Coaching Strategico Milanese

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 OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di l aurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 COACHING STRATEGICO L’AUTOINGANNO STRATEGICO: DALLA REALTÀ SUBITA ALLA REALTÀ GESTITA (CAP.1) Il fatto che non esista un’unica realtà vera ma tante realtà soggettive che variano a seconda del punto di vista che adottiamo per osservarle non è più una novità (costruttivismo) e appare insostenibile ormai la possibilità di conoscere la realtà oggettiva in quanto qualsiasi conoscenza del mondo esterno è mediata dal nostro sistema sensoriale e cognitivo. Infatti ogni che vediamo, ascoltiamo, tocchiamo qualcosa è frutto dell’interazione tra lo stimolo esterno e il nostro sistema sensoriale e cognitivo. Lo stesso vale per il linguaggio che utilizziamo, esso influenza la nostra percezione esterna dal momento che linguaggi diversi conducono a rappresentazioni diverse della stessa realtà. Idem per le nostre aspettative, le esperienze precedenti e i nostri stati d’animo. Quindi non ci è data la possibilità di una conoscenza vera di ciò che il mondo è. Il soggetto diventa quindi un vero e proprio costruttore della realtà che percepisce e non solo un ricettore passivo. Watzlawick distingue tra due ordini di realtà differenti:  Di primo ordine: proprietà puramente fisiche degli oggetti o delle situazioni (semaforo rosso)  Secondo ordine: significato e valore che l’individuo attribuisce a tali oggetti e situazioni (non attraversare la strada) Nella maggioranza dei casi i nostri problemi sono correlati ai significati, al senso e valore che attribuiamo ad essi. Ad esempio se attribuisco un valore negativo al fatto che il capo mi carica di lavoro piuttosto che un valore positivo (stima che ha di me) porterà a vivere il lavoro come un incubo. A seconda dell’attribuzione che la persona dà alla realtà di primo ordine e alla reazione che mette in atto, l’esperienza lavorativa viene vissuta come frustante e pesante o come estremamente gratificante. Quindi qualsiasi intervento teso al cambiamento deve essere finalizzato a modificare le modalità con le quali le persone hanno costruito le loro realtà di secondo ordine, ovvero il loro sistema “percettivo-reattivo”. Ci riferiamo a quelle ridondanti modalità di percezione della realtà e alle modalità reattive a esse conseguenti. Se si abbandona la pretesa di conoscere la realtà assolutamente vera ci si può occupare dei modi più funzionali di conoscere e agire con lo scopo di aumentare la CONSAPEVOLEZZA OPERATIVA. Questa implica il passaggio da una concezione di conoscenza della realtà oggettiva a quella più adattata alle realtà parziali in cui ci troviamo di volta in volta ad operare. Lavorare su di essa significa occuparsi di sviluppare una sempre maggiore capacità di gestire strategicamente la realtà focalizzandosi sull’incremento delle c apacità di raggiungere obiettivi preposti. Quindi importante diventa l’efficienza dell’intervento scelto nella risoluzione dei problemi. Si è selezionato una serie di modelli e protocolli di intervento nell’ambito del cambiamento terapeutico e organizzativo. Si tratta della RICERCA-INTERVENTO secondo la quale per conoscere come un problema funziona non è sufficiente l’osservazione esterna, ma è necessario agire per cambiare il funzionamento. Lewin ha definito questa metodologia RICERCA-AZIONE ovvero studia il fenomeno sul campo in maniera empirica e sperimentale provocando modifiche negli venti e osservandone gli effetti. Analogamente alla teoria dei sistemi si utilizza il concetto di RETROAZIONE (FEEDBACK) per indicare le risposte di un sistema a un cambiamento che viene introdotto. Esso consente la messa a punto di strategie di cambiamento del sistema più efficienti ed efficaci. Potremmo dire che è una strategie del “conoscere cambiando” come negli scacchi dove

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COACHING STRATEGICO

L’AUTOINGANNO STRATEGICO: DALLA REALTÀ SUBITA ALLA REALTÀ GESTITA (CAP.1)

Il fatto che non esista un’unica realtà vera ma tante realtà soggettive che variano a seconda delpunto di vista che adottiamo per osservarle non è più una novità (costruttivismo) e appareinsostenibile ormai la possibilità di conoscere la realtà oggettiva in quanto qualsiasi conoscenzadel mondo esterno è mediata dal nostro sistema sensoriale e cognitivo. Infatti ogni che vediamo,ascoltiamo, tocchiamo qualcosa è frutto dell’interazione tra lo stimolo esterno e il nostro sistemasensoriale e cognitivo. Lo stesso vale per il linguaggio che utilizziamo, esso influenza la nostrapercezione esterna dal momento che linguaggi diversi conducono a rappresentazioni diverse dellastessa realtà. Idem per le nostre aspettative, le esperienze precedenti e i nostri stati d’animo.Quindi non ci è data la possibilità di una conoscenza vera di ciò che il mondo è. Il soggetto diventaquindi un vero e proprio costruttore della realtà che percepisce e non solo un ricettore passivo.Watzlawick distingue tra due ordini di realtà differenti:

•  Di primo ordine: proprietà puramente fisiche degli oggetti o delle situazioni (semafororosso)

•  Secondo ordine: significato e valore che l’individuo attribuisce a tali oggetti e situazioni(non attraversare la strada)

Nella maggioranza dei casi i nostri problemi sono correlati ai significati, al senso e valore cheattribuiamo ad essi. Ad esempio se attribuisco un valore negativo al fatto che il capo mi carica dilavoro piuttosto che un valore positivo (stima che ha di me) porterà a vivere il lavoro come unincubo. A seconda dell’attribuzione che la persona dà alla realtà di primo ordine e alla reazione

che mette in atto, l’esperienza lavorativa viene vissuta come frustante e pesante o comeestremamente gratificante.Quindi qualsiasi intervento teso al cambiamento deve essere finalizzato a modificare lemodalità con le quali le persone hanno costruito le loro realtà di secondo ordine, ovveroil loro sistema “percettivo-reattivo”. Ci riferiamo a quelle ridondanti modalità di percezionedella realtà e alle modalità reattive a esse conseguenti.

Se si abbandona la pretesa di conoscere la realtà assolutamente vera ci si può occupare dei modipiù funzionali di conoscere e agire con lo scopo di aumentare la CONSAPEVOLEZZAOPERATIVA. Questa implica il passaggio da una concezione di conoscenza della realtà oggettivaa quella più adattata alle realtà parziali in cui ci troviamo di volta in volta ad operare. Lavorare sudi essa significa occuparsi di sviluppare una sempre maggiore capacità di gestire strategicamentela realtà focalizzandosi sull’incremento delle capacità di raggiungere obiettivi preposti. Quindiimportante diventa l’efficienza dell’intervento scelto nella risoluzione dei problemi.Si è selezionato una serie di modelli e protocolli di intervento nell’ambito del cambiamentoterapeutico e organizzativo. Si tratta della RICERCA-INTERVENTO secondo la quale per conoscerecome un problema funziona non è sufficiente l’osservazione esterna, ma è necessario agire percambiare il funzionamento. Lewin ha definito questa metodologia RICERCA-AZIONE ovvero studiail fenomeno sul campo in maniera empirica e sperimentale provocando modifiche negli venti eosservandone gli effetti. Analogamente alla teoria dei sistemi si utilizza il concetto diRETROAZIONE (FEEDBACK) per indicare le risposte di un sistema a un cambiamento che vieneintrodotto. Esso consente la messa a punto di strategie di cambiamento del sistema più efficientied efficaci. Potremmo dire che è una strategie del “conoscere cambiando” come negli scacchi dove

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i giocatori scoprono la strategia dell’avversario mediante le mosse che questi fa in risposta allesue, anche se avrà una conoscenza effettiva della strategia solo a partita conclusa quando avràvinto o perso.Questo per dire che una strategia di soluzione che funziona , ripetuta su soggetti che presentanolo stesso problema, permette di svelare il modello di funzionamento di questo, ciò che lo alimentae lo mantiene. La ricerca intervento quindi appare focalizzata alla messa in atto di un interventoefficace per una particolare tipologia di disturbi e questo consente di acquisire nuove informazionisulle tipologie.L’intervento di cambiamento (terapeutico, counseling, coaching) si configura come processo diricerca in cui si acquisiscono informazioni sulla persistenza di determinate problematiche che a suavolta portano all’affinamento di nuove strategie di soluzione. Si parla di un processo di RICERCASISTEMICA caratterizzato da fasi di scoperta e successive fasi di organizzazione cognitiva.

Autoinganni subiti e gestiti

Autoinganno è un insieme complesso di processi percettivi, emotivi e cognitivi. Ester lo definiscecome la tendenza a identificare la realtà con i propri desideri distanziandosi dagli assuntitradizionali che lo considerano come effetto della debolezza di volontà o dello scarso controllodell’impulsività. Lui considera l’autoinganno come causa dell’origine e mantenimento di credenze erelativi comportamenti. Ad esempio se sono convinto di una particolare realtà ( “sono il migliormanager del mondo”) posso persuadere gli altri di ciò di cui voglio persuadere me stesso. Seotterrò la conferma l’esito sarà una stabile credenza nella mia mente. Lo stesso può accadere perle credenze negative. Altri casi di autoinganno emergono dalle osservazioni di gruppi single che fradi loro celebrano i vantaggi del non vivere in situazioni di coppia. Le persone sono impegnate

continuamente a convincere se stessi e gli altri della veridicità dei propri autoinganni.Si parla quindi della tendenza che ognuno di noi ha ad avvicinare la realtà non tanto ai propridesideri quanto a quello che è il proprio modello consolidato di percezione e reazione della realtàstessa. Esso rappresenta quindi un potente strumento in grado di crearci difficoltà e problemi darisolvere ma anche di fornirci soluzioni e possibilità di cambiamento. Esso non va considerato unoperazione razionale ma un’induzione di reazioni spontanee in cui l’unico atto razionale è quelloche da inizio al processo (es: decidere di fare …come se…). Alla fine del processo la scelta inizialesarà dimenticata e la realtà “come se” verrà vissuta come spontanea. Quindi grazie a un processodi autoinganno strategico, si crea una realtà inventata in grado di produrre effetti concreti. Latecnica del COME SE rappresenta una esemplificazione dell’utilizzo ai fini terapeutici del fenomenonoto come “PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINA”, potente meccanismo di induzione diautoinganni. Essa è una supposizione che per il solo fatto di essere pronunciata fa realizzarel’avvenimento presunto confermando la propria veridicità. L’aspettativa che qualcosa possaaccadere ha la forza di indurre il soggetto che vi crede ad agire in modo tale da produrreeffettivamente ciò che aveva previsto. Basta pensare agli studi sull’effetto placebo, ovvero ilpotere che una sostanza farmacologica inerte ha nel produrre effetti simili a quelli indotti da unfarmaco se la persona è convinta di assumere un farmaco vero. Un esempio di questa profezia èciò che è lo sciopero della benzina avvenuto nel 79 in California: i giornali iniziarono a pubblicareservizi su un imminente sciopero delle pompe di benzina. Gli automobilisti iniziarono a prendered’assalto le pompe per mantenere i serbatoi sempre pieni. Questo esaurì le riserve dello statoprovocando la scarsità profetizzata.

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Importante in una prospettiva strategica è valutare se il modo in cui ci si auto-inganna èfunzionale, ovvero ci permette di essere efficaci nella relazione con noi stessi, con gli altri e ilmondo, o se invece essi determinano effetti disfunzionali. Chi si occupa di indurre uncambiamento come il coaching dovrà guidare la persona a trasformare i propri inganni dadisfunzionali a funzionali. Significa quindi guidare la persona a modificare il modo di percepire lecose. Nel caso dell’uomo che si sente rifiutato l’intervento non consiste nel spiegargli che ilproblema è legato ad un suo autoinganno e deve semplicemente smettere di pensarlo. Ma si usale tecnica del ”come se” si sentisse invece accettato e apprezzato in una piccola cosa al giorno. Siusa quindi una logica “ paraconsistente” e “paracompleta” basata sul paradosso, esull’autoinganno, e la contraddizione.

Il concetto di tentata soluzione ridondante

Uno dei principali autoinganni disfunzionali è la tendenza ad utilizzare come strategie nel rapportocon la realtà quelle che nel corso della nostra vita sono risultate le più funzionali. Queste TENTATE SOLUZIONI RIDONDANTI diventano il nostro modello prevalente di percezione-reazione strutturandosi come veri e propri copioni. È in virtù dell’essersi rivelata estremamenteefficace in determinati momenti che questa tende però ad essere applicata e ripetuta anchequando la sua applicazione non risulta essere efficace. In quanto un comportamento applicato incerte situazione può risultare inappropriato in altre. Inoltre piuttosto che rinunciare al modellosperimentato e rassicurante tendiamo ad applicarlo ancora più di prima finendo non solo per nonrisolvere la difficoltà iniziale, ma anche a produrre un peggioramento della situazione stessa.Quindi i nostri autoinganni se diventano rigidi risultano dannosi per la nostra vita. Tanto più lanostra strategia affonda le sue radici nelle esperienze precedenti di successo, tanto risulta essere

resistente al cambiamento. La funzionalità o la disfunzionalità di un copione non appare legata alsuo contenuto quanto piuttosto al suo irrigidirsi e generalizzarsi al di la dei confini che lo rendonofunzionale.Possiamo trovare anche una spiegazione neurologica di questo meccanismo. La ridondanza dicopioni a livello celebrale, quindi determina uno sviluppo delle nostre strutture neurali propriocome l’esercizio fisico è in grado di determinare la crescita dei muscoli.Se il primo autoinganno disfunzionale fondamentale è usare ciò che conosciamo meglio e cirassicura di più,quello complementare sta nell’evitare tutto ciò che crea problemi emotivi o chenon ci piace perché quando abbiamo provato ad applicarlo non ci ha fatto sentire bravi o capaci,sollecitando invece le nostre insicurezze. Tendiamo infatti a incrementare i punti forti tralasciandoquelli deboli. Occuparsi dello sviluppo dei nostri talenti significa concentrarsi sulle propriedebolezze in modo da far leva su di esse per innescare dei cambiamenti prima che diventino deiproblemi invalidanti.Il processo di coaching prende avvio proprio dall’analisi delle nostre tentate soluzionifocalizzandosi su ciò che la persona non sa fare in modo da guidarla al superamento dei suoilimiti.

IL MODELLO DEL COACHING STRATEGICO (CAP.2)

1.  L’analisi della tentata soluzione ridondante

La disfunzionalità di questi copioni non risiede nel loro contenuto ma il loro essersi strutturati inmaniera rigida e persistente.

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Il primo passo in un intervento di coaching strategico sta nell’individuazione di ciò che la personaconsidera una modalità ridondante nel tempo che pur aver funzionato in alcuni momenti della suavita, risulta essere disfunzionale in altri. Questo può avvenire nelle relazioni, nell’uso di strategie,o con noi stessi. Per individuare i copioni si invita la persona a ripercorrere il proprio passato allaricerca di quella o quelle situazioni che ripetutesi nella sua vita non si è mai sentita in grado digestire efficacemente come avrebbe desiderato finendo sempre con affrontarle in manierasbagliata.

La TSR: scelta, subita o spontanea?

1.  Una volta individuata il coach comincia a studiare come tale tendenza funzionarelativamente a tre possibilità alternative:

  SCELTA: tutte le volte che la persona si trova davanti ad una situazione problematicasceglie di mettere in atto un particolare copione perché lo ritiene il migliore dal punto divista razionale. Se il soggetto volesse sarebbe in grado di fare altrimenti, ma continua ascegliere la stessa strategia perché la ritiene più efficace. Situazione più rara.

  SPONTANEA : è un copione che ormai scatta automaticamente e la persona se neaccorge solo a posteriori. In questi casi la reazione scatta prima di qualsiasi riflessioneo decisione razionale. La persona sa che la sua reazione è disfunzionale, ma non riescea fare altrimenti.

  SUBITA: è la modalità chela persona tende a ripetere perché si sente forzata da

qualcosa che può essere legata a se stessa, agli altri o al mondo. Maggioranza dei casi.Sente tutta una serie di pressioni da parte delle proprie emozioni, credenze, valori chela portano a reagire in un modo che non condivide razionalmente, ma che continua asubire,

questo primo livello di analisi che rappresenta un riduttore di complessità il più delle volte siesprime con una modalità circolare in cui le tre possibilità si presentano in interazione più che inreciproca esclusione. Questa situazione si rileva in quei modelli in cui un copione subito, ripetutoun certo numero di volte, risulta spontaneo in virtù di tale ridondante ripetizione.

La TSR: strategia, comunicazione o relazione?

Una volta analizzata la TSR secondo le varianti prima citate, si passa ad individuare l’area in cui laTSR si esprime nei suoi effetti, lungo 3 dimensioni;

•  STRATEGIA: quello che facciamo. Di fronte a un problema la persona mette in atto unaparticolare sequenza di azioni che si rivelano erronee nei loro effetti. Questo livello fariferimento ai procedimenti di problem solving che la persona mette in attodeliberatamente o involontariamente. Situazione di una persona ad esempio che da annideve dimagrire senza successo e inizia l’ennesima dieta. Di fronte a tali fallimenti lapersona si intestardisce sempre di più colpevolizzandosi per la propria mancanza di

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volontà, intensificando il regime dietetico e amplificando la perdita di controllo. La TSR èscelta.

•  COMUNICAZIONE:ciò che comunichiamo. La persona decide di affrontare il problema conun procedimento che appare nella sua concezione apparentemente di successo, ma almomento di applicarlo, sbaglia la modalità comunicativa che dovrebbe utilizzare e finisceper invalidare la strategia. L’errore si situa a livello della comunicazione sia verbale chenon. (es. del manager addestrato all’assertività che usa la modalità di affermazione sempreche risulta essere disfunzionale). La TSR è scelta

•  RELAZIONE: dimensione emotivo-affettiva con noi stessi, gli altri e il mondo. Situazione piùfrequente che riguarda i momenti in cui la strategia e le modalità comunicative ipotizzateappaiono adeguate ma la persona non riesce ad applicarle, mantenerle o portarle fino infondo perché ha dei blocchi emotivo-relazionali sia nella relazione con se stessa che con glialtri (es. della moglie che mette il muso al marito che esce con gli amici). Si tratta di unaTSR spontanea che finisce per impattare negativamente. Il blocco in questo livello inibisceanche le capacità comunicative e strategiche. ( es. persona che per paura del conflittocerca sempre di negoziare e finisce per adottare modalità disfunzionali di comunicazione ediventa incapace di valutare la strategia di azione differente.

Anche la relazione tra queste 3 componenti va pensata in maniera circolare e interdipendente. Unesempio di questa può essere la madre che non riesce ad imporsi con il figlio che può coinvolgereil marito affinchè intervenga al suo posto. Egli tenderà a giustificare il ragazzo a causa delleassillazioni della madre e l’effetto finale è il madre che si ammorbidisce nei confronti del figlio. Si

verifica qui una TSR subita a causa delle paure della madre (livello della relazione) che impattasulla sua capacità di comunicare con il figlio e di mantenere con lui l’adeguata strategia diintervento. Questa TSR influenza anche la strategia e la comunicazione nei confronti del maritoche finisce per complicare le cose.I 6 livelli vanno intesi come riduttori di complessità posti in una relazione di causalità circolareentro la quale sono in rapporto di costante interazione, sebbene ce ne sia uno che prevale sempresu l’altro su cui verrà strutturato l’intervento.

2.  La ricerca delle eccezioni e l’intervento orientato alla soluzione

Il coach guida la persona a ripercorrere la sua storia passata alla ricerca di possibili ECCEZIONIPOSITIVE al copione ridondante, ossia di qualsiasi episodio della sua vita in cui abbia affrontatola medesima situazione problematica con una modalità diversa dal solito. si chiede alla persona sele sia mai capitato, di fronte alle condizioni che normalmente fanno scattare la sua TSR di averavuto una reazione differente che le abbia permesso di produrre risultati positivi invece chedisfunzionali. L’obiettivo è di valutare se sia possibile sfruttare in direzione del cambiamento lerisorse che la persona ha già espresso in passato anche se in un’unica o poche situazioni. Seesistono, il coach guiderà la persona a capire che tipo di processi indurre per riapplicare ciò che hagià applicato in passato con successo. Un’eccezione che funziona ci aiuta a capire il problema e acreare soluzioni efficaci. L’amplificarle le eccezioni positive rimanda al modello di problem solvingnoto come SOLUTION ORIENTED approccio finalizzato a creare soluzioni al di là delle modalitàdi persistenza del problema, sfruttando la logica della profezia che si autodetermina. In questoapproccio si lavora incrementando e potenziando le risorse che sono già presenti.

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Per poter essere utilizzata come motore per il cambiamento, l’eccezione deve essere analizzata inbase ai due riduttori di complessità utilizzati per l’analisi delle TSR. Al coach interessa valutarecome essa si sia espressa (se a livello di comunicazione, relazione o strategia) e quale processol’abbia innescata (scelta,subita o spontanea).Come avviene in tutti i percorsi di problem solving e coaching strategico se la strategia introdottarisulterà pienamente di successo non ci sarà bisogno di aggiungere altro; nel caso in cui questonon avvenga, la risposta del sistema al nostro intervento aiuterà a comprendere meglio come ilsistema funziona e a ri orientare e modificare la strategia di intervento. La logica è quellacostruttivista del “conoscere cambiando”.Una delle principali tecniche del coaching è la RISTRUTTURAZIONE che si esprime nel guidare lapersona a cambiare il punto di vista attraverso cui osservare una certa realtà inducendo in questomodo sensazioni e percezioni differenti rispetto a quella stessa realtà che condurranno alcambiamento. ( es della madre che non riesce a imporre limiti al figlio. In questo caso laristrutturazione serve a mettere la paura contro la paura: la madre crea una paura più grande,ovvero di essere involontaria complice di un peggioramento della pericolosità del figlio che lepermette di inibire la più piccola (non essere in grado di gestire il conflitto). Questo la obbligherà areagire in virtù della paura più grande).Un altro modo di creare “forzature terapeutiche” consiste nel dare inizio ad un processo che agiscaa livello della realtà esterna, creando situazioni e coinvolgendo persone in un percorso a catenaalla fine del quale la persona sarà obbligata a reagire in maniera differente.Quando sono presenti eccezioni il coach strategico deve per prima cosa prendere inconsiderazione la possibilità di poterle utilizzare per introdurre il primo cambiamento, in quantorisorsa già espressa e che quindi suscita minore resistenza. Molte TSR risultano però risultano

prime di eccezioni o che non sono replicabili nell’intervento. Inoltre spesso le persone riportano dieccezioni negative, situazioni in cui il copione è stato differente ma non ha dato risultati sperati.Queste risultano essere dei potenti rinforzi delle TRS.

3.  SBLOCCARE LE INCAPACITÀ PERSONALI: TRASFORMARE I LIMITI IN RISORSE(cap.3)

Nei casi in cui non ci sia alcuna eccezione al copione ridondante dobbiamo studiare il tipo dipersistenza del copione in termini anche di resistenza al cambiamento. Per poter individuare qualeautoinganno funzionale introdurre e selezionare gli stratagemmi da usare bisogna effettuare primadi tutto un’attenta analisi della resistenza al cambiamento della persona ovvero delle

 “INCAPACITÀ” che si esprimono nella TSR. Distinguiamo 2 tipologie di incapacità:

•  EVOLUTE: (livello cognitivo). Sono 4 tipi:

  STRATEGICA: tutte le volte che di fronte al solito problema la persona non riesce atrovare una strategia per risolverlo (es. dell’ingegnere che non riesce a lavorare con ilcollega quando avanza di carriera. Usa molte strategie, ma tutte gli permettono di nonconfrontarsi direttamente con lui)

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  ALL’AZIONE: la persona ha trovato la strategia efficace, ma non è in grado di applicarla( es. chi capisce di dover lasciare il partner perché la relazione è finita ma non riesce afarlo)

  COSTANZA: la persona ha trovato la strategia efficace, ha iniziato a applicarla ma non èin grado di mantenerla in maniera costante. (es. avvocato che riesce a dire no aicolleghi inizialmente, poi di fronte all’ennesima richiesta di aiuto cede)

  GESTIONALE: la persona è capace di individuare la strategia, metterla in atto in modocostante, ma non è in grado di gestirne gli effetti collaterali perché finisce per crearescompensi o a lei o a quelli intorno. (es. persona che ha avuto per anni attacchi dipanico riesce ad uscirne creando però allarme e insicurezza nel partner che non èabituato. Oppure dl manager che assume due giovani collaboratori indispensabili peraumentare l’efficienza dell’azienda, ma pian piano avverte in loro una minaccia e quindifrena il loro percorso di crescita convincendole che forse non sono le persone giuste.Sabota quindi la sua stessa strategia)

•  DI BASE: (livello emotivo-percettivosistema limbico). Livello delle modalità sensorialiridondanti tramite cui ognuno di noi percepisce la realtà e vi reagisce. Questo modellopercettivo reattivo scatta spontaneamente influenzando la maniera in cui la personapercepisce e reagisce sia in termini funzionali che disfunzionali. Si individuano 3 incapacitàdi base:

o  SENTIRE: incapacità di percepire correttamente un qualche aspetto della realtàperché questo porterebbe allo scatenarsi di qualche sensazione di base. La persona

deforma le sue percezioni nella direzione di quella che è già l’inclinazione naturaledel suo sistema percettivo-reattivo. (es. se la persona è ossessiva scoprirà continuisegnali di dubbio, se è fobica vedrà pericoli ovunque, se è paranoica scorgerànemici in ogni luogo) qui vediamo la massima espressione del meccanismodell’autoinganno disfunzionale. ( es. persona tradita che si rifiuta di vedere tutto ciòche gli altri vedono, oppure i genitori che non vogliono cogliere i segni che il figlio fauso di sostanze per la paura di dover affrontare le conseguenze). La più complessasu cui intervenire.

o  REAGIRE: la persona sente in maniera adeguata ma non riesce ad agire nelladirezione in cui vorrebbe (es. del manager che sa di doversi imporre conautorevolezza con i propri collaboratori, ma ogni volta rinuncia per paura di esserelicenziato)

o  NON REAGIRE: pur sapendo che dovrebbe trattenersi, di fronte a certi stimoli, lapersona ha una reazione che scatta spontaneamente, prima di un qualsiasiintervento cognitivo. ( es. di chi di fronte a delle provocazioni sa di non doverreagire ma finisce sempre per perdere il controllo)

Riassumendo potremmo dire che le TSR si strutturano così:

SENSAZIONE   SISTEMA PERCETTIVO-REATTIVO   INCAPACITA’   TSR

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Per poter bloccare questo meccanismo è fondamentale invertire il processo ovveropartire dall’analisi delle TSR, analizzare le sue possibili eccezioni e quando necessarioscendere alla ricerca delle resistenze personali al cambiamento (incapacità) fino adarrivare ad individuare le sensazioni di base poste alla radice del meccanismo eselezionare gli stratagemmi di intervento.

Nei casi in cui non ci siano eccezioni positive il coach deve indagare se il tipo di resistenzaespressa è a livello della strategia, azione, costanza o gestione. Fatto questo si analizzal’incapacità di base e quale è la sensazione alla base

4.  Alla base troviamo 4 SENSAZIONI FONDAMENTALI quali:  Paura  Rabbia  Piacere  Dolore

5.  Sensazioni di base e stratagemmi di intervento

Tendenzialmente alla base di una TSR c’è una sensazione dominante nell’innescare la catena diincapacità che non può essere cancellata o annullata, ma riorientata in risorsa da utilizzare comemotore in direzione del cambiamento. Importante a questo livello è quindi lo stratagemma perogni sensazione di base, come strumento che permetti di indurre autoinganni capaci di farci usciredalle trappole mentali. Possiamo quindi disinnescare quelle resistenze al cambiamento (incapacità)che la intrappolano. La logica è quella dell’approccio strategico: dar vita ad un’” ESPERIENZA

EMOZIONALE CORRETTIVA” che modifichi il livello delle sensazioni e delle percezioni dandoluogo a reazioni e comportamenti differenti che porteranno ad un cambiamento anche a livellodelle cognizioni. Quindi il processo di coaching si basa non sul far capire, ma sul far sentire inmaniera diversa.

ESPERIENZA EMOZIONALE CORRETTIVA  SENSAZIONE   PERCEZIONE   REAZIONE  COGNIZIONE

Ci sono 2 modalità per produrre l’esperienza emozionale correttiva:•  Utilizzo di PRESCRIZIONI DIRETTE che il coach propone al cliente affinchè le metta in

pratica nella sua vita quotidiana. Può essere sia concreta che pensata (domanda a cuitrovare una risposta). Essa viene proposta con un linguaggio ingiuntivo-suggestivo, ovverocon una comunicazione persuasoria decisamente più direttiva in quanto deve aggirare laresistenza al cambiamento.

•  DIALOGO STRATEGICO: strategia di conduzione del primo colloquio caratterizzatodall’indurre radicali cambiamenti nell’interlocutore già a partire dal primo incontro, ovveroottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Il primo colloquio non si configura solocoma una fase diagnostica di definizione del problema, ma rappresenta già una fase attivadi introduzione al cambiamento. Mediante domande strategiche, parafrasi ristrutturanti, ilcoach guida il soggetto lungo un percorso a 2 che lo porterà al cambiamento delle propriemodalità disfunzionali di percezione della realtà. Il coach guida l’interlocutore ad essere luistesso l’attore protagonista della scena in maniera che possa sentire mediante il dialogo.Permette al coach di guidare la persona a cambiare rapidamente facendo apparentemente

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molto poco. Questo induce nuove prospettive che il soggetto sentirà come sue scoperte enon come ingiunzioni ricevute da altre. In questo senso la direttività si trasforma incollaborazione

Una volta individuati , gli stratagemmi bisogna renderli applicabili in maniera graduale a partiredal più piccolo cambiamento. Ogni criterio deve essere tradotto in una prescrizione, ovvero in unrituale d’azione che conduca la persona a dover fare qualcosa di differente

6.  Trasformare gli stratagemmi in un piano d’azione operativo

PAURA: morire, perdere il controllo, provare dolore, del confronto, del giudizio, della vergogna. Ècaratterizzata dall’incapacità di reagire e quindi di passare all’azione (subita o spontanea, siesprime al livello della relazione, le eccezioni sono rare o inesistenti). Un intervento può essereeffettuato sulla paura di palare in pubblico. Solitamente si applica una strategia di evitamentodell’esposizione o di delega. In questo caso il coach richiede al cliente che ogni giorno metta inpratica una prescrizione denominata “ peggiore fantasia”. Si chiede al cliente di portare allamente per circa 30 minuti al giorno le peggiori fantasie circa la propria paura. Il soggetto devecercare di stare il peggio possibile fino a quando non suona la sveglia. La reazione è che dopogiorni che ha messo in pratica questa prescrizione, si rende conto che non riesce più a starci male.Il modo migliore per annullare la paura è esasperarla volontariamente e ad andare contro i proprifantasmi. Si sfrutta la logica del PARADOSSO si esaspera la paura per ridurla.Successivamente il soggetto dovrà esporsi gradatamente a situazioni di difficoltà crescenterispetto alla situazione temuta. Il coach propone al cliente una manovra sotto forma di “illusionedi alternative” in cui la persona viene messa in una situazione in cui può scegliere solamente tradue possibili opzioni di comportamento che porteranno entrambe al cambiamento desiderato.

RABBIA: sia diretta verso gli altri che verso se stessa. Essa porta all’incapacità di non reagire chesi traduce all’esterno come aggressività e al’’esterno come intrapunitività. L’intervento piùimmediato consiste nel farla defluire canalizzandola. Lo stratagemma consiste in questo caso nelrichiedere alla persona che ogni giorno prenda carta da lettere e penna e scriva al partner(esempio) mettendo li dentro tutta la rabbia che sente, dando sfogo alle cose peggiori. Inquesto modo, scrivendo, la persona canalizza la sua rabbia capendo anche che forse il partner nonè poi così negativo. Questo le farà capire e scegliere di non reagire in maniera disfunzionale, maindividuare una nuova posizione. Lo stesso si può fare con noi stessi.Altro metodo può essere l’utilizzo del dialogo strategico in cui si utilizza la rabbia come risorsaovvero uccidere il “serpente con il suo stesso veleno” come la ragazza che invece di aggredire lacollega per le sue insinuazioni, le sorride e la ringrazia per il suo lavoro facendola sentire umiliataper i suoi negativi pensieri. In alcune situazioni è sufficiente che la persona pensi semplicementedi possedere un’arma segreta da poter usare in caso di bisogno contro il nemico

DOLORE: se il dolore evitato si mantiene e si incrementa sempre di più per superarlo ènecessario infilarcisi dentro e passarci attraverso. Il dolore legato ad un lutto non guarisce maidel tutto. La persona deve quindi capire che non è possibile cancellarlo con un colpo di spugnaintraprendendo un percorso che passando attraverso il proprio dolore ne faciliti l’elaborazione. Sipuò usare la tecnica chiamata “galleria dei ricordi”. Si chiede alla persona che ogni notte primadi dormire ripercorra nella mente la sua storia d’amore passata cercando le immagini piùsignificative con cui costruire dei giorni una galleria di ricordi. Alcune saranno positive altrenegativa. In ogni quadro dovrà mettere in risalto un aspetto positivo in modo da affiancarlo a

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quello negativo. In questo modo potrà vivere i momenti belli riducendo poco a poco daemanciparsi dal dolore.Un’ altra strategia è quella della “cronaca dei disastri realizzati” dove la persona è guidata amettere per iscritto, in una sorta di diario tutti i ricordi del sofferto evento in modo da potercontemplare lo splendore dei disastri commessi. A poco a poco ci si distacca emotivamente daldolore impedendo al passato di invadere il presente. Poi può consegnare i suoi scritti al coach omeno dimostrando di aver superato il dolore. La sensazione del dolore è spesso alla basedell’incapacità alla costanza o gestionale, ovvero quelle situazioni in cui la persona dovrebbepassare attraverso un periodo di intensa sofferenza per portare in fondo la strategie che ha sceltoper superare un proprio limite.

PIACERE: questo ambito racchiude moltissime emozioni e sensazioni differenti: desiderio, gioia,passione ecc. questa sensazione è spesso alla base dell’incapacità di non reagire. Alcuni esempipiù significativi sono:

•  “information overloading addiction” ovvero la dipendenza da sovraccarico diinformazioni che si è resa più evidente con lo sviluppo di internet. Questo disturbo simanifesta con una ricerca estenuante e protratta nel tempo di informazioni, spesso inutili escadenti, nel tentativo di raggiungere il massimo aggiornamento possibile tramite websurfing ovvero passando continuamente da un sito all’altro. Il coach inizialmente deveassecondare la sua logica, guidando il cliente a rendere ancora più ritualizzata e puntualela sua ricerca. La richiesta fatta è quella di entrare in rete allo scoccare di ogni ora per 5minuti per poi rimandarla all’ora successiva. La risposta usuale è che la persona riesce arimanere dentro gli spazi concessi senza avere il desiderio di usare internet negli altrimomenti della giornata. Parallelamente intervengono anche cambiamenti qualitativi,

ovvero il fatto di controllare ogni ora le news per 5 minuti porta la persona a considerare laricerca non più come una compulsione piacevole, ma come un obbligo è quindi non piùdesiderabile. Si prescrive quindi alla persona di entrare in rete ogni due per 5 minuti. Unaltro effetto di ciò è che la persona avendo più tempo libero riscopre tutti i piacere legatiallo stare con gli altri. Continuando così si arriva al completo superamento delladipendenza.

•  Un altro esempio è quello della “sex addiction” ovvero la dipendenza dal sesso ininternet. L’alternativa più efficace consiste nel rendere consapevole la persona dellapericolosità di qualsiasi forma di proibizionismo riguardo al tema. Alla persona vienechiesto di concedersi obbligatoriamente un ora di tempo al giorno per abbandonarsi a tuttociò che riguarda il tema in oggetto di qualsiasi tipo o in internet o attività sessuali. Laprescrizione cambia la percezione del comportamento. Da lo faccio perché mi piace, passoa lo faccio perché devo diventando meno piacevole. Quindi si inizia a ricercare la qualitàpiuttosto che la quantità trovando anche spazio per fare altre cose che prima non venivanoconsiderate.

•  Ultimo esempio può essere il “trading online” ovvero il giocare in borsa sul web. Inquesto caso si chiede alla persona di giocare in borsa ogni giorno obbligatoriamente unapiccola cifra di soldi (5 euro) che rappresenta una cifra “di tortura” in quanto incapace didare quel brivido di piacere, tanto da diventare infastidito nel dover eseguire il compito.Successivamente si prescrive al soggetto di investire quanto guadagna per fare regali allepersone che gli stanno intorno per fargli riscoprire il piacere di stare con loro.

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DOMANDE ESAME

SENSO DI COMUNITA’

Sarason definisce il concetto di comunità come una rete di relazioni da cui dipendere, facilmenteaccessibile e mutuamente supportiva. Uno stesso individuo può appartenere contemporaneamentea più comunità, rispetto alle quali può percepire un diverso grado di inclusione. Il senso diappartenenza ad una comunità si forma infatti col tempo, e dipende da processi relazionali estrutturali. A tal proposito Saranson definisce il senso di comunità come la percezione di similaritàcon gli altri, la condivisione di un vissuto comune e l'appartenenza a una struttura stabile. Inpratica tutto ciò ci indica come non basti essere fisicamente inseriti in un contesto per sentirsi

parte di una determinata comunità: le relazioni che si instaurano, i problemi che sorgono, lapercezione del proprio grado di influenza interno al gruppo, la comunanza di interessi, lafrequentazione regolare, il sentirsi accettati sono tutti fattori che possono contribuire o meno allacreazione del senso di appartenenza a una comunità. Per ogni individuo è fondamentale, dal puntodi vista psicologico e sociale, essere inserito in una qualche comunità. Se infatti si sviluppa ilsenso di appartenenza a quel determinato gruppo l'individuo vedrà soddisfatti i suoi bisogniemotivi e relazionali, e godrà pertanto del supporto sociale e psicologico derivantedall'appartenenza a quel determinato contesto. Il sentirsi parte di una comunità influisce il nostromodo di percepire noi stessi e gli altri.Una comunità è quindi "salutare" quando è in grado di stabilire rapporti solidi tra i suoi membri,con effetti positivi per tutta la comunità.