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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 03/10/2011

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CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGI

Rassegna Stampa del 03/10/2011

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INDICE

CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI

02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE

Tecniche inconsuete in psicologia pubblicizzate sul web, ma chi vigila?9

02/10/2011 La Nuova Ferrara - Nazionale

Genitori e figli, un ciclo di incontri11

03/10/2011 Giornale dell'Umbria

Professionisti molto "social"12

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE

Farmaci e psicologia contro l'intossicazione15

02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE

Lo stress può esprimersi in sogni vissuti come realtà?16

02/10/2011 Il Sole 24 Ore

Se più della libertà può il caso17

02/10/2011 La Stampa - NAZIONALE

"I miei due trapianti di mani per toccare di nuovo la neve"19

02/10/2011 Il Messaggero -  LATINA

Alcol e droga convegno sui disagi psicosociali21

02/10/2011 Il Giornale - Nazionale

Ascolto in chat sulla rete per chi ha bisogno di un aiuto22

01/10/2011 Avvenire - Nazionale

Processo al Gender23

01/10/2011 Il Gazzettino - VICENZA

Giovani e salute mentale in un murales al centro Arcobaleno25

02/10/2011 Il Gazzettino - PADOVA

Un mese di psicologi gratis26

03/10/2011 QN - Il Giorno - Nazionale

QUEL GROPPO ALLA GOLA27

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01/10/2011 Libero - Milano

Un corso per scegliere la scuola28

03/10/2011 Il Secolo XIX

CENA IN FAMIGLIA PER FIGLI PIÙ SANI29

01/10/2011 Il Tempo - Abruzzo Pe

Il «dottore» ripuliva le pazienti30

01/10/2011 La Gazzetta dello Sport - NAZIONALE

Dagli psicologi di Cronenberg all'erotismo in 3D31

02/10/2011 D Repubblica

COME FAR FINIRE I NOSTRI FIGLI DALL'ANALISTA32

02/10/2011 D Repubblica

A DIETA CON SOCRATE36

02/10/2011 D Repubblica

PSICOANALISI O CONSULENZA FILOSOFICA?37

01/10/2011 Io Donna

NOI, PERSEGUITATE DALL'UOMO INVISIBILE38

03/10/2011 ItaliaOggi Sette

Un quasi psicologo per il pf40

03/10/2011 ItaliaOggi Sette

Anche lo psicologo ha il suo allenatore42

01/10/2011 Il Sole 24 Ore - PLUS 24

Scelte diverse per i BTp in Cassa43

30/09/2011 La Provincia di Latina

Benessere psicologico, consulenze e seminari gratuiti insieme al Sipap45

30/09/2011 Left

Cura e prendersi cura46

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

01/10/2011 Il Sole 24 Ore

Per i servizi locali più poteri all'Antitrust49

02/10/2011 Il Sole 24 Ore

Il Governo rilancia il dialogo50

01/10/2011 La Repubblica - Bari

Sanità, la grande fuga dei manager54

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01/10/2011 La Stampa - NAZIONALE

Imprese, il manifesto anticrisi56

02/10/2011 La Stampa - CUNEO

Il Comune si schiera a difesa del tribunale58

01/10/2011 Il Messaggero - Nazionale

Pensioni e infrastrutture così il rilancio dell'economia59

02/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Pesaro

Vita da ricchi con «730» da poveri Il Comune stila una lista di evasori61

02/10/2011 Il Gazzettino - PORDENONE

Libere professioni le novità della manovra62

02/10/2011 Il Mattino - caserta

Cultura giuridica63

01/10/2011 ItaliaOggi

Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte64

02/10/2011 L Unita - Nazionale

«Tante firme, un segnale forte» Maroni fa tremare il governo65

02/10/2011 L Unita - Nazionale

«Ai "ragazzi" del '96 chiedo di lasciarci il posto sul palco»67

03/10/2011 Corriere Economia

Riforma avvocati Divisi alla meta69

03/10/2011 ItaliaOggi Sette

Una liberalizzazione gattopardesca71

03/10/2011 ItaliaOggi Sette

Dall'archeologo al restauratore, le vie per specializzarsi73

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI

02/10/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE

Che errore quell'idea di imposta patrimoniale75

01/10/2011 Il Sole 24 Ore

I servizi Inps «qualificati» finiscono in Rete76

02/10/2011 Il Sole 24 Ore

Per la Pa uno shock digitale78

02/10/2011 Il Sole 24 Ore

Meno costi e più efficienza80

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02/10/2011 Il Sole 24 Ore

Una svolta non più rinviabile83

03/10/2011 Il Sole 24 Ore

Alla class action manca ancora la qualità84

03/10/2011 Il Sole 24 Ore

Spending review sulla gestione del personale86

03/10/2011 Il Sole 24 Ore - LUNEDI

Proteggere i dati sulle nuvole88

01/10/2011 La Repubblica - Nazionale

IL WI-FI È PIÙ FACILE SE LA RETE DIVENTA MAXI90

02/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale

Il Grande Fratello entra a scuola Pagelle e assenze per e-mail91

03/10/2011 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia

I certificati per le aziende da oggi viaggiano per via telematica92

03/10/2011 L Unita - Nazionale

Al via il Festival delle libertà digitali93

02/10/2011 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari

Lo «Sportello unico» al servizio delle imprese94

02/10/2011 La Padania

LA MANOVRA-BIS PER GLI ENTI COMUNALI95

03/10/2011 La Repubblica - Affari Finanza

Scuole, la moltiplicazione dei centri di costo97

01/10/2011 Il Sole 24 Ore - PLUS 24

Exprivia e Ordina, entrambe battono il mercato dell'It99

01/10/2011 Il Fatto Quotidiano - Nazionale

ACCOLTO IL RICORSO SULLA PEC PER MANCATO RISPETTO DIRITTI DIGITALI102

30/09/2011 La Gazzetta dell'Economia - ANNO XVI - 24/30 SETTEMBRE 2011

Vecchi schemi: dov'è il vento del domani?103

UNIVERSITA

02/10/2011 Corriere della Sera - MILANO

Università Milano Giornalismo online e web tv alla Statale107

01/10/2011 Il Sole 24 Ore

Dal Cipe un miliardo agli atenei del Sud108

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02/10/2011 Il Sole 24 Ore

La via italiana del vaccino anti-cancro109

03/10/2011 Il Sole 24 Ore

Il «concorsone» per i prof aspetta il 2012111

01/10/2011 La Repubblica - Bari

Sbloccati 265 milioni per la ricerca114

01/10/2011 La Repubblica - Napoli

Dal Cipe 120 milioni all'università116

01/10/2011 La Stampa - NAZIONALE

Un miliardo agli atenei del Sud117

03/10/2011 La Stampa - NAZIONALE

È nel cervello la prova che l'effetto placebo funziona118

03/10/2011 La Stampa - TORINO

Quale creatività per il futuro di Torino119

02/10/2011 Il Messaggero -  LATINA

«Università e Goretti devono convivere»120

02/10/2011 Il Messaggero -  MARCHE

Precari e studenti, la folla dei senza futuro121

03/10/2011 Il Messaggero -  FROSINONE

«Non lasciamoci sfuggire l'Università»122

01/10/2011 Il Giornale - Nazionale

Scatta il piano per il Sud: un miliardo agli atenei123

02/10/2011 Avvenire - Milano

Futuro verde a Città Studi124

02/10/2011 Il Gazzettino - ROVIGO

L'Università popolare lancia i nuovi corsi125

02/10/2011 Il Mattino - nazionale

Nuove frontiere della ricerca contro l'ischemia126

03/10/2011 Il Mattino - nazionale

La strategia Lo sguardo al futuro per far crescere l'università127

02/10/2011 Il Secolo XIX - BASSO PIEMONTE

L'esercito delle matricole col "debito"128

01/10/2011 ItaliaOggi

Il dottorato verso il restyling129

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01/10/2011 L Unita - Nazionale

Il capo dei rettori agli studenti «L'università rischia l'apocalisse»130

02/10/2011 L Unita - Firenze

UNIVERSITÀ Tagli, l'allarme del rettore «Il 2012 non sarà in pareggio»131

02/10/2011 L Unita - Nazionale

Gli studenti tornano in piazza «Carta bianca sul nostro futuro»132

03/10/2011 L Unita - Nazionale

STUDIARE NEGLI USA RESTANDO IN ITALIA134

03/10/2011 L Unita - Nazionale

«L'UNIVERSITÀ? DEVE IMPARARE DA INTERNET135

01/10/2011 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale

Università, alla Puglia 365 milioni di euro137

02/10/2011 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari

Policlinico, l'intesa Regione-Università quasi fatta ma non piace ai sindacati138

03/10/2011 QN - La Nazione - Arezzo

L'università aiuta l'industria139

03/10/2011 QN - La Nazione - Pisa

«Basta strapotere dell'Università in ospedale»140

03/10/2011 ItaliaOggi Sette

Borse di studio alle tesi sulla microfinanza141

01/10/2011 Milano Finanza

In Fondo c'è la soluzione142

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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLIPSICOLOGI

3 articoli

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Tecniche inconsuete in psicologia pubblicizzate sul web, ma chi vigila? In rete mi è capitato di trovare spot sorprendenti relativi all'esercizio della psicologia. Vengono pubblicizzate

attività che vanno dalla psicoastrologia, allo psicosciamanesimo, alla psicomagia, alla psicodanza del ventre

e così via. L'Ordine professionale degli psicologi non può richiamare i suoi iscritti invitandoli ad essere meno

«fantasiosi»?

Pubblicità di questo tipo mi sembra vendano come scientifiche attività che non hanno nessun serio

fondamento. Non ci sono regole cui gli psicologi dovrebbero attenersi per pubblicizzare la loro attività sia sul

web, sia altrove? In merito alla questione delle attività citate di tipo "psicologico" pubblicizzate sul web, non

abbiamo ritrovato elementi che le possano far risalire a professionisti psicologi. A proposito di attività

professionali inconsuete il Codice deontologico degli psicologi italiani, all'articolo 5, prevede questi obblighi:

«Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella

propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed

usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario,

formale autorizzazione».

E proprio in relazione alla questione sollevata, si legge nel Codice deontologico: «Lo psicologo impiega

metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del

cliente e/o utente, aspettative infondate».

In ogni caso gli Ordini territoriali, responsabili dei procedimenti disciplinari, ai sensi della Legge 56/89, sono

vigili su questo argomento; infatti, in passato, grazie all'intervento dell'Ordine sono stati smascherati diversi

ciarlatani.

Gli Ordini territoriali in più casi hanno già provveduto a radiare psicologi che avevano contravvenuto a queste

norme e anche attualmente sono in corso diversi procedimenti che riguardano questo tipo di violazioni.

Oltre gli Ordini territoriali, che analizzano sistematicamente problematiche di questo tipo, anche i cittadini

possono agevolmente segnalare sospetti di abusi: tutti gli Ordini territoriali hanno siti web facilmente

raggiungibili.

È altresì possibile indirizzare queste segnalazioni al Consiglio Nazionale, utilizzando i contatti del sito ufficiale

www.psy.it

Per quanto riguarda i testi pubblicitari, in generale sono liberi, ma devono corrispondere ai principi

deontologici della professione di Psicologo (articoli 8, 39, 40 del Codice Deontologico), nonché rispondere ai

criteri di trasparenza e veridicità del messaggio pubblicitario ai sensi della Legge numero 248 del 4 agosto

2006. Non è necessaria una preventiva autorizzazione per pubblicizzare i testi, ma alcuni Ordini territoriali

prevedono un'autocertificazione da parte degli iscritti in cui si deve garantire la correttezza dei messaggi.

Quanto alle autorizzazioni comunali naturalmente sono di competenza dei singoli Comuni. In ogni caso il

Consiglio dell'Ordine territoriale è tenuto alla verifica della correttezza dei messaggi pubblicitari. E tutti gli

Ordini sono disponibili per una consulenza o un supporto nella costruzione del messaggio.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Risponde Raffaele Felaco

Responsabile comunicazione

Consiglio naz. Ordine degli psicologi Inviate le vostre segnalazioni,

i vostri quesiti, i vostri dubbi

all'indirizzo di posta elettronica

[email protected] Chiedete agli esperti Oltre 50 medici

02/10/2011 65Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 9

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specialisti rispondono online

alle domande dei lettori in 40 forum

corriere.it/salute/forum

02/10/2011 65Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 10

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AL LICEO ARIOSTO Genitori e figli, un ciclo di incontri Sarà la psicologa Valeria Borghi che interverrà su "Pinocchi si nasce o si diventa?" ad aprire martedì 4

ottobre (alle 21 alla sala lettura del Liceo Ariosto) l'appuntamento annuale con "Universo Famiglia: coppie,

genitori, figli...relazioni in movimento". Il ciclo di conferenze, dedicate alle relazioni all'interno della coppia e

intrafamiliari, si snoderà da ottobre 2011 e a febbraio 2012 (sempre con inizio alle 21), ed è promosso

dall'Associazione "Società Ferrarese di Psicologia" in collaborazione con la Circoscrizione 1, il liceo Ariosto e

con il patrocinio dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna. La rassegna prosegue l'11 ottobre: "Dal

bambino immaginato al bambino reale: il ruolo del padre". Il 18 ottobre: "Genitori sregolati,figli sgretolati". Il 25

ottobre: "Quando la vita ci mette a dura prova". Il 7 febbraio :"Alla ricerca del cavolo perduto: storie d'infertilità

di coppia e di nuovi progetti". Giovedì 16 febbraio: "Identità solida in una società liquida" . Martedì 21

febbraio:"Eros, sesso, amore" Martedì 28 febbraio:"Essere se stessi, insieme. Spontaneità e intimità nelle

relazioni affettive".

02/10/2011 17Pag. La Nuova Ferrara - Ed. nazionale(diffusione:10740, tiratura:14040)

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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 11

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Professionisti molto "social" Pagine e gruppi per dialogare con gli iscritti e con i clienti PERUGIA -Professionisti "2.0" è vero e proprio boom. Ordini, associazioni tributarie e di consulenza, settore

della stampa in generale, tutti affascinati dalle immense possibilità dei social network per mantenere un filo di

contatto diretto con gli iscritti. Il fenomeno Facebook, insomma, ha contagiato tutti: dagli avvocati, soprattutto i

giovani dell'Aiga che hanno aperto pagine sia per l'Associazione nazionale sia per alcune sedi provinciali e a

Perugia contano 269 iscritti, ai dottori commercialisti, ai consulenti del lavoro, passando poi per ingegneri,

architetti, geometri, agronomi, infermieri, fino al mondo delle libere associazioni. Il social network sta

prendendo piede, però, anche tra i vertici di categoria, con i quali i professionisti possono stringere amicizia e

sentirsi magari più a contatto con le problematiche e le decisioni "prese dall'alto". Ordini. Tra gli avvocati sono

soprattutto le associazioni che rappresentano i giovani a sfruttare il motore di Facebook. L'Ordi ne degli

avvocati di Perugia non è presente con una propria pagina, in compenso c'è l'Aiga, i giovani avvocati, e il

gruppo dedicato agli avvocati penalisti iscritti alla Camera penale di Perugia, aderente all'Unione delle

Camere penali italiane con 84 iscritti. Per quanto riguarda i dottori commercialisti e gli esperti contabili,

invece, il Consiglio nazionale ha creato un gruppo "chiu so" che vuole essere "un luogo di discussione per i

professionisti italiani iscritti all'albo. Non vogliamo solo parlare di tecnica professionale ma anche di politica di

categoria". Non esiste un gruppo degli Ordini di Perugia e Terni, ma tante pagine personali dove compaiono

anche link e informazioni sulle novità tributarie e fiscali. C'è la pagina non istituzionale dell'Ordine degli

architetti della Provincia di Perugia (1787 membri), anche se compare l'indica zione "per informazioni ufficiali

rimandiamo al sito dell'Ordine", quindi alla rete "classica". Pagine Facebook ufficiale, invece, per l'Ordine

degli psicologi dell'Umbria: "L'Ordine degli psicologi tutela gli interessi dell'utente e promuove la qualità del

lavoro del professionista anche attraverso l'applicazione del codice seontologico, cura la tenuta e

l'aggiornamento dell'albo in cui sono iscritti tutti gli psicologi italiani". Gli iscritti sono 1563. Anche in questo

caso c'è il rimando al sito http://www.ordinepsicologiumbria.it/. Ha una sua pagina anche l'Ordine dei medici

veterinari, con 28 membri. Associazioni. Ci sono poi le associazioni dei giovani: si possono trovare, infatti,

quasi tutte le Ugdcec delle principali province. C'è infine l'Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti),

che ha creato un proprio profilo (223 amici). Presenti su Facebook anche i consulenti del lavoro, con l'Unione

nazionale giovani (Ungcdl) che ha creato una pagina che vanta più di 600 membri. Puntano sui social

network anche i geometri, che hanno creato il gruppo "Domande al Consiglio nazionale geometri e geometri

laureati", un punto di contatto in rete dedicato al rapporto tra i vertici di categoria e gli iscritti. Ma si possono

trovare anche i periti industriali, i chimici, gli infermieri e l'Associazione dei giovani agronomi e forestali. I

giornalisti possono contare su due "pagine": Asu e Ucu. L'Asu è il sindacato dei giornalisti umbri, fa parte

della Fnsi-Federazione nazionale della stampa. All'associazione stampa umbra possono iscriversi tutti i

giornalisti iscritti all'Ordine regionale. Il gruppo dell'Asu conta 41 membri. L'Ucu (Unione cronisti umbri),

invece raccoglie tutti i giornalisti che si occupano di cronaca, nera e giudiziaria in particolare) e conta 332

membri. Un altro gruppo riunisce tutti gli studenti della facoltà di Geologia di Perugia, "presenti e passati". Tra

le associazioni Confindustria ha una pagina e un profilo. Nella prima ci sono solo 21 "mi piace". Per la pagina

le adesioni sono 1519. "Fondata nel 1944, l'Associazione degli industriali della provincia di Perugia è la

principale organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi in Umbria. Raggruppa su

base volontaria, oltre 1.100 aziende di tutte le dimensioni, per un totale complessivo di 40 mila addetti. Il

sistema associativo include quattordici sindacati rappresentativi dei comparti industriali regionali principali,

cinque sezioni territoriali, un comitato della piccola industria e il gruppo giovani imprenditori" si legge nelle

info. E questi, a loro volta, hanno una propria pagina (215 membri) ed è "la seconda territoriale più numerosa

d'Italia". Il gruppo è chiuso con i contenuti aperti solo agli iscritti. I membri possono vedere tutti i contenuti.

"Nell'ambito di Confindustria Perugia, e con sede presso la stessa, i giovani imprenditori rappresentano un

03/10/2011 4Pag. Giornale dell'Umbria

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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 12

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movimento di persone con età compresa tra i 18 e i 40 anni, che abbiano responsabilità di gestione in

aziende iscritte all'associazione. Il movimento sviluppa attività di carattere culturale, di formazione e di

promozione della cultura d'impresa come fattore fondamentale per lo sviluppo della società. I giovani

imprenditori associati sono oltre 500" si legge nelle informazioni del profilo. Gruppo molto nutrito è quello dei

consulenti immobiliari dell'Umbria con 685 membri.

03/10/2011 4Pag. Giornale dell'Umbria

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CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 03/10/2011 13

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA

23 articoli

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Le terapie Farmaci e psicologia contro l'intossicazione R. Cor. N el modello terapeutico seguito dai Servizi per le tossicodipendenze i gruppi di auto o mutuo aiuto come gli

Alcolisti Anonimi, Al-Anon o Aicat (Associazione italiana club alcolisti in trattamento) non rappresentano la

prima risposta ai problemi dell'alcolista. Innanzitutto c'è la disintossicazione.

«È farmacologica, - spiega Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto

Superiore di Sanità - si fa in regime ambulatoriale e di day hospital in ospedale e prevede l'infusione anche di

farmaci che possano consentire la metabolizzazione dell'alcol in eccesso e tutte le funzioni vitali». Le

sostanze utilizzate sono per lo più disulfiram e metadoxina (la loro azione provoca sintomi spiacevoli come

palpitazioni, cefalea e vomito), naltrexone (antagonista dei recettori oppiacei), sodio ossidato (per la

sonnolenza eccessiva), dosati in funzione delle caratteristiche del paziente. Secondo la Relazione 2010 al

Parlamento sull'alcol, nel 2009 ne sono state prescritte quasi un milione e mezzo di dosi, il 24% in più rispetto

al 2008. Dopo la disintossicazione, si fa una valutazione per capire se ci sono altre patologie o un danno agli

organi e se si tratta di una dipendenza solo da alcol oppure anche da altre sostanze. A questo punto, il

paziente è avviato a un trattamento psicologico; si valuta poi qual è il grado di motivazione a smettere del

paziente e soltanto allora questi viene indirizzato a un gruppo di auto-aiuto.

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Foto: L'esperto

Emanuele

Scafato

02/10/2011 58Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 15

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Disturbi del sonno Lo stress può esprimersi in sogni vissuti come realtà? Mia madre, 60 anni, dorme male e urla nella notte: sogna e «agisce» quello che sogna. Tre anni fa ha perso i

genitori ottantenni, dipende tutto da questo? Effettivamente gli incubi riferiti da sua madre potrebbero essere

compatibili

con una «sindrome post-traumatica da stress», cioè potrebbero essere conseguenti allo stress psicologico e

al lutto recente. In questo caso il disturbo tende a migliorare nel tempo ma, in alcuni casi, potrebbe essere

utile un supporto psicologico.

Tuttavia lei riferisce che sua madre «agisce il sogno». Perciò le chiediamo se, durante questi sogni negativi, è

stato verificato che compia movimenti particolarmente bruschi o violenti (come se la signora stesse

effettivamente vivendo e agendo il suo sogno). In questo caso non si potrebbe escludere la presenza di un

«disturbo comportamentale in sonno REM», che consiste nella presenza di sogni a contenuto negativo

associati a movimenti rapidi, bruschi e spesso violenti che possono causare traumi fisici al paziente o a chi gli

sta vicino. Per la diagnosi di tale disturbo è necessaria una valutazione polisonnografica.

Risponde Lino Nobili Centro medicina del sonno.

Dip. Neuroscienze, Osp. Niguarda Milano

02/10/2011 65Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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determinismo Se più della libertà può il caso Qual è lo «spazio delle ragioni» nell'agire umano? Mariangela Priarolo chiarisce evoluzione e intreccio tra levarie teorie che nel tempo si sono succedute Alessandro Pagnini

Siamo tutti pienamente convinti di essere liberi di agire, che non c'è nessun antecedente al nostro

comportamento che lo determini in modo da non lasciarci scelta (a meno di non essere, per qualche deficit

psichiatrico, incapaci di intendere e di volere); e tuttavia siamo anche disposti a convenire con il Tolstoj di

Guerra e pace quando, a conclusione di una sofferta meditazione filosofica sul destino umano, ci ammonisce

che quella libertà è un'illusione, che nessuno può contravvenire alle leggi che regolano la nostra storia. Sin

dall'antichità, il dilemma determinismo/indeterminismo, soprattutto quando vi è implicata la volontà umana,

risulta in palesi contraddizioni, se non in un'insolubile antinomia. Il libro di Priarolo ha il merito di far chiaro nei

concetti attraverso una meticolosa ricostruzione storica dei diversi aspetti del dibattito sul determinismo, e

soprattutto di ricostruire le argomentazioni pro e contro contestualizzandole in tre ambiti diversi (purtroppo

spesso confusi): quello del determinismo fisico, quello del determinismo teologico e quello del determinismo

antropologico-psicologico.

Sin dal Seicento, il determinismo era inteso come la dottrina secondo cui ogni evento ha una causa, e

dunque come la concezione che implica la spiegabilità e la prevedibilità in via di principio di qualsiasi evento

passato e futuro. Allora sembrava la teoria fisica newtoniana a suggerire la verità del determinismo. Oggi,

invece, la scienza fisica - con la teoria dei quanti, con il principio di indeterminazione di Heisenberg e con la

recente controversa teoria delle "stringhe" - sembrerebbe "dimostrare" una metafisica indeterministica. In

realtà, non è tutto così pacifico; né l'indeterminismo della fisica contemporanea (lo stesso Einstein non voleva

ammettere che Dio giocasse a dadi), né il proverbiale determinismo naturale di Newton. Ma, come sottolinea

Priarolo, è soprattutto importante capire come a un certo punto, con il trascendentalismo kantiano, il

problema non si risolve più appellandosi a come è fatto il mondo: per Kant, essere deterministi o

indeterministi riguarda il nostro modo di rappresentare il mondo dei fenomeni, e non l'esistenza o meno di

qualcosa là fuori che "in sé" abbia certe caratteristiche. E se noi, per le nostra costituzione antropologica, non

possiamo non vedere gli eventi naturali come appartenenti a un universo che si comporta in modo costante e

uniforme secondo leggi universali e necessarie, sappiamo però che il mondo noumenico, quello della realtà

indipendente dai nostri schemi concettuali, è retto da una causalità sconosciuta ai nostri sensi perché è una

"causalità per libertà", dispiegantesi in una dimensione che sta al di là dello spazio e del tempo, e perciò non

condizionata da eventi "antecedenti". Kant ci fa cogliere dunque una radicale differenza, incarnata nell'uomo,

unico tra gli enti mondani a poter esser visto come fenomeno (e in quanto tale determinato e determinabile) e

come noumeno, e cioè come causa libera, attingibile soltanto attraverso un'intuizione etica. È infatti il

sentimento del dovere a farci capire che siamo liberi, perché se sentiamo di dover fare una certa cosa, vuol

dire che possiamo fare o non fare quella cosa, che dunque sono pensabili alternative e che è concepibile un

mondo diverso da quello governato dalla necessità fisica. C'è dunque un punto di vista normativo che

richiede una risposta normativa alla domanda paradigmatica «Che cosa devo fare?», che è comunque

diversa dalla tipica domanda empirica «Che cosa accadrà?», o anche «Che cosa farà quella terza persona?»

(o anche «Che cosa farò io?»). Conoscere il mondo e viverlo esercitando una ragione pratica significa, con

Kant, separare in modo definitivo i regni del determinismo e della libertà.

Ma torniamo ora ai tre ambiti trattati da questo libro. Se il problema del determinismo fisico è dunque un

problema che potremmo dire "interno", di interpretazione delle teorie fisiche, e se il problema di un mondo

interamente determinato dalla volontà divina (oggi assai meno sentito, dopo l'annuncio nietzscheano della

"morte di Dio") pertiene solo alla teologia, quella che a Priarolo appare come una sintesi attuale di

determinismo naturale e di determinismo teologico, e che è il determinismo antropologico, eredita tutte le

02/10/2011 31Pag. Il Sole 24 Ore - Domenica(diffusione:334076, tiratura:405061)

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contraddizioni e le antinomie che gli altri determinismi hanno incontrato in passato. In questo caso, si tratta di

sapere se l'essere umano sia il risultato di processi causali necessari, biologici e psicologici, ma anche

ambientali e sociologici, o se invece conservi intatta la sua libertà "spirituale". Il che ammonta a chiedersi se

per l'uomo e per il suo agire vigano leggi generali (sia pure non riduzionisticamente intese come leggi fisiche),

se siano le stesse leggi fisiche, genetiche e biologiche a spiegare l'uomo senza residui e eccezioni come ogni

altro fatto naturale, oppure se vi sia uno "spazio delle ragioni" e della libertà in cui l'uomo si comprende senza

far ricorso a cause (in sé "mute", quando non concettualmente elaborate nel linguaggio delle ragioni).

Priarolo coglie bene che, in questo ambito, il vero nemico del determinismo (meglio sarebbe a questo punto

chiamarlo "naturalismo", focalizzando gli aspetti metodologici ed epistemologici della questione) è il caso, e

non la libertà, la quale può benissimo essere interpretata come una forma, seppur speciale, di causalità (e qui

forse sarebbe stato doveroso un richiamo a Thomas Reid). Ma complessivamente la morale della storia che

ci racconta Priarolo è una sola: il determinismo non è un'idea, ma sono molte idee, che via via si intrecciano

con altre mutando enfasi e addirittura dissolvendo aspetti. E che forse oggi è solo uno short term a indicare

che in realtà stiamo parlando dei limiti della scienza.

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Mariangela Priarolo, Il determinismo. Storia di un'idea, Carocci, Roma, pagg. 191, € 16,00.

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Protagonisti dimenticati Personaggio "I miei due trapianti di mani per toccare di nuovo la neve" La prima italiana ad aver subito l'operazione: "Devo ancora imparare a sentirle mie" LA NUOVA VITA «Orariesco a telefonare e a passare lo strof inaccio se vedo una macchia» LA SCELTA «Avevo una settimana peraccettare l'intervento: ho deciso in cinque minuti» I DESIDERI «Vorrei impastare la pasta per la pizza etornare a f irmare la carta di credito» FRANCESCO MOSCATELLI INVIATO A GORLA MINORE (Va) FRUTTA, INSALATA, BISCOTTI». È passato un anno dall'intervento chirurgico che le ha ridato le mani. Fare

un sorriso le costa ancora molta fatica. Ma basta guardarla mentre scrive l'elenco della spesa sulla lavagnetta

della cucina - «solo in stampatello maiuscolo, per il momento» - per avere la dimostrazione pratica di che

cosa significhi veramente la parola determinazione. «Dovevate vedermi quando ho trascinato tutta la famiglia

a Bousson, in val di Susa, perché volevo toccare la neve». Carla Mari, 53 anni, mamma ed ex contabile di

Gorla Minore (Varese), è la prima donna italiana (e la ventitreesima persona al mondo) ad aver subito un

doppio trapianto di mani. Quelle vecchie, insieme ai piedi, le sono state amputate nel 2007 in seguito a

un'infezione degenerata in setticemia. «Ho vissuto per due anni con le protesi, recuperando un minimo di

autonomia ma facendo una terribile fatica, soprattutto d'estate racconta -. Il caldo è insopportabile se non

puoi metterti una camicia a maniche corte». Poi è arrivata la proposta del professor Massimo Del Bene,

primario di chirurgia plastica e della mano al San Gerardo di Monza. «Al termine della prima visita le avevano

dato una settimana di tempo per pensare se iniziare o meno il percorso verso il trapianto - spiega il marito

Giovanni Grisetti, mentre la aiuta a zigzagare con la carrozzina fra le sedie e il tavolino del salotto -. Quando

siamo arrivati alla macchina aveva già deciso». Carla si siede sul divano e annuisce: «Ci avevo già pensato

ma non avrei mai trovato il coraggio di farmi avanti. L'offerta del professor Del Bene mi ha costretto a reagire

al di là dei miei limiti». Mentre parla la cosa che colpisce di più è il suo modo di gesticolare. «Lo facevo anche

prima di stare male. I medici mi dicono che è un segnale positivo: significa che mi sento a mio agio con le

nuove mani». La preparazione dell'intervento è durata mesi: le analisi, il prelievo di cellule staminali

mesenchimali dal midollo osseo (una tecnica sperimentale per favorire la terapia antirigetto), gli incontri con

lo psicologo. E poi l'attesa, con la valigia pronta per correre in ospedale in qualunque momento. Alle 19.43

dell'11 ottobre scorso è arrivata la telefonata: erano disponibili due arti compatibili a Cremona, dove una

donna di 58 anni era morta per un'emorragia cerebrale. Tre ore dopo Carla era in sala operatoria. Due giorni

dopo, invece, da un letto del reparto di Rianimazione, sussurrava ai giornalisti e alle telecamere che non

vedeva l'ora di poter accarezzare i suoi cari. «Quando sono tornata a casa dopo un mese ero stravolta, un

po' per l'operazione, un po' perché passare un mese nel reparto di Ematologia, chiusi in una camera sterile

come in prigione, è davvero triste - ricorda la donna -. E poi ero tornata a dipendere totalmente dagli altri,

come dopo l'amputazione. Per non parlare dei dolori e dei formicolii notturni dovuti alla riattivazione dei

nervi». La sua famiglia l'ha sempre sostenuta con forza nella sua battaglia per la riconquista della sua vita.

«Per me queste sono state da subito le sue mani - spiega il marito Giovanni, con una semplicità e una

naturalezza sorprendenti -. Dallo stringere una mano di plastica e allo stringere una mano calda e viva

cambia tutto». Anche i due figli, Matteo di 28 anni e Benedetta di 19, non smettono mai di incoraggiare la loro

mamma: «Ho imparato a capire cosa riesco a fare giorno per giorno, senza abbattermi - spiega Carla -. In

questi mesi ci sono stati momenti difficili, prima il diabete causato dai medicinali che mi ha costretto a una

dieta ferrea, poi un problema ai reni che ha rallentato la terapia. Oggi faccio un controllo settimanale al San

Gerardo e sembra che tutto stia andando per il verso giusto». Il percorso di riabilitazione - due sedute a

settimana e «i compiti da fare a casa quotidianamente» - è stato lento e graduale: prima i massaggi passivi

per riattivare dita e falangi, poi gli esercizi per riuscire a tenere in mano la spazzola per pettinarsi o la

forchetta. «Adesso riesco a telefonare, a passare lo strofinaccio se vedo una macchia sul piano della cucina,

a schiacciare i tasti del computer, a sollevare oggetti via via sempre più piccoli e più leggeri. Ma rispetto alle

protesi è cambiato soprattutto il rapporto con gli altri: sono meno imbarazzata perché creo meno imbarazzo

02/10/2011 20Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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negli altri». La sua vita è cambiata. Per Carla, però, non è ancora arrivato il momento di incontrare la famiglia

della donatrice. «Dentro di me sento nei loro confronti una riconoscenza che non si può spiegare, però non

mi sento pronta. Da mamma so cosa sono per un figlio le mani che ti hanno accarezzato da bambino: non

riuscirei a guardarli negli occhi. E poi devo prima accettare fino in fondo che queste nuove mani sono proprio

mie». Alle difficoltà psicologiche si sommano quelle medico-chirurgiche. Nei prossimi mesi, infatti, Carla

dovrà affrontare alcuni piccoli interventi correttivi per migliorare la funzionalità dei mignoli. «La mia speranza

è quella di tornare a impastare la pasta della pizza e a preparare la sfoglia per i ravioli. Ma anche di

riacquistare abbastanza sensibilità per godermi, l'estate prossima, il piacere di mettere le dita dentro l'acqua

gelida di un torrente». Si volta verso il marito e abbozza un sorriso: «Ho anche un altro traguardo: riuscire a

firmare la ricevuta della carta di credito».

Foto: 14 ottobre 2010

Foto: 28 settembre 201 1

Foto: 48 ore dopo l'operazione con il professor Massimo Del Bene

Foto: Con la figlia Benedetta nel salotto di casa a Gorla Minore

Foto: I trag uardi

Foto: Il piacere della scrittura

Foto: Dopo dieci mesi di terapie ed esercizi adesso Carla riesce anche a impugnare la spazzola per i capelli,

a utilizzare il telefono e a battere le dita sulla tastiera del computer

Foto: Carla Mari grazie al secondo trapianto di mani ha ricominciato a scrivere anche se, commenta, «per il

momento ce la faccio soltanto usando il carattere stampatello maiuscolo»

02/10/2011 20Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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Alcol e droga convegno sui disagi psicosociali Il convegno sui disagi psicosociali «Un anno di FareAssieme», che si è svolto ieri presso il Centro anziani di

Scauri, ha fatto il punto su problematiche come il disagio mentale, le tossicodipendenze e l'alcolismo.

L'assessore regionale alle Politiche sociali e Famiglia, Aldo Forte, ha rimarcato il ruolo della struttura «in un

territorio dove sono presenti molti centri aggregativi». E ha aggiunto che la Regione si impegnerà a

individuare strutture migliori per i centri anziani «perché possano ritagliarsi un ruolo attivo nell'ambito

dell'offerta dei servizi socio-sanitari». «A Minturno - ha concluso Forte - la Regione ha finanziato un centro

per la prevenzione e cura dell'alcolismo ed era stata individuata l'area del Parco Robinson, poi dichiarata non

più disponibile dal commissario prefettizio, che però invito a riflettere su tale decisione».

02/10/2011 41Pag. Il Messaggero -  latina(diffusione:210842, tiratura:295190)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 21

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PSICOLOGI -ONLINE.IT Ascolto in chat sulla rete per chi ha bisogno di un aiuto Una lista di attesa di due mesi per lo psicologo online creato da Sipo, servizio italiano di psicologia online. Si

tratta di uno sportello gratuito di ascolto e orientamento rivolto agli utenti di Facebook. L'iniziativa prevede la

possibilità di fruire della possibilità di ascolto da parte di uno psicologo in chat per due serate a settimana, in

sessioni di30 minuti . Dall'analisi deiprimi dati emerge che numerosi utenti prediligono l'online per una prima

richiesta d'aiuto, in quanto l'incontro con lo psicologo viene ritenuto imbarazzante.

02/10/2011 24Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 22

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IL CASO . Una teoria che si sta diffondendo e che rifiuta la differenza fra maschio e femmina. Esperti cattolicioggi al contrattacco a Piacenza Processo al Gender D'Agostino: «L'identità sessuale è un dato di natura, non è un abito che si cambia a proprio piacimento».Podrecca: «Rodotà dice che la natura umana non è immutabile, ma sbaglia». Gotti Tedeschi: «La società deiconsumi produce forme di egoismo diffuso» andrea galli a qualche anno a questa parte Piacenza ospita il Festival del Diritto l'ultimo si è tenuto dal 22 al 25 settembre

- e contemporaneamente una sorta di "contro-festival", organizzato dalla sezione piacentina dell'Unione

Giuristi Cattolici Italiani (Ugci). Il presidente dell'associazione, Livio Podrecca, spiega che questa situazione

anomala si è creata nel 2008 quando il festival, che riceveva e riceve lauti contributi pubblici e che si

annunciava pluralista nelle voci e negli orientamenti, rivelò invece un'impostazione definita rigidamente dalla

direzione scientifica affidata al "laicissimo" Stefano Rodotà. I rappresentanti dell'Ugci decisero di rispondere

con un convegno che presentasse un punto di vista alternativo. L'iniziativa si ripete anche quest'anno e si

tiene oggi, a partire dalle ore 9, alla Sala degli Arazzi della galleria Alberoni. «Il tema del Festival del diritto

2011 è stato "Umanità e tecnica" - dice Podrecca - e Rodotà nella presentazione dell'evento ha scritto che

"l'umanità non è immutabile, non esprime una natura umana sempre identica a se stessa. L'umanità è

artificiale, muta e si rinnova a seconda dei contesti e delle epoche". Anche noi quest'anno parliamo di natura,

di corpo, il tema è infatti "Maschio e femmina Dio li creò". Ma lo facciamo per affermare che esiste una

grammatica della creazione, riconoscibile non per fede ma, come ha ricordato provvidenzialmente Benedetto

XVI nel recente discorso al Bundestag, sul piano della natura e della ragione. E per mostrare come la

riscoperta del diritto naturale sia necessaria per porre un argine a certe aberrazioni della cultura anche

giuridica di questo tempo». Tra le voci che interverranno oggi figurano tra gli altri Mauro Ronco, docente di

Diritto penale all'Università di Padova e presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino; Paolo Cavana,

docente di Diritto ecclesiastico alla Lumsa di Roma; monsignor José Granados, del Pontificio Istituto Giovanni

Paolo II per gli studi sul matrimonio e sulla famiglia; Costanza Miriano, giornalista del Tg3 e autrice del

bestseller Sposati e sii sottomessa ; il filosofo del diritto Francesco D'Agostino, ben noto ai lettori di

"Avvenire". Sul tema specifico del convegno, che tocca il rapporto tra sessualità e diritto, D'Agostino

sottolinea come si parta da presupposti forti: «Che l'identità umana sia sessuata in radice non lo dice solo la

metafisica classica, lo dicono tutte le ricerche antropologiche e psicologiche che hanno per oggetto l'uomo.

Quando il Papa a Berlino ha parlato di un'ecologia umana, ha voluto proprio richiamare l'attenzione di tutti su

questo punto: l'ecologia difende la natura come ambito non manipolabile arbitrariamente, ma con una sua

consistenza intrinseca; questo riconoscimento, questa attenzione dovrebbe andare a maggior ragione alla

natura umana». Ciò non vuole dire ricadere nelle posizioni di alcuni «giusnaturalisti inveterati» che

considerano il diritto naturale come un «codice a portata di mano per la rapida soluzione di qualsiasi

problema». «A Piacenza - continua D'Agostino - siamo chiamati a riflettere sul fatto che l'uomo ha con la

natura un rapporto difficile e complesso, perché a differenza degli animali, che sono totalmente immersi nella

loro naturalità e non sono in grado di sfuggire ad essa, nell'uomo la natura diventa un problema». Partire dal

riconoscimento del diritto naturale permette di proprio di cogliere la complessità dei fenomeni, evitando

banalizzazioni correnti. «Oggi abbiamo dinamiche culturali di tipo libertario che insistono in maniera a volte

incredibilmente ingenua sull'idea che l'uomo possa ricostruire se stesso senza limiti, a suo piacimento. La

teoria del genere, secondo cui l'identità sessuale è una costruzione sociale, può sembrare affascinante

perché tale da postulare la più completa realizzazione della libertà da parte degli individui, ma si scontra

quotidianamente con la dura risposta della realtà: l'uomo, ogni uomo, vive la sua sessualità come un difficile

equilibrio biologico e psicologico. Nessuno può trionfalmente controllare la propria sessualità e cambiarla

come si cambia un abito, moltissime nevrosi e psicopatologie hanno un riferimento a una cattiva gestione

umana dell'identità sessuale». In altre parole, sostiene D'Agostino, «l'uomo è l'unico animale che può soffrire

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di "disforia di genere", cioè può non essere pacificato con la propria identità sessuale. Questo è un

gravissimo problema psicologico, ma è anche il segnale che quando l'uomo cerca di ribellarsi alla natura ne

esce sconfitto o comunque pieno di ferite». Su amore, famiglia e diritto naturale, a Piacenza ci sarà anche

una lettura che partirà da un punto di vista economico - "L'economia dell'amore" è il titolo dell'intervento - da

parte di Ettore Gotti Tedeschi. Per l'attuale presidente dello Ior, che in diverse sedi negli ultimi mesi ha parlato

del ruolo della denatalità nell'attuale crisi finanziaria, l'analisi dell' impasse presente deve spingersi anche sul

terreno della cultura. «Senza un nichilismo, un relativismo di fondo non si sarebbe potuta creare una società

dei consumi - commenta Gotti -, società dei consumi che a sua volta incentiva forme di egoismo diffuso.

Perché uno sviluppo economico incentrato sui consumi ha bisogno di un uomo materialista e senza spirito, di

un uomo visto semplicemente come animale intelligente».

Foto: Un'immagine del Transgender Pride di Northampton, nel Massachussets, nel giugno 2008

01/10/2011 25Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 24

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ARZIGNANO Giovani e salute mentale in un murales al centro Arcobaleno OVEST VICENTINO - Taglio del nastro ieri mattina ad Arzignano del Murales realizzato durante gli scorsi

mesi sulla facciata principale del centro diurno «Arcobaleno» di Arzignano, struttura che da 16 anni ospita

giovani che incontrano, nella loro vita, problemi di salute mentale. Il Murales rientra nel progetto 2011, voluto

dalla direzione Ulss 5 e dal Centro Polivalente Arcobaleno del Dipartimento di Salute Mentale, grazie al

contributo fondamentale dell'Associazione dei familiari A.I.T.Sa.M. Onlus Sezione Ulss 5, in partnership con

istituti scolastici ed i Comuni dell'ovest vicentino. Il progetto, denominato «Oggi che colore indossi», ha come

finalità la sensibilizzazione della popolazione giovanile rispetto alla tematica della salute mentale, con il

duplice obiettivo di offrire un percorso di conoscenza e abbattimento dello stigma, e realizzare programmi

finalizzati alla prevenzione e promozione della salute mentale, poiché negli ultimi anni si è osservato un

incremento di esordi di malattia nei giovani. Il progetto si è snodato, grazie alla forte sinergia con gli enti

locali, attraverso la realizzazione in maggio di una occasione di integrazione sociale tra utenti del Centro

Arcobaleno e giovani studenti delle scuole superiori del territorio, e un percorso di pittura dedicato ad alcune

persone che sono diventate poi i realizzatori ideativi e materiali del Murales. I pittori sono Claudia, Paolo,

Nicola, Beatrice, Consuelo, Maurizio, Andrea, Paolo, coordinati dal docente della Dalì School, Alberto

Baldisserotto. Giorgio Zordan © riproduzione riservata

01/10/2011 10Pag. Il Gazzettino - Vicenza(diffusione:86966, tiratura:114104)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 25

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BENESSERE Iniziativa del Sipap , consulenze e seminari Un mese di psicologi gratis Partono domani a Padova le iniziative del Mese del Benessere Psicologico, che per la prima volta arriva in

Veneto. Fino al 31 ottobre 91 psicologi saranno impegnati su tutto il territorio in incontri per il pubblico e

consulenze gratuite. Obiettivo: promuovere la cultura del benessere psicologico come valore fondante ed

essenziale per vivere bene in armonia con sé stessi e con gli altri. Padova e provincia giocano un ruolo

cardine per la manifestazione organizzata dalla Sipap (Società italiana psicologi area professionale). E' qui,

infatti, che si concentra il nucleo più corposo di iniziative, grazie all'adesione di un numero particolarmente

importante di psicologi del territorio, che si sono impegnati nell'organizzazione di incontri e seminari, per un

totale di ben 52 appuntamenti. Nove i comuni del padovano che partecipano a questa prima edizione:

Padova, San Giorgio in Bosco, Selvazzano, Cittadella, Saccolongo, Fontaniva, Casalserugo, Sant'Angelo di

Piove e Campo San Martino. In ogni incontro gratuito uno psicologo esperto inquadrerà un tema specifico

dalla gestione dello stress alle dinamiche della coppia e della famiglia, dalla crescita dei figli al

raggiungimento dell'equilibrio psicofisico con il training autogeno, dalla gestione armoniosa degli anziani e dei

disabili in famiglia allo sviluppo delle proprie attitudine e all'accrescimento dell'autostima. E ancora:

combattere l'ansia, affrontare i cambiamenti dell'adolescenza, imparare tecniche di rilassamento, affrontare la

nascita di un bambino, sviluppare la propria personalità, elaborare le piccole e grandi perdite della vita,

invecchiare bene... Il programma completo si può consultare sul sito nazionale della manifestazione:

www.mesebenesserepsicologico.it. Fino al 31 ottobre è attivo il numero verde 800.592.625 (da rete fissa)

oppure 333.4027140 (da cellulare) per ricevere informazioni e prenotare la partecipazione agli incontri

pubblici e le consulenze private presso gli studi dei professionisti.

02/10/2011 33Pag. Il Gazzettino - Padova(diffusione:86966, tiratura:114104)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 26

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QUEL GROPPO ALLA GOLA I TUMORI della testa e del collo rappresentano circa il 20% dei tumori umani e si prevedono ottomila nuovi

casi l'anno. Tra le cause riconosciute, l'alcool e il fumo: la loro associazione moltiplica in modo esponenziale il

rischio neoplastico. Negli ultimi anni la ricerca ha focalizzato anche la possibile eziologia del papilloma virus

(HPV) in analogia con quanto già noto in ambito ginecologico a proposito del tumore del collo dell'utero.

Enorme importanza riveste quindi la prevenzione, per fare leva sui corretti stili di vita. E' noto purtroppo un

aumento del consumo di alcolici e di superalcolici da parte dei giovani adolescenti. Non va dimenticato che il

consumo di droghe leggere per fumo ha notevole valenza carcinogenica. In ambito sessuale la trasmissione

del papilloma virus nei rapporti non protetti deve avere una corretta informazione presso i giovani e le

ragazze in particolare. Una corretta e attenta valutazione dei sintomi sarà determinante nel processo

diagnostico-terapeutico. Un senso di «fastidio in gola» che non si risolve rapidamente, un abbassamento

della voce (disfonia), una difficoltà alla deglutizione (disfagia), sono i sintomi più frequenti, spesso minimizzati

dal paziente poiché, nelle fasi iniziali, non sono accompagnati da sintomatologia dolorosa. Talvolta una

tumefazione del collo (adenopatia) è il primo campanello di allarme. ECCO QUINDI l'importanza della

giornata di sensibilizzazione della popolazione al problema del tumore della testa e del collo. Un sintomo non

sottovalutato può permettere una diagnosi precoce e una programmazione terapeutica meno invasiva, come

interventi chirurgici limitati con tecnologia laser o protocolli di chemio radioterapia con preservazione

d'organo. Occorre quindi che la classe medica stipuli una «alleanza terapeutica» con il paziente che deve

essere coinvolto nei processi di cura e di riabilitazione, nella consapevolezza che una corretta comunicazione

è fondamentale per far emergere tutte le risorse difensive individuali del paziente come gli studi di psicologia

stanno a dimostrare. Infine va ricordato il ruolo di primaria importanza svolto dalle associazioni di volontariato

oncologico Fialpo - Ailar - Uomdv, che grazie ai maestri rieducatori (caregivers) intervengono nel processo

riabilitativo della voce, della respirazione e della deglutizione e nell'assistenza psicologica. Il paziente e la sua

famiglia debbono in un certo senso «reinventarsi la vita», lo faranno meglio affiancati da un accompagnatore

che ha già superato il tunnel della malattia e dell'handicap. (*) Presidente Nazionale Fialpo - Ailar

03/10/2011 33Pag. QN - Il Giorno - Ed. nazionale(diffusione:69063, tiratura:107480)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 27

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BASIGLIO Un corso per scegliere la scuola Dopo le medie che fare. L'interrogativo dei ragazzini ora lo risolve la scuola. Un servizio di orientamento alla

scelta della scuola superiore per i ragazzi della terza media, con test ad hoc e colloqui psicologici per

verificare le proprie attitudini e aspirazioni. E una rete di contrasto ai disturbi dell'appren dimento, dislessia in

primis, con lo screening di lettura, scrittura e calcolo tra i bambini delle elementari. Il Comune di Basiglio (in

provincia di Milano) rilancia il Servizio di psicologia scolastica, con un investimento di 20 mila euro grazie al

quale gli studenti avranno a disposizione un'équipe di specialisti per migliorare il loro benessere e risultati di

studio. Il servizio, a disposizione gratuitamente di tutti gli alunni e genitori dell'Istituto comprensivo, prevede

interventi in diversi ambiti. Tra questi "quello della capacità di apprendimento. sottolinea il Sindaco, Marco

Flavio Cirillo - Un ambito che il Comune di Basiglio ha proposto per primo in Italia ormai sette anni or sono, e

per il quale ancora oggi la nostra scuola rappresenta un punto di riferimento". (m. fer.)

01/10/2011 53Pag. Libero - Milano(diffusione:125215, tiratura:224026)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 28

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PREVENIRE COMPORTAMENTI A RISCHIO CENA IN FAMIGLIA PER FIGLI PIÙ SANI Gli adolescenti che mangiano con i genitori sono più al riparo da fumo, alcol e droghe . L'esperto: «Lacondivisione aiuta» NON SOLO SALUTE I ragazzi apprezzano in casa loro il senso di condivisione e di relax ELISABETTA PAGANI MANGIARE in famiglia aiuta a crescere sani. Perch é i ragazzi imparano ad apprezzare frutta e verdura,

consumano porzioni più equilibrate e sono meno schizzinosi quando si trovano davanti un piatto nuovo. Ma

non è tutto. Perché ora un corposo dossier della Columbia University rivela che sedersi a tavola insieme

almeno cinque sere a settimana tiene lontani gli adolescenti da tabacco, alcol e droghe. Lo studio - su un

campione di mille americani e dei loro genitori calcola che, per chi cena con mamma e papà meno di tre volte

a settimana, rispetto a chi invece lo fa spesso, il rischio di fumare è quadruplo, doppio di bere alcolici e un po'

più del doppio di consumare marijuana. Cenare in famiglia - sostengono quindi i ricercatori universitari del

National Center on Addiction and Substance Abuse, che periodicamente controllano le oscillazioni nell'uso di

sostanze - è un elemento chiave per prevenire comportamenti a rischio nei giovani. «È indubbio che avere un

buon rapporto con i genitori durante l'adolescenza aiuta a proteggere i ragazzi da vizi e devianze future»

osserva Alfio Maggiolini, professore di Psicologia dell'adolescenza all'Università degli studi di Milano-Bicocca

e coordinatore dell'équipe psicologica dei Servizi della giustizia minorile della Lombardia «e sicuramente

avere voglia e tempo per sedersi spesso a tavola insieme è indice di affiatamento familiare». Detto questo,

continua lo psicologo, «bisogna considerare che mediterranei e anglosassoni non hanno le stesse abitudini.

Noi, storicamente, diamo alla condivisione del pasto un valore diverso». Del resto, il 98% degli italiani, calcola

un recente studio di FoodSaver, mangia in casa la sera, mentre solo il 58% dei teenager americani si ritrova

spesso seduto a tavola con i genitori. Potrà inoltre stupire che, secondo la ricerca della Columbia University,

nei ragazzi sia più alto il rischio di fumare marijuana piuttosto che tabacco, ma non bisogna sottovalutare la

disapprovazione sociale che accompagna le sigarette negli Stati Uniti. Il cuore della questione, comunque, è

il rapporto con mamma e papà, e, se ci sono, con i fratelli. Anche perché, nonostante i falsi luoghi comuni

sugli adolescenti, dalla ricerca emerge che per i ragazzi stare con i genitori è rilassante, divertente, istruttivo.

Sette su dieci vedono la cena come un momento per chiacchierare e confrontarsi, solo il 3%, ad esempio, lo

usa per guardare la tv mentre sgranocchiano pollo e patatine. Il rischio di cattive abitudini, inoltre, è molto

legato all'affiatamento con la madre e il padre: ad esempio, solo il 3% degli adolescenti che ha un rapporto

eccellente con i genitori fuma, mentre il dato sale al 10% se con papà c'è qualche problema e al 16% se le

incomprensioni sono con la mamma. Non è vero che i giovani vogliono solo giocare ai videogame e navigare

su Internet - spiega Maris Iacovou, ricercatore dell'università dell'Essex - quello che interessa loro, soprattutto

da piccoli, è stare bene in famiglia. Lo confermano gli studi dell'università del Minnesota, per cui cena e

pranzo in famiglia rendono i figli più felici e meno a rischio di sviluppare disturbi dell'alimentazione o del

comportamento. «È vero» concorda Maggiolini «se i nostri ragazzi affiancano i momenti passati con la

famiglia a quelli con gli amici è sano, ma se sfuggono per cenare fuori allora un problema c'è. Passare del

tempo insieme, non solo a tavola ma anche con attività ludiche o sportive, è fondamentale per proteggerli da

comportamenti a rischio».

Quanto conta mangiare insieme Teenager che cenano in famiglia... Teenager con... Teenager con... meno

di 3 volte a settimana da 5 a 7 volte a settimana RISCHIO DI... un eccellente rapporto con la madre un buon

rapporto con la madre un rapporto così così un eccellente rapporto con il padre un buon rapporto con il padre

un rapporto così così fumare tabacco 15% 4% 3% 9% 16% 3% 9% 16% bere alcol 33% 15% 14% 20% 37%

14% 20% 37% assumere mairjuana 21% 8% 7% 10% 22% 7% 10% 22%

03/10/2011 13Pag. Il Secolo XIX(diffusione:103223, tiratura:127026)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 29

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Falso medico arrestato dai carabinieri per una truffa da 300mila euro a due donne con difficoltà psicologiche Il «dottore» ripuliva le pazienti La laurea l'ostentava, così il titolo di dottore, senza avere né l'una né naturalmente l'altro. Ma intanto

esercitava e, peggio ancora, circuiva le pazienti in stato di labilità psicologica, mettendosi in tasca oltre

300mila euro. Ieri i carabinieri del Nas hanno chiuso l'indagine coordinata dalla Procura portando a

esecuzione l'ordinanza di arresto firmata dal gip a carico di Antonino Cianci, 50 anni, sedicente medico.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, Cianci si sarebbe adoperato per irretire pazienti che

attraversavano momenti di difficoltà psichica o psicologica per farsi consegnare beni e denaro di rilevante

entità. Un'"attivtà" iniziata alla fine del 2009. Una quarantenne, che stava vivendo momenti difficili legati ala

sua vita privata, era entrata in contatto con il "medico" che si spacciava per «esperto in trattamenti antalgici

col metodo dell'agopuntura». Cianci aveva allora avviato un «percorso terapeutico» sul piano psicologico e

grazie alla sue capacità di affabulatore e persuasore (era arrivato al punto di sottolineare di appartenere ai

servizi segreti) era riuscito a farsi consegnare dalla vittima designata gioielli di notevole valore, con la

promessa che avrebbe provveduto a rivenderli. Il prezzo di mercato dei preziosi, stimato in 90.000 euro, in

realtà non è stato mai versato, e solo dopo notevole e pressanti richieste da parte del marito della donna,

Cianci aveva consegnato appena 20mila euro. Le indagini dei carabinieri hanno appurato che la malcapitata,

ormai in balìa del "medico", incapace di opporsi alla sua volontà che si manifestava anche con pratiche

umilianti, era è stata impiegata, senza percepire alcun compenso, in lavori domestici a favore di due persone,

a loro volta indagate in stato di libertà per violenza privata. Tra il 2008 e il 2009 è spuntata fuori un'altra

vittima, anch'essa donna e anch'essa in difficoltà psicologiche, soggiogata dal pseudo dottore al punto da

consegnargli la bellezza di 250mila euro in contanti, destinati a essere investiti in un «affare particolarmente

vantaggioso». L'affare era solo per lui, così come il vantaggio. I carabinieri derl cvapitano Marcello Sciarappa,

nel notificare il provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari a Cianci, hanno effettuato perquisizioni i

quali hanno contestualmente effettuato perquisizioni nelle abitazioni dei tre indagati.

01/10/2011 Il Tempo - Abruzzo pe(diffusione:50651, tiratura:76264)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 30

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DA IERI AL CINEMA Dagli psicologi di Cronenberg all'erotismo in 3D Sei i film usciti ieri nelle sale italiane. In prima linea «Drive» del geniale Refn, pre- miato a Cannes, e gli

psicologi di «A Dangerous Method»

di Cronenberg, con Keira Knightley e Viggo Mortensen. Per l'Italia ecco «Baciato dalla fortuna» con Vincenzo

Salemme e Asia Argento e «Oltre il mare» di Fragnelli. È arrivato anche l'atteso horror «Blood Story» e il

primo film erotico in 3D, «Sex and Zen 3D», girato ad Hong Kong.

01/10/2011 47Pag. La Gazzetta dello Sport - Ed. nazionale(diffusione:368484, tiratura:513197)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 31

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COME FAR FINIRE I NOSTRI FIGLI DALL'ANALISTA Secondo Lori Gofflieb, scrittrice e psicoterapeuta americana, garantire ai bambini un infanzia serena e senzatraumi non li prepara alla vita, reale. . E ancora meno a unetà adulta più facile, e più felice GABRIELE GALIMBERTI Puput Aprimiputri, 4 anni, Ubud, Bali (Indonesia). Se c'è una cosa che ho imparato all'università, è che aveva

ragione il poeta Philip Larkin («Mamma e papa ti fottono / Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno»).

All'epoca ero appena diventata madre e avevo deciso di ricominciare a studiare per laurearmi in Psicologia

clinica. Con la mente occupata da un figlio neonato e le tesine da preparare per i corsi, mi era impossibile

ignorare il fuoco di fila di studi che dimostravano quant'è facile rovinare la vita ai propri figli. Certo, chiunque

sa che le cure di una "mammina cara" produrranno un figlio molto diverso da quelle, che so, di una madre

affettuosa, che partecipa alle attività scolastiche e per merenda prepara latte e biscotti fatti in casa. Ma nello

spazio che separava Joan Crawford dalla perfezione, ovvero quello in cui si colloca la maggior parte di noi,

l'impressione era che nel settore "crescere un figlio" un sacco di cose potessero andare storte. Come

genitore, volevo fare le cose "per bene". Ma cosa voleva dire, "per bene"? Un'occhiata in libreria all'offerta di

libri sul tema mi diede le vertigini. Gli approcci possibili erano infiniti: incentrato sul bambino, collaborativo o

antitecnologico? Brazelton, Spock o Sears? Kleenex e divanetto La buona notizia, almeno a sentire Donald

Winnicott, autorevole pediatra e psichiatra infantile inglese, era che per allevare un figlio equilibrato non

occorreva essere madri perfette. Bastava, per usare una sua espressione, essere una «madre

sufficientemente buona». Eppure gli studi parlavano chiaro: se non riuscivi a "rispecchiare" il bambino, se non

ne coglievi i "segnali" o non gli davi abbastanza affetto, era assai probabile che nel giro di qualche decennio

lui o lei, a patto di avere le risorse economiche necessarie e un'indicazione in tal senso, sarebbe finito nello

studio di uno di noi laureati in psichiatria, su un divanetto accanto a una scatola di kleenex, a raccontare di

quella volta in cui mamma aveva fatto questo e papa non aveva fatto quest'altro, il tutto per cinquanta minuti

ogni settimana, e talvolta per anni e anni. Di fatto, il nostro compito principale come psicoterapeuti era proprio

quello di "rigenitorizzare" i pazienti, di offrire loro una cosiddetta "esperienza emozionale correttiva", durante

la quale potessero inconsciamente trasferire su di noi le ferite percepite nell'infanzia, permettendoci di fornire

loro una risposta diversa, più sintonizzata ed empatica rispetto a quella che avevano ricevuto da piccoli.

Questo almeno in teoria. Poi cominciai ad avere dei pazienti come Lizzie. Immaginatevi una donna poco più

che ventenne, intelligente, bella, con amicizie forti, una famiglia presente e un profondo senso di vuoto.

Aveva deciso di venire da me. mi spiegò, per il semplice fatto che «non era felice». E ciò che più la turbava,

come venne fuori, era che sentiva di non avere alcun motivo di infelicità. Diceva di avere dei genitori

«fantastici», due fratelli stupendi, tanti amici premurosi. Aveva ricevuto un'eccellente istruzione, il suo lavoro

le piaceva, godeva di buona salute e viveva in una bella casa. Ma allora perché di notte non riusciva a

dormire? Perché le sembrava di avere «una specie di buco dentro»? Rimasi completamente disorientata.

Dov'era il padre assente? La madre ipercritica? Dov'erano le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di

lei e che invece l'avevano trascurata, sminuita o confusa? Mentre cercavo di venire a capo dell'enigma,

cominciò a succedere una cosa sorprendente: i pazienti come lei aumentavano. All'inizio devo ammettere che

i loro racconti mi lasciavano scettica. Difficilmente un'infanzia è perfetta, e se davvero la loro lo era stata,

allora perché si sentivano cosi smarriti e insicuri? Quel dato contraddiceva tutto ciò che mi avevano

insegnato. Eppure, dopo aver lavorato con quei pazienti per un po' di tempo, mi convinsi che non c'era alcun

tipo di negazione o distorsione in atto. Le persone con cui avevo a che fare sembravano davvero aver avuto

genitori affettuosi e presenti, genitori che li avevano lasciati liberi di «trovare se stessi» e incoraggiati a fare

delle loro vite qualunque cosa volessero. Genitori che scarrozzavano in macchina loro e i loro amici, che ogni

sera li aiutavano a fare i compiti e intervenivano se a scuola un bullette li infastidiva o qualcuno non li invitava

al suo compleanno, che li avevano mandati a ripetizioni quando avevano avuto problemi in matematica, e a

02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 32

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scuola di musica quando avevano manifestato un interesse per la chitarra (permettendogli tranquillamente di

abbandonarla quando quell'interesse era venuto meno), e che quando i figli contravvenivano alle regole

preferivano confrontarsi serenamente anziché punirli (con le "logiche conseguenze" a fare puntualmente le

veci del castigo). Insomma, genitori costantemente "sintonizzati" - come amiamo dire noi psicoterapeuti - che

si erano premurati di guidare i miei pazienti attraverso tutte le sofferenze e le tribolazioni dell'infanzia.

Essendo io stessa una madre talvolta sopraffatta dal suo compito, affrontavo quelle sedute chiedendomi

segretamente come quei genitori cosi favolosi fossero riusciti a fare tutto quanto. Finché un bel giorno nella

mia mente non si materializzò un'altra domanda: che quei genitori avessero fatto troppo? Vietato abbracciare

troppo In America, il modo in cui crescere i figli è da molto tempo un argomento delicato, forse perché la

posta in gioco è alta e il corpus di teorie al riguardo mai davvero convincente. Nel suo libro Raising America:

Experts, Parents, and a Century of Advice About Children {Crescere l'America: esperti, genitori e un secolo di

consigli su come allevare i figli), Ann Hulbert spiega che è sempre esistita una tensione tra i vari tipi di

approccio genitoriale consigliati - complicità contro disciplina, centralità del bambino contro centralità del

genitore con il gradimento che oscilla avanti e indietro a seconda del decennio. Ma l'obiettivo fondamentale,

perfino negli anni Venti del «non abbracciate troppo i vostri figli» («Quando siete tentati di accarezzare vostro

figlio, ricordate che l'amore materno è uno strumento pericoloso», scriveva lo psicologo comportamentale

John Watson nel suo famoso manuale su come allevare i figli), è sempre stato lo stesso: crescere individui in

grado di diventare adulti produttivi e felici. I miei genitori volevano certamente che fossi felice, e lo stesso

hanno desiderato i miei nonni per loro. Ciò che negli ultimi anni sembra essere cambiato, tuttavia, è il nostro

modo di concepire e definire la felicità, tanto quella dei figli che la nostra. Oggigiorno essere felici non basta,

se si può essere ancora più felici. Se un tempo il sogno americano e la ricerca della felicità consistevano nel

perseguire un complessivo appagamento, oggi si sono trasformati nell'idea che si debba essere felici sempre

e in ogni ambito, «lo sono felice», scrive Gretchen Rubin in Progetto felicità (Sonzogno, 2011), libro che ha

scalato la classifica dei bestseller del New York Times dando vita a una sorta di movimento nazionale per la

ricerca della felicità, «ma non quanto dovrei». Benvenuto sofferenza E quanto dovrebbe essere felice? Rubin

non sa rispondere con esattezza. Leggendola, pare di sentire uno dei miei pazienti. Ha due genitori

meravigliosi, un marito «alto, bruno, bello» (e ricco) che ama, due figli sani che sono «una delizia», una salda

rete di amicizie, una splendida casa nell'Upper East Side di New York, una laurea in legge a Yale e una

carriera da scrittrice di successo. Eppure, scrive, si sente «insoddisfatta, come se mancasse qualcosa». E

così, per contrastare i suoi «momenti di malinconia, insicurezza, inquietudine e senso di colpa ingiustificato»,

s'imbarca in un «viaggio della felicità», stilando liste di cose da fare, comprando per un mese tre nuove riviste

ogni lunedì e riordinando ossessivamente gli armadi. A un certo punto del viaggio, Rubin ammette di essere

ancora in difficoltà, nonostante tutti gli schemi e i propositi e un anno intero passato a sforzarsi di essere

felice. «Da un certo punto di vista», scrive, «mi ero resa meno felice». E poi aggiunge, citando uno dei suoi

cosiddetti «segreti dell'età adulta»: «Non sempre la felicità rende felici». Le scienze sociali moderne

sembrano darle ragione. «La felicità come effetto della vita che si conduce è un'ottima cosa», mi ha detto

Barry Schwartz, docente di teoria sociale presso lo Swarthmore College, «ma la felicità intesa come

obbiettivo è garanzia di disastro». Eppure è proprio su questo obiettivo che molti genitori moderni si

concentrano in modo ossessivo, per poi vederlo ritorcerglisì contro. Osservando il fenomeno, io e i miei

colleghi abbiamo cominciato a chiederci: è possibile che proteggere i propri figli dall'infelicità quando sono

bambini li privi poi della felicità da adulti? Secondo Paul Bohn, uno psichiatra della Ucla che ha tenuto una

conferenza presso la mia clinica, la risposta potrebbe essere sì. Basandosi sulla sua esperienza

professionale, Bohn ritiene che molti genitori siano disposti a tutto pur di evitare ai figli ogni minima

esperienza di disagio, ansia o delusione, con il risultato che questi, una volta adulti e alle prese con le normali

frustrazioni della vita, si convincono che ci sia qualcosa di terribilmente sbagliato. Dan Kindlon, psicologo

dell'infanzia e docente a Harvard, nel suo libro Too Much of a Good Thing: Raisìng Children of Character in

an Indulgerti age {II troppo fa male: allevare bambini di personalità nell'era del permissivismo) mette in

02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 33

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guardia contro quello che definisce «il disagio nei confronti del disagio». Se i bambini non possono vìvere i

sentimenti dolorosi, mi ha detto Kindlon al telefono, finiscono per non sviluppare «l'immunità psicologica». «Il

meccanismo è identico a quello del sistema immunitario del corpo», mi ha spiegato. «L'esposizione agli

agenti patogeni è necessaria, altrimenti l'organismo non impara a reagire agli attacchi. I bambini hanno

bisogno di essere esposti, tra le altre cose, anche al disagio, al fallimento e alle difficoltà». «Persino chi ha

avuto i genitori migliori del mondo può attraversare periodi in cui non è felice», mi ha detto Jeff Blume, uno

psicologo specializzato in terapia famigliare con cui ho parlato qualche tempo fa, e che a Los Angeles

gestisce uno studio molto attivo: «Un bambino, per imparare a superare le avversità, ha bisogno di

sperimentare il comunissimo sentimento dell'ansia. Se vogliamo che i nostri figli diventino persone

indipendenti, dobbiamo prepararli al distacco da noi quotidianamente». Migliori amici? No, grazie Ma si tratta

di un "se" molto grosso. Blume ritiene che al giorno d'oggi molti di noi non vogliano realmente che i figli si

allontanino, perché a loro ci affidiamo per colmare in vari modi le nostre lacune emotive. Certo, ai nostri figli

dedichiamo quantità smodate di tempo, energie e risorse, ma a beneficio di chi? «Confondiamo i nostri

bisogni con quelli dei figli, e nel farlo ci crediamo dei buoni genitori», ha aggiunto Blume sospirando. Quando

gli ho chiesto il perché di quel sospiro (succede, quando a discutere sono due psicoterapeuti), mi ha risposto:

«Perché mi intristisce. Non so dirle la frequenza con cui sono costretto a spiegare ai genitori che, se danno

troppa importanza ai sentimenti dei figli, è perché sono loro stessi ad avere dei problemi. Quando a spiegarti

che devi badare meno ai sentimenti di tuo figlio è uno psicologo, vuoi dire che qualcosa decisamente non

funziona». Un anno fa, in un articolo per il New York Times Magazine, Renée Bacher, una madre della

Louisiana, descriveva il senso di vuoto che l'aveva colta mandando la figlia a studiare in un'università nel

Nordest. «C'è una bella differenza tra l'essere amati e l'essere costantemente sorvegliati», mi ha detto Dan

Kindlon. Eppure, per sua stessa ammissione, nemmeno lui è immune dal problema: «II mio nido si sta per

svuotare», ha raccontato, «e ogni tanto mi verrebbe voglia di bruciare le domande di iscrizione all'università

dei miei figli soltanto per continuare ad avere la loro compagnia. Oggi il senso di comunità è meno forte, noi

adulti siamo più isolati, i divorzi aumentano, e passare il tempo con i nostri figli ci piace davvero. Speriamo ci

considerino i loro migliori amici, a differenza dei genitori di una volta, che volevano sì essere apprezzati da

loro, ma senza il bisogno di averli come amici. E invece molti di noi si scambiano con i figli diversi messaggini

al giorno, e se questo non avvenisse ne sentirebbero la mancanza. Motivo per cui, anziché trovare fastidioso

il fatto che i figli cerchino il nostro aiuto per ogni minima cosa, li incoraggiamo a farlo». Ansiosi narcisisti E il

tanto tempo occupato dal lavoro non aiuta. «Se in tutto il giorno lei ha venti minuti da trascorrere con suo

figlio», mi ha chiesto Kindlon. «preferisce farlo arrabbiare imponendogli di riordinare la sua stanza oppure

giocare con lui? Non stabiliamo più limiti perché vogliamo risultare simpatici ai nostri figli sempre, anche se

sarebbe meglio per loro che ogni tanto non ci sopportassero». Kindlon ha inoltre osservato che, siccome

rispetto alle generazioni precedenti tendiamo ad avere meno figli, ognuno di loro diventa più prezioso. E

quindi anche noi pretendiamo di più: più compagnia, più risultati, più felicità. Ed è qui che il confine tra

altruismo (rendere felici i nostri figli) ed egoismo (rendere felici noi stessi) si fa più sottile. «Vogliamo che i

nostri figli trovino la felicità nella vita che abbiamo immaginato per loro: che siano bancari felici, chirurghi

felici», sostiene Barry Schwartz, anche se quelle professioni «potrebbero non renderli felici affatto». I genitori,

almeno quelli di una certa fascia demografica (alla quale, se state leggendo questo articolo, è assai probabile

che apparteniate anche voi), «non sono particolarmente felici che il figlio lavori in un supermercato, anche se

lui ogni giorno si sveglia col sorriso», dice Schwartz. «Il figlio è felice, ma noi no. Anche se diciamo di volere

la felicità dei nostri figli più di ogni altra cosa, e facciamo di tutto per aiutarli a raggiungerla, è poco chiaro

dove finisca la nostra e dove cominci la loro». E qualunque forma assuma - che sia l'ossessione della felicità

o quella del successo - l'investimento eccessivo sui figli sta contribuendo al fiorire di un narcisismo

generazionale che li danneggia. Quella che nasce come una sana autostima può rapidamente tramutarsi in

una percezione di sé gonfiata, in un egocentrismo in base al quale tutto sembra dovuto, e che ricorda molto

da vicino il narcisismo. Di pari passo con l'autostima cresce anche l'incidenza di ansia e depressione.

02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 34

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Perché? «I narcisisti sono felici da giovani, quando sentono di essere il centro dell'universo», spiega Jean

Twenge, coautrice del libro The Narcissism Epidemie {L'epidemia narcisistica), nonché docente di psicologia

alla San Diego State University. All'inizio dell'età adulta, questo diventa un grosso problema. «Gli individui

che si sentono straordinariamente speciali finiscono per allontanare chi hanno intorno», dice Twenge. «Non

sanno lavorare in squadra, né accettare i limiti. Nel lavoro si aspettano di essere costantemente stimolati,

perché sono cresciuti in un mondo strutturato da una miriade di attività. Non amano sentirsi dire da un

superiore che il loro lavoro necessita di miglioramento, e se non ricevono un flusso costante di elogi

sprofondano nell'insicurezza». In terapia col senso di colpa I bambini si sentono più sicuri e meno ansiosi se

hanno meno possibilità di scelta, sostiene Schwartz. Un minor numero dì opzioni li aiuta a impegnarsi in

alcune cose lasciandone da parte altre, una capacità di cui nella vita avranno bisogno. «Gli studi dimostrano

che le persone traggono più soddisfazione lavorando intensamente su una cosa sola, e che chi ha bisogno di

avere sempre molta scelta e di mantenere aperte varie porte rimane indietro», mi ha spiegato Schwartz.

«Non sto dicendo che non bisogna permettere a un figlio di sperimentare vari interessi e attività. Diamogliela,

la possibilità di scegliere, ma entro limiti ragionevoli. La maggior parte dei genitori ai figli dice: "Puoi fare

quello che vuoi, puoi mollare in qualsiasi momento, se non sei soddisfatto di una cosa al cento percento puoi

provarne un'altra". Non c'è da stupirsi se poi anche da adulti loro continuino a vivere nello stesso modo».

Dietro tutta quest'ansia genitoriale si nasconde in realtà l'ottimistica convinzione che, se riusciremo a fare le

scelte giuste, se ci comporteremo in un certo modo, i nostri figli non solo diventeranno adulti felici, ma anche

adulti che renderanno felici noi. Ed è un'idea sbagliata, perché se l'approccio pedagogico è certamente

importante, non può comunque prescindere dalla natura dell'individuo, e tipi di approccio diversi funzionano

per tipi di bambini diversi (il che spiega come mai due figli cresciuti sotto lo stesso tetto possano avere

un'esperienza dell'infanzia anche molto diversa). Possiamo avvicinare i nostri figli all'arte, ma non insegnargli

la creatività. Possiamo cercare di proteggerli dai compagni di classe prepotenti e dai brutti voti e da ogni tipo

di rifiuto e dai loro stessi limiti, ma sono cose che prima o poi dovranno affrontare comunque. E anzi,

sforzandoci così tanto di dare loro un'infanzia perfettamente felice, non facciamo altro che rendergli difficile

crescere. Forse siamo proprio noi genitori a dover crescere un po', imparando a mollare la presa.

Ultimamente mi sono accorta che uno dei miei pazienti, dopo un paio di sedute, aveva cominciato a

manifestare segni di disagio. Indagando un po', è venuto fuori che nutriva dubbi sul fatto stesso di sottoporsi

a una terapia. Gli ho chiesto perché. «Se sapessero che sono qui, i miei genitori si sentirebbero dei falliti», mi

ha spiegato, «o magari sarebbero felici di saperlo, perché vogliono soltanto che io sia felice. Per cui non so

se sarebbero felici all'idea che io sia venuto qui per essere più felice, oppure delusi perché non lo sono già».

Si è interrotto un istante, quindi mi ha chiesto: «Capisce cosa intendo?» Ho annuito come una vera

professionista, dopodiché gli ho risposto come un genitore in grado di immaginare che un giorno suo figlio

possa ritrovarsi alle prese con la stessa domanda. «Lo capisco perfettamente», (traduzione Matteo Colombo)

©The Atlantic Magazme, 2011 (The Atlantic Media Co.) L'ultimo libro di Lori Gottlieb si intitola Sposalo!

(Vallardi Editore, 2011).

IN MOSTRA Le immagini di queste pagine sono parte della mostra / miei giochi di Gabriele Galimberti (che

da mesi gira il mondo per noi, vedi la rubrica "C'è posto per D?" all'inizio del giornale). Dal 7 al 22 ottobre

saranno esposte all'Istituto Superiore Antincendi (vìa del Commercio 13A, Roma) nell'ambito di

FotoLeggendo, rassegna organizzata da Officine Fotografiche. Per il programma completo: fotoleggendo.it

Foto: Orly Garza, 6 anni, Brownsville, Texas (Usa).

02/10/2011 104Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 35

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FeelGood! PERSONAL TRAINER A DIETA CON SOCRATE Paola Scaccabarozzi Rinunce, sacrifici inutili e l'angoscia costante della bilancia con cui la sfida è tristemente sempre aperta.

Essere perennemente a dieta, senza ottenere i risultati sperati, è un destino che accomuna molti italiani. Dati

alla mano: il 30% delle persone che intraprendono una dieta ha risultati fallimentari. Soprattutto se la dieta in

questione è totalmente fai-da-te. A dichiararlo l'Associazione Nazionale Dietisti, in seguito a un recente

congresso svoltosi a Milano. Così la necessità di una nuova figura di dietista, il Personal Nutrition Trainer

che, proprio come l'allenatore personale della palestra o del centro benessere, studia un programma

personalizzato, fatto su misura in base alle esigenze del singolo paziente. «Si parte», spiega Giovanna

Cecchetto, presidente dell'Associazione Nazionale Dietisti, «dalla valutazione delle caratteristiche e delle

abitudini alimentari per guidare passo passo chi decide di perdere peso. L'ottica non è la soluzione

miracolosa proposta dalle diete del momento, ma, al contrario, un percorso a lunga scadenza. Bisogna, in

sostanza, aiutare chi soffre di eccesso di peso a modificare il proprio stile di vita, identificando le abitudini

sbagliate che hanno portato al sovrappeso o a problemi di metabolismo. Per farlo, il dietista deve tenere

conto anche dei risvolti psicologici della persona che ha di fronte a sé, deve comprendere quale sia il reale

livello di motivazione che ha spinto il paziente a mettersi a dieta, deve saper ascoltare, comunicare e

adeguarsi al linguaggio del suo interlocutore. Non che il dietista si debba trasformare improvvisamente in una

sorta di psicologo, di cui non ha e non deve avere le competenze, ma alcune tecniche di comunicazione sono

indispensabili per costruire un dialogo duraturo nel tempo. E soprattutto, questo è il compito rivoluzionario del

personal nutrition trainer, che deve stimolare la partecipazione attiva del paziente. Utilizzando una specie di

maieutica socratica, il trainer dell'alimentazione prova, dunque, a far uscire le risorse che ognuno di noi già

possiede. La risposta, in qualche modo, viene dal paziente stesso, aiutandolo, per esempio, ad analizzare gli

errori alimentari che lui considera innocui e che in realtà possono rivelarsi deleteri. Il personal trainer

indirizza, sostiene, costituisce un valido punto di appoggio per rafforzare le capacità di gestione a lungo

termine e per non cadere vittime dell'ultima dieta di moda, che durerà al massimo una stagione.

02/10/2011 271Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 36

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PSICOANALISI O CONSULENZA FILOSOFICA? Scrive Eschilo: «Solo il vero sapere ha potenza sul dolore» Risponde UMBERTO GALIMBERTI Svolgo la professione di psicologo psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico e recentemente mi sono

interessato al discorso sulla consulenza filosofica a partire dalla lettura del suo libro La casa di psiche. Nello

specifico l'interesse si è riversato sul ruolo che la filosofia potrebbe svolgere, come lei sostiene, accanto e

non contro la psicoanalisi. Sono persuaso che una conoscenza approfondita della filosofia, aiuterebbe molto

la nostra professione, però mi è di difficile comprensione come, di fronte a delle patologie conclamate

(disturbi di area nevrotica, disturbi della personalità, disturbi di area psicotica) il comprendere il senso, il porsi

delle buone domande su di esso possa permettere a tale disagio profondo di essere alleviato. Lavoro da tanti

anni nell'ambito delle tossicodipendenze e provo ogni giorno la fatica di reggere con i miei pazienti la

relazione con loro e soprattutto il coinvolgimento profondo anche dei curanti, pur nel rispetto dei ruoli idonei

alla cura. Ritengo infatti l'aspetto relazionale centrale nella cura degli aspetti psichici della persona. Come

sostiene Eugenio Borgna, «noi siamo un colloquio». Nell'ottica di un fecondo avvicinarsi delle due discipline

le chiedo di aiutarmi a comprendere meglio i miei dubbi. La ringrazio, con stima, Alessandro Sartori

alexsartori&alice. it Di fronte a patologie conclamate, soprattutto di natura psicotica, la consulenza filosofica è

impotente, ma lo stesso può dirsi della psicoterapia psicoanalitica, anche se un ascolto partecipe e

interessato può alleviare la sofferenza psicologica e togliere i pensieri, i sentimenti e le emozioni di chi soffre

da quella radicale solitudine e da quel senso di isolamento che aggrava la condizione di chi ha perso i contatti

con il mondo e con gli altri. Del resto lo psichiatra Eugenio Borgna, a cui lei fa opportuno riferimento, scrive in

Malinconia (Feltrinelli): «Sarebbero necessarie dosi minori di analgesici, di sonniferi, di tranquillanti e magari

di insulina nei diabetici se i pazienti potessero essere ascoltati: alleggerendo la loro solitudine che esaspera e

aggrava ogni condizione di sofferenza psicologica ma anche di malattia». Ma venendo al quesito che lei

pone, le dico che la terapia psicoanalitica è senz'altro efficace per la correzione delle dinamiche emotivo-

relazionali e per i processi di simbolizzazione a partire dai quali prendono forma le modalità della nostra vita.

Accade però che ci siano vissuti di sofferenza o comunque di disagio dovuti alla nostra particolare visione del

mondo: troppo angusta per disporre di strumenti sufficienti per relativizzare il dolore, o priva di risposte in

ordine a quel vissuto, oggi sempre più diffuso, relativo all'insignificanza della propria esistenza che non riesce

a reperire un senso e una ragione soddisfacente per vivere. Se ad esempio la cultura economica oggi

dominante ci percepisce come semplici produttori e consumatori, riducendo i nostri interessi al semplice

reperimento o accaparramento del denaro, divenuto l'unico generatore simbolico di tutti i valori, nasce quella

domanda che Franco Totaro si pone in quel suo bel libro Non di solo lavoro (Vita e Pensiero): «Ma i fini

dell'economia sono anche i nostri fini?». Una domanda questa che affligge molte esistenze che. attraverso

una riflessione filosofica, possono trovare un ri-orientamento. E ancora se nella nostra epoca governata dalla

tecnica, che non si propone altro scopo che non sia il proprio autopetenzìamneto, quanti individui soffrono per

l'insensatezza della loro attività lavorativa e si percepiscono come semplici mezzi in un universo di mezzi,

senza che si profili una finalità in grado di conferire un senso alla propria vita. Soprattutto oggi, dal momento

che, come scrive Gùnther Anders in L'uomo è antiquato, (Bollati Boringhieri): «Mentre un tempo la vita e il

mondo apparivano privi di senso perché miserevoli, oggi appaiono miserevoli perché privi di senso». Un

tempo era la religione a offrire un senso all'esistenza, oggi che le speranze ultraterrene si sono affievolite,

cosa meglio della filosofia può inaugurare una riflessione in grado di reperire una risposta a questa

incessante e dolorosa domanda di senso? Sono questi due piccoli esempi che mostrano l'utilità della pratica

filosofica. Per ulteriori approfondimenti le segnalo di Neri Pollastri, // pensiero e la vita (Apogeo) e, per la

consulenza filosofica nelle organizzazioni. Andrea Vitullo, Leadershit (Ponte alle Grazie).

02/10/2011 296Pag. D Repubblica - N.761 - 1 ottobre 2011(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 37

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incubi metropolitani NOI, PERSEGUITATE DALL'UOMO INVISIBILE Pedinamenti, lettere, sms, auto rigate: gli stalker colpiscono dalla commessa a Elisabetta Canalis. Ecco lestorie di tre vittime. E come (e da chi) sono state salvate Maria Egizia Fiaschetti Aleggia come un fantasma. Senza volto e senza nome. Si insinua di soppiatto, per esplodere in un crescendo

di fantasie ossessive. È lo stalker sconosciuto, molestatore più raro dell'ex partner rancoroso e frustrato per

l'abbandono. L'anonimo potrebbe annidarsi ovunque. L'innesco è casuale: una banale lite per il parcheggio,

la frequentazione dello stesso ambiente, lo scambio estemporaneo in chat. Il bersaglio, se "mister X" è del

tutto ignoto, di solito appartiene al mondo dello spettacolo. È il caso di Elisabetta Canalis, tempestata di

lettere allusive alle sue apparizioni in tv da un bancario milanese 50enne, che si firma con il cognome e

l'iniziale del nome. L'impiegato riesce a procurarsi l'indirizzo, avendo accesso al database dei clienti della

filiale dove lavora. Il contenuto non è minaccioso, ma si riferisce in modo esplicito al fisico della "cara Ely",

con espressioni tra il morboso e il censorio. La corrispondenza va avanti dal 2004 al 2007, al ritmo di 20, 30

messaggi l'anno. Continua anche quando l'attrice cambia casa. Elisabetta Canalis, preoccupata, sottopone il

materiale alla questura di Milano. «Da una ricerca su scala nazionale» - spiega Maria José Falcicchia, in

servizio alla Sezione crimine organizzato, «abbiamo ristretto il campo a una decina di profili compatibili». Il

grafomane single, sentito dalla polizia, confessa di essere l'autore delle lettere. Le scrive, dice, per

interrompere la routine di una vita noiosa. L'insolito passatempo gli costerà una condanna per violazione

della privacy. il fan maniacale, però, può prendere di mira anche la donna qualunque. Come Paola, 38enne

giornalista di Roma. Lo stalker la incrocia sul posto di lavoro e la rintraccia in rete: tra le email, spuntano

all'improvviso quelle di Francesco, sedicente ammiratore. All'inizio, solo complimenti lusinghieri ma garbati.

Paola raccoglie, un po' per educazione un po' per autocompiacimento. Il cinquantenne, nel giro di poche

settimane, cambia tono. Rivela aspettative ingiustificate, del tipo: «Siamo fatti l'uno per l'altra». Il tormento si

fa insostenibile, con decine di messaggi al giorno. La reporter, esasperata, blocca l'accesso di Francesco alla

sua casella di posta. Pensa di essersene liberata, ma l'assedio continua tramite un nuovo account fittizio.

Piovono minacce: «Anche se non vuoi vedermi, so come trovarti». Paola si sente braccata da una presenza

impalpabile, della quale non sa nulla: nome, età, fisionomia. A spaventarla è proprio questa imprevedibilità. I

primi sospetti affiorano in redazione: durante la pausa caffè, un uomo la squadra con insistenza,

pronunciando frasi simili a quelle delle email. Scoprirà che è un consulente esterno. L'idea che sia lui a

perseguitarla si rafforza quando inizia a ricevere telefonate in ufficio. Il molestatore millanta una fantomatica

frequentazione: «L'altra sera è stato bellissimo, quando possiamo rivederci?». Dai commenti a sfondo

sessuale, la donna intuisce di essere pedinata: «Ho capito che ti sei vestita carina per me» sibila il predatore.

La paura è tale che Paola si trasferisce a casa di sua sorella. La sensazione di essere seguita la tormenta,

così si rivolge allo sportello Astra (Anti stalking risk assessment) della Provincia di Roma. «Dopo aver

esaminato il contenuto delle email» spiega Costanza Baldry, responsabile del servizio e docente di psicologia

sociale alla Seconda Università di Napoli, «le abbiamo fornito l'Agenda antistalking Alba per tenere un diario

e monitorare la situazione». L'uomo viene convocato dai carabinieri ed esortato a smettere. Il deterrente si

rivela efficace: «È probabile che abbia perso interesse per la vittima» ipotizza l'esperta, «e che l'abbia

rimpiazzata». Più difficile, per Paola, liberarsi dell'ansia: «L'apprensione rimane» racconta. «Quando

cammino da sola mi guardo le spalle». Anna, commessa 42enne, s'imbatte nel suo aguzzino mentre cerca di

fare amicizia in chat. L'uomo, 40 anni, si presenta con il nome di Fabio e una foto falsa. Il primo incontro di

persona è sintomatico. L'uomo appare molto diverso dall'immagine online, ma inventa una scusa plausibile:

«L'ho ritoccata per esigenze professionali». Dopo un rodaggio lampo, un paio di mesi, scatta la convivenza.

Lui si trasferisce da lei: «Inizia a rivelarsi un parassita» ricorda Anna. «Mi controllava seguendomi». La

paranoia, presto, degenera: «Una sera mi ha fatto trovare la porta di casa sigillata con il silicone ». la vittima

01/10/2011 129Pag. Io Donna - N.40 - 1 ottobre 2011(diffusione:461946, tiratura:613180)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 38

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subisce anche ripetuti danni all'automobile: sospetta di Fabio, ma non potendo provarlo sporge querela

contro ignoti. Due mesi d'inferno, poi Anna trova la forza di buttare il neo-convivente fuori di casa. La sua

reazione è urlata: offese a sfondo erotico, scritte con vernice sulla fiancata dell'utilitaria. Il secondo

avvertimento è più macabro: un uccello morto davanti al veicolo. La commessa, terrorizzata, chiede aiuto allo

sportello antistalking. La polizia persuade Fabio a desistere. Per Anna, rimangono la paura e i sensi di colpa:

«Mi sentivo sola e mi sono buttata con troppa leggerezza» confessa. Già, perché dietro l'adulatore virtuale si

celava il più implacabile dei secondini. Internet, non a caso, è il nascondiglio ideale per gli stalker sconosciuti.

Come difendersi? «Mai diffondere le proprie generalità sui social network» suggerisce la Baldry, «per non

essere rintracciabili». Se qualcuno riesce a bypassare la soglia di protezione, meglio bloccarlo subito: «Non

rispondendo alle email o agli sms di persone sconosciute o sgradite». E quando la situazione è fuori

controllo? «Vincere la paura, la vergogna e contattare il numero nazionale 1522, che indirizza al centro

antiviolenza più vicino. Conservare ogni traccia e informarsi, senza sottovalutare segnali che potrebbero

rivelarsi più seri del previsto». Francesca, 34enne milanese, capta dal secondo appuntamento che in Davide

c'è qualcosa di anomalo. I due, conosciutisi tramite amici comuni, non si erano mai incontrati prima. Lui

vorrebbe subito una relazione, lei prende le distanze. Il rifiuto scatena l'inverosimile: pedinamenti, biglietti

infilati sotto la porta con minacciosi "ti ammazzo". Oltre alle lettere, una raffica di telefonate: anche 80 al

giorno, piene di volgarità. Peggio, i blitz nel negozio dove Francesca lavora: «Mi insultava di fronte ai clienti e

al titolare» racconta. «Ho rischiato più volte di essere licenziata». Braccata per due mesi, trova il coraggio di

rivolgersi a Telefono Donna (info 02.366688, telefonodonna.it ). La denuncia ai carabinieri è percepita da

Davide come una sfida: le molestie si intensificano, finché i militari dell'Arma scoprono nel suo furgone un

arsenale di mazze da baseball e spranghe di ferro. L'uomo viene arrestato, mentre Francesca prova a

ricostruire la sua vita. «Era molto provata» ricordano le responsabili di Telefono Donna. «Quasi uno

scheletro».

01/10/2011 129Pag. Io Donna - N.40 - 1 ottobre 2011(diffusione:461946, tiratura:613180)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 39

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Stefano Zappalà, partner di Norton Rose a Roma, racconta la sua carriera professionale Un quasi psicologo per il pf Nelle operazioni di fi nanza di progetto bisogna saper ascoltare Guida a Roma uno dei dipartimenti più complessi e dinamici di Norton Rose. Concepisce la professione

legale come un'opera di mediazione tra saperi, problemi e soluzioni, possibilmente che prevengano o

comunque riducano il tasso di litigiosità (scherzando si definisce un po' omeopata). Stefano Zappalà, romano,

legale d'affari, classe 1963, professionista acuto e dai modi molto British. Dal 2006 è in Norton Rose, e guida

il team romano che si occupa di project financing, ed operazioni cross border. «Ho la fortuna di lavorare a

stretto contatto con dei colleghi straordinari, che danno il cuore, sacrificando la propria vita privata, in uno

studio legale la cui cultura per la consulenza al cliente, la ricerca della soluzione non solo giuridicamente ma

anche economicamente più vantaggiosa, costituiscono le coordinate di ogni incarico» ci spiega nelle sale

seicentesche di palazzo Attolico, sede dello studio a Roma. Eppure, alla professione legale, Zappalà si è

avvicinato quasi come ripiego. «Mi ha sempre attratto la psicanalisi, però la carriera universitaria e gli studi

necessari a intraprendere questa professione mi sembravano tortuosi. La scelta di fare giurisprudenza è

venuta per analogia. Una professione in cui conta molto l'ascolto, il rapporto con gli altri, il sapere prendere le

responsabilità, l'intuizione». E così è stato. Interessato allo studio del diritto, Zappalà supera la prova scritta di

abilitazione al concorso in magistratura. Nell'attesa di sostenere l'orale, fa ingresso in uno studio italiano, con

sede negli Stati Uniti. Si trattava dello studio al tempo denominato Gianni Origoni e Tonucci, una delle prime

law firm italiane a sbarcare negli Usa. «Mi offrirono, e non potei rifiutare, di andare per un periodo a New

York. Un'esperienza fondamentale nella mia formazione, che mi mise a contatto con il mondo legale

anglosassone, nel quale subito mi riconobbi», ricorda. Anni nei quali ha acquisito il mestiere della mediazione

e della soluzione di grandi questioni, che tornarono utili al suo rientro a Roma. Non fu un caso, poi, che

tornato in Italia fu trasferito a Milano per seguire dall'interno l'ufficio legale di Ciga, una delle più prestigiose

società alberghiere mondiali. Sono anche anni nei quali Zappalà affina la sua competenza nel settore del

societario del capital market; poi, rientrato a Roma, si imbatte nel project financing. In particolare, anche

grazie all'esperienza maturata nel periodo di permanenza negli Stati Uniti, Zappalà segue importanti

operazioni nel settore delle infrastrutture e dell'energia. «Su questi clienti gestivamo in toto i vari aspetti;

dall'iter autorizzativo, alla disponibilità e verifica dei terreni; in vista della costruzione di un'operazione di

finanza di progetto». Un business partito nel 2000/2002 ed oggi quanto mai attuale. Nel 2006, e siamo al

recente passato, l'ingresso in Norton Rose, studio nella cui filosofia professionale e organizzativa Zappalà si

identifica pienamente.«Le aree di competenza dello studio sono varie, dal banking, in tutti i suoi aspetti

incluso il project financing e lo shipping finance, al corporate finance, al private equity, antitrust, contenzioso e

il fiscale. Ma è soprattutto l'organizzazione a rete, senza eccessive ripartizioni in dipartimenti, la grande molla

che ti porta davvero a lavorare in team, coinvolgendo colleghi e risorse di altri paesi su questioni sia nazionali

sia transnazionali». Una struttura che permette di rendere davvero omogeneo non solo l'approccio alle

questioni nei diversi mercati, ma di poter dare allo stesso cliente, in mercati diversi soluzioni coerenti ed

integrate. Tra le più recenti operazioni seguite da Zappalà con il suo team, la consulenza ad Edf per lo

sviluppo di progetti fotovoltaici in Veneto e in Sicilia e l'advisor legale per un gruppo di banche e finanziatori in

favore del Gruppo Avelar, società che realizza parchi eolici e che ha recentemente avviato un piano per il

mercato italiano nel settore delle energie rinnovabili. Tornando ai suoi settori, Zappalà segue clienti che sono

prevalentemente banche italiane ed estere in Italia, enti sovranazionali (Bei), enti partecipati dal settore

pubblico, come Cassa depositi e prestiti, fondi d'investimento. Sposato con due figli, è un grande lettore, di

generi ed autori diversi. Considera l'ambiente di lavoro e la relazione con i colleghi come la prima

componente del successo di uno studio. Guardando al futuro, chiara la sua visione: «Confermare Norton

Rose al top delle law firm davvero vincenti, capaci di offrire al cliente la soluzione migliore». Campione di

pattinaggio artistico, è curioso di mettersi sempre alla prova, dall'equitazione alle immersioni.

03/10/2011 33Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 40

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Solareolica in Veneto Ha seguito l'operazione Solareolica Seconda srl, società costituita da EDF EN Italia

spa per il fi nanziamento in project fi nancing di 45,7 milioni di euro per la realizzazione di un impianto

fotovoltaico di 12,6 MW in Veneto

Il supporto alle banche Tra i clienti seguiti ci sono prevalentemente banche italiane ed estere in Italia, enti

sovranazionali (Bei), enti partecipati dal settore pubblico, come Cassa depositi e prestiti e fondi

d'investimento

La passione per la moto Divide il suo tempo libero tra le sue vecchie passioni: la fotografi a, la Bmw R100

oggi completamente restaurata, il cinema e la lettura (in particolare quelli storici) PROFESSIONISTA nato a

Roma il 9 luglio 1963 Avvocato, ha iniziato la sua attività professionale in Usa presso lo Studio Gianni Origoni

Tonucci. Rientrato in Italia è stato incaricato dallo studio di coprire il ruolo di responsabile degli affari legali

per l'Italia del gruppo Ciga Hotels. In Norton Rose dal 2006, è oggi uno degli 11 partner in Italia. Coordina a

Roma il team di Banking and Project Financing nel business energia e infrastrutture. LO STUDIO Fatturato

2010: Norton Rose è uno dei principali studi legali di matrice anglosassone presenti in Italia. Ha sedi a Roma

e Milano, dove operano, con gli 11 partner, complessivamente 70 avvocati. Lo studio ha una spiccata

competenza nei settori delle istituzioni fi nanziarie, energia, infrastrutture e commodities, trasporti, tecnologia,

farmaceutico e delle bioscienze, nell'ambito dei quali si occupa di tutti gli aspetti legali, seguendo grandi

gruppi italiani e le principali società estere presenti in Italia. Lo studio si occupa anche di real estate,

infrastrutture ed opere pubbliche. Nel mondo sono 2.600 gli avvocati di Norton Rose in 39 paesi. 11,5 milioni

di euro

03/10/2011 33Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 41

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Al via il primo master in coaching Anche lo psicologo ha il suo allenatore Al via il primo master in coaching dedicato agli psicologi. Si tratta di un nuovo percorso di studi, creato dalla

Scuola di Palo Alto che si pone l'obiettivo di offrire alla comunità degli psicologi un contributo formativo

orientato allo sviluppo del profi lo professionale attraverso una serie di metodi operativi d e r i v a t i dalla

psicologia e dalle scienze aziendali. Il master, accreditato Ecm (Educazione continua in medicina), si

compone di un percorso base (che inizierà il 22 ottobre) e di un percorso avanzato (al via il 20 ottobre) e darà

diritto al conseguimento di 50 crediti formativi sia per il master base sia per quello avanzato, da attribuire,

rispettivamente, nel 2011 e nel 2012. Il ragionamento alla base della scelta di istituire questo percorso

formativo è che da un lato la domanda di coaching è in forte aumento da parte delle organizzazioni, dall'altro

manca ancora una offerta in grado di rispondervi effi cacemente, perché i professionisti che si propongono

sul mercato hanno un background tipicamente tecnico, che rischia di essere ineffi cace nelle relazioni di aiuto

volte alla soluzione di problemi o allo sviluppo delle potenzialità laddove è primario l'aspetto centrato sulla

persona e sull'aspetto psicosociale. Il master si articola in incontri mensili che avranno luogo nei fi ne

settimana. La struttura prevede che in ogni incontro venga dato spazio sia ai contenuti legati alla conoscenza

dei sistemi organizzativi, sia alle teorie e alla pratica del coaching.

03/10/2011 38Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 42

Page 43: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

Enti previdenziali. Circa 3,6 miliardi di gestione diretta in titoli di Stato italiani Scelte diverse per i BTp in Cassa Per psicologi e farmacisti la maggiore esposizione rispetto agli attivi Psicologi e farmacisti sono le categorie che, in percentuale, hanno in portafoglio il più alto numero di titoli di

Stato italiani in gestione diretta. In valore assoluto, a guidare la graduatoria sono invece avvocati e medici. È

quanto emerge da un monitoraggio sui patrimoni delle Casse previdenziali italiane. Nel complesso

ammontano a 3,6 miliardi di euro i bond governativi italiani acquistati (e gestiti) direttamente dagli enti di

previdenza. Difficile invece quantificare la gestione affidata a terzi (Sgr), anche se per alcuni si è potuto

risalire a cifre realistiche.

Dove ci sono più BTp

Ammonta a 144 milioni di euro l'investimento in titoli di Stato italiani da parte della Cassa previdenziale degli

psicologi (Enpap) che, in percentuale sugli attivi, è pari al 23,11 per cento. Enpap è dunque al primo posto fra

gli enti pensione che hanno deciso di investire nel 2010 in via diretta sui bond governativi italiani. Un risultato

raggiunto nonostante la robusta sforbiciata realizzata: gli psicologi nel 2009 avevano un'esposizione sui titoli

di Stato ben più ampia, pari al 60% degli attivi. Un drastico calo realizzato dopo la dismissione l'anno scorso,

in due tranche, del BTp scadenza ottobre 2012 (4,25%), che in bilancio era iscritto a un valore di 197 milioni.

Sulla prima tranche messa sul mercato, si legge nel documento Enpap, è stata realizzata «una plusvalenza

lorda di 6,2 milioni di euro». A ridosso degli psicologi, nella classifica dei più investiti in BTp, ci sono i

farmacisti: la percentuale sugli attivi del 22,23% è quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente (2009),

passando da 151 a 316 milioni. Al terzo posto ci sono i legali: Cassa forense al 21,8% con 1,16 miliardi di

bond governativi acquistati e gestiti direttamente dall'ente. Non solo. Cassa forense è anche prima in valore

assoluto: dopo c'è Enpam, la cassa di medici e dentisti, il più grande ente pensione italiano con 11 miliardi di

patrimonio complessivo e che ha investito direttamente circa 1 miliardo in titoli di Stato della Penisola.

Le gestioni esterno

È bene ribadire un punto: gli enti previdenziali "scarichi" di bond governativi tricolore sono però esposti sugli

stessi in via indiretta attraverso gestioni affidate a case di investimento specializzate. In questo caso si danno

dei parametri in cui i gestori possono agire, senza penalizzare in maniera eccessiva l'autonomia di

movimento in entrata ed uscita dai singoli titoli o settori. È il caso per esempio dei giornalisti (Inpgi), geometri,

ragionieri, geologi e chimici (Epap) e degli spedizionieri (Fasc). Per i ragionieri in particolare c'è da segnalare

i 213 milioni di bond governativi italiani in gestione a New Millenium Previra World Conservative: quest'ultima

è una Sicav gestita da Banca Finnat e che ha come co-promoter Previra Invest Sim, società di

intermediazione mobiliare all'80% di proprietà di Cassa ragionieri. Tra le esposizioni indirette in BTp e affini

sono da segnalare poi i geometri (228,4 milioni), i medici (291 milioni) ed Epap (68 milioni).

La posizione Enasarco

Un discorso a parte va fatto per la Cassa di agenti di commercio e promotori finanziari. Enasarco ha una

gestione diretta in BTp di 25 milioni (dati al 2010). Inoltre possiede 363 milioni di titoli di Stato in gestione

esterna. Di questa cifra, l'investimento più rilevante è un BTp stripped da 263 milioni: il bond governativo

indicato è una delle componenti della nota Flexis e in particolare ne garantisce il capitale a scadenza. Nel

documento della Commissione bicamerale (19 gennaio 2011), a proposito di Flexis, si evidenzia un «capitale

protetto alla scadenza massima di 20 anni con possibilità di uscita senza penali dopo i primi sette anni».

Vitaliano D'Angerio

[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA Enpap al primi posto per titoli di stato italiani (in percentuale sugli attivi) La

gestione diretta dei titoli di Stato italiani da parte delle casse di previdenza al 31-12-2011; dati in euro

Casse (1) Enpap (psicologi) Enpaf (farmacisti) Cassa Forense (avvocati) Enpab (biologi) Cassa

Commercialisti Enpam (2) (medici) Enpaia (addetti all'agricoltura) Enpav (veterinari) Enpacl (consulenti del

01/10/2011 8Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 43

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lavoro) Eppi (periti industriali) Enpapi (infermieri) Enasarco (3) (agenti di commercio) Inarcassa (ingegneri e

architetti) Totale

1) I titoli di stato italiani in gestione diretta sono compresi sia nelle immobilizzazioni finanziarie sia nelle

attività finanziarie nette (circolante); nella tabella non sono inseriti geometri, ragionieri, Epap, Fasc e Inpgi

perché al 31-12-2010 non avevano titoli di Stato italiani in gestione diretta; (2) 291,5 milioni in gestione a

terzi; (3) 363 milioni in gestione a terzi Fonte:elaborazione Analisi Mercati Finanziari su dati di bilancio

01/10/2011 8Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 44

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Al via la terza edizione dell'iniziativa promossa dalla società Italiana psicologi Benessere psicologico , consulenze e seminari gratuiti insieme al Sipap La coordinatrice Favalli: «Ci auguriamo possa diventare un appuntamento fisso in tutta Italia Ottobre il tuo benessere non ha prezzo», a sostenerlo è la Sipap (Società Italiana psicologi area

professionale privata), che annuncia l'avvio della terza edizione del «mese del benessere psicologico» che

quest'anno si svolgerà anche a Latina. Dal primo al trentuno ottobre, infatti, si svolgeranno incontri e seminari

gratuiti finalizzati a diffondere tra le persone la cultura del benessere psicologico quale forma di prevenzione

migliore e adatta a tutte le età. «Siamo lieti che quest'an- «A no l'iniziativa si sia allargata, coinvolgendo altre

province e regioni d'Italia, non solo Roma» - afferma la psicologa Fiammetta Favalli, coordinatrice della Sipap

Lazio - «in collaborazione con la Provincia e il Comune di Roma, infatti, è partito nell'ottobre 2009 come

progetto pilota e si è esteso da quest'anno, ad altre province del Lazio, coinvolgendo nello specifico anche la

provincia di Latina oltre ad altre regioni d'Italia. Crediamo molto in questa iniziativa, in quanto troppo spesso

dimentichiamo che dal benessere psicologico dei singoli dipende quello di molte persone; penso ai familiari

delle persone con malattie gravi o non più autosufficienti, gli anziani ad esempio». Per partecipare

all'iniziativa del Sipap è possibile contattare il numero verde 800.592.625, che sarà attivo per tutto il mese di

ottobre. Per le chiamate dai cellulari, invece, è possibile contattare il numero 333.4027140. Un centralino sarà

operativo per raccogliere le prenotazioni degli interessati dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18,30. All'iniziativa

in oggetto hanno aderito i seguenti psicologi: Enrico Basso, Sara Cellini, Alessandra Graziani, Silvia Moroni,

Ilenia Palmieri, Elisa Pigini, Paola Prosperi, Roberta Riccardi, Antonella Scopelliti, Cinzia Sperlonga e Silvana

Valerio

30/09/2011 16Pag. La Provincia di Latina

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 45

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Fa orrore vedere l'assimilazione del bambino con il malato di mente Cura e prendersi cura MassiMo Fagioli na giornalista osservò "Lei vive immerso nei sogni, ma vedo che ha, con la realtà, un rapporto sicuro". Non so

se è una immagine della memoria senza coscienza, ma penso che risposi "perché mi sveglio bene". Ora,

ricordando l'episodio so, con certezza che, pur sembrando un ricordo cosciente è, in verità, una memoria che

parla e dice che le parole: postmoderno, fatto, verità, realtà, interpretazione, opinione, sono ombre che si

muovono lentamente dentro una nebbia fitta. Non so; penso, suppongo, ritengo che la giornalista non avesse

pensato coscientemente, al movimento vegliasonno, sonno-veglia. È, certamente, un mio pensiero che pensa

di "vedere" il non immediatamente percepibile e... interpreta? Ma non riesco ed, in verità, non voglio

soggiacere né fare compromessi con le foschie che, sembrando nuvole, promettono una gradevole pioggia

d'estate. Vidi, tanto tempo fa, che erano fatte di polvere che contenevano batteri mortali che potevano entrare

nella mente e sconnettere i fili dei pensieri che si legavano l'uno all'altro, conseguentemente. Da sempre

chiedo a coloro che vengono per farsi interpretare i sogni, di fare il nesso tra un detto o un accadimento,

un'immagine ed un pensiero. Perché, dico, in ogni "fatto", meglio detto realtà percepibile, c'è un significato ed

anche un senso. E si può "vedere" leggendo il legame invisibile tra un'immagine e l'altra, tra un pensiero e

l'altro. Ed ora dovrei scrivere: non è logica razionale che usa il linguaggio articolato avendo... negato,

annullato il nesso con le immagini che non hanno parola. Le immagini che, nate dalla veglia, muoiono in un

tempo più o meno breve. Esse sono ricreazione che non è trasformazione. La realtà biologica resta sempre

la stessa perché non c'è la comparsa del pensiero che prima non c'era, come accade alla nascita. Uso il

termine verbale, modificazione, perché l'immagine onirica è diversa dal ricordo cosciente, ma l'esistenza del

pensiero, è sempre presente fin dalla nascita. magini dai contorni definiti. Penso che era inverno quando il

sole, forse offeso dall'anaffettività degli esseri umani, scompare dietro gli alberi del Gianicolo e la cupola di

S.Pietro. Molte ore, nell'aria scura, si presentavano coperte dal nero delle lenzuola che non erano più

bianche. Era aprile, infatti, quando fu pubblicata la sentenza che dava una identità al termine verbale:

psicoterapia. "Cura con il fine della guarigione". Ma fu il silenzio. Doveva giungere luglio per leggere due

righe che dicevano che colei, che si era definita psicoanalista, era stata condannata per abuso di professione

medica. Fu come un improvviso risveglio per una luce molto forte che aveva stimolato e messo in movimento

la realtà biologica che si era addormentata. E molti dissero, come persone che uscivano dalla perdita di

coscienza dell'ipnosi, "dove sono?" E, poi, "chi sono?". Il termine verbale, psicoterapia, comparso alla fine

dell'800 quando si tentava, senza successo, di curare l'isteria con l'ipnosi, era stato svuotato di senso quando

comparve quel titolo, Traumdeutung . Dettero all'autore l'immagine del "gigante del pensiero", che in verità

era un cartello che diceva "si prega di chiudere gli occhi". Era falso perché l'idea di far emergere il pensiero

senza coscienza, fu una prassi di Breuer che, noto medico, ebbe il coraggio di usare l'ipnosi con la nota Anna

O. Freud copiò il metodo che pensava soltanto alla abreazione o catarsi. Non c'era nessun pensiero di

possibilità di conoscenza del pensiero senza coscienza. E Freud inventò la parola psicoanalisi. psichiatra

Una "strana" cultura legò il termine verbale psicoterapia, all'idea di assistenza amichevole per derelitti che

non potevano fare "l'aristocratica psicoanalisi". E fu, per più di un secolo, l'incrocio dei due pali dello

spaventapasseri che, presto, ebbe la testa reclinata da un lato ed il cappello caduto nell'erba, perché non

c'era spina dorsale. Ma nessuno voleva vedere e, anche oggi, alcuni adorano il totem. Ed è difficile

comprendere nonostante che da tanti anni, per tante volte, fu dimostrato che nella psicoanalisi non c'è

nessuna cura perché non c'è, con quelle idee, nessuna possibilità di conoscenza. È facile pensare che, dopo

millenni di ideologia razionale e cristiana, ben pochi vogliono pensare a ciò che è stato definito: Inconoscibile.

Ed affermano, tuttora impassibili, che la malattia mentale è natura umana per cui è obbligo rassegnarsi e

convivere con essa. Ed io, da decenni, non comprendo perché non riescono a pensare che la conoscenza

del pensiero senza coscienza è possibile. È possibile portare la descrizione delle immagini oniriche

30/09/2011 62Pag. Left - N.38 - 30 settembre 2011(diffusione:57256, tiratura:78653)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 46

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raccontate in termini verbali, ad un linguaggio che, avendo le lettere dello stesso alfabeto è diverso, perché

parla di immagini e pensieri che non hanno la manifestazione sensibile. Evidentemente nel nuovo linguaggio

che interpreta, non c'è la scissione del pensiero verbale dalle immagini. che nello psicoterapeuta ci sia

l'intenzione di curare per portare il malato alla guarigione. Penso alla mostruosità che giornalisti ed i

filopsicoanalisi hanno fatto per quarant'anni tentando di distruggere un medico, lo psichiatra che faceva

psicoterapia: scrivevano guru, santone, plagiatore, quindi truffatore. E, tra sonno e veglia, rivedo le righe in

cui Volpi racconta il pensiero di Heidegger, ripetendo le sue frasi che erano soltanto termini verbali:

"Agostino... autointerpretazione dell'esistenza cristiana... la fatticità della vita... si fa uso del termine esistenza

per indicare l'esserci del sé... nella scia dell'agostiniana inquietudo , con il nome di Becümmerung, di

preoccupazione". "Originario 'io sono'...". Ed erano periodi in cui i termini verbali si legavano l'uno all'altro

secondo la sintassi ma il senso, spezzettato, moriva. E giungevano le righe in cui le frasi fumose

esplodevano nella mente "La preoccupazione, o meglio l'essere pre-occupato, il latino curare ... diviene

quindi l'indicazione del carattere fondamentale della vita fattuale... l'inquietudine del vivere è dovuta al

carattere di framezzo che il curare assume". Ma l'immagine del ricordo non cancellava quei quattro segni,

cura, che potevano far comparire, nel pieno dell'autunno la primavera della giovinezza. Ma la mente senza

ragione fermò, subito, la mela offerta dalla vecchia che nascondeva la strega cattiva. Sorgen non riuscì a

nascondere la verità di due parole che svuotavano di senso e di movimento la prassi di cura. Era, prendersi

cura. E vidi anche la verità delle frasi che dicevano "modalità di incontro degli anti... che Heidegger analizza

e, soprattutto, il movimento (vale a dire la motilità... carattere da vivere). Forse, allora, piansi quando, senza

comprendere, sentii e seppi che Heidegger aveva guardato il movimento del corpo nello spazio, e con la

percezione della materia, aveva tentato di uccidere il pensiero che vede e comprende la vita umana nel

silenzio dei venti secondi che trascorrono dopo che il fotone tocca, colpisce, entra nella rètina. Sostanza

cerebrale che inizia a muoversi... senza modificare lo spazio in cui esiste. Lo vidi, ma non lo dissi in quei

tempi lontani. Sapevo che il "movimento" del feto nell'utero non era vita umana e, forse, volevo che i due

termini: vita, che non era più soltanto battito del cuore ma movimento che, legato al tempo, non era più

spostamento del corpo nello spazio, emergessero insieme nella loro nuova identità che nominava realtà non

percepibili perché non materiali. Erano state sempre chiamate "spirito, anima" che parlava, esplicitamente,

del regno misterioso detto inconoscibile. Il guardiano era la religione, cui la ragione si inchinava chiudendo gli

occhi. cultura dominante aveva lasciato cadere la palandrana luccicante dal pensiero geniale che copriva le

ossa scarnite delle spalle di Freud, Heidegger, Binswanger, Foucault. Forse, era stata smascherata la parola

libertà che, negli anni 60, conquistò le menti che nascondevano un irrazionale suicida che voleva rifondare il

cristianesimo primitivo. Forse perché l'aria che circonda i rapporti interumani era diventata più pulita,

comparve, tre, quattro, sei anni fa, al posto delle interpretazioni certe che facevano la cura, la domanda che

diceva "ma che accade, alla nascita, nei primi venti secondi?". Molti si turbarono, alcuni se ne andarono, altri

si confusero, qualcuno si dissociò nel pensiero verbale. Non so. Forse era un approfondimento dell'invisibile

della nascita umana. Ed ora sono certo che avevo realizzato un pensiero fuori dalla coscienza, che la teoria

della nascita non completamente verbalizzata portava soltanto alla guarigione dalla malattia. Trovare era

ritrovare la propria nascita sotto lo stimolo della luce. Così avevo scritto quaranta anni fa. Dare un nome alle

"cose" non era la parola cura nel suo senso nuovo di non essere preoccupazione, inquietudine. E queste due

ultime parole sono le sorelle invidiose di Psiche che dicono di prendersi cura perché la guarigione non esiste.

30/09/2011 62Pag. Left - N.38 - 30 settembre 2011(diffusione:57256, tiratura:78653)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 03/10/2011 47

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI

15 articoli

Page 49: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

Per i servizi locali più poteri all'Antitrust Garantire più concorrenza nei servizi pubblici locali, aprire il mondo delle professioni, ridurre l'invadenza della

Pubblica amministrazione. È un mix di interventi in più direzioni il capitolo su "Liberalizzazioni e

semplificazioni" messo a punto delle associazioni del mondo imprenditoriale. Tra i punti di partenza c'è

l'istituzione di autorità indipendenti nei settori che ne sono privi, a partire dai trasporti. Di pari passo va la

necessità di trasformare l'Agenzia delle risorse idriche in un'Autorità indipendente, affidandole anche la

competenza sul settore del ciclo dei rifiuti.

Spazio centrale ai servizi pubblici locali. I principi affermati con la manovra di agosto vengono considerati

una buona base di partenza, ma sono «in parte inefficaci perché privi di meccanismi che ne assicurino

l'enforcement». Di qui la proposta di attribuire all'Antitrust un vero e proprio potere vincolante di verifica degli

orientamenti di liberalizzazione e di gestione concorrenziale del Spl. Di stretta attualità anche il riferimento

all'articolo 41 della Costituzione che il governo è intenzionato a modificare per far valere il principio in base al

quale «è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge».

Per raggiungere l'obiettivo, spiegano le imprese, bisogna eliminare il corpus di leggi che vanno

controcorrente. «Attribuendo a uno specifico soggetto il compito e le responsabilità di individuare le

disposizione abrogate». Al tempo stesso, «vanno eliminate le eccezioni all'abrogazione previste per alcuni

settori economici» e la «facoltà attribuita al governo di sottrarre, in base a generiche ragioni di interesse

pubblico, singole attività alla liberalizzazione».

Sui servizi professionali - è il messaggio - occorre sicuramente più coraggio. Anche in questo caso la

manovra di agosto ha posto principi condivisibili, con effetti però «incerti e rinviati nel tempo». L'idea chiave

resta il divieto di fissare tariffe (fisse o minime) e l'obbligo di presentare un preventivo scritto al cliente.

Andrebbe inoltre prevista la possibilità di costituire società di capitali e il governo, attraverso delega, dovrebbe

varare una riforma per ridurre il numero degli ordini professionali rafforzandone i compiti di garanzia di qualità

dell'offerta.

Fitto anche il capitolo sull'ingerenza della burocrazia. In questo caso si punta sul completamento delle

semplificazioni amministrative, sull'obbligo per tutte le Pa di pubblicare su internet l'elenco dei propri

procedimenti. Le associazioni puntano dritto, inoltre, sul divieto di introdurre oneri non compensati dalla

cancellazione di quelli esistenti. Va inoltre «favorita l'operatività delle Agenzie delle imprese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA IlboomdelleSpa locali

01/10/2011 3Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 49

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Il manifesto delle imprese LE MOSSE DELL'ESECUTIVO Il Governo rilancia il dialogo Maroni: parliamo di tutto ma non di pensioni d'anzianità - Matteoli: teniamo aperto il rapporto LE PROSSIMETAPPE Riprende in settimana il confronto sul decreto infrastrutture e semplificazioni ma il semplice rilanciodei tavoli non basta alle imprese ROMA

«Parliamo di tutto ma non di pensioni di anzianità». Per Roberto Maroni, ministro dell'Interno, la discussione

con Confindustria è «sacrosanta» su tutte le misure da intraprendere in questo momento di crisi economica.

A patto però di non affrontare le proposte previdenziali degli imprenditori. Il Governo non chiude alle imprese

e prova, almeno con alcuni dei suoi esponenti, a rilanciare il dialogo. Pronto a mantenere vivo il confronto con

le imprese anche il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, che ieri a Genova ha precisato che il

confronto «è indispensabile per chiarire le posizioni e soprattutto la situazione». Auspicio formulato anche dal

ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Allo stato dell'arte però appare difficile che le imprese

possano accettare di proseguire ancora nel confronto portato avanti dal Governo con il metodo dei tavoli.

Soprattutto se le richieste avanzate non dovessero tramutarsi in provvedimenti concreti e non certo di

facciata, come già annunciato.

Le prossime due settimane saranno decisive per capire quali misure del manifesto delle imprese potrebbero

essere compatibili con le scelte che il Governo vorrà adottare per rilanciare con il decreto legge sulla crescita

più volte annunciato e con la legge di stabilità. Le proposte delle imprese che sulla carta potrebbero avere

possibilità di una rapida attuazione sono quelle sulle infrastrutture, almeno in parte. Sul project financing la

discussione è già avviata sulla necessità di attrarre capitali privati, soprattutto con il ricorso agli incentivi fiscali

con la cosiddetta "Tremonti infrastrutture". Motivi di cassa potrebbero, invece, rendere difficile una proroga

immediata del bonus del 55% sull'efficienza energetica. Ma la partita si giocherà probabilmente, come lo

scorso anno, con la legge di stabilità.

Del capitolo infrastrutture tra le misure del manifesto delle imprese con meno chance di attuazione spicca

soprattutto la richiesta di interruzione del calo dei fondi pubblici. Mentre sul fronte delle liberalizzazioni

destinata a rimanere nella lista dei desiderata sono le autorità su trasporti e acqua. Con più di una difficoltà

potrebbe marciare la liberalizzazione delle professioni. Prosegue invece il processo di modifica

"costituzionale" sulla libertà d'impresa: la riscrittura dell'articolo 41 è all'esame dell'Aula della Camera.

Carta costituzionale che la prossima settimana sarà rivista anche su un'altra modifica sostenuta, anche se

con alcuni distinguo, da governo, maggioranza e opposizioni: la regola d'oro del pareggio di bilancio in

costituzione da introdurre nell'articolo 81. Una norma che potrà mettere sotto controllo una volta per tutte la

spesa pubblica. Su questa materia settimana decisiva anche per il taglio dei fondi ai ministeri dopo

l'emanazione del Dpcm con la ripartizione del taglio da 7 miliardi deciso dalla manovra estiva. I ministeri

dovranno decidere dove e quali fondi tagliare e li dovranno comunicare al Tesoro per la messa a punto della

legge di stabilità.

Sul fronte fiscale le imprese chiedono certezze sul bonus ricerca. Il credito d'imposta previsto dal Dl sviluppo

è operativo dai primi di settembre, mentre sono ancora fermi al palo i bonus investimenti e quello assunzioni

al Sud. Le imprese chiedono anche di giocare d'anticipo sulla delega fiscale. A partire dallo sconto Ires per le

capitalizzazioni delle imprese. Tra le misure fiscali ad altissima difficoltà di attuazione allo stato attuale

sembra esserci la patrimoniale, così come gli sconti Irap sul lavoro con un aumento delle deduzioni del cuneo

fiscale. Con la possibile beffa sempre dietro l'angolo in caso di applicazione della clausola di salvaguardia in

caso di mancata attuazione della riforma fiscale: il taglio delle agevolazioni fiscali e assistenziali per garantire

all'Erario 20 miliardi a regime.

M. Mo.

02/10/2011 5Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 50

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Malgrado i tagli annunciati tra il 2001 e il 2010 la spesa pubblica al netto degli interessi è cresciuta dal 41,8 al

46,7% del Pil

SPESA PUBBLICA 1 ATTUAZIONE SEMPLICE

Spending review rapida

Prima la manovra di luglio e poi quella di Ferragosto per ridurre la spesa pubblica hanno posto l'accento sulla

necessità di arrivare in tempi rapidi a un processo di spending review dei costi sostenuti dalle amministrazioni

centrali dello Stato.

Pareggio di bilancio

Giudizio positivo anche sull'obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione che in settimana avvia il suo iter

alla Camera

2 ATTUAZIONE COMPLESSA

Tagli ai ministeri

Anche se il taglio di 7 miliardi sui fondi dei ministeri per il 2011 è ormai irrinunciabile, ciò che preoccupa le

imprese è la logica del taglio indiscriminato e che nei prossimi giorni sarà esplicitato da ogni singolo

dicastero.

Spesa sanitaria

Occorre poi una maggiore efficienza della spesa sanitaria cresciuta da 67,5 miliardi a 113,5 tra il 2000 e il

2010. Infine va ridotta la spesa per gli acquisti di beni e servizi.

3 ATTUAZIONE DIFFICILE

Costi della politica

Oltre al taglio immediato delle pensioni di anzianità, tra le misure più volte annunciate, ma nei fatti sempre

rinviate nel tempo, spiccano i tagli ai costi della politica.

Eliminazione delle province

Bocciata dal mondo delle imprese la modalità del taglio delle province rinviata a un Ddl costituzionale.

Inoltre, il Ddl presentato dal Governo non elimina le province tout court ma alla fine le trasforma in altri enti

con tanto di organi e personale.

Accelerare sulla riforma fiscale giocando d'anticipo sull'aiuto alla crescita. Sgravi Irap e Irpef coperti da una

patrimoniale

FISCO 1 ATTUAZIONE SEMPLICE

Lotta al nero

L'uso del contante è limitato a 2.500 euro. Le imprese chiedono di ridurlo a 500 euro

Regimi speciali

La delega fiscale chiede di rivedere i regimi forfetari per sostenere le sturt up. In questo senso va vista la

tassazione al 5% per gli under 35

Ricerca e innovazione

È il solo bonus del Dl sviluppo reso operativo. Va reso automatico

2 ATTUAZIONE COMPLESSA

Investimenti e assunzioni

Ci sono da attuare gli altri due crediti d'imposta previsti dal decreto sviluppo a sostegno dei nuovi

investimenti e delle assunzioni al Sud .

Aiuto alla crescita economica

Era in dirittura d'arrivo a maggio con il Dl sviluppo. Poi lo sconto Ires per chi immette capitale in azienda per

rafforzare il prprio patrimoni è rimasto nella delega fiscale. L'Ace andrebbe differenziato per i "piccoli" come fu

fatto per la Dit e Superdit.

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3 ATTUAZIONE DIFFICILE

Patrimoniale

Per coprire i 6 miliardi di sgravi Irpef e Irap chiesti dalle imprese viene chiesta una patrimoniale del'1,5 per

mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari, con un'esenzione per i patrimoni inferiori a 1,5 milioni.

Riduzione Irap

Le imprese chiedono un aumento delle deduzioni forfetarie del cuneo fiscale. Il rischio, al contrario, potrebbe

essere un taglio nel processo di semplificazione delle tax exependitures

Il manifesto chiede di procedere con «massicce dismissioni» del patrimonio immobiliare e «ampie

privatizzazioni» dei servizi pubblici

DISMISSIONI 1 ATTUAZIONE SEMPLICE

Parametri di virtuosità

La manovra estiva ha introdotto una serie di parametri di virtuosità per esentare gli enti locali «migliori» dal

contributo alla manovra. Tra i parametri ci sono anche le dismissioni di società.

Gli incentivi

Le cessioni di quote saranno incentivate con due tranche da 250 milioni all'anno per investimenti distribuite

fra i Comuni più attivi nelle liberalizzazioni.

2 ATTUAZIONE COMPLESSA

Mattone di Stato

I progetti dell'Economia puntano molto sulle dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato, spesso male

utilizzato e gravato da importanti costi di gestione. Ma la partita è complessa.

Patrimonio degli Iacp

Tra le ipotesi rilanciate più di una volta, ci sono anche i progetti di dismissione delle case popolari, con

prelazione all'acquisto per il locatario attuale, che però non sono mai decollati davvero

3 ATTUAZIONE DIFFICILE

Cessioni obbligate

È complicato mettere in conto effetti significativi dalle norme sulle dismissioni obbligatorie previste dalle

ultime manovre. In particolare, le manovre estive hanno accelerato l'obbligo di cedere le partecipazioni

societarie per i Comuni fino a 50mila abitanti. Rimane, però, la clausola di salvaguardia per le società che

hanno i conti in ordine, con il risultato che il mercato si dovrebbe accontentare delle aziende locali decotte

Servizi pubblici locali, semplificazioni, professioni, Authority indipendenti sono al centro del capitolo

liberalizzazioni

LIBERALIZZAZIONI 1 ATTUAZIONE SEMPLICE

Libera concorrenza

Governo già al lavoro sull'abrogazione delle disposizioni contrarie alle modifiche dell'articolo 41 della

Costituzione che estenderanno il principio di libera concorrenza. Il ministero della Semplificazione studia a

questo scopo un nuovo "taglia-leggi".

Nelle Regioni

Con tempi diversi, anche le Regioni saranno chiamate a indicare le restrizione abrogate.

2 ATTUAZIONE COMPLESSA

Liberalizzazione delle professioni

Sono 30 anni anni che si parla di liberalizzare il sistema ordinistico. Da ultimo la manovra di luglio che voleva

abrogare l'esame di Stato

Tariffe minime

Eliminate da Bersani nel 2006; la riforma dell'avvocatura (ora ferma alla camera) le sta reintroducendo

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Le società di capitali

Alcuni ordini temono che il rapporto di fiducia con il cliente si trasformi in mero rapporto economico

3 ATTUAZIONE DIFFICILE

Autorità trasporti

Il Governo non ama le Authority e si è sempre detto contrario a costituirne di nuove. Quella per i trasporti era

stata richiesta anche dall'Antitrust. Il governo ha optato per un'Agenzia ferroviaria e un'Agenzia stradale:

soggetti deboli rispetto alle liberalizzazioni in arrivo.

Autorità acqua e rifiuti

Stesso discorso per la nuova Agenzia delle risorse idriche: è un organo debole in termini di poteri regolatori.

Per le infrastrutture richiesto uno stop al calo delle risorse pubbliche e incentivi per i capitali privati. Proroga

dello sgravio del 55%

INFRASTRUTTURE 1 ATTUAZIONE SEMPLICE

Il decreto sul project financing

Discussione già avviata su regole e incentivi fiscali per attrarre capitali privati. Finiranno nel decreto legge

sulla crescita a metà ottobre. Le imprese hanno già presentato proposte all'esame del Governo

I fondi per il Mezzogiorno

Sulla necessità di accelerare la spesa dei fondi Sud, la sterzata del ministro Fitto con la minaccia di revocare

i fondi produce buoni risultati. Presto altre puntate del piano Sud.

2 ATTUAZIONE COMPLESSA

La proroga del 55%

Non è scontata ma viene data come possibile anche al ministero dell'Economia la proroga agli incentivi per

gli interventi agevolati per l'efficienza energetica. Difficile però una decisione che li renda strutturali fino al

2020

L'accelerazione sul Cipe

Teoricamente l'accelerazione dell'attuazione delle delibere Cipe è stata già proposta: l'Economia deve

mettere a disposizione i fondi in 60 giorni. Via XX settembre resiste.

3 ATTUAZIONE DIFFICILE

I fondi pubblici in calo

Il manifesto chiede che si interrompa la riduzione della spesa pubblica per investimenti, ma il Governo

confermerà la riduzione all'1,4% del rapporto investimenti pubblici/Pil

La revisione del titolo V

È una riforma sacrosanta che molti invocano quella che definisca con chiarezza le competenze dello Stato e

delle Regioni in materia di opere strategiche. Il clima politico, dentro e fuori la maggioranz a, non rende facile

l'operazione.

Foto: Linea comune per la crescita. Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Ania, Alleanze delle cooperative

italiane sono le associazioni firmatarie del manifesto "Progetto delle imprese per l'Italia" presentato venerdì a

Roma. Cinque i punti messi al centro dell'agenda per la crescita: pensioni, tasse, privatizzazioni,

liberalizzazioni, infrastrutture. Nella foto , al tavolo, da sinistra, Luigi Marino, Emma Marcegaglia, Ivan

Malavasi, Giuseppe Mussari e Fabio Cerchiai

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Sanità, la grande fuga dei manager Lasciano altri direttori: "Stipendio basso". E si punta sui pensionati I tagli decisi a livello nazionale nonrendono convenienti gli incarichi LELLO PARISE FUGA dalla sanità. O qualcosa del genere. I manager chiamatia vestirei panni di direttori amministrativi e

sanitari all'interno delle Asl e degli istituti di ricovero e cura, decidono di tirare i remi in barca: «Guadagniamo

troppo poco».

Sì, insomma, il gioco (pericoloso) non vale la candela. Gli ingaggi, fra tagli statali e regionali, dimagriscono

del 30 per cento.

Finisce che i capi di un'azienda si ritrovano a percepire buste paga più basse rispetto a quelle, per esempio,

dei primari. E' come se l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, intascasse meno dei suoi

dirigenti.

Il primo campanello d'allarme lo fanno squillare nella Asl del capoluogo pugliese, Massimo Giuseppe Mancini

e Gregorio Colacicco: sono nell'ordine responsabili dei settori amministrativo e sanitario. Da oggi levano le

tende per rientrare a Taranto. Là dove si fanno insistenti le voci che danno in libera uscita dalla Asl il direttore

sanitario, Maria Leone. Intanto da martedì 4 ritorneràa lavorare- alla Asl di Bari, in questo caso- Francesco

De Nicolo: lascia, forse con qualche rimpianto o forse no, la poltronissima di direttore amministrativo

dell'istituto tumori "Giovanni Paolo II".

Nessuno esclude che, come affetto da una malattia contagiosa, qualcun altro possa fare la stessa scelta. Si

tratta di una brutta gatta da pelare, per direttori generali e assessore alla Salute. All'ombra del piano di rientro

dal deficit, che semina lacrime e sangue lungo il fronte dell'assistenza sanitaria. Proprio Tommaso Fiore era

come se, prima di tutti quanti gli altri, avesse recitato il ruolo del facile profeta e, perciò, si era dato da fare

perché fosse evitato il peggio: l'articolo di una legge regionale agganciava il trattamento economico per le

cosiddette posizioni apicali a quello fissato dal contratto collettivo, cui fanno riferimento i primari, appunto,

come gli altri direttori di area.

Tutta gente che per questo subisce tagli alle retribuzioni non superiori al 10 per cento.

La Corte costituzionale tuttavia, bolla la norma come illegittima: garantire stipendi senza una copertura

finanziaria degna di questo nome, è un lusso sbugiardato dai conti di una sanità disastrata. Il risultato? I

manager, che avrebbero dovuto incassare una cifra vicina ai 125mila euro, non oltrepassano quota 90mila;

quanto ai dg, i compensi scendono da 150mila a 115mila euro.

Già in queste ore potrebbe riprovarci, l'assessore Fiore: a tappare la falla, Consulta permettendo. Ma come

stanno le cose, il dg di Asl Bari Domenico "Mimmo" Colasanto cammina su un terreno minato. Con gli amici,

si sfoga: «Non posso governare questo manicomio da solo». Si sarebbe preso un paio di settimane di tempo,

prima di tirare fuori gli identikit dei nuovi direttori, amministrativo e sanitario. Che, alla fine, saranno

selezionati pescando nel mare magnum dei primari in pensione. Perché sembra che tra i papabili allineati nei

rispettivi albi professionali, nessuno dei "veterani" sia disposto a salire sugli scudi a prezzi di saldo.

Nemmeno un trentenne-quarantenne, che pure sarebbe stimolato a scendere in campo. La spiegazione è

semplice: non figura tra i "nominabili", di cui fanno parte esclusivamente professionisti che devono avere sulle

spalle almeno cinque anni di esperienza nella pubblica amministrazione. Ha ragione Svimez: il Sud,

compreso il mondo della sanità, è un paese per vecchi.

Le strutture ASL BARI Da oggi non sono più in servizio né il direttore sanitario né quello amministrativo. Il dg

Colasanto ( foto a destra) nominerà i successori fra un paio di settimane ONCOLOGICO Si dimette il direttore

amministrativo dell'istituto tumori "Giovanni Paolo II" Francesco De Nicolo. Da martedì 4 ritornerà a lavorare

ad Asl Bari ASL TARANTO Maria Leone, direttore sanitario, sarebbe pronta a dimettersi. La motivazione,

come per altri manager, è sempre la stessa: guadagniamo troppo poco

01/10/2011 2Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Foto: SCONTRO I manager della sanità lentamente stanno rinunciando gli incarichi a causa del livello di

stipendio

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RILA NCIO LA CONTROMOSSA Imprese, il manifesto anticrisi Pensioni, f isco, infrastrutture, patrimonio e liberalizzazioni: "Ecco cinque cose da fare subito" Della Vallecompra spazi su alcuni giornali «Dalla politica spettacolo indecente» ROBERTO GIOVANNINI ROMA Ieri tutto il fronte delle associazioni dei datori di lavoro dagli industriali di Confindustria ai banchieri dell'Abi,

dagli assicuratori dell'Ania, dalle cooperative al mondo del commercio e dell'artigianato raccolto in Rete

Imprese Italia - ha presentato il «Progetto imprese per l'Italia». Cinque priorità per scegliere «tra crescita o

declino», dalle pensioni al fisco, dalle privatizzazioni alle infrastrutture. Nei contenuti il tono è perentorio, ma

la minaccia non è di quelle terribili: «Se non ci saranno risposte - avverte Marcegaglia - abbandoneremo i

tavoli per la crescita». Nell'operazione «Progetto imprese» si sente lo spirito della mediazione, indispensabile

a conquistare la firma di tutte le sigle imprenditoriali in calce al testo elaborato inizialmente da Confindustria. Il

presidente di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi spiega che «non intendiamo sostituirci ai compiti del governo,

ma chiediamo di agire senza indugi». «Non siamo qui per mettere in crisi il governo», dice il presidente

dell'Abi Giuseppe Mussari. Più chiaro di tutti il capo dell'Alleanza delle cooperative, Luigi Marino: «non

vogliamo che il governo interpreti il nostro documento comune come una sfida o una sfiducia all'esecutivo».

Sulle pensioni, il manifesto propone un aumento dell'età pensionabile per tutti a 65 anni, la riforma delle

pensioni di anzianità, l'abolizione di tutti i regimi speciali. Sul fisco, si chiede di tagliare il costo del lavoro per

favorire le assunzioni. Ma anche incentivi all'innovazione e al salario di produttività, un taglio dell'Ires legato

alle iniezioni di capitale fresco nell'impresa. Contro l'evasione, un limite di 500 euro per i pagamenti in

contanti in funzione anti-evasione, premi fiscali per far emergere il sommerso e l'indicazione dello «stato

patrimoniale» nelle dichiarazioni dei redditi. Ma c'è anche una patrimoniale per abbattere Irpef e Irap: l'1,5 per

mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari, esentando i patrimoni sotto 1,5 milioni. Poi, bisogna vendere tutto

il patrimonio immobiliare di Stato ed Enti locali, con proventi da usare per investimenti. Liberalizzazioni

generalizzate, vietando tariffe e riformando gli ordini professionali. Massiccia semplificazione burocratica e

riforma della giustizia civile; sulle infrastrutture, bisogna coinvolgere la finanza privata e selezionare le opere.

Infine, prorogare fino al 2020 gli incentivi per l'efficenza energetica. A parte il ministro Paolo Romani, più

conciliante, il titolare del Welfare Maurizio Sacconi boccia la patrimoniale, e spiega, polemicamente, che nel

documento non si parla «del rattrappimento del credito» e della «commistione tra grandi banche e grandi

imprese». Pierluigi Bersani dice che «alcuni dei punti, a partire dal fisco» sono in sintonia con le proposte del

Pd, mentre Pierferdinando Casini plaude senza condizioni. E se Raffaele Bonanni afferma che «hanno fatto

bene le imprese a presentare un manifesto comune per la crescita che per molte parti condividiamo»,

Susanna Camusso «apprezza lo sforzo», ma chiarisce che «su pensioni e privatizzazioni non può esserci

alcuna convergenza, perché si continuerebbe a scaricare sui lavoratori il prezzo della crisi». E intanto, Diego

Della Valle acquista su alcuni giornali pagine di pubblicità per criticare «lo spettacolo indecente» di una

«classe politica che si è allontanata dalla realtà». «Alla parte migliore della politica e della società civile che si

impegnerà a lavorare in questa direzione diremo grazie. A quei politici che si sono invece contraddistinti per

la totale mancanza di competenza e di amor proprio per le sorti del Paese saremo sicuramente in molti a

voler dire «vergognatevi».

Foto: Emma Marcegaglia

Foto: Giuseppe Mussari

Foto: Presidente dell'Abi:

Foto: l'associazione raccoglie 1.075 associati, fra cui 757 banche e 230 intermediari finanziari

Foto: Numero uno di Confindustria: l'associazione raggruppa 146.046 imprese per un totale di 5.439.195

addetti

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Foto: Luigi Marino

Foto: Presidente di Alleanza delle cooperative italiane, l'associazione fondata nel 2011 rappresenta 43 mila

imprese in Italia, con 1,2 milioni di persone occupate

Foto: Fabio Cerchiai

Foto: Ivan Malavasi

Foto: È alla guida dell'Ania:

Foto: l'associazione fondata nel 1944 delle imprese assicuratrici che raggruppa 181 soci

Foto: Al timone della Rete imprese Italia può contare su 2,6 milioni di imprese associate, quasi 15 milioni di

addetti

01/10/2011 6Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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Il Comune si schiera a difesa del tribunale Giancarlo Bongioanni Il presidente degli avvocati albesi apprezza l'iniziativa del Comune Il Consiglio

comunale di Alba ha approvato all'unanimità un ordine del giorno con il quale si oppone «ad ogni ipotesi di

soppressione o riduzione del tribunale e degli uffici della Procura», chiedendo il mantenimento della sede di

Alba. A questo scopo gli amministratori si sono impegnati a mobilitare tutti i Comuni della circoscrizione, gli

Ordini professionali, le categorie economiche e sociali del territorio. Sostengono di essere diposti a

collaborare ad «ogni ipotesi di razionalizzazione delle attività giudiziarie che preveda un potenziamento del

tribunale di Alba anche attraverso l'accorpamento a quest'ultimo di altre sedi». Il documento sarà inviato ai

sindaci, ai parlamentari, agli eletti di ogni organo rappresentativo per chiedere che «affianchino il Comune

nella difesa dei diritti del territorio». Ricordano che il tribunale di Alba ha competenza su 80 Comuni con 200

mila abitanti, un territorio di 1332 km quadrati, «dimensioni ben superiori a tanti tribunali di capoluoghi di

provincia, salvaguardati dai provvedimenti». Fanno riferimento ai carichi di lavoro, al tessuto economico con

aziende multinazionali, carenza di collegamenti. Il sindaco Maurizio Marello: «Non dovremmo correre il

rischio di soppressione, perché il nostro non è un tribunale minore». Il presidente degli avvocati albesi,

Giancarlo Bongioanni: «Apprezziamo molto l'iniziativa del Comune. Un tribunale che funziona è anche un

polo di attrazione per le aziende».

02/10/2011 69Pag. La Stampa - Cuneo(diffusione:309253, tiratura:418328)

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LE PROPOSTE I risparmi sulla spesa pubblica per finanziare il taglio delle tasse Pensioni e infrastrutture così il rilancio dell'economia Tra le cinque priorità riforme strutturali e misure a costo zero ROMA - Sono cinque le grandi «questioni prioritarie» individuate dal mondo delle imprese per portare l'Italia

fuori dalle sabbie mobili della crisi. Cinque capitoli a loro volta suddivisi in una serie di misure. Ci sono le

grandi riforme, come quella delle pensioni e quella del fisco. Due misure che le imprese considerano

collegate, perché intervenire sul sistema pensionistico nel tempo porterà consistenti risparmi. Tutte risorse

che servono per tagliare la pressione fiscale arrivata a livelli record. Per ridare competitività e ossigeno,

secondo il documento, occorre ridurre per prima cosa le tasse sulle imprese e sul costo del lavoro e avviare

una riduzione dell'Irpef sui redditi bassi. Pur di vedere l'asticella del fisco abbassarsi sulla produzione, le

imprese dicono sì a una misura sinora osteggiata: l'introduzione di una patrimoniale sui redditi delle persone

fisiche. Da una più stringente lotta all'evasione fiscale (compreso il divieto di fare acquisti in contanti superiori

ai 500 euro) e dalla cessione di immobili pubblici sia dello stato che degli enti locali, possono arrivare altre

risorse preziose. Poi ci sono le riforme a costo zero: le semplificazioni delle procedure, le liberalizzazioni, la

certezza del contesto normativo e tempi più rapidi per la giustizia civile. Essenziale, infine, per modernizzare

il Paese, soprattutto la parte in eterno ritardo ovvero il Mezzogiorno, un rilancio del piano infrastrutture, con

una ricognizione delle opere cantierabili e l'individuazione delle priorità d'interesse europeo e nazionale.

PENSIONI

Elevare l'età di uscita dal lavoro tagli economici all'anzianità La riforma previdenziale abbozzata dalle

imprese si compone di tre punti. 1) Elevare l'età pensionabile. In particolare, come nel pubblico impiego

andrebbe portata a 65 anni dal 2012 l'età per la pensione di vecchiaia delle donne nel settore privato.

Occorrerebbe poi anticipare al 2012 l'avvio dell'aggancio automatico dell'età pensionabile alla speranza di

vita. Per quantro riguarda il sistema contributivo, l'indicazione è portare a 62-68 anni la forcella di età di

pensionamento flessibile prevista nel regime contributivo (attualmente va dai 57 ai 65). 2) Riforma dele

pensioni di anzianità. La proposta è piutto- sto drastica: abolire il pensionamento anticipato, permettendolo

solo con una correzione attuariale della prestazione commisurata agli anni d'anticipo rispetto all'età di

vecchiaia (65 anni per tutti e gradualmente incrementata in base all'aumento della speranza di vita). In altre

parole chi lascia il lavoro prima di questo limite dovrebbe avere una penalizzazione economica. Bisognerebbe

poi prevedere un regime transitorio per il calcolo della pensione ovvero della valorizzazione dei versamenti

contributivi di coloro che matureranno il requisito dei 40 anni di anzianità entro i prossimi 4 anni In ogni caso,

la pensione non può essere erogata prima dei 62 anni. 3) Abrogare tutti i regimi speciali: i privilegi dovrebbero

essere cancellati dal 2012.

LIBERALIZZAZIONI

Ordini professionali da riformare Authority ad hoc per i trasporti Si articola in nove punti la proposta su

liberalizzazioni e semplificazioni. 1) Liberalizzare trasporti e servizi pubblici locali, con l'istituzione di

un'Autorità dei trasporti e il rafforzamento dell'Antitrust. 2) Liberalizzare le attività economiche, anche con

l'affermazione del principio di libera concorrenza nell'articolo 41 della Costituzione. 3) Liberalizzare i servizi

professionali, con il divieto di tariffe fisse e minime, la possibilità di costituire società di capitali e la riduzione

del numero degli Ordini professionali. 4) Assicurare regole omoge- nee per le attività di impresa su tutto il

territorio nazionale, in particolare riportando allo Stato la competenza esclusiva su materie come energia e

infrastrutture. 5) Puntare su poteri e meccanismi sostitutivi per superare veti e inerzie. 6) Implementare le

misure già adottate, attribuendo a un ministro o altra autorità il compito di verificare lo stato di attuazione delle

semplificazioni. 7) Completare le semplificazioni amministrative e normative. 8) Semplificare il dialogo tra

imprese e pubblica amministrazione, con il ricorso alle nuove tecnologie. 9) Accelerare i tempi della giustizia

civile.

01/10/2011 7Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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FISCO

Meno contanti contro l'evasione patrimoniale da sei miliardi La prima indicazione delle imprese è attuare

immediatamente la delega fiscale presentata dal governo, perché «se si ingenerasse il sospetto che si

intende rinviare la delega a dopo una qualche scadenza elettorale le conseguenze per l'Italia sarebbero

gravissime». Nel dettaglio, le indicazioni contenute nel documento sono sei. 1) Recupero della competitività

attraverso la riduzione del costo del lavoro (si ipotizza il raddoppio degli attuali importi forfettari per la

deduzione per cuneo fiscale). 2) Stimolo alla produttività, alla ricerca ed all'innovazione, da perseguire

attraverso uno stru- mento fiscale automatico che incentivi gli investimenti in ricerca e con sgravi fiscali stabili

per la parte di salario legata alla produttività. 3) Rafforzamento patrimoniale dell'impresa con un apposito

aiuto fiscale. 4) Certezza del diritto, in particolare attraverso norme che stabiliscano il confine tra elusione e

legittimo risparmio di imposta. 5) Contrasto all'evasione (limite a 500 euro per l'uso del contante)

accompagnato da una imposta patrimoniale annuale. L'ipotesi è di un aliquota all'1,5 per mille e una soglia di

esenzione fino a un milione e mezzo di euro. Si stima un gettito di sei miliardi. 6) Avvio della revisione

dell'Irpef sui redditi più bassi.

PRIVATIZZAZIONI

Cedere il patrimonio immobiliare via le società degli enti locali Tre le linee guida elaborate dalle

associazioni imprenditoriali in materia di privatizzazioni. 1) Per sostenere credibilità e competitività del

sistema-Paese, serve un piano immediato di cessioni del patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare. I

proventi vanno destinati all'abbattimento dello stock di debito pubblico e alla riduzione del perimetro della

presenza pubblica sull'economia. Nell'immediato: cedere il patrimonio immobiliare di enti statali e locali.

Dismettere le partecipazioni nelle società di proprietà degli enti locali nei servizi pubblici. 2) Prevedere che gli

enti locali possano utilizzare i proventi derivati dalle dismissioni di immobili e partecipazioni al di fuori dei limiti

del Patto di stabilità interno, per destinarle a opere pubbliche, manutenzione straordinaria e ristrutturazione

del patrimonio esistente, anche a fini di efficienza energetica. Questo passaggio è ritenuto essenziale perché

ripagherebbe i Comuni e le Regioni dal costo politico delle dismissioni a fronte dell'impatto positivo

sull'opinione pubblica del rilancio degli investimenti. 3) Quali procedure adottare per privatizzare? Prevedere

che l'attività di dismissione sia svolta unicamente con procedure di evidenza pubblica, cioè gare o aste ma

non a trattativa privata.

INFRASTRUTTURE

Investimenti pubblici stabili incentivare l'efficienza energetica Sono due i grandi capitoli della proposta

delle associazioni imprenditoriali in tema di infrastrutture ed efficienza energetica. 1) Investimenti pubblici e

infrastrutture. Si suggerisce in particolare di: utilizzare la spending review per contenere la spesa corrente e

tutelare la spesa per investimenti, garantendone la stabilità nel tempo, rivedere la normativa per eliminare le

incertezze che generano contenzioso, riformare il titolo V della Costituzione per chiarire le competenze in

materia di infrastrutture di interesse nazionale, incentivare il coinvolgimento della finanza privata, effettuare

una ricognizione delle opere in itinere e individuare precise responsabilità e poteri sostitutivi per la buona

riuscita delle stesse,concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali, d'interesse europeo e

nazionale, e su pacchetti di piccole opere, riprogrammando le risorse disponibili, in particolare quelle nel

Mezzogiorno finanziate da Fondi strutturali e Fas 2) Efficienza energetica. Le indicazioni sono: prorogare

l'attuale livello di incentivazione fiscale strutturalmente fino al 2020, introdurre una normativa orientata a

promuovere l'uso di standard tecnologici più efficienti in tutti i nuovi investimenti nel settore residenziale,

terziario industriale e dei trasporti, promuovere con campagne informative diffuse comportamenti di consumo

energetico responsabile.

Foto: Una delle sedi dell'Inps. Un nuovo intervento sulle pensioni è uno dei punti chiave delle proposte

lanciate ieri dal mondo delle imprese

01/10/2011 7Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 60

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Vita da ricchi con «730» da poveri Il Comune stila una lista di evasori Sulla scorta di una serie di dati inviato un elenco all'Agenzia delle Entrate SONO 56. I loro nomi sono stati trasmessi qualche giorno fa dall'ufficio tributi del Comune all'Agenzia delle

Entrate per effettuare gli accertamenti fiscali. In poche parole, l'amministrazione comunale ha chiesto agli

ispettori del fisco di capire perché alcuni contribuenti che vivono a Pesaro hanno vetture con targhe straniere,

comprese quelle di San Marino, e nello stesso momento risultano intestatari di niente se non minuzie, mentre

conducono una vita tutt'altro che modesta. Inoltre, le segnalazioni riguardano anche i venditori privati di aree

che fanno affari con società. Sono da appurare le plusvalenze e la vera natura del passaggio del bene.

Insomma, il Comune ha deciso di passare alle maniere decise nei confronti di chi non partecipa al pagamento

delle tasse in base alle proprie possibilità. Dice l'assessore alle finanze Antonello delle Noci: «Riteniamo

importantissimo questo rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle Entrate. Le 56 segnalazioni di

contribuenti che suscitano sospetto corrispondono ad un ammontare di imponibile evasa pari a 9 milioni di

euro. Come si può facilmente capire, sono cifre importanti che in base all'ultima manovra potrebbero essere

interamente incamerate dal Comune in caso di provata evasione fiscale. Un recupero del gettito fiscale di

queste dimensioni, potrebe significare per il comune di Pesaro nuove opere pubbliche, strade, scuole,

manutenzione più puntuale degli immobili e un'assistenza per i bisognosi molto più incisiva. SERVONO

queste azioni e noi siamo intenzionati a segnalare con puntualità le ipotesi sospette di evasione fiscale. Poi

saranno gli ispettori a ricostruire l'eventuale imponibile evaso». Ma che fine ha fatto il consiglio tributario? «Lo

faremo entro la fine dell'anno - dice l'assessore Delle Noci - abbiamo un'indicazione precisa da parte del

governo che ci impegna a farlo partire. Lunedì prossimo si voterà in consiglio comunale una mozione che

porrà le basi per la costituzione di questo organismo che dovrà essere composto da persone non iscritte ad

albi professionali che potrebbero avere conflitti d'interesse con i ricorrenti. Sceglieremo i componenti con

l'accordo, speriamo, di tutti e poi lasceremo lavorare il consiglio tributario per una migliore giustizia fiscale».

ro.da. Image: 20111002/foto/8839.jpg

02/10/2011 5Pag. QN - Il Resto del Carlino - Pesaro(diffusione:165207, tiratura:206221)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 61

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Domenica 2 Ottobre 2011, Libere professioni le novità della manovra L'articolo 3, comma 5, della legge 148/11 (di conversione del decreto legge 138/11) ha introdotto delle novità

in materia di libere professioni quali: 1) il compenso spettante al professionista deve essere pattuito per

iscritto fra le parti all'atto del conferimento dell'incarico; 2) è obbligo del professionista stipulare una

convenzione a copertura dei rischi professionali (come già in vigore per i medici e notai); 3) gli ordini

professionali dovranno essere riformati entro 12 mesi dalla data in vigore del decreto legge 138/11 (e cioè

entro la metà di agosto del 2012); 4) la pubblicità è libera anche per i professionisti purché trasparente,

veritiera e corretta; 5) l'accesso alle professioni è libero e il suo esercizio è fondato e ordinato sull'autonomia

e sull'indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnica del professionista. Ma la limitazione del numero delle

persone titolate a esercitare una professione è consentita solo se risponde «a ragioni di interesse pubblico e

non introduca una discriminazione basata sulla nazionalità o, in caso di esercizio dell'attività in forma

societaria, della sede legale della società professionale». La formazione continua permanente diviene

obbligatoria per tutti gli ordini professionali. La disciplina del tirocinio deve conformarsi a criteri che ne

garantiscono l'effettivo svolgimento dell'attività formativa. Viene poi stabilito che il praticante ha diritto a un

compenso «equo». Il tirocinio, poi, non può essere superiore a tre anni (come per i commercialisti, anche se

per gli altri Ordini non supera i due) e previa convenzione tra Albo e università, può essere in parte anticipato

nel corso universitario (è già così per esempio per notai, commercialisti e consulenti del lavoro). Andrà detto

che la parte più innovativa della norma riguarda la revisione del sistema sanzionatorio degli iscritti. Gli

organismi competenti ad irrogare le sanzioni dovranno essere autonomi rispetto a quelli amministrativi.

Claudio Milocco (consulente del lavoro)

02/10/2011 11Pag. Il Gazzettino - Pordenone(diffusione:86966, tiratura:114104)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 62

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L’associazione Cultura giuridica Andrea Ferraro Avvocati, magistrati ma anche commercialisti, notai, docenti universitari, cancellieri e

operatori del mondo del diritto. A poco più di un anno dalla costituzione, l'associazione «Centro studi di temi

giuridici», composta da una quarantina di soci e di cui è presidente l'avvocato Achille Cipullo, si presenta e

apre le iscrizioni. L'occasione la offre la conferenza sul tema «Il ruolo sociale dei giuristi» in programma

venerdì 14 ottobre, con inizio previsto alle 16, a Palazzo Melzi, sede della facoltà di Giurisprudenza della Sun

di Santa Maria Capua Vetere. L'associazione, come sottolinea il segretario del centro studi, l'avvocato Walter

Russo, non ha fini di lucro «ed è nata dall'iniziativa di alcuni avvocati che hanno cominciato a confrontarsi e

ad affrontare insieme i problemi legati alla professione forense e al mondo della giustizia e del diritto e che

hanno avvertito la necessità di dare una struttura a tale esperienza, estendendola a tutti gli operatori del

diritto». Tra le finalità dell'associazione, viene spiegato, lo sviluppo della cultura giuridica e dei principi di

qualità ed efficienza del lavoro professionale, stabilire un regolare scambio di informazioni sulle esperienze e

i problemi degli associati e, dove possibile, concordare principi, indirizzi e intese comuni. Un progetto in

cantiere, sin dalla nascita del centro studi, e prossimo alla realizzazione, è quello relativo alla pubblicazione di

una rivista specializzata, probabilmente anche in versione on-line, «che - anticipa Russo - raccolga tutta la

giurisprudenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere e delle sue sezioni distaccate, e, in futuro, anche

dei tribunali limitrofi, come quelli di Nola e Napoli». Una novità sulla quale si sta lavorando da tempo e che

attende l'ok del comitato scientifico di cui fanno parte i magistrati Oscar Bobbio (direttore responsabile), Aldo

Ceniccola e Giovanni D'Onofrio, i docenti universitari e avvocati Adolfo Russo, Antonio Sciaudone, Lorenzo

Chieffi, Amedeo Bassi e Antonio Lamberti, gli avvocati Giuseppe Stellato e Valeria Nuzzo, i notai Alessandro

de Donato e Pasquale Liotti e il commercialista Pasquale Pilla. L'iniziativa è già stata valutata dal consiglio

direttivo, composto dal presidente Cipullo, dal suo vice Vincenzo Natale, dal segretario Russo, dal tesoriere

Gino Cirelli e dai consiglieri Aldo Papa, Enea Pigrini e Augusto Imondi. «Abbiamo atteso poco più di un anno

per presentare il nostro centro studi - conclude Russo - proprio per avere la possibilità di consolidarci e

muovere i primi passi. È stato un anno di crescita, adesso daremo il via alle iscrizioni che sono aperte a tutti

coloro che operano nel mondo del diritto e che potranno aggiungersi alla quarantina di soci. Qualcuno già ci

ha contattato. La nostra idea è stata quella di non costituire un'associazione settoriale, ovvero aperta soltanto

agli avvocati, ma a tutti coloro che operano nel mondo del diritto». Alla conferenza su «Il ruolo sociale dei

giuristi», che sarà introdotta dal preside della Facoltà di Giurisprudenza della Sun, Lorenzo Chieffi, la

presentazione del Centro studi sarà affidata al suo presidente Achille Cipullo. Il relatore sarà Francesco Paolo

Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente del comitato nazionale di bioetica. Dopo

gli indirizzi di saluto del presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Andrea Della Selva, del

procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria, e dei presidenti degli Ordini degli avvocati del

foro di Santa Maria Capua Vetere, Elio Stico, e dei dottori commercialisti Pietro Raucci, seguiranno gli

interventi del presidente del consiglio dell'Ordine dei notai, Alessandro de Donato, del docente unversitario

Antonio Lamberti e dell'avvocato penalista Giuseppe Stellato. Concluderà Oscar Bobbio, presidente vicario

del tribunale di Napoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA

02/10/2011 12Pag. Il Mattino - Caserta(diffusione:79573, tiratura:108314)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 63

Page 64: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

I presidenti Freyrie e Jogna scrivono a Confindustria, Rete imprese Italia, Abi, Ania, Alleanza coop Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte Nessuna resistenza, nessun no. Gli ordini dei periti industriali e degli Architetti si dicono pronti a discutere del

futuro dell'Italia, e soprattutto di liberalizzazione totale delle professioni con Rete imprese Italia, Confindustria,

Abi, Ania e Alleanza cooperative, le associazioni di categoria che hanno presentato il loro Manifesto delle

imprese. E sono stati i presidenti Giuseppe Jogna e Leopoldo Freyrie, con due lettere indirizzate a Emma

Marcegaglia e rivolte anche ai numeri uno delle altre associazioni, a rendere nota la loro intenzione di

dialogare su un tema, quello delle liberalizzazioni, piuttosto delicato per le professioni intellettuali. «Ho letto il

documento per la crescita del Paese e, naturalmente, ho letto e anche riletto la parte dedicata alle

liberalizzazioni e alle semplificazioni», ha scritto Jogna. «Qui, in particolare, ho imparato a memoria il punto 3

("Liberalizzare i servizi professionali"). L'ho imparato a memoria perché mi piace e perché sono certo che

potrei recitarlo davanti ai nostri 50.000 iscritti senza tema di ricevere anche un solo fischio di

disapprovazione. Non lo affermo per il piacere di dare scandalo, ma semplicemente perché le cose, per

quello che ci riguarda, levediamo così già da parecchio tempo». Insomma, secondo i Periti industriali, la

possibilità di arrivare a un'intesa complessiva per il rilancio dell'Italia c'è. Anche perché aggiunge il presidente

dei Periti, «già da molti anni non abbiamo tariffe fisse o minime e siamo favorevoli alla costituzione di società

di capitali a condizione che, come anche lei afferma, sia fatta salva la personalità della prestazione

intellettuale».Anche sulla riduzione del numero degli Ordini, Jogna ricorda che da tempo «geometri, periti

agrari e periti industriali si stanno battendo per l'istituzione di un albo unico delle professioni tecniche di primo

livello (cioè aperto a coloro che hanno conseguito una laurea triennale)». Nessuna preclusione, insomma, a

discutere di tutto ciò che può servire per favorire la crescita dell'economia, precisa Jogna. Che aggiunge:

«Vogliamo liberalizzare e vogliamo semplificare, consapevoli che non esistono altre strade per tornare a

essere competitivi sul mercato. Ma sarà opportuno riflettere sul fatto che insieme alla salvaguardia della

tutela di interessi costituzionalmente garantiti siano anche considerati, come non derogabili, alcuni interessi

pubblici fondamentali (penso, in primis, alla sicurezza nei luoghi dilavoro)». Detto questo, il presidente dei

Periti scrive alla numero uno degli industriali che «la sua ricetta è la nostra» e aggiunge: «Ora è

fondamentale che intorno ai fornelli si ricostruisca un po' di quell'armonia che ci ha permesso in altri periodi

della nostra storia di risollevarci e di costruire un grande paese. Mi consideri a sua disposizione per restituire

il futuro all'Italia».Pronti a discutere con i promotori del Manifesto sono anche gli Architetti, i pianificatori, i

paesaggisti e i conservatori. «Accogliamo con soddisfazione il Progetto delle imprese per l'Italia», ha scritto

Freyrie. « Il documento condivide l'idea che il sistema delle professioni intellettuali sia fondamentale per lo

sviluppo del Paese e debba essere promosso e tutelato nella sua specificità, dimostrando come il sistema

produttivo ed economico italiano, con un cambiamento di rotta, abbia rinunciato alle posizioni ideologiche ed

aprioristiche manifestate nei mesi scorsi». Certo, non mancano le perplessità e la «non condivisione di alcuni

singoli elementi della riforma che sono enunciati nel documento», si legge nella missiva, ma «apprezziamo

nel suo complesso il ragionamento che sottende l'impianto generale del tasto e siamo, sin da subito,

disponibili a un confronto franco e costruttivo che conduca all'unico risultato utile per l'Italia: fare sistema,

condividere progetti e assumerci la responsabilità per uno sviluppo sostenibile».Tutti, insomma, sono pronti a

sedersi intorno al tavolo della trattativa. Con l'obiettivo, conclude Freyrie, «di indurre la classe politica a

recuperare il senso della realtà ed a valorizzare il patrimonio di idee, competenze e di investimenti che ha

fatto dell'Italia un grande Paese e che ora può riscattarlo dalla difficile situazione nella quale si trova».

01/10/2011 5Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 64

Page 65: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

p Il ministro dell'Interno «impressionato» dal successo dei referendari in così poco tempo «Il messaggio vaascoltato si proceda al voto». Fini: riformiamo la legge con scelte condivise «Tante firme, un segnale forte» Maroni fa tremare il governo Bersani «In questa vicenda abbiamo messo ordine e aiutato per le firme» MARIA ZEGARELLI ROMA In vista del referendum per abolire il Porcellum iniziano le «grane» per i partiti. A sorpresa Maroni apre al

referendum, ma dall'opposizione c'è il sospetto che la maggioranza punti al voto anticipato con questa legge.

Un milione e 200mila firme raccolte in poco meno di un mese per archiviare definitivamente l'attuale legge

elettorale, il Porcellum, si stanno rivelando una vera e propria «grana» per le forze politiche in Parlamento. O

si arriva ad una riforma - possibilmente tenendo conto dell'appello del Presidente della Repubblica di

riannodare il rapporto tra eletto e elettore - o ritorna in vita il Mattarellum ritenuto da molti il male minore ma

non la soluzione. E ieri, a creare ulteriore «confusione» è arrivata anche l'apertura all'esito referendario del

ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Il leghista si è detto «impressionato dal numero di firme raccolte in così

poco tempo. Un segnale, ha aggiunto, che «va ascoltato e credo che si debba procedere al referendum».

Dichiarazioni che non sono piaciute al leader del Carroccio Umberto Bossi e al suo collega Roberto Calderoli,

che hanno sempre guardato come fumo negli occhi al referendum, ma che hanno suscitato sospetti

nell'intero emiciclo parlamentare: un segnale di «fine corsa» diretto a Palazzo Chigi, il ritorno dell'asse

Maroni-Alfano o, più semplicemente, un freddo calcolo politico? Prendere atto della raccolta delle firme,

andare al referendum e poi puntare sui tempi parlamentari per arrivare ad una nuova legge elettorale a fine

legislatura tagliata su misura per l'attuale maggioranza, anche questa potrebbe essere una strada. «Maroni fa

bene a prendere sul serio il referendum, ma deve essere capace di controllare i suoi amici della

maggioranza, perché non siano tentati di sciogliere le Camere per evitare che si faccia la consultazione e si

vada invece a votare con questa pessima legge elettorale», avverte Rosy Bindi dal Pd. Sospetto che in Fli è

venuto anche al presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché malgrado quel milione e 200mila firme, «ci

può essere la scappatoia di chi dice che è meglio andare a votare con questa legge elettorale e potrebbe

accadere che il sistema politico decida di andare a votare nei prossimi mesi», mentre l'auspicio sarebbe

quello, sulla spinta del referendum, di andare ad una nuova legge «con la più ampia maggioranza possibile e

frutto di scelte condivise». Anche Pierferdinando Casini non crede alla riforma per via parlamentare, il leader

Udc è convinto che «si andrà al voto» senza arrivare al referendum, «perché una nuova legge elettorale deve

essere in condizione di mettere insieme forze omogenee, non affastellare cose diverse pur di vincere»,

mentre quella attuale «favorisce ammucchiate non in grado governare, come dimostrano i fallimenti di Prodi e

Berlusconi». Insomma, «si stava meglio quando si stava peggio». Sintetizzando la discussione politica di ieri

sulla scia del successo del Comitato promotore si può dire che ognuno è corso a mettere i propri paletti in

vista di un dibattito parlamentare. Secondo il ministro Ignazio La Russa, potrebbe iniziare e concludersi nel

giro «di 48 ore», purché con la nuova legge «si possano scegliere anche i candidati e non solo premier e la

coalizione» ma se invece dovesse essere «cavallo di Troia per modificare la capacità di scegliere il

presidente...». Stessa linea di Alfano, che è poi quella di Berlusconi, ma diversa da quella di Fabrizio

Cicchitto che smorza sulle preferenze evocando la Prima Repubblica: «Esistono sistemi che consentono di

avvicinare elettori e eletti senza ritornare alle preferenze». Calderoli fissa in primavera la discussione e solo

dopo il primo esame in Parlamento della riforma costituzionale federalista. Ecco invece i paletti che fissa

dall'Idv Antonio Di Pietro che apre (cautamente) la porta alla via parlamentare: no alla candidatura per i

condannati; decadenza se la condanna arriva durante il mandato; divieto di assumere incarichi di governo per

chi è rinviato a giudizio; incompatibilità con altri incarichi istituzionali; stop allo svolgimento delle professioni

private per chi diventa onorevole. L'impianto generale, poi, deve garantire il bipolarismo e la rappresentanza

delle minoranze «per fare da cane da guardia e la maggioranza messa nelle condizioni di governare». La

posizione del Pd è quella del disegno di legge già depositato in Parlamento che prevede un sistema alla

02/10/2011 2Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 65

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francese, con l'indicazione della coalizione al doppio turno. Ma la raccolta di firme ieri ha continuato a

provocare polemiche tra Arturo Parisi e il Nazareno che non ha fatto parte del Comitato promotore. Il

segretario Pd è tornato a difendere la scelta del suo partito: «È una vicenda che abbiamo messo in ordine,

abbiamo aiutato la raccolta delle firme, abbiamo fatto un disegno di legge elettorale, siamo andati incontro a

qualcosa che si era mosso prima di noi. Il partito che ho in testa si comporta così». Gelida la replica di Parisi:

«Lasciamo perdere. La domanda da fare a Bersani è una sola: ha messo la sua firma?». Il ministro

dell'Interno Roberto Maroni

02/10/2011 2Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 66

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Il rinnovamento del Pd /10 Intervista a Sandro Gozi «Ai "ragazzi" del '96 chiedo di lasciarci il posto sul palco» L'europarlamentare e il cambio generazionale: «La vittoria di 15 anni fa è lontana ma gli appuntamentid'autunno non siano concorsi di bellezza per Renzi e Serracchiani» I dirigenti «Veltroni, Bindi, Letta... pensinomeno al loro futuro e più a quello dell'Italia. Bersani ? Grave errore non schierarsi da subito con ilreferendum...» MARIA ZEGARELLI Classe '68, parlamentare dal 2006, lungo curriculum formato in Europa (è stato consigliere d i p o l i t i c a e u

r o p e a dell'attuale presidente della Commissione Ue), con la passione della maratona - ogni anno partecipa

a quella di New York - Sandro Gozi non usa la diplomazia. Né con Diego Della Valle, né con il segretario del

suo partito, Pier Luigi Bersani. Al primo: «Sta tirando la volata a Montezemolo...». Al secondo: «Sul

referendum contro il Porcellum ha fatto un grande errore». Gozi, a proposito di rinnovamento e nuove classi

dirigenti, Della Valle va oltre. Invita tutti a farsi da parte... «Gli italiani con gli uomini della Provvidenza hanno

già dato, soprattutto con gli imprenditori della Provvidenza. Dov'erano Della Valle e tutti quelli che come lui

oggi si svegliano e dicono che il sistema politico fa schifo, quando Berlusconi faceva danni? Io ho lavorato

all'estero per 18 anni, poi ho deciso di tornare per mettermi al servizio della politica e del Paese. Ho

presentato proposte per eliminare le doppie indennità ai parlamentari, sono contro il cumulo dei mandati, per

l'abolizione delle Province e degli ordini professionali. E non sono solo a fare queste battaglie in Parlamento.

Sono tanti i parlamentari che lavorano duro per cambiare le cose e sono tante le persone serie e per bene».

E questa nuova classe dirigente come le vuole cambiare le cose? «Partiamo dal problema fondamentale di

questo Paese e da cui nessuna proposta di cambiamento può prescindere: c'è un 10% degli italiani che

detiene oltre il 60% della ricchezza del Paese e un restante 90% che sta sempre peggio. Come lo risolviamo?

Chiedo a Della Valle: a cosa è pronto a rinunciare per cambiare questo stato di cose? Io dico che ci vogliono

proposte coraggiose e una nuova giustizia sociale». Non crede nella buona fede di Della Valle? «Per niente,

credo che stia tirando la volata per Luca Cordero di Montezemolo e con tutto il rispetto, non mi sembra la

ricetta di cui l'Italia ha bisogno. Penso ci sia molto più bisogno di una politica seria e credibile». Credibilità. In

molti vi accusano di voler rinnovare senza riuscire a emanciparvi dai Veltroni, i D'Alema, i Bersani, le Bindi e

così via. «Credo che le cose stiano cambiando. Il Pd ha bisogno di rinnovamento, di più giovani, più donne e

meno "prime donne". Per essere credibili domani non possiamo presentare la classe dirigente di ieri e di oggi

e penso che oggi ci sia una nuova classe dirigente che ha capito che il cordone va tagliato, che bisogna

avere più coraggio. Va anche detto però che il Pci, i Ds, la Dc, hanno potuto fare operazioni di rinnovamento

in partiti strutturati, noi siamo entrati in un partito, il Pd, che è nato da poco, che si doveva strutturare». Lei

pensa che sia anche responsabilità di chi resiste a farsi da parte? «Chi lo fa sbaglia e lo dico con un esempio:

se i giovani adorano Shakira non è che puoi dire alla Vanoni di cantare quelle canzoni lì». Quindi adesso

volete "cantare" voi le canzoni giuste? «Di sicuro non possiamo proporci alle elezioni del 2012 o del 2013 con

quelli che c'erano nel '96. I ragazzi del '96 hanno fatto il loro tempo». Come direbbe D'Alema, il palco ve lo

dovete conquistare voi... «Sono vere entrambe le cose. A noi spetta dimostrare di essere all'altezza, a loro

darci la possibilità di farlo. Le Bindi, i Veltroni, i Letta eccetera eccetera devono smetterla di pensare al loro

futuro e dovrebbero cominciare a pensare un po' di più a quello dell'Italia. Da parte nostra dobbiamo essere

un po' meno prime donne e farci spazio con le nostre proposte. Spero davvero che questi eventi politici di

ottobre non siano concorsi di bellezza per Serracchiani, Civati, Renzi. La proposta che faccio a tutti i giovani

dirigenti del Pd è di metterci intorno ad un tavolo insieme e di fare squadra. Mi piacerebbe che Zingaretti,

Serracchiani e molti altri venissero e si iniziasse una discussione. Come intendono cambiare il Pd e la politica

per cambiare l'Italia? Credo che potrebbe esserci una convergenza, invece finora ognuno è andato per la sua

strada ritenendosi migliore degli altri». Parliamo del referendum. Ha sbagliato il Pd a non far propria questa

battaglia? «È stato un grande errore. Bersani ha commesso un grande errore già in luglio quando tirò le

orecchie a quelli di noi che erano pro-referendum dicendoci che sperava lavorassimo in Parlamento per

02/10/2011 13Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 67

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cambiare la legge. Ma questo è il Parlamento degli Scilipoti, dei Calearo... Adesso serve a poco dire che nelle

feste Pd c'erano i banchetti per le firme perché sappiamo tutti come è andata. La neutralità non va bene.

Questa raccolta di firme è stata l'ennesima prova, come già è successo per i referendum per il nucleare e la

privatizzazione dell'acqua, ma aggiungo anche con le amministrative, che in questo Paese c'è un risveglio

civile e una grande voglia di cambiamento». Lei sta dicendo che come Pd non avete colto l'umore del Paese?

«Dico che il Pd dovrebbe ripartire proprio da questo milione e 200mila firme, perché il Pd di oggi non è più

un'ipotesi ma neanche il partito che abbiamo promesso agli italiani». Lei come se lo immagina questo Pd?

«Un grande partito del centrosinistra dove dentro ci sta Vendola, ma ci stanno anche i dipietristi perché dopo

Berlusconi finirà anche l'Idv, con i laici, i socialisti e anche i radicali». Gozi, primarie adesso o la leadership

non si discute? «Se si vota nel 2013 credo sia necessario anticipare un congresso, soprattutto se nel

centrodestra si presenta un quarantenne come Alfano. Se invece votiamo nel 2012 il leader è Bersani e

credo che debba costruire subito un grande schieramento di centrosinistra. Ma deve fare piazza pulita e

presentarsi con una classe di governo totalmente rinnovata. Ci dobbiamo essere noi con Bersani al governo,

non i ragazzi del '96».

02/10/2011 13Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 68

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Il nodo Il testo, fermo in Parlamento, potrebbe creare uno strappo generazionale. A rischio di espulsione 50mila toghe Riforma avvocati Divisi alla meta Sì del governo al nuovo ordinamento forense. Ma i giovani non ci stanno: restiamo penalizzati ISIDORO TROVATO S i torna a parlare di riforma forense. E immancabili tornano le polemiche. Prima che le manovre correttive

estive si occupassero di liberalizzazione delle professioni, la revisione dell'ordinamento forense si era arenata

alla Camera a un passo dall'approvazione. L'approccio del governo alla riforma delle professioni (prima il

tentativo di abolire gli esami di Stato, poi quello di cancellare addirittura gli Ordini) faceva allungare ombre

sinistre su una riforma che è osteggiata anche all'interno della categoria forense. Qualche giorno fa però il

ministro della Giustizia, Nitto Palma, ha incontrato il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa.

L'apertura

Alla fine dell'incontro il Guardasigilli ha dato ampie garanzie ad Alpa: si è detto favorevole al mantenimento

dell'esame di Stato, e ha confermato pieno appoggio per il completamento del percorso parlamentare della

riforma forense. «Abbiamo accolto con soddisfazione le parole del ministro della Giustizia Nitto Francesco

Palma - dice il presidente Alpa - che ha sottolineato come non ci sia alcun motivo, per il governo per non

garantire il pieno appoggio per una rapida approvazione della riforma forense».

Il tema riforma però ha subito riacceso gli animi tra gli schieramenti contrapposti. «L'avvocatura non può

sentirsi tranquillizzata dall'intervento del ministro Palma - attacca Ester Perifano, segretario generale

dell'Associazione nazionale forense -. Questa presa di posizione del ministro enfatizza l'evidente schizofrenia

del governo e la sua inadeguatezza: è sconfortante denotare che una parte dell'esecutivo e della

maggioranza non sa che cosa fa l'altra, con posizioni contrastanti e contraddittorie che aumentano una

confusione della quale gli avvocati non sentono bisogno».

La doppia casta

Un attacco che vede anche la partecipazione dell'Unione giovani avvocati italiani: «Riteniamo che si faccia un

pessimo servizio alla categoria - afferma Ivano Lusso, presidente Ugai -. In presenza di una forte

contestazione nei confronti della "casta" dei politici, non disponibili ad alcun sacrificio, si dà seguito ad una

riforma che è frutto della volontà di parlamentari-avvocati, che sembrano distanti non solo dalla categoria e

dalla base, ma dai cittadini, per i quali appaiono doppiamente "casta" nell'approvazione di un provvedimento

definito come corporativo. Del resto, non è un caso che questa riforma venga insolitamente appoggiata anche

dal Partito democratico che dopo atteggiamenti ondivaghi ha deciso di sostenerla».

Altro aspetto controverso è quanto il progetto di riforma sia compatibile con il capitolo della manovra

correttiva dedicato alla liberalizzazione delle professioni. «Ci chiediamo infatti come si possano considerare

compatibili la riforma pendente alla Camera con l'articolo 3 della manovra, un pericoloso pasticcio che

confonde le imprese e i professionisti, senza alcun vantaggio per nessuno», insiste Perifano. Una posizione

contestata dal Cnf che invece non ritiene l'articolo 3 della manovra incompatibile con la riforma forense. «Il

ministro della Giustizia ha dichiarato di sostenere la riforma -ribadisce Alpa -. Alcuni parlamentari del Pd sono

consapevoli dei valori che racchiude e quindi si sono dichiarati favorevoli. Chi ritiene che sia in contrasto con

la manovra ricorre ad un espediente tattico per rinviarla sine die. Non comprendo l'alleanza di certe frange del

Pd con associazioni che prima hanno collaborato alla redazione del testo poi si sono dissociate ed ora

leggono nel testo della manovra quel che non c'è. La riforma dell'avvocatura è diventata terreno di scontro

politico e quindi chi la avversa tende a strumentalizzarla per finalità differenti da quelle proprie di una corretta

valutazione dei suoi contenuti. Le associazioni - anzi l' unica associazione - contraria attacca la riforma per

attaccare il Cnf che la sostiene. Anche qui le finalità sono scoperte: aizzare la base contro la istituzione è

programma politico miope irresponsabile e squalificante. Tutti si dovrebbero chiedere - in primis i giornali -

quali sono gli interessi che militano contro la riforma e a servizio di chi si pongono quelli che la criticano».

03/10/2011 17Pag. Corriere Economia - N.32 - 3 ottobre 2011

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 69

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Foto: Cnf

Guido Alpa, il presidente del Consiglio nazionale forense

03/10/2011 17Pag. Corriere Economia - N.32 - 3 ottobre 2011

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 70

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Prime valutazioni degli avvocati d'affari sugli effetti del dl 138 su tariffe e polizze Rc obbligatorie Una liberalizzazione gattopardesca Manovra appena suffi ciente e poco effi cace secondo i legali URLÒ Liberalizzazione delle professioni, troppo spesso osteggiata ma anche tanto desiderata. Nella

manovra cosiddetta di Ferragosto se n'è tornato a parlare, ma gli interventi contenuti nel decreto legge 13

agosto 2011 n. 138 non convincono più di tanto gli avvocati delle law fi rm, che da anni attendono una riforma

della professione forense più incisiva e coraggiosa. AvvocatiOggi ha sentito alcuni professionisti appartenenti

ad importanti studi legali, per analizzare insieme a loro gli aspetti più innovativi dei provvedimenti contenuti in

questa manovra che produrranno effetti sulla professione forense. «A molti anni, ormai, dalla presentazione

della "Riforma Castelli", e, nonostante le molte promesse da parte dei ministri in carica, e le frequenti

polemiche suscitate all'interno dell'Avvocatura», dice Gianni Forlani, partner dello studio De Berti Jacchia

Franchini Forlan, «l'argomento non ha conosciuto alcun reale sviluppo e torna ora di attualità in un ben

diverso contesto. L'ultimo decreto legge nasce infatti nell'ambito delle misure economiche rese necessarie

dalla situazione economica, il cui legame diretto con l'ordinamento professionale è a dir poco tenue».

Secondo Forlani, «il decreto legge n. 138 non introduce elementi nuovi di sostanziale importanza, in quanto è

frutto di un'ennesima mediazione tra tesi quasi opposte. Anche questa volta le norme si limitano ad

enunciazioni di principi, suscettibili di diverse letture e comunque soggette all'introduzione, in tempi, per defi

nizione, non brevi, di specifi che integrazioni legislative». Concorda con lui, l'avvocato Aldo Bottini, partner di

Toffoletto e Soci. «Il decreto legge di agosto non contiene, per quel che riguarda le professioni, disposizioni

immediatamente applicabili. L'art. 3 del decreto (lasciato sostanzialmente inalterato dal maxiemendamento

governativo approvato al Senato) fi ssa una serie di principi da recepire in futuri provvedimenti di riforma degli

ordinamenti professionali, che dovranno essere adottati entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto. Per

quanto riguarda gli avvocati, un testo di riforma della professione è già stato approvato dal Senato il 23

novembre 2010 ed è attualmente all'esame della Camera. I principi enunciati nella manovra, diversamente da

quanto in un primo tempo previsto e annunciato, non sono particolarmente dissonanti rispetto al contenuto

della legge in discussione e neppure, a ben vedere, rispetto alla situazione esistente. È fatto salvo l'esame di

Stato per l'accesso alla professione, viene mantenuta la distinzione tra attività professionale e attività di

impresa, sono ribaditi i principi di autonomia e indipendenza come caratteri distintivi del professionista. Quindi

non c'è da attendersi alcun effetto dirompente sul mondo delle professioni, perlomeno nell'immediato». Anche

se non costituiscono sostanziali novità, nel decreto in questione, sono stati inseriti dei principi di forte

interesse per i legali, prima fra tutte la copertura assicurativa obbligatoria per i danni da responsabilità

professionale che, secondo Forlani «è un principio che non può che essere pienamente condiviso (ed infatti

una parte rilevante dell'avvocatura si è già adeguata pur in mancanza di norme specifi che e di principi di

riferimento) ma attende di essere precisato nel uso contenuto pratico.È signifi cativo come nessun elemento

venga introdotto in relazione alle società professionali ovvero agli studi associati che pur ne sarebbero

principali destinatari». Per Bottini, «si tratta di un principio sacrosanto, previsto anche dal testo di riforma della

professione forense approvato al Senato. E una garanzia per il cliente, ma anche un'indispensabile

protezione per il professionista. Personalmente sono sempre stato assicurato sin dall'inizio della mia attività

professionale, non riesco a capire come se ne possa fare a meno». Anche le prospettata dissociazione tra

organismi deputati alla gestione amministrativa degli Albi e degli Ordini e gli organismi competenti in materia

disciplinare, è considerata positivamente, cioè come un elemento di novità e soprattutto di maggiore

trasparenza. «Non si può prescindere, nelle professioni regolamentate, dall'esistenza di organi disciplinari

che sanzionino chi pone in essere comportamenti illeciti o comunque contrari ai canoni deontologici»,

aggiunge il partner di Toffoletto. «È una garanzia di qualità della prestazione e di correttezza dei

comportamenti e quindi un importante valore aggiunto per il professionista. Un sistema disciplinare efficiente

migliora la reputazione della categoria, ed è pertanto nell'interesse degli stessi professionisti. L'affi damento

03/10/2011 32Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 71

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della competenza disciplinare ad un organismo diverso e separato dal Consiglio dell'Ordine (ma comunque

composto da avvocati iscritti all'Albo) è già prevista dalla riforma forense approvata al Senato, che diverge

dalla manovra solo in quanto mantiene in capo al Cnf la competenza del giudizio di appello. La dissociazione

tra funzioni amministrative e funzioni disciplinari può migliorare la credibilità del sistema, ma è comunque

importante che a comporre gli organismi di disciplina siano professionisti appartenenti alla categoria

interessata». Non la pensa così, invece, Luca Arnaboldi partner di Carnelutti Studio Legale Associato, il quale

non vede in questo provvedimento una ragione di fondo valida, né tantomeno ne intravede dei vantaggi: «Si

tratta di una duplicazione ineffi ciente e antieconomica, inutile nella maggiore delle ipotesi». E sulla

liberalizzazione tariffaria, intesa come un potenziale cambiamento rispetto al passato, secondo Arnaboldi, «si

ritorna indietro alla riforma Bersani. In sostanza nulla cambia davvero». Più cauto, Bottini: «Nella manovra

non si prevede una liberalizzazione totale. Le tariffe professionali stabilite con decreto ministeriale rimangono

il punto di riferimento per la determinazione del compenso spettante al professionista, anche se si possono

pattuire compensi in deroga. E qui sta la vera differenza con il testo di riforma forense in discussione in

Parlamento, che reintroduce invece l'inderogabilità dei minimi, abrogata dall'ormai famoso decreto Bersani e

sostenuta invece con forza dagli Ordini professionali, che ne sottolineano la funzione di salvaguardia della

qualità della prestazione. Per la verità, anche nella manovra viene ripristinata l'inderogabilità dei minimi nel

caso in cui il committente sia un ente pubblico e si arrivi ad una liquidazione giudiziale del compenso. Per il

resto, viene enunciato, in ossequio ad un principio di trasparenza, il dovere del professionista di rendere noto

al cliente il livello di complessità dell'incarico e di informarlo sui costi ipotizzabili al momento del conferimento.

Le espressioni usate sono del tutto analoghe a quelle contenute nel disegno di legge sull'ordinamento

forense. Si tratta del resto di obblighi già previsti dal vigente Codice deontologico forense. Non vi è dunque

alcuno stravolgimento della situazione attuale». Comunque positiva l'opinione di Forlani: «Ogni segnale di

liberalizzazione tariffaria non può essere che positivo. Il punto andrebbe comunque affrontato con maggiore

sincerità in quanto, tralasciando la normativa sui minimi tariffari che rappresenta un elemento di rilievo per

una parte limitata dell'avvocatura, non sussistono da lungo tempo limitazioni circa i massimi tariffari, stante

l'espressa facoltà di avvocato e clienti di contrarre tra di loro in libertà, in forma scritta, circa tali aspetti in

conformità a quanto espresso dal Codice Civile».

Foto: Gianni Forlani

Foto: Luca Arnaboldi

Foto: Aldo Bottini

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/10/2011 72

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LA FORMAZIONE Dall'archeologo al restauratore, le vie per specializzarsi Come si diventa operatori dei beni culturali? Le professioni di storico dell'arte, archeologo, operatore e

conservatore dei beni culturali non sono regolamentate per legge e non esistono albi professionali a cui

iscriversi. Esiste, però, un'offerta formativa a livello universitario piuttosto varia: dalla facoltà di lettere con

indirizzo storico-artistico a quella di archeologia vera e propria, agli specifi ci corsi di laurea in conservazione

dei beni culturali fi no ai corsi universitari, di nuova istituzione, che riguardano il restauro. La scelta di questo

tipo di studi può portare a sbocchi lavorativi in vari settori: enti locali e istituzioni specifi che, sovrintendenze,

musei, biblioteche, archivi, cineteche, parchi naturali, aziende e organizzazioni professionali che operano nel

settore della tutela e della fruizione dei beni culturali e del recupero ambientale. Per quanto riguarda le

sovrintendenze e in generale gli enti pubblici, l'assunzione avviene per concorso pubblico (non se ne vede

uno da decenni) regolarmente pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale, ma anche per chiamata, nel senso di

assumere ruolo di collaboratore a tempo. In ogni caso per potervi partecipare è necessario frequentare una

delle scuole di specializzazione post-lauream che rilasciano un diploma indispensabile per accedere ai

concorsi per ispettore presso le soprintendenze. Un ulteriore percorso è quello della guida turistica. Per

accedere a questa professione è necessario ottenere il patentino, ovvero una licenza che autorizza a

esercitare questa professione. Il patentino si ottiene grazie al superamento di un esame al quale si può

accedere se si ha un diploma di scuola superiore, si conosce almeno una lingua straniera e si frequenta un

corso di formazione ad hoc (ne esistono di privati ma anche organizzati da regioni e province).A questa

regola comunque ci sono due eccezioni. Chi è laureato in storia dell'arte o archeologia, può diventare guida

turistica senza sostenere l'esame di abilitazione ma semplicemente superando un colloquio di verifi ca della

conoscenza di una lingua straniera e del territorio di competenza presso il servizio formazione professionale

dell'amministrazione provinciale. Chi invece è laureato in materie letterarie e nel proprio corso di studi ha

sostenuto almeno un esame di storia dell'arte può accedere all'esame di abilitazione senza aver seguito il

corso di formazione per diventare guida turistica. Una volta ottenuto il patentino, la guida turistica può

decidere di lavorare come dipendente per un'agenzia di viaggi o come freelance per una o più agenzie. Infine

c'è lo sbocco del restauro. In questo caso c'è l'esperto scientifi co di beni culturali, il tecnico del restauro e infi

ne il restauratore vero e proprio. Ma come diventare restauratori? D'ora in poi per acquisire immediatamente

il titolo è possibile optare per le scuole di alta formazione il cui accesso è disciplinato da un concorso: l'Istituto

superiore per la conservazione e il restauro di Roma, l'Opifi cio delle pietre dure di Firenze e l'Istituto centrale

di Patologia del Libro di Roma. Accanto a queste scuole poi c'è il canale universitario: d'ora in poi, infatti,

anche gli atenei che hanno attivato un corso quinquennale accreditato presso una specifi ca commissione

ministeriale potranno rilasciare un titolo spendibile per l'iscrizione all'albo così come prevede l'articolo 182 del

nuovo codice dei beni culturali (dlgs n. 42/2004). Infi ne c'è la formazione dei master universitari. Nel

variegato panorama offerto da università e fondazioni ce ne sono alcuni che hanno ricevuto il bollino blu del

ministero dei beni culturali. Tra questi c'è il Luiss master of art, organizzato dalla Luiss, e il Master of

landscape, art and culture management, sviluppato da Trentino school of management in partnership con il

Mart di Trento e Rovereto.

Foto: Giacomo Balla, Numeri innamorati, Mart Rovereto

Foto: Caravaggio, Bacchino malato, Galleria Borghese, Roma

03/10/2011 41Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTIPUBBLICI

18 articoli

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Le vere priorità Che errore quell'idea di imposta patrimoniale di MARCELLO MESSORI Il programma per il governo dell'economia, redatto dalle principali associazioni delle imprese, denuncia

l'incapacità del sistema politico italiano di adempiere ai suoi compiti fondamentali. Nel momento in cui il

nostro Paese si trova al centro di tensioni economiche e finanziarie così gravi da minacciare la stessa

sopravvivenza dell'Unione monetaria europea e da innescare una nuova recessione internazionale, il

governo Berlusconi ha attuato - sotto dettatura della Bce e fra mille contraddizioni - un parziale

aggiustamento del bilancio pubblico.

L'esecutivo si è però dimostrato incapace di formulare proposte per la crescita che ridessero speranze per il

futuro alle varie componenti della società. Per giunta, i membri del Parlamento hanno concentrato gli sforzi

sulla difesa dei loro privilegi; e i partiti di opposizione hanno invocato cambi di leadership senza proporre

adeguati contenuti alternativi. Il programma delle imprese, che rappresentano interessi di parte - anche se

rilevanti - nella società italiana, ha quindi svolto una funzione di supplenza per colmare un vuoto inquietante.

Molti aspetti di questo programma sono convincenti. È giusto denunciare che, nel primo decennio del

Duemila, vi è stata una crescita incontrollata delle spese sanitarie e di quelle per gli acquisti di beni e servizi

da parte della Pubblica amministrazione e che, quindi, è urgente procedere a tagli selettivi delle uscite

pubbliche correnti. È vero che, nonostante i molti interventi già attuati, in materia previdenziale risulta urgente

eliminare i privilegi residui e porre fine alla fase di transizione. È apprezzabile proporre interventi di

liberalizzazione che erodano le rendite, di cui godono vari membri delle associazioni firmatarie, e che ridiano

voce alle autorità di regolamentazione. È realistico prevedere che le dismissioni del patrimonio pubblico

dovranno, innanzitutto, interessare gli immobili degli enti locali e basarsi, quindi, su un rinnovato «patto di

stabilità» fra potere centrale e poteri locali. Tuttavia, per perdere lo stigma della parzialità, tale programma

avrebbe dovuto evitare due cadute: la proposta di un'imposta patrimoniale sulle sole persone fisiche e

l'analisi dei problemi di competitività e di produttività in termini di stimoli fiscali e di riduzione del costo del

lavoro.

In un Paese come l'Italia una patrimoniale, che escluda le società, peserebbe sulle sole famiglie che hanno

una ricchezza troppo bassa per giustificare la creazione di scatole societarie; i detentori di patrimoni elevati,

fra i quali vanno annoverati molti imprenditori e manager, non sarebbero toccati. In un sistema produttivo

come quello italiano che accusa una produttività del lavoro stagnante da almeno quindici anni anche a causa

dell'uso troppo flessibile delle risorse umane giovani e qualificate, che è rimasto ai margini delle innovazioni

organizzative indotte dalle nuove tecnologie e che gode di un'intricata ragnatela di incentivi, è paradossale

puntare ancora sulla compressione nel costo del lavoro e sull'aumento di capitale fisso. Si tratta, invece, di

selezionare le imprese con potenziale innovativo e costruire una rete di ammortizzatori che minimizzi i costi

sociali del cambiamento.

L'interrogativo di fondo resta, comunque, un altro: introducendo queste e altre modifiche, è possibile spingere

le varie componenti della società italiana a condividere alcune priorità per scommettere sul proprio futuro?

Marcello Messori

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02/10/2011 1Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 75

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Previdenza. Telematizzazione allargata I servizi Inps «qualificati» finiscono in Rete L'ALLARGAMENTO Il canale online (web e contact center) si apre da oggi anche per le visite mediche dicontrollo Marco Peruzzi

I servizi online dell'Inps subiscono in questi giorni una decisa accelerazione. Con la pubblicazione sulla

«Gazzetta Ufficiale» 227 del 29 settembre 2011 della determinazione 277 del 24 giugno 2011, da ieri l'Istituto

di previdenza non accetta più, per esempio, la presentazione allo sportello di numerose domande cartacee di

servizi e richieste di prestazioni "qualificate": l'iscrizione e la variazione dei lavoratori autonomi agricoli e delle

aziende (anche agricole), le agevolazioni contributive per l'assunzione di lavoratori disoccupati e quelle per il

lavoro accessorio, il differimento dei versamenti contributivi per ferie collettive, la dichiarazione di

responsabilità per la permanenza nelle liste di collocamento e le variazioni contributive dovranno essere

richieste esclusivamente con la nuova modalità online che si articola in tre canali: il sito web dell'Istituto

(previa attribuzione del Pin), il telefono (contattando il contact center integrato, al numero verde 803164)

oppure i patronati e tutti gli intermediari dell'Istituto (usufruendo dei servizi telematici offerti dagli stessi).

Da oggi, poi, il processo di telematizzazione investe anche due servizi che l'Istituto definisce in una nota «di

fondamentale importanza»: si tratta degli assegni per il nucleo familiare e dei congedi di maternità e paternità.

Per entrambi si è, infatti, concluso ieri il periodo transitorio iniziato ad agosto, durante il quale le richieste

potevano essere presentate con le vecchie (carta) e con le nuove modalità (online). Da oggi, invece, sarà

consentito il solo canale telematico per richiedere all'Istituto il congedo di maternità/paternità e il congedo

parentale per i lavoratori/lavoratrici dipendenti, nonché l'indennità di maternità e congedo parentale per le

lavoratrici autonome; stesso canale per le domande di assegno per il nucleo familiare per i lavoratori

dipendenti e per l'assegno al nucleo familiare per i lavoratori iscritti alla gestione separata.

Il processo di digitalizzazione delle domande di prestazione, che porterà entro fine luglio del prossimo anno

alla totale telematizzazione, avviene infatti con gradualità per ciascun servizio: in tutti i casi l'Inps assicura

infatti un periodo transitorio durante il quale le consuete modalità di presentazione continuano comunque a

essere utilizzabili in alternativa alle nuove. Terminato quel periodo, le domande non possono più essere

presentate in modalità cartacea, ma solo online.

E oggi la nuova modalità di richiesta debutta per le visite mediche di controllo da parte dei datori di lavoro; in

questo caso il periodo transitorio terminerà il prossimo 30 novembre. Dopo di che anche questo tipo di

richieste viaggeranno solo online.

Una modalità, quest'ultima, estesa via via nel corso di quest'anno a numerose prestazioni (si veda «Il Sole

24 Ore di ieri). Tanto che nei primi sei mesi del 2011 sono state inviate oltre un milione e mezzo di richieste

online (oltre al web, anche via telefono) per richiedere servizi e prestazioni Inps. In particolare più di 500mila

domande di disoccupazione sono transitate senza carta; allo stesso modo, cioè via web o telefono, sono

state registrate quasi 70mila nuove iscrizioni alla Gestione separata, più di 15mila domande per indennità di

mobilità, e oltre 11mila ricorsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Iscrizioni e variazioni aziende 1 Iscrizioni e variazioni aziende agricole 1

Accentramento contributivo 1 Ricorsi amministrativi 1 Agevolazioni contributive ex articolo 2,commi134, 135 e

151 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 1 Agevolazioni contributive ex articolo 7-ter della legge

9aprile2009, n. 33 1 Differimento del versamento contributivo per ferie collettive -Dm 1 Iscrizione alla gestione

separata 1 Iscrizioni e variazioni lavoratori autonomi agricoli 1 Iscrizioni e variazioni dei rapporti di lavoro

domestico 1 Sospensione e sgravio per calamità naturale da parte dei lavoratori autonomi agricoli 1

Dichiarazioni di responsabilità Iclav (permanenza e iscrizione liste collocamento), Icric (stato di ricovero a

titolo gratuito), Acc As/Ps (residenza stabile e continuativa in Italia) 1 Variazioni contributive su estratto conto

1 Indennità di mobilità ordinaria e anticipazione 1 Indennità di disoccupazione ordinarianon agricola e assegni

01/10/2011 29Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 76

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al nucleo familiare 1 Certificazione Ise/Isee 1 Cure termali Al debutto I servizi Inps che da ieri si possono

chiedere solo online (elenco allegato alla determinazione 277 dell'Imps)

01/10/2011 29Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 77

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Per la Pa uno shock digitale Uno studio per Nòva del Politecnico di Milano quantifica in 43 miliardi i risparmi possibili: solo conl'eProcurement un taglio di 4 miliardi I benefici: acquisti ottimizzati, aumento di produttività, vantaggi percittadini e imprese di Antonio Larizza

Nell'Italia delle manovre economiche in atto, c'è una manovra digitale in potenza capace di liberare risorse

per 43 miliardi di euro all'anno. È questa la cifra che lo Stato potrebbe risparmiare se portasse a termine un

convinto programma di digitalizzazione della Pubblica amministrazione centrale e locale.

Il dato, stimato con un approccio prudenziale, emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori

degli Osservatori del Politecnico di Milano per Nòva. La ricerca è presentata in queste pagine con l'obiettivo

di stimolare la riflessione e rilanciare il dibattito economico su questi temi, provando a quantificare un valore

troppo spesso considerato intangibile: il valore dell'economia della conoscenza in un paese industrializzato.

Per quantificare i benefici che deriverebbero dalla digitalizzazione della Pa i ricercatori hanno individuato tre

tipologie di risparmi: quelli ottenibili sugli acquisti della Pa, quelli generati da un aumento della produttività e

quelli, indotti, che una pubblica amministrazione più snella ed efficiente garantirebbe alle imprese. Il risultato:

43 miliardi di euro risparmiati ogni anno. Una cifra pari a dieci volte i tagli agli enti locali varati dal Governo

per il 2012 (4,2 miliardi). E superiore anche alle risorse che in queste ore si stima di recuperare, per esempio,

dalla cessione di immobili pubblici (25-30 miliardi). Senza contare che in questo caso non si tratta di entrate

una tantum, ma di risparmi strutturali sulla spesa corrente. Ecco perché è doveroso seguire il ragionamento

condotto dai ricercatori del Politecnico.

Iniziamo dall'analisi dei benefici interni. Ogni anno la pubblica amministrazione spende 750 miliardi. Una

somma pari quasi alla metà del Pil. La spesa per acquisti di beni e servizi è pari a circa 120 miliardi.

Ipotizzando che il 30% di questa somma sia gestita con tecniche di eProcurement (acquisizione di beni e

servizi online) e ipotizzando un risparmio medio sugli acquisti generato da queste tecniche pari al 10%, ecco

quantificati i primi 4 miliardi di risparmio. «Si tratta di una stima prudente - spiega Alessandro Perego,

responsabile scientifico Osservatori ICT&Management del Politecnico di Milano - dedotta da una serie di

esperienze, sia pubbliche che private, che abbiamo analizzato». Esperienze che parlano chiaro. All'Enel, per

esempio, la quota di acquisti di beni e servizi gestiti con tecniche di eProcurement (esclusi i combustibili)

supera il 70% del totale. La Pa dell'Emilia Romagna gestisce con tecniche di eProcurement il 10% degli

acquisti, con l'obiettivo di raggiungere il 30%, così come avviene per la Pa del Regno Unito. Lo stesso dicono

i dati disponibili sui risparmi medi ottenibili: nelle imprese private sono pari al 17%; nel pubblico vanno dal

12% (Comune di Livorno) al 15% (Pa del Regno Unito). Già oggi, il risparmio medio ottenibile sul portale per

gli acquisti in Rete della Pa con il sistema Rdo-Mepa (richiesta d'ordine sul mercato elettronico della Pa)

oscilla tra il 10 e il 50%, a seconda della categoria merceologica. «È quindi ragionevole e probabilmente fin

troppo prudente - continua Perego - ipotizzare, anche per lo Stato e gli enti locali, che a regime

l'eProcurement possa gestire il 30% degli acquisti, con un risparmio medio del 10%».

Il secondo livello di risparmi prende in considerazione i benefici legati all'aumento di produttività dei processi

della Pa, tramite azioni mirate (digitalizzazione dei pagamenti, dematerializzazione, uso di posta elettronica

certificata, sanità digitale, pagamenti multicanale, fascicoli penali elettronici, cloud computing, ecc). «In

questo caso - spiega Perego - dal momento che l'85-90% dei costi di processo della Pa sono relativi al

personale, la stima dei benefici da digitalizzazione può essere ristretta ai vantaggi in termini di produttività del

personale». Il punto di partenza del ragionamento è anche in questo caso rappresentato da esperienze in

aziende private o miste (pubblico-privato), dove, mediamente, i progetti di digitalizzazione hanno aumentato

la produttività del 20 per cento. Per la Pa i ricercatori hanno stimato un risparmio medio del 10% sulla spesa

totale. «Questo è un valore mediato tra lo 0% di risparmio per le componenti della Pa "poco" aggredibili

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(scuola, esercito, ecc.) e il 20% di risparmi che invece si potrebbero ottenere sulla quota di dipendenti di

ministeri, regioni ed enti locali». Data la spesa totale (150 miliardi), questa voce potrebbe quindi liberare 15

miliardi di risorse. E renderebbe praticabile il blocco del turnover nella Pa: blocco che - in assenza di un

miglioramento dell'efficienza dei processi capace di aumentare la produttività a parità di forza lavoro -

sarebbe difficile da motivare, se non in nome di un'ormai cronica carenza di risorse.

Continua a pag. 46 Continua da pag. 45

Il terzo capitolo riguarda i benefici esterni: ovvero i risparmi indotti per il sistema delle imprese e per i

cittadini. I ricercatori hanno preso in considerazione due tipi di costi di interazione tra Pa e imprese: i costi

della burocrazia e gli oneri derivati dal ritardo dei pagamenti da parte della Pa.

Secondo una stima del Censis, il costo della burocrazia per le imprese italiane è pari a 70 miliardi di euro. Lo

studio ipotizza che un terzo di questi costi siano fisiologici, ma che i due terzi rimanenti si possano eliminare

con due azioni: la semplificazione normativa e la digitalizzazione dei processi, che da sola potrebbe eliminare

un terzo dei costi. Ovvero 23 miliardi di euro, che le imprese potrebbero risparmiare, ogni anno. L'altra voce

considerata riguarda i ritardi di pagamento, che si traducono in costo del denaro. Oggi la Pa ha un debito

verso le imprese pari a 70 miliardi di euro. Il tempo medio di pagamento è di 130 giorni (contro i 30 giorni

sanciti da una direttiva europea che presto dovremo recepire). Ipotizzando un costo del denaro dell'8%, nei

100 giorni medi di ritardo le imprese pagano, in termini di interessi, 1,5 miliardi di euro all'anno. Lo studio

stima che processi di acquisto e gestione d'ordine digitalizzati potrebbero ridurre i ritardi di almeno il 50%,

ovvero la quota imputabile a errori o inefficienze nel ciclo di ordine, fatturazione e pagamento. Per le imprese,

vorrebbe dire ridurre gli oneri da interessi per 750 milioni di euro all'anno.

Per concludere l'analisi sarebbe necessario stimare i risparmi indotti dalla digitalizzazione della Pa per i

cittadini. Il calcolo dovrebbe considerare infinite variabili, sia quantitative che qualitative. Su questo lo studio

si limita ad affermare che «i benefici per i cittadini sarebbero così tanti da essere difficili da quantificare»,

fornendo, indirettamente, un ordine di grandezza anche per questa voce. A ragione considerata la più

promettente.

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le esperienze virtuose Meno costi e più efficienza comune di prato

La multa e il ticket sanitario si pagano al supermercato Il progetto T-Serve fa risparmiare al Comune di

Prato (180mila abitanti) 590mila euro circa l'anno: è un sistema eGovernment di pagamenti multicanale. Il

Comune, con T-Serve, ha attivato infatti 31 servizi di pagamento erogati online e attraverso diversi sportelli

gestiti da intermediari, molto capillari sul territorio (170 tabaccherie, 187 sportelli bancari, 15 supermercati, 18

totem jolly self service, 6 agenzie Aci). Il cittadino può fruire così dei principali servizi comunali: pagare multe,

ticket sanitari, mensa scolastica, ricevere le foto riprese dall'autovelox, accedere a zone soggette a traffico

limitato, iscriversi alla scuola di musica, ai servizi della biblioteca, oltre che trattare Dia, istanze edilizie, tassa

sui rifiuti, Ici, certificati anagrafici.

Il sistema, costato 97mila euro, integra via web due cose: i sistemi distribuiti presso gli sportelli e quelli

gestionali di back-office del Comune. Così può verificare e saldare le posizioni debitorie dei singoli utenti in

tempo reale e senza l'intervento del personale comunale. T-Serve è stato poi adottato da vari enti pubblici

della Toscana, su proposta del Comune di Prato: tra gli altri, i Comuni di Livorno, Pisa, Vecchiano,

Pontedera, le Asl di Prato e Pistoia, l'azienda municipalizzata Asm Spa. Ora T-Serve gestisce quindi un

sistema di commissioni sulle transazioni provenienti sia dagli enti utilizzatori sia dagli intermediari. In tal modo

il sistema complessivo è in grado di autosostenersi economicamente. Limita il costo finale di commissione

all'utente a un valore pari o inferiore a quanto applicato dalle Poste per il pagamento dei bollettini tradizionali.

Tra gli sviluppi futuri il Comune sta valutando se estendere il sistema ai pagamenti via cellulare.

il testo della manovra digitale Per misurare i benefici per il sistema Paese ottenibili con la digitalizzazione

della Pubblica amministrazione centrale e locale, i ricercatori degli Osservatori Ict&Management del

Politecnico di Milano hanno considerato tre direttrici: risparmi su acquisti di beni e servizi, risparmi generati da

un aumento della produttività e risparmi indotti per le imprese. Il totale dei benefici è pari a 42,75 miliardi di

euro. Lo schema riassume, per ogni voce, i passaggi che hanno permesso di quantificare l'entità dei risparmi.

Risparmi ottenibili con la digitalizzazione delle PA (Tagli alla spesa corrente e minori costi per le imprese)

Taglio agli enti locali varato per il 2012 4,2 miliardi Fonte: Osservatori Politecnico di Milano

www.osservatori.net 7 8 9 Z Y D Invio + ! " £ $ 4 5 6 - 1 Ctrl -_ 2 3 / . 0 , Invio RISPARMI D

A AUMENTO DI PRODUTTIVITÀ NEI PROCESSI INTERNI RISPARMI INDOTTI PER LE IMPRESE

RITARDI NEI PAGAMENTI RISPARMI SU ACQUISTI DI BENI E SERVIZI 750 miliardi 120 miliardi 40 miliardi

4 miliardi È quanto spende la PA ogni anno È la somma impiegata per acquisti di beni e servizi La quota di

acquisti gestibile con tecniche di eProcurement (acquisizioni di beni e servizi online) 10% risparmio medio

generato rispetto alle modalità di acquisto tradizionali 8% 100 365 anno 70 miliardi Debito della PA verso le

imprese Tasso di interesse fissato dalla UE per i pagamenti in ritardo della PA Quota di pagamenti in ritardo

abbattibile grazie alla digitalizzazione del processo ordine-pagamento Risparmio annuo miliardi 1,5 Delta tra i

tempi di pagamento medi (130 giorni) e i tempi fissati dalla UE (30 giorni) 0,75 miliardi Costi annuali per le

imprese (interessi su esposizione bancaria) @ La PA spende per il personale 150 miliardi Le azioni Gli effetti

Aumento produttività stimato: 0% Aumento produttività stimato: 20% 15 miliardi Risparmio medio sul totale

della spesa: 10% ovvero Scuole e università Polizia ed esercito Sanità Ministeri Altri Regioni e PA locali

eProcurement Digitalizzazione dei pagamenti Dematerializzazione Digitalizzazione della sanità Posta

elettronica certificata Pagamenti multicanale Fascicoli penali elettronici Risparmio Costi fisiologici Costi

riducibili con semplificazione normativa Costi riducibli con digitalizzadione dei processi 23 miliardi 1/3 1/3 1/3

COSTO BUROCRAZIA 70 miliardi 50% 150 mld

azienda ospedaliera lecco

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I dati di accettazione e le analisi finiscono nel cloud privato L'azienda ospedaliera di Lecco (3mila dipendenti, 1.100 posti letto, 240 milioni di euro fatturati nel 2010)

utilizza un sistema di cloud privato, con piattaforma dell'azienda NetApp. Serve a ridurre i costi di gestione di

molte applicazioni interne e a renderle più efficienti. Adesso i server dell'ospedale memorizzano in modo

centralizzato i dati e forniscono servizi ai computer usati dal personale. Prima l'Ospedale aveva un server

dedicato per ogni applicativo, il che faceva lievitare i costi di gestione, assistenza e manutenzione. Il primo

passo è stato virtualizzare i server con VmWare, per ottimizzare le risorse. Dopo, dal 2010, l'Ospedale ha

cominciato a portare i servizi su una piattaforma centralizzata, con la soluzione di NetApp. Completerà il

progetto nel 2012, ma già adesso ha centralizzato i servizi di pronto soccorso, di accettazione e di analisi di

laboratorio. Questi non sono più su macchine singole, ma su un sistema virtuale distribuito tra diverse risorse

hardware. Risultato: l'Ospedale ha ridotto a un terzo i costi di gestione e così conta di rientrare in 2-3 anni

dell'investimento per la piattaforma, costata 130mila euro. Un altro vantaggio è la maggiore sicurezza e

affidabilità dei servizi. Il guasto di un server non li interrompe, visto che questi sono distribuiti su diverse

risorse. Il sistema protegge anche dal guasto di un intero datacenter: riesce a riattivare i servizi, su un diverso

datacenter, in 15 minuti. Al momento l'Ospedale ha preferito utilizzare un modello di cloud privato tenendo

internamente i server, perché ritiene i propri dati troppo sensibili per affidarli a un fornitore esterno.

comune di roma

Dagli atti digitalizzati a fine 2011 risparmi per 50 milioni di euro Il Comune di Roma ha avviato il progetto di dematerializzazione della carta, risparmiando circa 10 milioni di

euro nel 2010, che diventeranno 50 a fine 2011, a processo ultimato. Il Comune sta quindi rendendo digitali

gli atti pubblici in tutti i settori operativi dell'amministrazione. A oggi ha dematerializzato 120mila atti, che

coinvolgono 82 aree organizzative. Il risparmio viene da due fronti. Ci sono 5,5 milioni di fogli di carta in meno

all'anno ed è stato possibile ridurre i tempi di lavoro. Si tratta di 260mila giornate di lavoro in meno l'anno per

la movimentazione di pratiche complesse e 30mila per l'impiego di personale addetto a distribuire quelle

cartacee. Il lavoro è quindi anche reso più efficiente: i documenti sono immediatamente disponibili, in forma

digitale, agli uffici competenti.

Il tutto avviene attraverso una piattaforma condivisa da circa 7mila operatori coinvolti nelle fasi di

protocollazione, invio, accettazione e riassegnazione delle pratiche, su 15mila postazioni di lavoro collegate

in banda larghissima. È una piattaforma applicativa di protocollo informatico e gestione documentale unica

per tutti gli uffici, posta presso il Centro di elaborazione dati del Comune. Funziona così: il sistema

dematerializza, attraverso la scansione, i documenti che transitano in entrata e uscita attraverso gli uffici. I

documenti scansionati, previa notifica via e-mail, sono inoltrati agli uffici interessati. È un vantaggio anche per

l'ambiente, nota il Comune: non solo perché i dipendenti consumano meno carta, ma anche perché non

devono più usare l'auto per trasportare i documenti.

provincia di venezia

Grazie al Voip chiamate a costo zero tra gli uffici locali La Provincia di Venezia ha avviato nel 2011 la prima fase del «Progetto Voip». Ha adottato quindi servizi di

telefonia via internet nelle sedi istituzionali principali, con apparati Aastra, sfruttando la connessione a banda

larga già presente. In più ha creato un collegamento radio tra il Centro servizi di Mestre e il Palazzo Ca'

Corner. Ha potuto così ridurre i costi telefonici, razionalizzare il numero di linee telefoniche, e ha reso più

affidabili i servizi (grazie a una banda dedicata di 256 Kbps per le chiamate). Al tempo stesso ha potuto

riutilizzare i telefoni tradizionali e i cablaggi centrali, evitando così di sprecare gli investimenti pregressi. Il

costo del progetto nel 2011 è stato di 7.680 euro, a fronte di 5.500 euro annui di risparmi. In particolare ha

azzerato il costo delle chiamate tra il Centro servizi e il Palazzo, che prima era a tariffa urbana.

Nel 2012 la Provincia conta di passare alla seconda fase del progetto, comprando dispositivi Voip (8mila

euro) ed estendendo i servizi alle sedi minori (da cui conta di risparmiare 6mila euro l'anno) e su sei scuole.

Tutte queste sedi parleranno tra loro a costo zero, quindi. Nel 2012 la Provincia introdurrà anche servizi di

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unified communication. Ci saranno la "presence" (i dipendenti vedranno sul sistema chi è disponibile a

ricevere chiamate, chi è assente eccetera), la videocomunicazione, lo scambio di messaggi e file. Il tutto

poggia su una rete provinciale con tanti rami, da 2 fino a 30 megabit, che collegano il Palazzo Ca' Corner, il

Centro servizi, le sedi della polizia, l'Archivio, i Centri per l'impiego, gli uffici Urp e Caf, le tre Officine.

Schede a cura di Alessandro Longo

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analisi Una svolta non più rinviabile Marcello Clarich

A prima vista la macchina burocratica sembrerebbe il contesto ideale per l'informatizzazione. L'introduzione

di tecnologie via via più evolute all'interno della pubblica amministrazione invece è avvenuto con ritardo

rispetto al settore privato. E ciò per una ragione molto semplice. Le aziende private hanno investito molte

risorse nell'informatica e nella formazione del personale, perché i recuperi di efficienza e la riduzione dei costi

dovuti ai processi "paperless" si traducono in una maggiore redditività. La spinta in questa direzione deriva, in

ultima analisi, dallo stesso contesto concorrenziale in cui operano le imprese.

Nel mondo delle pubbliche amministrazioni, invece, dove mancano questi stimoli, l'innovazione tecnologica è

vista in molti casi come un fastidio: sconvolge prassi consolidate, richiede un aggiornamento continuo, non

produce benefici diretti per gli addetti agli uffici. Le inefficienze e l'arretratezza della Pa si riverberano infatti

quasi solo all'esterno e cioè sui cittadini, gli utenti e le imprese. Così, per esempio, l'incapacità delle

amministrazioni di scambiare in tempi reali dati e informazioni comporta ancor oggi la necessità da parte dei

privati di procurarsi innumerevoli certificati e attestazioni cartacee da produrre presso gli uffici. Inoltre i

cospicui investimenti in informatica sono stati spesso effettuati dalle amministrazioni ciascuna per conto suo,

piuttosto che all'interno di un progetto unitario. Qualche passo è stato compiuto nella giusta direzione nel

corso degli anni, per esempio, con il Piano e-government 2012 varato tre anni fa dal ministero per la

Pubblica amministrazione e l'innovazione. Ma anche in questo caso l'attuazione del piano si scontra con

difficoltà e resistenze.

Infine, potrebbe esserci anche qualche altra ragione inconfessabile per il ritardo. Per esempio, il cosiddetto

eProcurement, cioè i sistemi di approvvigionamento elettronico di beni standardizzati da parte delle pubbliche

amministrazione, rendono le procedure di gara molto più trasparenti e meno manipolabili, rispetto ai vecchi

sistemi cartacei. Inoltre, la digitalizzazione può servire anche come strumento di controllo sulle attività svolte

dal personale. Si spiegano così molte resistenza. Tuttavia in questa fase di tagli alle risorse destinate alle

pubbliche amministrazione, la digitalizzazione comincia forse a essere percepita come un passaggio

obbligato. E ciò potrebbe aprire uno spiraglio di luce.

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Pubblica amministrazione . Metà dei ministeri e quasi tutti gli enti non hanno adottato gli standard necessariper misurare le performance Alla class action manca ancora la qualità Il ministro Brunetta ha inviato una lettera di sollecito agli uffici inadempienti Andrea Maria Candidi

Antonello Cherchi

La class action attende ancora gli standard di qualità. Per i non pochi ritardatari è partita giovedì scorso una

lettera di sollecito di Renato Brunetta. Il ministro della Pubblica amministrazione invita gli altri colleghi a

recuperare il tempo perduto ed elaborare al più presto i parametri sulla base dei quali dare il voto al lavoro

degli uffici. È il caso dei ministeri Ambiente, Sviluppo, Lavoro, Salute, Istruzione. Il richiamo di Brunetta, però,

è stato indirizzato anche agli altri dicasteri, i quali - seppure hanno già approntato gli standard - non li hanno

ancora comunicati alla Pubblica amministrazione. Si trovano in questa condizione l'Economia, le Politiche

agricole, gli Esteri, la Difesa, l'Interno, la Giustizia e i Beni culturali.

La comunicazione dei parametri è fondamentale, perché sulla loro base la Pubblica amministrazione deve

predisporre - così come vuole l'articolo 7 del decreto legislativo 198/2009, che ha regolamentato la class

action pubblica - uno o più Dpcm con i quali dare il via alla piena operatività dell'azione collettiva.

Tuttavia, non sono solo i ministeri a segnare un grave ritardo. Anche gli enti pubblici avrebbero dovuto, dalla

fine del 2010, essere al passo con i misuratori delle performance e invece la loro pattuglia è ancora più

sguarnita di quella dei dicasteri. Discorso a parte per gli enti locali: pure loro non si sottraggono agli standard

di qualità, ma hanno a disposizione tempi meno stretti di quelli riservati alle amministrazioni centrali.

A causa del ritardo degli standard, la class action pubblica va avanti a scartamento ridotto. Anche se è in

buona compagnia, perché pure quella "civile" non ha fin qui raccolto grandi successi. Sebbene la scorsa

settimana la corte d'appello di Torino abbia dato l'ok all'azione contro Intesa Sanpaolo per l'applicazione della

commissione sullo scoperto di conto corrente, si tratta pur sempre della seconda azione ammessa in due

anni.

Sul fronte pubblico, una circolare emanata da Brunetta a inizio 2010 ha consentito di far comunque partire le

azioni collettive laddove un'amministrazione non rispetti tempi indicati dalla legge o dove si contravvenga alle

indicazioni di una carta di servizi. E questo ha permesso di presentare i primi ricorsi al Tar Lazio, uno dei

quali è stato anche deciso in appello dal Consiglio di Stato (si veda la tabella a fianco). Si tratta comunque di

un'applicazione parziale dello strumento della class action. Per andare a regime, infatti, l'azione collettiva ha

bisogno degli standard di qualità, cioè degli indici in grado di misurare accessibilità, tempestività, trasparenza

ed efficacia dei servizi che le amministrazioni erogano al pubblico.

Era stata la Civit (la commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle pubbliche

amministrazioni, insediata presso il ministero di Brunetta) a fissare, nel giugno 2010, le linee guida sulla base

delle quali ministeri, enti e amministrazioni locali devono elaborare i propri standard. Un compito non facile,

perché si tratta della prima volta che gli uffici pubblici sono chiamati a predisporre parametri di misurazione

dell'efficienza, parametri che se non rispettati possono far partire la class action. E se i ritardi dei primi tempi

si potevano imputare alla necessità per le amministrazioni di studiare la novità, le assenze attuali sanno,

invece, di vera e propria inadempienza.

C'è, però, da dire che i ricorsi svelano solo una parte dell'andamento della class action. Prima di finire

davanti ai giudici amministrativi, la causa conosce il momento preliminare ed obbligatorio della diffida verso

l'amministrazione perché rimedi alle mancanze lamentate dai cittadini. Nel caso l'ufficio pubblico non corra ai

ripari entro 90 giorni, allora si può ricorrere all'azione collettiva vera e propria. Le esperienze di quasi due anni

dimostrano, però, che in molti casi è sufficiente la diffida per indurre le amministrazioni al ripensamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Amminstrazioni Pubblic. sul sito MINISTERI Beni culturali 7 Difesa 7

Economia 7 Esteri 7 Giustizia 7 Infrastrutture e trasporti 7 Interno 7 Politiche agricole 7 ENTIPARCO

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Arcipelago toscano 7 Gran Paradiso 7 Sila 7 ENTI PUBBLICI Agenzia industrie difese 7 Agenzia italiana del

farmaco (Aifa) 7 Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) 7 Agenzia per la rappresentanza negoziale

delle pubbliche amministrazioni (Aran) 7 Istituto commercio estero (Ice) 7 Unioneitalianatiroasegno 7

PROVINCE Ferrara 7 ENTI LOCALI Comunitàmontana valli Orco e Soana 7 Le amministrazioni che hanno

adottato gli standard di qualità (dati a inizio settembre) 7 Sì 7 No Pochi all'appello

ricorsi in materia di class action pubblica pendenti presso il Tar e il Consiglio di Stato Cause aperte Ricorso

Parti Oggetto Decisioni Consiglio di Stato; VI sezione, ricorso 1311/2011 Codacons contro i ministeri

Economia, Interno, Istruzione, Pubblica amministrazione e 18 uffici scolastici regionali Sovraffollamento delle

aule scolastiche: più di 25 studenti per aula Il 9 giugno il Consiglio di Stato ha respinto (decisione 3512) il

ricorso dei ministeri Tar Lazio, sede di Roma, I sezione, ricorso 566/2010 Anief (Associazione sindacale

professionale) e altri contro il ministero della Pubblica amministrazione Annullamento dela nota del ministero

della Pubblica amministrazione 416/Gab.U del 4 novembre 2009 che recepiva l'articolo 65, comma 3, della

legge 15/2009, il quale prorogava gli organismi di rappresentanza del personale, fissandone le elezioni al 30

novembre 2010 Il 20 gennaio il Tar respinge la richiesta di sospensiva e il 24 febbraio 2010 dichiara il ricorso

inammissibile Tar Lazio, sede di Roma, sezione I, ricorso 1348/2011 Adiantum (Associazione di associazioni

nazionali a tutela dei minori) contro il ministero della Giustizia Silenzio rifiuto in relazione alla diffida

presentata da Adiantum di attivare tutti gli atti necessari per ripristinare un efficiente e adeguato

funzionamento dei servizi organizzativi di giustizia minorile presso i tribunali Udienza fissata per il 26 ottobre

prossimo Tar Lazio, sede di Roma, sezione II-quater, ricorso 9850/2009 Codacons contro la provincia di

Roma Annullamento del provvedimento 2524/2009 della provincia di Roma relativo all'affidamento dei servizi

presso gli sportelli dei consumatori Richiesta di sospensiva respinta il 16 dicembre 2009

Foto: Classi «pollaio». Una delle azioni collettive ha riguardato il sovraffollamento delle aule scolastiche

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INTERVENTO Spending review sulla gestione del personale DOPO LA MANOVRA La revisione della spesa richiederà soluzioni organizzative diverse anche con delegheesterne di Francesco Verbaro Le misure straordinarie di carattere finanziario contenute nelle ultime manovre dovranno spingere le

pubbliche amministrazioni a effettuare una revisione strutturale della spesa, uscendo fuori dall'angolo dei tagli

lineari, al fine di realizzare un ridisegno delle amministrazioni in tutta la loro estensione e articolazione.

Le amministrazioni dovranno intanto applicare le disposizioni di razionalizzazione contenute nel Dl 98/2011 e

nel Dl 138/2011, diverse per comparto e per livello di governo. Se le amministrazioni centrali dello Stato

saranno tenute nei prossimi mesi a razionalizzare i propri uffici periferici, a rivedere in riduzione gli organici,

accorpare gli enti previdenziali, eccetera, oltre a sperimentare la spending review, per gli enti locali si

prevedono maggiori limiti in materia di assunzioni, l'inclusione delle spese di personale delle partecipate nei

vincoli di riferimento, la razionalizzazione delle partecipate, la realizzazione di unioni per i comuni sotto i mille

abitanti, nonché la gestione associata delle funzioni fondamentali per i comuni da mille a 5mila abitanti. Cui si

aggiungeranno per gli enti locali gli effetti dei tagli ai trasferimenti e gli obiettivi del patto di stabilità.

Il quadro è tale quindi da richiedere piani di razionalizzazione strutturali e nuovi modelli di gestione. Per

questo occorre pensare ad alcune soluzioni organizzative e logistiche che già da tempo le amministrazioni

avrebbero potuto adottare e che invece o sono rimaste sulla carta oppure hanno trovato un'applicazione

distorta e inefficiente.

L'esempio classico e oggi più evidente è dato dalla gestione del personale, una funzione interna resa

sempre più complessa dall'evolversi del quadro normativo e che assorbe molte energie e personale

all'interno delle singole amministrazioni. Il paradosso è dato dal fatto che non solo ogni amministrazione ha

un proprio ufficio per il personale, ma spesso ogni settore, dipartimento o direzione ha a sua volta una propria

struttura dedicata. Un'area questa che potrebbe essere certamente esternalizzata e gestita in forma

associata, migliorando così l'efficienza ma anche la qualità dei servizi. Nell'ambito della gestione del

personale è possibile ad esempio ricorrere alle agenzie per il lavoro, che sono portatrici di un know how di

rilievo nel settore della gestione delle risorse umane; questo consentirebbe alle amministrazioni interessate di

liberare seriamente il settore pubblico da una serie di incombenze amministrative. Già l'articolo 74 del Dl

112/2008 aveva individuato i criteri di riorganizzazione e riduzione degli organici con particolare riferimento

alla concentrazione dell'esercizio delle funzioni istituzionali, attraverso il riordino delle competenze degli uffici

e all'unificazione delle strutture che svolgono funzioni logistiche e strumentali. Ma alla fine tutte le

amministrazioni, paradossalmente, hanno proceduto al semplice taglio lineare.

Tanti altri esempi si possono fare, spesso supportati da una esplicita previsione normativa: dall'ufficio

relazione con il pubblico all'ufficio disciplinare, dall'organismo di valutazione alla gestione del sito internet,

nonché alla gestione dei bilanci e degli appalti.

Ma pur in presenza di una esplicita previsione normativa, le amministrazioni hanno sempre preferito gestire

attraverso un proprio ufficio o settore oppure realizzarci persino delle società in house. Un'altra area da

aggredire è quella della razionalizzazione degli immobili di proprietà e in locazione. Il blocco delle assunzioni

per anni, i processi di semplificazione e digitalizzazione, le esternalizzazioni hanno ridotto sensibilmente il

fabbisogno immobiliare delle Pa, ma resistenze interne e incapacità di mettere a valore gli immobili portano a

una spesa elevata e crescente.

La migliore razionalizzazione inoltre è quella che avviene dal basso, che è più prossima, in quanto è in grado

di scegliere tra spesa buona e spesa cattiva, di tagliare ma di effettuare investimenti. I piani di

razionalizzazione previsti dall'articolo 16 del Dl 98/2011 costituiscono un'occasione per avviare dei piani di

razionalizzazione "industriali" e far nascere delle relazioni sindacali alte nel settore pubblico.Per questo sarà

03/10/2011 54Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 86

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necessario eliminare i vincoli finanziari sulla formazione, soprattutto se finalizzata ad accompagnare i piani di

razionalizzazione o il programma di revisione della spesa previsti dalla recente normativa.

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A cura de Il Sole 24 ORE System INFORMAZIONE PUBBLICITARIA SPECIALE CLOUD COMPUTING Proteggere i dati sulle nuvole HP presenta Enterprise Security Solutions: un muro alle minacce che arrivano da cloud e social media Il mercato Ict soffre ma il cloud rappresenta una spinta propulsiva che prosegue con una progressione

regolare. Se le grandi aziende vanno in direzione del private cloud, allestendo i loro data center, l'ibrido è,

secondo HP, il modello prevalente nel medio periodo. "Il cloud computing - spiega Lorenzo Gonzales,

innovation senior consultant di HP Italia - è un'attività che cresce ma con tempi e modi differenti a seconda

delle aziende. Si sviluppa in continuità con le attività di di virtualizzazione fatte in passato". Sul fronte delle

piccole e medie imprese, invece la realtà è disomogenea con la posta elettronica in testa per quanto riguarda

il passaggio nella nuvola e attività di Software as a service (modello di distribuzione del software applicativo

dove un produttore di software sviluppa e gestisce un'applicazione web che mette a disposizione dei propri

clienti via Internet) che riguardano soprattutto Crm e l'area della collaboration che godono di una certa

penetrazione. "L'interesse esiste a tutti i livelli - conferma Gonzales - anche se nel piccolo esiste una

maggiore difficoltà nello sfruttare le nuove opportunità a causa della carenza di competenze interne e

dell'offerta di soluzioni". Esiste il solito mix di innovatori e gli altri che stanno alla finestra osservando come si

sviluppa la situazione. Anche perché da sfondo c'è la solita carenza di It nelle aziende abbinata in qualche

caso anche ai problemi con la banda larga che rendono molto complicato l'approccio al cloud. "Il cloud si

basa sulla standardizzazione del servizio, mentre le Pmi fanno parte di filiere o distretti che lavorano sulla

differenziazione e possiedono connotazioni particolari", aggiunge l'innovation senior consultant di HP. In

sostanza, in Italia occorre conciliare la standardizzazione dei servizi, la customizzazione così diffusa nelle

nostre aziende, e la mancanza di soluzioni verticali specifiche che esaltino le nostre eccellenze. Per colmare

questa lacuna è necessario un impegno congiunto dell'intero sistema, Pubblica amministrazione, distretti e

filiere, università, operatori del settore Ict. Nella visione di HP l'ibrido è il modello più adatto. Per questo la

società ha sviluppato una road map di passaggio che combina la capacità tecnologica di HP con i suoi servizi

dando un occhio particolare alla sicurezza. "Quello relativo alla security è un aspetto fondamentale - osserva

Gonzales - e deve intendersi come la capacità di gestire il rischio e prevenire i problemi. Le politiche di

sicurezza devono intersecare tutto l'ambiente Ict". Per questo HP ha aumentato l'offerta lavorando con i

clienti per definire politiche di sistema, proponendo cruscotti unificati per il controllo sulla catena oltre a servizi

e workshop informativi e formativi per le aziende. Con la consumerizzazione dell'It, la diffusione in azienda di

prodotti nati per il mondo consumer come i tablet che gli utenti utilizzano anche nell'ambiente business, a

maggior ragione è necessario un approccio organico. Infatti, sottolinea Gonzales "Il tipo di minaccia legato al

comportamento degli utenti è aumentato significativamente". Secondo uno studio condotto per conto di HP,

oltre il 50% dei business e technology executive intervistati ha ammesso che le violazioni alla sicurezza

aziendale sono aumentate nel corso dell'anno passato. Quasi il 30% ha dichiarato di aver subito violazioni a

causa di accessi non autorizzati dall'interno, mentre per il 20% si è trattato di un attacco proveniente

dall'esterno. Scendendo nel dettaglio dell'offerta di HP, recentemente la società ha presentato una nuova

offerta di soluzioni legate alla sicurezza che integra le tecnologie e i prodotti frutto Lorenzo Gonzales,

innovation senior consultant di HP Italia delle più recenti acquisizioni. Si tratta delle Enterprise Security

Solutions che puntano proprio a proteggere le aziende dalle crescenti minacce che arrivano via cloud o dai

social media. Le tecnologie acquisite da ArcSight, Fortify Software e TippingPoint sono state integrate in una

piattaforma di risk management che offre tecnologie avanzate di correlazione, protezione delle applicazioni e

difesa della rete, in grado di salvaguardare le applicazioni e le infrastrutture It dagli attacchi informatici più

sofisticati. In particolare ArcSight Express 3.0 permette di correlare i dati, gestire gli accessi e monitorare le

attività degli utenti per permettere alle aziende di di prevenire e intercettare le minacce informatiche.

Reputation Security Monitor offre ai clienti di ArcSight un elenco aggiornato in tempo reale degli indirizzi Ip e

Dns potenzialmente dannosi, mentre TippingPoint Web Application Digital Vaccine 2.0 è un servizio che

03/10/2011 34Pag. Il Sole 24 Ore - Lunedi(diffusione:334076, tiratura:405061)

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estende estende la protezione alle applicazioni online commerciali e proprietarie attraverso l'identificazione in

tempo reale delle vulnerabilità nelle applicazioni web e la distribuzione di patch virtuali.

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R CLUB Internet in strada, richieste boom. E sul mercato arrivano tre network HI TECH UNA SOLAISCRIZIONE PER TUTTA L'ITALIA IL WI-FI È PIÙ FACILE SE LA RETE DIVENTA MAXI ALESSANDRO LONGO Tablet e smartphone si moltiplicano nelle tasche e nelle borse degli italiani. E di conseguenza cresce la fame

di wi-fi gratis per strada. Così sbocciano le prime grandi reti nazionali che con una sola registrazione

garantiscono l'accesso a centinaia di punti Internet sparsi nelle città.

Il pubblico è vasto: sono 20 milioni gli italiani con uno smartphone, a cui vanno sommati i circa 500 mila

dotati di tablet come l'iPad di Apple. L'ideale con questi strumenti è navigare senza fili in wi-fi: alta velocità,

costi bassi o persino nulli. Il tutto dal bar dove si prende il caffèo dalle panchine del parco vicino a casa.

Peccato che fino a poco tempo fa era difficile trovare un punto di accesso wi-fi, il quale poi richiedeva una

procedura di registrazione scomoda, per avere la password di navigazione. La risposta è nelle macro reti

nazionali, che consentono di navigare gratis da Nord a Sud con una singola registrazione, valida per sempre.

Una tendenza che si sta concretizzando con la nascita di tre network: Luna (dell'operatore Futur3), Lumen

(dell'azienda specializzata Guglielmo) e Free Italia Wi-fi (frutto di un accordo tra pubbliche amministrazioni

locali).

Hanno rispettivamente 1.500, duemila e 1.109 punti di accesso, presenti in piazze, ristoranti, alberghi, bar,

circoli e altri luoghi pubblici o aperti al pubblico. Qualunque esercente o pubblica amministrazione può entrare

a far parte di una di queste reti, già usate da centinaia di migliaia di utenti. Chi paga? Dipende: Futur3 fa

navigare gratis, ma in cambio trasmette pubblicità dei propri sponsor.

Guglielmo gestisce la rete per conto della pubblica amministrazione o dell'esercente che l'ha richiesta e che

poi decide se far pagare o no il servizio (è gratuito il 50 per cento dei punti di accesso Lumen). Free Italia

WiFi è sovvenzionata da fondi pubblici ma costa poco perché sfrutta servizi a banda larga utilizzatie pagati

per altri scopi (da parte della pubblica amministrazioneo dell'esercente dov'è presente il punto di accesso). In

ogni caso, l'utente può ottenere i dati di accesso anche sul posto: dopo essersi collegato con il proprio

smartphone, tablet o pc alla rete wi-fi, gli appare una pagina web di registrazione.

Secondo gli esperti il vantaggio delle reti nazionali consiste non solo nella facilitazione dell'accesso a Internet

, ma anche perché, innescando un circolo virtuoso, fanno venire la voglia ad altri Comuni, Province o

proprietari di bar e ristoranti di aprire un proprio punto wi-fi.

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01/10/2011 40Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Il Grande Fratello entra a scuola Pagelle e assenze per e-mail Rivoluzione online: niente più 'fughe', un sms informerà i genitori ROMA LA «RIVOLUZIONE» è iniziata un po' in sordina nel 2008. Da allora il «grande fratello» ha messo

radici nella scuola e se da una parte agevola il lavoro degli insegnanti e lenisce le preoccupazioni dei genitori,

dall'altra ostacola la fantasia degli adolescenti impegnati da sempre, per Dna, a raggirare regole e famiglie.

Badge per entrare a scuola al pari di un impiegato qualsiasi; sms o mail ai genitori in tempo reale per

segnalare assenze e ritardi. La scuola tecnologica sta avanzando inesorabilmente e non solo negli istituti di

secondo grado. In un asilo nido di Ravenna ora si parte con le webcam perché mamme e papà ansiosi

possano, a distanza, controllare il pargolo. E' come avere dinanzi i due capi della medesima fune: si inizia in

webcam, si finisce in Rete con sms alle famiglie degli assenti. IL PORTALE «Scuolamia» è frutto della

collaborazione tra il ministero dell'Istruzione e quello della Pubblica amministrazione. Insomma, Gelmini e

Brunetta. E' uno dei progetti già operativi: ogni scuola si registra e poi accede ai servizi che consentono

anche l'accesso alle famiglie. Attraverso il collegamento con la scuola dei propri figli si può seguire

l'andamento scolastico degli eredi, fissare i colloqui con i professori, interagire con l'istituto per tutte le

iniziative. Sempre on line, inoltre, vengono riportate le pagelle degli alunni che però possono essere

consultate, previa password, solo per lo studente di riferimento. E' garantita la privacy. Le pagelle online sono

una realtà dall'anno 2009/10 mentre il sistema degli sms per avvertire delle assenze è attivo già da tempo.

Ultimo gradino in questo processo è il badge. Ogni studente è munito di una «carta personale» che in alcune

scuole è completata anche dalla fotografia. Questa carta, carta dello studente, consente sconti e agevolazioni

per eventi culturali e musei, ma può anche essere impiegata come segnatempo laddove ci siano i «totem»

per rilevarlo. Ma si tratta di un'iniziativa che dipende dall'autonomia dei singoli istituti e sulla quale il Ministero

di viale Trastevere non interviene direttamente. AD OGGI sono circa 4.300 le scuole registrate sul portale

Scuolamia, ovvero in grado di fornire i servizi essenziali alle famiglie attraverso la Rete. Non c'è, invece, un

censimento di quelle che hanno fatto ricorso al badge per registrare le presenze. «In prevalenza il sistema

della rilevazione automatica delle presenze è stato adottato nelle scuole superiori. Ma il Ministero non

interviene sul badge perché spetta all'autonomia del singolo istituto» spiega Giovanni Biondi

capodipartimento del ministero dell'Istruzione. «Le situazioni sono diverse e molto legate al territorio. C'è

stato un preside, a Scampia, che aveva installato i badge e poi si è reso conto che il sistema era aggirabile e

ha optato per soluzioni diverse». ALTRO DISCORSO è quello dell'informatizzazione dei servizi attraverso il

portale Scuolamia: 4.300 istituti hanno già aderito, in prevalenza superiori, ma anche medie e qualche

primaria. «Non ci sono grandi differenze geografiche. Si tratta di un progetto che va avanti in maniera

uniforme. Il nostro obiettivo è coprire tutte le superiori che sono all'incirca 3.500». Poi c'è il wifi. «Attualmente

- spiega Biondi - abbiamo una copertura pari al 60% degli istituti superiori. Contiamo di arrivare al 100%».

«Le adesioni - aggiunge Renzo Turatto, capo dipartimento dell'Innovazione tecnologica del ministero della

Pubblica amministrazione - sono maggiori nelle grandi città e negli istituti più grandi». Tempi velocizzati,

genitori meno stressati, controlli puntuali. E gli studenti? Risponde Biondi: «Esistono scuole più intelligenti

che non spediscono l'sms di allerta al primo giorno di assenza ma aspettano il secondo o il terzo. Diciamo

che sono più elastiche». Ci siamo capiti. Silvia Mastrantonio

02/10/2011 18Pag. QN - Il Resto del Carlino - Ed. nazionale(diffusione:165207, tiratura:206221)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 91

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BASSA TRA LE IMPRESE E L'UFFICIO ESTERO DELLA CAMERA DI COMMERCIO I certificati per le aziende da oggi viaggiano per via telematica DOPO LA FIRMA della convenzione tra il presidente della Camera di commercio, Enrico Bini, e il sindaco di

Guastalla, Giorgio Benaglia, parte di fatto oggi la sperimentazione di un nuovo procedimento telematico

destinato a snellire sensibilmente i rapporti tra imprese della bassa reggiana e Ufficio Estero della Camera di

commercio. Le imprese attive nel Comune di Guastalla e in quelli limitrofi potranno infatti inviare

telematicamente la documentazione necessaria al rilascio del certificato d'origine richiesto per i rapporti

commerciali con Paesi esteri, che in 24 ore sarà poi disponibile in forma cartacea (tuttora imposta dalle

normative) presso l'URP del Comune di Guastalla. «Grazie alla collaborazione tra Ente camerale e Comune

di Guastalla - spiegano Enrico Bini e Giorgio Benaglia - Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio -

si elimina per le imprese l'incombenza di doversi recare fisicamente agli sportelli camerali, e questa fase di

sperimentazione è propedeutica all'estensione di un servizio che rientra in un più ampio progetto (denominato

CERT'O) promosso insieme ad Infocamere».Come funziona? Le aziende interessate devono essere

abbonate al servizio Telemaco, disporre della firma digitale e possedere uno scanner per l'invio degli allegati

dei certificati in forma di file (es. fatture). Il responsabile aziendale sarà quindi in grado di compilare in remoto

la domanda di certificato, e allo stesso modo potrà provvedere al pagamento dei certificati, eliminando la

circolazione di contante. I certificati d'origine potranno essere trasmessi entro le 11 del mattino e un sistema

automatico avvertirà immediatamente l'impresa dell'avvenuta consegna della pratica telematica. Il documento

cartaceo, compilato e vidimato dagli uffici camerali, sarà disponibile per il ritiro, nei primi tempi, 2 giorni dopo

la richiesta, mentre a regime dalle ore 11 del giorno successivo. I certificati inviati il venerdì saranno

disponibili il lunedì successivo. Il servizio non comporta nessun aumento dei costi.

03/10/2011 9Pag. QN - Il Resto del Carlino - Reggio emilia(diffusione:165207, tiratura:206221)

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L'EVENTO Al via il Festival delle libertà digitali Dall' 1 al 14 ottobre incontri e dibattiti in tutt'Italia sul Web, la privacy , e-book e libera condivisione delleconoscenze Etica, tecnologia e web Tra le tematiche anche la digitalizzazione di libri e archivi pubblici ALESSIO MARRI Come afferma il massmediologo canadese Derrick De Kerckhove, l'allievo prediletto di Marshall McLuhan, «

Internet è diventato il mezzo». In senso assoluto. Del presente e del futuro. Il contenitore onnivoro di tutti gli

altri media, televisione compresa. La rete che sta inesorabilmente inglobando la comunicazione,

imponendone regole e trasmissione. Proprio a celebrare la forza del Web e le potenzialità intrinseche alla

libera circolazione della conoscenza in rete, si è aperto ieri il terzo Festival delle libertà digitali. L'iniziativa,

che prende avvio nella Vicenza che ne ha sancito la nascita, porta le firme di Wikimedia Italia, associazione

di promozione sociale della più celebre enciclopedica libera on line Wikipedia, e da Liber Liber, onlus che si

batte per l'utilizzazione consapevole delle tecnologie informatiche in campo umanistico. L'inaugurazione di

ieri, avvenuta simbolicamente attraverso un laboratorio ambientale nel corso di un'escursione montana nel

vicentino, dà il via alla terza edizione della manifestazione che per la prima volta tocca anche altre città

importanti come Padova, Bologna, Pisa, Roma e Napoli. Il calendario del Festival, consultabile all'indirizzo

Web www. libertadigitali.it, prevede una fitta agenda di appuntamenti sino al 14 ottobre. Al centro della

discussione la condivisione della conoscenza, gli open data (i dati liberamente accessibili senza restrizioni di

copyright, ndr), il software opensource e le nuove tecnologie, tablet e e-book su tutti, che si stanno

imponendo sempre più rapidamente nella nostra quotidianità. Si affronteranno anche le immense opportunità

garantite dalla digitalizzazione dei testi nelle biblioteche, degli archivi della Pubblica Amministrazione con

l'innovazione di servizi che, eliminando il cartaceo, aprirebbero nuove prospettive ai cittadini e alle imprese. Si

parlerà anche di temi etici come la riservatezza, il diritto alla privacy e la regolamentazione all'acc e s s o . A r

g o m e n t i f o n d a m e n t a l i nell'epoca del Panopticon volontario di Facebook, dove il controllo sul nostro

stile di vita e sulle nostre attività on line assume dinamiche imprevedibili. «La libertà è un giardino da

coltivare» recita lo slogan del Festival. Da custodire e proteggere, aggiungiamo noi.

03/10/2011 27Pag. L Unita - Ed. nazionale - unitag(diffusione:54625, tiratura:359000)

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IL COMUNE ADERISCE A «MURGIA SVILUPPO» Lo «Sportello unico» al servizio delle imprese l B I T E T TO. Artigianato e industria: il Comune aderisce a «Murgia Sviluppo» per la gestione dello Sportello

unico per le attività produttive. Il Suap, collegato con i terminali comunali, adempirà alla funzione di snellire

l'iter delle istanze per attività produttive finalizzate al rilascio dell'atto autorizzativo unico, interagendo da una

parte con i terminali comunali e dall'altra con la Regione, le Aziende sanitarie locali, le Prefetture, le Province,

la Camera di commercio, il comando provinciale dei Vigili del fuoco. «Murgia Sviluppo spa» incorpora le

funzioni di promozione dello sviluppo economico e sociale del territorio di riferimento per il miglioramento

della competitività dell'area; la realizzazione di iniziative di marketing territoriale per attrarre investimenti; l'of

ferta di servizi di consulenza e assistenza in favore di soggetti pubblici e privati; l'attivazione di strumenti

finanziari previsti dalle normative regionale, nazionale ed europea in favore di enti locali, imprese e cittadini;

la gestione di servizi pubblici (anche in regime di concessione o su delega di funzione), finalizzati allo

sviluppo sostenibile del territorio e alla qualificazione del sistema delle imprese. «Lo sportello Suap - spiega il

sindaco Stefano Occhiogrosso - ha come scopo principale quello di semplificare le procedure per il rilascio di

autorizzazioni necessarie a chi svolge attività produttive e di accelerare i tempi di rilascio delle autorizzazioni.

Grazie all'at tività del Suap si faranno confluire in un unico ufficio tutti i passaggi di pratiche della pubblica

amministrazione, a tutto beneficio degli imprenditori che risparmieranno così tempo e denaro. Tale iniziativa -

conclude il sindaco rappresenta lo strumento che consente agli imprenditori di avere un unico interlocutore

che coordina e gestisce tutti i rapporti con gli uffici coinvolti nelle varie fasi che concorrono al rilascio dell'au

torizzazione». [tommaso forte]

02/10/2011 14Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari(diffusione:48275, tiratura:63756)

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LA GUIDA ALLA FINANZA LOCALE LA MANOVRA-BIS PER GLI ENTI COMUNALI Il decreto legge rivoluziona i quadri degli amministratori pubblici, limita orari (e rimborsi) per i Consigli eintroduce l'associazione delle funzioni fondamentali ANDREA RECALDIN Il decreto legge 138 dello scorso agosto porta con sé alcuni importanti modifiche e innovazioni per gli Enti

locali. Diversi, infatti, sono gli aspetti che all'interno del testo normativo vengono trattati, dalla riduzione degli

amministratori pubblici alla associazione delle funzioni fondamentali, dalla scelta dei revisori dei conti alla

convocazione dei Consigli nelle ore fuori dall'orario lavorativo. Partiamo proprio da questa ultima

disposizione. Grazie ad un emendamento dei senatori della Lega Garavaglia e Va ccari, approvato in

commissione Bilancio, le sedute delle Giunte, del Consiglio e delle commissioni nei Comuni con meno di 15

mila abitanti dovranno tenersi preferibilmente in orario non lavorativo. La logica della norma risiede nella

volontà di non sottrarre ai datori di lavoro, presso i quali gli amministratori eletti svolgono la loro abituale

professione, ore lavorative in ragione della partecipazioni degli stessi alle assemblee pubbliche. Sulla

medesima linea si muove un'altra novità del decreto che, con una modifica al Testo unico Enti locali (Tuel),

rinnova l'istituto del permesso retribuito per i consiglieri dipendenti, prevedendo come questo venga garantito

per la sola durata dell'assemblea e per il tempo strettamente necessario per raggiungere il luogo ove questa

si svolge. Viene così meno la concessione del permesso retribuito per l'intera giornata nella quale si svolge la

seduta e che, in precedenza, era dovuto anche nel caso in cui la seduta si fosse prolungata oltre la

mezzanotte del giorno di Consiglio. Novità anche sulle spese di rappresentanza, che da domani dovranno

essere elencate, anno per anno, in un apposito prospetto allegato al rendiconto di gestione che il Comune

predispone. Il modello di prospetto sul quale riportare tali spese verrà elaborato secondo un decreto

interministeriale da emanare nelle prossime settimane e dovrà essere inviato sia alla rispettiva sezione

regionale della Corte dei Conti, sia pubblicato, dopo la sua approvazione, sul sito internet dell'Ente locale.

Cambia anche la modalità di scelta dei revisori dei conti: a decorrere dal primo rinnovo del collegio dei

revisori successivo alla entrata in vigore del decreto, la scelta di questi viene effettuata mediante estrazione.

Il sistema si basa su un apposito elenco, nel quale possono essere inseriti, a richiesta, i soggetti iscritti al

Registro dei revisori dei conti e gli iscritti all'ordine dei Commercialisti, e dal quale vengono estratti (pare

presso la sede del Prefetto) i nominativi dei revisori che andranno a costituire il collegio dei revisori presso

l'Ente locale. La finalità della norma è, chiaramente, quella di togliere alla politica il potere di nomina,

affidandolo alla sorte e (parzialmente) ad alcuni criteri. Sulla base, infatti, della elevata aleatorietà insita in

una estrazione casuale, il legislatore ha pensato di attenuare questa variabilità inserendo tre criteri per la

richiesta, da parte degli abilitati, all'elenco regionale: rapporto di anzianità del candidato con il

dimensionamento del comune, esperienza pregressa e specifica qualificazione professionale sull'argomento.

L'i ntroduzione di determinati "p aletti" dovrebbe ridurre, seppur parzialmente, la evidente incertezza insita

nello schema di definizione dei revisori, anche se, comunque, restano delle perplessità sull'efficacia del

sistema. L'intervento legislativo realizzato dall'articolo 16 del dl 138 modifica anche la parte normativa

inerente il numero di amministratori, nell'ottica di riduzione dei costi a carico della collettività. A decorrere dal

primo rinnovo, viene pertanto disposta una riduzione, differenziata sulla base della grandezza del comune,

dei consiglieri comunali e degli assessori in Giunta (vedi tabella). Seguendo la medesima logica, vengono

quindi riviste quasi completamente la struttura e le modalità di funzionamento dei cosiddetti "piccoli comuni".

Per gli Enti fino a mille abitanti, infatti, nessuna soppressione, come previsto da una prima stesura della

norma, ma l'obbligo di associarsi in una unione dei Comuni, la cui popolazione deve essere di norma

superiore alle 5 mila unità, al fine di esercitare in forma associata le funzioni amministrativ e , c o m e i n d i v

i d u a t e dall'articolo 21 della legge delega sulla riforma feder a l e ( L e g g e n . 4 2 d e l 2009). Polizia

locale, settore sociale e programmazione economico-finanziaria diventeranno quindi attività da condividere

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fra i diversi Enti, come saranno da condividere anche gli organi delle unioni. È previsto difatti un Consiglio,

composto da tutti i sindaci e da due consiglieri per ciascun Comune dell'unione, un presidente, eletto fra i

componenti e il cui mandato, rinnovabile, dura due anni e mezzo, e una Giunta, che decade contestualmente

al presidente e che da questi è composta, oltre che da assessori, a loro volta nominati fra i componenti

dell'unione. Le funzioni che l'organo dell'unione dovrà svolgere sono molto analoghe a quelle che oggi svolge

un Consiglio comunale, con il presidente che avrà le funzioni del sindaco e la Giunta che, sul territorio

dell'unione municipale, eserciterà le medesime competenze che oggi il Tuel (art. 48) assegna alle Giunte

comunali.

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Scuole, la moltiplicazione dei centri di costo UNA VECCHIA RIFORMA NATA PER SNELLIRE LE PROCEDURE E GARANTIRE AUTONOMIA ACIASCUN ISTITUTO OGGI SI RIVOLTA COME UN BOOMERANG CON DIRIGENTI, IMPIEGATI EPROCEDURE AMMINISTRATIVE CHE FANNO LIEVITARE LE USCITE PUBBLICHE Matteo Battaglia Milano Le scuole come piccole e medie imprese pubbliche. Questo è il risultato dell'autonomia varata nel

2000 che ha trasformato gli istituti in aziende, riunite in 10,5mila comprensori. Oggi, dopo una riforma che ha

varato il decentramento amministrativo e l'autonomia finanziaria, ogni scuola ha un suo centro di costo, un

dirigente economico, propri impiegati amministrativi per la gestione della piccola unità locale, dai cedolini per

gli stipendi alla carta igienica. Una rivoluzione nata per snellire le procedure. Ma con lo scenario attuale, si è

trasformata in una duplicazione di figure professionali con sovraccarico di costi per la Pubblica

amministrazione. Secondo l'ultimo rapporto Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo

economico, l'istruzione pubblica assorbe il 4,8% di tutto il Pil del Paese (università compresa). L'Italia conta

oltre 42mila istituti, 920mila impiegati tra docenti, personale amministrativo, tecnici e ausiliari. A distanza di 10

anni dalla riforma, che avrebbe dovuto portare allo snellimento delle procedure e migliorare il servizio, i conti

non tornano. «Le incombenze sono aumentate. Ora è compito degli istituti calcolare gli stipendi e il tfr dei

supplenti, ricostruire l'intera carriera professionale dei docenti», spiega Annamaria Indimineo, vicepresidente

di Asam, Associazione delle scuole autonome milanesi. Non è finita, «i dirigenti scolastici, come i datori di

lavoro, sono responsabili della sicurezza dei dipendenti. Questo significa organizzare corsi specifici,

controllare e certificare lo stato di salute delle strutture. Anche le nuove norme sugli aggiornamenti dei

professori e del personale tecnico sono più gravose», aggiunge Indimineo. «Al posto di accentrare i costi

comuni per beneficiare delle sinergie, la scuola italiana è andata nella direzione opposta - spiega Paolo

Donzelli, direttore generale dell'ufficio studi per l'innovazione digitale, presso il ministero della Pubblica

Amministrazione e dell'Innovazione. Il risultato è un aumento degli sprechi che gravano sul sistema.

«L'efficenza di un'azienda con molteplici entità dislocate sul territorio si ottiene con un ragionato equilibrio tra

attività accentrate, che permettono la riduzione dei costi, e quelle decentrate, che puntano ad offrire un

servizio cucito su misura», aggiunge Donzelli. In questo caso sono le multinazionali a fare scuola. La

strategia vincente è accorpare nella sede centrale una serie di funzioni comuni come l'amministrazione, la

gestione degli appalti di fornitura, la divisione information technology, la formazione, la ricerca e la

progettazione. «Un aiuto per aumentare l'efficenza del sistema scolastico oggi arriva dalle piattaforme

tecnologiche», spiega Antonio Fini, docente di Tecnologia per l'educazione presso l'Università degli Studi di

Firenze «con il portale InnovaScuola e ScuolaMia, il ministero della Pubblica Istruzione sta provando a

unificare alcuni attività standardizzabili per tutti gli istituti. « «Grazie al progetto InnovaScuola abbiamo

accentrato i corsi di aggiornamento e offriamo schede di supporto a tutti i docenti italiani», spiega Donzelli.

Un aiuto più consistente arriva da ScuolaMia, il portale a cui ha già aderito oltre il 40% delle scuole italiane e

che punta a un dialogo più stretto tra famiglia e istituti. Tramite la nuova piattaforma è possibile prenotare

online il ricevimento con i docenti (senza più intasare le segreterie), visionarie le pagelle sul web, controllare i

crediti scolastici e ricevere tutte le comunicazioni. Per i genitori più apprensivi basterà un semplice sms per

avvisarli di un'assenza o un ritardo a scuola. «Un altro passo importante arriva dalle lavagne elettroniche. Il

docente potrà scaricare i testi digitalizzati messi a disposizione delle case editrici e condividere i migliori

progetti prodotti dalle scuole stesse», spiega Donzelli. Da uno studio condotto da Gartner, uno dei maggiori

enti di ricerca del settore tecnologico, con la digitalizzazione, i costi per l'acquisto dei libri di testo delle

famiglie calerebbero del 40%. «Calcolare oggi quali sarebbero i risparmi di tutto il sistema scuola con

l'introduzione delle nuove tecnologie non è ancora possibile. E' difficile inoltre stimare l'aumento della

produttività scolastica, ma è certo che le cifre in gioco sono elevate», spiega Fini.

03/10/2011 48Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.31 - 3 ottobre 2011(diffusione:581000)

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Foto: Informatica e telematica possono creare un network unificato capace di ridurre i costi e aumentare

l'efficienza costituendo una base centralizzata per l'elaborazione degli stipendi e altro

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Exprivia e Ordina, entrambe battono il mercato dell'It Il gruppo italiano cresce per linee esterne mentre l'olandese cede le partecipate Exprivia e Ordina, due gruppi attivi nella consulenza It già con diversi anni di esperienza alle spalle.Exprivia

nasce nel 2005 dalla fusione di AISoftw@re (nata nel 1983 e quotata dal 2000 al nuovo mercato) e di Abaco

Information Services (fondata nel 1988). Oggi è specializzata nella progettazione e nello sviluppo di

tecnologie software innovative nonché prestazione di servizi It rivolti a banche, finanza, industria, energia,

telecomunicazioni, utility, sanità e Pubblica Amministrazione. Avendo la sede operativa principale a Molfetta

(Ba), è attualmente una delle più dinamiche realtà high-tech pugliesi. L'olandese Ordina, fondata nel 1973,

deve il suo nome al fatto di essere originariamente la filiale dei Paesi Bassi di un gruppo francese, nella cui

lingua "Ordinateur" è il termine usato per indicare il Personal Computer. Attualmente Ordina, quotata alla

Borsa di Amsterdam dal 1987, opera nel Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo) ed offre servizi di

consulenza IT rivolti ai settori Finanza, Pubblica Amministrazione, Industria e Sanità. Da tempo il comparto

dell'Information Technology non attraversa un momento favorevole e, in particolare, nei Paesi Bassi le

difficoltà incontrate da numerosi istituti di credito hanno portato a un rallentamento dei nuovi investimenti

nell'It; lo stesso è avvenuto nella Pubblica Amministrazione a causa dei tagli di bilancio. In Italia, Assinform ha

stimato per il 2011 una contrazione del mercato It nel suo complesso (hardware, software, assistenza e

servizi) compresa fra l'1,2% e il 2,8%. Invece Exprivia e Ordina continuano a crescere in termini di ricavi e

anche i margini soffrono relativamente poco. Per il gruppo italiano il primo semestre si è chiuso con un

incremento del valore della produzione pari al 15,8% (a 55,9 milioni), anche grazie all'ingresso nel perimetro

di consolidamento di Realtech (per 6 mesi) e ProSAP (per l'intero semestre), che hanno contribuito

complessivamente per 6,4 milioni. Senza le due società la crescita è stata del 2,6% (a fronte di un calo di

mercato dell'1,7%). L'ebitda è sceso del 2,5% (a 5,7 milioni), l'ebit del 5,2% (a 4,3 milioni), mentre l'utile netto

a causa di una forte incidenza delle imposte anticipate è passato da 1,6 a 1,3 milioni. La contrazione dei

margini è stata determinata principalmente da un incremento del costo del lavoro pari a circa il 20% in quanto

le risorse umane, anche per effetto delle citate acquisizioni, al 30/6/2011 erano pari a 1.658 unità a fronte

delle 1.265 alla stessa data del 2010. Infatti Exprivia da un po' di tempo ha intrapreso una strategia di crescita

per linee esterne. Per la stessa ragione anche il debito è però salito, passando da 39,7 milioni a fine 2010 a

44,8 milioni al 30/6/2011. Completamente opposta la strategia di Ordina. La società olandese ha ceduto

l'ultima controllata, Finext, ad aprile 2011 per 4 milioni, con una plusvalenza di 2,6 milioni. Dopo un difficile

2010 il gruppo ha continuato a soffrire con ricavi pressoché stabili a 221,1 milioni ma margini negativi a

partire dall'ebit, tuttavia in termini di risultati "ricorrenti" il giro d'affari è salito del 4,8% a 219 milioni, e l'ebitda

del 16% a 8,1 milioni. L'indebitamento finanziario netto è però anch'esso aumentato a 52,8 milioni al

30/6/2011 rispetto ai 43,3 milioni di fine 2010. E per il futuro? Ordina non ha fornito una guidance numerica,

ma entro il 2011 intende ridurre il personale amministrativo di 85 unità e ha già osservato una ripresa nel

mercato della finanza ed in minor misura in quello dell'industria. Exprivia ha in essere il Piano Industriale

2010 - 2013 e per il 2013 intende raggiungere 200 milioni di ricavi (di cui 60 da crescita esterna, 15 per

servizi di Business ed almeno il 10% realizzato all'estero) e un ebitda margin non inferiore al 15% dei ricavi

(oggi è pari al 10,8%). Target quindi piuttosto sfidanti.

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I punti di forza...Personale in crescita e nuova partnership Exprivia

- Il gruppo ha sfidato le difficoltà occupazionali in Italia selezionando, a partire da maggio, 82 nuove risorse

nei settori Business Intelligence, Software Development e Capital Market.

- Prosegue la campagna acquisizioni con l'acquisto dalla Banca Popolare dell'Emilia Romagna del 100% di

Sistemi Parabancari Srl per 5,1 milioni, di cui 3,5 tramite finanziamento a 42 mesi.

01/10/2011 26Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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- Exprivia si è aggiudicata la gara europea del valore di 12 milioni in 5 anni indetta da Acquirente Unico per il

Sistema Informativo Integrato, la Banca Dati Nazionale degli utenti dell'energia. Ordina

- Il gruppo si propone di crescere in Belgio e Lussemburgo, che a regime dovrebbero generare il 20% dei

ricavi (oggi il 17%), anche tramite l'assunzione di 150 nuovi dipendenti.

- Rafforzata la posizione nel mercato della logistica con un contratto settennale per l'implementazione dei

sistemi Sap nel gruppo olandese di trasporti ProRail.

- Recente ingresso nel settore della Open Source Business Intelligence mediante una partnership con il

gruppo olandese di software Jaspersoft.

...e quelli di debolezzaSanità, enti locali e riorganizzazione Exprivia

- Nel primo semestre 2011 la crescita dei ricavi non ha interessato i settori della sanità e degli enti locali,

indeboliti deboli per l'assenza di grandi commesse.

- Molto sfidante e difficile la decisione di entrare nei mercati esteri avviata nel 2010 con l'acquisizione del

51,12% della spagnola ProSAP, operante anche in Messico e Centro America.

- Nel settore delle Tlc il gruppo sta riconfigurando l'offerta posizionandosi su segmenti a maggior valore

aggiunto, ma solo da pochi mesi ha iniziato a conseguire i primi risultati. Ordina

- Nonostante la ristrutturazione in atto da alcuni anni, i margini "reported" sono ancora negativi, e nel primo

semestre 2011 sono stati sostenuti costi di riorganizzazione per 7,2 milioni.

- I ricavi del settore Sanità e Pubblica Amministrazione nel Benelux (scesi del 6,4% nel primo semestre) non

sono attesi in ripresa per la rimanente parte del 2011 e anche a inizio 2012.

- Il gruppo si propone di generare il 35% dei ricavi da contratti pluriennali, ma nel primo semestre la

percentuale è scesa al 30% rispetto al 32% conseguito nella prima metà del 2010. I «comparables» - Per

quanto riguarda i multipli P/e stimati per il 2011 e il 2012, Exprivia si trova nella fascia bassa del campione

composto da aziende di consulenza It europee (anzi nel 2012 ha il valore più basso), mentre Ordina si trova a

livelli leggermente più alti. Diversa la situazione per il multiplo Ev/Ebitda stimato per il 2011 dove Exprivia e

Ordina presentano entrambe valori medio/alti. In termini di Tsr i valori sono negativi per tutte le società

incluse nel campione ad eccezione del gruppo svedese Know IT; tale andamento è dovuto a performance

negative di Borsa. Comunque molti gruppi (a eccezione di Ordina) hanno distribuito dividendi.

Società Exprivia Ordina Devoteam GFI Informatique Know IT Phoenix IT Group (*)

(*) chiusura esercizi al 31/3; (P/e) = rapporto prezzo su utile; (Ev/Ebitda) = rapporto Enterprise Value su

Ebitda; Tsr=Total Share Return è calcolato nella valuta locale Fonte: elaborazione di Amf su dati Factset e

Datastream

Dati di mercato Exprivia Ordina Prezzo al 27/09/2011 ? 0,7 1,4 Target price (euro) 1,3 3,3 Consensus di

mercato Buy Hold N.ro azioni 51.883.958 50.100.000 Flottante 40,88% 100,00% Azionista principale Abaco

Systems & Services Srl tramite Abaco Innovazione (49,883%) Public Company. I due maggiori azionisti,

Aviva e Lazard Fréres Gestion, detengono ciascuno meno del 10% Fonte: elaborazione di Amf su dati

Factset e società

Le raccomandazioni - Il consensus, elaborato da Factset è molto positivo per il gruppo italiano (buy), anche

se con una sola indicazione. Per il gruppo olandese il giudizio è hold con 2 indicazioni positive, 3 neutrali e

una sola negativa. Il potenziale di rivalutazione rispetto agli attuali prezzi di mercato è in entrambi i casi

elevatissimo e pari a oltre l'85% per Exprivia (con un target price medio di 1,3 euro) e addirittura superiore al

100% per Ordina (in presenza di un target price medio di 3,3 euro).

Analisi tecnica - Exprivia è sceso in prossimità dei minimi del 2008 fatti segnare a quota 0,62, rafforzando la

tendenza ribassista in atto dai record di inizio anno. Il cambio di rotta da parte dei prezzi non appare

operazione semplice, segnali di forza credibili giungeranno solo oltre 0,85 ed introdurranno il ritorno al di

sopra di quota 1. Sotto 0,62 invece via libera verso 0,45 euro. Il titolo sta comunque sovraperformando

rispetto all'olandese Ordina che in settimana ha toccato nuovi minimi assoluti. Discese sotto 1,30

01/10/2011 26Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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renderebbero probabile l'avvicinamento a quota 1. Oltre 1,65 invece primi segnali di distensione, preludio a

un ulteriore allungo con target a 1,85 e 2,15 euro. A cura di FTA Online

Foto: Domenico Favuzzi presidente e amministratore delegato

Foto: Stépan Breedveld ceo

Foto: Risultati in forte flessione nel 2010 per il gruppo olandese, mentre Exprivia ha archiviato l'esercizio con

ricavi e margini in netta crescita.

01/10/2011 26Pag. Il Sole 24 Ore - PLUS 24

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 101

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ACCOLTO IL RICORSO SULLA PEC PER MANCATO RISPETTO DIRITTIDIGITALI Vittoria per "Agorà digitale" e Radicali: il Tar ha infatti accolto il ricorso presentato nel 2009 contro la

Basilicata, colpevole di aver violato i diritti digitali dei cittadini. La regione non ha offerto sul web nè gli

strumenti necessari, né la visibilità opportuna, per l'utilizzo della Posta elettronica certificata. Introdotta nel

2005 dal ministro Brunetta, la Pec conferisce alle e-mail lo stesso valore legale di una raccomandata con

ricevuta di ritorno, ma si è subito rivelata un flop. Senza considerare la scarsa informatizzazione italiana,

pochi la usano, non esiste negli altri paesi e serve solo per dialogare con le pubbliche amministrazioni. La

legge obbliga comunque gli enti pubblici a pubblicare l'indirizzo Pec, rendendo noto al cittadino il tempo di

risposta. La Basilicata dovrà quindi adeguarsi. La sentenza è storica perché condanna per la prima volta le

istituzioni per il mancato rispetto dei diritti in Rete. Per Luca Nicotra, di Ad, "la società civile potrà ora farsi

promotrice della digitalizzazione della macchina pubblica".

01/10/2011 16Pag. Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale(tiratura:100000)

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LA FIERA DEL LEVANTE Vecchi schemi: dov'è il vento del domani? DIONISIO CICCARESE La conferenza stampa di bilancio sull'ultima edizione della Campionaria nel quartiere fieristico di Bari ha

senza dubbio un merito: il prof. Viesti ha fornito i dati ufficiali delle presenze (tra paganti e non) ed ha

smascherato le bugie che in questi anni sono partite dallo staff e riportate dai media senza alcun controllo.

Sfiorato prima e superato dopo, in realtà, il milione di presenze propinato era solo una bufala, una colossale

manipolazione dei numeri, un dato sensazionalistico. Uno di quei dati che piace tanto ad una specie

particolare e diffusa di iscritti all'Ordine dei giornalisti perché sapendo poco di Fiere ha un solo arnese nella

cassetta degli attrezzi per valutare un evento: il parametro quantitativo. Oggi sappiamo che sono stati presi in

giro e che il milione di visitatori era pura fantasia (a voler essere generosi) che va depurata di circa due terzi.

C'è di che vergognarsi, davvero. A monte per aver fornito un dato falso, a valle per non aver mai verificato

con un po' di buonsenso che il numero era fasullo. Non si tratta di un caso isolato giacché lo stesso accade

per le manifestazioni politiche e sportive (il cui numero si dilata o si contrae in relazione alla "simpatia" della

Testata per gli organizzatori) e anche per quei divertenti bilanci che a fine anno vengono diffusi dalle forze di

polizia e che da 30 anni riferiscono di una costante diminuzione dei reati. Con i dati degli ultimi tre decenni

Bari sarebbe il paradiso terrestre. Eppure basterebbe incrociarli con quelli dell'Anno Giudiziario per stabilire

che sono contrastanti con la realtà. Ma questo è un "lavoro giornalistico" ormai troppo faticoso rispetto alle

comodità del "copia e incolla" delle intercettazioni, delle veline, dei comunicati stampa. Torniamo alla Fiera. Il

discorso del prof. Viesti si è articolato lungo 3 assi: l'esigenza del superamento del concept della Fiera e delle

sue manifestazioni; l'errore "tattico" della fluttuazione di prezzo del biglietto di ingresso unitamente alla

decisione di non distribuire biglietti omaggio; l'attacco frontale ad una non meglio specificata attività di

Comunicazione sviluppata dallo staff dell'ente. Sul "concept" della Fiera c'è poco da dire. Da circa due anni

prima da La Gazzetta dell'Economia e più recentemente da EPolis Bari abbiamo lanciato 'allarme

procurandoci significative antipatie. Tuttavia ciò che più preoccupa adesso è l'approccio che la nuova

dirigenza intende assumere per la svolta da imprimere alla Fiera e che si poggia nella "concertazione" con gli

enti fondatori (Comune, Provincia, Camera di Commercio). Il prof. Viesti ha illustrato alcuni aspetti lessicali

dei nuovi "caratteri" della Fiera senza tuttavia spiegarne i contenuti. E' proprio questo l'elemento di

preoccupazione perché le Fiere ormai da tempo si articolano attraverso la conoscenza del mercato, la

soddisfazione dei bisogni (del mercato locale e dei mercati da servire), le vocazioni del territorio, le modalità

di interazione con i fornitori, gli espositori e il pubblico (considerandone le peculiarità business o consumer).

In questo senso siamo all'anno zero e la Fiera appare un gran bazar che ibridamente passa dalle ciambelle

alle camere da letto: il che rivea l'assenza di una strategia di marketing (da non confondere per favore con la

"politica commerciale" di cui ha parlato Viesti). La Fiera ha urgente bisogno di competenze, non di riunioni

salottiere tra "delegati" degli enti fondatori in cui si parla genericamente di "vetrina", "volano", "porta

d'Oriente": ritornelli che possono imbambolare giovani cronisti, ma che certo non catturano i mercati. Viesti

dovrà puntare sulla fase di analisi del mercato e dei concept dei competitor (all'interno pubblichiamo due

pagine due pagine con i dati di Cermes e Aefi), sull'interazione con le economie locali capaci di rappresentare

le eccellenze (prodotti e servizi), sull'individuazione di forniture che diano impulso all'indotto, sulle modalità

per trasformare una banale "esposizione" in una occasione esperienziale. La Fiera per il suo difficile

riposizionamento dovrà "differenziarsi" ed assumere connotati unici, singolari nella consapevolezza che le

nuove formule possono durare anche una sola stagione perché hanno una relazione "vitale" con la tecnologia

e la rivoluzione digitale. Abbiamo appena orecchiato qualcosa sul marketing 2.0 che il professor Philip Kotler

(il maggior esperto al mondo nelle strategie di marketing) ci ha già proiettato nel 3.0, il marketing

esperienziale. Il concept, le meccaniche e gli attuali strumenti della Fiera sono... paleozoici e per rinnovarli

dovrà avvalersi di professionalità che vanno ben oltre il suo staff e i funzionari degli enti locali (sempre più

30/09/2011 1Pag. La Gazzetta dell'Economia - Anno xvi - 24/30 settembre 2011

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spesso campioni di interdizione più che di sviluppo). Non si tratta di distribuire costose consulenze (come

ancora oggi si fa dalle nostre parti) ma di impiegare professionalità che assicurano il ritorno (e non lo spreco)

del capitale investito. Se il nuovo management della Fiera crede di poter continuare sulla strada del fitto degli

spazi, della mancata conoscenza dei ricavi degli espositori (perché oggi è così) e quindi del volume di affari

generato dalla Fiera, dell'assegnazione permanente dei luoghi a iniziative commerciali perderà ancor più

mercato, notorietà e identità. Passiamo al prezzo del biglietto. Un discorso sul quale il prof. Viesti ha

ammesso gli "errori" giacché il "costo" (7 euro) è stato percepito come nettamente superiore al "valore"

dell'occasione di consumo soprattutto a causa della inveterata abitudine di ottenere gratuitamente il ticket di

ingresso. Il rischio è di considerare la "politica di pricing" come un elemento tattico mentre si tratta di una leva

strategica anche per il "posizionamento" della Fiera. Quello sul prezzo è un discorso articolato che risponde a

sofisticate tecniche di studio e di misurazione: esprime i "caratteri" dell'evento, sceglie i pubblici di riferimento,

custodisce le ipotesi di previsione dei risultati attesi. Come più volte ha spiegato sui nostri giornali Danilo

Zatta, tra i massimi esperti europei e autore di due libri che sono pietre miliari della formazione su questo

argomento. Quel che va compreso è che il "valore" della manifestazione deve essere percepito come

superiore al "costo" perché altrimenti non incide sui comportamenti di acquisto. Sette euro per una

passeggiata nella Fiera è un prezzo salato, ma non lo è se all'interno del quartiere avvengono iniziative

esperienziali capaci di coinvolgere il pubblico e di confermare che anche il "consumo" del prodotto o servizio

risulta positivo. Valutare attentamente i comportamenti di acquisto (prima) e di consumo (dopo) è

fondamentale per la Fiera ed ha una relazione diretta e inequivocabile con la forza dell'offerta. La rivolta degli

espositori legata al calo delle presenze per la sparizione dei biglietti omaggio è in altri termini l'indicatore

preciso del valore che il mercato "consumer" attribuisce alla Fiera. Se è gratis va bene, altrimenti. Ma tutto ciò

ha a che fare con la tipologia di espositori e il profilo dei clienti attuali non con i progetti di sviluppo dell'Ente.

Focalizzare l'attenzione su questo aspetto è il più colossale degli errori per la Fiera. In altri termini: sette euro

per la Campionaria di settembre sono un prezzo esorbitante, ma il "successo" della Fiera del Levante non è

nella Campionaria. Come si vede il problema è chiaramente strategico e richiede un serio approfondimento

sulle future attività. Gli espositori (nella loro attuale configurazione) strepitano e hanno ragione per le

condizioni strutturali e i servizi della Fiera, ma non rappresentano affatto un asset per il rilancio dell'Ente.

Infine il problema della Comunicazione. Il prof. Viesti ha più volte sottolineato deficit attribuendo senza

esitazione a questo settore alcuni degli inconvenienti che si sono verificati. Molti hanno letto queste

sottolineature come un atto di sfiducia verso il vertice dell'Ufficio Stampa tanto da far circolare già i nomi dei

possibili successori (alcuni dei quali molto vicini all'establishment politico regionale). Un gioco al massacro

non infrequente dalle nostre parti. Ma il tempo ci dirà se si tratta di semplici voci. Entrando nel merito tecnico

della questione però vanno dette due cose. Il prof. Viesti, visto che parla di Comunicazione (e non della sola

informazione che coinvolge l'Ufficio Stampa), dovrebbe anche considerare in che modo il concept della

campagna istituzionale (Soffia il vento del domani...) sia risultato fortemente contrastante con i caratteri della

manifestazione. Non si discute ora, intendiamoci, la "bellezza" dell'annuncio e il suo potere di catturare

l'attenzione (efficacia), ma della capacità che ha avuto di suscitare fortissime perplessità rispetto alle

caratteristiche di un prodotto che non ha nulla di avanzato e innovativo. La Fiera è vecchia e non ha nulla a

che fare con il domani: trasmettere questo concetto è stato un errore clamoroso che il pubblico ha percepito

senza esitazione. Si usa dire che "la buona comunicazione uccide il cattivo prodotto", ma anche questo è un

discorso che ha una relazione diretta con le competenze che la Fiera ha in termini di Comunicazione (che

vanno ben al di là del "mi piace" o "non mi piace" di un paio di funzionari della Fiera). Sul fronte

dell'informazione, senza difese di ufficio che risulterebbero fuori luogo, vanno dette due cose. La prima

riguarda quantità e tempi del materiale prodotto (che ad eccezione delle fotografie ostinatamente inviate con

una risoluzione insufficiente per i giornali) è stata largamente soddisfacente. I contenuti? Coerenti con le

attività e le iniziative della Fiera. La seconda riguarda l'organizzazione che si è avvalsa (finalmente) di giovani

e valenti colleghi (per lo più precari) con il costo storicamente e significativamente più basso degli ultimi anni

30/09/2011 1Pag. La Gazzetta dell'Economia - Anno xvi - 24/30 settembre 2011

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 03/10/2011 104

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che ha però escluso giornalisti (in servizio permanente effettivo e pensionati) che tradizionalmente

occupavano le scrivanie dell'ufficio stampa. Un repulisti che ha suscitato anche nervose (e penose) reazioni

da parte di "ex santuari dell'informazione" che non hanno gradito l'esclusione in favore di giornalisti

disoccupati. Si è gridato allo spreco proprio nell'anno in cui il costo è stato pressoché dimezzato. Una

manipolazione grave, intollerabile che la dice lunga sull'etica e la deontologia di alcune fette della categoria

giornalistica più affine a compiacere i potenti che a difendere i deboli. In conclusione il prof. Viesti ha

promesso un'inversione delle tendenze e dei comportamenti e ha previsto di riportare in equilibrio il bilancio

della Fiera entro il 2012. Quello contabile (il disavanzo nel 2010 è stato di quattro milioni e mezzo di euro) è

un risultato ambizioso, ma diventerà veramente abbordabile se l'offerta della Fiera sarà al passo con i tempi.

Perché possiamo continuare a contare le merendine e i panini con il wurstel, ma il business per il territorio

non ha nulla a che vedere con l'interesse di qualche decina di espositori che vendono materassi, collanine

pseudo etniche e dintorni. Che si tenga pure la kermesse di settembre per la passeggiata dei baresi e la gioia

dei dettaglianti (magari ad ingresso gratuito ma con delle royalties sui volumi di affari degli espositori). Ma che

si guardi al mondo di oggi e si pensi a quello di domani con grandi iniziative che rappresentino un'occasione

di apprendimento anche per l'intera città. Di promesse e di parole questo nostro Sud non ne può più.

30/09/2011 1Pag. La Gazzetta dell'Economia - Anno xvi - 24/30 settembre 2011

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UNIVERSITA

30 articoli

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LE AZIENDE INFORMANO Università Milano Giornalismo online e web tv alla Statale Nell'ambito delle nuove attività (Master biennale in Giornalismo, Corsi di perfezionamento in Giornalismo

specialistico e Aggiornamento professionale), la Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" dell'Università degli

Studi di Milano organizza - presso la sede della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi", dell'Università degli

Studi di Milano, in Piazza Montanelli 1, Sesto San Giovanni (Milano) - due corsi professionali avanzati sui

temi dell'informazione online e delle web tv, nell'ambito di Oktoberweb (19- 28/10/2011). Dedicati a giornalisti

e a professionisti, i corsi saranno svolti dai maggiori esperti del settore dei new media e delle web tv. Sono:

"Le notizie nascono sul web - Creare un sito di news" (19-20-21/10), corso avanzato per giornalisti e

professionisti dell'informazione online II edizione; e "Prossimamente sui nostri schermi - Come accendere

una Web Tv" (26-27-28/10), corso per giornalisti e professionisti dell'altra televisione. Informazioni:

www.giornalismo.unimi.it. Scadenza iscrizioni: venerdì 14/10 (web) - venerdì 21/10 (web-tv).

02/10/2011 12Pag. Corriere della Sera - Milano(diffusione:619980, tiratura:779916)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 107

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Università Dal Cipe un miliardo agli atenei del Sud ROMA

Dal Cipe arriva una boccata d'ossigeno per gli atenei del Mezzogiorno. Come anticipato dal Sole 24 Ore di

ieri, il comitato interministeriale ha sbloccato quasi un miliardo di euro destinati al finanziamento, da un lato,

dei «poli di eccellenza» e, dall'altro, delle infrastrutture strategiche regionali delle università.

Le risorse provengono dalla riprogrammazione dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) e vanno ad attuare

la linea «sistema universitario» del piano nazionale per il Sud, approvato dal Governo 10 mesi fa e affidato

per l'esecuzione al ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Due le aree di intervento: la prima, del valore

di 150 milioni di euro, andrà a finanziare i centri integrati di ricerca-alta formazione-innovazione che

nasceranno in quattro Regioni: Campania (50 milioni), Puglia (50 milioni) e Calabria/Sicilia (50 milioni in due).

I restanti 849 milioni sbloccati ieri serviranno a potenziare le dotazioni degli atenei meridionali e

finanzieranno la creazione o la ristrutturazione di edifici, laboratori, biblioteche, mense, attrezzature

tecnologiche e informatiche e residenze studentesche. Fondi che si aggiungeranno ai 161 milioni già

disponibili per gli otto territori coinvolti: Puglia (che al fotofinish ha visto crescere la sua dote da 300 a 315

milioni), Sardegna (301,3), Sicilia (88,7), Campania (68,6), Calabria (63,8), Basilicata (22)) e Abruzzo (5

milioni).

Soddisfazione è stata espressa sia dal ministro Fitto - che ha parlato di «un altro passo in avanti del piano

Sud», ha sottolineato «la proficua collaborazione che il Governo ha stabilito con tutte le Regioni, in questo

caso anche con i rettori delle università del Sud» - sia dalla sua collega dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini,

che l'ha definito «un piano di straordinaria valenza che servirà per rafforzare l'edilizia universitaria e

valorizzare le eccellenze».

Eu.B.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

01/10/2011 22Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 108

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parte la sperimentazione La via italiana del vaccino anti-cancro L'innovativa ricerca si basa sulla possibilità di attivare il sistema immunitario per prevenire alcuni tumori. Maper i risultati occorre attendere il 2012 Viene iniettato nel muscolo un plasmide ibrido seguito da una scossaelettrica L'obiettivo è di far produrre all'organismo gli anticorpi che inibiscono la neoplasia Francesca Cerati

È tutta italiana la ricerca e la sperimentazione del primo vaccino al mondo per la prevenzione dei tumori:

terminata la sperimentazione sui topi, entro l'anno inizierà quella sull'uomo. L'innovativa linea di ricerca si

basa in pratica sulla possibilità di attivare il sistema immunitario per prevenire tipi di cancro come quelli della

mammella, del pancreas e della testa-collo. Tutto questo attraverso l'inoculazione, seguita da una scarica

elettrica, di un "vaccino a Dna" che blocca la proteina prodotta da un particolare oncogene chiamato ErbB-2.

Questo antigene è già al centro dell'attenzione mondiale, e riconosciuto come bersaglio antitumorale.

L'innovazione della ricerca italiana sta nell'aver pensato e realizzato un nuovo approccio per contrastarlo:

anzichè somministrare anticorpi monoclonali (e già commercializzati dalla biotech Genentech), l'obiettivo è di

farli produrre dal nostro organismo, stimolando così la produzione endogena di anticorpi contro il tumore,

riducendo di molto gli effetti collaterali.

Il segreto del network italiano - costituito dall'Università di Camerino nel nome del biologo molecolare

Augusto Amici, dall'Università di Torino, con l'immunologo Guido Forni, dall'Università di Padova che farà

sotto la guida di Giorgio Amadori la sperimentazione clinica di fase 1 e il supporto tecnico-finanziario della

farmaceutica milanese Indena - è quello di aver trovato il sistema per convincere l'organismo ad attaccare le

cellule tumorali, e quindi di rompere la "tolleranza" verso i suoi antigeni. In che modo? «È stato un percorso a

tappe partito nel 1994, quando ho avviato i primi lavori sul vaccino a Dna - racconta Amici in occasione del

congresso internazionale "gene vaccination in cancer" che ha riunito ad Ascoli Piceno oltre 100 studiosi del

settore -. Il salto di qualità avviene quando grazie alla collaborazione con la farmaceutica italiana Indena

viene brevettato il plasmide RHut ibrido, cioè metà uomo e metà topo: la parte estranea amplifica la risposta

immunitaria, quella umana viene riconosciuta meglio, brevetto a cui siamo potuti arrivare grazie anche alla

ventennale collaborazione con l'immunologo Guido Forni, dell'Università di Torino, il cui laboratorio era già

noto a livello internazionale per i suoi lavori sui vaccini alle citochine».

«La terza nota d'innovazione sta nella elettroporazione - commenta Forni -. Abbiamo cioè visto che se diamo

una scossa elettrica tramite due elettrodi l'efficacia del vaccino a Dna aumenta notevolmente, perchè

modifica la membrana cellulare che diventa più permeabile alle sostanze. Anche questo strumento è prodotto

dall'italiana Igea. Un'altra cosa che ci distingue è il fatto che molti vaccini che sono allo studio sono diretti

contro antigeni tumorali che non hanno un ruolo causale nella crescita della neoplasia. Invece, il nostro è

fondamentale: senza di esso la massa tumorale non cresce».

Al momento, gli studi sui topi hanno messo in luce anche un'altra caratteristica: il vaccino funziona molto

bene come preventivo, mentre la sua efficacia diminuisce con l'aumentare della massa tumorale. «I topi

impiegati nella sperimentazione sono geneticamente predisposti per sviluppare nel corso della loro vita il

cancro - spiega Amadori, che entro novembre dovrebbe reclutare una ventina di pazienti per partire con la

fase clinica approvata un mese dall'Istituto superiore di sanità -. L'outstanding della ricerca sta proprio nel

fatto che i topi non si ammalano e muoiono di vecchia. Una differenza sostanziale che se fosse trasferita e

confermata nell'uomo porterebbe a un vaccino che protegge dalle recidive».

E al convegno di Ascoli non sono mancati i gruppi di ricerca stranieri che hanno espresso l'intenzione di

estendere la sperimentazione di questo vaccino anche in altri tumori negli Stati Uniti, come il Karmanos

Cancer Institute di Detroit. «Un successo italiano quindi che sta catturando attenzione a livello

internazionale» sottolinea il docente di Camerino.

02/10/2011 47Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)

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Se poi tutto dovesse andare per il verso giusto si porrà il problema di trovare un licenziatario. «La nostra

attività di ricerca è sempre stata rivolta più ai processi che ai prodotti - conclude il presidente di Indena Dario

Bonacorsi -. Siamo riusciti a sostenere le fasi di tossicologia e a produrre il dossier da sottoporre all'Iss per

avere l'autorizzazione in clinica. I risultati sono così incoraggianti che ci piacerebbe riuscire a supportare lo

sforzo dei trial clinici, anche perchè è un progetto che è nato sostanzialmente in Italia». Ma per conoscere i

risultati occorre attendere la fine del 2012.

© RIPRODUZIONE RISERVATA +237% I casi di melanoma Negli ultimi 30 anni l'incidenza di questo tumore

è aumentata in maniera esponenziale. Ma la via dell'immunoterapia con l'anticorpo monoclonale ipilimumab

ha raddoppiato la sopravvivenza.

02/10/2011 47Pag. Il Sole 24 Ore - Nova(diffusione:334076, tiratura:405061)

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Università IL CANTIERE DELLA RIFORMA Il «concorsone» per i prof aspetta il 2012 In arrivo il decreto sulla valutazione, ultimo tassello mancante per l'abilitazione nazionale Gianni Trovati

La data da tenere a mente è quella del 1° novembre 2012. A quell'epoca, salvo sorprese, saliranno in

cattedra i primi "abilitati nazionali", cioè i vincitori dei nuovi concorsi modello-Gelmini chiamati a sostituire le

vecchie prove locali crollate sotto il peso delle accuse di "parentopoli" e favoritismi vari. Ad attendere l'avvio

del concorso nazionale c'è un limbo accademico affollato, popolato da almeno 2mila persone che negli ultimi

anni hanno partecipato a un concorso per diventare ordinario o associato, si sono sentite rivolgere i

complimenti per la brillante vittoria ma non hanno ottenuto il posto perché non c'era; ci sono poi i tremila posti

da associato finanziati con la tranche triennale del «piano straordinario» pensato a fine 2010 per contribuire a

svuotare il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato cancellato dalla riforma Gelmini; e ci sono i ricercatori,

gli assegnisti, i dottorandi, che ambiscono a un futuro in cattedra. Secondo i programmi ministeriali annunciati

anche in Parlamento, il nuovo reclutamento sarebbe dovuto partire in autunno, ma nonostante il clima il

calendario dice che l'autunno è iniziato e che l'impresa si è rivelata più improba del previsto.

A che punto siamo? Il piano di attuazione della riforma dei concorsi si è ramificato in tre parti, chiamate

rispettivamente a fissare la nuova architettura dei settori concorsuali, le procedure per l'abilitazione e i criteri

di valutazione dei candidati e dei commissari. I primi due provvedimenti hanno tagliato il traguardo (i settori

sono in «Gazzetta Ufficiale», le procedure attendono solo la pubblicazione), ma il tassello dolente è l'ultimo. Il

provvedimento che definisce i criteri di valutazione sta per imboccare la strada verso il Consiglio di Stato, e i

tempi a questo punto dipendono dai giudici amministrativi.

La tensione è alta, soprattutto fra i docenti che rischiano di vedersi esclusi dalle commissioni se non possono

vantare i requisiti che saranno chiesti dal provvedimento in arrivo. Tutto dipende dall'altezza a cui sarà fissata

l'asticella da superare prima di sedersi fra i commissari, ma per capire perché la materia è incandescente

basta riandare con la memoria al primo decreto Gelmini, quello che nel novembre 2008 provò a mettere un

po' di meritocrazia nella macchina universitaria: il decreto (è il 180/2010) prevedeva l'avvio di un'anagrafe

nazionale dei docenti, con l'elenco delle pubblicazioni scientifiche "certificate", e negava gli scatti biennali a

chi non avesse pubblicato nulla negli ultimi due anni e la possibilità di partecipare a commissioni a chi si

rivelasse inattivo per un triennio. La previsione, inedita, creò scalpore ma, a testimonianza delle resistenze

interne al sistema, rimase inattuata.

Il fatto che la costruzione dell'impalcatura per l'abilitazione nazionale si sia rivelata più lunga del previsto,

anche a causa degli intoppi di uno dei decreti al Consiglio di Stato e dei tempi non proprio fulminei dell'iter fra

organi di concertazione e Corte dei conti, rischia anche di cambiare la natura del «piano straordinario» per gli

associati, almeno nel primo anno. Il piano straordinario è stato introdotto dalla riforma Gelmini insieme allo

stop ai ricercatori a tempo determinato, ed è stato pensato appunto per finanziare l'uscita di una quota di

ricercatori da un ruolo ormai in esaurimento. In questo progetto, i beneficiari erano ovviamente i primi vincitori

dell'abilitazione nazionale per il ruolo da associato, ma l'abilitazione nazionale ancora non c'è.

Che cosa succede, dunque? L'idea che si va facendo largo è quella di finanziare con la prima fetta annuale

del piano, confermata nel decreto sul Fondo di finanziamento ordinario scritto nelle scorse settimane dal

ministero (si veda anche l'articolo a fianco), i vincitori dei vecchi concorsi. La prima fetta di risorse, secondo

stime non ufficiali di area governativa, dovrebbe bastare addirittura ad assorbire tutti gli associati in attesa di

una cattedra. Sarebbe un problema risolto, certo, ma non proprio in linea con le ragioni che a fine 2010

hanno prodotto il piano straordinario; tanto più che in questo modo i fondi stanziati per avviare il nuovo

sistema finirebbero per premiare uno degli aspetti più "controversi" del vecchio, vale a dire le doppie idoneità

che fino al 2009 hanno consentito agli atenei di bandire concorsi per un posto creando però due

"promozioni", in un vorticoso gioco di triangolazioni che ha contribuito non poco a screditare il sistema dei

03/10/2011 15Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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concorsi locali.

[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA La disciplina Èil provvedimentoche definiscei tempi e lemodalità di

svolgimento dei concorsi, alla durata quadriennale di validità dell'abilitazione nazionale.Haottenuto ilvisto del

Consiglio di Statoed èin attesa di pubblicazione in «GazzettaUfficiale» I requisiti Conquesto provvedimento

vengonoindividuati i parametri di valutazione degli aspiranti all'abilitazione nazionalee dei docentiche

farannoparte delle commissioni. Il ministerosta ultimando il testo per inviarlo al Consiglio di Stato Le aree di

studio Èil decreto chedefinisce i settori scientifico-disciplinari per i quali sipuòconcorrere all'abilitazione

nazionale. I l decretoèstato f irmato i l29 lugl ioscorsoed èstato pubblicato sul la «Gazzetta

U f f i c i a l e » d e l 1 s e t t e m b r e S n o d i l e g i s l a t i v i e t a g l i a l l e r i s o r s e L A S T R E T T A

L'andamentodelfondodifinanziamentoordinariodell'università(inmlndi€ediff.%rispettoall'annoprecedente)

Università %Ffo Università %Ffo Università %Ffo Cassino 95,67 Bari 93,33 L'Aquila 92,35 Siena 91,72

Mediterranea R. Calabria 91,08 Napoli Orientale 90,09 Molise 89,96 Trieste 89,82 Modena e Reggio Emilia

89,37 RomaTor Vergata 89,19 Pavia 89,01 Sassari 88,09 Basilicata 87,83 Udine 87,57 Bari Politecnico 87,19

Tuscia 87,12 Pisa 86,94 Perugia 86,42 Macerata 86,11 Foggia 86,08 Teramo 86,03 Cagliari 86,02 Napoli

Federico II 85,92 Camerino 85,77 Parma 85,22 Genova 84,99 Venezia Ca' Foscari 84,84 Firenze 84,69

Torino 84,25 Insubria 84,09 Palermo 84,05 Milano 83,83 RomaLa Sapienza 83,77 Napoli Parthenope 83,71

Salerno 83,37 Bologna 82,51 Ferrara 82,28 Lecce 82,25 Università della Calabria 81,48 Padova 81,11

Piemonte Orientale 80,93 Sanniodi Benevento 80,05 Messina 80,00 Catania 79,95 Napoli II Università 79,84

Verona 78,68 Venezia Iuav 78,57 Torino Politecnico 78,26 RomaTre 77,06 Perugia Stranieri 76,62 Trento

76,35 Marche Politecnica 75,88 Siena Stranieri 75,82 Bergamo 74,88 Chieti Pescara 73,31 Brescia 73,08

Milano Bicocca 73,01 Milano Politecnico 66,46 RomaForo Italico 59,43 Catanzaro 49,28 IL«PESO» DEL

PERSONALE I DECRETI Percentualediassegnifissisulfondodifinanziamentoordinariodell'università(2009):

gliateneioltreil90%nonpossonoeffettuareassunzioni LEPROCEDURE SETTORI DISCIPLINARI LA

VALUTAZIONE Achepuntosonoitredecreti attuatividellariformadeiconcorsi chefissanonuovaarchitettura,

abilitazioneecriteridivalutazione Fonte: Rapporto annuale Cnvsu 2011

Snodi legislativi e tagli alle risorse

I DECRETI

A che punto sono i tre decreti attuativi della riforma dei concorsi che fissano nuova architettura, abilitazione e

criteri di valutazione

SETTORI DISCIPLINARI

Le aree di studio

È il decreto che definisce i settori scientifico-disciplinari per i quali si può concorrere all'abilitazione nazionale.

Il decreto è stato firmato il 29 luglio scorso ed è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 1° settembre

LE PROCEDURE

La disciplina

È il provvedimento che definisce i tempi e le modalità di svolgimento dei concorsi, alla durata quadriennale di

validità dell'abilitazione nazionale. Ha ottenuto il visto del Consiglio di Stato ed è in attesa di pubblicazione in

«Gazzetta Ufficiale»

LA VALUTAZIONE

I requisiti

Con questo provvedimento vengono individuati i parametri di valutazione degli aspiranti all'abilitazione

nazionale e dei docenti che faranno parte delle commissioni. Il ministero sta ultimando il testo per inviarlo al

Consiglio di Stato

LA STRETTA

L'andamento del fondo di finanziamento ordinario dell'università (in mln di € e diff. % rispetto all'anno

precedente)

03/10/2011 15Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 112

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IL «PESO» DEL PERSONALE

Percentuale di assegni fissi sul fondo di finanziamento ordinario dell'università (2009):

gli atenei oltre il 90% non possono effettuare assunzioni

03/10/2011 15Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 113

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Sbloccati 265 milioni per la ricerca Vendola: "Boccata d'ossigeno". Petrocelli: "Una nuova stagione" Sono stati presentati 61 progetti per l'utilizzodei fondi Cipe PAOLO RUSSO «UNA boccata d'ossigeno per il mondo dell'università e della ricerca». Il governatore Nichi Vendola ha

salutato così la delibera del Cipe che ha sbloccato risorse per oltre un miliardo di euro destinate al

Mezzogiorno. Oltre un terzo di questo tesoroè stato assegnato alla Puglia che con 365 milioni di euro che

serviranno a finanziare 61 progetti è nettamente la regione che ha incassato di più dalla seconda tranche del

Piano per il Sud.

Grazie a queste risorse la Puglia riesce a finanziare 61 progetti tra infrastrutture e ricerca. La delibera portata

al comitato interministeriale dal ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto stanzia fondi per due tipologie di

interventi. Il primo, finanziato con 255 milioni riguarda il rafforzamento e il miglioramento delle infrastrutture

universitarie, e cioè servizi per la didattica e la ricerca, servizi per gli studenti come biblioteche, laboratori e

alloggi. Tra queste opere si segnalano la realizzazione uno student center a Mungivacca, l'acquisizione nel

patrimonio dell'Ateneo della facoltà di Agraria a Valenzano e l'acquisto e la ristrutturazione della caserma

Miale che sarà destinata ad ospitare gli uffici amministrativi dell'università di Foggia.

La seconda tipologia di interventi finanziati con 95 milioni riguarda il sostegno alla ricerca con particolare

riferimento alla creazione in Puglia di un polo specializzato nella ricerca e innovazione e alla creazione di una

rete integrata di centri di ricerca.

Sempre per favorire la ricerca e l'attività accademica ieri sono stati pubblicati dalla giunta regionale nuovi

bandi per 16 milioni di euro destinati ai dottorandi pugliesi. Le borse lavoro da ripartire tra gli Atenei pugliesi,

sono 346 e saranno liquidate per una, due o tre annualità, compatibilmente con il completamento dei percorsi

di dottorato, in ogni caso entro il 30 settembre 2014.

Soddisfatto il rettore dell'Università di Bari Corrado Petrocelli: "Da un lato - ha scritto in una nota - si risponde

a situazioni di estremo disagio, di lacune e insufficienze cui porre subito un primo rimedio, dall'altro si

riconosce il ruolo strategico, centrale, che il sistema della ricerca e della formazione rivestono e come

possano costituire proprio nel momento di crisi un determinante fattore di crescita e di sviluppo". «Dopo una

lunga e buia stagione di tagli, per la ricerca e l'università pugliese oggi arriva la luce dopo il tunnel»

commenta l'assessore regionale alla Formazione, Alba Sasso, forse anche alludendo alla famosa gaffe del

"tunnel per neutrini dal Gran Sasso a Ginevra" del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Ma il clima con

il governo è tutt'altro che teso.

La delibera Cipe, infatti, nasconda anche un significato politico ben evidente. La collaborazione tra il

governatore Vendola e il ministro Fitto proseguee continua ad essere proficua per entrambi e per la Puglia.

Non è un caso che il presidente della Regione, nel suo comunicato ufficiale non manchi di riconoscere la

paternità del provvedimento proprio al politico di Maglie.

Quella di ieriè definita da Vendola "Un'ulteriore tappa sia rispetto all'attuazione del Piano Sud sia rispetto alla

sottoscrizione dell'intesa istituzionale del 28 luglio". Per questo il capogruppo regionale del Pdl, Rocco Palese

gongola: "Un nuovo significativo segnale da parte del Governo e del ministro Fitto per la ripresa

dell'economia e la crescita del Mezzogiorno". © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il piano INFRASTRUTTURE la maggior parte dei finanziamenti, 250 milioni, è destinato allacreazione di

student center, biblioteche e nuove sedi didattiche RICERCA Sono oltre 90 i milioni di euro che serviranno a

realizzare un polo specializzato nella ricerca e innovazione DOTTORATI Con 16 milioni di euro la giunta

regionale ha finanziato oltre 300 borse lavoro triennali in tutte le università pugliesi INVESTIMENTI Secondo i

calcoli del Cipe i 365 milioni destinati alla Puglia produrranno investimenti complessivi per 1 miliardo di euro.

01/10/2011 5Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 114

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Foto: SOSTEGNO La delibera Cipe consentirà una svolta per la ricerca

01/10/2011 5Pag. La Repubblica - Bari(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Regione Dal Cipe 120 milioni all' università (b.d.f.) SONO 120 milioni di euro quelli che il Cipe ha stanziato ieri a favore della Campania. Saranno finanziati

interventi per le università (68 milioni e 668 mila euro) e per i poli di eccellenza (50 milioni).

Alla Federico II andranno 25 milioni per nuove strutture ed infrastrutture multimediali e per il restauro dell'ex

convento di Donnaromita a Mezzocannone. Alla Sun, per la costruzione della nuova sede di Ingegneria,

toccheranno 10 milioni. Sono 5 i milioni per l'Orientale, per cablaggio, wi-fi e fibra ottica. E 821 mila euro sono

destinati alla Parthenope, per la sede di Monte di Dio.

Anche il Suor Orsola usufruisce dei finanziamenti (2 milioni e 300 mila), nonché le università del Sannio (5

milioni) e di Salerno (10 milioni e mezzo, 8 dei quali per residenze studentesche).

Altri 10 milioni per realizzare un polo integrato per ricerca, alta formazione e innovazione. «Procediamo -

dice Caldoro - nell'attuazione del Piano per il Sud. Puntando in modo deciso su innovazione, ricerca e

competitività». (b.d.f.)

01/10/2011 4Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 116

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Un miliardo agli atenei del Sud Gelmini e Fitto: «Serviranno per le strutture e per la ricerca» LUIGI GRASSIA Arriva una pioggia di soldi sulle università del Sud. Ieri il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto,

e quello per l'Istruzione, Maria Stella Gelmini, hanno annunciato che il Cipe ha reso disponibile un miliardo di

euro per investimenti negli atenei e nella ricerca scientifica nel Mezzogiorno. La Gelmini in conferenza

stampa a Palazzo Chigi ha sottolineato che «in un momento di crisi economica un miliardo è una cifra

davvero significativa» e Fitto ha aggiunto che con questa mossa «il Comitato interministeriale per la

programmazione economica attua il secondo punto del piano per il Sud» (ad agosto c'è stato un intervento

sulle infrastrutture); il ministro ass i c u r a c h e s i p e r s e g u e «l'obiettivo di concentrare le risorse,

limitando la parcellizzazione e la distribuzione in mille rivoli». L'assegnazione delle risorse terrà conto

dell'intesa raggiunta con i rettori e con i governatori. In dettaglio, del miliardo di euro, spiega la Gelmini, 150

milioni verranno utilizzati per la «valorizzazione dei poli d'eccellenza», mentre 850 milioni saranno destinati a

interventi mirati, secondo scelte «condivise con i presidenti delle Regioni interessate». Il ministro

dell'Istruzione aggiunge che con la chiusura, il prossimo 6 novembre, del bando sulle infrastrutture, entro

dicembre saranno disponibili altri 400 milioni, «per il potenziamento della dotazione delle strutture sia delle

università sia degli enti di ricerca». Quindi la somma effettiva a disposizione per gli atenei del Mezzogiorno

sale a 1,4 miliardi. Il Cipe, aggiunge Fitto, tornerà a riunirsi il mese prossimo per proseguire nell'attuazione

dei punti del piano per il Sud: «Adottando la stessa metodologia di collaborazione istituzionale, assegnerà le

risorse da destinare all'ambiente», terzo passo dopo quelli di agosto e settembre. Nella nota diffusa da

Palazzo Chigi si legge che il Comitato interministeriale ha approvato, nell'ambito del piano nazionale per il

Sud, «un programma di investimenti nel sistema universitario delle Regioni del Mezzogiorno per complessivi

1161 milioni di euro, di cui circa 161 milioni di euro provenienti da finanziamenti già disponibili e 999,7 milioni

di euro oggetto dell'assegnazione odierna». Il programma, spiega il comunicato, «include il finanziamento sia

dei poli di eccellenza di Calabria/Sicilia, della Campania e della Puglia, sia di infrastrutture universitarie

strategiche regionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia, quali laboratori didattici e di

ricerca, biblioteche, mense, attrezzature tecnologiche e informatiche, case dello studente, ristrutturazioni e

nuove costruzioni di edifici universitari». Ancora la Gelmini parla di «una boccata di ossigeno per tutto il

Mezzogiorno. Investiremo sul trasferimento tecnologico attraverso un lavoro condiviso con gli atenei, con la

Conferenza dei rettori ma in modo particolare con gli atenei del Sud, al fine di evitare la fuga dei cervelli e

fare in modo che la crescita e il rilancio del sistema Paese, e del Mezzogiorno in particolare, passino da

questa progettualità. Le risorse saranno utilizzate anche per anticipare la riforma universitaria, per esempio la

fusione tra atenei». Con un provvedimento a parte, ieri il Cipe ha anche sbloccato 607 milioni da destinare

all'Abruzzo.

Foto: Fondi in arrivo per le Università del Mezzogiorno

01/10/2011 11Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 117

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il caso È nel cervello la prova che l'effetto placebo funziona Il meccanismo eff icace contro dolore e inf iammazioni MARCO ACCOSSATO TORINO L'effetto placebo esiste, e vale non solo per la lotta al dolore, ma anche per combattere le malattie

infiammatorie. Uno studio lungo due anni compiuto dal dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino,

e pubblicato oggi su «Nature Medicine», dimostra che sia gli antidolorifici sia gli anti-infiammatori creano nel

nostro cervello un'impronta. E' quell'impronta è in grado di attivare gli stessi effetti della cura solo al pensiero

di aver preso il farmaco. Anche quando il farmaco, in realtà, è una sostanza inerte, cioè nulla. Quando un

malato crede nella terapia, quando ha fiducia nel proprio medico e si aspetta - grazie a lui - un miglioramento

clinico, il suo cervello rilascia endorfine (una sostanza simile alla morfina) se si tratta di contrastare il dolore,

ma anche endo-cannabinoidi (simili alla cannabis presente nella marijuana) se il problema è invece

un'infiammazione da combattere. Coordinatore di questo studio destinato a riaprire il dibattito fra scienziati, e

sicuramente anche un confronto fra gli scettici del placebo, è il professor Fabrizio Benedetti, docente di

Fisiologia all'Università di Torino e consultant al National Institute of Health a Bethesda e alla Mind Brain

Behavior Initiative della Harvard University. Al momento non si sa, esattamente, in che cosa consista questa

«impronta», né dove si accenda l'interruttore della memoria farmacologica all'interno del sistema nervoso. Ma

lo studio ha dimostrato che il placebo anti-dolore, come quello anti-infiammatorio, attivano gli stessi recettori

ai quali si legano i farmaci specifici, e innesca quindi la medesima procedura della terapia. Quali sostanze si

attivano durante l'effetto placebo (endorfine oppure endocannabinoidi) dipende ovviamente da quali farmaci il

paziente ha assunto in precedenza. Cioè dal tipo di memoria che si è creata. Lo studio è stato compiuto

sull'uomo, tra pazienti volontari. Per un certo periodo sono stati somministrati farmaci veri, ottenendo

miglioramenti. Poi si è passati - ovviamente all'insaputa dei volontari - alla sostanza placebo. In tutti i casi è

scattato in loro il condizionamento: la persona che ha imparato ad associare l'assunzione di una compressa

con una determinata forma e un certo colore alla scomparsa di un sintomo, ottiene lo stesso beneficio anche

quando all'interno della compressa - stessa forma, stesso colore - non è contenuto alcun principio attivo, ma il

placebo. Studi precedenti hanno già dimostrato che in questo effetto-memoria a livello cerebrale ha un ruolo

fonda m e n t a l e i l r a p p o r t o c o n i l m e d i c o : soltanto se lo specialista è in grado d i c o n v i n c e r

e i l p a z i e n t e c h e i l f a r maco (vero) che sta assumendo lo fa rà stare meglio, il placebo che prenderà

avrà il medesimo risultato della terapia. Cioè attivare ogni volta i recettori delle endorfine contro il dolor e o d

e g l i e n d o c a n n a b i n o i d i c o n t r o le malattie infiammatorie. Il professor Benedetti dedica da anni

gran parte della propria attività di ricerca agli studi sull'effetto placebo. Quanto ha scoperto insieme ai

ricercatori dell'Università di Torino è dimostrato in un arco di tempo relativamente breve. Il che è un

presupposto non sufficiente per poter sostenere che lo stesso risultato vale anche a distanza di anni, per

malati cronici: «Al momento non possiamo dire ai medici o agli ospedali di sostituire i farmaci con le sostanze

inerti che innescano l'effetto placebo perché non c'è dimostrazione scientifica del meccanismo a distanza di

anni. Sicuramente, però, possiamo dire che si può ridurre l'uso dei medicinali, alternando farmaci a placebo,

soprattutto quando i farmaci possono creare importanti effetti collaterali». [email protected]

46%dei medici è favorevole Un sondaggio su 600 medici rivela che quasi la metà raccomanderebbe la «terapia»

dell'effetto placebo

03/10/2011 20Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 118

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Quale creatività per il futuro di Torino Ugo Nespolo è candidato alla presidenza del Museo del Cinema Quando è utile essere creativi? Quanto la

creatività ha da fare con l'abilità di pensare al futuro e quanto, invece, con quella di ripensare il passato di un

individuo, di un popolo, di una nazione? Quanto conta per lo sviluppo di una economia dinamica? E come

può essere utile per costruire la Torino del futuro? Per provare a rispondere a questi interrogativi e per

rilanciare la scommessa sul proprio futuro mi pare giunto il momento di convocare una sorta di Stati Generali

chiamando a raccolta a Torino alcuni tra i migliori talenti della cultura, dell'impresa e dell'università, per

ridiscutere senza retorica o accademismi inutili il tema della creatività ed il suo ruolo nella progettazione

armonica e concreta dello sviluppo culturale ed economico della nostra città. Incontri che dovranno

coinvolgere in modo attivo le varie istituzioni cittadine, Università, Fondazioni, Musei, Istituzioni culturali,

Unione Industriale, mezzi di informazione. Una prima e parziale ipotesi. La creatività nelle Arti e nella Scienza

con, (per il Cinema) Gregory Currie (filosofo, University of Nottingham), Christian Marclay (Artista e Regista)

Stanley Cavell (Filosofo), per le Arti Visive Maurizio Cattelan e Mike Bidlo, David Carrier (filosofo), Maurizio

Ferraris (filosofo). Per la Musica Lidia Goehr (Filosofa della Musica, Columbia University), Paolo Conte, Silvia

Bencivelli (giornalista), Enrico Rava, Alessandro Arbo (filosofo della Musica Università di Strasburgo). Per la

Scienza Semir Zeki (neuroscienziato e filosofo) Vittorio Gallese (neuroscienziato e filosofo Università di

Parma) Piergiorgio Odifreddi (matematico, Università di Torino), Mauro Dorato (filosofo della Fisica,

Università di Roma Tre). Per quanto possiamo chiamare come «La cultura che muove lo sviluppo», Armando

Massarenti (Il Sole 24 Ore), Tiziana Andina (filosofo, Università di Torino), Mario Calabresi (La Stampa),

Carlo Petrini (Università delle Scienze Gastronomiche), Johachim Pisarro (CUNY, New York), Angela Vettese

(Critico d'Arte), Fulvio Gianaria (Fondazione CRT per l'Arte Contemporanea). Si badi bene che queste non

sono che brevi indicazioni che tuttavia vogliono suggerire un metodo coeso al di fuori di tutte le divisioni di

qualsiasi natura. Inutile Utopia? Si potrà fare? Noi vogliamo lavorarci.

03/10/2011 57Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 119

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« Università e Goretti devono convivere» di MONICA FORLIVESI Latina non vuole farsi portare via le cliniche universitarie. Il dibattito continua sulla

scia dei giorni scorsi: una parte del Pdl e dell'Udc vuole spostare le cliniche della facoltà di Medicina da

Latina, collocazione ideale Terracina, un'altra parte - sindaco del Capoluogo in testa - non ne vuole sentire

parlare. Ieri è intervenuto Orlando Angelo Tripodi, presidente della commissione Università del Comune di

Latina: «Ritengo, in linea con quanto espresso dal sindaco Di Giorgi, che l'integrazione tra Università e

ospedale rappresenti la strada giusta per rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini e assicurare lo

sviluppo della ricerca». Secondo Tripodi Latina deve connotarsi sempre più come città universitaria. «Le

strutture cittadine - sostiene - non possono che trarne beneficio. Certo, ognuno deve fare la propria parte. Il

Polo universitario di Latina deve poter contare su docenze di altissimo livello, al pari di Roma, senza che

Latina e il suo ospedale diventino aree di parcheggio per docenti in formazione o sito di sperimentazione di

ardite tecniche di insegnamento con inutili doppioni. Dal canto suo le istituzioni, Asl e Regione in particolare,

devono garantire una qualità delle strutture che consenta questa integrazione». Contrariato il segretario

provinciale dell'Udc, Michele Forte, che sollecita «un tavolo di discussione ispirato alla ricerca di una linea

condivisa». E critica i consiglieri che parlano «a ruota libera. E' chiaro - aggiunge - che il discorso cambia se a

parlare è un senatore, un presidente della Provincia o il sindaco del capoluogo, figure istituzionali che hanno

le carte in regola per dare indicazioni ed esprimere il proprio punto di vista. Quello che non si comprende

sono gli interventi discordanti dei consiglieri che anziché dibattere all'interno delle sedi di competenza

esternano in maniera sterile e contraddittoria». Conclude Forte: «Assistiamo in questo senso a un gioco al

massacro al quale ogni giorno si aggiunge una nuova voce, il che non depone in senso positivo e non aiuta a

costruire e formulare una proposta valida e concreta al problema». RIPRODUZIONE RISERVATA

02/10/2011 39Pag. Il Messaggero -  latina(diffusione:210842, tiratura:295190)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 120

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Precari e studenti, la folla dei senza futuro di ADRIANA MALANDRINO La piazza e lo scontento dei giovani, potrebbe essere il sottotitolo dell'incontro di

ieri pomeriggio promosso dalla Cgil. In piazza del Papa si sono raccolti studenti ai quali l'università così com'è

non va più bene, ma anche precari, quelli che lavorano sì, ma lo dicono con un sorriso amaro, aggiungendo

«se di lavoro si può parlare». Lo dicono indossando maglie che recitano «Giovani non più disposti a tutto».

Come Sara Malaspina, ventiseienne maceratese alla sua prima esperienza di lavoro: «Sto facendo una borsa

lavoro della Provincia di Macerata e sono in un'azienda di Corridonia. Lo scopo di questi progetti è inserire i

giovani nel mondo del lavoro, ma in realtà queste aziende ti sfruttano soltanto e poi arrivederci e grazie -

racconta Sara -. Nessuno investe più sui giovani laureati. Ma non mi scoraggio e tenterò altrove». C'è chi

invece scoraggiato lo è un po' di più, vuoi per l'età per esempio. Romina Rossi, anconetana di 35 anni, fa

parte di quella lunga schiera di precari over trenta: «Lavoro allo sportello immigrazione della Prefettura, dopo

aver vinto un concorso e dopo sei anni sono ancora precaria. Ormai vogliono sfinirci e toglierci la voglia di

lottare per i nostri diritti, ma ora dobbiamo mirare alla stabilizzazione. I giovani non si devono arrendere -

incalza Romina -. Non devono permettere di ucciderci dentro e di renderci inetti, facendoci passare la voglia

di lavorare». E qualcuno ha anche il coraggio di chiamarli «bamboccioni», credendo che rimanere in famiglia

sia per loro un rifugio dalla vita. Giovanna di anni ne ha 37: «Io sono stata precaria per 10 anni e solo da un

anno mi hanno stabilizzato, ma mi sono dovuta reinventare, cambiare il percorso della mia vita e trovare una

qualifica diversa, ora faccio le dichiarazioni dei redditi. E' stata dura». Emanuele Storti invece, di 27 anni, è un

precario dell'Università: «Sto finendo il dottorato e dopo mi aspettano anni in cui dovrò cercare un assegno di

ricerca. Ogni anno i fondi per le università diminuiscono e con il blocco delle sostituzione dei pensionandi non

abbiamo speranze. Il mio lavoro mi piace e non lo faccio certo per soldi o prospettive future, ma ormai la sola

passione non basta più, tanti miei colleghi se ne vanno all'estero o pensano di cambiare lavoro». Dalla

Spagna è arrivato Adrian Redondo Arguelles de la Comisiones Obreas in rappresentanza dei lavoratori

precari spagnoli: «In Spagna sono anche di più che in Italia, per non parlare di quelli che sono in un limbo,

non studiano e non lavorano e che oggi, vista questa crisi, le famiglie faticano a mantenere. Questo incide

anche psicologicamente su questi giovani, noi cerchiamo di aiutarli facendoli studiare per due anni e poi

inserendoli per un anno nel mondo del lavoro». All'interno dell'Arco Amoroso gli ospiti intervenuti discutono

dei giovani e del loro futuro. Si nominano anche i Neet, appunto, ragazzi che non studiano né lavorano, circa

40 mila nelle sole Marche. Ma in piazza loro non sono scesi ieri pomeriggio, forse la mancanza di prospettive

ha tolto loro anche la voglia di farsi sentire. RIPRODUZIONE RISERVATA

02/10/2011 49Pag. Il Messaggero -  marche(diffusione:210842, tiratura:295190)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 121

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«Non lasciamoci sfuggire l' Università » Intervengono i giovani sulla questione delle cliniche universitarie e dello spostamento da Latina a Terracina. Il

presidente del Consiglio dei giovani del Capoluogo, Andrea Fanti, non ha dubbi: «Non possiamo permetterci

di lasciarci sfuggire una risorsa cosi preziosa, dobbiamo valorizzarla». A proposito delle polemiche che si

stanno rincorrendo in questi giorni e che dividono la politica, in particolare il centro-destra, tra chi vuole

mantenere la facoltà di Medicina e Latina e chi invece vuole spostarla, Fanti sottolinea: «Lo spostamento del

tirocinio dal Goretti all'ospedale di Terracina - sostiene Andrea Fanti - porterà successivamente alla necessità

di avvicinare la stessa facoltà e qui arriviamo a un punto fondamentale: prima di tutto bisogna offrire la

possibilità agli studenti di fare il tirocinio in ospedali di eccellenza come è quello di Latina, in secondo luogo la

città non può permettersi di perdere una risorsa economica come l'Università». Massimiliano Amato, studente

della facoltà di Economia e capolista del Pdl alle scorse amministrative di Latina, è fortemente critico:

«Quando ho deciso di candidarmi alle scorse amministrative l'ho fatto per rappresentare il mondo

universitario e nel programma che ho contribuito a elaborare e che ha portato alla vittoria il sindaco Di Giorgi

non si parlava di dove spostare i tirocinanti di Medicina ma di sviluppo, di fare di Latina finalmente una città

universitaria, si parlava di nuove facoltà attinenti il nostro territorio. Si è sottoscritto quel programma perché ci

si credeva veramente? Oppure solo per prendere qualche voto dagli universitari ed essere eletti?». Conclude

Amato: «Io ci credevo e ci credo veramente, e sarò sempre a fianco degli studenti che sognano che la nostra

città sia conosciuta per l'eccellenza nel campo della ricerca, della docenza, dell'accoglienza e dei servizi che

fornisce agli studenti. Mi rammarica constatare che i politici che oggi parlano non conoscono la realtà. Lancio

loro una sfida: se veramente si ha cuore la problematica dell'Università sono a disposizione per organizzare

una tavola rotonda sull'argomento». Mo.F. RIPRODUZIONE RISERVATA

03/10/2011 50Pag. Il Messaggero -  frosinone(diffusione:210842, tiratura:295190)

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GOVERNO AL LAVORO Alla Puglia i maggiori finanziamenti Scatta il piano per il Sud: un miliardo agli atenei Tremonti sblocca i fondi Cipe. Soddisfatta la Gelmini: «Una boccata d'ossigeno». Il plauso di rettori e studenti Francesca Angeli Roma Una boccata d'ossigeno per le universitàdel Mezzogiorno.E davvero potranno respirare a lungo e più a

fondo gli atenei destinatari di un miliardo e 161 milioni di euro. Si tratta del secondo passo verso l'attuazione

del Piano nazionale per il Sud dopo la delibera sulle infrastrutture che ha sbloccato 7,4 miliardi di euro nello

scorso agosto. Ora il Comitato interministeriale per la programmazione economica, Cipe, presieduto dal

ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha dato il via libera ad un ulteriore finanziamento che prevede

interventi strategici per gli atenei e la ricerca. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, definisce appunto

«una boccata d'ossigeno» il piano di interventi a favore dell'Università della ricerca e dell'innovazione. «I fondi

verranno impiegati per rafforzare l'edilizia universitaria ma anche per valorizzare l'eccellenza - spiega il

ministro - 150 milioni di euro verrannoimpiegati per la creazionedi poli di eccellenzamentrei restanti850

sonofinalizzatiad interventimirati». Le Regioni interessatesono la Calabria, la Sicilia, la Campania e la Puglia

pe r quan to r i gua rda i po l i d i ecce l l enza men t re pe r i f i nanz iamen t i d i r e t t i a l l e

infrastrutturestrategichesonocoinvolteAbruzzo(5milioni di euro), Basilicata (22), Calabria (64), Sicilia (88). Ma

la parte del leone la fanno la Puglia con 315 milioni di euro e la Sardegna con 305. Fondi che serviranno a

costruire o arricchirele struttureuniversitarie: laboratori, biblioteche, mense, attrezzature tecnologiche e alloggi

per gli studenti. Il ministro sottolinea che esiste anche «la possibilitàdi utilizzare il bando per le infrastrutture in

ricerca che prevede 400 milioni di euro per il potenziamento delle dotazione di attrezzature delle università e

degli istituti di ricerca».Tra gli obiettividel governo quello di «evitare la fuga dei cervelli» ridando centralità al

sistema universitario. Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, aggiunge che nell'ambito del

piano di sostegno e rilancio del Mezzogiorno è stato raggiunto pure l'accordo per Termini Imerese,

approvando la delibera per200 milionidieuro che «recepisce l'intesa fra la Regione Sicilia e il Ministero per lo

sviluppo economico». Grande soddisfazione per lo sblocco dei finanziamentivieneespressa dal presidente

della Conferenza dei Rettori (Crui), Marco Mancini. «Una risposta significativa alle particolari e spesso

drammatiche questioni finanziarie delle università del Sud - dice Mancini- si rafforza così la sinergia virtuosa

tra università, enti di ricerca, Regioni e singoli territori». Piano promosso anche dagli studenti. Andrea Volpi,

coordinatore Nazionale di Azione universitaria osserva che «finalmente l'università torna al centro degli

investimenti e delle politiche per il Sud» e auspica, come annunciato dal ministro Gelmini, che parte di questi

investimenti siano destinati ad una più rapida attuazione della riforma universitaria per chiudere finalmente

con «gli sprechi ed i baronati». Anche di fronte ad un investimento del genere non può mancare lo scontento

di turno. Luigi Muro di Futuro e libertà che afferma: «C'è da chiedersi se il problema su cui sarebbe stato

necessario incidere tempestivamentesiano davvero gli atenei». Ma è l'unico a chiederselo.

Foto: REGIA Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti [Lapresse]

01/10/2011 12Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 123

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università Futuro verde a Città Studi Un portale raccoglie le idee sostenibili Da lunedì 10 parte il carpooling Ilaria Solaini isurare i consumi energetici nelle aule universitarie, utilizzare vetro riciclato per le finestre e ancora un

servizio di carpooling, che è il primo dei progetti raccolti e già realizzato attraverso il portale, che si trova

all'indirizzo www.campus-sostenibile.polimi.it. Sono alcune delle prime 50 idee, esperienze e criticità relative

a Città Studi collezionate e messe in rete dagli studenti e dai ricercatori dell'Università degli Studi e il

Politecnico. Obiettivo? Ridare vita e identità al quartiere e all'intera zona 3, in chiave sostenibile. Dal

risparmio energetico alla mobilità, dalla vivibilità del campus alla tutela dell'ambiente sono questi o temi

«verranno sperimentate le innovazioni prodotte dalla nostra ricerca per ripensare gli stili di vita e costruire

ambienti più vivibili nel quartiere e non solo - ha spiegato il prorettore vicario del Politecnico, Alessandro

Balducci -. Sono convinto che la futura trasformazione del quartiere possa essere un bel biglietto da visita per

la città». A cominciare dal servizio di carpooling, primo intervento messo in campo, dopo aver condotto

un'analisi su un campione di 15mila tra studenti e dipendenti delle due università. «Più di un terzo, il 36,4%,

di quanti hanno risposto sì, ha dichiarato di essere disposto a condividere l'auto - ha spiegato Alberto Colorni,

professore di Ricerca operativa al Politecnico -. Vedremo se le intenzioni corrisponderanno ai

comportamenti». Da lunedì prossimo studenti, docenti e personale amministrativo dei due atenei potranno

registrarsi al portale del carpooling (www.carpooling.polimi.it) e inserire richieste per i propri viaggi,

specificando orari e destinazioni. Nell'ottica di favorire la mobilità intermodale è possibile inserire come

destinazione, oltre che la sede universitaria, anche alcuni punti di interscambio significativi. Il servizio è

gratuito e il costo del viaggio viene suddiviso fra i passeggeri.

02/10/2011 3Pag. Avvenire - Milano(diffusione:105812, tiratura:151233)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 124

Page 125: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

POLESELLA L' Università popolare lancia i nuovi corsi (v.m.) Al via il nuovo anno accademico dell'Università popolare per l'educazione permanente di Polesella.

Domani, lunedì 3 alle 15.30, ai giardini di corso Gramsci si terrà la cerimonia di inaugurazione con la

tradizionale prolusione su un argomento di attualità. Interverranno il primo cittadino Ornella Astolfi, il

presidente del Centro servizi al volontariato Vani Franceschi, il segretario dell'Università di Polesella Paolo

Trombetta, il coordinatore delle Università popolari Auser Polesine Adriano Romagnolo. Ospite d'eccezione

sarà il consigliere regionale Graziano Azzalin, mentre sarà Roberto Fioravanti, docente di storia moderna al

liceo classico "Ludovico Ariosto" di Ferrara, a tenere la citata prolusione sulla tematica: "Cultura e società:

aspetti dell'una e dell'altra oggi". Le lezioni (che si svolgono il giovedì pomeriggio) verteranno su vari campi

quali letteratura italiana, geografia, storia, storia dell'arte e del teatro italiano, educazione alla salute,

alimentazione, psicologia solo per citare alcune delle materie trattate. L'Università popolare per l'educazione

permanente di Polesella è stata fondata 18 anni fa e nel tempo è divenuta un punto di riferimento culturale

non solo per la popolazione anziana del centro rivierasco. © riproduzione riservata

02/10/2011 14Pag. Il Gazzettino - Rovigo(diffusione:86966, tiratura:114104)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 125

Page 126: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

Convegno a Ischia Nuove frontiere della ricerca contro l'ischemia Ad Ischia 200 ricercatori italiani e stranieri esperti nel campo della biologia molecolare, fisiologia,

farmaxologia, cardiologia e neuroscienze si confronteranno sullo scambiatore sodio/calcio, una proteina che

riveste una fondamentale importanza nell'organismo. Al via ieri presso l'Albergo «Regina Isabella» di Lacco

Ameno la sesta conferenza Internazionale «6th International conference on sodium calcium exchange» che

fino a mercoledì consentirà a ricercatori e clinici, provenienti da Europa, Israele, Australia, Canada, Stati Uniti

e Giappone, di presentare le ricerche relative a questa proteina di membrana, coinvolta nella regolazione

dell'omeostasi intracellulare degli ioni sodio e calcio. L'organizzazione del convegno è della Divisione di

Farmacologia del Dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli

Studi Federico II, il cui comitato scientifico è presieduto dal professor Lucio Annunziato e dai docenti della

Divisione di Farmacologia: Gianfranco Di Renzo, Mauro Cataldi, Giuseppe Pignataro, Anna Pannaccione,

Antonella Scorziello ed Agnese Secondo. A dare il via ai lavori è stato il professor Kenneth Philipson dell'

Università di Los Angeles. Sotto la lente di ingrandimento sono stati posti gli aspetti genetici, molecolari,

cellulari e farmacologici correlati alla proteina e al suo potenziale coinvolgimento in patologie neurologiche ed

in quelle del sistema immunitario e cardiovascolare, per aprire nuove prospettive allo sviluppo di farmaci che

modulino l'attività dello scambiatore sodio/calcio. «Stimolare o inibire l'attività di questa proteina - sottolinea

Lucio Annunziato - è essenziale in alcune patologie. Presenteremo un lavoro su un farmaco attivante che

potrebbe essere utile nell'ischemia cerebrale e nell'ictus. Lo scambiatore sodio/calcio riveste un ruolo

importante nelle malattie neurodegenerative, nel differenziamento degli oligodendrociti, le cellule che

producono la mielina che riveste i nervi, la cui produzione è alterata nella sclerosi multipla: l'obiettivo è

studiare il ruolo dello scambiatore nella produzione di nuova mielina laddove essa è alterata. Nell'ambito

cardiovascolare si sta studiando il ruolo della proteina nello scompenso cardiaco, nell'ischemia cardiaca e

nell'ipertensione per sviluppare farmaci utili». Tra le relazioni, lo studio di una società biotecnologica sui

metodi di identificazione e sviluppo di farmaci in grado di inibire o attivare la proteina oggetto del convegno.

em.so. © RIPRODUZIONE RISERVATA

02/10/2011 50Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 126

Page 127: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

La strategia Lo sguardo al futuro per far crescere l' università Il sistema universitario nazionale e la sua immagine pubblica stanno vivendo da tempo momenti di grave

difficoltà che non hanno precedenti. Mai, nella storia di questo Paese, gli atenei hanno dovuto fare i conti con

una simile crisi finanziaria, che mortifica le professionalità esistenti e le iniziative tese a far progredire il

sistema di alta formazione e di ricerca. È di due giorni fa la notizia del trasferimento di risorse al Sud da parte

del Cipe che, di certo, potranno dare una spinta al sistema della formazione e della ricerca. È senz'altro un

segnale importante! Tali risorse non risolvono però il problema della carenza di fondi di cui gli Atenei

necessitano per il funzionamento delle strutture. Interventi straordinari come questo, infatti, incidono solo in

parte sulla crisi che sta mettendo in ginocchio il sistema accademico. Una crisi che non trova alcun riscontro

nella domanda che le università italiane continuano ad avere. Esse, infatti, esercitano sempre una forte

attrattività sui giovani, che credono ancora nella cultura e nella formazione professionale come possibilità per

assicurarsi un futuro lavorativo. Il caso del nostro Ateneo è emblematico: solo per i corsi di laurea a numero

chiuso sono pervenute quest'anno circa 8500 domande per l'ammissione a tali corsi; in particolare per i corsi

di laurea in Medicina e in Odontoiatria sono state presentate 2271 domande e ben 2560 candidati hanno di

fatto partecipato alle prove, mentre per i corsi di laurea per le professioni sanitarie abbiamo registrato 4051

domande e 3880 candidati presenti alle prove per l'ammissione. E ancora, 360 domande per l'accesso alla

facoltà di Psicologia e 570 per la facoltà di Architettura, 240 per il corso di laurea in Scienze Biologiche, 450

per quello in Farmacia e 320 per Biotecnologie. Nonostante le difficoltà, che rendono difficile l'inizio di questo

anno accademico, noi andiamo avanti. E lo facciamo continuando a credere nell'istituzione Università e nel

suo valore. Guardiamo avanti, insomma. Continuiamo a impegnarci per far crescere la nostra Università,

nonostante i numerosi ostacoli, e guardiamo alla riorganizzazione futura dell'ateneo con il suo nuovo Statuto,

augurandoci che ciò possa rappresentare un progresso, anche se consapevoli delle numerose problematiche

che saremo chiamati nuovamente a risolvere. Ma il nostro impegno rappresenta la possibilità di futuro per le

nuove generazioni. Impegno di fronte al quale non possiamo voltare le spalle, ma che anzi ci impone attente

riflessioni, una efficace programmazione e una ferrea volontà di fare e fare ancora. © RIPRODUZIONE

RISERVATA

03/10/2011 17Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 127

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MATURI PER LA SCUOLA SUPERIORE MA NON PER L' UNIVERSITÀ L'esercito delle matricole col "debito" Troppi deficit di formazione: corsi di recupero preliminari per i debuttanti delle lauree a numero programmato DANIELA ALTIMANI MATURI per la scuola superiore, immaturi per l'Università. In debito formativo prima ancora di diventare

matricole, obbligati a seguire corsi di recupero prima ancora di cominciare l'anno accademico. Succede agli

aspiranti studenti universitari che un mese fa hanno partecipato ai test d'accesso dei corsi di laurea a numero

programmato e hanno totalizzato punteggi bassi, inferiori ai limiti minimi, oppure che hanno raggiunto la

sufficienza complessiva ma si sono mostrati debolucci in alcune materie. Matematica più di tutte, ma anche

fisica, chimica, biologia. I risultati poco brillanti nei test non impediranno a molti di entrare comunque all'

università: la prossima settimana infatti saranno riaperte le graduatorie di alcuni corsi a numero programmato

che hanno posti scoperti. Accade per biotecnologie, per biologia, per chimica, per ingegneria edile e per la

laurea triennale in scienze dell'architettura che potrà assorbire ancora un centinaio di nuovi allievi. In

quest'ultimo caso solo se hanno raggiunto la "sufficienza" nel test d'ingresso. Perchè tanti posti vuoti? Per le

rinunce di alcuni vincitori che quando erano possibili più opzioni hanno scelto un corso piuttosto che un altro,

liberando quindi le seconde scelte, oppure perchè a fronte di preiscrizioni in eccesso, al momento dei test si

sono presentati meno candidati del previsto. Come èaccaduto a biologia, facoltà di scienze naturali, fisiche,

matematiche. «Abbiamo avuto 450 preiscrizioni on line spiega Giancarlo Albertelli, il preside - ma poi al test

d'accesso si sono presentati in 226 e la nostra disponibilità didattica era per 250 matricole. I 226 entreranno

tutti anche chi non ha raggiunto il punteggio minimo richiesto che da noi non è un fattore primario e

automatico di esclusione come a medicina dove, a prescindere dal numero in eccesso o in difetto dei

candidati rispetto ai posti disponibili, da quest'anno il punteggio minimo è motivo di esclusione o ammissione

per decreto ministeriale. Ovviamente da noi chi ha un basso punteggio e al test ha mostrato carenze dovrà

frequentare i corsi di recupero e sottoporsi a un test di autovalutazione per chiarire con sè stesso quanto è

effettivamente motivato». Diverso il caso di architettura che quest'anno avrà 120 matricole in meno del

previsto perchè molti candidati non hanno raggiunto quei 20 punti minimi imposti dal ministero.La stessa

facoltà ha però disponibili oltre 100 posti per la laurea triennale. «In parte saranno coperti dagli esclusi dalla

laurea a ciclo unico in architettura che hanno superato i 20 punti ma erano in sovrannumero rispetto ai posti

diponibili per quel corso - spiega il preside Stefano Musso - e in parte arriveranno candidati esclusi da altri

atenei ma comunque anch'essi con più di 20 punti. Chi è sotto, resta fuori senza appello». Le oltre cento

bocciature di architettura, i posti liberi a biologia piuttosto che a biotecnologie e i corsi di recupero previsti in

varie facoltà, compresa medicina: siamo di fronte a un'infornata di aspiranti matricole poco preparate? «No,

non credo» risponde Albertelli. Musso è d'accordo. «Siamo alle prese con un sistema bizantino, esaperante,

dissennato, non effettivamente fondato sul merito. I quiz sono assurdamente "cattivelli"» aggiunge Musso.

«Quest' anno c'era una domanda su un trattato marittimo del 1651. Nemmeno Piano avrebbe superato il

test». «Ciò che emerge con chiarezza - conclude il preside di architettura - è un evidente problema di

raccordo tra scuola superiore e università». «Un tempo esisteva l'esame di maturità chiosa Albertelli - poi

l'hanno eliminato, forse andrebbe ripensato. A fondo. C'è ancora tanto, ma tanto da fare...».

226gli studenti

che hanno sostenuto il test d'accesso al corso di biologia. I posti disponbili erano duecentocinquanta

265i posti disponibili a medicina. Sono stati tutti coperti ma una parte degli ammessi dovrà seguire corsi di

recupero preliminari

02/10/2011 20Pag. Il Secolo XIX - Basso piemonte(diffusione:103223, tiratura:127026)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 128

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Schema di decreto Il dottorato verso il restyling Legame più stretto fra ricerca, lavoro e professioni È finita l'era del dottorato solo come primo livello di un'ipotetica carriera accademica. Così come quella dei

titoli rilasciati, così specialistici da non essere spendibili al di fuori del dipartimento che li aveva creati. D'ora in

poi, infatti, l'obiettivo principale del terzo livello della formazione universitaria, il dottorato di ricerca appunto,

sarà quello di assicurare un rapporto stretto tra il mondo della ricerca e quello del lavoro e delle professioni.

All'insegna della qualità, giacché le future scuole di dottorato per essere accreditate dovranno passare il

vaglio dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. A prevederlo lo schema

di decreto ministeriale su criteri generali per la disciplina del dottorato di ricerca che il ministro dell'istruzione e

università Mariastella Gelmini ha appena presentato alle associazioni dei dottorandi e dei dottori di ricerca.

Gli obiettivi del regolamento, attuativo dell'articolo 19 della legge di riforma universitaria (la n. 240/10) sono

principalmente due: da un lato quello di assicurare, appunto, che i corsi di dottorato siano legati a doppio

nodo con il mondo del lavoro tanto che potranno essere attivati corsi in collaborazione con le imprese,

dall'altro quello di garantire che siano spendibili e riconoscibili, anche solo nella loro denominazione, a livello

internazionale e che siano accreditati e quindi certificati. Addio, quindi, al singolo progetto di ricerca che

rappresentava lo spunto per dar il via a un isolato corso di dottorato, perché d'ora in poi si potranno attivare

corsi in stretto coordinamento con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello ma

soprattutto entro vere scuole a livello di ateneo o interateneo e in convenzione con strutture

extrauniversitarie. Per centrare questi obiettivi il nuovo regolamento fissa paletti precisi: per ottenere il via

libera il corso dovrà avrà un accreditamento da parte dell'Anvur della durata quinquennale ma, dovrà anche

assicurare la presenza nel collegio dei docenti del dottorato di almeno 18 tra professori ordinari e associati

del settore o dei settori concorsuali oggetto di corso. Per fare in modo, poi, che i corsi siano collegati con il

mondo produttivo il decreto prevede un articolo specifico che apre alla possibilità per le università di istituire

corsi in collaborazione con le imprese. A questo tipo di dottorati, si legge nella norma, possono accedere

anche lavoratori dipendenti laureati, «sulla base di specifiche convenzioni che stabiliscono tra l'altro le

modalità di svolgimento delle attività di ricerca svolte presso l'impresa». L'articolo 11, infine, sancisce in

maniera più stringente il finanziamento delle borse di dottorato sulla base della valutazione delle strutture,

della produzione scientifica e della qualità didattica offerta, della internazionalizzazione e delle capacità

ricettive dell'ateneo. Il numero minimo di borse per ciclo di dottorato invece è innalzato a sei.

01/10/2011 37Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 129

Page 130: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - davidealgeri.com · 02/10/2011 Il Mattino - caserta Cultura giuridica 63 01/10/2011 ItaliaOggi Architetti e Periti: pronti a fare la nostra parte 64

p Prove di dialogo alla Sapienza tra presidente della Crui e universitari p L'allarme «Senza fondi si bloccatutto». Oggi manifestazioni in 11 città Il capo dei rettori agli studenti «L' università rischia l'apocalisse» MARIAGRAZIA GERINA ROMA [email protected] Il presidente della Crui: «Guardo con attenzione alle mobilitazioni studentesche».

Occasione del confronto, l'assemblea convocata dalla Rete universitaria nazionale (Giovani democratici e

non solo). Quello appena trascorso è stato l'anno della riforma Gelmini e di una mobilitazione studentesca

senza precedenti. Ma l'anno che verrà, per l'università italiana, potrebbe essere addirrittura «l'anno

dell'apocalisse Maya». Sarà la platea. Fatta di studenti che vanno e che vengono nell'Aula Amaldi, Facoltà di

Fisica della Sapienza. E di valigie, che chi è arrivato in treno all'ultimo momento, ammucchia un po' ovunque.

Ma Marco Mancini, nuovo (da qualche mese, ormai) presidente dei rettori italiani, piuttosto a suo agio nel

contesto informale dettato dagli studenti che l'hanno invitato alla loro assemblea, la dice proprio così. «La

situazione è drammatica», ripete snocciolando cifre molto poco astratte. Quelle del Fondo di finanziamento

ordinario, che con i famosi 300 milioni che mancano all'appello, non basterà neppure a pagare gli stipendi.

Come quelle per il diritto allo studio: «Tra i fondi statali e quelli regionali non si riuscirà a coprire la stessa

percentuale dello scorso anno». Unica boccata d'ossigeno le risorse stanziate per trasforamare i ricercatori in

nuovi associati, «se il governo ci permetterà di spendere»: «Servono ai ricercatori, perciò non ha senso dire

che un ateneo può spenderli e un altro no», avverte invocando «entro l'anno» un emendamento per togliere il

tetto di spesa che lega al momento le mani alle università. Sono cose che ha già detto, in sedi ufficiali, nelle

audizioni parlamentari, a colloquio con il ministro. Stavolta però la differenza la fanno proprio il luogo e

l'uditorio. Che danno al discorso un significato più forte della parole. Sottotesto: prove di dialogo, di nuovo

tentato con gli studenti. Prospettiva: un possibile fronte comune, almeno contro i tagli. L'occasione di

muovere qualche passo su quel terreno, quanto mai disastrato dopo la riforma Gelmini, appoggiata dalla

maggior parte dei rettori, per ora, gliel'hanno offerta, per ora, i Giovani Democratici («ma tra di noi ci sono

anche quelli che non votano Pd») della Rete universitaria nazionale, che da ieri, a Roma, sono riuniti in

assemblea per discutere università e di nuove mobilitazioni. Ospiti parlamentari, sindacalisti, rappresentanti

del mondo universitario. Il collettivo di Fisica li ha accolti calando sull'ingresso della facoltà uno striscione che

ironicamente muta la sigla Gd in «Giovani disorientati». «Benvenga il dialogo», rispondono loro, rivendicando

la formula adottata. «Se mi inviteranno, andrò volentieri ovunque», si sbilancia per parte sua Mancini, ben

disposto, nel caso, a ripetere l'esperimento anche con altre platee di universitari. «Dobbiamo far capire al

paese, ciascuno per la sua parte, che ha bisogno dell'università per risolleversi dal suo destino sventurato»,

spiega il presidente della Crui. Puttosto critico con la riforma, che pure molti suoi colleghi hanno appoggiato

(«Ma non parliamo di abrogare quello che è già stato fatto, meglio semplificare, semmai»). E dice di guardare

«con attenzione ed estrema sensibilità» ai primi segnali di nuova mobilitazione da parte degli studenti. Oggi,

intanto, scendono in piazza in tutta Italia, Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi, insieme:

«Invaderemo le piazze con un enorme telo bianco, armati di tempere, pennelli e colori per scrivere idee e

proposte per la scuola e l'università che vorremmo avere».

01/10/2011 27Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 130

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UNIVERSITÀ Tagli, l'allarme del rettore «Il 2012 non sarà in pareggio» Massimo Vedovelli alla cerimonia d'apertura dell'anno accademico: «Accetto consigli per superare la crisi». Inaula anche Susan Sarandon AUGUSTO MATTIOLI SIENA [email protected] Il 2012 sarà un anno «di reale insostenibilità finanziaria per tutti gli atenei. Sarà

l'anno del non ritorno visti i tagli previsti dalle leggi finanziarie». Il rettore dell'università per stranieri Massimo

Vedovelli nel suo intervento alla cerimonia di apertura dell'anno accademico non ha nascosto le difficoltà

aspettano tutte le università italiane. Un intervento il suo che testimonia l'inquietudine del mondo degli atenei

italiani per gli effetti delle minori risorse a disposizione. Uno stato d'animo che è emerso anche dagli interventi

del rappresentante degli studenti e del personale tecnico amministrativo che hanno preceduto la prolusione

del rettore. Ad ascoltare oltre ai rappresentanti delle istituzioni senesi anche l'attrice Susan Sarandon, l'attrice

protagonista del film Thelma e Louise, che spesso ha preso posizione critica sui temi sociali e della cultura. E

le denunce sulle difficoltà della cultura non le devono essere risultate nuove. Vedovelli, all'ultimo suo anno

nell'incarico di rettore, ha ricordato quali sono state le risposte della seconda università di Siena ai tagli. Una

gestione rigorosa della spesa, «una grande spinta» per realizzare attività nuove in grado di creare «valore

culturale e insieme economico finanziario», sollecitazione ad una responsabilità la più d i f f u s a p o s s i b i l

e v e r s o l a v i t a dell'ateneo. «Non sono convinto ha ammesso Vedovelli - che queste tre cose da sole

riusciranno anche nel 2012 a farci arrivare con il bilancio in pareggio. C'è una alternativa alle vie che abbiamo

seguito finora per far fronte al sottofinanziamento ministeriale? Credo di no ma chiunque voglia e possa darmi

consigli lo ascolterò». Il rettore ha parlato anche di un aspetto riguardante la lingua italiana. Secondo una

ricerca del 2000 diretta da Tullio De Mauro e realizzata da un gruppo di ricerca dell'ateneo senese in

quell'anno l'italiano era la quarta/quinta lingua più studiata al mondo come lingua straniera. «Oggi- ha

sottolineato il rettore- il quadro appare modificato in peggio. I segnali di debolezza individuati da quella

ricerca-si sono ingigantiti fino a mutare la posizione dell'Italiano nel mercato globale delle lingue». Il motivo

del cambiamento Vedovelli lo ha individuato «nella mancanza di una politica linguistica intesa come grande

progetto di sviluppo espressivo, linguistico, comunicativo della nostra società e dei suoi processi di

internazionalizzazione unita alla mancanza di risorse».

Foto: Il rettore Massimo Vedovelli e l'attrice statunitense Susan Sarandon

02/10/2011 8Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 131

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p In venti città Striscioni e cartelli per scrivere la contro-riforma Gelmini per scuola e università p MobilitazioneSi continua on line per tutta la settimana fino ai cortei di venerdì e sabato prossimi Gli studenti tornano in piazza «Carta bianca sul nostro futuro» GIOIA SALVATORI ROMA Venerdì e sabato cortei in tutta Italia, ma gli studenti scaldano già i motori. Mobilitazione in tutta Italia

per riscrivere idealmente le riforme del ministro Gelmini e disegnare sugli striscioni un futuro per il sapere. La

protesta della carta bianca: nessuno gliela dà, ma loro non si arrendono. Così ieri gli studenti di scuole

superiori e università si sono concessi centinaia di metri quadri di striscioni bianchi e sotto gli occhi di tutti li

hanno stesi in venti piazze di altrettante città italiane per scriverci sopra la loro contro-riforma scolastica e

universitaria. Hanno srotolato la carta candida in piazza del Pantheon a Roma, in piazza Dante a Napoli, in

viale Garibaldi a Trento, in piazza dell'Università a Catania, tanto per citare alcune delle città dove, oltre a

Firenze, Ancona, Perugia, gli studenti hanno protestato. Ogni città un problema peculiare, ogni città un

problema comune: quello dei tagli che decimano borse di studio e ore di lezione, o che ostacolano un'edilizia

scolastica più a misura di studio, tanto per citare alcuni dei problemi più sentiti. «La scuola e l'università che

vogliamo», è il titolo della protesta di ieri di Udu (unione degli universitari) e Rete degli studenti medi. Hanno

scaldato i motori in vista dei cortei in del 7 ottobre in 50 città italiane e della manifestazione della Cgil di

sabato prossimo a Roma. In ogni città una piazza pavimentata di carta bianca e desideri. A Roma sullo

striscione c'è un cuore che sostituisce le ultime tre lettere dello slogan «La scuola e l'università che

vogliamo»: una settantenne si ferma e ci scrive dentro «tutto». Poi passa un bimbo di sette anni e nel cuore ci

scrive «futuro». Si fermano anche i turisti, uno spagnolo scrive «democracia real», uno degli slogan degli

indignados. Non sanno ancora, però, Udu e Rete degli studenti medi, se parteciperanno alla manifestazione

internazionale degli indignati del 15 ottobre: «prima vogliamo capire quali proteste di piazza si faranno»,

spiega Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Udu. Orezzi è anche nel consiglio nazionale studenti

universitari (Cnsu), uno dei motivi per cui è in piazza del Pantheon è che Mariastella Gelmini non coinvolge il

consiglio sui decreti attuativi della riforma: «L'ultima volta che noi abbiamo incontrato il ministro era marzo e

in quell'occasione non abbiamo neppure potuto far domande...», lamenta. A Trento, sul grande foglio bianco

disteso in viale Garibaldi, anche il preside di scienze scrive la sua. Poi arriva una mamma che prende il

pugno del figlio piccolo e scrivono «Scuola pubblica anche per me». In strada c'è anche Greta Chinellato,

universitaria, ricorda la più sentita battaglia: quella contro la legge della provincia di Trento che permette a un

solo studente di essere nella commissione per la riforma dello statuto e, per di più, senza diritto di voto. A

Catania in piazza ci sono gli studenti m e d i c h e r i c o r d a n o i l d r a m m a dell'edilizia scolastica; ci sono

anche quelli del classico Spedalieri, dove l'anno scorso crollò una finestra. E poi ci sono gli universitari senza

borsa di studio, che a Catania sono il 25 % di quelli che ne avrebbero diritto. Come si mantengono se la

famiglia è indigente? «Fanno i camerieri a nero», spiega Fabio Tassinato, studente, «Catania è famosa per

gli studenti camerieri a nero... è un fenomeno diffuso». Intanto qualcuno scrive «Gelmini siamo tutti fuori dal

tunnel» e «L'università agli studenti, non ai potenti», sulla striscia di cento metri per uno che si srotola dalla

porta del rettorato. Anche a Firenze, in piazza Ghiberti, qualcuno sfotte la Gelmini «Divieto di sorpasso in

galleria per i neutrini». A Napoli gli studenti hanno protestato dalle 10 alle 13. Cartellone sei per sei con su le

nuvole dei fumetti. A riempirle con i propri desiderata si sono fermati anche molti anziani, uno di loro ha scritto

«No escort». Qui tra i problemi più sentiti da studenti delle superiori e universitari ci sono quelli logistici:

barriere architettoniche soprattutto in centro storico, facoltà sparpagliate su più sedi. È il caso di tutte e 13 le

facoltà della Federico II; ma anche medicina della II università di Napoli è divisa: addirittura tra il capoluogo

campano e Caserta. Sempre ieri, le diverse sigle hanno lanciato diversi siti coi blog su cui ognuno può

scrivere la sua sulla controriforma: www.altrariforma.it è il sito della Rete della conoscenza;

www.scuolachevogliamo.it www.universitachevogliamo.it sono i siti di Udu e rete degli studenti. Nessuna

divisione, però, assicurano: il 7 el'8 si sta in piazza tutti insieme. Tra proposte e provocazioni: sempre ieri la

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rete Run della Sapienza ha chiesto a 15 «grandi contribuenti» (tra cui i gruppi Della Valle, Luxottica,

Caltagirone) di tassarsi per finanziare le borse di studio. Una patrimoniale per il sapere. Michele Orezzi, Udu

«Quando abbiamo incontrato il ministro non ci ha lasciati parlare»

Foto: La scuola che vogliamo I pensieri e gli auguri di studenti e passanti sugli striscioni portati in piazza da

Udu e Rete degli Studenti medi

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L'inchiesta STUDIARE NEGLI USA RESTANDO IN ITALIA Più di 700 università prevedono corsi online Sono soprattutto lauree, master e certificate ROBERTO ARDUINI Negli Usa le principali e più prestigiose università offrono da tempo proposte formative validissime e in molti

casi a n c h e g r a t u i t e . L ' a f f e r m a z i o n e dell'e-learning nel sistema educativo americano è sempre

più in crescita, anche a causa del costante aumento del prezzo del petrolio che rende gli spostamenti per

seguire le lezioni sempre meno convenienti. Ogni anno la scuola e l'università investono 2 miliardi di dollari

nella teledidattica, in un mercato che complessivamente si aggira intorno ai 5 miliardi. Sono più di 700 le

università che prevedono corsi online. La fetta più grande riguarda soprattutto l'alta formazione: laurea,

master, certificate (il nostro dottorato). Secondo lo Sloan Consortium - un'organizzazione senza scopo di

lucro che raggruppa circa 700 istituti di istruzione superiore la cui missione è quella di migliorare l'istruzione

online - oltre due milioni di studenti statunitensi hanno seguito corsi online nel 2011. E più di un terzo degli

istituti di istruzione superiore e il 97% delle università pubbliche offrono corsi online. Studiare in una università

statunitense non è più un miraggio per quanti in Italia hanno una conoscenza fluente dell'inglese e una

carriera scolastica con voti alti. Il sistema universitario americano premia infatti gli studenti che già durante la

cosiddetta high school si sono impegnati molto proprio in previsione dell'accesso al college. Senza investire

cifre particolarmente consistenti per la propria istruzione, senza muoverci da casa, si può frequentare corsi di

laurea e master negli Usa. Storicamente, uno dei modelli più citati è quello dell'Università di Phoenix. Fondata

nel 1974, dal 1997 è divenuta la più grande università privata degli Stati Uniti per numero di iscritti. Oggi i suoi

studenti possono contare su una libreria virtuale sempre online con 20 milioni di articoli scientifici. Mentre la

rete fisica permette a 87 milioni di americani di avere un centro di apprendimento a meno di 10 miglia di

distanza: merito delle 300 sedi distribuite in 48 Stati e collegate tra loro tramite la rete (www.phoenix.edu). Le

iniziative non riguardano soltanto le università, ma anche le istituzioni pubbliche. L'esempio più prestigioso è

quello del Mit di Boston che ha dato vita all'iniziativa OpenCourseWare ( O c w , h t t p : / / o c w . m i t . e d u

/ OcwWeb/web/home/home/index. htm), che conta su oltre duemila corsi in 33 discipline accademiche, con

progetti di pubblicazione gratuita e aperta di materiali di alta qualità a livello universitario. L'esigenza di

un'informazione ragionata ha portato poi alla realizzazione del portale Educational Portal (http://education-

portal.com/online_degree.html), in grado di proporre ai cittadini americani un panorama complessivo delle

possibilità per gli studenti, non solo fornendo le indicazioni sui singoli corsi, ma svolgendo anche un'attività di

selezione sulla qualità della proposta formativa e un compito di "tutoraggio" , orientando verso le soluzioni più

adatte. Tuttavia man mano che l'utilizzo dell'e-learning si diffonde si manifestano anche i suoi limiti: i corsi

online sono spesso più noiosi dei corsi tradizionali in classe e tendono ad avere dei tassi di abbandono più

elevati. Inoltre, gli studenti trovano maggiore soddisfazione in quei corsi che sono corredati da programmi

dettagliati e presentati con chiarezza e con criteri di valutazione coerenti. La maggior parte dei ragazzi sono

soddisfatti da corsi che propongono loro una serie di prove e di esami intermedi (a distanza di una o due

settimane) piuttosto che da quei corsi che prevedono un unico esame generale finale.

SECONDO UN RAPPORTO dell'istituto Ambient Insight Research, nel 2010 quasi la metà degli studenti

universitari negli Stati Uniti ha seguito almeno un corso online completo, quota che dovrebbe salire fino all'81

per cento entro il 2014.

Mobtag

Qui trovi i link attiviVuoi approfondire i temi contenuti in queste pagine? Inquadra il mobtag con il tuo cellulare e scattagli una

foto. Troverai i link di cui si parla nel testo che ti rimanderanno agli esempi fatti e alle esperienze raccontate.

Inoltre visualizzerai i link attivi relativi alla rubrica ««Salva con nome»».

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 134

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L'incontro / Alfonso Molina, Università di Edimburgo «L' UNIVERSITÀ ? DEVE IMPARARE DA INTERNET Professor web La Rete non è solo uno strumento: è anche un modello da imitare. Qualcuno lo ha capito pertempo Le moderne tecnologie possono stimolare la creatività degli studenti e cambiare i modelli diinsegnamento. In America è già così. E in Europa? ELLA BAFFONI Educazione e nuove t e c n o l o g i e . O m e glio: come cambia la didattica al tempo del web. È un dibattito

serrato quello di Alfonso Molina, docente di Tecnologia all'Università di Edimburgo e direttore scientifico di

Mondo Digitale e Carlo Infante, esperto di performing media e autore di uno dei primi saggi (già nel 1997) su

questi temi, «Educare on line». Le domande sono tante, infatti: come il pianeta 2.0 entra nel mondo della

formazione, soprattutto ai livelli di base. Come si formano i formatori, i docenti spesso non informatizzati.

Come cambia - come è bene che cambi - la pedagogia. Perché questo è il punto, creare un ambiente in cui le

nuove tecnologie favoriscano l'inclusione, una e-inclusion globale. «C'è un deficit di governance

nell'innovazione - dice Molina - eppure è questa l'occasione del XXI secolo. Spesso nelle università di studia

e si pensa come innovare didattica e ricerca, ma non si riesce mai a innovare la forma università». Già,

perché l'università è fondata sulla divisione per materie, per settori, incalza Infante, «e nel web non è così.

Ma neanche nella realtà: il mondo non è lineare come piacerebbe a molti. Non lo si può fare a fette secondo

gli schemi ereditati dall'Illuminismo. Il sistema universitario non può rimanere bloccato su quei modelli

inadeguati». Vero, ammette Molina: «La burocrazia - e nell'università ce n'è tanta - è nemica dell'innovazione.

Ma anche le università stanno cambiando. Siamo davanti a grandi sfide globali: la povertà, l'ambiente, le

disparità, l'invecchiamento della popolazione... Il sapere, la ricerca sono strumenti irrinunciabili. Soprattutto se

si riesce a perseguire istruzione, innovazione, inclusione e valori culturali: quattro grandi obiettivi che possono

cambiare il sociale». Ma come? Come stimolare nuovi saperi? Chiede Infante. Perché finora la trasmissione

della conoscenza si è fatta dall'alto in basso, da chi sa a chi non sa; la divulgazione, appunto. «L'innovazione

infatti va avanti: in una sola piattaforma vogliamo azione, ricerca, sviluppo e implementazione. Oggi nelle

università quello che dà promozione e valore ai docenti è la pubblicazione, lo sviluppo di teorie e di ricerca.

Invece bisogna andare oltre, bisogna portare avanti quelle idee, svilupparle e magari fare un software, una

specie di "istruzioni per l'uso" che renda possibile l'utilizzo a tutti. Negli Stati Uniti lo si fa già. E anche noi, nel

nostri gruppo, lo facciamo: tutto open, tutto pubblico, tutto sul nostro sito». «Occorre fare chiarezza su ciò che

viene definito il nuovo paradigma della conoscenza, ribadisce Infante, si deve ribaltare la logica per cui si

debba divulgare, dall'alto verso il basso. Va trovato il modo per condividere i percorsi formativi, partendo dal

particolare di chi formula la domanda di conoscenza e da lì procedere verso i temi generali. Basta partire

dalla storia... Perché spiegare tutto prima, addensare le teste, con estenuanti piani di studio... Montaigne,

citato da Edgar Morin, diceva: meglio una testa ben fatta che una testa ben piena». È anche la missione della

Fondazione Mondo digitale (mondodigitale. org): formare i formatori, cambiare anche il modo di insegnare.

«La Fondazione è privata anche se ha contributi pubblici, e non può incidere formalmente sulle Università,

anche se informalmente i legami sono fortissimi - spiega Molina - più che formare i formatori, vogliamo

cambiare cultura, fare innovazione sociale e giocare per il Paese. In questo senso vanno le sperimentazioni

sulla robotica, materia non curricolare che dunque bisogna fare in orari non curricolari. Eppure le esperienze

partite da Pisa e Genova sulla robotica educativa hanno insegnato a lavorare in rete e allargare le maglie

oltre il piccolo gruppo e la classe, ad altre classi e altre scuole. Usando le opportunità che ogni partecipante

può offrire agli altri, così da rimescolare e accrescere conoscenze e esperienze. Curiosamente l'Italia, su

questo, è un'eccellenza, è stata una delle prime nazioni a fare innovazione, a lavorare sulla didattica

costruttivista , a fare progetti di educazione esperienziale . E la robotica offre un'occasione in più». Magari

usando, chiede Infante, Lego Mindstorm , i mattoncini intelligenti? Un lavoro che consenta uno scambio

fecondo tra chi ha voglia di fare e chi ha già fatto e dunque sa come fare. Perché è da qui che nasce la

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 135

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capacità di lavorare in squadra. «Particolarmente felice è stata la Robocup di Roma, la competizione italiana

di robotica dice molina -. Nella scuola di Eboli che ha vinto lo scorso anno ci sono le lavagne interattive e ogni

classe ha il suo robot di Lego. Oltre a insegnanti e ragazzi hanno lavorato in squadra anche i genitori, con

competenze utili e preziose per le sfide del XXI secolo. Robottando s'impara, insieme. Così lentamente (forse

troppo) cambiano cultura e visione». Il fatto che tutte queste esperienze accadano al di fuori del sistema

curricolare, rendono palese la crisi dei modelli educativi istituiti . «Certo, incalza Infante, si fa sempre più

urgente trovare il modo per tradurre la crisi dell'università,non solo per i fondi ma per i fondamenti teorici

incrinati dal tempo, in una crescita dei sistemi dell'apprendimento. Sempre più aperti, liberi dall'istruzionismo,

emancipati da culture afasiche, autonomi nei percorsi di ricerca dove i docenti imparino ad essere coach e

non solo insegnanti. Spesso alcuni docenti insegnano cose che non funzionano e che alcuni studenti sanno

già e meglio, come sta accadendo con i nuovi media». «Perché non si lavora con le materie ma con le

persone - concorda Molina - se la tecnologia diventa esperienziale rompe le barriere del tempo e dello

spazio. Un esempio? A Harvard hanno una classe che raccoglie 40.000 iscritti. Un altro? Cile e Svezia hanno

creato, anni fa, una classe virtuale: due grandi schermi collegati in real time e webcam per tutti gli studenti.

Qui l'insegnante, più che docente, è un attore e un coordinatore. Ancora. La storia si può insegnare sia nella

realtà fisica - magari girando per Roma, ma anche con la simulazione virtuale, ricostruendo ciò che non c'è

più. Così da integrare il fisico e il virtuale. È quello che chiamiamo phyrtual ». Questo nodo è decisivo, proprio

per armonizzare diverse visioni del mondo, dice Infante, bisogna esplicitare l'integrazione tra l'ambiente

virtuale che permette di fare esperienza cognitiva tramite la simulazione e il proprio territorio che nelle

metropoli è spesso ignorato, grazie a soluzioni come realtà aumentata, mappe interattive e connessioni

mobili. «Naturale. Tra i nostri progetti conlude Molina - c'è quello che vede i giovani insegnare a usare il web

nei centri anziani, creando uno scambio di conoscenze: mettendo in rete però le memorie di chi rischia di non

trovare qualcuno disposta ad ascoltarlo. Dai giochi perduti alle esperienze di vita che oggi sono storia. Con

un obiettivo: rendere la conoscenza sempre più basata sul principio delle "pari opportunità", occasione di

risolvere i problemi. Oltre che con gli anziani, abbiamo fatto progetti con i migranti e i profughi, abbiamo

sviluppato manuali di robotica educativa per imparare giocando. Un grande stimolo ce lo dà Tullio De Mauro,

che è il nostro presidente. È un mentore, ha visione. E se ha lavorato a lungo sull'analfabetismo di ritorno, ora

ci sfida all'impegno contro un altro analfabetismo, per l'inclusione digitale. E infatti uno dei nostri progetti è la

Rete per i volontari della conoscenza, i nostri "Angeli digitali". Con l'inclusione i bambini imparano la

responsabilità sociale, entrano in uno spazio dove si praticano le migliori qualità umane. E magari, perché

no? Diventeranno cittadini capaci di costruire un mondo migliore».

Nuovi strumenti e vecchie didatticheDalla cattedra agli ipertesti: così cambierà la catena del sapere IL LINK: L'E-LEARNING NELLE AULE DI

TRENTO

CARLO INFANTE «Un tempo per insegnare si usava la visione lineare: la storia della fisica, la storia delle

religioni... oggi bisogna lavorare sull'ipertesto, anche se è molto più complesso. È così che funziona il cervello

umano»

Foto: L'incontro con Alfonso Molina nella redazione dell'Unità

Foto: ALFONSO MOLINA «N elle università c'è troppa burocrazia e la burocrazia è nemica dell'innovazione.

Gli atenei devono diventare il luogo dove le idee crescono con il contributo di tutti. Il futuro è condivisione e

coinvolgimento».

03/10/2011 24Pag. L Unita - Ed. nazionale - unitag(diffusione:54625, tiratura:359000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 136

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L'OK AI FONDI DEL CIPE Università , alla Puglia 365 milioni di euro Fitto: nuovo passo del Piano Sud. Vendola: boccata d'ossigeno ALESSANDRA FLAVETTA l ROMA. Arrivano 365 milioni di euro per il sistema delle Università e della ricerca

pugliesi, nell'ambito del miliardo sbloccato per gli Atenei del Sud dal Cipe, Comitato interministeriale per la

programmazione economica, che si è riunito ieri mattina, a palazzo Chigi. Come ha spiegato il Ministro per gli

Affari Regionali Raffaele Fitto , nel corso di una breve conferenza stampa con il ministro per l'Istruzione Maria

Stella Gelmini , questo miliardo di euro rappresenta la seconda trance del Piano per il Sud, che ad agosto ha

liberato 7,4 miliardi per le infrastrutture meridionali e che ad ottobre si occuperà degli investimenti per

l'ambiente: «Come promesso dal presidente Berlusconi, ci sarà un provvedimento al mese per il

Mezzogiorno», ha affermato il ministro pugliese, sottolineando che «il Piano per il Sud non è uno spot, ma un

programma serio che sta trovando la sua piena attuazione». Fitto ha inoltre rimarcato l'importanza della

collaborazione tra Regioni e governo: «La coesione istituzionale - ha rilevato in tempi di contrasti con le

autonomie sulla manovra e il patto di stabilità - è il valore aggiunto dell'attuazione del Piano». Con i suoi 365

milioni, la Puglia finanzierà due tipi di interventi: 255 milioni sono destinati al rafforzamento delle infrastrutture

universitarie, dai servizi per la didattica e la ricerca, a quelli per gli studenti (biblioteche, laboratori e alloggi),

oltre al sostegno per gli spin-off accademici, cioè società per azioni o a responsabilità limitata nelle quali le

Università non abbiano una quota di partecipazione. Gli altri 95 milioni sono dedicati all'inno vazione e alla

creazione di un Polo integrato di centri di ricerca e di alta formazione. Questi soldi «sono una boccata d'ossig

eno per un mondo che è stato fortemente tagliato e penalizzato pur nella sua funzione primaria, tanto delicata

e importante, di formazione delle nuove generazioni», ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi

Vendola , soddisfatto per gli impegni economici che fanno seguito al Piano per il Sud e all'intesa istituzionale

siglata il 28 luglio scorso con il ministro Fitto, per la programmazione congiunta degli interventi finanziati con

le risorse Fas assegnate alla Puglia. Il ministro Gelmini ha definito il miliardo lizzare il bando per 400 milioni

per potenziare le infrastrutture della ricerca, arriviamo a 1 miliardo e 400 milioni complessivi» ha aggiunto il

ministro, preoccupato per la fuga di cervelli. «Investiremo - ha infatti concluso - sul trasferimento tecnologico

attraverso un lavoro condiviso con la Conferenza dei rettori, ma in modo particolare con gli atenei del Sud, al

fine di evitare la fuga dei cervelli e fare in modo che la crescita e il rilancio del sistema Paese, e del

Mezzogiorno in particolare, passino da questa progettualità che mette insieme le migliori intelligenze del Sud,

i migliori progetti, per dare centralità al sistema universitario». Le risorse verranno utilizzate anche per

anticipare la riforma universitaria, che prevede, tra l'altro, la fusione tra atenei. Anche la conferenza dei

Rettori ha espresso il proprio apprezzamento per la delibera Cipe e il presidente dell'organismo, Marco

Mancini (Università di Viterbo), ha spiegato che in questo modo «si rafforza la sinergia virtuosa fra Università

Enti di Ricerca, Regioni e singoli territori».

01/10/2011 9Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(diffusione:48275, tiratura:63756)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 137

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FACOLTÀ DI MEDICINA RIGUARDA L'INTEGRAZIONE DELLE ATTIVITÀ DIDATTICHE, SCIENTIFICHEED ASSISTENZIALI Policlinico, l'intesa Regione- Università quasi fatta ma non piace aisindacati LUCA BARILE l Dopo un'attesa durata cinque anni, è arrivato il compromesso. La Regione e l'Uni versità

sono pronte a partorire il nuovo protocollo d'intesa sull'integrazione delle attività didattiche, scientifiche ed

assistenziali della facoltà di Medicina all'interno del Policlinico. Il documento, di cui circola una bozza che ha il

carattere del testo definitivo, sostituirà il vecchio accordo, sottoscritto nel 2003, scaduto nel 2006 e finora

sopravvissuto in un regime di tacita proroga, ma i sindacati lo hanno già bocciato senza appello. Un

«mercimonio», così lo hanno definito i rappresentanti dei lavoratori universitari, che accusano l'Ateneo di aver

«sacrificato» il proprio personale tecnico amministrativo per chiudere nel peggiore dei modi una questione

che, sul piano economico, rischia di danneggiare centinaia di famiglie. Il protocollo d'intesa, infatti, stabilisce i

ruoli della Regione Puglia (proprietaria dell'azienda ospedaliera) e dell'Università di Bari (a cui fa capo la

facoltà di Medicina, i dipartimenti e le cliniche universitarie) in tutti gli ambiti di comune interesse che

riguardano l'attività del Policlinico, nel quale le due parti in causa coabitano, come per esempio la

programmazione dei corsi di laurea, la ricerca scientifica e l'assistenza medica. E tra gli aspetti più delicati c'è

quello delle convenzioni, che l'Ateneo stipula con il servizio sanitario per «prestare» alle strutture ospedaliere

parte del proprio personale, a cui spetta,di conseguenza, u n'integrazione mensile sullo stipendio. Secondo i

sindacati, la bozza del nuovo protocollo d'intesa è sbilanciata in favore del Policlinico, in quanto prevede che

«il conferimento in convenzione del personale universitario o il reclutamento avverranno esclusivamente nei

limiti della dotazione organica, in attuazione dei programmi di reclutamento approvati dal direttore generale

(dell'ospedale)». Per contestare questa impostazione, i sindacati hanno inviato al rettore un documento

unitario firmato da Edoardo Renna per la Flc Cgil, Tommaso Gelao di Cisl Università, Michele Poliseno di Uil

Rua, Rocco Campobasso di Confsal Snals-Cisapuni, Ciccio Di Pietro di RdB Usb e Donato Scarasciullo di

Cib Unicobas. I rappresentanti dei lavoratori pretendono, richiamandosi ad alcune leggi, che sia garantito,

invece, il convenzionamento automatico, e non a discrezione dell'azien da, di tutti i lavoratori che operano

presso le strutture s a n i t a r i e. Domani il consiglio della facoltà di Medicina esaminerà la bozza del nuovo

protocollo d'intesa, per un parere, e alla riunione parteciperà eccezionalmente il rettore. Successivamente, le

parti interessate sottoscriveranno il documento, ma la posizione dei sindacati lascia prevedere che sarà

battaglia.

02/10/2011 9Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari(diffusione:48275, tiratura:63756)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 138

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SAN GIOVANNI SERVIZI MIRATI ALLE IMPRESE E COLLABORAZIONE CON IL COMUNE L' università aiuta l'industria Geotecnologie contribuirà al rilancio produttivo di Bomba GIORGIO GRASSI di GIORGIO GRASSI NUOVE OPPORTUNITÀ di lavoro per i giovani. E' iniziata intensa e fattiva la

collaborazione tra l'Università di San Giovanni ed il comune di Cavriglia per l'area industriale di Bomba, nei

pressi della centrale di Santa Barbara. Infatti, sta per essere completato il primo stralcio funzionale

dell'incubatore d'impresa e del Centro Servizi Alle Imprese. E già c'é un certo interesse per quell'appetitosa

area. Le prime imprese si sono fatte vive, interessandosi e dimostrando buona volontà per insediarvisi.

«Un'opera importantissima, perché in un momento così delicato per il lavoro, avviare finalmente a regime

quegli spazi, vuol dire creare opportunità di lavoro per chi arriva» afferma il sindaco Ivano Ferri. Che

aggiunge: «Alcuni degli spazi saranno utilizzati direttamente dall'Università, Centro di Geotecnologie di San

Giovanni. E quindi l'Università di San Giovanni allarga il raggio di azione e mette un piede importante anche

nella zona industriale di Bomba, iniziando a collaborare direttamente con l'amministrazione comunale. Può

aiutarci a far crescere quell'incubatore per il Centro Servizi e le attività connesse». ED IN TAL MODO l'

Università diventa anche un veicolo di idee e nuove opportunità per il lavoro nel Valdarno, ed in modo più

specifico nella zona industriale di Bomba. E lì vi sono già stati fatti tanti investimenti. «E quando arriveremo al

completamento, vorrà dire che abbiamo investito tanto nelle strutture, soldi arrivati dalla Cee, Regione

Toscana e comune di Cavriglia.E già sono stati impiegati per quelle strutture 2.000.000 di euro» riferisce

Ferri, tra Incubatore e Centro Servizi. Ed aggiunge: «Due strutture importanti che adesso cominceranno a

dare i primi frutti. E già il fatto che l'Università di San Giovanni sia interessata a quegli spazi, ed in parte li

utilizzi, ed inizi per noi a fare questa attività anche di 'spin-off',mettendovi le idee più brillanti, diventa un modo

per iniziare, finalmente, a vedere lavorare quelle strutture che con tanti sacrifici abbiamo realizzato in questi

anni». E per adesso sono sei le imprese già insediate a Bomba, con circa 200 occupati. Ed ora uscirà il

bando per mettere in vendita i cinque lotti della zona industriale, che vanno dai 2.500 metri fino ai 13.000, con

base d'asta a circa 60 euro al metro quadrato. «E qui pensiamo di poter recuperare i 600 posti lavoro perduti

con la dismissione dell'area mineraria» conclude Ferri. Image: 20111003/foto/1920.jpg

03/10/2011 5Pag. QN - La Nazione - Arezzo(diffusione:136993, tiratura:176177)

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LA POLEMICA I SINDACATI RESPINGONO L'ATTO AZIENDALE DI TOMASSINI. LA REPLICA: «SIETEUNA MINORANZA» «Basta strapotere dell' Università in ospedale» ORGANIZZAZIONE troppo burocratica, sovvertimento della struttura organizzativa dell'assistenza con

aumento del disagio per pazienti e operatori, assenza di dati certi a giustificare le modifiche proposte,

probabile aumento della spesa e aumento dell'ingerenza dell'Università nella conduzione dell'Azienda

ospedaliero universitaria pisana. E' una bocciatura senza appello quella riservata all'atto aziendale da tutte le

organizzazioni sindacali di medici, biologi e farmacisti ospedalieri. «NON ERA mai successo - spiega Fabrizio

Marcella, medico e responsabile Uil medici - che l'atto aziendale fosse rispedito al mittente da tutti i sindacati

dell'area medica e dei biologi, dal nostro che è il sindacato piu' rappresentativo del comparto fino al sindacato

dei professori universitari (Uspur)». Ai sindacati, si legge in una nota, non e' piaciuto l'aumento «dei livelli

decisionali con conseguente ulteriore burocratizzazione dell'organizzazione» ma neppure il fatto che nel

documento presentato dal direttore generale dell'Aoup, Carlo Tomassini «manchino valutazioni attendibili dei

costi economici e quindi non è difficile ipotizzare un aumento della spesa e del deficit aziendale che si

scaricherà sui cittadini che pagano le tasse». Infine, i sindacati contestano «lo strapotere universitario anche

in seno all'azienda. Il Rettore decide - affermano - e la direzione aziendale esegue, paga e si assume tutte le

responsabilità, senza quantificare il contributo economico dell'Università alla gestione dell'ospedale. Si arriva

all'assurdo che l'ateneo partecipa a eventuali utili aziendali ma non alle perdite. Mancano inoltre i criteri per la

gestione trasparente delle ingenti somme di denaro pubblico messe a disposizione dalla Regione per la

ricerca». NELLA SUA risposta il dg Tomassini osserva intanto che l'atto aziendale è criticato da sigle sindacli

che «rappresentano circa mille dei 5mila professionisti della Aoup e gli altri hanno accolto positivamente l'atto

aziendale. Viene criticato perchè troppo burocratico, con troppi livelli decisionali che metterebbero in difficoltà

sia i professionisti sia i pazienti. In realtà il nostro obiettivo è proprio quello di migliorare la qualità del servizio

ai cittadini e contemporaneamente riuscire a ottenere una forte riduzione degli sprechi. Per questo abbiamo

previsto alcune modalità organizzative nuove. Quanto ai costi ribadisco che la nuova organizzazione non può

costare più di quella attuale. Ultima questione: il rapporto con l'università. Il principio della necessità di

lavorare in perfetta sintonia è ben rappresentato nei due livelli rappresentativi istituzionali: il direttore generale

e il rettore. È questa la direzione in cui vanno il protocollo Regione Toscana-Università - che sottolinea come

"l'atto aziendale venga adottato dal dg di intesa col rettore" - e le ultime disposizioni sul finanziamento

regionale a supporto delle attività di ricerca e formazione. Per quanto riguarda gli equilibri interni basti poi dire

che ci saranno 6 dipartimenti guidati da universitari e 5 da ospedalieri, un sostanziale equilibrio, mentre la

vecchia organizzazione ne prevedeva 8 universitari e 4 ospedalieri». Image: 20111003/foto/6509.jpg

03/10/2011 2Pag. QN - La Nazione - Pisa(diffusione:136993, tiratura:176177)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 140

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Borse di studio alle tesi sulla microfinanza Ultima chiamata del 2011 per i ricercatori in microfi nanza. Capgemini Italia e PlaNet Finance Italia, con il

contributo dell'Ue e l'università di Berlino, lanciano il quarto bando per le borse di studio da 1.500 euro in

microfi nanza. Possono partecipare gli studenti delle università dell'Ue che stanno preparando tesi di

dottorato su tematiche legate alla microfi nanza. Capgemini Italia mette inoltre a disposizione delle università

italiane 5 borse di studio e 1 premio speciale per la migliore tesi di laurea che affronterà la tematica della

microfi nanza in ambito Ict o business. Le domande dovranno essere compilate in lingua inglese e andranno

spedite entro il 15 ottobre 2011 all'indirizzo mail umm@ planetfi nance.org.

03/10/2011 37Pag. ItaliaOggi Sette - N.234 - 3 ottobre 2011(diffusione:91794, tiratura:136577)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 03/10/2011 141

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RIFORME In Fondo c'è la soluzione Antonio Satta Nonè un buon momento peri ministri in carica, come ha potuto constatare Altero Matteoli, fischiato mercoledì

28 settembre all'assemblea dell'Ance, come se invece che ad un assise di costruttori fosse finito in una

riunione di grillini. Ma Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, non ci sta a passare per una che è stata tre

anni senza fare niente. «Di misure per arginare la disoccupazione giovanile ne abbiamo prese tante,

purtroppo hanno avuto molta meno visibilità di una semplice ricerca fatta dall'associazione tal dei tali, che

spara una cifra e tutti a fare titoli su quella». Domanda. Non cominci anche lei a dare la colpa ai giornalisti...

R. No,è che la situazione è oggettivamente complicata. Siamo nel mezzo di una crisi economica che impatta

soprattutto sulle giovani generazioni e questo perché ereditiamo una somma di scelte sbagliate fatte nel

passato. Ci siamo trovati davanti un sistema di formazione e istruzione vecchio, soprattutto nel rapporto con il

mondo del lavoro, un pubblico impiego saturo perché per decenni si è assunta nella scuola e nell'università

più gente di quella che ci si poteva permettere (con il risultato che poi si è dovuto bloccare il turn-over). Ma

soprattutto abbiamo tutt'ora un sistema pensionistico che scarica sulle giovani generazioni il costo di scelte

obiettivamente discutibili. Una per tutte: siamo passati dal sistema retributivo al sistema contributivo e da un

mercato estremamente rigido alla flessibilità, senza preoccuparsi di come adeguare ammortizzatori e percorsi

di reinserimento. D. D'accordo, questoè il quadro, ma che cosa avete fatto per cambiarlo? R. Innanzi tutto la

riforma della scuola dell'università, così da razionalizzare le risorse, introdurre il principio del merito, allineare

le competenze, e di conseguenza costruire un rapporto tra sistema di formazione e mondo del lavoro che fino

ad oggi era mancato. D. Forse per favorire quel rapporto sarebbe stato meglio ridurre di un anno le superiori

e non allungare di fatto di altri 12 mesi il percorso di laurea. Gli studenti italiani concludevano già il loro ciclo

un anno dopo i loro colleghi europei, ora si laureano almeno con due anni di ritardo. R. Questo è un aspetto

su cui si può discutere, anche se il problema di tagliare i tempi d'inserimento ce lo siamo posti, cercando, per

una serie di professioni, di far fare il praticantato già durante l'università. Un po'come succede in Spagna per

gli avvocati, che una volta laureati possono già esercitare. Da noi i meccanismi sono più rigidi, il mercato è

più bloccato, ma possiamo provare a tagliare i tempi. Dobbiamo però battere anche una certa resistenza

culturale. Qui a 18 puoi eleggere un deputato ma per essere eletto tu devi aspettare i 25 anni. C'è questo

sfasamento tra elettorato passivo e attivo che non ha senso ed è figlio di una mentalità che ti vuole incapace

di intendere e volere fino a 35 anni. Siamo provando a sconfiggerla con la legge costituzionale per

l'eleggibilità a 18 anni, ma è dura. D. In questo momento, però, forse ai giovani interessa più il lavoroa 18

anni, che concorrere per la Camera. R. E ce ne stiamo occupando. Guardi che forse non siamo stati capaci di

comunicarlo nel migliore dei modi, ma la riforma dell'apprendistato, fatta dal ministro Maurizio Sacconi, è

stato un passo molto importante. È un meccanismo che permette contratti di inserimento lavorativo

estremamente vantaggiosi. Ma abbiamo fatto di più. Abbiamo costruito una serie di strumenti che consentono

a chi ha un contratto di lavoro atipico di avere le stesse opportunità degli altri. Questo governo, per la prima

volta, ha allargato ad una serie di categorie di lavoratori atipici forme di ammortizzazione che hanno coinvolto

5 milioni di persone. Abbiamo investito in quest'operazione 9 miliardi di euro in periodo di crisi economica.

Credo sia stata una scelta coraggiosa. E noi, come ministero della Gioventù, abbiamo attivato un fondo di

garanzia che, grazie ad un accordo sottoscritto con l'Abi, permette alle giovani coppie, che hanno lavori

precari, di accedere lo stesso ad un mutuo che copra fino al 70% del costo della casa. Per ora il fondo di

garanzia ha 50 milioni di euro e abbiamo calcolato che sono almeno 10 mila le coppie coinvolte. D. Il lavoro,

magari atipico, però prima bisogna averlo. R. Lo so benissimo, infatti abbiamo attivato un altro fondo, sempre

da 50 milioni di euro, per erogare un incentivo di 5 mila euro ad ogni imprenditore che assuma a tempo

indeterminato, genitori under 35.È una norma pensata soprattutto per le donne, che sono ancora discriminate

nel mondo del lavoro. D. In Francia il lavoro delle madri viene incentivato con contributi all'affitto, con gli asili

01/10/2011 14Pag. Milano Finanza - N.193 - 1 ottobre 2011(diffusione:100933, tiratura:169909)

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nido ed anche con un bonus per le baby sitter. E i risultati si vedono. R. Giusto, ma loro hanno fatto trent'anni

fa la scelta strategica di sostenere la maternità e ci investono ogni anno miliardi di euro. Io già nella scorsa

legislatura avevo presentato una proposta di legge per incentivare la natalità e sostenere le madri. Costava

tre miliardi. La ripresenterei anche ora, ma i soldi non ci sono. Ecco perché dico che dobbiamo riprendere in

mano il sistema pensionistico. Bisogna eliminare le pensioni d'oro e tutti i privilegi. E se non si possono

proprio cancellare le pensioni d'anzianità, almeno bisogna passarle tutte al sistema contributivo. D. Sarà

contenta la Lega. R. Qui non c'è nessuno che vuole affamare i pensionati, ma mi sembra giusto che se

qualcuno andare in pensione prima del tempo, ci vada almeno con le stesse regole con le quali ci andrà la

mia generazione. Sa qual è la sfida? D. Dica. R. Bisogna liberare risorse dalla spesa improduttiva e trasferirle

alla spesa produttiva e invertire i dati sulla natalità, altrimenti puoi fare tutte le riforme che vuoi ma nel 2050,

con un paese di vecchi, il sistema salterà comunque. D. Per fare questo ci vorranno riforme e risorse.

Intanto? R. Continuiamo a prendere tutti i provvedimenti che le risorse ci consentono per battere le

discriminazioni ed invertire le tendenze. Le banche, per esempio, dovrebbero puntare sui giovani di talento.

Obama ha studiato così, con un prestito che gli ha permesso di pagare un'università come quella di Harvard.

Da noi non c'era il prestito d'onore. D. Veramente Prodi l'aveva istituito. R. Ma permetteva di prendere in

prestito solo 6 mila euro, insufficienti per studiare: si è rivelato più che altro un prestito al consumo, i ragazzi

lo chiedevano per comprarsi il pc. Noi, invece, abbiamo finanziato un fondo di garanzia, di 19 milioni, e

sottoscritto un accordo con l'Abi che permette a ogni ragazzo di prendere in prestito fino a 25mila euro. Le

banche concederanno prestiti a tassi minimi, che saranno garantiti dal fondo, in questo modo i 19 milioni che

abbiamo stanziato si moltiplicheranno. Sono due settimane che questo strumento è stato attivato. Ma è

operativo anche il fondo Mecenati, con il quale puntiamo ad incentivare le aziende ad investire nelle idee dei

giovani e nel lavoro delle università. Qui c'è un problema enorme: dal 2000 ad oggi sono stati depositati in

Italia 104 mila brevetti, neanche 700 si sono trasformati prodotti commerciali. Si brevetteranno anche

stupidaggini, ma una differenza del genere vuol dire che non si punta sulle idee. Io invece credo molto allo

spin-off universitario. Per questo abbiamo attivato il fondo con 40 milioni di euro, mentre altri 60 li metteranno

i privati. In tutto avremo 100 milioni per finanziare lo spirito e la capacità imprenditoriale dei giovani sotto i 35

anni, in settori come l'eco-innovazione, l'innovazione tecnologica, ma anche nella cultura, Insomma, puntiamo

sulle idee.È un grande patrimonio. (riproduzione riservata) Quotazioni, altre news e analisi su

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Foto: Giorgia Meloni

01/10/2011 14Pag. Milano Finanza - N.193 - 1 ottobre 2011(diffusione:100933, tiratura:169909)

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