 (18.894 miliardi di lire) per il periodo 23.06.1995-31.12.1999. Attualmente è stato espletato il terzo bando a cui hanno aderito 93 imprese per un totale di 92,58 milioni di euro su 105,52 M€ originariamente previsti. Complessivamente il contratto d’Area di Manfredonia ha erogato 222.216.106,53 € per un totale di 391 milioni di euro di investimenti complessivi già effettuati.

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3.1.2.1 Infiltrazioni mafiose e Contratto d’Area Il legame tra organizzazioni criminali e contratto d’Area è stato più volte ipotizzato dalla commissione Antimafia e dalla magistratura. 3.1.2.2 L‘impatto occupazionale Dai piani occupazionali presentati dalle aziende inserite nel Contratto d’Area si evince che il numero complessivo delle persone assunte a regime doveva essere di 4.604 (685 attraverso la 488, 391 attraverso la S.G. e 3.528 attraverso i fondi CIPE). Da un esame condotto sui progetti d’impresa relativi alle aziende inserite nei tre protocolli, l’occupazione prevista risulta, a regime – ossia al terzo anno degli investimenti - di 1.583 unità. L’occupazione media per azienda stimata dal responsabile Unico avrebbe dovuto ammontare a 60 unità; in realtà il dato attuale, tutt’altro che stabilizzato è di 19,54. Il rapporto tra investimenti ed occupazione risulta superiore ai 261mila euro, probabilmente il dato reale supera i 300mila euro, dimostrando quanto affermato dal Sole 24ore Sud su dati della task-force presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri guidata da Gianfranco Borghini che ha considerato globalmente i contratti d’area un fallimento. Delle 81 iniziative originariamente finanziate attraverso il Contratto d’area e i due/tre protocolli aggiuntivi, 9 hanno rinunciato all’investimento (2 sin dal momento della sottoscrizione), un’altra iniziativa ha optato per un diverso regime agevolativo pur conducendo a termine l’investimento (D’Amico Servizi srl); in un caso, su segnalazione dell’Ufficio del R.U., è scattata la revoca del contributo concesso (Adriatica Ribbon srl). Risultano inoltre ormai istruiti altri 10 provvedimenti di revoca notificati al Ministero ed ai diretti interessati (Capitanata PVC srl, Casadei Gianfranco SpA, CIR scrl, Da.Vi.Ol. di Damiani Bruno Lucio sas, Gargano Plastica srl, Ideair Sud srl, Master srl, TK CEI srl, Video Sud srl, Zaccheo Bellieni 1864 srl). Sette aziende hanno richiesto di poter beneficiare di un provvedimento di sospensione dei termini dell’investimento (Benfan srl, Forma, srl, E.T.A. srl, Enviroil Italia SpA, G.V.M. SpA, Iniziativa Sviluppo & Innovazione srl, coop.

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Agricola Omega a r.l.); in relazione all’ammissibilità di tali istanze si attende un pronunciamento del Ministero delle attività produttive. Il termine per la realizzazione dell’intervento coincideva con il 12 ottobre 2002. La quasi totalità delle aziende ha usufruito della proroga di un anno, ammessa dalle norme; pertanto la rendicontazione delle spese deve avvenire entro sei mesi dalla data di ultimazione del programma d’investimento. Questo dato fa si che il valore relativo delle assunzioni, risente dell’effetto avvio e che quindi può essere considerato non stabile anzi notevolmente sovradimensionato, se consideriamo l’esempio delle prime 8 aziende del primo protocollo la stima era di 373 unità, i dati hanno mostrato che nei primi due anni il valore è stato superiore 378, mentre a partire dal terzo anno i valori tendono a scendere 335. Questi dati ci fanno pensare che l’inquadramento del personale avviene attraverso contratti che sfruttano a pieno il concetto di flessibilità.

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4. QUANTIFICAZIONE DEL DANNO (HABITAT E SPECIE) 4.1 ESTENSIONE DELL’AREA OGGETTO DEGLI INTERVENTI E QUANTIFICAZIONE DEI DANNI Solo il contratto d’area una volta completato, causerà la distruzione di oltre 400 ettari tra i più rappresentativi della ZPS perché costituivano uno dei nuclei di maggiore importanza di habitat steppici considerati prioritari per l’UE. A cui andranno aggiunti oltre un centinaio di ettari dovuti alla realizzazione d’infrastrutture, strade, svincoli, ecc. Parallelamente ai danni causati dai primi due protocolli andranno considerati anche gli ettari sottratti dal terzo protocollo e dalle conversioni dei terreni sia per la coltivazione del fico d’india, che per l’ottenimento delle integrazioni comunitarie sul grano, che ammontano a non meno di 2000-3000 ha. Queste aree ospitano l’ultimo nucleo della popolazione dell’Italia Peninsulare di Gallina Prataiola. Ovviamente il contratto d’area non è il solo intervento impattante in atto per cui stimiamo ragionevolmente che molte migliaia di ettari che rappresentano oltre 90% delle aree steppiche poste più in prossimità del Tavoliere potrebbero essere completamente distrutti. Si fa inoltre presente che nessun ente territoriale competente (Regione Puglia e Provincia di Foggia), è in grado di definire esattamente il numero di interventi distruttivi e l’entità della superficie compromessa.

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Specie Riduzione a partire dal 2000 Burhinus oedicnemus -20% Tyto alba Ind. Alauda arvensis Ind. Melanocorypha calandra 80% Neophron percnopterus Ex precedentemente Pernis apivorus Ind. Tetrax tetrax 95% Emberiza cia ind Athene noctua ind Monticola solitarius 10% Bubo bubo ind Sylvia conspicillata ind Lanius senator 70% Petronia petronia ind Anthus campestris 70% Buteo rufinus ind Circaetus gallicus 30% Oenanthe hispan ca i ind Coturnix coturnix ind Calandrella brachydactyla 20% Caprimulgus europaeus ind Circus cyaneus ind Circus pygargus ind Lullula arborea ind Falco biarmicus 40% Falco naumanni ind Falco peregrinus costante Circus aeruginosus ind Lanius col urio l 70% Columba livia ind Testudo hermanni 80% Bombina variegata ex Elaphe quatuorl neata i 60% Triturus carnifex 90% Triturus italicus 90%

Tabella 1 - Declino delle specie di interesse comunitario nella ZPS “Valloni e Steppe pedegarganiche” a partire dal 2000.

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Riassunto dell’impatto sui chirotteri degli interventi in atto e previsti Legenda: LR = Low Risk (a basso rischio); nt = near threatened (prossimo allo status di minacciato); cd = conservation dependent (dipendente da azioni di conservazione); VU = Vulnerable (vulnerabile); EN = Endangered (minacciato); *= In base all’ IUCN Red List; ** = In base a: Bulgarini, F., Calvario, E., Fraticelli, F., Petretti, F. and Sarrocco, S. (1998). Specie Status

europeo* (Dir. Habitat)

Status in Italia**

Impatto sui rifugi

Impatto sulla disponibilità alimentare

Impatto sugli habitat di alimentazione

Impatto sul paesaggio (connectivity)

Rischio di estinzione nel sito

Myotis myotis LR-nt (ALL. II- V)

VU Gravissimo Gravissimo Gravissimo Non valutabile Certo

Myotis blythii (ALL. II- V) VU Gravissimo Gravissimo Gravissimo Non valutabile Certo Myotis capaccinii VU

(ALL. II- V) VU Gravissimo Gravissimo Grave Grave Certo

Miniopterus schreibersii

LR-nt (ALL. II- V)

LR Gravissimo Grave Grave Grave Certo

Rhinolophus euryale

VU (ALL. II- V)

VU Gravissimo Grave Grave Gravissimo Certo

Rhinolophus ferrumequinum

LR-cd (ALL. II- V)

VU Gravissimo Grave Grave Gravissimo Certo

Rhinolophus hipposideros

VU (ALL. II- V)

EN Gravissimo Grave Grave Gravissimo Certo

Eptesicus serotinus

(ALL. IV) LR

Scarso Moderato Moderato Non valutabile Poco rilevante

Pipistrellus kuhlii (ALL. IV) LR Scarso Scarso Scarso Scarso Non rilevante

Tabella 2 – Impatto sui Chirotteri degli interventi in atto e previsti nella ZPS “Valloni e Steppe pedegarganiche”.

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5. PROPOSTE PER L’INVERSIONE DEL DEGRADO DELLA ZPS 5.1 STRUMENTI DI GESTIONE La riconduzione della situazione della ZPS nell’alveo della legalità richiede l’avvio immediato di una seria gestione del sito. Questa necessita di due passaggi chiave: il blocco di qualsiasi ulteriore distruzione di habitat e la elaborazione e attuazione di uno specifico piano di gestione del sito. Blocco di ulteriori conversioni. Il primo punto fermo per una corretta gestione del sito è la tutela assoluta delle ultime porzioni di habitat steppico rimasto intatto. Queste aree dovrebbero essere mappate in maniera dettagliata e poste sotto tutela assoluta. Una verifica annuale mediante telerilevamento ed un’attiva vigilanza ambientale sul territorio, dovrebbero garantire l’effettiva tutela di queste aree sia da ulteriori conversioni agricole (peraltro vietate in maniera generalizzata dalle recenti regole di condizionalità ambientale introdotte dalla riforma della PAC), sia da ulteriori urbanizzazioni. Piano di gestione. E’ indispensabile l’elaborazione e l’adozione, in tempi brevissimi di un Piano di Gestione per l’intera ZPS. Tale piano dovrebbe essere sovra ordinato a tutti gli strumenti di pianificazione esistenti oppure introdurre specifiche varianti ad essi. Come base conoscitiva potrebbe essere usato il Piano di gestione elaborato dal Progetto LIFE Azioni urgenti di protezione di Siti Natura 2000 nel Parco Nazionale del Gargano N° B4 3200/98/491 che però dovrebbe essere integrato dalle seguenti componenti chiave:

• pianificazione urbanistica che garantisca la persistenza degli spazi aperti e l’arresto dell’urbanizzazione diffusa;

• un complessivo piano di ripristino ambientale completo di priorità geografiche

• una regolamentazione delle attività agricole e ricreative; • un dettagliato piano di bonifica, completo di tempistica, stima dei

costi ed individuazione di risorse, delle situazioni di degrado (strade inutili, costruzioni abbandonate, discariche, piantagioni di fico d’India);

• piano concreto di investimenti per il rilancio delle attività ecocompatibili, primariamente del pascolo e dell’ecoturismo.

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5.2 PROPOSTA DI COMPENSAZIONE Cosa si intende per compensazione. L’articolo 6 della Direttiva Habitat prevede che, ove progetti recanti impatti negativi su un Sito Natura 2000 debbano essere autorizzati per motivi di straordinario interesse pubblico, sia obbligatorio intraprendere azioni di compensazione atte a garantire il mantenimento della “coerenza” della Rete Natura 2000. Si tratta quindi di azioni che dovrebbero bilanciare l’effetto negativo attraverso effetti positivi di uguale o maggiore entità. Il caso più evidente di compensazione è rappresentato dal ripristino di habitat naturali per compensare la distruzione di porzioni del medesimo habitat dovute alla realizzazione di un progetto. La compensazione dovrebbe peraltro essere completata prima che venga realizzato il progetto impattante. Nel caso in questione ci troviamo di fronte ad una lunga serie di interventi già realizzati in chiara violazione della legislazione. Tuttavia, una volta arrestato il processo di degrado e ricondotta la gestione del territorio nell’alveo della legalità, permane il problema della pesante perdita di biodiversità già subita dal sito. L’unico modo per garantire il rispetto degli obblighi derivanti dalla designazione del sito e per salvaguardare davvero la coerenza della Rete Natura 2000 è quindi quello di applicare di serie misure di compensazione per bilanciare o riparare i danni già arrecati. Strategia di compensazione per la ZPS. Il punto centrale per un recupero della ZPS è il ripristino di una massa critica di habitat steppico attraverso il recupero di aree che hanno subito una conversione dell’uso del suolo a fini agricoli ma che non hanno ancora perso completamente il loro potenziale naturalistico, come è invece il caso delle aree urbanizzate. Una intensa opera di ripristino ambientale che ricolleghi i frammenti di habitat naturale ancora integri e restituisca all’ecosistema steppico sia una quantità sufficiente di habitat sia la necessaria continuità ambientale, potrebbe ancora invertire il processo di perdita della biodiversità. La strategia dovrebbe essere quella del recupero di un’area centrale vasta di habitat naturale (o ripristinato) continuo, migliorando allo stesso tempo la gestione delle aree restanti trasformandole in un mosaico di habitat naturali ed ambienti agricoli a basso impatto. Questa strategia di recupero deve essere abbinata ad una strategia di rilancio dell’attività di pascolo che rappresenta la chiave primaria per la conservazione degli habitat e che potrebbe anche rappresentare l’elemento

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centrale di un nuovo modello di sviluppo compatibile basato sulle produzioni agricole tipiche e di qualità e sulla fruizione turistico-ricreativa eco-compatibile. Strumenti specifici. Il punto centrale ed insostituibile della strategia di compensazione deve essere quello del ripristino di habitat. A questo fine si propongono due misure da applicare in maniera combinata. La prima consiste nella riconversione dei seminativi (incluse foraggiere e aree attualmente gestite a sfalcio, ma primariamente le aree coltivate a cereali) in pascoli. Si tratta di cessare la coltivazione permettendo il ritorno della vegetazione naturale. Per garantire il recupero della vegetazione autoctona, consentendo allo stesso tempo un buon successo riproduttivo alle specie tutelate dalla ZPS, è indispensabile limitare il pascolo al periodo non riproduttivo e mantenere un carico di bestiame adeguato. La seconda misura consiste nel ritiro dei seminativi dalla produzione e la loro gestione a fini strettamente ambientali. Un utile modello è quello dei “complessi macchia- radura” sperimentati con grande successo negli ultimi 12 anni in Emilia Romagna e successivamente anche in altre regioni. Il modello “macchia-radura” va ovviamente ritarato sulle esigenze specifiche delle specie animali e vegetali tutelate dal sito. Altre misure accessorie possono riguarda le piccole zone umide temporanee, riserve d’acqua ipogee, ricostituzione delle fasce di vegetazione fluviale, ecc. Reperimento delle risorse economiche. Le misure di compensazione dovrebbero essere interamente finanziate dal proponente del progetto o dell’intervento. In questo caso si tratta di tentare di sanare, a danno avvenuto, una situazione in cui molti interventi sono stati promossi o addirittura realizzati da enti pubblici (Comune, Regione, Governo centrale) e pressoché tutti gli interventi impattanti sono stati finanziati con fondi pubblici. Si evidenzia che quasi tutti gli interventi impattanti hanno usufruito di finanziamenti comunitari. A tal proposito si potrebbero utilizzare fondi comunitari: p. es. POR, per gli interventi che necessitano investimenti come nel caso delle operazioni di bonifica, il prossimo Piano di Sviluppo Rurale, per le riconversioni dei terreni sottoposti a gestione agricola. Quest’ultima fonte potrebbe coprire anche altri interventi accessori per riorientare l’economia locale verso attività compatibili con la ZPS. In particolare, le misure chiave ossia quelle per la riconversione dei terreni agricoli ad habitat naturale, dovrebbero essere perseguite facendo

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uso delle Misure agroambientali e dei Pagamenti Natura 2000 che verranno con ogni probabilità introdotti dal nuovo Regolamento sullo Sviluppo Rurale. I pagamenti Natura 2000 dovrebbero servire ad indennizzare i agricoltori a fronte di un’applicazione obbligatoria delle misure di ripristino (nelle aree prioritarie della ZPS) mentre le stesse misure potranno essere intraprese su base volontaria dagli agricoltori delle restanti aree, in questo caso ricompensati mediante le Misure agroambientali. Le attività di indagine, pianificazione, vigilanza, gestione, ecc dovrebbero essere invece finanziate dagli enti pubblici in concertazione tra loro utilizzando i propri fondi ordinari o stanziando finanziamenti ad hoc. Nel Capitolo 6 dettagliamo una serie di misure concrete e circostanziate che possono rappresentare l’ossatura di un intervento di compensazione e dell’avvio di una corretta gestione del sito. Mentre nel Capitolo 7 vi è una sintetica esposizione di una serie di misure strategiche di cui si propone l’inserimento nel PSR in corso di preparazione. Tempistica. L’intero pacchetto di misure di compensazione dovrebbe essere messo in atto e completato entro 5 anni. Gli strumenti disponibili possono garantire la copertura finanziaria per gran parte degli interventi per un periodo di 20 anni. Per i periodi successivi andranno individuati in seguito ulteriori canali di finanziamento. E’ evidente che i tempi di recupero dell’ecosistema sono assai più lunghi per cui non ci si può aspettare un rapido ritorno alla situazione precedente. Tuttavia, molte specie potrebbero reagire in modo quasi immediato ai ripristini di habitat e ci si può attendere quindi una rapida inversione di tendenza ed un graduale miglioramento della situazione del sito. Indicatori e monitoraggio dei risultati.

• Monitoraggio dell’evoluzione delle superfici di habitat naturale e ripristinato mediante periodiche (annuali) verifiche da immagini telerilevate. Indicatore: numero ettari ripristinati (per tipologia di habitat).

• Monitoraggio annuale di quadrati permanenti all’interno delle aree di intervento per valutare l’evoluzione della vegetazione. Indicatori: diversità specifica, tipicità dell’associazione vegetale.

• Monitoraggio delle specie faunistiche di maggiore rilevanza. Indicatori: presenza e consistenza delle popolazioni, uso habitat.

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Prospettive di recupero. L’habitat steppico è estremamente vulnerabile ed una volta messo a coltura è probabile che ci vogliano secoli prima di tornare alla struttura e alla composizione floristica preesistente. Ove si è effettuato lo spietramento del substrato roccioso, si può affermare che un ritorno alle condizioni originali sia sostanzialmente impossibile. Tuttavia, vi è un notevole potenziale di restauro almeno parziale dell’habitat. Si tratta di ambienti dominati da graminacee ed altre piante facilmente disseminabili, peraltro ancora abbondantemente presenti nel sito nei frammenti di habitat intatto, lungo gli assi stradali ed in alcuni casi anche all’interno dei terreni convertiti ad uso agricolo (ad esempio nelle giovani piantagioni di fico d’india). Un’accurato intervento di ripristino permetterebbe quindi, entro pochi anni, il ristabilirsi di consociazioni vegetali simili a quelle originarie (anche se più povere) e l’avvio di un lungo processo di rinaturalizzazione graduale che potrà durare per decenni o secoli. Successivi interventi di semina o trapianto di specie “meno mobili” potrebbe accelerare ulteriormente il processo di restauro ecologico. Per quel che riguarda le specie animali, molte sono ancora presenti nel sito con popolazioni sedentarie o migratrici. E’ probabile che le popolazioni di specie ad alto potenziale demografico, come gran parte dei passeriformi, possano ristabilire le proprie popolazioni entro pochi anni dal completamento dei ripristini. Tempi molto più lunghi (decenni) saranno necessari per il recupero di popolazioni a potenziale demografico minore come ad esempio nel caso dei grossi rapaci. In particolari casi, come quello della Gallina prataiola o del Capovaccaio, la specie è ormai localmente estinta (o estremamente prossima ad esserlo) ed è quindi probabile che i ripristini giungeranno troppo tardi. Il ristabilirsi di un ecosistema steppico funzionante potrà permettere tuttavia, in un futuro non immediato, il ritorno anche delle specie estinte, per ricolonizzazione spontanea oppure grazie a mirati interventi di reintroduzione.

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6. AZIONI DI COMPENSAZIONE DA REALIZZARE: LA FONDAZIONE “HABITAT” L’Istituzione di una fondazione che abbia lo scopo di promuovere la conservazione degli habitat minacciati, e al contempo creare nuova occupazione. Tale istituzione può rappresentare uno strumento di grande importanza nella lotta al degrado e alla banalizzazione del patrimonio ambientale della Regione Puglia ed in particolare del territorio della provincia di Foggia. Infatti, la Provincia di Foggia per la sua eterogeneità ambientale rappresenta una delle aree d’Italia a maggiore biodiversità . 6.1 PERCHE’ UNA FONDAZIONE Di seguito si elencano alcune possibili domande le cui risposte ci illustrano i motivi che ci spingono a proporre quale soggetto attuatore di questa proposta: l’istituzione di una fondazione. Si auspica che le Istituzioni pubbliche fondatrici operino nell’ottica del buon padre di famiglia, favorendo l’indipendenza e la sovranità della stessa Fondazione, permettendo alle organizzazioni non governative promotrici una ampia indipendenza nella gestione. 6.1.1 Che cos'è una fondazione? In base alla definizione coniata dall'European Foundation Centre di Bruxelles, una fondazione è un ente privato senza finalità di lucro con una propria sorgente di reddito che deriva normalmente - anzi, in Italia, necessariamente - da un patrimonio. Questo ente, dotato di una propria organizzazione e di propri organi di governo, userà le proprie risorse finanziarie per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali o altri scopi di pubblica utilità, sia sostenendo persone ed enti (fondazione di erogazione), sia nel nostro caso, organizzando e gestendo direttamente i suoi programmi (fondazione operativa). Una fondazione è costituita da un fondatore - anche più persone congiuntamente ovvero una persona giuridica - tramite un atto pubblico o una disposizione testamentaria; la costituzione dell'ente deve essere sancita da un notaio tramite l'atto di fondazione, mentre per poter operare necessita di un riconoscimento giuridico che sottopone tutti gli atti della fondazione al controllo di legittimità di un'apposita autorità vigilante (art. 12 e seguenti del Codice Civile). Le principali norme organizzative per il corretto funzionamento

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dell'ente sono raccolte nello Statuto, che costituisce parte integrante dell'atto di fondazione. 6.1.2 Perché creare una fondazione? Una fondazione è uno strumento giuridico che una persona, un gruppo di persone o anche un’impresa o un ente pubblico possono utilizzare per perseguire uno scopo socialmente utile. I fondatori, in definitiva, decidono di destinare un patrimonio ad uno scopo ritenuto socialmente utile. 6.2 DESCRIZIONE DELLA FONDAZIONE 6.2.1 Di cosa si occuperà la fondazione? E' molto importante individuare quali obiettivi deve raggiungere la fondazione, cioè il suo scopo, perchè costituisce l'elemento più difficilmente modificabile della fondazione stessa. Una fondazione, infatti, è prima di tutto un patrimonio vincolato al perseguimento di uno scopo e, pertanto, quest’ultimo può essere cambiato solo nei limiti del vincolo che il fondatore - con la costituzione dell'ente - ha posto sul patrimonio (uniche eccezioni sono i rari interventi che l'autorità vigilante può effettuare nei casi in cui lo scopo sia stato raggiunto o sia diventato desueto o irraggiungibile). La determinazione dello scopo è importante anche per l'individuazione della materia, cioè il campo d'intervento (sanità, istruzione, ricerca scientifica, ecc.); la materia infatti consente di:

1) verificare se la fondazione possa ottenere il riconoscimento giuridico regionale, consentito solo quando la materia rientra fra quelle trasferite per competenza dallo Stato alle Regioni (D.P.R. 616/77): assistenza sanitaria ed ospedaliera, beneficenza pubblica, istruzione artigiana e professionale, assistenza scolastica, beni culturali, turismo, artigianato, ambiente, agricoltura e foreste, trasporti e viabilità, ecc.;

2) individuare quale sia l'autorità vigilante nel caso di riconoscimento giuridico nazionale (ad esempio, per una fondazione operante in campo ambientale, il Ministero dell’Ambiente).

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6.2.2 Quali risorse economiche saranno disponibili per la fondazione? Il patrimonio è un elemento necessario, in quanto la legge e la giurisprudenza non ammettono fondazioni finanziate esclusivamente da contributi di terzi; la costituzione di una fondazione, pertanto, può essere vista come una immobilizzazione di risorse economiche e di conseguenza il legislatore si è preoccupato di garantire che tali risorse vengano utilizzate efficacemente ed efficientemente a beneficio della collettività. E' per queste ragioni che l'autorità preposta al riconoscimento giuridico della fondazione é legittimata a richiedere un patrimonio minimo, tale da consentire l'effettiva possibilità di raggiungere lo scopo (congruità del patrimonio rispetto allo scopo). Per il riconoscimento nazionale il Ministero dell'Interno ha imposto una soglia minima di 200 milioni di vecchie lire, al di sotto della quale l'istanza di riconoscimento non viene accolta dalla prefettura competente a riceverla, é ammesso un capitale inferiore, solo se la fondazione dispone di un patrimonio immobiliare di una certa entità, valutata dal Ministero caso per caso; il Consiglio di Stato, comunque, nel corso della procedura di riconoscimento, può richiedere una soglia più elevata per fondazioni che operino in particolari settori o che comunque adottino una struttura operativa, anziché di semplice erogazione. Per il riconoscimento regionale, invece, in genere non esiste una soglia minima, solo alcune regioni hanno fissato un patrimonio minimo, mentre di solito viene effettuata una valutazione caso per caso tenuto conto degli scopi statutari. 6.2.3 Dove opererà la fondazione? La zona geografica di intervento ha rilevanza ai fini del tipo di riconoscimento giuridico e della dimensione del patrimonio. Se la fondazione si pone un preciso vincolo statutario in base al quale le attività dell'ente devono esaurirsi nell'ambito di una regione - ovvero in una zona geografica più ristretta - è possibile chiedere il riconoscimento giuridico regionale, altrimenti deve essere chiesto quello nazionale (che si può chiedere comunque, in assenza di vincoli territoriali).

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6.2.4 Come la fondazione perseguirà concretamente il suo scopo? Lo statuto della fondazione non deve necessariamente contenere l'oggetto, cioè le modalità effettive per il raggiungimento dello scopo: infatti il Consiglio di amministrazione, nei limiti dello statuto, è libero di intraprendere qualsiasi attività funzionale - anche indirettamente - al perseguimento dello scopo istituzionale. Tuttavia, la previsione di un oggetto statutario è indubbiamente utile per: - fornire alcune linea-guida agli amministratori circa le strade che il fondatore intendeva seguire per raggiungere le mete prefissate; - vietare agli amministratori alcuni tipi di attività ritenuti dal fondatore inadeguati allo scopo o alla fondazione in quanto ente senza scopo di lucro; - obbligare gli amministratori ad intraprendere specifiche attività (ad esempio l'erogazione di borse di studio), lasciandoli liberi di iniziare altre attività non espressamente vietate dallo statuto. - stabilire se la fondazione perseguirà il suo scopo in proprio (è il caso di una fondazione operativa che, dotata di strutture logistiche ed organizzative, gestisce direttamente le attività istituzionali) ovvero indirettamente (è il caso di una fondazione di erogazione, che al contrario non possiede proprie strutture ma finanzia quelle di terzi).

6.2.5 Quali risorse umane saranno disponibili per la fondazione? Una fondazione é costituita non solo dal patrimonio, ma anche da una organizzazione, cioè un insieme di persone che operano per il concreto perseguimento dello scopo. Nel nostro caso essendo una fondazione operativa essa coinvolgerà molte persone suddivise in più livelli gerarchici (vedi Par. 6.5). La fondazione si avvarrà di volontari (potendosi iscrivere nell'apposito Registro del volontariato), di personale dipendente, nonché di consulenti. La struttura organizzativa, a titolo esemplificativo sarà costituita da: una gestione operativa (amministrazione delle partecipazioni strumentali, gestione dei progetti operativi), una gestione amministrativa (pianificazione, programmazione e controllo, contabilità e bilancio, decisioni finanziarie e fiscali, gestione del personale, supporti informatici,

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gestione degli acquisti) una gestione delle relazioni esterne (promozione dei progetti, raccolta fondi da terzi, promozione dell'immagine) e una gestione del patrimonio (rendita finanziaria, proprietà immobiliari, attività imprenditoriali). Occorre infine valutare, quale ruolo debbano avere le organizzazioni promotrici durante e dopo la fase di costituzione della fondazione: le nuove cariche istituzionali e la nuova struttura organizzativa devono essere in grado di innovare senza perdere le competenze acquisite. 6.2.6 Come si chiamerà la fondazione e dove avrà sede? Per redigere l'atto costitutivo occorre individuare la sede legale dell'ente, che sarà sede operativa o amministrativa. La sede ha rilevanza per individuare la competenza della Prefettura o della Regione in caso, rispettivamente, di istanza di riconoscimento giuridico nazionale o regionale. I fondatori dovranno poi scegliere la denominazione dell'ente che, sebbene sia libera (può anche non contenere la parola "fondazione"), risulta spesso composta dal nome seguito da una breve indicazione dello scopo (ad esempio "Fondazione Habitat per la conservazione e la gestione degli habitat e delle specie della Rete Natura 2000"). 6.2.7 Chi prenderà le decisioni? Le azioni di una fondazione sono il risultato delle decisioni prese dalle persone istituzionalmente preposte a governare l'ente; risulta quindi evidente l'importanza di una chiara e preventiva definizione delle competenze e delle responsabilità del vertice organizzativo (composto da organo decisionale, organo esecutivo ed organo di controllo), al fine di ridurre al minimo la conflittualità interna e di perseguire efficacemente ed efficientemente lo scopo statutario. Quanti membri deve avere il Consiglio di Amministrazione e quanto durano in carica? Come vengono prese le decisioni? Esiste un organo "tecnico" (ad esempio il Comitato scientifico) da consultare obbligatoriamente o con un parere vincolante? Chi interviene sulla legittimità degli atti e sui conflitti interni, ed in che modo? Chi controlla la contabilità? Chi supervisiona l'avanzamento dei progetti e con quali poteri? Queste sono le domande alle quali i fondatori dovranno fornire risposte coerenti fra loro e con lo scopo della fondazione. Inoltre i fondatori dovranno chiarire subito quale sarà il loro ruolo all'interno dell'organizzazione: parteciperanno effettivamente

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alle decisioni in qualità di membro del Consiglio di Amministrazione oppure avranno una presenza meramente simbolica? Sarà del tutto estraneo all'amministrazione dell'ente o vi apporterà le proprie competenze "tecniche"? Al fine di contribuire concretamente all’operatività della proposta, si allega una possibile bozza di Statuto (V. Allegato). 6.3 COMPOSIZIONE DELLA FONDAZIONE La Fondazione è composta dagli Enti fondatori e da quanti vorranno successivamente aderire. Sono Enti fondatori: la Regione Puglia, la Provincia di Foggia, il Comune di Manfredonia, l’Ente Parco Nazionale del Gargano, la Comunità Montana del Gargano, la Società Oasi Lago Salso SpA, il Centro Studi Naturalistici Onlus, l’Università di Foggia, l’Università di Bari, etc. 6.4 SCOPI DELLA FONDAZIONE 6.4.1 Pianificazione territoriale e Rete ecologica La complessità degli ecosistemi che compongono un territorio è caratterizzata dalla diversità e dalla molteplicità delle sue componenti che interagiscono in un’ottica di sistema. Le reti ecologiche hanno lo scopo di conservare in modo soddisfacente le specie, gli habitat o interi ecosistemi mantenendoli vitali e stabili attraverso il miglioramento (o, se assenti, il ripristino) delle connessioni (corridoi ecologici) tra essi. Quindi nella pianificazione è opportuno tener presente che:

a) ogni territorio costituisce un sistema complesso di numerosi ecosistemi e che per la maggior parte di essi l’attività antropica interagisce da tempo se pur con diversi gradi di intensità;

b) ogni territorio e, in particolare, le aree protette, cominciando da azioni immediate di tutela e salvaguardia, devono tendere alla conservazione attraverso l’arricchimento delle “diversità” territoriali, a partire dai valori fondamentali di tipo naturalistico che sono alla base di ogni pianificazione;

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c) che i fattori naturali sono comunque dinamici e quindi non possono che essere studiati e seguiti con operazioni aperte nel tempo.

La conservazione della biodiversità nel tempo in un dato territorio non può prescindere dal raggiungimento di quattro obiettivi fondamentali:

1) rappresentare, in un sistema di aree (rete ecologica), tutti gli ecosistemi e gli stadi serali attraverso il loro naturale range di variazione;

2) mantenere popolazioni vitali di tutte le specie in un modello naturale di abbondanza e distribuzione;

3) mantenere i processi ecologici ed evolutivi, come regimi di disturbo, processi idrologici, cicli dei nutrienti, flussi di energia e interazioni biotiche (comprese predazione, decomposizione, impollinazione, ecc.);

4) progettare e gestire il sistema ad essere rispondente a variazioni ambientali a breve e a lungo termine e a conservare le capacità evolutive.

Tali obiettivi costituiscono le principali linee guida di intervento del Dipartimento Conservazione e della Banca degli Habitat (V. Par. 6.5 Struttura della Fondazione), per le attività della Fondazione. L’organizzazione istituzionale di ambiti territoriali gestiti ad alta naturalità (e, in particolare, le aree protette) coincide ad un tempo con la individuazione:

• degli ecosistemi, ciascuno dei quali deve essere individuato e compreso nel proprio funzionamento e nel rapporto con gli altri;

• del “servizio” verso la collettività che questa conservazione comporta e della utilità e necessità di questo servizio;

• dei modi di gestione attraverso cui viene espletato il servizio stesso da parte delle autorità competenti (conservazione, ricerca scientifica, utilizzazione ricreativa e turistica);

• dei residenti nell’area, in qualità di “attori sociali” che hanno assunto in passato dirette responsabilità sull’utilizzo degli ambienti naturali, e che sono tuttora necessari all’ecosistema, in quanto potenziali agenti diretti di conservazione.

In queste attività, per la parte di competenza, il Dipartimento Conservazione e il Servizio Documentazione (V. Par. 6.5 Struttura della

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Fondazione), saranno un valido strumento di programmazione ed attuazione. 6.4.2 Descrizione obiettivo specifico e azioni per il funzionamento OBIETTIVO SPECIFICO Attivazione e funzionamento di una struttura finalizzata alla conservazione di habitat e specie attraverso azioni concrete sul territorio di riferimento (acquisto-affitto di terreni, miglioramenti ambientali, preparazione e applicazione di piani gestione, ricerca e monitoraggio, telerilevamento e gestione delle informazioni di supporto alle attività di controllo del territorio, di ricerca scientifica applicata alla conservazione ma anche alla formazione e all’educazione). Per il raggiungimento di tali obiettivi si prevede lo svolgimento delle seguenti azioni:

• Programmare ed attuare direttamente studi e ricerche sugli elementi naturalistici dell'area finalizzati alla loro conservazione e protezione, gestione ecosistemica, promozione e divulgazione quali costituenti fondamentali per lo sviluppo sostenibile del territorio;

• Ricerca finalizzata alla prevenzione ed alla risoluzione di problematiche e conflitti tra attività antropiche e conservazione delle risorse naturali (human dimension);

• Prevenzione delle illegalità ambientali, sostegno agli Enti pubblici e privati per la risoluzione delle situazioni di illegalità in corso (con particolare riferimento ad occupazioni e trasformazioni abusive di habitat e/o loro degrado o distruzione);

• Formulare proposte di pianificazione territoriale con caratteristiche di compatibilità con la conservazione degli habitat e delle specie;

• Redigere progetti o parti progettuali riguardanti la conservazione di flora, fauna e ambienti naturali, per l'utilizzo di fondi comunitari, nazionali o altri;

• Promozione di studi, coordinamento e collaborazione in ricerche programmate da altri enti di ricerca (Musei, Associazioni scientifiche, Università, ecc.);

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• Raccolta di tutti i risultati di ricerche sugli aspetti naturalistici riguardanti il territorio di riferimento attraverso la collezione di pubblicazioni e loro catalogazione automatica;

• Attività di divulgazione naturalistica, relativa alle informazioni in banca-dati desunte dalle ricerche e dalla bibliografia conservata, attraverso semplici azioni di promozione (poster, opuscoli, guide, campagne, convegni, conferenze, campi di ricerca, stage di formazione, ecc.) e per altre attività didattico-divulgative;

• Formazione e aggiornamento professionali nei settori di intervento della Fondazione.

6.4.3 Linee guida per l’attivazione dell’intervento Vengono di seguito elencate e sinteticamente descritte le principali azioni finalizzate all’attivazione della Fondazione nonché le funzioni che saranno svolte a regime dalla struttura. Tali azioni, a seconda della tipologia e in considerazione degli eventuali vincoli presenti (approvazione di strumenti di pianificazione, richieste specifiche da parte degli Enti competenti, disponibilità degli strumenti finanziari, ecc.), potranno essere sviluppate subito oppure predisposte per la realizzazione (progettazione) e, successivamente, attuate. • Formazione

Le risorse umane sono il fondamento della ideazione, elaborazione e attuazione di qualsiasi azione di pianificazione territoriale. Così, alla base di un processo virtuoso di innovazione delle prassi per l’applicazione di una pianificazione territoriale vi è un processo di coinvolgimento degli stakeholders finalizzato alla loro sensibilizzazione e ad una generale crescita culturale del territorio. E’ per questi motivi che per l’attivazione e il funzionamento della Fondazione si ritiene di fondamentale importanza la formazione del personale interno e, allo stesso modo, quella rivolta al territorio. Formazione interna Il personale della Fondazione impegnato nella realizzazione dell’intervento sarà soggetto ad attività di formazione e aggiornamento con esperienze sul campo in collaborazione con altri gruppi di ricerca, in

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sede o presso altre aree protette italiane o estere, organismi nazionali o internazionali di conservazione, ecc., per stage, seminari e corsi. Formazione esterna Tra le attività di formazione esterna sono previsti stage residenziali, master, corsi di perfezionamento e specializzazione, corsi di aggiornamento professionale, borse di studio per laureati, laureandi o tecnici che intendano approfondire le tematiche naturalistiche nella gestione delle risorse naturali e delle aree protette, queste saranno funzionali ai programmi svolti dalla Fondazione. Saranno inoltre attivate disponibilità per tesi di laurea, visite di studio con la prospettiva dell’istituzione di una Scuola Internazionale per la Gestione faunistica (International School of Wildlife Management).

• Studi e ricerche sugli aspetti naturalistici del territorio Con l'ausilio dei supporti bibliografici e delle strumentazioni di laboratorio e di campagna necessarie saranno avviate indagini preliminari su specie e habitat prioritari. Lo sviluppo della ricerca scientifica in chiave ecosistemica consentirà di porre le basi per la predisposizione di action plan e di piani territoriali e tematici, strumenti indispensabili per un corretto sviluppo del territorio;

• Coordinamento delle attività e dei progetti di ricerca scientifica in

ambito naturalistico svolti nell’ambito territoriale di riferimento E’ importante che le attività di ricerca aventi per oggetto flora, fauna o ecosistemi abbiano un coordinamento territoriale locale che, da una parte, garantisca e verifichi il rispetto delle normative fondamentali di conservazione e, dall’altra, l’archiviazione dei dati sperimentali e dei risultati delle ricerche svolte in modo che rimangano al territorio quale patrimonio di conoscenze utile alla sua pianificazione e gestione. La Fondazione fornirà anche la base logistica ed il coordinamento tecnico-scientifico di attività di conservazione, protezione e tutela di specie e habitat minacciati o in pericolo e la partecipazione ad operazioni di wildlife management, come progetti di reintroduzione di flora e fauna estinte o restocking di specie minacciate, tutela, conservazione e monitoraggio.

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• Pianificazione territoriale Redazione, proposta ed attuazione, secondo i principi della conservation biology, di action plan su specie e habitat, Programmi integrati di monitoraggio, Piani di gestione e Progettazione finalizzata all’utilizzo di strumenti finanziari specifici. Nell’ambito di queste attività sarà possibile: produrre Indicazioni e Raccomandazioni su sviluppo sostenibile con particolare riferimento all’Agricoltura, Allevamento e al Turismo compatibili e sostenibili o altre attività antropiche con potenziali impatti su habitat e specie.

• Stazioni di Inanellamento a scopo scientificoNell'ambito dei programmi di studio sulla fauna, saranno attivate stazioni temporanee di inanellamento scientifico per lo studio delle migrazioni attraverso la raccolta dei dati sulla fenologia e la composizione del flusso migratorio che investe il territorio. Tale attività si inserirebbe nel contesto dei programmi di ricerca condotti dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS). L'attività, in attesa dell’istituzione di una Stazione permanente di Inanellamento, si svolgerà attraverso il funzionamento di Stazioni a carattere temporaneo previste in aree importanti per il flusso migratorio es. Isole Tremiti, zone umide sipontine, sacca orientale di Lesina, lungo la costa e nell'entroterra (Vieste) e in Foresta Umbra (Monte Sant’Angelo, Vieste, Vico del Gargano).I parametri che si andranno ad analizzare attraverso specie indicatrici, serviranno a definire l'importanza biologica dell'ambiente; infatti attraverso questi indicatori ecologici è possibile definire criteri gestionali di base nella pianificazione degli ambienti naturali.E' bene sottolineare che la Puglia non presenta impianti per l'inanellamento pur essendo luogo di transito d'importanti contingenti migratori.Tale struttura dovrà fungere da propulsore per tutte le iniziative di studio e monitoraggio delle specie presenti.

• Contatti e scambi di ricerca, informazioni ed esperienze La gestione di contatti a livello nazionale ed internazionale, grazie allo sviluppo di una rete di rapporti con istituti di ricerca, enti governativi, ONG e associazioni, oltre a svolgere una funzione di promozione dell’area e delle attività della Fondazione, potrà notevolmente contribuire al successo dell’iniziativa grazie all’indispensabile scambio di

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informazioni ed esperienze su conservazione della biodiversità e sviluppo sostenibile.

• Produzione di materiale documentario La Fondazione potrà curare pubblicazioni scientifiche e divulgative su specie e habitat, conservazione, sviluppo sostenibile e ambiente, ecc. anche a carattere multimediale. Particolare cura sarà posta nella progettazione di specifici programmi di informazione volti alla divulgazione scientifica ed alla sensibilizzazione del pubblico attraverso attività pubblicistica come ad esempio:

Produzione di un bollettino scientifico periodico sulle attività di ricerca svolte dalla Fondazione e dai suoi Dipartimenti;

Progettazione di opuscoli divulgativi sugli aspetti naturalistici del territorio;

Progettazione di materiale promozionale sugli aspetti naturalistici del territorio;

Progettazione di cartografia tematica e tecnica e di carte divulgative per le escursioni naturalistiche;

Progettazione di Cd-Rom multimediali sugli aspetti naturalistici del territorio e le attività della Fondazione;

Progettazione di un sito Internet sugli aspetti naturalistici del territorio e le attività della Fondazione;

Pubblicazione di un rapporto tecnico annuale sul monitoraggio floro-faunistico;

Realizzazione di immagini e filmati per audiovisivi tematici sul territorio.

• Organizzazione di simposi, convegni e seminari tematici A scopo divulgativo o di approfondimento scientifico potranno essere organizzati degli eventi culturali a carattere locale, nazionale o internazionale.

• Banca dati naturalistica finalizzata alla pianificazione territoriale Acquisizione e conservazione di materiale bibliografico e di reperti scientifici per l'allestimento di una banca dati e di un settore di documentazione naturalistica con funzioni didattico-museali e divulgative anche attraverso il collegamento con altre Banche dati.

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Inoltre, tutte le informazioni naturalistiche territoriali provenienti da ricerche in corso (di questo o di altri Istituti) e monitoraggio saranno anch’esse implementate nella Banca dati la cui base di dati sarà costituita dalle schede dei siti Natura 2000. Infatti in base alla direttiva europea “Habitat” 92/43/CEE e ss. mm. e ii., tutti gli Stati membri dell’Unione, e quindi anche l’Italia, hanno individuato sul proprio territorio aree che ospitano specie e habitat, elencati negli allegati della stessa direttiva ampliati, per gli uccelli, a quelli della direttiva 79/409/CEE e ss. mm. e ii. (la cosiddetta direttiva “Uccelli”). Questa attività di individuazione, rilievo, verifica, perimetrazione e archiviazione dei siti si è svolta a livello di Regioni e anche in Puglia, con la costituzione del Gruppo BioItaly Puglia (del quale hanno fatto parte anche gli estensori di questo progetto), sono stati individuati i siti che rispondono ai criteri stabiliti dalle direttive citate e che sono state proposte in sede comunitaria per la designazione come SIC (Siti di Importanza Comunitaria). La finalità di tutto questo è la creazione di una rete europea di aree protette denominata Natura 2000.

• Azioni collaterali alla ricerca ad alto valore educativo e formativo

E’ noto come per svariate tipologie di ricerca o monitoraggio, in considerazione di fattori come l’ampiezza del territorio indagato, il tipo di indagine, il numero delle variabili indagate, ecc., sia indispensabile, per l’ottimizzazione e la riuscita dello studio, che tecnici e ricercatori siano affiancati dalla collaborazione di un cospicuo numero di volontari (rilevatori). Queste persone, per sensibilità, curiosità o desiderio di fare esperienza, si rendono disponibili ad un breve addestramento e al lavoro sul campo. A questo proposito un'indicazione che contemplerebbe il coinvolgimento del pubblico in modo qualificante ed educativo, potrebbe essere la realizzazione di campi di ricerca con obiettivi di conservazione o di “reti” di osservatori sul territorio.

• Interventi faunistico-ambientali

Elaborazione ed attuazione di un Protocollo di intervento (in collaborazione con CFS/CTA, Guardie ambientali provinciali, Ente Parco Nazionale del Gargano, etc.) per recupero il animali feriti o morti,

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verifiche e perizie su danni da fauna selvatica, verifiche impatti e minacce e vulnerabilità dovuti a fattori antropici o naturali su flora, fauna e habitat.

• Altre attività di consulenza

Attività di consulenza e indirizzo con formulazione di proposte e pareri eventualmente richiesti da enti pubblici, in materia di pianificazione territoriale.

• Monitoraggio e prevenzione degli illeciti ambientali La Puglia è tra le regioni italiane a maggior rischio di illeciti ambientali. Le discariche, l’abusivismo diffuso o il bracconaggio, sono solo alcuni esempi, tra i tanti, che degradano il territorio sia dal punto di vista ambientale che sociale. Elaborazione ed attuazione di un Protocollo di monitoraggio e censimento delle aree a rischio (con particolare riferimento a quelle azioni di degrado ritenute marginali e non oggetto dell’attenzione dei mass-media), anche in collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura. Messa a punto di linee guida per la prevenzione.

• Sostegno alla risoluzione di situazioni di illegalità ambientale in atto Sovente, soprattutto i privati ma anche gli enti pubblici, hanno difficoltà a “reagire” a situazioni abusive di degrado ancorché perpetrate (da ignoti o noti con atteggiamenti “mafiosi”), ai danni del proprio patrimonio (proprietà privata o demanio). Al fine di sostenere e incoraggiare interventi risolutivi di tali situazioni, saranno elaborate azioni specifiche di ripristino della legalità attraverso forme di sostegno morale, legale ed economico.

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6.4.4 Servizi per il Territorio e le Aree protette Come si è visto precedentemente sono numerosi e importanti i servizi che la Fondazione può offrire al territorio e alle aree protette con particolare riferimento a habitat, specie e siti di interesse comunitario. Di seguito si vogliono solo evidenziare i servizi che verranno realizzati con l’attuazione di questo intervento e i benefici che ne possono derivare per l’interesse pubblico.

Servizi Benefici

Bibliografia e raccolta di informazioni naturalistiche per la creazione di una Banca dati territoriale e di un SIT

Strumenti di fondamentale importanza per la pianificazione e gestione del territorio, ma anche fonte per la divulgazione e didattica degli aspetti naturalistici. Il coordinamento delle ricerche svolte nel territorio da enti “esterni”, ha il vantaggio di non “disperdere” tali conoscenze, limitando il loro valore a puro esercizio accademico, e nello stesso tempo verificare il rispetto delle norme di conservazione.

Cartografazione dei dati riguardanti specie e habitat prioritari sia a livello comunitario (Dir. 92/43 e 79/409 CEE), che nazionale e locale

Strumento di pianificazione ad uso interno che ha il pregio di render immediatamente “visibile” il livello di informazioni oggetto del tematismo con il vantaggio della possibilità di “stratificazione” delle informazioni sul territorio attraverso un SIT.

Studi preliminari e action plan per la conservazione di specie e habitat in pericolo

Un forte contributo operativo al più importante obiettivo di un’area protetta: la conservazione della biodiversità. Il proseguimento di alcuni studi, in particolare su specie flagship, keystone o umbrella, e sui loro habitat per un approccio ecosistemico.

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Servizi Benefici

Linee guida e proposte propedeutiche alla realizzazione della parte naturalistica di Piani di Gestione

Un forte stimolo e impulso alla realizzazione, a breve termine, del più importante e fondamentale strumento di pianificazione territoriale di un’area protetta e indispensabile ad una sua corretta gestione. Per i cittadini: più certezze, chiarezza di obiettivi e concretezza di prospettive.

Studio e redazione di progetti di conservazione per l’utilizzo di strumenti finanziari comunitari

La creazione di un “parco progetti” permetterà una più pronta ed efficace risposta alla “domanda progettuale” sempre più pressante ed esigente, che deriva dal varo e applicazione di strumenti finanziari specifici.

Attività di monitoraggio periodico come conteggi faunistici annuali e stazioni fisse d’inanellamento

Avvio di programmi pluriennali finalizzati a fornire stime di densità e consistenza delle popolazioni animali e a studiarne la dinamica quale strumento serio per la loro conservazione e gestione. Inserimento in un circuito di studi scientifici a livello internazionale per lo studio delle migrazioni. Notevole mole di dati su specie “indicatrici” utili alla pianificazione.

Interventi faunistici ed ambientali (Protocolli di intervento)

In stretta collaborazione con gli Enti preposti e su richiesta, si renderebbe più visibile l’immagine e l’azione degli Enti pubblici sul territorio e nello stesso tempo più reali e congrui gli atti amministrativi prodotti, grazie alle informazioni e ai dati rilevati direttamente dal territorio.

Contatti e scambi con organismi di ricerca e conservazione a livello nazionale e internazionale

Promozione dell’immagine del territorio e acquisizione di esperienze e formazione, importazione ed applicazione (ma anche esportazione) di modelli di pianificazione, gestione e monitoraggio innovativi.

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Servizi Benefici

Realizzazione di un sito Internet e di Cd-rom sugli aspetti naturalistici del territorio e sulle attività della Fondazione

Promozione dell’immagine del territorio e della Fondazione sul Web e realizzazione di strumenti multimediali che, distribuiti sul territorio (Scuole, Enti, Associazioni, ecc.), possano contribuire a costruire un’immagine dei valori del territorio e un senso di appartenenza da parte dei cittadini che lo abitano.

Progettazione di pubblicazioni tecniche e divulgative sugli aspetti naturalistici del territorio

Conoscenza del territorio e della Fondazione con la realizzazione di pubblicazioni che, distribuite sul territorio (Cittadini, Associazioni, Enti locali, ecc.), possano favorire il progresso culturale e professionale dei cittadini che lo abitano, dei tecnici che lo progettano e degli amministratori che lo governano.

Partecipazione ad eventi scientifici su conservazione e gestione naturalistica

Promozione dell’immagine del territorio della Fondazione e degli Enti che la costituiscono a vari livelli in convegni, congressi, ecc.

Organizzazione di campi di ricerca e conservazione

Produzione di dati naturalistici funzionali alla ricerca e alla pianificazione. Avvicinamento e formazione delle giovani generazioni, ma non solo, alle tematiche di ricerca e conservazione.

La struttura operativa della Fondazione con i suoi Dipartimenti e Servizi

Un punto di riferimento sul territorio per il cittadino che può accedere alle informazioni (scuole, studenti universitari, cittadini), e trova un’occasione di crescita su qualcosa che lo riguarda da vicino: il suo territorio. Il cittadino porta informazioni alla struttura e può così contribuire alla conoscenza del territorio (consapevolezza di una sua gestione integrata).

Osservatorio sulla legalità ambientale

Monitoraggio, prevenzione e risoluzione di illeciti ambientali diffusi o puntiformi, con particolare riferimento alle situazioni di conflitto sociale e sottosviluppo economico.

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6.5 STRUTTURA ORGANIZZATIVA E DIREZIONE DELLA FONDAZIONE 6.5.1 Struttura e organigramma La Fondazione è composta da una direzione generale che coordina l’attività di dipartimenti, uffici e servizi. Le attività della Fondazione si articolano nelle seguenti unità organizzative:

• Direzione e Ufficio di Segreteria • Banca degli Habitat • Dipartimento per la Conservazione della Natura • Dipartimento Ambiente & Legalità • Dipartimento Formazione e Volontariato • Servizio Documentazione (biblioteca naturalistica) CTR-DNA

DIREZIONE

DIPARTIMENTO CONSERVAZIONE

BANCA DEGLI HABITAT

DIPARTIMENTO AMBIENTE & LEGALITA’

DIPARTIMENTO FORMAZIONE & VOLONTARIATO

SERVIZIO DOCUMENTAZIONE NATURALISTICA

Fig. 2 Organigramma gerarchico e delle relazioni della struttura organizzativa della Fondazione.

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6.5.2 Direzione e Ufficio di Segreteria La funzione di tali strutture è quella di coordinare i singoli dipartimenti individuando le linee programmatiche per lo sviluppo della fondazione, promuovere i progetti della fondazione e favorire il corretto funzionamento di tutte le sue parti in modo integrato. Si occuperà inoltre della logistica, dell’amministrazione, della cura dei rapporti esterni (ufficio stampa e pubbliche relazioni), attraverso appositi uffici.

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6.6 DIPARTIMENTO PER LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA, BANCA DEGLI HABITAT E SERVIZIO DOCUMENTAZIONE NATURALISTICA E AMBIENTALE 6.6.1 I Presupposti E’ noto come il territorio, se oggetto di una corretta pianificazione e gestione, può e deve rappresentare l’occasione per coniugare la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità con lo svolgimento delle attività antropiche. In particolare le zone di particolare importanza naturalistico-ambientale (aree protette, siti della Rete Natura 2000, etc.), si è detto in molte occasioni, sono delle zone privilegiate per l'applicazione di nuove tecnologie eco-compatibili. Ancor più possono e devono costituire un vero e proprio "laboratorio" per l'applicazione e la sperimentazione di modelli di sviluppo sostenibile, finalizzato alla conservazione della natura e delle sue risorse, alla protezione e l'incremento della biodiversità come elemento stabilizzante degli ecosistemi di cui anche l'uomo è inevitabilmente parte integrante. La crescente sensibilità alle problematiche ambientali da parte del grande pubblico ormai consolidata da diversi anni sta lentamente ma costantemente trasformandosi in una consapevolezza sempre più mirata, fondata scientificamente e approfondita, in altre parole in una 'nuova cultura'. E' per questo che la richiesta, a tutti i livelli, di informazioni scientifiche ed in particolare naturalistiche è oggi molto forte così come l'esigenza di una migliore qualità della vita. A questo proposito, il riconoscimento generalizzato di un “valore” per i beni naturali (commons), la legittima aspirazione allo sviluppo insieme alla coscienza dei suoi limiti, possono e devono approdare ad una stima costi-benefici sempre più puntuale soprattutto nei riferimenti temporali che, essendo necessariamente a medio e lungo termine, è indispensabile valutare in un'ottica di sostenibilità. Le aree protette vengono intese quindi come sede elettiva dell’economia della qualità: qualità dei processi, dei prodotti, dei servizi e delle istituzioni. Questi i fondamenti ed il significato della presenza all'interno delle aree protette di centri di studio e ricerca che si occupino di indagini naturalistiche e monitoraggio del territorio.

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Nell’ambito della fondazione, l'attività di uno specifico dipartimento per la conservazione della natura, rientra nell'esperienza di molte aree tutelate, in Europa e nel mondo. Testimonianza di quanto affermato fin qui è addirittura la fioritura spontanea di piccole strutture scientifiche in numerose realtà locali, anche non legate ad aree protette: centri museali, osservatori o stazioni floro-faunistiche, nati dall'iniziativa di ricercatori, studiosi o semplici appassionati che, con l’indispensabile ausilio degli Enti locali hanno ottenuto ottimi risultati. L'istituzione di un Dipartimento per la Conservazione della Natura, della Banca degli Habitat e del servizio di documentazione, costituiscono quindi l’elemento centrale e il punto di riferimento tecnico-scientifico della Fondazione.

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6.6.2 La Banca degli Habitat:

Conservazione e gestione degli habitat minacciati 6.6.2.1 Descrizione ambientale dei siti La Capitanata rappresenta uno dei territori più importanti d’Italia per la presenza di numerose tipologie di ambienti naturali, come una serie di biotopi formati da habitat sia naturali che seminaturali (derivati dalle attività umane tradizionali con caratteristiche tipiche locali). Il Gargano, il Tavoliere e il Preappennino Dauno sono caratterizzati da una notevole varietà di ambienti di importanza regionale (p. es. i quattro Parchi regionali in corso di istituzione), nazionale (il Parco Nazionale del Gargano e molte Riserve naturali dello Stato) e internazionale (i numerosi pSIC e ZPS della Rete Natura 2000 e le zone Ramsar). Dal livello del mare agli oltre 1.100 metri di altitudine, nel raggio di poche decine di km troviamo: un arcipelago, falesie costiere, pinete a pino d’Aleppo, leccete, macchia mediterranea, valloni aridi, ambienti steppici, lagune costiere salmastre, paludi salmastre e d’acqua dolce, garighe, foreste di faggio e tasso, cerrete miste, praterie pietrose, ambienti carsici, colline argillose, fiumi e torrenti. La presenza di numerosi habitat prioritari o comunque elencati nella direttiva 92/43 CEE così come di numerose specie animali (per gli uccelli la direttiva 79/409 CEE) e vegetali, ha fatto inserire le aree più interessanti del territorio in Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale. 6.6.2.2 Obiettivi generali e specificiObiettivi generali: • Conservazione degli Habitat e delle Specie Obiettivi specifici: • Catalogazione delle aree propedeutica al possibile acquisto-affitto

(contatti con privati o enti, studio dei prezzi e metodiche di attuazione acquisto-affitto aree, etc.).

• Acquisto-affitto aree con habitat naturali o seminaturali. • Conservazione e gestione degli habitat e delle specie di interesse

Comunitario

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• Conservazione dei biotopi e delle specie di interesse nazionale e regionale

• Educazione e sensibilizzazione sulle risorse naturali • Valorizzazione di specie ed ambienti finalizzata alla fruizione

naturalistica ecocompatibile 6.6.2.3 Habitat e specie interessati dall’azione Principali habitat e specie presenti nei siti di importanza comunitaria (pSIC, ZPS) compresi nel territorio provinciale. Sarà data maggiore importanza agli habitat e le specie prioritarie e quindi agli altri elencati nelle direttive di riferimento. Inoltre, saranno effettuate azioni di conservazione su habitat e specie di importanza comunitaria, nazionale e regionale eventualmente individuati al di fuori di SIC e ZPS, in seguito a questo o ad altri progetti. 6.6.2.4 Stato di conservazione e interventi previsti Gli habitat rappresentati sul territorio di riferimento, ove non siano stati trasformati (e quindi distrutti), risultano essere in medio stato di conservazione (a volte buono), anche se per molti biotopi e aree insistono condizioni di degrado ed alterazione ambientale, tali da rendere prioritari gli interventi di salvaguardia a loro favore. Pertanto gli interventi previsti dal progetto riguardano principalmente il monitoraggio e catalogazione delle aree di possibile intervento (acquisto-affitto) dei biotopi, con particolare riferimento agli habitat di rilevanza comunitaria, tale catalogazione è finalizzata alla conoscenza di base sullo status degli habitat e delle specie, nonché per fornire uno strumento gestionale attraverso le indicazioni, scaturenti dalla catalogazione, relative alla conservazione delle specie e degli habitat. Tali indicazioni serviranno inoltre come strumento per la successiva fase di acquisizione delle aree individuate finalizzata alla conservazione e alla fruizione naturalistica ecocompatibile. 6.6.2.5 Attività previste • Redazione del progetto esecutivo. • Predisposizione di un piano finalizzato all’acquisizione-affitto di aree

naturali relative ad habitat di rilevanza comunitaria e nazionale o

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regionale (contatti con privati o enti, studio dei prezzi e metodiche di attuazione acquisto-affitto aree, etc.).

• Acquisto-affitto di terreni o manufatti costituenti habitat per specie animali o vegetali.

• Indicazioni sulla gestione ecocompatibile degli habitat e delle specie in relazione alle attività antropiche.

• Programmi di sensibilizzazione e valorizzazione sulle risorse naturali. 6.6.2.6 Benefici I benefici più importanti di ricaduta delle attività del progetto possono essere riassunti come di seguito: • Conservazione del patrimonio naturale. • Conservazione di specie di rilevanza comunitaria per la cui

conservazione gli enti territoriali sono gravati da particolari responsabilità da parte della Comunità europea.

• Conservazione e valorizzazione delle risorse naturali cosiddette “minori”.

• Aumento del turismo naturalistico. • Aumento della fruizione ecocompatibile. • Destagionalizzazione dei flussi turistici. • Delocalizzazione dei flussi turistici anche in aree non soggette

attualmente a nessun elemento di richiamo turistico. • Sensibilizzazione relativa all’importanza (anche economica) delle risorse

naturali. • Aumento della richiesta di prodotti locali con l’aumento di flussi turistici

di qualità in aree ove attualmente tali eventi sono sporadici. 6.6.2.7 Cenni organizzativi Per il funzionamento della Banca degli Habitat si ritiene indispensabile l’attivazione di un ufficio tecnico per il rilievo catastale, cartografico, SIT (GIS) e Banca Dati Naturalistica degli habitat.

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6.6.3 Dipartimento per la Conservazione della Natura 6.6.3.1 Obiettivi Tra gli obiettivi di quest'intervento sono prioritari lo sviluppo della ricerca scientifica e del monitoraggio del territorio, finalizzati alle attività di conservazione e pianificazione territoriale. Quindi dotare la Fondazione di un organo tecnico-scientifico di supporto sia alle proprie finalità istitutive fondamentali che alle attività degli Enti fondatori, in modo da promuovere ed attuare interventi di conservazione della natura attraverso un’attenta pianificazione del territorio. 6.6.3.2 La Conservazione della Biodiversità L’insieme degli organismi viventi e degli ecosistemi che sono il prodotto della associazione tra le specie animali e vegetali prende il nome di biodiversità. E’ sempre più evidente il carattere di emergenza che ha assunto la questione della sua conservazione. Infatti come conseguenza del rapido deterioramento degli habitat naturali e degli agroecosistemi, nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad una irreversibile distruzione di una enorme quantità di diversità biologica. Gli ecosistemi del nostro pianeta necessitano di un livello di conservazione minimo inderogabile ed indifferibile per garantire il mantenimento della continuità degli equilibri ecologici. La carenza di flussi di finanziamento e l’inadeguatezza dei processi di ottimizzazione nella gestione delle risorse naturali possono accelerare i meccanismi del degrado ambientale. Il livello di stabilità degli ecosistemi costituenti il sistema territoriale è interconnesso alle diverse componenti che concorrono alla pressione destabilizzante quali:

• condizioni e status iniziale degli ecosistemi; • attività antropiche e land use; • presenza e mancato rispetto di vincoli territoriali, ambientali e

paesaggistici; • livello, qualità e grado di applicazione della pianificazione territoriale

esistente.

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Inoltre è facilmente intuibile l’influenza degli aspetti socio-economici, della presenza di infrastrutture sul territorio e del livello effettivo di protezione. Lo studio delle componenti citate e la risoluzione di problematiche complesse ad esse legate sono obiettivi finalizzati ad una strategia di mantenimento della biodiversità che, costituendo il principale elemento per la stabilità degli ecosistemi, è il fine stesso degli interventi di conservazione. Il mantenimento della biodiversità è precisamente uno dei temi e degli obiettivi di particolare importanza sia a livello mondiale (Convenzione sulla Biodiversità, Rio de Janeiro, 1992) che comunitario, negli obiettivi dei programmi dell’Unione europea di Politica ed Azione a favore dell’Ambiente e dello Sviluppo sostenibile nei quali, inoltre, si sottolinea il pericolo, per molte specie di flora e fauna selvatica, della suddivisione e dell’isolamento dell’habitat a causa di varie infrastrutture (es. strade, linee elettriche, ecc.) o gestioni territoriali ed attività antropiche (es. attività estrattive, aree industriali, agricoltura intensiva, bracconaggio e collezionismo, caccia, attività del tempo libero, ecc.), questo è il caso di molte specie e habitat in via di estinzione anche nelle nostre aree obiettivo (ZPS, pSIC, Parco Nazionale del Gargano, etc.).

6.6.3.2 Il più importante strumento di pianificazione e normativo dei siti di

importanza comunitaria: il Piano di Gestione Il piano di gestione è lo strumento di pianificazione del territorio e normativo per la difesa e la conservazione degli elementi naturalistici e anche di quelli paesaggistici derivanti dalla storia e dalla cultura locale dell’area. L’obiettivo più arduo del piano è coniugare il maggior respiro dell’azione di conservazione con le esigenze di sviluppo delle popolazioni locali. Per realizzare l’obiettivo di nuove situazioni di equilibrio, entro ecosistemi a forte antropizzazione, il piano deve orientare tutte le azioni di conduzione e di uso del territorio entro modelli etici, ecologicamente compatibili e sostenibili. Il piano di gestione si qualifica come “progetto quadro” di conservazione ambientale, che indica gli obiettivi generali e le priorità di intervento, nonché i settori da disciplinare più dettagliatamente con specifici piani particolareggiati e/o di dettaglio, avendo anche in considerazione l’evolversi della situazione socio-economica del territorio.

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Si configura così uno strumento che, fatta eccezione per situazioni particolari, supera una concezione della tutela in termini “conservativi” e statici, di assoluta immodificabilità dei valori paesaggistici registrati in un dato momento, e si orienta piuttosto ad una attuazione gestionale e dinamica che consenta il controllo assiduo sulla evoluzione della forma del territorio, globalmente considerato, finalizzato a favorire la conservazione e l’incremento della biodiversità e tenendo conto anche delle esigenze poste dallo sviluppo socio-economico del territorio, alla luce ed in attuazione dei valori primari, ecologici ed ambientali. Queste alcune basi di discussione per la preparazione di uno strumento tanto importante e complesso al quale una struttura di ricerca, monitoraggio e progettazione in ambito naturalistico come il Dipartimento per la Conservazione della Natura può contribuire positivamente.

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6.6.4 Centro Tematico Regionale per la Documentazione Naturalistica e Ambientale (Biblioteca Naturalistica) Presso la Fondazione Habitat sarà attivato un servizio di documentazione regionale sull’ambiente, allo scopo di raccogliere e catalogare tutte le informazioni e le pubblicazioni, inerenti le attività della fondazione, prodotte in Puglia nonché pubblicazioni e documenti tecnici editi in ambito nazionale e internazionale (comunitario e non). Tale servizio sarà anche aperto al pubblico per la consultazione dei materiali da parte di amministrazioni pubbliche, aziende, liberi professionisti, docenti, studenti, turisti, etc. 6.6.4.1 Cenni organizzativi Per il funzionamento del Servizio documentazione si ritiene indispensabile l’attivazione di un ufficio bibliografico per l’acquisizione, la catalogazione, la conservazione e la gestione dei documenti. Il Centro tematico, ha il compito di fornire alla Fondazione, e al territorio, il necessario supporto in materia di raccolta e gestione dei dati e delle informazioni ambientali relativamente alle tematiche riguardanti la biosfera ed in particolare le condizioni di vita degli organismi e degli ecosistemi naturali. Un sistema informativo per l’ambiente è supporto essenziale nella predisposizione delle politiche settoriali non solo nazionali ma anche locali, in un quadro generale che presta sempre maggiore attenzione ai principi di equità e sostenibilità più volte ribaditi dalla comunità internazionale e sostenuti con la Convenzione sulla Biodiversità. La costruzione di un quadro conoscitivo di riferimento permette, infatti, di intraprendere azioni mirate e più efficaci per la conservazione delle specie e degli habitat e per garantire l’efficienza degli ecosistemi, attraverso l’individuazione delle fonti di pressione, delle minacce e dello stato del patrimonio naturale. Il CTR-DNA, svolge un ruolo di supporto operativo per la definizione delle regole generali per il monitoraggio/controllo ambientale, al fine di favorire l’integrazione territoriale e tematica delle informazioni. Esso contribuisce inoltre al monitoraggio delle attività di alimentazione della base conoscitiva a livello regionale, elabora proposte di indici ed indicatori riferiti alle

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singole problematiche ambientali e definisce metodiche di acquisizione ed elaborazione dei dati in conformità ai protocolli nazionali e comunitari. In particolare, il Centro si propone di:

• affiancare e supportare la Regione Puglia fornendo informazioni di particolare rilevanza sullo stato della conservazione della natura e della biodiversità (tendenze passate, stato attuale e prospettive future);

• definire metodi di valutazione qualitativa dei dati nel campo della conservazione della natura e della biodiversità;

• affiancare e supportare la Regione nella progettazione e attivazione di reti regionali per il monitoraggio delle tematiche di competenza;

• affiancare e supportare la Regione nella sua attività di reporting sulle tematiche proprie della conservazione della natura e della biodiversità;

• favorire la diffusione all'esterno dei risultati conseguiti dalla Fondazione, nonché la formazione su tematiche attinenti alla conservazione della natura e della biodiversità e il suo monitoraggio;

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6.7 DIPARTIMENTO AMBIENTE & LEGALITÀ 6.7.1 Premessa: sintesi del contesto territoriale La situazione socioeconomica del contesto territoriale di riferimento (V. Par. 2.2) non si discosta da quella in cui versano altre aree meridionali. Infatti si tratta di aree storicamente caratterizzate da un basso coefficiente di sviluppo. A ciò si aggiunga il problema dell’illegalità diffusa, della devianza giovanile e la persistenza, ai giorni nostri, del fenomeno delle faide. I punti critici di questo contesto territoriale affondano le loro radici nel sottosviluppo culturale e in quello socioeconomico che hanno come denominatore comune la soddisfazione dei propri bisogni spesso a scapito dei diritti degli altri o della collettività. In un tale contesto le problematiche ambientali di conservazione e gestione della fauna, degli agroecosistemi e della biodiversità in generale - aspetti fondamentali non solo per un’area protetta nazionale o per i siti della Rete Natura 2000, ma anche per una sana politica di sviluppo sostenibile del territorio, - passano spesso in secondo piano venendo poco o per nulla considerati non solo nel vivere quotidiano dei cittadini ma sovente anche nelle attività di programmazione e pianificazione degli Enti locali e della Pubblica amministrazione in generale. Questa situazione determina come minimo una scarsità per numero e qualità di modelli locali ai quali le giovani generazioni possono riferirsi. Vi è così un rallentamento del processo di sviluppo culturale che, salvo alcune eccezioni anche locali, si concretizza in: decisioni, azioni, atteggiamenti, comportamenti, esempi e addirittura insegnamenti che o non tengono conto degli aspetti naturalistico-ambientali o addirittura li contrastano, pregiudicando così il potenziale di sviluppo che essi rappresentano. Risulta assai arduo definire degli indicatori per questo tipo di problema, teoricamente si potrebbe affermare che un valido indicatore sia il numero di vecchi frigoriferi abbandonati lungo le strade o gli edifici abusivi attualmente in costruzione o i piani di gestione mai varati dagli Enti preposti o ancora gli episodi di bracconaggio di questo ultimo anno e perché no le scelte agronomiche degli agricoltori, l’uso spesso

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insostenibile delle aree a pascolo da parte degli allevatori, la fuga dei giovani dal loro territorio per motivi di studio, di lavoro e di vita. Tutti questi indicatori ed altri ancora che possiamo immaginare, sono però difficilmente quantificabili e anche qual’ora lo fossero, sarebbe ingannevole affermare di poter riuscire a incidere quantitativamente su di essi nel breve termine. Incidere su modelli (o falsi modelli) culturali (anche se in un settore specifico come l’ambiente), richiede tempi medio-lunghi. Ma è proprio per questo motivo che l’avvio di azioni che favoriscano la legalità (Dipartimento Ambiente e Legalità) e, parallelamente, determinino lo sviluppo culturale ai vari livelli (Dipartimento Formazione e Volontariato), è sempre urgente e va visto come un porre le basi per un cambiamento. Un cambiamento che è sempre più necessario, ovunque. Le aree protette, che da sempre rappresentano un “laboratorio ideale” per la sperimentazione di nuovi, intelligenti e sostenibili modelli di sviluppo culturale, sociale ed economico possono rappresentare uno dei punti di partenza favoriti. Tuttavia, in questi territori di “periferia” si ritiene fondamentale agire su più fronti anche al fine di non creare ulteriori sotto-periferie (p. es. i territori non protetti). 6.7.2 Obiettivi generali e specifici

Obiettivi generali: • Promuovere la cultura della legalità Obiettivi specifici: • Monitoraggio. • Catalogazione delle aree a rischio di illecito ambientale. • Prevenzione. • Risoluzione di illeciti ambientali diffusi o puntiformi, con particolare

riferimento alle situazioni di conflitto sociale e sottosviluppo economico.

• Conservazione degli habitat e delle specie di interesse Comunitario • Conservazione dei biotopi e delle specie di interesse nazionale e

regionale. • Educazione e sensibilizzazione sulle risorse naturali.

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6.7.3 Attività previste Elaborazione ed attuazione di un Protocollo di monitoraggio e censimento delle aree a rischio (con particolare riferimento a quelle azioni di degrado ritenute marginali e non oggetto dell’attenzione dei mass-media), anche in collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura. Messa a punto di linee guida per la prevenzione. Sovente, soprattutto i privati ma anche gli enti pubblici, hanno difficoltà a “reagire” a situazioni abusive di degrado ancorché perpetrate (da ignoti o noti con atteggiamenti “mafiosi”), ai danni del proprio patrimonio (proprietà privata o demanio). Al fine di sostenere e incoraggiare interventi risolutivi di tali situazioni saranno elaborate azioni specifiche di ripristino della legalità attraverso forme di sostegno morale, legale ed economico.

6.7.4 Cenni organizzativi Per il funzionamento del Dipartimento Ambiente e Legalità si ritiene indispensabile l’attivazione di un ufficio legale per il monitoraggio, la catalogazione, la consulenza e l’assistenza legale e la gestione di una Banca Dati sulla legalità.

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6.8 DIPARTIMENTO FORMAZIONE E VOLONTARIATO La conservazione delle risorse naturali non può non passare attraverso una crescita culturale della popolazione (a tal proposito si veda anche la premessa del Dipartimento sulla legalità al par. 6.7.1), è per questi motivi quindi che parte delle attività della Fondazione riguarderanno la sensibilizzazione, la formazione e la fruizione. Al fine di creare nuovi modelli di gestione compatibile e sostenibile del territorio sarà necessario porre le basi perché la fondazione divenga un luogo di confronto, di conoscenza e arricchimento reciproco, di dibattito costruttivo e senza barriere mentali ove ci sia una attenzione costante a non sottovalutare mai (o peggio ignorare) le ragioni dell’altro. L’attivazione di un centro di ricerca e formazione scientifica in questo contesto territoriale, con l’ausilio di volontari in servizio civile può essere una ricetta vincente e innovativa. Infatti, proprio la presenza di volontari in servizio civile nello staff organizzativo, arricchirà la forte base di motivazione interna verso il raggiungimento degli obiettivi indicati nel paragrafo che segue. 6.8.1 Modalità di attuazione La formazione specifica è effettuata in proprio, con il ricorso a personale dell'ente in possesso di competenze, titoli ed esperienze specifiche o, in assenza, con il ricorso a personale esterno. 6.8.2 Obiettivi generali Uno dei punti critici sui quali questo progetto vuole incidere è quindi quello culturale con particolare riferimento agli aspetti naturalistici e agroambientali che caratterizzano fortemente il paesaggio mediterraneo. Infatti in simili contesti e per varie ragioni, i giovani sono poco o per nulla attratti dal proprio territorio e sognano la città o altri contesti sociali. Quindi attraverso l’esperienza del Servizio Civile Nazionale, svolto in un centro di ricerca e formazione che sta muovendo i primi passi, i giovani potranno entrare in contatto con la propria realtà territoriale e vederla da una diversa prospettiva. In questo modo si porranno le basi per costruire, con la prevista formazione specifica dei volontari ma anche con la

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partecipazione ai corsi avviati presso la struttura, nuove professionalità che possano essere valorizzate nel contesto territoriale di appartenenza. 6.8.3 Obiettivi specifici In particolare il funzionamento di un centro di ricerca e formazione si pone i seguenti obiettivi:

• Crescita culturale di base attraverso attività di formazione sia per i giovani (per favorire il concreto sviluppo di professionalità e idee di sviluppo locale compatibili e sostenibili) che per gli adulti che conducono attività economiche in questo contesto territoriale (per favorire un aggiornamento professionale con caratteristiche compatibili e sostenibili ma anche al fine di prevenire e/o risolvere le situazioni di conflitto che normalmente si possono creare nelle aree protette tra stakeholders ed enti di gestione).

• Formazione specifica e alta formazione con una doppia finalità: da una parte l’istituzione di una serie di strumenti formativi di livello medio-alto (aggiornamento, perfezionamento, specializzazione, master, summer-school, stage, corsi residenziali, etc.) ad alta qualità che rappresentino valide soluzioni di crescita professionale sia per utenti locali che nazionali e internazionali. A questo proposito di particolare rilievo sono le attività formative di aggiornamento professionale riservate alla P.A. in campo ambientale per la forte potenziale ricaduta in termini di pianificazione e gestione territoriale. La seconda finalità è strettamente legata alla prima e riguarda i notevoli benefici in termini di immagine e di promozione del territorio di riferimento che verrebbero veicolate a livello nazionale e internazionale sia attraverso la pubblicizzazione degli eventi formativi, ma soprattutto con la partecipazione in forma residenziale degli utenti dei corsi e dei relativi docenti italiani e stranieri.

• Ricerca e diffusione della cultura scientifica: attraverso lo sviluppo di propri programmi di ricerca finalizzata alla conservazione e gestione della fauna e degli agroecosistemi, svolti anche in parternariato; mettendo a disposizione la struttura con i suoi servizi (foresteria, cucina, attrezzature tecnologiche, etc.) agli studiosi o ad enti di ricerca che ne facciano richiesta; organizzando Workshop tematici residenziali e altre attività divulgative a vari livelli.

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6.8.4 Modalità di impiego dei volontari Il progetto intende sviluppare nei giovani volontari una forte coscienza del valore degli aspetti naturalistici del territorio per la loro conservazione e gestione sostenibile, attraverso la partecipazione alle attività della Fondazione, l’affiancamento agli esperti per l’acquisizione di competenze professionali specifiche nonché la conoscenza dei processi socio-ambientali di integrazione sul territorio. Il carattere di utilità sociale, dell’impegno di un periodo della vita dei giovani volontari, potrà consentire di realizzare reciprocità importanti tra utenti del centro e volontari. L’esperienza proposta infatti potrà giovare all’incontro tra modi diversi di pensare, di esprimere modelli di vita e di sensibilità. Tale incontro non potrà che essere positivo per i giovani volontari che vorranno fare una scelta libera di impegno e di autoformazione. 6.8.4.1 Attività dei volontari In questo contesto, il ruolo del volontario è di affiancamento, di appoggio e integrazione alle figure professionali che gestiscono le attività della Fondazione. L’intervento e le attività dei volontari sono mirati nello specifico a sviluppare le potenzialità del progetto in riferimento agli obiettivi proposti. I volontari sono di supporto e di aiuto alla realizzazione degli obiettivi del centro, con funzioni di ricerca e di catalogazione dei materiali, collaborazione ai protocolli di ricerca e ai programmi di formazione, collaborano alle attività di promozione e di organizzazione delle manifestazioni culturali nel territorio di aiuto tecnico e pratico. Per questi servizi, prevalentemente tecnico-scientifici, risultano preferibili le abilità tecniche, di studio e professionali. Le attività prevedono inoltre di:

• supportare l’équipe del personale tecnico-scientifico; • supportare la gestione del centro; • sostenere le attività di ricerca e formazione; • aiutare nelle attività manuali organizzate nei laboratori e sul campo; • partecipare alle sessioni di ricerca e formazione sul campo; • collaborare nell’organizzazione di iniziative culturali e di promozione

sociale e del territorio (eventi, animazione rurale, etc.)

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• partecipare a progetti in collaborazione con le scuole per la realizzazione di laboratori didattici ed escursioni didattiche naturalistiche;

• partecipare ad incontri periodici di approfondimento del valore del servizio relativo al contesto territoriale anche ai fini di una autovalutazione;

• partecipazione alle equipe professionali operative. Attraverso la partecipazione alle attività della Fondazione e con l’affiancamento agli esperti i volontari acquisiranno competenze professionali specifiche nonché la conoscenza dei processi socio-ambientali di integrazione sul territorio. In particolare la crescita professionale dei volontari riguarderà:

• conoscenza del territorio, della fauna e della flora; • supporto alle attività di ricerca scientifica; • supporto alle attività di formazione; • impulso alla creazione di nuove professionalità in campo ambientale; • gestione operativa dei contatti e delle pubbliche relazioni.

Le competenze e le professionalità maturate saranno certificate dall’Ente, in modo da essere riconosciute come esperienza lavorativa, valida ai fini del curriculum vitae. 6.8.5 Cenni organizzativi Per il funzionamento del Dipartimento si ritiene indispensabile l’attivazione di settori specifici con aree tematiche. Il settore Formazione Che sarà suddiviso nelle seguenti aree:

• alta formazione • formazione e aggiornamento professionale • educazione

Il settore Volontariato Che sarà suddiviso nelle seguenti aree:

• progetti • reclutamento e selezione volontari • formazione e gestione volontari

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6.9 STRUTTURA ORGANIZZATIVA E PERSONALE Il personale da impiegare nello svolgimento delle attività previste dal progetto, sarà di documentata esperienza nel settore soprattutto a livello della realtà locale. Si tratterà di esperti naturalisti e tecnici con provata esperienza riguardo ai protocolli previsti dal progetto e alle finalità della Fondazione.

6.9.1 Organico In base all’organigramma della Fondazione, l’organico è così strutturato:

6.9.1.1 Direzione, Segreteria, Progetti e Promozione, Uff. Stampa

Le figure che, all’interno della Fondazione (cfr. Fig. 2, Par. 6.5), si occuperanno della direzione, dei progetti e dei rapporti esterni, sono:

• 1 Direttore della Fondazione • 1 Responsabile amministrativo • 2 operatori di segreteria • 1 responsabile p.r. e ufficio stampa • 24 operatori didattici e di accoglienza • 32 operai e operatori di vigilanza

6.9.1.2 Dipartimento Conservazione, Banca degli Habitat e Servizio Documentazione CTR-DNA

Le figure che, all’interno della Fondazione, si occuperanno di ricerca e pianificazione territoriale applicate alla conservazione, sono:

• 1 Direttore del dipartimento e del servizio • 1 Responsabile Banca degli Habitat • 1 Responsabile Servizio Documentazione CTR-DNA • 1 Responsabile ufficio tecnico Esperto GIS • 5 Ricercatori • Borsisti • Studenti (stagisti) e volontari

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6.9.1.3 Dipartimento Ambiente & Legalità

Le figure che, all’interno della fondazione, si occuperanno dei rapporti tra ambiente e legalità sul territorio sono:

• 1 Direttore del dipartimento • 2 Avvocati • 1 operatore di segreteria • Borsisti • Studenti (stagisti) e volontari

6.9.1.4 Dipartimento Formazione & Volontariato

Le figure che, all’interno della fondazione, si occuperanno di formazione e di progetti di volontariato nell’ambito della conservazione della natura sono:

• 1 Direttore del dipartimento • 1 Responsabile Settore Formazione Settore Volontari e SCN • 3 Formatori • Borsisti • Studenti (stagisti) e volontari

6.9.2 Obiettivi delle Unità organizzative Gli obiettivi specifici e le relative competenze di ciascun responsabile della direzione di unità operative, sono relative alle attività e ai servizi descritti che per tipologia si possono ascrivere all’una o all’altra U.O.. La divisione in U.O. non è rigida ma funzionale all’organizzazione interna del personale, senz’altro si punterà su una forte cooperazione attraverso la più stretta collaborazione tra le U.O.. 6.9.3 Consulenze esterne Potranno essere coinvolti consulenti esterni in qualità di esperti specialisti con esperienza documentata nei settori di intervento; essi saranno scelti in base alle esigenze richieste per aspetti specifici per i quali potranno svolgere anche attività di formazione.

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6.9.4 Formazione del personale Il personale impiegato nella realizzazione dell’intervento sarà soggetto ad attività di formazione e aggiornamento con esperienze sul campo in collaborazione con altri gruppi di ricerca, in sede o presso altre sedi italiane o estere, organismi nazionali o internazionali di conservazione, etc., per stage, seminari e corsi. A tal proposito si rimanda al primo punto del paragrafo 6.4.3 Linee guida per l’attivazione dell’intervento. 6.9.5 La Sede operativa Ambito territoriale di intervento: Habitat e specie della Rete Natura 2000. Localizzazione della sede operativa: Oasi Lago Salso (Manfredonia, FG). Dimensioni minime ottimali: 20 locali e servizi. Descrizione: nella struttura saranno allestiti uffici con la relativa

attrezzatura d’ufficio e informatica (v. piano dei costi), biblioteca, aule didattiche, laboratori e spazi per riporre le strumentazioni scientifiche.

6.9.6 Stazioni e laboratori di ricerca e formazione sul campo Quando se ne ravviserà l'esigenza, anche in ordine alle disponibilità finanziarie, saranno istituite strutture temporanee o permanenti che costituiranno le unità elementari e fondamentali della rete tecnico-scientifica della Fondazione, queste dovranno essere dotate anche di attrezzature logistiche di foresteria (cucina e letti) per l’accoglienza dei ricercatori, dei docenti, dei corsisti e dei volontari.

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7. MISURE DI COMPENSAZIONE DA INSERIRE NEL PSR Nelle pagine che seguono sono sinteticamente descritte (in forma di scheda), le principali misure di compensazione da inserire nel PSR Puglia in corso di preparazione. Naturalmente si tratta di idee che, pur presentando già un livello di informazione sufficiente a verificarne lo scopo, la natura e la coerenza (fattibilità), tuttavia richiedono i necessari approfondimenti esecutivi. Misura A Titolo: conversione di seminativi in pascolo Obiettivo: ripristinare ambienti a pascolo permanente al fine di ristabilire l’habitat per le specie steppiche e per la flora autoctona Specie interessate:

• Mammiferi: Chirotteri

• Uccelli: Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Alauda arvensis; Melanocorypha calandra; Neophron percnopterus; Pernis apivorus; Tetrax tetrax; Emberiza cia; Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Calandrella brachydactyla ; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Lullula arborea; Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus aeruginosus; Columba livia.

• Rettili e anfibi: Testudo hermanni; Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata.

• specie flora direttiva 92/43/CEE ALL. II Stipa austroitalica

Habitat interessato: Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea) (*). Obiettivo quantitativo: superficie minima di 15.000 ha di cui 7.500 con pagamento Natura 2000 Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata

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Strumento di attuazione: Misura agroambientale/ pagamento Natura 2000 da inserire nel PSR 2007-2013 Disciplinare: cessazione coltivazione, mantenimento obbligatorio di un carico ovino/bovino/equino/caprino di x unità /ha per almeno 5 mesi compresi tra il 1° settembre – 15 marzo Costo: 600 euro/ha/anno (pagamento all’agricoltore/conduttore del fondo) più costi monitoraggio, consulenza e controllo. Durata dell’impegno: 20 anni Controlli: verifica a periodica del carico di bestiame effettivo

Misura B Titolo: creazione di complessi macchia radura Obiettivo: ripristinare ambienti prativi con macchie cespugliate Specie interessate:

• Mammiferi: Chirotteri

• Uccelli: Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Pernis apivorus; Emberiza cia; Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus aeruginosus.

• Rettili e anfibi: Testudo hermanni; Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata.

Habitat interessati: formazioni a lentisco Obiettivo quantitativo: superficie minima di 400 ha di cui 200 con pagamento Natura 2000 Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata Strumento di attuazione: Misura agroambientale/ pagamento Natura 2000 da inserire nel PSR 2007-2013 Disciplinare: cessazione coltivazione, piantumazione di essenze autoctone (lista) in macchie o siepi sul 30% della superficie; obbligo di sostituzione delle eventuali fallanze nei primi 5 anni di impianto; divieto di taglio,

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potatura. La restante superficie deve essere sfalciata/trinciata una volta all’anno nel periodo 1 settembre-28 febbraio, con mantenimento sul suolo del materiale trinciato. Divieto assoluto di pascolo. Costo: x euro il primo anno per coprire i costi di impianto + 600 euro /ha/anno (pagamento all’agricotore/conduttore del fondo) più costi monitoraggio, consulenza e controllo. Durata dell’impegno: 20 anni Controlli: verifica aperiodica delle condizioni del ripristino (integrità delle macchie arbustive, stato della vegetazione erbacea

Misura C Titolo: creazione di cisterne tradizionali per la raccolta di acqua piovana Obiettivo: ripristinare piccoli ambienti umidi per la riproduzione degli anfibi Specie interessate:

• Rettili e anfibi: Bombina variegata; Triturus carnifex, Triturus italicus; Elaphe quatuorlineata.

• Mammiferi: Chirotteri

Habitat interessati: • nessuno

Obiettivo quantitativo: un minimo di x cisterne Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata Strumento di attuazione: Misura da inserire nel POR 2007-2013 Disciplinare: realizzazione in base a progetto allegato. Divieto di scarico di rifiuti/liquami; obbligo di mantenimento di un livello idrico minimo di 50cm in qualsiasi periodo dell’anno. Costo: x euro Durata dell’impegno: investimento in struttura permanente Controlli: verifica aperiodica delle condizioni della cisterna

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Misura D Titolo: ripristino dei muretti a secco Obiettivo: ripristinare i tipici muretti a secco sui limiti di appezzamento Specie interessate:

• Uccelli: Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Alauda arvensis; Melanocorypha calandra; Neophron percnopterus; Pernis apivorus; Tetrax tetrax; Emberiza cia; Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Calandrella brachydactyla ; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Lullula arborea; Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus aeruginosus; Columba livia.

• Rettili e anfibi: Testudo hermanni; Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata.

Habitat interessati: • nessuno

Obiettivo quantitativo: un minimo di x km di muretti ripristinati Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata; misura abbinabile alle precedenti Strumento di attuazione: Misura da inserire nel POR 2007-2013 Disciplinare: realizzazione in base a disciplinari già attuati. Costo: vedi bandi attuati Durata dell’impegno: 20 anni Controlli: verifica aperiodica delle condizioni dei muretti

Misura E Titolo: Rinaturazione delle sponde dei torrenti Obiettivo: ripristinare i corridoi ecologici che collegano la ZPS agli ambienti naturali e delle zone umide costiere Specie interessate:

• Uccelli:

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Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Alauda arvensis; Melanocorypha calandra; Neophron percnopterus; Pernis apivorus; Tetrax tetrax; Emberiza cia; Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Calandrella brachydactyla ; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Lullula arborea; Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus aeruginosus; Columba livia.

• Rettili e anfibi: Bombina variegata;Triturus carnifex, Triturus italicus; Elaphe quatuorlineata.

• Mammiferi: Chirotteri

• Pesci: Alburnus albidus

Habitat interessati: • 92A0 – Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba, • 3280 – Fiumi mediterranei a flusso permanente: Paspalo-Agrostidion

e filari ripari di Salix e di Populus alba. Obiettivo quantitativo: ripristino delle aste fluviali Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata Strumento di attuazione: Misura da inserire nel POR 2007-2013 Disciplinare: riforestazione con specie autoctone (1.400 ha); divieto di “pulizia” dell’area golenale Costo: per tutti i soggetti pubblici e privati il contributo è pari al 100% dell’investimento per un importo massimo di 1,5 Meuro Durata dell’impegno: rinaturalizzazione permanente Controlli: verifica aperiodica delle condizioni della vegetazione fluviale

Misura F Titolo: potenziamento della vigilanza ambientale Obiettivo: impedire gli atti di bracconaggio ed altre attività illecite; garantire il rispetto dei ripristini Specie interessate: tutte

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Habitat interessati: tutti. Obiettivo quantitativo: istituzione di uno specifico comando stazione di vigilanza che copra la ZPS ed i confinanti siti Natura 2000 (Lago Salso, Frattarolo, ecc) Localizzazione: tutta l’area Strumento di attuazione: Fondi ordinari Costo: 800.000,00 euro Disciplinare: apposito disciplinare Durata dell’impegno: 5 anni Controlli: giornalieri

Misura G Titolo: acquisto terreni in aree sensibili Obiettivo: tutelare e gestire le aree di massima valenza ambientale Specie interessate: tutte Habitat interessati: tutti Obiettivo quantitativo: un minimo di 4.000 ha Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata Strumento di attuazione: Misura da inserire nel POR 2007-2013 Disciplinare: mantenimento e gestione naturalistica degli habitat da stabilire con apposito piano di gestione Costo: 5 Meuro Durata dell’impegno: investimento permanente Controlli: vigilanza e monitoraggio ambientale

Misura H Titolo: ripristino zone umide temporanee Obiettivo: ripristinare le zone umide temporanee (es. marane, cutini, piscine, etc.) Specie interessate:

• Rettili e anfibi: Bombina variegata; Triturus carnifex, Triturus italicus; Elaphe quatuorlineata.

• Mammiferi:

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Chirotteri Habitat interessati: nessuno Obiettivo quantitativo: 2.000 ha di zone umide Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata Strumento di attuazione: Misura da inserire nel POR 2007-2013 Disciplinare: attuazione di un programma gestionale finalizzato alla conservazione Costo: 5 Meuro Durata dell’impegno: 20 anni Controlli: verifica aperiodica delle condizioni della vegetazione palustre e monitoraggio faunistico

Misura I Titolo: Mantenimento delle zone umide con destinazione di tutela Obiettivo: mantenere le zone umide costiere comprese nei siti rete Natura 2000 Specie interessate:

• Rettili e anfibi: Bombina variegata; Triturus carnifex, Triturus italicus; Elaphe quatuorlineata.

• Mammiferi: Chirotteri

Habitat interessati: nessuno Obiettivo quantitativo: 2.000 ha di zone umide Localizzazione: priorità geografica in cartografia allegata Strumento di attuazione: Misura da inserire nel POR 2007-2013 Disciplinare: attuazione di un programma gestionale finalizzato alla conservazione Costo: 5 Meuro Durata dell’impegno: 20 anni Controlli: verifica aperiodica delle condizioni della vegetazione palustre e monitoraggio faunistico

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Altri interventi Sostegno e rilancio del pascolo attraverso gli strumenti dello sviluppo rurale (asse competitività: caseifici, assistenza veterinaria, abbeveratoi, recinzioni mobili; asse economia rurale: commercializzazione diretta, certificazione, promozione, incentivazione dell’agriturismo legato ai ripristini ambientali, etc.).

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8 SINTESI DEL PROGRAMMA E QUADRO ECONOMICO 8.1 ATTIVAZIONE E FUNZIONAMENTO DELLA FONDAZIONE All’atto della costituzione della Fondazione, gli Enti pubblici fondatori provvederanno sostenerne l’attivazione e il funzionamento attraverso un contributo straordinario e/o la messa a disposizione di terreni di proprietà, strutture, mezzi, attrezzature, etc. 8.2 PROSPETTIVE E SOSTENIBILITÀ Gli obiettivi, le funzioni, le attività e quindi i servizi che la Fondazione offrirà al territorio, così come è evidenziato nell’impostazione di questo documento, certamente condurranno ad una sempre maggiore presenza sia sul territorio in termini di ricerca, gestione e monitoraggio e sia, a livello progettuale, nella pianificazione. Questa presenza sarà sempre più necessaria nel corso dell’evoluzione politica, organizzativa e operativa del territorio che porterà finalmente ad un suo funzionamento in piena efficienza. L’obiettivo dell'autosostenibilità economica della struttura potrà essere perseguito nella prospettiva di un ampliamento della domanda dei servizi di cui sopra, sia da parte di aree protette, che di enti territoriali quali Province, Comunità montane, Comuni, ecc., nonché dalla gestione sostenibile dei terreni acquistati o gestiti dalla Fondazione con la Banca degli Habitat. 8.3 PIANO ECONOMICO-GESTIONALE E BUDGET DI SPESA Il piano dei costi, suddiviso per capitoli di spesa, tiene conto dei costi di attivazione della struttura (amministrazione, spese strutturali e logistiche, ecc), e di gestione della stessa (personale, strumentazioni, ecc.), in relazione ai servizi che la Fondazione offrirà e che sono stati illustrati precedentemente. Per le tipologie di personale: si rinvia al par. 6.9, dove questo argomento è stato trattato. Segue il prospetto di riepilogo generale delle spese.

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PIANO ECONOMICO Costi di investimento e gestione primo anno

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Tipologia di terreni da acquistare

Ha

Costo ha

Valore

Pascolo 6.550 € 2.000 € 13.100.000 Seminativo 450 € 4.000 € 1.800.000 Incolto produttivo 500 € 500 € 250.000 TOTALE 7.500 € 15.150.000

A) Azioni di conservazione Euro • Acquisto habitat

15.150.000

B) Personale

2.000.000

Personale Costo annuo X unità n. unità Totale

Accoglienza € 22.000,00 24 € 528.000,00 Operai/vigilanza € 23.000,00 32 € 736.000,00 Personale tecnico € 32.000,00 23 € 736.000,00 Totale 79 € 2.000.000,00

C) Spese strutturali e logistiche • Contratti di locazione e contratti di fornitura • Mobili e Arredi • Attrezzatura informatica e di ufficio • Cancelleria

200.000

D) Attrezzature e Strumentazione scientifica 100.000

E) Materiali di consumo e spese per la ricerca 100.000 • Materiale bibliografico, documentario e fotocopie • Materiale di laboratorio ed altro materiale di consumo • Spese di spedizione • Missioni e rimborsi spese (ricerca, formazione, etc.)

F) Acquisto carburanti 10.000

G) Automezzi 120.000

H) Spese di realizzazione strumenti multimediali, pubblicazioni • Sito WEB, CD-Rom • Pubblicazioni tecniche e divulgative

50.000

I) Spese impreviste 20.000

TOTALE GENERALE 17.750.000

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Ricavi della gestione Gestione terreni Ha

Ricavo annuo netto

(€/ha) Ricavo totale

annuo Pascolo 6.550 € 300 € 1.965.000 Seminativo 450 € 300 € 135.000 Incolto produttivo 500 € 100 € 50.000 TOTALE 7.500 € 2.150.000

Attività di fruizione

N°/Anno

Ricavo medio a persona

Ricavo totale annuo

Visitatori 85.000 € 9,50 € 807.500

Riepilogo ricavi annui

Ricavo totale annuo

Gestione terreni € 2.150.000 Attività di fruizione € 807.500 Totale generale dei ricavi € 2.957.500

Ricavi della gestione Riepilogo ricavi annui

Ricavo totale

annuo Totale costi annui di gestione - € 2.600.000 Totale ricavi annui + € 2.957.000 Saldo attivo + € 357.000

Costo dell’investimento per unità di personale stabilizzata € 224.683,54

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PALUMBO G., RIZZI V. & MALACARNE G., 1997 - Contributo alla conoscenza di biologia riproduttiva, distribuzione e consistenza della popolazione di Grillaio (Falco naumanni) dell’Italia peninsulare. Avocetta n. 21. PENTERIANI V. 1998 - Il Gufo reale. Edagricole, Bologna. PETRETTI F. 1995 - La conservazione degli ambienti steppici in Italia. LIPU, Parma. Boll. Mus. St. Nat. Lunigiana, Aulla. PETRETTI F., 1985. Preliminary data on the status of the Little Bustard (Tetrax tetrax) in Puglia. Bustard studies 2: 165-170. PETRETTI F., 1988. An inventory of steppe habitats in southern Italy. In: Goriup P. (red.). Ecology and Conservation of Grassland birds. ICBP Technical Pubblication, No.7: 125-143. PETRETTI F., 1993a. Gallina prataiola Tetrax tetrax. In: Meschini & Frugis S. (Eds.), - Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 109. PETRETTI F., 1993b. La Gallina prataiola nella Piana di Larino. ENEL SpA Direzione delle costruzioni. WWF Italia (rapporto tecnico non pubblicato). PIETRELLI L., BIONDI M., & GUERRIERI G., 1993. Insediamento di una colonia di Cavaliere d'Italia, Himantopus himantopus, nel Lazio. Riv. Ital. Orn. 63: 222-224. RIZZI V. E V. CRIPEZZI, 1994. Dati preliminari sulla attuale distribuzione della Gallina prataiola Tetrax terax e dell’Occhione Burhinus oedicnemus in provincia di Foggia. Atti del 6° Convegno Italiano di Ornitologia (Torino, 1991): 501-502. SEMPRINI A., 1972. Osservazioni ornitologiche primaverili in provincia di Foggia. Riv. Ital. Orn. 42: 263-276. SIGISMONDI A., 1985 - Progetto Capovaccaio. Natura e Società - Giugno 1985 N.14 Torino. SIGISMONDI A., 1986 - L’ultimo nido del Capovaccaio. Umanesimo della pietra, Verde, N.1. Martina Franca (Taranto). SIGISMONDI A., 1990 - Il grillaio un falco di rilevanza nazionale. Umanesimo della pietra, Verde, N.5. Martina Franca (Taranto). SIGISMONDI A., 1998 - Rapporto sullo stato di conservazione di Nibbio reale Milvus milvus, Capovaccaio Neophron percnopterus e Lanario Falco biarmicus, nelle regioni Puglia e Basilicata. WWF Roma (non pubblicato).

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COTECCHIA V., MAGRIG., 1966 – Idrogeologia del Gargano, in Geologia Applicata e idrogeologia, Vol. I Pag. 7-20. DE MEO G., 1970 – Utilizzazione del suolo, in Ministero Agricoltura e Foreste, Dir. Gen. Montana e per le Foreste, Carta della Montagna, Puglia. FERRI G., 1895 – Sulla bonifica delle valli del Candelaro e del Cervaro in provincia di Foggia. Roma. LIPPI – BONCAMBI C., 1958 – Rilevamento Geo–pedologico del Gargano. “Istituto di Mineralogia dell’Università di Perugia”. LURIOLA P., 1994 –Parco Nazionale del Gargano. MINSTERO AGRICOLTURA E FORESTE, Direzione Gen. Montana e per le Foreste 1976 – Carta della Montagna. Monografie regionali, Puglia Vol. II, 16. Geotecnico (E.N.I.). PAIERO P., CURTI L., LORENZONI G.G., MARCHIORI S., 1972 – Carta della vegetazione del bacino del Lago di Lesina (Foggia), in Atti II Simp. Naz. Cons. Natura. Cacucci, Bari. RANIERI L., 1947 – Il Clima del Gargano, in Memorie Ist. Geog. Univ. Bari, 11. Macri, Bari. RUSSO G., 1996 – Studio di pianificazione forestale di un ceduo invecchiato: La lecceta di Monte Cornello del comune di San Giovanni Rotondo (FG), Ist. Selvicoltura e Assestamento Forestale dell’Uni. di Bari. SIGISMONDI A., TEDESCO N., 1995 – Parco Nazionale del Gargano. SURACI F. et al., 1988 – Un progetto per il Gargano. Leone Editrice, Foggia. TOMASELLI R., 1970 – Note illustrative della carta della vegetazione naturale potenziale d’Italia. Collana verde n. 27, MAF, Roma.

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ALLEGATO ALLEGATO: BOZZA DI STATUTO DELLA FONDAZIONE Di seguito è riportato il testo, in forma di bozza, dello Statuto della Fondazione Habitat.

Statuto della Fondazione Habitat

Art.1 È costituita, con sede a ________________, la Fondazione denominata "Fondazione HABITAT" persona giuridica di diritto privato senza scopo di lucro.

Art.2 La Fondazione, ha per scopo la conservazione degli habitat e delle specie attraverso la promozione, la predisposizione e l’attuazione di azioni concrete di conservazione come, ad esempio: ricerca applicata, miglioramenti ambientali e sociali, sensibilizzazione, educazione e formazione. La Fondazione finalizza la raccolta di dati, informazioni e conoscenze anche per costruire una banca dati tematica, cui possano accedere istituzioni, industrie, associazioni ed Enti pubblici e privati inoltre può, per la realizzazione dei propri scopi, svolgere diretta attività di consulenza nei campi sopra enunciati. La Fondazione prioritariamente indirizza la propria attività di ricerca nel settore della conservazione della natura, aggiornando le proprie cognizioni nell’intento di rappresentare un centro oltre che di studio e applicazione con interventi sul territorio, anche di informazione e di sensibilizzazione per le componenti sociali. Oltre alle iniziative sopraindicate, la Fondazione persegue l’approfondimento e lo studio di tutte le possibili tematiche riguardanti l’ambiente con particolare riferimento ai fattori sociali potenzialmente limitanti e/o realmente sfavorevoli come la legalità. Allo scopo di promuovere la formazione nel campo ambientale, la Fondazione potrà programmare corsi, convegni, seminari e tutte quelle iniziative che si rendessero utili per diffondere una moderna cultura dell’ambiente. La Fondazione potrà, inoltre, operare nel settore dell’informazione e dell’editoria promuovendo iniziative atte a divulgare studi, ricerche, progetti, notizie utili a una maggiore conoscenza e diffusione dei problemi che interessano l’ambiente e i suoi rapporti con la salute dell’uomo. La Fondazione, per il perseguimento delle finalità sociali, può: stipulare con istituzioni universitarie italiane e straniere e con altri enti pubblici e privati nazionali ed esteri accordi volti ad acquisire ed a scambiare informazioni di

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carattere scientifico, tecnico, economico, sociologico, giuridico o di altro genere, pertinenti alle proprie finalità; partecipare ad istituzioni, enti, associazioni anche internazionali aventi scopi analoghi o complementari ai propri, nonché compiere tutte le operazioni finanziarie, mobiliari ed immobiliari ritenute necessarie o utili per il conseguimento dei fini statutari.

Art.3 Sono organi della Fondazione:

• il Presidente

• il Consiglio di Amministrazione

• il Collegio dei Revisori dei Conti

Art.4 Il Consiglio di Amministrazione è composto da dodici membri così individuati:

• sette designati dai soci fondatori, tra cui il Sindaco pro tempore del Comune di Manfredonia;

• tre designati dai soci fondatori, tra esperti di provata competenza nel campo della conservazione della natura;

• i due Rettori o loro rispettivi delegati delle seguenti Università: Università degli Studi di Bari, Università degli Studi di Foggia.

Il Consiglio di Amministrazione è nominato con decreto del Presidente della Giunta della Regione Puglia.

I membri del Consiglio di Amministrazione, che possono essere rinominati più volte, restano in carica per cinque anni dalla data del decreto di nomina e, comunque, in regime di prorogatio, sino all’insediamento dei successori.

Le funzioni di Segretario del Consiglio di Amministrazione sono esercitate da persona nominata dal Consiglio medesimo.

Art.5 Il Consiglio di Amministrazione si riunisce ogni due mesi presso la sede della Fondazione o altrove, purché in Puglia, ed ogni qualvolta il suo Presidente lo ritenga necessario o quando la maggioranza dei suoi componenti od il Collegio dei Revisori dei Conti ne facciano richiesta. Il Consiglio di Amministrazione elegge tra i suoi membri il proprio Presidente ed il proprio Vicepresidente. Le adunanze del Consiglio di Amministrazione sono indette dal Presidente, o dal Vicepresidente nei casi in cui quest’ultimo sostituisca il primo, mediante avviso contenente indicazione del luogo, del giorno e dell’ora della riunione, nonché dell’ordine del giorno, da spedire ai membri del Consiglio medesimo e ai Revisori

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dei Conti mediante lettera raccomandata, ovvero via fax, almeno dieci giorni prima della data fissata per la riunione. Nei casi di urgenza è ammessa la convocazione mediante telegramma ovvero via fax contenente le indicazioni di cui sopra, purché fatta almeno tre giorni prima della data fissata per la riunione. Le adunanze del Consiglio di Amministrazione sono regolarmente costituite con la presenza della maggioranza dei componenti del Consiglio medesimo e le deliberazioni vi sono prese a maggioranza assoluta di voti dei presenti. In caso di parità di voti prevale il voto di chi presiede. Le adunanze sono presiedute dal Presidente del Consiglio di Amministrazione o, in caso di sua assenza o impedimento, dal Vicepresidente del Consiglio medesimo o, in caso di assenza o di impedimento anche di questo, dal Consigliere più anziano di età. I verbali delle adunanze, redatti su apposito libro bollato e vidimato a norma di legge, sono sottoscritti da chi le ha presiedute e dal Segretario.

Art.6 Il Presidente del Consiglio di Amministrazione provvede, almeno quattro mesi prima della scadenza del quinquennio dalla nomina dei componenti il Consiglio medesimo, a chiedere la designazione dei consiglieri alle amministrazioni degli enti di cui al precedente articolo quattro. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione provvede, pure, nel caso di vacanza di un Consigliere, a chiederne la sostituzione all’amministrazione dell’ente che designò il Consigliere venuto meno; il Consigliere subentrante, nominato con decreto del Presidente della Giunta della Regione Puglia, resta in carica sino allo spirare del termine previsto per la permanenza in carica del Consigliere da lui sostituito.

Art.7 Il Consiglio di Amministrazione è investito di ogni più ampio potere per l’amministrazione della Fondazione, senza limitazione alcuna e così, in via esemplificativa, potrà:

a. approvare lo statuto e le relative modifiche o trasformazioni;

b. approvare i regolamenti interni e le relative modifiche;

c. approvare il bilancio preventivo e il conto consuntivo;

d. approvare i piani e i programmi della Fondazione, anche in coerenza con gli atti di programmazione regionale in materia;

e. approvare la dismissione e l’acquisto di beni immobili, l’accettazione di donazioni, di legati, di liberalità in genere e di eredità;

f. approvare la dotazione organica del personale;

g. nominare il Direttore della Fondazione;

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h. proporre la liquidazione della Fondazione e richiedere la nomina del liquidatore;

i. deliberare in ordine al patrimonio della Fondazione e all’utilizzo delle sue rendite;

j. promuovere operazioni finanziarie con Istituti di credito pubblici e privati, compresa l’apertura e la chiusura di conti correnti bancari e postali;

k. determinare l’Istituto di credito cui affidare il Servizio di tesoreria.

Il Consiglio di Amministrazione può delegare proprie e/o specifiche competenze al Presidente e/o ad uno o più dei suoi componenti eccetto quelle di cui alle lett. a), b), c), d), e), f), g), h), i). I delegati informeranno il Consiglio di Amministrazione sulle determinazioni assunte. Ai componenti del Consiglio di Amministrazione non possono essere annualmente corrisposti, quale indennità di funzione, compensi individuali complessivamente superiori a quelli previsti dalla legge vigente in materia.

Art.8 Il Presidente del Consiglio di Amministrazione è il legale rappresentante della Fondazione, ne ha la rappresentanza di fronte ai terzi ed in giudizio ed ha la facoltà di nominare avvocati e procuratori per rappresentare e difendere l'ente in giudizio avanti qualsiasi giurisdizione e di revocarli. Il Presidente convoca e presiede il Consiglio di Amministrazione e propone gli argomenti su cui è chiamato a deliberare. In particolare:

• propone il bilancio preventivo e il conto consuntivo;

• propone i piani e i programmi delle attività istituzionali della Fondazione;

• propone i regolamenti interni;

• propone la dotazione organica del personale;

• propone la nomina del Direttore;

• assicura l’attuazione delle deliberazioni del Consiglio di Amministrazione;

• sovrintende alla gestione del patrimonio della Fondazione.

Il Presidente, in caso di urgenza, può adottare deliberazioni e compiere atti che rientrino nella competenza del Consiglio di Amministrazione, sottoponendo poi il

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tutto alla convalida ed alla ratifica del Consiglio di Amministrazione nella sua prima adunanza. La rappresentanza della Fondazione di fronte ai terzi ed in giudizio spetta anche al Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione che, senza necessità di delega, sostituisce il Presidente nei casi di sua assenza o impedimento. Di fronte ai terzi, la firma del Vicepresidente fa piena prova dell'assenza o dell'impedimento del Presidente. La rappresentanza della Fondazione di fronte ai terzi spetta, inoltre, a ciascuno dei Consiglieri cui il Consiglio di Amministrazione abbia delegato parte dei propri poteri.

Art.9 Il Direttore è nominato dal Consiglio di Amministrazione, su proposta del Presidente, tra persone in possesso dei requisiti indicati dal Consiglio stesso in relazione alla specificità del ruolo e in coerenza con le finalità della Fondazione. Il contenuto del contratto di lavoro del Direttore è stabilito dal Consiglio di Amministrazione. In ogni caso il contratto si intende risolto con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione e la nomina del nuovo Direttore. Il Direttore assicura e sovrintende all'espletamento dell'ordinaria amministrazione nel rispetto delle indicazioni fissate dal Consiglio di Amministrazione e dal Presidente. Su richiesta del Presidente il Direttore partecipa, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio di Amministrazione.

Art.10 Il Collegio dei Revisori dei Conti è composto da tre Revisori Effettivi e da due Revisori Supplenti; due dei Revisori Effettivi e uno dei Revisori Supplenti sono designati dalla Giunta regionale della Regione Puglia, mentre un Revisore Effettivo e un Revisore Supplente sono designati dagli altri enti di cui all’articolo quattro del presente statuto con decisione adottata a maggioranza. I Revisori dei Conti restano in carica tre anni e possono essere rinominati per una sola volta. I componenti scaduti del Collegio dei Revisori dei Conti restano in carica sino a quando, a seguito di designazione da parte degli enti cui ciò compete, siano essi confermati o siano nominati i loro successori. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione provvede in caso di vacanza di un Revisore dei Conti a chiederne la sostituzione all’amministrazione o alle amministrazioni che designarono il Revisore venuto meno; il Revisore subentrante resta in carica sino allo spirare del termine previsto per la permanenza in carica del Revisore da lui sostituito. Il Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti è eletto a maggioranza di voti dai membri effettivi dello stesso. Il Collegio dei Revisori dei Conti e i singoli componenti dello stesso subentranti a Revisori venuti a mancare, sono nominati con Decreto del Presidente della Giunta della Regione Puglia.

Art.11

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Il Collegio dei Revisori dei Conti controlla l’amministrazione della Fondazione e vigila sull’osservanza della legge e dello statuto; accerta la regolare tenuta della contabilità; verifica la rispondenza dei bilanci alle risultanze dei libri e delle scritture contabili, nonché l’osservanza delle norme stabilite per la valutazione del patrimonio e redige, sulla base delle risultanze del contenuto consuntivo, la relazione contabile. I Revisori dei Conti possono partecipare, senza diritto di voto, alle adunanze del Consiglio di Amministrazione.

Art.12 L’esercizio finanziario dell’ente ha inizio il primo gennaio e termina il trentuno dicembre di ogni anno. Il bilancio preventivo di ciascun esercizio deve essere approvato dal Consiglio di Amministrazione entro il trentuno dicembre di ogni anno. Il bilancio consuntivo di ciascun esercizio, corredato dalla relazione del Collegio dei Revisori dei Conti, deve essere approvato dal Consiglio di Amministrazione entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio medesimo.

Art.13 Il patrimonio della Fondazione è formato:

• dal fondo di dotazione di Euro 17.750.000,00;

• dal contributo di Euro ____________,00, stabilito dalla legge regionale n.___ del ___________;

• dai beni immobili e mobili che pervengano alla Fondazione per acquisti, lasciti, donazioni;

• dalle eventuali quote di volontario apporto degli enti.

Il patrimonio e le sue rendite sono integralmente devoluti ai fini istituzionali della Fondazione, rimanendo esclusa qualsiasi diversa destinazione.

Art.14 Le entrate della Fondazione sono costituite:

• da contributi e oblazioni, nonché da proventi derivanti alla Fondazione dalle sue attività istituzionali;

• dagli interessi attivi e dalle rendite patrimoniali.

Le entrate della Fondazione debbono essere interamente devolute al raggiungimento dei suoi scopi statutari. Il servizio di tesoreria viene espletato da un istituto di credito.

Art.15 La Fondazione si estingue nel caso in cui gli scopi per i quali è costituita siano esauriti o divengano impossibili in relazione ai mezzi disponibili o per altri motivi. Il patrimonio netto risultante dalla liquidazione deve essere devoluto ad altri enti aventi scopi statutari analoghi a quelli della Fondazione, salvo diversa

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determinazione del Consiglio di Amministrazione al momento della richiesta alla competente Autorità della nomina del liquidatore.

Art.16 Per quanto non espressamente contemplato dal presente statuto, valgono le disposizioni di legge previste nel Codice civile italiano per le fondazioni riconosciute.

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ALLEGATI CARTOGRAFICI

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