Confluenze magazine speciale 03 maggio 2013

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Light EDITIONSpeciale 03 Giugno 2013

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Cenni sul comportamento di un pesce straordinariodi Massimo Pasturenzi

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“E’ l’alba di una fresca giornata di fine estate nel nord ovest cana-dese. La pioggia ha alzato il livello del fiume che ora appare an-cora più ampio ed imponente. Mi godo l’aria del primo mattino e la luce, che sale piano, quasi a voler mostrare con cautela questo meraviglioso angolo di mondo. L’acqua è lievemente opalina, così decido di montare la mia Lightning&White, spettacolare connubio di sintetico e naturale, impugno la 15 piedi e inizio a lanciare. So qual è il canale giusto. Riconosco i massi sommersi. Ho imparato quando baciare il fondo. E’ come una magia. L’abboccata è decisa e la risposta non si fa attendere. Il pesce parte come un lam-po verso il centro del fiume e salta uno, due, tre, quattro volte, mostrando i fianchi colore dell’argento. Ha una forza tremenda e la frizione stride ad ogni sfuriata. Poi si ferma un attimo, così cerco di recuperare la running, ma è un’illusione perché lei ripar-te immediatamente saltando ancora. Adesso è solo backing. La seguo lungo la riva del fiume sperando che decida di girarsi e di darmi un po’ di tregua. E’ una Steelhead stupenda, che battezzo intorno ai 12/13 chili e che, mio malgrado, non potrò mai ammira-re da vicino” – [Agosto 2011]

Cenni sul comportamento di un pesce straordinariodi Massimo Pasturenzi

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L’idea dell‘emozione che può suscitare l’incontro con una Steelhead è già una straor-dinaria avventura. Si tratta di una trota dalla forza spaventosa e con un’agilità sor-prendente, sulla pesca della quale molte splendide pagine sono state scritte. Ma for-se ciò che rende così speciale la pesca di questo straordinario salmonide è il grande mistero che circonda la sua intera vita ed il suo comportamento. Osservando l’unicità morfologica di questi incredibili animali è impossibile non restarne affascinati e soffer-mandosi ad ammirarli, chiedersi quante battaglie abbiano sostenuto, prima di arrivare fino a quel fiume. In che modo siano stati artefici del loro destino e quanto invece il caso abbia deciso la loro sorte. Quanta selvaggia forza e determinazione abbiano codificate nel loro corredo genetico con l’unico incessante imperativo di perpetuare la magia della loro storia evolutiva.

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GeneralitàLa Steelhead (Oncorhynchus mykiss) può essere definita in termini generali come la forma anadroma della trota Iridea. In effetti, dal punto di vista genetico, morfologi-co e morfometrico, non vi sono differenze sostanziali tra le due forme. Ciò che varia essenzialmente è il loro ciclo vitale.Dal punto di vista tassonomico la Steelhead (esattamente come la sua forma stanzia-le) appartiene alla famiglia dei salmonidi ed è strettamente relazionata a varie specie di trote del nordovest americano e, in minor parte, ai salmoni del pacifico, tutti ap-partenenti allo stesso genere (Oncorhynchus).Nel suo insieme è una specie ampiamente distribuita, nativa dell’area compresa tra il nordovest del Messico e il Kuskokwim River in Alaska. In Asia è originaria solo della Russia, principalmente nella penisola della Kamchatka. All’interno di questo range, in nord America, la Steelhead è distribuita da Santa Monica Bay in California (limite sud) fino al Gulkana River e ad altri affluenti del Copper River in Alaska (limite nord).La Steelhead condivide con i salmoni del pacifico due delle tre loro caratteristiche distintive, definite come anadromia (nascita in acqua dolce – crescita in mare – ritor-no in acqua dolce per la riproduzione) e homing (processo di ritorno dall’oceano per l’atto riproduttivo, inteso come ritorno quasi invariabilmente fino all’area dove il pesce è stato generato), mentre diverge per quanto concerne la terza caratteristica defi-nita come semelparità (possibilità di eseguire un’unica riproduzione nel ciclo vitale), poiché la Steelhead, come tutte le trote, ha la possibilità di effettuare più di un ritor-no riproduttivo (comportamento conosciuto come iteroparità).

Riccardo indugia ancora un

attimo prima del rilascio

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Summer e Winter SteelheadLe Steelhead vengono attualmente raggruppate in due “razze” stagionali, definite in relazione al periodo di migrazione nelle acque dolci per la riproduzione e al grado di maturazione delle gonadi.Si parla di Steelhead con maturazione fluviale (o summer Steelhead) quando ques-te entrano nei fiumi con gonadi immature e di norma passano un periodo di diversi mesi prima di essere pronte per l’atto riproduttivo. Le summer Steelhead tipicamente risalgono le acque dolci dalla tarda primavera fino all’autunno, qui sostano per tutto il periodo invernale, progredendo nella loro maturazione sessuale e nella primavera successiva si riproducono. Si parla di Steelhead con maturazione oceanica (o winter Steelhead) quando queste presentano una maturazione delle gonadi in oceano e si riproducono abbastanza rapidamente una volta entrate in acqua dolce. Le winter Steelhead entrano invece nelle acque dolci nel periodo invernale o in primavera e, in relazione al loro avanzato stato di maturità sessuale, si riproducono nella stessa primavera.Tra le due forme esiste un parziale isolamento spaziale. Le summer Steelhead risal-gono tendenzialmente i fiumi che le ospitano anche per lunghi tratti, fino alle aree più interne e inaccessibili, a differenza delle winter Steelhead che risalgono preva-lentemente i fiumi delle aree costiere. Nonostante le due forme si riproducano nel periodo primaverile, quando entrambe sono presenti in un fiume, è documentato un parziale isolamento riproduttivo. In alcune specifiche realtà, come il Rogue River in Oregon, la riproduzione tra le due “razze” è spazialmente e temporalmente diviso.Al di la degli aspetti morfologici ed etologici che definiscono e differenziano le due forme, è interessante notare che il grado di somiglianza genetica è invece sostanzi-almente correlato a relazioni di tipo geografico. Infatti, la somiglianza genetica tra summer e winter Steelhead appartenenti allo stesso bacino idrografico è significativa-mente superiore rispetto a quello della stessa forma (summer o winter) appartenen-te a bacini diversi. Questo sta a dire che, al di la delle differenze nel comportamento migratorio, le caratteristiche dell’ambiente condizionano il loro aspetto genetico.

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Riproduttore

Uova

Alevin

Fry Parr

Smolt

Adulto

Ritorno al mare

Una vita da Steelhead: il ciclo vitaleProviamo brevemente a definire le linee generali del ciclo vitale di una Steelhead.Nel periodo primaverile le uova, in numero variabile in relazione alle dimensioni della femmina, vengono deposte in tasche del nido (redd) preparato dalla femmina e ferti-lizzate dal/dai maschi. La schiusa avviene tra le ghiaie del nido dove si sviluppano gli alevin, con sacco vitellino ancora presente. Dopo un periodo di circa 4-8 settimane dalla fecondazione, il sacco viene riassorbito e i pesci emergono dalle ghiaie come fry. Nella fase successiva essi si disperdono nelle varie parti del fiume e si accrescono come parr. Dopo un periodo di accrescimento fluviale, che può variare da 1 a 5 anni, i parr di Steelhead prendono la via dell’oceano, ridiscendendo il fiume come smolt. Una volta raggiunta l’area estuarile gli smolt sostano, per un periodo tendenzialmen-te breve, prima di entrare definitivamente in mare aperto. Nella loro fase marina, le Steelhead si disperdono, compiendo imponenti migrazioni ed accrescendosi nel ricco Pacifico settentrionale. Dopo un periodo di 1-4 anni di permanenza in mare, gli indi-vidui adulti ritornano nei fiumi che le hanno generate. Qui si riproducono e successi-vamente, come kelt (individui post riproduzione) possono riprendere la via del mare e potranno, potenzialmente, ritornare al fiume negli anni successivi per compiere altri atti riproduttivi. In virtù di queste importanti fasi di accrescimento oceaniche, le Steelhead possono arrivare al peso di oltre 16 chilogrammi.

Il ciclo vitale di una Steelhead

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Tutto semplice? Tutt’altro! All’interno di questo quadro, la Steelhead presenta certa-mente la più ampia variabilità di comportamento tra tutte le principali specie anadro-me del pacifico. Infatti, non necessariamente tutti gli individui migrano in questo ran-ge di età. Alcune Steelhead possono rimanere nel fiume, maturare e riprodursi senza essere mai andate al mare. Altre migrano al mare dopo meno di un anno. Altre ancora ritornano al fiume dopo soli pochi mesi di mare. Vi è inoltre una sostanziale possibili-tà di accoppiamento tra la forma anadroma (Steelhead) e quella stanziale (Iridea). E la progenie di entrambe le forme può avere individui dell’una e dell’altra forma. Anzi questa interfecondità consente di migliorare la robustezza delle popolazioni anadrome del fiume di appartenenza. Quest’ultimo legame è talmente importante che le misu-re per la tutela delle Steelhead native non possono prescindere dalla protezione ed il recupero delle forme stanziali native.Un bel rompicapo, ma vediamo un po’ più da vicino la vita di questi meravigliosi pesci.

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L’amico Joe Gonzales in posa con una un’altra

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Preparazione del nido ed accoppiamentoUna volta arrivata all’area di riproduzione e sessualmente matura, la femmina di Steelhead sceglie il substrato ideale per la deposizione ed è responsabile del-la costruzione del nido (o dei nidi), chiamato redd. Queste decisioni sono critiche poiché, all’interno del ciclo vitale della specie, il più alto tasso di mortalità è general-mente associato proprio al periodo di incubazione nelle ghiaie. La scelta della posi-zione del nido è funzione principalmente della profondità dell’acqua, della velocità della corrente e della dimensione delle ghiaie.Durante il periodo di incubazione, il fattore più importante per lo sviluppo embrionale è il livello di ossigenazione, perciò il continuo flusso di acqua attraverso gli interstizi, nei quali le uova saranno deposte, è estremamente importante. Per questo motivo, il nido deve evitare fenomeni di collassamento ed allo stesso tempo di venire ostruito da sabbie fini e limo.La scelta del substrato è anche operata in funzione delle dimensioni della femmina. Così è possibile che femmine più piccole stabiliscano posizioni dei nidi in aree di cor-rente moderata (ad esempio in posizioni vicine alla riva), associate a deposizioni di ghiaie di granulometria minore e grosse femmine che possono addirittura scegliere le aree centrali delle correnti, dove il substrato è formato da ciottoli di dimensioni mag-giori.In generale, acque con una profondità di 30-60 cm, una velocità della corrente di 40-100 cm/sec e ghiaie di 5-10 mm di diametro (di norma con una concentrazione di sabbia e limo inferiore al 5%) possono essere considerate un substrato adatto per la specie.La costruzione del nido richiede un notevole sforzo energetico. La femmina si pone contro corrente, si gira di lato e, inarcando la parte posteriore del corpo, spinge con forza sul fondo utilizzando la coda. La capacità di escavazione è notevole e in questo modo il pesce “permeabilizza” il substrato al passaggio d’acqua e lo libera dai mate-riali più fini, che spesso si depositano più a valle formando quello che viene definito il tailspill. Un nido può avere una superficie variabile a seconda delle dimensioni della femmina e del substrato e può raggiungere, in casi eccezionali, i 5 m2. Durante la fase di costruzione del nido la femmina tende ad essere esposta ad attacchi, soprat-tutto di altre femmine di aree adiacenti o di maschi. Per questo motivo le femmine non ancora pronte per la riproduzione tendono a sostare nelle aree periferiche.Gli atti sessuali sono tipici della famiglia. Il maschio si affianca alla femmina, stimo-landola e favorendo fisicamente il rilascio delle uova che, in contemporanea, sono da questo fertilizzate. Ad ogni atto la femmina rilascia in una tasca del nido, solo una frazione delle sue uova, che, una volta fertilizzate, sono da essa stessa delicatamen-te coperte, con materiale prelevato immediatamente a monte. In questo modo viene impostata la preparazione di una nuova tasca, a cui seguirà un nuovo atto sessuale, con una nuova deposizione e così via. Occorrono molte ore o giorni affinché la fem-mina esaurisca le sue uova in questi piccoli batch.

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Questa strategia di deposizione sequenziale a tasche multiple, permette un maggi-ore successo, in quanto evita di creare fenomeni di ostruzione per “troppe uova” in un unico spazio, assicura una percentuale di sopravvivenza alle uova nel caso in cui alcune parti del nido vengano danneggiate e, non meno importante, garantisce una maggiore variabilità genetica, poiché, in un processo di deposizione sequenziale, altri maschi possono affiancare la femmina in tempi diversi (quando ad esempio il maschio dominante si allontana per scacciare altri maschi) e fertilizzarne le uova. Il numero di uova deposte per femmina è molto variabile e può oscillare tra 1.000 ed oltre 7.000, in funzione delle dimensioni della femmina e della specifica popolazione.A differenza delle specie semelpare (salmoni del Pacifico), in cui la femmina tende a controllare e difendere il proprio, unico, nido fino alla successiva morte, le femmine di Steelhead possono procedere alla costruzione di diversi nidi o si allontanano alla ricerca di cibo e comunque non eseguono cure parentali. Le cura delle uova infatti richiede un dispendio energetico notevole e, nella strategia della specie, questa quo-ta di energia sarà devoluta al ritorno (o forse meglio al tentativo di ritorno) al mare, che questi pesci proveranno a compiere come kelt.

Sezione longitudinale di un nido (redd) (modificato, source: Washinghton Department of Fish and Wildlife)

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Incubazione e fasi giovaniliIl periodo di incubazione delle uova è drammaticamente dipendente dalla tempera-tura dell’acqua e, in misura minore, dall’ossigeno disciolto. Estremizzando, uova di Steelhead sottoposte ad una temperatura costante di 2°C schiuderanno in 115 giorni a differenza di uova incubate a 14°C che schiuderanno in 22 giorni. Gli alevin resta-

no ancora per diverse settimane tra le ghiaie prima di riassorbire il sacco vitellino ed emergere come fry. In linea generale, i fry di Steelhead emergono dalle ghiaie dopo circa 4-8 settimane dalla de-posizione. L’emersione avviene di solito di notte e, una volta usciti, i piccoli pesci si spostano in aree più calme del fiume, spesso vicino alla riva ed iniziano a nutrirsi

attivamente. Successivamente si possono disperdere ridiscendendo il fiume o risalen-dolo per cercare aree di pascolo e territori che iniziano a difendere. Questi movimenti migratori sono differenti a seconda delle popolazioni e sembrano verificarsi sotto un elevato grado di controllo genetico.Le Steelhead possono dimorare ed accrescersi in acqua dolce per un periodo com-preso tra 1 e 5 anni (mediamente 2-3 anni).

Uova embrionate ed alevins (source: U.S. Fish and Wildlife Service)

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Come parr possono compiere movimenti all’interno del bacino fluviale in funzione di condizioni ambientali sfavorevoli (ad esempio piene o congelamento di piccoli torrenti soprattutto nelle regioni più interne) o per la ricerca di cibo.Dal punto di vista alimentare, le giovani Steelhead si trovano generalmente in un ambiente di scarsa disponibilità alimentare e di forte competizione intra ed inter spe-cifica. Poiché salmoni Chum e Pink, dopo essere emersi, si spostano rapidamente in mare e i Sockeye migrano nei laghi per completare l’accrescimento delle fasi giovani-li, le giovani Steelhead si trovano a competere con salmoni Chinook e soprattutto con giovani Coho. Ciò nonostante, all’interno del fiume, le Steelhead preferiscono distribuirsi in aree con un maggiore gradiente idraulico, con acque più veloci, mentre i Coho prediligo-no gradienti minori a acque più calme. Vi è perciò una tendenza (laddove possibile) a ritrovare una netta prevalenza di Coho (e Chinook) nella parte inferiore dei fiumi e Steelhead nelle aree più interne e dalla pendenza accentuata. Quando le due specie coesistono in un tratto di fiume, le Steelhead tendono a preferire i tratti di corrente, con acque poco profonde, mentre i Coho a disporsi in buche più profonde ed acque più lente. Questi meccanismi concorrono tutti a ridurre le dinamiche competitive. La dieta di una Steelhead in questa fase del suo ciclo vitale è prevalentemente insettivo-ra. Nei primi 3 anni di vita nel fiume si può alimentare fino al 90% di insetti.

Parr che si disperde tra le correnti del fiume (source: NMFS/Southwest Fisheries Science Center; Salmon Ecolo-gy Team)

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Tonino con uno spettacolare lingotto d’argento

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Preparazione alla vita marina e migrazione al mareOgni anno nel periodo primaverile, le giovani Steelhead hanno una breve fi-nestra temporale nella quale “devono” decidere se è il momento di scendere in oceano. Il passaggio da parr a smolt (che corrisponde con il momento del-la discesa in acque marine) è principalmente funzione della dimensione degli smolt e la temperatura dell’acqua influenza in modo importante lo sviluppo dimensionale delle Steelhead in tutto il periodo di permanenza nel fiume. Per questo motivo, procedendo da sud verso nord nell’areale di distribuzio-ne della specie, è possibile osservare mediamente un incremento del perio-do di residenza in acqua dolce. Così la maggior parte delle Steelhead delle fredde acque dell’Alaska migra al mare come smolt nel terzo anno di vita (secondo alcune stime circa il 75%), mentre quasi l’85% delle Steelhead californiane “smoltifica” già nei primi due anni di vita.La decisione di scendere al mare o di restare per un altro anno nel fiume è tutt’altro che speculativa, poiché una maggiore permanenza in acqua dolce significa un superiore incremento dimensionale che può aumentare il livello di sopravvivenza di questi individui una volta raggiunto il mare, rispetto ad individui più “precoci”.In linea generale, gli smolt di Steelhead sono i più grossi tra le specie anadrome del Pacifico ed essi migrano verso l’oceano ad una taglia di 15-20 centimetri.Il passaggio parr-smolt è un processo molto affascinante, che sarebbe impossibile approfondire in questa sede. La preparazione alla vita mari-na richiede a questi pesci trasformazioni di forma e di colore, dei sistemi di osmoregolazione salina ed immagazzinamento di energia. Ed il sistema endocrino gioca un ruolo chiave nel raccogliere gli stimoli esterni (fotope-riodo e temperatura) per guidare questi cambiamenti interni. Depositi di guanina sui parr determinano la colorazione argentata ed un incremento di melanina rende più scure le pinne, elementi che conferiranno maggiore mime-tismo in mare. I pesci divengono più snelli per ottimizzare le nuove condizioni di locomozione, sviluppano maggiormente i denti mascellari e quelli linguali per adattarli a possibilità di predazione più ampie. Le variazioni metaboliche, in rispos-ta alle diverse condizioni di salinità, coinvolgono il sistema renale e strutture cellulari specializzate a livello delle branchie.La migrazione al mare è prevalentemente notturna e corris-ponde, in molte aree, con i picchi naturali di portata primaveri-le. Una portata idrica maggiore significa infatti una più elevata velocità di discesa e, generalmente, un maggiore tasso di sop-ravvivenza.

Roby sullo Zymoetz prima del rilascio

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Roby sullo Zymoetz prima del rilascio

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Distribuzione in oceanoLe Steelhead sono meno abbondanti dei salmoni del Pacifico. Per questo motivo è difficile ottenere dati affidabili sulla loro distribuzione in Oceano. Oltre a ciò, molte interferenze possono essere date dal fatto che adulti di Steelhead possono maturare in un periodo molto ampio (sostanzialmente tutto l’anno) e spostarsi nelle aree cos-tiere, dalla presenza di riproduttori ripetuti e allo stesso tempo di kelt.Gli studi sulle migrazioni oceaniche delle Steelhead sono effettuati attraverso l’applicazione di sistemi di identificazione durante le fasi giovanili e/o la fase adul-ta marina e il loro successivo recupero in oceano. Molto utile si è rivelato anche lo studio di alcuni parassiti locali (ad esempio, Steelhead di alcune aree dal sud dello stato di Washington al nord della California sono le uniche parassitate dal trematode Nanophyetus salmincola). Valutazioni incrociate tra queste tecniche hanno mostrato per le Steelhead nord americane la possibilità di effettuare migrazioni molto ampie, fino a 160° di longitudine est nel sud della Kamchatka. In particolare un esemplare marcato nel Quinault river, nello stato di Washington è stato recuperato in oceano 5370 km a ovest.Non tutte le Steelhead eseguono lunghe migrazioni. Ad esempio una parte signifi-cativa di questi pesci in alcuni fiumi nel sud dello stato dell’Oregon e nel nord della California ritorna in acqua dolce dopo solo alcuni mesi (sostanzialmente un’estate) di oceano. Questi individui, definiti “half pounders” in relazione al loro peso approssi-mativo, ritornano sessualmente immaturi e si nutrono avidamente in fiume per tutto il periodo autunnale e invernale. Nella primavera successiva ridiscendono il fiume e rientrano in oceano. Anche alcune popolazioni di Steelhead asiatiche restano in aree costiere per una sola estate e dopo essere maturate sessualmente, nonostante le ridotte dimensioni, ritornano ai loro fiumi per la riproduzione.

Il ritorno a casaDopo un periodo di residenza in oceano di 1-4 anni, le Steelhead adulte rispondono allo stimolo riproduttivo e ritornano ai corsi d’acqua che le hanno generate. Sono in grado di risalire i fiumi del Pacifico per migliaia di chilometri, compiendo sforzi prodi-giosi e superando barriere impressionanti. Abili saltatori, le Steelhead possono oltre-passare dislivelli fino a 3,35 mt in altezza, se il fondo è almeno il 25% più alto della barriera da superare. I meccanismi che regolano il processo di homing non sono ancora completamente chiariti. Sembra che alla base del ritorno vi sia un imprinting olfattorio sequenziale: una serie di segnali chimici/odori specifici di quel fiume, che le fasi giovanili acquisiscono, probabilmente fin dai primi istanti di vita e durante la discesa degli smolt verso il mare e che sono recuperati come segnali guida per la ri-salita. E’ stata da tempo proposta un’ipotesi di sistema a feedback secondo la quale ogni percezione del segnale olfattorio stimolerebbe il pesce alla risalita e la mancata percezione alla discesa.Complementare all’imprinting olfattorio è l’ipotesi feromonale. Alcuni ricercatori hanno infatti suggerito che il ritorno a casa possa essere guidato anche dal ricono-scimento di sostanze chimiche (dette appunto feromoni) specifiche per ogni popo-lazione. L’identificazione di queste code popolazione-specifiche porterebbe solo gli individui di quella popolazione esattamente nel luogo che li ha generati.

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Entrambe queste ipotesi presentano comunque diverse lacune e sembrano insuffici-enti a spiegare in modo completo l’homing. Molto poco si sa anche del livello di cont-rollo genetico di questo affascinante processo.

Ricerca della foce del fiume

Entrata nel fiume

Percezione degli odori di "casa"?

Movimenti laterali

Perdita degli odori di "casa"?

Area riproduttiva?

Riproduzione

Fiume

Oceano

Si

No Uscita dal fiume

Odori presenti?

No

Ulteriore risalita No

Risalita a zigzag

Si

Si

Ridiscesa

Odori ritrovati? Si No

No

Meccanismo di homing recentemente proposto (modificato, source: Quinn T. P.: “The Behavior and Ecology of Pacific Salmon and Trout”)

Un magnifico esemplare all’inizio del suo ritorno a casa

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ConclusioniLo scopo di questo lavoro è stato quello di fornire alcu-ne brevi indicazioni sull’ecologia di questi pesci straordi-nari. Cenni di un puzzle al quale mancano ancora molti tasselli.Ho volutamente omesso qualsiasi riferimento al pre-cario stato di salute di molte popolazioni di Steelhead, soprattutto nelle regioni più a sud del loro areale di distribuzione. Non ho parlato del devastante impatto che la pesca professionale - rivolta soprattutto ad alcu-ne specie di salmoni del Pacifico alle foci dei fiumi - ha su questa specie. Non ho detto dell’effetto dei muta-menti climatici e della lunga mano dell’uomo, distrutto-re reiterato, anche in questi luoghi del mondo. Non ho neppure accennato al sogno infranto delle hatcheries di tutelare gli stock selvatici.La Steelhead è certamente un indicatore biologico di enorme importanza ed il valore ecologico di questo pesce è difficilmente quantificabile. Perciò la soprav-vivenza di questi eccezionali animali è e dovrà essere un dovere sovranazionale che riguarda tutti noi, senza distinzione.Ampliare la conoscenza sulle Steelhead è certamente il primo passo verso la loro tutela e se questo risultato è stato raggiunto, anche solo in minima parte in questa sede, l’obiettivo è stato ottenuto.Sarà un caso, ma mio figlio, che ha cinque anni, ogni tanto afferra la sua canna e, girando il mulinello, grida … Steelhead!!! …Non sa neppure di cosa si tratta, ma per lui è già un sogno bellissimo!

Se avete qualche commento/domanda o volete sapere qualche cosa di più su questo meraviglioso pesce e sui luoghi dove incontrarlo, non esitate a contattarmi all’indirizzo: [email protected]

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Se avete qualche commento/domanda o volete sapere qualche cosa di più su questo meraviglioso pesce e sui luoghi dove incontrarlo, non esitate a contattarmi all’indirizzo: [email protected]

L’autore letteralmente a pezzi dopo averatterrato questa splendida

femmina: 106x57 cm

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Novitá 2013

Novitá 2013

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Non ricordo di aver letto di più sui tricotteri senon attraverso il lavoro di Piero Lumini (appunto“Tricotteri “) o come nel lavoro di mia recente efaticosa lettura (per me che l’inglese lo “intui-sco”) dell’americano Gary LaFontaine(Caddiesflies).Entrambe le pubblicazioni non sono certo recenti:il primo del 1989, il secondo del 1981. Da quelperiodo in avanti sono state molte le pubblica-zioni generiche, ma non ho avuto, perlomeno io,altri lavori per le maniriguardo l’attenzionead una specifica fami-glia di insetti acquatici.Si scrive molto di imi-tazioni in generale, ditipologie costruttive inparticolare. Quasi pareche le famiglie di in-setti di per sé non rap-presentino più unmotivo diretto di inte-resse, come a dare perscontato che sia sem-pre presente tutto eche le tipologie dellaacque non abbiano piùil loro peso nel valu-

tare i generi di insetti che potremmo trovare neltratto in cui pescheremo. Lo stesso trattare lesingole specie come viene fatto in molti bei arti-coli paiono un argomento a sé, mi chiedo se chilegge si crea poi veramente un panorama com-plessivo di queste singole e monotematiche infor-mazioni nella propria testa. Credo che ci sia comunque abbastanza confu-sione considerato il fatto che a volte ho visto pro-porre artificiali che stavano meglio in un altro

Testi e fotografie di Franco Vaccarino

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Non ricordo di aver letto di più sui tricotteri senon attraverso il lavoro di Piero Lumini (appunto“Tricotteri “) o come nel lavoro di mia recente efaticosa lettura (per me che l’inglese lo “intui-sco”) dell’americano Gary LaFontaine(Caddiesflies).Entrambe le pubblicazioni non sono certo recenti:il primo del 1989, il secondo del 1981. Da quelperiodo in avanti sono state molte le pubblica-zioni generiche, ma non ho avuto, perlomeno io,altri lavori per le maniriguardo l’attenzionead una specifica fami-glia di insetti acquatici.Si scrive molto di imi-tazioni in generale, ditipologie costruttive inparticolare. Quasi pareche le famiglie di in-setti di per sé non rap-presentino più unmotivo diretto di inte-resse, come a dare perscontato che sia sem-pre presente tutto eche le tipologie dellaacque non abbiano piùil loro peso nel valu-

tare i generi di insetti che potremmo trovare neltratto in cui pescheremo. Lo stesso trattare lesingole specie come viene fatto in molti bei arti-coli paiono un argomento a sé, mi chiedo se chilegge si crea poi veramente un panorama com-plessivo di queste singole e monotematiche infor-mazioni nella propria testa. Credo che ci sia comunque abbastanza confu-sione considerato il fatto che a volte ho visto pro-porre artificiali che stavano meglio in un altro

Testi e fotografie di Franco Vaccarino

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articolo riguardo un’altramosca che in quello in cuivenivano presentati,quasi la preparazione en-tomologica e la costru-zione di un artificialefossero comparti separati.In italiano al riguardonon conosco nulla di spe-cifico come il testo di La-Fontaine, dove conscrupolo si descrivono ledifferenti tecniche dipesca in base allo stadioevolutivo dei tricotteri.Parrebbe che nella vec-chia Europa questi insettisiano meno importanti,eppure più di 900 specieabitano le nostre acque:dalla piana ai laghi e tor-renti oltre i 2000 metri dialtitudine. La diffusionedovrebbe quindi far pen-sare quando decidiamo ilnostro artificiale, ma an-diamo con ordine. Perso-naggi non certo di pococonto (tipo Pat 0’Reilly)sostengono che di base

può bastare una imita-zione di massima per ot-tenere buoni risultati, cosìtroppo spesso ho visto li-quidare la questione conle solite due sezioni dipenna incollata montate acapanna od il classicociuffo di pelo di cervo. Hoavuto modo però di no-tare differenze che pos-sono pesare soprattuttosu quei pesci abituati aduna presenza costante eben determinata di diversigeneri di tricotteri, ren-dendo a parer mio un er-rore di pesca unasuperficiale valutazione dimerito: la struttura del-l’insetto. Nella nostra tec-nica di pesca soffriamosempre molto di esterofi-lia, cosa che ci trascina inuna direzione non neces-sariamente corretta ri-guardo il rapporto fraimitazioni ed insetti pre-senti. Certe sicurezze tra-smesse dalla stampa

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articolo riguardo un’altramosca che in quello in cuivenivano presentati,quasi la preparazione en-tomologica e la costru-zione di un artificialefossero comparti separati.In italiano al riguardonon conosco nulla di spe-cifico come il testo di La-Fontaine, dove conscrupolo si descrivono ledifferenti tecniche dipesca in base allo stadioevolutivo dei tricotteri.Parrebbe che nella vec-chia Europa questi insettisiano meno importanti,eppure più di 900 specieabitano le nostre acque:dalla piana ai laghi e tor-renti oltre i 2000 metri dialtitudine. La diffusionedovrebbe quindi far pen-sare quando decidiamo ilnostro artificiale, ma an-diamo con ordine. Perso-naggi non certo di pococonto (tipo Pat 0’Reilly)sostengono che di base

può bastare una imita-zione di massima per ot-tenere buoni risultati, cosìtroppo spesso ho visto li-quidare la questione conle solite due sezioni dipenna incollata montate acapanna od il classicociuffo di pelo di cervo. Hoavuto modo però di no-tare differenze che pos-sono pesare soprattuttosu quei pesci abituati aduna presenza costante eben determinata di diversigeneri di tricotteri, ren-dendo a parer mio un er-rore di pesca unasuperficiale valutazione dimerito: la struttura del-l’insetto. Nella nostra tec-nica di pesca soffriamosempre molto di esterofi-lia, cosa che ci trascina inuna direzione non neces-sariamente corretta ri-guardo il rapporto fraimitazioni ed insetti pre-senti. Certe sicurezze tra-smesse dalla stampa

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Finalmente il nuovo video tanto atteso diAngelo Piller è arrivato sulmercato degli appassionati pescatori a mosca.Nuovi episodi, nuovi itinerari, tecnica di lancio, informazione pura esuggerimenti per affrontare nuove avventure e per iniziare asognare. Un bel lavoro, un impegno che coinvolge e ti costringepiacevolmente a soffermarti davanti ad uno schermo.Da comprare sicuramente per assicurarti le immagini di nuoveesperienze che ti serviranno a completare il tuo bagaglio tecnico.

Reelvideo n.7VIDEOMAGAZINE DI PESCA A MOSCA

www.reelvideo.eu52 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 53

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estera valgono per dove sono state pubblicate enon necessariamente per noi, considerato il fattoche se da un lato le tecniche costruttive sono si-curamente interessanti ed auspicabili a secondadella tipologia di acque, i colori e l’effetto visivodato dai materiali non sono sempre rapportabiliai nostri insetti.Negli Stati Uniti, peresempio, le tipologie ditricotteri tendono moltopiù ad avere ali semitra-sparenti, il che porta diconseguenza ad averemolte più imitazioni conali traslucide. Questo quindi non signi-fica che le imitazioni piùefficaci per noi debbanomagari avere le ali inpolipropilene, può andarbene in quei territori,non nel nostro, se noncasualmente. Tutto questo mi ha por-tato a delle considera-zioni che ora vi

presento.In base alla specie di appartenenza e vista laquestione dal punto di vista costruttivo, pos-siamo a parer mio classificare la progettazione diuna imitazione di tricottero in: versione opaca e versione traslucida.

Questo particolare viene molto spesso trascuratocon il pretesto di sostenere che le imitazioni co-siddette “da caccia” debbano svolgere solamentela funzione di stimolatore. Non credo in questa teoria qualunquista che

porta a risultati parziali nella pesca e che fa de-durre poi a molti che si tratti di un tipo di tecnicameno efficace che il rivolgersi alla bollate (tranneche per l’ovvio rapporto di attività del pesce nelledue situazioni).

Sedge versione opaca

Sedge versione traslucida

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estera valgono per dove sono state pubblicate enon necessariamente per noi, considerato il fattoche se da un lato le tecniche costruttive sono si-curamente interessanti ed auspicabili a secondadella tipologia di acque, i colori e l’effetto visivodato dai materiali non sono sempre rapportabiliai nostri insetti.Negli Stati Uniti, peresempio, le tipologie ditricotteri tendono moltopiù ad avere ali semitra-sparenti, il che porta diconseguenza ad averemolte più imitazioni conali traslucide. Questo quindi non signi-fica che le imitazioni piùefficaci per noi debbanomagari avere le ali inpolipropilene, può andarbene in quei territori,non nel nostro, se noncasualmente. Tutto questo mi ha por-tato a delle considera-zioni che ora vi

presento.In base alla specie di appartenenza e vista laquestione dal punto di vista costruttivo, pos-siamo a parer mio classificare la progettazione diuna imitazione di tricottero in: versione opaca e versione traslucida.

Questo particolare viene molto spesso trascuratocon il pretesto di sostenere che le imitazioni co-siddette “da caccia” debbano svolgere solamentela funzione di stimolatore. Non credo in questa teoria qualunquista che

porta a risultati parziali nella pesca e che fa de-durre poi a molti che si tratti di un tipo di tecnicameno efficace che il rivolgersi alla bollate (tranneche per l’ovvio rapporto di attività del pesce nelledue situazioni).

Sedge versione opaca

Sedge versione traslucida

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Il pesce in caccia svolge comunque una atti-vità di ricerca che ottempera ai suoi criteri equesti a loro volta sono fondati sulla presenzadi tutta una serie di determinati insetti.Se è vero che una imitazione da caccia ri-sponde molto più a criteri di galleggiabilità,dati gli ambienti in cui questa attività sisvolge, non vedo per quale motivo non dob-biamo valutare il profilo e l’effetto di opacitàe/o di traslucenza dell’imitazione di un tricot-tero visto e considerato che questo particolarenel caso delle effimere non solo è dato perscontato ed assolutamente dovuto, ma è de-terminante nel porre la differenza tra una su-bimago ed una imago, dove nessuno si sognadi giustificare che questa differenza possa su-perarsi con la presentazione o il fatto di man-tenere in stazionamento l’artificiale il meglioed il più possibile. Non possiamo considerare sotto questoaspetto che il profilo di un Philopotamus (tipi-camente opaco, vedi foto) possa apparire alpesce alla pari di una Rhyacophila (semitra-sparente, vedi foto) o della maggior parte deiPhriganeidi, (due differenti tricotteri mostranola diversa disposizione delle ali, oltretutto conla sovrapposizione nelle ali opache e l’accop-piamento nelle ali traslucide). Lo stesso uso del cdc porta ad ottenere un’alatraslucida, variandone l’aspetto e l’effetto po-nendo sopra lo stesso nel montaggio dellefibre di penna opache come gallina o pernice,come vedremo in seguito.

Philopotamus montanus

Rhyacophila dorsalis

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Il pesce in caccia svolge comunque una atti-vità di ricerca che ottempera ai suoi criteri equesti a loro volta sono fondati sulla presenzadi tutta una serie di determinati insetti.Se è vero che una imitazione da caccia ri-sponde molto più a criteri di galleggiabilità,dati gli ambienti in cui questa attività sisvolge, non vedo per quale motivo non dob-biamo valutare il profilo e l’effetto di opacitàe/o di traslucenza dell’imitazione di un tricot-tero visto e considerato che questo particolarenel caso delle effimere non solo è dato perscontato ed assolutamente dovuto, ma è de-terminante nel porre la differenza tra una su-bimago ed una imago, dove nessuno si sognadi giustificare che questa differenza possa su-perarsi con la presentazione o il fatto di man-tenere in stazionamento l’artificiale il meglioed il più possibile. Non possiamo considerare sotto questoaspetto che il profilo di un Philopotamus (tipi-camente opaco, vedi foto) possa apparire alpesce alla pari di una Rhyacophila (semitra-sparente, vedi foto) o della maggior parte deiPhriganeidi, (due differenti tricotteri mostranola diversa disposizione delle ali, oltretutto conla sovrapposizione nelle ali opache e l’accop-piamento nelle ali traslucide). Lo stesso uso del cdc porta ad ottenere un’alatraslucida, variandone l’aspetto e l’effetto po-nendo sopra lo stesso nel montaggio dellefibre di penna opache come gallina o pernice,come vedremo in seguito.

Philopotamus montanus

Rhyacophila dorsalis

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Philopotamus adulto(montaggio ali opache)

Amo: Tiemco 2302 #12Filo di montaggio:marroneAddome: in lepre e sostituto di foca marrone,nero ed olivaSottoala: garretto d’alce naturale e barbe digallopardo scuroAli: in sella di gallina screziata marrone sago-mata e verniciataHackles: in moser dub di garretto d’alce natu-rale e sostituto di foca o lepre beige

Fissiamo il filo e formiamo l’addome con un dub-bing composto dalla foca oliva prima e poi dalmelange della lepre con il marrone e il nero delsostituto di foca.

Fermiamo un ciuffo di garretto d’alce della lun-ghezza delle ali e sormontiamo questo con ilciuffo di barbe di gallopardo.

Ora prendiamo le penne della sella della gallina ele sagomiamo o a mano o con delle pinze bruciahackles per ali di effimera della misura adattaalla nostra imitazione. Verniciamole tenendoleappoggiate sopra un pezzo di compensatogrezzo. Questo accorgimento permetterà di as-sorbire la vernice per ali in eccesso evitando de-positi lucidi e spessi sulle sezioni preparate.Ora fermiamo prima la sezione del nostro lato edopo averla pareggiata la sezione dal lato oppo-sto. Questo ordine facilita il posizionamento, per-chè la sovrapposizione è nella stessa direzionedel filo di montaggio.

Ora formiamo l’asola per il mooser dub, met-tiamo un po’ di cera collante e cominciamo con lafoca, che facciamo aderire al filo cerato e poi conl’alce, rasiamo il tutto in modo che sia corrispon-dente alla taglia della nostra imitazione, avvol-giamo e chiudiamo il tutto con il nostroannodatore e una goccia di vernice.

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Philopotamus adulto(montaggio ali opache)

Amo: Tiemco 2302 #12Filo di montaggio:marroneAddome: in lepre e sostituto di foca marrone,nero ed olivaSottoala: garretto d’alce naturale e barbe digallopardo scuroAli: in sella di gallina screziata marrone sago-mata e verniciataHackles: in moser dub di garretto d’alce natu-rale e sostituto di foca o lepre beige

Fissiamo il filo e formiamo l’addome con un dub-bing composto dalla foca oliva prima e poi dalmelange della lepre con il marrone e il nero delsostituto di foca.

Fermiamo un ciuffo di garretto d’alce della lun-ghezza delle ali e sormontiamo questo con ilciuffo di barbe di gallopardo.

Ora prendiamo le penne della sella della gallina ele sagomiamo o a mano o con delle pinze bruciahackles per ali di effimera della misura adattaalla nostra imitazione. Verniciamole tenendoleappoggiate sopra un pezzo di compensatogrezzo. Questo accorgimento permetterà di as-sorbire la vernice per ali in eccesso evitando de-positi lucidi e spessi sulle sezioni preparate.Ora fermiamo prima la sezione del nostro lato edopo averla pareggiata la sezione dal lato oppo-sto. Questo ordine facilita il posizionamento, per-chè la sovrapposizione è nella stessa direzionedel filo di montaggio.

Ora formiamo l’asola per il mooser dub, met-tiamo un po’ di cera collante e cominciamo con lafoca, che facciamo aderire al filo cerato e poi conl’alce, rasiamo il tutto in modo che sia corrispon-dente alla taglia della nostra imitazione, avvol-giamo e chiudiamo il tutto con il nostroannodatore e una goccia di vernice.

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friends-of-flyfishingSPOOL TOWER

Con SPOOL TOWER risparmio di spazio e pulizia sul tavolo da costruzione.Quando è chiuso ha un diametro di 10 cm.Progettato per contenere tutte le bobine di filati e accessori senza che possano cadere.Grazie alla confezione pratica, ogni cosa rimarrà ben protetta anche durante i viaggi.Il fondo è dotato di un tappetino anti-scivoloIl SPOOL TOWER può essere fornito al cliente in colori diversi.La piastra di copertura in acciaio inossidabile può essere per-sonalizzata.

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per maggiori informazionihaas@friends-of-flyfishing.netwww.friends-of-flyfishing.net

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64 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 6513 Confluenze

Elk caddisAmo: Tiemco 2302 #10 - #14Filo di montaggio: marrone chiaro 8/0Addome: scoiattolo oliva chiaro, rosso naturaleo grigio-beigeRigaggio: palmer gallo rosso o creeAli: pelo di cervo o ciuffo di gallopardo medio

Fermiamo la nostra hackle di gallo presso la cur-vatura dell’amo, formiamo l’addome con lo sco-iattolo ed avvolgiamo il gallo a palmer.

Prendiamo un mazzetto di pelo di cervo e pareg-giamolo con l’apposito attrezzo. Nel fermare ilcervo poniamo attenzione a fare dei primi giri difilo morbidi ed a stringere gradualmente con lespire successive per non tagliare e non far alzaretroppo i peli.A questo proposito cerchiamo di scegliere delpelo non troppo morbido, che schiacciandosi fa-cilmente si inclina molto. Fermiamo con un nodo di chiusura sul serraggiodel cervo ed aggiungiamo un sottile dubbing pertenere ancora più uniti i peli.

Chiudiamo il montaggio con un nodo sotto le eccedenze di cervo che elimineremo con le forbici posi-zionate ad angolo con l’occhiello dell’amo.Se useremo l’artificiale in acque non particolarmente turbolente o per far sì che questo faccia mag-giore resistenza alla corrente, po-tremo tagliare il palmer nella parteinferiore secondo un angolo che va’dall’inizio della curvatura dell’amoalla punta dello stesso.

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Elk caddisAmo: Tiemco 2302 #10 - #14Filo di montaggio: marrone chiaro 8/0Addome: scoiattolo oliva chiaro, rosso naturaleo grigio-beigeRigaggio: palmer gallo rosso o creeAli: pelo di cervo o ciuffo di gallopardo medio

Fermiamo la nostra hackle di gallo presso la cur-vatura dell’amo, formiamo l’addome con lo sco-iattolo ed avvolgiamo il gallo a palmer.

Prendiamo un mazzetto di pelo di cervo e pareg-giamolo con l’apposito attrezzo. Nel fermare ilcervo poniamo attenzione a fare dei primi giri difilo morbidi ed a stringere gradualmente con lespire successive per non tagliare e non far alzaretroppo i peli.A questo proposito cerchiamo di scegliere delpelo non troppo morbido, che schiacciandosi fa-cilmente si inclina molto. Fermiamo con un nodo di chiusura sul serraggiodel cervo ed aggiungiamo un sottile dubbing pertenere ancora più uniti i peli.

Chiudiamo il montaggio con un nodo sotto le eccedenze di cervo che elimineremo con le forbici posi-zionate ad angolo con l’occhiello dell’amo.Se useremo l’artificiale in acque non particolarmente turbolente o per far sì che questo faccia mag-giore resistenza alla corrente, po-tremo tagliare il palmer nella parteinferiore secondo un angolo che va’dall’inizio della curvatura dell’amoalla punta dello stesso.

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Pesca a mosca in oltre 30 km di riserva privata sul Möll, in Carinzia e 2 Laghi alpini ai piedi del Grossglockners

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Sedge in gallopardoLa variante con il gallopardo prevede invece di rasare il palmer sul dorso, questo eliminare interfe-renze con le fibre di hackle, serrare il ciuffo che formerà le ali, coprire anche in questo caso il serrag-gio con un dubbing fine. Fare il nodo di chiusura sotto le eccedenze e tagliare queste ultime nellostesso modo prima descritto. Una variante non descritta in entrambi gli artificiali è quella di fare uncollarino di hackles o di mooser dub dove io ho descritto di serrare con un dubbing il ciuffo di cervo odi gallopardo. Personalmente trovo che alzi troppo il profilo anteriore dell’artificiale sull’acqua.

Per sfruttare al meglio le hackles utilizzo un attrezzo della Veniard che ora non ho più visto in com-mercio. Inizialmente diffidavo di tale strumento, poi ho iniziato ad usarlo per creare ciuffi con le hac-kles ed ora non ne farei più a meno. Consta di tre aghi molto lunghi, serrati insieme e posti in punta ad un piccolo manico. Si pizzica lapunta di una hackle e si gira il manico formando un grosso collarino su questi aghi. Raggiunto il termine della penna, raccogliamo le fibre pizzicandole e spingendole con indice e pollicetutte verso un lato raccogliendole così a formareun ciuffo che, tenendo serrato, faremo scivolarefuori dagli aghi, per posizionarlo sull’amo inquesto caso per formare un profilo di un tricot-tero, diversamente per usare il ciuffo per esem-pio per le ali di uno spinner.Per realizzarlo in modo casalingo basta procu-rarsi tre aghi lunghi da cucito non troppo spessi,legandoli stretti tra loro con del filo di metallosottile e mettendoli in punta ad un piccolo tuborigido di plastica o qualsiasi altra cosa possafare da supporto e da manico. E’ veramentemolto utile.

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Sedge in gallopardoLa variante con il gallopardo prevede invece di rasare il palmer sul dorso, questo eliminare interfe-renze con le fibre di hackle, serrare il ciuffo che formerà le ali, coprire anche in questo caso il serrag-gio con un dubbing fine. Fare il nodo di chiusura sotto le eccedenze e tagliare queste ultime nellostesso modo prima descritto. Una variante non descritta in entrambi gli artificiali è quella di fare uncollarino di hackles o di mooser dub dove io ho descritto di serrare con un dubbing il ciuffo di cervo odi gallopardo. Personalmente trovo che alzi troppo il profilo anteriore dell’artificiale sull’acqua.

Per sfruttare al meglio le hackles utilizzo un attrezzo della Veniard che ora non ho più visto in com-mercio. Inizialmente diffidavo di tale strumento, poi ho iniziato ad usarlo per creare ciuffi con le hac-kles ed ora non ne farei più a meno. Consta di tre aghi molto lunghi, serrati insieme e posti in punta ad un piccolo manico. Si pizzica lapunta di una hackle e si gira il manico formando un grosso collarino su questi aghi. Raggiunto il termine della penna, raccogliamo le fibre pizzicandole e spingendole con indice e pollicetutte verso un lato raccogliendole così a formareun ciuffo che, tenendo serrato, faremo scivolarefuori dagli aghi, per posizionarlo sull’amo inquesto caso per formare un profilo di un tricot-tero, diversamente per usare il ciuffo per esem-pio per le ali di uno spinner.Per realizzarlo in modo casalingo basta procu-rarsi tre aghi lunghi da cucito non troppo spessi,legandoli stretti tra loro con del filo di metallosottile e mettendoli in punta ad un piccolo tuborigido di plastica o qualsiasi altra cosa possafare da supporto e da manico. E’ veramentemolto utile.

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Indaginoso? Forse, ma solo perchè non siamo abituati a pensare a sufficienza ai tricotteri nella lorocompletezza evolutiva. Avrete comunque notato che i miei riferimenti per così dire entomologici nonsono indirizzati tanto nello specifico, quanto nella tipologia di insieme delle famiglie, evitando di farsitradire da comportamenti dell’insetto che non appartenendogli inficerebbero i risultati in pesca. Troppospesso vengono scambiati per una merce adeguata soprattutto alla pesca in caccia, dove le caratteristi-che degli artificiali dedicati a questa tecnica dovrebbero giustificare una superficialità costruttiva ri-spetto a forma, effettovisivo e stadio immagi-nale, quest’ultimo benvalutato secondo la tec-nica di ninfa ceca. Nes-suno prederebbe inconsiderazione le effi-mere nello stessomodo, né obbietterebbenel voler considerareuno stadio immaginaledi ninfa emergente o disubimago senza badareall’assetto della primapiuttosto che alla opa-cità delle ali della se-conda e stiamoparlando di insetti conuno stadio evolutivomeno completo.Per quanto riguardal’addome delle imita-zioni il lavoro di deter-minazione delle ricette

costruttive si semplifica.Nel caso si costruisca un artificiale che copre ilgambo completamente come in alcuni montaggicon ali incollate e tirate indietro, il corpo neanchesi considera.Nel caso sia visibile per il montaggio una genera-lizzazione la possiamo fare con un gruppo di co-lori per il corpo che coprono praticamente tuttala casistica: grigio, grigio-beige ( classico dub-bing di lepre naturale ), melange di lepre e altropelo nero ( in minore percentuale ), il classicoverde oliva di Rhyacophila ed alcune phriganee.Nel caso di Philopotamus mi piace utilizzare unmelange di lepre naturale e pelo sostituto di focanero e marrone, con in fondo all’addome unapiccola porzione verde oliva per le sacche ovi-gere, come avete potuto constatare dalle foto re-lative al montaggio sopra proposto.Fino qui parlando degli insetti adulti.Il torrente ci confonde con le sue acque turbo-lente e ci fa pensare che per la sua tipologiacerte cose non accadano.

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Indaginoso? Forse, ma solo perchè non siamo abituati a pensare a sufficienza ai tricotteri nella lorocompletezza evolutiva. Avrete comunque notato che i miei riferimenti per così dire entomologici nonsono indirizzati tanto nello specifico, quanto nella tipologia di insieme delle famiglie, evitando di farsitradire da comportamenti dell’insetto che non appartenendogli inficerebbero i risultati in pesca. Troppospesso vengono scambiati per una merce adeguata soprattutto alla pesca in caccia, dove le caratteristi-che degli artificiali dedicati a questa tecnica dovrebbero giustificare una superficialità costruttiva ri-spetto a forma, effettovisivo e stadio immagi-nale, quest’ultimo benvalutato secondo la tec-nica di ninfa ceca. Nes-suno prederebbe inconsiderazione le effi-mere nello stessomodo, né obbietterebbenel voler considerareuno stadio immaginaledi ninfa emergente o disubimago senza badareall’assetto della primapiuttosto che alla opa-cità delle ali della se-conda e stiamoparlando di insetti conuno stadio evolutivomeno completo.Per quanto riguardal’addome delle imita-zioni il lavoro di deter-minazione delle ricette

costruttive si semplifica.Nel caso si costruisca un artificiale che copre ilgambo completamente come in alcuni montaggicon ali incollate e tirate indietro, il corpo neanchesi considera.Nel caso sia visibile per il montaggio una genera-lizzazione la possiamo fare con un gruppo di co-lori per il corpo che coprono praticamente tuttala casistica: grigio, grigio-beige ( classico dub-bing di lepre naturale ), melange di lepre e altropelo nero ( in minore percentuale ), il classicoverde oliva di Rhyacophila ed alcune phriganee.Nel caso di Philopotamus mi piace utilizzare unmelange di lepre naturale e pelo sostituto di focanero e marrone, con in fondo all’addome unapiccola porzione verde oliva per le sacche ovi-gere, come avete potuto constatare dalle foto re-lative al montaggio sopra proposto.Fino qui parlando degli insetti adulti.Il torrente ci confonde con le sue acque turbo-lente e ci fa pensare che per la sua tipologiacerte cose non accadano.

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Borse e marsupi a tenuta stagna by Fish Age

Con la stagione che stiamo affrontando in questa primavera decisamente umida, nessun articolo si presta meglio ad essere presentato se non una serie di oggetti di buffetteria a tenuta stagna, soprattutto se disegnati e progettati da una azienda totalmente italiana.Fish Age, già da qualche anno, ha introdotto sul mercato due interessantissime “duffle bag” interamente realizzate in tessuto antistrappo ed anti acqua le quali, grazie alla totale assen-za di cuciture e cerniere garantiscono una reale tenuta stagna, garantendo di mantenere il loro contenuto totalmente asciutto e sicuro. Le Wetlands Duffle Bag sono prodotte in due misure: 120 e 45 litri e si prestano ottimamente ad essere utilizzate come borsone da viag-gio, borsa porta belly boat, borsa da barca o semplicemente per riporvi waders e scarponi bagnati dopo un’intera giornata passata sul fiume. Il peso di quella più grande arriva ad appena 800 grammi, facendone una eccellente borsa da viaggio dandoci la possibilità di sfruttare davvero al massimo gli attuali 23 Kg di franchigia concessi dalla maggioranza delle compagnie aeree.Altro articolo dalle analoghe caratteristiche tecniche, ma di differente utilizzo, è il Wetlands Hip Bag, un comodissimo marsupio da portare in vita durante le uscite di pesca. Anche in questo caso la sua incredibile leggerezza lo rende comodissimo e pratico per essere indos-sato tutto il giorno ed accompagnarvi sull’acqua senza il continuo pensiero che il suo con-tenuto possa bagnarsi. Macchine fotografiche, documenti, scatole di mosche, panini e tutto ciò che vi riponiamo saranno al sicuro da pioggia, cadute accidentali in acqua e onde del mare.Per uno stretto utilizzo in barca od in ciambella, Fish Age ha inoltre realizzato una bellissima Dry Bag con capacità contenitiva di 20 litri . La Bikiny Dry Bag è realizzata in PVC azzurro/trasparente rinforzato con intreccio in kevlar per renderla virtualmente indistruttibile. Graie alla comoda maniglia in gomma ed alla tracolla regolabile, il trasposto risulta molto comodo e pratico, ed anche in questo caso tutto ciò che metteremo al suo interno resterà totalmen-te asciutto e protetto.

In considerazione della terribile stagione che sta imperversando sulla nostra penisola, il ne-gozio The Fly è lieto di offrirvi una imperdibile offerta per tutto il mese di aprile (solo apri-le), con uno sconto del 30% sui prodotti sopra elencati. Per maggiori informazioni visitate il sito

www.theflystore.net

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Tie Cranefly 1J:sonSweden AB.

Strandvägen 28, SE-443 32 Lerum Sweden.Org. nr. 556818-6455

Momsreg./VAT nr. SE556818645501www.jsonsweden.com

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www.confluenze.com