QUADLEAKS MAGAZINE - SPECIALE CREMONA

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IL PRIMO MAGAZINE GRATUITO E INDIPENDENTE DI CULTURA QUAD SPECIALE CREMONA - 14 APRILE 2014 LE ROI DU CREMONA TUTTO QUELLO CHE E’ SUCCESSO NELLA PRIMA GARA DI CAMPIONATO ITALIANO QUADCROSS FMI 2014

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Oltre 30 pagine dedicate alla prima prova di CAMPIONATO ITALIANO QUADCROSS DI CREMONA! Piloti, quad, foto, impressioni, opinioni e molto altro, in un magazine da leggere tutto d'un fiato! Testi a cura di Andrea De Beni (QuadLeaks) e foto a cura di Carlo Rigoletto e Davide Rigoletto (RIGO Brothers)

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IL PRIMO MAGAZINE GRATUITO E INDIPENDENTE DI CULTURA QUAD

SPECIALE CREMONA - 14 APRILE 2014

LE ROI DU CREMONATUTTO QUELLO CHE E’ SUCCESSO

NELLA PRIMA GARA DI CAMPIONATO ITALIANO QUADCROSS FMI 2014

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SPECIALE CREMONA 2014 - CAMPIONATO ITALIANO QUADCROSS

e

una produzione:

[TESTI] [FOTO]

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SC14.aprile.ventiquattordici

controcopertina

5. ritorni eccellenti, 8. le roi du cremona, 10. campionato eurita-liano, 16. italians do it (quasi) bet-ter, 23. ciao vale, 25. young guns, 26. sportivi dentro, 29. veterani

full gas, 31. cremona tutta la vita, 33. l’ora “h”

Nicola Montalbini in lotta contro Romain Couprie: Faenza nuova edizione?

SPECIALE CREMONA

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RIGO_Pagina_Pubblicitaria.pdf 1 27/03/14 10:19

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RITORNI ECCELLENTI

agonistici e umani. Sì perché alla fine i piloti sono prima di tutto persone, con le loro gioie e i loro dolori, con le loro fatiche.

E allora trovi Romain Couprie, il manifesto del quad francese, che ritorna in Italia ed è di nuovo lì a bat-tagliare contro Nicola Montalbini, come in quella Faenza di qualche anno fa che, per chi se la ricorda, tanto fece

Se c’è un filo rosso che collega una ad una tutte le gare che si sono svolte a Cremona, sede della prima di Campionato Italiano Quadcross FMI, quella è la saga del “ritorno”. Ritorno alle gare, ritorno dopo un periodo buio, ritorno dopo un infortunio, ritorno dopo l’inverno: il con-cetto del tornare a competere è qualcosa che, come il na-stro giallo delle serie TV poliziesche, ha circondato tutte le gare una ad una, fondendole in un misto di significati

SPECIALE CREMONA 2014 - CAMPIONATO ITALIANO QUADCROSS

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discutere e che sembra ormai roba di ere geolo-giche remote. C’è il ritor-no di Nicola stesso, dopo una settimana da incubo, vissuta tra laser-terapie, ghiaccio e dita incrociate. C’è il ritorno di Christian Pinoli, che ha sbollito l’in-cazzatura e ha bastonato tutti come sempre. C’è il ritorno di Dino Genitoni: moto preparata QB, come direbbero nei programmi di cucina, con le grafiche ancora da incollare al sa-bato pomeriggio e tanta voglia di essere ancora nella mischia. C’è l’Uomo Ragno, Alessandro Fon-tanazzi, che di ritorni ne ha già fatti tanti ma che in cima alla lista ci mette questo: dopo un inferno durato qualche mese, do-vuto ad un incidente stra-dale, Alle è sempre lì, per-

ché questo è il suo mondo e di stare a casa un Cam-pione come lui non ne ha proprio voglia. C’è il ri-torno di Davide Galli, che non si capisce bene cosa voglia fare da grande ma su quel quad, grande lo è per davvero. Così come Davide Sciolfi, bravo fuori ed entusiasmante dentro. C’è Riccardo Varaldo, che cambia casacca e moto ma non la rotazione del polso: quella pare sem-pre esagerata, così come la sua vittoria in gara due nella Sport. C’è il france-se-più-italiano-che-ci-sia Amerigo Ventura, che ri-entra nelle competizioni italiane che contano e lo fa a modo suo: dalla porta principale, con due par-tenze brillanti e un risul-tato che lo tiene subito dietro i tre italiani-simbo-

RITORNI ECCELLENTI

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lo della scena nazionale. C’è poi Joao Vale, che pensavamo di non vedere più, dopo la debacle di inizio anno del team Cozzi, e che invece in qualche modo è stato tirato per i capelli nella mischia. Una gara di ritorni eccellenti, di gente perduta e ritrovata, di uomini che non mollano mai. Né il gas, né nella vita.

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LE ROI DU CREMONA

Romain Couprie non stravince. Vince e basta. Non è eccessivo ne-anche quando c’è da esserlo: Cre-mona e la sua partenza ad imbuto, Cremona e la sua lotta ruota contro ruota su Nicola Montalbini, Cremo-na e quella diceria che la vuole così poco incline a fare la differenza e a sorpassare. Qualcuno si chiede come sarebbe andata con un Ni-cola Montalbini in perfetta forma, certo, ma le gare sono un continuo sali e scendi che trova nella pista stessa la sua declinazione più acu-ta: si cade, ci si fa male e ci si rialza, non senza fatica. E Romain, in que-sti ultimi anni, ha assaggiato anche troppo, per la prima volta in carrie-ra, la terra, i lividi e le botte. Le fe-rite lo hanno fatto crescere: l’Alain Prost del quadcross è sempre il ra-gionatore perfetto di questo sport ma anche quello che ne trae di più. Vederlo uscire dalla prima curva del tracciato cremonese con un filo

di gas ma facendo più strada di tutti, cronometro alla mano, era qualco-sa di esiziale: pulizia allo stato puro, un’enciclopedia contro lo spreco del-

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le forze e dei centimetri. Centimetri che diventava-no metri quando vedevi dove si appoggiava dopo un salto - a volte anche un paio di metri dopo gli altri - ma non solo: le linee di Romain erano quelle più lontane dalle buche, tutto studiato per ottimizzare qualsiasi aspetto, a co-minciare dalla fatica. Un martello che già dalle pro-ve aveva dimostrato, con la pole position, di avere le idee chiare quanto a ri-sultato finale: di certo non avrebbe mai preso un ri-schio eccessivo rispetto a qualsiasi altro rivale, ma perché non provare a vin-cere?

La moto di Romain era quella con il setting me-

glio costruito dell’intero pacchetto di piloti di tutto il paddock: un quad sui bi-nari, quella sella immobile anche nelle buche sab-biose, anche quando le ruote sembrano saltellare impazzite, pronte a stac-carsi e volare via con tut-to il braccetto attaccato, e invece no. Romain che non ama essere inseguito, che nasconde le sue linee migliori in prova se qual-cuno gli sta dietro perché le sue carte, sono appun-to solo sue. Romain umi-le, divertito e divertente quando è ora, silenzioso e concentrato quando la mascherina scende per quei venticinque minuti scarsi di apnea, dove il blu non è quello del mare ma solo quello del suo quad

Yamaha: un blu profondo come un’immersione, soprat-tutto per chi lo vede da dietro, ammesso di riuscire a ve-derlo.

LE ROI DU CREMONA

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CAMPIONATO EURITALIANO

Quanto è bello vedere un parter-re tanto internazionale come quello che si è visto a Cremona? Da morire. Perché straniero è bello? Certo che no: qui si è solo ed esclusivamente patriottici, il tifo lo si fa per i nostri e a bordo pista si è gridato e urlato solo per loro. Perché anche da questa parte della barricata speravamo che in qualche modo Montalbini estraes-se un coniglio dal cilindro e lo met-tesse a guardia del suo primo posto in gara due: inutile nascondersi. Ma lo sport, per noi, conta più del tifo. E allora che vinca sempre e comun-que il migliore. In una società in cui la meritocrazia va scemando di gior-no in giorno, il quadcross ci regala fi-nalmente un po’ di giustizia: Romain Couprie è stato il più forte e ha vinto. Punto. Il resto della truppa straniera ha dato un grandioso spettacolo, a cominciare dai francesi Gillouin, Ci-clet, Cheurlin e Sousa-Borges. Più “ro-maincoupriesco” quanto a stile e tec-

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nica Yoann Gillouin, che non a caso ha portato a casa il secondo posto finale, più aggressivi gli altri tre, con guide altamente spettacolari e a vol-te anche un po’ sporche dal punto di vista dell’aggressività e delle scelte di traiettorie e apertura del gas, averli in casa è stato un onore e così va tratta-ta la loro presenza: non sono queste le spine nei fianchi dei piloti di casa nostra, che invece dovrebbero ambi-re a confrontarsi più spesso con loro e con il loro modo di intendere le competizioni, qualcosa che si capisce certamente quando li si vede in pista ma anche nella rilassatezza a tavola e nella ricercatezza delle loro moto, un po’ meno fighe di tante altre ma, guarda un po’, quelle con i migliori assetti e meglio preparate per la bat-taglia.

Seconda numericamente a quella francese, la piccola pattuglia spagno-la ha mostrato solo in parte il suo am-

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CAMPIONATO EURITALIANO

pio talento. La differenza è che se i cinque piloti francesi con ogni proba-bilità non li rivedremo più da queste parti, Dani Vilà e Guillem Ullastres faran-no parte del nostro circo-lo ricreativo per amanti del tassello per tutta la stagione. Per entrambi, vale la considerazione che l’asticella dell’Italiano Quadcross - anche in virtù di un tracciato che appiat-tiva un po’ i valori in cam-po - non è poi così basso ma anzi, l’esatto opposto. I due spagnoli sono quanto di meglio la loro terra pos-sa offrire in questo mo-mento nel nostro sport e averli accanto a noi è un valore aggiunto per ambo le parti. Dani Vilà è quello che ha capitalizzato me-glio, concludendo settimo una due giorni passata un

po’ sulle uova: il campione in carica spagnolo è stato attentissimo nel regala-re al suo team manager Gianluca Rondinini un ri-sultato utile, restando il più possibile lontano dai guai. Era la sua “mission” e ci è riuscito alla grande, lottando nella mischia senza mai mettere a re-pentaglio la prestazione, cosa non facile quando ci si sente un po’ chiamati a fare grandi risultati per il solo fatto di aver attraver-sato il confine. Il discorso è molto diverso, invece, per Guillem Ullastres: il suo valore, volente o no-lente, lo abbiamo visto in prova, dove ha chiuso terzo. Errori un po’ suoi e un po’ degli altri, soprat-tutto questi ultimi, hanno condizionato il ragazzo di Girona e le sue due gare,

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concluse con un piazzamento fuo-ri dalla top-ten che non cancella la sequela di giri veloci, la tecnica mo-strata in gara e quella sensazione che nessuno ci toglierà, se non lui, che il team Galizzi Factory Racer abbia scoperto una perla rara, portandosi in casa un pilota con i contro-razzi. Abbiamo ragione o no? Solo le pros-sime gare ce lo diranno, anche se noi scommettiamo che il podio non sia lontano dall’arrivare. Un tocco nord-europeo ed est-europeo lo hanno dato le presenze di Valentijn Rap-poldt e Daniil Vlason, il primo in gara con il KTM gestito dall’esperto Clau-dio Arcangeli e il secondo, giovane russo approdato a Cremona quindici giorni fa, dopo averla consumata per benino, si è ritirato in gara due, con-quistando un solo punticino.

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A noi tutte queste lingue parlate nel paddock ci hanno fatto un gran piacere. In tanti, in primis media e addetti ai lavori - come si chiama in genere chi è nell’ambiente con mol-to più di un ruolino tecnico - han-no contribuito a mediare tra piloti e team, creando qualcosa di unico e forse irripetibile. Certo, c’è chi masti-ca amaro perché non sempre il mes-saggio della presenza straniera è vis-suto positivamente: perché un team italiano si sforza per far correre un

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pilota straniero e magari non aiuta i talenti nostrani? La risposta è semplice. O meglio è assente, se la domanda è “voi a chi dareste una moto competitiva per vincere o comunque fare bella figura nella Elite?”. Spesso quel si-lenzio che segue una simile domanda, che testimonia la

carenza di talenti del nostro scenario più che la tendenza esterofila, è l’unica risposta possibile. E la cosa, pur non facendo piacere, è un fatto incontrovertibile.

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ITALIANS DO IT (QUASI) BETTER

Dire che a Cremona i piloti italiani si siano difesi non è vero, perché sa-rebbe come dire che sono riusciti a ridurre e ridimensionare le prestazio-ni altrui. Non è così: i nostri ragazzi ci hanno dato dentro di brutto e non sono affatto usciti con le ossa rotte, come un primo sguardo alla classifica potrebbe ingenuamente raccontare. I nostri hanno attaccato per tutto il tempo, partendo dalle prove. Il primo encomio va ad un Nicola Montalbini assolutamente stupendo: impossibi-le, forse, pensare ad un terzo posto fi-nale, sul podio di Cremona, dopo una settimana passata in mezzo a laser e borse del ghiaccio. Impossibile, per tanti, pensarlo davanti a tutti, chiu-dendo le porte ad un Romain Cou-prie astuto e letale come lo sono tutti i campioni: lo squalo francese sentiva l’odore del sangue e in questo caso il sangue c’era davvero e pulsava do-lorosamente intorno alla clavicola di Nicola, che però non cedeva un me-

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ITALIANS DO IT (QUASI) BETTER

tro. Il sorpasso era nell’aria e, come è giusto che sia, è av-venuto: ma da lì probabilmente il Toro non avrebbe ce-duto se non per tutto l’oro del mondo o forse manco per quello. Giocando, a bordo pista, ci abbiamo scommesso e manco a dirlo, abbiamo vinto a mani basse: Montalbini non molla mai. Finita la gara, quando ci siamo parlati, è bastato uno sguardo: “Quando mi hai detto che saresti venuto per provare, al sabato, ero certo che alla fine sa-resti stato nella mischia. Per te, NI è uguale a SI e se fosse stato un NO secco, non ti avremmo visto proprio”. “Infatti è proprio così”, ci ha risposto il Toro marchigiano. La sua

seconda manche non è un video ma un manifesto da ta-tuare per sempre nella memoria e far vedere ai bambini: questa è la tenacia. Parola di Nico.

“Stai tranquillo, Andrea, cerca di divertirti e vedrai che i risultati arriveranno. Qui è talmente un terno al lotto che domani puoi fare sesto ed uscire da qui felice perché hai fatto una gara pazzesca, grandiosa”. Sono esattamente le parole che ho rivolto a cena, sabato, ad Andrea Cesari. Che poi Andrea facesse veramente sesto, beh, un po’ è anche sano e proprio “culo”. Ma il concetto era quello e

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aver azzeccato anche la po-sizione corretta finale, non-ché l’attitudine al vedere il bicchiere mezzo pieno, sono lì da raccontare. An-drea Cesari doveva spaz-zare via la sua insicurezza: un lato oscuro che deve sparire quanto prima e che lo ha visto consumare la pi-sta di casa anche al sabato, dopo tanti allenamenti che onestamente non necessi-tavano uno sforzo così ele-vato il giorno prima della gara. Botte da orbi, contat-ti, sportellate e altre robe hanno costretto Andrea a due manche fotocopia: re-trovie nella prima parte e recupero forsennato. Anzi, a dirla tutta, nella secon-da manche i recuperi sono stati ben due. Quarto e se-sto alla fine delle due opere

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omnie, il pilota bresciano ha buttato il cuore ben oltre l’ostacolo, dimostran-do a tutta la platea presente di avere due palle d’acciaio e una tecnica, una rabbia, un’arroganza agonistica sen-za pari. Forse, però, la persona che più di tutte aveva bisogno di questa dimostrazione era lui stesso e la no-stra speranza è che da qui in avanti le cose cambino un po’ in termini di attitudine e consapevolezza: la guida incazzata di Andrea, che si è trovato in alcuni momenti a sverniciare piloti con un un passato ed un presente nel quadcross internazionale degno di nota, è stata tutta lì da vedere. Forse, un terzo posto, maturato dopo una gara passata tutta in testa e due infi-late subite nel finale non gli avrebbe regalato la stessa soddisfazione.

Emanuele Giovanelli, zitto zitto, si è portato a casa un quarto posto di quelli da leccarsi i baffi e metterci la pista, in virtù anche del terzo posto di

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gara uno. Ha lasciato che i topi ballassero il loro gioco al massacro, li ha pedinati ed infilzati, cucinando un piatto dolce e saporito come il podio. Ormai non gli crediamo più quando ci dice che no, lui non si è allenato abbastan-za per essere competitive: se vi dice “Mi sono allenato

solo tre volte!” rispondetegli un simpatico “Sì... tre volte... al giorno!” e lui riderà sotto quei baffi leccati poco fa, per-ché un po’ di verità e un po’ di pretattica fanno sempre comunella in casa Giovanelli. D’altronde, una vita passata in mezzo alle piste lascia malizie non solo tra le curve ma

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ITALIANS DO IT (QUASI) BETTER

anche fuori dai paddock e non solo nei giorni di gara ma anche nei mesi prima. Come un piedino maligno sot-to-porta, il Giova ha segnato un bel goal in quel di Cremona: leggere i fior di nomi che gli stanno dietro a fine giornata fa piacere, a maggior ragio-ne perché qui si parla con un pilota che gli anta li ha superati da tre anni. Tanta roba.

Lo spartiacque tra i piloti italiani di altissima classifica e quelli finiti più indietro è il ruolo, scomodo, assegna-to ad Amerigo Ventura: tanto bravo a tappare i buchi e a scattare al can-celletto nella prima manche quanto sfigato nella seconda, dove ha pure bucato. Dietro, il piemontese made-in-quaddy, si è preso la briga di met-tersi alle spalle i nazionali Mastronardi e Perazzolo, l’ex compagno di squa-dra Nicola Ciceri, i neo-arrivati Cinotti e Marchionni e il sempre-verde Ser-gio Gilli. Se Mario Cinotti e Fabietto

Marchionni hanno dovuto fare i conti con la loro prima volta nel quadcross che conta, scontando la pena come è giusto che sia per tutti gli esordienti, Simone, Mauro e Nicola hanno avuto il loro bel da fare in una classe spinta

veramente all’inverosimile da un li-vello continuamente crescente. Cice-ri e Perazzolo sono emersi alla distan-za, correndo la loro migliore manche nella seconda frazione, mentre per Mastronardi l’epilogo è stato contra-

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rio, visto il mezzo cappottone tirato al via di gara due e il conseguente recupero che lo ha visto risalire la china con la rabbia e aggressività di chi sa che poteva venire fuori qualcosa di meglio. Ultimo degli italiani, Sergio Gilli me-rita comunque la considerazione di chi ci ha provato fino all’ultimo: Sergio non ha tutti i venticinque minuti di gara a fuoco nelle braccia ma la sua tecnica di guida è proba-bilmente una delle più belle, anche a distanza di qualche anno dai suoi più alti risultati in carriera. Meglio, sempre e comunque, averlo mischia che non averlo.

ARMATA GIOVANELLIAlla fine della fiera, il team più corposo del paddock è quello di Emanuele Giovanelli, per tutti solo e sempre il “Giova”. Quantità e quali-tà, visto che tra le sue file – oltre al team mana-ger più veloce del quadcross – c’è gente come Simone Mastronardi, Mattia Papa e Riccardo Varaldo, ultima aggiunta ma non per questo meno tosta delle altre. In pista, nella Sport, era un continuo veder passare moto bianche e blu con la solita scritta: RZ Motors – SM Action. Bravi, veloci, tutti con lo stesso spirito goliar-dico del loro capoccia, i piloti errezetavestiti sono un’infinità!

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CIAO VALE

Joao Vale sì, Joao Vale no. Burrascosa, piena di buchi di sceneggiatura e un po’ caotica, la sequela di informa-zioni, falsi scoop e rumors che da ormai tre anni invade l’etere quando si parla del fenomeno portoghese, è giun-ta ad un epilogo che non avremmo sinceramente voluto vedere. A Cremona JV è stato l’ombra di se stesso: deci-mo alla fine della giornata, il pilota del team Yamaha Jet

Immagine ha compiuto un autentico miracolo, facendo sicuramente meglio di quanto possibile ad un umano meno marziano di lui. Palesemente in crisi dal punto di vista tecnico motoristico, il portoghese ha già concluso la sua esperienza con quello che ormai, di fatto, è il suo ex-team: Ettore Merenda, che di Jet Immagine è il team manager, sostiene che il pilota e il suo entourage sapeva-no benissimo che, avendo concluso l’accordo solo pochi

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giorni dalla domenica di Cremona, la moto non sarebbe stata preparata quanto a propulsore, anche se l’incazza-tura di Joao stesso e di chi gli è stato accanto, sembre-rebbero dire il contrario. Chissenefrega, aggiungiamo: non sono fatti nostri. I fatti sono che la guida di Joao Vale non è assolutamente in discussione e questo ci siamo premurati di comunicarlo in tutte le lingue: chiunque capisca un minimo di questo sport non può che valuta-re iper-positivamente quanto fatto vedere dal numero 111 in quel di Cremona. Spettacolare, a suo agio, sciolto, tecnico, eccellente in ogni frangente, JV ha mostrato di essere completamente guarito dall’infortunio che lo ha tediato lo scorso anno: la sua guida è stata qualcosa di

sublime, a dispetto del risultato.

Stop alla mula: il portoghese torna a casa e chiude l’ac-cordo, stracciandolo. Non è uno che viene per correre, ma uno che viene per vincere, solo ed esclusivamente vincere. Lo scorso anno, alla prima domanda fatta appe-na atterrato all’areoporto, gli abbiamo chiesto se fosse pronto o meno per finire sul podio già alla prima gara: “Second is not an option”, ci rispose, tagliandoci le gam-be quanto a consapevolezza nei propri mezzi e sicurez-za. Può un pilota del genere accettare un accordo in cui sa che non può combattere per il primo posto? Secondo noi, no.

CIAO VALE

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YOUNG GUNS

Le nuove leve del quadcross sono appena cinque. Lo dice Cremona, lo dice un cancelletto che mostra più ferro che ruote. Una desolazione che mette il magone perché significa che il ricambio generazionale, in questo mo-mento, non esiste. I giovani non ci sono e mentre i vec-chi - che non significa per forza piloti sopra gli anta - per mille motivi, si ritrovano a dover o voler mollare la presa, la nuova linfa vitale stenta a ricaricarsi. Per quanto la Elite e le altre classi in gara attirino gli occhi di tutti, davanti a cinque piloti al via non ci si può e non si deve girarsi dall’altra parte. Al contrario. La classe Junior deve essere quella più importante di tutte, proprio ora che appare de-nutrita come un neonato nel terzo mondo.

Le nuove leve del quadcross sono appena cinque. Lo dice Cremona, lo dice un cancelletto che mostra più ferro che ruote. Una desolazione che mette il magone perché si-gnifica che il ricambio generazionale, in questo momen-to, non esiste. I giovani non ci sono e mentre i vecchi - che non significa per forza piloti sopra gli anta - per mille mo-tivi, si ritrovano a dover o voler mollare la presa, la nuova linfa vitale stenta a ricaricarsi. Per quanto la Elite e le altre classi in gara attirino gli occhi di tutti, davanti a cinque pi-loti al via non ci si può e non si deve girarsi dall’altra parte. Al contrario. La classe Junior deve essere quella più im-

portante di tutte, proprio ora che appare denutrita come un neonato nel terzo mondo.

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SPORTIVI, DENTRO

Combattuta, soprattutto nelle sezioni centrali della classifica, con continui cambi di fronte e piena di spetta-colo ed imprevisti, la classe Sport ha emesso un verdetto e tante sentenze. Prima di queste, la bella favola di Riccar-do Varaldo: il numero 98 è passato dal rosso Honda-Cozzi al bianco e blu Yamaha-RZ e dopo appena tre test veri e propri sulla moto costruita nella factory di Emanuele Giovanelli, ha già vinto la prima dell’anno, sfruttando un sapiente mix di capacità e fortuna. La capacità è quella che gli ha permesso di guidare lontano dai guai, di tenere costantemente distanti gli avversari, di non farsi infilare da nessuno. La fortuna è invece arrivata quando gli av-versari diretti si sono auto-eliminati: il motorsport non è solo velocità ma anche arrivare alla fine integri, cosa che Riccardo sembra aver imparato e digerito.

Tra le sentenze sputate da Cremona, ce ne sono due che sono evidenti per chi ha visto le due manche e nasco-ste per chi si limita a guardare le classifiche. Riguardano Davide Galli e Mattia Papa. Il primo è assolutamente un astronauta. Un marziano, sceso per noi ad illuminarci: emblematica la prima manche, in cui la sua guida asso-lutamente perfetta gli ha permesso di staccare il secon-do, il migliorato Christopher Fulgeri, di ben mezza pista. Un adulto tra i bambini che invece è un bambino tra gli

adulti, visto il divario di età con tanti altri protagonisti: ve-ramente magico vederlo andare. E lasciatelo dire da qual-cuno che lo ha visto dall’interno, ruota contro ruota. L’al-tro mancato protagonista, che però aspettiamo al varco, è Mattia Papa: la sua gara è stata l’esatto contrario di quel-la del compagno di squadra Varaldo. Se qualcosa gli po-

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teva capitare, tra sabato, domenica, prove e gare, beh, di sicuro gli è capita-ta! L’unica speranza, per lui, è che il credito con la dea del quadcross sia am-pio e che da Passo Corese in avanti la dea bendata si giri un po’ di più dalla sua parte.

Un altro che ha di che ram-maricarsi è Nicolò Rugge-ri: il pilota del team Galizzi Factory Racer ha concluso ultimo una giornata stor-ta, chiusa con un ritiro in gara due e una mancata partenza per problemi tecnici in gara uno. Merce rara, avere problemi, nella factory bergamasca, che dal punto di vista dei guai tecnici è sempre stata ben lontana. Nicolò, a precisa

domanda, ci ha detto che è sceso nella Sport perché quest’anno non ha avuto il tempo necessario per al-lenarsi a dovere per com-

petere nella Elite: segno di saggezza, dato che quan-do i minuti diventano tan-ti, la mancanza di allena-mento può trasformarsi

in una guida che mette a repentaglio la sicurezza. Nicolò va forte, ha rotto in gara due quando era davanti e sappiamo che

SPORTIVI, DENTRO

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SPORTIVI, DENTRO

se la può giocare per un podio ad ogni gara, rendendo divertente e appassionante un campionato che pare ve-ramente in bilico.

Chi ha capitalizzato tantissimo, oltre a Varaldo, è stato Matteo Delbono, che ha portato a casa un secondo po-sto maturato dalla somma di un quarto e un secondo piazzamento: zitto, zitto, “Teo” ha definitivamente volta-to pagina rispetto alla guida irruenta e piena di rischio di un tempo e ora è veramente un gran pilota, maturo per fare veramente bene in questa classe di giovanotti incaz-zati. Chi è giovanotto e pure un po’ incazzato, è il terzo possessore di un gradino del podio cremonese: Davide

Sciolfi. Il suo Honda è stato portato in gara di nuovo dopo tanto tempo e onestamente non ci aspettavamo un li-vello così elevato dal maschietto di casa Sciolfi, cresciuto in tutto: dalla guida al fisico, dalla maturità tecnica alla sicurezza di guida, fino all’agonismo. Una maturità che nella seconda manche gli ha consigliato di non rischiare il sorpasso contro il bravissimo Matteo Migliori - Yamaha RZ anche lui - onde evitare rischi inutili che avrebbero compromesso la gara tutta.

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VETERANI FULL GAS

Ventidue capitani coraggiosi hanno alimentato la su-per-classe composta dai Veteran e dai piloti del Trofeo Elite Nord Italia: undici per parte, per un plotone d’ese-cuzione che ha fatto vedere tanta bella merce. Negli over quaranta, il successo di Cristian Pinoli è apparso scontato ma altrettanto gradito: doppietta perentoria, per lui, e un

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regalo di bentornato fatto a se stesso, dopo l’adieux rivolto alla federazione motociclistica lo scorso anno, dopo Castellarano. Denis Rossetto, secondo a fine giornata, ha dovu-to vedersela con Pinoli e anche con un altro rien-trante eccellente: Ales-sandro Fontanazzi, che ha concluso terzo di giornata in virtù di un quarto e di un secondo posto nelle due manche. Belle e com-battute le due gare, con le prestazioni di Stefano Dalla Valle, Beppe Donati, Fabrizio Godino, Davide Gigli, Marco Giusti, Gilber-to Tacconi, Massimo Gam-boni e Giovanni Ferretti a completare lo schiera-mento finale della classi-fica.

TROFEISTI AGGUERRITI CERCASI

L’invenzione del Trofeo, se tra i piccoli non ha portato dentro quanto sperato, ha invece raccolto parecchio nella classe Elite, dove in cima alla classifica di giornata si è issato un Dino Genitoni che sembra aver definitivamente lascia-to nell’armadietto scheletri e ombre che hanno minato, nel corso degli anni, la sua sicurezza. Con un mezzo praticamente di serie, Dino si è messo dietro piloti arrembanti come Daniel Zanon e Nicholas Angeli, ma anche vecchie volpi come Silvano Grola, che di presentazioni non ha certo bisogno.

VETERANI FULL GAS

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CREMONA TUTTA LA VITA

Critiche. Ci sono sempre. Una ha riguar-dato anche la pista di Cremona: troppo semplice secondo alcuni, per esse-re incastonata nel calendario di un Campionato Italiano che si rispetti. La nostra idea? Niente di più sba-gliato. Abbassare il livello tec-nico delle piste ha un senso: porta dentro gente nuova, che si permette di corre-re il rischio del debutto p r o -

prio in virtù dell’assenza di pericoli estremi. A Cremona ci girano tutti ma non tutti girano

veloci: la differenza, i campioni, sanno farla e nella Elite lo hanno dimostrato. Per tut-

ti gli altri, si è trattato di un vero e pro-prio regalo. Se il campionato vede al via

Chad Wienen e Joe Byrd, forse allora meglio andare tutti in piste da quinta

piena e trenta metri in aria: dato che qui il livello non è quello, spaven-

tare e allontanare non fa bene a nessuno. Cremona non è una pi-

sta che può fare la differenza? I campioni si vedono

anche nel

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CREMONA TUTTA LA VITA

giardino di casa, punto primo. Punto secondo, il problema sarà magari per loro, non per tutti gli altri, cinquanta, presenti.

Bagnata sempre al mo-mento giusto, ripassata nei momenti e nei posti migliori, piena di segna-latori che hanno fatto ot-timamente il loro lavoro, genuina e piacevole con il commento in diretta, la pi-sta cremonese si è dimo-strata pronta ad un even-to simile. La Direzione di gara, affidata a Federica Mottin, ci ha messo del suo, compattando quello che a volte è un disordina-to gruppo di appassionati. Insomma, Cremona è sta-ta quello che doveva esse-re: praticamente perfetta.

DAVIDE NON CI ABBANDONARE

Quali parole servono per far sì che Davide Galli corra ancora nel Campio-nato di quadcross nostrano? Noi non le conosciamo. Le conosce la sua famiglia, forse. Più probabilmente, le conosce di certo lui. Se la passione non c’è, semplicemente non la si può inventare. O forse no. Quello of-ferto da Davide nella prima manche della classe Sport è stata una roba fenomenale: epico. Un talento del genere non può che essere destinato a raccogliere tanti successi in questo piccolo mondo del quad e non ci va un genio per vederci lungo. Davide, non mollare!

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L’ORA “H”

Perdonateci un pizzico di autoreferenza. A Cremona, per la prima volta in una gara in una pista di motocross, c’era pure un disabile. Non facciamo nomi perché tanto sappiamo di chi stia-mo parlando, ovvero di noi stessi. La cosa è sta-ta apprezzata dai presenti e quello che ci ha fat-to piacere è che i complimenti siano arrivati non solo dagli addetti ai lavori ma anche e soprattutto da tanta gente che il quad lo vedeva per la prima volta. Questo avvicina in qualche modo al quad rendendolo meno strano? Bene. Fa sì che la gen-te si porti a casa un’esperienza legata alla forza di volontà che magari può migliorare l’impatto con il quotidiano? Bene. Dimostra ancora una volta che è solo ed esclusivamente il quad, il mezzo che permette - in totale autonomia - di vivere una ma-nifestazione sportiva motoristica per un disabile. Autonomia significa libertà dall’aiuto di chiunque, indipendenza dal bisogno di essere assistiti da una, due, tre o dieci persone: per salire, scendere, caricare, scaricare, correre, partire. Il quad è tutto questo, ergo, viva il quad. Lascetecelo dire.

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