CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - psicamp.it · riabilitazione. Le residenze extraospedaliere sono in...

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 22/06/2010

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parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;

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CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGIRassegna Stampa del 22/06/2010

INDICE

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI Il capitolo non contiene articoli

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

22/06/2010 La Repubblica - Nazionale

Anoressia& bulimia A chi ci si può rivolgere ecco la mappa dei centri5

22/06/2010 Il Resto del Carlino - Cesena

Un seminario di "place branding"7

21/06/2010 Gente

La depressione si vince parlando8

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

22/06/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Esami di Stato a Madrid? Avvocati contro10

21/06/2010 Il Sole 24 Ore

LA REGINA DEL MONDO DELLE PROFESSIONI11

22/06/2010 ItaliaOggi

Intanto si lavora alla stesura di un disegno di legge ad hoc12

22/06/2010 ItaliaOggi

Il parere degli avvocati13

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI

22/06/2010 Il Mattino - NAZIONALE

L'ira del sottosegretario: «Dove sono i sindaci della Campania?»15

22/06/2010 La Padania

«I tagli non possono pesare solo sugli enti virtuosi»16

UNIVERSITA

21/06/2010 Il Sole 24 Ore

UN RETTORE A CACCIA DI TALENTI18

21/06/2010 Il Sole 24 Ore

SI PUÒ FARE DI PIÙ: SENZA RICERCA NON C'È' SVILUPPO19

22/06/2010 La Repubblica - Roma

"Si venda il Santa Maria della Pietà o la Regione avrà un buco di 25 milioni"20

22/06/2010 La Repubblica - Genova

La sapienza delle donne21

22/06/2010 La Repubblica - Napoli

Sociologia, stop alle iscrizioni "Senza ricercatori chiudiamo"22

22/06/2010 Avvenire - Nazionale

Parte un corso di laurea per fare il medico negli Stati Uniti23

22/06/2010 ItaliaOggi

Crediti prededucibili? Non rispettano la par condicio24

22/06/2010 ItaliaOggi

Ministero decapitato25

22/06/2010 ItaliaOggi

Ma la laurea non serve, per lavorare basta il diploma26

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

3 articoli

R2SALUTE LA MEDICINA I disturbi del comportamento alimentare colpiscono 2-3 milioni di italiani, spessoadolescenti. Per mettere un freno a un mercato troppo disinvolto, nasce la Rete dei servizi riconosciuti daiministeri della Gioventù e della Salute. Oggi sono 158, dall'ambulatorio fino alla comunità. Ma manca ancoraun'equa distribuzione Anoressia& bulimia A chi ci si può rivolgere ecco la mappa dei centri "È fondamentale arrivare tempestivamente a diagnosi e trattamento" TINA SIMONIELLO Dietro ai disturbi del comportamento alimentare (Dca) come anoressia, bulimia, disturbo dell'alimentazione

compulsiva c'è un mercato di diete, prodotti da banco, terapie e fantomatici centri di cura. Ora però c'è anche

una mappa nazionale dei servizi dedicati ai Dca pubblici e accreditati, regione per regione, validati da due

ministeri. È uno strumento di conoscenza e garanzia per i cittadini: a parlare è Laura Dalla Ragione,

psichiatra responsabile di "Guadagnare salute. Le buone pratiche di cura nei Dca", e la mappa dei servizi a

cui si riferisce è parte del progetto dei dicasteri della Gioventù e della Salute avviato nel 2008 e presentato

alla recente Conferenza europea sulla salute dei giovani a Roma.

I Dca colpiscono 2-3 milioni di italiani, in prevalenza giovani (il 5 per cento delle donne tra i 13 e 35 anni) ma

anche bambini (il 21 per cento delle ragazzine tra gli 11 e i 17 mostra sintomi di allarme come il 15 per cento

dei loro coetanei di sesso maschile), e sempre più adulti (oggi il 20 per cento ha più di 35-40 anni).

Riguardano in prevalenza donne, ma anche i maschi: una volta erano l'1 per cento degli ammalati, oggi sono

10 su cento. Di Dca però si guarisce: la remissione per la bulimia è del 70 per cento e per l'anoressia del 90,

se la diagnosi è precoce e le cure appropriate. Dalla Ragione: «Ecco uno degli obiettivi della mappatura: la

possibilità di arrivare tempestivamente a diagnosi e trattamento. Il tempo tra l'esordio e l'emersione del

disturbo è un fattore prognostico fondamentale: dopo3 annii Dca tendono a cronicizzare, è più difficile

uscirne. E purtroppo oggi arriva tempestivamente alla diagnosi solo il 15 per cento delle pazienti».

Tornando alla mappa, l'Italia non brilla per equità di offerta.

Abbiamo 158 centri, con una distribuzione molto diversa: 21 in Lombardia e 17 nel Lazio, ma 1 in Molise,

Sardegna e Valle d'Aosta.

Non in tutte le regioni poi c'è la rete completa di assistenza: ambulatorio, day hospital, posti letto, comunità di

riabilitazione. Le residenze extraospedaliere sono in tutto 7 e Napoli, Roma, Milano e Firenze, le città più

grandi, hanno solo strutture ospedaliere: «Ma 56 mesi di ospedale per chi già vive una situazione di dolore è

un problema», è il commento della psichiatra. Consola sapere che la rete è completa in Lombardia, Emilia,

Veneto, Umbria e Basilicata.

Tuttavia la discriminazione è forte per le pazienti delle regioni con reti scarse o incomplete (Calabria,

Campania, Sardegna...) costrette a migrare con difficoltà emotive. Oltre che amministrative. «La mobilità tra

regioni va favorita e va snellito l'iter burocratico per accedere alla struttura più adeguata.

Lancio un appello alle Regioni», ha dichiarato Francesca Martini, sottosegretario alla Salute. Gli intenti,

almeno, sono chiari.

Ma l'equità passa pure per interventi condivisi da tutti ovunque. Linee guida nazionali sono infatti in fase di

elaborazione - assicura la responsabile di Guadagnare Salute- sulla base di dati scientifici internazionali e

nazionali, raccolti su 16 mila pazienti. Le anticipazioni? La prima: il trattamento deve essere sempre

multidisciplinare: psicologo e nutrizionista. La terapia cognitivo-comportamentale è la più utilizzata ed è

efficace (tuttavia per gli esperti non ci sono prove che altre psicoterapie non funzionino). Lavorare con la

famiglia è meglio, mentre gli psicofarmaci sono cure aspecifiche di secondo livello: possono semmai aiutare

se associati alla psicoterapia.

Sconsigliati i farmaci ai giovanissimi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

PER SAPERNE DI PIÙ www.disturbialimentarionline.it www.timshel.it

22/06/2010 36Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(tiratura:710716)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 22/06/2010 5

Foto: SUL WEB L'elenco dei centri in Italia: www.disturbiali mentarionline.it

22/06/2010 36Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(tiratura:710716)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 22/06/2010 6

PALAZZO DEL RIDOTTO Un seminario di "place branding" DOMANI a partire dalle 9 si terrà al Palazzo del Ridotto il seminario "Il territorio in mente: psicologia, emozioni

e marketing per il place branding". Fra i relatori anche Roberto Rondinelli, presidente dell'agenzia Mpr

Comunicazione integrata. Organizza la facoltà di Psicologia. Per place branding s'intende la promozione in

chiave turistica di un territorio.

22/06/2010 4Pag. Il Resto del Carlino - Cesena(tiratura:206221)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 22/06/2010 7

Nuove indicazioni di cure da una ricerca sui disturbi dell'umore La depressione si vince parlando Colpisce 6 milioni di italiani, «soprattutto donne», spiega il ministro Mara Carfagna. Ma solo il 15% si confidacon un medico. «Prendere un farmaco non è una sconfitta», spiega il professor Tundo Paolo Magliocco Che cosa fareste se vi dicessero che avete problemi al cuore? Andreste dal cardiologo, magari dopo aver

parlato con il vostro medico. Fareste così per qualunque altro problema di salute. Ma c'è un caso in cui quasi

sicuramente reagireste in modo diverso, difficilmente ammettereste di essere malati, evitereste di consultare

uno specialista, fareste fatica a prendere una medicina. Il caso è quello in cui vi dicessero che il vostro

problema è la depressione. Appena 15 persone su cento sono pronte a chiedere aiuto di fronte a questo

male, dice l'ultima indagine, voluta dalla Commissione salute del ministero per le Pari opportunità. Vuoi dire

che ogni sette malati ce n'è solo uno che fa quello che dovrebbe fare, cioè curarsi e farsi curare. I numeri

sono preoccupanti: nel mondo occidentale una persona su dieci è a rischio di toccare con mano nella propria

vita che cosa significhi essere depresso, cadere nel buio della mancanza di volontà, di qualunque entusiasmo

o piacere per le cose, molte volte anche mancanza del desiderio di continuare a vivere. Fatti i conti, significa

sei milioni di italiani. Una giornata di lavoro su quattro viene persa per depressione. E tra le donne questa

epidemia, che l'Organizzazione mondiale della sanità valuta diventerà la seconda patologia per importanza

nel mondo occidentale da qui a dieci anni, colpisce anche di più, fino al doppio dei casi. «Se soltanto il 15 per

cento delle persone che rischiano un infarto andasse dal cardiologo, pensate che cosa succederebbe»,

avverte Antonio Tundo, direttore dell'Istituto italiano di psicopatologia di Roma, che da anni si occupa di

depressione, su cui ha scritto anche libri con il professor Giovanni Cassano. Tundo ha collaborato con il

ministro per le pari opportunità Mara Carfagna, che ha voluto organizzare un convegno a Roma proprio per

portare alla luce paure e pregiudizi: dei inalati, delle loro famiglie, delle persone che li circondano, persino dei

medici, che a volte fanno fatica a instaurare un rapporto con chi è depresso. Tutti problemi che emergono con

chiarezza dai dati dell'indagine (vedi anche il box qui sotto) promossa dalla Commissione salute del

ministero. «È un problema deliìdonne sono particolarmente coinvolte. E quando non vengono toccate

direttamente dal male, lo sono per il loro ruolo all'interno della famiglia. Le istituzioni devono intervenire. Per

le donne che soffrono di depressione dopo il parto abbiamo creato nuovi servizi di sostegno mentre per

quelle che subiscono discriminazioni sul luogo di lavoro abbiamo fortemente voluto le novità legislative

introdotte dalle direttive europee». E pensare che le cure ci sono: «Fanno effetto nell'ottanta, anche novanta

per cento dei casi, abbinando psicofarmaci e psicoterapia», racconta Tundo. Però il 65 per cento delle

famiglie rivela che convincere il depresso a curarsi è un'impresa. «Ci sono molti fattori che giocano insieme

nel pregiudizio verso gli psicofarmaci», spiega, «che diano dipendenza, che non funzionino, che curino solo i

sintomi e non la malattia, che facciano male, ma anche che prendere un farmaco sia una sconfìtta, perché

bisognerebbe farcela da soli». Nessuno però penserebbe di lottare da solo contro il diabete o l'arteriosclerosi.

«Bisogna continuare con il lavoro di sensibilizzazione», sostiene il ministro, «finché anche per questa malattia

ci sia la consapevolezza che bisogna rivolgersi a uno specialista, come si farebbe normalmente in qualunque

altro caso». •

Tutte le (false) paure e i pregiudizi - 0 0 I medici raccontano che le persone che si rivolgono a loro e che

soffrono I di depressione fanno poi fatica a trovare la strada per curarsi per vari motivi. In particolare: il 7 0

per cento dei molati, già davanti al medico di base, rifiuta l'idea di dover andare da uno psicologo o da uno

specalista; il 4 8 per cento dei malati di depressione, dopo esser andato dal medico, fa fatica ad accettare di

essere davvero malato o di doversi curare; il 5 7 per cento dei depressi non riesce a parlare fino in fondo con

il medico del proprio problema e a instaurare con lui un rapporto; il 1 7 per cento dei medici, da parte loro, fa

fatica a trovare il modo per stabilire un dialogo con le persone depresse.

21/06/2010 68Pag. Gente - N.26 - 29 giugno 2010(diffusione:372741, tiratura:488629)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 22/06/2010 8

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

4 articoli

Le spine delle categorie Esami di Stato a Madrid? Avvocati contro I «turisti forensi» L'espansione del fenomeno dei «turisti forensi» considerata inaccettabile dall'ordine Isidoro Trovato MILANO - È arrivato giugno e sono pronti a partire. Li chiamano «turisti forensi», è una categoria in

espansione che quest'anno farà segnare un'ulteriore impennata. È formata da aspiranti avvocati che vedono

spalancarsi le porte di un nuovo Eldorado: la Spagna. Da anni ormai si sa che l'ordinamento iberico permette

una formidabile scorciatoia a chi vuole evitare le difficoltà e le dure selezioni dell'esame di Stato italiano per

diventare avvocato. In Spagna, infatti, non esiste un sistema di accesso controllato alle professioni legali.

Il sistema è semplice: il laureato italiano deve farsi omologare il proprio titolo in Spagna (presso e a cura del

ministero della Scienza e dell'Educazione spagnolo). Si sostiene la «prueba», l'esame di omologazione della

laurea italiana con la laurea spagnola (ampiamente agevolato da organizzazioni specializzate che, senza

neanche mettere piede in Spagna, garantiscono il successo). Una volta superato l'esame ci si iscrive come

«abogado» presso un collegio degli avvocati spagnoli. Subito dopo, l'«abogado italiano» torna in patria e

usufruendo della normativa sugli «avvocati stabiliti» chiede di essere iscritto alla sezione speciale dell'albo

degli Avvocati. Infine, dopo tre anni di esercizio della professione, arriva l'integrazione nell'Albo come

avvocato a tutti gli effetti. L'«affare» è talmente vantaggioso che esistono ormai aziende specializzate che

incitano a fare in fretta perché, su pressione dell'avvocatura europea, gli spagnoli hanno deciso di adeguarsi

e nel 2011 anche loro introdurranno l'esame di Stato.

«È un trucco inaccettabile - afferma Maurizio De Tilla, presidente dell'avvocatura italiana -. I consigli degli

Ordini hanno già chiarito che le regole esistenti mirano a garantire la qualità della professione e che, quindi,

richieste di questa natura verranno respinte». Anche il Consiglio nazionale forense sta cercando di correre ai

ripari appellandosi all'«abuso di diritto». In pratica, i Consigli dell'Ordine dovranno esaminare nel dettaglio le

domande di iscrizione nella sezione speciale dell'albo dedicata agli avvocati stabiliti per accertare che la

procedura di trasferimento da un Paese all'altro non sia solo «burocratica», andando a così scovare chi

abusa delle disponibilità offerte dal diritto comunitario. All'orizzonte c'è perfino un ricorso all'Antitrust per

mettere fine a una forma di «concorrenza sleale comunitaria» che penalizza chi ha affrontato l'abilitazione in

Italia. Di sicuro c'è che questa, comunque vada, sarà l'ultima estate spagnola dei turisti forensi.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Critico Maurizio De Tilla, presidente dell'avvocatura italiana

22/06/2010 35Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/06/2010 10

Storie e testimonianze LA REGINA DEL MONDO DELLE PROFESSIONI Marina Calderone Presidente nazionale dei Con Marina Calderone è la "regina" del mondo delle professioni, il simbolo di una battaglia per le riforme e le

liberalizzazioni che mantenga il ruolo positivo e imprescindibile dei professionisti, per uscire dalla crisi e per

affrontare il terreno del nuovo sviluppo. Figlia di un ufficiale della Guardia di Finanza e di una signora che si è

guadagnata i gradi sul campo, racconta che "in famiglia vigeva la parità, la divisione semmai era tra chi si

impegnava e chi no. Con i genitori esisteva un patto: non andare male a scuola, rispettato il quale si era liberi

di individuare la propria strada". Così Marina dapprima intraprende gli studi economici, poi un master in

Relazioni industriali. Nel mondo del lavoro ha trovato la Parità, probabilmente poche donne sono fortunate

come lei, ma la sua esperienza testimonia che è possibile. "Sono stata eletta Presidente dei consulenti del

lavoro pur sommando due "sciagure": essere donna ed essere giovane. I miei colleghi si sono fidati di me, e

io mi sono presa l'impegno di onorare sempre la loro fiducia". Anzi, quello che Marina ha sperimentato è stata

la solidarietà maschile e femminile. "La mia categoria è estremamente moderna e lo dimostra il fatto che,

prima di me, è stata guidata per sei anni da un'altra donna, Gabriella Perini". Va sottolineato che Calderone è

stata eletta per ben due volte, la seconda quasi all'unanimità. Cento convegni l'anno e costanti visite tra i 106

consigli provinciali, le permettono di conoscere da vicino le realtà e di incontrare "persone, spesso donne, che

non vedrei nelle riunioni romane". E sono soprattutto le donne meno giovani a vivere l'orgoglio di una

Presidente donna. Marina crede che "quello che appare come individualismo sia in realtà il peso dei ruoli che

le donne sostengono quotidianamente e che le costringe a vivere in solitudine i loro problemi e non lascia il

tempo per restare in contatto con i colleghi". Eppure le donne professioniste sono in aumento e raggiungono

l'80 % delle nuove iscrizioni. La consulenza del lavoro poi "è una professione adatta a loro, più predisposte

alla mediazione. Le donne hanno maggiore pazienza, maggiore tenacia, perché sono abituate a sacrificarsi,

così nel lavoro sopportano spesso grandi fatiche pur di raggiungere l'obiettivo". "Sono rigorosa e studio

sempre per avere una preparazione adeguata. Una volta un cliente si è complimentato dicendomi "Lei è un

uomo". La realtà è che una donna deve sempre dimostrare di valere, mentre l'uomo vale già per la posizione

che occupa. In ogni caso, la formazione deve essere continua. Lo dico sempre anche a mia figlia, quando le

ricordo che la bellezza è un bene consumabile, mentre l'intelligenza è un bene moltiplicabile". E, a proposito

di figli, la presidente del Cup sostiene che, senza l'aiuto dei genitori, non avrebbe potuto lasciare un'

adolescente sola per seguire il suo lavoro. Inizialmente la figlia ne ha sofferto, ma poi ha riconosciuto il valore

della scelta della madre e in un tema ha scritto: "Mia madre rappresenta per me una strada maestra, da lei ho

imparato a impegnarmi per quello in cui credo e spero di diventare un giorno anch'io una strada maestra e un

esempio per gli altri". Nel lavoro le donne crescono in modo esponenziale, ma restano problemi non da poco,

come il gap nel reddito tra maschi e femmine pari al 30%. E poi le donne nel settore non godono sempre di

strumenti di welfare, non hanno congedi parentali retribuiti. "Beneficiano solo del permesso di maternità di

cinque mesi, ma in quel periodo le loro attività professionali si fermano e il loro studio o ufficio perde quote o

è estromesso dal mercato". "Queste sono le questioni che ho proposto anche al Ministro Alfano, nell'ambito

della riforma delle professioni. Siamo disponibili alla riapertura del tema della riforma, ma chiediamo azioni di

welfare professionale a supporto delle fasce deboli, cioè i giovani e le donne. Chiediamo politiche a sostegno

del reddito e per pagare un sostituto nel periodo di maternità". Il tema donne si accompagna all'impegno più

generale nel Cup. "In un momento importante e delicato per le professioni ordinistiche - ha sottolineato

Marina Calderone al momento dell'insediamento - che meritano di occupare un posto di rilievo nella società

italiana, rappresentare due milioni di professionisti e il loro indotto è una grande responsabilità, ma anche un

grande onore. Credo che questa nomina sia il riconoscimento alla grande crescita della categoria dei

consulenti del lavoro, che ho l'orgoglio di presiedere e che amo profondamente".

21/06/2010 45Pag. Il Sole 24 Ore - Fondazione marisa bellisario donne motore per lo sviluppo(tiratura:405061)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/06/2010 11

Intanto si lavora alla stesura di un disegno di legge ad hoc Anche i senza albo avranno presto il loro disegno di legge. La decisione di separare la riforma delle

professioni ordinistiche, da quella delle associazioni, in due iter parlamentari diversi, potrebbe essere un

vantaggio anche per quei professionisti sprovvisti di un albo. Di questi infatti, secondo quanto risulta a

ItaliaOggi, si dovrebbe cominciare a discutere in un disegno di legge ad hoc il cui percorso potrebbe

cominciare a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, nella commissione attività produttive della

camera. Il testo raccoglierà in un'unica proposta tutte le esistenti in materia (Della Vedova e Cazzola,

Formisano, Froner, Buttiglione e Compagnon).

22/06/2010 36Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/06/2010 12

Il parere degli avvocati I giudici di legittimità, con la sentenza n. 14085 dell'11 giugno scorso, hanno messo un altro tassello

importante nel mosaico delle libere professioni intellettuali, ribadendo ancora una volta come la consulenza

fiscale e aziendale sia libera e non appannaggio degli iscritti in albi o elenchi. In particolare, nella sentenza in

esame viene stabilito che l'esecuzione di una prestazione d'opera professionale di natura intellettuale

effettuata da chi non sia iscritto nell'apposito albo previsto dalla legge dà luogo, ai sensi degli artt. 1418 e

2231 cod. civ., a nullità assoluta del rapporto tra professionista e cliente, sicché il professionista non ha

alcuna azione per il pagamento della retribuzione. Al fine però di stabilire se ricorra la nullità prevista ex.

art.2231 c.c., occorre verificare se la prestazione espletata dal professionista rientri in quelle attività che sono

riservate in via esclusiva ad una determinata categoria professionale. Tra queste attività, non vi rientra la

consulenza fiscale e aziendale (nello specifico, si trattava della tenuta della contabilità aziendale e della

relativa dichiarazione dei redditi).In buona sostanza, al di fuori delle attività che possono essere fornite solo

da soggetti iscritti ad albi o provvisti di specifica abilitazione, possono essere esercitate liberamente, in forma

di lavoro autonomo o di impresa di servizi. La sentenza in esame si pone nel solco già tracciato in

precedenza dalla stessa Corte di cassazione, in armonia con i principi dettati in materia dalla Consulta. Ci si

riferisce alle due storiche sentenze nelle quali il giudice delle leggi aveva avuto modo di stabilire come il

sistema degli ordini professionali avrebbe dovuto ispirarsi al concetto di concorrenza parziale e di

interdisciplinarietà, escludendosi ogni altra «interpretazione delle sfere di competenza professionale in chiave

di generale esclusività monopolistica» (Corte cost. n. 345 del 1995) e come l'elencazione delle attribuzioni di

un data professione non potesse pregiudicare «l'attività professionale di altre categorie» anche «con

riferimento agli spazi di libertà di espressione di lavoro autonomo e di libero esercizio di attività intellettuale

autonoma non collegati a iscrizione a albi».Del resto, tali principi erano stati fatti propri recentemente anche

dal Tar Lazio, il quale, nella sentenza n. 3122/09, con riferimento gli iscritti all'albo dei dottori commercialisti

ed esperti contabili, aveva affermato come gli stessi non abbiano alcuna attività riservata dalla legge. Tale

principio del resto è oramai riconosciuto anche dai vertici del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e

degli esperti contabili. In conclusione, si può affermare che i consulenti tributari possono svolgere

legittimamente tutte le attività al di fuori di quelle esplicitamente riservate dalla legge a una particolare

categoria di soggetti, come ad esempio la disposizione di cui all'art. 2397 c.c. circa l'attività di sindaco di

società commerciali.Antonio Tigani Sava e Luca Bontempi

22/06/2010 41Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/06/2010 13

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTIPUBBLICI

2 articoli

II caso Solo 40 adesioni al seminario della scuola superiore della pubblica amministrazione L'ira del sottosegretario: «Dove sono i sindaci della Campania?» en. proc. Al seminario formativo organizzato ieri mattina nella sede del consiglio provinciale dalla scuola superiore

della pubblica amministrazione locale, di segretari comunali e di dirigenti degli enti locali, ai quali è rivolta

l'iniziativa, se ne contano pochi. Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ospite dell'incontro, va su

tutte le furie: «Non posso fare finta di nulla e presentare la relazione che avevo preparato. È grave che gli

amministratori del territorio non abbiamo risposto a questa sollecitazione». Il convegno, al quale hanno

partecipato tra gli altri, il presidente della Provincia Luigi Cesaro, il direttore dell'Agenzia nazionale per la

gestione dei beni sequestrati alla criminalità Mario Morcone, il capo della Procura della Repubblica presso il

Tribunale di Napoli Giandomenico Lepore, il capo della Procura di Bari Antonio Laudati, l'assessore regionale

al Personale Pasquale Sommese e l'assessore comunale alla Legalità Luigi Scotti, avrebbe dovuto vedere la

partecipazione dei rappresentanti enti territoriali della Campania. I sindaci avrebbero dovuto inviare i loro

segretari comunali e i loro funzionari. Si presentano in non più di quaranta. Scagionati gli organizzatori, gli

stessi che due settimane fa a Bari, sullo stesso tema, hanno fatto trovare al sottosegretario una sala gremita.

È la Campania che non ha risposto all'appello. «Vorrei che fosse chiaro - incalza Mantovano - che non è

obbligatorio fare gli amministratori locali. Se lo si fa, però, lo si faccia con la consapevolezza del proprio ruolo.

Ognuno deve fare la propria, soprattutto su un terreno strategico come la lotta alla criminalità organizzata».

22/06/2010 42Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 22/06/2010 15

Incontro tra il ministro dell'Interno, Fontana, Galli e Formigoni sulla manovra «I tagli non possono pesare solo sugli enti virtuosi» Per il sindaco di Varese «quando la battaglia è giusta non si guarda in faccia a nessuno». Il presidente dellaProvincia: «Si colpiscano gli spendaccioni» FRANCESCA LONARDI Adesso nel mirino finiranno i sindaci, ma tra non molto i cittadini se la prenderanno con chi ha voluto questa

manovra da più in alto, e anzi, geograficamente più in basso: «Le conseguenze si ripercuoteranno anche su

questo Governo», mette in guardia Attilio Fontana all'uscita dall'incontro con il presidente della Lombardia

Roberto Formigoni insieme al presidente della Provincia Dario Galli e al ministro dell'Interno Roberto Maroni.

«E' inevitabile - continua il sindaco varesino alla presidenza di Anci Lombardia - quando si vanno a tagliare i

servizi essenziali alla propria gente». Trasporto pubblico in primis, visto il taglio secco dei finanziamenti

erogati dalla Regione e i conseguenti rincari, e per continuare con la scuola, i servizi correlati, i servizi sociali.

Formigoni, si sa, si è schierato apertamente al fianco di Fontana già nelle scorse settimane. «Quando si fa

una battaglia giusta non si guarda in faccia né agli alleati né ai familiari di partito», ha aggiunto Fontana a

margine dell'a pp un tamento di ieri a Villa Recalcati. D'altra parte, «le dichiarazioni di Bossi a Pontida sono la

dimostrazione del fatto che quella che abbiamo preso è la direzione giusta». Il punto fermo, per il sindaco

leghista, è che la manovra è necessaria e non si mette in discussione. Essenziale però sarà ripensare alla

distribuzione dei tagli, massacranti per gli enti locali che paradossalmente sono le istituzioni più vicine al

cittadino, quando i ministeri romani non subirebbero che tagli irrisori. Il condizionale fortunatamente è

d'obbligo: la manovra non è ancora passata e c'è un margine di tempo per qualche correttivo. «14,5 miliardi

di taglio su 16 complessivi sono a carico degli enti locali. Mi pare che le cifre siano chiare. Visto che pesano

molto anche altri comparti della pubblica amministrazione, non vedo perché a pagare per tutti debbano

essere quelli sul territorio». Anche il taglio ai ministeri romani che è stato garantito per il 10%, non si risolve

che in uno 0,72% sul totale. In altre parole, le briciole. «Si parla sì del 10% chiarisce il sindaco - ma della

spesa disponibile, e questo significa lo 0,72% effettivo. Non contesto la manovra del governo, ma questa va

sicuramente riequilibrata a partire dal principio del virtuosismo». «Non dico di fare come sarebbe giusto, e

cioè tagliare tutti ai Comuni spen daccio ni», chiarisce il presidente della Provincia Dario Galli, «ma almeno

cercare di dare un minimo di respiro agli enti locali virtuosi riducendo i tagli e aumentandoli invece a quelli

spendaccioni». Ferma restando anche per Galli la necessità della manovra finanziaria, indispensabile per

«tutelare l'euro dall'attacco speculativo che continua a subire», «da amministratore locale non posso che

condividere e chiedere un ragionamento ulteriore su un provvedimento che è arrivato alla fase finale». E,

soprattutto, che così com'è risulta profondamente ingiusto. «Non importa di quanto, può anche essere di una

percentuale non troppo penalizzante per gli spreconi e per i ministeri di Roma, ma che almeno ci sia una

tendenza chiara a non tagliare eccessivamente sulle amministrazioni sul territorio e ad aumentare invece i

tagli a Roma». Toni più moderati che battaglieri a dire il vero quelli di Galli. Ma «un conto è la sostanza, un

altro è la forma. La battaglia per i nostri enti locali è nata con la Lega, ma Bossi ha fatto una scelta precisa

che adesso va seguita: combattere per cambiare le cose dall'interno delle istituzioni».

22/06/2010 4Pag. La Padania(tiratura:70000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 22/06/2010 16

UNIVERSITA

9 articoli

Storie e testimonianze UN RETTORE A CACCIA DI TALENTI Cristiana Compagno Rettore dell'Università di È stata la prima donna a sedere al vertice di un'Università statale in Italia e uno dei punti di riferimento del

processo di rinnovamento e trasformazione dell'Università e della cultura. Pensava alla libera professione

quando si laureò giovanissima e con lode a 22 anni presso l'Università di Trieste e quando, l'anno

successivo, divenne la più giovane commercialista del Triveneto. Per tre anni ha lavorato in una

multinazionale di revisione e controllo aziendale. Poi, quasi per caso, ha partecipato a un concorso per

ricercatore dell'Università di Trieste. Così Cristiana Compagno è diventata ricercatrice presso il Dipartimento

di Economia e tecnica aziendale. Non ancora convinta della sua strada, per un periodo ha continuato a fare

due lavori. Poi ha scelto l'università, ma "l'approccio pragmatico, che deriva dall'esperienza professionale

nella multinazionale, mi è servito molto nell'ambito accademico, perché mi ha fornito strumenti e

metodologie". Dopo un periodo all'Università di Warwick, nel '97 viene chiamata all'Università di Udine dove

diventa titolare di cattedra. E, nell'Università in cui oggi è Magnifico Rettore, si interessa a temi importanti

inerenti il rapporto tra cultura ed economia: "Da subito mi sono occupata di trasferimento tecnologico, ovvero

della terza missione dell'Università che, accanto alla didattica e alla ricerca, deve trasferire il sapere al Paese

e al territorio". È anche direttore del corso destinato a tutti gli studenti dell'Ateneo di Imprenditorialità e

Business Pian. "Per questo ho lavorato su una metodologia trasversale a docenti e studenti, per diffondere il

virus del trasferimento tecnologico delle conoscenze". E ha fatto guadagnare alla sua Università ben due

vittorie nel piano nazionale (Pni). Quanto alle difficoltà che una donna incontra nella carriera universitaria, per

lei "sono soprattutto dovute alle barriere d'accesso, strutturate per un solo genere: quello maschile. Basti

pensare a un lavoro come quello della ricerca, senza orari e con ritmi incompatibili con i tempi classici della

famiglia. Si resiste solo se si ha una famiglia complice e se si usa anche la notte per scrivere. Tutto diventa

faticoso, ma se si supera la selezione darwiniana del primo periodo, i problemi diventano minori, forse anche

perché ci si scopre più forti e si va avanti. A certi livelli la discriminazione non si sente più, io non l'ho più

sentita, una volta diventata ordinario". C'è poi il nodo della maternità che "mal si concilia con il sistema di

mascolinizzazione del mercato del lavoro. I tempi della maternità e della cura dei figli sono diversi da quelli

professionali. Nel lavoro il tempo è il presente, tutto va fatto subito e la donna che rientra dalla maternità si

trova immediatamente in recupero. La maternità appare come un problema individuale". Altro nodo è quello

dei Consigli di Amministrazione, in cui "vedo una massiccia e stanca presenza di maschi che riproducono se

stessi e il modello maschile di governare le imprese. L'Italia è fanalino di coda in Europa per le pari

opportunità anche nel mondo accademico. Quando sono stata nominata Rettore ero la prima donna a

svolgere questa funzione in un'Università statale, ora ce ne sono altre due su un totale di 90 Università".

"Questa mancanza di opportunità, oltre a significare una mancanza di equità, si tramuta in un' inefficienza del

sistema, lo dico da economista. I talenti sono ripartiti egualmente al 50% tra uomini e donne, sono dati

scientifici a confermarlo. Se per le posizioni apicali, come i CdA, si sceglie più del 50% in un solo genere, vuoi

dire che necessariamente si scelgono persone tra le meno preparate. Viceversa, se si distribuisce la scelta in

maniera paritaria, si ottengono maggiore equità ed efficienza". Questo è un problema di tutti, sociale. "Di

principio sono contraria all'introduzione di quote, penso sia necessario competere sul curriculum. Però è

necessario introdurre dei correttivi in tempi brevi, poiché i tempi antropologici sono troppo lunghi.

Un'accelerata alle pari opportunità significa anche recupero dell'efficienza del sistema, altri Stati lo hanno

capito e hanno sbloccato il sistema". La Compagno è Rettore di un'Università con 17mila studenti, il 52%

composto da giovani donne, che hanno una media più alta dei loro colleghi e si laureano prima. Dove vanno

a finire i loro talenti?

21/06/2010 44Pag. Il Sole 24 Ore - Fondazione marisa bellisario donne motore per lo sviluppo(tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 18

Storie e testimonianze SI PUÒ FARE DI PIÙ: SENZA RICERCA NON C'È' SVILUPPO Maria Grazia Roncarolo Maria Grazia Roncarolo Direttore Scientifico dell'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele e docente all'

Università Vita-Salute San Raffaele Occupa una delle posizioni più rilevanti nel campo della ricerca nel nostro

Paese, in una realtà che rappresenta una delle punte di eccellenza del sistema Italia. Nella sua vita si è

spesso trovata davanti a dei bivi. "Ho sempre saputo di voler fare il medico. Mio padre sognava che

diventassi un ingegnere ed entrassi nell'azienda di famiglia". È stato difficile per Maria Grazia Roncarolo non

esaudire il sogno del genitore, anche perché il padre è mancato alla fine del liceo, ma grazie alle sorelle e alla

madre ha potuto seguire la sua passione. "Al terzo anno di Università ho avuto un momento di crisi, ho

scoperto che la medicina non è una scienza". Ma da questa delusione è derivato un impegno verso la ricerca

e il laboratorio: "A quei tempi si poteva fare ricerca anche da studente". Poi, la tesi sperimentale e una borsa

di studio le hanno permesso il soggiorno di un anno al Centro Trapianti di Lione. La permanenza è durata

cinque anni: "I programmi di ricerca erano molto avanzati, le terapie molecolari e cellulari erano all'ordine del

giorno e lì ho partecipato al primo trapianto di cellule staminali in utero". A Lione, Roncarolo ha collaborato

con un laboratorio sponsorizzato dagli Usa: "Facevo quello che non riuscivo a fare in ospedale, ovvero

ricerca sulle cellule staminali del sangue e terapia genetica". Poi è arrivata l'offerta al gruppo Usa di Lione di

trasferirsi all'istituto di ricerca Dnax di Palo Alto. "All'inizio ero titubante, mi interessava unire ricerca di base e

clinica, poi un colloquio con il nobel Paul Berg mi ha convinta. L'esperienza al Dnax è durata più di otto anni

ed è stata di grande importanza, sia per le scoperte, sia per la collaborazione con i gruppi clinici delle

Università di Stanford e della California di San Francisco. Sono stati anni di grande fermento intellettuale: il

boom delle biotecnologie e della genetica, con il sequenziamento del genoma umano". Sono stati anche anni

di successo personale: in California Roncarolo si è sposata e ha avuto due figli. "Sicuramente negli Usa è

stato più facile conciliare l'impegno per la famiglia e il lavoro. Al Dnax ho imparato a fare gruppo con le altre

ricercatrici, sia con ruoli superiori che subalterne. Questa metodologia di lavoro delle donne statunitensi è di

reciproco supporto". E da noi? "Il numero delle giovani nella ricerca è alto, purtroppo non è cambiato il loro

percorso e nelle figure apicali sono pochissime. Su 40 direttori scientifici, solo due sono donne e tra i direttori

di dipartimento la preponderanza maschile è marcata". Sottolinea Roncarolo: "In Italia la donna deve far

carriera come un maschio, a fronte di più sacrifici e scarsi supporti. Negli Usa, dove la donna è meno protetta

nel momento del parto, non ci si pone il problema della conciliabilità: la donna è convinta di farcela, ha più

consapevolezza dei propri diritti e doveri. È un fatto culturale. Inoltre si guadagna di più e si raggiunge presto

quell'indipendenza economica che consente di avere figure di supporto. Con 2/3 mila euro al mese ci si

organizza, con 800 si fanno i conti e, a volte, conviene stare a casa". Eppure c'è bisogno delle donne: "Nei

team di lavoro vincenti, approccio femminile e maschile sono complementari. Nella ricerca la donna è più

sistematica, organizzata e ha più capacità logiche mentre, l'uomo appare più creativo, ma a volte non ottiene

determinati risultati perché più incostante". E il San Raffaele? "E un'eccezione: il Sovrintendente Sanitario e il

Direttore Generale dell'Università sono donne. E quando dirigevo l'Istituto Telethon per la terapia genica, in

molte donne è scattata l'emulazione. Hanno pensato: 'Se ce l'ha fatta lei ce la faccio anch'io'. Inoltre, le donne

possono contare su un asilo e sul part-time che, però, se definitivo le penalizza. Infine, nel percorso di

carriera di un ricercatore, per dare le stesse chance di un uomo a una donna che durante il triennio abbia

avuto una gravidanza, posticipiamo il momento della valutazione. Si sta discutendo come fare di più, occorre

intervenire sulla cultura e le stesse donne devono mettere in campo la passione e l'ambizione per arrivare a

certe posizioni da cui, a volte, si autoescludono".

21/06/2010 46Pag. Il Sole 24 Ore - Fondazione marisa bellisario donne motore per lo sviluppo(tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 19

La polemica L'appello del Pd al rettore Frati: "La Sapienza acquisti i padiglioni". E parte una raccolta di firme "Si venda il Santa Maria della Pietà o la Regione avrà un buco di 25milioni" "L'ateneo è fondamentale per la riqualificazione dell'intero quadrante nord" LAURA SERLONI MOBILITAZIONE del Pd romano per il Santa Maria della Pietà. Il partito chiede al rettore dell'università "La

Sapienza" Luigi Frati di «fare un passo indietro sulla decisione di disdire gli impegni presi per l'acquisto degli

otto padiglioni assegnati all'ateneo». E lanciano una raccolta firme per una petizione popolare che partirà il

prossimo giovedì, in occasione della giornata inaugurale della festa dell'Unità a Caracalla.

«Spero che il rettore abbia annunciato di voler disdire l'impegno dell'università solo per sollecitare le

istituzioni a prendere delle decisioni - sottolinea Esterino Montino, capogruppo del Pd alla Regione - La

presenza dell'ateneo è fondamentale per la riqualificazione dell'intero quadrante. La Polverini e Alemanno

prendano delle iniziative per non lasciar naufragare l'accordo». Poi aggiunge: «Se passa la linea Frati ci

sarebbe anche un problema finanziario per la Regione. La copertura totale del deficit nel 2008 era stata

raggiunta anche segnando tra le voci degli introiti futuri i 25 milioni di euro che la Pisana avrebbe incassato

dalla Sapienza per l'acquisto dei padiglioni». Il protocollo d'intesa siglato da Regione, Provincia, Comune,

Municipio, Asl rm E e università nel 2007 prevede la riconversione delle strutture del Santa Maria della Pietà.

Sono 35 padiglioni, estesi su un'area di 65 mila metri quadrati, di questi 18 dovevano andare alla Asl Roma

E, 8 all'università per un campus, 4 alla regione Lazio da trasformare in residenze studentesche, uno al

comune di Roma e 4 al municipio XIX. Molti i problemi che ne hanno però rallentato la realizzazione: la Asl

Rm E non ha ancora sgomberato alcuni padiglioni, non è stato definito quale struttura assegnare alla sede

del municipio XIX e il mancato accordo con gli occupanti di un padiglione sulla sua gestione. Protesta

l'associazione Ex Lavanderia: «È il Pd ad avere la responsabilità della cattiva gestione del patrimonio dell'ex

ospedale psichiatrico perché in cinque anni non ha mai fatto liberare alla Asl i padiglioni. Giri al direttore

sanitario la petizione».

Denuncia il blocco di tutta la politica di edilizia universitaria nella città, il deputato del Pd Roberto Morassut:

«Non ci sono risposte della giunta comunale sul campus di Tor Vergata e sullo Sdo di Pietralata».

Enzo Foschi, consigliere regionale del Pd, ha invece presentato un'interrogazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: L'area del Santa Maria della Pietà

22/06/2010 4Pag. La Repubblica - Roma(tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 20

A Palazzo Ducale un ciclo di incontri chiude la stagione della Fondazione per la Cultura La sapienza delle donne Chiesa, famiglia, diritti dei gay La filosofia è una storia d'amore DONATELLA ALFONSO La filosofia è una roba da donne. Nel senso che alle donne piace sapere, conoscere; e conoscersi.

Specialmente nel mondo in cui viviamo, con le sue contraddizioni che attraversano la quotidianità delle nostre

scelte, dalla religione alla famiglia, all'identità sessuale e personale.

Nicla Vassallo, ordinario di Filosofia Teoretica all'Università di Genova, cura e coordina i tre incontri di

Filosofia con filosofia che chiudono la stagione della Fondazione per la cultura di palazzo Ducale, che ha

avuto 140 mila partecipanti agli eventi organizzati da ottobre ad oggi, come sottolinea con soddisfazione il

presidente Luca Borzani.

Vassallo, una delle giovani e più interessanti studiose italiane, "racconta" così la filosofia: «Mi considero

portatrice di un'idea che deriva dal termine greco, nel suo principale significato: "amore per la sapienza". Di

conseguenza, interpreto gli incontri Filosofia con filosofia come spunti - sarei altrimenti presuntuosa - d'amore

per la sapienza con amore per la sapienza. Sapienza è conoscenza. Quanto oggi coincide con la nostra

necessità di conoscere non può che valicare gli stretti nonché ristretti confini delle tante negazioni: negazione

dei diritti, negazione dell'istruzione, negazione dell'informazione, negazione della riflessione argomentata.

Una conoscenza autorevole, responsabile, seria ci pone di fronte a tematiche profonde e attuali, variatamente

connesse con le nostre identità, su cui purtroppo vige spesso un'irragionevolezza, situata all'opposto del mio

modo di intendere la Filosofia, e più in particolare la Filosofia con filosofia. Se ho un intento: proseguire a fare

Filosofia con filosofia».

Il primo appuntamento domani alle 17.45 nel Salone del Minor Consiglio; Riccardo Chiaberge, autore di Lo

scisma. Cattolici senza papa, inviato ed editorialista del Sole 24ore, discuterà con Enrico Berti, professore

emerito dell'Università di Padova. Coordina tutti gli incontri Nicla Vassallo, che ha curato il ciclo con Maria

Cristina Amoretti, docente di Metodologia delle scienze umane, all'università di Genova. Venerdì 25, sempre

alle 17.45 nel Minor Consiglio "Affetti e diritti" con Chiara Lalli, autrice di Buoni genitori. Storie di mamme e di

papà gay, docente di Epistemologia delle scienze umane all'Università di Cassino, lo psichiatra Vittorio

Lingiardi, autore di Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale, e Ivan Scalfarotto, vice presidente del

Partito Democratico. Si chiude con un tema che ha più letture; lunedì 28 giugno alle 17.45 al Munizioniere

Giulio Giorello, docente di Filosofia della scienza a Milano presenterà il suo libro Lussuria. La passione della

conoscenza, con Claudio Bartocci e Simona Morini, docenti all'Università di Venezia.

Foto: PENSIERI E PAROLE Al centro una scena di "Agorà", film che ha rievocato la storia della filosofa

Ipazia.

Sotto Nicla Vassallo e Ivan Scalfarotto

22/06/2010 15Pag. La Repubblica - Genova(tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 21

Oggi si riunisce il Consiglio. Tre facoltà di Ingegneria sospendono esami e sedute di laurea Federico II Sociologia, stop alle iscrizioni "Senza ricercatori chiudiamo" BIANCA DE FAZIO «SIAMO spalle al muro. Senza ricercatori, siamo spalle al muro».

Gianfranco Pecchinenda vive una delle sue giornate più difficili, da preside della facoltà di Sociologia della

Federico II. In bilico tra due scelte che gli fanno ugualmente venire i brividi: «Chiudere gli accessi alla facoltà,

per il prossimo anno accademico, o imporre il numero chiuso, anzi, chiusissimo».

Il Consiglio di facoltà di Sociologia si riunisce oggi, per prendere la decisione «che nessun preside vorrebbe

neppure dover considerare. Ma - spiega Pecchinenda - siamo costretti a una scelta drastica visto che i

ricercatori, dal prossimo anno accademico, smetteranno di tenere i corsi». La riforma dell'università proposta

dal ministro Mariastella Gelmini non riconosce ai ricercatori il ruolo docente. E questi, come già avviene in

altre facoltà non solo a Napoli, hanno deciso di negare la loro disponibilità a tenere i corsi, visto che non sono

tenuti a farlo. «Solo che a Sociologia i ricercatori rappresentano oltre il 60 per cento dei docenti.

Se non li si mette in grado di lavorare, la facoltà non va avanti». Senza ricercatori, la facoltà chiude. Chiude

le porte alle matricole, rifiuta le iscrizioni. O le limita al massimo, imponendo il numero chiuso. «Attualmente

abbiamo 1.200 nuovi iscritti all'anno. Col numero limitato dovremmo accoglierne non più del 10 per cento»,

aggiunge il preside, che ieri mattina ha tenuto una riunione, con i suoi docenti, proprio su questo tema.

«Abbiamo cercato altre strade per uscire dall'impasse, ma non ce ne sono». Ed anche il numero limitato

rischia di restare una buona intenzione: «La legge non ci consente di attuarlo, e se anche trovassimo la

scappatoia giusta, non avremmo i soldi per mettere in piedi la macchina dei test di accesso». L'unica strada

percorribile resta quella più radicale: non aprire affatto le iscrizioni. «Faremo il possibile perché non si giunga

a tanto, ma concretamente, materialmente, non abbiamo i numeri per consentirci nuove immatricolazioni».

I docenti di Sociologia sono 40 (5 sono appena andati in pensione) e tra corsi di laurea triennali, corsi

specialistici e lauree magistrali non ce la fanno a organizzare i corsi anche per le matricole di domani. «Siamo

tutti pronti a farci in quattro - dice amaro Pecchinenda - ma più di tanto non possiamo. Noi sulla didattica

affidata ai ricercatori ci contiamo, non possiamo farne a meno.

Però il loro documento è inequivocabile, la loro posizione irremovibile: basta tenere corsi».

Intanto la protesta contro i tagli imposti dal governo all'università sta mobilitando docenti e ricercatori delle

facoltà di Ingegneria: nell'Università del Sannio, alla Seconda università di Napoli e all'Università Parthenope

hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione e di sospendere esami e sedute di laurea. Le assemblee

dei docenti e dei ricercatori delle tre facoltà di Ingegneria hanno messo a punto dei documenti nei quali

criticano l'operato del governo e la manovra correttiva alla Finanziaria e annunciano assemblee aperte agli

studenti per informarli dei motivi dello stato di agitazione e delle conseguenze dei tagli e del disegno di legge

Gelmini. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Gianfranco Pecchinenda

22/06/2010 7Pag. La Repubblica - Napoli(tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 22

AL SAN RAFFAELE DI MILANO Parte un corso di laurea per fare il medico negli Stati Uniti ENRICO NEGROTTI DA MILANO Gli studenti che otterranno la maturità • quest'anno e che puntano a diventare medici hanno

un'opportunità in più. Parte infatti con l'anno accademico 2010-2011 un corso di laurea internazionale in

medicina e chinirgia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano che permetterà di sostenere gli esami

di abilitazione per specializzarsi poi negli Stati Uniti. Si tratta quindi di una doppia abilitazione professionale

quella che offrirà che il San Raffaele International Medicai Doctor Program, aperto a40 studenti

(dicui20extracomunitari): ilcorsodi laurea - interamente svolto in inglese - è infatti riconosciuto dal nostro

ministero dell'Università e spendibile all'interno della Uè; in più consente di effettuare i primi esami (step 1 e

step 2) del sistema formativo statunitense, prima della frequenza della scuola di specializzazione nelle

università Oltreoceano, nel corso della quale è previsto l'ultimo esame abilitante (step 3). Si tratta quindi di un

corso di laurea innovativo, organizzato secondo un modello che prevede un primo biennio con le materie

precliniche e di scienza di base (ma anche etica e psicologia clinica) e un quadriennio fortemente orientato

alla clinica (con la possibilità di dedicare ampio spazio alla propria futura specializzazione già dal quinto

anno). A certificare la validità degli insegnamenti sarà il National Board of Medicai Examiners, l'ente che

prepara le domande per le prove d'esame negli Stati Uniti. Le selezioni dei candidati avverranno in

contemporanea a Milano e a Londra il prossimo 6 settembre.

22/06/2010 10Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 23

QUATTRO UNIVERSITà A CONVEGNO SUL PROGRAMMA DI RICERCA PRIN 2007 Crediti prededucibili? Non rispettano la par condicio Non rispetta la par condicio tra creditori la nuova norma inserita nella manovra correttiva (dl 78/2010) che

riguarda la prededucibilità dei crediti nati da finanziamenti, da banche, istituti finanziari o addirittura soci in

favore della società durante il concordato preventivo. Questo è emerso nel corso dei lavori del convegno

organizzato a conclusione di un Programma di ricerca scientifica (PRIN 2007), che ha visto riunite le

Università di Roma Tre, Bari, Messina e Palermo, sulla riforma della legge fallimentare che si è tenuto nei

giorni scorsi a Palazzo Chiaramonte-Steri, sede del Rettorato dell'Università di Palermo. «L'atteggiamento

critico nei confronti di questa norma», ha evidenziato Tommaso Di Marcello (Università Roma Tre), «deriva

dal fatto che riguarda solo alcuni creditori poiché parla di crediti per finanziamenti effettuati da banche e

istituti finanziari oppure da soci della società in crisi, escludendo altri creditori come i lavoratori e anche i

fornitori dell'impresa che non si fanno pagare immediatamente ma forniscono prestazioni di beni e servizi

strumentali all'attività d'impresa a credito. Perché questi creditori dovrebbero essere trattati come o peggio

delle banche o di altri istituti finanziari? Inoltre, questa norma», ha sottolineato Di Marcello, «afferma la

prededucibilità anche da finanziamenti effettuati da soci, sovvertendo quello che era stato l'ordine di

distribuzione di quello che era stato il ricavato di un eventuale fallimento stabilito dalla riforma societaria che

prevede agli articoli 2467 e 2497-quinques che prevede che i soci per i finanziamenti che fanno in

determinate situazioni alla società abbiano un diritto postergato rispetto agli altri creditori. La norma della

prededuzione, ha concluso, sovverte completamente l'ordine di distribuzione immaginato dalla riforma della

disciplina societaria facendo passare i soci davanti a tutti il che è un po' strano poiché i soci dovrebbero

essere i finanziatori a remunerazione residuale, coloro che prendono i soldi per ultimi se l'impresa avrà

prodotto un determinato utile».Tra gli esperti di diritto fallimentare provenienti da tutta Italia che hanno

partecipato al convegno si annoverano, tra gli altri, Mauro Pizzigati (Università Ca' Foscari di Venezia) che ha

evidenziato come «la riforma della legge fallimentare abbia contribuito ad aggiornare la disciplina nel nostro

ordinamento rispetto a quella che è la situazione complessiva della crisi d'impresa, cercando di valorizzare

alcuni obiettivi che la vecchia legge fallimentare non era in grado di garantire». Sulla stessa linea Michele

Perrino (Università di Palermo) che ha manifestato «l'insoddisfazione per queste recenti novità contenute nel

decreto legge 78/2010 che introduce alcuni meccanismi diretti ad agevolare l'attuazione d'interventi di

risanamento concedendo delle posizioni privilegiate ai finanziatori, introducendo anche delle disparità di

trattamento che appaiono inaccettabili». Secondo Renato Mangano (Università di Palermo) «dal convegno è

venuto fuori l'input di studiare con molta più attenzione tutte le forme concordatarie di soluzioni delle crisi

perché è emerso che questi nuovi strumenti ancora vengono interpretati alla luce della vecchia concezione

delle procedure concorsuali». Nel corso dei lavori sono state approfondite aree problematiche fondamentali

della disciplina delle procedure concorsuali, così come rimodellata dalla recente riforma legislativa del

2005/2007, offrendo spunti di valutazione delle esperienze maturate fino ad oggi ma soprattutto segnalando

nodi problematici e interrogativi tuttora irrisolti. Tra questi, la rapida definizione dei fallimenti pendenti, con

speciale urgenza per le molte procedure ancora soggette alle previgente disciplina; così come la questione,

regolata dal nuovo art. 106 della legge fallimentare, della cessione delle azioni di pertinenza della massa.

22/06/2010 23Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 24

risvolti finanziari Ministero decapitato I direttori provano la fuga. Ma... Tempi duri per la Gelmini. Il ministro dell'istruzione, università e ricerca rischia a breve, nel giro massimo di 6

mesi, di ritrovarsi con i vertici del suo dicastero decapitati. È l'effetto della norma in manovra finanziaria che

taglia gli stipendi di vertice (oltre quota 90 mila euro) e soprattutto parcellizza la liquidazione del Tfr, il

trattamento di fine rapporto. Davanti a queste prospettive, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sono in molti,

tra i direttori generali con i requisiti, ad aver optato per il pensionamento. Si tratta di nomi che sono da anni

l'asse portante dell'Istruzione e dell'Università, la continuità gestionale a dispetto dei cambi di governo.

Stando alle voci di viale Trastevere, nel novero dei pensionandi figurano i due capi dipartimento,

rispettivamente per l'istruzione, Giuseppe Cosentino, e per l'università, Antonello Masia. E poi Mario Dutto,

Maria Grazia Nardiello, Maria Testa, Antonio Giunta La Spada. E dg anche delle direzioni regionali, Angotti,

Petracca, Di Stefani. Ma la situazione, dicono dal ministero, non è del tutto definita. Perché per le domande di

pensionamento dei direttori generali non vi è nessun automatismo. È necessario che vi sia l'accoglimento del

ministro. E non è affatto detto che il ministro dia il via libera: perderebbe uomini chiave dell'amministrazione,

avendo davanti a sé anni difficili per l'attuazione sia della riforma della scuola che dell'università. Intanto, c'è

molta attenzione per gli sviluppi parlamentari della manovra. Eventuali correttivi potrebbero convincere molti

dg, non proprio contenti di andare in pensione prima del tempo, a fare un passo indietro.

22/06/2010 44Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 22/06/2010 25

I risultati di Italia 2020. Sacconi: puntare di più sull'apprendistato Ma la laurea non serve, per lavorare basta il diploma Per trovare lavoro il pezzo di carta non basta. Caso unico in Europa, in Italia la laurea vale meno del diploma

superiore. Per i laureati tra i 25 e i 34 anni, infatti, il tasso di disoccupazione è l'11,2%, contro l'8% per i

diplomati e il 23% per chi ha conseguito la sola terza media. Lo sottolinea «Italia 2020», il piano di azione per

l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro, realizzato di ministri

dell'istruzione Mariastella Gelmini e del lavoro Maurizio Sacconi. Arricchito in alcune parti e con nuove

tabelle, il documento è stato presentato il 16 giungo agli assessori regionali e alle parti sociali. In particolare,

tra i diplomati che hanno trovato un impiego dopo 3 anni dal conseguimento del titolo, circa l'83% di quelli

provenienti dai tecnici e dai professionali hanno un lavoro a tempo pieno, rispetto al 50% dei liceali. Ragazzi

con retribuzioni più elevate: il 42% guadagna più di 1000 euro al mese. Ma nel passaggio all'università il

tasso di disoccupazione aumenta del 9% negli uomini e diminuisce, di poco, nelle donne (2,5%).

Un'eccezione nel panorama europeo, dove la laurea comporta sempre dei vantaggi. 'In Germani porta la

disoccupazione a diminuire del 55,3% nei ragazzi e del 45,4% nelle ragazze, in Francia del 8,2% per gli

uomini e 35,5% per le donne. Anche la Grecia ha quote migliori dell'Italia: uomini -8,2%, donne -40,2%. Il

30% dei giovani occupati italiani tra i 15 e i 29 anni, però, ha un lavoro a termine, a conferma che non si

accede più al mercato del lavoro tramite contratti standard ma transitando attraverso contratti più o meno

contemporanei e/o atipici. Diventando centrale il percorso, la possibilità cioè di avere occupazione prevalente.

«E integrare quanto più possibile l'apprendimento con il lavoro» sottolinea Sacconi. Per evitare dispersione

scolastica e disadattamento scolastico «con percorsi troppo lunghi. Nella fase dell'apprendimento avere

esperienze lavorative che già in sé costituiscono una ragione di arricchimento, meglio se sono coerenti con il

percorso di studi. Penso ai contratti di apprendistato di primo livello che si realizzano in aziende

convenzionate con l'università», valorizzando la formazione aziendale e coinvolgendo sindacati e bilateralità.

22/06/2010 46Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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