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cristiani nel mondo In questo numero SPECIALE XVII ASSEMBLEA MONDIALE CVX-CLC A BUENOS AIRES Gli interventi e la Relazione finale La Lettera di Francesco Il Diario dei delegati Rivista della CVX Comunità di Vita Cristiana Anno XXXIII · Settembre-Dicembre 2018 · Nº 3 Condividendo Buenos Aires Condividendo Buenos Aires

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  • cristiani nel mondo

    In questo numero SPECIALE XVII ASSEMBLEA MONDIALE CVX-CLC A BUENOS AIRES Gli interventi e la Relazione finale La Lettera di Francesco Il Diario dei delegati

    Rivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXXIII · Settembre-Dicembre 2018 · Nº 3

    CondividendoBuenos Aires

    CondividendoBuenos Aires

  • 2 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    Via del Caravita 8A - 00186 Roma

    Direttore responsabileMassimo Nevola S.I.

    Comitato di direzioneAntonio Salvio (direttore)Michele Cantone Patrizia GiordanoTiziana Casti Daniel NapoliRita Cecco Laura ScagliaCiro Chirico Paola SchipaniFrancesca Collu Paola Tomasini

    Comitato di redazioneMassimo Gnezda (caporedattore)Raffaele MagroneAnna MuroloMassimo Nevola S.I.Francesco Riccardi

    Direzione e amministrazioneVia del Caravita, 8A - 00186 Romatel. 346 471 9681e-mail: [email protected]

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    Periodico bimestrale TelematicoRegistr. Tribunale di Roma nº 34 del 22.1.1986

    Non è stato sempre possibile reperire gli aventi diritto per lariproduzione delle immagini. L’Associazione è comunque adisposizione per l’assolvimento di quanto occorra nei loroconfronti.

    cristiani nel mondoRivista della CVXComunità di Vita Cristiana d’Italia

    3 EDITORIALERiscoprire il gustodi vivere in assembleaDI P. MASSIMO NEVOLA S.I.

    4 ASSEMBLEA MONDIALE DI BUENOS AIRESI quattro «tripodi» per essereChiesa nel mondoDI MAURICIO LÓPEZ OROPEZA

    12 CONSIGLIO ESECUTIVO E CVX MONDIALEDi ritorno dall’AssembleaMondialeDI DENIS DOBBELSTEIN

    14 IL DOCUMENTO FINALECvx, un dono per la Chiesae per il mondo21 XVII ASSEMBLEA MONDIALELa nostra storia di GraziaDI MARÍA MAGDALENA PALENCIA GÓMEZ30 ASSEMBLEA MONDIALE DI BUENOS AIRESUna comunità laica di discernimento al servizio

    della riconciliazioneDI P. ARTURO SOSA S.I.

    35 XVII ASSEMBLEA MONDIALEIl Diario dei delegatiDI TIZIANA CASTI, DANIEL NAPOLI, MASSIMO NEVOLA S.I., ANTONIO SALVIO47 LE COMUNITÀ SI RACCONTANOGli Esercizi per famigliedella Cvx «Arrupe» di Bologna

    DI LORENZO MANARESI

    49 I CAMPI CON GLI OCCHI DEGLI ADULTILa scelta giustaDI COSTANZA E GIOVANNI PASANISI

    IN QUESTO NUMERO

    In copertina e nelle pagine interne: foto del sito ufficiale dell’Assemblea Cvx, per gentile concessione

  • Assemblea, una parola cara al Sessantotto,che in nome del collettivismo volevasoppiantare il sistema economico e so-

    ciale del liberismo. La storia ha avuto il suocorso e ha dato torto a quel sessantotto. Troppierrori antropologici (ricordate l’uomo a una di-mensione?) hanno determinato il tramonto diun’illusione. Già dai primi anni ottanta infattiil riflusso nel privato ha segnato la riscossa te-nace e implacabile del neo-liberismo. La Chie-sa (ecclesia in greco vuol dire appunto assem-blea) non è rimasta immune da tanto contagioe al conciliarismo, vaticinato dai più dopo ilVaticano II, si è progressivamente tornati a for-me di clericalismo talora velate, spesso concla-mate. L’argomento ritorna però alla ribalta.Nella Chiesa universale infatti papa Francesco,dichiarando guerra aperta al clericalismo (dipreti e di laici), chiede che la sinodalità divengala prassi ordinaria del modo di procedere sianella Chiesa universale sia nelle chiese locali.Sinodalità che non equivale a parlamentini. In-dica percorso di coinvolgimento di tutte lecomponenti ecclesiali. Indica discernimentocomune sulle scelte da compiere per adattare acircostanze di un mondo in continuo muta-mento, l’Annuncio e le esigenze eterne del Van-gelo. Sinodalità e discernimento equivalgono aricerca comune delle vie di Dio, di ascolto del-lo Spirito Santo. L’ultima assise sulla missionenel mondo giovanile è stata al riguardo deter-minante. Molteplici le resistenze, ma alla finel’Assemblea dei Vescovi ha recepito. Non si tor-na più indietro: Francesco ha avviato un circo-lo virtuoso. I nemici, i clericali di sempre, do-vranno farsene una ragione: non si tratta di ri-nunciare ad idee che possono legittimamenterappresentare anche il dissenso, ma di abdicarealla ricerca del potere in nome della religione edel Vangelo. Non si possono servire due padro-ni! La Chiesa è Comunione, non è monarchiaassoluta, non è oligarchia di privilegiati, fosseroanche saggi, buoni e colti. Comunione è parte-cipazione, è consegna delle proprie libertà e di-

    sponibilità nel servizio umile, spesso nascosto enon riconosciuto.Nella Comunità di Vita Cristiana, che ha dapoco concluso la sua XVII Assemblea mondia-le, il termine echeggia un po’ ovunque in riu-nioni e convegni. «Cvx un dono per la Chiesa eper il Mondo», lo slogan di un evento che ha vi-sti riuniti oltre 230 delegati provenienti da tut-to il mondo, un evento al quale – insieme adAntonio, Daniel e Tiziana – abbiamo avuto lagrazia di partecipare. Non vi sono stati nuoviorientamenti, non decisioni apostoliche concre-te. Quelle della precedente Assemblea di Beirutrestano ancora tutte valide. Famiglia, Globaliz-zazione e Povertà, Ecologia e Giovani restano leprincipali frontiere del nostro impegno aposto-lico. A Buenos Aires ci si è concentrati piuttostosul metodo, sul modo di procedere proprio del-la Cvx. Non tanto per ribadirlo in astratto(avremmo sprecato tempo e soldi) quanto perincoraggiare processi locali di discernimento sucome incarnare le quattro priorità apostolichedi Beirut. Non è stato facile compiere un discer-nimento in comune con 230 e oltre persone. Etuttavia i laici ignaziani della Cvx ci hanno pro-vato. Così come i gesuiti radunati nella Congre-gazione Generale 36ª che ha portato il p. Artu-ro Sosa ad essere il trentesimo successore di S.Ignazio. Un metodo che apparentemente lasciaun po’ delusi quelli che cercavano una dichiara-zione forte contro le politiche di chiusura degliStati rispetto al fenomeno mondiale della mi-grazione. Un metodo però che, rimandando al-la fedeltà agli orientamenti che esprime il Magi-stero pontificio, chiede sforzi congiunti alla ri-cerca di piste attuative di quegli orientamentiche, anche se belli ed importanti, possono resta-re al livello di proclami e quindi condannati allasterilità. La carità consiste nel fare piuttosto chenel parlare. Ciò che Ignazio afferma nella pre-messa alla Contemplatio ad Amorem resta il no-stro principio.

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    EDITORIALE

    Riscoprire il gustodi vivere in assembleaDI P. MASSIMO NEVOLA S.I.

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  • I. La porta d’ingresso: Contemplazionedell’incarnazioneHo voluto cominciare questa condivisione conquesta riflessione di p. Pedro Arrupe che consi-dero una delle frasi che più hanno segnato ilmio servizio e la mia missione dentro il bel cam-mino della Cvx. Un’asserzione chiara, potente eprofetica che ci colloca in mezzo al mondo e cichiama a rispondere con il meglio di quello checi è stato donato come grazia nella Cvx.Siamo un bel mosaico di diversità, disegnato nelcuore e sul palmo della mano del Dio della vitache tanto ci ama. Ama tutto il nostro spettro dicolori e la nostra vastità di forme, tradizioni,età, esperienze, tappe spirituali, Lui ci vuoleparte del suo progetto d’incarnazione cosi pro-prio come siamo.Senza dubbio, il centro della nostra identità e lasorgente della nostra vocazione nel mondo ri-siede nella Contemplazione dell’Incarnazione. Lanostra opzione come Cvx è frutto di una chia-mata dello Spirito a camminare nel progetto diDio, ma che non ci appartiene. Pertanto, dob-biamo toglierci i sandali per sostare su questosuolo santo (Es. 3,5). Nella nostra identità Cvx,il centro della nostra esistenza è questo ricono-scimento di un Dio che per puro amore s’incar-na e ci invita a partecipare al Suo progetto(Principi Generali [PPGG] della Cvx n. 1)Vi invito a disporci interiormente per accettarela sfida di abbracciare questo bellissimo proces-so che non inizia oggi, ma che fa parte di questameravigliosa rivelazione progressiva di Dio nei50 anni di Cvx, parte dei 450 anni delle comu-nità laicali ignaziane e nell’intervallo di questi 5anni del nostro pellegrinaggio tra il Libano eBuenos Aires. Chiudendo per un momento gliocchi chiediamo la conoscenza interiore della

    Grazia dell’Incarnazione di Dio nella Cvx ripor-tando alla memoria i volti concreti che dannoun senso al nostro essere Cvx oggi. Preghiamoinsieme mentre entriamo in quest’AssembleaMondiale attraverso la porta d’ingresso dei no-stri Principi Generali: «Le tre Persone Divine, ri-volgendo lo sguardo sull’intera umanità così divisadal peccato, decidono di donarsi totalmente a tut-ti, uomini e donne, e di liberarli dalle loro schia-vitù […] inserito tra i poveri e condividendo la lo-ro condizione, invita tutti noi a donarci ininter-rottamente a Dio e a lavorare per l’unitàall’interno della famiglia umana […] [Dio] ci sol-lecita inoltre a prendere coscienza delle nostre gra-vi responsabilità, a cercare costantemente le rispo-ste alle necessità del nostro tempo e a lavorare contutto il Popolo di Dio e con tutti gli uomini dibuona volontà per il progresso e la pace, la giusti-zia e la carità, la libertà e la dignità di tutti gliuomini» (nn. 1-3).L’unica ed essenziale ragione d’essere della no-stra comunità, così come quella di ogni creden-te che matura la sua fede, è quella di vivere pie-namente per addentrarci in questo cammino disequela di Cristo e con Lui collaborare alla re-denzione della nostra umanità.

    II. Un segno profondo di gratitudineChe meravigliosa grazia poter trovarci insiemequi, in comunità, e desiderando ardentemente econfidando che il buon Spirito irrompa con for-za nei nostri cuori durante i prossimi giorni. Perquesto è necessario cominciare dicendo grazie.Sono tante le mani e i cuori che hanno lavoratoinstancabilmente per rendere possibile questoincontro e per disporre dei mezzi affinché tuttosia propizio in quest’Assemblea e per il nostrodiscernimento.

    4 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    ASSEMBLEA MONDIALE DI BUENOS AIRES

    I quattro «tripodi»per essere Chiesa nel mondoDI MAURICIO LÓPEZ OROPEZA, Presidente uscente del Consiglio Esecutivo della Cvx mondiale

    «Non ho paura del mondo nuovo che sorge. Piuttosto ho paura che la Cvx abbia poco o niente da offrire a quel mon-do, poco o niente da dire o fare, che possa giustificare la nostra esistenza. Non pretendiamo difendere i nostri errori,ma neanche vogliamo commettere il più grande di tutti: quello di aspettare a braccia conserte e non fare nulla perpaura di sbagliare» (padre Pedro Arrupe S.I., adattato per la Cvx)

  • Il bello e sfidante momento di un veroKairòs nella nostra ChiesaStiamo esperimentando un genuino kairòs comechiesa e come Cvx, vale a dire, il tempo propizionel quale Dio si fa presente in maniera speciale eindubitabile per illuminare ancora di più il no-stro camminare. Questo tempo speciale va oltrei nostri successi o meriti, e va pure oltre i nostrifallimenti o debilità. Di fatto, questo kairòs è uninvito a lasciarci toccare di più dalla realtà e ri-spondere a questa con ciò che siamo e abbiamo,magari essendo dono per la Chiesa e per il mon-do con il meglio della nostra Identità LaicaleIgnaziana. Questo kairòs non ha niente a che fa-re con gli aspetti cronologici della nostra vita chesono sempre limitati, e per questo motivo dob-biamo liberarci dalle affezioni disordinate chetante volte ci portano a volere controllare tutto,misurare tutto, dirigere tutto. Diamo spazio alloSpirito perché soffi come voglia in mezzo a noi.Questo momento speciale che stiamo vivendocome Chiesa e come umanità può essere com-preso solo dagli occhi della speranza credente.Può essere un’opportunità per la Cvx o può es-sere un evento in più che ci sfugge tra le manise abbiamo la pretesa di appropriarcene per dar-gli la nostra propria immagine, interpretandolosoltanto per mezzo delle nostre proprie catego-rie auto-referenziali.In alcuni momenti, alla fine di un’appassionatacondivisione su questo kairòs di Dio, mi chiede-

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    Tra pochi giorni ricorderemo nelNatale, la Kenosis di Dio. In GesùCristo «che non considerò un tesorogeloso la sua uguaglianza con Dio,ma svuotò se stesso assumendo lacondizione di servo» (Fil 2, 6-7), noiabbiamo il Principio e Fondamentodel nostro essere Comunione diSanti.L’Assemblearismo fallisce sempre se

    non parte da questo Principio e Fon-damento. Lo sanno bene e lo condi-vidono anche fedeli di altri credi reli-giosi (o addirittura dei non credenti)che, pur non riconoscendo in Gesùdi Nazareth l’Unigenito Figlio del-l’Altissimo, leggono nell’umiltà da luicomunque testimoniata ed insegnata,la chiave per la riuscita del loro viverecollettivo.

    L’augurio per il Natale sia allora la ri-scoperta del gusto del vivere in as-semblea, piccola o grande che sia: do-ve il primo è colui che serve, dove ilfine è l’attuazione della volontà diDio e lo statuto la buona Notizia chei fratelli si amano senza giudicarsi,aiutandosi in tutte le loro necessità.Una dolce utopia, senza la quale perònon ha più senso riunirsi.

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    Mauricio López Oropea, presidente uscente della Cvx-Clc mondiale.

  • INTERVENTO DEL PRESIDENTE MONDIALE USCENTE

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    vano maggior chiarezza, maggior dettaglio, unaspiegazione quasi accademica, Una risposta im-portantissima, ma impossibile per me, di elabo-rare con parole. Perciò ho chiesto aiuto alla mi-gliore teologa che conosco e a chi ho sollecitatoa far pervenire un video con una chiara spiega-zione sistematica, dottrinale e escatologica perpresentare in modo chiaro cosa significa questokairòs. Sono certo che con questa presentazionenon ci rimarrà alcun dubbio. Facciamo molta at-tenzione alla ricchezza di questa cattedra kairòti-ca: (video: https://www.youtube.com/watch?v=YMi0rbWDSrg)Questo è il migliore modo nel quale posso spie-garvi questo tempo di kairòs. È mistero, è espe-rienza di Dio, è non trovare le parole per direquello che si muove dentro di noi, e allo stessotempo esprimerlo tutto con lo sguardo. È sen-tire per la prima volta la forza irrefrenabile diDio che scuote tutta la nostra interiorità. È spe-rimentare la bellezza nella semplicità, è volereabbracciare tutto e sentire che non c’è altro spa-zio che per il cuore. È sentire un fuoco interio-re che ci muove a un di più. Questa teologia faun’eloquente esposizione del magis per noi cheviviamo e vibriamo con questa spiritualitàignaziana. È sperimentare Dio in un modo taleda desiderare ardentemente di vivere solo nel-l’amore. È l’esperienza di uscire dagli EserciziSpirituali vivendo tutto con occhi nuovi, anchese apparentemente nulla è cambiato. È una ca-pacità interiore di sintonizzarsi finemente conla voce di Dio.Se non vediamo quello che sta succedendo nelmondo, nella Chiesa, e nella propria Cvx, che èsegno di questo kairòs, allora dobbiamo rivedereil nostro sguardo di fede. È credere di fronte adogni disperazione, è l’inquietudine speranzosache ci porta a lavorare per il Regno che è già quie non ancora. È amare la Cvx come fonte di vitache ci sprona ad andare incontro alla realtà percondividere il meglio della nostra spiritualitànelle periferie, qualunque esse siano. È vibrarecon la speranza che ci da quello che Papa Fran-

    cesco ci propone oggi, ma riconoscendo che ènostro compito lavorare ogni giorno perchéquesto si realizzi. È prendere coscienza che quelseme seminato più di 50 anni fa dallo Spirito at-traverso il Concilio Vaticano II, e che è stata sor-gente di vita per la nostra propria storia lunga50 anni come Cvx, sta oggi dando frutti concre-ti che vanno nella logica di metterci in uscita,perché ogni acqua viva che ristagna finisce perperdere la sua purezza. È tempo di discernerecome comunità mondiale in questo kairòs, che èin continuità con tutto il nostro camminare co-me Cvx. Per questo siamo qui oggi.

    IV. Purificare l’intenzione: Cvx un donoper la Chiesa e per il mondo?La Cvx è una grazia nelle nostre vite e, pertan-to, sentiamo che è un dono ricevuto da Dio.Questo deve aiutarci a confermare qualcosa cheè importante esplicitare e che ci può sfuggire:che: la Cvx è un mezzo, non un fine in se stessa.È un mezzo propizio, bellissimo che ha rappre-sentato per noi moltissime speranze e allegrie,anche nei momenti di grande buio o difficoltà,ma è un mezzo.Nelle circostanze del nostro mondo d’oggi, unmondo pieno di ferite materiali ed esistenziali,non è difficile che, per la forza e la ricchezza del-la vita comunitaria e spirituale della nostra Cvx,alcune persone abbiano la necessità di crearsi l’i-dea sbagliata che la comunità sia l’oasi che lesalva dalla realtà e che in questo culmini il cam-mino. La Cvx, fedele alla sua tradizione ignazia-na negli Esercizi (EESS), mira a liberare le per-sone dalle loro affezioni disordinate per cercaree trovare la volontà divina nelle loro vite. Que-sto cammino trova il suo culmine nella cono-scenza interiore del Signore Gesù e del suo pro-getto per più amarlo, meglio servirlo e seguirlonel suo itinerario, che si dirige ai margini, versoquelli che sono esclusi.Mi permetto di presentarvi quattro tripodi sucui appoggiarsi per rispondere alla chiamata adessere dono per la Chiesa e per il mondo.

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    La Cvx è un mezzo, non un fine in se stessa. È un mezzo propizio, bellissimo,

    che ha rappresentato per noi moltissime speranze e allegrie, anche nei momenti

    di grande buio o difficoltà, ma è un mezzo.

    1º. Tripode: Tre inganni che dobbiamo«affrontare» nella Cvx.A. Autoreferenzialità. Definire la nostra iden-tità come comunità unicamente in funzionedelle nostre proprie interpretazioni, unicamentedalla nostra esperienza particolare – anche sequesta fosse molto valida – ci può rendere inca-paci di rispondere alla nostra maggior chiamataa costruire il Regno, a Sentire con la Chiesa, arispondere alle grida della realtà. La nostra espe-rienza comunitaria è il riflesso della rivelazionedi Dio e ci deve invitare a guardare sempre at-traverso il Vangelo la novità che ci si presenta.E, pertanto, utilizzare i nostri documenti e i no-stri strumenti come mezzi, tanto-quanto ci con-ducano al maggior fine.

    B. Autosufficienza. Credere che quello che giàabbiamo e facciamo basti e sia tutto quello chepossiamo raggiungere. Pensare che il nostromodo di vivere l’itinerario Cristo-centrico siaper crescere individualmente o soltanto nel miopiccolo gruppo o per avere una fede più

    profonda che ci renda più pieni in modo isola-to. Dobbiamo superare la tentazione di esserecomunità che rimangono intrappolate nella lo-gica della 1ª Settimana degli EESS. È necessa-rio andare più in là ed entrare nel discernimen-to della 2ª Settimana dalla conoscenza interioredi Cristo e che porta all’uscita da sé per conse-gnarsi alla Sua sequela nella 3ª Settimana, nellaquale le sue opzioni di vita lo portano a esserecrocifisso. Senza questo itinerario completonon potremo vivere la pienezza della nostrachiamata che ci introduce nella 4ª Settimana,vale a dire, alla Contemplazione per raggiunge-re l’amore.

    C. Autocompiacimento. Sentire che bastiamo anoi stessi e che non c’è altro più in là della no-stra comunità. Questa è la grande tentazione,giacché ci impedirebbe guardare negli occhi ilrostro di Cristo presente e crocefisso nel mondoe che ci chiede di uscire da noi stessi per andareal suo incontro. La nostra è fondamentalmenteuna spiritualità dell’incarnazione.

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    ASSEMBLEA MONDIALE DI BUENOS AIRES

    2º. Tripode: Tre atteggiamenti dal sentirecon la ChiesaA. Collegialità. Saper dialogare, sul serio, peridentificare insieme gli aspetti essenziali dellanostra missione. Identificare insieme i non nego-ziabili. Rispettare la diversità di voci, abbraccia-re posizioni diverse che arricchiscono, ma affer-mare il discernimento comunitario come l’uni-co cammino per definire la rotta comune.B. Sinodalità. Camminare insieme e nella stessadirezione. Trovare i mezzi necessari per trovare,rispettando le enormi diversità della realtà, unritmo che sia propizio e che ci permetta di avan-zare in maniera costante verso il nostro maggiorfine, verso quello che Dio sogna per noi.C. Comunione. Vivere profondamente l’espe-rienza di Dio in comunità. Si può dialogare ecamminare insieme con senso solo quando fac-ciamo esperienza della presenza del divino co-me l’elemento che ci unisce, ci mantiene uniti eche ci permette di superare tutte le difficoltàproprie di una comunità così diversa come lanostra.

    3º. Tripode: Tre disposizioni di fronte almondoA. Metanoia. Conversione radicale del cuore.Solo chi si trasforma interiormente può assume-re pienamente la chiamata di Dio. Cioè andareal più intimo dell’interiorità e lasciarsi trasfor-mare interamente e dalla radice per disporsi aquello che sarà la volontà di Dio. Nel mondod’oggi c’è bisogno di tornare alla radice, trovaresenso, abbracciare il Principio e Fondamentoperché tutto il resto trovi il suo corso.B. Alterità/Altruità1. Riconoscere che il misterodella vita e la presenza concreta di Dio si speri-menta soltanto attraverso gli occhi dell’altra/o.Scoprire che la mia vocazione alla pienezza hasenso solo in compagnia, mai da soli. Il sensopiù profondo dell’essere comunità si trova nelmotto che dice che si può fare esperienza di Dioindividualmente, però che Lo si può vivere pie-namente nel mondo solo nella condivisione.

    C. Parresia. È il dono della profezia, di parlarecon parola chiara e contundente, e soprattuttola capacità di uscire da sé per rispondere in ma-niera coraggiosa a ciò che Dio stesso ci chiama arealizzare. E’ la sequela profonda di Cristo chesi trasforma in un amore che si esprime più conle opere che con le parole.

    4º. Tripode: Tre chiavi per abbracciare lechiamate essenziali di Papa FrancescoA. Misericordia. Avere un cuore che si lasciatoccare e modellare dall’esperienza di dolore de-gli altri. È l’essenza della Cultura dell’incontroche può accadere solo a partire dal sentireprofondamente e in modo totale quella soffe-renza che affligge l’altro, assumendo un atteg-giamento che abbraccia, accoglie e crea un lega-me profondo (Bolla Misericordiae Vultus)B. Conversione Pastorale. È la chiamata a unavera uscita missionaria. A uscire da noi stessi peresperimentare la gioia del Vangelo che cambiatutto in quelli che s’incontrano con Gesù. E’ la-sciare che con Cristo nasca e rinasca la gioia perdare volto a una Chiesa missionaria rinnovata,seguendo questo mandato di uscire da se stessa,con il desiderio appassionato di essere evange-lizzatori con Spirito (Esortazione ApostolicaEvangelii Gaudium).C. Conversione Socio-Ambientale. È l’assun-zione definitiva del clamore della sorella madreterra e la chiamata urgente alla Chiesa, e a tuttiquelli che abitiamo il pianeta, alla cura di que-sta casa comune. Non è un elemento comple-mentare. È una chiamata essenziale nel contestodella Dottrina sociale che, come società, ci chie-de il riconoscimento del fallimento riguardo altema ambientale. Esorta a vedere la necessità diriconoscere un’unica crisi sociale e ambientale ea dar vita all’Ecologia Integrale con le dimensio-ni: sociale, politica, umana, ambientale, cultu-rale, della vita quotidiana e la spiritualità dellacura (Enciclica Laudato Si’)Ognuna di queste chiavi è vissuta nella chiama-ta alla Santità nel quotidiano, propria della no-

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    stra identità laicale (Esortazione ApostolicaGaudete et Exsultate)

    V. Io sono testimone dell’incarnazione,vita, morte e risurrezione del Signore inmezzo alla nostra comunitàUno dei più bei regali che ho ricevuto comemembro della Cvx, a servizio di questa comu-nità a livello locale, nazionale, regionale e mon-diale, è stato la possibilità di essere testimone. Imiei occhi hanno visto, le mie orecchie hannoascoltato, le mie mani hanno toccato. Soprat-tutto il mio cuore ha pulsato con forza di frontead innumerevoli esperienze di vita donata, di te-stimonianze di costruzione del regno e di vissu-to del senso di essere Cvx nelle più complesse si-tuazioni del nostro mondo. Anche se domaniascolteremo la condivisione del nostro percorsocome comunità mondiale in questi 5 anni, mipermetto di condividere alcuni esempi, tra mol-ti altri, di vita donata nella comunità, perchéservano come segno di quello che la nostra Cvxè e vuole essere.Ho sentito sulla mia carne la presenza di Cristonegli abbracci della comunità Cvx in Congo ein Ruanda ai bambini orfani di padre e di ma-dre – morti di HIV-SIDA – e ai giovani e adultiportatori di questa terribile malattia. Ognimembro della Cvx abbracciava con tutte le sueforze, essendo Cristo stesso che abbracciavaquelle vite, facendo la differenza in quei postidove nessuno vuole più andare, giacché consi-derano queste persone spregevoli.Ho visto Cristo sedersi paziente e sorridentenella scuola della speranza (Hope School) in Co-rea del Sud, ascoltando le storie di dolore di gio-vani vulnerabili e, molte volte, disprezzati peressere figli di migranti o per avere problemimaggiori di altri negli spazi educativi per man-canza di appoggio. Ho trovato Cristo anche as-sumendo una missione istituzionale Cvx, diri-gendo una scuola primaria e secondaria – con lamaggior professionalità possibile – in HongKong (Marymount School) e condividendo i va-

    lori del regno con i bambini e i giovani e pro-movendo la cura del creato.Ho visto Cristo lasciare tutte le sue sicurezze peraddentrarsi nella missione in Amazonia e rima-nere lì accompagnando la gioventù, promoven-do la spiritualità ignaziana come cammino al-ternativo di fronte a diversi segni di morte. L’hovisto entrando con la Cvx in comunità profon-damente vulnerabili e violente, dove ha assuntoil compito pastorale e educativo di una parroc-chia molto fragile. L’ho visto navigare in canoavisitando comunità indigene, dove ho scopertoi semi di Dio nelle culture.Ho visto il Cristo incarnato nelle Cvx di Cile,Paraguay, Messico, Spagna, Malta e altri posti,rischiando e parlando con coraggio a favore digruppi profondamente esclusi, abbracciando ladiversità sessuale come espressione della realtà edella vita e accompagnando con il meglio deinostri strumenti molti cuori spezzati, vulnera-bili e tante volte rifiutati dalla Chiesa. Pure quiè stato criticato, incluso nella propria comunità,ma ha continuato, nella certezza che suo Padrel’ha inviato a camminare con quelli che si sen-tono più devastati e rifiutati. Continua ancherinforzando i nuclei familiari tradizionali e lapastorale familiare in innumerevoli luoghi, mainsiste sul fatto che è necessario guardare lerealtà familiari diverse con accettazione, com-passione e accoglienza.L’ho visto anche in Europa lasciando dietro ledifferenze e riconoscendo la forza enorme delsuo essere Cristo in comunità per andare a por-re la vita e il cuore in Ragusa, accogliendo per-sone che arrivano in quelle coste dall’Africa esenza niente. Senza certezze, senza risorse, sen-za speranze, senza conoscere nessuno, a voltedopo aver perso i familiari nella traversata. LìCristo ha deciso di stare per aspettare quelledonne e quegli uomini. Sta lì con la Cvx ab-bracciando e ascoltando, ma soprattutto, cam-biando la propria vita e visione di fronte a quel-li che tempo fa erano «stranieri» e oggi diventa-no fratelli e sorelle.

    La nostra esperienza comunitaria è il riflesso della rivelazione di Dio e ci deve

    invitare a guardare sempre attraverso il Vangelo la novità che ci si presenta.

  • 10 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    Ho sentito la presenza di Cristo nella Cvx inmezzo alla più dura situazione di guerra in Si-ria, dove non rimanevano speranze e dove conl’aiuto di tutta la comunità mondiale e con l’ap-poggio impegnato del paese vicino, il Libano,decise di sopravvivere. Cercò cammini per dareda mangiare alla sua famiglia e ad altri e oggivuole portare la forza della spiritualità ignazianaper cercare di dare un senso in mezzo a unaguerra che pare di non avere mai fine. Per cerca-re di sanare le ferite interne.L’ho incrociato anche negli Stati Uniti e in Ca-nada cercando d’ispirare un vero amore per tut-to il creato, per una vocazione genuina per lacura della casa comune. Anche se sembra incre-dibile, ho trovato un Cristo che aveva un’identi-ficazione nella Cvx nelle Nazioni Unite, lottan-do perché siano ascoltate le grida delle realtà piùdolorose e cercando cambiamenti strutturali neigoverni più sensibili di questo mondo.So che cammina in moltissimi posti promoven-do la vita comunitaria, la formazione, la spiri-tualità, la riflessione socio-politica, crescendonell’esperienza della fede, assumendo missioniparrocchiali, servendo la Chiesa in molti modi,e soprattutto, presente in ogni espressione dellavita quotidiana laicale come Cvx. Chiedo conforza che quando Lo incontreremo, Lo ricono-sciamo e ci lasciamo trascinare da Lui per se-guirlo. Lasciare che sia sempre il più importantenella nostra comunità. E di fronte alla doman-da: «Quanti pani avete?» (Mc 6,38) confidiamoche Lui, come sempre, si farà propizio in mezzoalla nostra Assemblea di Buenos Aires 2018 perindicarci dove ha bisogno di noi e dove ci vuolerispondendo alla Sua chiamata.

    Alcune tracce per camminare in questokairòs e offrire il nostro dono come regalo.Nei miei giri per l’Amazzonia, zona dove spen-do la mia vita come parte della mia missioneCvx e come credente, visitiamo le diverse co-munità indigene. In molte occasioni arriviamolì con le aspettative di quelli che arrivano da

    fuori, vale a dire, abbiamo tutto un piano di la-voro, obiettivi formulati e un orario dettagliatoche risponde alle nostre proprie necessità di ri-sultati secondo i nostri criteri. Quanto sbaglia-mo! Questi fratelli e sorelle ci insegnano chel’essenziale è l’incontro, il dialogo profondo, ilcondividere la vita per mezzo di ciò che uno hada offrire. Nel nostro desiderio di controllare iltempo dal cronos, vorremo cominciare subito lesessioni formali. Domandando se possiamo ini-ziare, la risposta che riceviamo è: cominceremoquando il tempo siarà propizio. Vale a dire,quando smette di piovere, quando avremo fini-to di ascoltare le condivisioni di vita, dopo avermangiato quello che viene offerto o quando ar-riveranno i parenti delle altre comunità… Equesto può succedere in un’ora, in cinque, oforse domani. Quanto ci insegnano del kairòsquelli che definiscono e tessono la loro vita apartire dei parametri dello spirito e del vivere inpienezza l’essenziale!Questo è il mio invito oggi, che lasciamo che lapresenza dello Spirito di Dio ci inondi e ci de-bordi, che questa presenza determini tutto, chesiamo capaci di abbandonare le nostre aspettati-ve prevalentemente razionali e i nostri precon-cetti, per lasciare che il mistero di Dio vadamarcando il ritmo. Che siamo capaci, se neces-sario, di vendere tutto perché abbiamo trovatoil tesoro più bello per la nostra Cvx. Quel teso-ro più grande che è quello di lavorare con Luiper il Suo Regno di giustizia e dignità. Questa èla nostra grazia più profonda, il nostro regalo daoffrire alla Chiesa e al mondo. Si tratta di un«amore che consiste nella comunicazione reci-proca, cioè nel dare e comunicare l’amante al-l’amato quello che ha, o di quello che ha o può[…] e così a sua volta l’amato all’amante […]chiedere conoscenza interna di tanto bene rice-vuto, perché riconoscendolo interamente iopossa in tutto amare e servire sua divina maestà[…] e richiamare alla memoria i benefici rice-vuti nella creazione e nella redenzione e i doniparticolari; ponderando con molto affetto

    INTERVENTO DEL PRESIDENTE MONDIALE USCENTE

  • quanto ha fatto Dio nostro Signore per me”(EESS nn. 231-4)

    Entriamo in quest’Assemblea riconoscendo che:– Il contenuto è più importante della forma.– Costruire attivamente il Regno nella quotidia-nità, nelle cose semplici e in quelle complesse, èpiù importante che parlare eloquentemente diciò, vale a dire, si tratta di vivere in pienezza lanostra vocazione nel mondo e trarre profittodall’esperienza della nostra vita comunitaria.– Siamo chiamati a essere una Cvx in uscita, ri-conoscendo e custodendo la nostra essenza, macon la convinzione che Cristo ci chiama dallasua presenza irrevocabile nei volti concreti chesono più in là di noi stessi. Un Cristo che abitanelle periferie materiali ed esistenziali.È così, con questa riflessione, che voglio invita-re ogni partecipante di quest’Assemblea a di-sporsi con fermezza e libertà interiore e a smet-tere di essere delegati di una comunità naziona-le per riconoscerci pienamente come un soloCorpo Cvx affinché, in questo modo, il Signoredella vita e il Buon Spirito ci siano propizi neiprossimi giorni qui a Buenos Aires. Vogliamoche quest’Assemblea sia un genuino momentodi discernimento comunitario, con il fermoproposito di cercare insieme ciò che lo Spiritovuole rivelarci per il futuro della nostra comu-nità mondiale. Mi permetto d’invocare alcuniorientamenti dalla nostra fonte d’identità, degliEsercizi Spirituali, perché ci aiutino a disporci:1. Per poter cercare e trovare la volontà di Dioin questo discernimento è necessario liberarsida tutte le affezioni disordinate, vale a dire, datutto quello che ci distragga, ci allontani, o in-terrompa la nostra capacità di ascoltare conchiarezza quello che Dio vuole chiederci(EESS n. 1)2. Si chiede un’attitudine di profonda disposi-zione interiore ed esteriore per vivere in pienez-za questo bello ed impegnativo momento. En-trare nell’Assemblea con grandezza d’animo e li-bertà (EESS n. 5)

    3. Che nel discernimento lasciamo agire lo Spi-rito, vale a dire, che sia il Creatore ad avere laprima e ultima parola per la nostra Cvx. Nonessere mossi più per un risultato che per un al-tro, non orientare il discernimento verso un in-teresse particolare per quanto questo sia genui-no. (EESS n. 15)

    Termino il mio intervento esattamente con lestesse parole con le quali è iniziato questo bellis-simo, complesso e agrodolce servizio di presi-dente della Cvx Mondiale in Libano, 2013:«Non c’è niente di più pratico di trovare Dio.Vale a dire, innamorarsi decisamente senzaguardare in dietro. Quello di cui t’innamorerai,quello che rapirà la tua immaginazione, influen-zerà tutto. Determinerà quello che ti farà alzarela mattina, quello che farai con i tuoi tramonti,come trascorrerai i tuoi fine settimana, quelloche leggerai, chi conoscerai, quello che ti spez-zerà il cuore e quello che ti riempirà di meravi-glia con gioia e gratitudine».

    1 NdT: Otredad in spagnolo è un neologismo che indica“l’altro che è di fronte a me” e non mi riflette comeun’immagine specolare ma ha vita, coscienza propria e miinterpella.

    CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 11

    Uno dei più bei regali che ho ricevuto come membro della Cvx, a servizio di questa comunità a livello locale,

    nazionale, regionale e mondiale, è stato la possibilità di essere testimone. I miei occhi hanno visto, le mie

    orecchie hanno ascoltato, le mie mani hanno toccato.

  • Crediamo che l’intuizione iniziale sia sta-ta un’ispirazioneL’Assemblea Mondiale 2018 ha iniziato a pren-dere forma, almeno nella mente dei membri delW-ExCo 2013-2018, quando abbiamo identifi-cato una grazia che merita di essere richiesta confede e determinazione: «Desideriamo una mag-giore profondità e integrazione nel modo di vivereil nostro carisma Cvx nel mondo di oggi».Approfondire e integrare ciò che era già statoidentificato molto fortemente da essere consi-derato come il nostro carisma!? Questa proposi-zione era audace perché ci esponeva al rimpro-vero di una vana o addirittura narcisistica ripe-tizione.Ciononostante, in realtà abbiamo preso la pro-posizione come una grazia da chiedere, con lacertezza che lo Spirito aveva qualcosa da dire al-la Cvx sulla sua identità, la sua vocazione e lasua missione di comunità apostolica laicaleignaziana.

    Lo Spirito ha operato in noi e lo abbiamolasciato fare... con tutte le nostre capacitàAbbiamo osato affermare che la Cvx è un donoper la Chiesa e per il mondo. Dovevamo alloraaffrontare seriamente la questione del significa-to e in particolare le implicazioni di questa af-fermazione.Tenendo conto dei ripetuti appelli di PapaFrancesco, ci siamo sentiti ovviamente moltopreoccupati dal tema del discernimento e piùspecificamente del discernimento comunitario.Piuttosto che affrontare il «soggetto», abbiamovoluto provare un discernimento comunitarioin tempo reale, con 204 delegati provenienti daoltre settanta paesi. Avevamo una metodologiachiara, ma nessuna rete di sicurezza.Quasi tutti noi ci siamo confrontati con qual-che resistenza, momenti di dubbio e quindi conla tentazione di riprendere il controllo. Tuttavia,l’Assemblea stessa ha compiuto uno straordina-rio atto di fede, mantenuto fino alla fine, confi-

    12 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    CONSIGLIO ESECUTIVO E CVX MONDIALE

    Di ritorno dall’Assemblea Mondiale

    DI DENIS DOBBELSTEIN, Presidente della CVX Mondiale con tutto l’ExCo

    Il documento finale dell’Assemblea Mondiale di Buenos Aires non è definitivo. E forse non dovrem-mo nemmeno fare riferimento a un documento, perché è piuttosto una narrazione. Quindi, hai dueottimi motivi per immergerti nella lettura con curiosità.

    Il nuovo presidente mondiale Denis Dobbelsteinè membro della Cvx Belgio Francofono dal 1980.Sposato con Marie-Claire, hanno 2 figli Antoinee Camille. Ha adempiuto, nella Cvx Belgio Fr. nu-merosi mandati tra il 1985 e il 2012 (leadership,formazione, accompagnamento della comunitàlocale, finanze, questioni legali). Membro del-l’ExCo Nazionale dal 1986 al 1989 e membro delgruppo di formazione nazionale per le guide digruppo dal 1991 al 1996, ha partecipato allapreparazione del primissimo statuto della co-munità nazionale (1990) e sua revisione (2005).È stato per due mandati Presidente nazionale(2006-2009 e 2009-2012). È avvocato, membro

    dello studio legale «Droit Quart-Monde» dal1990 al 2003 (accesso alla giustizia per i più po-veri). Durante il periodo della Ricerca universita-ria (dal 1997 al 1999), ha pubblicato un libro de-dicato all’accesso alla giustizia, in collaborazio-ne con un sociologo. Delegato alle AssembleeMondiali di Loyola (1986), Fatima (2013) e Le-banon (2013); ha partecipato alle Assembleeeuropee in Spagna (2009) e Germania (2014),agli incontri degli Eurolink in Austria (2012),Slovenia (2015) e Polonia (2017). È stato mem-bro del comitato direttivo dell’Incontro Interna-zionale di Formazione della Cvx sulla Famiglia aMadrid (2017).

  • CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 13

    dando in Dio. Abbiamo sicuramente sperimen-tato ciò che preghiamo così spesso: «Prendi, Si-gnore, e ricevi tutta la nostra libertà, la nostramemoria, la nostra comprensione e tutta la no-stra volontà».

    Il «documento finale» è atipico, ma coe-rente con l’intuizione iniziale e con ciòche abbiamo vissutoIl documento finale di ogni Assemblea Mondia-le ci apre al futuro, ovviamente. Detto questo, ildocumento che ci aiuterà a beneficiare delloslancio generato dall’Assemblea di Buenos Airesè meno «definitivo» che mai. Se abbiamo moti-vi per credere nel soffio dello Spirito, allora ciservirà tempo per lasciare che il testo prendacorpo. Ciò richiederà uno sforzo di compren-sione, atipico come il documento stesso.Il documento è una storia. La storia di un viag-gio che, anche prima di dirigersi verso la desti-nazione, costituisce un evento in sé, un’espe-rienza significativa. La parola «esperienza» ap-pare dieci volte nel testo. Ecco perché tiinvitiamo a leggere il testo in Comunità, prefe-ribilmente ascoltando la testimonianza dal vivodei tuoi Delegati. In effetti, è desiderabile legge-re le parole scelte e anche tra le righe. Inoltre, tiinvitiamo a mettere il testo in una prospettivapiù ampia, rileggendo la lettera di convocazionee i progetti 168 e 169. Questi documenti pre-paratori fanno luce sull’intero processo, attra-verso la sua continuità e gli aggiustamenti chesono stati fatti.

    Altri strumenti che verranno in nostroaiutoPer sostenere l’indispensabile esercizio di rilet-tura, il neo-eletto ExCo pubblicherà un Supple-mento di «Progressio». Questo Supplemento(n.74) includerà non solo gli input degli oratoriospiti, ma anche una fondamentale rilettura delprocesso e alcuni elementi della metodologiache abbiamo seguito per il discernimento co-munitario.Inoltre, come preparazione per la giornata mon-diale della Cvx del 25 marzo 2019, il prossimonumero del bollettino «Progetti» (n. 171) invi-terà l’intera Comunità a prendere parte attivanello sforzo di comprendere la chiamata che èstata ascoltata durante l’Assemblea. Si tratta diascoltare una chiamata che è universale e, allostesso tempo, impegnarsi concretamente in uncontesto particolare.

    Un nuovo Consiglio Direttivo al serviziodella Comunità MondialePer presentare il nuovo ExCo, vorrei citare libe-ramente un Delegato: «Chiediamo a coloro chesaranno eletti di costruire un Consiglio esecuti-vo discernente».Dobbiamo davvero sperare che la squadra siacapace di discernimento. Giudicherete a tempodebito, ma se avete senso dell’umorismo e vole-te provare una previsione semplicemente guar-dando i loro volti.

    Da sinistra a destra: Alwin & Rojean Macalalad (Segreteria Esecutiva), Diego Pereira (Consultore), Fernando Vidal (Consultore), Najat Sayegh (Consultore), Daphne Ho (Consultore), Catherine Waiyaki (Secretaria),Ann Marie Brennan (Vicepresidente), Aeraele Macalalad, Denis Dobbelstein (Presidente), p.Herminio Rico S.I. (Vice Assistente Ecclesiastico).

  • 1. Abbiamo viaggiato fino «alla fine del mondo»,Buenos Aires, in cerca dello Spirito missionarioe dello zelo che ha trasformato Papa Francesco eravvivato la nostra Chiesa. Il nostro viaggio ciha condotto a seguire le orme di Bergoglio, alColegio Máximo, dove la sua visione pastorale ènata e si è sviluppata tra la gente e le parrocchiedel quartiere di San Miguel.2. Siamo anche stati guidati in un’esperienzadella Chiesa in America Latina, che offre unmodello di evangelizzazione nel nostro mondosempre più secolarizzato, vedendo le possibilitàdi liberare le persone per scegliere Cristo. Ab-biamo visto lo Spirito al lavoro nel rinnovare,dare energia e inviare i laici in missione.3. Siamo venuti insieme, come una ComunitàMondiale. Desideravamo crescere nella gratitu-dine per il dono della nostra Comunità e delnostro stile di vita, assumere fino in fondo la re-sponsabilità di permettere al Signore di molti-plicare i pani che abbiamo ricevuto e aumentareil nostro impatto sul mondo. Abbiamo scopertoil significato apostolico del nostro modo di pro-cedere come Comunità laica ignaziana e i doniche dobbiamo offrire a un mondo che geme nel-le doglie del parto della spiritualità e della tra-scendenza.

    Prepararsi all’Assemblea4. [Tre realtà contestuali] La nostra Assembleaè stata convocata nel contesto di tre realtà: il 50°anniversario del rinnovamento che ha condottoalla Cvx, un papato che sta rinnovando la Chie-sa e, oggi, una rinnovata chiamata dei laici nelmondo. Questi contesti hanno rivelato unKairòs in cui potremmo riflettere più profonda-mente sulla nostra identità e missione comecorpo apostolico laico ignaziano, in discerni-mento attraverso i pani che siamo invitati a of-frire perché siano moltiplicati.

    14 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    IL DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA DI BUENOS AIRES

    Cvx, un dono per la Chiesae per il mondo

    Abbiamo viaggiato insieme desiderando una maggiore profondità ed integrazione nel realizzare ilnostro carisma Cvx nel mondo di oggi, e il Signore ci ha chiamati ad approfondire, condividere e uscire.

  • 5. [Storia di missione e identità] Abbiamoviaggiato verso l’Assemblea coscienti della no-stra storia di missione e consapevoli delle nostrepriorità. L’ultima Assemblea Mondiale in Liba-no nel 2013 ha chiarito i nostri orientamenti al-l’azione sulle quattro frontiere individuate in fa-miglia, globalizzazione e povertà, ecologia e gio-vani. Il legame fra missione e identità si è resoevidente a Nairobi nel 2003 quando abbiamoconfermato la nostra chiamata ad essere corpoapostolico laico ignaziano con il Diav (Discer-nere, Inviare, Accompagnare, Valutare) comenostro modo di procedere. 6. [Segni dei tempi] Abbiamo viaggiato fratempi volatili e complessi nella storia del nostromondo, caratterizzato da una polarizzazionecrescente, una sempre più profonda crisi ecolo-gica e l’indisponibilità ad accogliere l’altro.Queste difficoltà hanno ritardato e in qualchecaso impedito l’arrivo di alcuni Delegati. Il no-stro mondo fa soffrire i nostri cuori, ma abbia-mo preso ispirazione dalla Trinità nella sua con-templazione del mondo nell’Incarnazione, e fi-ducia dallo Spirito che aleggiava nell’oscuritàsopra le acque nel Caos originale nel libro dellaGenesi. Abbiamo visto lo Spirito al lavoro nelmodo in cui la Cvx siriana ha viaggiato con noinella preghiera e nell’affetto fraterno, anchequando il visto del suo Delegato è stato conces-so solo per l’ultima parte dell’Assemblea. Abbia-mo cercato di metterci nelle mani dello Spirito,pieni di fiducia e speranza di poter cercare lanostra strada verso il futuro che «vediamo solo inmodo confuso».

    Diventare assemblea7. [Accogliere nuove Comunità] Siamo stati ac-colti con grande calore e generosità da Arupa, ilgruppo organizzatore formato da Argentina,Uruguay e Paraguay. La loro accoglienza ci hapermesso di entrare nella gioia dell’essere un’u-nica Comunità Mondiale. Abbiamo anche ac-colto nella Comunità Mondiale le nuove Comu-nità di Lettonia, Isole Mauritius e Vietnam, che

    arricchiscono il dono comunitario che la Cvx of-fre al nostro mondo. Alla nostra Assemblea era-no presenti 63 delle 67 Comunità affiliate e 8Comunità osservatrici. In totale c’erano 204partecipanti, di cui 51 Gesuiti, il che riflette inostri forti legami spirituali e di collaborazionecon la Compagnia di Gesù. L’Assemblea ha no-tato che il riemergere della Cvx in società alta-mente secolarizzate come i Paesi Bassi e la Sveziaconferma che il nostro mondo ha fame diprofonde esperienze di Comunità, che offronoopportunità di evangelizzazione. 8. [Saluti del Papa] L’Assemblea ha ricevutocon gratitudine e trovato ispirazione nei saluti asorpresa di Papa Francesco. Egli ci ha ricordatoche l’umile ringraziamento per i nostri doniconduce alla responsabilità di procedere all’in-contro con l’altro. Al centro della nostra spiri-tualità stanno le due dimensioni della contem-plazione e dell’azione, «perché noi possiamo en-trare nel cuore di Dio solo attraverso le ferite diCristo, e sappiamo che Cristo è ferito nell’affama-to, nell’ignorante, nell’abbandonato, nel vecchio,nel malato, nel prigioniero, in tutta la vulnerabilecarne umana».9. [Saluti del Dicastero] Il Card. Kevin Farrell,Prefetto del Dicastero del Laicato, della Fami-glia e della Vita, ci ha salutati con degli spuntidall’Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate.Ci ha invitati a riprodurre nelle nostre vite i variaspetti della vita terrena di Gesù per armonizza-re la nostra intera vita con la missione che rice-viamo da Dio. Il Suo saluto ha fatto risuonare lanecessità sia di identità che di missione per co-lui che desidera seguire Cristo e incarnare Dionel nostro mondo oggi.10. [Viaggio con una Chiesa Missionaria] IlKairòs nella Chiesa ci chiama ad essere discepolimissionari per il mondo attraverso un incontrocon Gesù che ci apra all’amore del Padre. Au-sten Ivereigh, biografo di papa Francesco, hacondiviso che entrare in questo Spirito missio-nario significa: essere Cristo nel nostro mondoferito, aiutando le persone a riconnettersi con la

    CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 15

    Alla nostra Assemblea erano presenti 63 delle 67 Comunità affiliate e 8 Comunità osservatrici.

    In totale c’erano 204 partecipanti, di cui 51 Gesuiti, il che riflette i nostri forti legami spirituali

    e di collaborazione con la Compagnia di Gesù.

    Nella foto,alla pagina precedente:delegati all’ingresso del Colegio Máximo di San Miguel,dove Jorge Mario Bergoglioha trascorso venticinqueanni della sua vita.

  • creazione e il mondo come creature di Dio; spe-rimentare la famiglia e la Comunità, che sono ilegami di fiducia e amore incondizionato checostruiscono la resilienza, il carattere e l’autosti-ma; aiutare le persone a trovare rifugio. Questocammino ci invita a far sì che la realtà e lo Spiri-to Santo ci guidino nella nostra missione.11. [Il Viaggio è l’Esperienza] Siamo entrati inun’esperienza concreta di una Chiesa missiona-ria attraverso un incontro con le famiglie e imembri della Comunità parrocchiale nel quar-tiere di San Miguel. Abbiamo avuto l’opportu-nità di condividere le nostre vite gli uni con glialtri. L’Assemblea è stata toccata dalla gioia del-l’accoglienza che abbiamo ricevuto e ispiratadallo spirito generoso che ha animato la vitadella Comunità, nonostante le difficili realtàche anche loro hanno condiviso. Ci è stato ri-cordato che «il viaggio è l’esperienza».12. [Storia di Grazia] Maria Magdalena Palen-cia Gomez della Cvx del Messico ha dato testi-monianza del nostro cammino di Comunitàapostolica laica ignaziana dalla sfida di Pio XII

    alle Congregazioni Mariane a subire un processodi rinnovamento, fino ad oggi. Il suo raccontodella nostra storia ci ha ricordato come lo Spiri-to sia stato costantemente presente con noi, pa-zientemente guidandoci e ispirandoci mentreDio ha faticato per modellarci e formarci in unaComunità al servizio del Regno di Dio.13. [Il nostro nome come Identità e Missione]Al di là della nostra storia di grazia, Magdalenaha condiviso anche alcune storie e riflessionichiave che ci hanno ricordato la nostra identitàdi Comunità di Vita Cristiana, che p. Arrupeaveva detto essere il nome conferito dal Signorealla Cvx e che racchiudeva in sé la missione diqueste Comunità. Lo aveva legato alla chiamatadi Abramo, la cui alleanza e missione era statastabilita attraverso il nome datogli da Dio. Ci èstato ricordato che la nostra identità e missionesono un dono che Dio ci ha affidato. Abbiamochiarito e risposto a questa grazia nel corso deglianni, sempre facendoci strada nella tensione trale sollecitazioni dello Spirito Buono e gli ostacolie le divisioni introdotte dallo Spirito Maligno.

    16 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    IL DOCUMENTO FINALE

    L’arazzo intessuto dai vari stimoli ci ha aiutati a crescere nel nostro spirito comunitario e ha dato nuova energia all’importanza di essere Comunità.

    I delegati dell’Assembleamentre si recano all’incontrocon le famiglie della parrocchiafondata da Bergoglio: la Chiesain uscita.

  • 14. [Essere una Comunità in Discernimentoper la Riconciliazione] Il nostro Assistente Ec-clesiastico Mondiale, p. Artuto Sosa S.I., ci hainvitato a intendere il nostro essere Comunitàdi discernimento come un dono per sviluppareun laicato capace di discernimento personale ecomunitario. Questo discernimento può esserecondiviso con la Chiesa e diventare uno stru-mento di sapienza per l’azione nel mondo. For-mare i nostri Membri sia nella preghiera costan-te che in un servizio generoso faciliterà il lega-me tra la riconciliazione individuale e la nostracapacità di divenire agenti di riconciliazione.15. [Magis come vita in tensione permanente]P. Sosa ha accennato alla tensione che cresceman mano che noi approfondiamo le nostre re-lazioni. Ha anche fatto riferimento al Magis co-me al vivere nella tensione permanente tra l’es-sere attratti da Dio e dal mondo allo stesso tem-po. Avremo bisogno di trovare la rotta in questatensione nel nostro discernimento comune es-sendo molto attenti alle dinamiche interne del-lo Spirito Maligno, che potrebbe facilmente tra-sformare la tensione in conflitto.16. [Condividere per creare Comunità] L’araz-zo intessuto dai vari stimoli ci ha aiutati a cre-scere nel nostro spirito comunitario e ha datonuova energia all’importanza di essere Comu-nità. Ci siamo aperti più profondamente neldono del nostro stile di vita condividendo aper-tamente in piccoli gruppi durante il processo didiscernimento dell’Assemblea. Siamo stati risve-gliati alla bellezza del discernimento insieme co-me corpo apostolico laico ignaziano in discerni-mento.

    Discernere come corpo apostolico17. [Conversazione Spirituale e DiscernimentoApostolico] I Delegati sono stati invitati a pren-dere parte ad un processo formale di discerni-mento comunitario secondo gli Esercizi Spiri-tuali utilizzando la conversazione spirituale. Percinque giorni, ogni mattina e pomeriggio, ab-biamo seguito una sequenza in tre fasi: preghieraindividuale, condivisione in piccoli gruppi (intre giri, che ci hanno permesso di essere mossi edi reagire a ciò che avevamo sentito dagli altri) eplenaria. Mentre la dinamica degli Eess. ha for-nito la cornice, la conversazione spirituale è stataun dolce richiamo alle condivisioni nei nostripiccoli gruppi locali. Il processo è stato facilitatodai Membri del Esdac, che ha preparato le lineeguida della preghiera e creativamente ci ha gui-dato nel modo in cui ciascun gruppo ha offertola propria visione all’intera Assemblea.18. [La fede di Abramo in Dio] Essendo l’As-semblea impegnata in un processo di discerni-mento, Abramo è riemerso come punto di rife-rimento. Quando Dio lo chiama, Abramo nonsolo si vede il nome cambiato in Abraham, ma èguidato da Dio fuori dalle sue sicurezze e attac-camenti senza sapere dove sia diretto. La sola as-sicurazione di Abraham: la sua fede in Dio. Co-me Abraham, noi abbiamo iniziato il processosolo con la fiducia nello Spirito, che ci aiuta atrovare il senso nel mezzo del caos. Come cia-scuno di noi si fida dello Spirito ogni volta chefa gli Eess, l’Assemblea nella sua totalità si è sen-tita chiamata a rispettare il processo e a fidarsidella direzione dello Spirito.19. [Gioie e fatiche] Man mano che i giornipassavano, ci siamo resi conto che il processo didiscernimento comunitario è una sfida: richiedepazienza e apertura del cuore. Abbiamo affron-tato ostacoli, resistenze e dolori, ma abbiamocapito che questi sono parte integrante del pro-cesso che va compreso alla luce della Passione,Morte e Resurrezione di Cristo. Come pellegri-ni in cammino verso territori sconosciuti, cisentiamo chiamati a condividere umilmente

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    Il logo dell’Assembleadi Buenos Aires che integra nella sigla Cvx la mappa dei paesi ospitanti, il mate come simbolo di fratellanza e il pane da condividere.

  • 18 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    XVII ASSEMBLEA MONDIALE

    La Lettera del Papa

    Al Sig. Mauricio Lopez OropezaPresidente della Comunità di Vita Cristiana Mondiale

    Vaticano, 9 giugno 2018

    Caro fratello,ho ricevuto la tua bella lettera con l’annuncio della prossima AssembleaMondiale, che coincide con il 50° anniversario del cammino della Comunitàdi Vita Cristiana. In questa occasione, desiderate pregare e riflettere in-sieme perché il Signore vi conceda di vivere sempre più profondamente delcarisma che avete ricevuto e che, immergendovi in esso, possiate continuaread essere un dono per la chiesa e per il mondo.

    Badate, il riconoscimento del dono e della grazia che il Signore viha dato in tutti questi anni, vi porterà prima di tutto ad un atto di umilegratitudine, perché il Signore ha guardato a voi al di là delle vostre qua-lità e virtù. Allo stesso tempo, questo comporta una chiamata a sentirviresponsabili, a dimenticare voi stessi andando verso gli altri, a nutrirlicon l’unico pane capace di soddisfare il cuore umano: l’amore di Cristo.Che la «illusione gnostica» non vi confonda.

    Al centro della spiritualità ignaziana c’è il desiderio di essere con-templativi nell’azione. Contemplazione e azione, le due dimensioni insie-me: perché possiamo entrare nel cuore di Dio solo attraverso le ferite diCristo e noi sappiamo che Cristo è ferito nell’affamato, nell’ignorante,nello scartato, nel vecchio, nel malato, nel carcerato, nella carne vulne-rabile dell’uomo.

    Seguire una vita cristiana, avere una forte vita spirituale e lavora-re per il regno significa lasciarsi plasmare dall’amore di Gesù, avere isuoi stessi sentimenti (Fil 2, 5), chiedersi continuamente: Cosa ho fattoper Cristo? Cosa faccio per Cristo? Cosa farò per Cristo? (Eess 53).

    Vi ringrazio per la vostra devozione e amore per la Chiesa e i fra-telli, e vi incoraggio a continuare a rendere Cristo presente laddove vitrovate, dando significato apostolico a tutto ciò che fate.

    E per favore, non smettete di pregare per me. Possa Gesù benedirvi ela Vergine Maria prendersi cura di voi.

    Fraternamente

    Francesco

  • CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 19

    con i compagni CVX la nostra personale espe-rienza e i frutti che abbiamo ricevuto:Abbiamo imparato che è difficile crescere nel-l’indifferenza. Durante il processo di discerni-mento abbiamo affrontato diverse difficoltà, siain merito al processo che a quello che ci erachiesto precisamente; a volte sembrava che nonci fosse sufficiente chiarezza. Questo ha datoorigine a frustrazione, mancanza di senso e de-solazione. Abbiamo realizzato che è dolorosomettere da parte i nostri attaccamenti e focaliz-zare i nostri cuori sul bene maggiore, il qualeemerge molto lentamente dalle condivisioni digruppo. In questo processo abbiamo imparatol’uno dall’altro ad essere umili e pazienti.Abbiamo sperimentato tra di noi un crescentesenso di intimo legame spirituale, via via che lacondivisione diventava più profonda, andandooltre i nostri vissuti personali, le realtà locali e ledifficoltà linguistiche. Sebbene a volte abbiamofatto resistenza ad una condivisione più perso-nale, siamo riusciti ad aprire gradualmente i no-stri cuori l’un l’altro; abbiamo riso e pianto e so-gnato insieme. In questo processo siamo diven-tati una Comunità di amici nel Signore.Ci siamo sentiti liberati nel riconoscere le no-stre fragilità ed imperfezioni. Ad un certo pun-to, abbiamo realizzato che, per camminare dav-vero insieme, avremmo dovuto essere onesti sututto ciò che impedisce allo Spirito di scorrerelibero nelle nostre Comunità. Abbiamo rappre-sentato e contemplato le paralisi che inibisconola nostra vita comunitaria, in modo da ricono-scere come le nostre Comunità possano facil-mente chiudersi in sé stesse, diventando ego-centriche; come possano essere catturate in unarete di interessi personali, cadendo preda delladivisione e del conflitto; come possano lasciareche la passione per l’annuncio del Regno muoiae perda la lucentezza che attrae gli altri verso ilnostro modo di vivere. In questo processo, ab-biamo imparato come il potere della verità edella riconciliazione vissuti nella Comunitàpossa essere profondamente liberatorio.

    Ci siamo mossi dalla paura e dal dubbio versol’unione dei cuori e delle menti. Mentre i gior-ni continuavano a dispiegarsi, nonostante ledifficoltà nell’adattarsi al processo, e nonostan-te gli attacchi occasionali di desolazione, abbia-mo cominciato a sentire insieme un’autenticapace. Lungo tutta l’Assemblea siamo stati so-stenuti dalle preghiere della Comunità Mon-diale, specialmente nei momenti particolar-mente difficili. Da questa corrente invisibilema potente alla fine sono scaturite profondagratitudine, consolazione, gioia e speranza edesiderio per il futuro. In questo processo, ab-biamo iniziato a gustare la Pace che solo il Cri-sto Risorto può darci.Abbiamo compreso che possiamo prendere de-cisioni insieme. Mentre nel piccolo gruppoogni membro cominciava ad acquisire familia-rità con gli altri, è diventato più facile identifi-care punti di convergenza nella nostra condivi-sione e trovare una risposta comune alle do-mande proposte per il nostro discernimento. Inquesto processo, abbiamo imparato come fon-dere le nostre diversità in qualcosa in più che lasemplice somma delle parti.20. [Il tesoro di discernimento comunitario]Complessivamente, i Delegati all’Assembleahanno fatto esperienza del discernimento co-munitario come il modo per approfondire lanostra vocazione come corpo apostolico laicoignaziano. Mentre il Principio Generale 8 cispinge a non avere limiti nella chiamata apo-stolica, il Principio Generale 2 è molto chiaronel bisogno di rispettare la «unicità di ciascunavocazione personale [che] ci rende capaci di essereliberi ed aperti, sempre al servizio di Dio». I tur-ni successivi del discernimento fatto in clima dipreghiera, permettono alle nostre mozioni spi-rituali di convergere gradualmente lungo tuttoil processo. Questo ci permette di crescere in fi-ducia e padronanza delle nostre decisioni col-lettive. È un processo che richiede umiltà e per-severanza perché sembra difficile superare le re-sistenze. Tuttavia, i frutti – legami comunitari

    Come ciascuno di noi si fida dello Spirito ogni volta che fa gli Esercizi spirituali,

    l’Assemblea nella sua totalità si è sentita chiamata a rispettare il processo

    e a fidarsi della direzione dello Spirito.

  • 20 CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018

    IL DOCUMENTO FINALE

    più forti, maggiore chiarezza nella rotta daprendere – sono troppo preziosi per non essereraccolti. Ci siamo gradualmente aperti alla gra-zia che deriva dal viaggiare insieme. Abbiamocapito che lo stesso processo è grazia, il viaggioè davvero parte dell’esperienza.

    Frutti del nostro discernimento apostolico21. [Quello che abbiamo ricevuto] Siamo arri-vati a Buenos Aires desiderosi di una maggioreprofondità e integrazione nel vivere il nostro ca-risma Cvx nel mondo di oggi. Lasciamo l’As-semblea sentendoci profondamente grati e con-solati per aver ricevuto un bene così grande. Ab-biamo provato dolore per le nostre paralisi. Ci èstata offerta una via per una profonda conversio-ne interiore. Quando ci siamo sentiti riconciliatigli uni con gli altri e con la nostra storia, i nostricuori si sono riempiti di immensa gioia, siamodiventati veri amici nel Signore, compagni dicammino, rinvigoriti per la Missione. Ci sentia-mo confermati nella chiamata ad essere un cor-po apostolico ignaziano laico nella Chiesa.22. [A cosa ci sentiamo chiamati] Il nostro di-scernimento in evoluzione ci ha portato a riflet-tere sulla domanda: «Come Comunità Cvx, sia-mo chiamati oggi a...?» Tra le tante risposte date, abbiamo individuatotre settori principali:Ci sentiamo chiamati ad Approfondire la nostraidentità, attraverso una conversione interioreche ci permetta di essere più fedeli e attenti alnostro carisma in tutte le sue dimensioni;Ci sentiamo chiamati a Condividere umilmentecon gli altri il dono della spiritualità ignazianavissuto nella nostra vocazione laicale. Conside-riamo il discernimento e gli strumenti e i meto-di ignaziani come doni preziosi che non possia-mo tenere solo per noi stessi;Ci sentiamo chiamati ad Uscire per servire i piùbisognosi e piantare nel mondo semi di miseri-cordia, gioia e speranza, per seguire Gesù più davicino e lavorare con Lui per la costruzione delRegno.

    23. [Come vivremo la nostra chiamata] Il pro-cesso di discernimento comunitario tenutosi aBuenos Aires ci ha dato una nuova comprensio-ne della Cvx come corpo apostolico laico igna-ziano e ci ha ispirato ad assumere la nostra re-sponsabilità finanziaria in modo più attivo. Seriportato nelle nostre Comunità nazionali, ilprocesso di discernimento comunitario può ri-velarsi un potente strumento per migliorare laqualità della nostra chiamata apostolica al Re-gno. Può anche piantare i semi che ci aiutano acapire se c’è un determinato modo di vivere lachiamata alla Missione che sia specifico – e pro-fetico – della nostra vocazione laicale. L’Assem-blea raccomanda pertanto che l’ExCo mondialeespanda, sviluppi ed evolva questo processo per-ché sia utilizzato ai diversi livelli della nostra Co-munità Mondiale. Invitiamo anche le Comunitànazionali, attraverso i loro Delegati di ritornodall’Assemblea, a condividere i metodi e i fruttidi questo processo per facilitare una maggioreprofondità e integrazione del nostro carisma nel-la vita apostolica delle nostre Comunità.

    1 Cf. Romani 8:22.2 Vedi Progetto 168 e la Lettera #4 del Presidente. Vedi an-che Evangelium Gaudium.3 Cf. 1 Cor. 13:12.4 Lettera di Papa Francesco a Mauricio Lopez Oropeza,Presidente della Comunità di Vita Cristiana Mondiale.5 Austen Ivereigh, The Francis Option: Evangelizing a Worldin Flux.6 Cf. Congregazione Generale della Compagnia di Gesù35, 8.7 Exercices Spirituels pour un Discernement ApostoliqueCommunautaire, http://www.esdac.net/

  • CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 21

    Inizio questa condivisione con un ricordoparticolarmente caro per me e presente nelmio cuore. Un ricordo che mi ha accompa-

    gnato molto piacevolmente per più di trentaset-te anni e che è stato molto vivo quando sonostata invitata ad essere qui oggi.Mi riferisco all’ultima volta che ho avuto l’op-portunità di incontrare padre Arrupe, durantela Settimana Santa del 1981: come in altre oc-casioni, siamo arrivati per il nostro incontro Ex-Co1 a Villa Cavalletti2, e lì ci siamo incontratiper diversi giorni con un gruppo di Provincialidi recente nomina che, insieme al Generale emolti dei loro assistenti, hanno celebrato qual-cosa di simile a una sessione di iniziazione; inquesto caso la sessione era in inglese e tutti iprovinciali venivano dall’Asia.Anche come in altre occasioni, c’è stato sia unincontro formale in cui abbiamo parlato con iprovinciali sulla Comunità Cvx mondiale e ilsuo stretto rapporto con la Compagnia, sia altridiversi incontri e discorsi informali alla fine deipasti o all’ora del caffè. Loro avrebbero conclu-so la loro riunione prima di noi e ci hanno invi-tato a celebrare insieme l’Eucaristia prima diiniziare le partenze.

    XVII ASSEMBLEA MONDIALE

    La nostra storia di Grazia

    DI MARÍA MAGDALENA PALENCIA GÓMEZ

    Una testimonianza vivente delle Congregazioni Mariane e della Comunità di Vita Cristiana dalla finedegli anni Quaranta ai nostri giorni

    Magdalena Palencia è membro della Cvx del Messico. Ènata a Tacubaya, D.F., da Francisco Palencia y Llerena eConcepción Gómez Robleda, in una famiglia numerosa di12 figli. La sua infanzia e adolescenza erano quelli nor-mali di una bambina e una adolescente in una famiglianumerosa, di ceto medio-bassa, durante gli anni dellaguerra e del dopoguerra. È stata segretaria dell’ExComondiale dal 1976 al 1982. Membro delle CongregazioniMariane sin dall’infanzia, ha vissuto il processo di cam-

    biamento e ha optato, convinta, per la Cvx. Ha presol’Impegno Permanente nel 1953. Ha partecipato anumerose assemblee mondiali: ad Ausburg come dele-gata del Messico, a Manila come relatore, a Roma ‘79 e aProvidence come membro dell’ExCo Mondiale. Ha parte-cipato anche alle assemblee Guadalajara '90 e Nairobi2003 come interprete/traduttore.Mantiene contatti per-manenti con il team di traduttori a supporto delSegretariato Mondiale della Cvx.

  • Secondo la liturgia del tempo, corrispondevaleggere la narrazione del libro della Genesi (ca-pitolo 17) che si riferisce al passaggio in cui ilSignore stabilisce l’alleanza con Abram, confer-ma la sua missione come padre di una moltitu-dine di popoli e promette il possesso della terra.Dopo aver promesso la fedeltà divina, il Signorechiede quella della sua famiglia, attraverso le ge-nerazioni. Questa alleanza tra Abram e il Signo-re è sigillata dalla circoncisione e da un cambiodi nome; da quel momento in poi il nome delpatriarca sarà Abramo.Il padre Provinciale di Corea, che presiedeval’Eucaristia, ha riflettuto e commentato il signi-ficato profondo di un cambio di nome nel mon-do orientale e ciò che questo ha rappresentatoper molti anni anche per molti religiosi e reli-giose, sottolineando come il nome identificanon solo la persona, ma la loro missione; nellaforza della rinuncia che questo cambiamento si-gnifica all’identità precedente e nel fatto chesuppone l’accettazione di una missione e un’i-dentità nuova o rinnovata. Allora siamo stati in-vitati a fare le nostre richieste al Signore…Erano già state espresse alcune preghiere quan-do Padre Arrupe ha fatto la seguente riflessione(non posso assicurare che queste fossero le sueparole testuali, ma sono sicura di almeno alcunedi esse e non ho mai dimenticato il suo conte-nuto): «Alcuni anni fa, le Congregazioni Maria-ne furono chiamate da Dio a un cambio diidentità, a un nuovo modo di essere. ComeAbram, hanno risposto con generosità lascian-do tutte le loro sicurezze, accettando persino lamorte che significava lasciare il proprio nome…e come ad Abramo il Signore diede loro unnuovo nome: “Comunità di vita cristiana”, cheimplica anche in se stesso il significato dellaMissione a cui sono chiamate…» e ha pregatoper «la Comunità Mondiale, per la sua crescitae consolidamento, per la sua fedeltà alla Missio-ne e perché il suo servizio al mondo e alla Chie-sa fosse sempre stato il miglior servizio».Dopo avere salutato quelli che andavano via do-

    po pranzo, mi sono avvicinata a Padre Arrupe elo ringraziai personalmente per la preghiera cheaveva fatto e per tutte le implicazioni delle sueparole nell’essere e vivere della Cvx. Lui rispose:«Così sia».Come ho detto, quel martedì della SettimanaSanta è stata la mia ultima opportunità di parla-re con padre Arrupe. Pochi mesi dopo abbiamoricevuto la notizia dell’ictus sofferto durante ilsuo viaggio di ritorno dalle Filippine, sempre infedeltà alla Missione e al servizio del mondo edella Chiesa. Ho sempre tenuto questo incon-tro nel mio cuore, sono stata in grado di condi-viderlo in qualche occasione (anche in alcunepubblicazioni di «Progressio») e per me ha laforza del suo testamento alla Cvx.Ed è stato il ricordo di questo incontro e di que-ste sue parole che mi ha portata, ancora una vol-ta, a riguardare la storia di Abramo in modoche, da essa, potessimo anche rileggere, con-frontare e illuminare il cammino della nostraComunità di Vita Cristiana …Ogni itinerario, ogni discernimento alla ricercadella volontà di Dio, inizia con un sogno. Un’u-topia che, anche se si allontana dalla nostra por-tata un paio di passi per ogni passo che noi dia-mo, ci invita a continuare sul sentiero, a mante-nere la ricerca. Che cosa è altrimenti il Principioe Fondamento con cui nutriamo il nostro sogno,o confermiamo la nostra utopia, ogni volta cheiniziamo gli Esercizi spirituali?Il sogno di Abramo è il compimento della pro-messa, una discendenza tanto grande che nes-suno potrà contarla e il possesso di una terra.Percorrere i dieci capitoli del Genesi tra la men-zione degli antenati e il luogo nel quale Abra-mo vive fino al sacrificio d’Isacco [Gen.12-22],ci porta a introdurci nuovamente nella storiadella chiamata e dell’abbandono della sua ter-ra… La benedizione di Dio che si estende atutte le nazioni; i pericoli che deve affronta-re…; le tentazioni…; le cadute e le redenzio-ni…; le inevitabili separazioni o apparenti divi-sioni, l’incapacità di camminare insieme… [nel

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    XVII ASSEMBLEA MONDIALE

  • 15] Il rinnovo della promessa, Agar e Ismae-le… e a Mamre [in 18] arriva l’incontro conDio Trinità, con lo straniero a chi riceve, acco-glie e serve e da chi riceve la rinnovata promes-sa ora nella vecchiaia…, l’apparente sterilità diSara e la sua mancanza di fede… La nascita diIsacco… Il sacrificio di Isacco… Tutto ciò chedeve essere abbandonato, lasciato, entregado,per vivere la fiducia e il totale abbandono nellapromessa di Dio, che ci propone vie o modi difare le cose, che non sono nostre ma che ci por-teranno ad affetti liberi e liberatori, senza attac-camenti, con indifferenza, fino al «Dio provve-derà…», «al solamente Dio», al solo ed unicoDio, come centro e come tutto…Le Congregazioni Mariane iniziano il loro pro-cesso comunitario di ricerca della volontà diDio, come Abram iniziò il suo, senza sapere ver-so dove andare… e vivono per un tempo comestranieri, abitando in tende, un po’ sconcerta-ti,… nel temporale, non nel definitivo… inmodo itinerante… aspettando di arrivare in unacittà dalle fondazioni forti… ma più di unacittà riceveranno un cammino… saranno pelle-grini, come Abramo, Isacco, Giacobbe e la lorodiscendenza… in moto, in ascolto, attenti allepromesse…

    La chiamata inizia ad ascoltarsi già dal 1948,quando il 27 di settembre, papa Pio XII pro-mulga la Costituzione Apostolica Bis Saeculari,nella quale fa l’elogio delle Congregazioni e leinvita a guardarsi interiormente… E da que-st’auto-contemplazione, il Signore fa nascere laMozione: revisionarsi e tornare alle sorgenti, di-sporsi ad attualizzare il suo servizio, quasi quat-tro volte centenario, alla Chiesa. I primi passiportano ai primi incontri internazionali, ad unnuovo modo di articolarsi e alla costituzionedella Federazione Mondiale che verrà approvataufficialmente dalla Santa Sede nel luglio 1953.Questi primi passi, titubanti all’inizio e fermi inseguito, ci parlano della risposta a questa PrimaMozione.

    Il primo ExCo eletto a Roma ’54 3 descriverà co-si il mandato ricevuto: «il Congresso di Romadeve essere il punto di partenza per un rinnova-mento universale» e cinque anni dopo, inNewark ’59 4, si deciderà di iniziare senza indu-gio l’elaborazione delle nuove regole, dando co-sì il primo passo verso i Principi Generali. Per laprima volta si parla di apostolato internazionalee di insistenza sulla promozione degli EserciziSpirituali fatti «in modo integrale, o almeno peril tempo massimo previsto da Ignazio»5.Arrivando ai suoi primi dieci anni, la Federazio-ne Mondiale crede sia chiara la conferma dellachiamata, ma non si materializza. Serve ancoradiscernere, attendere i tempi del Signore chenon sempre sono i nostri; la fedeltà alla Chiesaci chiede di aspettare la celebrazione del Conci-lio che la rinnoverà, per definire i nostri passicon orientamenti più precisi. All’assemblea di Bombay ’64 6 si parla già di cam-biare il nome delle Congregazioni Mariane, maresta ancora una sempre più stretta maggioranzache lo rifiuta… Bisogna ancora discernere.Paulusen descrisse una volta l’Assemblea di Ro-ma ’67 7 come: «Quasi una nuova fondazione».E dobbiamo ricordare che non solo le Congre-gazioni Mariane dovevano rinunciare ai loro ti-toli o privilegi; già in precedenza, padre Janssensaveva rinunciato a favore dei laici, al diritto al-l’autorità che concedeva solo al Generale dellaCompagnia il «dare o cambiare le regole alleCongregazioni Mariane»; e aveva incoraggiato eanimato la lunga consultazione dove ogni scam-bio via posta, attraverso il Segretariato, potevaprendere settimane e persino mesi. Finalmentesi è capito che l’Assemblea di Roma sarebbe sta-ta la prima «Assemblea costituente» mondialenella nostra storia che abbia formulato i propridocumenti. Le memorie di quell’Assemblea de-scrivono «un incontro pieno di dinamismo, dicommoventi testimonianze di una crescenteunità nella diversità e soprattutto di grande ca-rità. Giorni pieni di Spirito e azione».Cosi come un giorno il Signore apparve davanti

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    Ogni itinerario, ogni discernimento alla ricerca della volontà di Dio, inizia con un sogno. Un’utopia che,

    anche se si allontana dalla nostra portata un paio di passi per ogni passo che noi facciamo, ci invita a continuare sul sentiero, a mantenere la ricerca.

  • ad Abramo per stringere la sua Alleanza, l’As-semblea di Roma ’67, è stato per la Cvx un mo-mento dell’Alleanza e il nuovo punto di parten-za che dà origine al giubileo che ora celebriamo:nuovi principi di base, nuovi statuti, nuovastruttura legale, un nuovo nome e una nuovamissione comune: «combattere la povertà e l’in-giustizia».

    Non intendo ora fare un commento dettagliatosu ciascuna delle Assemblee Generali, su cui esi-ste una documentazione sufficiente; mi concen-trerò piuttosto su alcune mozioni interiori, checonsidero più ricorrenti, con le quali il Signoreci ha mostrato la sua fedeltà, rinnovando la suachiamata e illuminando il nostro viaggio. Eccoperché ricordo ed elenco le Assemblee fino adoggi, solo con alcune brevi note.

    Dall’entusiasmo fondazionale di Roma ’67 sia-mo passati alla prova del fuoco. La nostra As-semblea a Santo Domingo ’708 ci ha fatto capirela necessità di prepararci affinché, come abbia-mo già detto nei nostri documenti, la delibera-zione comune fosse davvero il nostro metodo speci-fico per trovare la volontà di Dio. Lì ci siamo tro-vati di fronte all’inganno9 (o mozioni) del cattivospirito. Perfino il tema proposto «La crisi nellaChiesa» ha influenzato la nostra crisi, una crisiche abbiamo vissuto profonda e dolorosamentequando l’Assemblea era sul punto di dissolversia causa di differenze personali, il ritiro di alcunedelegazioni, tensioni ed esitazioni nella ricercadi soluzioni ed un cambiamento radicale delprogramma prestabilito per l’incontro.Una crisi sana, tuttavia, che ci ha resi consape-voli della nostra vulnerabilità e ha portato l’Ex-Co, finalmente eletto, ad affrontare le conse-guenze e concretizzare le reazioni di Santo Do-mingo ’70 nei seguenti punti: «Gli EserciziSpirituali come base comune, l’applicazione as-soluta dei Principi Generali, la nostra missionecomune».

    L’accettazione della necessità di prepararci me-glio alla nuova realtà, alla quale ci siamo ricono-sciuti chiamati, ha portato a diversi processi eriunioni e ha spinto i responsabili a proporre unnuovo tipo di «incontro mondiale». Le esperienze prima a Roma e ad Augsburg nel’7310, e poi a Manila nel ’7611, furono la rispostaall’esperienza di Santo Domingo ’70; le «assem-blee» furono conformate dallo schema degliEsercizi Spirituali e dai Corsi di Formazione.Queste esperienze continuarono anche su tutti ilati con la moltiplicazione di giorni simili, nellospirito e nel metodo, a livello nazionale, regionalee continentale. Lo sviluppo del processo dellenostre Assemblee è stato cambiato, dedicandosempre tempo sufficiente per la preghiera personalee la riflessione e per la deliberazione comune inpiccoli gruppi, mentre il tempo per le «questio-ni» è stato ridotto.

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    XVII ASSEMBLEA MONDIALE

    Nella foto:la gioia dell’incontro dip.Caravias S.I.del Paraguaycon Magdalena Palenca,membro della Cvx del Messico.

  • Ad Augsburg ’73 abbiamo delineato il nostroservizio come «liberare ogni uomo e tutti gli uo-mini». Presto ci sentiremo commossi nell’impe-gnarci nell’apostolato internazionale e persinocon l’adesione che in seguito richiederà una no-stra presenza, in alcuni casi, alle Nazioni Unite. E a Manila ’76, riaffermando il nostro stile divita «povero con Cristo», sottolineiamo nuova-mente la nostra opzione «per un servizio mi-gliore; la vocazione Cvx nella missione dellaChiesa».In Roma ’79 12 abbiamo preso coscienza del do-no della comunità, riconoscendo anche che sia-mo «una Comunità Mondiale al servizio di ununico mondo»; cosa che abbiamo poi confer-mato in Providence ’82 13 ripetendo «una Comu-nità in Missione per promuovere la Giustizia» erinnovando la nostra preferenza por i poveri egli emarginati, riconoscendo anche il bisogno diapprofondimento degli studi sociali.Loyola ’86 14 fu anche un assemblea focalizzata to-talmente nella Missione, contemplando «Mariacome Madre e Modello della nostra Missione». Guadalajara ’9015 enfatizzò «Un migliore servi-zio al Regno», approvò i nuovi Principi Genera-li e ci inviò a dare frutto come corpo apostolico.A Hong Kong ’94 16 ci siamo proposti di dare «lamigliore risposta alla chiamata di Cristo nelmondo in cui viviamo», desiderosi di portare tut-to quel fuoco che stava già bruciando attorno anoi, verso i luoghi dove dovevamo essere inviati. In Itaici ’9817, nel contesto di un mondo sullascia del passaggio del millennio, abbiamo sco-perto tre aree di Missione Comune e una seriedi mezzi necessari per realizzarla.Per la prima volta in Africa, a Nairobi, nel200318, abbiamo condiviso i nostri sentimenti ele nostre idee, desiderosi di maturare come Co-munità Apostolica, «inviati da Cristo e membridi un solo corpo». E con questo desiderio di «avanzare come corpoapostolico», a Fatima 200819, alla presenza diMaria, e riuniti attorno a Gesù per dirgli quelloche avevamo fatto, insegnato e imparato, abbia-

    mo ricevuto la sfida di «vivere come una comu-nità profetica».Finalmente, solo cinque anni fa l’Assemblea si ètenuta in Libano20, non solo per estendere il no-stro pellegrinaggio in tutto il mondo, renden-doci presenti in Medio Oriente, ma anche permostrare la nostra solidarietà a coloro che sof-frono in quella terra biblica. Lì abbiamo defini-to quattro «frontiere a cui dobbiamo arrivare,dalle nostre radici».

    In ogni Assemblea, ogni incontro dell’ExCo,ogni incontro continentale o nazionale, il Si-gnore, fedele nel suo amore, ha confermato lachiamata, la missione e l’identità… le mozionispirituali con cui affettuosamente tocca i nostricuori continuano a nutrire il sogno e a guidare inostri passi; ma la via del Regno soffre semprela violenza degli Inganni e il desiderio dello spi-rito malvagio di dividerci, di mettere in dubbio,di spaventare… E in più di un’occasione esitia-mo e dilatiamo la risposta.

    Dal testo della Costituzione Apostolica di PioXII e in ciascuna delle nostre assemblee, ci sia-mo sentiti chiamati – Movidos21 – ad attingerealle nostre fonti; a riconoscere il carisma dellaSpiritualità Ignaziana laicale come un dono e aconsiderare gli Esercizi Spirituali come lo stru-mento specifico di questa nostra spiritualità.Ma non è mancato l’inganno del maligno, chenei primi anni ha agito insinuando obiezioni,come per esempio che gli Esercizi erano «richie-ste inopportune» o che l’essere riconosciuti,pubblicamente e ufficialmente, come associa-zione laicale, era discordante con «esigere qual-cosa che era in qualche modo stato e sarebbe ri-masto riservato a coloro, che avevano optato perla vita religiosa o per i sacerdoti». Non manca-vano neppure «guide o direttori di esercizi» checonsideravano che la maggior parte dei laici nonfossero pronti se non per le esperienze più«morbide» come quelle che Ignazio suggerisceper i più «semplici e di minore educazione».

    CRISTIANI NEL MONDO · SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 25

    Le Congregazioni Mariane iniziano il loro processo comunitario di ricerca della volontà di Dio,

    come Abram iniziò il suo, senza sapere verso dove andare…

  • Oggi, grazie a Dio, il riconoscere l’importanza eil frutto degli Eess nella nostra vita personaleper tutta la Comunità, fa si che in molti luoghie nelle più diverse circostanze ogni membro del-la Comunità li prenda e li promuova, e si trova-no sempre più laici pronti ad aiutare gli altri asperimentarli nella propria vita. Nella vita delle piccole comunità e in tutta la Co-munità esiste la convinzione d’imparare a discer-nere e a vivere la propria libertà, orientando tuttoil nostro essere e lavoro al servizio del Regno.

    Le condizioni di disagio e le ristrettezze a Mani-la, durante la celebrazione dell’Assemblea mon-diale, ci hanno fatto sperimentare in modo par-ticolare un po’ la semplicità che dovrebbe carat-terizzare il nostro stile di vita. Le situazioni cheabbiamo vissuto con i fratelli e le sorelle deiquartieri di Manila, cosi come la visita alla zonadi Kibera22 qualche anno dopo a Nairobi, cihanno portato ad esprimere ad alta voce la mo-zione di voler imitare Cristo povero, vivendouno stile di vita semplice, che ci permetta di ar-rivare a somigliare a Lui, nel suo modo di vivere. Ci sono tra noi testimonianze molto vive ededificanti di opzioni per l’abbandono totale nel-le mani di Dio e per scelte di vita d’impegnocon i malati, con i migranti, con i contadini ocon altri gruppi di esclusi; oppure di un impe-gno radicale e decisivo per la difesa del Creato.Credo, tuttavia, che l’Inganno sia ancora presen-te quando molte volte la nostra azione si enun-cia ancora in un «per i poveri» senza mai arriva-re al «con e assieme a loro, uniti e facendo no-stre le loro lotte e speranze», come in un ciecoelitismo all’interno delle nostre comunità, chein molte occasioni ci impediscono di fare il pas-so, perché il nostro desiderio di imitare e segui-re Gesù e la nostra manifestazione di vera soli-darietà con i più deboli, si esprimano non solonel nostro agire per favorirli, ma piuttosto nelcondividere il loro destino nel modo più vicinopossibile a loro e a riceverli tra di noi, dandogliil benvenuto, considerando come un dono ed

    una benedizione speciale di Dio per noi, che ilSignore chiami i nostri fratelli e le nostre sorellepiù povere a far parte della nostra Comunità.

    Personalmente, io identifico la mozione al servi-zio come la mozione più ricorrente, espressa inmodi diversi e forse da diversi modi di ascoltarela chiamata. Una mozione che è stata conferma-ta anche dall’autorità della Chiesa. Nel suo di-scorso durante l’Assemblea di Roma ‘79, PadreArrupe ha fatto un commento, che vorrei citarea pieno titolo perché, ancora una volta, fa’ rife-rimento all’anniversario che stiamo celebrando:Quando nel 1967 fu chiesto alla Santa Sede ditrasformare le Congregazioni Mariane in Co-munità di Vita Cristiana e l’approvazione deiPrincipi Generali, che dovevano sostituire leRegole Comuni del 1910, la ragione che giusti-ficava questa richiesta non era altro che questo:«Il miglior servizio» alla Chiesa e il rinnovo inconformità con lo Spirito e le norme del Conci-lio Vaticano II. È stato affermato che questa ri-chiesta di trasformazione, avrebbe permesso aimembri delle nuove comunità di «dedicarsi conmaggiore semplicità ed efficienza al servizio diDio e degli uomini nel mondo di oggi» [Letteradi approvazione del cardinale Cicognani, 23marzo 1968]; e sottolineava p. Arrupe: «Perché laChiesa capiva che questa promessa era sincera erealizzabile, ha dato la sua approvazione».

    Con nomi diversi, il servizio – come concretiz-zazione della Missione – è stato sempre identifi-cato come una mozione nelle nostre Assemblee.Non ripeto l’enumerazione degli slogan, dei te-sti o delle conclusioni di ciascuno di essi, già ci-tati sopra e di cui esiste un’abbondante docu-mentazione. Per realizzarlo, ci siamo sforzati dicreare commissioni, creare gruppi di lavoro esviluppare diverse metodologie, come il Diav23,che fino ad oggi ci aiuta in modo privilegiato adiscernere le nostre attività apostoliche. Abbia-mo riconosciuto che, come Comunità mondia-le, abbiamo la responsabilità di affrontare i

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    XVII ASSEMBLEA MONDIALE

    Cosi come un giorno il Signore apparve davanti ad Abramo per stringere la sua Alleanza, l’Assemblea di Roma’67, è stato per la Cvx un momento dell’Alleanza e il nuovo punto di partenza che dà origine al giubileo che ora celebriamo.

  • grandi conflitti o lo scontro tra interessi inter-nazionali, mentre, dalla nostra condizione dilaici, non possiamo trascurare i compiti che, at-traverso la nostra attività economica, politica eideologica, siano orientati alla trasformazionedelle strutture sociali, verso quelle che propizia-no la dignità e l’uguaglianza di tutti i figli e le fi-glie di Dio.Come criterio nato dal nostro carisma ignaziano,dobbiamo sempre rispondere ai bisogni più urgen-ti e preferire i servizi più universali e definitivi;senza perdere la consapevolezza dell’importanza edella definitività del quotidiano.Non voglio andare oltre descrivendo altre qua-lità o espressioni del nostro servizio; piuttostovi segnalo un inganno che a volte ci dis