Come alla Corte di Federico II · l'Innovazione presso la Regione Puglia. Nel 2005 è stato...
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II OVVERO
PARLANDO E RIPARLANDO DI SCIENZA
DALLA NATURA AI MATERIALI 9di Luigi Nicolais
HOMO FABER: LE PRIME TECNOLOGIE E I LORO MATERIALI 11di Marco Pacciarelli
VERSO I MATERIALI BIO-LOGICI 13di Giuseppe Mensitieri e Paolo Antonio Netti
LA STORIA DELLA CARTA 15di Paolo De Luca e Bruno Menale
I MATERIALI NELLA VITA E NELLO SVILUPPO DI OGNI CIVILTÀ UMANA 18di Claudio De Rosa
ETANOLO E PREZZI DEI CEREALI 20di Antonio Acconcia
L’organizzazione strutturale presente nei materiali naturali ha permesso lo sviluppo di una nuova
branca della scienza che consente di progettare e costruire non più solo su
scala macroscopica, ma anche su quella micro e nanoscopica, materiali
artificiali ad alta prestazione.
Luigi Nicolais
Luigi Nicolais, ingegnere chimico, si è laureato all'Università Federico
II di Napoli. Professore ordinario di tecnologia dei polimeri e di
scienza e tecnologia dei materiali nella stessa Università, è stato
direttore del dipartimento di Ingegneria dei materiali e della
produzione, presidente del corso di laurea in Ingegneria dei materiali
e coordinatore del dottorato di ricerca in Biomateriali, membro del
Senato Accademico e presidente del Polo delle Scienze e delle
Tecnologie.
Dal 1981 al 2003 è stato professore affiliato al Dipartimento di Ingegneria Chimica presso la University of
Washington - Seattle, WA (USA) e dal 1986 al 2004 professore aggiunto all'Institute of Materials Science
della University of Connecticut di Storrs, CT (USA).
È stato fondatore e direttore dell'Istituto per i materiali compositi e biomedici del CNR. Ha fondato e
presieduto il Distretto tecnologico sull'Ingegneria dei Materiali polimerici e compositi e Strutture - IMAST
Scarl.
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali tra i quali quello della Society for the
Advancement of Materials and Process Engineering, SAMPE, "per il servizio reso alla conoscenza ed allo
sviluppo dei materiali compositi ed il loro uso".Nel 2000 è stato nominato fellow presso l'AIMBE, American
institute for Medical and Biomedical Engineering e fellow del BSE, Biomaterials Science and Engineering;
nello stesso anno, ha ricevuto il George Winter award dell'ESB, European Society for Biomaterials.
È tra gli scienziati italiani maggiormente citati al mondo (www.isihighlycited.com), avendo scritto 7 libri,
400 pubblicazioni su riviste internazionali e realizzato 25 brevetti.
È stato membro del Comitato scientifico di numerose istituzioni tra le quali Federchimica, Confindustria,
Alenia, Swedish institute of composites ed ENEA.
È membro di numerose società professionali nazionali e internazionali; per citarne solo alcune: l'American
Chemical Society, la British Society of Rheology, l'American Institute of Chemical Engineering, la Società
Italiana di Biomateriali, la Società Chimica Italiana.
È stato Assessore dell'Università e della Ricerca Scientifica, Innovazione Tecnologica e Nuova Economia,
presso la Regione Campania, dal 2000 al 2005.
È stato Presidente di Città della Scienza a Napoli e dell'Agenzia Regionale per le Tecnologie e
l'Innovazione presso la Regione Puglia.
Nel 2005 è stato insignito dell'onorificenza di Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
Italiana, in quanto componente del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica, del quale fanno parte i
ricercatori italiani più citati al mondo.
Nel maggio 2006, nel secondo governo Prodi, è stato nominato Ministro per le Riforme e le innovazioni
nella Pubblica Amministrazione.
Nell’aprile 2008, XVI legislatura, viene eletto deputato alla Camera dei Deputati.
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
DALLA NATURA AI MATERIALI
Luigi Nicolais
Professore di Tecnologia dei polimeri e di Scienza e tecnologia dei materiali Università degli Studi di Napoli Federico II
La rapida evoluzione del mondo
produttivo e tecnologico unita alle sempre
maggiori esigenze del mercato hanno catalizzato
una profonda innovazione e concezione dei
materiali. L’evoluzione è passata dai materiali
bulk, ovvero quelli immediatamente disponibili e
adattabili alla specifica richiesta, ai materiali
funzionali ingegnerizzati per la specifica
applicazione. Oggi i nuovi materiali vengono
progettati su misura e presentano gradi di
complessità e funzionalità da poterli definire
‘quasi organici’.
La realizzazione di materiali intelligenti e
multifunzionali necessita di un paradigma
filosofico. Domandarsi ‘come progetta la
natura?‘, ovvero come l’evoluzione naturale ha
permesso la realizzazione di materiali biologici
con prestazioni specifiche spesso straordinarie a
cui i materiali sintetici devono tendere, è
sicuramente la migliore strategia per stabilire
questo approccio. Infatti, seguendo questo
paradigma si possono raggiungere traguardi
significativi nell’ingegneria dei materiali. La
natura procedendo in modo lento ma
estremamente efficiente, secondo una procedura
di successive approssimazioni implicita
nell’evoluzione biologica, ha ottimizzato la
microstruttura di ogni tessuto sulla base della
specifica funzione fisiologica ottenendo, così, dei
materiali con prestazioni straordinarie che
costituiscono l’invidia della moderna ingegneria
dei materiali. La realizzazione di materiali
sintetici non può seguire direttamente le regole
dell’evoluzione naturale dalla microstruttura alla
funzione, ma occorre seguire un processo di
decodifica a posteriori. Primo, occorre
comprendere come le proprietà dei materiali
biologici (principalmente meccaniche e fisiche)
permettono la loro funzione fisiologica. Secondo,
occorre comprendere la microstruttura
necessaria per ottenere le proprietà desiderate.
Solamente quando questi due passi
fondamentali sono stati eseguiti si può iniziare la
reale progettazione del materiale sintetico per
un'eventuale sostituzione, ovvero la ricerca delle
tecnologie possibili per ottenere il materiale che,
avendo la giusta microstruttura, ha le proprietà
desiderate e idonee per l’applicazione specifica.
Nella storia dell’uomo la natura ha
sempre costituito un’inesauribile fonte di
ispirazione per il progetto di manufatti e
dispositivi. Oggi più che mai le conoscenze
acquisite nell’ambito delle scienze biologiche
offrono nuove e concrete possibilità di esplorare
e comprendere nel dettaglio le logiche e i
principi su cui si basa la progettazione della
natura, grazie anche alle straordinarie conquiste
tecnologiche che consentono indagini a livello
molecolare e che permettono di conoscere ogni
giorno più profondamente la complessità su cui
si fonda il successo evolutivo di ogni specie
vivente. La comprensione dei linguaggi
9
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
attraverso i quali avvengono gli scambi di
informazioni, dei processi e delle logiche che
consentono alla natura di realizzare e mantenere
in vita i suoi sistemi, offre alla scienza dei
materiali nuovi ed efficaci strumenti progettuali.
In questo intervento, verranno presentati
esempi di questo approccio bionico per la
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
realizzazione di materiali funzionali con
struttura e proprietà ottimizzate inspirandosi a
materiali biologici. Inoltre verranno presentati i
nuovi approcci biomimetici tesi all’integrazione di
logiche molecolari biologiche in materiali sintetici
per la realizzazione di materiali capaci di
comunicare e interagire con il mondo biologico.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
HOMO FABER: LE PRIME TECNOLOGIE E I LORO MATERIALI
Marco Pacciarelli
Professore di Preistoria e protostoriaUniversità degli Studi di Napoli Federico II
Cos’è l’intelligenza? A questa domanda
sono venute le risposte più diverse, a volte
sorprendenti. Henri Bergson nel 1907 l’ha
definita come ‘la facoltà di fabbricare oggetti
artificiali, in particolare utensili per fare altri
utensili, e di variarne indefinitamente la
fabbricazione’. In accordo con tale concetto, egli
affermò che il nome migliore per la nostra specie
sarebbe stato quello di Homo faber, non sapiens.
Questa, che potrebbe apparire solo come
una provocazione intellettuale, è invece
un’interessante intuizione se ci si pone in
un’ottica evolutiva. Bergson conosceva
certamente gli sviluppi dell’archeologia
preistorica. Già alla fine dell’800 era ben noto
che le comunità di cacciatori-raccoglitori del
paleolitico ben prima di 12.000 anni fa
conoscevano sofisticate tecniche di scheggiatura
della pietra, volte a ottenere strumenti taglienti.
Strumenti ottenuti non con scheggiature casuali,
ma in base a un preciso progetto – che può ben
essere definito ‘intelligente’ – il quale
comportava spesso un lungo e complesso lavoro
di preparazione prima di ottenere l’utensile della
forma richiesta. Ma Bergson non poteva sapere
che le ricerche hanno in seguito documentato un
chiaro rapporto tra l’emergere della prima
tecnologia e lo sviluppo dell’encefalizzazione,
ovvero del processo di aumento delle dimensioni
e delle funzioni cerebrali. I primi passi di questo
sviluppo si colgono 2,5 milioni di anni fa, quando
in Africa iniziano ad evolversi le specie più
arcaiche del genere Homo, la cui capacità
cranica è già sensibilmente superiore a quella
dei primati più evoluti, come gli scimpanzé.
L’apparizione precisamente nella stessa
epoca dei primi strumenti di pietra scheggiata
dimostra che l’evolversi delle facoltà cerebrali ha
proceduto di pari passo con l’affermarsi della
lavorazione della pietra. Alla quale si sono certo
ben presto affiancati altri materiali reperibili in
natura, come il legno, l’osso, la pelle. Un’altra
acquisizione fondamentale (antica alcune
centinaia di migliaia di anni) è stata
naturalmente quella del fuoco, con cui l’uomo ha
moltiplicato la sua capacità di sostentarsi
(cuocendo i cibi), difendersi, e modificare
l’ambiente (potendo riscaldare i suoi luoghi di
sosta). Proprio l’uso del fuoco, a partire da circa
9.000 anni fa, ha consentito un ulteriore salto
tecnologico: la creazione di ciò che il grande
archeologo preistorico Gordon Childe chiamò ‘il
primo materiale artificiale’, ovvero la ceramica.
Non è un caso che i primi vasi in terracotta
vengano prodotti in corrispondenza della
rivoluzione neolitica (altro concetto di Childe),
con la quale l’uomo inizia il primo vero e proprio
controllo dei processi naturali, attraverso
l’agricoltura e l’allevamento, e con esso la vita
stanziale.
Da questo grande rivolgimento ebbero
origine tutti gli sviluppi successivi, dalla
metallurgia, alla nascita delle città e delle
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
società complesse, in ultimo fino alla rivoluzione
industriale. Le lontane premesse di quest’ultima
coincidono dunque con la prima fabbricazione
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
della ceramica, materiale umile e fragile ma al
quale perfino nell’incipiente era delle
nanotecnologie non sappiamo ancora rinunciare.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
VERSO I MATERIALI BIO-LOGICI
Giuseppe Mensitieri
Professore di Scienze e tecnologie dei materiali Università degli Studi di Napoli Federico II
Paolo Antonio Netti
Professore di Scienze e tecnologie dei materiali Università degli Studi di Napoli Federico II
I nuovi materiali stanno evolvendo verso
materiali ‘quasi organici’, caratterizzati da una
crescente funzionalità e da una sempre
maggiore complessità derivante dall’esigenza di
integrare funzioni e capacità di gestire
informazioni. Un possibile modello di sviluppo da
perseguire a tale scopo è quello di mutuare
logiche e meccanismi tipici dei sistemi biologici.
In altri termini si cerca di tradurre in termini
tecnologici i processi che in natura portano al
successo evolutivo dei tessuti biologici a partire
dalla loro strutturazione molecolare. Questo
approccio sta portando ad una nuova tecno-
scienza che vede la convergenza di discipline
quali le bioscienze, le nanotecnologie, la
tecnologia dell’informazione e le scienze
cognitive. per lo sviluppo di una nuova classe i
materiali che potremmo definire bio-logici.
La realizzazione di strutture e dispositivi
con specifiche funzionalità in passato è sempre
stata condizionata dalle caratteristiche dei
materiali disponibili. In altri termini la
progettazione avveniva ‘con’ i materiali.
L’evoluzione dell’ingegneria dei materiali ha
consentito, più di recente, di progettare i
materiali per la specifica funzione, strutturale o
meno, a cui erano destinati. Un esempio
notevole è quello dell’ingegneria dei materiali
compositi, le cui proprietà meccaniche e
funzionali possono essere profondamente
cambiate, sia qualitativamente che
quantitativamente, variando orientazione,
tipologia ed ammontare del rinforzo, fornendo al
progettista dei ‘gradi di libertà’ non accessibili
prima. Questa possibilità di ‘progettazione’ del
materiale ha consentito di ottimizzarne le
proprietà solo per le specifiche finalità previste
dalla sua utilizzazione.
Tuttavia, la richiesta di prestazioni
sempre più avanzate in tutti campi
dell’ingegneria, da quella strutturale a quella
elettronica, dalla meccanica alla biomedica, ha
favorito l’introduzione di un approccio diverso e
più efficiente, che guarda alla natura come fonte
ispiratrice di questa nuova ‘filosofia’ progettuale.
Un aspetto chiave è quello di mettere a punto
materiali in grado di interagire ed adattarsi
all’ambiente in cui sono chiamati ad operare,
integrando in esso funzioni sempre più
complesse, ad esempio mutuando la logica
progettuale che guida la genesi dei materiali in
natura. Infatti, l’evoluzione delle specie viventi è
sostanzialmente basata sulla capacità dei
materiali biologici di autoripararsi, di adattarsi,
evolvendosi, agli stimoli esterni e di ottimizzare
la struttura in funzione dell’utilizzo specifico. In
altri termini, questo approccio ‘bomimetico’ ha
portato all’integrazione di capacità sensoriali e di
attuazione nei materiali per consentire loro di
adattarsi agli stimoli esterni. Esempi di tale
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
logica progettuale sono già presenti nei nuovi
materiali attuatori, autoriparanti e con capacità
di interazione con ambienti biologici.
I materiali ‘attuatori’ adattano le proprie
prestazioni all’azione di stimoli esterni. I
cosiddetti materiali elettro- e magneto-elastici
sono in grado di modulare le proprietà
meccaniche sotto l’azione di un campo elettrico
o magnetico esterno e trovano, tra le altre,
applicazione come attenuatori di onde sismiche.
Altri esempi sono i ‘gel polimerici’, in grado di
variare il proprio volume in funzione della
temperatura o delle condizioni micro ambientali
e sono utilizzati nella realizzazione di muscoli
artificiali o nel rilascio controllato di farmaci, o,
anche, i materiali fotosensibili per lenti
fotocromatiche, in grado di modulare le
proprietà di filtro ottico in funzione del livello
di radiazione UV incidente.
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
I materiali autoriparanti sono in grado di
ripristinare in modo autonomo la propria
efficienza meccanica. Un esempio sono i
materiali compositi contenenti microcapsule,
inglobanti principi attivi autoriparanti: quando
nel materiale si propaga un crack, questo
processo determina la rottura delle capsule con
la fuoriuscita di una resina in grado di
polimerizzarsi rapidamente, riparando così la
matrice laddove si è verificato il danno.
Infine, i materiali in grado di interagire
con un ambiente biologico possono ‘scambiare
informazioni’ con cellule e tessuti e indirizzare
specifici processi biologici. Essi guidano e
stimolano adesione, migrazione, crescita e
differenziazione cellulare trovando applicazione
nella medicina rigenerativa, in dispositivi
diagnostici extracorporei e nella diagnosi
precoce per immagini di tumori.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
LA STORIA DELLA CARTA
Paolo De Luca
Professore di Botanica Generale Università degli Studi di Napoli Federico II
Bruno Menale
Ricercatore di Botanica Sistematica Università degli Studi di Napoli Federico II
La carta è da secoli supporto
indispensabile alla scrittura; è stata, però,
‘inventata’ molto tempo dopo rispetto a questa.
Prima della sua comparsa, l’uomo ha utilizzato
svariati supporti per scrivere; costituiscono
esempi in tal senso le tavolette d’argilla su cui i
Sumeri incidevano simboli e figure e i fogli di
papiro che gli Egiziani realizzavano disponendo
l’uno sopra l’altro due strati di strisce ricavate
dal midollo della pianta omonima, orientati
perpendicolarmente tra loro.
Gli Egiziani producevano grandi quantità
di fogli di papiro, che venivano anche esportati
in altri paesi mediterranei; i costi, però, erano
esorbitanti e quindi la cultura costituiva
un’esclusiva dei ricchi. I fogli di papiro furono
quindi usati anche da Greci e Romani; è
simpatico ricordare che gli studenti dell’antica
Roma adoperavano, per alfabetizzarsi, tavolette
in legno ricoperte di cera. Quando il re d’Egitto
Tolomeo V Epifane proibì l’esportazione del
papiro, come supporto scrittorio si iniziò ad
usare la pergamena che, secondo Plinio il
Vecchio, apparve nel II secolo a.C. ai tempi di
Eumene II, sovrano di Pergamo, città dell’Asia
minore. Ricavata dalla lavorazione della pelle di
vari animali, tra cui pecora e capra, la
pergamena iniziò a diffondersi ampiamente dal
III secolo d.C.; più resistente del papiro e
utilizzabile da entrambi i lati, fu in Europa, fino
all’introduzione della carta, un diffuso supporto
per la scrittura.
Secondo la tradizione, fu Ts’ai Lun, un
funzionario dell’imperatore cinese, a creare nel
105 d.C. i primi fogli di carta; ad ogni modo,
alcuni ritrovamenti archeologici proverebbero
che la carta era adoperata in Cina già due secoli
prima. Da allora, per realizzare questo
importante supporto per la scrittura, è sempre
stato utilizzato materiale vegetale, caratterizzato
dalla presenza di cellulosa, polisaccaride
localizzato nelle pareti delle cellule delle piante.
I Cinesi realizzavano tali fogli
adoperando stracci, vecchie reti da pesca e fibre
ricavate da diverse piante, tra cui canapa, gelso
e bambù; oltre che per scrivere, usavano la
carta per adornare dimore ed edifici religiosi,
avvolgere oggetti e realizzare vestiti, ventagli e
cappelli.
Fino all’VIII secolo d.C., la carta veniva
realizzata solo in Cina e nei paesi asiatici ove in
monaci buddisti avevano diffuso le tecniche
relative alla sua fabbricazione. Nel 751, gli Arabi
sottomisero Samarcanda, centro sino ad allora
sotto l’influenza dell’impero cinese, catturando
tra l’altro alcuni cartai; questi ultimi svelarono i
segreti concernenti la realizzazione del prezioso
prodotto e contribuirono all’impianto di una
cartiera nella città. A tale centro di produzione
ne seguirono altri, costruiti in diverse città del
15
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
mondo arabo, in cui la carta veniva realizzata a
partire da stracci di canapa e lino.
Gli Arabi perfezionarono le tecniche di
realizzazione della carta e diffusero il suo uso e il
suo commercio in Africa settentrionale, in Sicilia
e in Spagna. In Europa tale prodotto suscitò
inizialmente diffidenza, essendo considerato
inferiore alla pergamena sia per qualità, sia
perchè di origine musulmana; ad ogni modo, tali
considerazioni non rallentarono la sua diffusione
e la creazione di numerose cartiere nel vecchio
continente.
In Italia, le prime fabbriche di produzione della
carta videro la luce ad Amalfi e a Fabriano. In
quest’ultimo centro, l’uso di macchinari più
moderni e di nuove tecniche permise di
realizzare un prodotto che era qualitativamente
superiore a quello arabo e che si impose in tutta
Europa, oltretutto favorito nella sua diffusione
dalla sua origine non musulmana. A Fabriano, la
carta si otteneva sempre a partire da stracci di
canapa e lino, derivati da tessuti ottenuti in
seguito alla lavorazione di piante coltivate in
Italia. Quest’ultima mantenne il predominio nella
fabbricazione della carta per circa 200 anni, nel
corso dei quali tale supporto divenne sempre più
importante per la scrittura; successivamente, il
primato della produzione passò prima alla
Francia e poi all’Olanda.
Nei secoli che seguirono, la realizzazione
della carta fu caratterizzata da progressi tecnici
ed innovazioni, ma anche da periodi bui, come
quello caratterizzato dall’epidemia di peste che
interessò l’Italia nel XVII secolo e che impose,
come misura profilattica, l’incendio degli stracci
con conseguente mancanza di materia prima per
le cartiere.
Un momento fondamentale nella storia
della carta è rappresentato dall’ottenimento, nel
1844, di una pasta preparata a partire dal legno,
che divenne ben presto la più importante
materia prima per i centri produttori e che, con il
passare del tempo, fu ricavato da un numero
sempre maggiore di specie arboree. Dalla metà
del XIX secolo, la lavorazione di tale pasta fu
progressivamente perfezionata. La produzione di
carta assunse dimensioni industriali e condusse
alla realizzazione di prodotti sempre più
diversificati; la carta divenne meno costosa e di
conseguenza le classi meno abbienti più
facilmente poterono avvicinarsi alla cultura.
La ricerca del legno per realizzare carta
ha però parzialmente contribuito alla
deforestazione. Al fine di superare tale
problema, oggi si tende a sfruttare il legno di
alberi coltivati che, dopo l’abbattimento, sono
rimpiazzati da altri esemplari; inoltre, si
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
recupera materiale cartaceo utile per la
produzione di carta riciclata. Va comunque
ricordato che i processi di sbiancamento della
cellulosa, effettuati con composti ossidanti,
contribuiscono all’inquinamento dell’ambiente. È
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
da evidenziare che in tempi recenti si sta
cercando di utilizzare, come base di partenza per
la realizzazione della carta, materiale vegetale di
scarto proveniente da colture annuali, come ad
esempio quelle di mais e di altre graminacee.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
I MATERIALI NELLA VITA E NELLO SVILUPPO DI OGNI CIVILTÀ UMANA
Claudio De Rosa
Professore di Chimica industriale e Chimica macromolecolare Università degli Studi di Napoli Federico II
Il fiorire, lo sviluppo e l’evoluzione di
ogni civiltà umana sono state, da sempre, legate
alla scoperta di nuovi materiali, oltre che a
condizioni ambientali favorevoli. Le antiche
civiltà, età della pietra ed età del bronzo, sono
state, infatti, denominate in base al livello di
sviluppo dei materiali.
L’uomo per secoli ha utilizzato nella sua
vita quotidiana sostanze naturali come il legno,
la pietra, l’argilla, le pelli, o materiali come il
vetro e il bronzo fabbricati per la prima volta in
modo accidentale. I materiali che oggi più
profondamente hanno modificato la nostra vita,
come gli acciai e le plastiche, sono, invece, il
risultato di uno studio finalizzato all’ottenimento
di precise proprietà.
Una rivoluzione è certamente stata la
scoperta dei materiali plastici, cioè sostanze
organiche (polimeri) costituite da lunghe
molecole in cui migliaia di atomi, essenzialmente
di carbonio, sono concatenati a formare lunghe
‘catene’ (le macromolecole). La scoperta più
importante è stata fatta in Italia agli inizi degli
anni ‘60 da Giulio Natta, premio nobel per la
Chimica, che per la prima volta sintetizzò i
‘polimeri stereoregolari’ e il ‘polipropilene
isotattico’, il materiale noto con il nome di
‘Moplen’. In quegli anni tutte le nostre case
furono invase da oggetti in ‘Moplen’, contenitori,
giocattoli, bacinelle. E fu una rivoluzione al
punto che molti oggetti metallici furono sostituiti
dalla plastica.
I materiali solidi sono raggruppati in tre
classi principali, metalli, ceramiche e polimeri, in
base alla struttura atomica e composizione
chimica. Altri gruppi di materiali sono i
compositi, i semiconduttori e i biomateriali. I
compositi sono formati dalla miscela di due o più
materiali differenti con una combinazione delle
migliori proprietà di ciascun componente. Ad
esempio nelle vetroresine fibre di vetro sono
disperse in una matrice di un materiale
polimerico. Le vetroresine presentano notevole
resistenza meccanica fornita dalle fibre di vetro,
e buona flessibilità che deriva dalla matrice
polimerica. Uno dei campi della ricerca sui
materiali in maggiore crescita è lo studio dei
nanocompositi, materiali eterogenei costituiti da
additivi di dimensioni nanometriche, di solito
nanoparticelle inorganiche, disperse in materiali
polimerici. L’intima miscelazione, su scala
nanometrica, di polimeri e particelle inorganiche
conferisce proprietà inconsuete.
In anni recenti lo studio di nuovi
materiali ha subito una nuova svolta grazie allo
sviluppo di tecniche che permettono di
manipolare la materia a livello atomico, cioè
muovere atomi e molecole per formare
aggregati di pochi atomi o molecole, definite
‘nanostrutture’. Ad esempio i nanotubi di
carbonio sono tubi di dimensioni nanometriche
con proprietà meccaniche ed elettriche
eccezionali. L’abilità di manipolare e sistemare
atomi e molecole a formare nano strutture
18
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
offre una opportunità unica per lo sviluppo di
materiali innovativi dalle proprietà meccaniche,
elettriche, magnetiche speciali. Questo nuovo
approccio sta determinando il fiorire dell’era
delle nanotecnologie, la nuova Frontiera nella
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
ricerca sui materiali che coinvolge materiali
con proprietà speciali e con importanti
applicazioni in campi molto diversi, dalla
microelettronica alla medicina.
19
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
ETANOLO E PREZZI DEI CEREALI
Antonio Acconcia
Professore di Economia politica Università degli Studi di Napoli Federico II
I prezzi dei cereali sono cresciuti in
modo significativo tra il 2006 e il 2007. Dal
confronto tra le quotazioni del 6 maggio 2008,
riportate dall’Associazione Granaria di Milano,
con quelle di metà 2005, emerge per il grano
tenero (tipo panificabile superiore) un
incremento del 76%, per il grano duro un
incremento del 161% e per il granoturco (tipo
nazionale) un incremento del 79%; nello stesso
periodo la media dei prezzi delle diverse qualità
di riso ha subito un incremento del 98%.
Variazioni dei prezzi di portata tanto ampia,
registrate anche a livello mondiale, hanno
determinato conseguenze rilevanti su quella
parte della popolazione per cui frumento e riso
costituiscono componenti rilevanti della dieta
alimentare.
Almeno quattro fattori strutturali
possono spiegare quanto accaduto. La crescita
economica asiatica, in particolare di Cina e
India, ha determinato un incremento della
domanda di molti beni, tra cui i cereali, e, nello
stesso tempo, la riduzione della produzione
potenziale di frumento e riso, dovuta alla
riduzione della superficie destinata a coltivazione
per l’effetto di spiazzamento determinato dalla
crescita dell’edilizia privata e delle infrastrutture
pubbliche. L’aumento del prezzo del petrolio,
dovuto essenzialmente alla notevole crescita
della domanda di energia da parte dei Paesi che
stanno conoscendo, in anni recenti, un
significativo processo di crescita, ha determinato
una crescita dei prezzi alla distribuzione dei
cereali, come effetto dei più alti costi di
produzione e di trasporto. La produzione agricola
2006-07 è stata danneggiata da fattori climatici,
quali ad esempio la siccità che ha colpito
l’Australia; in concomitanza con l’accresciuta
domanda ciò ha determinato una sostanziale
riduzione delle scorte complessive. Le tensioni
dal lato dell’offerta si sono rivelate tanto intense
da indurre alcuni Paesi (ad esempio,
Kazhakistan, Vietnam, Thailandia e Messico) a
introdurre vincoli all’esportazione. Infine, la
produzione di biocarburanti, principalmente
l’etanolo, ha creato un’alternativa all’utilizzo per
alimentazione di cereali quali il mais, riducendo
l’offerta di mais da destinare all’alimentazione.
Tale spiegazione ha avuto grande eco a livello
internazionale.
Tra il 2005 e il 2006, negli Stati Uniti i
profitti delle imprese produttrici di etanolo
mostrano un trend crescente, spiegabile con la
sensibile crescita del prezzo di vendita. Da metà
2006 si è registrata una inversione di tendenza
in concomitanza con l’impennata delle quotazioni
del mais; presumibilmente i profitti sono stati
progressivamente erosi dalla riduzione del
prezzo, indotta dall’incremento di offerta che nel
frattempo si era creata, e dall’aumento dei costi
di produzione. Negli ultimi mesi grano e mais
hanno fatto segnare quotazioni stabili; profitti
(bassi e) stabili si registrano anche per i
produttori di etanolo. Tali circostanze
20
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II Dalla natura ai materiali
suggeriscono che esiste effettivamente un
legame tra il prezzo del mais e etanolo.
L’andamento del prezzo del riso suggerisce però
che non può essere imputata all’etanolo la
crescita generalizzata dei prezzi dei cereali.
Difatti, a differenza di mais e grano che
mostrano una leggera tendenza alla riduzione
nel 2008, il prezzo del riso è cresciuto anche
nelle ultime settimane (figura 1) rendendo
sempre più grave la crisi alimentare che sta
colpendo milioni di persone nel mondo.
direttamente, attraverso sussidi ai produttori
nella forma del credito d’imposta, e
indirettamente, mediante dazi all’importazione.
Poiché la produzione di etanolo da mais, in base
alle attuali tecnologie, è molto meno
vantaggiosa di quella di etanolo mediante canna
da zucchero (di cui è leader il Brasile), è
opinione di molti che siano proprio i sussidi e il
protezionismo a renderla economicamente
realizzabile, creando così distorsioni che
generano inefficienze che colpiscono, in modo
drammatico, l’intera comunità internazionale e,
in particolare, in modo più grave, le aree e le
popolazioni più deboli.
Gli attacchi all’etanolo probabilmente sono
conseguenza del modo in cui la sua produzione è
resa vantaggiosa negli Stati Uniti, dove l’utilizzo
del mais per produrre etanolo è incentivato
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II
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Frumento Tenero Granoturco Nazionale Riso
Figura 1. Andamento dei prezzi di frumento, granoturco e riso. Fonte: Associazione Granaria di Milano
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