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Rassegna dal al

ISTITUTO MARIO NEGRI

Corriere Della Sera 21 Partorire in casa Margherita De Bac 1

Il Giornale 12 Cesarei record in italia lombardia virtuosa 5

Il Giornale Milano 8 Calano ancora le nascite e sui parti cesarei la lombardia è virtuosa Sabrina Cottone 6

Avvenire 31 In regione si nasce di meno e con pochi cesarei Plerfranco Redaelli 7

Il Giorno Milano 5 Sempre meno parti cesarei, lombardia virtuosa 8

Ilvimercate.org Parto cesareo, vimercate sotto la media europea 9

ISTITUTO MARIO NEGRI WEB

Askanews.it Web Lombardia: si nasce di meno, ma meglio. Cesarei al 27% Martedì 10

Ilfarmacistaonline.it Web Il Farmacista Online: “In Lombardia si nasce di meno, ma meglio”. Lo rileva l’analisidell’Istituto Mario Negri

Riproduzione Riservata 12

Sito.omnimilano.it Web Maternità, diminuiscono nati e parti cesarei in Lombardia: oltre sei mila in meno in diecianni

Cronaca , Sanità 15

Quotidianosanita.it Web “In Lombardia si nasce di meno, ma meglio”. Lo rileva l’analisi dell’Istituto Mario Negri Martedì 17

It.geosnews.com Web Salute. Parti cesarei, Gallera: nostra Regione virtuosa Milano Online 20

Ansa Lombardia virtuosa per parti cesarei, fa meglio di media ue analisi mario negri eregione, in brianza top 10 ospedali italia

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Milano.corriere.it Web Lombardia in controtendenza: no all’eccesso della chirurgia nei parti Di Sergio Harari 24

Ilvimercate.org Web Parto cesareo, Vimercate sotto la media europea Scritto Da Ilvimercate.org 26

Partecipasalute.it Web In Lombardia si nasce di meno, ma meglio Ultimo Aggiornamento 29

Le nascite fuori dagli ospedali sono tra lo 0,5 e 11% concentrate al Centro-Nord, costano 2.500 euro e spesso avvengono in appartamenti affittati ad hoc «È giusto che le donne scelgano. I rischi? Bassi»

PARTORIRE IN C AS A

di Margherita De Bac

e tende sono accostate, la penombra avvolgen­te, come al lume di candela. Il morbido lettone è pronto ad accogliere una nuova vita. Poi nella stanza irrompe il pianto di un bambino. Dietro la porta i familiari si abbracciano, colmi di gio­ia. La scena richiama immagini ingiallite del se­colo scorso. Invece è attualissima. Uno dei circa 150 parti all'anno a domicilio e in appartamenti dove viene riprodotta l'intimità che si vivrebbe tra le mura di casa. I dati sono nel registro cura­to dall'Istituto Mario Negri di Milano e dall'As­sociazione nazionale culturale ostetriche parto a domicilio.

La stima è che le nascite extraospedaliere sia­no lo 0,5-1% di quelle totali, circa 470 mila nel 2016, concentrate al Centro-Nord. Secondo l'epidemiologo Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute pubblica del Mario Negri «i numeri sarebbero superiori se ci fosse maggiore offerta. Invece il fenomeno è sostenu­to da iniziative private e non sempre condiviso economicamente dalla sanità locale. Così è ri­stretto a una élite di mamme». I campioni della domiciliarità sono di gran lunga gli olandesi, seguiti con molto distacco da Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Giappone, Usa, Finlandia, e Ita­lia ultima fra i Paesi censiti.

La selezione delle gravidanze È un percorso praticabile solo in presenza di

gravidanze ben selezionate e non esposte a complicanze. Sono richiesti una serie di requi­siti per l'idoneità della location. All'ostetrica il compito di valutare caso per caso. La percen­tuale di esclusione delle gestanti è alta e se le condizioni non sono ottimali si può cambiare

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programma anche alla 37esima settimana. Il luogo del lieto evento non deve distare più di 30 minuti da un ospedale attrezzato che va allerta­to in modo da predisporre eventuali soccorsi,

In testa ci sono gli olandesi, seguiti da Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Giappone, Usa e Finlandia raramente necessari. Lotta con entusiasmo contro l'estinzione delle nascite a domicilio Marta Campioni, presidente dell'Associazione Culturale omonima e creatrice del sito «Nasce­re in casa si può»: «La probabilità di un'emer­genza è molto bassa, fattore essenziale è che la donna arrivi al termine della gestazione in buo­na salute. Se c'è un imprevisto noi ostetriche abbiamo la capacità di affrontarlo in attesa del­l'ambulanza. La selezione è attenta, la sicurezza paragonabile a un reparto ospedaliero».

Levatrici senza rimborsi A sud di Roma il desiderio di partorire il bebé

sul lettone è però difficile da realizzare. Rosaria Santoro è una delle quattro moderne levatrici della Puglia, terra nota anche per l'alta percen­tuale di cesarei: «Ogni anno seguiamo una ven­tina di donne. Capita di essere chiamate in Sar­degna, Sicilia e Calabria dove mancano libere professioniste».

Uno degli ostacoli è la mancanza di rimborsi per l'assistenza, costo medio 2.500 euro. Solo sei Regioni li riconoscono: Piemonte, Marche, Emilia-Romagna, Bolzano, Trento e recente­mente il Lazio. L'entità del contributo è variabi­le. L'Emilia-Romagna garantisce 1.542 euro, che equivale all'80% del costo al servizio sanita­rio di un parto fisiologico, Trento ha appena aumentato da 800 a 1.000, il Lazio si ferma a 800 euro. Vianella Mian, fondatrice di «D Nido», a Bologna ha cominciato per prima: «La nostra esperienza è regolamentata dal '96. Nel 2008 è stata aperta la prima casa maternità privata, sia­mo il gruppo di ostetriche più attivo in Italia con 65 nascite nel 2016». In Toscana non ha avuto seguito la fase sperimentale avviata nel '99 con il progetto «Nascere in Versilia». Il «no» della Lombardia

Non favorisce la domiciliarità per ragioni economiche e di politica sanitaria la Lombar­dia. L'assessore al welfare Giulio Gallerà perse­gue altre strategie: «Da noi rappresenta una

quota marginale. Nei Lea, l'elenco delle presta­zioni garantite dal servizio sanitario nazionale, non vi è traccia di spazi per la gestione e il rico­noscimento tariffario dell'assistenza domicilia­re. Quindi preferiamo sviluppare modelli di au­tonomia delle ostetriche all'interno degli ospe­dali e di umanizzazione del percorso travaglio-parto-nascita». Nel Lazio è fallita l'esperienza di Acqualuce, creata nel parco dell'ospedale Gras­si. L'idea era buona: un ambiente non medica-lizzato e indipendente, a pochi metri da una struttura sanitaria. H progetto non ha avuto for­tuna ed è stato interrotto nel 2015. n direttore della sanità laziale Vincenzo Panella spiega per­ché: «Non valeva la pena tenere aperto un cen­tro che lavorava pochissimo e aveva dei costi. Preferiamo utilizzare i fondi per migliorare la qualità e l'accoglienza dei reparti. L'ideale sa­rebbe la creazione di case del parto interne ai nosocomi, gestite da ostetriche».

Contrari A Roma sono sbocciate case maternità priva­

te. «La gestante ha diritto a vivere il momento più importante della vita dove si sente a proprio agio», spiega Annamaria Gioacchini, fondatri­ce di «Nascere e crescere», ora alla ricerca di un appartamento dove ricreare l'intimità desidera­ta dalle future mamme. Contrarie le società scientifiche. Per i neonatologi della Sin «nella maggior parte dei casi il parto è fisiologico e non ci sarebbe bisogno di intervento medico. Ma vanno sempre considerate complicanze im­prevedibili. Sconsigliamo vivamente». Il colle­gio americano di ostetricia e ginecologia Acog ribadisce che «ospedali e centri nascita accre­ditati sono i luoghi più indicati» ma la donna ha diritto di decidere diversamente. La società insiste sulla formazione delle operatrici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La parola

DOMICILIARITÀ

Indica le nascite extraospedaliere: tra lo 0,5 e Yi% in Italia nel 2016. È un percorso praticabile solo per gravidanze selezionate e non esposte a complicanze, vengono richiesti requisiti elevati e idoneità del luogo. Le valutazioni vengono fatte da ostetriche e ospedali.

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H racconto Francesca, Mia e il brindisi in salotto «Volevo che nascesse lentamente»

«Alla fine dopo 24 ore di contra­zioni mi sono spiaggiata sul divano. E lì è nata Mia Niki. Ho chiamato il mio compagno che si è precipitato a casa con gli amici. Tutti in salotto a brindare. Una festa».

Francesca perché il parto a do­micilio?

«Lo avevo già fatto per mia figlia grande Matilda Aliki, tre anni ades­so. Desideravo essere circondata dalle mie cose e dalla mia ostetrica di fiducia Anna Maria Gioacchini. Avevo il timore di andare in ospeda­le».

Come mai?

Insieme Francesca con il compagno, la figlia di 3 anni Matilda Aliki e la piccola Mia Niki

«Volevo che i miei tempi fossero rispettati. Essere accompagnata len­tamente, esprimermi in libertà. In ospedale non sarebbe stato possibi­le starmi vicino, avrebbero accelera­to il travaglio che è stato in effetti lunghissimo, forse avrebbero deci­so per il cesareo visto che la bimba aveva un cordone corto».

Si era confrontata con qualcuno? «La mia famiglia era d'accordo

con me. Tante amiche hanno cerca­to di dissuadermi, "ma no, sei mat­ta". Abito a 30 minuti dal Policlinico Casilino, a Roma. Dunque mi senti­vo sicura».

Il ricordo più bello? «La gioia di Matilda nel trovare la

sorellina tra le mie braccia. Poi ci siamo sdraiati tutti e quattro sul let­tone. La sera è venuto il neonatolo­go. L'Asl mi ha inviato il rimborso».

M. D. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

NEL MONDO DURATA DEL TRAVAGLIO

primo stadio fase latente

primo stadio fase attiva

secondo stadio

terzo stadio

IN ITALIA (dati 2003) • Domicilio Altro

0,7%

0,6%

0,5%

0,4%

0,3%

0,2%

0,1%

0% I 1 _• M • • • • _ • I I &.® j & *3> /~P <£> ^ o 0>- ;<?> <^- /& •& S& > P *o . & A<?> ••$> *3> <.•&• •<.<& /?> \ !

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470 Mila

le nascite totali in Italia nel 2016: quelle in casa sono state 150

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MAGLIA NERA D'EUROPA

Roma L'Italia rimane ancora la prima na­zione per nascite da parto cesareo in Eu­ropa con il 36 per cento sul totale. Tra le regioni più virtuose c'è la Lombardia che si ferma al 27 per cento di cesarei. Carate 15, Vimercate 18 e Monza 20 sono alli­neata agli standard del Nord Europa etra i primi io ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici. Sono i da-

Cesarei record in Italia Lombardia virtuosa

ti che emergono dal Certificato di assi­stenza al parto pubblicato dalla rivista Ricerca & Pratica. Lo studio è stato con­dotto da un gruppo di lavoro dell'Istituto Mario Negri di Milano e dalla Regione Lombardia, coordinato da Maurizio Bona ti, responsabile del Dipartimento di salu­te pubblica. L'analisi conferma che in Lombardia dimi­nuisce progressivamente il numero dei

nati in Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005.L'83,8 per cento dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2 nelle strutture accreditate e solo lo 0,1 nelle cliniche private. Il 72,4 dei parti si svolge in strutture dove avvengono al­meno 1.000 parti l'anno: 39 ospedali che rappresentano il 54,9 dei punti nascita totali lombardi.

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I NUMERI

Calano ancora le nascite E sui parti cesarei la Lombardia è virtuosa A Curate l'ospedale con i dati migliori d'Italia Boriati (M. Negri): «Meno nati pure nel 2016) Sabrina Cottone | Molti parti naturali, con qualche record nazionale, ma anche un continuo calo delle nascite. C'era stato un baby boom in Lombardia, tanto da portare nel 2008 la regione al terzo posto in Italia tra le sette regioni con saldo positivo, ma da allora il calo delle nascite è ripartito e non si ferma. Con 92.900 nati nel 2014 il tasso di natalità scende da 9,9 nati per 1000 abitanti del 2005 a 8,6 del 2014.

«I dati del 2016, che non so­no ancora ufficiali, danno an­cora lo stesso risultato di ulte­riore calo delle nascite» spie­ga Maurizio Bonati, responsa­bile del dipartimento Salute pubblica dell'Istituto Mario Negri, che ha coordinato un lavoro condotto con la Regio­ne su «La nascita in Lombar­dia dal 2005 al 2014», pubbli­cato sulla rivista Ricerca e Pra­tica. «All'inizio c'erano stati i migranti a recuperare e com­pensare. Invece adesso, an­che se sono in numero consi­stente, non bastano» spiega Bonati. E ancora: «Il dato è alli­neato all'Italia ma poiché la Lombardia è la regione con la maggiore popolazione, ciò ha

una ripercussione molto mar­cata sulla tendenza naziona­le».

Ma veniamo ai dati sulle na­scite con parto cesareo. Qui la Regione è virtuosa, almeno ri­spetto alle indicazioni dell'Or­ganizzazione mondiale della sanità, che invita a privilegia­re il parto naturale. La Lom­bardia, con il 27 per cento di parti cesarei, conferma di esse­re tra le Regioni in cui si fa meno ricorso alla nascita attra­verso intervento chirurgico (In Italia il tasso è del 36 per cento, decisamente lontano dagli standard del Nord Euro­pa). Con veri e propri record. L'ospedale di Carate, con il 15 per cento di parti cesarei, ha il record nazionale e sono ben piazzati anche Vimercate (18%) e Monza (20%), tra i pri­mi dieci in Italia.

C'è poi un altro elemento da considerare: si registra un'elevata propensione all'uso del taglio cesareo nelle strutture accreditate e private

I MOTIVI DELLA SCELTA

«Qui il percorso è più curato e garantito, anche nell'alleviare il dolore»

i »

piuttosto che negli ospedali pubblici e nei punti nascita con meno di 800 parti annui: in questi luoghi l'incidenza di parti cesarei è significativa­mente maggiore di quella che si osserva in Lombardia e an­che della media a livello nazio­nale (39,8% nel 2005 e 37,5% nel 2014). Spiega Bonati: «La scelta del parto naturale è me­no medicalizzata, rimanda più al rapporto tra madre e bambino. Il fatto che in Lom­bardia ci siano meno cesarei è spiegabile perché il percorso di nascita è più accurato, cura­to e garantito, con attenzione anche ad attenuare il dolore della madre. Alcuni ospedali sono attrezzati anche con le vasche per il parto fisiologico in acqua». Quanto al fatto che nelle strutture private e accre­ditate ci siano molti più parti cesarei, secondo Bonati è do­vuto, «oltre all'accompagna­mento di un certo tipo del per­corso della donna, anche al fatto che il cesareo è più rapi­do rispetto all'induzione di un parto o all'accompagnamento di un parto. Prevede un'atten­zione diversa e anche meno strutture: con due sale chirur­giche si riesce a organizzare tutto con maggiore facilità».

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I dati del 2014

In regione si nasce di meno e con pochi cesarei Tre anni fa sono stati 85.708

i bimbi venuti alla luce, il 99% dei quali in strutture pubbliche In Brianza si ricorre poco agli

interventi chirurgici in sala parto: Carate, Vimercate e Monza

hanno numeri da Nord Europa

PlERFRANCO REDAELLI

I n Lombardia nel 2014 le nascite sono sta­te 85.708, per il 99% in strutture pubbliche. Dai dati di uno studio condotto dall'Istitu­

to Mario Negri di Milano con la Regione, e coordinato da Maurizio Bonari, è emerso che i nati sono stati 6.241 in meno nel2014 rispetto al 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a -4.222 nel 2014. L'83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l'anno. Sono 39 questi ospedali, che rappre­sentato il 54,9% dei punti nascita lombardi. Al di là delle scelte regionali, nel 2014 i nati in re­parti di ginecologia con una soglia massima di

500 parti annui, ritenuti non sicuri, sono sta­ti 3.511. Inoltre, 22.690 parti sono stati regi­strati in 47 reparti con meno di 1.000 partiran­no senza la presenza di unità operative di Te­rapia intensiva neonatale. Sono 7 gli ospeda­li in Lombardia con oltre 2.500 nati l'anno. In regione il 27% delle nascite avviene con par­to cesareo, nel resto della penisola il dato ar­riva al 36%: la Lombardia è dunque virtuosa nel limitare l'utilizzo del cesareo e comunque in linea con l'Europa dove la media è del 28%. A ridurre le percentuali dei cesarei, con nu­meri simili alla Finlandia, vi sono tre ospeda­li brianzoli. Da anni al primo posto vi è laneo-natologia di Carate, dove su 1.750 parti solo il 15% è cesareo, seguito da Vimercate dove, a fronte di oltre 1.500 nascite, il cesareo è al 18%, e da Monza, dove con oltre 2.700 nati i ricorsi al cesareo sono al 20%. Dunque, tre punti nascita tra i primi 10 in Ita­lia per minor numero di interventi chirurgici in sale parto sono in Brianza. Per Anna Loca-telli, dirigente del dipartimento Materno in­fantile dell'ospedale di Carate, il limitato nu­mero di cesarei, conferma la relazione di fi­ducia che intercorre tra ginecologia e ostetri­cia del nosocomio, e le future mamme. È an­che il frutto di una mentalità virtuosa delle donne che preferiscono il parto naturale, «li­na esperienza - dice la Locatelli - che può es­sere fatta propria da altre neonatologie».

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LO STUDIO ANALISI DELL'ISTITUTO NEGRI E DELLA REGIONE: L'83,8% DELLE NASCITE IN OSPEDALI PUBBLICI

Sempre meno partì cesarei, Lombardia virtuosa - MILANO-

ANCHE se in Italia si contano an­cora più cesarei che nel resto d'Eu­ropa (36% sul totale dei parti, con­tro una media Uè del 28%), «la Lombardia conferma di essere tra le Regioni più virtuose nel contra­stare questa procedura», con una media del 27%, appena più bassa di quella europea. È uno dei dati che emerge da un'analisi condot­ta dall'Istituto Mario Negri di Mi­lano e dalla Regione Lombardia, coordinata da Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica. È in particolare la zona della Brianza, spiegano gli esperti, ad avere i numeri più vir­tuosi in tema di cesarei: con il 15% di Carate, il 18% di Vimerca-te e il 20% di Monza, la provincia

brianzola «è allineata agli stan­dard del Nord Europa e tra i pri­mi 10 ospedali italiani per il mi­nor numero di interventi chirur­gici» di questo tipo. L'analisi regi­stra anche una continua diminu­zione del numero di nati in Lom­bardia: «Sono 6.241 in meno ri­spetto al 2005». PER QUANTO riguarda il mo­mento del parto, l'83,8% delle na­scite è avvenuto in ospedali pub­blici, il 16,2% nelle strutture ac­creditate e solo lo 0,1% nelle clini­che private. Il 72,4% dei parti si è svolto in strutture che contano al­meno 1.000 parti l'anno, ma il 27,6% dei parti (pari a 22.690 ca­si), rileva l'analisi, avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di Unità Operative di Terapia Inten­siva Neonatale: infine, ulteriori

3.511 parti si svolgono in 11 punti nascita con meno di 500 parti/an­no, senza un'assistenza operativa di neonatologia. «La sanità lom­barda conferma il suo virtuosi­smo anche sul tema dei parti cesa­ri - ha commentato l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallerà-. Sono molto orgo­glioso che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%, Vi-mercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli stan­dard del Nord Europa e figurino tra i primi dieci ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici. Ce' anche un ulteriore dato che evidenzia l'eccellenza della sanità lombarda - ha conclu­so Gallerà - e riguarda il luogo scelto per partorire. L'83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% le cliniche private».

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Parto cesareo, Vimercate sotto la media europea

L'Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo in Europa (28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) conferma di essere tra le Regioni più virtuose nel contrastare questa procedura, con l'enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineata agli standard del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici. E' quanto evidenziato nell'analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto

pubblicata sulla R\v\s\aRicerca & Pratica

Il lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro dell'Istituto Mario Negri di Milano e dalla Regione Lombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica. Continua il decremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a -4.222 nel 2014.

L'83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16.2% nelle strutture accreditate e solo lo 0 ,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l'anno: 39 ospedali che rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo "zoccolo duro" dei punti nascita al di sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4 ,1% delle nascite.

Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di Unità Operative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno (media 319) senza assistenza operativa di neonatologia.

La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando la Fivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell'utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di Milano Ovest e Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L'età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio-alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio-basso nel 37,8% delle straniere. Le donne con scolarità medio-bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alle donne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65 ,1% delle madri è occupata, il 25% sono casalinghe e l'8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un'occupazione lavorativa. Permangono ampie differenze nell'assistenza al parto e negli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili perii monitoraggio e la programmazione dell'assistenza per aumentare l'appropriatezza e ridurre le disuguaglianze

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Lombardia: si nasce di meno, ma meglio. Cesarei al 27%

Milano, 13 giu. (askanews) – L’Italia è ancora il primo paese in Europa per numero di nascite da partocesareo: da sola, l’Italia pesa per il 36 per cento del totale delle nascite. La media europea dei cesarei è del28% delle nascite; il Paese dove la procedura viene utilizzata di meno è la Finlandia, con il 16% di cesari sultotale.

Nel nostro Paese, però, la Lombardia si conferma tra le Regioni più virtuose nel contrastare questaprocedura, con una incidenza di cesarei “solo” del 27%, e con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate18% e Monza 20%) allineata agli standard del Nord Europa. E’ quanto evidenziato nell’analisi – su dati 2014 –18% e Monza 20%) allineata agli standard del Nord Europa. E’ quanto evidenziato nell’analisi – su dati 2014 –del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sulla Rivista Ricerca & Praticahttp://www.ricercaepratica.it/index.php?archivio=yes&vol_id=2668

Il lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla RegioneLombardia, coordinato da Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica.

L’analisi dà riscontro anche di un’altra tendenza che può essere sintetizzata così: in Lombardia si naascedi meno, ma si nasce meglio. Continua infatti il decremento del numero dei nati in regione Lombardia, 6.241 inmeno nel 2014 rispetto al 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a ­4.222 nel 2014.L’83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nellecliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39 ospedaliche rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei punti nascita aldi sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% delle nascite. Il 27,6%dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di UnitàOperative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno (media319) senza assistenza operativa di neonatologia

La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando la Fivet(fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di Milano Oveste Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anniper le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel 37,8%delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alledonne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il 25% sonocasalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% eracasalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

DATA martedì 13 giugno 2017SITO WEB www.askanews.it

INDIRIZZO http://www.askanews.it/cronaca/2017/06/13/lombardia-si-nasce-di-meno-ma-meglio-cesarei-al-27-pn_20170613_00108/

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casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% eracasalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

DATA martedì 13 giugno 2017SITO WEB www.askanews.it

INDIRIZZO http://www.askanews.it/cronaca/2017/06/13/lombardia-si-nasce-di-meno-ma-meglio-cesarei-al-27-pn_20170613_00108/

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“In Lombardia si nasce di meno, ma meglio”. Lo rileval’analisi dell’Istituto Mario Negri

Consiglia

Tra i punti a favore, il minore ricorso al cesareo, con il record del territorio di Carate (solo il 15% dei partiè chirurgico), di Vimercate (18%) e di Monza (20%). Il 72,4% dei parti avviene in strutture con almeno 1.000parti l’anno e l'83% in ospedali pubblici. Ma il tasso di natalità è sceso da 9,9 nati per 1000 abitanti del 2005 a8,6 nati del 2014. Lo studio

13 GIU ­ L’Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo inEuropa (28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) è tra le Regioni più virtuose nel contrastarequesta procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineata agli standarddel Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici.

E’ quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sullaE’ quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sullaRivista Ricerca & Pratica e condotta da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla RegioneLombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica.

Continua il decremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispettoal 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a ­4.222 nel 2014.

L’83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1%nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39ospedali che rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei puntinascita al di sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% dellenascite.

Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza lapresenza di Unità Operative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500parti/anno (media 319) senza assistenza operativa di neonatologia.

La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando laFivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di MilanoOvest e Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel37,8% delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel temporispetto alle donne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

I ricercatori evidenziano tuttavia come permangano “ampie differenze nell’assistenza al parto enegli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio ela programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze”.

Soddisfatto dei risultati emersi l’assessore al Welfare Giulio Gallera. “La sanità lombarda conferma ilsuo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del 'Certificato di assistenza alparto' realizzato da Regione e dall'Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d'Italia dove questaprocedura ha la percentuale più bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”, ha dichiarato in una nota.

“Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha proseguito ­ che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%,Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli standard del Nord Europa e figurino tra iprimi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.

Per Gallera anche il luogo scelto per partorire è un “ulteriore dato che evidenzia l'eccellenza della sanitàlombarda. L'83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% lecliniche private”.

DATA martedì 13 giugno 2017SITO WEB www.ilfarmacistaonline.it

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25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

I ricercatori evidenziano tuttavia come permangano “ampie differenze nell’assistenza al parto enegli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio ela programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze”.

Soddisfatto dei risultati emersi l’assessore al Welfare Giulio Gallera. “La sanità lombarda conferma ilsuo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del 'Certificato di assistenza alparto' realizzato da Regione e dall'Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d'Italia dove questaprocedura ha la percentuale più bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”, ha dichiarato in una nota.

“Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha proseguito ­ che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%,Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli standard del Nord Europa e figurino tra iprimi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.

Per Gallera anche il luogo scelto per partorire è un “ulteriore dato che evidenzia l'eccellenza della sanitàlombarda. L'83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% lecliniche private”.

DATA martedì 13 giugno 2017SITO WEB www.ilfarmacistaonline.it

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25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

I ricercatori evidenziano tuttavia come permangano “ampie differenze nell’assistenza al parto enegli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio ela programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze”.

Soddisfatto dei risultati emersi l’assessore al Welfare Giulio Gallera. “La sanità lombarda conferma ilsuo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del 'Certificato di assistenza alparto' realizzato da Regione e dall'Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d'Italia dove questaprocedura ha la percentuale più bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”, ha dichiarato in una nota.

“Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha proseguito ­ che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%,Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli standard del Nord Europa e figurino tra iprimi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.

Per Gallera anche il luogo scelto per partorire è un “ulteriore dato che evidenzia l'eccellenza della sanitàlombarda. L'83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% lecliniche private”.

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Maternità, diminuiscono nati e parti cesarei in Lombardia:oltre sei mila in meno in dieci anni

L’Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo in Europa(28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) conferma di essere tra le Regioni più virtuose nelcontrastare questa procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineataagli standard del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.E’ quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sulla RivistaRicerca & Pratica. Il lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dallaRegione Lombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica.“Continua il decremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005,con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a ­4.222 nel 2014. L’83,8% dei parti è avvenuto inospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti siospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti sisvolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39 ospedali che rappresentano il 54,9% dei puntinascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei punti nascita al di sotto della soglia dei 500 partiannui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% delle nascite. Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di Unità Operative di Terapia IntensivaNeonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno (media 319) senza assistenza operativadi neonatologia. La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100utilizzando la Fivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% deicasi. Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di Milano Oveste Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anniper le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel 37,8%delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alledonne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il 25% sonocasalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% eracasalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa. Permangono ampie differenzenell’assistenza al parto e negli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Datiutili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre ledisuguaglianze”.

GALLERA: ORGOGLIOSI, IN LOMBARDIA PIÙ BASSA PERCENTUALE CESAREI – “La sanita’ lombardaconferma il suo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del ‘Certificato diassistenza al parto’ realizzato da Regione e dall’Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d’Italiadove questa procedura ha la percentuale piu’ bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”. Lo ha dettol’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera commentando lo studio del gruppo di lavorodell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla Regione Lombardia, coordinato da Maurizio Bonati, responsabile delDipartimento di salute pubblica. “Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha sottolineato l’assessore – che ben treDipartimento di salute pubblica. “Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha sottolineato l’assessore – che ben treospedali della Brianza, Monza con il 20%, Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con glistandard del Nord Europa e figurino tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici.“C’e’ anche un ulteriore dato che evidenzia l’eccellenza della sanita’ lombarda – ha concluso Gallera – eriguarda il luogo scelto per partorire. L’83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelliaccreditati e solo lo 0,1% le cliniche private”.

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Dipartimento di salute pubblica. “Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha sottolineato l’assessore – che ben treospedali della Brianza, Monza con il 20%, Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con glistandard del Nord Europa e figurino tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici.“C’e’ anche un ulteriore dato che evidenzia l’eccellenza della sanita’ lombarda – ha concluso Gallera – eriguarda il luogo scelto per partorire. L’83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelliaccreditati e solo lo 0,1% le cliniche private”.

DATA martedì 13 giugno 2017SITO WEB sito.omnimilano.it

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“In Lombardia si nasce di meno, ma meglio”. Lo rileval’analisi dell’Istituto Mario Negri

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Tra i punti a favore, il minore ricorso al cesareo, con ilrecord del territorio di Carate (solo il 15% dei parti èchirurgico), di Vimercate (18%) e di Monza (20%). Il72,4% dei parti avviene in strutture con almeno 1.000parti l’anno e l'83% in ospedali pubblici. Ma il tasso dinatalità è sceso da 9,9 nati per 1000 abitanti del 2005 a8,6 nati del 2014. Lo studio

13 GIU ­ L’Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo inEuropa (28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) è tra le Regioni più virtuose nel contrastareEuropa (28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) è tra le Regioni più virtuose nel contrastarequesta procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineata agli standarddel Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici.

E’ quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sullaRivista Ricerca & Pratica e condotta da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla RegioneLombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica.

Continua il decremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispettoal 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a ­4.222 nel 2014.

L’83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1%nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39ospedali che rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei puntinascita al di sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% dellenascite.

Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza lapresenza di Unità Operative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500parti/anno (media 319) senza assistenza operativa di neonatologia.

La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando laFivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di MilanoOvest e Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel37,8% delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel temporispetto alle donne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

I ricercatori evidenziano tuttavia come permangano “ampie differenze nell’assistenza al parto enegli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio ela programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze”.

Soddisfatto dei risultati emersi l’assessore al Welfare Giulio Gallera. “La sanità lombarda conferma ilsuo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del 'Certificato di assistenza alparto' realizzato da Regione e dall'Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d'Italia dove questaprocedura ha la percentuale più bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”, ha dichiarato in una nota.

“Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha proseguito ­ che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%,Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli standard del Nord Europa e figurino tra iprimi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.

Per Gallera anche il luogo scelto per partorire è un “ulteriore dato che evidenzia l'eccellenza della sanitàlombarda. L'83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% lecliniche private”.

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30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel37,8% delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel temporispetto alle donne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

I ricercatori evidenziano tuttavia come permangano “ampie differenze nell’assistenza al parto enegli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio ela programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze”.

Soddisfatto dei risultati emersi l’assessore al Welfare Giulio Gallera. “La sanità lombarda conferma ilsuo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del 'Certificato di assistenza alparto' realizzato da Regione e dall'Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d'Italia dove questaprocedura ha la percentuale più bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”, ha dichiarato in una nota.

“Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha proseguito ­ che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%,Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli standard del Nord Europa e figurino tra iprimi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.

Per Gallera anche il luogo scelto per partorire è un “ulteriore dato che evidenzia l'eccellenza della sanitàlombarda. L'83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% lecliniche private”.

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Salute. Parti cesarei, Gallera: nostra Regione virtuosa

(Lnews ­ Milano) 'La sanità lombarda conferma il suo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Comeconfermano i dati 2014 del 'Certificato di assistenza al parto' realizzato da Regione e dall'Istituto Mario Negri diMilano siamo la prima Regione d'Italia dove questa procedura ha la percentuale più bassa (27 per cento,Milano siamo la prima Regione d'Italia dove questa procedura ha la percentuale più bassa (27 per cento,contro il 36 nazionale)'. Lo ha detto l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera commentandouno studio, pubblicato sulla rivista 'Ricerca &...

Il post dal titolo: «Salute. Parti cesarei, Gallera: nostra Regione virtuosa» è apparso 23 minuti fa sulquotidiano online Milano OnLine dove ogni giorno puoi trovare le ultime notizie dell'area geografica relativa aMilano.

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ANSA

Lombardia virtuosa per parti cesarei, fa meglio di media Uè Analisi Mario Negri e Regione, in Brianza top 10 ospedali Italia

(ANSA) - Anche se in Italia si contano ancora più cesarei che nel resto

d'Europa (36% sul totale dei parti, contro una media Uè del 28%), "la

Lombardia conferma di essere tra le Regioni più virtuose nel contrastare

questa procedura", con una media del 27%, appena più bassa di quella

europea. E' uno dei dati che emerge da un'analisi condotta dall'Istituto Mario

Negri di Milano e dalla Regione Lombardia, coordinata da Maurizio Bonati,

responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica.

E' in particolare la zona della Brianza, spiegano gli esperti, ad avere i

numeri più virtuosi in tema di cesarei: con il 15% di Carate, il 18% di

Vimercate e il 20% di Monza, la provincia brianzola "è allineata agli standard

del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di

interventi chirurgici" di questo tipo.

L'analisi registra anche un continuo decremento del numero di nati in

Lombardia: "6.241 in meno rispetto al 2005". Per quanto riguarda il momento

del parto, l'83,8% delle nascite è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle

strutture accreditate e solo lo 0,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si

è svolto in strutture che contano almeno 1.000 parti l'anno, ma il 27,6% dei

parti (pari a 22.690 casi), rileva l'analisi, avviene in 47 punti nascita con

meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di Unità Operative di Terapia

Intensiva Neonatale; infine, ulteriori 3.511 parti si svolgono in 11 punti

nascita con meno di 500 parti/anno, senza un'assistenza operativa di

neonatologia. (ANSA).

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Lombardia in controtendenza: no all’eccesso dellachirurgia nei parti

La Lombardia, con dati in controtendenza rispetto al resto del Paese, inverte l’abitudine all’utilizzoeccessivo della chirurgia per i parti. In Italia il 36% dei parti sono cesarei, contro una media Europea del 28 %e nazioni, come la Finlandia, molto al di sotto. Un recente studio dell’Istituto Mario Negri e della DirezioneGenerale Welfare di Regione Lombardia documenta come qui il ricorso al cesareo si sia progressivamenteridotto fino a raggiungere nel 2014 la quota del 27%. La Brianza registra, inoltre, tra i migliori dati nazionalicon standard compresi tra il 15% di Carate e il 20% di Monza. Questi dati positivi si accompagnano tuttavia auna netta riduzione della natalità, che passa da un tasso di 9,9 nati per 1000 abitanti nel 2005 a 8,6 nati per1000 abitanti del 2014, che tradotto in numeri significa 6241 nati in meno. In Lombardia, sempre nel 2014,l’83,8% dei parti si è svolto in ospedali pubblici, il 16,2% in strutture accreditate e solo una minimapercentuale, lo 0,1%, in cliniche private. Il 27,6% dei parti (22.690) è avvenuto in 47 punti nascita con meno di1.000 parti all’anno, 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti all’anno senza assistenza operativa dineonatologia. Resta quindi aperto il problema, che aveva già sollevato numerose polemiche in passato, sullasicurezza dei presidi con un’attività numericamente limitata.Inviate le vostre lettere all’esperto

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DATA mercoledì 14 giugno 2017SITO WEB milano.corriere.it

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ISTITUTO MARIO NEGRI WEB Pag. 24

DATA mercoledì 14 giugno 2017SITO WEB milano.corriere.it

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Parto cesareo, Vimercate sotto la media europea

L’Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo in Europa(28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) conferma di essere tra le Regioni più virtuose nelcontrastare questa procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineataagli standard del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici. E’quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sulla RivistaRicerca & Pratica

Il lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla RegioneIl lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla RegioneLombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica. Continua ildecremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005, con un saldonaturale che passa da +6.895 nel 2005 a ­4.222 nel 2014.

L’83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nellecliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39 ospedaliche rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei punti nascita aldi sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% delle nascite.

Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza diUnità Operative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno(media 319) senza assistenza operativa di neonatologia.

La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando la Fivet(fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di Milano Oveste Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anniper le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel 37,8%delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alledonne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il 25% sonocasalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% eracasalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa. Permangono ampie differenzenell’assistenza al parto e negli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Datiutili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre leutili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre ledisuguaglianze.

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DATA mercoledì 14 giugno 2017SITO WEB www.ilvimercate.org

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utili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre ledisuguaglianze.

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utili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre ledisuguaglianze.

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In Lombardia si nasce di meno, ma meglio

Nonostante la sempre costante diminuzione di bambini nati in Regione Lombardia, una recente analisi harilevato che questa regione può vantare la percentuale più bassa di parti cesarei nel nostro paese.Questa l’analisi proposta da Maurizio Bonati dell’IRCCS Istituto Mario Negri a seguito di una indagine svolta suidati del Certificato di Assistenza al Parto.

L’Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo in Europa(28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) conferma di essere tra le Regioni più virtuose nelcontrastare questa procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineataagli standard del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici. E’quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sulla RivistaRicerca & Pratica http://www.ricercaepratica.it/index.php?archivio=yes&vol_id=2668

Il lavoro è stato condotto da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla RegioneLombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica. Continua ildecremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005, con un saldonaturale che passa da +6.895 nel 2005 a ­4.222 nel 2014. L’83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nellecliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39 ospedaliche rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei punti nascita aldi sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% delle nascite.Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di UnitàIl 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di UnitàOperative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno (media319) senza assistenza operativa di neonatologia.La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando la Fivet(fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di Milano Oveste Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anniper le straniere. Il livello di scolarità è medio­alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio­basso nel 37,8%delle straniere. Le donne con scolarità medio­bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alledonne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il 25% sonocasalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% eracasalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.Permangono ampie differenze nell’assistenza al parto e negli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura edi ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentarel’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze.

Tabella 1. Unità operative di Terapia Intensiva Neonatale (UTIN) e Operativa di Neonatologia (UON)­ Lombardia 2014

Classi di parti Presenza di UON Presenza di UTIN Totale Punti Nascita Totale parti Numero medio di parti per punto

N (%) N (%) N N (%) N

<500 ­ ­ 11 3.511 (2.9) 319

500­799 6 (35.3) ­ 21 12.968 (13.8) 618

800­999 2 (11.8) ­ 7 6.211 (10.9) 887800­999 2 (11.8) ­ 7 6.211 (10.9) 887

1000­2499 9 (52.9) 13 (65.0) 25 37.869 (41.3) 1515

>=2500 ­ 7 (35.0) 7 25.149 (31.1) 3593

Totale 17 (100) 20 (100) 71 85.708 (100) 1207

Tabella 2. I parti in cifre ­ Lombardia 2014

La percentualemedia di parti cesareicon punte del 37.8%(ASL 312)

Il numero digravidanze su 100 daprocreazionemedicalmente assistita

La percentuale diparti che avvienein strutture pubbliche edequiparate

L'età media delle partorienti italiane (30anni per le mamme straniere)

27% 2.85 99.9% 33.6

La Redazione

DATA giovedì 15 giugno 2017SITO WEB www.partecipasalute.it

INDIRIZZO http://www.partecipasalute.it/cms_2/node/6631

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800­999 2 (11.8) ­ 7 6.211 (10.9) 887

1000­2499 9 (52.9) 13 (65.0) 25 37.869 (41.3) 1515

>=2500 ­ 7 (35.0) 7 25.149 (31.1) 3593

Totale 17 (100) 20 (100) 71 85.708 (100) 1207

Tabella 2. I parti in cifre ­ Lombardia 2014

La percentualemedia di parti cesareicon punte del 37.8%(ASL 312)

Il numero digravidanze su 100 daprocreazionemedicalmente assistita

La percentuale diparti che avvienein strutture pubbliche edequiparate

L'età media delle partorienti italiane (30anni per le mamme straniere)

27% 2.85 99.9% 33.6

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800­999 2 (11.8) ­ 7 6.211 (10.9) 887

1000­2499 9 (52.9) 13 (65.0) 25 37.869 (41.3) 1515

>=2500 ­ 7 (35.0) 7 25.149 (31.1) 3593

Totale 17 (100) 20 (100) 71 85.708 (100) 1207

Tabella 2. I parti in cifre ­ Lombardia 2014

La percentualemedia di parti cesareicon punte del 37.8%(ASL 312)

Il numero digravidanze su 100 daprocreazionemedicalmente assistita

La percentuale diparti che avvienein strutture pubbliche edequiparate

L'età media delle partorienti italiane (30anni per le mamme straniere)

27% 2.85 99.9% 33.6

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