COMUNE DI VENEZIA Ministero delle Infrastrutture · Naturalistico della Laguna collaborazione...

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COMUNE DI VENEZIA Ministero delle Infrastrutture DIREZIONE SVILUPPO DEL TERRITORIO ED EDILIZIA SETTORE PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMA INFORMATIVO GEOGRAFICO DIPARTIMENTO PER LA PROGRAMMAZIONE ED IL COORDINAMENTO DELLO SVILUPPO DEL TERRITORIO, PER IL PERSONALE ED I SERVIZI GENERALI STUDIO DI FATTIBILITA’ “Studio di fattibilità, attività di comunicazione e informazione e strumenti di pianificazione comunali per l'adeguamento alle norme relative all’attuazione dell’art. 14 del D. Lgs. 334/99 e del D.M. LL.PP. 9 maggio 2001, in materia di “controllo dell’urbanizzazione” nelle aree a rischio di incidente rilevante e per la redazione di strumenti urbanistici attuativi, programmi integrati di riqualificazione urbana o “progetti pilota” operativi, finalizzati alla regolazione e mitigazione del rischio tecnologico. Progetto operativo per l’applicazione delle norme inerenti i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione per le zone interessate dalla presenza di stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante nell'ambito dello Stabilimento I.C.B. RELAZIONE FINALE APRILE 2007

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COMUNE DI VENEZIA

Ministero delle Infrastrutture

DIREZIONE SVILUPPO DEL TERRITORIO ED EDILIZIA

SETTORE PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMA

INFORMATIVO GEOGRAFICO

DIPARTIMENTO PER LA PROGRAMMAZIONE ED IL

COORDINAMENTO DELLO SVILUPPO DEL TERRITORIO, PER IL PERSONALE

ED I SERVIZI GENERALI

STUDIO DI FATTIBILITA’

“Studio di fattibilità, attività di comunicazione e informazione e strumenti di pianificazione comunali per l'adeguamento alle norme relative all’attuazione dell’art. 14 del D. Lgs. 334/99 e del D.M. LL.PP. 9 maggio 2001, in materia di “controllo dell’urbanizzazione” nelle aree a rischio di incidente rilevante e per la redazione di strumenti urbanistici attuativi, programmi integrati di riqualificazione urbana o

“progetti pilota” operativi, finalizzati alla regolazione e mitigazione del rischio tecnologico.

Progetto operativo

per l’applicazione delle norme inerenti i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione per le zone interessate dalla presenza di stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante

nell'ambito dello Stabilimento I.C.B.

RELAZIONE FINALE

APRILE 2007

Progetto operativo per l’applicazione delle norme inerenti i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione per le zone interessate dalla presenza di stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante nell'ambito dello Stabilimento I.C.B.

Relazione Finale

Gruppo di Lavoro dello Studio di Fattibilità - Comune di Venezia

ente / settore ruolo componente responsabile Studio Paolo Barbieri collaborazione Studio Gabriele Antonangeli Direzione Sviluppo del Territorio

ed Edilizia - Area SIT collaborazione Studio Stefano Mazzariol

Direzione Ambiente e Sicurezza Territorio - Protezione civile e rischi industriali

collaborazione Studio Miriam Poli

Direzione Ambiente e Sicurezza Territorio - Osservatorio Naturalistico della Laguna

collaborazione Studio Gustavo De Filippo

consulente esterno dispersione inquinanti in laguna Andrea Cucco

consulente esterno sito Web GIS Emanuele Masiero

consulente esterno analisi multicriterio siti alternativi Ilaria Salzano

Commissione di monitoraggio e valutazione

ente / settore ruolo componente

Ministero Infrastrutture Presidente Rosario Manzo

Ministero Infrastrutture Componente Patrizia Colletta

Pianificazione Territoriale Urbanistica SIG Componente Antonio Bortoli

Sommario 1. Premessa ……………………………………………………………………….…...… pag. 5 2. Obiettivi …………………………………………………………………………...….. pag. 5 3. Quadro informativo relativo allo stabilimento e al rischio incidentale

3.1 Descrizione dell’attività e ubicazione ……………………………..……….. pag. 8 3.2 Situazione documentale …………………………………….…………….… pag. 8 3.3 Sostanze pericolose …………………………………….………………….... pag. 9 3.4 Tipologie di rischio ……………………………………………………..…... pag. 10

4. Quadro informativo relativo al contesto ambientale e territoriale

4.1 Individuazione dell’area di studio ……………………..……….………….. pag. 13

4.2 Contesto ed elementi ambientali vulnerabili ……………………..……….. pag. 13

4.3 Contesto ed elementi territoriali vulnerabili ……………..……………….. pag. 15 5. Quadro informativo relativo alle previsioni di pianificazione e programmazione

5.1 Previsioni di pianificazione urbanistica e ambientale ………………...….. pag. 17

5.2 Previsioni di protezione civile e situazioni di rischio naturale ………….. pag. 18 6. Valutazione della compatibilità ambientale e territoriale e ipotesi di scenari alternativi

6.1 Considerazioni generali ……………………..…………………..………….. pag. 19

6.2 Proposte di mitigazione del rischio ……………..……..……….………….. pag. 19

6.3 Proposte di delocalizzazione: siti possibili e valutazione delle alternative attraverso l’analisi multicriterio ……………………………………………..………...….. pag. 19

7. Comunicazione dei risultati e partecipazione dei cittadini: un prototipo di sito Web GIS pag. 27 8. Conclusioni ……………………………………………….……………..………...….. pag. 28

ALLEGATI A - Tavole di analisi − Tavola 01 Inquadramento territoriale − Tavola 02 Batimetria dei Fondali (2002)

− Tavola 03 Sedimenti superficiali. Distribuzione dei contenuti di pelite nei sedimenti della laguna di Venezia

− Tavola 04 Limincoli svernanti ed importanza ornitologia delle aree della laguna di Venezia − Tavola 05 Concentrazione nei sedimenti della laguna di Venezia di Idrocarburi Policiclici − Tavola 05-B Concentrazione nei sedimenti della laguna di Venezia di diossine e furani

(PCDD/F) − Tavola 05-C Concentrazione nei sedimenti della laguna di Venezia di PoliCloriBifenili (PCB) − Tavola 06 Limiti massimo di velocità nei canali navigabili − Tavola 07 Vincoli urbanistici- − Tavola 08 Vincoli sovraordinati − Tavola 09 Siti d'Importanza Comunitaria SIC e Zone di Protezione Speciale ZPS − Tavola 10- Strumentazione Urbanistica vigente − Tavola 11 Siti sensibili − Tavola 12 Categorie territoriali − Tavola 13 Tavola delle compatibilità (VPRG C.C. n. 98 dell’11/07/2005) − Tavola 14 Sistema delle infrastrutture − Tavola 15 Piano analisi sversamento − Tavola 16 Piano delle acque − Tavola 17 Individuazione di aree alternative B - Scheda tecnica stabilimento ICB C - Schede di rilevamento degli elementi territoriali vulnerabili a scala comunale D - Schede di rilevamento degli elementi ambientali vulnerabili a scala comunale E - Comune di Venezia -Variante al PRG per la Terraferma. Controdeduzioni alle proposte di modifica ai sensi dell'art. 46 della L.R. 61/85 - Scheda norma della zona D RU n° 11. F - Schede di individuazione di aree alternative G - Prospetto di comparazione aree alternative H - Analisi dei processi di trasporto e di diluizione di un’inquinante nelle acque lagunari (a cura del dott. Andrea Cucco) I - Situazione documentale ispettiva − Notifica e scheda informativa sui rischi di incidente rilevante (ottobre 2000) a cura di ICB spa − Rapporto finale d’ispezione del Ministero dell’Ambiente, febbraio 2002 − Notifica e scheda informativa sui rischi di incidente rilevante (aggiornamento ottobre 2005) a

cura di ICB spa − Scheda informativa sui rischi di incidente rilevante (marzo 2006) a cura di ICB spa L - Analisi multicriterio.Valutazione dei siti alternativi per la nuova localizzazione delle Industrie Chimiche Barbini (I.C.B.) (a cura dell’arch. Ilaria Salzano) M – Prototipo di sito Web GIS finalizzato alla comunicazione e alla partecipazione del progetto ICB (a cura del dott. Emanuele Masiero)

1. Premessa La presente relazione contiene i risultati raggiunti a conclusione del “Progetto operativo per l’applicazione delle norme inerenti i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione per le zone interessate dalla presenza di stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante nell'ambito dello Stabilimento I.C.B”.e viene presentata nella riunione di venerdì 13 aprile 2007 della “Commissione per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione dello studio di fattibilità per l’adeguamento dello strumento di pianificazione alle norme relative all’attuazione dell’art.14 del D.Lgs. 334/99 e del D.M. LL.PP. 9 maggio 2001” (Commissione istituita ai sensi dell’art. 6 dell’Accordo tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Provincia di Venezia per il cofinanziamento del succitato studio di fattibilità). 2. Obiettivi Il progetto operativo riguarda l’applicazione delle norme relative all’attuazione dell’art.14 del D.Lgs. 334/99 e del D.M. LL.PP. 9 maggio 2001 inerenti i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate dalla presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Nel territorio del Comune di Venezia ad ottobre 2005 (Inventario nazionale degli stabilimenti a rischio incidente rilevante – Ministero dell’Ambiente) erano presenti 23 stabilimenti a rischio di incidente rilevante di cui 17 ad alto rischio e 6 a medio rischio (come classificati secondo gli artt. 6 ed 8 del D.Lgs 334/99), che trovano ubicazione nella zona industriale di porto Marghera e aree immediatamente limitrofe (si vedano le tabb. 1 e 2 e la mappa di fig. 1 nel seguito allegate). Con riguardo a tale situazione, il Comune di Venezia ha già provveduto ad approvare una specifica Variante parziale al PRG per regolamentare l'urbanizzazione delle aree di danno soggette a "Rischio di incidente rilevante (RIR)". (art. 50, c. 3°, LR 61/85)., adottata con Delibera di C.C. n. 119 del 04/10/2004 e condrodedotta e approvata con Delibera di C.C. n. 98 del 11/07/2005. Il caso di studio qui presentato è esterno all’ambito della suddetta Variante, benché adiacente, e si riferisce al deposito di prodotti tossici dello Stabilimento Industrie Chimiche Barbini spa (I.C.B.) sito in via S. Giuliano 4, Mestre. La scelta di tale stabilimento non è motivata tanto dai livelli di rischio e di pericolosità in senso assoluto (che sono relativamente contenuti), quanto dalla particolarità dell’ubicazione, in quanto lo stabilimento insiste in un contesto di particolare pregio ambientale (gronda lagunare) interessato da un processo di trasformazione, che ne fa un’area strategica per l’assetto urbano a livello comunale e sovracomunale (il grande Parco di san Giulano). Si sottolinea che questa scelta mantiene, per le ragioni suesposte, la sua validità anche a fronte della comunicazione inviata alle autorità competenti dall’ICB SpA in data 30.11.2006 (ovvero quando il presente studio era ormai giunto alla sua fase conclusiva), secondo cui il deposito di San Giuliano non ricade più nel campo di applicazione del D.Lgs n. 334/99 artt. 6, 7 e 8, avendo diminuito gli stoccaggi di sostanze pericolose. Ciò premesso, il progetto operativo ha provveduto a: a) implementare la banca dati (informatizzata e basata su tecnologia e metodologie di tipo GIS) con particolare riferimento alle aree adiacenti allo stabilimento e con riguardo sia agli elementi territoriali e ambientali vulnerabili, sia alle previsioni urbanistiche e territoriali, che possono essere interessate dalle situazioni di rischio esistente e oggetto di tutela in riferimento ad eventuali nuovi impianti e stabilimenti; b) individuare metodologie di implementazione del progetto di PTCP della Provincia di Venezia, con le tematiche relative al rischio tecnologico per l’indicazione di linee guida di attuazione della pianificazione urbanistica nelle aree interessate dal rischio di incidente rilevante.

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Tab. 1 Comune di Venezia. Stabilimenti art. 6 D. Lgs. 334/99 - ottobre 2006

id Comune Codice Ministero Ragione Sociale Attività

25 Martellago DF034 Publigas srl Deposito Gas liquefatti 20 Mira DF029 Marchi Industriale spa Stabilimento chimico o petrolchimico 21 Venezia NF053 Miotto Generale Petroli srl Deposito di oli minerali

7 Venezia DF012 Sapio Produzione Idrogeno Ossigeno srl Stabilimento chimico o petrolchimico 12 Venezia DF008 Bunge Italia spa Altro

Tab. 2 – Comune di Venezia. Stabilimenti art. 8 D. Lgs. 334/99 - ottobre 2006

id Comune Codice Ministero Ragione Sociale Attività

17 Cona NF181 Logistica F.lli Ferrara srl Deposito di fitofarmaci 5 Mira NF007 Brenta Gas srl Deposito Gas liquefatti

26 Mira DF007 Reckitt Benckiser Italia spa Stabilimento chimico o petrolchimico 31 Mirano DF045 Trivengas srl Deposito Gas liquefatti 27 Portogruaro NF149 San Marco Gas srl Deposito Gas liquefatti 14 Pramaggiore NF037 Ever srl Deposito tossici 18 Scorzè NF014 Liquigas spa Deposito Gas liquefatti 23 Venezia NF050 Petroven srl Deposito di oli minerali 19 Venezia DF005 Marghera Servizi Industriali srl Impianti di trattamento 11 Venezia NF004 Eni spa - Divisione Refining & Marketing Raffinazione petrolio 15 Venezia DF024 I.C.B. - Industrie Chimiche Barbini spa Deposito di tossici 28 Venezia NF073 San Marco Petroli spa Deposito di oli minerali

2 Venezia NF167 Servizi Porto Marghera Scarl Impianti di trattamento 24 Venezia NF152 Polimeri Europa spa Stabilimento chimico o petrolchimico

9 Venezia NF150 Dow Poliuretani Italia srl Stabilimento chimico o petrolchimico 13 Venezia NF039 INEOS Vinyls Italia spa Stabilimento chimico o petrolchimico

3 Venezia NF074 Alcoa Trasformazioni srl Acciaierie e impianti metallurgici 30 Venezia NF009 SYNDIAL Attività Diversificate spa Stabilimento chimico o petrolchimico 10 Venezia NF178 AIM Bonifiche srl Impianti di trattamento

4 Venezia NF048 Arkema srl Stabilimento chimico o petrolchimico 16 Venezia NF036 IES - Italiana Energia e Servizi spa Deposito di oli minerali 22 Venezia NF012 Montefibre spa Stabilimento chimico o petrolchimico

8 Venezia NF024 DECAL – Depositi Costieri Calliope spa Deposito di tossici 29 Venezia NF013 Solvay Fluor Italia spa Stabilimento chimico o petrolchimico

1 Venezia NF033 3V CPM - Chimica Porto Marghera spa Stabilimento chimico o petrolchimico

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Fig. 1 – Comune di Venezia. Localizzazione stabilimenti artt. 6 e 8 D. Lgs. 334/99 - ottobre 2006

Relazione ICB Finale - pag. 7 -

3. Quadro informativo relativo allo stabilimento e al rischio incidentale 3.1 Descrizione dell’attività e ubicazione Lo stabilimento Industrie Chimiche Barbini spa (I.C.B.) è sito in via S. Giuliano 4 a Mestre (VE), mentre la sede legale della società si trova a Padova in Piazzale della Stazione 7. Si tratta di un deposito di prodotti chimici per vetrerie, in particolare per quelle di Murano, la cui attività consiste nel ricevimento, nello stoccaggio e nella successiva commercializzazione di tali prodotti. Lo stabilimento è localizzato all’interno della gronda lagunare (ai bordi della parte centrale della laguna di Venezia), all’inizio del canale San Giuliano che collega Mestre con Venezia (cfr. Allegato A - Tav.01). Il canale corre in direzione di Venezia seguendo la penisola di San Giuliano e poi parallelamente rispetto al Ponte delle Libertà. L’insediamento nel cui ambito si trova il deposito occupa un’area di circa 1.200 mq ed è costituito da attività di tipo artigianale e commerciale (depositi ed uffici). Le sostanze presenti nel deposito non sono soggette ad alcuna trasformazione, trattamento o miscelazione. Con l’eccezione di quelle soggette a riconfezionamento, tutte le sostanze sono stoccate tal quali all’interno dei medesimi contenitori in cui giungono al deposito e sono commercializzate all’interno degli stessi. Tutti i prodotti presenti, siano essi soggetti a solo stoccaggio intermedio o vengano anche riconfezionati, si trovano allo stato solido sotto forma polverulenta e/o granulare (fatta eccezione per il cadmio metallo che giunge al deposito in barrette); non sono presenti sostanze allo stato gassoso o liquido. L’arrivo delle materie prime avviene mediante autocarri che vengono scaricati, con mezzi meccanici in un’area idonea a raccogliere eventuali spanti. I prodotti vengono poi trasferiti, con l’ausilio di mezzi meccanici, e posizionati nelle aree di stoccaggio cui sono destinati all’interno di due capannoni adiacenti, e tra loro collegati mediante tettoia. Parte dei prodotti ricevuti vengono riconfezionati in imballi con peso ridotto rispetto alla confezione di ricevimento. Questa operazione viene effettuata manualmente in un apposito box, tenuto sotto aspirazione durante le operazioni, Per la successiva fase di commercializzazione, le partite in spedizione palettizzate sono inviate a destinazione, o via acqua con piccole imbarcazioni, o via strada a mezzo camion. La zona utilizzata per il carico dei mezzi stradali coincide con quella utilizzata per le operazioni di ricevimento, mentre per le spedizioni via acqua si utilizza una banchina opportunamente attrezzata. 3.2 Situazione documentale In ottemperanza ai Decreti Legislativi 334/99 e 238/05 l’Azienda ha presentato al Comune di Venezia in data 13/3/2006 i nuovi documenti relativi alla Scheda di informazione sui rischi di cui all’allegato V ed alla Notifica di cui all’art. 6. Risulta inoltre presentato al Comitato Tecnico Regionale il Rapporto di Sicurezza (art. 8), di cui non si è in possesso, tuttavia sono stati inviati al Sindaco i verbali della CTR del 3/4/2001 e del 18/2/2003 relativi rispettivamente all’istruttoria preliminare del rapporto stesso ed all’istruttoria per mancata presentazione della documentazione richiesta.

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Sono state inoltre attuate le misure di controllo previste dall’art. 25 del D. Lgs. 334/99, con l’effettuazione di una verifica ispettiva, di cui si è in possesso del rapporto finale, disposta dal Ministero dell’Ambiente, al fine di accertare l’adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti posta in atto dal gestore e dei relativi sistemi di gestione della sicurezza. Queste verifiche ispettive sono effettuate indipendentemente dal ricevimento del rapporto di sicurezza o di altri rapporti e sono concepite per consentire un esame pianificato e sistematico dei sistemi tecnici, organizzativi e di gestione applicati nello stabilimento. In merito ai documenti citati si rinvia all’Allegato I. 3.3 Sostanze pericolose Il deposito di prodotti chimici dell’ICB è soggetto ai disposti del D.Lvo n° 334/99, in quanto vi si detengono sostanze comprese nell’Allegato 1 parte 1 e 2 (∗). Premesso che, come già detto, le sostanze presenti nel deposito non sono soggette ad alcuna trasformazione, trattamento o miscelazione e si trovano allo stato solido sotto forma polverulenta e/o granulare, la situazione è sintetizzata nelle seguenti tabelle (cfr. Allegato I - Rapporto finale d’ispezione del Ministero dell’Ambiente, febbraio 2002): Tab. 3 – Sostanze stoccate nel deposito ICB (febbraio 2002)

(segue pagina succ.)

(∗) Si fa presente che in data 30.11.2006 l’ICB SpA ha comunicato alle autorità competenti che il deposito di San Giuliano non ricade più nel campo di applicazione del D.Lgs n. 334/99 artt. 6, 7 e 8, avendo diminuito gli stoccaggi di sostanze pericolose.

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Tab. 3 – Sostanze stoccate nel deposito ICB (febbraio 2002) - seguito

3.4 Tipologie di rischio Gli eventi incidentali più gravosi ipotizzabili, così come forniti dal gestore nei Rapporti di Sicurezza (cfr. Allegato I) sono:

1. Spandimento di prodotto pericoloso 2. Contatto con prodotti incompatibili 3. Caduta in acqua di un contenitore di bicromato di potassio 4. Principio di incendio all’interno dei magazzini.

Di tali eventi solo il terzo e il quarto possono avere ricadute esterne. Per quanto riguarda l’ipotesi di principio di incendio all’interno dei magazzini, si prevede la possibilità di un’emissione di fumi tossici con valori di concentrazione massima di 12,6 ppm (circa il 50% dell’IDLH) entro un’area compresa tra i 2000 e i 2700 m di raggio: non sono pertanto attese concentrazioni pericolose, tali da comportare l’ospedalizzazione, anche se sono prevedibili disagi per eventuali esposizioni prolungate. Per quanto riguarda l’ipotesi di dispersione in acqua di bicromato di postassio, utilizzato per la produzione di miscele vetrificabili dalle industrie vetrarie dell’isola di Murano, il Rapporto di Sicurezza valuta che lo sversamento di 50 kg della sostanza possa interessare 250 m3 di acqua lagunare in concentrazione pericolosa, ovvero 200 mg/l, tale da causare danni ad organismi acquatici.

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Si ritiene che quest’ultima eventualità rappresenti l’ipotesi di danno più significativa in rapporto alla vulnerabilità dell’ambiente lagunare (cfr. oltre cap. 4), in cui si colloca l’intero percorso per il trasporto dalla sede dell’ICB a San Giuliano all’isola di Murano della sostanza. Si è deciso pertanto di condurre un’analisi specifica volta a considerare gli effetti delle dinamiche di dispersione della sostanza trasportata, fino alla concentrazione ritenuta non pericolosa. Lo studio.(cfr. Allegato H – “Analisi dei processi di trasporto e di diluizione di un’inquinante nelle acque lagunari”) ha comportato la simulazione, mediante l’impiego di appropriati modelli matematici, di uno sversamento di un fusto da 50 kg di bicromato di potassio in due potenziali punti di caduta A e B (cfr. Allegato D – Tav. 15 Piano analisi sversamento e, qui di seguito, la fig. 2): − nei pressi dell’Isola di san Secondo, lungo l’omonimo canale − nei pressi dell’Isola di Murano lungo il canale degli Angeli.

Fig. 2 –Piano analisi di sversamento stabilimento ICB Per entrambi i punti di sversamento lo studio ha ipotizzato tre differenti condizioni meteo-marine: − scenario MA – solo marea astronomica − scenario SC – smarea e vento di scirocco (provenienza SSE) di intesità pari a 10 m/s − scenario BO – marea e vento di bora (provenienza NE) di intesità pari a 15 m/s. Rinviando al testo del rapporto di ricerca (vedi Allegato H) per i dettagli della metodologia utilizzata e per le assunzioni effettuate rispetto alla dinamica dello sversamento, nonché per l’illustrazione più approfondita dei risultati ottenuti, si riportano nel seguito alcuni dati di sintesi, suddivisi per scenari meteo-marini e per punti di sversamento, relativi alle estensioni in ettari delle aree di superamento della soglia di pericolosità della concentrazione di bicromato di potassio:

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Tab. 4 – Estensioni espresse in ha delle aree di superamento della soglia di pericolosità della concentrazione di K2Cr2O7

Scenario Punto A Punto B MA 65 58 SC 61 68 BO 99 121

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4. Quadro informativo relativo al contesto ambientale e territoriale 4.1 Individuazione dell’area di studio Per l’analisi del contesto e degli elementi ambientali e territoriali vulnerabili rilevanti è stata presa a riferimento un’area inclusa in un raggio di 2700 metri (cfr. Allegato A – Tav. 01), ovvero l’area entro cui sono rilevabili possibili effetti nocivi per emissione di fumi tossici da inizio di incendio (cfr. il precedente cap. 3.4). Inoltre, per quanto riguarda gli aspetti specifici legati all’ambiente lagunare, e quindi al rischio di sversamento di sostanze nocive, si è fatto riferimento ad un’ampia zona che include la gronda e i canali lagunari fino al Centro Storico di Venezia e all’isola di Murano (cfr. Allegato A – Tavv. da 02 a 06). In questo modo si dispone di un ambito di indagine idoneo ad inquadrare in modo significativo le problematiche allo studio. 4.2 Contesto ed elementi ambientali vulnerabili 4.2.1 Generalità Lo stabilimento, come già più volte accennato, è localizzato all’interno della gronda lagunare (ai bordi della parte centrale della laguna di Venezia), all’inizio del canale San Giuliano che collega Mestre con Venezia. L’area risulta essere localizzata in prossimità dell’ambito SIC IT3250031 Laguna Superiore di Venezia. Il Sito SIC (cfr. Allegato A – Tav. 09) è costituito dal bacino settentrionale del sistema lagunare veneziano, caratterizzato dalla presenza di un complesso sistema di barene, canali, velme, foci fluviali e laguna aperta con porzioni utilizzate per l’allevamento del pesce e la gestione venatoria in concessione. L’area dove sorge l’ICB dista dalle zone pregiate del SIC circa 1500 metri. Nel seguito, dopo alcuni cenni storici, verranno fornite informazioni di carattere ambientale relative sia, più in generale, al contesto lagunare circostante, sia in modo più specifico al sito in esame. 4.2.2 Cenni storici La formazione della penisola di San Giuliano è avvenuta per gradi e una svolta sostanziale è stata data dall’imbonimento iniziale lungo il canale di San Giuliano. Lungo la sponda orientale del canale sono stati eseguiti interventi con il tradizionale metodo della colmata: conterminazione delle barene, mediante arginamento (palificata) e apporto di fanghi lagunari e altri terreni alluvionali. Alla fine degli anni ‘30 [del 1900] la Punta e la prima striscia peninsulare erano già nettamente segregate dal contesto lagunare, mediante arginatura e ampia canalizzazione lungo il fianco orientale. In tempi successivi, anni ’50 [del 1900], l’imbonimento procede verso est con l’utilizzo di fanghi, gessi e inerti di risulta e da demolizione, sino alle definizione del canale scolmatore che modula il deflusso in laguna del canale Osellino. Il canale nel quale affaccia lo stabilimento non ha quindi un elevato valore naturalistico essendo stato notevolmente antropizzato, nel corso degli anni, ed avendo subito interventi di rettifica delle sponde. A tutt’oggi viene utilizzato come via di comunicazione tra la terraferma e il centro storico veneziano. I canneti presenti lungo il canale sono a continuo rischio di erosione e non presentano un alto valore ambientale. L’erosione è causata principalmente dal moto ondoso, generato dalle correnti, dai venti e dalle imbarcazioni a motore.

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4.2.3 Batimetria dei fondali Nella Tavola 02 allegata si può notare come la profondità media (comprese le aree emerse) della zona a ridosso dello stabilimento ICB non sia particolarmente elevata. Presenta invece profondità maggiore il canale che unisce punta san Giuliano a Venezia, canale che viene percorso anche dalle imbarcazioni della stessa ICB. I sistemi di barene sono invece presenti di fronte l’abitato di Campalto. 4.2.4 Sedimenti superficiali Gli effetti dei processi esogeni generano i sedimenti, che a loro volta vengono trasportati e depositati nel bacino di deposizione, in questo caso nella Laguna di Venezia. La Tavola 03 rappresenta la distribuzione del contenuto di pelite nei sedimenti, ottenuta da campioni raccolti dal MAV-CVN nel periodo 1997-1998. La pelite è materiale sciolto che rappresenta l’insieme delle parti fini dei sedimenti con dimensione inferiore ai 63 µm. Le peliti sono costituite prevalentemente da fillosilicati (minerali argillosi) prodotti dall’alterazione di altri silicati. È bene non dimenticare che il substrato sedimentario, che è stato descritto finora, “ospita” ed interagisce con le comunità bentoniche presenti all’interno del sistema lagunare. A tale proposito è utile conoscere la distribuzione areale della tipologia dei sedimenti del fondale poiché ogni zona, con una particolare energia e quindi con una certa granulometria, può ospitare organismi bentonici diversi. 4.2.5 Uccelli limicoli svernanti Per quanto concerne le specie elencate nelle direttive Uccelli (79/409/CEE) ed Habitat (92/43/CEE) il valore di importanza dell’ambito a ridosso dello stabilimento è molto basso come evidenziato nella Tavola 03 allegata alla relazione. I “limicoli” sono un gruppo di uccelli appartenenti a diverse famiglie tassonomiche, accomunate dall’utilizzare quali aree di alimentazione, esclusivamente o per alcuni periodi dell’anno, piane di fango o limo. La maggior parte delle specie compie lunghe migrazioni e, soprattutto durante il periodo invernale, è concentrata nelle zone umide costiere, particolarmente in quelle aree dove si sviluppano sensibili escursioni di marea. Per questa analisi sono state utilizzate le seguenti specie:

• Piovanello pancianera (Calidris alpina). È una specie artica, con un areale riproduttivo che comprende Groenlandia, Islanda e isole Britanniche, Scandinavia,Russia e Siberia. Migratore regolare, sverna soprattutto nelle coste dell’Europa settentrionale.

• Chiurlo maggiore (Numenius arquata). È un limicolo ampiamente distribuito nelle fasce temperate e boreali della regione paleartica.

• Pivieressa (Pluvialis squatarola). Nidifica nelle aree di tundra di gran parte della regione circumartica e sverna nelle aree costiere temperate e calde. La Laguna di Venezia ospita una porzione importante della popolazione nazionale svernante (circa il 18%).

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4.2.6 Microinquinanti organici nei sedimenti dei canali di Venezia Le acque di scarico derivanti da sorgenti domestiche, commerciali, industriali e dalla lavorazione degli alimenti contengono un’ampia varietà di inquinanti, inclusi quelli organici. Alcuni di questi, in special modo le sostanze che richiedono ossigeno, gli oli, i grassi e i solidi vengono rimossi dai trattamenti primari e secondari effettuati sulle acque di scarico. Gli altri, come i sali, i metalli pesanti ed i composti organici refrattari (resistenti alla degradazione), non sono rimossi efficacemente. PoliCloroBifenili (PCB) I policlorobifenili sono composti in cui gli atomi di idrogeno della molecola del bifenile sono sostituiti, in tutto o in parte, da atomi di cloro. La produzione di queste sostanze, iniziata agli inizi del 1900, oggi è stata abbandonata. Tuttavia, milioni di tonnellate di queste sostanze sono state prodotte ed utilizzate estesamente su scala mondiale in diversi settori. Nella Laguna di Venezia le sorgenti di PCB sono state individuate sia nelle attività cittadine che in quelle industriali legate ad alcuni cicli produttivi presenti a Porto Marghera. Altra fonte non trascurabile di PCB in laguna è rappresentata dalle deposizioni atmosferiche. Nell’immagine della Tavola 05-A è stato riportato un particolare della concentrazione nei sedimenti di PCB tratta dal webgis del Comune di Venezia, che rappresenta i dati pubblicati con l’Atlante della Laguna. Diossine e furani (PCDD/F) A causa delle particolari condizioni in cui tali composti si formano, la distribuzione e l’abbondanza relativa dei congeneri che compongono le famiglie dei PCDD e PCDF sono caratteristiche dello specifico processo da cui hanno avuto origine. Si è quindi in grado di risalire al processo produttivo che ha generato queste particolari composizioni organiche. Nell’immagine riportata nella tavola 05-B viene evidenziata la concentrazione a ridosso dello stabilimento ICB di Mestre tratta dal webgis del Comune di Venezia, Atlante della Laguna. Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) Gli idrocarburi policiclici aromatici sono molto diffusi in ambiente ed hanno ricevuto una grande attenzione a causa dei noti effetti cancerogeni di alcuni di questi composti, i più importanti tra i quali, inclusi anche nell’elenco delle sostanze prioritarie redatto in adempimento della Direttiva Acque 2000/60/CE, sono: benzo(a)pirene, benzo(b)fluorantene, benzo(g,h,i)perilene, benzo(k)fluorantene, indeno(g,h,i cd)pirene. Nell’immagine riprodotta nella Tavola 05-C viene rappresentata la concentrazione nei sedimenti di questi composti a ridosso dello stabilimento ICB di Mestre, immagine prodotta utilizzando le informazioni pubblicate nell’Atlante della Laguna. Infine in Allegato C sono riportate le schede di individuazione degli elementi ambientali comunali predisposte dalla Provincia di Venezia e dal Ministero delle Infrastrutture, che verranno utilizzate per una successiva schedatura di tutti gli elementi rilevati. 4.3 Contesto ed elementi territoriali vulnerabili L’area di gronda lagunare in corrispondenza della penisola di San Giuliano, in cui il deposito I.C.B. è inserito, riveste grande rilevanza urbanistico-territoriale, non solo (e non tanto) per le caratteristiche esistenti, quanto soprattutto per le trasformazioni in essere e per le potenzialità future. La zona, in passato soggetta a fenomeni di degrado (in particolare è stata discarica industriale di sostanze pericolose), è infatti oggetto di importanti processi di riqualificazione, che

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mirano alla valorizzazione e alla fruizione pubblica dei beni ambientali e storico-culturali presenti. Nel contesto di un’ampio compendio destinato dal P.A.L.A.V., Piano di Area della Laguna e Area Veneziana (piano di livello regionale), ad “aree di interesse paesistico-ambientale” (art. 21 lettera a) e dal PRG a Verde Urbano Attrezzato (cfr. Tavv. 07, 08 e 10), i siti sensibili (TAV. 11) più significativi (e più prossimi al deposito ICB) sono costituiti da: − il grande Parco di S.Giuliano, inaugurato nel 2005 e oggetto di un complesso progetto di

sviluppo per complessivi 700 ha; − il Forte Marghera, di origine ottocentesca (ai tempi della dominazione austriaca), in uso

all’esercito, poi dismesso e oggi interessato da progetti di recupero per destinarlo a luogo di fruizione di eventi culturali.

Da segnalare inoltre che lo stabilimento è ubicato all’interno di una zona definita “a rischio archeologico”. Per quanto riguarda l’assetto infrastrutturale (Tav. 14), il sito del deposito I.C.B. è adiacente ad un nodo di comunicazione di rilevanza regionale e nazionale. Si trova infatti in prossimità della bretella di collegamento (ai sensi del Codice della Strada classificata C, strada extraurbana secondaria) tra la SS 14 via Orlanda (classificata B, strada extraurbana principale) e la SR 11 via della Libertà (classificata B dal cavalcavia di S.Giuliano verso Mestre e Marghera e C dal cavalcavia verso Venezia). Da qui si può facilmente raggiungere il centro urbano di Mestre, quello di Venezia, la zona industriale di Marghera, il porto, l’aeroporto, nonché connettersi attraverso la tangenziale al sistema autostradale (corridoio 5). Inoltre si trova in prossimità della ferrovia Mestre-Venezia e a meno di 1 km dalla piccola stazione di Marghera Si forniscono di seguito le distanze tra il deposito ICB e i più vicini insediamenti residenziali e produttivi, nonché le principali vie di traffico nel territorio circostante (cfr. Allegato I - Rapporto finale d’ispezione del Ministero dell’Ambiente, febbraio 2002): Centro abitato più vicino (Mestre- Quartiere Aretusa 0,60 km Centro sportivo 0,70 km Via Libertà (SS11 di collegamento Venezia - Mestre) 0,40 km Cavalcavia di S.Giuliano (SS13 – Via Orlanda) 0,10 km Linea Ferroviaria Mestre – Venezia 0,35 km Canal Salso 0,01 km Zona Industriale (depositi petroliferi) 0,45 km Oleodotto AGIP (f 16, interrato a circa 2,5 m dal piano campagna) 0,01 km Zona commerciale, alberghi 0,70 km Parco S. Giuliano 0,30 km Il deposito dista, in linea retta, 4,5 m dall’aeroporto Marco Polo di Venezia ed è situato fuori della proiezione in pianta del margine del cono di atterraggio. Le strutture del deposito non rientrano comunque nelle zone di rispetto prescritte dalle norme I.C.A.O. (International Civil Aviation Organization). Utilizzando l’insieme delle informazioni sugli elementi territoriali vulnerabili congiuntamente a quelle sulle destinazioni di PRG (cfr. cap. 5.1), si è proceduto ad elaborare una mappa delle categorie territoriali di cui al D.M. LL.PP. 9 maggio 2001, da cui risulta (cfr. Allegato A – Tav. 12) che l’area artigianale e commerciale, ove è ubicato il deposito ICB, si colloca in categoria E, mentre l’immediato intorno si colloca in classe B (Parco di San Giuliano) e C (Forte Marghera).

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Infine in Allegato D sono riportate le schede di individuazione degli elementi territoriali comunali predisposte dalla Provincia di Venezia e dal Ministero delle Infrastrutture, che verranno utilizzate per una successiva schedatura di tutti gli elementi rilevati. 5. Quadro informativo relativo alle previsioni di pianificazione e programmazione 5.1 Previsioni di pianificazione urbanistica e ambientale Il disegno complessivo delle politiche urbanistiche comunali e sovracomunali assegnano all’area di gronda lagunare, in cui si colloca il deposito ICB, un ruolo di cerniera tra la Terraferma e la laguna, laguna intesa come luogo di connessione (e non più di separazione) tra la città di terra e quella di acqua (cfr. L. Benevolo, Venezia Il nuovo piano urbanistico, Bari, Laterza, 1996). Si è già detto al cap. precedente che tale area è interessata da un complesso sistema di vincoli (Tavv. 07, 08 e 09), il più importante dei quali è rappresentato dalle prescrizioni del P.A.L.A.V., Piano di Area della Laguna e Area Veneziana (piano di livello regionale), in quanto “aree di interesse paesistico-ambientale” (art. 21 lettera a), mentre il PRG vigente assegna per lo più una destinazione a Verde Urbano Attrezzato (Tav. 10), nel cui ambito si colloca il grande Parco di S.Giuliano, Il Parco di San Giuliano, inaugurato nel 2005, è oggetto di un complesso progetto di sviluppo per complessivi 700 ha, solo in parte realizzato (ovvero in corrispondenza della Penisola di San Giuliano), e che è sintetizzato nell’immagine seguente. Il sito del deposito ICB si trova dunque inserito in tale contesto di grandissimo pregio. Tuttavia la vigente Variante al PRG per la Terraferma classifica come zona D Ru – “D di ristrutturazione urbanistica” l’ambito, oggi in stato di degrado, che comprende, oltre al deposito ICB, alcune attività artigianali e commerciali. Il piano ha cioè inteso riconoscere il mantenimento di una funzione di tipo produttivo, subordinandola però ad una radicale trasformazione urbanistica, da realizzarsi tramite piano attuativo. Tale previsione, in sede di approvazione del Piano (dicembre 2004), è stata però oggetto di proposta di modifica da parte della Regione (ai sensi dell’art. 46 della L.R. 61/1985), che ne ha richiesto al Comune lo stralcio ritenendola non compatibile con le direttive del P.A.L.A.V., in quanto “area di interesse paesistico-ambientale”. Il Comune di Venezia nelle controdeduzioni alle proposte di modifica della Regione (approvate dal Consiglio Comunale nel luglio 2006 e inviate in Regione) sostiene la validità della destinazione D Ru, condizionandone però l’attuazione ad una serie di limitazioni e cautele contenute in apposita scheda norma. (cfr. Allegato E). Pertanto nel caso la Regione accetti la destinazione a D-RU, si potrebbe porre la questione se il deposito ICB, opportunamente riqualificato e ponendo in essere tutte le possibili misure di mitigazione, possa rientrare tra le attività ammesse in quella zona. A tale proposito, premesso che la scheda norma ritiene assolutamente incompatibile un’industria chimica, si potrebbe argomentare che trattasi di semplice attività di deposito, che necessita di affaccio in laguna per l’interscambio merci con Murano. Tuttavia la presenza di sostanze nocive, ancorché con effetti incidentali di portata limitata, appare difficilmente compatibile con il Parco di San Giuliano e con il contesto ambientale. Incompatibilità che, nel caso in cui la Regione respinga l’indicazione del Comune di Venezia, verrebbe senz’altro sancita.

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Fig. 3 - Piano di sviluppo del Parco San Giuliano 5.2 Previsioni di protezione civile e situazioni di rischio naturale Il piano di protezione civile, attualmente in fase di revisione, non prevede situazioni di rischio naturale per l’area in cui è insediata l’azienda, fatte salve eventuali ricadute sull’area in questione di scenari pessimistici del rischio idraulico relativi ad eventi catastrofici la cui reale probabilità di accadimento è ancora allo studio. D’altra parte dal “Piano delle Acque” redatto dal Comune di Venezia (Tav. 16) non emergono allo stato attuale situazioni di rischio idraulico per il sito ICB e zone circostanze.

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6. Valutazione della compatibilità ambientale e territoriale e ipotesi di scenari alternativi 6.1 Considerazioni generali Dalle analisi fin qui svolte, emerge un quadro di sostanziale incompatibilità ambientale e territoriale motivabile non tanto con i livelli di pericolosità e i rischi di incidenti rilevanti, che appaiono in sé relativamente contenuti (cfr. le considerazioni di cui al cap. 3.4), quanto con le peculiarità del contesto in ordine sia ai valori ambientali (gronda lagunare), sia alle trasformazioni urbanistiche in atto (sviluppo del progetto del Parco di San Giuliano), che hanno una rilevanza non solo locale ma piuttosto sovracomunale. Si procederà quindi a prendere in esame sia le proposte in ordine alla mitigazione del rischio, comunque attivabili nel breve periodo, sia alle prospettive di delocalizzazione, che appaiono pressoché obbligate, stante le considerazioni svolte al cap. 5.1. 6.2 Proposte di mitigazione del rischio Pur configurandosi quale attività in cui sono presenti sostanze potenzialmente pericolose, le condizioni operative all'interno del deposito della I.C.B. non sono critiche, in quanto le sostanze immagazzinate sono mantenute in stoccaggi separati secondo prescrizioni precise e rigorose. Le lavorazioni (riconfezionamento) non comportano reazioni chimiche e vengono eseguite a pressione atmosferica e temperatura ambiente (max 25/30°C). Oltre le cautele previste dalla vigente legislazione in tema di sicurezza, prevenzione infortuni e igiene ambientale, sono adottate ulteriori precauzioni allo scopo di prevenire le probabilità di incidenti, quali ad es. criteri finalizzati ad assicurare la separazione delle sostanze pericolose, corrette modalità di stoccaggio dei prodotti, ecc. (per un elenco completa si veda l’Allegato B - Scheda tecnica di stabilimento ICB), che nel complesso si possono ritenere adeguate, benchè in qualche aspetto migliorabili (cfr, Allegato I - Rapporto finale d’ispezione del Ministero dell’Ambiente, febbraio 2002). Si considera invece necessario agire su quella che, in rapporto al contesto ambientale, può ritenersi la causa più rilevante di rischio esterno e cioè il rischio di perdita del carico in trasporti via acqua, i cui effetti sono stati analizzati nell’apposito studio (cfr. cap. 3.4 e la relazione Allegato I - Analisi dei processi di trasporto e di diluizione di un’inquinante nelle acque lagunari, luglio 2006). In particolare, per quanto concerne il Bicromato di Potassio (K2Cr2O7), utilizzato nelle vetrerie come miscela per vetrificare e trasportato attualmente in fusti da 50 Kg., si è rilevato che il versamento di questa sostanza in laguna in determinate condizioni climatiche può arrivare ad inquinare fino a circa 120 ettari di superfici lagunare con concentrazioni superiori ai limiti di legge. Si propone pertanto di inserire all’interno dei protocolli di sicurezza della ditta il quantitativo massimo di sostanze pericolose che possono essere trasportate in un viaggio (per il Bicromato di Potassio un solo fusto della capacità di 50 kg per ogni viaggio). Inoltre andrà garantita la tenuta stagna e la resistenza agli urti dei contenitori stessi. 6.3 Proposte di delocalizzazione: siti possibili e valutazione delle alternative attraverso l’analisi multicriterio Per valutare le possibilità di delocalizzazione dell’azienda ICB si è fatto ricorso all’analisi multicriterio con l’obiettivo di sperimentare una corretta metodica di supporto alla decisione, che tenesse conto delle diverse caratteristiche dei possibili siti alternativi, considerando criteri ed indicatori in grado di descrivere al meglio le alternative in oggetto e supportare una valutazione quanto più completa e soddisfacente possibile, nei limiti delle informazioni disponibili.

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Va sottolineato che lo scopo dello studio non è la definizione della soluzione ottimale, ma l’individuazione di un percorso valutativo-metodologico, in grado di fornire linee guida di approccio alla questione di ricollocazione di stabilimenti industriali in area lagunare, qualora questo sia ritenuto necessario. I dati di base per l’applicazione al caso in esame dell’analisi multicriterio sono stati desunti, con alcune necessarie integrazioni ed adattamenti, dal materiale prodotto a seguito di un’istruttoria tecnica effettuata recentemente dagli uffici della Direzione Sviluppo del Territorio ed Edilizia del Comune di Venezia per verificare la possibilità di trasferimento di alcune ditte di trasporto merci via acqua, site in Punta San Giuliano (all’interno del parco). Per una illustrazione dettagliata delle caratteristiche tecniche della metodologia utilizzata e dei risultati conseguiti, nonché per una discussione più generale sui diversi approcci teorici in tema di valutazione e sulle motivazioni che hanno portato alla scelta del tipo di analisi proposto, si rinvia all’Allegato L – “Analisi multicriterio.Valutazione dei siti alternativi per la nuova localizzazione delle Industrie Chimiche Barbini (I.C.B.)”, a cura dell’arch. Ilaria Salzano. Le aree esaminate, compresa ICB, sono 16 e sono mappate con relativo numero identificativo nella Tav. 17 e nella figura seguente. Il requisito che le accomuna è la localizzazione in affaccio alla laguna, dal momento che deve essere possibile l’interscambio merci via acqua. Da segnalare però che non sono state prese in considerazione: − quelle parti della zona industriale interessate da impianti ed attività industriali e portuali, per le

quali l’utilizzo della rete acquea risulta preclusa dai vincoli derivanti da tali attività; − le parti della gronda lagunare nord più soggetta a vincoli ambientali e direttamente connessa ai

SIC (Siti di Importanza Comunitaria) individuati in base a direttive europee.

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Fig. 4 - Individuazione di aree alternative Ciò premesso le aree considerate sono in dettaglio le seguenti (si noti che l’area in cui insiste ICB è la n° 4): 1 - Area Ex Complessi 2 - Vega Ex Agip Depositi Costieri 3 - Testata Ramo Canal Salso 4 - Zona Prod. di Ristrut. Urba. DRU n. 11 5 - Passo Campalto 6- Terminal Tessera 7- Terminal Fusina 8 – Tronchetto 9 - Isola delle Sculture 10 - Area Fronte San Giuliano 11 - Area Comparto D5.2 12 - Area Ex Italiana Coke 13 - Area API 14 - Area Fintitan 15 - Area Ex Piros e Sacaim 16 - Area Agip ed altre Per ciascuna area è stata analizzata una molteplicità di parametri (criteri) di natura urbanistica, ambientale e trasportistica (cfr. Allegato G – Prospetto di comparazione aree alternative):

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Tab. 5 – Criteri di valutazione delle aree

criterio valori 1 DESTINAZIONE URBANISTICA (PRG

vigente/adottato) conformità (o difformità) minima / media / elevata

2 STATO STRUMENTAZIONE URBANISTICA GENERALE

conclusa / in iter

3 STATO STRUMENTAZIONE URBANISTICA ATTUATIVA

vigente o non prevista / in iter / mancante

4 PROPRIETA' pubblica / privata / mista 5 LIVELLO DI COMPROMISSIONE DELLE AREE aree libere / aree con edifici dimessi / aree

compromesse da attività esistenti 6 VINCOLI O PENALIZZAZIONI storici si / no ambientali si / no elettrodotti si / no bonifiche area bonificata / in corso di bonifica / da

bonificare / bonifica non necessaria 7 NECESSITA' DI REALIZZAZIONE DI OPERE

CONSISTENTI nessuna necessità / limitata necessità / media necessità / elevata necessità

8 NUMERO DI SITI SENSIBILI nel raggio di 2,7 km numero 9A PRESENZA DI AREE ECOLOGICAMENTE

PREGIATE PER LA PROBABILE PRESENZA DI HABITAT O SPECIE NEL SITO DELLO STABILIMENTO (SIC IT3250031 e SIC IT3250030)

da 0 = alto pregio a 5 = basso pregio

9B PRESENZA DI AREE ECOLOGICAMENTE PREGIATE PER LA PROBABILE PRESENZA DI HABITAT O SPECIE LUNGO IL PERCORSO (SIC IT3250031 e SIC IT3250030)

da 0 = alto pregio a 5 = basso pregio

10 ACCESSIBILITA' VIA TERRA buona / media / scarsa / nulla 11 COMMISTIONE CON FLUSSI DI TRAFFICO

ACQUEO PORTUALE si / no

12 LUNGHEZZA DEL TRAGITTO COMPLESSIVO IN LAGUNA

in Km / in tempo di percorrenza

13 DATI DIMENSIONALI superficie interessata mq fronte acqueo ml

Inoltre per ciascuna area è stata prodotta una scheda illustrativa (cfr. Allegato F - Schede di individuazione di aree alternative). La classificazione di ciascuna delle 16 aree con i 13 parametri (criteri) sopradescritti ha consentito di popolare la “matrice degli impatti” che rappresenta il primo passo del percorso valutativo. Lo step successivo è stata una rimodulazione dei dati cercando di trasformare la matrice delle informazioni in “conoscenza strutturata” in grado di consentire una corretta comparazione e valutazione dei siti alternativi proposti. Per ciascuno dei criteri è stata data una misura al corrispondente indicatore in grado di rappresentare al meglio la relativa alternativa. La varietà dei criteri considerati ha consentito l’uso di indicatori qualitativi e quantitativi. Questi ultimi sono stati utilizzati soltanto per i dati relativi al percorso (criterio 12 – Lunghezza complessiva del tragitto: in km ed in minuti), i dati dimensionali (criterio 13 – Superficie dell’area in mq e fronte acqueo in ml) ed il numero di siti sensibili presenti nel raggio di 2,7 km (criterio 8). Altro aspetto rilevante è stato sicuramente quello che tiene conto delle modalità di accesso al sito: sia da terra che attraverso la laguna, con la conseguente

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commistione con altri tipi di “traffici”. Il primo indicatore, pur essendo espresso con giudizio qualitativo è riuscito a dare una specifica differenziazione tra le aree, rafforzata anche dall’indicatore “quantitativo” del percorso lagunare (espresso sia in km di percorso, che in minuti, cioè in tempo di percorrenza). Importanza rilevante è stata conferita agli aspetti urbanistici, definiti da tre criteri in quanto, l’indisponibilità dell’area, a causa di incompatibilità con la strumentazione urbanistica vigente, comporterebbe tempi di attesa lunghi, così come il dato relativo alla “bonifica delle aree” che, nonostante espresso in termini qualitativi, è riuscito a dare una discreta percezione delle “necessità” in merito alla bonifica. Rispetto a quest’ultimo criterio, nonché agli altri “vincoli o penalizzazioni” considerati, al criterio sulle “aree già compromesse” e sulla “necessità di opere consistenti”, è mancato sicuramente il valore quantitativo (soprattutto relativo ai costi) che avrebbe fornito maggiore significatività all’analisi. Importanti anche i criteri ecologico-ambientali (criteri 8 e 9, ma anche 6). Gli indicatori non quantitativi sono espressi mediante il sistema binario del tipo “si/no” che evidenzia semplicemente la presenza o meno sul territorio di un dato effetto. Altri effetti sono “misurati” attraverso giudizi qualitativi (con range tra 0/++ e 0/+++++), che massimizzano le performance di ciascuna alternativa rispetto al criterio corrispondente: in cui lo zero rappresenta una condizione estremamente negativa mentre il range “+++++” la condizione preferibile alla localizzazione, ovviamente relativamente al criterio in oggetto. Tenendo conto delle caratteristiche delle alternative in esame, dei criteri e degli impatti identificabili, di natura sia qualitativa che quantitativa, si è scelto di applicare il metodo di Regime (Hinloopen e Njikamp, 1990), incluso nel software Definite 2000 (Herwijnen e Janssen, 1988). La struttura del metodo si basa su due elementi essenziali: una matrice degli impatti ed un set di pesi da attribuire ai criteri. Un ruolo significativo è svolto dai pesi attribuiti, che sono esplicativi delle informazioni riguardanti l’importanza relativa dei criteri nell’ambito della valutazione. Utilizzando indicatori sia qualitativi che quantitativi il metodo in questione è in grado di calcolare un indice sintetico, che definisce la graduatoria di preferibilità fra tutte le opzioni alternative: quanto più alto è l’indice tanto più l’opzione è preferibile (per i dettagli tecnici si rinvia all’Allegato L). . La matrice, pertanto, è stata adatta allo schema del software Regime, e, inseriti i dati, si è proceduto con l’elaborazione dei risultati. Con riguardo all’obiettivo dichiarato di sperimentare un percorso di analisi e valutazione di scelte alternative, sono stati effettuate diverse simulazioni. Simulazione A. Attribuendo stesso peso (cioè uguale importanza ai fini della valutazione) a tutti i criteri dell’analisi, l’esito è che l’alternativa 16 risulta al primo posto (0,97), seguita dalla 7 (0,92) e dalla 12 (0,81). Vi è comunque un gruppo di alternative attestate tra 0,60 e 0,70 (aree 1, 6, 2 e 14) che hanno delle caratteristiche che soddisfano i criteri richiesti in maniera comunque soddisfacente. L’area 4, in cui è attualmente localizzato lo stabilimento, risulta all’8° posto, a riconferma che non èerrata una sua delocalizzazione. Simulazione B. È stata poi considerata la possibilità di dare maggiore peso ad alcuni criteri per evidenziare la “potenzialità” del metodo di Regime di fornire un’ulteriore opportunità al “decisore politico”, per “motivare la scelta” o per coinvolgere la collettività nelle scelte. L’esemplificazione ha visto l’attribuzione di una maggiore importanza al criterio 1 (Destinazione urbanistica) ed uguale “peso” a tutti gli altri. In questo caso non cambiano le alternative classificate ai primi tre posti, ma cambia l’ordine delle prime due e soprattutto la percentuale di classificazione. L’area 7 diventa prima (0,95), seconda l’area 16 (0,89) e terza la 12 (0,86). Migliora il coefficiente dell’alternativa 12 e diminuisce quello relativo alle prime due. La priorità al criterio 1 viene proposta dall’Amministrazione Comunale, soprattutto perché la conformità urbanistica diventa prioritaria per accelerare le procedure e, quindi, l’inizio dei lavori. Resta un gruppo di alternative attestate tra 0,60 e 0,70 (aree 1, 6, 2 e 14) che hanno comunque delle caratteristiche per poter

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rappresentare scelte possibili, superando il coefficiente 0,50. Tra queste risulta anche l’attuale sito di localizzazione dello stabilimento (area 4). Simulazione C. Un’altra attribuzione di pesi ai criteri è stata espressa da un rappresentante dell’Amministrazione Comunale di Venezia, coinvolto nel progetto, considerato come “giudizio esperto” È stata data una classificazione ai criteri da “A” a “D” dove “A” è il peso maggiore dato ad una serie di criteri e “D” quello minore come importanza. I “pesi” sono espressi mediante una graduatoria di “importanza” in cui A dà importanza forte, B e C intermedia e D scarsa importanza. I risultati conseguiti con questa “classificazione” dei criteri creano delle modifiche tra le alternative ai primi posti: l’area 7 è prima come nel caso precedente, con un coefficiente di 0,97, maggiormente distanziata dalla seconda, l’area 16 (0,84). Al terzo posto risulta l’area 14 (0,79) e quarta la 12 (0,77). In questo caso c’è una maggiore differenziazione tra le alternative: l’alternativa 1 con 0,67 e la 2 con 0,64; l’alternativa 6 e la 13 risultano a 0,52 e distanziata di poco la 11 con 0,50. Da considerare inoltre che, con l’attribuzione dei pesi ai criteri, l’area su cui insiste attualmente lo stabilimento (alternativa 4), si attesta al 12° posto (0,37), probabilmente perché i criteri individuati come “rilevanti” e a cui è stato dato maggiore peso, denotano le attuali carenze del sito. Simulazione D.1. Poichè nella matrice dei dati in esame vi è una forte presenza di dati qualitativi, ai pochi dati quantitativi rilevati, viene attribuita, dal software, maggiore importanza . La superficie dell’area, in particolare, era riferita all’intera proprietà di pertinenza, non soltanto alla superficie utile. Dal momento che così molte aree risultavano sovradimensionate, mentre anche la più piccola proprietà considerata risultava avere superficie idonea ad ospitare lo stabilimento, si è ritenuto opportuno verificare i risultati del metodo non considerando l’indicatore relativo all’estensione dell’area, ma solo la dimensione del fronte acqueo, importante per il carico e scarico delle merci per il trasporto lagunare. Attribuendo stesso peso ad ogni criterio (come nella Simulazione A) i risultati evidenziano che, rispetto al ranking della Simulazione A, le prime tre posizioni delle alternative “preferite” non sono cambiate ed appaiono migliori, nell’ordine, la 16, la 7 e la 12. Tuttavia si riducono gli “indici” di preferenza delle prime due, mentre migliora, anche se di poco, quello dell’area 12. La posizione delle aree successive varia, evidenziando la rilevanza del criterio dimensionale non considerato. Simulazione D.2. Escludendo dal calcolo l’estensione dell’area (come nella Simulazione D.1), e dando maggiore peso al criterio 1 rispetto a tutti gli altri (come nella Simulazione B), l’influenza attribuita al criterio 1 rispetto agli altri, fa variare i risultati con l’area 7 (0,90), che viene preferita alla 12 (0,87) di pochissimo, terzo posto per la 14 e quarto per l’area 16, che nei precedenti ranking risultava sempre al primo o al secondo posto. Anche in questo caso, dando maggiore rilevanza al criterio 1, l’area 4 risulta attestarsi al quinto posto. Simulazione D.3. Escludendo dal calcolo l’estensione dell’area (come per la D.1), e assegnando i pesi del “sapere esperto” per interpretare i criteri considerati attribuendo loro una classe di importanza (come nella Simulazione C), le prime quattro alternative in classifica restano le stesse del ranking della Simulazione C, tuttavia la prima è ancora l’area 7, mentre seconda è la 14 (prima al terzo posto), segue la 16 (al secondo posto nella classificazione precedente) e quarta la 12 (stessa posizione anche in precedenza). La seguente tab. 6 sintetizza i risultati ottenuti, evidenziando l'ordine di graduatoria e il relativo punteggio per ciascuna area in ciascuna simulazione. Rinviando ancora all’Allegato L per l’analisi di dettaglio di questi risultati, in questa sede ci limitiamo ha evidenziare che le aree che hanno ottenuto le migliori performance, comparendo nei primi tre posti della graduatoria in più di una delle simulazioni effettuate, sono nell’ordine le seguenti:

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− 7 - Terminal Fusina − 13 - Area API − 12 - Area Ex Italiana Coke − 14 - Area Fintitan. In conclusione, il percorso metodologico individuato fornisce delle indicazioni di partenza per costruire un’adeguata struttura valutativa in grado di realizzare uno strumento di supporto alla decisione utile e soprattutto “trasferibile”, se opportunamente calibrato rispetto alle diverse esigenze, in altri contesti con problematiche analoghe. Nella strutturazione del processo valutativo sperimentato nel caso della ricollocazione dello stabilimento ICB si possono tuttavia evidenziare due elementi di debolezza, che andrebbero opportunamente compensati: la mancanza di un adeguato coinvolgimento della collettività nelle scelte e la carenza di indicatori quantitativi legati alla dimensione economica dei fenomeni considerati. Per quanto riguarda il primo aspetto, va sottolineato che il coinvolgimento della collettività se da un lato rischia di essere motivo di conflitto in situazioni reali, dall’altro, se inserito correttamente nel processo, può diventare ulteriore punto di forza per il decisore politico e valido supporto nelle scelte. La partecipazione può avvenire a vario livello nel percorso, sia per la costruzione della matrice (costruzione di obiettivi, criteri, indicatori, scelta delle alternative), che nella fase valutativa con l’attribuzione dei pesi ai criteri. Per quanto riguarda il secondo aspetto, è chiaro che la dimensione economica va considerata, così come quella ecologico-ambientale e sociale, nell’articolazione di scelte volte alla sostenibilità. L’assenza di dati quantitativi, dovuta spesso ad una carenza delle informazioni e non necessariamente ad una impossibilità di misurazione, è legata soprattutto ad una incompleta analisi economico-finanziaria, che diventa, invece, fondamentale in presenza di “scelte reali”. L’analisi multicriterio non deve quindi escludere a priori l’analisi finanziaria ed economica; anzi, a partire dalla stessa, deve mostrarsi in grado di riuscire a comprendere ed analizzare un maggior numero di criteri (come quelli relativi all’ambiente, al paesaggio, alla qualità dell’aria, ecc.) difficilmente misurabili con dati quantitativi. In definitiva la possibilità dell’analisi multicriterio di inglobare anche dati economico-finanziari può rappresentare uno dei punti di forza della stessa.

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Tab. 6 – Sintesi dei risultati ottenuti nelle diverse simulazioni

A B C D1 D2 D3 Area Alternativa Posi -

zione Pun -teggio

Posi -zione

Pun -teggio

Posi -zione

Pun -teggio

Posi -zione

Pun -teggio

Posi -zione

Pun -teggio

Posi -zione

Pun -teggio

1 - Area Ex Complessi 4 0,69 6 0,62 5 0,67 6 0,65 6 0,58 5 0,65

2 - Vega Ex Agip Depositi Costieri 6 0,66 8 0,59 6 0,64 5 0,66 7 0,58 6 0,63

3 - Testata Ramo Canal Salso 16 0,01 15 0,12 15 0,12 15 0,05 14 0,19 15 0,14

4 - Zona Prod. di Ristrut. Urba. DRU n. 11 8 0,54 5 0,64 12 0,37 7 0,57 5 0,67 12 0,38

5 - Passo Campalto 13 0,28 13 0,24 13 0,23 10 0,46 11 0,41 13 0,28

6 - Terminal Tessera 5 0,67 7 0,61 7 0,52 9 0,50 9 0,45 9 0,47

7 - Terminal Fusina 2 0,82 1 0,99 1 0,97 2 0,87 1 0,90 1 0,96

8 – Tronchetto 10 0,39 9 0,51 10 0,47 13 0,29 10 0,44 10 0,44

9 - Isola delle Sculture 15 0,09 16 0,07 16 0,03 16 0,05 16 0,03 16 0,02

10 - Area Fronte San Giuliano 14 0,17 14 0,15 14 0,15 14 0,16 15 0,14 14 0,14

11 - Area Comparto D5.2 9 0,48 10 0,43 9 0,50 8 0,51 8 0,46 8 0,53

12 - Area Ex Italiana Coke 3 0,81 3 0,86 4 0,77 3 0,82 2 0,87 4 0,77

13 - Area API 12 0,32 12 0,29 8 0,52 11 0,41 12 0,36 7 0,56

14 - Area Fintitan 7 0,61 4 0,69 3 0,79 4 0,76 3 0,82 2 0,84

15 - Area Ex Piros e Sacaim 11 0,38 11 0,34 11 0,41 12 0,35 13 0,31 11 0,41

16 - Area Agip ed altre 1 0,97 2 0,89 2 0,84 1 0,88 4 0,78 3 0,78

Relazione ICB Finale - pag. 26 -

7 Comunicazione dei risultati e partecipazione dei cittadini: un prototipo di sito Web GIS La necessità di informare e di coinvolgere i cittadini all’interno dei risultati del progetto ICB, inteso come momento esemplificativo delle problematiche connesse ai processi di riduzione del rischio da incidente rilevante e di avvio di programmi di riqualificazione urbanistica in aree ad alta valore ambientale, deriva direttamente da quanto contenuto nei documenti programmatici sottoscritti dalle diverse parti (Comune, Provincia e Ministero delle Infrastrutture). Risulta infatti che la componente del coinvolgimento dei cittadini nelle scelte dell’amministrazione è una delle priorità e delle necessità che si prefiggono di raggiungere Direttive quali la L. 42/2001 (VAS) e normative Nazionali (TU Ambiente) e Regionali (Nuova Legge di Governo del Territorio LR 11/2004). Ciò è particolarmente rilevante nella fase di valutazione di siti alternativi per la delocalizzazione di attività non compatibili con il contesto di attuale ubicazione. Nel caso dell’ICB tale valutazione, come si è visto al cap. 6.3 è supportata con un’analisi multicriterio, una metodologia che può essere fortemente valorizzata consentendo ai cittadini o a gruppi di portatori di interessi diffusi di intervenire nei processi decisionali attraverso valutazioni specifiche in grado di determinare pesi e criteri utili alla scelta finale. Tutto ciò premesso, si è ritenuto di affrontare il tema della comunicazione dei risultati conseguiti e di promuovere la partecipazione al processo di valutazione e decisione attraverso la realizzazione di un prototipo di sito Web Gis che consente: - la consultazione e il download di tutta la documentazione prodotta nell’ambito del Progetto

ICB; - la navigazione geografica nell’area di studio, accedendo interattivamente ai principali tematismi

cartografici (carta base, ortofotopiano, strumenti urbanistici, sistema dei vincoli, siti sensibili, ecc.)

- la partecipazione all’analisi dei siti alternativi dando la possibilità a diversi soggetti (istituzioni coinvolti nella decisione, alle associazioni portatrici di interessi diffusi e ai cittadini registrati) di fornire valutazioni specifiche (anche allegando documenti informatici di vario tipo) ai siti decisi dall’Amministrazione, ovvero di segnalare nuove e diverse aree che non sono state prese in considerazione.

Nell’Allegato M, a cura del dott. Emanulele Masiero, viene fornita una sintetica descrizione delle principali funzionalità e caratteristiche tecniche dell’applicativo interamente realizzato in ambiente software open source.

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8 Conclusioni Il presente studio ha permesso di condurre un articolato percorso metodologico finalizzato alla predisposizione di strumenti di piano e politiche di intervento in tema di mitigazione del rischio industriale, con particolare riferimento alle problematiche di recupero e riqualificazione di aree pregiate sotto il profilo ambientale e della fruizione collettiva. Tale percorso metodologico ha innanzitutto comportato una ricognizione completa del quadro conoscitivo necessario all’analisi dell’insediamento produttivo (lo stabilimento ICB, un deposito di prodotti chimici destinati in particolare alle vetrerie dell’Isola di Murano) e dell’area circostante (la gronda della laguna di Venezia nei pressi del grande parco urbano di S.Giuliano), con riguardo quindi: − alle caratteristiche dell’attività in esame ed alle relative tipologie di rischio (con uno specifico

approfondimento del rischio connesso allo sversamento di sostanze inquinanti in laguna); − al contesto ambientale e territoriale e agli elementi vulnerabili; − alle previsioni di pianificazione urbanistica e di settore (Piano protezione civile e simili). Questa parte dello studio ha evidenziato come sia essenziale da un lato avvalersi di un approccio multidisciplinare, dall’altro strutturare le informazioni sul territorio utilizzando la tecnologia software G.I.S. ed inserirle, per quanto possibile, nei flussi di aggiornamento del sistema informativo comunale e degli altri Enti interessati (Provincia, Regione, ARPAV, ecc.), così come previsto dalla legge urbanistica regionale del Veneto n. 11/2004. Dalle analisi svolte è emerso un quadro di sostanziale incompatibilità ambientale e territoriale dell’insediamento produttivo in esame, motivabile non tanto con i livelli di pericolosità e di rischio (non particolarmente rilevanti), quanto con le peculiarità del contesto in ordine sia ai valori ambientali, sia alle trasformazioni urbanistiche in atto, di rilevanza non solo locale ma piuttosto sovracomunale. Oltre a prendere in esame i possibili interventi per la mitigazione del rischio attivabili nel breve periodo, ci si è pertanto concentrati sulle prospettive di delocalizzazione dell’attività. Una approfondita ricognizione delle possibili aree alternative (16 aree con il prerequisito dell’affaccio in laguna) ha consentito di sintetizzarne le caratteristiche in un set di 13 indicatori, prevalentemente qualitativi, di natura urbanistica, ambientale e trasportistica, su cui è stata applicata una specifica tecnica di analisi multicriterio allo scopo di definire una graduatoria di preferibilità fra tutte le opzioni alternative. Al fine di testare il metodo sono state effettutate diverse simulazioni (variando il peso attribuito ai diversi criteri, considerando o meno l’estensione dell’area), al termine delle quali sono risultate essere quattro le aree con migliore performance su cui orientare una scelta definitiva. In conclusione, la tecnica multicriterio sperimentata si è dimostrata adeguata per realizzare uno strumento di supporto alla decisione utile e soprattutto “trasferibile”, se opportunamente calibrato rispetto alle diverse esigenze, in altri contesti con problematiche analoghe. Nel caso in esame si sono però anche evidenziati due elementi di debolezza che, in future applicazioni, andranno opportunamente compensati: − la carenza di indicatori quantitativi legati alla dimensione economica dei fenomeni considerati; − .la mancanza di un adeguato coinvolgimento della collettività e dei soggetti portatori di interessi

diffusi nel processo di scelta. Mentre per il primo fattore non è stata possibile un’integrazione dell’analisi, dal momento che il reperimento dei necessari dati economico-finanziari avrebbe comportato tempi e costi non compatibili con il caso di studio, per il secondo (la partecipazione) è stato possibile testare un mezzo di supporto attraverso la realizzazione di un prototipo di sito web Gis, interamente basato su software open source e quindi a basso costo di impianto. Il sito web Gis, unendo alle caratteristiche

Relazione ICB Finale - pag. 28 -

di interattività proprie di Internet l’immediatezza della navigazione su mappe tematiche georiferite ed appoggiate su immagini aeree (ortofotopiano), si è dimostrato uno strumento valido per un agevole consultazione della corposa documentazione di analisi e, soprattutto, per promuovere la partecipazione al processo di valutazione di siti alternativi per la delocalizzazione di attività non compatibili con il loro attuale insediamento.

Relazione ICB Finale - pag. 29 -

ALLEGATI

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO A

Tavole di analisi

− Tavola 01 Inquadramento territoriale − Tavola 02 Batimetria dei Fondali (2002) − Tavola 03 Sedimenti superficiali. Distribuzione dei contenuti di pelite nei sedimenti della

laguna di Venezia − Tavola 04 Limincoli svernanti ed importanza ornitologia delle aree della laguna di Venezia − Tavola 05 Concentrazione nei sedimenti della laguna di Venezia di Idrocarburi Policiclici − Tavola 05-B Concentrazione nei sedimenti della laguna di Venezia di diossine e furani

(PCDD/F) − Tavola 05-C Concentrazione nei sedimenti della laguna di Venezia di PoliCloriBifenili (PCB) − Tavola 06 Limiti massimo di velocità nei canali navigabili − Tavola 07 Vincoli urbanistici- − Tavola 08 Vincoli sovraordinati − Tavola 09 Siti d'Importanza Comunitaria SIC e Zone di Protezione Speciale ZPS − Tavola 10- Strumentazione Urbanistica vigente − Tavola 11 Siti sensibili − Tavola 12 Categorie territoriali − Tavola 13 Tavola delle compatibilità (VPRG C.C. n. 98 dell’11/07/2005) − Tavola 14 Sistema delle infrastrutture − Tavola 15 Piano analisi sversamento − Tavola 16 Piano delle acque − Tavola 17 Individuazione di aree alternative

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO B

Scheda tecnica stabilimento ICB

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO C

Schede di rilevamento degli elementi territoriali vulnerabili a scala comunale

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO D

Schede di rilevamento degli elementi ambientali vulnerabili a scala comunale

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO E

Comune di Venezia -Variante al PRG per la Terraferma. Controdeduzioni alle proposte di modifica ai sensi dell'art. 46 della L.R. 61/85 - Scheda norma della

zona D RU n° 11

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO F

Schede di individuazione di aree alternative

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO G

Prospetto di comparazione aree alternative

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO H Analisi dei processi di trasporto e di diluizione di un inquinante nelle acque lagunari - a cura del dott. Andrea Cucco

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO I

Situazione documentale ispettiva − Notifica e scheda informativa (anno 2000) a cura di ICB spa − Rapporto finale d’ispezione del Ministero dell’Ambiente, febbraio 2002 − Notifica e scheda informativa (aggiornamento anno 2005) a cura di ICB spa − Scheda informativa sui rischi di incidente rilevante (marzo 2006) a cura di ICB spa

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO L

Analisi multicriterio.Valutazione dei siti alternativi per la nuova localizzazione delle Industrie Chimiche Barbini (I.C.B.) - a cura dell’arch. Ilaria Salzano

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

Relazione ICB Fase Finale – Allegati

ALLEGATO M

Prototipo di sito Web GIS finalizzato alla comunicazione e alla partecipazione del progetto ICB - a cura del dott. Emanuele Masiero