Conosco la Scuola in qualità di · questo il contesto in cui operiamo. ... EMITTENTE messaggio...
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______________________________________________________ IC 21 – Giugno 2015 Andrea Fini
ANDREA FINI Psicologo, psicoterapeuta, formatore [email protected]
Conosco la Scuola in qualità di: Ex studente, genitore, operatore che lavora con famiglie, consulente psicologo
Conosco le Famiglie in qualità di: Figlio, genitore, operatore che lavora con le famiglie, supervisore e formatore di professionisF che lavorano con le famiglie
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C’era una volta….
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…e vissero tu1 felici e conten4!
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Centralità della pratica quotidiana Si intende valorizzare l’operaFvità e l’esperienza reale, poiché è questo il contesto in cui operiamo.
Primato della soggettività Ciascuno di noi è differente, per storia, riferimenF culturali, esperienze e sFle relazionale. Ciò che va bene per qualcuno può essere faFcoso per un altro e insostenibile per un terzo. L’obieOvo è favorire una maggiore consapevolezza delle proprie modalità di azione, dei meccanismi che si aOvano nella comunicazione e un’esplorazione dei possibili esiF.
Alcuni riferimenti teorici UFlizzeremo alcuni contribuF teorici per inquadrare le situazioni e coglierne gli aspeO principali. La teoria ci aiuterà nella fase di analisi.
Principi che orienteranno il lavoro
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L’incontro con i genitori
insegnante
familiari
Alunno/figlio
dirigente
colleghi
genitore
Personale non docente
Personale di sostegno/
collaboratori
comunicazione
ruoli
Emozioni
Informazioni
Relazioni
richieste
aspeRaFve
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Nella relazione scuola‐famiglia spesso ci sono aspeRaFve e richieste poco chiare rivolte agli altri. Possiamo considerarla una “area incerta” (Ericsson, 2000), ovvero un territorio dove i termini del contra>o non sono completamente chiari.
Scuola e famiglia: due sistemi che si incontrano
Es. è chiaro a tu1 in che misura gli insegnan4 possono interferire su come i genitori allevano i figli, abitudini familiari, ecc? Es. è chiaro a tu1 in che misura i genitori debbano pagare per il materiale scolas4co o quanto sia loro consen4to di avere un influsso su ques4oni scolas4che come disciplina, sanzioni o l’istruzione in generale? In queste situazioni è molto importante costruire interazioni e abitudini che possano chiarire le aree di responsabilità e dovere per gli insegnanF e i genitori.
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o Buon profiRo scolasFco degli studenF o Il minore (ma anche i genitori e gli insegnanF quando si incontrano) dimostra una buon livello di autosFma o Il minore (….) gode di un adeguato benessere psicologico o MoFvazione degli studenF nei confronF della scuola o AdaRamento alla scuola da parte delle famiglie o Proposta di obieOvi a lungo termine e progeO futuri o Approvazione della scuola da parte degli studenF
Se la relazione è “felice”….
Alcuni indicatori possono segnalarci il “grado di salute” della relazione tra scuola e famiglia (…senza esagerare!):
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1. Hanno dei bimbi piccoli e non sanno a chi affidarli.
2. Fanno turni di lavoro noRurni/serali.
3. Non si sentono bene a scuola a causa della loro esperienza scolasFca negaFva.
4. Non ritengono importanF le riunioni scolasFche.
5. Sono stressaF e hanno problemi personali.
6. Lamentano la mancanza di una rete di relazioni sociali e non se la sentono di andare da soli alle riunioni scolasFche.
Dieci ragioni che dichiarano i genitori per non partecipare alle quesFoni famiglia‐scuola*
* Fonte: The Na4onal Parents’ Commi>ee for Primary and Lower Secondary Educa4on, 2005 (Norvegia)
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7. Sanno di avere carenze linguisFche e pensano che avranno problemi di comprensione.
8. Sono consapevoli di non avere un sufficiente livello di istruzione e che gli insegnanF in ogni caso sanno quali sono le soluzioni migliori.
9. Sentono che verranno fraintesi e che non saranno capaci di comunicare.
10. Sentono che le quesFoni scolasFche non sono di loro perFnenza. La scuola è per gli insegnan4.
Dieci ragioni che adducono i genitori per non partecipare alle quesFoni famiglia‐scuola
‐ segue‐
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Alcune regole per comprendere meglio i
meccanismi che si possono aOvare nel contaRo
con il nostro interlocutore
La comunicazione interpersonale
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Il processo di comunicazione
EMITTENTE
messaggio codifica
TRASMISSIONE
FEE
DB
AC
K
canale
decodifica messaggio
RICEZIONE
RICEVENTE
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Primo assioma della comunicazione
NON SI PUO’ NON COMUNICARE
Ogni COMPORTAMENTO è COMUNICAZIONE dal momento che non esiste un non‐comportamento, non esiste neanche una non‐comunicazione
QUINDI
Ogni segnale che inviamo, consapevolmente o meno (parole, tono della voce, posizione delle braccia, silenzio, ecc.) comunica qualcosa di noi e della situazione all’interlocutore.
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Secondo assioma della comunicazione
OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI CONTENUTO E UNO DI RELAZIONE,
IL SECONDO DA’ INFORMAZIONI SULLA COMPRENSIONE DEL PRIMO
Spesso il CONTENUTO viaggia sul CANALE VERBALE
Mentre la RELAZIONE sui canali PARAVERBALE e NON VERBALE.
In caso di incongruenza ci si affida ai segnali non verbali e paraverbali
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Terzo assioma della comunicazione
LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE TRA I COMUNICANTI
In una sequenza comunicaFva ogni elemento è
contemporaneamente STIMOLO, RISPOSTA e RINFORZO per l’elemento successivo
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La punteggiatura nella comunicazione circolare
Una coppia ha problemi coniugali:
Lui dice: “Lei brontola sempre, quindi io leggo il giornale.”
Lei dice: “Lui legge sempre il giornale, quindi io brontolo.”
LUI LEGGE
LEI BRONTOLA
LUI LEGGE
LEI BRONTOLA
…chi ha ragione? Per quanto andranno avanF?
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Quarto assioma della comunicazione
TUTTI GLI SCAMBI DI COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI O COMPLEMENTARI A SECONDA CHE
SIANO BASATI SULL’UGUAGLIANZA O SULLA DIFFERENZA
Scambio complementare: il comportamento di B “completa”
quello di A.
ES: A assume la posizione superiore (ONE‐UP), B quella
inferiore (ONE‐DOWN).
Scambio simmetrico: B rispecchia il comportamento di A.
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Un percorso per facilitare la collaborazione tra scuola e famiglia*
Azioni suggerite per la scuola
FASE 1 ParenFng
Offrire sostegno ai genitori per le quesFoni inerenF la crescita dei figli
FASE 2 CommunicaFng
Comunicare con le famiglie rispeRo a quesFoni familiari e ai progressi dei ragazzi.
FASE 3
Volounteering Intensificare le occasioni di coinvolgimento dei genitori. Es. invitare i genitori a scuola per presenziare a lezioni o svolgere aOvità.
*(Epstein, 2001)
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FASE 4
Learning at home Coinvolgere i genitori nei compiF da svolgere a casa, non solo come assistenza, ma favorendo un confronto con i figli.
FASE 5
Decision making Coinvolgere i genitori nelle decisioni da prendere riguardo i figli, anche aRraverso gli organi di rappresentanza deputaF
FASE 6 CollaboraFng with the community
Favorire un coordinamento territoriale di risorse e servizi per ragazzi e famiglie.
Un percorso per facilitare la collaborazione tra scuola e famiglia*
Azioni suggerite per la scuola
*(Epstein, 2001)