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CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGI
Rassegna Stampa del 03/10/2011
INDICE
CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI
02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Tecniche inconsuete in psicologia pubblicizzate sul web, ma chi vigila?9
02/10/2011 La Nuova Ferrara - Nazionale
Genitori e figli, un ciclo di incontri11
03/10/2011 Giornale dell'Umbria
Professionisti molto "social"12
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Farmaci e psicologia contro l'intossicazione15
02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Lo stress può esprimersi in sogni vissuti come realtà?16
02/10/2011 Il Sole 24 Ore
Se più della libertà può il caso17
02/10/2011 La Stampa - NAZIONALE
"I miei due trapianti di mani per toccare di nuovo la neve"19
02/10/2011 Il Messaggero - LATINA
Alcol e droga convegno sui disagi psicosociali21
02/10/2011 Il Giornale - Nazionale
Ascolto in chat sulla rete per chi ha bisogno di un aiuto22
01/10/2011 Avvenire - Nazionale
Processo al Gender23
01/10/2011 Il Gazzettino - VICENZA
Giovani e salute mentale in un murales al centro Arcobaleno25
02/10/2011 Il Gazzettino - PADOVA
Un mese di psicologi gratis26
03/10/2011 QN - Il Giorno - Nazionale
QUEL GROPPO ALLA GOLA27
01/10/2011 Libero - Milano
Un corso per scegliere la scuola28
03/10/2011 Il Secolo XIX
CENA IN FAMIGLIA PER FIGLI PIÙ SANI29
01/10/2011 Il Tempo - Abruzzo Pe
Il «dottore» ripuliva le pazienti30
01/10/2011 La Gazzetta dello Sport - NAZIONALE
Dagli psicologi di Cronenberg all'erotismo in 3D31
02/10/2011 D Repubblica
COME FAR FINIRE I NOSTRI FIGLI DALL'ANALISTA32
02/10/2011 D Repubblica
A DIETA CON SOCRATE36
02/10/2011 D Repubblica
PSICOANALISI O CONSULENZA FILOSOFICA?37
01/10/2011 Io Donna
NOI, PERSEGUITATE DALL'UOMO INVISIBILE38
03/10/2011 ItaliaOggi Sette
Un quasi psicologo per il pf40
03/10/2011 ItaliaOggi Sette
Anche lo psicologo ha il suo allenatore42
01/10/2011 Il Sole 24 Ore - PLUS 24
Scelte diverse per i BTp in Cassa43
30/09/2011 La Provincia di Latina
Benessere psicologico, consulenze e seminari gratuiti insieme al Sipap45
30/09/2011 Left
Cura e prendersi cura46
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
01/10/2011 Il Sole 24 Ore
Per i servizi locali più poteri all'Antitrust49
02/10/2011 Il Sole 24 Ore
Il Governo rilancia il dialogo50
01/10/2011 La Repubblica - Bari
Sanità, la grande fuga dei manager54
01/10/2011 La Stampa - NAZIONALE
Imprese, il manifesto anticrisi56
02/10/2011 La Stampa - CUNEO
Il Comune si schiera a difesa del tribunale58
01/10/2011 Il Messaggero - Nazionale
Pensioni e infrastrutture così il rilancio dell'economia59
02/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Pesaro
Vita da ricchi con «730» da poveri Il Comune stila una lista di evasori61
02/10/2011 Il Gazzettino - PORDENONE
Libere professioni le novità della manovra62
02/10/2011 Il Mattino - caserta
Cultura giuridica63
01/10/2011 ItaliaOggi
Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte64
02/10/2011 L Unita - Nazionale
«Tante firme, un segnale forte» Maroni fa tremare il governo65
02/10/2011 L Unita - Nazionale
«Ai "ragazzi" del '96 chiedo di lasciarci il posto sul palco»67
03/10/2011 Corriere Economia
Riforma avvocati Divisi alla meta69
03/10/2011 ItaliaOggi Sette
Una liberalizzazione gattopardesca71
03/10/2011 ItaliaOggi Sette
Dall'archeologo al restauratore, le vie per specializzarsi73
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI
02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Che errore quell'idea di imposta patrimoniale75
01/10/2011 Il Sole 24 Ore
I servizi Inps «qualificati» finiscono in Rete76
02/10/2011 Il Sole 24 Ore
Per la Pa uno shock digitale78
02/10/2011 Il Sole 24 Ore
Meno costi e più efficienza80
02/10/2011 Il Sole 24 Ore
Una svolta non più rinviabile83
03/10/2011 Il Sole 24 Ore
Alla class action manca ancora la qualità84
03/10/2011 Il Sole 24 Ore
Spending review sulla gestione del personale86
03/10/2011 Il Sole 24 Ore - LUNEDI
Proteggere i dati sulle nuvole88
01/10/2011 La Repubblica - Nazionale
IL WI-FI È PIÙ FACILE SE LA RETE DIVENTA MAXI90
02/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Il Grande Fratello entra a scuola Pagelle e assenze per e-mail91
03/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
I certificati per le aziende da oggi viaggiano per via telematica92
03/10/2011 L Unita - Nazionale
Al via il Festival delle libertà digitali93
02/10/2011 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Lo «Sportello unico» al servizio delle imprese94
02/10/2011 La Padania
LA MANOVRA-BIS PER GLI ENTI COMUNALI95
03/10/2011 La Repubblica - Affari Finanza
Scuole, la moltiplicazione dei centri di costo97
01/10/2011 Il Sole 24 Ore - PLUS 24
Exprivia e Ordina, entrambe battono il mercato dell'It99
01/10/2011 Il Fatto Quotidiano - Nazionale
ACCOLTO IL RICORSO SULLA PEC PER MANCATO RISPETTO DIRITTI DIGITALI102
30/09/2011 La Gazzetta dell'Economia - ANNO XVI - 24/30 SETTEMBRE 2011
Vecchi schemi: dov'è il vento del domani?103
UNIVERSITA
02/10/2011 Corriere della Sera - MILANO
Università Milano Giornalismo online e web tv alla Statale107
01/10/2011 Il Sole 24 Ore
Dal Cipe un miliardo agli atenei del Sud108
02/10/2011 Il Sole 24 Ore
La via italiana del vaccino anti-cancro109
03/10/2011 Il Sole 24 Ore
Il «concorsone» per i prof aspetta il 2012111
01/10/2011 La Repubblica - Bari
Sbloccati 265 milioni per la ricerca114
01/10/2011 La Repubblica - Napoli
Dal Cipe 120 milioni all'università116
01/10/2011 La Stampa - NAZIONALE
Un miliardo agli atenei del Sud117
03/10/2011 La Stampa - NAZIONALE
È nel cervello la prova che l'effetto placebo funziona118
03/10/2011 La Stampa - TORINO
Quale creatività per il futuro di Torino119
02/10/2011 Il Messaggero - LATINA
«Università e Goretti devono convivere»120
02/10/2011 Il Messaggero - MARCHE
Precari e studenti, la folla dei senza futuro121
03/10/2011 Il Messaggero - FROSINONE
«Non lasciamoci sfuggire l'Università»122
01/10/2011 Il Giornale - Nazionale
Scatta il piano per il Sud: un miliardo agli atenei123
02/10/2011 Avvenire - Milano
Futuro verde a Città Studi124
02/10/2011 Il Gazzettino - ROVIGO
L'Università popolare lancia i nuovi corsi125
02/10/2011 Il Mattino - nazionale
Nuove frontiere della ricerca contro l'ischemia126
03/10/2011 Il Mattino - nazionale
La strategia Lo sguardo al futuro per far crescere l'università127
02/10/2011 Il Secolo XIX - BASSO PIEMONTE
L'esercito delle matricole col "debito"128
01/10/2011 ItaliaOggi
Il dottorato verso il restyling129
01/10/2011 L Unita - Nazionale
Il capo dei rettori agli studenti «L'università rischia l'apocalisse»130
02/10/2011 L Unita - Firenze
UNIVERSITÀ Tagli, l'allarme del rettore «Il 2012 non sarà in pareggio»131
02/10/2011 L Unita - Nazionale
Gli studenti tornano in piazza «Carta bianca sul nostro futuro»132
03/10/2011 L Unita - Nazionale
STUDIARE NEGLI USA RESTANDO IN ITALIA134
03/10/2011 L Unita - Nazionale
«L'UNIVERSITÀ? DEVE IMPARARE DA INTERNET135
01/10/2011 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale
Università, alla Puglia 365 milioni di euro137
02/10/2011 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Policlinico, l'intesa Regione-Università quasi fatta ma non piace ai sindacati138
03/10/2011 QN - La Nazione - Arezzo
L'università aiuta l'industria139
03/10/2011 QN - La Nazione - Pisa
«Basta strapotere dell'Università in ospedale»140
03/10/2011 ItaliaOggi Sette
Borse di studio alle tesi sulla microfinanza141
01/10/2011 Milano Finanza
In Fondo c'è la soluzione142
CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLIPSICOLOGI
3 articoli
Tecniche inconsuete in psicologia pubblicizzate sul web, ma chi vigila? In rete mi è capitato di trovare spot sorprendenti relativi all'esercizio della psicologia. Vengono pubblicizzate
attività che vanno dalla psicoastrologia, allo psicosciamanesimo, alla psicomagia, alla psicodanza del ventre
e così via. L'Ordine professionale degli psicologi non può richiamare i suoi iscritti invitandoli ad essere meno
«fantasiosi»?
Pubblicità di questo tipo mi sembra vendano come scientifiche attività che non hanno nessun serio
fondamento. Non ci sono regole cui gli psicologi dovrebbero attenersi per pubblicizzare la loro attività sia sul
web, sia altrove? In merito alla questione delle attività citate di tipo "psicologico" pubblicizzate sul web, non
abbiamo ritrovato elementi che le possano far risalire a professionisti psicologi. A proposito di attività
professionali inconsuete il Codice deontologico degli psicologi italiani, all'articolo 5, prevede questi obblighi:
«Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella
propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed
usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario,
formale autorizzazione».
E proprio in relazione alla questione sollevata, si legge nel Codice deontologico: «Lo psicologo impiega
metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del
cliente e/o utente, aspettative infondate».
In ogni caso gli Ordini territoriali, responsabili dei procedimenti disciplinari, ai sensi della Legge 56/89, sono
vigili su questo argomento; infatti, in passato, grazie all'intervento dell'Ordine sono stati smascherati diversi
ciarlatani.
Gli Ordini territoriali in più casi hanno già provveduto a radiare psicologi che avevano contravvenuto a queste
norme e anche attualmente sono in corso diversi procedimenti che riguardano questo tipo di violazioni.
Oltre gli Ordini territoriali, che analizzano sistematicamente problematiche di questo tipo, anche i cittadini
possono agevolmente segnalare sospetti di abusi: tutti gli Ordini territoriali hanno siti web facilmente
raggiungibili.
È altresì possibile indirizzare queste segnalazioni al Consiglio Nazionale, utilizzando i contatti del sito ufficiale
www.psy.it
Per quanto riguarda i testi pubblicitari, in generale sono liberi, ma devono corrispondere ai principi
deontologici della professione di Psicologo (articoli 8, 39, 40 del Codice Deontologico), nonché rispondere ai
criteri di trasparenza e veridicità del messaggio pubblicitario ai sensi della Legge numero 248 del 4 agosto
2006. Non è necessaria una preventiva autorizzazione per pubblicizzare i testi, ma alcuni Ordini territoriali
prevedono un'autocertificazione da parte degli iscritti in cui si deve garantire la correttezza dei messaggi.
Quanto alle autorizzazioni comunali naturalmente sono di competenza dei singoli Comuni. In ogni caso il
Consiglio dell'Ordine territoriale è tenuto alla verifica della correttezza dei messaggi pubblicitari. E tutti gli
Ordini sono disponibili per una consulenza o un supporto nella costruzione del messaggio.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Risponde Raffaele Felaco
Responsabile comunicazione
Consiglio naz. Ordine degli psicologi Inviate le vostre segnalazioni,
i vostri quesiti, i vostri dubbi
all'indirizzo di posta elettronica
[email protected] Chiedete agli esperti Oltre 50 medici
02/10/2011 65Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 9
specialisti rispondono online
alle domande dei lettori in 40 forum
corriere.it/salute/forum
02/10/2011 65Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 10
AL LICEO ARIOSTO Genitori e figli, un ciclo di incontri Sarà la psicologa Valeria Borghi che interverrà su "Pinocchi si nasce o si diventa?" ad aprire martedì 4
ottobre (alle 21 alla sala lettura del Liceo Ariosto) l'appuntamento annuale con "Universo Famiglia: coppie,
genitori, figli...relazioni in movimento". Il ciclo di conferenze, dedicate alle relazioni all'interno della coppia e
intrafamiliari, si snoderà da ottobre 2011 e a febbraio 2012 (sempre con inizio alle 21), ed è promosso
dall'Associazione "Società Ferrarese di Psicologia" in collaborazione con la Circoscrizione 1, il liceo Ariosto e
con il patrocinio dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna. La rassegna prosegue l'11 ottobre: "Dal
bambino immaginato al bambino reale: il ruolo del padre". Il 18 ottobre: "Genitori sregolati,figli sgretolati". Il 25
ottobre: "Quando la vita ci mette a dura prova". Il 7 febbraio :"Alla ricerca del cavolo perduto: storie d'infertilità
di coppia e di nuovi progetti". Giovedì 16 febbraio: "Identità solida in una società liquida" . Martedì 21
febbraio:"Eros, sesso, amore" Martedì 28 febbraio:"Essere se stessi, insieme. Spontaneità e intimità nelle
relazioni affettive".
02/10/2011 17Pag. La Nuova Ferrara - Ed. nazionale(diffusione:10740, tiratura:14040)
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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 11
Professionisti molto "social" Pagine e gruppi per dialogare con gli iscritti e con i clienti PERUGIA -Professionisti "2.0" è vero e proprio boom. Ordini, associazioni tributarie e di consulenza, settore
della stampa in generale, tutti affascinati dalle immense possibilità dei social network per mantenere un filo di
contatto diretto con gli iscritti. Il fenomeno Facebook, insomma, ha contagiato tutti: dagli avvocati, soprattutto i
giovani dell'Aiga che hanno aperto pagine sia per l'Associazione nazionale sia per alcune sedi provinciali e a
Perugia contano 269 iscritti, ai dottori commercialisti, ai consulenti del lavoro, passando poi per ingegneri,
architetti, geometri, agronomi, infermieri, fino al mondo delle libere associazioni. Il social network sta
prendendo piede, però, anche tra i vertici di categoria, con i quali i professionisti possono stringere amicizia e
sentirsi magari più a contatto con le problematiche e le decisioni "prese dall'alto". Ordini. Tra gli avvocati sono
soprattutto le associazioni che rappresentano i giovani a sfruttare il motore di Facebook. L'Ordi ne degli
avvocati di Perugia non è presente con una propria pagina, in compenso c'è l'Aiga, i giovani avvocati, e il
gruppo dedicato agli avvocati penalisti iscritti alla Camera penale di Perugia, aderente all'Unione delle
Camere penali italiane con 84 iscritti. Per quanto riguarda i dottori commercialisti e gli esperti contabili,
invece, il Consiglio nazionale ha creato un gruppo "chiu so" che vuole essere "un luogo di discussione per i
professionisti italiani iscritti all'albo. Non vogliamo solo parlare di tecnica professionale ma anche di politica di
categoria". Non esiste un gruppo degli Ordini di Perugia e Terni, ma tante pagine personali dove compaiono
anche link e informazioni sulle novità tributarie e fiscali. C'è la pagina non istituzionale dell'Ordine degli
architetti della Provincia di Perugia (1787 membri), anche se compare l'indica zione "per informazioni ufficiali
rimandiamo al sito dell'Ordine", quindi alla rete "classica". Pagine Facebook ufficiale, invece, per l'Ordine
degli psicologi dell'Umbria: "L'Ordine degli psicologi tutela gli interessi dell'utente e promuove la qualità del
lavoro del professionista anche attraverso l'applicazione del codice seontologico, cura la tenuta e
l'aggiornamento dell'albo in cui sono iscritti tutti gli psicologi italiani". Gli iscritti sono 1563. Anche in questo
caso c'è il rimando al sito http://www.ordinepsicologiumbria.it/. Ha una sua pagina anche l'Ordine dei medici
veterinari, con 28 membri. Associazioni. Ci sono poi le associazioni dei giovani: si possono trovare, infatti,
quasi tutte le Ugdcec delle principali province. C'è infine l'Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti),
che ha creato un proprio profilo (223 amici). Presenti su Facebook anche i consulenti del lavoro, con l'Unione
nazionale giovani (Ungcdl) che ha creato una pagina che vanta più di 600 membri. Puntano sui social
network anche i geometri, che hanno creato il gruppo "Domande al Consiglio nazionale geometri e geometri
laureati", un punto di contatto in rete dedicato al rapporto tra i vertici di categoria e gli iscritti. Ma si possono
trovare anche i periti industriali, i chimici, gli infermieri e l'Associazione dei giovani agronomi e forestali. I
giornalisti possono contare su due "pagine": Asu e Ucu. L'Asu è il sindacato dei giornalisti umbri, fa parte
della Fnsi-Federazione nazionale della stampa. All'associazione stampa umbra possono iscriversi tutti i
giornalisti iscritti all'Ordine regionale. Il gruppo dell'Asu conta 41 membri. L'Ucu (Unione cronisti umbri),
invece raccoglie tutti i giornalisti che si occupano di cronaca, nera e giudiziaria in particolare) e conta 332
membri. Un altro gruppo riunisce tutti gli studenti della facoltà di Geologia di Perugia, "presenti e passati". Tra
le associazioni Confindustria ha una pagina e un profilo. Nella prima ci sono solo 21 "mi piace". Per la pagina
le adesioni sono 1519. "Fondata nel 1944, l'Associazione degli industriali della provincia di Perugia è la
principale organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi in Umbria. Raggruppa su
base volontaria, oltre 1.100 aziende di tutte le dimensioni, per un totale complessivo di 40 mila addetti. Il
sistema associativo include quattordici sindacati rappresentativi dei comparti industriali regionali principali,
cinque sezioni territoriali, un comitato della piccola industria e il gruppo giovani imprenditori" si legge nelle
info. E questi, a loro volta, hanno una propria pagina (215 membri) ed è "la seconda territoriale più numerosa
d'Italia". Il gruppo è chiuso con i contenuti aperti solo agli iscritti. I membri possono vedere tutti i contenuti.
"Nell'ambito di Confindustria Perugia, e con sede presso la stessa, i giovani imprenditori rappresentano un
03/10/2011 4Pag. Giornale dell'Umbria
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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 12
movimento di persone con età compresa tra i 18 e i 40 anni, che abbiano responsabilità di gestione in
aziende iscritte all'associazione. Il movimento sviluppa attività di carattere culturale, di formazione e di
promozione della cultura d'impresa come fattore fondamentale per lo sviluppo della società. I giovani
imprenditori associati sono oltre 500" si legge nelle informazioni del profilo. Gruppo molto nutrito è quello dei
consulenti immobiliari dell'Umbria con 685 membri.
03/10/2011 4Pag. Giornale dell'Umbria
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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 13
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
23 articoli
Le terapie Farmaci e psicologia contro l'intossicazione R. Cor. N el modello terapeutico seguito dai Servizi per le tossicodipendenze i gruppi di auto o mutuo aiuto come gli
Alcolisti Anonimi, Al-Anon o Aicat (Associazione italiana club alcolisti in trattamento) non rappresentano la
prima risposta ai problemi dell'alcolista. Innanzitutto c'è la disintossicazione.
«È farmacologica, - spiega Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto
Superiore di Sanità - si fa in regime ambulatoriale e di day hospital in ospedale e prevede l'infusione anche di
farmaci che possano consentire la metabolizzazione dell'alcol in eccesso e tutte le funzioni vitali». Le
sostanze utilizzate sono per lo più disulfiram e metadoxina (la loro azione provoca sintomi spiacevoli come
palpitazioni, cefalea e vomito), naltrexone (antagonista dei recettori oppiacei), sodio ossidato (per la
sonnolenza eccessiva), dosati in funzione delle caratteristiche del paziente. Secondo la Relazione 2010 al
Parlamento sull'alcol, nel 2009 ne sono state prescritte quasi un milione e mezzo di dosi, il 24% in più rispetto
al 2008. Dopo la disintossicazione, si fa una valutazione per capire se ci sono altre patologie o un danno agli
organi e se si tratta di una dipendenza solo da alcol oppure anche da altre sostanze. A questo punto, il
paziente è avviato a un trattamento psicologico; si valuta poi qual è il grado di motivazione a smettere del
paziente e soltanto allora questi viene indirizzato a un gruppo di auto-aiuto.
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Foto: L'esperto
Emanuele
Scafato
02/10/2011 58Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 15
Disturbi del sonno Lo stress può esprimersi in sogni vissuti come realtà? Mia madre, 60 anni, dorme male e urla nella notte: sogna e «agisce» quello che sogna. Tre anni fa ha perso i
genitori ottantenni, dipende tutto da questo? Effettivamente gli incubi riferiti da sua madre potrebbero essere
compatibili
con una «sindrome post-traumatica da stress», cioè potrebbero essere conseguenti allo stress psicologico e
al lutto recente. In questo caso il disturbo tende a migliorare nel tempo ma, in alcuni casi, potrebbe essere
utile un supporto psicologico.
Tuttavia lei riferisce che sua madre «agisce il sogno». Perciò le chiediamo se, durante questi sogni negativi, è
stato verificato che compia movimenti particolarmente bruschi o violenti (come se la signora stesse
effettivamente vivendo e agendo il suo sogno). In questo caso non si potrebbe escludere la presenza di un
«disturbo comportamentale in sonno REM», che consiste nella presenza di sogni a contenuto negativo
associati a movimenti rapidi, bruschi e spesso violenti che possono causare traumi fisici al paziente o a chi gli
sta vicino. Per la diagnosi di tale disturbo è necessaria una valutazione polisonnografica.
Risponde Lino Nobili Centro medicina del sonno.
Dip. Neuroscienze, Osp. Niguarda Milano
02/10/2011 65Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 16
determinismo Se più della libertà può il caso Qual è lo «spazio delle ragioni» nell'agire umano? Mariangela Priarolo chiarisce evoluzione e intreccio tra levarie teorie che nel tempo si sono succedute Alessandro Pagnini
Siamo tutti pienamente convinti di essere liberi di agire, che non c'è nessun antecedente al nostro
comportamento che lo determini in modo da non lasciarci scelta (a meno di non essere, per qualche deficit
psichiatrico, incapaci di intendere e di volere); e tuttavia siamo anche disposti a convenire con il Tolstoj di
Guerra e pace quando, a conclusione di una sofferta meditazione filosofica sul destino umano, ci ammonisce
che quella libertà è un'illusione, che nessuno può contravvenire alle leggi che regolano la nostra storia. Sin
dall'antichità, il dilemma determinismo/indeterminismo, soprattutto quando vi è implicata la volontà umana,
risulta in palesi contraddizioni, se non in un'insolubile antinomia. Il libro di Priarolo ha il merito di far chiaro nei
concetti attraverso una meticolosa ricostruzione storica dei diversi aspetti del dibattito sul determinismo, e
soprattutto di ricostruire le argomentazioni pro e contro contestualizzandole in tre ambiti diversi (purtroppo
spesso confusi): quello del determinismo fisico, quello del determinismo teologico e quello del determinismo
antropologico-psicologico.
Sin dal Seicento, il determinismo era inteso come la dottrina secondo cui ogni evento ha una causa, e
dunque come la concezione che implica la spiegabilità e la prevedibilità in via di principio di qualsiasi evento
passato e futuro. Allora sembrava la teoria fisica newtoniana a suggerire la verità del determinismo. Oggi,
invece, la scienza fisica - con la teoria dei quanti, con il principio di indeterminazione di Heisenberg e con la
recente controversa teoria delle "stringhe" - sembrerebbe "dimostrare" una metafisica indeterministica. In
realtà, non è tutto così pacifico; né l'indeterminismo della fisica contemporanea (lo stesso Einstein non voleva
ammettere che Dio giocasse a dadi), né il proverbiale determinismo naturale di Newton. Ma, come sottolinea
Priarolo, è soprattutto importante capire come a un certo punto, con il trascendentalismo kantiano, il
problema non si risolve più appellandosi a come è fatto il mondo: per Kant, essere deterministi o
indeterministi riguarda il nostro modo di rappresentare il mondo dei fenomeni, e non l'esistenza o meno di
qualcosa là fuori che "in sé" abbia certe caratteristiche. E se noi, per le nostra costituzione antropologica, non
possiamo non vedere gli eventi naturali come appartenenti a un universo che si comporta in modo costante e
uniforme secondo leggi universali e necessarie, sappiamo però che il mondo noumenico, quello della realtà
indipendente dai nostri schemi concettuali, è retto da una causalità sconosciuta ai nostri sensi perché è una
"causalità per libertà", dispiegantesi in una dimensione che sta al di là dello spazio e del tempo, e perciò non
condizionata da eventi "antecedenti". Kant ci fa cogliere dunque una radicale differenza, incarnata nell'uomo,
unico tra gli enti mondani a poter esser visto come fenomeno (e in quanto tale determinato e determinabile) e
come noumeno, e cioè come causa libera, attingibile soltanto attraverso un'intuizione etica. È infatti il
sentimento del dovere a farci capire che siamo liberi, perché se sentiamo di dover fare una certa cosa, vuol
dire che possiamo fare o non fare quella cosa, che dunque sono pensabili alternative e che è concepibile un
mondo diverso da quello governato dalla necessità fisica. C'è dunque un punto di vista normativo che
richiede una risposta normativa alla domanda paradigmatica «Che cosa devo fare?», che è comunque
diversa dalla tipica domanda empirica «Che cosa accadrà?», o anche «Che cosa farà quella terza persona?»
(o anche «Che cosa farò io?»). Conoscere il mondo e viverlo esercitando una ragione pratica significa, con
Kant, separare in modo definitivo i regni del determinismo e della libertà.
Ma torniamo ora ai tre ambiti trattati da questo libro. Se il problema del determinismo fisico è dunque un
problema che potremmo dire "interno", di interpretazione delle teorie fisiche, e se il problema di un mondo
interamente determinato dalla volontà divina (oggi assai meno sentito, dopo l'annuncio nietzscheano della
"morte di Dio") pertiene solo alla teologia, quella che a Priarolo appare come una sintesi attuale di
determinismo naturale e di determinismo teologico, e che è il determinismo antropologico, eredita tutte le
02/10/2011 31Pag. Il Sole 24 Ore - Domenica(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 17
contraddizioni e le antinomie che gli altri determinismi hanno incontrato in passato. In questo caso, si tratta di
sapere se l'essere umano sia il risultato di processi causali necessari, biologici e psicologici, ma anche
ambientali e sociologici, o se invece conservi intatta la sua libertà "spirituale". Il che ammonta a chiedersi se
per l'uomo e per il suo agire vigano leggi generali (sia pure non riduzionisticamente intese come leggi fisiche),
se siano le stesse leggi fisiche, genetiche e biologiche a spiegare l'uomo senza residui e eccezioni come ogni
altro fatto naturale, oppure se vi sia uno "spazio delle ragioni" e della libertà in cui l'uomo si comprende senza
far ricorso a cause (in sé "mute", quando non concettualmente elaborate nel linguaggio delle ragioni).
Priarolo coglie bene che, in questo ambito, il vero nemico del determinismo (meglio sarebbe a questo punto
chiamarlo "naturalismo", focalizzando gli aspetti metodologici ed epistemologici della questione) è il caso, e
non la libertà, la quale può benissimo essere interpretata come una forma, seppur speciale, di causalità (e qui
forse sarebbe stato doveroso un richiamo a Thomas Reid). Ma complessivamente la morale della storia che
ci racconta Priarolo è una sola: il determinismo non è un'idea, ma sono molte idee, che via via si intrecciano
con altre mutando enfasi e addirittura dissolvendo aspetti. E che forse oggi è solo uno short term a indicare
che in realtà stiamo parlando dei limiti della scienza.
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Mariangela Priarolo, Il determinismo. Storia di un'idea, Carocci, Roma, pagg. 191, € 16,00.
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Protagonisti dimenticati Personaggio "I miei due trapianti di mani per toccare di nuovo la neve" La prima italiana ad aver subito l'operazione: "Devo ancora imparare a sentirle mie" LA NUOVA VITA «Orariesco a telefonare e a passare lo strof inaccio se vedo una macchia» LA SCELTA «Avevo una settimana peraccettare l'intervento: ho deciso in cinque minuti» I DESIDERI «Vorrei impastare la pasta per la pizza etornare a f irmare la carta di credito» FRANCESCO MOSCATELLI INVIATO A GORLA MINORE (Va) FRUTTA, INSALATA, BISCOTTI». È passato un anno dall'intervento chirurgico che le ha ridato le mani. Fare
un sorriso le costa ancora molta fatica. Ma basta guardarla mentre scrive l'elenco della spesa sulla lavagnetta
della cucina - «solo in stampatello maiuscolo, per il momento» - per avere la dimostrazione pratica di che
cosa significhi veramente la parola determinazione. «Dovevate vedermi quando ho trascinato tutta la famiglia
a Bousson, in val di Susa, perché volevo toccare la neve». Carla Mari, 53 anni, mamma ed ex contabile di
Gorla Minore (Varese), è la prima donna italiana (e la ventitreesima persona al mondo) ad aver subito un
doppio trapianto di mani. Quelle vecchie, insieme ai piedi, le sono state amputate nel 2007 in seguito a
un'infezione degenerata in setticemia. «Ho vissuto per due anni con le protesi, recuperando un minimo di
autonomia ma facendo una terribile fatica, soprattutto d'estate racconta -. Il caldo è insopportabile se non
puoi metterti una camicia a maniche corte». Poi è arrivata la proposta del professor Massimo Del Bene,
primario di chirurgia plastica e della mano al San Gerardo di Monza. «Al termine della prima visita le avevano
dato una settimana di tempo per pensare se iniziare o meno il percorso verso il trapianto - spiega il marito
Giovanni Grisetti, mentre la aiuta a zigzagare con la carrozzina fra le sedie e il tavolino del salotto -. Quando
siamo arrivati alla macchina aveva già deciso». Carla si siede sul divano e annuisce: «Ci avevo già pensato
ma non avrei mai trovato il coraggio di farmi avanti. L'offerta del professor Del Bene mi ha costretto a reagire
al di là dei miei limiti». Mentre parla la cosa che colpisce di più è il suo modo di gesticolare. «Lo facevo anche
prima di stare male. I medici mi dicono che è un segnale positivo: significa che mi sento a mio agio con le
nuove mani». La preparazione dell'intervento è durata mesi: le analisi, il prelievo di cellule staminali
mesenchimali dal midollo osseo (una tecnica sperimentale per favorire la terapia antirigetto), gli incontri con
lo psicologo. E poi l'attesa, con la valigia pronta per correre in ospedale in qualunque momento. Alle 19.43
dell'11 ottobre scorso è arrivata la telefonata: erano disponibili due arti compatibili a Cremona, dove una
donna di 58 anni era morta per un'emorragia cerebrale. Tre ore dopo Carla era in sala operatoria. Due giorni
dopo, invece, da un letto del reparto di Rianimazione, sussurrava ai giornalisti e alle telecamere che non
vedeva l'ora di poter accarezzare i suoi cari. «Quando sono tornata a casa dopo un mese ero stravolta, un
po' per l'operazione, un po' perché passare un mese nel reparto di Ematologia, chiusi in una camera sterile
come in prigione, è davvero triste - ricorda la donna -. E poi ero tornata a dipendere totalmente dagli altri,
come dopo l'amputazione. Per non parlare dei dolori e dei formicolii notturni dovuti alla riattivazione dei
nervi». La sua famiglia l'ha sempre sostenuta con forza nella sua battaglia per la riconquista della sua vita.
«Per me queste sono state da subito le sue mani - spiega il marito Giovanni, con una semplicità e una
naturalezza sorprendenti -. Dallo stringere una mano di plastica e allo stringere una mano calda e viva
cambia tutto». Anche i due figli, Matteo di 28 anni e Benedetta di 19, non smettono mai di incoraggiare la loro
mamma: «Ho imparato a capire cosa riesco a fare giorno per giorno, senza abbattermi - spiega Carla -. In
questi mesi ci sono stati momenti difficili, prima il diabete causato dai medicinali che mi ha costretto a una
dieta ferrea, poi un problema ai reni che ha rallentato la terapia. Oggi faccio un controllo settimanale al San
Gerardo e sembra che tutto stia andando per il verso giusto». Il percorso di riabilitazione - due sedute a
settimana e «i compiti da fare a casa quotidianamente» - è stato lento e graduale: prima i massaggi passivi
per riattivare dita e falangi, poi gli esercizi per riuscire a tenere in mano la spazzola per pettinarsi o la
forchetta. «Adesso riesco a telefonare, a passare lo strofinaccio se vedo una macchia sul piano della cucina,
a schiacciare i tasti del computer, a sollevare oggetti via via sempre più piccoli e più leggeri. Ma rispetto alle
protesi è cambiato soprattutto il rapporto con gli altri: sono meno imbarazzata perché creo meno imbarazzo
02/10/2011 20Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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negli altri». La sua vita è cambiata. Per Carla, però, non è ancora arrivato il momento di incontrare la famiglia
della donatrice. «Dentro di me sento nei loro confronti una riconoscenza che non si può spiegare, però non
mi sento pronta. Da mamma so cosa sono per un figlio le mani che ti hanno accarezzato da bambino: non
riuscirei a guardarli negli occhi. E poi devo prima accettare fino in fondo che queste nuove mani sono proprio
mie». Alle difficoltà psicologiche si sommano quelle medico-chirurgiche. Nei prossimi mesi, infatti, Carla
dovrà affrontare alcuni piccoli interventi correttivi per migliorare la funzionalità dei mignoli. «La mia speranza
è quella di tornare a impastare la pasta della pizza e a preparare la sfoglia per i ravioli. Ma anche di
riacquistare abbastanza sensibilità per godermi, l'estate prossima, il piacere di mettere le dita dentro l'acqua
gelida di un torrente». Si volta verso il marito e abbozza un sorriso: «Ho anche un altro traguardo: riuscire a
firmare la ricevuta della carta di credito».
Foto: 14 ottobre 2010
Foto: 28 settembre 201 1
Foto: 48 ore dopo l'operazione con il professor Massimo Del Bene
Foto: Con la figlia Benedetta nel salotto di casa a Gorla Minore
Foto: I trag uardi
Foto: Il piacere della scrittura
Foto: Dopo dieci mesi di terapie ed esercizi adesso Carla riesce anche a impugnare la spazzola per i capelli,
a utilizzare il telefono e a battere le dita sulla tastiera del computer
Foto: Carla Mari grazie al secondo trapianto di mani ha ricominciato a scrivere anche se, commenta, «per il
momento ce la faccio soltanto usando il carattere stampatello maiuscolo»
02/10/2011 20Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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Alcol e droga convegno sui disagi psicosociali Il convegno sui disagi psicosociali «Un anno di FareAssieme», che si è svolto ieri presso il Centro anziani di
Scauri, ha fatto il punto su problematiche come il disagio mentale, le tossicodipendenze e l'alcolismo.
L'assessore regionale alle Politiche sociali e Famiglia, Aldo Forte, ha rimarcato il ruolo della struttura «in un
territorio dove sono presenti molti centri aggregativi». E ha aggiunto che la Regione si impegnerà a
individuare strutture migliori per i centri anziani «perché possano ritagliarsi un ruolo attivo nell'ambito
dell'offerta dei servizi socio-sanitari». «A Minturno - ha concluso Forte - la Regione ha finanziato un centro
per la prevenzione e cura dell'alcolismo ed era stata individuata l'area del Parco Robinson, poi dichiarata non
più disponibile dal commissario prefettizio, che però invito a riflettere su tale decisione».
02/10/2011 41Pag. Il Messaggero - latina(diffusione:210842, tiratura:295190)
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PSICOLOGI -ONLINE.IT Ascolto in chat sulla rete per chi ha bisogno di un aiuto Una lista di attesa di due mesi per lo psicologo online creato da Sipo, servizio italiano di psicologia online. Si
tratta di uno sportello gratuito di ascolto e orientamento rivolto agli utenti di Facebook. L'iniziativa prevede la
possibilità di fruire della possibilità di ascolto da parte di uno psicologo in chat per due serate a settimana, in
sessioni di30 minuti . Dall'analisi deiprimi dati emerge che numerosi utenti prediligono l'online per una prima
richiesta d'aiuto, in quanto l'incontro con lo psicologo viene ritenuto imbarazzante.
02/10/2011 24Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)
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IL CASO . Una teoria che si sta diffondendo e che rifiuta la differenza fra maschio e femmina. Esperti cattolicioggi al contrattacco a Piacenza Processo al Gender D'Agostino: «L'identità sessuale è un dato di natura, non è un abito che si cambia a proprio piacimento».Podrecca: «Rodotà dice che la natura umana non è immutabile, ma sbaglia». Gotti Tedeschi: «La società deiconsumi produce forme di egoismo diffuso» andrea galli a qualche anno a questa parte Piacenza ospita il Festival del Diritto l'ultimo si è tenuto dal 22 al 25 settembre
- e contemporaneamente una sorta di "contro-festival", organizzato dalla sezione piacentina dell'Unione
Giuristi Cattolici Italiani (Ugci). Il presidente dell'associazione, Livio Podrecca, spiega che questa situazione
anomala si è creata nel 2008 quando il festival, che riceveva e riceve lauti contributi pubblici e che si
annunciava pluralista nelle voci e negli orientamenti, rivelò invece un'impostazione definita rigidamente dalla
direzione scientifica affidata al "laicissimo" Stefano Rodotà. I rappresentanti dell'Ugci decisero di rispondere
con un convegno che presentasse un punto di vista alternativo. L'iniziativa si ripete anche quest'anno e si
tiene oggi, a partire dalle ore 9, alla Sala degli Arazzi della galleria Alberoni. «Il tema del Festival del diritto
2011 è stato "Umanità e tecnica" - dice Podrecca - e Rodotà nella presentazione dell'evento ha scritto che
"l'umanità non è immutabile, non esprime una natura umana sempre identica a se stessa. L'umanità è
artificiale, muta e si rinnova a seconda dei contesti e delle epoche". Anche noi quest'anno parliamo di natura,
di corpo, il tema è infatti "Maschio e femmina Dio li creò". Ma lo facciamo per affermare che esiste una
grammatica della creazione, riconoscibile non per fede ma, come ha ricordato provvidenzialmente Benedetto
XVI nel recente discorso al Bundestag, sul piano della natura e della ragione. E per mostrare come la
riscoperta del diritto naturale sia necessaria per porre un argine a certe aberrazioni della cultura anche
giuridica di questo tempo». Tra le voci che interverranno oggi figurano tra gli altri Mauro Ronco, docente di
Diritto penale all'Università di Padova e presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino; Paolo Cavana,
docente di Diritto ecclesiastico alla Lumsa di Roma; monsignor José Granados, del Pontificio Istituto Giovanni
Paolo II per gli studi sul matrimonio e sulla famiglia; Costanza Miriano, giornalista del Tg3 e autrice del
bestseller Sposati e sii sottomessa ; il filosofo del diritto Francesco D'Agostino, ben noto ai lettori di
"Avvenire". Sul tema specifico del convegno, che tocca il rapporto tra sessualità e diritto, D'Agostino
sottolinea come si parta da presupposti forti: «Che l'identità umana sia sessuata in radice non lo dice solo la
metafisica classica, lo dicono tutte le ricerche antropologiche e psicologiche che hanno per oggetto l'uomo.
Quando il Papa a Berlino ha parlato di un'ecologia umana, ha voluto proprio richiamare l'attenzione di tutti su
questo punto: l'ecologia difende la natura come ambito non manipolabile arbitrariamente, ma con una sua
consistenza intrinseca; questo riconoscimento, questa attenzione dovrebbe andare a maggior ragione alla
natura umana». Ciò non vuole dire ricadere nelle posizioni di alcuni «giusnaturalisti inveterati» che
considerano il diritto naturale come un «codice a portata di mano per la rapida soluzione di qualsiasi
problema». «A Piacenza - continua D'Agostino - siamo chiamati a riflettere sul fatto che l'uomo ha con la
natura un rapporto difficile e complesso, perché a differenza degli animali, che sono totalmente immersi nella
loro naturalità e non sono in grado di sfuggire ad essa, nell'uomo la natura diventa un problema». Partire dal
riconoscimento del diritto naturale permette di proprio di cogliere la complessità dei fenomeni, evitando
banalizzazioni correnti. «Oggi abbiamo dinamiche culturali di tipo libertario che insistono in maniera a volte
incredibilmente ingenua sull'idea che l'uomo possa ricostruire se stesso senza limiti, a suo piacimento. La
teoria del genere, secondo cui l'identità sessuale è una costruzione sociale, può sembrare affascinante
perché tale da postulare la più completa realizzazione della libertà da parte degli individui, ma si scontra
quotidianamente con la dura risposta della realtà: l'uomo, ogni uomo, vive la sua sessualità come un difficile
equilibrio biologico e psicologico. Nessuno può trionfalmente controllare la propria sessualità e cambiarla
come si cambia un abito, moltissime nevrosi e psicopatologie hanno un riferimento a una cattiva gestione
umana dell'identità sessuale». In altre parole, sostiene D'Agostino, «l'uomo è l'unico animale che può soffrire
01/10/2011 25Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
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di "disforia di genere", cioè può non essere pacificato con la propria identità sessuale. Questo è un
gravissimo problema psicologico, ma è anche il segnale che quando l'uomo cerca di ribellarsi alla natura ne
esce sconfitto o comunque pieno di ferite». Su amore, famiglia e diritto naturale, a Piacenza ci sarà anche
una lettura che partirà da un punto di vista economico - "L'economia dell'amore" è il titolo dell'intervento - da
parte di Ettore Gotti Tedeschi. Per l'attuale presidente dello Ior, che in diverse sedi negli ultimi mesi ha parlato
del ruolo della denatalità nell'attuale crisi finanziaria, l'analisi dell' impasse presente deve spingersi anche sul
terreno della cultura. «Senza un nichilismo, un relativismo di fondo non si sarebbe potuta creare una società
dei consumi - commenta Gotti -, società dei consumi che a sua volta incentiva forme di egoismo diffuso.
Perché uno sviluppo economico incentrato sui consumi ha bisogno di un uomo materialista e senza spirito, di
un uomo visto semplicemente come animale intelligente».
Foto: Un'immagine del Transgender Pride di Northampton, nel Massachussets, nel giugno 2008
01/10/2011 25Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
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ARZIGNANO Giovani e salute mentale in un murales al centro Arcobaleno OVEST VICENTINO - Taglio del nastro ieri mattina ad Arzignano del Murales realizzato durante gli scorsi
mesi sulla facciata principale del centro diurno «Arcobaleno» di Arzignano, struttura che da 16 anni ospita
giovani che incontrano, nella loro vita, problemi di salute mentale. Il Murales rientra nel progetto 2011, voluto
dalla direzione Ulss 5 e dal Centro Polivalente Arcobaleno del Dipartimento di Salute Mentale, grazie al
contributo fondamentale dell'Associazione dei familiari A.I.T.Sa.M. Onlus Sezione Ulss 5, in partnership con
istituti scolastici ed i Comuni dell'ovest vicentino. Il progetto, denominato «Oggi che colore indossi», ha come
finalità la sensibilizzazione della popolazione giovanile rispetto alla tematica della salute mentale, con il
duplice obiettivo di offrire un percorso di conoscenza e abbattimento dello stigma, e realizzare programmi
finalizzati alla prevenzione e promozione della salute mentale, poiché negli ultimi anni si è osservato un
incremento di esordi di malattia nei giovani. Il progetto si è snodato, grazie alla forte sinergia con gli enti
locali, attraverso la realizzazione in maggio di una occasione di integrazione sociale tra utenti del Centro
Arcobaleno e giovani studenti delle scuole superiori del territorio, e un percorso di pittura dedicato ad alcune
persone che sono diventate poi i realizzatori ideativi e materiali del Murales. I pittori sono Claudia, Paolo,
Nicola, Beatrice, Consuelo, Maurizio, Andrea, Paolo, coordinati dal docente della Dalì School, Alberto
Baldisserotto. Giorgio Zordan © riproduzione riservata
01/10/2011 10Pag. Il Gazzettino - Vicenza(diffusione:86966, tiratura:114104)
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BENESSERE Iniziativa del Sipap , consulenze e seminari Un mese di psicologi gratis Partono domani a Padova le iniziative del Mese del Benessere Psicologico, che per la prima volta arriva in
Veneto. Fino al 31 ottobre 91 psicologi saranno impegnati su tutto il territorio in incontri per il pubblico e
consulenze gratuite. Obiettivo: promuovere la cultura del benessere psicologico come valore fondante ed
essenziale per vivere bene in armonia con sé stessi e con gli altri. Padova e provincia giocano un ruolo
cardine per la manifestazione organizzata dalla Sipap (Società italiana psicologi area professionale). E' qui,
infatti, che si concentra il nucleo più corposo di iniziative, grazie all'adesione di un numero particolarmente
importante di psicologi del territorio, che si sono impegnati nell'organizzazione di incontri e seminari, per un
totale di ben 52 appuntamenti. Nove i comuni del padovano che partecipano a questa prima edizione:
Padova, San Giorgio in Bosco, Selvazzano, Cittadella, Saccolongo, Fontaniva, Casalserugo, Sant'Angelo di
Piove e Campo San Martino. In ogni incontro gratuito uno psicologo esperto inquadrerà un tema specifico
dalla gestione dello stress alle dinamiche della coppia e della famiglia, dalla crescita dei figli al
raggiungimento dell'equilibrio psicofisico con il training autogeno, dalla gestione armoniosa degli anziani e dei
disabili in famiglia allo sviluppo delle proprie attitudine e all'accrescimento dell'autostima. E ancora:
combattere l'ansia, affrontare i cambiamenti dell'adolescenza, imparare tecniche di rilassamento, affrontare la
nascita di un bambino, sviluppare la propria personalità, elaborare le piccole e grandi perdite della vita,
invecchiare bene... Il programma completo si può consultare sul sito nazionale della manifestazione:
www.mesebenesserepsicologico.it. Fino al 31 ottobre è attivo il numero verde 800.592.625 (da rete fissa)
oppure 333.4027140 (da cellulare) per ricevere informazioni e prenotare la partecipazione agli incontri
pubblici e le consulenze private presso gli studi dei professionisti.
02/10/2011 33Pag. Il Gazzettino - Padova(diffusione:86966, tiratura:114104)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 26
QUEL GROPPO ALLA GOLA I TUMORI della testa e del collo rappresentano circa il 20% dei tumori umani e si prevedono ottomila nuovi
casi l'anno. Tra le cause riconosciute, l'alcool e il fumo: la loro associazione moltiplica in modo esponenziale il
rischio neoplastico. Negli ultimi anni la ricerca ha focalizzato anche la possibile eziologia del papilloma virus
(HPV) in analogia con quanto già noto in ambito ginecologico a proposito del tumore del collo dell'utero.
Enorme importanza riveste quindi la prevenzione, per fare leva sui corretti stili di vita. E' noto purtroppo un
aumento del consumo di alcolici e di superalcolici da parte dei giovani adolescenti. Non va dimenticato che il
consumo di droghe leggere per fumo ha notevole valenza carcinogenica. In ambito sessuale la trasmissione
del papilloma virus nei rapporti non protetti deve avere una corretta informazione presso i giovani e le
ragazze in particolare. Una corretta e attenta valutazione dei sintomi sarà determinante nel processo
diagnostico-terapeutico. Un senso di «fastidio in gola» che non si risolve rapidamente, un abbassamento
della voce (disfonia), una difficoltà alla deglutizione (disfagia), sono i sintomi più frequenti, spesso minimizzati
dal paziente poiché, nelle fasi iniziali, non sono accompagnati da sintomatologia dolorosa. Talvolta una
tumefazione del collo (adenopatia) è il primo campanello di allarme. ECCO QUINDI l'importanza della
giornata di sensibilizzazione della popolazione al problema del tumore della testa e del collo. Un sintomo non
sottovalutato può permettere una diagnosi precoce e una programmazione terapeutica meno invasiva, come
interventi chirurgici limitati con tecnologia laser o protocolli di chemio radioterapia con preservazione
d'organo. Occorre quindi che la classe medica stipuli una «alleanza terapeutica» con il paziente che deve
essere coinvolto nei processi di cura e di riabilitazione, nella consapevolezza che una corretta comunicazione
è fondamentale per far emergere tutte le risorse difensive individuali del paziente come gli studi di psicologia
stanno a dimostrare. Infine va ricordato il ruolo di primaria importanza svolto dalle associazioni di volontariato
oncologico Fialpo - Ailar - Uomdv, che grazie ai maestri rieducatori (caregivers) intervengono nel processo
riabilitativo della voce, della respirazione e della deglutizione e nell'assistenza psicologica. Il paziente e la sua
famiglia debbono in un certo senso «reinventarsi la vita», lo faranno meglio affiancati da un accompagnatore
che ha già superato il tunnel della malattia e dell'handicap. (*) Presidente Nazionale Fialpo - Ailar
03/10/2011 33Pag. QN - Il Giorno - Ed. nazionale(diffusione:69063, tiratura:107480)
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BASIGLIO Un corso per scegliere la scuola Dopo le medie che fare. L'interrogativo dei ragazzini ora lo risolve la scuola. Un servizio di orientamento alla
scelta della scuola superiore per i ragazzi della terza media, con test ad hoc e colloqui psicologici per
verificare le proprie attitudini e aspirazioni. E una rete di contrasto ai disturbi dell'appren dimento, dislessia in
primis, con lo screening di lettura, scrittura e calcolo tra i bambini delle elementari. Il Comune di Basiglio (in
provincia di Milano) rilancia il Servizio di psicologia scolastica, con un investimento di 20 mila euro grazie al
quale gli studenti avranno a disposizione un'équipe di specialisti per migliorare il loro benessere e risultati di
studio. Il servizio, a disposizione gratuitamente di tutti gli alunni e genitori dell'Istituto comprensivo, prevede
interventi in diversi ambiti. Tra questi "quello della capacità di apprendimento. sottolinea il Sindaco, Marco
Flavio Cirillo - Un ambito che il Comune di Basiglio ha proposto per primo in Italia ormai sette anni or sono, e
per il quale ancora oggi la nostra scuola rappresenta un punto di riferimento". (m. fer.)
01/10/2011 53Pag. Libero - Milano(diffusione:125215, tiratura:224026)
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PREVENIRE COMPORTAMENTI A RISCHIO CENA IN FAMIGLIA PER FIGLI PIÙ SANI Gli adolescenti che mangiano con i genitori sono più al riparo da fumo, alcol e droghe . L'esperto: «Lacondivisione aiuta» NON SOLO SALUTE I ragazzi apprezzano in casa loro il senso di condivisione e di relax ELISABETTA PAGANI MANGIARE in famiglia aiuta a crescere sani. Perch é i ragazzi imparano ad apprezzare frutta e verdura,
consumano porzioni più equilibrate e sono meno schizzinosi quando si trovano davanti un piatto nuovo. Ma
non è tutto. Perché ora un corposo dossier della Columbia University rivela che sedersi a tavola insieme
almeno cinque sere a settimana tiene lontani gli adolescenti da tabacco, alcol e droghe. Lo studio - su un
campione di mille americani e dei loro genitori calcola che, per chi cena con mamma e papà meno di tre volte
a settimana, rispetto a chi invece lo fa spesso, il rischio di fumare è quadruplo, doppio di bere alcolici e un po'
più del doppio di consumare marijuana. Cenare in famiglia - sostengono quindi i ricercatori universitari del
National Center on Addiction and Substance Abuse, che periodicamente controllano le oscillazioni nell'uso di
sostanze - è un elemento chiave per prevenire comportamenti a rischio nei giovani. «È indubbio che avere un
buon rapporto con i genitori durante l'adolescenza aiuta a proteggere i ragazzi da vizi e devianze future»
osserva Alfio Maggiolini, professore di Psicologia dell'adolescenza all'Università degli studi di Milano-Bicocca
e coordinatore dell'équipe psicologica dei Servizi della giustizia minorile della Lombardia «e sicuramente
avere voglia e tempo per sedersi spesso a tavola insieme è indice di affiatamento familiare». Detto questo,
continua lo psicologo, «bisogna considerare che mediterranei e anglosassoni non hanno le stesse abitudini.
Noi, storicamente, diamo alla condivisione del pasto un valore diverso». Del resto, il 98% degli italiani, calcola
un recente studio di FoodSaver, mangia in casa la sera, mentre solo il 58% dei teenager americani si ritrova
spesso seduto a tavola con i genitori. Potrà inoltre stupire che, secondo la ricerca della Columbia University,
nei ragazzi sia più alto il rischio di fumare marijuana piuttosto che tabacco, ma non bisogna sottovalutare la
disapprovazione sociale che accompagna le sigarette negli Stati Uniti. Il cuore della questione, comunque, è
il rapporto con mamma e papà, e, se ci sono, con i fratelli. Anche perché, nonostante i falsi luoghi comuni
sugli adolescenti, dalla ricerca emerge che per i ragazzi stare con i genitori è rilassante, divertente, istruttivo.
Sette su dieci vedono la cena come un momento per chiacchierare e confrontarsi, solo il 3%, ad esempio, lo
usa per guardare la tv mentre sgranocchiano pollo e patatine. Il rischio di cattive abitudini, inoltre, è molto
legato all'affiatamento con la madre e il padre: ad esempio, solo il 3% degli adolescenti che ha un rapporto
eccellente con i genitori fuma, mentre il dato sale al 10% se con papà c'è qualche problema e al 16% se le
incomprensioni sono con la mamma. Non è vero che i giovani vogliono solo giocare ai videogame e navigare
su Internet - spiega Maris Iacovou, ricercatore dell'università dell'Essex - quello che interessa loro, soprattutto
da piccoli, è stare bene in famiglia. Lo confermano gli studi dell'università del Minnesota, per cui cena e
pranzo in famiglia rendono i figli più felici e meno a rischio di sviluppare disturbi dell'alimentazione o del
comportamento. «È vero» concorda Maggiolini «se i nostri ragazzi affiancano i momenti passati con la
famiglia a quelli con gli amici è sano, ma se sfuggono per cenare fuori allora un problema c'è. Passare del
tempo insieme, non solo a tavola ma anche con attività ludiche o sportive, è fondamentale per proteggerli da
comportamenti a rischio».
Quanto conta mangiare insieme Teenager che cenano in famiglia... Teenager con... Teenager con... meno
di 3 volte a settimana da 5 a 7 volte a settimana RISCHIO DI... un eccellente rapporto con la madre un buon
rapporto con la madre un rapporto così così un eccellente rapporto con il padre un buon rapporto con il padre
un rapporto così così fumare tabacco 15% 4% 3% 9% 16% 3% 9% 16% bere alcol 33% 15% 14% 20% 37%
14% 20% 37% assumere mairjuana 21% 8% 7% 10% 22% 7% 10% 22%
03/10/2011 13Pag. Il Secolo XIX(diffusione:103223, tiratura:127026)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 29
Falso medico arrestato dai carabinieri per una truffa da 300mila euro a due donne con difficoltà psicologiche Il «dottore» ripuliva le pazienti La laurea l'ostentava, così il titolo di dottore, senza avere né l'una né naturalmente l'altro. Ma intanto
esercitava e, peggio ancora, circuiva le pazienti in stato di labilità psicologica, mettendosi in tasca oltre
300mila euro. Ieri i carabinieri del Nas hanno chiuso l'indagine coordinata dalla Procura portando a
esecuzione l'ordinanza di arresto firmata dal gip a carico di Antonino Cianci, 50 anni, sedicente medico.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, Cianci si sarebbe adoperato per irretire pazienti che
attraversavano momenti di difficoltà psichica o psicologica per farsi consegnare beni e denaro di rilevante
entità. Un'"attivtà" iniziata alla fine del 2009. Una quarantenne, che stava vivendo momenti difficili legati ala
sua vita privata, era entrata in contatto con il "medico" che si spacciava per «esperto in trattamenti antalgici
col metodo dell'agopuntura». Cianci aveva allora avviato un «percorso terapeutico» sul piano psicologico e
grazie alla sue capacità di affabulatore e persuasore (era arrivato al punto di sottolineare di appartenere ai
servizi segreti) era riuscito a farsi consegnare dalla vittima designata gioielli di notevole valore, con la
promessa che avrebbe provveduto a rivenderli. Il prezzo di mercato dei preziosi, stimato in 90.000 euro, in
realtà non è stato mai versato, e solo dopo notevole e pressanti richieste da parte del marito della donna,
Cianci aveva consegnato appena 20mila euro. Le indagini dei carabinieri hanno appurato che la malcapitata,
ormai in balìa del "medico", incapace di opporsi alla sua volontà che si manifestava anche con pratiche
umilianti, era è stata impiegata, senza percepire alcun compenso, in lavori domestici a favore di due persone,
a loro volta indagate in stato di libertà per violenza privata. Tra il 2008 e il 2009 è spuntata fuori un'altra
vittima, anch'essa donna e anch'essa in difficoltà psicologiche, soggiogata dal pseudo dottore al punto da
consegnargli la bellezza di 250mila euro in contanti, destinati a essere investiti in un «affare particolarmente
vantaggioso». L'affare era solo per lui, così come il vantaggio. I carabinieri derl cvapitano Marcello Sciarappa,
nel notificare il provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari a Cianci, hanno effettuato perquisizioni i
quali hanno contestualmente effettuato perquisizioni nelle abitazioni dei tre indagati.
01/10/2011 Il Tempo - Abruzzo pe(diffusione:50651, tiratura:76264)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 30
DA IERI AL CINEMA Dagli psicologi di Cronenberg all'erotismo in 3D Sei i film usciti ieri nelle sale italiane. In prima linea «Drive» del geniale Refn, pre- miato a Cannes, e gli
psicologi di «A Dangerous Method»
di Cronenberg, con Keira Knightley e Viggo Mortensen. Per l'Italia ecco «Baciato dalla fortuna» con Vincenzo
Salemme e Asia Argento e «Oltre il mare» di Fragnelli. È arrivato anche l'atteso horror «Blood Story» e il
primo film erotico in 3D, «Sex and Zen 3D», girato ad Hong Kong.
01/10/2011 47Pag. La Gazzetta dello Sport - Ed. nazionale(diffusione:368484, tiratura:513197)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 31
COME FAR FINIRE I NOSTRI FIGLI DALL'ANALISTA Secondo Lori Gofflieb, scrittrice e psicoterapeuta americana, garantire ai bambini un infanzia serena e senzatraumi non li prepara alla vita, reale. . E ancora meno a unetà adulta più facile, e più felice GABRIELE GALIMBERTI Puput Aprimiputri, 4 anni, Ubud, Bali (Indonesia). Se c'è una cosa che ho imparato all'università, è che aveva
ragione il poeta Philip Larkin («Mamma e papa ti fottono / Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno»).
All'epoca ero appena diventata madre e avevo deciso di ricominciare a studiare per laurearmi in Psicologia
clinica. Con la mente occupata da un figlio neonato e le tesine da preparare per i corsi, mi era impossibile
ignorare il fuoco di fila di studi che dimostravano quant'è facile rovinare la vita ai propri figli. Certo, chiunque
sa che le cure di una "mammina cara" produrranno un figlio molto diverso da quelle, che so, di una madre
affettuosa, che partecipa alle attività scolastiche e per merenda prepara latte e biscotti fatti in casa. Ma nello
spazio che separava Joan Crawford dalla perfezione, ovvero quello in cui si colloca la maggior parte di noi,
l'impressione era che nel settore "crescere un figlio" un sacco di cose potessero andare storte. Come
genitore, volevo fare le cose "per bene". Ma cosa voleva dire, "per bene"? Un'occhiata in libreria all'offerta di
libri sul tema mi diede le vertigini. Gli approcci possibili erano infiniti: incentrato sul bambino, collaborativo o
antitecnologico? Brazelton, Spock o Sears? Kleenex e divanetto La buona notizia, almeno a sentire Donald
Winnicott, autorevole pediatra e psichiatra infantile inglese, era che per allevare un figlio equilibrato non
occorreva essere madri perfette. Bastava, per usare una sua espressione, essere una «madre
sufficientemente buona». Eppure gli studi parlavano chiaro: se non riuscivi a "rispecchiare" il bambino, se non
ne coglievi i "segnali" o non gli davi abbastanza affetto, era assai probabile che nel giro di qualche decennio
lui o lei, a patto di avere le risorse economiche necessarie e un'indicazione in tal senso, sarebbe finito nello
studio di uno di noi laureati in psichiatria, su un divanetto accanto a una scatola di kleenex, a raccontare di
quella volta in cui mamma aveva fatto questo e papa non aveva fatto quest'altro, il tutto per cinquanta minuti
ogni settimana, e talvolta per anni e anni. Di fatto, il nostro compito principale come psicoterapeuti era proprio
quello di "rigenitorizzare" i pazienti, di offrire loro una cosiddetta "esperienza emozionale correttiva", durante
la quale potessero inconsciamente trasferire su di noi le ferite percepite nell'infanzia, permettendoci di fornire
loro una risposta diversa, più sintonizzata ed empatica rispetto a quella che avevano ricevuto da piccoli.
Questo almeno in teoria. Poi cominciai ad avere dei pazienti come Lizzie. Immaginatevi una donna poco più
che ventenne, intelligente, bella, con amicizie forti, una famiglia presente e un profondo senso di vuoto.
Aveva deciso di venire da me. mi spiegò, per il semplice fatto che «non era felice». E ciò che più la turbava,
come venne fuori, era che sentiva di non avere alcun motivo di infelicità. Diceva di avere dei genitori
«fantastici», due fratelli stupendi, tanti amici premurosi. Aveva ricevuto un'eccellente istruzione, il suo lavoro
le piaceva, godeva di buona salute e viveva in una bella casa. Ma allora perché di notte non riusciva a
dormire? Perché le sembrava di avere «una specie di buco dentro»? Rimasi completamente disorientata.
Dov'era il padre assente? La madre ipercritica? Dov'erano le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di
lei e che invece l'avevano trascurata, sminuita o confusa? Mentre cercavo di venire a capo dell'enigma,
cominciò a succedere una cosa sorprendente: i pazienti come lei aumentavano. All'inizio devo ammettere che
i loro racconti mi lasciavano scettica. Difficilmente un'infanzia è perfetta, e se davvero la loro lo era stata,
allora perché si sentivano cosi smarriti e insicuri? Quel dato contraddiceva tutto ciò che mi avevano
insegnato. Eppure, dopo aver lavorato con quei pazienti per un po' di tempo, mi convinsi che non c'era alcun
tipo di negazione o distorsione in atto. Le persone con cui avevo a che fare sembravano davvero aver avuto
genitori affettuosi e presenti, genitori che li avevano lasciati liberi di «trovare se stessi» e incoraggiati a fare
delle loro vite qualunque cosa volessero. Genitori che scarrozzavano in macchina loro e i loro amici, che ogni
sera li aiutavano a fare i compiti e intervenivano se a scuola un bullette li infastidiva o qualcuno non li invitava
al suo compleanno, che li avevano mandati a ripetizioni quando avevano avuto problemi in matematica, e a
02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 32
scuola di musica quando avevano manifestato un interesse per la chitarra (permettendogli tranquillamente di
abbandonarla quando quell'interesse era venuto meno), e che quando i figli contravvenivano alle regole
preferivano confrontarsi serenamente anziché punirli (con le "logiche conseguenze" a fare puntualmente le
veci del castigo). Insomma, genitori costantemente "sintonizzati" - come amiamo dire noi psicoterapeuti - che
si erano premurati di guidare i miei pazienti attraverso tutte le sofferenze e le tribolazioni dell'infanzia.
Essendo io stessa una madre talvolta sopraffatta dal suo compito, affrontavo quelle sedute chiedendomi
segretamente come quei genitori cosi favolosi fossero riusciti a fare tutto quanto. Finché un bel giorno nella
mia mente non si materializzò un'altra domanda: che quei genitori avessero fatto troppo? Vietato abbracciare
troppo In America, il modo in cui crescere i figli è da molto tempo un argomento delicato, forse perché la
posta in gioco è alta e il corpus di teorie al riguardo mai davvero convincente. Nel suo libro Raising America:
Experts, Parents, and a Century of Advice About Children {Crescere l'America: esperti, genitori e un secolo di
consigli su come allevare i figli), Ann Hulbert spiega che è sempre esistita una tensione tra i vari tipi di
approccio genitoriale consigliati - complicità contro disciplina, centralità del bambino contro centralità del
genitore con il gradimento che oscilla avanti e indietro a seconda del decennio. Ma l'obiettivo fondamentale,
perfino negli anni Venti del «non abbracciate troppo i vostri figli» («Quando siete tentati di accarezzare vostro
figlio, ricordate che l'amore materno è uno strumento pericoloso», scriveva lo psicologo comportamentale
John Watson nel suo famoso manuale su come allevare i figli), è sempre stato lo stesso: crescere individui in
grado di diventare adulti produttivi e felici. I miei genitori volevano certamente che fossi felice, e lo stesso
hanno desiderato i miei nonni per loro. Ciò che negli ultimi anni sembra essere cambiato, tuttavia, è il nostro
modo di concepire e definire la felicità, tanto quella dei figli che la nostra. Oggigiorno essere felici non basta,
se si può essere ancora più felici. Se un tempo il sogno americano e la ricerca della felicità consistevano nel
perseguire un complessivo appagamento, oggi si sono trasformati nell'idea che si debba essere felici sempre
e in ogni ambito, «lo sono felice», scrive Gretchen Rubin in Progetto felicità (Sonzogno, 2011), libro che ha
scalato la classifica dei bestseller del New York Times dando vita a una sorta di movimento nazionale per la
ricerca della felicità, «ma non quanto dovrei». Benvenuto sofferenza E quanto dovrebbe essere felice? Rubin
non sa rispondere con esattezza. Leggendola, pare di sentire uno dei miei pazienti. Ha due genitori
meravigliosi, un marito «alto, bruno, bello» (e ricco) che ama, due figli sani che sono «una delizia», una salda
rete di amicizie, una splendida casa nell'Upper East Side di New York, una laurea in legge a Yale e una
carriera da scrittrice di successo. Eppure, scrive, si sente «insoddisfatta, come se mancasse qualcosa». E
così, per contrastare i suoi «momenti di malinconia, insicurezza, inquietudine e senso di colpa ingiustificato»,
s'imbarca in un «viaggio della felicità», stilando liste di cose da fare, comprando per un mese tre nuove riviste
ogni lunedì e riordinando ossessivamente gli armadi. A un certo punto del viaggio, Rubin ammette di essere
ancora in difficoltà, nonostante tutti gli schemi e i propositi e un anno intero passato a sforzarsi di essere
felice. «Da un certo punto di vista», scrive, «mi ero resa meno felice». E poi aggiunge, citando uno dei suoi
cosiddetti «segreti dell'età adulta»: «Non sempre la felicità rende felici». Le scienze sociali moderne
sembrano darle ragione. «La felicità come effetto della vita che si conduce è un'ottima cosa», mi ha detto
Barry Schwartz, docente di teoria sociale presso lo Swarthmore College, «ma la felicità intesa come
obbiettivo è garanzia di disastro». Eppure è proprio su questo obiettivo che molti genitori moderni si
concentrano in modo ossessivo, per poi vederlo ritorcerglisì contro. Osservando il fenomeno, io e i miei
colleghi abbiamo cominciato a chiederci: è possibile che proteggere i propri figli dall'infelicità quando sono
bambini li privi poi della felicità da adulti? Secondo Paul Bohn, uno psichiatra della Ucla che ha tenuto una
conferenza presso la mia clinica, la risposta potrebbe essere sì. Basandosi sulla sua esperienza
professionale, Bohn ritiene che molti genitori siano disposti a tutto pur di evitare ai figli ogni minima
esperienza di disagio, ansia o delusione, con il risultato che questi, una volta adulti e alle prese con le normali
frustrazioni della vita, si convincono che ci sia qualcosa di terribilmente sbagliato. Dan Kindlon, psicologo
dell'infanzia e docente a Harvard, nel suo libro Too Much of a Good Thing: Raisìng Children of Character in
an Indulgerti age {II troppo fa male: allevare bambini di personalità nell'era del permissivismo) mette in
02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 33
guardia contro quello che definisce «il disagio nei confronti del disagio». Se i bambini non possono vìvere i
sentimenti dolorosi, mi ha detto Kindlon al telefono, finiscono per non sviluppare «l'immunità psicologica». «Il
meccanismo è identico a quello del sistema immunitario del corpo», mi ha spiegato. «L'esposizione agli
agenti patogeni è necessaria, altrimenti l'organismo non impara a reagire agli attacchi. I bambini hanno
bisogno di essere esposti, tra le altre cose, anche al disagio, al fallimento e alle difficoltà». «Persino chi ha
avuto i genitori migliori del mondo può attraversare periodi in cui non è felice», mi ha detto Jeff Blume, uno
psicologo specializzato in terapia famigliare con cui ho parlato qualche tempo fa, e che a Los Angeles
gestisce uno studio molto attivo: «Un bambino, per imparare a superare le avversità, ha bisogno di
sperimentare il comunissimo sentimento dell'ansia. Se vogliamo che i nostri figli diventino persone
indipendenti, dobbiamo prepararli al distacco da noi quotidianamente». Migliori amici? No, grazie Ma si tratta
di un "se" molto grosso. Blume ritiene che al giorno d'oggi molti di noi non vogliano realmente che i figli si
allontanino, perché a loro ci affidiamo per colmare in vari modi le nostre lacune emotive. Certo, ai nostri figli
dedichiamo quantità smodate di tempo, energie e risorse, ma a beneficio di chi? «Confondiamo i nostri
bisogni con quelli dei figli, e nel farlo ci crediamo dei buoni genitori», ha aggiunto Blume sospirando. Quando
gli ho chiesto il perché di quel sospiro (succede, quando a discutere sono due psicoterapeuti), mi ha risposto:
«Perché mi intristisce. Non so dirle la frequenza con cui sono costretto a spiegare ai genitori che, se danno
troppa importanza ai sentimenti dei figli, è perché sono loro stessi ad avere dei problemi. Quando a spiegarti
che devi badare meno ai sentimenti di tuo figlio è uno psicologo, vuoi dire che qualcosa decisamente non
funziona». Un anno fa, in un articolo per il New York Times Magazine, Renée Bacher, una madre della
Louisiana, descriveva il senso di vuoto che l'aveva colta mandando la figlia a studiare in un'università nel
Nordest. «C'è una bella differenza tra l'essere amati e l'essere costantemente sorvegliati», mi ha detto Dan
Kindlon. Eppure, per sua stessa ammissione, nemmeno lui è immune dal problema: «II mio nido si sta per
svuotare», ha raccontato, «e ogni tanto mi verrebbe voglia di bruciare le domande di iscrizione all'università
dei miei figli soltanto per continuare ad avere la loro compagnia. Oggi il senso di comunità è meno forte, noi
adulti siamo più isolati, i divorzi aumentano, e passare il tempo con i nostri figli ci piace davvero. Speriamo ci
considerino i loro migliori amici, a differenza dei genitori di una volta, che volevano sì essere apprezzati da
loro, ma senza il bisogno di averli come amici. E invece molti di noi si scambiano con i figli diversi messaggini
al giorno, e se questo non avvenisse ne sentirebbero la mancanza. Motivo per cui, anziché trovare fastidioso
il fatto che i figli cerchino il nostro aiuto per ogni minima cosa, li incoraggiamo a farlo». Ansiosi narcisisti E il
tanto tempo occupato dal lavoro non aiuta. «Se in tutto il giorno lei ha venti minuti da trascorrere con suo
figlio», mi ha chiesto Kindlon. «preferisce farlo arrabbiare imponendogli di riordinare la sua stanza oppure
giocare con lui? Non stabiliamo più limiti perché vogliamo risultare simpatici ai nostri figli sempre, anche se
sarebbe meglio per loro che ogni tanto non ci sopportassero». Kindlon ha inoltre osservato che, siccome
rispetto alle generazioni precedenti tendiamo ad avere meno figli, ognuno di loro diventa più prezioso. E
quindi anche noi pretendiamo di più: più compagnia, più risultati, più felicità. Ed è qui che il confine tra
altruismo (rendere felici i nostri figli) ed egoismo (rendere felici noi stessi) si fa più sottile. «Vogliamo che i
nostri figli trovino la felicità nella vita che abbiamo immaginato per loro: che siano bancari felici, chirurghi
felici», sostiene Barry Schwartz, anche se quelle professioni «potrebbero non renderli felici affatto». I genitori,
almeno quelli di una certa fascia demografica (alla quale, se state leggendo questo articolo, è assai probabile
che apparteniate anche voi), «non sono particolarmente felici che il figlio lavori in un supermercato, anche se
lui ogni giorno si sveglia col sorriso», dice Schwartz. «Il figlio è felice, ma noi no. Anche se diciamo di volere
la felicità dei nostri figli più di ogni altra cosa, e facciamo di tutto per aiutarli a raggiungerla, è poco chiaro
dove finisca la nostra e dove cominci la loro». E qualunque forma assuma - che sia l'ossessione della felicità
o quella del successo - l'investimento eccessivo sui figli sta contribuendo al fiorire di un narcisismo
generazionale che li danneggia. Quella che nasce come una sana autostima può rapidamente tramutarsi in
una percezione di sé gonfiata, in un egocentrismo in base al quale tutto sembra dovuto, e che ricorda molto
da vicino il narcisismo. Di pari passo con l'autostima cresce anche l'incidenza di ansia e depressione.
02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 34
Perché? «I narcisisti sono felici da giovani, quando sentono di essere il centro dell'universo», spiega Jean
Twenge, coautrice del libro The Narcissism Epidemie {L'epidemia narcisistica), nonché docente di psicologia
alla San Diego State University. All'inizio dell'età adulta, questo diventa un grosso problema. «Gli individui
che si sentono straordinariamente speciali finiscono per allontanare chi hanno intorno», dice Twenge. «Non
sanno lavorare in squadra, né accettare i limiti. Nel lavoro si aspettano di essere costantemente stimolati,
perché sono cresciuti in un mondo strutturato da una miriade di attività. Non amano sentirsi dire da un
superiore che il loro lavoro necessita di miglioramento, e se non ricevono un flusso costante di elogi
sprofondano nell'insicurezza». In terapia col senso di colpa I bambini si sentono più sicuri e meno ansiosi se
hanno meno possibilità di scelta, sostiene Schwartz. Un minor numero dì opzioni li aiuta a impegnarsi in
alcune cose lasciandone da parte altre, una capacità di cui nella vita avranno bisogno. «Gli studi dimostrano
che le persone traggono più soddisfazione lavorando intensamente su una cosa sola, e che chi ha bisogno di
avere sempre molta scelta e di mantenere aperte varie porte rimane indietro», mi ha spiegato Schwartz.
«Non sto dicendo che non bisogna permettere a un figlio di sperimentare vari interessi e attività. Diamogliela,
la possibilità di scegliere, ma entro limiti ragionevoli. La maggior parte dei genitori ai figli dice: "Puoi fare
quello che vuoi, puoi mollare in qualsiasi momento, se non sei soddisfatto di una cosa al cento percento puoi
provarne un'altra". Non c'è da stupirsi se poi anche da adulti loro continuino a vivere nello stesso modo».
Dietro tutta quest'ansia genitoriale si nasconde in realtà l'ottimistica convinzione che, se riusciremo a fare le
scelte giuste, se ci comporteremo in un certo modo, i nostri figli non solo diventeranno adulti felici, ma anche
adulti che renderanno felici noi. Ed è un'idea sbagliata, perché se l'approccio pedagogico è certamente
importante, non può comunque prescindere dalla natura dell'individuo, e tipi di approccio diversi funzionano
per tipi di bambini diversi (il che spiega come mai due figli cresciuti sotto lo stesso tetto possano avere
un'esperienza dell'infanzia anche molto diversa). Possiamo avvicinare i nostri figli all'arte, ma non insegnargli
la creatività. Possiamo cercare di proteggerli dai compagni di classe prepotenti e dai brutti voti e da ogni tipo
di rifiuto e dai loro stessi limiti, ma sono cose che prima o poi dovranno affrontare comunque. E anzi,
sforzandoci così tanto di dare loro un'infanzia perfettamente felice, non facciamo altro che rendergli difficile
crescere. Forse siamo proprio noi genitori a dover crescere un po', imparando a mollare la presa.
Ultimamente mi sono accorta che uno dei miei pazienti, dopo un paio di sedute, aveva cominciato a
manifestare segni di disagio. Indagando un po', è venuto fuori che nutriva dubbi sul fatto stesso di sottoporsi
a una terapia. Gli ho chiesto perché. «Se sapessero che sono qui, i miei genitori si sentirebbero dei falliti», mi
ha spiegato, «o magari sarebbero felici di saperlo, perché vogliono soltanto che io sia felice. Per cui non so
se sarebbero felici all'idea che io sia venuto qui per essere più felice, oppure delusi perché non lo sono già».
Si è interrotto un istante, quindi mi ha chiesto: «Capisce cosa intendo?» Ho annuito come una vera
professionista, dopodiché gli ho risposto come un genitore in grado di immaginare che un giorno suo figlio
possa ritrovarsi alle prese con la stessa domanda. «Lo capisco perfettamente», (traduzione Matteo Colombo)
©The Atlantic Magazme, 2011 (The Atlantic Media Co.) L'ultimo libro di Lori Gottlieb si intitola Sposalo!
(Vallardi Editore, 2011).
IN MOSTRA Le immagini di queste pagine sono parte della mostra / miei giochi di Gabriele Galimberti (che
da mesi gira il mondo per noi, vedi la rubrica "C'è posto per D?" all'inizio del giornale). Dal 7 al 22 ottobre
saranno esposte all'Istituto Superiore Antincendi (vìa del Commercio 13A, Roma) nell'ambito di
FotoLeggendo, rassegna organizzata da Officine Fotografiche. Per il programma completo: fotoleggendo.it
Foto: Orly Garza, 6 anni, Brownsville, Texas (Usa).
02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 35
FeelGood! PERSONAL TRAINER A DIETA CON SOCRATE Paola Scaccabarozzi Rinunce, sacrifici inutili e l'angoscia costante della bilancia con cui la sfida è tristemente sempre aperta.
Essere perennemente a dieta, senza ottenere i risultati sperati, è un destino che accomuna molti italiani. Dati
alla mano: il 30% delle persone che intraprendono una dieta ha risultati fallimentari. Soprattutto se la dieta in
questione è totalmente fai-da-te. A dichiararlo l'Associazione Nazionale Dietisti, in seguito a un recente
congresso svoltosi a Milano. Così la necessità di una nuova figura di dietista, il Personal Nutrition Trainer
che, proprio come l'allenatore personale della palestra o del centro benessere, studia un programma
personalizzato, fatto su misura in base alle esigenze del singolo paziente. «Si parte», spiega Giovanna
Cecchetto, presidente dell'Associazione Nazionale Dietisti, «dalla valutazione delle caratteristiche e delle
abitudini alimentari per guidare passo passo chi decide di perdere peso. L'ottica non è la soluzione
miracolosa proposta dalle diete del momento, ma, al contrario, un percorso a lunga scadenza. Bisogna, in
sostanza, aiutare chi soffre di eccesso di peso a modificare il proprio stile di vita, identificando le abitudini
sbagliate che hanno portato al sovrappeso o a problemi di metabolismo. Per farlo, il dietista deve tenere
conto anche dei risvolti psicologici della persona che ha di fronte a sé, deve comprendere quale sia il reale
livello di motivazione che ha spinto il paziente a mettersi a dieta, deve saper ascoltare, comunicare e
adeguarsi al linguaggio del suo interlocutore. Non che il dietista si debba trasformare improvvisamente in una
sorta di psicologo, di cui non ha e non deve avere le competenze, ma alcune tecniche di comunicazione sono
indispensabili per costruire un dialogo duraturo nel tempo. E soprattutto, questo è il compito rivoluzionario del
personal nutrition trainer, che deve stimolare la partecipazione attiva del paziente. Utilizzando una specie di
maieutica socratica, il trainer dell'alimentazione prova, dunque, a far uscire le risorse che ognuno di noi già
possiede. La risposta, in qualche modo, viene dal paziente stesso, aiutandolo, per esempio, ad analizzare gli
errori alimentari che lui considera innocui e che in realtà possono rivelarsi deleteri. Il personal trainer
indirizza, sostiene, costituisce un valido punto di appoggio per rafforzare le capacità di gestione a lungo
termine e per non cadere vittime dell'ultima dieta di moda, che durerà al massimo una stagione.
02/10/2011 271Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOANALISI O CONSULENZA FILOSOFICA? Scrive Eschilo: «Solo il vero sapere ha potenza sul dolore» Risponde UMBERTO GALIMBERTI Svolgo la professione di psicologo psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico e recentemente mi sono
interessato al discorso sulla consulenza filosofica a partire dalla lettura del suo libro La casa di psiche. Nello
specifico l'interesse si è riversato sul ruolo che la filosofia potrebbe svolgere, come lei sostiene, accanto e
non contro la psicoanalisi. Sono persuaso che una conoscenza approfondita della filosofia, aiuterebbe molto
la nostra professione, però mi è di difficile comprensione come, di fronte a delle patologie conclamate
(disturbi di area nevrotica, disturbi della personalità, disturbi di area psicotica) il comprendere il senso, il porsi
delle buone domande su di esso possa permettere a tale disagio profondo di essere alleviato. Lavoro da tanti
anni nell'ambito delle tossicodipendenze e provo ogni giorno la fatica di reggere con i miei pazienti la
relazione con loro e soprattutto il coinvolgimento profondo anche dei curanti, pur nel rispetto dei ruoli idonei
alla cura. Ritengo infatti l'aspetto relazionale centrale nella cura degli aspetti psichici della persona. Come
sostiene Eugenio Borgna, «noi siamo un colloquio». Nell'ottica di un fecondo avvicinarsi delle due discipline
le chiedo di aiutarmi a comprendere meglio i miei dubbi. La ringrazio, con stima, Alessandro Sartori
alexsartori&alice. it Di fronte a patologie conclamate, soprattutto di natura psicotica, la consulenza filosofica è
impotente, ma lo stesso può dirsi della psicoterapia psicoanalitica, anche se un ascolto partecipe e
interessato può alleviare la sofferenza psicologica e togliere i pensieri, i sentimenti e le emozioni di chi soffre
da quella radicale solitudine e da quel senso di isolamento che aggrava la condizione di chi ha perso i contatti
con il mondo e con gli altri. Del resto lo psichiatra Eugenio Borgna, a cui lei fa opportuno riferimento, scrive in
Malinconia (Feltrinelli): «Sarebbero necessarie dosi minori di analgesici, di sonniferi, di tranquillanti e magari
di insulina nei diabetici se i pazienti potessero essere ascoltati: alleggerendo la loro solitudine che esaspera e
aggrava ogni condizione di sofferenza psicologica ma anche di malattia». Ma venendo al quesito che lei
pone, le dico che la terapia psicoanalitica è senz'altro efficace per la correzione delle dinamiche emotivo-
relazionali e per i processi di simbolizzazione a partire dai quali prendono forma le modalità della nostra vita.
Accade però che ci siano vissuti di sofferenza o comunque di disagio dovuti alla nostra particolare visione del
mondo: troppo angusta per disporre di strumenti sufficienti per relativizzare il dolore, o priva di risposte in
ordine a quel vissuto, oggi sempre più diffuso, relativo all'insignificanza della propria esistenza che non riesce
a reperire un senso e una ragione soddisfacente per vivere. Se ad esempio la cultura economica oggi
dominante ci percepisce come semplici produttori e consumatori, riducendo i nostri interessi al semplice
reperimento o accaparramento del denaro, divenuto l'unico generatore simbolico di tutti i valori, nasce quella
domanda che Franco Totaro si pone in quel suo bel libro Non di solo lavoro (Vita e Pensiero): «Ma i fini
dell'economia sono anche i nostri fini?». Una domanda questa che affligge molte esistenze che. attraverso
una riflessione filosofica, possono trovare un ri-orientamento. E ancora se nella nostra epoca governata dalla
tecnica, che non si propone altro scopo che non sia il proprio autopetenzìamneto, quanti individui soffrono per
l'insensatezza della loro attività lavorativa e si percepiscono come semplici mezzi in un universo di mezzi,
senza che si profili una finalità in grado di conferire un senso alla propria vita. Soprattutto oggi, dal momento
che, come scrive Gùnther Anders in L'uomo è antiquato, (Bollati Boringhieri): «Mentre un tempo la vita e il
mondo apparivano privi di senso perché miserevoli, oggi appaiono miserevoli perché privi di senso». Un
tempo era la religione a offrire un senso all'esistenza, oggi che le speranze ultraterrene si sono affievolite,
cosa meglio della filosofia può inaugurare una riflessione in grado di reperire una risposta a questa
incessante e dolorosa domanda di senso? Sono questi due piccoli esempi che mostrano l'utilità della pratica
filosofica. Per ulteriori approfondimenti le segnalo di Neri Pollastri, // pensiero e la vita (Apogeo) e, per la
consulenza filosofica nelle organizzazioni. Andrea Vitullo, Leadershit (Ponte alle Grazie).
02/10/2011 296Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 37
incubi metropolitani NOI, PERSEGUITATE DALL'UOMO INVISIBILE Pedinamenti, lettere, sms, auto rigate: gli stalker colpiscono dalla commessa a Elisabetta Canalis. Ecco lestorie di tre vittime. E come (e da chi) sono state salvate Maria Egizia Fiaschetti Aleggia come un fantasma. Senza volto e senza nome. Si insinua di soppiatto, per esplodere in un crescendo
di fantasie ossessive. È lo stalker sconosciuto, molestatore più raro dell'ex partner rancoroso e frustrato per
l'abbandono. L'anonimo potrebbe annidarsi ovunque. L'innesco è casuale: una banale lite per il parcheggio,
la frequentazione dello stesso ambiente, lo scambio estemporaneo in chat. Il bersaglio, se "mister X" è del
tutto ignoto, di solito appartiene al mondo dello spettacolo. È il caso di Elisabetta Canalis, tempestata di
lettere allusive alle sue apparizioni in tv da un bancario milanese 50enne, che si firma con il cognome e
l'iniziale del nome. L'impiegato riesce a procurarsi l'indirizzo, avendo accesso al database dei clienti della
filiale dove lavora. Il contenuto non è minaccioso, ma si riferisce in modo esplicito al fisico della "cara Ely",
con espressioni tra il morboso e il censorio. La corrispondenza va avanti dal 2004 al 2007, al ritmo di 20, 30
messaggi l'anno. Continua anche quando l'attrice cambia casa. Elisabetta Canalis, preoccupata, sottopone il
materiale alla questura di Milano. «Da una ricerca su scala nazionale» - spiega Maria José Falcicchia, in
servizio alla Sezione crimine organizzato, «abbiamo ristretto il campo a una decina di profili compatibili». Il
grafomane single, sentito dalla polizia, confessa di essere l'autore delle lettere. Le scrive, dice, per
interrompere la routine di una vita noiosa. L'insolito passatempo gli costerà una condanna per violazione
della privacy. il fan maniacale, però, può prendere di mira anche la donna qualunque. Come Paola, 38enne
giornalista di Roma. Lo stalker la incrocia sul posto di lavoro e la rintraccia in rete: tra le email, spuntano
all'improvviso quelle di Francesco, sedicente ammiratore. All'inizio, solo complimenti lusinghieri ma garbati.
Paola raccoglie, un po' per educazione un po' per autocompiacimento. Il cinquantenne, nel giro di poche
settimane, cambia tono. Rivela aspettative ingiustificate, del tipo: «Siamo fatti l'uno per l'altra». Il tormento si
fa insostenibile, con decine di messaggi al giorno. La reporter, esasperata, blocca l'accesso di Francesco alla
sua casella di posta. Pensa di essersene liberata, ma l'assedio continua tramite un nuovo account fittizio.
Piovono minacce: «Anche se non vuoi vedermi, so come trovarti». Paola si sente braccata da una presenza
impalpabile, della quale non sa nulla: nome, età, fisionomia. A spaventarla è proprio questa imprevedibilità. I
primi sospetti affiorano in redazione: durante la pausa caffè, un uomo la squadra con insistenza,
pronunciando frasi simili a quelle delle email. Scoprirà che è un consulente esterno. L'idea che sia lui a
perseguitarla si rafforza quando inizia a ricevere telefonate in ufficio. Il molestatore millanta una fantomatica
frequentazione: «L'altra sera è stato bellissimo, quando possiamo rivederci?». Dai commenti a sfondo
sessuale, la donna intuisce di essere pedinata: «Ho capito che ti sei vestita carina per me» sibila il predatore.
La paura è tale che Paola si trasferisce a casa di sua sorella. La sensazione di essere seguita la tormenta,
così si rivolge allo sportello Astra (Anti stalking risk assessment) della Provincia di Roma. «Dopo aver
esaminato il contenuto delle email» spiega Costanza Baldry, responsabile del servizio e docente di psicologia
sociale alla Seconda Università di Napoli, «le abbiamo fornito l'Agenda antistalking Alba per tenere un diario
e monitorare la situazione». L'uomo viene convocato dai carabinieri ed esortato a smettere. Il deterrente si
rivela efficace: «È probabile che abbia perso interesse per la vittima» ipotizza l'esperta, «e che l'abbia
rimpiazzata». Più difficile, per Paola, liberarsi dell'ansia: «L'apprensione rimane» racconta. «Quando
cammino da sola mi guardo le spalle». Anna, commessa 42enne, s'imbatte nel suo aguzzino mentre cerca di
fare amicizia in chat. L'uomo, 40 anni, si presenta con il nome di Fabio e una foto falsa. Il primo incontro di
persona è sintomatico. L'uomo appare molto diverso dall'immagine online, ma inventa una scusa plausibile:
«L'ho ritoccata per esigenze professionali». Dopo un rodaggio lampo, un paio di mesi, scatta la convivenza.
Lui si trasferisce da lei: «Inizia a rivelarsi un parassita» ricorda Anna. «Mi controllava seguendomi». La
paranoia, presto, degenera: «Una sera mi ha fatto trovare la porta di casa sigillata con il silicone ». la vittima
01/10/2011 129Pag. Io Donna - N.40 - 1 ottobre 2011(diffusione:461946, tiratura:613180)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 38
subisce anche ripetuti danni all'automobile: sospetta di Fabio, ma non potendo provarlo sporge querela
contro ignoti. Due mesi d'inferno, poi Anna trova la forza di buttare il neo-convivente fuori di casa. La sua
reazione è urlata: offese a sfondo erotico, scritte con vernice sulla fiancata dell'utilitaria. Il secondo
avvertimento è più macabro: un uccello morto davanti al veicolo. La commessa, terrorizzata, chiede aiuto allo
sportello antistalking. La polizia persuade Fabio a desistere. Per Anna, rimangono la paura e i sensi di colpa:
«Mi sentivo sola e mi sono buttata con troppa leggerezza» confessa. Già, perché dietro l'adulatore virtuale si
celava il più implacabile dei secondini. Internet, non a caso, è il nascondiglio ideale per gli stalker sconosciuti.
Come difendersi? «Mai diffondere le proprie generalità sui social network» suggerisce la Baldry, «per non
essere rintracciabili». Se qualcuno riesce a bypassare la soglia di protezione, meglio bloccarlo subito: «Non
rispondendo alle email o agli sms di persone sconosciute o sgradite». E quando la situazione è fuori
controllo? «Vincere la paura, la vergogna e contattare il numero nazionale 1522, che indirizza al centro
antiviolenza più vicino. Conservare ogni traccia e informarsi, senza sottovalutare segnali che potrebbero
rivelarsi più seri del previsto». Francesca, 34enne milanese, capta dal secondo appuntamento che in Davide
c'è qualcosa di anomalo. I due, conosciutisi tramite amici comuni, non si erano mai incontrati prima. Lui
vorrebbe subito una relazione, lei prende le distanze. Il rifiuto scatena l'inverosimile: pedinamenti, biglietti
infilati sotto la porta con minacciosi "ti ammazzo". Oltre alle lettere, una raffica di telefonate: anche 80 al
giorno, piene di volgarità. Peggio, i blitz nel negozio dove Francesca lavora: «Mi insultava di fronte ai clienti e
al titolare» racconta. «Ho rischiato più volte di essere licenziata». Braccata per due mesi, trova il coraggio di
rivolgersi a Telefono Donna (info 02.366688, telefonodonna.it ). La denuncia ai carabinieri è percepita da
Davide come una sfida: le molestie si intensificano, finché i militari dell'Arma scoprono nel suo furgone un
arsenale di mazze da baseball e spranghe di ferro. L'uomo viene arrestato, mentre Francesca prova a
ricostruire la sua vita. «Era molto provata» ricordano le responsabili di Telefono Donna. «Quasi uno
scheletro».
01/10/2011 129Pag. Io Donna - N.40 - 1 ottobre 2011(diffusione:461946, tiratura:613180)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 39
Stefano Zappalà, partner di Norton Rose a Roma, racconta la sua carriera professionale Un quasi psicologo per il pf Nelle operazioni di fi nanza di progetto bisogna saper ascoltare Guida a Roma uno dei dipartimenti più complessi e dinamici di Norton Rose. Concepisce la professione
legale come un'opera di mediazione tra saperi, problemi e soluzioni, possibilmente che prevengano o
comunque riducano il tasso di litigiosità (scherzando si definisce un po' omeopata). Stefano Zappalà, romano,
legale d'affari, classe 1963, professionista acuto e dai modi molto British. Dal 2006 è in Norton Rose, e guida
il team romano che si occupa di project financing, ed operazioni cross border. «Ho la fortuna di lavorare a
stretto contatto con dei colleghi straordinari, che danno il cuore, sacrificando la propria vita privata, in uno
studio legale la cui cultura per la consulenza al cliente, la ricerca della soluzione non solo giuridicamente ma
anche economicamente più vantaggiosa, costituiscono le coordinate di ogni incarico» ci spiega nelle sale
seicentesche di palazzo Attolico, sede dello studio a Roma. Eppure, alla professione legale, Zappalà si è
avvicinato quasi come ripiego. «Mi ha sempre attratto la psicanalisi, però la carriera universitaria e gli studi
necessari a intraprendere questa professione mi sembravano tortuosi. La scelta di fare giurisprudenza è
venuta per analogia. Una professione in cui conta molto l'ascolto, il rapporto con gli altri, il sapere prendere le
responsabilità, l'intuizione». E così è stato. Interessato allo studio del diritto, Zappalà supera la prova scritta di
abilitazione al concorso in magistratura. Nell'attesa di sostenere l'orale, fa ingresso in uno studio italiano, con
sede negli Stati Uniti. Si trattava dello studio al tempo denominato Gianni Origoni e Tonucci, una delle prime
law firm italiane a sbarcare negli Usa. «Mi offrirono, e non potei rifiutare, di andare per un periodo a New
York. Un'esperienza fondamentale nella mia formazione, che mi mise a contatto con il mondo legale
anglosassone, nel quale subito mi riconobbi», ricorda. Anni nei quali ha acquisito il mestiere della mediazione
e della soluzione di grandi questioni, che tornarono utili al suo rientro a Roma. Non fu un caso, poi, che
tornato in Italia fu trasferito a Milano per seguire dall'interno l'ufficio legale di Ciga, una delle più prestigiose
società alberghiere mondiali. Sono anche anni nei quali Zappalà affina la sua competenza nel settore del
societario del capital market; poi, rientrato a Roma, si imbatte nel project financing. In particolare, anche
grazie all'esperienza maturata nel periodo di permanenza negli Stati Uniti, Zappalà segue importanti
operazioni nel settore delle infrastrutture e dell'energia. «Su questi clienti gestivamo in toto i vari aspetti;
dall'iter autorizzativo, alla disponibilità e verifica dei terreni; in vista della costruzione di un'operazione di
finanza di progetto». Un business partito nel 2000/2002 ed oggi quanto mai attuale. Nel 2006, e siamo al
recente passato, l'ingresso in Norton Rose, studio nella cui filosofia professionale e organizzativa Zappalà si
identifica pienamente.«Le aree di competenza dello studio sono varie, dal banking, in tutti i suoi aspetti
incluso il project financing e lo shipping finance, al corporate finance, al private equity, antitrust, contenzioso e
il fiscale. Ma è soprattutto l'organizzazione a rete, senza eccessive ripartizioni in dipartimenti, la grande molla
che ti porta davvero a lavorare in team, coinvolgendo colleghi e risorse di altri paesi su questioni sia nazionali
sia transnazionali». Una struttura che permette di rendere davvero omogeneo non solo l'approccio alle
questioni nei diversi mercati, ma di poter dare allo stesso cliente, in mercati diversi soluzioni coerenti ed
integrate. Tra le più recenti operazioni seguite da Zappalà con il suo team, la consulenza ad Edf per lo
sviluppo di progetti fotovoltaici in Veneto e in Sicilia e l'advisor legale per un gruppo di banche e finanziatori in
favore del Gruppo Avelar, società che realizza parchi eolici e che ha recentemente avviato un piano per il
mercato italiano nel settore delle energie rinnovabili. Tornando ai suoi settori, Zappalà segue clienti che sono
prevalentemente banche italiane ed estere in Italia, enti sovranazionali (Bei), enti partecipati dal settore
pubblico, come Cassa depositi e prestiti, fondi d'investimento. Sposato con due figli, è un grande lettore, di
generi ed autori diversi. Considera l'ambiente di lavoro e la relazione con i colleghi come la prima
componente del successo di uno studio. Guardando al futuro, chiara la sua visione: «Confermare Norton
Rose al top delle law firm davvero vincenti, capaci di offrire al cliente la soluzione migliore». Campione di
pattinaggio artistico, è curioso di mettersi sempre alla prova, dall'equitazione alle immersioni.
03/10/2011 33Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 40
Solareolica in Veneto Ha seguito l'operazione Solareolica Seconda srl, società costituita da EDF EN Italia
spa per il fi nanziamento in project fi nancing di 45,7 milioni di euro per la realizzazione di un impianto
fotovoltaico di 12,6 MW in Veneto
Il supporto alle banche Tra i clienti seguiti ci sono prevalentemente banche italiane ed estere in Italia, enti
sovranazionali (Bei), enti partecipati dal settore pubblico, come Cassa depositi e prestiti e fondi
d'investimento
La passione per la moto Divide il suo tempo libero tra le sue vecchie passioni: la fotografi a, la Bmw R100
oggi completamente restaurata, il cinema e la lettura (in particolare quelli storici) PROFESSIONISTA nato a
Roma il 9 luglio 1963 Avvocato, ha iniziato la sua attività professionale in Usa presso lo Studio Gianni Origoni
Tonucci. Rientrato in Italia è stato incaricato dallo studio di coprire il ruolo di responsabile degli affari legali
per l'Italia del gruppo Ciga Hotels. In Norton Rose dal 2006, è oggi uno degli 11 partner in Italia. Coordina a
Roma il team di Banking and Project Financing nel business energia e infrastrutture. LO STUDIO Fatturato
2010: Norton Rose è uno dei principali studi legali di matrice anglosassone presenti in Italia. Ha sedi a Roma
e Milano, dove operano, con gli 11 partner, complessivamente 70 avvocati. Lo studio ha una spiccata
competenza nei settori delle istituzioni fi nanziarie, energia, infrastrutture e commodities, trasporti, tecnologia,
farmaceutico e delle bioscienze, nell'ambito dei quali si occupa di tutti gli aspetti legali, seguendo grandi
gruppi italiani e le principali società estere presenti in Italia. Lo studio si occupa anche di real estate,
infrastrutture ed opere pubbliche. Nel mondo sono 2.600 gli avvocati di Norton Rose in 39 paesi. 11,5 milioni
di euro
03/10/2011 33Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 41
Al via il primo master in coaching Anche lo psicologo ha il suo allenatore Al via il primo master in coaching dedicato agli psicologi. Si tratta di un nuovo percorso di studi, creato dalla
Scuola di Palo Alto che si pone l'obiettivo di offrire alla comunità degli psicologi un contributo formativo
orientato allo sviluppo del profi lo professionale attraverso una serie di metodi operativi d e r i v a t i dalla
psicologia e dalle scienze aziendali. Il master, accreditato Ecm (Educazione continua in medicina), si
compone di un percorso base (che inizierà il 22 ottobre) e di un percorso avanzato (al via il 20 ottobre) e darà
diritto al conseguimento di 50 crediti formativi sia per il master base sia per quello avanzato, da attribuire,
rispettivamente, nel 2011 e nel 2012. Il ragionamento alla base della scelta di istituire questo percorso
formativo è che da un lato la domanda di coaching è in forte aumento da parte delle organizzazioni, dall'altro
manca ancora una offerta in grado di rispondervi effi cacemente, perché i professionisti che si propongono
sul mercato hanno un background tipicamente tecnico, che rischia di essere ineffi cace nelle relazioni di aiuto
volte alla soluzione di problemi o allo sviluppo delle potenzialità laddove è primario l'aspetto centrato sulla
persona e sull'aspetto psicosociale. Il master si articola in incontri mensili che avranno luogo nei fi ne
settimana. La struttura prevede che in ogni incontro venga dato spazio sia ai contenuti legati alla conoscenza
dei sistemi organizzativi, sia alle teorie e alla pratica del coaching.
03/10/2011 38Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 42
Enti previdenziali. Circa 3,6 miliardi di gestione diretta in titoli di Stato italiani Scelte diverse per i BTp in Cassa Per psicologi e farmacisti la maggiore esposizione rispetto agli attivi Psicologi e farmacisti sono le categorie che, in percentuale, hanno in portafoglio il più alto numero di titoli di
Stato italiani in gestione diretta. In valore assoluto, a guidare la graduatoria sono invece avvocati e medici. È
quanto emerge da un monitoraggio sui patrimoni delle Casse previdenziali italiane. Nel complesso
ammontano a 3,6 miliardi di euro i bond governativi italiani acquistati (e gestiti) direttamente dagli enti di
previdenza. Difficile invece quantificare la gestione affidata a terzi (Sgr), anche se per alcuni si è potuto
risalire a cifre realistiche.
Dove ci sono più BTp
Ammonta a 144 milioni di euro l'investimento in titoli di Stato italiani da parte della Cassa previdenziale degli
psicologi (Enpap) che, in percentuale sugli attivi, è pari al 23,11 per cento. Enpap è dunque al primo posto fra
gli enti pensione che hanno deciso di investire nel 2010 in via diretta sui bond governativi italiani. Un risultato
raggiunto nonostante la robusta sforbiciata realizzata: gli psicologi nel 2009 avevano un'esposizione sui titoli
di Stato ben più ampia, pari al 60% degli attivi. Un drastico calo realizzato dopo la dismissione l'anno scorso,
in due tranche, del BTp scadenza ottobre 2012 (4,25%), che in bilancio era iscritto a un valore di 197 milioni.
Sulla prima tranche messa sul mercato, si legge nel documento Enpap, è stata realizzata «una plusvalenza
lorda di 6,2 milioni di euro». A ridosso degli psicologi, nella classifica dei più investiti in BTp, ci sono i
farmacisti: la percentuale sugli attivi del 22,23% è quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente (2009),
passando da 151 a 316 milioni. Al terzo posto ci sono i legali: Cassa forense al 21,8% con 1,16 miliardi di
bond governativi acquistati e gestiti direttamente dall'ente. Non solo. Cassa forense è anche prima in valore
assoluto: dopo c'è Enpam, la cassa di medici e dentisti, il più grande ente pensione italiano con 11 miliardi di
patrimonio complessivo e che ha investito direttamente circa 1 miliardo in titoli di Stato della Penisola.
Le gestioni esterno
È bene ribadire un punto: gli enti previdenziali "scarichi" di bond governativi tricolore sono però esposti sugli
stessi in via indiretta attraverso gestioni affidate a case di investimento specializzate. In questo caso si danno
dei parametri in cui i gestori possono agire, senza penalizzare in maniera eccessiva l'autonomia di
movimento in entrata ed uscita dai singoli titoli o settori. È il caso per esempio dei giornalisti (Inpgi), geometri,
ragionieri, geologi e chimici (Epap) e degli spedizionieri (Fasc). Per i ragionieri in particolare c'è da segnalare
i 213 milioni di bond governativi italiani in gestione a New Millenium Previra World Conservative: quest'ultima
è una Sicav gestita da Banca Finnat e che ha come co-promoter Previra Invest Sim, società di
intermediazione mobiliare all'80% di proprietà di Cassa ragionieri. Tra le esposizioni indirette in BTp e affini
sono da segnalare poi i geometri (228,4 milioni), i medici (291 milioni) ed Epap (68 milioni).
La posizione Enasarco
Un discorso a parte va fatto per la Cassa di agenti di commercio e promotori finanziari. Enasarco ha una
gestione diretta in BTp di 25 milioni (dati al 2010). Inoltre possiede 363 milioni di titoli di Stato in gestione
esterna. Di questa cifra, l'investimento più rilevante è un BTp stripped da 263 milioni: il bond governativo
indicato è una delle componenti della nota Flexis e in particolare ne garantisce il capitale a scadenza. Nel
documento della Commissione bicamerale (19 gennaio 2011), a proposito di Flexis, si evidenzia un «capitale
protetto alla scadenza massima di 20 anni con possibilità di uscita senza penali dopo i primi sette anni».
Vitaliano D'Angerio
© RIPRODUZIONE RISERVATA Enpap al primi posto per titoli di stato italiani (in percentuale sugli attivi) La
gestione diretta dei titoli di Stato italiani da parte delle casse di previdenza al 31-12-2011; dati in euro
Casse (1) Enpap (psicologi) Enpaf (farmacisti) Cassa Forense (avvocati) Enpab (biologi) Cassa
Commercialisti Enpam (2) (medici) Enpaia (addetti all'agricoltura) Enpav (veterinari) Enpacl (consulenti del
01/10/2011 8Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 43
lavoro) Eppi (periti industriali) Enpapi (infermieri) Enasarco (3) (agenti di commercio) Inarcassa (ingegneri e
architetti) Totale
1) I titoli di stato italiani in gestione diretta sono compresi sia nelle immobilizzazioni finanziarie sia nelle
attività finanziarie nette (circolante); nella tabella non sono inseriti geometri, ragionieri, Epap, Fasc e Inpgi
perché al 31-12-2010 non avevano titoli di Stato italiani in gestione diretta; (2) 291,5 milioni in gestione a
terzi; (3) 363 milioni in gestione a terzi Fonte:elaborazione Analisi Mercati Finanziari su dati di bilancio
01/10/2011 8Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 44
Al via la terza edizione dell'iniziativa promossa dalla società Italiana psicologi Benessere psicologico , consulenze e seminari gratuiti insieme al Sipap La coordinatrice Favalli: «Ci auguriamo possa diventare un appuntamento fisso in tutta Italia Ottobre il tuo benessere non ha prezzo», a sostenerlo è la Sipap (Società Italiana psicologi area
professionale privata), che annuncia l'avvio della terza edizione del «mese del benessere psicologico» che
quest'anno si svolgerà anche a Latina. Dal primo al trentuno ottobre, infatti, si svolgeranno incontri e seminari
gratuiti finalizzati a diffondere tra le persone la cultura del benessere psicologico quale forma di prevenzione
migliore e adatta a tutte le età. «Siamo lieti che quest'an- «A no l'iniziativa si sia allargata, coinvolgendo altre
province e regioni d'Italia, non solo Roma» - afferma la psicologa Fiammetta Favalli, coordinatrice della Sipap
Lazio - «in collaborazione con la Provincia e il Comune di Roma, infatti, è partito nell'ottobre 2009 come
progetto pilota e si è esteso da quest'anno, ad altre province del Lazio, coinvolgendo nello specifico anche la
provincia di Latina oltre ad altre regioni d'Italia. Crediamo molto in questa iniziativa, in quanto troppo spesso
dimentichiamo che dal benessere psicologico dei singoli dipende quello di molte persone; penso ai familiari
delle persone con malattie gravi o non più autosufficienti, gli anziani ad esempio». Per partecipare
all'iniziativa del Sipap è possibile contattare il numero verde 800.592.625, che sarà attivo per tutto il mese di
ottobre. Per le chiamate dai cellulari, invece, è possibile contattare il numero 333.4027140. Un centralino sarà
operativo per raccogliere le prenotazioni degli interessati dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18,30. All'iniziativa
in oggetto hanno aderito i seguenti psicologi: Enrico Basso, Sara Cellini, Alessandra Graziani, Silvia Moroni,
Ilenia Palmieri, Elisa Pigini, Paola Prosperi, Roberta Riccardi, Antonella Scopelliti, Cinzia Sperlonga e Silvana
Valerio
30/09/2011 16Pag. La Provincia di Latina
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 45
Fa orrore vedere l'assimilazione del bambino con il malato di mente Cura e prendersi cura MassiMo Fagioli na giornalista osservò "Lei vive immerso nei sogni, ma vedo che ha, con la realtà, un rapporto sicuro". Non so
se è una immagine della memoria senza coscienza, ma penso che risposi "perché mi sveglio bene". Ora,
ricordando l'episodio so, con certezza che, pur sembrando un ricordo cosciente è, in verità, una memoria che
parla e dice che le parole: postmoderno, fatto, verità, realtà, interpretazione, opinione, sono ombre che si
muovono lentamente dentro una nebbia fitta. Non so; penso, suppongo, ritengo che la giornalista non avesse
pensato coscientemente, al movimento vegliasonno, sonno-veglia. È, certamente, un mio pensiero che pensa
di "vedere" il non immediatamente percepibile e... interpreta? Ma non riesco ed, in verità, non voglio
soggiacere né fare compromessi con le foschie che, sembrando nuvole, promettono una gradevole pioggia
d'estate. Vidi, tanto tempo fa, che erano fatte di polvere che contenevano batteri mortali che potevano entrare
nella mente e sconnettere i fili dei pensieri che si legavano l'uno all'altro, conseguentemente. Da sempre
chiedo a coloro che vengono per farsi interpretare i sogni, di fare il nesso tra un detto o un accadimento,
un'immagine ed un pensiero. Perché, dico, in ogni "fatto", meglio detto realtà percepibile, c'è un significato ed
anche un senso. E si può "vedere" leggendo il legame invisibile tra un'immagine e l'altra, tra un pensiero e
l'altro. Ed ora dovrei scrivere: non è logica razionale che usa il linguaggio articolato avendo... negato,
annullato il nesso con le immagini che non hanno parola. Le immagini che, nate dalla veglia, muoiono in un
tempo più o meno breve. Esse sono ricreazione che non è trasformazione. La realtà biologica resta sempre
la stessa perché non c'è la comparsa del pensiero che prima non c'era, come accade alla nascita. Uso il
termine verbale, modificazione, perché l'immagine onirica è diversa dal ricordo cosciente, ma l'esistenza del
pensiero, è sempre presente fin dalla nascita. magini dai contorni definiti. Penso che era inverno quando il
sole, forse offeso dall'anaffettività degli esseri umani, scompare dietro gli alberi del Gianicolo e la cupola di
S.Pietro. Molte ore, nell'aria scura, si presentavano coperte dal nero delle lenzuola che non erano più
bianche. Era aprile, infatti, quando fu pubblicata la sentenza che dava una identità al termine verbale:
psicoterapia. "Cura con il fine della guarigione". Ma fu il silenzio. Doveva giungere luglio per leggere due
righe che dicevano che colei, che si era definita psicoanalista, era stata condannata per abuso di professione
medica. Fu come un improvviso risveglio per una luce molto forte che aveva stimolato e messo in movimento
la realtà biologica che si era addormentata. E molti dissero, come persone che uscivano dalla perdita di
coscienza dell'ipnosi, "dove sono?" E, poi, "chi sono?". Il termine verbale, psicoterapia, comparso alla fine
dell'800 quando si tentava, senza successo, di curare l'isteria con l'ipnosi, era stato svuotato di senso quando
comparve quel titolo, Traumdeutung . Dettero all'autore l'immagine del "gigante del pensiero", che in verità
era un cartello che diceva "si prega di chiudere gli occhi". Era falso perché l'idea di far emergere il pensiero
senza coscienza, fu una prassi di Breuer che, noto medico, ebbe il coraggio di usare l'ipnosi con la nota Anna
O. Freud copiò il metodo che pensava soltanto alla abreazione o catarsi. Non c'era nessun pensiero di
possibilità di conoscenza del pensiero senza coscienza. E Freud inventò la parola psicoanalisi. psichiatra
Una "strana" cultura legò il termine verbale psicoterapia, all'idea di assistenza amichevole per derelitti che
non potevano fare "l'aristocratica psicoanalisi". E fu, per più di un secolo, l'incrocio dei due pali dello
spaventapasseri che, presto, ebbe la testa reclinata da un lato ed il cappello caduto nell'erba, perché non
c'era spina dorsale. Ma nessuno voleva vedere e, anche oggi, alcuni adorano il totem. Ed è difficile
comprendere nonostante che da tanti anni, per tante volte, fu dimostrato che nella psicoanalisi non c'è
nessuna cura perché non c'è, con quelle idee, nessuna possibilità di conoscenza. È facile pensare che, dopo
millenni di ideologia razionale e cristiana, ben pochi vogliono pensare a ciò che è stato definito: Inconoscibile.
Ed affermano, tuttora impassibili, che la malattia mentale è natura umana per cui è obbligo rassegnarsi e
convivere con essa. Ed io, da decenni, non comprendo perché non riescono a pensare che la conoscenza
del pensiero senza coscienza è possibile. È possibile portare la descrizione delle immagini oniriche
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 46
raccontate in termini verbali, ad un linguaggio che, avendo le lettere dello stesso alfabeto è diverso, perché
parla di immagini e pensieri che non hanno la manifestazione sensibile. Evidentemente nel nuovo linguaggio
che interpreta, non c'è la scissione del pensiero verbale dalle immagini. che nello psicoterapeuta ci sia
l'intenzione di curare per portare il malato alla guarigione. Penso alla mostruosità che giornalisti ed i
filopsicoanalisi hanno fatto per quarant'anni tentando di distruggere un medico, lo psichiatra che faceva
psicoterapia: scrivevano guru, santone, plagiatore, quindi truffatore. E, tra sonno e veglia, rivedo le righe in
cui Volpi racconta il pensiero di Heidegger, ripetendo le sue frasi che erano soltanto termini verbali:
"Agostino... autointerpretazione dell'esistenza cristiana... la fatticità della vita... si fa uso del termine esistenza
per indicare l'esserci del sé... nella scia dell'agostiniana inquietudo , con il nome di Becümmerung, di
preoccupazione". "Originario 'io sono'...". Ed erano periodi in cui i termini verbali si legavano l'uno all'altro
secondo la sintassi ma il senso, spezzettato, moriva. E giungevano le righe in cui le frasi fumose
esplodevano nella mente "La preoccupazione, o meglio l'essere pre-occupato, il latino curare ... diviene
quindi l'indicazione del carattere fondamentale della vita fattuale... l'inquietudine del vivere è dovuta al
carattere di framezzo che il curare assume". Ma l'immagine del ricordo non cancellava quei quattro segni,
cura, che potevano far comparire, nel pieno dell'autunno la primavera della giovinezza. Ma la mente senza
ragione fermò, subito, la mela offerta dalla vecchia che nascondeva la strega cattiva. Sorgen non riuscì a
nascondere la verità di due parole che svuotavano di senso e di movimento la prassi di cura. Era, prendersi
cura. E vidi anche la verità delle frasi che dicevano "modalità di incontro degli anti... che Heidegger analizza
e, soprattutto, il movimento (vale a dire la motilità... carattere da vivere). Forse, allora, piansi quando, senza
comprendere, sentii e seppi che Heidegger aveva guardato il movimento del corpo nello spazio, e con la
percezione della materia, aveva tentato di uccidere il pensiero che vede e comprende la vita umana nel
silenzio dei venti secondi che trascorrono dopo che il fotone tocca, colpisce, entra nella rètina. Sostanza
cerebrale che inizia a muoversi... senza modificare lo spazio in cui esiste. Lo vidi, ma non lo dissi in quei
tempi lontani. Sapevo che il "movimento" del feto nell'utero non era vita umana e, forse, volevo che i due
termini: vita, che non era più soltanto battito del cuore ma movimento che, legato al tempo, non era più
spostamento del corpo nello spazio, emergessero insieme nella loro nuova identità che nominava realtà non
percepibili perché non materiali. Erano state sempre chiamate "spirito, anima" che parlava, esplicitamente,
del regno misterioso detto inconoscibile. Il guardiano era la religione, cui la ragione si inchinava chiudendo gli
occhi. cultura dominante aveva lasciato cadere la palandrana luccicante dal pensiero geniale che copriva le
ossa scarnite delle spalle di Freud, Heidegger, Binswanger, Foucault. Forse, era stata smascherata la parola
libertà che, negli anni 60, conquistò le menti che nascondevano un irrazionale suicida che voleva rifondare il
cristianesimo primitivo. Forse perché l'aria che circonda i rapporti interumani era diventata più pulita,
comparve, tre, quattro, sei anni fa, al posto delle interpretazioni certe che facevano la cura, la domanda che
diceva "ma che accade, alla nascita, nei primi venti secondi?". Molti si turbarono, alcuni se ne andarono, altri
si confusero, qualcuno si dissociò nel pensiero verbale. Non so. Forse era un approfondimento dell'invisibile
della nascita umana. Ed ora sono certo che avevo realizzato un pensiero fuori dalla coscienza, che la teoria
della nascita non completamente verbalizzata portava soltanto alla guarigione dalla malattia. Trovare era
ritrovare la propria nascita sotto lo stimolo della luce. Così avevo scritto quaranta anni fa. Dare un nome alle
"cose" non era la parola cura nel suo senso nuovo di non essere preoccupazione, inquietudine. E queste due
ultime parole sono le sorelle invidiose di Psiche che dicono di prendersi cura perché la guarigione non esiste.
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 47
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
15 articoli
Per i servizi locali più poteri all'Antitrust Garantire più concorrenza nei servizi pubblici locali, aprire il mondo delle professioni, ridurre l'invadenza della
Pubblica amministrazione. È un mix di interventi in più direzioni il capitolo su "Liberalizzazioni e
semplificazioni" messo a punto delle associazioni del mondo imprenditoriale. Tra i punti di partenza c'è
l'istituzione di autorità indipendenti nei settori che ne sono privi, a partire dai trasporti. Di pari passo va la
necessità di trasformare l'Agenzia delle risorse idriche in un'Autorità indipendente, affidandole anche la
competenza sul settore del ciclo dei rifiuti.
Spazio centrale ai servizi pubblici locali. I principi affermati con la manovra di agosto vengono considerati
una buona base di partenza, ma sono «in parte inefficaci perché privi di meccanismi che ne assicurino
l'enforcement». Di qui la proposta di attribuire all'Antitrust un vero e proprio potere vincolante di verifica degli
orientamenti di liberalizzazione e di gestione concorrenziale del Spl. Di stretta attualità anche il riferimento
all'articolo 41 della Costituzione che il governo è intenzionato a modificare per far valere il principio in base al
quale «è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge».
Per raggiungere l'obiettivo, spiegano le imprese, bisogna eliminare il corpus di leggi che vanno
controcorrente. «Attribuendo a uno specifico soggetto il compito e le responsabilità di individuare le
disposizione abrogate». Al tempo stesso, «vanno eliminate le eccezioni all'abrogazione previste per alcuni
settori economici» e la «facoltà attribuita al governo di sottrarre, in base a generiche ragioni di interesse
pubblico, singole attività alla liberalizzazione».
Sui servizi professionali - è il messaggio - occorre sicuramente più coraggio. Anche in questo caso la
manovra di agosto ha posto principi condivisibili, con effetti però «incerti e rinviati nel tempo». L'idea chiave
resta il divieto di fissare tariffe (fisse o minime) e l'obbligo di presentare un preventivo scritto al cliente.
Andrebbe inoltre prevista la possibilità di costituire società di capitali e il governo, attraverso delega, dovrebbe
varare una riforma per ridurre il numero degli ordini professionali rafforzandone i compiti di garanzia di qualità
dell'offerta.
Fitto anche il capitolo sull'ingerenza della burocrazia. In questo caso si punta sul completamento delle
semplificazioni amministrative, sull'obbligo per tutte le Pa di pubblicare su internet l'elenco dei propri
procedimenti. Le associazioni puntano dritto, inoltre, sul divieto di introdurre oneri non compensati dalla
cancellazione di quelli esistenti. Va inoltre «favorita l'operatività delle Agenzie delle imprese».
© RIPRODUZIONE RISERVATA IlboomdelleSpa locali
01/10/2011 3Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 49
Il manifesto delle imprese LE MOSSE DELL'ESECUTIVO Il Governo rilancia il dialogo Maroni: parliamo di tutto ma non di pensioni d'anzianità - Matteoli: teniamo aperto il rapporto LE PROSSIMETAPPE Riprende in settimana il confronto sul decreto infrastrutture e semplificazioni ma il semplice rilanciodei tavoli non basta alle imprese ROMA
«Parliamo di tutto ma non di pensioni di anzianità». Per Roberto Maroni, ministro dell'Interno, la discussione
con Confindustria è «sacrosanta» su tutte le misure da intraprendere in questo momento di crisi economica.
A patto però di non affrontare le proposte previdenziali degli imprenditori. Il Governo non chiude alle imprese
e prova, almeno con alcuni dei suoi esponenti, a rilanciare il dialogo. Pronto a mantenere vivo il confronto con
le imprese anche il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, che ieri a Genova ha precisato che il
confronto «è indispensabile per chiarire le posizioni e soprattutto la situazione». Auspicio formulato anche dal
ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Allo stato dell'arte però appare difficile che le imprese
possano accettare di proseguire ancora nel confronto portato avanti dal Governo con il metodo dei tavoli.
Soprattutto se le richieste avanzate non dovessero tramutarsi in provvedimenti concreti e non certo di
facciata, come già annunciato.
Le prossime due settimane saranno decisive per capire quali misure del manifesto delle imprese potrebbero
essere compatibili con le scelte che il Governo vorrà adottare per rilanciare con il decreto legge sulla crescita
più volte annunciato e con la legge di stabilità. Le proposte delle imprese che sulla carta potrebbero avere
possibilità di una rapida attuazione sono quelle sulle infrastrutture, almeno in parte. Sul project financing la
discussione è già avviata sulla necessità di attrarre capitali privati, soprattutto con il ricorso agli incentivi fiscali
con la cosiddetta "Tremonti infrastrutture". Motivi di cassa potrebbero, invece, rendere difficile una proroga
immediata del bonus del 55% sull'efficienza energetica. Ma la partita si giocherà probabilmente, come lo
scorso anno, con la legge di stabilità.
Del capitolo infrastrutture tra le misure del manifesto delle imprese con meno chance di attuazione spicca
soprattutto la richiesta di interruzione del calo dei fondi pubblici. Mentre sul fronte delle liberalizzazioni
destinata a rimanere nella lista dei desiderata sono le autorità su trasporti e acqua. Con più di una difficoltà
potrebbe marciare la liberalizzazione delle professioni. Prosegue invece il processo di modifica
"costituzionale" sulla libertà d'impresa: la riscrittura dell'articolo 41 è all'esame dell'Aula della Camera.
Carta costituzionale che la prossima settimana sarà rivista anche su un'altra modifica sostenuta, anche se
con alcuni distinguo, da governo, maggioranza e opposizioni: la regola d'oro del pareggio di bilancio in
costituzione da introdurre nell'articolo 81. Una norma che potrà mettere sotto controllo una volta per tutte la
spesa pubblica. Su questa materia settimana decisiva anche per il taglio dei fondi ai ministeri dopo
l'emanazione del Dpcm con la ripartizione del taglio da 7 miliardi deciso dalla manovra estiva. I ministeri
dovranno decidere dove e quali fondi tagliare e li dovranno comunicare al Tesoro per la messa a punto della
legge di stabilità.
Sul fronte fiscale le imprese chiedono certezze sul bonus ricerca. Il credito d'imposta previsto dal Dl sviluppo
è operativo dai primi di settembre, mentre sono ancora fermi al palo i bonus investimenti e quello assunzioni
al Sud. Le imprese chiedono anche di giocare d'anticipo sulla delega fiscale. A partire dallo sconto Ires per le
capitalizzazioni delle imprese. Tra le misure fiscali ad altissima difficoltà di attuazione allo stato attuale
sembra esserci la patrimoniale, così come gli sconti Irap sul lavoro con un aumento delle deduzioni del cuneo
fiscale. Con la possibile beffa sempre dietro l'angolo in caso di applicazione della clausola di salvaguardia in
caso di mancata attuazione della riforma fiscale: il taglio delle agevolazioni fiscali e assistenziali per garantire
all'Erario 20 miliardi a regime.
M. Mo.
02/10/2011 5Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 50
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Malgrado i tagli annunciati tra il 2001 e il 2010 la spesa pubblica al netto degli interessi è cresciuta dal 41,8 al
46,7% del Pil
SPESA PUBBLICA 1 ATTUAZIONE SEMPLICE
Spending review rapida
Prima la manovra di luglio e poi quella di Ferragosto per ridurre la spesa pubblica hanno posto l'accento sulla
necessità di arrivare in tempi rapidi a un processo di spending review dei costi sostenuti dalle amministrazioni
centrali dello Stato.
Pareggio di bilancio
Giudizio positivo anche sull'obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione che in settimana avvia il suo iter
alla Camera
2 ATTUAZIONE COMPLESSA
Tagli ai ministeri
Anche se il taglio di 7 miliardi sui fondi dei ministeri per il 2011 è ormai irrinunciabile, ciò che preoccupa le
imprese è la logica del taglio indiscriminato e che nei prossimi giorni sarà esplicitato da ogni singolo
dicastero.
Spesa sanitaria
Occorre poi una maggiore efficienza della spesa sanitaria cresciuta da 67,5 miliardi a 113,5 tra il 2000 e il
2010. Infine va ridotta la spesa per gli acquisti di beni e servizi.
3 ATTUAZIONE DIFFICILE
Costi della politica
Oltre al taglio immediato delle pensioni di anzianità, tra le misure più volte annunciate, ma nei fatti sempre
rinviate nel tempo, spiccano i tagli ai costi della politica.
Eliminazione delle province
Bocciata dal mondo delle imprese la modalità del taglio delle province rinviata a un Ddl costituzionale.
Inoltre, il Ddl presentato dal Governo non elimina le province tout court ma alla fine le trasforma in altri enti
con tanto di organi e personale.
Accelerare sulla riforma fiscale giocando d'anticipo sull'aiuto alla crescita. Sgravi Irap e Irpef coperti da una
patrimoniale
FISCO 1 ATTUAZIONE SEMPLICE
Lotta al nero
L'uso del contante è limitato a 2.500 euro. Le imprese chiedono di ridurlo a 500 euro
Regimi speciali
La delega fiscale chiede di rivedere i regimi forfetari per sostenere le sturt up. In questo senso va vista la
tassazione al 5% per gli under 35
Ricerca e innovazione
È il solo bonus del Dl sviluppo reso operativo. Va reso automatico
2 ATTUAZIONE COMPLESSA
Investimenti e assunzioni
Ci sono da attuare gli altri due crediti d'imposta previsti dal decreto sviluppo a sostegno dei nuovi
investimenti e delle assunzioni al Sud .
Aiuto alla crescita economica
Era in dirittura d'arrivo a maggio con il Dl sviluppo. Poi lo sconto Ires per chi immette capitale in azienda per
rafforzare il prprio patrimoni è rimasto nella delega fiscale. L'Ace andrebbe differenziato per i "piccoli" come fu
fatto per la Dit e Superdit.
02/10/2011 5Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 51
3 ATTUAZIONE DIFFICILE
Patrimoniale
Per coprire i 6 miliardi di sgravi Irpef e Irap chiesti dalle imprese viene chiesta una patrimoniale del'1,5 per
mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari, con un'esenzione per i patrimoni inferiori a 1,5 milioni.
Riduzione Irap
Le imprese chiedono un aumento delle deduzioni forfetarie del cuneo fiscale. Il rischio, al contrario, potrebbe
essere un taglio nel processo di semplificazione delle tax exependitures
Il manifesto chiede di procedere con «massicce dismissioni» del patrimonio immobiliare e «ampie
privatizzazioni» dei servizi pubblici
DISMISSIONI 1 ATTUAZIONE SEMPLICE
Parametri di virtuosità
La manovra estiva ha introdotto una serie di parametri di virtuosità per esentare gli enti locali «migliori» dal
contributo alla manovra. Tra i parametri ci sono anche le dismissioni di società.
Gli incentivi
Le cessioni di quote saranno incentivate con due tranche da 250 milioni all'anno per investimenti distribuite
fra i Comuni più attivi nelle liberalizzazioni.
2 ATTUAZIONE COMPLESSA
Mattone di Stato
I progetti dell'Economia puntano molto sulle dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato, spesso male
utilizzato e gravato da importanti costi di gestione. Ma la partita è complessa.
Patrimonio degli Iacp
Tra le ipotesi rilanciate più di una volta, ci sono anche i progetti di dismissione delle case popolari, con
prelazione all'acquisto per il locatario attuale, che però non sono mai decollati davvero
3 ATTUAZIONE DIFFICILE
Cessioni obbligate
È complicato mettere in conto effetti significativi dalle norme sulle dismissioni obbligatorie previste dalle
ultime manovre. In particolare, le manovre estive hanno accelerato l'obbligo di cedere le partecipazioni
societarie per i Comuni fino a 50mila abitanti. Rimane, però, la clausola di salvaguardia per le società che
hanno i conti in ordine, con il risultato che il mercato si dovrebbe accontentare delle aziende locali decotte
Servizi pubblici locali, semplificazioni, professioni, Authority indipendenti sono al centro del capitolo
liberalizzazioni
LIBERALIZZAZIONI 1 ATTUAZIONE SEMPLICE
Libera concorrenza
Governo già al lavoro sull'abrogazione delle disposizioni contrarie alle modifiche dell'articolo 41 della
Costituzione che estenderanno il principio di libera concorrenza. Il ministero della Semplificazione studia a
questo scopo un nuovo "taglia-leggi".
Nelle Regioni
Con tempi diversi, anche le Regioni saranno chiamate a indicare le restrizione abrogate.
2 ATTUAZIONE COMPLESSA
Liberalizzazione delle professioni
Sono 30 anni anni che si parla di liberalizzare il sistema ordinistico. Da ultimo la manovra di luglio che voleva
abrogare l'esame di Stato
Tariffe minime
Eliminate da Bersani nel 2006; la riforma dell'avvocatura (ora ferma alla camera) le sta reintroducendo
02/10/2011 5Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 52
Le società di capitali
Alcuni ordini temono che il rapporto di fiducia con il cliente si trasformi in mero rapporto economico
3 ATTUAZIONE DIFFICILE
Autorità trasporti
Il Governo non ama le Authority e si è sempre detto contrario a costituirne di nuove. Quella per i trasporti era
stata richiesta anche dall'Antitrust. Il governo ha optato per un'Agenzia ferroviaria e un'Agenzia stradale:
soggetti deboli rispetto alle liberalizzazioni in arrivo.
Autorità acqua e rifiuti
Stesso discorso per la nuova Agenzia delle risorse idriche: è un organo debole in termini di poteri regolatori.
Per le infrastrutture richiesto uno stop al calo delle risorse pubbliche e incentivi per i capitali privati. Proroga
dello sgravio del 55%
INFRASTRUTTURE 1 ATTUAZIONE SEMPLICE
Il decreto sul project financing
Discussione già avviata su regole e incentivi fiscali per attrarre capitali privati. Finiranno nel decreto legge
sulla crescita a metà ottobre. Le imprese hanno già presentato proposte all'esame del Governo
I fondi per il Mezzogiorno
Sulla necessità di accelerare la spesa dei fondi Sud, la sterzata del ministro Fitto con la minaccia di revocare
i fondi produce buoni risultati. Presto altre puntate del piano Sud.
2 ATTUAZIONE COMPLESSA
La proroga del 55%
Non è scontata ma viene data come possibile anche al ministero dell'Economia la proroga agli incentivi per
gli interventi agevolati per l'efficienza energetica. Difficile però una decisione che li renda strutturali fino al
2020
L'accelerazione sul Cipe
Teoricamente l'accelerazione dell'attuazione delle delibere Cipe è stata già proposta: l'Economia deve
mettere a disposizione i fondi in 60 giorni. Via XX settembre resiste.
3 ATTUAZIONE DIFFICILE
I fondi pubblici in calo
Il manifesto chiede che si interrompa la riduzione della spesa pubblica per investimenti, ma il Governo
confermerà la riduzione all'1,4% del rapporto investimenti pubblici/Pil
La revisione del titolo V
È una riforma sacrosanta che molti invocano quella che definisca con chiarezza le competenze dello Stato e
delle Regioni in materia di opere strategiche. Il clima politico, dentro e fuori la maggioranz a, non rende facile
l'operazione.
Foto: Linea comune per la crescita. Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Ania, Alleanze delle cooperative
italiane sono le associazioni firmatarie del manifesto "Progetto delle imprese per l'Italia" presentato venerdì a
Roma. Cinque i punti messi al centro dell'agenda per la crescita: pensioni, tasse, privatizzazioni,
liberalizzazioni, infrastrutture. Nella foto , al tavolo, da sinistra, Luigi Marino, Emma Marcegaglia, Ivan
Malavasi, Giuseppe Mussari e Fabio Cerchiai
02/10/2011 5Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 53
Sanità, la grande fuga dei manager Lasciano altri direttori: "Stipendio basso". E si punta sui pensionati I tagli decisi a livello nazionale nonrendono convenienti gli incarichi LELLO PARISE FUGA dalla sanità. O qualcosa del genere. I manager chiamatia vestirei panni di direttori amministrativi e
sanitari all'interno delle Asl e degli istituti di ricovero e cura, decidono di tirare i remi in barca: «Guadagniamo
troppo poco».
Sì, insomma, il gioco (pericoloso) non vale la candela. Gli ingaggi, fra tagli statali e regionali, dimagriscono
del 30 per cento.
Finisce che i capi di un'azienda si ritrovano a percepire buste paga più basse rispetto a quelle, per esempio,
dei primari. E' come se l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, intascasse meno dei suoi
dirigenti.
Il primo campanello d'allarme lo fanno squillare nella Asl del capoluogo pugliese, Massimo Giuseppe Mancini
e Gregorio Colacicco: sono nell'ordine responsabili dei settori amministrativo e sanitario. Da oggi levano le
tende per rientrare a Taranto. Là dove si fanno insistenti le voci che danno in libera uscita dalla Asl il direttore
sanitario, Maria Leone. Intanto da martedì 4 ritorneràa lavorare- alla Asl di Bari, in questo caso- Francesco
De Nicolo: lascia, forse con qualche rimpianto o forse no, la poltronissima di direttore amministrativo
dell'istituto tumori "Giovanni Paolo II".
Nessuno esclude che, come affetto da una malattia contagiosa, qualcun altro possa fare la stessa scelta. Si
tratta di una brutta gatta da pelare, per direttori generali e assessore alla Salute. All'ombra del piano di rientro
dal deficit, che semina lacrime e sangue lungo il fronte dell'assistenza sanitaria. Proprio Tommaso Fiore era
come se, prima di tutti quanti gli altri, avesse recitato il ruolo del facile profeta e, perciò, si era dato da fare
perché fosse evitato il peggio: l'articolo di una legge regionale agganciava il trattamento economico per le
cosiddette posizioni apicali a quello fissato dal contratto collettivo, cui fanno riferimento i primari, appunto,
come gli altri direttori di area.
Tutta gente che per questo subisce tagli alle retribuzioni non superiori al 10 per cento.
La Corte costituzionale tuttavia, bolla la norma come illegittima: garantire stipendi senza una copertura
finanziaria degna di questo nome, è un lusso sbugiardato dai conti di una sanità disastrata. Il risultato? I
manager, che avrebbero dovuto incassare una cifra vicina ai 125mila euro, non oltrepassano quota 90mila;
quanto ai dg, i compensi scendono da 150mila a 115mila euro.
Già in queste ore potrebbe riprovarci, l'assessore Fiore: a tappare la falla, Consulta permettendo. Ma come
stanno le cose, il dg di Asl Bari Domenico "Mimmo" Colasanto cammina su un terreno minato. Con gli amici,
si sfoga: «Non posso governare questo manicomio da solo». Si sarebbe preso un paio di settimane di tempo,
prima di tirare fuori gli identikit dei nuovi direttori, amministrativo e sanitario. Che, alla fine, saranno
selezionati pescando nel mare magnum dei primari in pensione. Perché sembra che tra i papabili allineati nei
rispettivi albi professionali, nessuno dei "veterani" sia disposto a salire sugli scudi a prezzi di saldo.
Nemmeno un trentenne-quarantenne, che pure sarebbe stimolato a scendere in campo. La spiegazione è
semplice: non figura tra i "nominabili", di cui fanno parte esclusivamente professionisti che devono avere sulle
spalle almeno cinque anni di esperienza nella pubblica amministrazione. Ha ragione Svimez: il Sud,
compreso il mondo della sanità, è un paese per vecchi.
Le strutture ASL BARI Da oggi non sono più in servizio né il direttore sanitario né quello amministrativo. Il dg
Colasanto ( foto a destra) nominerà i successori fra un paio di settimane ONCOLOGICO Si dimette il direttore
amministrativo dell'istituto tumori "Giovanni Paolo II" Francesco De Nicolo. Da martedì 4 ritornerà a lavorare
ad Asl Bari ASL TARANTO Maria Leone, direttore sanitario, sarebbe pronta a dimettersi. La motivazione,
come per altri manager, è sempre la stessa: guadagniamo troppo poco
01/10/2011 2Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 54
Foto: SCONTRO I manager della sanità lentamente stanno rinunciando gli incarichi a causa del livello di
stipendio
01/10/2011 2Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 55
RILA NCIO LA CONTROMOSSA Imprese, il manifesto anticrisi Pensioni, f isco, infrastrutture, patrimonio e liberalizzazioni: "Ecco cinque cose da fare subito" Della Vallecompra spazi su alcuni giornali «Dalla politica spettacolo indecente» ROBERTO GIOVANNINI ROMA Ieri tutto il fronte delle associazioni dei datori di lavoro dagli industriali di Confindustria ai banchieri dell'Abi,
dagli assicuratori dell'Ania, dalle cooperative al mondo del commercio e dell'artigianato raccolto in Rete
Imprese Italia - ha presentato il «Progetto imprese per l'Italia». Cinque priorità per scegliere «tra crescita o
declino», dalle pensioni al fisco, dalle privatizzazioni alle infrastrutture. Nei contenuti il tono è perentorio, ma
la minaccia non è di quelle terribili: «Se non ci saranno risposte - avverte Marcegaglia - abbandoneremo i
tavoli per la crescita». Nell'operazione «Progetto imprese» si sente lo spirito della mediazione, indispensabile
a conquistare la firma di tutte le sigle imprenditoriali in calce al testo elaborato inizialmente da Confindustria. Il
presidente di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi spiega che «non intendiamo sostituirci ai compiti del governo,
ma chiediamo di agire senza indugi». «Non siamo qui per mettere in crisi il governo», dice il presidente
dell'Abi Giuseppe Mussari. Più chiaro di tutti il capo dell'Alleanza delle cooperative, Luigi Marino: «non
vogliamo che il governo interpreti il nostro documento comune come una sfida o una sfiducia all'esecutivo».
Sulle pensioni, il manifesto propone un aumento dell'età pensionabile per tutti a 65 anni, la riforma delle
pensioni di anzianità, l'abolizione di tutti i regimi speciali. Sul fisco, si chiede di tagliare il costo del lavoro per
favorire le assunzioni. Ma anche incentivi all'innovazione e al salario di produttività, un taglio dell'Ires legato
alle iniezioni di capitale fresco nell'impresa. Contro l'evasione, un limite di 500 euro per i pagamenti in
contanti in funzione anti-evasione, premi fiscali per far emergere il sommerso e l'indicazione dello «stato
patrimoniale» nelle dichiarazioni dei redditi. Ma c'è anche una patrimoniale per abbattere Irpef e Irap: l'1,5 per
mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari, esentando i patrimoni sotto 1,5 milioni. Poi, bisogna vendere tutto
il patrimonio immobiliare di Stato ed Enti locali, con proventi da usare per investimenti. Liberalizzazioni
generalizzate, vietando tariffe e riformando gli ordini professionali. Massiccia semplificazione burocratica e
riforma della giustizia civile; sulle infrastrutture, bisogna coinvolgere la finanza privata e selezionare le opere.
Infine, prorogare fino al 2020 gli incentivi per l'efficenza energetica. A parte il ministro Paolo Romani, più
conciliante, il titolare del Welfare Maurizio Sacconi boccia la patrimoniale, e spiega, polemicamente, che nel
documento non si parla «del rattrappimento del credito» e della «commistione tra grandi banche e grandi
imprese». Pierluigi Bersani dice che «alcuni dei punti, a partire dal fisco» sono in sintonia con le proposte del
Pd, mentre Pierferdinando Casini plaude senza condizioni. E se Raffaele Bonanni afferma che «hanno fatto
bene le imprese a presentare un manifesto comune per la crescita che per molte parti condividiamo»,
Susanna Camusso «apprezza lo sforzo», ma chiarisce che «su pensioni e privatizzazioni non può esserci
alcuna convergenza, perché si continuerebbe a scaricare sui lavoratori il prezzo della crisi». E intanto, Diego
Della Valle acquista su alcuni giornali pagine di pubblicità per criticare «lo spettacolo indecente» di una
«classe politica che si è allontanata dalla realtà». «Alla parte migliore della politica e della società civile che si
impegnerà a lavorare in questa direzione diremo grazie. A quei politici che si sono invece contraddistinti per
la totale mancanza di competenza e di amor proprio per le sorti del Paese saremo sicuramente in molti a
voler dire «vergognatevi».
Foto: Emma Marcegaglia
Foto: Giuseppe Mussari
Foto: Presidente dell'Abi:
Foto: l'associazione raccoglie 1.075 associati, fra cui 757 banche e 230 intermediari finanziari
Foto: Numero uno di Confindustria: l'associazione raggruppa 146.046 imprese per un totale di 5.439.195
addetti
01/10/2011 6Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 56
Foto: Luigi Marino
Foto: Presidente di Alleanza delle cooperative italiane, l'associazione fondata nel 2011 rappresenta 43 mila
imprese in Italia, con 1,2 milioni di persone occupate
Foto: Fabio Cerchiai
Foto: Ivan Malavasi
Foto: È alla guida dell'Ania:
Foto: l'associazione fondata nel 1944 delle imprese assicuratrici che raggruppa 181 soci
Foto: Al timone della Rete imprese Italia può contare su 2,6 milioni di imprese associate, quasi 15 milioni di
addetti
01/10/2011 6Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 57
Il Comune si schiera a difesa del tribunale Giancarlo Bongioanni Il presidente degli avvocati albesi apprezza l'iniziativa del Comune Il Consiglio
comunale di Alba ha approvato all'unanimità un ordine del giorno con il quale si oppone «ad ogni ipotesi di
soppressione o riduzione del tribunale e degli uffici della Procura», chiedendo il mantenimento della sede di
Alba. A questo scopo gli amministratori si sono impegnati a mobilitare tutti i Comuni della circoscrizione, gli
Ordini professionali, le categorie economiche e sociali del territorio. Sostengono di essere diposti a
collaborare ad «ogni ipotesi di razionalizzazione delle attività giudiziarie che preveda un potenziamento del
tribunale di Alba anche attraverso l'accorpamento a quest'ultimo di altre sedi». Il documento sarà inviato ai
sindaci, ai parlamentari, agli eletti di ogni organo rappresentativo per chiedere che «affianchino il Comune
nella difesa dei diritti del territorio». Ricordano che il tribunale di Alba ha competenza su 80 Comuni con 200
mila abitanti, un territorio di 1332 km quadrati, «dimensioni ben superiori a tanti tribunali di capoluoghi di
provincia, salvaguardati dai provvedimenti». Fanno riferimento ai carichi di lavoro, al tessuto economico con
aziende multinazionali, carenza di collegamenti. Il sindaco Maurizio Marello: «Non dovremmo correre il
rischio di soppressione, perché il nostro non è un tribunale minore». Il presidente degli avvocati albesi,
Giancarlo Bongioanni: «Apprezziamo molto l'iniziativa del Comune. Un tribunale che funziona è anche un
polo di attrazione per le aziende».
02/10/2011 69Pag. La Stampa - Cuneo(diffusione:309253, tiratura:418328)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 58
LE PROPOSTE I risparmi sulla spesa pubblica per finanziare il taglio delle tasse Pensioni e infrastrutture così il rilancio dell'economia Tra le cinque priorità riforme strutturali e misure a costo zero ROMA - Sono cinque le grandi «questioni prioritarie» individuate dal mondo delle imprese per portare l'Italia
fuori dalle sabbie mobili della crisi. Cinque capitoli a loro volta suddivisi in una serie di misure. Ci sono le
grandi riforme, come quella delle pensioni e quella del fisco. Due misure che le imprese considerano
collegate, perché intervenire sul sistema pensionistico nel tempo porterà consistenti risparmi. Tutte risorse
che servono per tagliare la pressione fiscale arrivata a livelli record. Per ridare competitività e ossigeno,
secondo il documento, occorre ridurre per prima cosa le tasse sulle imprese e sul costo del lavoro e avviare
una riduzione dell'Irpef sui redditi bassi. Pur di vedere l'asticella del fisco abbassarsi sulla produzione, le
imprese dicono sì a una misura sinora osteggiata: l'introduzione di una patrimoniale sui redditi delle persone
fisiche. Da una più stringente lotta all'evasione fiscale (compreso il divieto di fare acquisti in contanti superiori
ai 500 euro) e dalla cessione di immobili pubblici sia dello stato che degli enti locali, possono arrivare altre
risorse preziose. Poi ci sono le riforme a costo zero: le semplificazioni delle procedure, le liberalizzazioni, la
certezza del contesto normativo e tempi più rapidi per la giustizia civile. Essenziale, infine, per modernizzare
il Paese, soprattutto la parte in eterno ritardo ovvero il Mezzogiorno, un rilancio del piano infrastrutture, con
una ricognizione delle opere cantierabili e l'individuazione delle priorità d'interesse europeo e nazionale.
PENSIONI
Elevare l'età di uscita dal lavoro tagli economici all'anzianità La riforma previdenziale abbozzata dalle
imprese si compone di tre punti. 1) Elevare l'età pensionabile. In particolare, come nel pubblico impiego
andrebbe portata a 65 anni dal 2012 l'età per la pensione di vecchiaia delle donne nel settore privato.
Occorrerebbe poi anticipare al 2012 l'avvio dell'aggancio automatico dell'età pensionabile alla speranza di
vita. Per quantro riguarda il sistema contributivo, l'indicazione è portare a 62-68 anni la forcella di età di
pensionamento flessibile prevista nel regime contributivo (attualmente va dai 57 ai 65). 2) Riforma dele
pensioni di anzianità. La proposta è piutto- sto drastica: abolire il pensionamento anticipato, permettendolo
solo con una correzione attuariale della prestazione commisurata agli anni d'anticipo rispetto all'età di
vecchiaia (65 anni per tutti e gradualmente incrementata in base all'aumento della speranza di vita). In altre
parole chi lascia il lavoro prima di questo limite dovrebbe avere una penalizzazione economica. Bisognerebbe
poi prevedere un regime transitorio per il calcolo della pensione ovvero della valorizzazione dei versamenti
contributivi di coloro che matureranno il requisito dei 40 anni di anzianità entro i prossimi 4 anni In ogni caso,
la pensione non può essere erogata prima dei 62 anni. 3) Abrogare tutti i regimi speciali: i privilegi dovrebbero
essere cancellati dal 2012.
LIBERALIZZAZIONI
Ordini professionali da riformare Authority ad hoc per i trasporti Si articola in nove punti la proposta su
liberalizzazioni e semplificazioni. 1) Liberalizzare trasporti e servizi pubblici locali, con l'istituzione di
un'Autorità dei trasporti e il rafforzamento dell'Antitrust. 2) Liberalizzare le attività economiche, anche con
l'affermazione del principio di libera concorrenza nell'articolo 41 della Costituzione. 3) Liberalizzare i servizi
professionali, con il divieto di tariffe fisse e minime, la possibilità di costituire società di capitali e la riduzione
del numero degli Ordini professionali. 4) Assicurare regole omoge- nee per le attività di impresa su tutto il
territorio nazionale, in particolare riportando allo Stato la competenza esclusiva su materie come energia e
infrastrutture. 5) Puntare su poteri e meccanismi sostitutivi per superare veti e inerzie. 6) Implementare le
misure già adottate, attribuendo a un ministro o altra autorità il compito di verificare lo stato di attuazione delle
semplificazioni. 7) Completare le semplificazioni amministrative e normative. 8) Semplificare il dialogo tra
imprese e pubblica amministrazione, con il ricorso alle nuove tecnologie. 9) Accelerare i tempi della giustizia
civile.
01/10/2011 7Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 59
FISCO
Meno contanti contro l'evasione patrimoniale da sei miliardi La prima indicazione delle imprese è attuare
immediatamente la delega fiscale presentata dal governo, perché «se si ingenerasse il sospetto che si
intende rinviare la delega a dopo una qualche scadenza elettorale le conseguenze per l'Italia sarebbero
gravissime». Nel dettaglio, le indicazioni contenute nel documento sono sei. 1) Recupero della competitività
attraverso la riduzione del costo del lavoro (si ipotizza il raddoppio degli attuali importi forfettari per la
deduzione per cuneo fiscale). 2) Stimolo alla produttività, alla ricerca ed all'innovazione, da perseguire
attraverso uno stru- mento fiscale automatico che incentivi gli investimenti in ricerca e con sgravi fiscali stabili
per la parte di salario legata alla produttività. 3) Rafforzamento patrimoniale dell'impresa con un apposito
aiuto fiscale. 4) Certezza del diritto, in particolare attraverso norme che stabiliscano il confine tra elusione e
legittimo risparmio di imposta. 5) Contrasto all'evasione (limite a 500 euro per l'uso del contante)
accompagnato da una imposta patrimoniale annuale. L'ipotesi è di un aliquota all'1,5 per mille e una soglia di
esenzione fino a un milione e mezzo di euro. Si stima un gettito di sei miliardi. 6) Avvio della revisione
dell'Irpef sui redditi più bassi.
PRIVATIZZAZIONI
Cedere il patrimonio immobiliare via le società degli enti locali Tre le linee guida elaborate dalle
associazioni imprenditoriali in materia di privatizzazioni. 1) Per sostenere credibilità e competitività del
sistema-Paese, serve un piano immediato di cessioni del patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare. I
proventi vanno destinati all'abbattimento dello stock di debito pubblico e alla riduzione del perimetro della
presenza pubblica sull'economia. Nell'immediato: cedere il patrimonio immobiliare di enti statali e locali.
Dismettere le partecipazioni nelle società di proprietà degli enti locali nei servizi pubblici. 2) Prevedere che gli
enti locali possano utilizzare i proventi derivati dalle dismissioni di immobili e partecipazioni al di fuori dei limiti
del Patto di stabilità interno, per destinarle a opere pubbliche, manutenzione straordinaria e ristrutturazione
del patrimonio esistente, anche a fini di efficienza energetica. Questo passaggio è ritenuto essenziale perché
ripagherebbe i Comuni e le Regioni dal costo politico delle dismissioni a fronte dell'impatto positivo
sull'opinione pubblica del rilancio degli investimenti. 3) Quali procedure adottare per privatizzare? Prevedere
che l'attività di dismissione sia svolta unicamente con procedure di evidenza pubblica, cioè gare o aste ma
non a trattativa privata.
INFRASTRUTTURE
Investimenti pubblici stabili incentivare l'efficienza energetica Sono due i grandi capitoli della proposta
delle associazioni imprenditoriali in tema di infrastrutture ed efficienza energetica. 1) Investimenti pubblici e
infrastrutture. Si suggerisce in particolare di: utilizzare la spending review per contenere la spesa corrente e
tutelare la spesa per investimenti, garantendone la stabilità nel tempo, rivedere la normativa per eliminare le
incertezze che generano contenzioso, riformare il titolo V della Costituzione per chiarire le competenze in
materia di infrastrutture di interesse nazionale, incentivare il coinvolgimento della finanza privata, effettuare
una ricognizione delle opere in itinere e individuare precise responsabilità e poteri sostitutivi per la buona
riuscita delle stesse,concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali, d'interesse europeo e
nazionale, e su pacchetti di piccole opere, riprogrammando le risorse disponibili, in particolare quelle nel
Mezzogiorno finanziate da Fondi strutturali e Fas 2) Efficienza energetica. Le indicazioni sono: prorogare
l'attuale livello di incentivazione fiscale strutturalmente fino al 2020, introdurre una normativa orientata a
promuovere l'uso di standard tecnologici più efficienti in tutti i nuovi investimenti nel settore residenziale,
terziario industriale e dei trasporti, promuovere con campagne informative diffuse comportamenti di consumo
energetico responsabile.
Foto: Una delle sedi dell'Inps. Un nuovo intervento sulle pensioni è uno dei punti chiave delle proposte
lanciate ieri dal mondo delle imprese
01/10/2011 7Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 60
Vita da ricchi con «730» da poveri Il Comune stila una lista di evasori Sulla scorta di una serie di dati inviato un elenco all'Agenzia delle Entrate SONO 56. I loro nomi sono stati trasmessi qualche giorno fa dall'ufficio tributi del Comune all'Agenzia delle
Entrate per effettuare gli accertamenti fiscali. In poche parole, l'amministrazione comunale ha chiesto agli
ispettori del fisco di capire perché alcuni contribuenti che vivono a Pesaro hanno vetture con targhe straniere,
comprese quelle di San Marino, e nello stesso momento risultano intestatari di niente se non minuzie, mentre
conducono una vita tutt'altro che modesta. Inoltre, le segnalazioni riguardano anche i venditori privati di aree
che fanno affari con società. Sono da appurare le plusvalenze e la vera natura del passaggio del bene.
Insomma, il Comune ha deciso di passare alle maniere decise nei confronti di chi non partecipa al pagamento
delle tasse in base alle proprie possibilità. Dice l'assessore alle finanze Antonello delle Noci: «Riteniamo
importantissimo questo rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle Entrate. Le 56 segnalazioni di
contribuenti che suscitano sospetto corrispondono ad un ammontare di imponibile evasa pari a 9 milioni di
euro. Come si può facilmente capire, sono cifre importanti che in base all'ultima manovra potrebbero essere
interamente incamerate dal Comune in caso di provata evasione fiscale. Un recupero del gettito fiscale di
queste dimensioni, potrebe significare per il comune di Pesaro nuove opere pubbliche, strade, scuole,
manutenzione più puntuale degli immobili e un'assistenza per i bisognosi molto più incisiva. SERVONO
queste azioni e noi siamo intenzionati a segnalare con puntualità le ipotesi sospette di evasione fiscale. Poi
saranno gli ispettori a ricostruire l'eventuale imponibile evaso». Ma che fine ha fatto il consiglio tributario? «Lo
faremo entro la fine dell'anno - dice l'assessore Delle Noci - abbiamo un'indicazione precisa da parte del
governo che ci impegna a farlo partire. Lunedì prossimo si voterà in consiglio comunale una mozione che
porrà le basi per la costituzione di questo organismo che dovrà essere composto da persone non iscritte ad
albi professionali che potrebbero avere conflitti d'interesse con i ricorrenti. Sceglieremo i componenti con
l'accordo, speriamo, di tutti e poi lasceremo lavorare il consiglio tributario per una migliore giustizia fiscale».
ro.da. Image: 20111002/foto/8839.jpg
02/10/2011 5Pag. QN - Il Resto del Carlino - Pesaro(diffusione:165207, tiratura:206221)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 61
Domenica 2 Ottobre 2011, Libere professioni le novità della manovra L'articolo 3, comma 5, della legge 148/11 (di conversione del decreto legge 138/11) ha introdotto delle novità
in materia di libere professioni quali: 1) il compenso spettante al professionista deve essere pattuito per
iscritto fra le parti all'atto del conferimento dell'incarico; 2) è obbligo del professionista stipulare una
convenzione a copertura dei rischi professionali (come già in vigore per i medici e notai); 3) gli ordini
professionali dovranno essere riformati entro 12 mesi dalla data in vigore del decreto legge 138/11 (e cioè
entro la metà di agosto del 2012); 4) la pubblicità è libera anche per i professionisti purché trasparente,
veritiera e corretta; 5) l'accesso alle professioni è libero e il suo esercizio è fondato e ordinato sull'autonomia
e sull'indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica del professionista. Ma la limitazione del numero delle
persone titolate a esercitare una professione è consentita solo se risponde «a ragioni di interesse pubblico e
non introduca una discriminazione basata sulla nazionalità o, in caso di esercizio dell'attività in forma
societaria, della sede legale della società professionale». La formazione continua permanente diviene
obbligatoria per tutti gli ordini professionali. La disciplina del tirocinio deve conformarsi a criteri che ne
garantiscono l'effettivo svolgimento dell'attività formativa. Viene poi stabilito che il praticante ha diritto a un
compenso «equo». Il tirocinio, poi, non può essere superiore a tre anni (come per i commercialisti, anche se
per gli altri Ordini non supera i due) e previa convenzione tra Albo e università, può essere in parte anticipato
nel corso universitario (è già così per esempio per notai, commercialisti e consulenti del lavoro). Andrà detto
che la parte più innovativa della norma riguarda la revisione del sistema sanzionatorio degli iscritti. Gli
organismi competenti ad irrogare le sanzioni dovranno essere autonomi rispetto a quelli amministrativi.
Claudio Milocco (consulente del lavoro)
02/10/2011 11Pag. Il Gazzettino - Pordenone(diffusione:86966, tiratura:114104)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 62
L’associazione Cultura giuridica Andrea Ferraro Avvocati, magistrati ma anche commercialisti, notai, docenti universitari, cancellieri e
operatori del mondo del diritto. A poco più di un anno dalla costituzione, l'associazione «Centro studi di temi
giuridici», composta da una quarantina di soci e di cui è presidente l'avvocato Achille Cipullo, si presenta e
apre le iscrizioni. L'occasione la offre la conferenza sul tema «Il ruolo sociale dei giuristi» in programma
venerdì 14 ottobre, con inizio previsto alle 16, a Palazzo Melzi, sede della facoltà di Giurisprudenza della Sun
di Santa Maria Capua Vetere. L'associazione, come sottolinea il segretario del centro studi, l'avvocato Walter
Russo, non ha fini di lucro «ed è nata dall'iniziativa di alcuni avvocati che hanno cominciato a confrontarsi e
ad affrontare insieme i problemi legati alla professione forense e al mondo della giustizia e del diritto e che
hanno avvertito la necessità di dare una struttura a tale esperienza, estendendola a tutti gli operatori del
diritto». Tra le finalità dell'associazione, viene spiegato, lo sviluppo della cultura giuridica e dei principi di
qualità ed efficienza del lavoro professionale, stabilire un regolare scambio di informazioni sulle esperienze e
i problemi degli associati e, dove possibile, concordare principi, indirizzi e intese comuni. Un progetto in
cantiere, sin dalla nascita del centro studi, e prossimo alla realizzazione, è quello relativo alla pubblicazione di
una rivista specializzata, probabilmente anche in versione on-line, «che - anticipa Russo - raccolga tutta la
giurisprudenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere e delle sue sezioni distaccate, e, in futuro, anche
dei tribunali limitrofi, come quelli di Nola e Napoli». Una novità sulla quale si sta lavorando da tempo e che
attende l'ok del comitato scientifico di cui fanno parte i magistrati Oscar Bobbio (direttore responsabile), Aldo
Ceniccola e Giovanni D'Onofrio, i docenti universitari e avvocati Adolfo Russo, Antonio Sciaudone, Lorenzo
Chieffi, Amedeo Bassi e Antonio Lamberti, gli avvocati Giuseppe Stellato e Valeria Nuzzo, i notai Alessandro
de Donato e Pasquale Liotti e il commercialista Pasquale Pilla. L'iniziativa è già stata valutata dal consiglio
direttivo, composto dal presidente Cipullo, dal suo vice Vincenzo Natale, dal segretario Russo, dal tesoriere
Gino Cirelli e dai consiglieri Aldo Papa, Enea Pigrini e Augusto Imondi. «Abbiamo atteso poco più di un anno
per presentare il nostro centro studi - conclude Russo - proprio per avere la possibilità di consolidarci e
muovere i primi passi. È stato un anno di crescita, adesso daremo il via alle iscrizioni che sono aperte a tutti
coloro che operano nel mondo del diritto e che potranno aggiungersi alla quarantina di soci. Qualcuno già ci
ha contattato. La nostra idea è stata quella di non costituire un'associazione settoriale, ovvero aperta soltanto
agli avvocati, ma a tutti coloro che operano nel mondo del diritto». Alla conferenza su «Il ruolo sociale dei
giuristi», che sarà introdotta dal preside della Facoltà di Giurisprudenza della Sun, Lorenzo Chieffi, la
presentazione del Centro studi sarà affidata al suo presidente Achille Cipullo. Il relatore sarà Francesco Paolo
Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente del comitato nazionale di bioetica. Dopo
gli indirizzi di saluto del presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Andrea Della Selva, del
procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria, e dei presidenti degli Ordini degli avvocati del
foro di Santa Maria Capua Vetere, Elio Stico, e dei dottori commercialisti Pietro Raucci, seguiranno gli
interventi del presidente del consiglio dell'Ordine dei notai, Alessandro de Donato, del docente unversitario
Antonio Lamberti e dell'avvocato penalista Giuseppe Stellato. Concluderà Oscar Bobbio, presidente vicario
del tribunale di Napoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
02/10/2011 12Pag. Il Mattino - Caserta(diffusione:79573, tiratura:108314)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 63
I presidenti Freyrie e Jogna scrivono a Confindustria, Rete imprese Italia, Abi, Ania, Alleanza coop Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte Nessuna resistenza, nessun no. Gli ordini dei periti industriali e degli Architetti si dicono pronti a discutere del
futuro dell'Italia, e soprattutto di liberalizzazione totale delle professioni con Rete imprese Italia, Confindustria,
Abi, Ania e Alleanza cooperative, le associazioni di categoria che hanno presentato il loro Manifesto delle
imprese. E sono stati i presidenti Giuseppe Jogna e Leopoldo Freyrie, con due lettere indirizzate a Emma
Marcegaglia e rivolte anche ai numeri uno delle altre associazioni, a rendere nota la loro intenzione di
dialogare su un tema, quello delle liberalizzazioni, piuttosto delicato per le professioni intellettuali. «Ho letto il
documento per la crescita del Paese e, naturalmente, ho letto e anche riletto la parte dedicata alle
liberalizzazioni e alle semplificazioni», ha scritto Jogna. «Qui, in particolare, ho imparato a memoria il punto 3
("Liberalizzare i servizi professionali"). L'ho imparato a memoria perché mi piace e perché sono certo che
potrei recitarlo davanti ai nostri 50.000 iscritti senza tema di ricevere anche un solo fischio di
disapprovazione. Non lo affermo per il piacere di dare scandalo, ma semplicemente perché le cose, per
quello che ci riguarda, levediamo così già da parecchio tempo». Insomma, secondo i Periti industriali, la
possibilità di arrivare a un'intesa complessiva per il rilancio dell'Italia c'è. Anche perché aggiunge il presidente
dei Periti, «già da molti anni non abbiamo tariffe fisse o minime e siamo favorevoli alla costituzione di società
di capitali a condizione che, come anche lei afferma, sia fatta salva la personalità della prestazione
intellettuale».Anche sulla riduzione del numero degli Ordini, Jogna ricorda che da tempo «geometri, periti
agrari e periti industriali si stanno battendo per l'istituzione di un albo unico delle professioni tecniche di primo
livello (cioè aperto a coloro che hanno conseguito una laurea triennale)». Nessuna preclusione, insomma, a
discutere di tutto ciò che può servire per favorire la crescita dell'economia, precisa Jogna. Che aggiunge:
«Vogliamo liberalizzare e vogliamo semplificare, consapevoli che non esistono altre strade per tornare a
essere competitivi sul mercato. Ma sarà opportuno riflettere sul fatto che insieme alla salvaguardia della
tutela di interessi costituzionalmente garantiti siano anche considerati, come non derogabili, alcuni interessi
pubblici fondamentali (penso, in primis, alla sicurezza nei luoghi dilavoro)». Detto questo, il presidente dei
Periti scrive alla numero uno degli industriali che «la sua ricetta è la nostra» e aggiunge: «Ora è
fondamentale che intorno ai fornelli si ricostruisca un po' di quell'armonia che ci ha permesso in altri periodi
della nostra storia di risollevarci e di costruire un grande paese. Mi consideri a sua disposizione per restituire
il futuro all'Italia».Pronti a discutere con i promotori del Manifesto sono anche gli Architetti, i pianificatori, i
paesaggisti e i conservatori. «Accogliamo con soddisfazione il Progetto delle imprese per l'Italia», ha scritto
Freyrie. « Il documento condivide l'idea che il sistema delle professioni intellettuali sia fondamentale per lo
sviluppo del Paese e debba essere promosso e tutelato nella sua specificità, dimostrando come il sistema
produttivo ed economico italiano, con un cambiamento di rotta, abbia rinunciato alle posizioni ideologiche ed
aprioristiche manifestate nei mesi scorsi». Certo, non mancano le perplessità e la «non condivisione di alcuni
singoli elementi della riforma che sono enunciati nel documento», si legge nella missiva, ma «apprezziamo
nel suo complesso il ragionamento che sottende l'impianto generale del tasto e siamo, sin da subito,
disponibili a un confronto franco e costruttivo che conduca all'unico risultato utile per l'Italia: fare sistema,
condividere progetti e assumerci la responsabilità per uno sviluppo sostenibile».Tutti, insomma, sono pronti a
sedersi intorno al tavolo della trattativa. Con l'obiettivo, conclude Freyrie, «di indurre la classe politica a
recuperare il senso della realtà ed a valorizzare il patrimonio di idee, competenze e di investimenti che ha
fatto dell'Italia un grande Paese e che ora può riscattarlo dalla difficile situazione nella quale si trova».
01/10/2011 5Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 64
p Il ministro dell'Interno «impressionato» dal successo dei referendari in così poco tempo «Il messaggio vaascoltato si proceda al voto». Fini: riformiamo la legge con scelte condivise «Tante firme, un segnale forte» Maroni fa tremare il governo Bersani «In questa vicenda abbiamo messo ordine e aiutato per le firme» MARIA ZEGARELLI ROMA In vista del referendum per abolire il Porcellum iniziano le «grane» per i partiti. A sorpresa Maroni apre al
referendum, ma dall'opposizione c'è il sospetto che la maggioranza punti al voto anticipato con questa legge.
Un milione e 200mila firme raccolte in poco meno di un mese per archiviare definitivamente l'attuale legge
elettorale, il Porcellum, si stanno rivelando una vera e propria «grana» per le forze politiche in Parlamento. O
si arriva ad una riforma - possibilmente tenendo conto dell'appello del Presidente della Repubblica di
riannodare il rapporto tra eletto e elettore - o ritorna in vita il Mattarellum ritenuto da molti il male minore ma
non la soluzione. E ieri, a creare ulteriore «confusione» è arrivata anche l'apertura all'esito referendario del
ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Il leghista si è detto «impressionato dal numero di firme raccolte in così
poco tempo. Un segnale, ha aggiunto, che «va ascoltato e credo che si debba procedere al referendum».
Dichiarazioni che non sono piaciute al leader del Carroccio Umberto Bossi e al suo collega Roberto Calderoli,
che hanno sempre guardato come fumo negli occhi al referendum, ma che hanno suscitato sospetti
nell'intero emiciclo parlamentare: un segnale di «fine corsa» diretto a Palazzo Chigi, il ritorno dell'asse
Maroni-Alfano o, più semplicemente, un freddo calcolo politico? Prendere atto della raccolta delle firme,
andare al referendum e poi puntare sui tempi parlamentari per arrivare ad una nuova legge elettorale a fine
legislatura tagliata su misura per l'attuale maggioranza, anche questa potrebbe essere una strada. «Maroni fa
bene a prendere sul serio il referendum, ma deve essere capace di controllare i suoi amici della
maggioranza, perché non siano tentati di sciogliere le Camere per evitare che si faccia la consultazione e si
vada invece a votare con questa pessima legge elettorale», avverte Rosy Bindi dal Pd. Sospetto che in Fli è
venuto anche al presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché malgrado quel milione e 200mila firme, «ci
può essere la scappatoia di chi dice che è meglio andare a votare con questa legge elettorale e potrebbe
accadere che il sistema politico decida di andare a votare nei prossimi mesi», mentre l'auspicio sarebbe
quello, sulla spinta del referendum, di andare ad una nuova legge «con la più ampia maggioranza possibile e
frutto di scelte condivise». Anche Pierferdinando Casini non crede alla riforma per via parlamentare, il leader
Udc è convinto che «si andrà al voto» senza arrivare al referendum, «perché una nuova legge elettorale deve
essere in condizione di mettere insieme forze omogenee, non affastellare cose diverse pur di vincere»,
mentre quella attuale «favorisce ammucchiate non in grado governare, come dimostrano i fallimenti di Prodi e
Berlusconi». Insomma, «si stava meglio quando si stava peggio». Sintetizzando la discussione politica di ieri
sulla scia del successo del Comitato promotore si può dire che ognuno è corso a mettere i propri paletti in
vista di un dibattito parlamentare. Secondo il ministro Ignazio La Russa, potrebbe iniziare e concludersi nel
giro «di 48 ore», purché con la nuova legge «si possano scegliere anche i candidati e non solo premier e la
coalizione» ma se invece dovesse essere «cavallo di Troia per modificare la capacità di scegliere il
presidente...». Stessa linea di Alfano, che è poi quella di Berlusconi, ma diversa da quella di Fabrizio
Cicchitto che smorza sulle preferenze evocando la Prima Repubblica: «Esistono sistemi che consentono di
avvicinare elettori e eletti senza ritornare alle preferenze». Calderoli fissa in primavera la discussione e solo
dopo il primo esame in Parlamento della riforma costituzionale federalista. Ecco invece i paletti che fissa
dall'Idv Antonio Di Pietro che apre (cautamente) la porta alla via parlamentare: no alla candidatura per i
condannati; decadenza se la condanna arriva durante il mandato; divieto di assumere incarichi di governo per
chi è rinviato a giudizio; incompatibilità con altri incarichi istituzionali; stop allo svolgimento delle professioni
private per chi diventa onorevole. L'impianto generale, poi, deve garantire il bipolarismo e la rappresentanza
delle minoranze «per fare da cane da guardia e la maggioranza messa nelle condizioni di governare». La
posizione del Pd è quella del disegno di legge già depositato in Parlamento che prevede un sistema alla
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 65
francese, con l'indicazione della coalizione al doppio turno. Ma la raccolta di firme ieri ha continuato a
provocare polemiche tra Arturo Parisi e il Nazareno che non ha fatto parte del Comitato promotore. Il
segretario Pd è tornato a difendere la scelta del suo partito: «È una vicenda che abbiamo messo in ordine,
abbiamo aiutato la raccolta delle firme, abbiamo fatto un disegno di legge elettorale, siamo andati incontro a
qualcosa che si era mosso prima di noi. Il partito che ho in testa si comporta così». Gelida la replica di Parisi:
«Lasciamo perdere. La domanda da fare a Bersani è una sola: ha messo la sua firma?». Il ministro
dell'Interno Roberto Maroni
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 66
Il rinnovamento del Pd /10 Intervista a Sandro Gozi «Ai "ragazzi" del '96 chiedo di lasciarci il posto sul palco» L'europarlamentare e il cambio generazionale: «La vittoria di 15 anni fa è lontana ma gli appuntamentid'autunno non siano concorsi di bellezza per Renzi e Serracchiani» I dirigenti «Veltroni, Bindi, Letta... pensinomeno al loro futuro e più a quello dell'Italia. Bersani ? Grave errore non schierarsi da subito con ilreferendum...» MARIA ZEGARELLI Classe '68, parlamentare dal 2006, lungo curriculum formato in Europa (è stato consigliere d i p o l i t i c a e u
r o p e a dell'attuale presidente della Commissione Ue), con la passione della maratona - ogni anno partecipa
a quella di New York - Sandro Gozi non usa la diplomazia. Né con Diego Della Valle, né con il segretario del
suo partito, Pier Luigi Bersani. Al primo: «Sta tirando la volata a Montezemolo...». Al secondo: «Sul
referendum contro il Porcellum ha fatto un grande errore». Gozi, a proposito di rinnovamento e nuove classi
dirigenti, Della Valle va oltre. Invita tutti a farsi da parte... «Gli italiani con gli uomini della Provvidenza hanno
già dato, soprattutto con gli imprenditori della Provvidenza. Dov'erano Della Valle e tutti quelli che come lui
oggi si svegliano e dicono che il sistema politico fa schifo, quando Berlusconi faceva danni? Io ho lavorato
all'estero per 18 anni, poi ho deciso di tornare per mettermi al servizio della politica e del Paese. Ho
presentato proposte per eliminare le doppie indennità ai parlamentari, sono contro il cumulo dei mandati, per
l'abolizione delle Province e degli ordini professionali. E non sono solo a fare queste battaglie in Parlamento.
Sono tanti i parlamentari che lavorano duro per cambiare le cose e sono tante le persone serie e per bene».
E questa nuova classe dirigente come le vuole cambiare le cose? «Partiamo dal problema fondamentale di
questo Paese e da cui nessuna proposta di cambiamento può prescindere: c'è un 10% degli italiani che
detiene oltre il 60% della ricchezza del Paese e un restante 90% che sta sempre peggio. Come lo risolviamo?
Chiedo a Della Valle: a cosa è pronto a rinunciare per cambiare questo stato di cose? Io dico che ci vogliono
proposte coraggiose e una nuova giustizia sociale». Non crede nella buona fede di Della Valle? «Per niente,
credo che stia tirando la volata per Luca Cordero di Montezemolo e con tutto il rispetto, non mi sembra la
ricetta di cui l'Italia ha bisogno. Penso ci sia molto più bisogno di una politica seria e credibile». Credibilità. In
molti vi accusano di voler rinnovare senza riuscire a emanciparvi dai Veltroni, i D'Alema, i Bersani, le Bindi e
così via. «Credo che le cose stiano cambiando. Il Pd ha bisogno di rinnovamento, di più giovani, più donne e
meno "prime donne". Per essere credibili domani non possiamo presentare la classe dirigente di ieri e di oggi
e penso che oggi ci sia una nuova classe dirigente che ha capito che il cordone va tagliato, che bisogna
avere più coraggio. Va anche detto però che il Pci, i Ds, la Dc, hanno potuto fare operazioni di rinnovamento
in partiti strutturati, noi siamo entrati in un partito, il Pd, che è nato da poco, che si doveva strutturare». Lei
pensa che sia anche responsabilità di chi resiste a farsi da parte? «Chi lo fa sbaglia e lo dico con un esempio:
se i giovani adorano Shakira non è che puoi dire alla Vanoni di cantare quelle canzoni lì». Quindi adesso
volete "cantare" voi le canzoni giuste? «Di sicuro non possiamo proporci alle elezioni del 2012 o del 2013 con
quelli che c'erano nel '96. I ragazzi del '96 hanno fatto il loro tempo». Come direbbe D'Alema, il palco ve lo
dovete conquistare voi... «Sono vere entrambe le cose. A noi spetta dimostrare di essere all'altezza, a loro
darci la possibilità di farlo. Le Bindi, i Veltroni, i Letta eccetera eccetera devono smetterla di pensare al loro
futuro e dovrebbero cominciare a pensare un po' di più a quello dell'Italia. Da parte nostra dobbiamo essere
un po' meno prime donne e farci spazio con le nostre proposte. Spero davvero che questi eventi politici di
ottobre non siano concorsi di bellezza per Serracchiani, Civati, Renzi. La proposta che faccio a tutti i giovani
dirigenti del Pd è di metterci intorno ad un tavolo insieme e di fare squadra. Mi piacerebbe che Zingaretti,
Serracchiani e molti altri venissero e si iniziasse una discussione. Come intendono cambiare il Pd e la politica
per cambiare l'Italia? Credo che potrebbe esserci una convergenza, invece finora ognuno è andato per la sua
strada ritenendosi migliore degli altri». Parliamo del referendum. Ha sbagliato il Pd a non far propria questa
battaglia? «È stato un grande errore. Bersani ha commesso un grande errore già in luglio quando tirò le
orecchie a quelli di noi che erano pro-referendum dicendoci che sperava lavorassimo in Parlamento per
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 67
cambiare la legge. Ma questo è il Parlamento degli Scilipoti, dei Calearo... Adesso serve a poco dire che nelle
feste Pd c'erano i banchetti per le firme perché sappiamo tutti come è andata. La neutralità non va bene.
Questa raccolta di firme è stata l'ennesima prova, come già è successo per i referendum per il nucleare e la
privatizzazione dell'acqua, ma aggiungo anche con le amministrative, che in questo Paese c'è un risveglio
civile e una grande voglia di cambiamento». Lei sta dicendo che come Pd non avete colto l'umore del Paese?
«Dico che il Pd dovrebbe ripartire proprio da questo milione e 200mila firme, perché il Pd di oggi non è più
un'ipotesi ma neanche il partito che abbiamo promesso agli italiani». Lei come se lo immagina questo Pd?
«Un grande partito del centrosinistra dove dentro ci sta Vendola, ma ci stanno anche i dipietristi perché dopo
Berlusconi finirà anche l'Idv, con i laici, i socialisti e anche i radicali». Gozi, primarie adesso o la leadership
non si discute? «Se si vota nel 2013 credo sia necessario anticipare un congresso, soprattutto se nel
centrodestra si presenta un quarantenne come Alfano. Se invece votiamo nel 2012 il leader è Bersani e
credo che debba costruire subito un grande schieramento di centrosinistra. Ma deve fare piazza pulita e
presentarsi con una classe di governo totalmente rinnovata. Ci dobbiamo essere noi con Bersani al governo,
non i ragazzi del '96».
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Il nodo Il testo, fermo in Parlamento, potrebbe creare uno strappo generazionale. A rischio di espulsione 50mila toghe Riforma avvocati Divisi alla meta Sì del governo al nuovo ordinamento forense. Ma i giovani non ci stanno: restiamo penalizzati ISIDORO TROVATO S i torna a parlare di riforma forense. E immancabili tornano le polemiche. Prima che le manovre correttive
estive si occupassero di liberalizzazione delle professioni, la revisione dell'ordinamento forense si era arenata
alla Camera a un passo dall'approvazione. L'approccio del governo alla riforma delle professioni (prima il
tentativo di abolire gli esami di Stato, poi quello di cancellare addirittura gli Ordini) faceva allungare ombre
sinistre su una riforma che è osteggiata anche all'interno della categoria forense. Qualche giorno fa però il
ministro della Giustizia, Nitto Palma, ha incontrato il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa.
L'apertura
Alla fine dell'incontro il Guardasigilli ha dato ampie garanzie ad Alpa: si è detto favorevole al mantenimento
dell'esame di Stato, e ha confermato pieno appoggio per il completamento del percorso parlamentare della
riforma forense. «Abbiamo accolto con soddisfazione le parole del ministro della Giustizia Nitto Francesco
Palma - dice il presidente Alpa - che ha sottolineato come non ci sia alcun motivo, per il governo per non
garantire il pieno appoggio per una rapida approvazione della riforma forense».
Il tema riforma però ha subito riacceso gli animi tra gli schieramenti contrapposti. «L'avvocatura non può
sentirsi tranquillizzata dall'intervento del ministro Palma - attacca Ester Perifano, segretario generale
dell'Associazione nazionale forense -. Questa presa di posizione del ministro enfatizza l'evidente schizofrenia
del governo e la sua inadeguatezza: è sconfortante denotare che una parte dell'esecutivo e della
maggioranza non sa che cosa fa l'altra, con posizioni contrastanti e contraddittorie che aumentano una
confusione della quale gli avvocati non sentono bisogno».
La doppia casta
Un attacco che vede anche la partecipazione dell'Unione giovani avvocati italiani: «Riteniamo che si faccia un
pessimo servizio alla categoria - afferma Ivano Lusso, presidente Ugai -. In presenza di una forte
contestazione nei confronti della "casta" dei politici, non disponibili ad alcun sacrificio, si dà seguito ad una
riforma che è frutto della volontà di parlamentari-avvocati, che sembrano distanti non solo dalla categoria e
dalla base, ma dai cittadini, per i quali appaiono doppiamente "casta" nell'approvazione di un provvedimento
definito come corporativo. Del resto, non è un caso che questa riforma venga insolitamente appoggiata anche
dal Partito democratico che dopo atteggiamenti ondivaghi ha deciso di sostenerla».
Altro aspetto controverso è quanto il progetto di riforma sia compatibile con il capitolo della manovra
correttiva dedicato alla liberalizzazione delle professioni. «Ci chiediamo infatti come si possano considerare
compatibili la riforma pendente alla Camera con l'articolo 3 della manovra, un pericoloso pasticcio che
confonde le imprese e i professionisti, senza alcun vantaggio per nessuno», insiste Perifano. Una posizione
contestata dal Cnf che invece non ritiene l'articolo 3 della manovra incompatibile con la riforma forense. «Il
ministro della Giustizia ha dichiarato di sostenere la riforma -ribadisce Alpa -. Alcuni parlamentari del Pd sono
consapevoli dei valori che racchiude e quindi si sono dichiarati favorevoli. Chi ritiene che sia in contrasto con
la manovra ricorre ad un espediente tattico per rinviarla sine die. Non comprendo l'alleanza di certe frange del
Pd con associazioni che prima hanno collaborato alla redazione del testo poi si sono dissociate ed ora
leggono nel testo della manovra quel che non c'è. La riforma dell'avvocatura è diventata terreno di scontro
politico e quindi chi la avversa tende a strumentalizzarla per finalità differenti da quelle proprie di una corretta
valutazione dei suoi contenuti. Le associazioni - anzi l' unica associazione - contraria attacca la riforma per
attaccare il Cnf che la sostiene. Anche qui le finalità sono scoperte: aizzare la base contro la istituzione è
programma politico miope irresponsabile e squalificante. Tutti si dovrebbero chiedere - in primis i giornali -
quali sono gli interessi che militano contro la riforma e a servizio di chi si pongono quelli che la criticano».
03/10/2011 17Pag. Corriere Economia - N.32 - 3 ottobre 2011
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Guido Alpa, il presidente del Consiglio nazionale forense
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 70
Prime valutazioni degli avvocati d'affari sugli effetti del dl 138 su tariffe e polizze Rc obbligatorie Una liberalizzazione gattopardesca Manovra appena suffi ciente e poco effi cace secondo i legali URLÒ Liberalizzazione delle professioni, troppo spesso osteggiata ma anche tanto desiderata. Nella
manovra cosiddetta di Ferragosto se n'è tornato a parlare, ma gli interventi contenuti nel decreto legge 13
agosto 2011 n. 138 non convincono più di tanto gli avvocati delle law fi rm, che da anni attendono una riforma
della professione forense più incisiva e coraggiosa. AvvocatiOggi ha sentito alcuni professionisti appartenenti
ad importanti studi legali, per analizzare insieme a loro gli aspetti più innovativi dei provvedimenti contenuti in
questa manovra che produrranno effetti sulla professione forense. «A molti anni, ormai, dalla presentazione
della "Riforma Castelli", e, nonostante le molte promesse da parte dei ministri in carica, e le frequenti
polemiche suscitate all'interno dell'Avvocatura», dice Gianni Forlani, partner dello studio De Berti Jacchia
Franchini Forlan, «l'argomento non ha conosciuto alcun reale sviluppo e torna ora di attualità in un ben
diverso contesto. L'ultimo decreto legge nasce infatti nell'ambito delle misure economiche rese necessarie
dalla situazione economica, il cui legame diretto con l'ordinamento professionale è a dir poco tenue».
Secondo Forlani, «il decreto legge n. 138 non introduce elementi nuovi di sostanziale importanza, in quanto è
frutto di un'ennesima mediazione tra tesi quasi opposte. Anche questa volta le norme si limitano ad
enunciazioni di principi, suscettibili di diverse letture e comunque soggette all'introduzione, in tempi, per defi
nizione, non brevi, di specifi che integrazioni legislative». Concorda con lui, l'avvocato Aldo Bottini, partner di
Toffoletto e Soci. «Il decreto legge di agosto non contiene, per quel che riguarda le professioni, disposizioni
immediatamente applicabili. L'art. 3 del decreto (lasciato sostanzialmente inalterato dal maxiemendamento
governativo approvato al Senato) fi ssa una serie di principi da recepire in futuri provvedimenti di riforma degli
ordinamenti professionali, che dovranno essere adottati entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto. Per
quanto riguarda gli avvocati, un testo di riforma della professione è già stato approvato dal Senato il 23
novembre 2010 ed è attualmente all'esame della Camera. I principi enunciati nella manovra, diversamente da
quanto in un primo tempo previsto e annunciato, non sono particolarmente dissonanti rispetto al contenuto
della legge in discussione e neppure, a ben vedere, rispetto alla situazione esistente. È fatto salvo l'esame di
Stato per l'accesso alla professione, viene mantenuta la distinzione tra attività professionale e attività di
impresa, sono ribaditi i principi di autonomia e indipendenza come caratteri distintivi del professionista. Quindi
non c'è da attendersi alcun effetto dirompente sul mondo delle professioni, perlomeno nell'immediato». Anche
se non costituiscono sostanziali novità, nel decreto in questione, sono stati inseriti dei principi di forte
interesse per i legali, prima fra tutte la copertura assicurativa obbligatoria per i danni da responsabilità
professionale che, secondo Forlani «è un principio che non può che essere pienamente condiviso (ed infatti
una parte rilevante dell'avvocatura si è già adeguata pur in mancanza di norme specifi che e di principi di
riferimento) ma attende di essere precisato nel uso contenuto pratico.È signifi cativo come nessun elemento
venga introdotto in relazione alle società professionali ovvero agli studi associati che pur ne sarebbero
principali destinatari». Per Bottini, «si tratta di un principio sacrosanto, previsto anche dal testo di riforma della
professione forense approvato al Senato. E una garanzia per il cliente, ma anche un'indispensabile
protezione per il professionista. Personalmente sono sempre stato assicurato sin dall'inizio della mia attività
professionale, non riesco a capire come se ne possa fare a meno». Anche le prospettata dissociazione tra
organismi deputati alla gestione amministrativa degli Albi e degli Ordini e gli organismi competenti in materia
disciplinare, è considerata positivamente, cioè come un elemento di novità e soprattutto di maggiore
trasparenza. «Non si può prescindere, nelle professioni regolamentate, dall'esistenza di organi disciplinari
che sanzionino chi pone in essere comportamenti illeciti o comunque contrari ai canoni deontologici»,
aggiunge il partner di Toffoletto. «È una garanzia di qualità della prestazione e di correttezza dei
comportamenti e quindi un importante valore aggiunto per il professionista. Un sistema disciplinare efficiente
migliora la reputazione della categoria, ed è pertanto nell'interesse degli stessi professionisti. L'affi damento
03/10/2011 32Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 71
della competenza disciplinare ad un organismo diverso e separato dal Consiglio dell'Ordine (ma comunque
composto da avvocati iscritti all'Albo) è già prevista dalla riforma forense approvata al Senato, che diverge
dalla manovra solo in quanto mantiene in capo al Cnf la competenza del giudizio di appello. La dissociazione
tra funzioni amministrative e funzioni disciplinari può migliorare la credibilità del sistema, ma è comunque
importante che a comporre gli organismi di disciplina siano professionisti appartenenti alla categoria
interessata». Non la pensa così, invece, Luca Arnaboldi partner di Carnelutti Studio Legale Associato, il quale
non vede in questo provvedimento una ragione di fondo valida, né tantomeno ne intravede dei vantaggi: «Si
tratta di una duplicazione ineffi ciente e antieconomica, inutile nella maggiore delle ipotesi». E sulla
liberalizzazione tariffaria, intesa come un potenziale cambiamento rispetto al passato, secondo Arnaboldi, «si
ritorna indietro alla riforma Bersani. In sostanza nulla cambia davvero». Più cauto, Bottini: «Nella manovra
non si prevede una liberalizzazione totale. Le tariffe professionali stabilite con decreto ministeriale rimangono
il punto di riferimento per la determinazione del compenso spettante al professionista, anche se si possono
pattuire compensi in deroga. E qui sta la vera differenza con il testo di riforma forense in discussione in
Parlamento, che reintroduce invece l'inderogabilità dei minimi, abrogata dall'ormai famoso decreto Bersani e
sostenuta invece con forza dagli Ordini professionali, che ne sottolineano la funzione di salvaguardia della
qualità della prestazione. Per la verità, anche nella manovra viene ripristinata l'inderogabilità dei minimi nel
caso in cui il committente sia un ente pubblico e si arrivi ad una liquidazione giudiziale del compenso. Per il
resto, viene enunciato, in ossequio ad un principio di trasparenza, il dovere del professionista di rendere noto
al cliente il livello di complessità dell'incarico e di informarlo sui costi ipotizzabili al momento del conferimento.
Le espressioni usate sono del tutto analoghe a quelle contenute nel disegno di legge sull'ordinamento
forense. Si tratta del resto di obblighi già previsti dal vigente Codice deontologico forense. Non vi è dunque
alcuno stravolgimento della situazione attuale». Comunque positiva l'opinione di Forlani: «Ogni segnale di
liberalizzazione tariffaria non può essere che positivo. Il punto andrebbe comunque affrontato con maggiore
sincerità in quanto, tralasciando la normativa sui minimi tariffari che rappresenta un elemento di rilievo per
una parte limitata dell'avvocatura, non sussistono da lungo tempo limitazioni circa i massimi tariffari, stante
l'espressa facoltà di avvocato e clienti di contrarre tra di loro in libertà, in forma scritta, circa tali aspetti in
conformità a quanto espresso dal Codice Civile».
Foto: Gianni Forlani
Foto: Luca Arnaboldi
Foto: Aldo Bottini
03/10/2011 32Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 72
LA FORMAZIONE Dall'archeologo al restauratore, le vie per specializzarsi Come si diventa operatori dei beni culturali? Le professioni di storico dell'arte, archeologo, operatore e
conservatore dei beni culturali non sono regolamentate per legge e non esistono albi professionali a cui
iscriversi. Esiste, però, un'offerta formativa a livello universitario piuttosto varia: dalla facoltà di lettere con
indirizzo storico-artistico a quella di archeologia vera e propria, agli specifi ci corsi di laurea in conservazione
dei beni culturali fi no ai corsi universitari, di nuova istituzione, che riguardano il restauro. La scelta di questo
tipo di studi può portare a sbocchi lavorativi in vari settori: enti locali e istituzioni specifi che, sovrintendenze,
musei, biblioteche, archivi, cineteche, parchi naturali, aziende e organizzazioni professionali che operano nel
settore della tutela e della fruizione dei beni culturali e del recupero ambientale. Per quanto riguarda le
sovrintendenze e in generale gli enti pubblici, l'assunzione avviene per concorso pubblico (non se ne vede
uno da decenni) regolarmente pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale, ma anche per chiamata, nel senso di
assumere ruolo di collaboratore a tempo. In ogni caso per potervi partecipare è necessario frequentare una
delle scuole di specializzazione post-lauream che rilasciano un diploma indispensabile per accedere ai
concorsi per ispettore presso le soprintendenze. Un ulteriore percorso è quello della guida turistica. Per
accedere a questa professione è necessario ottenere il patentino, ovvero una licenza che autorizza a
esercitare questa professione. Il patentino si ottiene grazie al superamento di un esame al quale si può
accedere se si ha un diploma di scuola superiore, si conosce almeno una lingua straniera e si frequenta un
corso di formazione ad hoc (ne esistono di privati ma anche organizzati da regioni e province).A questa
regola comunque ci sono due eccezioni. Chi è laureato in storia dell'arte o archeologia, può diventare guida
turistica senza sostenere l'esame di abilitazione ma semplicemente superando un colloquio di verifi ca della
conoscenza di una lingua straniera e del territorio di competenza presso il servizio formazione professionale
dell'amministrazione provinciale. Chi invece è laureato in materie letterarie e nel proprio corso di studi ha
sostenuto almeno un esame di storia dell'arte può accedere all'esame di abilitazione senza aver seguito il
corso di formazione per diventare guida turistica. Una volta ottenuto il patentino, la guida turistica può
decidere di lavorare come dipendente per un'agenzia di viaggi o come freelance per una o più agenzie. Infine
c'è lo sbocco del restauro. In questo caso c'è l'esperto scientifi co di beni culturali, il tecnico del restauro e infi
ne il restauratore vero e proprio. Ma come diventare restauratori? D'ora in poi per acquisire immediatamente
il titolo è possibile optare per le scuole di alta formazione il cui accesso è disciplinato da un concorso: l'Istituto
superiore per la conservazione e il restauro di Roma, l'Opifi cio delle pietre dure di Firenze e l'Istituto centrale
di Patologia del Libro di Roma. Accanto a queste scuole poi c'è il canale universitario: d'ora in poi, infatti,
anche gli atenei che hanno attivato un corso quinquennale accreditato presso una specifi ca commissione
ministeriale potranno rilasciare un titolo spendibile per l'iscrizione all'albo così come prevede l'articolo 182 del
nuovo codice dei beni culturali (dlgs n. 42/2004). Infi ne c'è la formazione dei master universitari. Nel
variegato panorama offerto da università e fondazioni ce ne sono alcuni che hanno ricevuto il bollino blu del
ministero dei beni culturali. Tra questi c'è il Luiss master of art, organizzato dalla Luiss, e il Master of
landscape, art and culture management, sviluppato da Trentino school of management in partnership con il
Mart di Trento e Rovereto.
Foto: Giacomo Balla, Numeri innamorati, Mart Rovereto
Foto: Caravaggio, Bacchino malato, Galleria Borghese, Roma
03/10/2011 41Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTIPUBBLICI
18 articoli
Le vere priorità Che errore quell'idea di imposta patrimoniale di MARCELLO MESSORI Il programma per il governo dell'economia, redatto dalle principali associazioni delle imprese, denuncia
l'incapacità del sistema politico italiano di adempiere ai suoi compiti fondamentali. Nel momento in cui il
nostro Paese si trova al centro di tensioni economiche e finanziarie così gravi da minacciare la stessa
sopravvivenza dell'Unione monetaria europea e da innescare una nuova recessione internazionale, il
governo Berlusconi ha attuato - sotto dettatura della Bce e fra mille contraddizioni - un parziale
aggiustamento del bilancio pubblico.
L'esecutivo si è però dimostrato incapace di formulare proposte per la crescita che ridessero speranze per il
futuro alle varie componenti della società. Per giunta, i membri del Parlamento hanno concentrato gli sforzi
sulla difesa dei loro privilegi; e i partiti di opposizione hanno invocato cambi di leadership senza proporre
adeguati contenuti alternativi. Il programma delle imprese, che rappresentano interessi di parte - anche se
rilevanti - nella società italiana, ha quindi svolto una funzione di supplenza per colmare un vuoto inquietante.
Molti aspetti di questo programma sono convincenti. È giusto denunciare che, nel primo decennio del
Duemila, vi è stata una crescita incontrollata delle spese sanitarie e di quelle per gli acquisti di beni e servizi
da parte della Pubblica amministrazione e che, quindi, è urgente procedere a tagli selettivi delle uscite
pubbliche correnti. È vero che, nonostante i molti interventi già attuati, in materia previdenziale risulta urgente
eliminare i privilegi residui e porre fine alla fase di transizione. È apprezzabile proporre interventi di
liberalizzazione che erodano le rendite, di cui godono vari membri delle associazioni firmatarie, e che ridiano
voce alle autorità di regolamentazione. È realistico prevedere che le dismissioni del patrimonio pubblico
dovranno, innanzitutto, interessare gli immobili degli enti locali e basarsi, quindi, su un rinnovato «patto di
stabilità» fra potere centrale e poteri locali. Tuttavia, per perdere lo stigma della parzialità, tale programma
avrebbe dovuto evitare due cadute: la proposta di un'imposta patrimoniale sulle sole persone fisiche e
l'analisi dei problemi di competitività e di produttività in termini di stimoli fiscali e di riduzione del costo del
lavoro.
In un Paese come l'Italia una patrimoniale, che escluda le società, peserebbe sulle sole famiglie che hanno
una ricchezza troppo bassa per giustificare la creazione di scatole societarie; i detentori di patrimoni elevati,
fra i quali vanno annoverati molti imprenditori e manager, non sarebbero toccati. In un sistema produttivo
come quello italiano che accusa una produttività del lavoro stagnante da almeno quindici anni anche a causa
dell'uso troppo flessibile delle risorse umane giovani e qualificate, che è rimasto ai margini delle innovazioni
organizzative indotte dalle nuove tecnologie e che gode di un'intricata ragnatela di incentivi, è paradossale
puntare ancora sulla compressione nel costo del lavoro e sull'aumento di capitale fisso. Si tratta, invece, di
selezionare le imprese con potenziale innovativo e costruire una rete di ammortizzatori che minimizzi i costi
sociali del cambiamento.
L'interrogativo di fondo resta, comunque, un altro: introducendo queste e altre modifiche, è possibile spingere
le varie componenti della società italiana a condividere alcune priorità per scommettere sul proprio futuro?
Marcello Messori
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02/10/2011 1Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 75
Previdenza. Telematizzazione allargata I servizi Inps «qualificati» finiscono in Rete L'ALLARGAMENTO Il canale online (web e contact center) si apre da oggi anche per le visite mediche dicontrollo Marco Peruzzi
I servizi online dell'Inps subiscono in questi giorni una decisa accelerazione. Con la pubblicazione sulla
«Gazzetta Ufficiale» 227 del 29 settembre 2011 della determinazione 277 del 24 giugno 2011, da ieri l'Istituto
di previdenza non accetta più, per esempio, la presentazione allo sportello di numerose domande cartacee di
servizi e richieste di prestazioni "qualificate": l'iscrizione e la variazione dei lavoratori autonomi agricoli e delle
aziende (anche agricole), le agevolazioni contributive per l'assunzione di lavoratori disoccupati e quelle per il
lavoro accessorio, il differimento dei versamenti contributivi per ferie collettive, la dichiarazione di
responsabilità per la permanenza nelle liste di collocamento e le variazioni contributive dovranno essere
richieste esclusivamente con la nuova modalità online che si articola in tre canali: il sito web dell'Istituto
(previa attribuzione del Pin), il telefono (contattando il contact center integrato, al numero verde 803164)
oppure i patronati e tutti gli intermediari dell'Istituto (usufruendo dei servizi telematici offerti dagli stessi).
Da oggi, poi, il processo di telematizzazione investe anche due servizi che l'Istituto definisce in una nota «di
fondamentale importanza»: si tratta degli assegni per il nucleo familiare e dei congedi di maternità e paternità.
Per entrambi si è, infatti, concluso ieri il periodo transitorio iniziato ad agosto, durante il quale le richieste
potevano essere presentate con le vecchie (carta) e con le nuove modalità (online). Da oggi, invece, sarà
consentito il solo canale telematico per richiedere all'Istituto il congedo di maternità/paternità e il congedo
parentale per i lavoratori/lavoratrici dipendenti, nonché l'indennità di maternità e congedo parentale per le
lavoratrici autonome; stesso canale per le domande di assegno per il nucleo familiare per i lavoratori
dipendenti e per l'assegno al nucleo familiare per i lavoratori iscritti alla gestione separata.
Il processo di digitalizzazione delle domande di prestazione, che porterà entro fine luglio del prossimo anno
alla totale telematizzazione, avviene infatti con gradualità per ciascun servizio: in tutti i casi l'Inps assicura
infatti un periodo transitorio durante il quale le consuete modalità di presentazione continuano comunque a
essere utilizzabili in alternativa alle nuove. Terminato quel periodo, le domande non possono più essere
presentate in modalità cartacea, ma solo online.
E oggi la nuova modalità di richiesta debutta per le visite mediche di controllo da parte dei datori di lavoro; in
questo caso il periodo transitorio terminerà il prossimo 30 novembre. Dopo di che anche questo tipo di
richieste viaggeranno solo online.
Una modalità, quest'ultima, estesa via via nel corso di quest'anno a numerose prestazioni (si veda «Il Sole
24 Ore di ieri). Tanto che nei primi sei mesi del 2011 sono state inviate oltre un milione e mezzo di richieste
online (oltre al web, anche via telefono) per richiedere servizi e prestazioni Inps. In particolare più di 500mila
domande di disoccupazione sono transitate senza carta; allo stesso modo, cioè via web o telefono, sono
state registrate quasi 70mila nuove iscrizioni alla Gestione separata, più di 15mila domande per indennità di
mobilità, e oltre 11mila ricorsi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Iscrizioni e variazioni aziende 1 Iscrizioni e variazioni aziende agricole 1
Accentramento contributivo 1 Ricorsi amministrativi 1 Agevolazioni contributive ex articolo 2,commi134, 135 e
151 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 1 Agevolazioni contributive ex articolo 7-ter della legge
9aprile2009, n. 33 1 Differimento del versamento contributivo per ferie collettive -Dm 1 Iscrizione alla gestione
separata 1 Iscrizioni e variazioni lavoratori autonomi agricoli 1 Iscrizioni e variazioni dei rapporti di lavoro
domestico 1 Sospensione e sgravio per calamità naturale da parte dei lavoratori autonomi agricoli 1
Dichiarazioni di responsabilità Iclav (permanenza e iscrizione liste collocamento), Icric (stato di ricovero a
titolo gratuito), Acc As/Ps (residenza stabile e continuativa in Italia) 1 Variazioni contributive su estratto conto
1 Indennità di mobilità ordinaria e anticipazione 1 Indennità di disoccupazione ordinarianon agricola e assegni
01/10/2011 29Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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al nucleo familiare 1 Certificazione Ise/Isee 1 Cure termali Al debutto I servizi Inps che da ieri si possono
chiedere solo online (elenco allegato alla determinazione 277 dell'Imps)
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Per la Pa uno shock digitale Uno studio per Nòva del Politecnico di Milano quantifica in 43 miliardi i risparmi possibili: solo conl'eProcurement un taglio di 4 miliardi I benefici: acquisti ottimizzati, aumento di produttività, vantaggi percittadini e imprese di Antonio Larizza
Nell'Italia delle manovre economiche in atto, c'è una manovra digitale in potenza capace di liberare risorse
per 43 miliardi di euro all'anno. È questa la cifra che lo Stato potrebbe risparmiare se portasse a termine un
convinto programma di digitalizzazione della Pubblica amministrazione centrale e locale.
Il dato, stimato con un approccio prudenziale, emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
degli Osservatori del Politecnico di Milano per Nòva. La ricerca è presentata in queste pagine con l'obiettivo
di stimolare la riflessione e rilanciare il dibattito economico su questi temi, provando a quantificare un valore
troppo spesso considerato intangibile: il valore dell'economia della conoscenza in un paese industrializzato.
Per quantificare i benefici che deriverebbero dalla digitalizzazione della Pa i ricercatori hanno individuato tre
tipologie di risparmi: quelli ottenibili sugli acquisti della Pa, quelli generati da un aumento della produttività e
quelli, indotti, che una pubblica amministrazione più snella ed efficiente garantirebbe alle imprese. Il risultato:
43 miliardi di euro risparmiati ogni anno. Una cifra pari a dieci volte i tagli agli enti locali varati dal Governo
per il 2012 (4,2 miliardi). E superiore anche alle risorse che in queste ore si stima di recuperare, per esempio,
dalla cessione di immobili pubblici (25-30 miliardi). Senza contare che in questo caso non si tratta di entrate
una tantum, ma di risparmi strutturali sulla spesa corrente. Ecco perché è doveroso seguire il ragionamento
condotto dai ricercatori del Politecnico.
Iniziamo dall'analisi dei benefici interni. Ogni anno la pubblica amministrazione spende 750 miliardi. Una
somma pari quasi alla metà del Pil. La spesa per acquisti di beni e servizi è pari a circa 120 miliardi.
Ipotizzando che il 30% di questa somma sia gestita con tecniche di eProcurement (acquisizione di beni e
servizi online) e ipotizzando un risparmio medio sugli acquisti generato da queste tecniche pari al 10%, ecco
quantificati i primi 4 miliardi di risparmio. «Si tratta di una stima prudente - spiega Alessandro Perego,
responsabile scientifico Osservatori ICT&Management del Politecnico di Milano - dedotta da una serie di
esperienze, sia pubbliche che private, che abbiamo analizzato». Esperienze che parlano chiaro. All'Enel, per
esempio, la quota di acquisti di beni e servizi gestiti con tecniche di eProcurement (esclusi i combustibili)
supera il 70% del totale. La Pa dell'Emilia Romagna gestisce con tecniche di eProcurement il 10% degli
acquisti, con l'obiettivo di raggiungere il 30%, così come avviene per la Pa del Regno Unito. Lo stesso dicono
i dati disponibili sui risparmi medi ottenibili: nelle imprese private sono pari al 17%; nel pubblico vanno dal
12% (Comune di Livorno) al 15% (Pa del Regno Unito). Già oggi, il risparmio medio ottenibile sul portale per
gli acquisti in Rete della Pa con il sistema Rdo-Mepa (richiesta d'ordine sul mercato elettronico della Pa)
oscilla tra il 10 e il 50%, a seconda della categoria merceologica. «È quindi ragionevole e probabilmente fin
troppo prudente - continua Perego - ipotizzare, anche per lo Stato e gli enti locali, che a regime
l'eProcurement possa gestire il 30% degli acquisti, con un risparmio medio del 10%».
Il secondo livello di risparmi prende in considerazione i benefici legati all'aumento di produttività dei processi
della Pa, tramite azioni mirate (digitalizzazione dei pagamenti, dematerializzazione, uso di posta elettronica
certificata, sanità digitale, pagamenti multicanale, fascicoli penali elettronici, cloud computing, ecc). «In
questo caso - spiega Perego - dal momento che l'85-90% dei costi di processo della Pa sono relativi al
personale, la stima dei benefici da digitalizzazione può essere ristretta ai vantaggi in termini di produttività del
personale». Il punto di partenza del ragionamento è anche in questo caso rappresentato da esperienze in
aziende private o miste (pubblico-privato), dove, mediamente, i progetti di digitalizzazione hanno aumentato
la produttività del 20 per cento. Per la Pa i ricercatori hanno stimato un risparmio medio del 10% sulla spesa
totale. «Questo è un valore mediato tra lo 0% di risparmio per le componenti della Pa "poco" aggredibili
02/10/2011 45Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 78
(scuola, esercito, ecc.) e il 20% di risparmi che invece si potrebbero ottenere sulla quota di dipendenti di
ministeri, regioni ed enti locali». Data la spesa totale (150 miliardi), questa voce potrebbe quindi liberare 15
miliardi di risorse. E renderebbe praticabile il blocco del turnover nella Pa: blocco che - in assenza di un
miglioramento dell'efficienza dei processi capace di aumentare la produttività a parità di forza lavoro -
sarebbe difficile da motivare, se non in nome di un'ormai cronica carenza di risorse.
Continua a pag. 46 Continua da pag. 45
Il terzo capitolo riguarda i benefici esterni: ovvero i risparmi indotti per il sistema delle imprese e per i
cittadini. I ricercatori hanno preso in considerazione due tipi di costi di interazione tra Pa e imprese: i costi
della burocrazia e gli oneri derivati dal ritardo dei pagamenti da parte della Pa.
Secondo una stima del Censis, il costo della burocrazia per le imprese italiane è pari a 70 miliardi di euro. Lo
studio ipotizza che un terzo di questi costi siano fisiologici, ma che i due terzi rimanenti si possano eliminare
con due azioni: la semplificazione normativa e la digitalizzazione dei processi, che da sola potrebbe eliminare
un terzo dei costi. Ovvero 23 miliardi di euro, che le imprese potrebbero risparmiare, ogni anno. L'altra voce
considerata riguarda i ritardi di pagamento, che si traducono in costo del denaro. Oggi la Pa ha un debito
verso le imprese pari a 70 miliardi di euro. Il tempo medio di pagamento è di 130 giorni (contro i 30 giorni
sanciti da una direttiva europea che presto dovremo recepire). Ipotizzando un costo del denaro dell'8%, nei
100 giorni medi di ritardo le imprese pagano, in termini di interessi, 1,5 miliardi di euro all'anno. Lo studio
stima che processi di acquisto e gestione d'ordine digitalizzati potrebbero ridurre i ritardi di almeno il 50%,
ovvero la quota imputabile a errori o inefficienze nel ciclo di ordine, fatturazione e pagamento. Per le imprese,
vorrebbe dire ridurre gli oneri da interessi per 750 milioni di euro all'anno.
Per concludere l'analisi sarebbe necessario stimare i risparmi indotti dalla digitalizzazione della Pa per i
cittadini. Il calcolo dovrebbe considerare infinite variabili, sia quantitative che qualitative. Su questo lo studio
si limita ad affermare che «i benefici per i cittadini sarebbero così tanti da essere difficili da quantificare»,
fornendo, indirettamente, un ordine di grandezza anche per questa voce. A ragione considerata la più
promettente.
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le esperienze virtuose Meno costi e più efficienza comune di prato
La multa e il ticket sanitario si pagano al supermercato Il progetto T-Serve fa risparmiare al Comune di
Prato (180mila abitanti) 590mila euro circa l'anno: è un sistema eGovernment di pagamenti multicanale. Il
Comune, con T-Serve, ha attivato infatti 31 servizi di pagamento erogati online e attraverso diversi sportelli
gestiti da intermediari, molto capillari sul territorio (170 tabaccherie, 187 sportelli bancari, 15 supermercati, 18
totem jolly self service, 6 agenzie Aci). Il cittadino può fruire così dei principali servizi comunali: pagare multe,
ticket sanitari, mensa scolastica, ricevere le foto riprese dall'autovelox, accedere a zone soggette a traffico
limitato, iscriversi alla scuola di musica, ai servizi della biblioteca, oltre che trattare Dia, istanze edilizie, tassa
sui rifiuti, Ici, certificati anagrafici.
Il sistema, costato 97mila euro, integra via web due cose: i sistemi distribuiti presso gli sportelli e quelli
gestionali di back-office del Comune. Così può verificare e saldare le posizioni debitorie dei singoli utenti in
tempo reale e senza l'intervento del personale comunale. T-Serve è stato poi adottato da vari enti pubblici
della Toscana, su proposta del Comune di Prato: tra gli altri, i Comuni di Livorno, Pisa, Vecchiano,
Pontedera, le Asl di Prato e Pistoia, l'azienda municipalizzata Asm Spa. Ora T-Serve gestisce quindi un
sistema di commissioni sulle transazioni provenienti sia dagli enti utilizzatori sia dagli intermediari. In tal modo
il sistema complessivo è in grado di autosostenersi economicamente. Limita il costo finale di commissione
all'utente a un valore pari o inferiore a quanto applicato dalle Poste per il pagamento dei bollettini tradizionali.
Tra gli sviluppi futuri il Comune sta valutando se estendere il sistema ai pagamenti via cellulare.
il testo della manovra digitale Per misurare i benefici per il sistema Paese ottenibili con la digitalizzazione
della Pubblica amministrazione centrale e locale, i ricercatori degli Osservatori Ict&Management del
Politecnico di Milano hanno considerato tre direttrici: risparmi su acquisti di beni e servizi, risparmi generati da
un aumento della produttività e risparmi indotti per le imprese. Il totale dei benefici è pari a 42,75 miliardi di
euro. Lo schema riassume, per ogni voce, i passaggi che hanno permesso di quantificare l'entità dei risparmi.
Risparmi ottenibili con la digitalizzazione delle PA (Tagli alla spesa corrente e minori costi per le imprese)
Taglio agli enti locali varato per il 2012 4,2 miliardi Fonte: Osservatori Politecnico di Milano
www.osservatori.net 7 8 9 Z Y D Invio + ! " £ $ 4 5 6 - 1 Ctrl -_ 2 3 / . 0 , Invio RISPARMI D
A AUMENTO DI PRODUTTIVITÀ NEI PROCESSI INTERNI RISPARMI INDOTTI PER LE IMPRESE
RITARDI NEI PAGAMENTI RISPARMI SU ACQUISTI DI BENI E SERVIZI 750 miliardi 120 miliardi 40 miliardi
4 miliardi È quanto spende la PA ogni anno È la somma impiegata per acquisti di beni e servizi La quota di
acquisti gestibile con tecniche di eProcurement (acquisizioni di beni e servizi online) 10% risparmio medio
generato rispetto alle modalità di acquisto tradizionali 8% 100 365 anno 70 miliardi Debito della PA verso le
imprese Tasso di interesse fissato dalla UE per i pagamenti in ritardo della PA Quota di pagamenti in ritardo
abbattibile grazie alla digitalizzazione del processo ordine-pagamento Risparmio annuo miliardi 1,5 Delta tra i
tempi di pagamento medi (130 giorni) e i tempi fissati dalla UE (30 giorni) 0,75 miliardi Costi annuali per le
imprese (interessi su esposizione bancaria) @ La PA spende per il personale 150 miliardi Le azioni Gli effetti
Aumento produttività stimato: 0% Aumento produttività stimato: 20% 15 miliardi Risparmio medio sul totale
della spesa: 10% ovvero Scuole e università Polizia ed esercito Sanità Ministeri Altri Regioni e PA locali
eProcurement Digitalizzazione dei pagamenti Dematerializzazione Digitalizzazione della sanità Posta
elettronica certificata Pagamenti multicanale Fascicoli penali elettronici Risparmio Costi fisiologici Costi
riducibili con semplificazione normativa Costi riducibli con digitalizzadione dei processi 23 miliardi 1/3 1/3 1/3
COSTO BUROCRAZIA 70 miliardi 50% 150 mld
azienda ospedaliera lecco
02/10/2011 46Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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I dati di accettazione e le analisi finiscono nel cloud privato L'azienda ospedaliera di Lecco (3mila dipendenti, 1.100 posti letto, 240 milioni di euro fatturati nel 2010)
utilizza un sistema di cloud privato, con piattaforma dell'azienda NetApp. Serve a ridurre i costi di gestione di
molte applicazioni interne e a renderle più efficienti. Adesso i server dell'ospedale memorizzano in modo
centralizzato i dati e forniscono servizi ai computer usati dal personale. Prima l'Ospedale aveva un server
dedicato per ogni applicativo, il che faceva lievitare i costi di gestione, assistenza e manutenzione. Il primo
passo è stato virtualizzare i server con VmWare, per ottimizzare le risorse. Dopo, dal 2010, l'Ospedale ha
cominciato a portare i servizi su una piattaforma centralizzata, con la soluzione di NetApp. Completerà il
progetto nel 2012, ma già adesso ha centralizzato i servizi di pronto soccorso, di accettazione e di analisi di
laboratorio. Questi non sono più su macchine singole, ma su un sistema virtuale distribuito tra diverse risorse
hardware. Risultato: l'Ospedale ha ridotto a un terzo i costi di gestione e così conta di rientrare in 2-3 anni
dell'investimento per la piattaforma, costata 130mila euro. Un altro vantaggio è la maggiore sicurezza e
affidabilità dei servizi. Il guasto di un server non li interrompe, visto che questi sono distribuiti su diverse
risorse. Il sistema protegge anche dal guasto di un intero datacenter: riesce a riattivare i servizi, su un diverso
datacenter, in 15 minuti. Al momento l'Ospedale ha preferito utilizzare un modello di cloud privato tenendo
internamente i server, perché ritiene i propri dati troppo sensibili per affidarli a un fornitore esterno.
comune di roma
Dagli atti digitalizzati a fine 2011 risparmi per 50 milioni di euro Il Comune di Roma ha avviato il progetto di dematerializzazione della carta, risparmiando circa 10 milioni di
euro nel 2010, che diventeranno 50 a fine 2011, a processo ultimato. Il Comune sta quindi rendendo digitali
gli atti pubblici in tutti i settori operativi dell'amministrazione. A oggi ha dematerializzato 120mila atti, che
coinvolgono 82 aree organizzative. Il risparmio viene da due fronti. Ci sono 5,5 milioni di fogli di carta in meno
all'anno ed è stato possibile ridurre i tempi di lavoro. Si tratta di 260mila giornate di lavoro in meno l'anno per
la movimentazione di pratiche complesse e 30mila per l'impiego di personale addetto a distribuire quelle
cartacee. Il lavoro è quindi anche reso più efficiente: i documenti sono immediatamente disponibili, in forma
digitale, agli uffici competenti.
Il tutto avviene attraverso una piattaforma condivisa da circa 7mila operatori coinvolti nelle fasi di
protocollazione, invio, accettazione e riassegnazione delle pratiche, su 15mila postazioni di lavoro collegate
in banda larghissima. È una piattaforma applicativa di protocollo informatico e gestione documentale unica
per tutti gli uffici, posta presso il Centro di elaborazione dati del Comune. Funziona così: il sistema
dematerializza, attraverso la scansione, i documenti che transitano in entrata e uscita attraverso gli uffici. I
documenti scansionati, previa notifica via e-mail, sono inoltrati agli uffici interessati. È un vantaggio anche per
l'ambiente, nota il Comune: non solo perché i dipendenti consumano meno carta, ma anche perché non
devono più usare l'auto per trasportare i documenti.
provincia di venezia
Grazie al Voip chiamate a costo zero tra gli uffici locali La Provincia di Venezia ha avviato nel 2011 la prima fase del «Progetto Voip». Ha adottato quindi servizi di
telefonia via internet nelle sedi istituzionali principali, con apparati Aastra, sfruttando la connessione a banda
larga già presente. In più ha creato un collegamento radio tra il Centro servizi di Mestre e il Palazzo Ca'
Corner. Ha potuto così ridurre i costi telefonici, razionalizzare il numero di linee telefoniche, e ha reso più
affidabili i servizi (grazie a una banda dedicata di 256 Kbps per le chiamate). Al tempo stesso ha potuto
riutilizzare i telefoni tradizionali e i cablaggi centrali, evitando così di sprecare gli investimenti pregressi. Il
costo del progetto nel 2011 è stato di 7.680 euro, a fronte di 5.500 euro annui di risparmi. In particolare ha
azzerato il costo delle chiamate tra il Centro servizi e il Palazzo, che prima era a tariffa urbana.
Nel 2012 la Provincia conta di passare alla seconda fase del progetto, comprando dispositivi Voip (8mila
euro) ed estendendo i servizi alle sedi minori (da cui conta di risparmiare 6mila euro l'anno) e su sei scuole.
Tutte queste sedi parleranno tra loro a costo zero, quindi. Nel 2012 la Provincia introdurrà anche servizi di
02/10/2011 46Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 81
unified communication. Ci saranno la "presence" (i dipendenti vedranno sul sistema chi è disponibile a
ricevere chiamate, chi è assente eccetera), la videocomunicazione, lo scambio di messaggi e file. Il tutto
poggia su una rete provinciale con tanti rami, da 2 fino a 30 megabit, che collegano il Palazzo Ca' Corner, il
Centro servizi, le sedi della polizia, l'Archivio, i Centri per l'impiego, gli uffici Urp e Caf, le tre Officine.
Schede a cura di Alessandro Longo
02/10/2011 46Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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analisi Una svolta non più rinviabile Marcello Clarich
A prima vista la macchina burocratica sembrerebbe il contesto ideale per l'informatizzazione. L'introduzione
di tecnologie via via più evolute all'interno della pubblica amministrazione invece è avvenuto con ritardo
rispetto al settore privato. E ciò per una ragione molto semplice. Le aziende private hanno investito molte
risorse nell'informatica e nella formazione del personale, perché i recuperi di efficienza e la riduzione dei costi
dovuti ai processi "paperless" si traducono in una maggiore redditività. La spinta in questa direzione deriva, in
ultima analisi, dallo stesso contesto concorrenziale in cui operano le imprese.
Nel mondo delle pubbliche amministrazioni, invece, dove mancano questi stimoli, l'innovazione tecnologica è
vista in molti casi come un fastidio: sconvolge prassi consolidate, richiede un aggiornamento continuo, non
produce benefici diretti per gli addetti agli uffici. Le inefficienze e l'arretratezza della Pa si riverberano infatti
quasi solo all'esterno e cioè sui cittadini, gli utenti e le imprese. Così, per esempio, l'incapacità delle
amministrazioni di scambiare in tempi reali dati e informazioni comporta ancor oggi la necessità da parte dei
privati di procurarsi innumerevoli certificati e attestazioni cartacee da produrre presso gli uffici. Inoltre i
cospicui investimenti in informatica sono stati spesso effettuati dalle amministrazioni ciascuna per conto suo,
piuttosto che all'interno di un progetto unitario. Qualche passo è stato compiuto nella giusta direzione nel
corso degli anni, per esempio, con il Piano e-government 2012 varato tre anni fa dal ministero per la
Pubblica amministrazione e l'innovazione. Ma anche in questo caso l'attuazione del piano si scontra con
difficoltà e resistenze.
Infine, potrebbe esserci anche qualche altra ragione inconfessabile per il ritardo. Per esempio, il cosiddetto
eProcurement, cioè i sistemi di approvvigionamento elettronico di beni standardizzati da parte delle pubbliche
amministrazione, rendono le procedure di gara molto più trasparenti e meno manipolabili, rispetto ai vecchi
sistemi cartacei. Inoltre, la digitalizzazione può servire anche come strumento di controllo sulle attività svolte
dal personale. Si spiegano così molte resistenza. Tuttavia in questa fase di tagli alle risorse destinate alle
pubbliche amministrazione, la digitalizzazione comincia forse a essere percepita come un passaggio
obbligato. E ciò potrebbe aprire uno spiraglio di luce.
02/10/2011 46Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 83
Pubblica amministrazione . Metà dei ministeri e quasi tutti gli enti non hanno adottato gli standard necessariper misurare le performance Alla class action manca ancora la qualità Il ministro Brunetta ha inviato una lettera di sollecito agli uffici inadempienti Andrea Maria Candidi
Antonello Cherchi
La class action attende ancora gli standard di qualità. Per i non pochi ritardatari è partita giovedì scorso una
lettera di sollecito di Renato Brunetta. Il ministro della Pubblica amministrazione invita gli altri colleghi a
recuperare il tempo perduto ed elaborare al più presto i parametri sulla base dei quali dare il voto al lavoro
degli uffici. È il caso dei ministeri Ambiente, Sviluppo, Lavoro, Salute, Istruzione. Il richiamo di Brunetta, però,
è stato indirizzato anche agli altri dicasteri, i quali - seppure hanno già approntato gli standard - non li hanno
ancora comunicati alla Pubblica amministrazione. Si trovano in questa condizione l'Economia, le Politiche
agricole, gli Esteri, la Difesa, l'Interno, la Giustizia e i Beni culturali.
La comunicazione dei parametri è fondamentale, perché sulla loro base la Pubblica amministrazione deve
predisporre - così come vuole l'articolo 7 del decreto legislativo 198/2009, che ha regolamentato la class
action pubblica - uno o più Dpcm con i quali dare il via alla piena operatività dell'azione collettiva.
Tuttavia, non sono solo i ministeri a segnare un grave ritardo. Anche gli enti pubblici avrebbero dovuto, dalla
fine del 2010, essere al passo con i misuratori delle performance e invece la loro pattuglia è ancora più
sguarnita di quella dei dicasteri. Discorso a parte per gli enti locali: pure loro non si sottraggono agli standard
di qualità, ma hanno a disposizione tempi meno stretti di quelli riservati alle amministrazioni centrali.
A causa del ritardo degli standard, la class action pubblica va avanti a scartamento ridotto. Anche se è in
buona compagnia, perché pure quella "civile" non ha fin qui raccolto grandi successi. Sebbene la scorsa
settimana la corte d'appello di Torino abbia dato l'ok all'azione contro Intesa Sanpaolo per l'applicazione della
commissione sullo scoperto di conto corrente, si tratta pur sempre della seconda azione ammessa in due
anni.
Sul fronte pubblico, una circolare emanata da Brunetta a inizio 2010 ha consentito di far comunque partire le
azioni collettive laddove un'amministrazione non rispetti tempi indicati dalla legge o dove si contravvenga alle
indicazioni di una carta di servizi. E questo ha permesso di presentare i primi ricorsi al Tar Lazio, uno dei
quali è stato anche deciso in appello dal Consiglio di Stato (si veda la tabella a fianco). Si tratta comunque di
un'applicazione parziale dello strumento della class action. Per andare a regime, infatti, l'azione collettiva ha
bisogno degli standard di qualità, cioè degli indici in grado di misurare accessibilità, tempestività, trasparenza
ed efficacia dei servizi che le amministrazioni erogano al pubblico.
Era stata la Civit (la commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle pubbliche
amministrazioni, insediata presso il ministero di Brunetta) a fissare, nel giugno 2010, le linee guida sulla base
delle quali ministeri, enti e amministrazioni locali devono elaborare i propri standard. Un compito non facile,
perché si tratta della prima volta che gli uffici pubblici sono chiamati a predisporre parametri di misurazione
dell'efficienza, parametri che se non rispettati possono far partire la class action. E se i ritardi dei primi tempi
si potevano imputare alla necessità per le amministrazioni di studiare la novità, le assenze attuali sanno,
invece, di vera e propria inadempienza.
C'è, però, da dire che i ricorsi svelano solo una parte dell'andamento della class action. Prima di finire
davanti ai giudici amministrativi, la causa conosce il momento preliminare ed obbligatorio della diffida verso
l'amministrazione perché rimedi alle mancanze lamentate dai cittadini. Nel caso l'ufficio pubblico non corra ai
ripari entro 90 giorni, allora si può ricorrere all'azione collettiva vera e propria. Le esperienze di quasi due anni
dimostrano, però, che in molti casi è sufficiente la diffida per indurre le amministrazioni al ripensamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Amminstrazioni Pubblic. sul sito MINISTERI Beni culturali 7 Difesa 7
Economia 7 Esteri 7 Giustizia 7 Infrastrutture e trasporti 7 Interno 7 Politiche agricole 7 ENTIPARCO
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Arcipelago toscano 7 Gran Paradiso 7 Sila 7 ENTI PUBBLICI Agenzia industrie difese 7 Agenzia italiana del
farmaco (Aifa) 7 Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) 7 Agenzia per la rappresentanza negoziale
delle pubbliche amministrazioni (Aran) 7 Istituto commercio estero (Ice) 7 Unioneitalianatiroasegno 7
PROVINCE Ferrara 7 ENTI LOCALI Comunitàmontana valli Orco e Soana 7 Le amministrazioni che hanno
adottato gli standard di qualità (dati a inizio settembre) 7 Sì 7 No Pochi all'appello
ricorsi in materia di class action pubblica pendenti presso il Tar e il Consiglio di Stato Cause aperte Ricorso
Parti Oggetto Decisioni Consiglio di Stato; VI sezione, ricorso 1311/2011 Codacons contro i ministeri
Economia, Interno, Istruzione, Pubblica amministrazione e 18 uffici scolastici regionali Sovraffollamento delle
aule scolastiche: più di 25 studenti per aula Il 9 giugno il Consiglio di Stato ha respinto (decisione 3512) il
ricorso dei ministeri Tar Lazio, sede di Roma, I sezione, ricorso 566/2010 Anief (Associazione sindacale
professionale) e altri contro il ministero della Pubblica amministrazione Annullamento dela nota del ministero
della Pubblica amministrazione 416/Gab.U del 4 novembre 2009 che recepiva l'articolo 65, comma 3, della
legge 15/2009, il quale prorogava gli organismi di rappresentanza del personale, fissandone le elezioni al 30
novembre 2010 Il 20 gennaio il Tar respinge la richiesta di sospensiva e il 24 febbraio 2010 dichiara il ricorso
inammissibile Tar Lazio, sede di Roma, sezione I, ricorso 1348/2011 Adiantum (Associazione di associazioni
nazionali a tutela dei minori) contro il ministero della Giustizia Silenzio rifiuto in relazione alla diffida
presentata da Adiantum di attivare tutti gli atti necessari per ripristinare un efficiente e adeguato
funzionamento dei servizi organizzativi di giustizia minorile presso i tribunali Udienza fissata per il 26 ottobre
prossimo Tar Lazio, sede di Roma, sezione II-quater, ricorso 9850/2009 Codacons contro la provincia di
Roma Annullamento del provvedimento 2524/2009 della provincia di Roma relativo all'affidamento dei servizi
presso gli sportelli dei consumatori Richiesta di sospensiva respinta il 16 dicembre 2009
Foto: Classi «pollaio». Una delle azioni collettive ha riguardato il sovraffollamento delle aule scolastiche
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INTERVENTO Spending review sulla gestione del personale DOPO LA MANOVRA La revisione della spesa richiederà soluzioni organizzative diverse anche con delegheesterne di Francesco Verbaro Le misure straordinarie di carattere finanziario contenute nelle ultime manovre dovranno spingere le
pubbliche amministrazioni a effettuare una revisione strutturale della spesa, uscendo fuori dall'angolo dei tagli
lineari, al fine di realizzare un ridisegno delle amministrazioni in tutta la loro estensione e articolazione.
Le amministrazioni dovranno intanto applicare le disposizioni di razionalizzazione contenute nel Dl 98/2011 e
nel Dl 138/2011, diverse per comparto e per livello di governo. Se le amministrazioni centrali dello Stato
saranno tenute nei prossimi mesi a razionalizzare i propri uffici periferici, a rivedere in riduzione gli organici,
accorpare gli enti previdenziali, eccetera, oltre a sperimentare la spending review, per gli enti locali si
prevedono maggiori limiti in materia di assunzioni, l'inclusione delle spese di personale delle partecipate nei
vincoli di riferimento, la razionalizzazione delle partecipate, la realizzazione di unioni per i comuni sotto i mille
abitanti, nonché la gestione associata delle funzioni fondamentali per i comuni da mille a 5mila abitanti. Cui si
aggiungeranno per gli enti locali gli effetti dei tagli ai trasferimenti e gli obiettivi del patto di stabilità.
Il quadro è tale quindi da richiedere piani di razionalizzazione strutturali e nuovi modelli di gestione. Per
questo occorre pensare ad alcune soluzioni organizzative e logistiche che già da tempo le amministrazioni
avrebbero potuto adottare e che invece o sono rimaste sulla carta oppure hanno trovato un'applicazione
distorta e inefficiente.
L'esempio classico e oggi più evidente è dato dalla gestione del personale, una funzione interna resa
sempre più complessa dall'evolversi del quadro normativo e che assorbe molte energie e personale
all'interno delle singole amministrazioni. Il paradosso è dato dal fatto che non solo ogni amministrazione ha
un proprio ufficio per il personale, ma spesso ogni settore, dipartimento o direzione ha a sua volta una propria
struttura dedicata. Un'area questa che potrebbe essere certamente esternalizzata e gestita in forma
associata, migliorando così l'efficienza ma anche la qualità dei servizi. Nell'ambito della gestione del
personale è possibile ad esempio ricorrere alle agenzie per il lavoro, che sono portatrici di un know how di
rilievo nel settore della gestione delle risorse umane; questo consentirebbe alle amministrazioni interessate di
liberare seriamente il settore pubblico da una serie di incombenze amministrative. Già l'articolo 74 del Dl
112/2008 aveva individuato i criteri di riorganizzazione e riduzione degli organici con particolare riferimento
alla concentrazione dell'esercizio delle funzioni istituzionali, attraverso il riordino delle competenze degli uffici
e all'unificazione delle strutture che svolgono funzioni logistiche e strumentali. Ma alla fine tutte le
amministrazioni, paradossalmente, hanno proceduto al semplice taglio lineare.
Tanti altri esempi si possono fare, spesso supportati da una esplicita previsione normativa: dall'ufficio
relazione con il pubblico all'ufficio disciplinare, dall'organismo di valutazione alla gestione del sito internet,
nonché alla gestione dei bilanci e degli appalti.
Ma pur in presenza di una esplicita previsione normativa, le amministrazioni hanno sempre preferito gestire
attraverso un proprio ufficio o settore oppure realizzarci persino delle società in house. Un'altra area da
aggredire è quella della razionalizzazione degli immobili di proprietà e in locazione. Il blocco delle assunzioni
per anni, i processi di semplificazione e digitalizzazione, le esternalizzazioni hanno ridotto sensibilmente il
fabbisogno immobiliare delle Pa, ma resistenze interne e incapacità di mettere a valore gli immobili portano a
una spesa elevata e crescente.
La migliore razionalizzazione inoltre è quella che avviene dal basso, che è più prossima, in quanto è in grado
di scegliere tra spesa buona e spesa cattiva, di tagliare ma di effettuare investimenti. I piani di
razionalizzazione previsti dall'articolo 16 del Dl 98/2011 costituiscono un'occasione per avviare dei piani di
razionalizzazione "industriali" e far nascere delle relazioni sindacali alte nel settore pubblico.Per questo sarà
03/10/2011 54Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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necessario eliminare i vincoli finanziari sulla formazione, soprattutto se finalizzata ad accompagnare i piani di
razionalizzazione o il programma di revisione della spesa previsti dalla recente normativa.
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A cura de Il Sole 24 ORE System INFORMAZIONE PUBBLICITARIA SPECIALE CLOUD COMPUTING Proteggere i dati sulle nuvole HP presenta Enterprise Security Solutions: un muro alle minacce che arrivano da cloud e social media Il mercato Ict soffre ma il cloud rappresenta una spinta propulsiva che prosegue con una progressione
regolare. Se le grandi aziende vanno in direzione del private cloud, allestendo i loro data center, l'ibrido è,
secondo HP, il modello prevalente nel medio periodo. "Il cloud computing - spiega Lorenzo Gonzales,
innovation senior consultant di HP Italia - è un'attività che cresce ma con tempi e modi differenti a seconda
delle aziende. Si sviluppa in continuità con le attività di di virtualizzazione fatte in passato". Sul fronte delle
piccole e medie imprese, invece la realtà è disomogenea con la posta elettronica in testa per quanto riguarda
il passaggio nella nuvola e attività di Software as a service (modello di distribuzione del software applicativo
dove un produttore di software sviluppa e gestisce un'applicazione web che mette a disposizione dei propri
clienti via Internet) che riguardano soprattutto Crm e l'area della collaboration che godono di una certa
penetrazione. "L'interesse esiste a tutti i livelli - conferma Gonzales - anche se nel piccolo esiste una
maggiore difficoltà nello sfruttare le nuove opportunità a causa della carenza di competenze interne e
dell'offerta di soluzioni". Esiste il solito mix di innovatori e gli altri che stanno alla finestra osservando come si
sviluppa la situazione. Anche perché da sfondo c'è la solita carenza di It nelle aziende abbinata in qualche
caso anche ai problemi con la banda larga che rendono molto complicato l'approccio al cloud. "Il cloud si
basa sulla standardizzazione del servizio, mentre le Pmi fanno parte di filiere o distretti che lavorano sulla
differenziazione e possiedono connotazioni particolari", aggiunge l'innovation senior consultant di HP. In
sostanza, in Italia occorre conciliare la standardizzazione dei servizi, la customizzazione così diffusa nelle
nostre aziende, e la mancanza di soluzioni verticali specifiche che esaltino le nostre eccellenze. Per colmare
questa lacuna è necessario un impegno congiunto dell'intero sistema, Pubblica amministrazione, distretti e
filiere, università, operatori del settore Ict. Nella visione di HP l'ibrido è il modello più adatto. Per questo la
società ha sviluppato una road map di passaggio che combina la capacità tecnologica di HP con i suoi servizi
dando un occhio particolare alla sicurezza. "Quello relativo alla security è un aspetto fondamentale - osserva
Gonzales - e deve intendersi come la capacità di gestire il rischio e prevenire i problemi. Le politiche di
sicurezza devono intersecare tutto l'ambiente Ict". Per questo HP ha aumentato l'offerta lavorando con i
clienti per definire politiche di sistema, proponendo cruscotti unificati per il controllo sulla catena oltre a servizi
e workshop informativi e formativi per le aziende. Con la consumerizzazione dell'It, la diffusione in azienda di
prodotti nati per il mondo consumer come i tablet che gli utenti utilizzano anche nell'ambiente business, a
maggior ragione è necessario un approccio organico. Infatti, sottolinea Gonzales "Il tipo di minaccia legato al
comportamento degli utenti è aumentato significativamente". Secondo uno studio condotto per conto di HP,
oltre il 50% dei business e technology executive intervistati ha ammesso che le violazioni alla sicurezza
aziendale sono aumentate nel corso dell'anno passato. Quasi il 30% ha dichiarato di aver subito violazioni a
causa di accessi non autorizzati dall'interno, mentre per il 20% si è trattato di un attacco proveniente
dall'esterno. Scendendo nel dettaglio dell'offerta di HP, recentemente la società ha presentato una nuova
offerta di soluzioni legate alla sicurezza che integra le tecnologie e i prodotti frutto Lorenzo Gonzales,
innovation senior consultant di HP Italia delle più recenti acquisizioni. Si tratta delle Enterprise Security
Solutions che puntano proprio a proteggere le aziende dalle crescenti minacce che arrivano via cloud o dai
social media. Le tecnologie acquisite da ArcSight, Fortify Software e TippingPoint sono state integrate in una
piattaforma di risk management che offre tecnologie avanzate di correlazione, protezione delle applicazioni e
difesa della rete, in grado di salvaguardare le applicazioni e le infrastrutture It dagli attacchi informatici più
sofisticati. In particolare ArcSight Express 3.0 permette di correlare i dati, gestire gli accessi e monitorare le
attività degli utenti per permettere alle aziende di di prevenire e intercettare le minacce informatiche.
Reputation Security Monitor offre ai clienti di ArcSight un elenco aggiornato in tempo reale degli indirizzi Ip e
Dns potenzialmente dannosi, mentre TippingPoint Web Application Digital Vaccine 2.0 è un servizio che
03/10/2011 34Pag. Il Sole 24 Ore - Lunedi(diffusione:334076, tiratura:405061)
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estende estende la protezione alle applicazioni online commerciali e proprietarie attraverso l'identificazione in
tempo reale delle vulnerabilità nelle applicazioni web e la distribuzione di patch virtuali.
03/10/2011 34Pag. Il Sole 24 Ore - Lunedi(diffusione:334076, tiratura:405061)
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R CLUB Internet in strada, richieste boom. E sul mercato arrivano tre network HI TECH UNA SOLAISCRIZIONE PER TUTTA L'ITALIA IL WI-FI È PIÙ FACILE SE LA RETE DIVENTA MAXI ALESSANDRO LONGO Tablet e smartphone si moltiplicano nelle tasche e nelle borse degli italiani. E di conseguenza cresce la fame
di wi-fi gratis per strada. Così sbocciano le prime grandi reti nazionali che con una sola registrazione
garantiscono l'accesso a centinaia di punti Internet sparsi nelle città.
Il pubblico è vasto: sono 20 milioni gli italiani con uno smartphone, a cui vanno sommati i circa 500 mila
dotati di tablet come l'iPad di Apple. L'ideale con questi strumenti è navigare senza fili in wi-fi: alta velocità,
costi bassi o persino nulli. Il tutto dal bar dove si prende il caffèo dalle panchine del parco vicino a casa.
Peccato che fino a poco tempo fa era difficile trovare un punto di accesso wi-fi, il quale poi richiedeva una
procedura di registrazione scomoda, per avere la password di navigazione. La risposta è nelle macro reti
nazionali, che consentono di navigare gratis da Nord a Sud con una singola registrazione, valida per sempre.
Una tendenza che si sta concretizzando con la nascita di tre network: Luna (dell'operatore Futur3), Lumen
(dell'azienda specializzata Guglielmo) e Free Italia Wi-fi (frutto di un accordo tra pubbliche amministrazioni
locali).
Hanno rispettivamente 1.500, duemila e 1.109 punti di accesso, presenti in piazze, ristoranti, alberghi, bar,
circoli e altri luoghi pubblici o aperti al pubblico. Qualunque esercente o pubblica amministrazione può entrare
a far parte di una di queste reti, già usate da centinaia di migliaia di utenti. Chi paga? Dipende: Futur3 fa
navigare gratis, ma in cambio trasmette pubblicità dei propri sponsor.
Guglielmo gestisce la rete per conto della pubblica amministrazione o dell'esercente che l'ha richiesta e che
poi decide se far pagare o no il servizio (è gratuito il 50 per cento dei punti di accesso Lumen). Free Italia
WiFi è sovvenzionata da fondi pubblici ma costa poco perché sfrutta servizi a banda larga utilizzatie pagati
per altri scopi (da parte della pubblica amministrazioneo dell'esercente dov'è presente il punto di accesso). In
ogni caso, l'utente può ottenere i dati di accesso anche sul posto: dopo essersi collegato con il proprio
smartphone, tablet o pc alla rete wi-fi, gli appare una pagina web di registrazione.
Secondo gli esperti il vantaggio delle reti nazionali consiste non solo nella facilitazione dell'accesso a Internet
, ma anche perché, innescando un circolo virtuoso, fanno venire la voglia ad altri Comuni, Province o
proprietari di bar e ristoranti di aprire un proprio punto wi-fi.
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01/10/2011 40Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Il Grande Fratello entra a scuola Pagelle e assenze per e-mail Rivoluzione online: niente più 'fughe', un sms informerà i genitori ROMA LA «RIVOLUZIONE» è iniziata un po' in sordina nel 2008. Da allora il «grande fratello» ha messo
radici nella scuola e se da una parte agevola il lavoro degli insegnanti e lenisce le preoccupazioni dei genitori,
dall'altra ostacola la fantasia degli adolescenti impegnati da sempre, per Dna, a raggirare regole e famiglie.
Badge per entrare a scuola al pari di un impiegato qualsiasi; sms o mail ai genitori in tempo reale per
segnalare assenze e ritardi. La scuola tecnologica sta avanzando inesorabilmente e non solo negli istituti di
secondo grado. In un asilo nido di Ravenna ora si parte con le webcam perché mamme e papà ansiosi
possano, a distanza, controllare il pargolo. E' come avere dinanzi i due capi della medesima fune: si inizia in
webcam, si finisce in Rete con sms alle famiglie degli assenti. IL PORTALE «Scuolamia» è frutto della
collaborazione tra il ministero dell'Istruzione e quello della Pubblica amministrazione. Insomma, Gelmini e
Brunetta. E' uno dei progetti già operativi: ogni scuola si registra e poi accede ai servizi che consentono
anche l'accesso alle famiglie. Attraverso il collegamento con la scuola dei propri figli si può seguire
l'andamento scolastico degli eredi, fissare i colloqui con i professori, interagire con l'istituto per tutte le
iniziative. Sempre on line, inoltre, vengono riportate le pagelle degli alunni che però possono essere
consultate, previa password, solo per lo studente di riferimento. E' garantita la privacy. Le pagelle online sono
una realtà dall'anno 2009/10 mentre il sistema degli sms per avvertire delle assenze è attivo già da tempo.
Ultimo gradino in questo processo è il badge. Ogni studente è munito di una «carta personale» che in alcune
scuole è completata anche dalla fotografia. Questa carta, carta dello studente, consente sconti e agevolazioni
per eventi culturali e musei, ma può anche essere impiegata come segnatempo laddove ci siano i «totem»
per rilevarlo. Ma si tratta di un'iniziativa che dipende dall'autonomia dei singoli istituti e sulla quale il Ministero
di viale Trastevere non interviene direttamente. AD OGGI sono circa 4.300 le scuole registrate sul portale
Scuolamia, ovvero in grado di fornire i servizi essenziali alle famiglie attraverso la Rete. Non c'è, invece, un
censimento di quelle che hanno fatto ricorso al badge per registrare le presenze. «In prevalenza il sistema
della rilevazione automatica delle presenze è stato adottato nelle scuole superiori. Ma il Ministero non
interviene sul badge perché spetta all'autonomia del singolo istituto» spiega Giovanni Biondi
capodipartimento del ministero dell'Istruzione. «Le situazioni sono diverse e molto legate al territorio. C'è
stato un preside, a Scampia, che aveva installato i badge e poi si è reso conto che il sistema era aggirabile e
ha optato per soluzioni diverse». ALTRO DISCORSO è quello dell'informatizzazione dei servizi attraverso il
portale Scuolamia: 4.300 istituti hanno già aderito, in prevalenza superiori, ma anche medie e qualche
primaria. «Non ci sono grandi differenze geografiche. Si tratta di un progetto che va avanti in maniera
uniforme. Il nostro obiettivo è coprire tutte le superiori che sono all'incirca 3.500». Poi c'è il wifi. «Attualmente
- spiega Biondi - abbiamo una copertura pari al 60% degli istituti superiori. Contiamo di arrivare al 100%».
«Le adesioni - aggiunge Renzo Turatto, capo dipartimento dell'Innovazione tecnologica del ministero della
Pubblica amministrazione - sono maggiori nelle grandi città e negli istituti più grandi». Tempi velocizzati,
genitori meno stressati, controlli puntuali. E gli studenti? Risponde Biondi: «Esistono scuole più intelligenti
che non spediscono l'sms di allerta al primo giorno di assenza ma aspettano il secondo o il terzo. Diciamo
che sono più elastiche». Ci siamo capiti. Silvia Mastrantonio
02/10/2011 18Pag. QN - Il Resto del Carlino - Ed. nazionale(diffusione:165207, tiratura:206221)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 91
BASSA TRA LE IMPRESE E L'UFFICIO ESTERO DELLA CAMERA DI COMMERCIO I certificati per le aziende da oggi viaggiano per via telematica DOPO LA FIRMA della convenzione tra il presidente della Camera di commercio, Enrico Bini, e il sindaco di
Guastalla, Giorgio Benaglia, parte di fatto oggi la sperimentazione di un nuovo procedimento telematico
destinato a snellire sensibilmente i rapporti tra imprese della bassa reggiana e Ufficio Estero della Camera di
commercio. Le imprese attive nel Comune di Guastalla e in quelli limitrofi potranno infatti inviare
telematicamente la documentazione necessaria al rilascio del certificato d'origine richiesto per i rapporti
commerciali con Paesi esteri, che in 24 ore sarà poi disponibile in forma cartacea (tuttora imposta dalle
normative) presso l'URP del Comune di Guastalla. «Grazie alla collaborazione tra Ente camerale e Comune
di Guastalla - spiegano Enrico Bini e Giorgio Benaglia - Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio -
si elimina per le imprese l'incombenza di doversi recare fisicamente agli sportelli camerali, e questa fase di
sperimentazione è propedeutica all'estensione di un servizio che rientra in un più ampio progetto (denominato
CERT'O) promosso insieme ad Infocamere».Come funziona? Le aziende interessate devono essere
abbonate al servizio Telemaco, disporre della firma digitale e possedere uno scanner per l'invio degli allegati
dei certificati in forma di file (es. fatture). Il responsabile aziendale sarà quindi in grado di compilare in remoto
la domanda di certificato, e allo stesso modo potrà provvedere al pagamento dei certificati, eliminando la
circolazione di contante. I certificati d'origine potranno essere trasmessi entro le 11 del mattino e un sistema
automatico avvertirà immediatamente l'impresa dell'avvenuta consegna della pratica telematica. Il documento
cartaceo, compilato e vidimato dagli uffici camerali, sarà disponibile per il ritiro, nei primi tempi, 2 giorni dopo
la richiesta, mentre a regime dalle ore 11 del giorno successivo. I certificati inviati il venerdì saranno
disponibili il lunedì successivo. Il servizio non comporta nessun aumento dei costi.
03/10/2011 9Pag. QN - Il Resto del Carlino - Reggio emilia(diffusione:165207, tiratura:206221)
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L'EVENTO Al via il Festival delle libertà digitali Dall' 1 al 14 ottobre incontri e dibattiti in tutt'Italia sul Web, la privacy , e-book e libera condivisione delleconoscenze Etica, tecnologia e web Tra le tematiche anche la digitalizzazione di libri e archivi pubblici ALESSIO MARRI Come afferma il massmediologo canadese Derrick De Kerckhove, l'allievo prediletto di Marshall McLuhan, «
Internet è diventato il mezzo». In senso assoluto. Del presente e del futuro. Il contenitore onnivoro di tutti gli
altri media, televisione compresa. La rete che sta inesorabilmente inglobando la comunicazione,
imponendone regole e trasmissione. Proprio a celebrare la forza del Web e le potenzialità intrinseche alla
libera circolazione della conoscenza in rete, si è aperto ieri il terzo Festival delle libertà digitali. L'iniziativa,
che prende avvio nella Vicenza che ne ha sancito la nascita, porta le firme di Wikimedia Italia, associazione
di promozione sociale della più celebre enciclopedica libera on line Wikipedia, e da Liber Liber, onlus che si
batte per l'utilizzazione consapevole delle tecnologie informatiche in campo umanistico. L'inaugurazione di
ieri, avvenuta simbolicamente attraverso un laboratorio ambientale nel corso di un'escursione montana nel
vicentino, dà il via alla terza edizione della manifestazione che per la prima volta tocca anche altre città
importanti come Padova, Bologna, Pisa, Roma e Napoli. Il calendario del Festival, consultabile all'indirizzo
Web www. libertadigitali.it, prevede una fitta agenda di appuntamenti sino al 14 ottobre. Al centro della
discussione la condivisione della conoscenza, gli open data (i dati liberamente accessibili senza restrizioni di
copyright, ndr), il software opensource e le nuove tecnologie, tablet e e-book su tutti, che si stanno
imponendo sempre più rapidamente nella nostra quotidianità. Si affronteranno anche le immense opportunità
garantite dalla digitalizzazione dei testi nelle biblioteche, degli archivi della Pubblica Amministrazione con
l'innovazione di servizi che, eliminando il cartaceo, aprirebbero nuove prospettive ai cittadini e alle imprese. Si
parlerà anche di temi etici come la riservatezza, il diritto alla privacy e la regolamentazione all'acc e s s o . A r
g o m e n t i f o n d a m e n t a l i nell'epoca del Panopticon volontario di Facebook, dove il controllo sul nostro
stile di vita e sulle nostre attività on line assume dinamiche imprevedibili. «La libertà è un giardino da
coltivare» recita lo slogan del Festival. Da custodire e proteggere, aggiungiamo noi.
03/10/2011 27Pag. L Unita - Ed. nazionale - unitag(diffusione:54625, tiratura:359000)
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IL COMUNE ADERISCE A «MURGIA SVILUPPO» Lo «Sportello unico» al servizio delle imprese l B I T E T TO. Artigianato e industria: il Comune aderisce a «Murgia Sviluppo» per la gestione dello Sportello
unico per le attività produttive. Il Suap, collegato con i terminali comunali, adempirà alla funzione di snellire
l'iter delle istanze per attività produttive finalizzate al rilascio dell'atto autorizzativo unico, interagendo da una
parte con i terminali comunali e dall'altra con la Regione, le Aziende sanitarie locali, le Prefetture, le Province,
la Camera di commercio, il comando provinciale dei Vigili del fuoco. «Murgia Sviluppo spa» incorpora le
funzioni di promozione dello sviluppo economico e sociale del territorio di riferimento per il miglioramento
della competitività dell'area; la realizzazione di iniziative di marketing territoriale per attrarre investimenti; l'of
ferta di servizi di consulenza e assistenza in favore di soggetti pubblici e privati; l'attivazione di strumenti
finanziari previsti dalle normative regionale, nazionale ed europea in favore di enti locali, imprese e cittadini;
la gestione di servizi pubblici (anche in regime di concessione o su delega di funzione), finalizzati allo
sviluppo sostenibile del territorio e alla qualificazione del sistema delle imprese. «Lo sportello Suap - spiega il
sindaco Stefano Occhiogrosso - ha come scopo principale quello di semplificare le procedure per il rilascio di
autorizzazioni necessarie a chi svolge attività produttive e di accelerare i tempi di rilascio delle autorizzazioni.
Grazie all'at tività del Suap si faranno confluire in un unico ufficio tutti i passaggi di pratiche della pubblica
amministrazione, a tutto beneficio degli imprenditori che risparmieranno così tempo e denaro. Tale iniziativa -
conclude il sindaco rappresenta lo strumento che consente agli imprenditori di avere un unico interlocutore
che coordina e gestisce tutti i rapporti con gli uffici coinvolti nelle varie fasi che concorrono al rilascio dell'au
torizzazione». [tommaso forte]
02/10/2011 14Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari(diffusione:48275, tiratura:63756)
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LA GUIDA ALLA FINANZA LOCALE LA MANOVRA-BIS PER GLI ENTI COMUNALI Il decreto legge rivoluziona i quadri degli amministratori pubblici, limita orari (e rimborsi) per i Consigli eintroduce l'associazione delle funzioni fondamentali ANDREA RECALDIN Il decreto legge 138 dello scorso agosto porta con sé alcuni importanti modifiche e innovazioni per gli Enti
locali. Diversi, infatti, sono gli aspetti che all'interno del testo normativo vengono trattati, dalla riduzione degli
amministratori pubblici alla associazione delle funzioni fondamentali, dalla scelta dei revisori dei conti alla
convocazione dei Consigli nelle ore fuori dall'orario lavorativo. Partiamo proprio da questa ultima
disposizione. Grazie ad un emendamento dei senatori della Lega Garavaglia e Va ccari, approvato in
commissione Bilancio, le sedute delle Giunte, del Consiglio e delle commissioni nei Comuni con meno di 15
mila abitanti dovranno tenersi preferibilmente in orario non lavorativo. La logica della norma risiede nella
volontà di non sottrarre ai datori di lavoro, presso i quali gli amministratori eletti svolgono la loro abituale
professione, ore lavorative in ragione della partecipazioni degli stessi alle assemblee pubbliche. Sulla
medesima linea si muove un'altra novità del decreto che, con una modifica al Testo unico Enti locali (Tuel),
rinnova l'istituto del permesso retribuito per i consiglieri dipendenti, prevedendo come questo venga garantito
per la sola durata dell'assemblea e per il tempo strettamente necessario per raggiungere il luogo ove questa
si svolge. Viene così meno la concessione del permesso retribuito per l'intera giornata nella quale si svolge la
seduta e che, in precedenza, era dovuto anche nel caso in cui la seduta si fosse prolungata oltre la
mezzanotte del giorno di Consiglio. Novità anche sulle spese di rappresentanza, che da domani dovranno
essere elencate, anno per anno, in un apposito prospetto allegato al rendiconto di gestione che il Comune
predispone. Il modello di prospetto sul quale riportare tali spese verrà elaborato secondo un decreto
interministeriale da emanare nelle prossime settimane e dovrà essere inviato sia alla rispettiva sezione
regionale della Corte dei Conti, sia pubblicato, dopo la sua approvazione, sul sito internet dell'Ente locale.
Cambia anche la modalità di scelta dei revisori dei conti: a decorrere dal primo rinnovo del collegio dei
revisori successivo alla entrata in vigore del decreto, la scelta di questi viene effettuata mediante estrazione.
Il sistema si basa su un apposito elenco, nel quale possono essere inseriti, a richiesta, i soggetti iscritti al
Registro dei revisori dei conti e gli iscritti all'ordine dei Commercialisti, e dal quale vengono estratti (pare
presso la sede del Prefetto) i nominativi dei revisori che andranno a costituire il collegio dei revisori presso
l'Ente locale. La finalità della norma è, chiaramente, quella di togliere alla politica il potere di nomina,
affidandolo alla sorte e (parzialmente) ad alcuni criteri. Sulla base, infatti, della elevata aleatorietà insita in
una estrazione casuale, il legislatore ha pensato di attenuare questa variabilità inserendo tre criteri per la
richiesta, da parte degli abilitati, all'elenco regionale: rapporto di anzianità del candidato con il
dimensionamento del comune, esperienza pregressa e specifica qualificazione professionale sull'argomento.
L'i ntroduzione di determinati "p aletti" dovrebbe ridurre, seppur parzialmente, la evidente incertezza insita
nello schema di definizione dei revisori, anche se, comunque, restano delle perplessità sull'efficacia del
sistema. L'intervento legislativo realizzato dall'articolo 16 del dl 138 modifica anche la parte normativa
inerente il numero di amministratori, nell'ottica di riduzione dei costi a carico della collettività. A decorrere dal
primo rinnovo, viene pertanto disposta una riduzione, differenziata sulla base della grandezza del comune,
dei consiglieri comunali e degli assessori in Giunta (vedi tabella). Seguendo la medesima logica, vengono
quindi riviste quasi completamente la struttura e le modalità di funzionamento dei cosiddetti "piccoli comuni".
Per gli Enti fino a mille abitanti, infatti, nessuna soppressione, come previsto da una prima stesura della
norma, ma l'obbligo di associarsi in una unione dei Comuni, la cui popolazione deve essere di norma
superiore alle 5 mila unità, al fine di esercitare in forma associata le funzioni amministrativ e , c o m e i n d i v
i d u a t e dall'articolo 21 della legge delega sulla riforma feder a l e ( L e g g e n . 4 2 d e l 2009). Polizia
locale, settore sociale e programmazione economico-finanziaria diventeranno quindi attività da condividere
02/10/2011 10Pag. La Padania(tiratura:70000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 95
fra i diversi Enti, come saranno da condividere anche gli organi delle unioni. È previsto difatti un Consiglio,
composto da tutti i sindaci e da due consiglieri per ciascun Comune dell'unione, un presidente, eletto fra i
componenti e il cui mandato, rinnovabile, dura due anni e mezzo, e una Giunta, che decade contestualmente
al presidente e che da questi è composta, oltre che da assessori, a loro volta nominati fra i componenti
dell'unione. Le funzioni che l'organo dell'unione dovrà svolgere sono molto analoghe a quelle che oggi svolge
un Consiglio comunale, con il presidente che avrà le funzioni del sindaco e la Giunta che, sul territorio
dell'unione municipale, eserciterà le medesime competenze che oggi il Tuel (art. 48) assegna alle Giunte
comunali.
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Scuole, la moltiplicazione dei centri di costo UNA VECCHIA RIFORMA NATA PER SNELLIRE LE PROCEDURE E GARANTIRE AUTONOMIA ACIASCUN ISTITUTO OGGI SI RIVOLTA COME UN BOOMERANG CON DIRIGENTI, IMPIEGATI EPROCEDURE AMMINISTRATIVE CHE FANNO LIEVITARE LE USCITE PUBBLICHE Matteo Battaglia Milano Le scuole come piccole e medie imprese pubbliche. Questo è il risultato dell'autonomia varata nel
2000 che ha trasformato gli istituti in aziende, riunite in 10,5mila comprensori. Oggi, dopo una riforma che ha
varato il decentramento amministrativo e l'autonomia finanziaria, ogni scuola ha un suo centro di costo, un
dirigente economico, propri impiegati amministrativi per la gestione della piccola unità locale, dai cedolini per
gli stipendi alla carta igienica. Una rivoluzione nata per snellire le procedure. Ma con lo scenario attuale, si è
trasformata in una duplicazione di figure professionali con sovraccarico di costi per la Pubblica
amministrazione. Secondo l'ultimo rapporto Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, l'istruzione pubblica assorbe il 4,8% di tutto il Pil del Paese (università compresa). L'Italia conta
oltre 42mila istituti, 920mila impiegati tra docenti, personale amministrativo, tecnici e ausiliari. A distanza di 10
anni dalla riforma, che avrebbe dovuto portare allo snellimento delle procedure e migliorare il servizio, i conti
non tornano. «Le incombenze sono aumentate. Ora è compito degli istituti calcolare gli stipendi e il tfr dei
supplenti, ricostruire l'intera carriera professionale dei docenti», spiega Annamaria Indimineo, vicepresidente
di Asam, Associazione delle scuole autonome milanesi. Non è finita, «i dirigenti scolastici, come i datori di
lavoro, sono responsabili della sicurezza dei dipendenti. Questo significa organizzare corsi specifici,
controllare e certificare lo stato di salute delle strutture. Anche le nuove norme sugli aggiornamenti dei
professori e del personale tecnico sono più gravose», aggiunge Indimineo. «Al posto di accentrare i costi
comuni per beneficiare delle sinergie, la scuola italiana è andata nella direzione opposta - spiega Paolo
Donzelli, direttore generale dell'ufficio studi per l'innovazione digitale, presso il ministero della Pubblica
Amministrazione e dell'Innovazione. Il risultato è un aumento degli sprechi che gravano sul sistema.
«L'efficenza di un'azienda con molteplici entità dislocate sul territorio si ottiene con un ragionato equilibrio tra
attività accentrate, che permettono la riduzione dei costi, e quelle decentrate, che puntano ad offrire un
servizio cucito su misura», aggiunge Donzelli. In questo caso sono le multinazionali a fare scuola. La
strategia vincente è accorpare nella sede centrale una serie di funzioni comuni come l'amministrazione, la
gestione degli appalti di fornitura, la divisione information technology, la formazione, la ricerca e la
progettazione. «Un aiuto per aumentare l'efficenza del sistema scolastico oggi arriva dalle piattaforme
tecnologiche», spiega Antonio Fini, docente di Tecnologia per l'educazione presso l'Università degli Studi di
Firenze «con il portale InnovaScuola e ScuolaMia, il ministero della Pubblica Istruzione sta provando a
unificare alcuni attività standardizzabili per tutti gli istituti. « «Grazie al progetto InnovaScuola abbiamo
accentrato i corsi di aggiornamento e offriamo schede di supporto a tutti i docenti italiani», spiega Donzelli.
Un aiuto più consistente arriva da ScuolaMia, il portale a cui ha già aderito oltre il 40% delle scuole italiane e
che punta a un dialogo più stretto tra famiglia e istituti. Tramite la nuova piattaforma è possibile prenotare
online il ricevimento con i docenti (senza più intasare le segreterie), visionarie le pagelle sul web, controllare i
crediti scolastici e ricevere tutte le comunicazioni. Per i genitori più apprensivi basterà un semplice sms per
avvisarli di un'assenza o un ritardo a scuola. «Un altro passo importante arriva dalle lavagne elettroniche. Il
docente potrà scaricare i testi digitalizzati messi a disposizione delle case editrici e condividere i migliori
progetti prodotti dalle scuole stesse», spiega Donzelli. Da uno studio condotto da Gartner, uno dei maggiori
enti di ricerca del settore tecnologico, con la digitalizzazione, i costi per l'acquisto dei libri di testo delle
famiglie calerebbero del 40%. «Calcolare oggi quali sarebbero i risparmi di tutto il sistema scuola con
l'introduzione delle nuove tecnologie non è ancora possibile. E' difficile inoltre stimare l'aumento della
produttività scolastica, ma è certo che le cifre in gioco sono elevate», spiega Fini.
03/10/2011 48Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.31 - 3 ottobre 2011(diffusione:581000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 97
Foto: Informatica e telematica possono creare un network unificato capace di ridurre i costi e aumentare
l'efficienza costituendo una base centralizzata per l'elaborazione degli stipendi e altro
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Exprivia e Ordina, entrambe battono il mercato dell'It Il gruppo italiano cresce per linee esterne mentre l'olandese cede le partecipate Exprivia e Ordina, due gruppi attivi nella consulenza It già con diversi anni di esperienza alle spalle.Exprivia
nasce nel 2005 dalla fusione di AISoftw@re (nata nel 1983 e quotata dal 2000 al nuovo mercato) e di Abaco
Information Services (fondata nel 1988). Oggi è specializzata nella progettazione e nello sviluppo di
tecnologie software innovative nonché prestazione di servizi It rivolti a banche, finanza, industria, energia,
telecomunicazioni, utility, sanità e Pubblica Amministrazione. Avendo la sede operativa principale a Molfetta
(Ba), è attualmente una delle più dinamiche realtà high-tech pugliesi. L'olandese Ordina, fondata nel 1973,
deve il suo nome al fatto di essere originariamente la filiale dei Paesi Bassi di un gruppo francese, nella cui
lingua "Ordinateur" è il termine usato per indicare il Personal Computer. Attualmente Ordina, quotata alla
Borsa di Amsterdam dal 1987, opera nel Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo) ed offre servizi di
consulenza IT rivolti ai settori Finanza, Pubblica Amministrazione, Industria e Sanità. Da tempo il comparto
dell'Information Technology non attraversa un momento favorevole e, in particolare, nei Paesi Bassi le
difficoltà incontrate da numerosi istituti di credito hanno portato a un rallentamento dei nuovi investimenti
nell'It; lo stesso è avvenuto nella Pubblica Amministrazione a causa dei tagli di bilancio. In Italia, Assinform ha
stimato per il 2011 una contrazione del mercato It nel suo complesso (hardware, software, assistenza e
servizi) compresa fra l'1,2% e il 2,8%. Invece Exprivia e Ordina continuano a crescere in termini di ricavi e
anche i margini soffrono relativamente poco. Per il gruppo italiano il primo semestre si è chiuso con un
incremento del valore della produzione pari al 15,8% (a 55,9 milioni), anche grazie all'ingresso nel perimetro
di consolidamento di Realtech (per 6 mesi) e ProSAP (per l'intero semestre), che hanno contribuito
complessivamente per 6,4 milioni. Senza le due società la crescita è stata del 2,6% (a fronte di un calo di
mercato dell'1,7%). L'ebitda è sceso del 2,5% (a 5,7 milioni), l'ebit del 5,2% (a 4,3 milioni), mentre l'utile netto
a causa di una forte incidenza delle imposte anticipate è passato da 1,6 a 1,3 milioni. La contrazione dei
margini è stata determinata principalmente da un incremento del costo del lavoro pari a circa il 20% in quanto
le risorse umane, anche per effetto delle citate acquisizioni, al 30/6/2011 erano pari a 1.658 unità a fronte
delle 1.265 alla stessa data del 2010. Infatti Exprivia da un po' di tempo ha intrapreso una strategia di crescita
per linee esterne. Per la stessa ragione anche il debito è però salito, passando da 39,7 milioni a fine 2010 a
44,8 milioni al 30/6/2011. Completamente opposta la strategia di Ordina. La società olandese ha ceduto
l'ultima controllata, Finext, ad aprile 2011 per 4 milioni, con una plusvalenza di 2,6 milioni. Dopo un difficile
2010 il gruppo ha continuato a soffrire con ricavi pressoché stabili a 221,1 milioni ma margini negativi a
partire dall'ebit, tuttavia in termini di risultati "ricorrenti" il giro d'affari è salito del 4,8% a 219 milioni, e l'ebitda
del 16% a 8,1 milioni. L'indebitamento finanziario netto è però anch'esso aumentato a 52,8 milioni al
30/6/2011 rispetto ai 43,3 milioni di fine 2010. E per il futuro? Ordina non ha fornito una guidance numerica,
ma entro il 2011 intende ridurre il personale amministrativo di 85 unità e ha già osservato una ripresa nel
mercato della finanza ed in minor misura in quello dell'industria. Exprivia ha in essere il Piano Industriale
2010 - 2013 e per il 2013 intende raggiungere 200 milioni di ricavi (di cui 60 da crescita esterna, 15 per
servizi di Business ed almeno il 10% realizzato all'estero) e un ebitda margin non inferiore al 15% dei ricavi
(oggi è pari al 10,8%). Target quindi piuttosto sfidanti.
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I punti di forza...Personale in crescita e nuova partnership Exprivia
- Il gruppo ha sfidato le difficoltà occupazionali in Italia selezionando, a partire da maggio, 82 nuove risorse
nei settori Business Intelligence, Software Development e Capital Market.
- Prosegue la campagna acquisizioni con l'acquisto dalla Banca Popolare dell'Emilia Romagna del 100% di
Sistemi Parabancari Srl per 5,1 milioni, di cui 3,5 tramite finanziamento a 42 mesi.
01/10/2011 26Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 99
- Exprivia si è aggiudicata la gara europea del valore di 12 milioni in 5 anni indetta da Acquirente Unico per il
Sistema Informativo Integrato, la Banca Dati Nazionale degli utenti dell'energia. Ordina
- Il gruppo si propone di crescere in Belgio e Lussemburgo, che a regime dovrebbero generare il 20% dei
ricavi (oggi il 17%), anche tramite l'assunzione di 150 nuovi dipendenti.
- Rafforzata la posizione nel mercato della logistica con un contratto settennale per l'implementazione dei
sistemi Sap nel gruppo olandese di trasporti ProRail.
- Recente ingresso nel settore della Open Source Business Intelligence mediante una partnership con il
gruppo olandese di software Jaspersoft.
...e quelli di debolezzaSanità, enti locali e riorganizzazione Exprivia
- Nel primo semestre 2011 la crescita dei ricavi non ha interessato i settori della sanità e degli enti locali,
indeboliti deboli per l'assenza di grandi commesse.
- Molto sfidante e difficile la decisione di entrare nei mercati esteri avviata nel 2010 con l'acquisizione del
51,12% della spagnola ProSAP, operante anche in Messico e Centro America.
- Nel settore delle Tlc il gruppo sta riconfigurando l'offerta posizionandosi su segmenti a maggior valore
aggiunto, ma solo da pochi mesi ha iniziato a conseguire i primi risultati. Ordina
- Nonostante la ristrutturazione in atto da alcuni anni, i margini "reported" sono ancora negativi, e nel primo
semestre 2011 sono stati sostenuti costi di riorganizzazione per 7,2 milioni.
- I ricavi del settore Sanità e Pubblica Amministrazione nel Benelux (scesi del 6,4% nel primo semestre) non
sono attesi in ripresa per la rimanente parte del 2011 e anche a inizio 2012.
- Il gruppo si propone di generare il 35% dei ricavi da contratti pluriennali, ma nel primo semestre la
percentuale è scesa al 30% rispetto al 32% conseguito nella prima metà del 2010. I «comparables» - Per
quanto riguarda i multipli P/e stimati per il 2011 e il 2012, Exprivia si trova nella fascia bassa del campione
composto da aziende di consulenza It europee (anzi nel 2012 ha il valore più basso), mentre Ordina si trova a
livelli leggermente più alti. Diversa la situazione per il multiplo Ev/Ebitda stimato per il 2011 dove Exprivia e
Ordina presentano entrambe valori medio/alti. In termini di Tsr i valori sono negativi per tutte le società
incluse nel campione ad eccezione del gruppo svedese Know IT; tale andamento è dovuto a performance
negative di Borsa. Comunque molti gruppi (a eccezione di Ordina) hanno distribuito dividendi.
Società Exprivia Ordina Devoteam GFI Informatique Know IT Phoenix IT Group (*)
(*) chiusura esercizi al 31/3; (P/e) = rapporto prezzo su utile; (Ev/Ebitda) = rapporto Enterprise Value su
Ebitda; Tsr=Total Share Return è calcolato nella valuta locale Fonte: elaborazione di Amf su dati Factset e
Datastream
Dati di mercato Exprivia Ordina Prezzo al 27/09/2011 ? 0,7 1,4 Target price (euro) 1,3 3,3 Consensus di
mercato Buy Hold N.ro azioni 51.883.958 50.100.000 Flottante 40,88% 100,00% Azionista principale Abaco
Systems & Services Srl tramite Abaco Innovazione (49,883%) Public Company. I due maggiori azionisti,
Aviva e Lazard Fréres Gestion, detengono ciascuno meno del 10% Fonte: elaborazione di Amf su dati
Factset e società
Le raccomandazioni - Il consensus, elaborato da Factset è molto positivo per il gruppo italiano (buy), anche
se con una sola indicazione. Per il gruppo olandese il giudizio è hold con 2 indicazioni positive, 3 neutrali e
una sola negativa. Il potenziale di rivalutazione rispetto agli attuali prezzi di mercato è in entrambi i casi
elevatissimo e pari a oltre l'85% per Exprivia (con un target price medio di 1,3 euro) e addirittura superiore al
100% per Ordina (in presenza di un target price medio di 3,3 euro).
Analisi tecnica - Exprivia è sceso in prossimità dei minimi del 2008 fatti segnare a quota 0,62, rafforzando la
tendenza ribassista in atto dai record di inizio anno. Il cambio di rotta da parte dei prezzi non appare
operazione semplice, segnali di forza credibili giungeranno solo oltre 0,85 ed introdurranno il ritorno al di
sopra di quota 1. Sotto 0,62 invece via libera verso 0,45 euro. Il titolo sta comunque sovraperformando
rispetto all'olandese Ordina che in settimana ha toccato nuovi minimi assoluti. Discese sotto 1,30
01/10/2011 26Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24
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renderebbero probabile l'avvicinamento a quota 1. Oltre 1,65 invece primi segnali di distensione, preludio a
un ulteriore allungo con target a 1,85 e 2,15 euro. A cura di FTA Online
Foto: Domenico Favuzzi presidente e amministratore delegato
Foto: Stépan Breedveld ceo
Foto: Risultati in forte flessione nel 2010 per il gruppo olandese, mentre Exprivia ha archiviato l'esercizio con
ricavi e margini in netta crescita.
01/10/2011 26Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 101
ACCOLTO IL RICORSO SULLA PEC PER MANCATO RISPETTO DIRITTIDIGITALI Vittoria per "Agorà digitale" e Radicali: il Tar ha infatti accolto il ricorso presentato nel 2009 contro la
Basilicata, colpevole di aver violato i diritti digitali dei cittadini. La regione non ha offerto sul web nè gli
strumenti necessari, né la visibilità opportuna, per l'utilizzo della Posta elettronica certificata. Introdotta nel
2005 dal ministro Brunetta, la Pec conferisce alle e-mail lo stesso valore legale di una raccomandata con
ricevuta di ritorno, ma si è subito rivelata un flop. Senza considerare la scarsa informatizzazione italiana,
pochi la usano, non esiste negli altri paesi e serve solo per dialogare con le pubbliche amministrazioni. La
legge obbliga comunque gli enti pubblici a pubblicare l'indirizzo Pec, rendendo noto al cittadino il tempo di
risposta. La Basilicata dovrà quindi adeguarsi. La sentenza è storica perché condanna per la prima volta le
istituzioni per il mancato rispetto dei diritti in Rete. Per Luca Nicotra, di Ad, "la società civile potrà ora farsi
promotrice della digitalizzazione della macchina pubblica".
01/10/2011 16Pag. Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale(tiratura:100000)
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LA FIERA DEL LEVANTE Vecchi schemi: dov'è il vento del domani? DIONISIO CICCARESE La conferenza stampa di bilancio sull'ultima edizione della Campionaria nel quartiere fieristico di Bari ha
senza dubbio un merito: il prof. Viesti ha fornito i dati ufficiali delle presenze (tra paganti e non) ed ha
smascherato le bugie che in questi anni sono partite dallo staff e riportate dai media senza alcun controllo.
Sfiorato prima e superato dopo, in realtà, il milione di presenze propinato era solo una bufala, una colossale
manipolazione dei numeri, un dato sensazionalistico. Uno di quei dati che piace tanto ad una specie
particolare e diffusa di iscritti all'Ordine dei giornalisti perché sapendo poco di Fiere ha un solo arnese nella
cassetta degli attrezzi per valutare un evento: il parametro quantitativo. Oggi sappiamo che sono stati presi in
giro e che il milione di visitatori era pura fantasia (a voler essere generosi) che va depurata di circa due terzi.
C'è di che vergognarsi, davvero. A monte per aver fornito un dato falso, a valle per non aver mai verificato
con un po' di buonsenso che il numero era fasullo. Non si tratta di un caso isolato giacché lo stesso accade
per le manifestazioni politiche e sportive (il cui numero si dilata o si contrae in relazione alla "simpatia" della
Testata per gli organizzatori) e anche per quei divertenti bilanci che a fine anno vengono diffusi dalle forze di
polizia e che da 30 anni riferiscono di una costante diminuzione dei reati. Con i dati degli ultimi tre decenni
Bari sarebbe il paradiso terrestre. Eppure basterebbe incrociarli con quelli dell'Anno Giudiziario per stabilire
che sono contrastanti con la realtà. Ma questo è un "lavoro giornalistico" ormai troppo faticoso rispetto alle
comodità del "copia e incolla" delle intercettazioni, delle veline, dei comunicati stampa. Torniamo alla Fiera. Il
discorso del prof. Viesti si è articolato lungo 3 assi: l'esigenza del superamento del concept della Fiera e delle
sue manifestazioni; l'errore "tattico" della fluttuazione di prezzo del biglietto di ingresso unitamente alla
decisione di non distribuire biglietti omaggio; l'attacco frontale ad una non meglio specificata attività di
Comunicazione sviluppata dallo staff dell'ente. Sul "concept" della Fiera c'è poco da dire. Da circa due anni
prima da La Gazzetta dell'Economia e più recentemente da EPolis Bari abbiamo lanciato 'allarme
procurandoci significative antipatie. Tuttavia ciò che più preoccupa adesso è l'approccio che la nuova
dirigenza intende assumere per la svolta da imprimere alla Fiera e che si poggia nella "concertazione" con gli
enti fondatori (Comune, Provincia, Camera di Commercio). Il prof. Viesti ha illustrato alcuni aspetti lessicali
dei nuovi "caratteri" della Fiera senza tuttavia spiegarne i contenuti. E' proprio questo l'elemento di
preoccupazione perché le Fiere ormai da tempo si articolano attraverso la conoscenza del mercato, la
soddisfazione dei bisogni (del mercato locale e dei mercati da servire), le vocazioni del territorio, le modalità
di interazione con i fornitori, gli espositori e il pubblico (considerandone le peculiarità business o consumer).
In questo senso siamo all'anno zero e la Fiera appare un gran bazar che ibridamente passa dalle ciambelle
alle camere da letto: il che rivea l'assenza di una strategia di marketing (da non confondere per favore con la
"politica commerciale" di cui ha parlato Viesti). La Fiera ha urgente bisogno di competenze, non di riunioni
salottiere tra "delegati" degli enti fondatori in cui si parla genericamente di "vetrina", "volano", "porta
d'Oriente": ritornelli che possono imbambolare giovani cronisti, ma che certo non catturano i mercati. Viesti
dovrà puntare sulla fase di analisi del mercato e dei concept dei competitor (all'interno pubblichiamo due
pagine due pagine con i dati di Cermes e Aefi), sull'interazione con le economie locali capaci di rappresentare
le eccellenze (prodotti e servizi), sull'individuazione di forniture che diano impulso all'indotto, sulle modalità
per trasformare una banale "esposizione" in una occasione esperienziale. La Fiera per il suo difficile
riposizionamento dovrà "differenziarsi" ed assumere connotati unici, singolari nella consapevolezza che le
nuove formule possono durare anche una sola stagione perché hanno una relazione "vitale" con la tecnologia
e la rivoluzione digitale. Abbiamo appena orecchiato qualcosa sul marketing 2.0 che il professor Philip Kotler
(il maggior esperto al mondo nelle strategie di marketing) ci ha già proiettato nel 3.0, il marketing
esperienziale. Il concept, le meccaniche e gli attuali strumenti della Fiera sono... paleozoici e per rinnovarli
dovrà avvalersi di professionalità che vanno ben oltre il suo staff e i funzionari degli enti locali (sempre più
30/09/2011 1Pag. La Gazzetta dell'Economia - Anno xvi - 24/30 settembre 2011
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spesso campioni di interdizione più che di sviluppo). Non si tratta di distribuire costose consulenze (come
ancora oggi si fa dalle nostre parti) ma di impiegare professionalità che assicurano il ritorno (e non lo spreco)
del capitale investito. Se il nuovo management della Fiera crede di poter continuare sulla strada del fitto degli
spazi, della mancata conoscenza dei ricavi degli espositori (perché oggi è così) e quindi del volume di affari
generato dalla Fiera, dell'assegnazione permanente dei luoghi a iniziative commerciali perderà ancor più
mercato, notorietà e identità. Passiamo al prezzo del biglietto. Un discorso sul quale il prof. Viesti ha
ammesso gli "errori" giacché il "costo" (7 euro) è stato percepito come nettamente superiore al "valore"
dell'occasione di consumo soprattutto a causa della inveterata abitudine di ottenere gratuitamente il ticket di
ingresso. Il rischio è di considerare la "politica di pricing" come un elemento tattico mentre si tratta di una leva
strategica anche per il "posizionamento" della Fiera. Quello sul prezzo è un discorso articolato che risponde a
sofisticate tecniche di studio e di misurazione: esprime i "caratteri" dell'evento, sceglie i pubblici di riferimento,
custodisce le ipotesi di previsione dei risultati attesi. Come più volte ha spiegato sui nostri giornali Danilo
Zatta, tra i massimi esperti europei e autore di due libri che sono pietre miliari della formazione su questo
argomento. Quel che va compreso è che il "valore" della manifestazione deve essere percepito come
superiore al "costo" perché altrimenti non incide sui comportamenti di acquisto. Sette euro per una
passeggiata nella Fiera è un prezzo salato, ma non lo è se all'interno del quartiere avvengono iniziative
esperienziali capaci di coinvolgere il pubblico e di confermare che anche il "consumo" del prodotto o servizio
risulta positivo. Valutare attentamente i comportamenti di acquisto (prima) e di consumo (dopo) è
fondamentale per la Fiera ed ha una relazione diretta e inequivocabile con la forza dell'offerta. La rivolta degli
espositori legata al calo delle presenze per la sparizione dei biglietti omaggio è in altri termini l'indicatore
preciso del valore che il mercato "consumer" attribuisce alla Fiera. Se è gratis va bene, altrimenti. Ma tutto ciò
ha a che fare con la tipologia di espositori e il profilo dei clienti attuali non con i progetti di sviluppo dell'Ente.
Focalizzare l'attenzione su questo aspetto è il più colossale degli errori per la Fiera. In altri termini: sette euro
per la Campionaria di settembre sono un prezzo esorbitante, ma il "successo" della Fiera del Levante non è
nella Campionaria. Come si vede il problema è chiaramente strategico e richiede un serio approfondimento
sulle future attività. Gli espositori (nella loro attuale configurazione) strepitano e hanno ragione per le
condizioni strutturali e i servizi della Fiera, ma non rappresentano affatto un asset per il rilancio dell'Ente.
Infine il problema della Comunicazione. Il prof. Viesti ha più volte sottolineato deficit attribuendo senza
esitazione a questo settore alcuni degli inconvenienti che si sono verificati. Molti hanno letto queste
sottolineature come un atto di sfiducia verso il vertice dell'Ufficio Stampa tanto da far circolare già i nomi dei
possibili successori (alcuni dei quali molto vicini all'establishment politico regionale). Un gioco al massacro
non infrequente dalle nostre parti. Ma il tempo ci dirà se si tratta di semplici voci. Entrando nel merito tecnico
della questione però vanno dette due cose. Il prof. Viesti, visto che parla di Comunicazione (e non della sola
informazione che coinvolge l'Ufficio Stampa), dovrebbe anche considerare in che modo il concept della
campagna istituzionale (Soffia il vento del domani...) sia risultato fortemente contrastante con i caratteri della
manifestazione. Non si discute ora, intendiamoci, la "bellezza" dell'annuncio e il suo potere di catturare
l'attenzione (efficacia), ma della capacità che ha avuto di suscitare fortissime perplessità rispetto alle
caratteristiche di un prodotto che non ha nulla di avanzato e innovativo. La Fiera è vecchia e non ha nulla a
che fare con il domani: trasmettere questo concetto è stato un errore clamoroso che il pubblico ha percepito
senza esitazione. Si usa dire che "la buona comunicazione uccide il cattivo prodotto", ma anche questo è un
discorso che ha una relazione diretta con le competenze che la Fiera ha in termini di Comunicazione (che
vanno ben al di là del "mi piace" o "non mi piace" di un paio di funzionari della Fiera). Sul fronte
dell'informazione, senza difese di ufficio che risulterebbero fuori luogo, vanno dette due cose. La prima
riguarda quantità e tempi del materiale prodotto (che ad eccezione delle fotografie ostinatamente inviate con
una risoluzione insufficiente per i giornali) è stata largamente soddisfacente. I contenuti? Coerenti con le
attività e le iniziative della Fiera. La seconda riguarda l'organizzazione che si è avvalsa (finalmente) di giovani
e valenti colleghi (per lo più precari) con il costo storicamente e significativamente più basso degli ultimi anni
30/09/2011 1Pag. La Gazzetta dell'Economia - Anno xvi - 24/30 settembre 2011
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 104
che ha però escluso giornalisti (in servizio permanente effettivo e pensionati) che tradizionalmente
occupavano le scrivanie dell'ufficio stampa. Un repulisti che ha suscitato anche nervose (e penose) reazioni
da parte di "ex santuari dell'informazione" che non hanno gradito l'esclusione in favore di giornalisti
disoccupati. Si è gridato allo spreco proprio nell'anno in cui il costo è stato pressoché dimezzato. Una
manipolazione grave, intollerabile che la dice lunga sull'etica e la deontologia di alcune fette della categoria
giornalistica più affine a compiacere i potenti che a difendere i deboli. In conclusione il prof. Viesti ha
promesso un'inversione delle tendenze e dei comportamenti e ha previsto di riportare in equilibrio il bilancio
della Fiera entro il 2012. Quello contabile (il disavanzo nel 2010 è stato di quattro milioni e mezzo di euro) è
un risultato ambizioso, ma diventerà veramente abbordabile se l'offerta della Fiera sarà al passo con i tempi.
Perché possiamo continuare a contare le merendine e i panini con il wurstel, ma il business per il territorio
non ha nulla a che vedere con l'interesse di qualche decina di espositori che vendono materassi, collanine
pseudo etniche e dintorni. Che si tenga pure la kermesse di settembre per la passeggiata dei baresi e la gioia
dei dettaglianti (magari ad ingresso gratuito ma con delle royalties sui volumi di affari degli espositori). Ma che
si guardi al mondo di oggi e si pensi a quello di domani con grandi iniziative che rappresentino un'occasione
di apprendimento anche per l'intera città. Di promesse e di parole questo nostro Sud non ne può più.
30/09/2011 1Pag. La Gazzetta dell'Economia - Anno xvi - 24/30 settembre 2011
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 105
UNIVERSITA
30 articoli
LE AZIENDE INFORMANO Università Milano Giornalismo online e web tv alla Statale Nell'ambito delle nuove attività (Master biennale in Giornalismo, Corsi di perfezionamento in Giornalismo
specialistico e Aggiornamento professionale), la Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" dell'Università degli
Studi di Milano organizza - presso la sede della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi", dell'Università degli
Studi di Milano, in Piazza Montanelli 1, Sesto San Giovanni (Milano) - due corsi professionali avanzati sui
temi dell'informazione online e delle web tv, nell'ambito di Oktoberweb (19- 28/10/2011). Dedicati a giornalisti
e a professionisti, i corsi saranno svolti dai maggiori esperti del settore dei new media e delle web tv. Sono:
"Le notizie nascono sul web - Creare un sito di news" (19-20-21/10), corso avanzato per giornalisti e
professionisti dell'informazione online II edizione; e "Prossimamente sui nostri schermi - Come accendere
una Web Tv" (26-27-28/10), corso per giornalisti e professionisti dell'altra televisione. Informazioni:
www.giornalismo.unimi.it. Scadenza iscrizioni: venerdì 14/10 (web) - venerdì 21/10 (web-tv).
02/10/2011 12Pag. Corriere della Sera - Milano(diffusione:619980, tiratura:779916)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 107
Università Dal Cipe un miliardo agli atenei del Sud ROMA
Dal Cipe arriva una boccata d'ossigeno per gli atenei del Mezzogiorno. Come anticipato dal Sole 24 Ore di
ieri, il comitato interministeriale ha sbloccato quasi un miliardo di euro destinati al finanziamento, da un lato,
dei «poli di eccellenza» e, dall'altro, delle infrastrutture strategiche regionali delle università.
Le risorse provengono dalla riprogrammazione dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) e vanno ad attuare
la linea «sistema universitario» del piano nazionale per il Sud, approvato dal Governo 10 mesi fa e affidato
per l'esecuzione al ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Due le aree di intervento: la prima, del valore
di 150 milioni di euro, andrà a finanziare i centri integrati di ricerca-alta formazione-innovazione che
nasceranno in quattro Regioni: Campania (50 milioni), Puglia (50 milioni) e Calabria/Sicilia (50 milioni in due).
I restanti 849 milioni sbloccati ieri serviranno a potenziare le dotazioni degli atenei meridionali e
finanzieranno la creazione o la ristrutturazione di edifici, laboratori, biblioteche, mense, attrezzature
tecnologiche e informatiche e residenze studentesche. Fondi che si aggiungeranno ai 161 milioni già
disponibili per gli otto territori coinvolti: Puglia (che al fotofinish ha visto crescere la sua dote da 300 a 315
milioni), Sardegna (301,3), Sicilia (88,7), Campania (68,6), Calabria (63,8), Basilicata (22)) e Abruzzo (5
milioni).
Soddisfazione è stata espressa sia dal ministro Fitto - che ha parlato di «un altro passo in avanti del piano
Sud», ha sottolineato «la proficua collaborazione che il Governo ha stabilito con tutte le Regioni, in questo
caso anche con i rettori delle università del Sud» - sia dalla sua collega dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini,
che l'ha definito «un piano di straordinaria valenza che servirà per rafforzare l'edilizia universitaria e
valorizzare le eccellenze».
Eu.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
01/10/2011 22Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 108
parte la sperimentazione La via italiana del vaccino anti-cancro L'innovativa ricerca si basa sulla possibilità di attivare il sistema immunitario per prevenire alcuni tumori. Maper i risultati occorre attendere il 2012 Viene iniettato nel muscolo un plasmide ibrido seguito da una scossaelettrica L'obiettivo è di far produrre all'organismo gli anticorpi che inibiscono la neoplasia Francesca Cerati
È tutta italiana la ricerca e la sperimentazione del primo vaccino al mondo per la prevenzione dei tumori:
terminata la sperimentazione sui topi, entro l'anno inizierà quella sull'uomo. L'innovativa linea di ricerca si
basa in pratica sulla possibilità di attivare il sistema immunitario per prevenire tipi di cancro come quelli della
mammella, del pancreas e della testa-collo. Tutto questo attraverso l'inoculazione, seguita da una scarica
elettrica, di un "vaccino a Dna" che blocca la proteina prodotta da un particolare oncogene chiamato ErbB-2.
Questo antigene è già al centro dell'attenzione mondiale, e riconosciuto come bersaglio antitumorale.
L'innovazione della ricerca italiana sta nell'aver pensato e realizzato un nuovo approccio per contrastarlo:
anzichè somministrare anticorpi monoclonali (e già commercializzati dalla biotech Genentech), l'obiettivo è di
farli produrre dal nostro organismo, stimolando così la produzione endogena di anticorpi contro il tumore,
riducendo di molto gli effetti collaterali.
Il segreto del network italiano - costituito dall'Università di Camerino nel nome del biologo molecolare
Augusto Amici, dall'Università di Torino, con l'immunologo Guido Forni, dall'Università di Padova che farà
sotto la guida di Giorgio Amadori la sperimentazione clinica di fase 1 e il supporto tecnico-finanziario della
farmaceutica milanese Indena - è quello di aver trovato il sistema per convincere l'organismo ad attaccare le
cellule tumorali, e quindi di rompere la "tolleranza" verso i suoi antigeni. In che modo? «È stato un percorso a
tappe partito nel 1994, quando ho avviato i primi lavori sul vaccino a Dna - racconta Amici in occasione del
congresso internazionale "gene vaccination in cancer" che ha riunito ad Ascoli Piceno oltre 100 studiosi del
settore -. Il salto di qualità avviene quando grazie alla collaborazione con la farmaceutica italiana Indena
viene brevettato il plasmide RHut ibrido, cioè metà uomo e metà topo: la parte estranea amplifica la risposta
immunitaria, quella umana viene riconosciuta meglio, brevetto a cui siamo potuti arrivare grazie anche alla
ventennale collaborazione con l'immunologo Guido Forni, dell'Università di Torino, il cui laboratorio era già
noto a livello internazionale per i suoi lavori sui vaccini alle citochine».
«La terza nota d'innovazione sta nella elettroporazione - commenta Forni -. Abbiamo cioè visto che se diamo
una scossa elettrica tramite due elettrodi l'efficacia del vaccino a Dna aumenta notevolmente, perchè
modifica la membrana cellulare che diventa più permeabile alle sostanze. Anche questo strumento è prodotto
dall'italiana Igea. Un'altra cosa che ci distingue è il fatto che molti vaccini che sono allo studio sono diretti
contro antigeni tumorali che non hanno un ruolo causale nella crescita della neoplasia. Invece, il nostro è
fondamentale: senza di esso la massa tumorale non cresce».
Al momento, gli studi sui topi hanno messo in luce anche un'altra caratteristica: il vaccino funziona molto
bene come preventivo, mentre la sua efficacia diminuisce con l'aumentare della massa tumorale. «I topi
impiegati nella sperimentazione sono geneticamente predisposti per sviluppare nel corso della loro vita il
cancro - spiega Amadori, che entro novembre dovrebbe reclutare una ventina di pazienti per partire con la
fase clinica approvata un mese dall'Istituto superiore di sanità -. L'outstanding della ricerca sta proprio nel
fatto che i topi non si ammalano e muoiono di vecchia. Una differenza sostanziale che se fosse trasferita e
confermata nell'uomo porterebbe a un vaccino che protegge dalle recidive».
E al convegno di Ascoli non sono mancati i gruppi di ricerca stranieri che hanno espresso l'intenzione di
estendere la sperimentazione di questo vaccino anche in altri tumori negli Stati Uniti, come il Karmanos
Cancer Institute di Detroit. «Un successo italiano quindi che sta catturando attenzione a livello
internazionale» sottolinea il docente di Camerino.
02/10/2011 47Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 109
Se poi tutto dovesse andare per il verso giusto si porrà il problema di trovare un licenziatario. «La nostra
attività di ricerca è sempre stata rivolta più ai processi che ai prodotti - conclude il presidente di Indena Dario
Bonacorsi -. Siamo riusciti a sostenere le fasi di tossicologia e a produrre il dossier da sottoporre all'Iss per
avere l'autorizzazione in clinica. I risultati sono così incoraggianti che ci piacerebbe riuscire a supportare lo
sforzo dei trial clinici, anche perchè è un progetto che è nato sostanzialmente in Italia». Ma per conoscere i
risultati occorre attendere la fine del 2012.
© RIPRODUZIONE RISERVATA +237% I casi di melanoma Negli ultimi 30 anni l'incidenza di questo tumore
è aumentata in maniera esponenziale. Ma la via dell'immunoterapia con l'anticorpo monoclonale ipilimumab
ha raddoppiato la sopravvivenza.
02/10/2011 47Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 110
Università IL CANTIERE DELLA RIFORMA Il «concorsone» per i prof aspetta il 2012 In arrivo il decreto sulla valutazione, ultimo tassello mancante per l'abilitazione nazionale Gianni Trovati
La data da tenere a mente è quella del 1° novembre 2012. A quell'epoca, salvo sorprese, saliranno in
cattedra i primi "abilitati nazionali", cioè i vincitori dei nuovi concorsi modello-Gelmini chiamati a sostituire le
vecchie prove locali crollate sotto il peso delle accuse di "parentopoli" e favoritismi vari. Ad attendere l'avvio
del concorso nazionale c'è un limbo accademico affollato, popolato da almeno 2mila persone che negli ultimi
anni hanno partecipato a un concorso per diventare ordinario o associato, si sono sentite rivolgere i
complimenti per la brillante vittoria ma non hanno ottenuto il posto perché non c'era; ci sono poi i tremila posti
da associato finanziati con la tranche triennale del «piano straordinario» pensato a fine 2010 per contribuire a
svuotare il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato cancellato dalla riforma Gelmini; e ci sono i ricercatori,
gli assegnisti, i dottorandi, che ambiscono a un futuro in cattedra. Secondo i programmi ministeriali annunciati
anche in Parlamento, il nuovo reclutamento sarebbe dovuto partire in autunno, ma nonostante il clima il
calendario dice che l'autunno è iniziato e che l'impresa si è rivelata più improba del previsto.
A che punto siamo? Il piano di attuazione della riforma dei concorsi si è ramificato in tre parti, chiamate
rispettivamente a fissare la nuova architettura dei settori concorsuali, le procedure per l'abilitazione e i criteri
di valutazione dei candidati e dei commissari. I primi due provvedimenti hanno tagliato il traguardo (i settori
sono in «Gazzetta Ufficiale», le procedure attendono solo la pubblicazione), ma il tassello dolente è l'ultimo. Il
provvedimento che definisce i criteri di valutazione sta per imboccare la strada verso il Consiglio di Stato, e i
tempi a questo punto dipendono dai giudici amministrativi.
La tensione è alta, soprattutto fra i docenti che rischiano di vedersi esclusi dalle commissioni se non possono
vantare i requisiti che saranno chiesti dal provvedimento in arrivo. Tutto dipende dall'altezza a cui sarà fissata
l'asticella da superare prima di sedersi fra i commissari, ma per capire perché la materia è incandescente
basta riandare con la memoria al primo decreto Gelmini, quello che nel novembre 2008 provò a mettere un
po' di meritocrazia nella macchina universitaria: il decreto (è il 180/2010) prevedeva l'avvio di un'anagrafe
nazionale dei docenti, con l'elenco delle pubblicazioni scientifiche "certificate", e negava gli scatti biennali a
chi non avesse pubblicato nulla negli ultimi due anni e la possibilità di partecipare a commissioni a chi si
rivelasse inattivo per un triennio. La previsione, inedita, creò scalpore ma, a testimonianza delle resistenze
interne al sistema, rimase inattuata.
Il fatto che la costruzione dell'impalcatura per l'abilitazione nazionale si sia rivelata più lunga del previsto,
anche a causa degli intoppi di uno dei decreti al Consiglio di Stato e dei tempi non proprio fulminei dell'iter fra
organi di concertazione e Corte dei conti, rischia anche di cambiare la natura del «piano straordinario» per gli
associati, almeno nel primo anno. Il piano straordinario è stato introdotto dalla riforma Gelmini insieme allo
stop ai ricercatori a tempo determinato, ed è stato pensato appunto per finanziare l'uscita di una quota di
ricercatori da un ruolo ormai in esaurimento. In questo progetto, i beneficiari erano ovviamente i primi vincitori
dell'abilitazione nazionale per il ruolo da associato, ma l'abilitazione nazionale ancora non c'è.
Che cosa succede, dunque? L'idea che si va facendo largo è quella di finanziare con la prima fetta annuale
del piano, confermata nel decreto sul Fondo di finanziamento ordinario scritto nelle scorse settimane dal
ministero (si veda anche l'articolo a fianco), i vincitori dei vecchi concorsi. La prima fetta di risorse, secondo
stime non ufficiali di area governativa, dovrebbe bastare addirittura ad assorbire tutti gli associati in attesa di
una cattedra. Sarebbe un problema risolto, certo, ma non proprio in linea con le ragioni che a fine 2010
hanno prodotto il piano straordinario; tanto più che in questo modo i fondi stanziati per avviare il nuovo
sistema finirebbero per premiare uno degli aspetti più "controversi" del vecchio, vale a dire le doppie idoneità
che fino al 2009 hanno consentito agli atenei di bandire concorsi per un posto creando però due
"promozioni", in un vorticoso gioco di triangolazioni che ha contribuito non poco a screditare il sistema dei
03/10/2011 15Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 111
concorsi locali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA La disciplina Èil provvedimentoche definiscei tempi e lemodalità di
svolgimento dei concorsi, alla durata quadriennale di validità dell'abilitazione nazionale.Haottenuto ilvisto del
Consiglio di Statoed èin attesa di pubblicazione in «GazzettaUfficiale» I requisiti Conquesto provvedimento
vengonoindividuati i parametri di valutazione degli aspiranti all'abilitazione nazionalee dei docentiche
farannoparte delle commissioni. Il ministerosta ultimando il testo per inviarlo al Consiglio di Stato Le aree di
studio Èil decreto chedefinisce i settori scientifico-disciplinari per i quali sipuòconcorrere all'abilitazione
nazionale. I l decretoèstato f irmato i l29 lugl ioscorsoed èstato pubblicato sul la «Gazzetta
U f f i c i a l e » d e l 1 s e t t e m b r e S n o d i l e g i s l a t i v i e t a g l i a l l e r i s o r s e L A S T R E T T A
L'andamentodelfondodifinanziamentoordinariodell'università(inmlndi€ediff.%rispettoall'annoprecedente)
Università %Ffo Università %Ffo Università %Ffo Cassino 95,67 Bari 93,33 L'Aquila 92,35 Siena 91,72
Mediterranea R. Calabria 91,08 Napoli Orientale 90,09 Molise 89,96 Trieste 89,82 Modena e Reggio Emilia
89,37 RomaTor Vergata 89,19 Pavia 89,01 Sassari 88,09 Basilicata 87,83 Udine 87,57 Bari Politecnico 87,19
Tuscia 87,12 Pisa 86,94 Perugia 86,42 Macerata 86,11 Foggia 86,08 Teramo 86,03 Cagliari 86,02 Napoli
Federico II 85,92 Camerino 85,77 Parma 85,22 Genova 84,99 Venezia Ca' Foscari 84,84 Firenze 84,69
Torino 84,25 Insubria 84,09 Palermo 84,05 Milano 83,83 RomaLa Sapienza 83,77 Napoli Parthenope 83,71
Salerno 83,37 Bologna 82,51 Ferrara 82,28 Lecce 82,25 Università della Calabria 81,48 Padova 81,11
Piemonte Orientale 80,93 Sanniodi Benevento 80,05 Messina 80,00 Catania 79,95 Napoli II Università 79,84
Verona 78,68 Venezia Iuav 78,57 Torino Politecnico 78,26 RomaTre 77,06 Perugia Stranieri 76,62 Trento
76,35 Marche Politecnica 75,88 Siena Stranieri 75,82 Bergamo 74,88 Chieti Pescara 73,31 Brescia 73,08
Milano Bicocca 73,01 Milano Politecnico 66,46 RomaForo Italico 59,43 Catanzaro 49,28 IL«PESO» DEL
PERSONALE I DECRETI Percentualediassegnifissisulfondodifinanziamentoordinariodell'università(2009):
gliateneioltreil90%nonpossonoeffettuareassunzioni LEPROCEDURE SETTORI DISCIPLINARI LA
VALUTAZIONE Achepuntosonoitredecreti attuatividellariformadeiconcorsi chefissanonuovaarchitettura,
abilitazioneecriteridivalutazione Fonte: Rapporto annuale Cnvsu 2011
Snodi legislativi e tagli alle risorse
I DECRETI
A che punto sono i tre decreti attuativi della riforma dei concorsi che fissano nuova architettura, abilitazione e
criteri di valutazione
SETTORI DISCIPLINARI
Le aree di studio
È il decreto che definisce i settori scientifico-disciplinari per i quali si può concorrere all'abilitazione nazionale.
Il decreto è stato firmato il 29 luglio scorso ed è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 1° settembre
LE PROCEDURE
La disciplina
È il provvedimento che definisce i tempi e le modalità di svolgimento dei concorsi, alla durata quadriennale di
validità dell'abilitazione nazionale. Ha ottenuto il visto del Consiglio di Stato ed è in attesa di pubblicazione in
«Gazzetta Ufficiale»
LA VALUTAZIONE
I requisiti
Con questo provvedimento vengono individuati i parametri di valutazione degli aspiranti all'abilitazione
nazionale e dei docenti che faranno parte delle commissioni. Il ministero sta ultimando il testo per inviarlo al
Consiglio di Stato
LA STRETTA
L'andamento del fondo di finanziamento ordinario dell'università (in mln di € e diff. % rispetto all'anno
precedente)
03/10/2011 15Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 112
IL «PESO» DEL PERSONALE
Percentuale di assegni fissi sul fondo di finanziamento ordinario dell'università (2009):
gli atenei oltre il 90% non possono effettuare assunzioni
03/10/2011 15Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 113
Sbloccati 265 milioni per la ricerca Vendola: "Boccata d'ossigeno". Petrocelli: "Una nuova stagione" Sono stati presentati 61 progetti per l'utilizzodei fondi Cipe PAOLO RUSSO «UNA boccata d'ossigeno per il mondo dell'università e della ricerca». Il governatore Nichi Vendola ha
salutato così la delibera del Cipe che ha sbloccato risorse per oltre un miliardo di euro destinate al
Mezzogiorno. Oltre un terzo di questo tesoroè stato assegnato alla Puglia che con 365 milioni di euro che
serviranno a finanziare 61 progetti è nettamente la regione che ha incassato di più dalla seconda tranche del
Piano per il Sud.
Grazie a queste risorse la Puglia riesce a finanziare 61 progetti tra infrastrutture e ricerca. La delibera portata
al comitato interministeriale dal ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto stanzia fondi per due tipologie di
interventi. Il primo, finanziato con 255 milioni riguarda il rafforzamento e il miglioramento delle infrastrutture
universitarie, e cioè servizi per la didattica e la ricerca, servizi per gli studenti come biblioteche, laboratori e
alloggi. Tra queste opere si segnalano la realizzazione uno student center a Mungivacca, l'acquisizione nel
patrimonio dell'Ateneo della facoltà di Agraria a Valenzano e l'acquisto e la ristrutturazione della caserma
Miale che sarà destinata ad ospitare gli uffici amministrativi dell'università di Foggia.
La seconda tipologia di interventi finanziati con 95 milioni riguarda il sostegno alla ricerca con particolare
riferimento alla creazione in Puglia di un polo specializzato nella ricerca e innovazione e alla creazione di una
rete integrata di centri di ricerca.
Sempre per favorire la ricerca e l'attività accademica ieri sono stati pubblicati dalla giunta regionale nuovi
bandi per 16 milioni di euro destinati ai dottorandi pugliesi. Le borse lavoro da ripartire tra gli Atenei pugliesi,
sono 346 e saranno liquidate per una, due o tre annualità, compatibilmente con il completamento dei percorsi
di dottorato, in ogni caso entro il 30 settembre 2014.
Soddisfatto il rettore dell'Università di Bari Corrado Petrocelli: "Da un lato - ha scritto in una nota - si risponde
a situazioni di estremo disagio, di lacune e insufficienze cui porre subito un primo rimedio, dall'altro si
riconosce il ruolo strategico, centrale, che il sistema della ricerca e della formazione rivestono e come
possano costituire proprio nel momento di crisi un determinante fattore di crescita e di sviluppo". «Dopo una
lunga e buia stagione di tagli, per la ricerca e l'università pugliese oggi arriva la luce dopo il tunnel»
commenta l'assessore regionale alla Formazione, Alba Sasso, forse anche alludendo alla famosa gaffe del
"tunnel per neutrini dal Gran Sasso a Ginevra" del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Ma il clima con
il governo è tutt'altro che teso.
La delibera Cipe, infatti, nasconda anche un significato politico ben evidente. La collaborazione tra il
governatore Vendola e il ministro Fitto proseguee continua ad essere proficua per entrambi e per la Puglia.
Non è un caso che il presidente della Regione, nel suo comunicato ufficiale non manchi di riconoscere la
paternità del provvedimento proprio al politico di Maglie.
Quella di ieriè definita da Vendola "Un'ulteriore tappa sia rispetto all'attuazione del Piano Sud sia rispetto alla
sottoscrizione dell'intesa istituzionale del 28 luglio". Per questo il capogruppo regionale del Pdl, Rocco Palese
gongola: "Un nuovo significativo segnale da parte del Governo e del ministro Fitto per la ripresa
dell'economia e la crescita del Mezzogiorno". © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il piano INFRASTRUTTURE la maggior parte dei finanziamenti, 250 milioni, è destinato allacreazione di
student center, biblioteche e nuove sedi didattiche RICERCA Sono oltre 90 i milioni di euro che serviranno a
realizzare un polo specializzato nella ricerca e innovazione DOTTORATI Con 16 milioni di euro la giunta
regionale ha finanziato oltre 300 borse lavoro triennali in tutte le università pugliesi INVESTIMENTI Secondo i
calcoli del Cipe i 365 milioni destinati alla Puglia produrranno investimenti complessivi per 1 miliardo di euro.
01/10/2011 5Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 114
Foto: SOSTEGNO La delibera Cipe consentirà una svolta per la ricerca
01/10/2011 5Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 115
Regione Dal Cipe 120 milioni all' università (b.d.f.) SONO 120 milioni di euro quelli che il Cipe ha stanziato ieri a favore della Campania. Saranno finanziati
interventi per le università (68 milioni e 668 mila euro) e per i poli di eccellenza (50 milioni).
Alla Federico II andranno 25 milioni per nuove strutture ed infrastrutture multimediali e per il restauro dell'ex
convento di Donnaromita a Mezzocannone. Alla Sun, per la costruzione della nuova sede di Ingegneria,
toccheranno 10 milioni. Sono 5 i milioni per l'Orientale, per cablaggio, wi-fi e fibra ottica. E 821 mila euro sono
destinati alla Parthenope, per la sede di Monte di Dio.
Anche il Suor Orsola usufruisce dei finanziamenti (2 milioni e 300 mila), nonché le università del Sannio (5
milioni) e di Salerno (10 milioni e mezzo, 8 dei quali per residenze studentesche).
Altri 10 milioni per realizzare un polo integrato per ricerca, alta formazione e innovazione. «Procediamo -
dice Caldoro - nell'attuazione del Piano per il Sud. Puntando in modo deciso su innovazione, ricerca e
competitività». (b.d.f.)
01/10/2011 4Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 116
Un miliardo agli atenei del Sud Gelmini e Fitto: «Serviranno per le strutture e per la ricerca» LUIGI GRASSIA Arriva una pioggia di soldi sulle università del Sud. Ieri il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto,
e quello per l'Istruzione, Maria Stella Gelmini, hanno annunciato che il Cipe ha reso disponibile un miliardo di
euro per investimenti negli atenei e nella ricerca scientifica nel Mezzogiorno. La Gelmini in conferenza
stampa a Palazzo Chigi ha sottolineato che «in un momento di crisi economica un miliardo è una cifra
davvero significativa» e Fitto ha aggiunto che con questa mossa «il Comitato interministeriale per la
programmazione economica attua il secondo punto del piano per il Sud» (ad agosto c'è stato un intervento
sulle infrastrutture); il ministro ass i c u r a c h e s i p e r s e g u e «l'obiettivo di concentrare le risorse,
limitando la parcellizzazione e la distribuzione in mille rivoli». L'assegnazione delle risorse terrà conto
dell'intesa raggiunta con i rettori e con i governatori. In dettaglio, del miliardo di euro, spiega la Gelmini, 150
milioni verranno utilizzati per la «valorizzazione dei poli d'eccellenza», mentre 850 milioni saranno destinati a
interventi mirati, secondo scelte «condivise con i presidenti delle Regioni interessate». Il ministro
dell'Istruzione aggiunge che con la chiusura, il prossimo 6 novembre, del bando sulle infrastrutture, entro
dicembre saranno disponibili altri 400 milioni, «per il potenziamento della dotazione delle strutture sia delle
università sia degli enti di ricerca». Quindi la somma effettiva a disposizione per gli atenei del Mezzogiorno
sale a 1,4 miliardi. Il Cipe, aggiunge Fitto, tornerà a riunirsi il mese prossimo per proseguire nell'attuazione
dei punti del piano per il Sud: «Adottando la stessa metodologia di collaborazione istituzionale, assegnerà le
risorse da destinare all'ambiente», terzo passo dopo quelli di agosto e settembre. Nella nota diffusa da
Palazzo Chigi si legge che il Comitato interministeriale ha approvato, nell'ambito del piano nazionale per il
Sud, «un programma di investimenti nel sistema universitario delle Regioni del Mezzogiorno per complessivi
1161 milioni di euro, di cui circa 161 milioni di euro provenienti da finanziamenti già disponibili e 999,7 milioni
di euro oggetto dell'assegnazione odierna». Il programma, spiega il comunicato, «include il finanziamento sia
dei poli di eccellenza di Calabria/Sicilia, della Campania e della Puglia, sia di infrastrutture universitarie
strategiche regionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia, quali laboratori didattici e di
ricerca, biblioteche, mense, attrezzature tecnologiche e informatiche, case dello studente, ristrutturazioni e
nuove costruzioni di edifici universitari». Ancora la Gelmini parla di «una boccata di ossigeno per tutto il
Mezzogiorno. Investiremo sul trasferimento tecnologico attraverso un lavoro condiviso con gli atenei, con la
Conferenza dei rettori ma in modo particolare con gli atenei del Sud, al fine di evitare la fuga dei cervelli e
fare in modo che la crescita e il rilancio del sistema Paese, e del Mezzogiorno in particolare, passino da
questa progettualità. Le risorse saranno utilizzate anche per anticipare la riforma universitaria, per esempio la
fusione tra atenei». Con un provvedimento a parte, ieri il Cipe ha anche sbloccato 607 milioni da destinare
all'Abruzzo.
Foto: Fondi in arrivo per le Università del Mezzogiorno
01/10/2011 11Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 117
il caso È nel cervello la prova che l'effetto placebo funziona Il meccanismo eff icace contro dolore e inf iammazioni MARCO ACCOSSATO TORINO L'effetto placebo esiste, e vale non solo per la lotta al dolore, ma anche per combattere le malattie
infiammatorie. Uno studio lungo due anni compiuto dal dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino,
e pubblicato oggi su «Nature Medicine», dimostra che sia gli antidolorifici sia gli anti-infiammatori creano nel
nostro cervello un'impronta. E' quell'impronta è in grado di attivare gli stessi effetti della cura solo al pensiero
di aver preso il farmaco. Anche quando il farmaco, in realtà, è una sostanza inerte, cioè nulla. Quando un
malato crede nella terapia, quando ha fiducia nel proprio medico e si aspetta - grazie a lui - un miglioramento
clinico, il suo cervello rilascia endorfine (una sostanza simile alla morfina) se si tratta di contrastare il dolore,
ma anche endo-cannabinoidi (simili alla cannabis presente nella marijuana) se il problema è invece
un'infiammazione da combattere. Coordinatore di questo studio destinato a riaprire il dibattito fra scienziati, e
sicuramente anche un confronto fra gli scettici del placebo, è il professor Fabrizio Benedetti, docente di
Fisiologia all'Università di Torino e consultant al National Institute of Health a Bethesda e alla Mind Brain
Behavior Initiative della Harvard University. Al momento non si sa, esattamente, in che cosa consista questa
«impronta», né dove si accenda l'interruttore della memoria farmacologica all'interno del sistema nervoso. Ma
lo studio ha dimostrato che il placebo anti-dolore, come quello anti-infiammatorio, attivano gli stessi recettori
ai quali si legano i farmaci specifici, e innesca quindi la medesima procedura della terapia. Quali sostanze si
attivano durante l'effetto placebo (endorfine oppure endocannabinoidi) dipende ovviamente da quali farmaci il
paziente ha assunto in precedenza. Cioè dal tipo di memoria che si è creata. Lo studio è stato compiuto
sull'uomo, tra pazienti volontari. Per un certo periodo sono stati somministrati farmaci veri, ottenendo
miglioramenti. Poi si è passati - ovviamente all'insaputa dei volontari - alla sostanza placebo. In tutti i casi è
scattato in loro il condizionamento: la persona che ha imparato ad associare l'assunzione di una compressa
con una determinata forma e un certo colore alla scomparsa di un sintomo, ottiene lo stesso beneficio anche
quando all'interno della compressa - stessa forma, stesso colore - non è contenuto alcun principio attivo, ma il
placebo. Studi precedenti hanno già dimostrato che in questo effetto-memoria a livello cerebrale ha un ruolo
fonda m e n t a l e i l r a p p o r t o c o n i l m e d i c o : soltanto se lo specialista è in grado d i c o n v i n c e r
e i l p a z i e n t e c h e i l f a r maco (vero) che sta assumendo lo fa rà stare meglio, il placebo che prenderà
avrà il medesimo risultato della terapia. Cioè attivare ogni volta i recettori delle endorfine contro il dolor e o d
e g l i e n d o c a n n a b i n o i d i c o n t r o le malattie infiammatorie. Il professor Benedetti dedica da anni
gran parte della propria attività di ricerca agli studi sull'effetto placebo. Quanto ha scoperto insieme ai
ricercatori dell'Università di Torino è dimostrato in un arco di tempo relativamente breve. Il che è un
presupposto non sufficiente per poter sostenere che lo stesso risultato vale anche a distanza di anni, per
malati cronici: «Al momento non possiamo dire ai medici o agli ospedali di sostituire i farmaci con le sostanze
inerti che innescano l'effetto placebo perché non c'è dimostrazione scientifica del meccanismo a distanza di
anni. Sicuramente, però, possiamo dire che si può ridurre l'uso dei medicinali, alternando farmaci a placebo,
soprattutto quando i farmaci possono creare importanti effetti collaterali». [email protected]
46%dei medici è favorevole Un sondaggio su 600 medici rivela che quasi la metà raccomanderebbe la «terapia»
dell'effetto placebo
03/10/2011 20Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 118
Quale creatività per il futuro di Torino Ugo Nespolo è candidato alla presidenza del Museo del Cinema Quando è utile essere creativi? Quanto la
creatività ha da fare con l'abilità di pensare al futuro e quanto, invece, con quella di ripensare il passato di un
individuo, di un popolo, di una nazione? Quanto conta per lo sviluppo di una economia dinamica? E come
può essere utile per costruire la Torino del futuro? Per provare a rispondere a questi interrogativi e per
rilanciare la scommessa sul proprio futuro mi pare giunto il momento di convocare una sorta di Stati Generali
chiamando a raccolta a Torino alcuni tra i migliori talenti della cultura, dell'impresa e dell'università, per
ridiscutere senza retorica o accademismi inutili il tema della creatività ed il suo ruolo nella progettazione
armonica e concreta dello sviluppo culturale ed economico della nostra città. Incontri che dovranno
coinvolgere in modo attivo le varie istituzioni cittadine, Università, Fondazioni, Musei, Istituzioni culturali,
Unione Industriale, mezzi di informazione. Una prima e parziale ipotesi. La creatività nelle Arti e nella Scienza
con, (per il Cinema) Gregory Currie (filosofo, University of Nottingham), Christian Marclay (Artista e Regista)
Stanley Cavell (Filosofo), per le Arti Visive Maurizio Cattelan e Mike Bidlo, David Carrier (filosofo), Maurizio
Ferraris (filosofo). Per la Musica Lidia Goehr (Filosofa della Musica, Columbia University), Paolo Conte, Silvia
Bencivelli (giornalista), Enrico Rava, Alessandro Arbo (filosofo della Musica Università di Strasburgo). Per la
Scienza Semir Zeki (neuroscienziato e filosofo) Vittorio Gallese (neuroscienziato e filosofo Università di
Parma) Piergiorgio Odifreddi (matematico, Università di Torino), Mauro Dorato (filosofo della Fisica,
Università di Roma Tre). Per quanto possiamo chiamare come «La cultura che muove lo sviluppo», Armando
Massarenti (Il Sole 24 Ore), Tiziana Andina (filosofo, Università di Torino), Mario Calabresi (La Stampa),
Carlo Petrini (Università delle Scienze Gastronomiche), Johachim Pisarro (CUNY, New York), Angela Vettese
(Critico d'Arte), Fulvio Gianaria (Fondazione CRT per l'Arte Contemporanea). Si badi bene che queste non
sono che brevi indicazioni che tuttavia vogliono suggerire un metodo coeso al di fuori di tutte le divisioni di
qualsiasi natura. Inutile Utopia? Si potrà fare? Noi vogliamo lavorarci.
03/10/2011 57Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 119
« Università e Goretti devono convivere» di MONICA FORLIVESI Latina non vuole farsi portare via le cliniche universitarie. Il dibattito continua sulla
scia dei giorni scorsi: una parte del Pdl e dell'Udc vuole spostare le cliniche della facoltà di Medicina da
Latina, collocazione ideale Terracina, un'altra parte - sindaco del Capoluogo in testa - non ne vuole sentire
parlare. Ieri è intervenuto Orlando Angelo Tripodi, presidente della commissione Università del Comune di
Latina: «Ritengo, in linea con quanto espresso dal sindaco Di Giorgi, che l'integrazione tra Università e
ospedale rappresenti la strada giusta per rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini e assicurare lo
sviluppo della ricerca». Secondo Tripodi Latina deve connotarsi sempre più come città universitaria. «Le
strutture cittadine - sostiene - non possono che trarne beneficio. Certo, ognuno deve fare la propria parte. Il
Polo universitario di Latina deve poter contare su docenze di altissimo livello, al pari di Roma, senza che
Latina e il suo ospedale diventino aree di parcheggio per docenti in formazione o sito di sperimentazione di
ardite tecniche di insegnamento con inutili doppioni. Dal canto suo le istituzioni, Asl e Regione in particolare,
devono garantire una qualità delle strutture che consenta questa integrazione». Contrariato il segretario
provinciale dell'Udc, Michele Forte, che sollecita «un tavolo di discussione ispirato alla ricerca di una linea
condivisa». E critica i consiglieri che parlano «a ruota libera. E' chiaro - aggiunge - che il discorso cambia se a
parlare è un senatore, un presidente della Provincia o il sindaco del capoluogo, figure istituzionali che hanno
le carte in regola per dare indicazioni ed esprimere il proprio punto di vista. Quello che non si comprende
sono gli interventi discordanti dei consiglieri che anziché dibattere all'interno delle sedi di competenza
esternano in maniera sterile e contraddittoria». Conclude Forte: «Assistiamo in questo senso a un gioco al
massacro al quale ogni giorno si aggiunge una nuova voce, il che non depone in senso positivo e non aiuta a
costruire e formulare una proposta valida e concreta al problema». RIPRODUZIONE RISERVATA
02/10/2011 39Pag. Il Messaggero - latina(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 120
Precari e studenti, la folla dei senza futuro di ADRIANA MALANDRINO La piazza e lo scontento dei giovani, potrebbe essere il sottotitolo dell'incontro di
ieri pomeriggio promosso dalla Cgil. In piazza del Papa si sono raccolti studenti ai quali l'università così com'è
non va più bene, ma anche precari, quelli che lavorano sì, ma lo dicono con un sorriso amaro, aggiungendo
«se di lavoro si può parlare». Lo dicono indossando maglie che recitano «Giovani non più disposti a tutto».
Come Sara Malaspina, ventiseienne maceratese alla sua prima esperienza di lavoro: «Sto facendo una borsa
lavoro della Provincia di Macerata e sono in un'azienda di Corridonia. Lo scopo di questi progetti è inserire i
giovani nel mondo del lavoro, ma in realtà queste aziende ti sfruttano soltanto e poi arrivederci e grazie -
racconta Sara -. Nessuno investe più sui giovani laureati. Ma non mi scoraggio e tenterò altrove». C'è chi
invece scoraggiato lo è un po' di più, vuoi per l'età per esempio. Romina Rossi, anconetana di 35 anni, fa
parte di quella lunga schiera di precari over trenta: «Lavoro allo sportello immigrazione della Prefettura, dopo
aver vinto un concorso e dopo sei anni sono ancora precaria. Ormai vogliono sfinirci e toglierci la voglia di
lottare per i nostri diritti, ma ora dobbiamo mirare alla stabilizzazione. I giovani non si devono arrendere -
incalza Romina -. Non devono permettere di ucciderci dentro e di renderci inetti, facendoci passare la voglia
di lavorare». E qualcuno ha anche il coraggio di chiamarli «bamboccioni», credendo che rimanere in famiglia
sia per loro un rifugio dalla vita. Giovanna di anni ne ha 37: «Io sono stata precaria per 10 anni e solo da un
anno mi hanno stabilizzato, ma mi sono dovuta reinventare, cambiare il percorso della mia vita e trovare una
qualifica diversa, ora faccio le dichiarazioni dei redditi. E' stata dura». Emanuele Storti invece, di 27 anni, è un
precario dell'Università: «Sto finendo il dottorato e dopo mi aspettano anni in cui dovrò cercare un assegno di
ricerca. Ogni anno i fondi per le università diminuiscono e con il blocco delle sostituzione dei pensionandi non
abbiamo speranze. Il mio lavoro mi piace e non lo faccio certo per soldi o prospettive future, ma ormai la sola
passione non basta più, tanti miei colleghi se ne vanno all'estero o pensano di cambiare lavoro». Dalla
Spagna è arrivato Adrian Redondo Arguelles de la Comisiones Obreas in rappresentanza dei lavoratori
precari spagnoli: «In Spagna sono anche di più che in Italia, per non parlare di quelli che sono in un limbo,
non studiano e non lavorano e che oggi, vista questa crisi, le famiglie faticano a mantenere. Questo incide
anche psicologicamente su questi giovani, noi cerchiamo di aiutarli facendoli studiare per due anni e poi
inserendoli per un anno nel mondo del lavoro». All'interno dell'Arco Amoroso gli ospiti intervenuti discutono
dei giovani e del loro futuro. Si nominano anche i Neet, appunto, ragazzi che non studiano né lavorano, circa
40 mila nelle sole Marche. Ma in piazza loro non sono scesi ieri pomeriggio, forse la mancanza di prospettive
ha tolto loro anche la voglia di farsi sentire. RIPRODUZIONE RISERVATA
02/10/2011 49Pag. Il Messaggero - marche(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 121
«Non lasciamoci sfuggire l' Università » Intervengono i giovani sulla questione delle cliniche universitarie e dello spostamento da Latina a Terracina. Il
presidente del Consiglio dei giovani del Capoluogo, Andrea Fanti, non ha dubbi: «Non possiamo permetterci
di lasciarci sfuggire una risorsa cosi preziosa, dobbiamo valorizzarla». A proposito delle polemiche che si
stanno rincorrendo in questi giorni e che dividono la politica, in particolare il centro-destra, tra chi vuole
mantenere la facoltà di Medicina e Latina e chi invece vuole spostarla, Fanti sottolinea: «Lo spostamento del
tirocinio dal Goretti all'ospedale di Terracina - sostiene Andrea Fanti - porterà successivamente alla necessità
di avvicinare la stessa facoltà e qui arriviamo a un punto fondamentale: prima di tutto bisogna offrire la
possibilità agli studenti di fare il tirocinio in ospedali di eccellenza come è quello di Latina, in secondo luogo la
città non può permettersi di perdere una risorsa economica come l'Università». Massimiliano Amato, studente
della facoltà di Economia e capolista del Pdl alle scorse amministrative di Latina, è fortemente critico:
«Quando ho deciso di candidarmi alle scorse amministrative l'ho fatto per rappresentare il mondo
universitario e nel programma che ho contribuito a elaborare e che ha portato alla vittoria il sindaco Di Giorgi
non si parlava di dove spostare i tirocinanti di Medicina ma di sviluppo, di fare di Latina finalmente una città
universitaria, si parlava di nuove facoltà attinenti il nostro territorio. Si è sottoscritto quel programma perché ci
si credeva veramente? Oppure solo per prendere qualche voto dagli universitari ed essere eletti?». Conclude
Amato: «Io ci credevo e ci credo veramente, e sarò sempre a fianco degli studenti che sognano che la nostra
città sia conosciuta per l'eccellenza nel campo della ricerca, della docenza, dell'accoglienza e dei servizi che
fornisce agli studenti. Mi rammarica constatare che i politici che oggi parlano non conoscono la realtà. Lancio
loro una sfida: se veramente si ha cuore la problematica dell'Università sono a disposizione per organizzare
una tavola rotonda sull'argomento». Mo.F. RIPRODUZIONE RISERVATA
03/10/2011 50Pag. Il Messaggero - frosinone(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 122
GOVERNO AL LAVORO Alla Puglia i maggiori finanziamenti Scatta il piano per il Sud: un miliardo agli atenei Tremonti sblocca i fondi Cipe. Soddisfatta la Gelmini: «Una boccata d'ossigeno». Il plauso di rettori e studenti Francesca Angeli Roma Una boccata d'ossigeno per le universitàdel Mezzogiorno.E davvero potranno respirare a lungo e più a
fondo gli atenei destinatari di un miliardo e 161 milioni di euro. Si tratta del secondo passo verso l'attuazione
del Piano nazionale per il Sud dopo la delibera sulle infrastrutture che ha sbloccato 7,4 miliardi di euro nello
scorso agosto. Ora il Comitato interministeriale per la programmazione economica, Cipe, presieduto dal
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha dato il via libera ad un ulteriore finanziamento che prevede
interventi strategici per gli atenei e la ricerca. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, definisce appunto
«una boccata d'ossigeno» il piano di interventi a favore dell'Università della ricerca e dell'innovazione. «I fondi
verranno impiegati per rafforzare l'edilizia universitaria ma anche per valorizzare l'eccellenza - spiega il
ministro - 150 milioni di euro verrannoimpiegati per la creazionedi poli di eccellenzamentrei restanti850
sonofinalizzatiad interventimirati». Le Regioni interessatesono la Calabria, la Sicilia, la Campania e la Puglia
pe r quan to r i gua rda i po l i d i ecce l l enza men t re pe r i f i nanz iamen t i d i r e t t i a l l e
infrastrutturestrategichesonocoinvolteAbruzzo(5milioni di euro), Basilicata (22), Calabria (64), Sicilia (88). Ma
la parte del leone la fanno la Puglia con 315 milioni di euro e la Sardegna con 305. Fondi che serviranno a
costruire o arricchirele struttureuniversitarie: laboratori, biblioteche, mense, attrezzature tecnologiche e alloggi
per gli studenti. Il ministro sottolinea che esiste anche «la possibilitàdi utilizzare il bando per le infrastrutture in
ricerca che prevede 400 milioni di euro per il potenziamento delle dotazione di attrezzature delle università e
degli istituti di ricerca».Tra gli obiettividel governo quello di «evitare la fuga dei cervelli» ridando centralità al
sistema universitario. Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, aggiunge che nell'ambito del
piano di sostegno e rilancio del Mezzogiorno è stato raggiunto pure l'accordo per Termini Imerese,
approvando la delibera per200 milionidieuro che «recepisce l'intesa fra la Regione Sicilia e il Ministero per lo
sviluppo economico». Grande soddisfazione per lo sblocco dei finanziamentivieneespressa dal presidente
della Conferenza dei Rettori (Crui), Marco Mancini. «Una risposta significativa alle particolari e spesso
drammatiche questioni finanziarie delle università del Sud - dice Mancini- si rafforza così la sinergia virtuosa
tra università, enti di ricerca, Regioni e singoli territori». Piano promosso anche dagli studenti. Andrea Volpi,
coordinatore Nazionale di Azione universitaria osserva che «finalmente l'università torna al centro degli
investimenti e delle politiche per il Sud» e auspica, come annunciato dal ministro Gelmini, che parte di questi
investimenti siano destinati ad una più rapida attuazione della riforma universitaria per chiudere finalmente
con «gli sprechi ed i baronati». Anche di fronte ad un investimento del genere non può mancare lo scontento
di turno. Luigi Muro di Futuro e libertà che afferma: «C'è da chiedersi se il problema su cui sarebbe stato
necessario incidere tempestivamentesiano davvero gli atenei». Ma è l'unico a chiederselo.
Foto: REGIA Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti [Lapresse]
01/10/2011 12Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 123
università Futuro verde a Città Studi Un portale raccoglie le idee sostenibili Da lunedì 10 parte il carpooling Ilaria Solaini isurare i consumi energetici nelle aule universitarie, utilizzare vetro riciclato per le finestre e ancora un
servizio di carpooling, che è il primo dei progetti raccolti e già realizzato attraverso il portale, che si trova
all'indirizzo www.campus-sostenibile.polimi.it. Sono alcune delle prime 50 idee, esperienze e criticità relative
a Città Studi collezionate e messe in rete dagli studenti e dai ricercatori dell'Università degli Studi e il
Politecnico. Obiettivo? Ridare vita e identità al quartiere e all'intera zona 3, in chiave sostenibile. Dal
risparmio energetico alla mobilità, dalla vivibilità del campus alla tutela dell'ambiente sono questi o temi
«verranno sperimentate le innovazioni prodotte dalla nostra ricerca per ripensare gli stili di vita e costruire
ambienti più vivibili nel quartiere e non solo - ha spiegato il prorettore vicario del Politecnico, Alessandro
Balducci -. Sono convinto che la futura trasformazione del quartiere possa essere un bel biglietto da visita per
la città». A cominciare dal servizio di carpooling, primo intervento messo in campo, dopo aver condotto
un'analisi su un campione di 15mila tra studenti e dipendenti delle due università. «Più di un terzo, il 36,4%,
di quanti hanno risposto sì, ha dichiarato di essere disposto a condividere l'auto - ha spiegato Alberto Colorni,
professore di Ricerca operativa al Politecnico -. Vedremo se le intenzioni corrisponderanno ai
comportamenti». Da lunedì prossimo studenti, docenti e personale amministrativo dei due atenei potranno
registrarsi al portale del carpooling (www.carpooling.polimi.it) e inserire richieste per i propri viaggi,
specificando orari e destinazioni. Nell'ottica di favorire la mobilità intermodale è possibile inserire come
destinazione, oltre che la sede universitaria, anche alcuni punti di interscambio significativi. Il servizio è
gratuito e il costo del viaggio viene suddiviso fra i passeggeri.
02/10/2011 3Pag. Avvenire - Milano(diffusione:105812, tiratura:151233)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 124
POLESELLA L' Università popolare lancia i nuovi corsi (v.m.) Al via il nuovo anno accademico dell'Università popolare per l'educazione permanente di Polesella.
Domani, lunedì 3 alle 15.30, ai giardini di corso Gramsci si terrà la cerimonia di inaugurazione con la
tradizionale prolusione su un argomento di attualità. Interverranno il primo cittadino Ornella Astolfi, il
presidente del Centro servizi al volontariato Vani Franceschi, il segretario dell'Università di Polesella Paolo
Trombetta, il coordinatore delle Università popolari Auser Polesine Adriano Romagnolo. Ospite d'eccezione
sarà il consigliere regionale Graziano Azzalin, mentre sarà Roberto Fioravanti, docente di storia moderna al
liceo classico "Ludovico Ariosto" di Ferrara, a tenere la citata prolusione sulla tematica: "Cultura e società:
aspetti dell'una e dell'altra oggi". Le lezioni (che si svolgono il giovedì pomeriggio) verteranno su vari campi
quali letteratura italiana, geografia, storia, storia dell'arte e del teatro italiano, educazione alla salute,
alimentazione, psicologia solo per citare alcune delle materie trattate. L'Università popolare per l'educazione
permanente di Polesella è stata fondata 18 anni fa e nel tempo è divenuta un punto di riferimento culturale
non solo per la popolazione anziana del centro rivierasco. © riproduzione riservata
02/10/2011 14Pag. Il Gazzettino - Rovigo(diffusione:86966, tiratura:114104)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 125
Convegno a Ischia Nuove frontiere della ricerca contro l'ischemia Ad Ischia 200 ricercatori italiani e stranieri esperti nel campo della biologia molecolare, fisiologia,
farmaxologia, cardiologia e neuroscienze si confronteranno sullo scambiatore sodio/calcio, una proteina che
riveste una fondamentale importanza nell'organismo. Al via ieri presso l'Albergo «Regina Isabella» di Lacco
Ameno la sesta conferenza Internazionale «6th International conference on sodium calcium exchange» che
fino a mercoledì consentirà a ricercatori e clinici, provenienti da Europa, Israele, Australia, Canada, Stati Uniti
e Giappone, di presentare le ricerche relative a questa proteina di membrana, coinvolta nella regolazione
dell'omeostasi intracellulare degli ioni sodio e calcio. L'organizzazione del convegno è della Divisione di
Farmacologia del Dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli
Studi Federico II, il cui comitato scientifico è presieduto dal professor Lucio Annunziato e dai docenti della
Divisione di Farmacologia: Gianfranco Di Renzo, Mauro Cataldi, Giuseppe Pignataro, Anna Pannaccione,
Antonella Scorziello ed Agnese Secondo. A dare il via ai lavori è stato il professor Kenneth Philipson dell'
Università di Los Angeles. Sotto la lente di ingrandimento sono stati posti gli aspetti genetici, molecolari,
cellulari e farmacologici correlati alla proteina e al suo potenziale coinvolgimento in patologie neurologiche ed
in quelle del sistema immunitario e cardiovascolare, per aprire nuove prospettive allo sviluppo di farmaci che
modulino l'attività dello scambiatore sodio/calcio. «Stimolare o inibire l'attività di questa proteina - sottolinea
Lucio Annunziato - è essenziale in alcune patologie. Presenteremo un lavoro su un farmaco attivante che
potrebbe essere utile nell'ischemia cerebrale e nell'ictus. Lo scambiatore sodio/calcio riveste un ruolo
importante nelle malattie neurodegenerative, nel differenziamento degli oligodendrociti, le cellule che
producono la mielina che riveste i nervi, la cui produzione è alterata nella sclerosi multipla: l'obiettivo è
studiare il ruolo dello scambiatore nella produzione di nuova mielina laddove essa è alterata. Nell'ambito
cardiovascolare si sta studiando il ruolo della proteina nello scompenso cardiaco, nell'ischemia cardiaca e
nell'ipertensione per sviluppare farmaci utili». Tra le relazioni, lo studio di una società biotecnologica sui
metodi di identificazione e sviluppo di farmaci in grado di inibire o attivare la proteina oggetto del convegno.
em.so. © RIPRODUZIONE RISERVATA
02/10/2011 50Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 126
La strategia Lo sguardo al futuro per far crescere l' università Il sistema universitario nazionale e la sua immagine pubblica stanno vivendo da tempo momenti di grave
difficoltà che non hanno precedenti. Mai, nella storia di questo Paese, gli atenei hanno dovuto fare i conti con
una simile crisi finanziaria, che mortifica le professionalità esistenti e le iniziative tese a far progredire il
sistema di alta formazione e di ricerca. È di due giorni fa la notizia del trasferimento di risorse al Sud da parte
del Cipe che, di certo, potranno dare una spinta al sistema della formazione e della ricerca. È senz'altro un
segnale importante! Tali risorse non risolvono però il problema della carenza di fondi di cui gli Atenei
necessitano per il funzionamento delle strutture. Interventi straordinari come questo, infatti, incidono solo in
parte sulla crisi che sta mettendo in ginocchio il sistema accademico. Una crisi che non trova alcun riscontro
nella domanda che le università italiane continuano ad avere. Esse, infatti, esercitano sempre una forte
attrattività sui giovani, che credono ancora nella cultura e nella formazione professionale come possibilità per
assicurarsi un futuro lavorativo. Il caso del nostro Ateneo è emblematico: solo per i corsi di laurea a numero
chiuso sono pervenute quest'anno circa 8500 domande per l'ammissione a tali corsi; in particolare per i corsi
di laurea in Medicina e in Odontoiatria sono state presentate 2271 domande e ben 2560 candidati hanno di
fatto partecipato alle prove, mentre per i corsi di laurea per le professioni sanitarie abbiamo registrato 4051
domande e 3880 candidati presenti alle prove per l'ammissione. E ancora, 360 domande per l'accesso alla
facoltà di Psicologia e 570 per la facoltà di Architettura, 240 per il corso di laurea in Scienze Biologiche, 450
per quello in Farmacia e 320 per Biotecnologie. Nonostante le difficoltà, che rendono difficile l'inizio di questo
anno accademico, noi andiamo avanti. E lo facciamo continuando a credere nell'istituzione Università e nel
suo valore. Guardiamo avanti, insomma. Continuiamo a impegnarci per far crescere la nostra Università,
nonostante i numerosi ostacoli, e guardiamo alla riorganizzazione futura dell'ateneo con il suo nuovo Statuto,
augurandoci che ciò possa rappresentare un progresso, anche se consapevoli delle numerose problematiche
che saremo chiamati nuovamente a risolvere. Ma il nostro impegno rappresenta la possibilità di futuro per le
nuove generazioni. Impegno di fronte al quale non possiamo voltare le spalle, ma che anzi ci impone attente
riflessioni, una efficace programmazione e una ferrea volontà di fare e fare ancora. © RIPRODUZIONE
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03/10/2011 17Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 127
MATURI PER LA SCUOLA SUPERIORE MA NON PER L' UNIVERSITÀ L'esercito delle matricole col "debito" Troppi deficit di formazione: corsi di recupero preliminari per i debuttanti delle lauree a numero programmato DANIELA ALTIMANI MATURI per la scuola superiore, immaturi per l'Università. In debito formativo prima ancora di diventare
matricole, obbligati a seguire corsi di recupero prima ancora di cominciare l'anno accademico. Succede agli
aspiranti studenti universitari che un mese fa hanno partecipato ai test d'accesso dei corsi di laurea a numero
programmato e hanno totalizzato punteggi bassi, inferiori ai limiti minimi, oppure che hanno raggiunto la
sufficienza complessiva ma si sono mostrati debolucci in alcune materie. Matematica più di tutte, ma anche
fisica, chimica, biologia. I risultati poco brillanti nei test non impediranno a molti di entrare comunque all'
università: la prossima settimana infatti saranno riaperte le graduatorie di alcuni corsi a numero programmato
che hanno posti scoperti. Accade per biotecnologie, per biologia, per chimica, per ingegneria edile e per la
laurea triennale in scienze dell'architettura che potrà assorbire ancora un centinaio di nuovi allievi. In
quest'ultimo caso solo se hanno raggiunto la "sufficienza" nel test d'ingresso. Perchè tanti posti vuoti? Per le
rinunce di alcuni vincitori che quando erano possibili più opzioni hanno scelto un corso piuttosto che un altro,
liberando quindi le seconde scelte, oppure perchè a fronte di preiscrizioni in eccesso, al momento dei test si
sono presentati meno candidati del previsto. Come èaccaduto a biologia, facoltà di scienze naturali, fisiche,
matematiche. «Abbiamo avuto 450 preiscrizioni on line spiega Giancarlo Albertelli, il preside - ma poi al test
d'accesso si sono presentati in 226 e la nostra disponibilità didattica era per 250 matricole. I 226 entreranno
tutti anche chi non ha raggiunto il punteggio minimo richiesto che da noi non è un fattore primario e
automatico di esclusione come a medicina dove, a prescindere dal numero in eccesso o in difetto dei
candidati rispetto ai posti disponibili, da quest'anno il punteggio minimo è motivo di esclusione o ammissione
per decreto ministeriale. Ovviamente da noi chi ha un basso punteggio e al test ha mostrato carenze dovrà
frequentare i corsi di recupero e sottoporsi a un test di autovalutazione per chiarire con sè stesso quanto è
effettivamente motivato». Diverso il caso di architettura che quest'anno avrà 120 matricole in meno del
previsto perchè molti candidati non hanno raggiunto quei 20 punti minimi imposti dal ministero.La stessa
facoltà ha però disponibili oltre 100 posti per la laurea triennale. «In parte saranno coperti dagli esclusi dalla
laurea a ciclo unico in architettura che hanno superato i 20 punti ma erano in sovrannumero rispetto ai posti
diponibili per quel corso - spiega il preside Stefano Musso - e in parte arriveranno candidati esclusi da altri
atenei ma comunque anch'essi con più di 20 punti. Chi è sotto, resta fuori senza appello». Le oltre cento
bocciature di architettura, i posti liberi a biologia piuttosto che a biotecnologie e i corsi di recupero previsti in
varie facoltà, compresa medicina: siamo di fronte a un'infornata di aspiranti matricole poco preparate? «No,
non credo» risponde Albertelli. Musso è d'accordo. «Siamo alle prese con un sistema bizantino, esaperante,
dissennato, non effettivamente fondato sul merito. I quiz sono assurdamente "cattivelli"» aggiunge Musso.
«Quest' anno c'era una domanda su un trattato marittimo del 1651. Nemmeno Piano avrebbe superato il
test». «Ciò che emerge con chiarezza - conclude il preside di architettura - è un evidente problema di
raccordo tra scuola superiore e università». «Un tempo esisteva l'esame di maturità chiosa Albertelli - poi
l'hanno eliminato, forse andrebbe ripensato. A fondo. C'è ancora tanto, ma tanto da fare...».
226gli studenti
che hanno sostenuto il test d'accesso al corso di biologia. I posti disponbili erano duecentocinquanta
265i posti disponibili a medicina. Sono stati tutti coperti ma una parte degli ammessi dovrà seguire corsi di
recupero preliminari
02/10/2011 20Pag. Il Secolo XIX - Basso piemonte(diffusione:103223, tiratura:127026)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 128
Schema di decreto Il dottorato verso il restyling Legame più stretto fra ricerca, lavoro e professioni È finita l'era del dottorato solo come primo livello di un'ipotetica carriera accademica. Così come quella dei
titoli rilasciati, così specialistici da non essere spendibili al di fuori del dipartimento che li aveva creati. D'ora in
poi, infatti, l'obiettivo principale del terzo livello della formazione universitaria, il dottorato di ricerca appunto,
sarà quello di assicurare un rapporto stretto tra il mondo della ricerca e quello del lavoro e delle professioni.
All'insegna della qualità, giacché le future scuole di dottorato per essere accreditate dovranno passare il
vaglio dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. A prevederlo lo schema
di decreto ministeriale su criteri generali per la disciplina del dottorato di ricerca che il ministro dell'istruzione e
università Mariastella Gelmini ha appena presentato alle associazioni dei dottorandi e dei dottori di ricerca.
Gli obiettivi del regolamento, attuativo dell'articolo 19 della legge di riforma universitaria (la n. 240/10) sono
principalmente due: da un lato quello di assicurare, appunto, che i corsi di dottorato siano legati a doppio
nodo con il mondo del lavoro tanto che potranno essere attivati corsi in collaborazione con le imprese,
dall'altro quello di garantire che siano spendibili e riconoscibili, anche solo nella loro denominazione, a livello
internazionale e che siano accreditati e quindi certificati. Addio, quindi, al singolo progetto di ricerca che
rappresentava lo spunto per dar il via a un isolato corso di dottorato, perché d'ora in poi si potranno attivare
corsi in stretto coordinamento con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello ma
soprattutto entro vere scuole a livello di ateneo o interateneo e in convenzione con strutture
extrauniversitarie. Per centrare questi obiettivi il nuovo regolamento fissa paletti precisi: per ottenere il via
libera il corso dovrà avrà un accreditamento da parte dell'Anvur della durata quinquennale ma, dovrà anche
assicurare la presenza nel collegio dei docenti del dottorato di almeno 18 tra professori ordinari e associati
del settore o dei settori concorsuali oggetto di corso. Per fare in modo, poi, che i corsi siano collegati con il
mondo produttivo il decreto prevede un articolo specifico che apre alla possibilità per le università di istituire
corsi in collaborazione con le imprese. A questo tipo di dottorati, si legge nella norma, possono accedere
anche lavoratori dipendenti laureati, «sulla base di specifiche convenzioni che stabiliscono tra l'altro le
modalità di svolgimento delle attività di ricerca svolte presso l'impresa». L'articolo 11, infine, sancisce in
maniera più stringente il finanziamento delle borse di dottorato sulla base della valutazione delle strutture,
della produzione scientifica e della qualità didattica offerta, della internazionalizzazione e delle capacità
ricettive dell'ateneo. Il numero minimo di borse per ciclo di dottorato invece è innalzato a sei.
01/10/2011 37Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 129
p Prove di dialogo alla Sapienza tra presidente della Crui e universitari p L'allarme «Senza fondi si bloccatutto». Oggi manifestazioni in 11 città Il capo dei rettori agli studenti «L' università rischia l'apocalisse» MARIAGRAZIA GERINA ROMA [email protected] Il presidente della Crui: «Guardo con attenzione alle mobilitazioni studentesche».
Occasione del confronto, l'assemblea convocata dalla Rete universitaria nazionale (Giovani democratici e
non solo). Quello appena trascorso è stato l'anno della riforma Gelmini e di una mobilitazione studentesca
senza precedenti. Ma l'anno che verrà, per l'università italiana, potrebbe essere addirrittura «l'anno
dell'apocalisse Maya». Sarà la platea. Fatta di studenti che vanno e che vengono nell'Aula Amaldi, Facoltà di
Fisica della Sapienza. E di valigie, che chi è arrivato in treno all'ultimo momento, ammucchia un po' ovunque.
Ma Marco Mancini, nuovo (da qualche mese, ormai) presidente dei rettori italiani, piuttosto a suo agio nel
contesto informale dettato dagli studenti che l'hanno invitato alla loro assemblea, la dice proprio così. «La
situazione è drammatica», ripete snocciolando cifre molto poco astratte. Quelle del Fondo di finanziamento
ordinario, che con i famosi 300 milioni che mancano all'appello, non basterà neppure a pagare gli stipendi.
Come quelle per il diritto allo studio: «Tra i fondi statali e quelli regionali non si riuscirà a coprire la stessa
percentuale dello scorso anno». Unica boccata d'ossigeno le risorse stanziate per trasforamare i ricercatori in
nuovi associati, «se il governo ci permetterà di spendere»: «Servono ai ricercatori, perciò non ha senso dire
che un ateneo può spenderli e un altro no», avverte invocando «entro l'anno» un emendamento per togliere il
tetto di spesa che lega al momento le mani alle università. Sono cose che ha già detto, in sedi ufficiali, nelle
audizioni parlamentari, a colloquio con il ministro. Stavolta però la differenza la fanno proprio il luogo e
l'uditorio. Che danno al discorso un significato più forte della parole. Sottotesto: prove di dialogo, di nuovo
tentato con gli studenti. Prospettiva: un possibile fronte comune, almeno contro i tagli. L'occasione di
muovere qualche passo su quel terreno, quanto mai disastrato dopo la riforma Gelmini, appoggiata dalla
maggior parte dei rettori, per ora, gliel'hanno offerta, per ora, i Giovani Democratici («ma tra di noi ci sono
anche quelli che non votano Pd») della Rete universitaria nazionale, che da ieri, a Roma, sono riuniti in
assemblea per discutere università e di nuove mobilitazioni. Ospiti parlamentari, sindacalisti, rappresentanti
del mondo universitario. Il collettivo di Fisica li ha accolti calando sull'ingresso della facoltà uno striscione che
ironicamente muta la sigla Gd in «Giovani disorientati». «Benvenga il dialogo», rispondono loro, rivendicando
la formula adottata. «Se mi inviteranno, andrò volentieri ovunque», si sbilancia per parte sua Mancini, ben
disposto, nel caso, a ripetere l'esperimento anche con altre platee di universitari. «Dobbiamo far capire al
paese, ciascuno per la sua parte, che ha bisogno dell'università per risolleversi dal suo destino sventurato»,
spiega il presidente della Crui. Puttosto critico con la riforma, che pure molti suoi colleghi hanno appoggiato
(«Ma non parliamo di abrogare quello che è già stato fatto, meglio semplificare, semmai»). E dice di guardare
«con attenzione ed estrema sensibilità» ai primi segnali di nuova mobilitazione da parte degli studenti. Oggi,
intanto, scendono in piazza in tutta Italia, Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi, insieme:
«Invaderemo le piazze con un enorme telo bianco, armati di tempere, pennelli e colori per scrivere idee e
proposte per la scuola e l'università che vorremmo avere».
01/10/2011 27Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 130
UNIVERSITÀ Tagli, l'allarme del rettore «Il 2012 non sarà in pareggio» Massimo Vedovelli alla cerimonia d'apertura dell'anno accademico: «Accetto consigli per superare la crisi». Inaula anche Susan Sarandon AUGUSTO MATTIOLI SIENA [email protected] Il 2012 sarà un anno «di reale insostenibilità finanziaria per tutti gli atenei. Sarà
l'anno del non ritorno visti i tagli previsti dalle leggi finanziarie». Il rettore dell'università per stranieri Massimo
Vedovelli nel suo intervento alla cerimonia di apertura dell'anno accademico non ha nascosto le difficoltà
aspettano tutte le università italiane. Un intervento il suo che testimonia l'inquietudine del mondo degli atenei
italiani per gli effetti delle minori risorse a disposizione. Uno stato d'animo che è emerso anche dagli interventi
del rappresentante degli studenti e del personale tecnico amministrativo che hanno preceduto la prolusione
del rettore. Ad ascoltare oltre ai rappresentanti delle istituzioni senesi anche l'attrice Susan Sarandon, l'attrice
protagonista del film Thelma e Louise, che spesso ha preso posizione critica sui temi sociali e della cultura. E
le denunce sulle difficoltà della cultura non le devono essere risultate nuove. Vedovelli, all'ultimo suo anno
nell'incarico di rettore, ha ricordato quali sono state le risposte della seconda università di Siena ai tagli. Una
gestione rigorosa della spesa, «una grande spinta» per realizzare attività nuove in grado di creare «valore
culturale e insieme economico finanziario», sollecitazione ad una responsabilità la più d i f f u s a p o s s i b i l
e v e r s o l a v i t a dell'ateneo. «Non sono convinto ha ammesso Vedovelli - che queste tre cose da sole
riusciranno anche nel 2012 a farci arrivare con il bilancio in pareggio. C'è una alternativa alle vie che abbiamo
seguito finora per far fronte al sottofinanziamento ministeriale? Credo di no ma chiunque voglia e possa darmi
consigli lo ascolterò». Il rettore ha parlato anche di un aspetto riguardante la lingua italiana. Secondo una
ricerca del 2000 diretta da Tullio De Mauro e realizzata da un gruppo di ricerca dell'ateneo senese in
quell'anno l'italiano era la quarta/quinta lingua più studiata al mondo come lingua straniera. «Oggi- ha
sottolineato il rettore- il quadro appare modificato in peggio. I segnali di debolezza individuati da quella
ricerca-si sono ingigantiti fino a mutare la posizione dell'Italiano nel mercato globale delle lingue». Il motivo
del cambiamento Vedovelli lo ha individuato «nella mancanza di una politica linguistica intesa come grande
progetto di sviluppo espressivo, linguistico, comunicativo della nostra società e dei suoi processi di
internazionalizzazione unita alla mancanza di risorse».
Foto: Il rettore Massimo Vedovelli e l'attrice statunitense Susan Sarandon
02/10/2011 8Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 131
p In venti città Striscioni e cartelli per scrivere la contro-riforma Gelmini per scuola e università p MobilitazioneSi continua on line per tutta la settimana fino ai cortei di venerdì e sabato prossimi Gli studenti tornano in piazza «Carta bianca sul nostro futuro» GIOIA SALVATORI ROMA Venerdì e sabato cortei in tutta Italia, ma gli studenti scaldano già i motori. Mobilitazione in tutta Italia
per riscrivere idealmente le riforme del ministro Gelmini e disegnare sugli striscioni un futuro per il sapere. La
protesta della carta bianca: nessuno gliela dà, ma loro non si arrendono. Così ieri gli studenti di scuole
superiori e università si sono concessi centinaia di metri quadri di striscioni bianchi e sotto gli occhi di tutti li
hanno stesi in venti piazze di altrettante città italiane per scriverci sopra la loro contro-riforma scolastica e
universitaria. Hanno srotolato la carta candida in piazza del Pantheon a Roma, in piazza Dante a Napoli, in
viale Garibaldi a Trento, in piazza dell'Università a Catania, tanto per citare alcune delle città dove, oltre a
Firenze, Ancona, Perugia, gli studenti hanno protestato. Ogni città un problema peculiare, ogni città un
problema comune: quello dei tagli che decimano borse di studio e ore di lezione, o che ostacolano un'edilizia
scolastica più a misura di studio, tanto per citare alcuni dei problemi più sentiti. «La scuola e l'università che
vogliamo», è il titolo della protesta di ieri di Udu (unione degli universitari) e Rete degli studenti medi. Hanno
scaldato i motori in vista dei cortei in del 7 ottobre in 50 città italiane e della manifestazione della Cgil di
sabato prossimo a Roma. In ogni città una piazza pavimentata di carta bianca e desideri. A Roma sullo
striscione c'è un cuore che sostituisce le ultime tre lettere dello slogan «La scuola e l'università che
vogliamo»: una settantenne si ferma e ci scrive dentro «tutto». Poi passa un bimbo di sette anni e nel cuore ci
scrive «futuro». Si fermano anche i turisti, uno spagnolo scrive «democracia real», uno degli slogan degli
indignados. Non sanno ancora, però, Udu e Rete degli studenti medi, se parteciperanno alla manifestazione
internazionale degli indignati del 15 ottobre: «prima vogliamo capire quali proteste di piazza si faranno»,
spiega Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Udu. Orezzi è anche nel consiglio nazionale studenti
universitari (Cnsu), uno dei motivi per cui è in piazza del Pantheon è che Mariastella Gelmini non coinvolge il
consiglio sui decreti attuativi della riforma: «L'ultima volta che noi abbiamo incontrato il ministro era marzo e
in quell'occasione non abbiamo neppure potuto far domande...», lamenta. A Trento, sul grande foglio bianco
disteso in viale Garibaldi, anche il preside di scienze scrive la sua. Poi arriva una mamma che prende il
pugno del figlio piccolo e scrivono «Scuola pubblica anche per me». In strada c'è anche Greta Chinellato,
universitaria, ricorda la più sentita battaglia: quella contro la legge della provincia di Trento che permette a un
solo studente di essere nella commissione per la riforma dello statuto e, per di più, senza diritto di voto. A
Catania in piazza ci sono gli studenti m e d i c h e r i c o r d a n o i l d r a m m a dell'edilizia scolastica; ci sono
anche quelli del classico Spedalieri, dove l'anno scorso crollò una finestra. E poi ci sono gli universitari senza
borsa di studio, che a Catania sono il 25 % di quelli che ne avrebbero diritto. Come si mantengono se la
famiglia è indigente? «Fanno i camerieri a nero», spiega Fabio Tassinato, studente, «Catania è famosa per
gli studenti camerieri a nero... è un fenomeno diffuso». Intanto qualcuno scrive «Gelmini siamo tutti fuori dal
tunnel» e «L'università agli studenti, non ai potenti», sulla striscia di cento metri per uno che si srotola dalla
porta del rettorato. Anche a Firenze, in piazza Ghiberti, qualcuno sfotte la Gelmini «Divieto di sorpasso in
galleria per i neutrini». A Napoli gli studenti hanno protestato dalle 10 alle 13. Cartellone sei per sei con su le
nuvole dei fumetti. A riempirle con i propri desiderata si sono fermati anche molti anziani, uno di loro ha scritto
«No escort». Qui tra i problemi più sentiti da studenti delle superiori e universitari ci sono quelli logistici:
barriere architettoniche soprattutto in centro storico, facoltà sparpagliate su più sedi. È il caso di tutte e 13 le
facoltà della Federico II; ma anche medicina della II università di Napoli è divisa: addirittura tra il capoluogo
campano e Caserta. Sempre ieri, le diverse sigle hanno lanciato diversi siti coi blog su cui ognuno può
scrivere la sua sulla controriforma: www.altrariforma.it è il sito della Rete della conoscenza;
www.scuolachevogliamo.it www.universitachevogliamo.it sono i siti di Udu e rete degli studenti. Nessuna
divisione, però, assicurano: il 7 el'8 si sta in piazza tutti insieme. Tra proposte e provocazioni: sempre ieri la
02/10/2011 30Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 132
rete Run della Sapienza ha chiesto a 15 «grandi contribuenti» (tra cui i gruppi Della Valle, Luxottica,
Caltagirone) di tassarsi per finanziare le borse di studio. Una patrimoniale per il sapere. Michele Orezzi, Udu
«Quando abbiamo incontrato il ministro non ci ha lasciati parlare»
Foto: La scuola che vogliamo I pensieri e gli auguri di studenti e passanti sugli striscioni portati in piazza da
Udu e Rete degli Studenti medi
02/10/2011 30Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 133
L'inchiesta STUDIARE NEGLI USA RESTANDO IN ITALIA Più di 700 università prevedono corsi online Sono soprattutto lauree, master e certificate ROBERTO ARDUINI Negli Usa le principali e più prestigiose università offrono da tempo proposte formative validissime e in molti
casi a n c h e g r a t u i t e . L ' a f f e r m a z i o n e dell'e-learning nel sistema educativo americano è sempre
più in crescita, anche a causa del costante aumento del prezzo del petrolio che rende gli spostamenti per
seguire le lezioni sempre meno convenienti. Ogni anno la scuola e l'università investono 2 miliardi di dollari
nella teledidattica, in un mercato che complessivamente si aggira intorno ai 5 miliardi. Sono più di 700 le
università che prevedono corsi online. La fetta più grande riguarda soprattutto l'alta formazione: laurea,
master, certificate (il nostro dottorato). Secondo lo Sloan Consortium - un'organizzazione senza scopo di
lucro che raggruppa circa 700 istituti di istruzione superiore la cui missione è quella di migliorare l'istruzione
online - oltre due milioni di studenti statunitensi hanno seguito corsi online nel 2011. E più di un terzo degli
istituti di istruzione superiore e il 97% delle università pubbliche offrono corsi online. Studiare in una università
statunitense non è più un miraggio per quanti in Italia hanno una conoscenza fluente dell'inglese e una
carriera scolastica con voti alti. Il sistema universitario americano premia infatti gli studenti che già durante la
cosiddetta high school si sono impegnati molto proprio in previsione dell'accesso al college. Senza investire
cifre particolarmente consistenti per la propria istruzione, senza muoverci da casa, si può frequentare corsi di
laurea e master negli Usa. Storicamente, uno dei modelli più citati è quello dell'Università di Phoenix. Fondata
nel 1974, dal 1997 è divenuta la più grande università privata degli Stati Uniti per numero di iscritti. Oggi i suoi
studenti possono contare su una libreria virtuale sempre online con 20 milioni di articoli scientifici. Mentre la
rete fisica permette a 87 milioni di americani di avere un centro di apprendimento a meno di 10 miglia di
distanza: merito delle 300 sedi distribuite in 48 Stati e collegate tra loro tramite la rete (www.phoenix.edu). Le
iniziative non riguardano soltanto le università, ma anche le istituzioni pubbliche. L'esempio più prestigioso è
quello del Mit di Boston che ha dato vita all'iniziativa OpenCourseWare ( O c w , h t t p : / / o c w . m i t . e d u
/ OcwWeb/web/home/home/index. htm), che conta su oltre duemila corsi in 33 discipline accademiche, con
progetti di pubblicazione gratuita e aperta di materiali di alta qualità a livello universitario. L'esigenza di
un'informazione ragionata ha portato poi alla realizzazione del portale Educational Portal (http://education-
portal.com/online_degree.html), in grado di proporre ai cittadini americani un panorama complessivo delle
possibilità per gli studenti, non solo fornendo le indicazioni sui singoli corsi, ma svolgendo anche un'attività di
selezione sulla qualità della proposta formativa e un compito di "tutoraggio" , orientando verso le soluzioni più
adatte. Tuttavia man mano che l'utilizzo dell'e-learning si diffonde si manifestano anche i suoi limiti: i corsi
online sono spesso più noiosi dei corsi tradizionali in classe e tendono ad avere dei tassi di abbandono più
elevati. Inoltre, gli studenti trovano maggiore soddisfazione in quei corsi che sono corredati da programmi
dettagliati e presentati con chiarezza e con criteri di valutazione coerenti. La maggior parte dei ragazzi sono
soddisfatti da corsi che propongono loro una serie di prove e di esami intermedi (a distanza di una o due
settimane) piuttosto che da quei corsi che prevedono un unico esame generale finale.
SECONDO UN RAPPORTO dell'istituto Ambient Insight Research, nel 2010 quasi la metà degli studenti
universitari negli Stati Uniti ha seguito almeno un corso online completo, quota che dovrebbe salire fino all'81
per cento entro il 2014.
Mobtag
Qui trovi i link attiviVuoi approfondire i temi contenuti in queste pagine? Inquadra il mobtag con il tuo cellulare e scattagli una
foto. Troverai i link di cui si parla nel testo che ti rimanderanno agli esempi fatti e alle esperienze raccontate.
Inoltre visualizzerai i link attivi relativi alla rubrica ««Salva con nome»».
03/10/2011 22Pag. L Unita - Ed. nazionale - unitag(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 134
L'incontro / Alfonso Molina, Università di Edimburgo «L' UNIVERSITÀ ? DEVE IMPARARE DA INTERNET Professor web La Rete non è solo uno strumento: è anche un modello da imitare. Qualcuno lo ha capito pertempo Le moderne tecnologie possono stimolare la creatività degli studenti e cambiare i modelli diinsegnamento. In America è già così. E in Europa? ELLA BAFFONI Educazione e nuove t e c n o l o g i e . O m e glio: come cambia la didattica al tempo del web. È un dibattito
serrato quello di Alfonso Molina, docente di Tecnologia all'Università di Edimburgo e direttore scientifico di
Mondo Digitale e Carlo Infante, esperto di performing media e autore di uno dei primi saggi (già nel 1997) su
questi temi, «Educare on line». Le domande sono tante, infatti: come il pianeta 2.0 entra nel mondo della
formazione, soprattutto ai livelli di base. Come si formano i formatori, i docenti spesso non informatizzati.
Come cambia - come è bene che cambi - la pedagogia. Perché questo è il punto, creare un ambiente in cui le
nuove tecnologie favoriscano l'inclusione, una e-inclusion globale. «C'è un deficit di governance
nell'innovazione - dice Molina - eppure è questa l'occasione del XXI secolo. Spesso nelle università di studia
e si pensa come innovare didattica e ricerca, ma non si riesce mai a innovare la forma università». Già,
perché l'università è fondata sulla divisione per materie, per settori, incalza Infante, «e nel web non è così.
Ma neanche nella realtà: il mondo non è lineare come piacerebbe a molti. Non lo si può fare a fette secondo
gli schemi ereditati dall'Illuminismo. Il sistema universitario non può rimanere bloccato su quei modelli
inadeguati». Vero, ammette Molina: «La burocrazia - e nell'università ce n'è tanta - è nemica dell'innovazione.
Ma anche le università stanno cambiando. Siamo davanti a grandi sfide globali: la povertà, l'ambiente, le
disparità, l'invecchiamento della popolazione... Il sapere, la ricerca sono strumenti irrinunciabili. Soprattutto se
si riesce a perseguire istruzione, innovazione, inclusione e valori culturali: quattro grandi obiettivi che possono
cambiare il sociale». Ma come? Come stimolare nuovi saperi? Chiede Infante. Perché finora la trasmissione
della conoscenza si è fatta dall'alto in basso, da chi sa a chi non sa; la divulgazione, appunto. «L'innovazione
infatti va avanti: in una sola piattaforma vogliamo azione, ricerca, sviluppo e implementazione. Oggi nelle
università quello che dà promozione e valore ai docenti è la pubblicazione, lo sviluppo di teorie e di ricerca.
Invece bisogna andare oltre, bisogna portare avanti quelle idee, svilupparle e magari fare un software, una
specie di "istruzioni per l'uso" che renda possibile l'utilizzo a tutti. Negli Stati Uniti lo si fa già. E anche noi, nel
nostri gruppo, lo facciamo: tutto open, tutto pubblico, tutto sul nostro sito». «Occorre fare chiarezza su ciò che
viene definito il nuovo paradigma della conoscenza, ribadisce Infante, si deve ribaltare la logica per cui si
debba divulgare, dall'alto verso il basso. Va trovato il modo per condividere i percorsi formativi, partendo dal
particolare di chi formula la domanda di conoscenza e da lì procedere verso i temi generali. Basta partire
dalla storia... Perché spiegare tutto prima, addensare le teste, con estenuanti piani di studio... Montaigne,
citato da Edgar Morin, diceva: meglio una testa ben fatta che una testa ben piena». È anche la missione della
Fondazione Mondo digitale (mondodigitale. org): formare i formatori, cambiare anche il modo di insegnare.
«La Fondazione è privata anche se ha contributi pubblici, e non può incidere formalmente sulle Università,
anche se informalmente i legami sono fortissimi - spiega Molina - più che formare i formatori, vogliamo
cambiare cultura, fare innovazione sociale e giocare per il Paese. In questo senso vanno le sperimentazioni
sulla robotica, materia non curricolare che dunque bisogna fare in orari non curricolari. Eppure le esperienze
partite da Pisa e Genova sulla robotica educativa hanno insegnato a lavorare in rete e allargare le maglie
oltre il piccolo gruppo e la classe, ad altre classi e altre scuole. Usando le opportunità che ogni partecipante
può offrire agli altri, così da rimescolare e accrescere conoscenze e esperienze. Curiosamente l'Italia, su
questo, è un'eccellenza, è stata una delle prime nazioni a fare innovazione, a lavorare sulla didattica
costruttivista , a fare progetti di educazione esperienziale . E la robotica offre un'occasione in più». Magari
usando, chiede Infante, Lego Mindstorm , i mattoncini intelligenti? Un lavoro che consenta uno scambio
fecondo tra chi ha voglia di fare e chi ha già fatto e dunque sa come fare. Perché è da qui che nasce la
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 135
capacità di lavorare in squadra. «Particolarmente felice è stata la Robocup di Roma, la competizione italiana
di robotica dice molina -. Nella scuola di Eboli che ha vinto lo scorso anno ci sono le lavagne interattive e ogni
classe ha il suo robot di Lego. Oltre a insegnanti e ragazzi hanno lavorato in squadra anche i genitori, con
competenze utili e preziose per le sfide del XXI secolo. Robottando s'impara, insieme. Così lentamente (forse
troppo) cambiano cultura e visione». Il fatto che tutte queste esperienze accadano al di fuori del sistema
curricolare, rendono palese la crisi dei modelli educativi istituiti . «Certo, incalza Infante, si fa sempre più
urgente trovare il modo per tradurre la crisi dell'università,non solo per i fondi ma per i fondamenti teorici
incrinati dal tempo, in una crescita dei sistemi dell'apprendimento. Sempre più aperti, liberi dall'istruzionismo,
emancipati da culture afasiche, autonomi nei percorsi di ricerca dove i docenti imparino ad essere coach e
non solo insegnanti. Spesso alcuni docenti insegnano cose che non funzionano e che alcuni studenti sanno
già e meglio, come sta accadendo con i nuovi media». «Perché non si lavora con le materie ma con le
persone - concorda Molina - se la tecnologia diventa esperienziale rompe le barriere del tempo e dello
spazio. Un esempio? A Harvard hanno una classe che raccoglie 40.000 iscritti. Un altro? Cile e Svezia hanno
creato, anni fa, una classe virtuale: due grandi schermi collegati in real time e webcam per tutti gli studenti.
Qui l'insegnante, più che docente, è un attore e un coordinatore. Ancora. La storia si può insegnare sia nella
realtà fisica - magari girando per Roma, ma anche con la simulazione virtuale, ricostruendo ciò che non c'è
più. Così da integrare il fisico e il virtuale. È quello che chiamiamo phyrtual ». Questo nodo è decisivo, proprio
per armonizzare diverse visioni del mondo, dice Infante, bisogna esplicitare l'integrazione tra l'ambiente
virtuale che permette di fare esperienza cognitiva tramite la simulazione e il proprio territorio che nelle
metropoli è spesso ignorato, grazie a soluzioni come realtà aumentata, mappe interattive e connessioni
mobili. «Naturale. Tra i nostri progetti conlude Molina - c'è quello che vede i giovani insegnare a usare il web
nei centri anziani, creando uno scambio di conoscenze: mettendo in rete però le memorie di chi rischia di non
trovare qualcuno disposta ad ascoltarlo. Dai giochi perduti alle esperienze di vita che oggi sono storia. Con
un obiettivo: rendere la conoscenza sempre più basata sul principio delle "pari opportunità", occasione di
risolvere i problemi. Oltre che con gli anziani, abbiamo fatto progetti con i migranti e i profughi, abbiamo
sviluppato manuali di robotica educativa per imparare giocando. Un grande stimolo ce lo dà Tullio De Mauro,
che è il nostro presidente. È un mentore, ha visione. E se ha lavorato a lungo sull'analfabetismo di ritorno, ora
ci sfida all'impegno contro un altro analfabetismo, per l'inclusione digitale. E infatti uno dei nostri progetti è la
Rete per i volontari della conoscenza, i nostri "Angeli digitali". Con l'inclusione i bambini imparano la
responsabilità sociale, entrano in uno spazio dove si praticano le migliori qualità umane. E magari, perché
no? Diventeranno cittadini capaci di costruire un mondo migliore».
Nuovi strumenti e vecchie didatticheDalla cattedra agli ipertesti: così cambierà la catena del sapere IL LINK: L'E-LEARNING NELLE AULE DI
TRENTO
CARLO INFANTE «Un tempo per insegnare si usava la visione lineare: la storia della fisica, la storia delle
religioni... oggi bisogna lavorare sull'ipertesto, anche se è molto più complesso. È così che funziona il cervello
umano»
Foto: L'incontro con Alfonso Molina nella redazione dell'Unità
Foto: ALFONSO MOLINA «N elle università c'è troppa burocrazia e la burocrazia è nemica dell'innovazione.
Gli atenei devono diventare il luogo dove le idee crescono con il contributo di tutti. Il futuro è condivisione e
coinvolgimento».
03/10/2011 24Pag. L Unita - Ed. nazionale - unitag(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 136
L'OK AI FONDI DEL CIPE Università , alla Puglia 365 milioni di euro Fitto: nuovo passo del Piano Sud. Vendola: boccata d'ossigeno ALESSANDRA FLAVETTA l ROMA. Arrivano 365 milioni di euro per il sistema delle Università e della ricerca
pugliesi, nell'ambito del miliardo sbloccato per gli Atenei del Sud dal Cipe, Comitato interministeriale per la
programmazione economica, che si è riunito ieri mattina, a palazzo Chigi. Come ha spiegato il Ministro per gli
Affari Regionali Raffaele Fitto , nel corso di una breve conferenza stampa con il ministro per l'Istruzione Maria
Stella Gelmini , questo miliardo di euro rappresenta la seconda trance del Piano per il Sud, che ad agosto ha
liberato 7,4 miliardi per le infrastrutture meridionali e che ad ottobre si occuperà degli investimenti per
l'ambiente: «Come promesso dal presidente Berlusconi, ci sarà un provvedimento al mese per il
Mezzogiorno», ha affermato il ministro pugliese, sottolineando che «il Piano per il Sud non è uno spot, ma un
programma serio che sta trovando la sua piena attuazione». Fitto ha inoltre rimarcato l'importanza della
collaborazione tra Regioni e governo: «La coesione istituzionale - ha rilevato in tempi di contrasti con le
autonomie sulla manovra e il patto di stabilità - è il valore aggiunto dell'attuazione del Piano». Con i suoi 365
milioni, la Puglia finanzierà due tipi di interventi: 255 milioni sono destinati al rafforzamento delle infrastrutture
universitarie, dai servizi per la didattica e la ricerca, a quelli per gli studenti (biblioteche, laboratori e alloggi),
oltre al sostegno per gli spin-off accademici, cioè società per azioni o a responsabilità limitata nelle quali le
Università non abbiano una quota di partecipazione. Gli altri 95 milioni sono dedicati all'inno vazione e alla
creazione di un Polo integrato di centri di ricerca e di alta formazione. Questi soldi «sono una boccata d'ossig
eno per un mondo che è stato fortemente tagliato e penalizzato pur nella sua funzione primaria, tanto delicata
e importante, di formazione delle nuove generazioni», ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi
Vendola , soddisfatto per gli impegni economici che fanno seguito al Piano per il Sud e all'intesa istituzionale
siglata il 28 luglio scorso con il ministro Fitto, per la programmazione congiunta degli interventi finanziati con
le risorse Fas assegnate alla Puglia. Il ministro Gelmini ha definito il miliardo lizzare il bando per 400 milioni
per potenziare le infrastrutture della ricerca, arriviamo a 1 miliardo e 400 milioni complessivi» ha aggiunto il
ministro, preoccupato per la fuga di cervelli. «Investiremo - ha infatti concluso - sul trasferimento tecnologico
attraverso un lavoro condiviso con la Conferenza dei rettori, ma in modo particolare con gli atenei del Sud, al
fine di evitare la fuga dei cervelli e fare in modo che la crescita e il rilancio del sistema Paese, e del
Mezzogiorno in particolare, passino da questa progettualità che mette insieme le migliori intelligenze del Sud,
i migliori progetti, per dare centralità al sistema universitario». Le risorse verranno utilizzate anche per
anticipare la riforma universitaria, che prevede, tra l'altro, la fusione tra atenei. Anche la conferenza dei
Rettori ha espresso il proprio apprezzamento per la delibera Cipe e il presidente dell'organismo, Marco
Mancini (Università di Viterbo), ha spiegato che in questo modo «si rafforza la sinergia virtuosa fra Università
Enti di Ricerca, Regioni e singoli territori».
01/10/2011 9Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(diffusione:48275, tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 137
FACOLTÀ DI MEDICINA RIGUARDA L'INTEGRAZIONE DELLE ATTIVITÀ DIDATTICHE, SCIENTIFICHEED ASSISTENZIALI Policlinico, l'intesa Regione- Università quasi fatta ma non piace aisindacati LUCA BARILE l Dopo un'attesa durata cinque anni, è arrivato il compromesso. La Regione e l'Uni versità
sono pronte a partorire il nuovo protocollo d'intesa sull'integrazione delle attività didattiche, scientifiche ed
assistenziali della facoltà di Medicina all'interno del Policlinico. Il documento, di cui circola una bozza che ha il
carattere del testo definitivo, sostituirà il vecchio accordo, sottoscritto nel 2003, scaduto nel 2006 e finora
sopravvissuto in un regime di tacita proroga, ma i sindacati lo hanno già bocciato senza appello. Un
«mercimonio», così lo hanno definito i rappresentanti dei lavoratori universitari, che accusano l'Ateneo di aver
«sacrificato» il proprio personale tecnico amministrativo per chiudere nel peggiore dei modi una questione
che, sul piano economico, rischia di danneggiare centinaia di famiglie. Il protocollo d'intesa, infatti, stabilisce i
ruoli della Regione Puglia (proprietaria dell'azienda ospedaliera) e dell'Università di Bari (a cui fa capo la
facoltà di Medicina, i dipartimenti e le cliniche universitarie) in tutti gli ambiti di comune interesse che
riguardano l'attività del Policlinico, nel quale le due parti in causa coabitano, come per esempio la
programmazione dei corsi di laurea, la ricerca scientifica e l'assistenza medica. E tra gli aspetti più delicati c'è
quello delle convenzioni, che l'Ateneo stipula con il servizio sanitario per «prestare» alle strutture ospedaliere
parte del proprio personale, a cui spetta,di conseguenza, u n'integrazione mensile sullo stipendio. Secondo i
sindacati, la bozza del nuovo protocollo d'intesa è sbilanciata in favore del Policlinico, in quanto prevede che
«il conferimento in convenzione del personale universitario o il reclutamento avverranno esclusivamente nei
limiti della dotazione organica, in attuazione dei programmi di reclutamento approvati dal direttore generale
(dell'ospedale)». Per contestare questa impostazione, i sindacati hanno inviato al rettore un documento
unitario firmato da Edoardo Renna per la Flc Cgil, Tommaso Gelao di Cisl Università, Michele Poliseno di Uil
Rua, Rocco Campobasso di Confsal Snals-Cisapuni, Ciccio Di Pietro di RdB Usb e Donato Scarasciullo di
Cib Unicobas. I rappresentanti dei lavoratori pretendono, richiamandosi ad alcune leggi, che sia garantito,
invece, il convenzionamento automatico, e non a discrezione dell'azien da, di tutti i lavoratori che operano
presso le strutture s a n i t a r i e. Domani il consiglio della facoltà di Medicina esaminerà la bozza del nuovo
protocollo d'intesa, per un parere, e alla riunione parteciperà eccezionalmente il rettore. Successivamente, le
parti interessate sottoscriveranno il documento, ma la posizione dei sindacati lascia prevedere che sarà
battaglia.
02/10/2011 9Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari(diffusione:48275, tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 138
SAN GIOVANNI SERVIZI MIRATI ALLE IMPRESE E COLLABORAZIONE CON IL COMUNE L' università aiuta l'industria Geotecnologie contribuirà al rilancio produttivo di Bomba GIORGIO GRASSI di GIORGIO GRASSI NUOVE OPPORTUNITÀ di lavoro per i giovani. E' iniziata intensa e fattiva la
collaborazione tra l'Università di San Giovanni ed il comune di Cavriglia per l'area industriale di Bomba, nei
pressi della centrale di Santa Barbara. Infatti, sta per essere completato il primo stralcio funzionale
dell'incubatore d'impresa e del Centro Servizi Alle Imprese. E già c'é un certo interesse per quell'appetitosa
area. Le prime imprese si sono fatte vive, interessandosi e dimostrando buona volontà per insediarvisi.
«Un'opera importantissima, perché in un momento così delicato per il lavoro, avviare finalmente a regime
quegli spazi, vuol dire creare opportunità di lavoro per chi arriva» afferma il sindaco Ivano Ferri. Che
aggiunge: «Alcuni degli spazi saranno utilizzati direttamente dall'Università, Centro di Geotecnologie di San
Giovanni. E quindi l'Università di San Giovanni allarga il raggio di azione e mette un piede importante anche
nella zona industriale di Bomba, iniziando a collaborare direttamente con l'amministrazione comunale. Può
aiutarci a far crescere quell'incubatore per il Centro Servizi e le attività connesse». ED IN TAL MODO l'
Università diventa anche un veicolo di idee e nuove opportunità per il lavoro nel Valdarno, ed in modo più
specifico nella zona industriale di Bomba. E lì vi sono già stati fatti tanti investimenti. «E quando arriveremo al
completamento, vorrà dire che abbiamo investito tanto nelle strutture, soldi arrivati dalla Cee, Regione
Toscana e comune di Cavriglia.E già sono stati impiegati per quelle strutture 2.000.000 di euro» riferisce
Ferri, tra Incubatore e Centro Servizi. Ed aggiunge: «Due strutture importanti che adesso cominceranno a
dare i primi frutti. E già il fatto che l'Università di San Giovanni sia interessata a quegli spazi, ed in parte li
utilizzi, ed inizi per noi a fare questa attività anche di 'spin-off',mettendovi le idee più brillanti, diventa un modo
per iniziare, finalmente, a vedere lavorare quelle strutture che con tanti sacrifici abbiamo realizzato in questi
anni». E per adesso sono sei le imprese già insediate a Bomba, con circa 200 occupati. Ed ora uscirà il
bando per mettere in vendita i cinque lotti della zona industriale, che vanno dai 2.500 metri fino ai 13.000, con
base d'asta a circa 60 euro al metro quadrato. «E qui pensiamo di poter recuperare i 600 posti lavoro perduti
con la dismissione dell'area mineraria» conclude Ferri. Image: 20111003/foto/1920.jpg
03/10/2011 5Pag. QN - La Nazione - Arezzo(diffusione:136993, tiratura:176177)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 139
LA POLEMICA I SINDACATI RESPINGONO L'ATTO AZIENDALE DI TOMASSINI. LA REPLICA: «SIETEUNA MINORANZA» «Basta strapotere dell' Università in ospedale» ORGANIZZAZIONE troppo burocratica, sovvertimento della struttura organizzativa dell'assistenza con
aumento del disagio per pazienti e operatori, assenza di dati certi a giustificare le modifiche proposte,
probabile aumento della spesa e aumento dell'ingerenza dell'Università nella conduzione dell'Azienda
ospedaliero universitaria pisana. E' una bocciatura senza appello quella riservata all'atto aziendale da tutte le
organizzazioni sindacali di medici, biologi e farmacisti ospedalieri. «NON ERA mai successo - spiega Fabrizio
Marcella, medico e responsabile Uil medici - che l'atto aziendale fosse rispedito al mittente da tutti i sindacati
dell'area medica e dei biologi, dal nostro che è il sindacato piu' rappresentativo del comparto fino al sindacato
dei professori universitari (Uspur)». Ai sindacati, si legge in una nota, non e' piaciuto l'aumento «dei livelli
decisionali con conseguente ulteriore burocratizzazione dell'organizzazione» ma neppure il fatto che nel
documento presentato dal direttore generale dell'Aoup, Carlo Tomassini «manchino valutazioni attendibili dei
costi economici e quindi non è difficile ipotizzare un aumento della spesa e del deficit aziendale che si
scaricherà sui cittadini che pagano le tasse». Infine, i sindacati contestano «lo strapotere universitario anche
in seno all'azienda. Il Rettore decide - affermano - e la direzione aziendale esegue, paga e si assume tutte le
responsabilità, senza quantificare il contributo economico dell'Università alla gestione dell'ospedale. Si arriva
all'assurdo che l'ateneo partecipa a eventuali utili aziendali ma non alle perdite. Mancano inoltre i criteri per la
gestione trasparente delle ingenti somme di denaro pubblico messe a disposizione dalla Regione per la
ricerca». NELLA SUA risposta il dg Tomassini osserva intanto che l'atto aziendale è criticato da sigle sindacli
che «rappresentano circa mille dei 5mila professionisti della Aoup e gli altri hanno accolto positivamente l'atto
aziendale. Viene criticato perchè troppo burocratico, con troppi livelli decisionali che metterebbero in difficoltà
sia i professionisti sia i pazienti. In realtà il nostro obiettivo è proprio quello di migliorare la qualità del servizio
ai cittadini e contemporaneamente riuscire a ottenere una forte riduzione degli sprechi. Per questo abbiamo
previsto alcune modalità organizzative nuove. Quanto ai costi ribadisco che la nuova organizzazione non può
costare più di quella attuale. Ultima questione: il rapporto con l'università. Il principio della necessità di
lavorare in perfetta sintonia è ben rappresentato nei due livelli rappresentativi istituzionali: il direttore generale
e il rettore. È questa la direzione in cui vanno il protocollo Regione Toscana-Università - che sottolinea come
"l'atto aziendale venga adottato dal dg di intesa col rettore" - e le ultime disposizioni sul finanziamento
regionale a supporto delle attività di ricerca e formazione. Per quanto riguarda gli equilibri interni basti poi dire
che ci saranno 6 dipartimenti guidati da universitari e 5 da ospedalieri, un sostanziale equilibrio, mentre la
vecchia organizzazione ne prevedeva 8 universitari e 4 ospedalieri». Image: 20111003/foto/6509.jpg
03/10/2011 2Pag. QN - La Nazione - Pisa(diffusione:136993, tiratura:176177)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 140
Borse di studio alle tesi sulla microfinanza Ultima chiamata del 2011 per i ricercatori in microfi nanza. Capgemini Italia e PlaNet Finance Italia, con il
contributo dell'Ue e l'università di Berlino, lanciano il quarto bando per le borse di studio da 1.500 euro in
microfi nanza. Possono partecipare gli studenti delle università dell'Ue che stanno preparando tesi di
dottorato su tematiche legate alla microfi nanza. Capgemini Italia mette inoltre a disposizione delle università
italiane 5 borse di studio e 1 premio speciale per la migliore tesi di laurea che affronterà la tematica della
microfi nanza in ambito Ict o business. Le domande dovranno essere compilate in lingua inglese e andranno
spedite entro il 15 ottobre 2011 all'indirizzo mail umm@ planetfi nance.org.
03/10/2011 37Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 141
RIFORME In Fondo c'è la soluzione Antonio Satta Nonè un buon momento peri ministri in carica, come ha potuto constatare Altero Matteoli, fischiato mercoledì
28 settembre all'assemblea dell'Ance, come se invece che ad un assise di costruttori fosse finito in una
riunione di grillini. Ma Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, non ci sta a passare per una che è stata tre
anni senza fare niente. «Di misure per arginare la disoccupazione giovanile ne abbiamo prese tante,
purtroppo hanno avuto molta meno visibilità di una semplice ricerca fatta dall'associazione tal dei tali, che
spara una cifra e tutti a fare titoli su quella». Domanda. Non cominci anche lei a dare la colpa ai giornalisti...
R. No,è che la situazione è oggettivamente complicata. Siamo nel mezzo di una crisi economica che impatta
soprattutto sulle giovani generazioni e questo perché ereditiamo una somma di scelte sbagliate fatte nel
passato. Ci siamo trovati davanti un sistema di formazione e istruzione vecchio, soprattutto nel rapporto con il
mondo del lavoro, un pubblico impiego saturo perché per decenni si è assunta nella scuola e nell'università
più gente di quella che ci si poteva permettere (con il risultato che poi si è dovuto bloccare il turn-over). Ma
soprattutto abbiamo tutt'ora un sistema pensionistico che scarica sulle giovani generazioni il costo di scelte
obiettivamente discutibili. Una per tutte: siamo passati dal sistema retributivo al sistema contributivo e da un
mercato estremamente rigido alla flessibilità, senza preoccuparsi di come adeguare ammortizzatori e percorsi
di reinserimento. D. D'accordo, questoè il quadro, ma che cosa avete fatto per cambiarlo? R. Innanzi tutto la
riforma della scuola dell'università, così da razionalizzare le risorse, introdurre il principio del merito, allineare
le competenze, e di conseguenza costruire un rapporto tra sistema di formazione e mondo del lavoro che fino
ad oggi era mancato. D. Forse per favorire quel rapporto sarebbe stato meglio ridurre di un anno le superiori
e non allungare di fatto di altri 12 mesi il percorso di laurea. Gli studenti italiani concludevano già il loro ciclo
un anno dopo i loro colleghi europei, ora si laureano almeno con due anni di ritardo. R. Questo è un aspetto
su cui si può discutere, anche se il problema di tagliare i tempi d'inserimento ce lo siamo posti, cercando, per
una serie di professioni, di far fare il praticantato già durante l'università. Un po'come succede in Spagna per
gli avvocati, che una volta laureati possono già esercitare. Da noi i meccanismi sono più rigidi, il mercato è
più bloccato, ma possiamo provare a tagliare i tempi. Dobbiamo però battere anche una certa resistenza
culturale. Qui a 18 puoi eleggere un deputato ma per essere eletto tu devi aspettare i 25 anni. C'è questo
sfasamento tra elettorato passivo e attivo che non ha senso ed è figlio di una mentalità che ti vuole incapace
di intendere e volere fino a 35 anni. Siamo provando a sconfiggerla con la legge costituzionale per
l'eleggibilità a 18 anni, ma è dura. D. In questo momento, però, forse ai giovani interessa più il lavoroa 18
anni, che concorrere per la Camera. R. E ce ne stiamo occupando. Guardi che forse non siamo stati capaci di
comunicarlo nel migliore dei modi, ma la riforma dell'apprendistato, fatta dal ministro Maurizio Sacconi, è
stato un passo molto importante. È un meccanismo che permette contratti di inserimento lavorativo
estremamente vantaggiosi. Ma abbiamo fatto di più. Abbiamo costruito una serie di strumenti che consentono
a chi ha un contratto di lavoro atipico di avere le stesse opportunità degli altri. Questo governo, per la prima
volta, ha allargato ad una serie di categorie di lavoratori atipici forme di ammortizzazione che hanno coinvolto
5 milioni di persone. Abbiamo investito in quest'operazione 9 miliardi di euro in periodo di crisi economica.
Credo sia stata una scelta coraggiosa. E noi, come ministero della Gioventù, abbiamo attivato un fondo di
garanzia che, grazie ad un accordo sottoscritto con l'Abi, permette alle giovani coppie, che hanno lavori
precari, di accedere lo stesso ad un mutuo che copra fino al 70% del costo della casa. Per ora il fondo di
garanzia ha 50 milioni di euro e abbiamo calcolato che sono almeno 10 mila le coppie coinvolte. D. Il lavoro,
magari atipico, però prima bisogna averlo. R. Lo so benissimo, infatti abbiamo attivato un altro fondo, sempre
da 50 milioni di euro, per erogare un incentivo di 5 mila euro ad ogni imprenditore che assuma a tempo
indeterminato, genitori under 35.È una norma pensata soprattutto per le donne, che sono ancora discriminate
nel mondo del lavoro. D. In Francia il lavoro delle madri viene incentivato con contributi all'affitto, con gli asili
01/10/2011 14Pag. Milano Finanza - N.193 - 1 ottobre 2011(diffusione:100933, tiratura:169909)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 142
nido ed anche con un bonus per le baby sitter. E i risultati si vedono. R. Giusto, ma loro hanno fatto trent'anni
fa la scelta strategica di sostenere la maternità e ci investono ogni anno miliardi di euro. Io già nella scorsa
legislatura avevo presentato una proposta di legge per incentivare la natalità e sostenere le madri. Costava
tre miliardi. La ripresenterei anche ora, ma i soldi non ci sono. Ecco perché dico che dobbiamo riprendere in
mano il sistema pensionistico. Bisogna eliminare le pensioni d'oro e tutti i privilegi. E se non si possono
proprio cancellare le pensioni d'anzianità, almeno bisogna passarle tutte al sistema contributivo. D. Sarà
contenta la Lega. R. Qui non c'è nessuno che vuole affamare i pensionati, ma mi sembra giusto che se
qualcuno andare in pensione prima del tempo, ci vada almeno con le stesse regole con le quali ci andrà la
mia generazione. Sa qual è la sfida? D. Dica. R. Bisogna liberare risorse dalla spesa improduttiva e trasferirle
alla spesa produttiva e invertire i dati sulla natalità, altrimenti puoi fare tutte le riforme che vuoi ma nel 2050,
con un paese di vecchi, il sistema salterà comunque. D. Per fare questo ci vorranno riforme e risorse.
Intanto? R. Continuiamo a prendere tutti i provvedimenti che le risorse ci consentono per battere le
discriminazioni ed invertire le tendenze. Le banche, per esempio, dovrebbero puntare sui giovani di talento.
Obama ha studiato così, con un prestito che gli ha permesso di pagare un'università come quella di Harvard.
Da noi non c'era il prestito d'onore. D. Veramente Prodi l'aveva istituito. R. Ma permetteva di prendere in
prestito solo 6 mila euro, insufficienti per studiare: si è rivelato più che altro un prestito al consumo, i ragazzi
lo chiedevano per comprarsi il pc. Noi, invece, abbiamo finanziato un fondo di garanzia, di 19 milioni, e
sottoscritto un accordo con l'Abi che permette a ogni ragazzo di prendere in prestito fino a 25mila euro. Le
banche concederanno prestiti a tassi minimi, che saranno garantiti dal fondo, in questo modo i 19 milioni che
abbiamo stanziato si moltiplicheranno. Sono due settimane che questo strumento è stato attivato. Ma è
operativo anche il fondo Mecenati, con il quale puntiamo ad incentivare le aziende ad investire nelle idee dei
giovani e nel lavoro delle università. Qui c'è un problema enorme: dal 2000 ad oggi sono stati depositati in
Italia 104 mila brevetti, neanche 700 si sono trasformati prodotti commerciali. Si brevetteranno anche
stupidaggini, ma una differenza del genere vuol dire che non si punta sulle idee. Io invece credo molto allo
spin-off universitario. Per questo abbiamo attivato il fondo con 40 milioni di euro, mentre altri 60 li metteranno
i privati. In tutto avremo 100 milioni per finanziare lo spirito e la capacità imprenditoriale dei giovani sotto i 35
anni, in settori come l'eco-innovazione, l'innovazione tecnologica, ma anche nella cultura, Insomma, puntiamo
sulle idee.È un grande patrimonio. (riproduzione riservata) Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/gioventù
Foto: Giorgia Meloni
01/10/2011 14Pag. Milano Finanza - N.193 - 1 ottobre 2011(diffusione:100933, tiratura:169909)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 143