Yule - Paola Boni

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Yule di Paola Boni C’era una volta… così potrebbe iniziare questa favola natalizia. Peccato che di una favola non si tratti, né di un sogno o dell’incubo che precede il Natale. Questa infatti, che voi ci crediate o no, è una storia vera. Vera per chiunque è in grado di credere, vera per chi sa guardare oltre. Perché il Natale è una festa antica e potente, vibrante del potere dei desideri e delle speranze degli uomini. Non tutti i desideri però vengono realizzati e quando ciò accade, quando le speranze infrante diventano così tante da colmare il mondo, nelle notti che precedono il Natale, qualcosa di altrettanto antico e potente viene risvegliato.

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Il racconto di Paola Boni per lo Speciale Racconti Sotto L'Albero del blog Sangue d'inchiostro.

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Yuledi Paola Boni

C’era una volta… così potrebbe iniziare questa favola natalizia. Peccato che di una favola non si tratti, né di un sogno o dell’incubo che precede il Natale.Questa infatti, che voi ci crediate o no, è una storia vera. Vera per chiunque è in grado di credere, vera per chi sa guardare oltre. Perché il Natale è una festa antica e potente, vibrante del potere dei desideri e delle speranze degli uomini. Non tutti i desideri però vengono realizzati e quando ciò accade, quando le speranze infrante diventano così tante da colmare il mondo, nelle notti che precedono il Natale, qualcosa di altrettanto antico e potente viene risvegliato.

Paura. Tutto il suo essere era dominato da una paura assoluta di ciò che la circondava. Riconosceva le strade innevate di New York eppure era come se le vedesse per la prima volta.Perché stava correndo in quel modo? Perché si stava infilando in quel vicolo?Si bloccò all’improvviso, tutto il corpo in tensione pronto a reagire a qualsiasi minaccia.Un senzatetto barcollò verso di lei, le mani protese a chiedere l’elemosina. La sua puzza la fece indietreggiare e arricciare il

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naso. Il suo olfatto era troppo sensibile per sopportare un simile odore.- Ti prego ragazzo! – supplicò il vecchio continuando ad avanzare. – Ti prego dammi qualcosa per comprarmi da mangiare.Ragazzo? Come diavolo aveva fatto quel vecchio a scambiarla per…Solo allora si rese conto che le mani che stava muovendo erano troppo strane per essere le sue, troppo pallide, troppo mascoline. Non fece in tempo a elaborare quel dettaglio che il suo corpo scattò.Senza che lei lo volesse, con una rapidità che non aveva niente di umano balzò addosso al vecchio. Dalla sua gola, emerse un verso roco, profondo che in un attimo si perse nelle grida della sua preda.Si perché era quello per lei: una preda. E il suo cibo si nascondeva nel profondo di quel corpo sporco di immondezza e sudore.Di chi erano quei pensieri? Che cosa le stava accadendo?In un attimo sentì le dita lacerate da artigli lunghi come coltelli, le vide contrarsi mentre una strana energia s’impadroniva di lei.Poi la sua mano calò inesorabile sulla sua vittima. L’ultima cosa che percepì furono gli schizzi del sangue del vecchio sul viso e le sue grida che come una lama incandescente le entravano nella mente.

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Syria balzò a sedere urlando. Le ci volle un minuto per rendersi conto di essere nella sua stanza, avvolta dalle calde coperte del suo letto.Dannazione quell’incubo l’aveva spaventata a morte!Si guardò attorno cercando di mettere a fuoco tutti gli elementi familiari che aiutavano a rendere la sua stanza un luogo sicuro e accogliente: i peluche di quando era bambina poggiati sulla vecchia sedia a dondolo di suo nonno, i libri ordinati nella sua solita maniera caotica sugli scaffali della libreria, i vestiti sparsi un po’ ovunque…Le bastarono quelle immagini rassicuranti per riuscire a calmarsi e far rallentare i battiti impazziti del cuore. Dopo un ultimo momento di esitazione tornò a rannicchiarsi sotto le coperte chiedendosi come mai, nonostante la paura iniziale per l’incubo fosse passata, non riusciva in alcun modo a smettere di tremare.

La mattina dopo, Syria balzò giù dal letto rinvigorita.Dopo il terribile incubo era riuscita ad addormentarsi di nuovo piombando in un sonno sereno e senza sogni. Ne fu davvero felice anche perché quella si preannunciava essere una giornata davvero impegnativa. Quello infatti era il sabato prima del 25 dicembre, l’unico giorno in cui era riuscita a prendersi una pausa dal suo stage alla rivista “New York”.Finalmente poteva dedicarsi al suo secondo grande amore dopo il giornalismo: il Natale.Aveva sempre adorato le feste di Natale, la loro atmosfera calda e gioiosa, la pace e la serenità in cui tutto sembra avvolto

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quando, immerse nel candore della neve, mille luci sfavillanti rischiarano le notti più lunghe dell’anno. Pur non essendo credente per lei il Natale aveva sempre rappresentato la speranza. Da anni ormai aveva perso le sue illusioni infantili. Quando era adolescente aveva sempre desiderato trovare il grande amore, non le solite storie insipide in cui era incappata, ma quella passione irrazionale capace di trascinarti e farti scegliere di essere una persona migliore. Adesso, a venticinque anni, sapeva che quello era un desiderio che solo nelle favole poteva realizzarsi. Nonostante questo però trovava che fosse bello poter tornare a sperare anche solo per una notte. Il fatto poi di essere nata la vigilia di Natale non faceva altro che farle sentire più sua quella festa meravigliosa. Quel giorno se ne sarebbe andata con la sua amica Jessica in giro per Manhattan a fare le ultime spese in vista del Natale al quale ormai mancavano solo tre giorni.- Ehi, festeggiata! - la salutò Jessica quando le corse incontro facendosi largo tra la folla a Time Square. – Spero che tu abbia la carta di credito pronta perché io muoio dalla voglia di spender soldi! Ogni volta Syria si meravigliava di come l’amica riuscisse a essere perfetta in qualsiasi momento. I corti capelli biondi sembravano appena usciti dal parrucchiere e sebbene indossasse un piumino abbondante per ripararsi dal freddo, riusciva a essere comunque elegante e aggraziata. Lei al suo posto, nonostante avesse una corporatura piuttosto esile, sarebbe sembrata l’omino della Michelin con quel coso addosso e i suoi capelli… beh era già tanto se la lunga chioma

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nera che si ritrovava riusciva a starsene al suo posto di tanto in tanto.- Forza andiamo! – l’incitò l’amica. – Devo ancora farti il regalo di compleanno quindi cerca di darmi qualche indizio se vedi qualcosa che ti piace, ok?Spinta dall’entusiasmo dell’amica si era avventurata per le vie affollate del centro con un grosso bicchiere di caffè in mano e tanta voglia di buttarsi in spese folli.Non ci volle molto prima che entrambe si ritrovassero piene di sacchetti di ogni dimensione e con il conto in banca dimezzato. All’improvviso però Syria si bloccò lasciando cadere tutte le borse. Jessica si accorse solo dopo alcuni passi che era rimasta indietro. - Ehi! Che ti prende?Syria però non riusciva a sentirla. Era impallidita e teneva lo sguardo fisso verso un vicolo dall’altra parte della strada.I suoi occhi però non stavano guardando la strada. La sua mente era come stata spinta via e adesso stava fissando se stessa come se si trovasse in quel vicolo buio.Aveva paura, il corpo in cui si trovava aveva paura, si sentiva solo e spaesato. Appena si era accorto di lei però aveva iniziato a fissarla incantato.E adesso lei stava guardando tutto attraverso ai suoi occhi, sentiva le sue emozioni, le sue incertezze assieme a qualcosa di diverso: la fame.Non aveva mai provato una simile sensazione. Non era fame di un qualsiasi tipo di cibo, ma più di energia. Un’energia che ancora gli scorreva nelle vene dopo l’ultimo pasto, esaltante e viva.

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“Chi sei?” pensò la giovane.La creatura che ospitava la sua mente scattò. Si guardò attorno con aria spaesata poi fisso il cadavere di una ragazza ai suoi piedi chiedendosi se fosse in qualche modo ancora viva.Syria a quel punto venne travolta dalla paura. Nella sua mente urlò con tutte le sue forze finché non si sentì trascinare indietro, verso il suo corpo.La voce leggermente stridula della sua amica le arrivò all’improvviso. - Syria! Syria! Riprenditi! Di nuovo nel suo corpo, si ritrovò a boccheggiare come dopo una lunga apnea. Riuscì appena ad alzare la mano tremante, indicando il vicolo poi la sua vista si spense e lei cadde a terra, priva di sensi.

“Chi sei?” chiese una voce dentro di lei. “Perché ti trovavi dentro di me?”“Io… non lo so, ma tu… tu sei un assassino sei…” “Voglio solo continuare ad esistere.” Disse la voce con un tanta disperazione da riuscire a commuovere la giovane. “Perché mi state dando la caccia? Perché non posso vivere?”

Syria aprì lentamente gli occhi.Si guardò a torno mettendo a fuoco ogni dettaglio della stanza di ospedale in cui si trovava. Un uomo e una donna la osservavano ai piedi del letto con le braccia incrociate sul petto.

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- Ben svegliata. – disse la donna che con i lunghi capelli neri e il corpo magro ma formoso alla ragazza sembrò una modella uscita dalla rubrica di moda della rivista in cui lavorava.I suoi occhi però non avrebbero attratto nessuno. A Syria sembrarono stranamente freddi, come morti come quelli dell’omaccione al suo fianco. Guardandoli con sospetto, la giovane si alzò a sedere stando attenta a non staccare la flebo che le avevano attaccato al braccio. – Chi siete?- Vorremmo farti delle domande, Syria. – rispose la donna cercando di mantenere un tono rassicurante che non le riuscì molto bene. – Nel vicolo che hai indicato prima di svenire è stato ritrovato il corpo di una giovane donna squartata, divorata viva da una specie di animale.Syria deglutì. Era vero allora. Era tutto vero.- Non ho visto niente. Ho scorto il corpo in lontananza e sono svenuta per la paura. – disse. Sapeva che la cosa era davvero poco credibile: dal punto in cui si trovava era impossibile vedere bene il cadavere.I due infatti la scrutavano con sguardo indagatore.A conferma del fatto che non le avevano creduto, l’uomo poggiò le mani sulla ringhiera di metallo del letto lanciandole uno sguardo carico di minacce. – Se hai visto o sentito qualsiasi cosa devi dircelo. È già la quarta volta che quella creatura uccide e noi dobbiamo trovarla.Syria fronteggiò il suo sguardo cercando di nascondere la paura che quell’uomo dalla corporatura massiccia le incuteva. – Le ho già detto che non so niente. Lasciatemi in pace.

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Stanca e indebolita, si adagiò di nuovo sui cuscini chiudendo gli occhi che le bruciavano come l’inferno. Forse le era salita la febbre. Gran bel Natale che avrebbe passato se fosse stata costretta a restare in ospedale. D’un tratto Jessica entrò di corsa nella stanza assieme a un medico belloccio che sembrava appena uscito da una puntata di Grey’s Anatomy.- Cazzo Syria mi hai fatto prendere un colpo! – urlò l’amica correndola ad abbracciarla. – Non farmi più certi scherzi, ok?Scacciando tutti i tristi pensieri, Syria si ritrovò a sorridere accarezzandole i capelli. – Prometto che da oggi in poi cercherò di non svenire più, ok? – disse alzando poi gli occhi verso il dottore. – Che mi è successo?- Ha avuto solo un brusco calo di pressione. – la rassicurò il medico. – Può tornare a casa anche adesso se vuole. - La ringrazio. – disse preoccupata. Sapeva che la colpa del suo malessere era di quello strano passaggio della sua mente nel corpo della creatura e ne era terrorizzata.L’uomo le rivolse un sorriso da fotomodello. – Vado a richiederle i moduli per la dimissione. - Un momento! – lo fermò con una certa urgenza. – I due poliziotti che erano venuti a interrogarmi se ne sono andati?Il medico aggrottò per un attimo la fronte poi scoppiò a ridere. – Signorina lei deve aver fatto un sogno molto vivido. Non è entrato nessuno nella sua stanza finché un’infermiera non si è accorta che era sveglia passando davanti alla porta. Syria deglutì a fatica mentre nella sua mente cercava di capire se avesse sognato o meno. Poi un dettaglio della discussione con i due emerse con violenza: avevano definito

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quell’assassino “una creatura” e avevano parlato di quattro omicidi quando lei aveva assistito solo a due di essi.Che cosa sapevano quei due? Che cosa erano?

Quella sera nel suo piccolo appartamento a Manhattan, Syria fece una fatica tremenda ad addormentarsi. Era nervosa e si sentiva a pezzi, ma aveva paura di dormire e tornare nella mente di quell’essere.Avrebbe tanto voluto essere a Brooklyn, a casa dei suoi genitori. Per non spaventarli non aveva detto loro niente dello svenimento, ma in quel momento avrebbe tanto desiderato avere lì sua madre a riempirla di premure. E pensare che quando si era trasferita per essere più vicina al lavoro era stata quasi contenta di liberarsi delle sue attenzioni asfissianti.Guardò l’orologio digitale della radiosveglia. Le tre del mattino.Stava già pensando di alzarsi e prepararsi un bibitone di camomilla quando sentì di nuovo qualcosa che l’attraeva lontano.Rimase immobile sul letto per non rischiare di cadere e la sua mente venne trascinata via di nuovo nella mente di quella strana creatura.Dopo un primo momento di smarrimento si rese conto di essere ancora una volta rintanata in un vicolo buio. L’essere che la ospitava sembrava emozionato. Doveva stare attento adesso. Non doveva essere trovato. Mancava poco, davvero molto poco. Mancava poco per cosa?“Sei di nuovo tu.” Pensò la creatura. “Che cosa sei? Vattene dalla mia testa!”

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“Che cosa sono io? Che cosa sei tu!” urlò nella mente Syria. “Perché hai ucciso quelle persone?”“Perché non ho scelta.” Rispose la creatura. “Non voglio più stare rinchiuso. Io voglio vivere!”La paura e la sofferenza di quell’essere nel pronunciare quelle parole ferirono la mente di Syria che si ritrovò a provare una strana compassione per lui. Fino a quel momento pensava che si trattasse di un mostro spietato eppure adesso gli sembrava di più un bambino spaesato“Come ti chiami?” gli chiese.La creatura ebbe un attimo di esitazione. “Yule.” “Quanti anni hai? “ continuò a lei.“Quanti anni ha il mondo?” ribatté lui sempre.I pensieri successivi uscirono dalla mente della ragazza quasi senza che lei se ne rendesse conto “Voglio vederti. Non solo con la mente, ma col mio vero corpo. ” Si pentì subito di quelle parole. Che cosa avrebbe impedito a quell’essere di ucciderla come aveva fatto con le altre sue vittime?Yule rimase a lungo in silenzio. Attraverso i suoi occhi la ragazza vedeva che aveva iniziato a camminare nervosamente per il vicolo passando accanto al cadavere sventrato di un uomo.Sembrava un animale indeciso se fidarsi o meno della persona che gli tendeva la mano piena di cibo. All’improvviso però si bloccò “Tu sei speciale. Sei simile a me.” Disse “Se ci incontriamo mi prometti che non mi sentirò più solo? Che non avrò più così tanta paura?”

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Syria non poté che rattristarsi ancora di più a quelle parole. Non stava fingendo. Quel dolore che sentiva era reale. Yule era davvero spaventato come un bambino sperduto. “Prometto che farò tutto il possibile per aiutarti.”Lui allora alzò la testa per guardare il nome della via in cui si trovava. Syria la memorizzò e desiderò con tutta se stessa di tornare nel suo corpo.Pochi minuti dopo stava già correndo in strada. Salì al volo su un taxi e si fece portare nelle vicinanze. Per tutto il tragitto non fece che darsi della stupida. Era stata impulsiva e sciocca e di certo la cosa l’avrebbe messa nei guai.Per un attimo fu tentata di chiedere al tassista di tornare indietro, ma quando arrivò nei pressi del vicolo capì che l’unico modo che aveva per capire quello che le stava succedendo era scoprire cose fosse quell’essere.Scese con decisione dal taxi e aspettò che questi se ne andasse prima di inoltrarsi nel vicolo.Lui era lì, rannicchiato in un angolo, accanto al cadavere della sua ennesima vittima. Per un attimo il suo sguardo si concentrò unicamente sul corpo maciullato. I dettagli la sommersero con tutta la loro violenza: vide le orbite vuote dalle quali colavano ancora sangue e siero, la gabbia toracica aperta dalla quale gli organi interni emergevano come un macabro bouquet. Distolse subito lo sguardo per evitare di mettersi a vomitare e tornò a fissare la creatura sicura più che mai di aver fatto solo una grossa stronzata.Quello che si ritrovò davanti però la stupì davvero molto. Il ragazzo che stava fissando non doveva avere più di quindici anni. La sua pelle era diafana, gli occhi del colore del ghiaccio

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più limpido che spiccava sul volto dai lineamenti delicati coronato da una folta capigliatura nera. Se ne stava rannicchiato nel suo angolo, tremante e spaesato come un cucciolo indifeso. Come poteva essere stato lui a massacrare quell’uomo in quel modo?Syria venne subito travolta da una sensazione stranamente familiare. Poteva fidarsi di lui. Non le avrebbe fatto del male. - Ciao. – disse tendendogli la mano.Lui la fissò per un attimo poi sorrise con uno sguardo incredibilmente luminoso. – Sei venuta davvero! - E meno male altrimenti non ti avremmo trovato così facilmente. – disse una voce alle sue spalle. Syria si voltò di scatto. All’inizio del vicolo, l’uomo e la donna che l’avevano interrogata in ospedale guardavano Yule con una bramosia inumana.Il ragazzo iniziò a urlare nascondendosi dietro di lei – No! No! Perché li hai portati qui? Mandali via! Mi uccideranno! Mi rimanderanno indietro!L’omaccione fece un passo in avanti – Fatti da parte ragazzina. – disse mentre una lunga lama nera emergeva dal palmo della sua mano. Syria guardò prima il ragazzo poi i due e alla fine di nuovo il cadavere a terra. Non sapeva che fare. Yule era un assassino. Doveva consegnarglielo, far finire una volta per tutte quegli omicidi eppure lui le era in qualche modo entrato nell'anima. Istintivamente si mise tra loro e il ragazzo. – Chi è lui in realtà? Che cosa siete?L’uomo ringhiò scoprendo una fila di denti affilati come aghi sottili.

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La donna però lo blocco con una mano prima che potesse attaccarla. – Fermo. – gli ordinò avanzando con andatura lenta e sensuale. – Vuoi sapere la verità? Sei sicura di poterla affrontare?Syria indietreggiò istintivamente, ma mantenne lo sguardo fermo. – Voglio sapere.La donna si esibì in inchino profondo. – Ci sono molte leggende su di noi vostro mondo. Secoli fa sei spiriti vagavano nel mondo durante le notti più lunghe dell'anno. Essi rappresentavano la rinascita della vita dalle tenebre dei quattro giorni oscuri, nella giornata che voi chiamate Natale e il loro potere era alimentato dalla fede stessa degli uomini. Tra loro Yule era quello maggiormente legato al caos e all'oscurità, uno spirito tanto antico e potente quando violento e sanguinario. - Non è vero! – urlò il ragazzo. – Io non sono così! Io voglio solo vivere!- Sta zitto, mostro! – lo zittì la donna con il volto deformato dal disgusto. – Un giorno però apparve un settimo spirito, legato al Natale più di ogni altro. Grazie ad esso gli altri spiriti riuscirono a imprigionare Yule nell’oblio della morte sospesa fermando così la sua influenza negativa sul mondo. Purtroppo però, quando la disperazione diventa più forte nel vostro mondo e gli umani smettono di credere, il potere del settimo spirito si indebolisce e la gabbia di Yule si assottiglia permettendogli di liberare parte della sua essenza. Per liberarsi del tutto però ha bisogno di assorbire i desideri e le essenze di sette umani nelle tre notti che precedono il Natale nutrendosi dei loro corpi. È arrivato a cinque. Se entro domani notte

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ucciderà altre due persone sarà libero di portare di nuovo il caos nel vostro mondo.Syria deglutì, barcollando leggermente. Spiriti del Natale? Ma che diavolo andavano farneticando! Non poteva essere vero. Era un incubo! una bugia!- Voi… chi siete voi? – disse con voce strozzata. – Che centro io con tutta questa storia?La donna sorrise appena. – Io sono El-Gabal e lui è Mitra. Siamo due degli spiriti del Natale che imprigionarono Yule secoli fa, incarnati in corpi umani per poterlo fermare ancora. Per quanto riguarda te… sei nata in un giorno speciale non è vero?- Il ventiquattro dicembre. – rispose la giovane sentendo la mente sempre più annebbiata. – Che cosa centra con tutto questo?Il sorriso di El-Gabal si allargò ancora di più.- Gli esseri umani nati nella notte che precede il giorno della rinascita spesso diventano veggenti in grado di percepire il sovrannaturale nel mondo. Ma tu devi essere particolarmente potente per essere entrata in sintonia con lui.- Adesso però basta con le chiacchiere. – ringhiò Mitra brandendo la lunga spada. – Togliti di mezzo! Salva due vite innocenti!- No! No! Non lasciare che mi prendano! – urlò Yule sempre più terrorizzato. Syria era sempre più confusa. C’era qualcosa di strano in tutto quello. Non riusciva in alcun modo a fidarsi di quei due. Poi guardò gli occhi del ragazzo, così intensi e spaesati.

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Era davvero da condannare? Avrebbe dovuto lasciare che lo ammazzassero in quel modo? Eppure non poteva lasciare che lui uccidesse ancora qualcuno.Che cosa doveva fare? La sua mente vagò per attimi che sembrarono interminabili poi, con passi lenti e decisi si allontanò da Yule che cercò di aggrapparsi a lei tenendola forte per il giubbotto di pelle. – Ti prego non lasciarmi! Non abbandonarmi!Lei però lo spinse via con forza. Soddisfatti, El-Gabal e Mitra si fecero avanti. L’uomo puntò una lama alla gola del ragazzo che con gli occhi sgranati iniziò a tremare come un bambino.- Combatti Yule! – urlò Syria all’improvviso. – Loro potranno farti del male solo finché tu non ti renderai conto che sei in grado di difenderti! - Sta zitta! – urlò la donna emettendo un verso furioso e animalesco avvicinandosi a lei, afferrandola con forza per un braccio. – Sta zitta se non vuoi che ti faccia a pezzi.La minaccia però non fece che aumentare la sua determinazione. – Yule se loro vogliono imprigionarti è perché ti temono. Sei più forte di loro!Il violento schiaffo di El-Gabal la mise a tacere. Il colpo fu talmente forte e improvviso che Syria rimase stordita per diversi secondi finché il sapore metallico del suo stesso sangue in bocca non le fece capire di essersi messa davvero in pericolo. – Ti avevo avvertito stupida mocciosa! – ringhiò la donna afferrandola per i capelli e strattonandola per costringerla in ginocchio. – Tu occupati di lui, Mitra. Io devo dare una lezione

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a questa insolente. – aggiunse sferrandole un calcio nel ventre che la fece piegare in due.Syria buttò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni, urlando mentre il dolore si diffondeva per tutto il corpo.Alzò gli occhi in tempo per vedere le unghie laccate di El-Gabal allungarsi in artigli affilati poi di nuovo un dolore accecante le trapassò il corpo.Si morse il labbro sentendo il sangue colare dai lunghi graffi che lo spirito le aveva aperto dietro la schiena. – Yule… - disse cercando di rimettersi in piedi. – Ti prego… aiutami…Il ragazzo però non faceva che continuare a tremare. Spostava lo sguardo da lei a Mitra che ormai si preparava a sferrare il suo attacco.A quel punto Syria si lasciò andare. Si accasciò a terra terrorizzata, le ferite che le bruciavano come lame roventi.El-Gabal l’afferrò nuovamente per i capelli sollevandola di peso. – Ok adesso facciamola finita. La ragazza tremò sentendo un artiglio graffiarle la carne della gola. “Aiutami, Yule” si ritrovò a pensare. “Prenditi le tue due ultime vittime!” La pressione dell’artiglio si fece ancora più forte, ma nello stesso momento El-Gabal gemette e schizzi di sangue andarono a bagnare il viso di una Syria sconvolta e incredula.Dal petto della donna, la mano di Yule emergeva stringendo forte il cuore ancora pulsante. Il ragazzo tirò indietro il braccio addentando l'organo sanguinolento con un'avidità tale da far salire un conato di

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vomito alla giovane incapace distogliere lo sguardo dalla scena.Intanto Mitra si era voltato verso di loro, guardandoli confuso come se non si fosse reso conto affatto del movimento della sua vittima.Quando si rese conto della morte della sua compagna iniziò a ringhiare. – Io ti ammazzo, maledetto!Gli si lanciò addosso con la spada sguainata, ma Yule lo superò con un balzo atterrando alle sue spalle con l'agilità di un felino. I suoi occhi dalle pupille verticali brillavano di eccitazione. Si leccò le labbra mentre con gli artigli troncava di netto la mano del suo nemico che brandiva la spada.Con un calcio, Yule scaraventò l'arma lontano.Continuava a tenere lo sguardo fisso sulla sua preda che invece imprecava cercando di tamponarsi il moncherino grondante sangue. I loro sguardi si incrociarono e Syria ebbe l'impressione che l'odio tra i due fosse qualcosa di tangibile che saturava l'aria attorno a loro.Yule stette per attaccare ancora, ma Mitra lo anticipò incurante del dolore per la mano amputata. La mano rimastagli venne avvolta da un fuoco violaceo e afferrò per la gola il ragazzo che iniziò a urlare per il dolore, dimenandosi in preda a spasmi violenti.Syria guardò con orrore il fuoco penetrargli nella pelle e insinuarsi nelle vene bruciandole dall'interno. Paralizzata dalla paura, sapeva di dover intervenire, di dover aiutarlo prima che fosse troppo tardi, ma più guardava il volto deformato dall'ira di Mitra più la sua paura aumentava. Negli occhi dello spirito

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incarnato non c'era umanità, ma un desiderio di morte che solo il sangue poteva soddisfare.Poi però gli occhi supplicanti di Yule si mossero verso di lei, chiedendole un aiuto silenzioso. Aggrappandosi a quell'immagine, Syria si mosse lentamente aggirando Mitra fino a raggiungere la sua spada.Non badò più alla sua paura né alla mano mozzata ancora stringeva l'elsa. Afferrò l'arma sollevandola con fatica per il peso eccessivo. Lasciò che fosse la rabbia a dominare, che le desse la forza per sollevare la spada eignorare il dolore alle ferite sulla schiena.Si lanciò contro di lui, calando la lama sul braccio teso dello spirito incarnato, finendo a terra per il suo stesso slancio.Con entrambe i moncherini che grondavano sangue, Mitra ringhiò allontanandosi. – Dannata mocciosa! Ti scorticherò l'anima per questo!Yule però gli era già addosso.Syria lo guardò mentre sbranava l'uomo provando un misto di disgusto e sollievo.Non le importava che il ragazzo stesse strappando e ingoiando brandelli di carne e muscoli, né delle sue mani che scavavano nella gabbia toracica mentre il suo viso s'imbrattava sempre più di sangue.Quel mostro non le avrebbe più fatto del male, solo questo importava.Mentre continuava a guardarlo Syria si rese conto di una cosa: Yule stava crescendo.

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Divorando Mitra il suo corpo stava rapidamente maturando e quando si alzò, gli occhi di un ragazzo di circa ventotto anni la stavano fissando, intensi e penetranti.– Com'è possibile? – chiese ammaliata da quel ragazzo dai lunghi capelli neri come la notte e il volto squadrato. Lui si limitò ad avanzare verso di lei fino a costringerla con la schiena contro una parete del vicolo. Stordita e per un attimo accecata dal dolore alla schiena, Syria si sentì avvampare al contatto col suo corpo che premeva con forza contro il suo.– Girati. – le sussurrò con voce calda e morbida.Lei cercò opporsi, ma i suoi occhi e il suo respiro sulla pelle abbatterono ogni difesa.Si voltò, premendo il seno contro la parete. Mentre sentiva le sue labbra scendergli dal collo lungo la schiena avvertì il lieve pizzicore delle ferite che rapidamente si stavano rimarginando.Yule si allontanò poco dopo e lei, sorpresa ed eccitata, tornò a guardarlo. – Grazie. – balbettò fissandosi i piedi.– Sono io che devo ringraziarti. – rispose il ragazzo accarezzandole il viso.All'improvviso un battito di mani lento e ritmico fece scattare Yule che si mise subito in guardia nascondendo Syria dietro di sé.All'inizio la giovane lo guardò perplessa poi scorse tre figure emergere dalle ombre: due di loro, un ragazzo e un uomo dalla pelle scura, avevano un'aria chiaramente ostile mentre il terzo, un uomo dalla pelle diafana e lunghi capelli biondi sembrava mantenere un gelido distacco.

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– Tammuz, Shamas, Bacab... che cosa ci fate qui? – ringhiò Yule mentre dalle sue mani le unghie si allungavano fino a diventare artigli neri. – Volevamo assistere al ritorno del temibile Yule. – ghignò l'uomo di colore di nome Shamas.A Syria ci volle un attimo a capire chi fossero. Con uno scatto spinse di lato Yule mettendosi tra lui e i tre spiriti incarnati. – Non lascerò che gli facciate del male!– Sei davvero sicura di sapere cos'hai liberato? – disse il giovane Tammuz stringendo i pugni. – Puoi davvero far finta di niente dopo quello che gli hai visto fare?Syria rimase spiazzata da quella domanda. Chiuse gli occhi ripensando agli orrori a cui aveva assistito da quando era entrata in contatto con Yule, ma anche a tutte le sensazioni che lui le aveva trasmesso.Li riaprì fissando i tre spiriti con decisione. – Non potrò mai dimenticare ciò che ha fatto, ma posso capire perché lo ha fatto. Voi lo avevate rinchiuso, tenuto isolato per secoli solo perché lo temevate e io non posso biasimare il suo desiderio di sentirsi ancora vivo e libero. – Dovevamo farlo. – disse l'uomo dalla pelle diafana che doveva essere Bacab – Yule era troppo potente e imprevedibile, troppo selvaggio per le nuove epoche che il mondo avrebbe visto. Se lo abbiamo rinchiuso nell'oblio è stato solo per proteggere la tua razza dalla sua follia e così dovrà essere ancora.I tre spiriti incarnati iniziarono a muoversi per circondare i due ragazzi e costringerli con le spalle al muro.

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Syria a quel punto però non provava più paura. Era determinata, pronta a tutto per aiutare Yule. Lui non era malvagio. Nonostante ciò che era, nonostante quello che aveva fatto lei era disposta ad accettarlo. – Togliti ragazzina. – disse Tammuz con degli occhi che mostravano un'età ben più antica di quella del suo corpo.Lei non cedette di un passo. – No.L'aria divenne per un attimo carica di elettricità finché qualcosa non la scacciò via come una ventata d'aria fresca.– La morte ha già ricevuto il suo compenso per oggi. – disse una voce severa e profonda. – Basta con questa guerra fratricida.Syria deglutì guardando un uomo imponente farsi largo tra i tre spiriti. Aveva una corporatura massiccia e una lunga barba bianca che incorniciava un volto paffuto, ma con due occhi di ghiaccio che sembravano trafiggere la notte.– Sinterklaas... – sussurrò Yule che per la prima volta sembrò tornato ad essere il bambino intimorito di poco prima.La ragazza lo guardò a bocca aperta. Possibile che quello spirito fosse...– Sono proprio io bambina. – disse lo spirito con un sorriso rassicurante. – Il più giovane, ma anche il più potente dei sette spiriti del Natale poiché sono in molti a credere nella mia leggenda. L'uomo guardò Yule che deglutì iniziando a tremare.– Secoli fa sei stato rinchiuso nel vuoto perché la tua influenza sull'uomo era troppo grande e non c'era nessuno in grado di controllarti. Eri arrogante e così sicuro del tuo potere da aver dimenticato da dove esso aveva orgine. – continuò Sinterklaas.

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– A quanto pare però la prigionia ti ha cambiato, Yule e questo ha fatto sì che nascesse anche qualcuno in grado di controllarti. La domanda però è: vuoi tu giovane umana diventare custode e responsabile di questo spirito incarnato?Syria non ebbe bisogno di pensarci. Aveva già la sua risposta. – Lo voglio. – disse guardando intensamente Yule negli occhi.Sinterklaas fece un cenno del capo. – La decisione è presa. Che tu possa non pentirtene mai.D'un tratto un dolore accecante s'impadronì di lei. In ginocchio, sentì tutto il suo corpo andare a fuoco seguito dalla sensazione di un ferro incandescente che le premeva sul ventre.L'ultima cosa che riuscì a percepire fu la voce disperata di Yule, il suo grido di dolore e l'odore intenso della sua carne che bruciava.

2 giorni dopo

– Syria, svegliati. – le sussurrò una voce profonda e suadente. Più che la voce però, fu la sensazione di calde mani sulla pelle e morbide labbra che le sfioravano il petto per scendere dolcemente fino al ventre.Con un sospiro languido, Syria aprì gli occhi, sorridendo al ragazzo che indugiava con le labbra sul simbolo a forma di falce di luna sul suo ventre.Il sole si affacciava appena dalle persiane abbassate della sua camere da letto e Syria riusciva a sentire i rumori e i profumi della rinascita anche a chilometri di distanza. I giorni più bui erano davvero finiri.

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– Buongiorno, Yule. – lo salutò quando lui salì a baciarle le labbra. Con una spinta decisa lo fece sdraiare supino e gli accarezzo il simbolo a forma di sole che aveva a sua volta marchiato sul ventre. Se messi i vicini i due simboli si sarebbero potuti incastrare alla perfezione a formare un unico disegno. – Buona festa della rinascita. – continuò portandosi sopra di lui. – Buon Natale.Yule sorrise con quella sua dolcezza che le faceva sciogliere il cuore. – Sei tu la mia rinascita. – le rispose per poi baciarla con intensa dolcezza. Lei lo lasciò fare. Lasciò che lui l'amasse con intensa passione che i due simboli sui loro corpi brillassero della magia che li univa, l'antico potere di Yule che adesso condividevano. Dentro di lei infatti vibrava la magia di quell'antico spirito e l'oscurità di quei giorni di tenebra.Yule invece custodiva in sé la luce della rinascita, quel potere splendente che sempre seguiva le tenebre. Una luce che era anche simbolo della sua stessa rinascita come essere in parte umano.Era stato quello il dono di Sinterklaas per la loro unione, per quel Natale così denso di significato per lei.Perché adesso Syria sapeva che il Natale non era solo un simbolo di speranza, ma un giorno in cui la magia diventa parte del mondo e durante il quale, a volte, anche i sogni più impossibili, se si arriva a desiderarli con tutta l'anima, possono diventare realtà.

A tutti voi che credete nella Magia del Natale auguro che anche nelle tenebre più profonde possiate trovare la scintilla

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capace di accendere i vostri desideri e tramutarli in splendide realtà. Buon Natale.

Paola Boni