Compassion Mag N. 02/2013

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Compassion Mag N. 02/ 2013 5 Istantanee dalla Thailandia La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica... » 8 Una sola famiglia Essere accettati è un bisogno fondamentale per ciascuno di noi, e il modo in cui questa necessità è stata soddisfatta nella nostra famiglia è determinante... » 10 Il nuovo presidente di Compassion International Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Compassion International ha avuto una forte componente spirituale... » 12 Muoversi insieme, muoversi per una causa Per ogni organizzazione non–profit, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci... » Rivista periodica di COMPASSION ITALIA ONLUS | Poste Italiane | Spedizione in a.p. | Art. 2 Comma 20/C | Legge 662/96 | D.C. | D.C.I. Torino – N. 01/2013

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In questo numero: - Istantanee dalla Thailandia - Una sola famiglia - Il nuovo presidente di Compassion International - Muoversi insieme, muoversi per una causa

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—Compassion MagN. 02/2013

— 5

Istantanee dalla Thailandia

La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica... »

— 8

Una sola famiglia

Essere accettati è un bisogno fondamentale per ciascuno di noi, e il modo in cui questa necessità è stata soddisfatta nella nostra famiglia è determinante... »

— 10

Il nuovo presidentedi Compassion International

Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Compassion International ha avuto una forte componente spirituale... »

— 12

Muoversi insieme,muoversi per una causa

Per ogni organizzazione non–profit, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci... »

Rivista periodica di COMPASSION ITALIA ONLUS | Poste Italiane | Spedizione in a.p. | Art. 2 Comma 20/C | Legge 662/96 | D.C. | D.C.I. Torino – N. 01/2013

Essere poveri non significa solo non avere da mangiare.

— Compassion in azioneOrgano d’informazione diCOMPASSION ITALIA ONLUSsostegno a distanza

COMPASSION ITALIA ONLUSVia Corio, 15 – 10143 TorinoTel. 011 7710212 – Fax 011 7768231NUMERO VERDE 800 462999www.compassion.it – [email protected]

Direttore di COMPASSION ITALIASilvio Galvano

Direttore responsabile della rivistaLuca Brignolo

Progetto graficoGiuseppe De Chirico

RedazioneUfficio Comunicazionedi Compassion Italia

Hanno collaborato a questo numero: Franco Bosio, Stefano Miserini, Nicolino Sapio, Rino Sciaraffa.

N. 02/2013Autorizzazione del Tribunale di Torinon. 5619 del 21 giugno 2002Chiuso in redazione il 1 agosto 2013© 2013 Compassion Italia Onlus

Il materiale contenuto in questa pubblicazione non può essere riprodotto in alcuna forma senza il permesso scritto.

Compassion Italia è un’Associazione senza fini di lucro.Aderisce al Coordinamento Nazionale per l’Adozione a Distanza.

Dal 4 aprile 2008 è Socio dell’Istituto Italiano della Donazione (IID) che ne verifica annualmente la trasparenza e il corretto uso dei fondi raccolti.www.istitutoitalianodonazione.it

È certificata ISO 9001:2008

Le quote mensili e le donazioni sono detraibili dal reddito in base alle normative vigenti.

Compassion è presente su:

— Istantaneedalla Thailandia

La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica. Più tardi, seduti a un caffè, scoprimmo di avere entrambi a cuore la sorte dei poveri della terra e il desiderio di toccare le coscienze del nostro Paese. Per farlo lui utilizza le immagini che, grazie al suo straordinario talento, riesce a immortalare in fotografie che raccontano storie e descrivono vite. In queste pagine trovate il suo racconto della Thailandia, che ha visitato insieme all’amico Stefano per conoscere a fondo il lavoro di Compassion... »

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Compassion è presente su:

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La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica. Più tardi, seduti a un caffè, scoprimmo di avere entrambi a cuore la sorte dei poveri della terra e il desiderio di toccare le coscienze del nostro Paese. Per farlo lui utilizza le immagini che, grazie al suo straordinario talento, riesce a immortalare in fotografie che raccontano storie e descrivono vite. In queste pagine trovate il suo racconto della Thailandia, che ha visitato insieme all’amico Stefano per conoscere a fondo il lavoro di Compassion... »

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Compassion è presente su:

Essere poveri non significa solo non avere da mangiare.

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Essere poveri non significa solo non avere da mangiare.

— Editoriale

La solidarietà ha bisogno di semplicità. La nostra esperienza ci fa dire che ci sono tante per-sone desiderose di donare, di aiutare i più deboli, i più piccoli. Chi dona si chiede spesso come fare per donare e di chi fidar-si. Compassion esiste da più di mezzo secolo e sempre ha dato una risposta a queste domande lavorando con amore, compe-tenza e semplicità di cuore. La lotta alla povertà è un pro-blema molto complesso e non

L

Compassion esiste da più di mezzo secolo e sempre ha lavorato con amore, competenza e semplicità di cuore.

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a semplicità avvicina le persone, rende facile ciò che è difficile e comprensibili anche i concetti più complessi. Noi di Compassion vogliamo che sia semplice interagire con noi, perchè in realtà è semplice fare parte della nostra famiglia, sia come sostenitore sia come volontario. A partire da questo numero, infatti, troverai nel Mag uno spazio dove rispondiamo alle domande che sono di interesse comune. Mandaci le tue domande per la prossima edizione.

bisogna banalizzare nulla. Bi-sogna solo dare risposte sempli-ci ed efficaci, perché la pover-tà non ha bisogno di altre com-plicazioni. Ti invito a leggere il reportage sulla Thailandia (vedi pagina a fianco), capirai come sia determinante il nostro pro-gramma di sviluppo infantile.Voglio raccontarti una mia espe-rienza sul valore della semplici-tà. Alcune settimane fa ho tra-scorso del tempo con una per-sona molto preparata, che ha

studiato in una delle migliori università del mondo e ha una formidabile esperienza profes-sionale.Ero un pò imbarazzato di fron-te a una persona di tale leva-tura ma non appena ha inizia-to a parlare, con semplicità e ca-risma, mi sono sentito perfetta-mente a mio agio. Ho pensato: “Che valore immenso, la sem-plicità! Una personalità semplice può arricchirci e arrivare al cuore più di tanti discorsi altisonanti”.

Silvio Galvano | Direttore di COMPASSION ITALIA

La persona che ho incontrato è Jim Mellado, il nuovo presiden-te di Compassion International. Sono felice che la sua vita sia il riflesso della sua semplicità. Trovi a pagina 10 la presentazio-ne ufficiale di Jim in Italia, tenu-ta a Torino lo scorso 27 giugno.Facciamo nostre le parole del Maestro: siate prudenti come serpenti e semplici come co-lombe. La semplicità è una pre-ziosa virtù che apre le porte del cuore. —

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Compassion è presente su:

— Istantaneedalla Thailandia

La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica. Più tardi, seduti a un caffè, scoprimmo di avere entrambi a cuore la sorte dei poveri della terra e il desiderio di toccare le coscienze del nostro Paese. Per farlo lui utilizza le immagini che, grazie al suo straordinario talento, riesce a immortalare in fotografie che raccontano storie e descrivono vite. In queste pagine trovate il suo racconto della Thailandia, che ha visitato insieme all’amico Stefano per conoscere a fondo il lavoro di Compassion... »

“Non avevo idea di che cosa potesse significare, dato che ero molto impegnato e realizzato in quello che stavo facendo, ma Dio sapeva che avrei avuto bisogno di tempo per capire ed essere aperto!”

Nelle immagini: Jim Mellado, il nuovo presidente di Compassion International.

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Compassion Italia è un’Associazione senza fini di lucro.Aderisce al Coordinamento Nazionale per l’Adozione a Distanza.

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È certificata ISO 9001:2008

Le quote mensili e le donazioni sono detraibili dal reddito in base alle normative vigenti.

Compassion è presente su:

— Istantaneedalla Thailandia

La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica. Più tardi, seduti a un caffè, scoprimmo di avere entrambi a cuore la sorte dei poveri della terra e il desiderio di toccare le coscienze del nostro Paese. Per farlo lui utilizza le immagini che, grazie al suo straordinario talento, riesce a immortalare in fotografie che raccontano storie e descrivono vite. In queste pagine trovate il suo racconto della Thailandia, che ha visitato insieme all’amico Stefano per conoscere a fondo il lavoro di Compassion... »

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 6

“Venendo da Zurigo, una delle città più ricche del mondo, mi ha colpito molto vedere come vivono le persone più povere. Non hanno quasi nulla, eppure sono serene”.“In ogni viaggio che faccio mi piace coinvolgere delle persone, sia nella preparazione che dopo il mio ritorno – mi racconta Ni-colino – perché c’è molta ingnoranza sulla povertà, sulle cause e sulle conseguenze a lungo termine. Molti pensano che per cer-ti versi sia voluta, che tutti i poveri lo siano per scelta, ma non si rendono conto che la colpa è anche nostra che viviamo in Paesi ricchi. E poi mi piace avere a fianco un amico, approfondire il rap-porto con lui. Per andare in Thailandia ho subito pensato a Ste-fano perché oltre ad essere un bravissimo fotografo ha un grande cuore. Volevo condividere con lui questa esperienza, vedere in-sieme che cosa succede quando l’amore di Gesù viene liberato”.

Stefano, romano trapiantato a Milano, e Nicolino, abruzzese tra-piantato a Zurigo, ci hanno regalato scatti unici, di cui vedete qual-che esempio in queste pagine. Invito i lettori a visionare una galle-ry più ricca sul sito www.compassion.it.Nel corso del loro viaggio hanno visitato, oltre alla capitale Bangkok, la zona settentrionale con i principali centri Chiang Rai e Chiang Mai e i villaggi vicini. Compassion lavora in Thailandia fin dal 1970 e oggi aiuta circa 37.000 bambini grazie alle attività di 228 centri.“La famiglia è sacra, i bambini giocano e si divertono in modi sem-plici. Se è vero che è parte della loro cultura mostrare allegria, ep-pure mi è sambrata naturale la loro gioia di vivere. Ricordo la visi-ta in un villaggio sperduto, dove senza troppi pensieri hanno mes-so in tavola tutto ciò che avevano per offrirci un pasto che ci ono-rasse. Può essere anche solo un piatto di riso, ma lo dividono con te. Per certi versi non c’è il problema di raggiungere il fine mese, è la concretizzazzione del dacci oggi il nostro pane quotidiano. Do-mani porterà con sé le preoccupazioni e le gioie che gli competono. Quanto siamo poveri noi ricchi!”La regione settentrionale confina con il Laos e il Myanmar ed è una delle più povere del Paese. Qui vivono diversi gruppi etnici e tri-

bù, distribuiti fra le montagne e le zone più pianeggianti. Queste persone, molte delle quali sono profughi dei Paesi vicini, subisco-no pesanti discriminazioni, spesso anche dallo stesso governo thai-landese. I Karen, gli Hmong, gli Akha, con i loro usi e costumi, non sono con-siderati al pari del resto della popolazione e vengono mantenuti in uno stato di emarginazione che ne favorisce la povertà e ne limi-ta lo sviluppo. Diversi gruppi non hanno diritto alla cittadinanza e alle tutele che essa comporta, tanto che molti bambini non vengo-no neppure registrati alla nascita. Allo stesso tempo le condizioni di vita sono molto dure, e la norma è abitare in capanne di bambù sopraelevate (per evitare di essere travolti dalle frequenti alluvioni) nutrendosi del riso che si è riusciti a coltivare. “Nell’hotel in cui alloggiavamo – prosegue Nicolino – era costante il via vai del commercio del sesso. Non ho potuto fare a meno di pen-sare alla solitudine di chi è costretto a vendersi, e al fatto che pro-babilmente molte delle donne che vedevo erano in quella condi-zione fin da ragazzine. Il turismo pedofilo, triste piaga in Thailan-dia, è invece più nascosto, più subdolo e strisciante. Per assurdo, come impone la cortese accoglienza thai, l’ospite occidentale deve essere tutelato. Ma questo non fa che aumentare l’impatto positivo del lavoro dei centri infantili. Sono aree protette, dove gli orchi cat-tivi non entrano e dove si trasmette grande rispetto per i bambini. Il personale li cura ma senza costringeli in un sistema troppo auto-ritario; e poi non ci sono estranei, lo staff è interamente locale e i bambini sono al sicuro. Sostenere a distanza un bambino è davve-ro un gesto che cambia il mondo”.Nicolino è una persona riservata ma quando ci siamo salutati dopo che avevo raccolto i suoi pensieri mi ha detto in modo accorato: “Mi raccomando scrivilo...andate a trovare il bambino che sostenete, tornerete cambiati. Con Compassion è possibile farlo, passate una giornata con lui e al ritorno vi accorgerete che vi manca” (LB) —

Stefano Miserini, a sinistra, è nato a Roma e vive a Milano. Nicolino Sapio, a destra, è nato a Vasto e vive a Zurigo.

Le fotografie di pag. 5 e 7 testimo-niano, senza violarne l’innocenza, la dura realtà di vita di molti bambini thailandesi.

“Non avevo idea di che cosa potesse significare, dato che ero molto impegnato e realizzato in quello che stavo facendo, ma Dio sapeva che avrei avuto bisogno di tempo per capire ed essere aperto!”

Nelle immagini: Jim Mellado, il nuovo presidente di Compassion International.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 11

“Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Com-passion International ha avuto una forte componente spirituale; è infatti cominciato nell’estate del 2011, quando mia moglie Le-anne mi ha detto: Jimmy, sento che Dio ci stia chiedendo di esse-re aperti a qualcosa di nuovo che potrebbe arrivare nelle nostre vite”. Così ha esordito Jim (Santiago) Mellado parlando allo staff di Compassion Italia, nel corso della visita nel nostro Paese tenu-ta a fine giugno scorso.

“Circa un anno dopo, Wess Staf-ford, presidente di Compassion e prossimo alla pensione, mi chiese se ero disposto ad es-sere uno dei candidati alla sua successione. Ciò che Wess non poteva sapere era che mi stavo preparando da un anno a qual-cosa del genere!”Negli ultimi vent’anni Jim Mel-lado è stato direttore della Wil-low Creek Association (WCA), un’organizzazione che esiste per equipaggiare la chiesa e i suoi responsabili. Si è laurea-to con lode in Ingegneria Mec-canica presso la Southern Me-thodist University di Dallas e ha conseguito un Master in Busi-ness Administration alla Har-vard Business School. Nel 1988 ha partecipato alle Olimpiadi di Seul in Corea del Sud, gareggiando nel decathlon per El Salvador, il Paese dove è nato. Parla perfettamente lo spagnolo e ha vissuto in varie nazioni, fra cui alcuni dove sono presenti centri Compassion: El Salvador, Nicaragua, Bolivia, Colombia e Filippine.“Se guardo indietro alle mie esperienze di vita – continua Jim – mi accorgo che Dio mi stava preparando, ispirando e formando per ri-coprire questo ruolo fin dalla mia infanzia. Mio padre infatti era ingegnere civile e ha contribuito alla costruzione di grandi infra-strutture, come dighe e ponti, in Paesi dove la povertà era mol-to diffusa. Fin da bambino ho così visto gli effetti terribili della mancanza di mezzi nella vita delle persone e ho conosciuto tanti bambini prigionieri della povertà. Addirittura mio padre era in Co-rea negli anni ’50, proprio quando Everett Swanson, il fondatore di Compassion, fu toccato dalle terribili condizioni di vita dei bambi-

ni e decise di occuparsene. È stato un onore, oltre trent’anni dopo, tornare con lui in occasione delle Olimpiadi ed è meraviglioso sa-pere, oggi, che i Coreani sono fra i principali sostenitori dell’ope-ra di Compassion”.Jim assumerà ufficialmente l’incarico nel mese di settembre ed ha impegnato questi ultimi due mesi per visitare tutti i Paesi part-ner, accompagnato dal presidente uscente. Wess Stafford, che ha ricoperto questo ruolo dal 1993, ha trascorso oltre trent’anni di

servizio in Compassion e con-clude il suo mandato per rag-giunti limiti di età.Wess, noto anche per il libro Troppo piccoli per essere igno-rati in cui racconta della sua infanzia vissuta in Africa, ave-va conosciuto Jim molti anni fa e, come ci ha raccontato, già ne aveva colto la grande passio-ne per gli altri: “Quando cer-cavo di immaginare la persona che avesse tutti i requisiti ne-cessari a ricoprire il ruolo, Jim era la prima persona che mi ve-nisse in mente. Sono certo che sarà perfettamente in grado di gestire l’intero ministero e allo stesso tempo di guidarlo verso obiettivi e aree di impatto che finora abbiamo solo sfiorato. Non potrei lasciare la mia re-sponsabilità in mani migliori”.

Jim sarà solamente il quinto presidente nei sessantuno anni di sto-ria di Compassion, a dimostrazione della solidità e stabilità di un ministero che, per la grazia di Dio, è passato dall’aiutare 180.000 bambini (quando Wess assunse la carica di presidente) al milione e quattrocentomila di oggi.

“Abbiamo una grande sfida davanti a noi – così ha concluso Jim il suo discorso – ma spesso Dio usa eventi e circostanze del tut-to inspiegabili per mostrarci la via che porta a Lui. Sono le occa-sioni in cui dobbiamo per forza decidere se continuare su quel-la strada o invertire il senso di marcia. Io ho deciso di continua-re e vi consiglio, la prossima volta che Dio vi chiama a fare qual-cosa di difficile da capire, di essere attenti e aperti al cambia-mento. E a dire sì!” —

— Il nuovo presidente diCompassion International

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Hanno collaborato a questo numero: Franco Bosio, Stefano Miserini, Nicolino Sapio, Rino Sciaraffa.

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Il materiale contenuto in questa pubblicazione non può essere riprodotto in alcuna forma senza il permesso scritto.

Compassion Italia è un’Associazione senza fini di lucro.Aderisce al Coordinamento Nazionale per l’Adozione a Distanza.

Dal 4 aprile 2008 è Socio dell’Istituto Italiano della Donazione (IID) che ne verifica annualmente la trasparenza e il corretto uso dei fondi raccolti.www.istitutoitalianodonazione.it

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“Venendo da Zurigo, una delle città più ricche del mondo, mi ha colpito molto vedere come vivono le persone più povere. Non hanno quasi nulla, eppure sono serene”.“In ogni viaggio che faccio mi piace coinvolgere delle persone, sia nella preparazione che dopo il mio ritorno – mi racconta Ni-colino – perché c’è molta ingnoranza sulla povertà, sulle cause e sulle conseguenze a lungo termine. Molti pensano che per cer-ti versi sia voluta, che tutti i poveri lo siano per scelta, ma non si rendono conto che la colpa è anche nostra che viviamo in Paesi ricchi. E poi mi piace avere a fianco un amico, approfondire il rap-porto con lui. Per andare in Thailandia ho subito pensato a Ste-fano perché oltre ad essere un bravissimo fotografo ha un grande cuore. Volevo condividere con lui questa esperienza, vedere in-sieme che cosa succede quando l’amore di Gesù viene liberato”.

Stefano, romano trapiantato a Milano, e Nicolino, abruzzese tra-piantato a Zurigo, ci hanno regalato scatti unici, di cui vedete qual-che esempio in queste pagine. Invito i lettori a visionare una galle-ry più ricca sul sito www.compassion.it.Nel corso del loro viaggio hanno visitato, oltre alla capitale Bangkok, la zona settentrionale con i principali centri Chiang Rai e Chiang Mai e i villaggi vicini. Compassion lavora in Thailandia fin dal 1970 e oggi aiuta circa 37.000 bambini grazie alle attività di 228 centri.“La famiglia è sacra, i bambini giocano e si divertono in modi sem-plici. Se è vero che è parte della loro cultura mostrare allegria, ep-pure mi è sambrata naturale la loro gioia di vivere. Ricordo la visi-ta in un villaggio sperduto, dove senza troppi pensieri hanno mes-so in tavola tutto ciò che avevano per offrirci un pasto che ci ono-rasse. Può essere anche solo un piatto di riso, ma lo dividono con te. Per certi versi non c’è il problema di raggiungere il fine mese, è la concretizzazzione del dacci oggi il nostro pane quotidiano. Do-mani porterà con sé le preoccupazioni e le gioie che gli competono. Quanto siamo poveri noi ricchi!”La regione settentrionale confina con il Laos e il Myanmar ed è una delle più povere del Paese. Qui vivono diversi gruppi etnici e tri-

bù, distribuiti fra le montagne e le zone più pianeggianti. Queste persone, molte delle quali sono profughi dei Paesi vicini, subisco-no pesanti discriminazioni, spesso anche dallo stesso governo thai-landese. I Karen, gli Hmong, gli Akha, con i loro usi e costumi, non sono con-siderati al pari del resto della popolazione e vengono mantenuti in uno stato di emarginazione che ne favorisce la povertà e ne limi-ta lo sviluppo. Diversi gruppi non hanno diritto alla cittadinanza e alle tutele che essa comporta, tanto che molti bambini non vengo-no neppure registrati alla nascita. Allo stesso tempo le condizioni di vita sono molto dure, e la norma è abitare in capanne di bambù sopraelevate (per evitare di essere travolti dalle frequenti alluvioni) nutrendosi del riso che si è riusciti a coltivare. “Nell’hotel in cui alloggiavamo – prosegue Nicolino – era costante il via vai del commercio del sesso. Non ho potuto fare a meno di pen-sare alla solitudine di chi è costretto a vendersi, e al fatto che pro-babilmente molte delle donne che vedevo erano in quella condi-zione fin da ragazzine. Il turismo pedofilo, triste piaga in Thailan-dia, è invece più nascosto, più subdolo e strisciante. Per assurdo, come impone la cortese accoglienza thai, l’ospite occidentale deve essere tutelato. Ma questo non fa che aumentare l’impatto positivo del lavoro dei centri infantili. Sono aree protette, dove gli orchi cat-tivi non entrano e dove si trasmette grande rispetto per i bambini. Il personale li cura ma senza costringeli in un sistema troppo auto-ritario; e poi non ci sono estranei, lo staff è interamente locale e i bambini sono al sicuro. Sostenere a distanza un bambino è davve-ro un gesto che cambia il mondo”.Nicolino è una persona riservata ma quando ci siamo salutati dopo che avevo raccolto i suoi pensieri mi ha detto in modo accorato: “Mi raccomando scrivilo...andate a trovare il bambino che sostenete, tornerete cambiati. Con Compassion è possibile farlo, passate una giornata con lui e al ritorno vi accorgerete che vi manca” (LB) —

Stefano Miserini, a sinistra, è nato a Roma e vive a Milano. Nicolino Sapio, a destra, è nato a Vasto e vive a Zurigo.

Le fotografie di pag. 5 e 7 testimo-niano, senza violarne l’innocenza, la dura realtà di vita di molti bambini thailandesi.

“Non avevo idea di che cosa potesse significare, dato che ero molto impegnato e realizzato in quello che stavo facendo, ma Dio sapeva che avrei avuto bisogno di tempo per capire ed essere aperto!”

Nelle immagini: Jim Mellado, il nuovo presidente di Compassion International.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 11

“Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Com-passion International ha avuto una forte componente spirituale; è infatti cominciato nell’estate del 2011, quando mia moglie Le-anne mi ha detto: Jimmy, sento che Dio ci stia chiedendo di esse-re aperti a qualcosa di nuovo che potrebbe arrivare nelle nostre vite”. Così ha esordito Jim (Santiago) Mellado parlando allo staff di Compassion Italia, nel corso della visita nel nostro Paese tenu-ta a fine giugno scorso.

“Circa un anno dopo, Wess Staf-ford, presidente di Compassion e prossimo alla pensione, mi chiese se ero disposto ad es-sere uno dei candidati alla sua successione. Ciò che Wess non poteva sapere era che mi stavo preparando da un anno a qual-cosa del genere!”Negli ultimi vent’anni Jim Mel-lado è stato direttore della Wil-low Creek Association (WCA), un’organizzazione che esiste per equipaggiare la chiesa e i suoi responsabili. Si è laurea-to con lode in Ingegneria Mec-canica presso la Southern Me-thodist University di Dallas e ha conseguito un Master in Busi-ness Administration alla Har-vard Business School. Nel 1988 ha partecipato alle Olimpiadi di Seul in Corea del Sud, gareggiando nel decathlon per El Salvador, il Paese dove è nato. Parla perfettamente lo spagnolo e ha vissuto in varie nazioni, fra cui alcuni dove sono presenti centri Compassion: El Salvador, Nicaragua, Bolivia, Colombia e Filippine.“Se guardo indietro alle mie esperienze di vita – continua Jim – mi accorgo che Dio mi stava preparando, ispirando e formando per ri-coprire questo ruolo fin dalla mia infanzia. Mio padre infatti era ingegnere civile e ha contribuito alla costruzione di grandi infra-strutture, come dighe e ponti, in Paesi dove la povertà era mol-to diffusa. Fin da bambino ho così visto gli effetti terribili della mancanza di mezzi nella vita delle persone e ho conosciuto tanti bambini prigionieri della povertà. Addirittura mio padre era in Co-rea negli anni ’50, proprio quando Everett Swanson, il fondatore di Compassion, fu toccato dalle terribili condizioni di vita dei bambi-

ni e decise di occuparsene. È stato un onore, oltre trent’anni dopo, tornare con lui in occasione delle Olimpiadi ed è meraviglioso sa-pere, oggi, che i Coreani sono fra i principali sostenitori dell’ope-ra di Compassion”.Jim assumerà ufficialmente l’incarico nel mese di settembre ed ha impegnato questi ultimi due mesi per visitare tutti i Paesi part-ner, accompagnato dal presidente uscente. Wess Stafford, che ha ricoperto questo ruolo dal 1993, ha trascorso oltre trent’anni di

servizio in Compassion e con-clude il suo mandato per rag-giunti limiti di età.Wess, noto anche per il libro Troppo piccoli per essere igno-rati in cui racconta della sua infanzia vissuta in Africa, ave-va conosciuto Jim molti anni fa e, come ci ha raccontato, già ne aveva colto la grande passio-ne per gli altri: “Quando cer-cavo di immaginare la persona che avesse tutti i requisiti ne-cessari a ricoprire il ruolo, Jim era la prima persona che mi ve-nisse in mente. Sono certo che sarà perfettamente in grado di gestire l’intero ministero e allo stesso tempo di guidarlo verso obiettivi e aree di impatto che finora abbiamo solo sfiorato. Non potrei lasciare la mia re-sponsabilità in mani migliori”.

Jim sarà solamente il quinto presidente nei sessantuno anni di sto-ria di Compassion, a dimostrazione della solidità e stabilità di un ministero che, per la grazia di Dio, è passato dall’aiutare 180.000 bambini (quando Wess assunse la carica di presidente) al milione e quattrocentomila di oggi.

“Abbiamo una grande sfida davanti a noi – così ha concluso Jim il suo discorso – ma spesso Dio usa eventi e circostanze del tut-to inspiegabili per mostrarci la via che porta a Lui. Sono le occa-sioni in cui dobbiamo per forza decidere se continuare su quel-la strada o invertire il senso di marcia. Io ho deciso di continua-re e vi consiglio, la prossima volta che Dio vi chiama a fare qual-cosa di difficile da capire, di essere attenti e aperti al cambia-mento. E a dire sì!” —

— Il nuovo presidente diCompassion International

— Muoversi insieme,muoversi per una causaer ogni organizzazione non–profit1, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci nella promozione della causa che difendono. Ogni associazione sa che la ricerca e il coinvolgimento di nuovi volontari diventa un elemento fondamentale per il proprio sviluppo e ogni associazione che ricerca e coinvolge volontari sta lavorando per il proprio futuro e per il prosieguo delle proprie progettualità.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 12

P

Le organizzazioni non–profit ri-entrano a pieno titolo tra quel-le strutture organizzate dove il “fattore umano” è fondamen-tale per i beneficiari dei propri servizi (associazioni di volonta-riato per gli anziani, le persone disagiate, malate, con disabilità etc.) sia per le cause che difen-dono, sia per le tematiche di cui si occupano, come quelle am-bientali, sociali o umanitarie in generale.La libera scelta individuale, la gratuità dell’impegno, la moti-vazione disinteressata ad occu-parsi di altri diventano gli ele-menti specifici di un proposito

che supera se stessi. Il volonta-riato è un mondo variegato, fatto di persone, progetti, sentimenti, entusiasmi, idee, attività. Il volontariato è anche un mon-do complesso, articolato, orga-nizzato con specifiche strut-ture e azioni. Chi fa il volonta-rio fa sì che la propria storia di vita faccia parte di qualcosa di più grande. Il volontario non è solo colui che “fa” qualcosa per gli altri, ma è anche colui che, condividendo la propria espe-rienza, contagia, ispira, motiva altre persone.Essere volontari è una esperien-za umana straordinaria, che ti

spinge non solo più vicino ai va-lori in cui credi e che vuoi difen-dere, ma ti porta a essere in re-lazione con altre persone, ad ab-bellire le tue esperienze di vita e ad arricchire indirettamente chi beneficia del tuo impegno.Decidere di fare il volontario non significa solo offrire un ser-vizio nei confronti del prossimo o a favore della propria associa-zione: è anche un regalo che facciamo a noi stessi. I bisogni che tocchiamo con il nostro vo-lontariato ci possono aiutare a imparare qualcosa di importan-te ed utile anche per la nostra stessa vita.

Se fai volontariato con Compassion hai la possibilità sia di mettere a frutto le tue capacità e i tuoi interessi, sia di sperimentare cose nuove! Informati ai nostri recapiti.

Page 8: Compassion Mag N. 02/2013

Essere poveri non significa solo non avere da mangiare.

— Editoriale

La solidarietà ha bisogno di semplicità. La nostra esperienza ci fa dire che ci sono tante per-sone desiderose di donare, di aiutare i più deboli, i più piccoli. Chi dona si chiede spesso come fare per donare e di chi fidar-si. Compassion esiste da più di mezzo secolo e sempre ha dato una risposta a queste domande lavorando con amore, compe-tenza e semplicità di cuore. La lotta alla povertà è un pro-blema molto complesso e non

L

Compassion esiste da più di mezzo secolo e sempre ha lavorato con amore, competenza e semplicità di cuore.

— Compassion Mag | N.02/2013 | 4

a semplicità avvicina le persone, rende facile ciò che è difficile e comprensibili anche i concetti più complessi. Noi di Compassion vogliamo che sia semplice interagire con noi, perchè in realtà è semplice fare parte della nostra famiglia, sia come sostenitore sia come volontario. A partire da questo numero, infatti, troverai nel Mag uno spazio dove rispondiamo alle domande che sono di interesse comune. Mandaci le tue domande per la prossima edizione.

bisogna banalizzare nulla. Bi-sogna solo dare risposte sempli-ci ed efficaci, perché la pover-tà non ha bisogno di altre com-plicazioni. Ti invito a leggere il reportage sulla Thailandia (vedi pagina a fianco), capirai come sia determinante il nostro pro-gramma di sviluppo infantile.Voglio raccontarti una mia espe-rienza sul valore della semplici-tà. Alcune settimane fa ho tra-scorso del tempo con una per-sona molto preparata, che ha

studiato in una delle migliori università del mondo e ha una formidabile esperienza profes-sionale.Ero un pò imbarazzato di fron-te a una persona di tale leva-tura ma non appena ha inizia-to a parlare, con semplicità e ca-risma, mi sono sentito perfetta-mente a mio agio. Ho pensato: “Che valore immenso, la sem-plicità! Una personalità semplice può arricchirci e arrivare al cuore più di tanti discorsi altisonanti”.

Silvio Galvano | Direttore di COMPASSION ITALIA

La persona che ho incontrato è Jim Mellado, il nuovo presiden-te di Compassion International. Sono felice che la sua vita sia il riflesso della sua semplicità. Trovi a pagina 10 la presentazio-ne ufficiale di Jim in Italia, tenu-ta a Torino lo scorso 27 giugno.Facciamo nostre le parole del Maestro: siate prudenti come serpenti e semplici come co-lombe. La semplicità è una pre-ziosa virtù che apre le porte del cuore. —

— Una sola famiglia

“Essere accettati è un bisogno fondamentale per ciascuno di noi, e il modo in cui questa necessità è stata soddisfatta nella nostra famiglia è determinante per il resto della vita”.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 8

(Simona Nencini, Bambini, Perciballi Editore, 2004)

— Muoversi insieme,muoversi per una causaer ogni organizzazione non–profit1, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci nella promozione della causa che difendono. Ogni associazione sa che la ricerca e il coinvolgimento di nuovi volontari diventa un elemento fondamentale per il proprio sviluppo e ogni associazione che ricerca e coinvolge volontari sta lavorando per il proprio futuro e per il prosieguo delle proprie progettualità.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 12

P

Le organizzazioni non–profit ri-entrano a pieno titolo tra quel-le strutture organizzate dove il “fattore umano” è fondamen-tale per i beneficiari dei propri servizi (associazioni di volonta-riato per gli anziani, le persone disagiate, malate, con disabilità etc.) sia per le cause che difen-dono, sia per le tematiche di cui si occupano, come quelle am-bientali, sociali o umanitarie in generale.La libera scelta individuale, la gratuità dell’impegno, la moti-vazione disinteressata ad occu-parsi di altri diventano gli ele-menti specifici di un proposito

che supera se stessi. Il volonta-riato è un mondo variegato, fatto di persone, progetti, sentimenti, entusiasmi, idee, attività. Il volontariato è anche un mon-do complesso, articolato, orga-nizzato con specifiche strut-ture e azioni. Chi fa il volonta-rio fa sì che la propria storia di vita faccia parte di qualcosa di più grande. Il volontario non è solo colui che “fa” qualcosa per gli altri, ma è anche colui che, condividendo la propria espe-rienza, contagia, ispira, motiva altre persone.Essere volontari è una esperien-za umana straordinaria, che ti

spinge non solo più vicino ai va-lori in cui credi e che vuoi difen-dere, ma ti porta a essere in re-lazione con altre persone, ad ab-bellire le tue esperienze di vita e ad arricchire indirettamente chi beneficia del tuo impegno.Decidere di fare il volontario non significa solo offrire un ser-vizio nei confronti del prossimo o a favore della propria associa-zione: è anche un regalo che facciamo a noi stessi. I bisogni che tocchiamo con il nostro vo-lontariato ci possono aiutare a imparare qualcosa di importan-te ed utile anche per la nostra stessa vita.

Se fai volontariato con Compassion hai la possibilità sia di mettere a frutto le tue capacità e i tuoi interessi, sia di sperimentare cose nuove! Informati ai nostri recapiti.

Page 9: Compassion Mag N. 02/2013

— Istantaneedalla Thailandia

La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica. Più tardi, seduti a un caffè, scoprimmo di avere entrambi a cuore la sorte dei poveri della terra e il desiderio di toccare le coscienze del nostro Paese. Per farlo lui utilizza le immagini che, grazie al suo straordinario talento, riesce a immortalare in fotografie che raccontano storie e descrivono vite. In queste pagine trovate il suo racconto della Thailandia, che ha visitato insieme all’amico Stefano per conoscere a fondo il lavoro di Compassion... »

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 9

Essere accettati, essere accolti, essere vissuti come un dono assicura le coordinate fondamentali per una buona condizione psicologica ed emotiva di qualunque bambino in qualunque famiglia del mondo; che si tratti di una famiglia che vive nel benessere o di una che vive in povertà.

Ho introdotto la mia riflessione con la citazione di questo libro dedicato ai bambini, in cui si fa riferi-mento al bisogno di essere accolti, perché credo sia importante comprendere che il sostegno a distan-za può fare molto di più che rispondere ai bisogni basilari di carattere pratico. Il cibo, l’igiene persona-le, l’assistenza medica o l’istruzione scolastica sono aspetti fondamentali di questo programma di aiu-to, ma ci sono aspetti, seppur meno intuitivi, altrettanto importanti.Ogni sostenitore che si assuma l’impegno per un’adozione a distanza deve sapere che il tipo di rap-porto che saprà costruire, attraverso un regolare scambio epistolare, potrà favorire un percorso affetti-vo con il bambino così profondo da arrivare al punto in cui ci si sente affettivamente parte della stes-sa famiglia. In altri termini, il bambino diventerà parte integrante della famiglia del sostenitore, come figlio, fratello, confidente; allo stesso modo il sostenitore, con i suoi cari, verrà idealmente accolto nel-la famiglia del bambino aiutato che, come molti nuclei famigliari dei Paesi poveri, è già allargata, con nonni, zii o addirittura vicini di casa che ne fanno parte. Dove tutti si aiutano con il poco che hanno, è naturale includere negli affetti più stretti chi, seppur da lontano, contribuisce così tanto.Molte sono le testimonianze nel corso degli anni di bambini, ora adulti, che hanno vissuto una qualità relazionale di questo tipo con il proprio sostenitore. Il fatto di avere una famiglia che travalicasse i li-miti geografici, culturali ed economici aveva instillato in loro una forte certezza d’amore e un profon-do senso di responsabilità per il proprio futuro. Altrettante sono le testimonianze di famiglie che han-no raccontato come il coinvolgimento affettivo con il bambino abbia segnato la loro vita.

Non sorprenderà che il momento più alto e coinvolgente in questo rapporto atipico si ha quando so-stenitore e bambino si incontrano di persona; spesso non bastano le lacrime di commozione e spesso l’evento rimane per mesi come l’avvenimento più importante dell’intero villaggio o quartiere. È ormai chiaro quindi che se la relazione con il bambino aiutato raggiunge il punto in cui noi lo vivia-mo come parte della nostra famiglia e lui o lei ci vive come parte della sua famiglia, possiamo real-mente riuscire a soddisfare nel modo giusto il bisogno fondamentale di cui si parla nel libro che ho ci-tato all’inizio; “...il modo in cui questa necessita’ è stata soddisfatta nella nostra famiglia è determi-nante per il resto della vita”.

Aprire gli occhi sulla violenza della povertà non può lasciare indifferenti; impegnarsi per un cambiamento reale nella vita di un piccolo essere umano nè è la naturale conseguenza.

Il beneficio del sostegno ricade su tutta la famiglia del bambino, che spesso riceve aiuti supplementari, formazione e consulenza, assistenza in caso di emergenze naturali.

È importante comprendere in questi termini il valore dell’adozione a distanza, al fine di liberar-ci dal mortificante equivoco che la riduce a un sentimento di pietà verso l’indigenza del bam-bino, un moto impulsivo che ci spinge alla beneficenza senza particolare coinvolgimento o sen-so di responsabilità.Con la relazione che stabiliamo con i bambini noi possiamo promuovere in loro quei processi salutari che favoriranno un’identità più sicura ed emotivamente più sana, li-berando nel loro cuore e nella loro mente le ragioni della speranza, fondamentali per il cammi-no della vita. (FB) —

“Non avevo idea di che cosa potesse significare, dato che ero molto impegnato e realizzato in quello che stavo facendo, ma Dio sapeva che avrei avuto bisogno di tempo per capire ed essere aperto!”

Nelle immagini: Jim Mellado, il nuovo presidente di Compassion International.

Page 10: Compassion Mag N. 02/2013

— Istantaneedalla Thailandia

La prima volta che incontrai Nicolino avevamo una grande stazione ferroviaria come cornice, affollata e frenetica. Più tardi, seduti a un caffè, scoprimmo di avere entrambi a cuore la sorte dei poveri della terra e il desiderio di toccare le coscienze del nostro Paese. Per farlo lui utilizza le immagini che, grazie al suo straordinario talento, riesce a immortalare in fotografie che raccontano storie e descrivono vite. In queste pagine trovate il suo racconto della Thailandia, che ha visitato insieme all’amico Stefano per conoscere a fondo il lavoro di Compassion... »

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 6

“Venendo da Zurigo, una delle città più ricche del mondo, mi ha colpito molto vedere come vivono le persone più povere. Non hanno quasi nulla, eppure sono serene”.“In ogni viaggio che faccio mi piace coinvolgere delle persone, sia nella preparazione che dopo il mio ritorno – mi racconta Ni-colino – perché c’è molta ingnoranza sulla povertà, sulle cause e sulle conseguenze a lungo termine. Molti pensano che per cer-ti versi sia voluta, che tutti i poveri lo siano per scelta, ma non si rendono conto che la colpa è anche nostra che viviamo in Paesi ricchi. E poi mi piace avere a fianco un amico, approfondire il rap-porto con lui. Per andare in Thailandia ho subito pensato a Ste-fano perché oltre ad essere un bravissimo fotografo ha un grande cuore. Volevo condividere con lui questa esperienza, vedere in-sieme che cosa succede quando l’amore di Gesù viene liberato”.

Stefano, romano trapiantato a Milano, e Nicolino, abruzzese tra-piantato a Zurigo, ci hanno regalato scatti unici, di cui vedete qual-che esempio in queste pagine. Invito i lettori a visionare una galle-ry più ricca sul sito www.compassion.it.Nel corso del loro viaggio hanno visitato, oltre alla capitale Bangkok, la zona settentrionale con i principali centri Chiang Rai e Chiang Mai e i villaggi vicini. Compassion lavora in Thailandia fin dal 1970 e oggi aiuta circa 37.000 bambini grazie alle attività di 228 centri.“La famiglia è sacra, i bambini giocano e si divertono in modi sem-plici. Se è vero che è parte della loro cultura mostrare allegria, ep-pure mi è sambrata naturale la loro gioia di vivere. Ricordo la visi-ta in un villaggio sperduto, dove senza troppi pensieri hanno mes-so in tavola tutto ciò che avevano per offrirci un pasto che ci ono-rasse. Può essere anche solo un piatto di riso, ma lo dividono con te. Per certi versi non c’è il problema di raggiungere il fine mese, è la concretizzazzione del dacci oggi il nostro pane quotidiano. Do-mani porterà con sé le preoccupazioni e le gioie che gli competono. Quanto siamo poveri noi ricchi!”La regione settentrionale confina con il Laos e il Myanmar ed è una delle più povere del Paese. Qui vivono diversi gruppi etnici e tri-

bù, distribuiti fra le montagne e le zone più pianeggianti. Queste persone, molte delle quali sono profughi dei Paesi vicini, subisco-no pesanti discriminazioni, spesso anche dallo stesso governo thai-landese. I Karen, gli Hmong, gli Akha, con i loro usi e costumi, non sono con-siderati al pari del resto della popolazione e vengono mantenuti in uno stato di emarginazione che ne favorisce la povertà e ne limi-ta lo sviluppo. Diversi gruppi non hanno diritto alla cittadinanza e alle tutele che essa comporta, tanto che molti bambini non vengo-no neppure registrati alla nascita. Allo stesso tempo le condizioni di vita sono molto dure, e la norma è abitare in capanne di bambù sopraelevate (per evitare di essere travolti dalle frequenti alluvioni) nutrendosi del riso che si è riusciti a coltivare. “Nell’hotel in cui alloggiavamo – prosegue Nicolino – era costante il via vai del commercio del sesso. Non ho potuto fare a meno di pen-sare alla solitudine di chi è costretto a vendersi, e al fatto che pro-babilmente molte delle donne che vedevo erano in quella condi-zione fin da ragazzine. Il turismo pedofilo, triste piaga in Thailan-dia, è invece più nascosto, più subdolo e strisciante. Per assurdo, come impone la cortese accoglienza thai, l’ospite occidentale deve essere tutelato. Ma questo non fa che aumentare l’impatto positivo del lavoro dei centri infantili. Sono aree protette, dove gli orchi cat-tivi non entrano e dove si trasmette grande rispetto per i bambini. Il personale li cura ma senza costringeli in un sistema troppo auto-ritario; e poi non ci sono estranei, lo staff è interamente locale e i bambini sono al sicuro. Sostenere a distanza un bambino è davve-ro un gesto che cambia il mondo”.Nicolino è una persona riservata ma quando ci siamo salutati dopo che avevo raccolto i suoi pensieri mi ha detto in modo accorato: “Mi raccomando scrivilo...andate a trovare il bambino che sostenete, tornerete cambiati. Con Compassion è possibile farlo, passate una giornata con lui e al ritorno vi accorgerete che vi manca” (LB) —

Stefano Miserini, a sinistra, è nato a Roma e vive a Milano. Nicolino Sapio, a destra, è nato a Vasto e vive a Zurigo.

Le fotografie di pag. 5 e 7 testimo-niano, senza violarne l’innocenza, la dura realtà di vita di molti bambini thailandesi.

“Non avevo idea di che cosa potesse significare, dato che ero molto impegnato e realizzato in quello che stavo facendo, ma Dio sapeva che avrei avuto bisogno di tempo per capire ed essere aperto!”

Nelle immagini: Jim Mellado, il nuovo presidente di Compassion International.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 11

“Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Com-passion International ha avuto una forte componente spirituale; è infatti cominciato nell’estate del 2011, quando mia moglie Le-anne mi ha detto: Jimmy, sento che Dio ci stia chiedendo di esse-re aperti a qualcosa di nuovo che potrebbe arrivare nelle nostre vite”. Così ha esordito Jim (Santiago) Mellado parlando allo staff di Compassion Italia, nel corso della visita nel nostro Paese tenu-ta a fine giugno scorso.

“Circa un anno dopo, Wess Staf-ford, presidente di Compassion e prossimo alla pensione, mi chiese se ero disposto ad es-sere uno dei candidati alla sua successione. Ciò che Wess non poteva sapere era che mi stavo preparando da un anno a qual-cosa del genere!”Negli ultimi vent’anni Jim Mel-lado è stato direttore della Wil-low Creek Association (WCA), un’organizzazione che esiste per equipaggiare la chiesa e i suoi responsabili. Si è laurea-to con lode in Ingegneria Mec-canica presso la Southern Me-thodist University di Dallas e ha conseguito un Master in Busi-ness Administration alla Har-vard Business School. Nel 1988 ha partecipato alle Olimpiadi di Seul in Corea del Sud, gareggiando nel decathlon per El Salvador, il Paese dove è nato. Parla perfettamente lo spagnolo e ha vissuto in varie nazioni, fra cui alcuni dove sono presenti centri Compassion: El Salvador, Nicaragua, Bolivia, Colombia e Filippine.“Se guardo indietro alle mie esperienze di vita – continua Jim – mi accorgo che Dio mi stava preparando, ispirando e formando per ri-coprire questo ruolo fin dalla mia infanzia. Mio padre infatti era ingegnere civile e ha contribuito alla costruzione di grandi infra-strutture, come dighe e ponti, in Paesi dove la povertà era mol-to diffusa. Fin da bambino ho così visto gli effetti terribili della mancanza di mezzi nella vita delle persone e ho conosciuto tanti bambini prigionieri della povertà. Addirittura mio padre era in Co-rea negli anni ’50, proprio quando Everett Swanson, il fondatore di Compassion, fu toccato dalle terribili condizioni di vita dei bambi-

ni e decise di occuparsene. È stato un onore, oltre trent’anni dopo, tornare con lui in occasione delle Olimpiadi ed è meraviglioso sa-pere, oggi, che i Coreani sono fra i principali sostenitori dell’ope-ra di Compassion”.Jim assumerà ufficialmente l’incarico nel mese di settembre ed ha impegnato questi ultimi due mesi per visitare tutti i Paesi part-ner, accompagnato dal presidente uscente. Wess Stafford, che ha ricoperto questo ruolo dal 1993, ha trascorso oltre trent’anni di

servizio in Compassion e con-clude il suo mandato per rag-giunti limiti di età.Wess, noto anche per il libro Troppo piccoli per essere igno-rati in cui racconta della sua infanzia vissuta in Africa, ave-va conosciuto Jim molti anni fa e, come ci ha raccontato, già ne aveva colto la grande passio-ne per gli altri: “Quando cer-cavo di immaginare la persona che avesse tutti i requisiti ne-cessari a ricoprire il ruolo, Jim era la prima persona che mi ve-nisse in mente. Sono certo che sarà perfettamente in grado di gestire l’intero ministero e allo stesso tempo di guidarlo verso obiettivi e aree di impatto che finora abbiamo solo sfiorato. Non potrei lasciare la mia re-sponsabilità in mani migliori”.

Jim sarà solamente il quinto presidente nei sessantuno anni di sto-ria di Compassion, a dimostrazione della solidità e stabilità di un ministero che, per la grazia di Dio, è passato dall’aiutare 180.000 bambini (quando Wess assunse la carica di presidente) al milione e quattrocentomila di oggi.

“Abbiamo una grande sfida davanti a noi – così ha concluso Jim il suo discorso – ma spesso Dio usa eventi e circostanze del tut-to inspiegabili per mostrarci la via che porta a Lui. Sono le occa-sioni in cui dobbiamo per forza decidere se continuare su quel-la strada o invertire il senso di marcia. Io ho deciso di continua-re e vi consiglio, la prossima volta che Dio vi chiama a fare qual-cosa di difficile da capire, di essere attenti e aperti al cambia-mento. E a dire sì!” —

— Il nuovo presidente diCompassion International

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 15

Domanda – Come vengono utilizzati i soldi che verso per il soste-gno mensile?Risposta – A livello internazionale Compassion riesce a far fron-te alle spese di gestione e comunicazione trattenendo dall’importo mensile della quota di sostegno circa il 20%. Il rimanente è utiliz-zato per il sostegno diretto o indiretto del bambino. Se c’è un ambi-to in cui siamo ferrei nell’applicare i nostri principi e valori è quello della gestione finanziaria, con il duplice scopo di ottimizzare ogni risorsa a favore dei bambini e di garantire a ogni sostenitore e do-natore la massima trasparenza circa l’utilizzo dei fondi raccolti.Alla fine di ogni anno fiscale Compassion Italia pubblica sul sito web il proprio bilancio, nonché la nota della società che effettua la revisione dei conti.È inoltre socio dell’Istituto Italiano della Donazione, che certifica la trasparente ed efficace gestione delle risorse utilizzate per conse-guire gli scopi di solidarietà e promozione socioculturale.In ultimo, a tutela di tutti i soggetti coinvolti, vengono effettuati re-golari controlli contabili, fiscali e amministrativi in ogni Centro di Sviluppo, al fine di assicurare che i fondi siano ricevuti, registrati e gestiti nel modo appropriato, e si può misurare l’efficienza di ogni centro. La società di revisione, inoltre, richiede ogni anno di visita-re un Paese diverso e di incontrare personalmente alcuni bambini. Oltre a questo, Compassion si preoccupa di verificare se il persona-le locale stia realizzando, nella vita di quei bambini, quanto è stato promesso al sostenitore. —

Domanda – Posso incontrare il bambino che sostengo? Risposta – È possibile incontrare il proprio bambino sostenuto par-tecipando al viaggio di gruppo organizzato ogni anno da Compas-sion Italia in un dato Paese. Si tratta solo di aspettare il viaggio nel Paese giusto! I nostri viaggi sono un’opportunità unica per incon-trare i bambini, vedere la cultura in cui vivono, vedere di persona i benefici dell’intervento di sostegno nella loro vita grazie alla gene-rosità di tante persone. In alternativa, è possibile organizzare auto-nomamente una visita individuale, indicando le date del viaggio a Compassion con tre mesi di anticipo. —

Domanda – I bambini devono essere cristiani per essere sostenuti? Risposta – I bambini non devono essere cristiani per essere iscritti nei Centri Compassion e per ricevere l’aiuto di un sostenitore. Il pro-gramma di Compassion è però senza dubbio cristiano e ogni Centro è collegato ad una chiesa o a un ministero cristiano. Il nostro desiderio è che ogni bambino abbia la possibilità di vedere la fede in azione, ascoltare il Vangelo e fare un cammino sulle vie di Cristo. Ma né il bambino né la sua famiglia hanno l’obbligo di ab-bracciare la fede cristiana. —

http://www.compassion.it/blog

Page 11: Compassion Mag N. 02/2013

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 6

“Venendo da Zurigo, una delle città più ricche del mondo, mi ha colpito molto vedere come vivono le persone più povere. Non hanno quasi nulla, eppure sono serene”.“In ogni viaggio che faccio mi piace coinvolgere delle persone, sia nella preparazione che dopo il mio ritorno – mi racconta Ni-colino – perché c’è molta ingnoranza sulla povertà, sulle cause e sulle conseguenze a lungo termine. Molti pensano che per cer-ti versi sia voluta, che tutti i poveri lo siano per scelta, ma non si rendono conto che la colpa è anche nostra che viviamo in Paesi ricchi. E poi mi piace avere a fianco un amico, approfondire il rap-porto con lui. Per andare in Thailandia ho subito pensato a Ste-fano perché oltre ad essere un bravissimo fotografo ha un grande cuore. Volevo condividere con lui questa esperienza, vedere in-sieme che cosa succede quando l’amore di Gesù viene liberato”.

Stefano, romano trapiantato a Milano, e Nicolino, abruzzese tra-piantato a Zurigo, ci hanno regalato scatti unici, di cui vedete qual-che esempio in queste pagine. Invito i lettori a visionare una galle-ry più ricca sul sito www.compassion.it.Nel corso del loro viaggio hanno visitato, oltre alla capitale Bangkok, la zona settentrionale con i principali centri Chiang Rai e Chiang Mai e i villaggi vicini. Compassion lavora in Thailandia fin dal 1970 e oggi aiuta circa 37.000 bambini grazie alle attività di 228 centri.“La famiglia è sacra, i bambini giocano e si divertono in modi sem-plici. Se è vero che è parte della loro cultura mostrare allegria, ep-pure mi è sambrata naturale la loro gioia di vivere. Ricordo la visi-ta in un villaggio sperduto, dove senza troppi pensieri hanno mes-so in tavola tutto ciò che avevano per offrirci un pasto che ci ono-rasse. Può essere anche solo un piatto di riso, ma lo dividono con te. Per certi versi non c’è il problema di raggiungere il fine mese, è la concretizzazzione del dacci oggi il nostro pane quotidiano. Do-mani porterà con sé le preoccupazioni e le gioie che gli competono. Quanto siamo poveri noi ricchi!”La regione settentrionale confina con il Laos e il Myanmar ed è una delle più povere del Paese. Qui vivono diversi gruppi etnici e tri-

bù, distribuiti fra le montagne e le zone più pianeggianti. Queste persone, molte delle quali sono profughi dei Paesi vicini, subisco-no pesanti discriminazioni, spesso anche dallo stesso governo thai-landese. I Karen, gli Hmong, gli Akha, con i loro usi e costumi, non sono con-siderati al pari del resto della popolazione e vengono mantenuti in uno stato di emarginazione che ne favorisce la povertà e ne limi-ta lo sviluppo. Diversi gruppi non hanno diritto alla cittadinanza e alle tutele che essa comporta, tanto che molti bambini non vengo-no neppure registrati alla nascita. Allo stesso tempo le condizioni di vita sono molto dure, e la norma è abitare in capanne di bambù sopraelevate (per evitare di essere travolti dalle frequenti alluvioni) nutrendosi del riso che si è riusciti a coltivare. “Nell’hotel in cui alloggiavamo – prosegue Nicolino – era costante il via vai del commercio del sesso. Non ho potuto fare a meno di pen-sare alla solitudine di chi è costretto a vendersi, e al fatto che pro-babilmente molte delle donne che vedevo erano in quella condi-zione fin da ragazzine. Il turismo pedofilo, triste piaga in Thailan-dia, è invece più nascosto, più subdolo e strisciante. Per assurdo, come impone la cortese accoglienza thai, l’ospite occidentale deve essere tutelato. Ma questo non fa che aumentare l’impatto positivo del lavoro dei centri infantili. Sono aree protette, dove gli orchi cat-tivi non entrano e dove si trasmette grande rispetto per i bambini. Il personale li cura ma senza costringeli in un sistema troppo auto-ritario; e poi non ci sono estranei, lo staff è interamente locale e i bambini sono al sicuro. Sostenere a distanza un bambino è davve-ro un gesto che cambia il mondo”.Nicolino è una persona riservata ma quando ci siamo salutati dopo che avevo raccolto i suoi pensieri mi ha detto in modo accorato: “Mi raccomando scrivilo...andate a trovare il bambino che sostenete, tornerete cambiati. Con Compassion è possibile farlo, passate una giornata con lui e al ritorno vi accorgerete che vi manca” (LB) —

Stefano Miserini, a sinistra, è nato a Roma e vive a Milano. Nicolino Sapio, a destra, è nato a Vasto e vive a Zurigo.

Le fotografie di pag. 5 e 7 testimo-niano, senza violarne l’innocenza, la dura realtà di vita di molti bambini thailandesi.

“Non avevo idea di che cosa potesse significare, dato che ero molto impegnato e realizzato in quello che stavo facendo, ma Dio sapeva che avrei avuto bisogno di tempo per capire ed essere aperto!”

Nelle immagini: Jim Mellado, il nuovo presidente di Compassion International.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 11

“Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Com-passion International ha avuto una forte componente spirituale; è infatti cominciato nell’estate del 2011, quando mia moglie Le-anne mi ha detto: Jimmy, sento che Dio ci stia chiedendo di esse-re aperti a qualcosa di nuovo che potrebbe arrivare nelle nostre vite”. Così ha esordito Jim (Santiago) Mellado parlando allo staff di Compassion Italia, nel corso della visita nel nostro Paese tenu-ta a fine giugno scorso.

“Circa un anno dopo, Wess Staf-ford, presidente di Compassion e prossimo alla pensione, mi chiese se ero disposto ad es-sere uno dei candidati alla sua successione. Ciò che Wess non poteva sapere era che mi stavo preparando da un anno a qual-cosa del genere!”Negli ultimi vent’anni Jim Mel-lado è stato direttore della Wil-low Creek Association (WCA), un’organizzazione che esiste per equipaggiare la chiesa e i suoi responsabili. Si è laurea-to con lode in Ingegneria Mec-canica presso la Southern Me-thodist University di Dallas e ha conseguito un Master in Busi-ness Administration alla Har-vard Business School. Nel 1988 ha partecipato alle Olimpiadi di Seul in Corea del Sud, gareggiando nel decathlon per El Salvador, il Paese dove è nato. Parla perfettamente lo spagnolo e ha vissuto in varie nazioni, fra cui alcuni dove sono presenti centri Compassion: El Salvador, Nicaragua, Bolivia, Colombia e Filippine.“Se guardo indietro alle mie esperienze di vita – continua Jim – mi accorgo che Dio mi stava preparando, ispirando e formando per ri-coprire questo ruolo fin dalla mia infanzia. Mio padre infatti era ingegnere civile e ha contribuito alla costruzione di grandi infra-strutture, come dighe e ponti, in Paesi dove la povertà era mol-to diffusa. Fin da bambino ho così visto gli effetti terribili della mancanza di mezzi nella vita delle persone e ho conosciuto tanti bambini prigionieri della povertà. Addirittura mio padre era in Co-rea negli anni ’50, proprio quando Everett Swanson, il fondatore di Compassion, fu toccato dalle terribili condizioni di vita dei bambi-

ni e decise di occuparsene. È stato un onore, oltre trent’anni dopo, tornare con lui in occasione delle Olimpiadi ed è meraviglioso sa-pere, oggi, che i Coreani sono fra i principali sostenitori dell’ope-ra di Compassion”.Jim assumerà ufficialmente l’incarico nel mese di settembre ed ha impegnato questi ultimi due mesi per visitare tutti i Paesi part-ner, accompagnato dal presidente uscente. Wess Stafford, che ha ricoperto questo ruolo dal 1993, ha trascorso oltre trent’anni di

servizio in Compassion e con-clude il suo mandato per rag-giunti limiti di età.Wess, noto anche per il libro Troppo piccoli per essere igno-rati in cui racconta della sua infanzia vissuta in Africa, ave-va conosciuto Jim molti anni fa e, come ci ha raccontato, già ne aveva colto la grande passio-ne per gli altri: “Quando cer-cavo di immaginare la persona che avesse tutti i requisiti ne-cessari a ricoprire il ruolo, Jim era la prima persona che mi ve-nisse in mente. Sono certo che sarà perfettamente in grado di gestire l’intero ministero e allo stesso tempo di guidarlo verso obiettivi e aree di impatto che finora abbiamo solo sfiorato. Non potrei lasciare la mia re-sponsabilità in mani migliori”.

Jim sarà solamente il quinto presidente nei sessantuno anni di sto-ria di Compassion, a dimostrazione della solidità e stabilità di un ministero che, per la grazia di Dio, è passato dall’aiutare 180.000 bambini (quando Wess assunse la carica di presidente) al milione e quattrocentomila di oggi.

“Abbiamo una grande sfida davanti a noi – così ha concluso Jim il suo discorso – ma spesso Dio usa eventi e circostanze del tut-to inspiegabili per mostrarci la via che porta a Lui. Sono le occa-sioni in cui dobbiamo per forza decidere se continuare su quel-la strada o invertire il senso di marcia. Io ho deciso di continua-re e vi consiglio, la prossima volta che Dio vi chiama a fare qual-cosa di difficile da capire, di essere attenti e aperti al cambia-mento. E a dire sì!” —

— Il nuovo presidente diCompassion International

— Muoversi insieme,muoversi per una causaer ogni organizzazione non–profit1, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci nella promozione della causa che difendono. Ogni associazione sa che la ricerca e il coinvolgimento di nuovi volontari diventa un elemento fondamentale per il proprio sviluppo e ogni associazione che ricerca e coinvolge volontari sta lavorando per il proprio futuro e per il prosieguo delle proprie progettualità.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 12

P

Le organizzazioni non–profit ri-entrano a pieno titolo tra quel-le strutture organizzate dove il “fattore umano” è fondamen-tale per i beneficiari dei propri servizi (associazioni di volonta-riato per gli anziani, le persone disagiate, malate, con disabilità etc.) sia per le cause che difen-dono, sia per le tematiche di cui si occupano, come quelle am-bientali, sociali o umanitarie in generale.La libera scelta individuale, la gratuità dell’impegno, la moti-vazione disinteressata ad occu-parsi di altri diventano gli ele-menti specifici di un proposito

che supera se stessi. Il volonta-riato è un mondo variegato, fatto di persone, progetti, sentimenti, entusiasmi, idee, attività. Il volontariato è anche un mon-do complesso, articolato, orga-nizzato con specifiche strut-ture e azioni. Chi fa il volonta-rio fa sì che la propria storia di vita faccia parte di qualcosa di più grande. Il volontario non è solo colui che “fa” qualcosa per gli altri, ma è anche colui che, condividendo la propria espe-rienza, contagia, ispira, motiva altre persone.Essere volontari è una esperien-za umana straordinaria, che ti

spinge non solo più vicino ai va-lori in cui credi e che vuoi difen-dere, ma ti porta a essere in re-lazione con altre persone, ad ab-bellire le tue esperienze di vita e ad arricchire indirettamente chi beneficia del tuo impegno.Decidere di fare il volontario non significa solo offrire un ser-vizio nei confronti del prossimo o a favore della propria associa-zione: è anche un regalo che facciamo a noi stessi. I bisogni che tocchiamo con il nostro vo-lontariato ci possono aiutare a imparare qualcosa di importan-te ed utile anche per la nostra stessa vita.

Se fai volontariato con Compassion hai la possibilità sia di mettere a frutto le tue capacità e i tuoi interessi, sia di sperimentare cose nuove! Informati ai nostri recapiti.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 15

Domanda – Come vengono utilizzati i soldi che verso per il soste-gno mensile?Risposta – A livello internazionale Compassion riesce a far fron-te alle spese di gestione e comunicazione trattenendo dall’importo mensile della quota di sostegno circa il 20%. Il rimanente è utiliz-zato per il sostegno diretto o indiretto del bambino. Se c’è un ambi-to in cui siamo ferrei nell’applicare i nostri principi e valori è quello della gestione finanziaria, con il duplice scopo di ottimizzare ogni risorsa a favore dei bambini e di garantire a ogni sostenitore e do-natore la massima trasparenza circa l’utilizzo dei fondi raccolti.Alla fine di ogni anno fiscale Compassion Italia pubblica sul sito web il proprio bilancio, nonché la nota della società che effettua la revisione dei conti.È inoltre socio dell’Istituto Italiano della Donazione, che certifica la trasparente ed efficace gestione delle risorse utilizzate per conse-guire gli scopi di solidarietà e promozione socioculturale.In ultimo, a tutela di tutti i soggetti coinvolti, vengono effettuati re-golari controlli contabili, fiscali e amministrativi in ogni Centro di Sviluppo, al fine di assicurare che i fondi siano ricevuti, registrati e gestiti nel modo appropriato, e si può misurare l’efficienza di ogni centro. La società di revisione, inoltre, richiede ogni anno di visita-re un Paese diverso e di incontrare personalmente alcuni bambini. Oltre a questo, Compassion si preoccupa di verificare se il persona-le locale stia realizzando, nella vita di quei bambini, quanto è stato promesso al sostenitore. —

Domanda – Posso incontrare il bambino che sostengo? Risposta – È possibile incontrare il proprio bambino sostenuto par-tecipando al viaggio di gruppo organizzato ogni anno da Compas-sion Italia in un dato Paese. Si tratta solo di aspettare il viaggio nel Paese giusto! I nostri viaggi sono un’opportunità unica per incon-trare i bambini, vedere la cultura in cui vivono, vedere di persona i benefici dell’intervento di sostegno nella loro vita grazie alla gene-rosità di tante persone. In alternativa, è possibile organizzare auto-nomamente una visita individuale, indicando le date del viaggio a Compassion con tre mesi di anticipo. —

Domanda – I bambini devono essere cristiani per essere sostenuti? Risposta – I bambini non devono essere cristiani per essere iscritti nei Centri Compassion e per ricevere l’aiuto di un sostenitore. Il pro-gramma di Compassion è però senza dubbio cristiano e ogni Centro è collegato ad una chiesa o a un ministero cristiano. Il nostro desiderio è che ogni bambino abbia la possibilità di vedere la fede in azione, ascoltare il Vangelo e fare un cammino sulle vie di Cristo. Ma né il bambino né la sua famiglia hanno l’obbligo di ab-bracciare la fede cristiana. —

http://www.compassion.it/blog

Page 12: Compassion Mag N. 02/2013

— Una sola famiglia

“Essere accettati è un bisogno fondamentale per ciascuno di noi, e il modo in cui questa necessità è stata soddisfatta nella nostra famiglia è determinante per il resto della vita”.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 8

(Simona Nencini, Bambini, Perciballi Editore, 2004)

— Muoversi insieme,muoversi per una causaer ogni organizzazione non–profit1, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci nella promozione della causa che difendono. Ogni associazione sa che la ricerca e il coinvolgimento di nuovi volontari diventa un elemento fondamentale per il proprio sviluppo e ogni associazione che ricerca e coinvolge volontari sta lavorando per il proprio futuro e per il prosieguo delle proprie progettualità.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 12

P

Le organizzazioni non–profit ri-entrano a pieno titolo tra quel-le strutture organizzate dove il “fattore umano” è fondamen-tale per i beneficiari dei propri servizi (associazioni di volonta-riato per gli anziani, le persone disagiate, malate, con disabilità etc.) sia per le cause che difen-dono, sia per le tematiche di cui si occupano, come quelle am-bientali, sociali o umanitarie in generale.La libera scelta individuale, la gratuità dell’impegno, la moti-vazione disinteressata ad occu-parsi di altri diventano gli ele-menti specifici di un proposito

che supera se stessi. Il volonta-riato è un mondo variegato, fatto di persone, progetti, sentimenti, entusiasmi, idee, attività. Il volontariato è anche un mon-do complesso, articolato, orga-nizzato con specifiche strut-ture e azioni. Chi fa il volonta-rio fa sì che la propria storia di vita faccia parte di qualcosa di più grande. Il volontario non è solo colui che “fa” qualcosa per gli altri, ma è anche colui che, condividendo la propria espe-rienza, contagia, ispira, motiva altre persone.Essere volontari è una esperien-za umana straordinaria, che ti

spinge non solo più vicino ai va-lori in cui credi e che vuoi difen-dere, ma ti porta a essere in re-lazione con altre persone, ad ab-bellire le tue esperienze di vita e ad arricchire indirettamente chi beneficia del tuo impegno.Decidere di fare il volontario non significa solo offrire un ser-vizio nei confronti del prossimo o a favore della propria associa-zione: è anche un regalo che facciamo a noi stessi. I bisogni che tocchiamo con il nostro vo-lontariato ci possono aiutare a imparare qualcosa di importan-te ed utile anche per la nostra stessa vita.

Se fai volontariato con Compassion hai la possibilità sia di mettere a frutto le tue capacità e i tuoi interessi, sia di sperimentare cose nuove! Informati ai nostri recapiti.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 15

Domanda – Come vengono utilizzati i soldi che verso per il soste-gno mensile?Risposta – A livello internazionale Compassion riesce a far fron-te alle spese di gestione e comunicazione trattenendo dall’importo mensile della quota di sostegno circa il 20%. Il rimanente è utiliz-zato per il sostegno diretto o indiretto del bambino. Se c’è un ambi-to in cui siamo ferrei nell’applicare i nostri principi e valori è quello della gestione finanziaria, con il duplice scopo di ottimizzare ogni risorsa a favore dei bambini e di garantire a ogni sostenitore e do-natore la massima trasparenza circa l’utilizzo dei fondi raccolti.Alla fine di ogni anno fiscale Compassion Italia pubblica sul sito web il proprio bilancio, nonché la nota della società che effettua la revisione dei conti.È inoltre socio dell’Istituto Italiano della Donazione, che certifica la trasparente ed efficace gestione delle risorse utilizzate per conse-guire gli scopi di solidarietà e promozione socioculturale.In ultimo, a tutela di tutti i soggetti coinvolti, vengono effettuati re-golari controlli contabili, fiscali e amministrativi in ogni Centro di Sviluppo, al fine di assicurare che i fondi siano ricevuti, registrati e gestiti nel modo appropriato, e si può misurare l’efficienza di ogni centro. La società di revisione, inoltre, richiede ogni anno di visita-re un Paese diverso e di incontrare personalmente alcuni bambini. Oltre a questo, Compassion si preoccupa di verificare se il persona-le locale stia realizzando, nella vita di quei bambini, quanto è stato promesso al sostenitore. —

Domanda – Posso incontrare il bambino che sostengo? Risposta – È possibile incontrare il proprio bambino sostenuto par-tecipando al viaggio di gruppo organizzato ogni anno da Compas-sion Italia in un dato Paese. Si tratta solo di aspettare il viaggio nel Paese giusto! I nostri viaggi sono un’opportunità unica per incon-trare i bambini, vedere la cultura in cui vivono, vedere di persona i benefici dell’intervento di sostegno nella loro vita grazie alla gene-rosità di tante persone. In alternativa, è possibile organizzare auto-nomamente una visita individuale, indicando le date del viaggio a Compassion con tre mesi di anticipo. —

Domanda – I bambini devono essere cristiani per essere sostenuti? Risposta – I bambini non devono essere cristiani per essere iscritti nei Centri Compassion e per ricevere l’aiuto di un sostenitore. Il pro-gramma di Compassion è però senza dubbio cristiano e ogni Centro è collegato ad una chiesa o a un ministero cristiano. Il nostro desiderio è che ogni bambino abbia la possibilità di vedere la fede in azione, ascoltare il Vangelo e fare un cammino sulle vie di Cristo. Ma né il bambino né la sua famiglia hanno l’obbligo di ab-bracciare la fede cristiana. —

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Page 13: Compassion Mag N. 02/2013

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 9

Essere accettati, essere accolti, essere vissuti come un dono assicura le coordinate fondamentali per una buona condizione psicologica ed emotiva di qualunque bambino in qualunque famiglia del mondo; che si tratti di una famiglia che vive nel benessere o di una che vive in povertà.

Ho introdotto la mia riflessione con la citazione di questo libro dedicato ai bambini, in cui si fa riferi-mento al bisogno di essere accolti, perché credo sia importante comprendere che il sostegno a distan-za può fare molto di più che rispondere ai bisogni basilari di carattere pratico. Il cibo, l’igiene persona-le, l’assistenza medica o l’istruzione scolastica sono aspetti fondamentali di questo programma di aiu-to, ma ci sono aspetti, seppur meno intuitivi, altrettanto importanti.Ogni sostenitore che si assuma l’impegno per un’adozione a distanza deve sapere che il tipo di rap-porto che saprà costruire, attraverso un regolare scambio epistolare, potrà favorire un percorso affetti-vo con il bambino così profondo da arrivare al punto in cui ci si sente affettivamente parte della stes-sa famiglia. In altri termini, il bambino diventerà parte integrante della famiglia del sostenitore, come figlio, fratello, confidente; allo stesso modo il sostenitore, con i suoi cari, verrà idealmente accolto nel-la famiglia del bambino aiutato che, come molti nuclei famigliari dei Paesi poveri, è già allargata, con nonni, zii o addirittura vicini di casa che ne fanno parte. Dove tutti si aiutano con il poco che hanno, è naturale includere negli affetti più stretti chi, seppur da lontano, contribuisce così tanto.Molte sono le testimonianze nel corso degli anni di bambini, ora adulti, che hanno vissuto una qualità relazionale di questo tipo con il proprio sostenitore. Il fatto di avere una famiglia che travalicasse i li-miti geografici, culturali ed economici aveva instillato in loro una forte certezza d’amore e un profon-do senso di responsabilità per il proprio futuro. Altrettante sono le testimonianze di famiglie che han-no raccontato come il coinvolgimento affettivo con il bambino abbia segnato la loro vita.

Non sorprenderà che il momento più alto e coinvolgente in questo rapporto atipico si ha quando so-stenitore e bambino si incontrano di persona; spesso non bastano le lacrime di commozione e spesso l’evento rimane per mesi come l’avvenimento più importante dell’intero villaggio o quartiere. È ormai chiaro quindi che se la relazione con il bambino aiutato raggiunge il punto in cui noi lo vivia-mo come parte della nostra famiglia e lui o lei ci vive come parte della sua famiglia, possiamo real-mente riuscire a soddisfare nel modo giusto il bisogno fondamentale di cui si parla nel libro che ho ci-tato all’inizio; “...il modo in cui questa necessita’ è stata soddisfatta nella nostra famiglia è determi-nante per il resto della vita”.

Aprire gli occhi sulla violenza della povertà non può lasciare indifferenti; impegnarsi per un cambiamento reale nella vita di un piccolo essere umano nè è la naturale conseguenza.

Il beneficio del sostegno ricade su tutta la famiglia del bambino, che spesso riceve aiuti supplementari, formazione e consulenza, assistenza in caso di emergenze naturali.

È importante comprendere in questi termini il valore dell’adozione a distanza, al fine di liberar-ci dal mortificante equivoco che la riduce a un sentimento di pietà verso l’indigenza del bam-bino, un moto impulsivo che ci spinge alla beneficenza senza particolare coinvolgimento o sen-so di responsabilità.Con la relazione che stabiliamo con i bambini noi possiamo promuovere in loro quei processi salutari che favoriranno un’identità più sicura ed emotivamente più sana, li-berando nel loro cuore e nella loro mente le ragioni della speranza, fondamentali per il cammi-no della vita. (FB) —

La mia personale esperienza da volontario parte intorno ai dicias-sette anni quando, coinvolto dall’impegno di un mio caro amico, ho deciso di occuparmi di diritti umani. Insieme abbiamo comincia-to a essere volontari per Amnesty International2, nella sezione della nostra città. Ho subito avuto la sensazione che il mio supporto fos-se rivolto a persone che non conoscevo, ma le loro storie di vita mi toccavano profondamente e desideravo fare qualcosa affinché esse potessero vivere liberamente, difendere, promuovere e manifestare le proprie idee. Questa esperienza mi ha messo in contatto con tan-te persone con le quali condividevo principi di libertà individuale e soprattutto il desiderio, forse utopico, di cambiare il mondo o per lo meno una parte di esso. Oltre a tutte le parole che si potrebbero utilizzare per descrivere cosa significhi fare veramente volontariato, sarebbe sufficiente fer-marsi e farsi raccontare, da chi ha già fatto questa scelta da tem-po, qualche esperienza vissuta. Oggi posso dire che il volontaria-to mi ha dato moltissimo in termini di esperienza e di crescita e so che il tempo speso per il volontariato ha avuto un impatto positivo non solo sui beneficiari della mia azione, ma soprattutto su di me, come persona.

Compassion fa dei propri volontari uno dei primi punti di forza nella difesa della causa dei più poveri.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 13

1. Organizzazione di volontariato associati-vo senza scopo di lucro.2. Amnesty International è un’organizza-zione non governativa internazionale im-pegnata nella difesa dei diritti umani. Lo scopo di Amnesty International è quello dipromuovere, in maniera indipendente e imparziale, il rispetto dei diritti umani san-citi nella Dichiarazione universale dei di-ritti umani e quello di prevenirne specifi-ci abusi.

Il volontario di Compassion condivide, promuove e difende la cau-sa dei più poveri ed è artefice di promozione e di sensibilizzazio-ne sui temi cardine dell’azione di questa associazione. La specifi-cità del nostro volontario è che, al di la di poter impiegare le pro-prie capacità (e tempo) a favore dei più poveri, ne diventa un ad-vocate.Con questo termine intendiamo colui che fa propria la causa dei bambini, in qualunque parte del mondo essi vivano, ma nello spe-cifico concentrando la loro attenzione sui disagi dei bambini nei Paesi in via di sviluppo. Impegnando il proprio tempo, si diventa persone al servizio di altri che vivono lontano da noi geografica-mente e si influenzano persone (amici, colleghi, parenti, ecc.) che vivono geograficamente vicini a noi, trasmettendo loro la propria passione per questa causa così importante.Il volontario crede fermamente che il proprio contributo, anche se indiretto, servirà non solo a cambiare la vita di un bambino, dando-gli un’opportunità di crescere al meglio del suo potenziale, ma an-che a costruire una generazione di persone con una maggiore di-gnità di vita e con la motivazione di sradicare la povertà dal pro-prio Paese. Come vedi essere volontario/advocate di questa cau-sa investe molte aree della nostra vita: relazionale, sociale, cultu-rale, emotiva.Se anche tu condividi questa nostra passione per i bambini sarai il benvenuto in una squadra affiatata e motivata che si sta diffon-dendo capillarmente in tutta Italia e che sta già dando speranza a moltissimi bambini in povertà, cambiando il mondo, come dice un nostro motto, “un bambino alla volta”. (RS) —

— Tutto quello che vuoi sapere... o dire!Il blog di Compassion si rinnova, con funzionalità più ampie e una navigazione più facile. Su www.compassion.it/blog trovi contenuti sempre aggiornati, oltre che video e foto direttamente dai Paesi dove lavoriamo. Puoi interagire con lo staff e con gli altri utenti, lasciare i tuoi commenti e avere le informazioni che desideri sulle nostre attività. Se vuoi capire quanto sia cruciale il contributo che stai dando nella lotta alla povertà, vieni a trovarci spesso in questo spazio virtuale!

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 14

La parola blog è la contrazione di web–log, letteralmente “diario in rete”. Il nostro blog è lo spazio dove condividiamo ciò che ci sta a cuore con le persone che ci stanno a cuore: voi, tu. Interagisci con noi, commenta, poni domande e aiutaci a fare un lavoro migliore a favore dei bambini.

Page 14: Compassion Mag N. 02/2013

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 11

“Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Com-passion International ha avuto una forte componente spirituale; è infatti cominciato nell’estate del 2011, quando mia moglie Le-anne mi ha detto: Jimmy, sento che Dio ci stia chiedendo di esse-re aperti a qualcosa di nuovo che potrebbe arrivare nelle nostre vite”. Così ha esordito Jim (Santiago) Mellado parlando allo staff di Compassion Italia, nel corso della visita nel nostro Paese tenu-ta a fine giugno scorso.

“Circa un anno dopo, Wess Staf-ford, presidente di Compassion e prossimo alla pensione, mi chiese se ero disposto ad es-sere uno dei candidati alla sua successione. Ciò che Wess non poteva sapere era che mi stavo preparando da un anno a qual-cosa del genere!”Negli ultimi vent’anni Jim Mel-lado è stato direttore della Wil-low Creek Association (WCA), un’organizzazione che esiste per equipaggiare la chiesa e i suoi responsabili. Si è laurea-to con lode in Ingegneria Mec-canica presso la Southern Me-thodist University di Dallas e ha conseguito un Master in Busi-ness Administration alla Har-vard Business School. Nel 1988 ha partecipato alle Olimpiadi di Seul in Corea del Sud, gareggiando nel decathlon per El Salvador, il Paese dove è nato. Parla perfettamente lo spagnolo e ha vissuto in varie nazioni, fra cui alcuni dove sono presenti centri Compassion: El Salvador, Nicaragua, Bolivia, Colombia e Filippine.“Se guardo indietro alle mie esperienze di vita – continua Jim – mi accorgo che Dio mi stava preparando, ispirando e formando per ri-coprire questo ruolo fin dalla mia infanzia. Mio padre infatti era ingegnere civile e ha contribuito alla costruzione di grandi infra-strutture, come dighe e ponti, in Paesi dove la povertà era mol-to diffusa. Fin da bambino ho così visto gli effetti terribili della mancanza di mezzi nella vita delle persone e ho conosciuto tanti bambini prigionieri della povertà. Addirittura mio padre era in Co-rea negli anni ’50, proprio quando Everett Swanson, il fondatore di Compassion, fu toccato dalle terribili condizioni di vita dei bambi-

ni e decise di occuparsene. È stato un onore, oltre trent’anni dopo, tornare con lui in occasione delle Olimpiadi ed è meraviglioso sa-pere, oggi, che i Coreani sono fra i principali sostenitori dell’ope-ra di Compassion”.Jim assumerà ufficialmente l’incarico nel mese di settembre ed ha impegnato questi ultimi due mesi per visitare tutti i Paesi part-ner, accompagnato dal presidente uscente. Wess Stafford, che ha ricoperto questo ruolo dal 1993, ha trascorso oltre trent’anni di

servizio in Compassion e con-clude il suo mandato per rag-giunti limiti di età.Wess, noto anche per il libro Troppo piccoli per essere igno-rati in cui racconta della sua infanzia vissuta in Africa, ave-va conosciuto Jim molti anni fa e, come ci ha raccontato, già ne aveva colto la grande passio-ne per gli altri: “Quando cer-cavo di immaginare la persona che avesse tutti i requisiti ne-cessari a ricoprire il ruolo, Jim era la prima persona che mi ve-nisse in mente. Sono certo che sarà perfettamente in grado di gestire l’intero ministero e allo stesso tempo di guidarlo verso obiettivi e aree di impatto che finora abbiamo solo sfiorato. Non potrei lasciare la mia re-sponsabilità in mani migliori”.

Jim sarà solamente il quinto presidente nei sessantuno anni di sto-ria di Compassion, a dimostrazione della solidità e stabilità di un ministero che, per la grazia di Dio, è passato dall’aiutare 180.000 bambini (quando Wess assunse la carica di presidente) al milione e quattrocentomila di oggi.

“Abbiamo una grande sfida davanti a noi – così ha concluso Jim il suo discorso – ma spesso Dio usa eventi e circostanze del tut-to inspiegabili per mostrarci la via che porta a Lui. Sono le occa-sioni in cui dobbiamo per forza decidere se continuare su quel-la strada o invertire il senso di marcia. Io ho deciso di continua-re e vi consiglio, la prossima volta che Dio vi chiama a fare qual-cosa di difficile da capire, di essere attenti e aperti al cambia-mento. E a dire sì!” —

— Il nuovo presidente diCompassion International

— Tutto quello che vuoi sapere... o dire!Il blog di Compassion si rinnova, con funzionalità più ampie e una navigazione più facile. Su www.compassion.it/blog trovi contenuti sempre aggiornati, oltre che video e foto direttamente dai Paesi dove lavoriamo. Puoi interagire con lo staff e con gli altri utenti, lasciare i tuoi commenti e avere le informazioni che desideri sulle nostre attività. Se vuoi capire quanto sia cruciale il contributo che stai dando nella lotta alla povertà, vieni a trovarci spesso in questo spazio virtuale!

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La parola blog è la contrazione di web–log, letteralmente “diario in rete”. Il nostro blog è lo spazio dove condividiamo ciò che ci sta a cuore con le persone che ci stanno a cuore: voi, tu. Interagisci con noi, commenta, poni domande e aiutaci a fare un lavoro migliore a favore dei bambini.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 15

Domanda – Come vengono utilizzati i soldi che verso per il soste-gno mensile?Risposta – A livello internazionale Compassion riesce a far fron-te alle spese di gestione e comunicazione trattenendo dall’importo mensile della quota di sostegno circa il 20%. Il rimanente è utiliz-zato per il sostegno diretto o indiretto del bambino. Se c’è un ambi-to in cui siamo ferrei nell’applicare i nostri principi e valori è quello della gestione finanziaria, con il duplice scopo di ottimizzare ogni risorsa a favore dei bambini e di garantire a ogni sostenitore e do-natore la massima trasparenza circa l’utilizzo dei fondi raccolti.Alla fine di ogni anno fiscale Compassion Italia pubblica sul sito web il proprio bilancio, nonché la nota della società che effettua la revisione dei conti.È inoltre socio dell’Istituto Italiano della Donazione, che certifica la trasparente ed efficace gestione delle risorse utilizzate per conse-guire gli scopi di solidarietà e promozione socioculturale.In ultimo, a tutela di tutti i soggetti coinvolti, vengono effettuati re-golari controlli contabili, fiscali e amministrativi in ogni Centro di Sviluppo, al fine di assicurare che i fondi siano ricevuti, registrati e gestiti nel modo appropriato, e si può misurare l’efficienza di ogni centro. La società di revisione, inoltre, richiede ogni anno di visita-re un Paese diverso e di incontrare personalmente alcuni bambini. Oltre a questo, Compassion si preoccupa di verificare se il persona-le locale stia realizzando, nella vita di quei bambini, quanto è stato promesso al sostenitore. —

Domanda – Posso incontrare il bambino che sostengo? Risposta – È possibile incontrare il proprio bambino sostenuto par-tecipando al viaggio di gruppo organizzato ogni anno da Compas-sion Italia in un dato Paese. Si tratta solo di aspettare il viaggio nel Paese giusto! I nostri viaggi sono un’opportunità unica per incon-trare i bambini, vedere la cultura in cui vivono, vedere di persona i benefici dell’intervento di sostegno nella loro vita grazie alla gene-rosità di tante persone. In alternativa, è possibile organizzare auto-nomamente una visita individuale, indicando le date del viaggio a Compassion con tre mesi di anticipo. —

Domanda – I bambini devono essere cristiani per essere sostenuti? Risposta – I bambini non devono essere cristiani per essere iscritti nei Centri Compassion e per ricevere l’aiuto di un sostenitore. Il pro-gramma di Compassion è però senza dubbio cristiano e ogni Centro è collegato ad una chiesa o a un ministero cristiano. Il nostro desiderio è che ogni bambino abbia la possibilità di vedere la fede in azione, ascoltare il Vangelo e fare un cammino sulle vie di Cristo. Ma né il bambino né la sua famiglia hanno l’obbligo di ab-bracciare la fede cristiana. —

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— Compassion Mag | N. 02/2013 | 11

“Il mio percorso per arrivare ad essere il nuovo presidente di Com-passion International ha avuto una forte componente spirituale; è infatti cominciato nell’estate del 2011, quando mia moglie Le-anne mi ha detto: Jimmy, sento che Dio ci stia chiedendo di esse-re aperti a qualcosa di nuovo che potrebbe arrivare nelle nostre vite”. Così ha esordito Jim (Santiago) Mellado parlando allo staff di Compassion Italia, nel corso della visita nel nostro Paese tenu-ta a fine giugno scorso.

“Circa un anno dopo, Wess Staf-ford, presidente di Compassion e prossimo alla pensione, mi chiese se ero disposto ad es-sere uno dei candidati alla sua successione. Ciò che Wess non poteva sapere era che mi stavo preparando da un anno a qual-cosa del genere!”Negli ultimi vent’anni Jim Mel-lado è stato direttore della Wil-low Creek Association (WCA), un’organizzazione che esiste per equipaggiare la chiesa e i suoi responsabili. Si è laurea-to con lode in Ingegneria Mec-canica presso la Southern Me-thodist University di Dallas e ha conseguito un Master in Busi-ness Administration alla Har-vard Business School. Nel 1988 ha partecipato alle Olimpiadi di Seul in Corea del Sud, gareggiando nel decathlon per El Salvador, il Paese dove è nato. Parla perfettamente lo spagnolo e ha vissuto in varie nazioni, fra cui alcuni dove sono presenti centri Compassion: El Salvador, Nicaragua, Bolivia, Colombia e Filippine.“Se guardo indietro alle mie esperienze di vita – continua Jim – mi accorgo che Dio mi stava preparando, ispirando e formando per ri-coprire questo ruolo fin dalla mia infanzia. Mio padre infatti era ingegnere civile e ha contribuito alla costruzione di grandi infra-strutture, come dighe e ponti, in Paesi dove la povertà era mol-to diffusa. Fin da bambino ho così visto gli effetti terribili della mancanza di mezzi nella vita delle persone e ho conosciuto tanti bambini prigionieri della povertà. Addirittura mio padre era in Co-rea negli anni ’50, proprio quando Everett Swanson, il fondatore di Compassion, fu toccato dalle terribili condizioni di vita dei bambi-

ni e decise di occuparsene. È stato un onore, oltre trent’anni dopo, tornare con lui in occasione delle Olimpiadi ed è meraviglioso sa-pere, oggi, che i Coreani sono fra i principali sostenitori dell’ope-ra di Compassion”.Jim assumerà ufficialmente l’incarico nel mese di settembre ed ha impegnato questi ultimi due mesi per visitare tutti i Paesi part-ner, accompagnato dal presidente uscente. Wess Stafford, che ha ricoperto questo ruolo dal 1993, ha trascorso oltre trent’anni di

servizio in Compassion e con-clude il suo mandato per rag-giunti limiti di età.Wess, noto anche per il libro Troppo piccoli per essere igno-rati in cui racconta della sua infanzia vissuta in Africa, ave-va conosciuto Jim molti anni fa e, come ci ha raccontato, già ne aveva colto la grande passio-ne per gli altri: “Quando cer-cavo di immaginare la persona che avesse tutti i requisiti ne-cessari a ricoprire il ruolo, Jim era la prima persona che mi ve-nisse in mente. Sono certo che sarà perfettamente in grado di gestire l’intero ministero e allo stesso tempo di guidarlo verso obiettivi e aree di impatto che finora abbiamo solo sfiorato. Non potrei lasciare la mia re-sponsabilità in mani migliori”.

Jim sarà solamente il quinto presidente nei sessantuno anni di sto-ria di Compassion, a dimostrazione della solidità e stabilità di un ministero che, per la grazia di Dio, è passato dall’aiutare 180.000 bambini (quando Wess assunse la carica di presidente) al milione e quattrocentomila di oggi.

“Abbiamo una grande sfida davanti a noi – così ha concluso Jim il suo discorso – ma spesso Dio usa eventi e circostanze del tut-to inspiegabili per mostrarci la via che porta a Lui. Sono le occa-sioni in cui dobbiamo per forza decidere se continuare su quel-la strada o invertire il senso di marcia. Io ho deciso di continua-re e vi consiglio, la prossima volta che Dio vi chiama a fare qual-cosa di difficile da capire, di essere attenti e aperti al cambia-mento. E a dire sì!” —

— Il nuovo presidente diCompassion International

— Muoversi insieme,muoversi per una causaer ogni organizzazione non–profit1, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci nella promozione della causa che difendono. Ogni associazione sa che la ricerca e il coinvolgimento di nuovi volontari diventa un elemento fondamentale per il proprio sviluppo e ogni associazione che ricerca e coinvolge volontari sta lavorando per il proprio futuro e per il prosieguo delle proprie progettualità.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 12

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Le organizzazioni non–profit ri-entrano a pieno titolo tra quel-le strutture organizzate dove il “fattore umano” è fondamen-tale per i beneficiari dei propri servizi (associazioni di volonta-riato per gli anziani, le persone disagiate, malate, con disabilità etc.) sia per le cause che difen-dono, sia per le tematiche di cui si occupano, come quelle am-bientali, sociali o umanitarie in generale.La libera scelta individuale, la gratuità dell’impegno, la moti-vazione disinteressata ad occu-parsi di altri diventano gli ele-menti specifici di un proposito

che supera se stessi. Il volonta-riato è un mondo variegato, fatto di persone, progetti, sentimenti, entusiasmi, idee, attività. Il volontariato è anche un mon-do complesso, articolato, orga-nizzato con specifiche strut-ture e azioni. Chi fa il volonta-rio fa sì che la propria storia di vita faccia parte di qualcosa di più grande. Il volontario non è solo colui che “fa” qualcosa per gli altri, ma è anche colui che, condividendo la propria espe-rienza, contagia, ispira, motiva altre persone.Essere volontari è una esperien-za umana straordinaria, che ti

spinge non solo più vicino ai va-lori in cui credi e che vuoi difen-dere, ma ti porta a essere in re-lazione con altre persone, ad ab-bellire le tue esperienze di vita e ad arricchire indirettamente chi beneficia del tuo impegno.Decidere di fare il volontario non significa solo offrire un ser-vizio nei confronti del prossimo o a favore della propria associa-zione: è anche un regalo che facciamo a noi stessi. I bisogni che tocchiamo con il nostro vo-lontariato ci possono aiutare a imparare qualcosa di importan-te ed utile anche per la nostra stessa vita.

Se fai volontariato con Compassion hai la possibilità sia di mettere a frutto le tue capacità e i tuoi interessi, sia di sperimentare cose nuove! Informati ai nostri recapiti.

— Tutto quello che vuoi sapere... o dire!Il blog di Compassion si rinnova, con funzionalità più ampie e una navigazione più facile. Su www.compassion.it/blog trovi contenuti sempre aggiornati, oltre che video e foto direttamente dai Paesi dove lavoriamo. Puoi interagire con lo staff e con gli altri utenti, lasciare i tuoi commenti e avere le informazioni che desideri sulle nostre attività. Se vuoi capire quanto sia cruciale il contributo che stai dando nella lotta alla povertà, vieni a trovarci spesso in questo spazio virtuale!

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 14

La parola blog è la contrazione di web–log, letteralmente “diario in rete”. Il nostro blog è lo spazio dove condividiamo ciò che ci sta a cuore con le persone che ci stanno a cuore: voi, tu. Interagisci con noi, commenta, poni domande e aiutaci a fare un lavoro migliore a favore dei bambini.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 15

Domanda – Come vengono utilizzati i soldi che verso per il soste-gno mensile?Risposta – A livello internazionale Compassion riesce a far fron-te alle spese di gestione e comunicazione trattenendo dall’importo mensile della quota di sostegno circa il 20%. Il rimanente è utiliz-zato per il sostegno diretto o indiretto del bambino. Se c’è un ambi-to in cui siamo ferrei nell’applicare i nostri principi e valori è quello della gestione finanziaria, con il duplice scopo di ottimizzare ogni risorsa a favore dei bambini e di garantire a ogni sostenitore e do-natore la massima trasparenza circa l’utilizzo dei fondi raccolti.Alla fine di ogni anno fiscale Compassion Italia pubblica sul sito web il proprio bilancio, nonché la nota della società che effettua la revisione dei conti.È inoltre socio dell’Istituto Italiano della Donazione, che certifica la trasparente ed efficace gestione delle risorse utilizzate per conse-guire gli scopi di solidarietà e promozione socioculturale.In ultimo, a tutela di tutti i soggetti coinvolti, vengono effettuati re-golari controlli contabili, fiscali e amministrativi in ogni Centro di Sviluppo, al fine di assicurare che i fondi siano ricevuti, registrati e gestiti nel modo appropriato, e si può misurare l’efficienza di ogni centro. La società di revisione, inoltre, richiede ogni anno di visita-re un Paese diverso e di incontrare personalmente alcuni bambini. Oltre a questo, Compassion si preoccupa di verificare se il persona-le locale stia realizzando, nella vita di quei bambini, quanto è stato promesso al sostenitore. —

Domanda – Posso incontrare il bambino che sostengo? Risposta – È possibile incontrare il proprio bambino sostenuto par-tecipando al viaggio di gruppo organizzato ogni anno da Compas-sion Italia in un dato Paese. Si tratta solo di aspettare il viaggio nel Paese giusto! I nostri viaggi sono un’opportunità unica per incon-trare i bambini, vedere la cultura in cui vivono, vedere di persona i benefici dell’intervento di sostegno nella loro vita grazie alla gene-rosità di tante persone. In alternativa, è possibile organizzare auto-nomamente una visita individuale, indicando le date del viaggio a Compassion con tre mesi di anticipo. —

Domanda – I bambini devono essere cristiani per essere sostenuti? Risposta – I bambini non devono essere cristiani per essere iscritti nei Centri Compassion e per ricevere l’aiuto di un sostenitore. Il pro-gramma di Compassion è però senza dubbio cristiano e ogni Centro è collegato ad una chiesa o a un ministero cristiano. Il nostro desiderio è che ogni bambino abbia la possibilità di vedere la fede in azione, ascoltare il Vangelo e fare un cammino sulle vie di Cristo. Ma né il bambino né la sua famiglia hanno l’obbligo di ab-bracciare la fede cristiana. —

http://www.compassion.it/blog

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— Muoversi insieme,muoversi per una causaer ogni organizzazione non–profit1, i volontari sono la migliore risorsa a disposizione per crescere ed essere efficaci nella promozione della causa che difendono. Ogni associazione sa che la ricerca e il coinvolgimento di nuovi volontari diventa un elemento fondamentale per il proprio sviluppo e ogni associazione che ricerca e coinvolge volontari sta lavorando per il proprio futuro e per il prosieguo delle proprie progettualità.

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Le organizzazioni non–profit ri-entrano a pieno titolo tra quel-le strutture organizzate dove il “fattore umano” è fondamen-tale per i beneficiari dei propri servizi (associazioni di volonta-riato per gli anziani, le persone disagiate, malate, con disabilità etc.) sia per le cause che difen-dono, sia per le tematiche di cui si occupano, come quelle am-bientali, sociali o umanitarie in generale.La libera scelta individuale, la gratuità dell’impegno, la moti-vazione disinteressata ad occu-parsi di altri diventano gli ele-menti specifici di un proposito

che supera se stessi. Il volonta-riato è un mondo variegato, fatto di persone, progetti, sentimenti, entusiasmi, idee, attività. Il volontariato è anche un mon-do complesso, articolato, orga-nizzato con specifiche strut-ture e azioni. Chi fa il volonta-rio fa sì che la propria storia di vita faccia parte di qualcosa di più grande. Il volontario non è solo colui che “fa” qualcosa per gli altri, ma è anche colui che, condividendo la propria espe-rienza, contagia, ispira, motiva altre persone.Essere volontari è una esperien-za umana straordinaria, che ti

spinge non solo più vicino ai va-lori in cui credi e che vuoi difen-dere, ma ti porta a essere in re-lazione con altre persone, ad ab-bellire le tue esperienze di vita e ad arricchire indirettamente chi beneficia del tuo impegno.Decidere di fare il volontario non significa solo offrire un ser-vizio nei confronti del prossimo o a favore della propria associa-zione: è anche un regalo che facciamo a noi stessi. I bisogni che tocchiamo con il nostro vo-lontariato ci possono aiutare a imparare qualcosa di importan-te ed utile anche per la nostra stessa vita.

Se fai volontariato con Compassion hai la possibilità sia di mettere a frutto le tue capacità e i tuoi interessi, sia di sperimentare cose nuove! Informati ai nostri recapiti.

— Compassion Mag | N. 02/2013 | 15

Domanda – Come vengono utilizzati i soldi che verso per il soste-gno mensile?Risposta – A livello internazionale Compassion riesce a far fron-te alle spese di gestione e comunicazione trattenendo dall’importo mensile della quota di sostegno circa il 20%. Il rimanente è utiliz-zato per il sostegno diretto o indiretto del bambino. Se c’è un ambi-to in cui siamo ferrei nell’applicare i nostri principi e valori è quello della gestione finanziaria, con il duplice scopo di ottimizzare ogni risorsa a favore dei bambini e di garantire a ogni sostenitore e do-natore la massima trasparenza circa l’utilizzo dei fondi raccolti.Alla fine di ogni anno fiscale Compassion Italia pubblica sul sito web il proprio bilancio, nonché la nota della società che effettua la revisione dei conti.È inoltre socio dell’Istituto Italiano della Donazione, che certifica la trasparente ed efficace gestione delle risorse utilizzate per conse-guire gli scopi di solidarietà e promozione socioculturale.In ultimo, a tutela di tutti i soggetti coinvolti, vengono effettuati re-golari controlli contabili, fiscali e amministrativi in ogni Centro di Sviluppo, al fine di assicurare che i fondi siano ricevuti, registrati e gestiti nel modo appropriato, e si può misurare l’efficienza di ogni centro. La società di revisione, inoltre, richiede ogni anno di visita-re un Paese diverso e di incontrare personalmente alcuni bambini. Oltre a questo, Compassion si preoccupa di verificare se il persona-le locale stia realizzando, nella vita di quei bambini, quanto è stato promesso al sostenitore. —

Domanda – Posso incontrare il bambino che sostengo? Risposta – È possibile incontrare il proprio bambino sostenuto par-tecipando al viaggio di gruppo organizzato ogni anno da Compas-sion Italia in un dato Paese. Si tratta solo di aspettare il viaggio nel Paese giusto! I nostri viaggi sono un’opportunità unica per incon-trare i bambini, vedere la cultura in cui vivono, vedere di persona i benefici dell’intervento di sostegno nella loro vita grazie alla gene-rosità di tante persone. In alternativa, è possibile organizzare auto-nomamente una visita individuale, indicando le date del viaggio a Compassion con tre mesi di anticipo. —

Domanda – I bambini devono essere cristiani per essere sostenuti? Risposta – I bambini non devono essere cristiani per essere iscritti nei Centri Compassion e per ricevere l’aiuto di un sostenitore. Il pro-gramma di Compassion è però senza dubbio cristiano e ogni Centro è collegato ad una chiesa o a un ministero cristiano. Il nostro desiderio è che ogni bambino abbia la possibilità di vedere la fede in azione, ascoltare il Vangelo e fare un cammino sulle vie di Cristo. Ma né il bambino né la sua famiglia hanno l’obbligo di ab-bracciare la fede cristiana. —

http://www.compassion.it/blog