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in collaborazione con MAGAZINE DI STILI E TENDENZE PER I GIOVANI dicembre 07/gennaio 08 n°12 moda Lei e LUi coSa Ti Sei meSSo in TeSTa? recenSioni Libri cd e FiLm da non Perdere Pag.10 cenTri SociaLi, Tra conFronTi e abUSi speciale iNTeRVisTa a MaX peZZali

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Magazine di Stili e Tendenze, ABN AMRO

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in collaborazione con

magazine di stili e tendenze per i giovani

dicembre 07/gennaio 08n°

12

moda Lei e LUicoSa Ti Sei

meSSo in TeSTa?

recenSioniLibri cd e FiLm

da non Perdere

Pag.10cenTri SociaLi, Tra conFronTi

e abUSi

speciale

iNTeRVisTa a MaX peZZali

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DI TOBIA MASCHIO

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Miti di oggi4 people Max Pezzali, più soli che sole10 a proposito di…centri sociali, tra confronti e abusi22 letto su punti, spunti, curiosità dall’Italia e dal mondo

Divertimenti12 viaggiBologna e il Motor Show15 ricette per grandi numeri involtini fantasia, torta allo yogurt e frico18 MTV eventiil network di Mtv Italia su Sky27 giochisudoku

Comix6 Agenzia Investigativa Carlo LorenziniConseguenze31 ultima filaMondo Banca2 nota bene Conto CLUBBA tutto a ZERO! 16 Conto Freestyle essere giovani, essere Freestyle

Glamour & salute14 tipi kool Marco e Claudia, stili a confronto24 moda lei e moda lui cosa ti sei messo in testa?

26 bellezza speciale capelli antiumidità30 natura informa l’ulivo, un dono degli Dei

Per saperne di più 23 high tech tecno e glam tavole per volare27 la voce dello studente gli esami di riparazione e il caro libri29 interpretazione dei sogniRecensioni 19 cd dolce e raffinato20 film bella storia, film da vedere21 libri un crescendo di tensione

Posta3 coupon di abbonamento gratuito compila e spedisci28 megafono pensieri e lettere dalla folla

Clubba.it

Periodico bimestrale Numero 12Dicembre 07 / Gennaio 08

Editore Master&Partners s.r.l. via Cesare Battisti, 9

30174 Mestre (Venezia)

Coordinamento editoriale Giulia Serventi Longhi

Redazione Clubba.it

via Cesare Battisti, 9 30174 Mestre Venezia

fax 041 8109946 e-mail. [email protected]

Testi Valentina Grispo, Valentina Guiducci, Bianca Milanesi, Silvia Piliego, Verena Gioia, Manfredi Toraldo, Valentina Guiducci, Enrico Mainero, Simona Mastrangelo

Illustratori e foto Davide Amici, Tobia Maschio, Laura Spianelli, Michele Del Nobolo, Luisa Montalto, dreamstime.com

Grafica e impaginazioneMichele Pinna

Carta Carta ecologica patinata riciclata Stampa Artegrafic, Castelfranco Veneto (TV)

Clubba.it è realizzato in collaborazione con Tribu e Mtv Italia. Clubba.it è la rivista del Conto Clubba di Banca Antonveneta S.p.A. Clubba.it: tutti i diritti sono riservati.Nel rispetto della legge 675/96, detta della privacy, l’Editore desidera informarti che il trattamento dei dati personali che ti riguardano è finalizzato esclusivamente alla gestione della spedizione della rivista.Il titolare del trattamento dei tuoi dati è Master&Partners. Qualora tu voglia eliminare dalla banca dati di spedizione il tuo nominativo, puoi scrivere alla Redazione di Clubba.it: via Cesare Battisti, 9 – 30174 Mestre (VE).

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E’ un Pezzali maturo e con-sapevole quel-lo che ritorna in pista con il nuovo album “Time out”. Ed è un Max che da adul to c i indica la retta via per vivere

bene in coppia, quello che parla a cuore aperto in questa intervista. Da sempre super fidanza-to, Max ha vissuto pochissimo tempo da solo. A volte però più che per vivere relazioni appaganti lo

stare in coppia è stato motivato dalla paura della solitudine. Ma, dopo tante storie, la conclusione a cui è giunto è: “Meglio soli che mal accom-pagnati”. Parlando di coppia Max ci spiega, come un “vec-chio” saggio dall’alto dei suoi 39 anni e del suo felice matrimonio, come raggiungere la serenità amorosa. La quiete dopo la tempesta, dopo esser passati per tutte quelle sofferenze, patimenti, agi-tazioni che ogni storia che finisce (bene o male che vada) trascina con sé, ma che in fondo fanno crescere anche un po’.La felicità appare dunque una questione di maturità, quella che Max più volte, negli ultimi tempi, ha dichiarato di aver raggiunto. Ma a modo

suo: “Al di là delle semplificazioni, non credo che ci sia un passaggio netto e definito all’età adul-ta. La società è molto cambiata negli ultimi tre decenni. Chi ha la mia età oggi è molto diverso da, ad esempio, mio padre quando aveva qua-rant’anni. Il modo di pensare, di vestire, d’interagi-re è completamente differente... Perciò oggi l’età adulta arriva gradualmente sotto forma di espe-rienza: visto che le hai affrontate tante volte, sai gestire meglio alcune situazioni che a vent’an-ni ti avrebbero creato problemi”.Allora Max ci dice cosa ha imparato dalle famose situazioni critiche che capitano a chi come noi è ancora giovincello, ricette per una relazione feli-ce: “Una relazione è fatta non solo di passione

Il re della canzone d’amore ci svela la ricetta per vivere felici in coppia: “ci vuole rispetto,

tolleranza, capacità di fare squadra”. Ma in assenza del vero amore consiglia:

“Meglio single”

chePiu’ soli

sole

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e sentimento ma, soprattutto, di rispetto, di tol-leranza e di capacità di fare squadra quando ci sono difficoltà da affrontare”. Ci dice “L’amore non è semplicemente l’aspetto passionale del-l’innamoramento, è il completamento di due persone: pensare al plurale, sentirsi uniti come una squadra anziché controparti, capire i bisogni dell’altro e cercare di soddisfarli in ogni modo. E quando ci sono problemi, di cui la vita non è certo avara, sapere di poter contare sulla perso-na al tuo fianco”.E riguardo al suo matrimonio: “Credo che mia moglie abbia sostanzialmente capito da che lato prendermi, sa quando è necessario il suo supporto e sa quando è invece il momento di lasciarmi perdere”.Ma Max non è stato sempre in coppia e anche lui ha provato la cosiddetta singletudine,

anche se ammette di non conoscerla benissimo: “Sono stato spesso fidanzato e il mio periodo più lungo da solo non credo che abbia mai superato i sei mesi”. Pezzali ammette però che non sempre in cop-pia è meglio e che spesso per timore si trasci-nano avanti storie ormai al capolinea e a quel punto meglio soli perchè: “Essere single ha i suoi indubbi lati positivi, ed è molto meglio essere single che essere coinvolto in una relazione fru-strante e priva di stimoli”.Al bando quindi le paure, sono ammesse solo relazioni felici ed appaganti: “Molte persone, e mi ci metto anch’io in certi periodi della mia vita, per paura della solitudine restano legati a dei rap-porti sentimentali terribili, quando sarebbe molto meglio affrontare la vita da soli con calma e serenità”.

sole

5 )

CHI E’:“Ho trentanove anni, mi diverto ancora moltis-simo a fare quello che faccio dopo più di quin-dici anni di lavoro e sono ancora estremamente curioso di tutto ciò che mi emoziona. E non è poco”. Con queste parole Max Pezzali presenta il suo nuovo successo “Time out”. Uno splen-dido quasi quarantenne che non ha bisogno di nascondere la sua età e che afferma orgoglioso di aver invece, proprio in età avanzata, trovato la via per una vita serena. Parla anche di lavoro, Max, e all’apice della carriera non può che dirsi soddisfatto dei tanti anni di successi e di hit indi-menticabili che hanno accompagnato la nostra vita e che spesso sono state la colonna sonora delle nostre storie più romantiche. Era proprio il suo “Hanno ucciso l’uomo ragno” il primo disco che sono corsa ad acquistare nel lontano 1992. E’ stata “Come mai” la prima canzone che ha scosso il mio cuoricino movendomi alle lacrime. Devo dire che gli ultimi singoli da “Eccoti” a “Me la caverò” al recentissimo “Torno subito” sanno un po’ di pappa riscaldata, ma… non si può odiare chi si è tanto amato. Quindi anche se non corro più ad acquistare le sue ultime fatiche e non mi dispero più al suono della sua voce, credo che Max meriti tutto il rispetto. E anzi un debole ce l’ho ancora. E non sono la sola, visto che anco-ra nel 2001 un sondaggio dell’Abacus lo definì “il personaggio più amato dai giovani”, davanti a star internazionali del calibro di Madonna.E poi che si interessino ad altro quei gran criticoni che accusano l’ex 883 di “essere commerciale”. Che male c’è? Soprattutto quando lo si ammette candidamente: “Sicuramente quello che ho fatto è commerciale perché non mi sono mai posto l’obbiettivo perentorio di non venderlo, ma que-sto vale più o meno per qualunque artista”, ci dice orgoglioso. Bravo Max!

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A Capodanno, quando 25 sconosciuti si spintonano per una fetta di panettone, la soluzione per non arrivare alla rissa è

una frase che annuncia la giusta collocazione in tavola del dolce con canditi e uvetta: “Mettetelo al centro!”. Del resto, gli Antichi avevano già scritto ben prima dell’ultimo dell’anno con zuffa una serie di sentenze che decantavano le magnifiche doti del centro, dove pare regnasse la virtù, e quindi il bene… anche loro, giocando a freccette, non miravano certo al bordo per vincere (per quan-to, alla fine, colpissero, come accade oggi, quasi sempre là). Se infine si considera che il punto prin-cipale di una città, il luogo di incontro per eccellen-za, viene chiamato “centro”, il cerchio si chiude. E se questo lo sospettavate e stavate per dirlo… beh, avete fatto centro! L’idea di chiamare “centro” lo spazio dove ci si incontra per produrre qualcosa di utile nasce quindi da qui, dalla volontà di aggrega-zione di persone intenzionate a parlare in un luogo “giusto”, ideale per riunirsi e scambia-re idee. A questa parola, “centro”, già di per sé

evocativa, negli ultimi decenni viene sempre più spesso aggiunta un’altra parolina magica, quel “sociale” che la intensifica e le dona una sfuma-tura di diritto da condividere, di partecipazione ad una comunità diffusa, alla società civile. Essendo il centro equidistante da tutte le periferie, l’idea di uguaglianza viene infatti amplificata: al concetto di distanza dalla marginalità si accosta quindi il benessere di tutti, in special modo dei più deboli. Ma cos’è un Centro Sociale? Un tendone dove si gioca a bocce e a rubamazzo mentre fuori piove intensamente? Un camper senza ruote che distri-buisce panini mortadellati a prezzi ribassati? Un palazzetto dai muri scrostati con le porte sempre aperte tipo saloon? Solitamente lo si definisce come la sede di più associazioni che propongo-no attività culturali o politiche, in cui si ritrovano le persone anche soltanto per fare nuove amicizie o per passare il tempo in compagnia. Ci sono varie tipologie di Centro Sociale: i cir-coli Arci, i centri di ritrovo per anziani, i centri sociali universitari e così via. Esistono però altri tipi di Centri, dove la colorazione politi-

ca detta lo stile e la via da seguire in maniera manifesta. Sembra un controsenso, ma in que-sti casi molto spesso il Centro è situato all’estre-mità… per cui rischia di cadere, strattonato e in equilibrio precario sia a sinistra che a destra. Si parla allora di Centro Sociale Autogestito, o CSA, nel quale chi partecipa alle iniziative al tempo stesso le promuove e le organizza, e dove le decisioni ufficiali vengono prese da un’assemblea, o “collettivo”, a cui tutti coloro che frequentano il posto possono prendere parte. Ma come si arriva ad avere un “luogo fisico” per fondare un Centro da autogestire? Le collette che rompono salvadanai a forma di porcellino non vanno per la maggiore oggi come oggi. Si preferi-sce buttare giù la porta di uno stabile abbandona-to o in disuso ed entrarci in allegria, tutti insieme. E non è a caso che le Istituzioni vedano nell’autoge-stione libera da vincoli un potenziale atto eversivo contro la legge (…e quasi sempre hanno ragione), quindi molto raramente finanziano e sostengono la linea politica estrema adottata dai partecipan-ti. Del resto, l’occupazione senza permesso

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L’idea di chiamare “centro” lo

spazio dove ci si incontra nasce dalla volontà

di aggregazione di persone

intenzionate a parlare in un

luogo “giusto”

Centri sociali, tra confronti e abusi

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concordi, discordi o te ne freghi? scrivilo s

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di un bene immobile in una proprietà priva-ta o pubblica non denota certo una voglia di iniziare con il rispetto delle regole (l’occupazione di un immobile altrui, anche se fatiscente, è un atto illegale secondo l’art. 633 del Codice Penale). Il Centro Sociale viene così definito “Occupato”, o CSOA, in quanto nasce da que-sto atto di occupazione. Se poi riesce a soprav-vivere nel tempo, senza sgombero forzato, è grazie a delle interpretazioni legislative dalla maglia larga: se, ad esempio, uno stabile in disuso da decenni di proprietà di Comuni, Provin-ce o Regioni viene occupato per scopi “sociali” e viene sistemato (una bella imbiancata ai muri, una sistemata agli spazi interni, dei concerti ad hoc), proprio grazie a questo rinnovamento di stile (dentro e fuori) e di destinazione d’uso dif-ficilmente sarà evacuato dalle autorità, specie in presenza di molte persone. Il problema è che spesso il Centro Sociale occupato nasce con tutti i buoni propositi di essere simbolo di cultura alternativa e luogo di lotta assoluta per le disuguaglianze, ma

poi assume pericolose sfumature ideologi-che inaccettabili dalle Istituzioni e difficilmen-te gestibili anche dai più spensierati e civili occu-panti: è un fatto che nella quasi totalità dei casi gli occupanti siano impegnati nelle lotte dell’estrema sinistra o del movimento no global. E’ così che nella mentalità comune si è fatta strada l’idea di Centro Sociale come di un luogo sospeso nello spazio-tempo, dove la legalità ha contorni poco nitidi e dove si applicano compor-tamenti e regole leggermente diverse da quelle comuni. E a ben vedere, le probabili discussioni utopiche e filosofiche da fans club di Platone e di Marx in cui si cimenteranno gli occupanti una volta diradata l’atmosfera fumosa dei locali e abbassa-ti il reggae e la musica sperimentale (la musica è sempre stata un importante motivo di attrazione e di esistenza stessa dei Centri, i quali spesso pro-muovono vecchi e nuovi talenti) non sono proprio per tutti… ma non fanno nemmeno male a nes-suno, anzi. E’ anche vero però che attorno a quei “Centri” si accomodano anche perso-naggi meno intellettualoidi e rilassati e più

interessati ad approfittare della tolleranza e degli scarsi controlli per fare i loro comodi… e questi, invece, un po’ di male lo fanno! E sono proprio questi personaggi i responsabili della non accettazione diffusa, della chiusura mentale che fa dimenticare agli “esterni” tutti gli aspetti positivi dei centri. Aspetti positivi che ci sono, eccome: basti pensare alla possibilità di creare arte, di concretiz-zare l’integrazione con altre culture, di sviluppare il dialogo (anche negli ultimissimi “hacklab” dove si discute di internet, dei diritti digitali e della libertà di espressione)… Il confine che separa le esperienze regola-te dal controllo dello Stato e le autonomie più sfrenate è sempre più spesso valicato in malo modo, per cui questi luoghi sono asso-ciati a un’idea di una libertà priva di vincoli dove tutto è consentito. In tal modo non solo si creano le condizioni per delle tensioni e delle recri-minazioni, ma si sposta sempre più il centro verso un luogo che non gli appartiene, lontano da tutti e tutto che, per dirla con un gioco di parole, con il centro non c’entra.

Ma cos’è un Centro Sociale? Un tendone dove si gioca a bocce e a rubamazzo mentre fuori piove intensamente? Un camper senza ruote che distribuisce panini mortadellati a prezzi ribassati? Un palazzetto dai muri scrostati con le porte sempre aperte tipo saloon?

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Un ricamo di 40 km di accoglienti portici fiancheggiano le strade e ornano le piazze. Questa è Bologna. Portici antichi e recenti, di pietra e di legno che proteggono da

sole, da pioggia e vento e favoriscono l’incontro e la socialità, già così spiccata nella proverbiale simpatia degli abitanti. E poi le torri: anche queste caratterizzano il capoluogo emiliano. Un tempo erano un centinaio, ora solo una ventina. E ancora chiese, musei e itinerari storici un po’ ovunque. Città universitaria già dal 1088, è frequentata da tantissimi stu-denti che la animano sia dal punto di vista culturale che sociale.

Storia in breveNacque almeno mille anni prima di Cristo ed è da sempre un importante snodo urbano: prima con gli Etruschi (Felsina), poi con i Romani (Bonomia) e poi ancora nel Medioevo come libero Comune. Nel 1507 passò allo Stato Pontificio. Nel 1796 Napoleo-ne la fece diventare francese; nel 1815 con il Congresso di Vienna tornò al papato per essere annessa all’Italia nel 1860. Pesante-mente martoriata durante la seconda guerra mondiale, è dal 1945 un baluardo delle amministrazioni di sinistra con unica interruzio-ne nel 1999. Nel 1980 subì un attacco terroristico ricordato come “la Strage di Bologna” che causò 85 morti.

Luoghi di interesse

I porticiLa grande quantità di portici presenti in città si deve alla lungi-miranza dei rettori del tardo Medioevo. Questi infatti obbligarono gli abitanti a costruire case con portici di certe dimensione e a rendere pubblico il loro uso. Questo, per incentivare gli scambi e il commercio e proteggere i viandanti da pioggia e neve.

Le torriLe torri gentilizie di Bologna di origine medie-vale sono uno dei tratti caratteristici della città. Delle tante, se ne sono salvate solo 17. Tra queste ci sono la torre Altabella (61 metri di altezza), la torre Prendiparte (60 metri), la torre degli Asinelli (97 metri) e quella della Garisenda (48 metri). Le ultime due sono i monumenti simbolo della città e furono edifi-cate nel XII secolo per volere dei nobili ghibel-lini. Quella della Garisenda… è stata citata più volte da Dante Alighieri nella Divina Comme-dia e nelle Rime, a riprova del suo soggiorno a Bologna!

Chiese principaliBasilica di San Petronio. E’ la quinta chie-sa più grande al mondo. Costruita per volere del Comune tra il 1390 e il 1659. Il portale è di Giacomo della Quercia. E’ dedicata al Santo Patrono da cui prende il nome e di cui conser-va le spoglie. Nei dintorni: la fontana di Net-tuno, il Palazzo Comunale, il Palazzo del Podestà (XIII-XV) e il duecentesco Palazzo Re Enzo. Chiesa di San Francesco. Del XIII secolo, è il primo esempio di gotico francese in Italia. Pesantemente distrutta durante la seconda guerra mondiale.Chiesa di San Domenico. Del XIII secolo, conserva le spoglie del Santo in un sarcofa-go del 1264-1267 realizzato da Nicola Pisa-no. Presenti anche alcune piccole statue del

Michelangelo. Complesso di Santo Stefano. E’ noto come “Le 7 Chiese” per l’ar-ticolazione di chiese e cappelle unite da corti-li. Il nucleo primo è del VIII secolo e fu edificato sopra un tempio paga-no dedicato ad Iside. S a n t u a r i o d e l l a M a d o n n a d i S a n Luca. E’ a circa 300 metri di altezza, sul colle della Guardia. Si raggiunge per una via porticata del XVII secolo di 3,7 km e 666 archi: il portico più lungo al mondo, appunto! Musei e bibliotecheBologna vanta ben 43 musei (per lo più Comu-nali e Universitari) sem-pre curati ed aggiornati e nei quali, accanto alle ricche collezioni perma-nenti, stazionano spesso importanti e interessanti mostre. Tra i principa-

li: le Collezioni Comunali d’Arte, il Museo Civico Archeologico, il Museo Civico Medievale, la Pinacoteca Nazionale di Bologna (con opere di Carracci, Giotto, Vitale da Bologna, Raffaello, Guido Reni, Parmigianino), il Museo Morandi, il Museo Civico d’Arte Industria-le Davia Bargellini, il Museo del Patrimonio Industriale alla For-nace Galotti, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Fra le biblioteche si segnalano la Biblioteca Comunale dell’Archi-ginnasio e la moderna Biblioteca Sala Borsa (inaugurata nel 2001). La più fornita (oltre 1.300.000 libri) è la Biblioteca Universitaria di Bolo-gna dell’Alma Mater Studiorum.

UniversitàBologna è una città universitaria: nelle 23 facoltà presenti si dividono circa 100 mila studenti su un totale di circa 370 mila abitanti. La vita della città e quelle dall’Università sono inti-mamente connesse fin dal Medioe-vo. Da qui l’appellativo di Bologna la dotta.

GastronomiaPuò sembrare strano pensare che la tradizione gastronomica bolognese

Bologna, tra studenti,

buona tavola e Motor Show

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sia strettamente legata all’Università: dal Medioevo, la mescolanza di numerosissimi stu-denti e professori di nazionalità diverse arricchì la scelta gastronomica e rese necessario un attivo approvvigionamento. Già nel 300 si contavano in città ben 150 osterie e 50 alberghi che venivano riforniti dalle campagne circostanti. La cucina bolognese è nota per la sua varietà ed opulenza: i piatti tipici sono a base di carne (in particolare maiale) e pasta all’uovo. Tra i cibi più famosi: la mortadella, i tortellini, le lasagne, il ragù (tipicamente usato per condire le tagliatelle).

PubsCorto Maltese via Borgo S. Pietro 9/2 The Auld Dubliner via F.lli Cairoli 2/c L’infedele via Gerusalemme 5/a Piedra Del Sol via Goito 20 Black Fire via Raimondi 21/2 Pub Sot-tovoce via San Mamolo 150/4 Circolo Pickwick via San Felice 77/a Similaun via Gallie-ra, 61/b I Tre Monelli via Fratelli Cervi 2 Bobby’s Pub via Murri 103 Hostaria Re Artù via Rimesse 64 Bibo Birra E Cucina via Andrea Costa 158 Mc Willow’s Pub via Saffi 16/2e Dragon Pub viale della Repubblica 16 Amadeus via Dagnini 1 Spaten Keller via della Birra 21 Victoria Station via Zanardi 76 Old Bridge Pub via Emilia Levante 27 Sherlock Holmes via Goito 14/d

DiscotecheRuvido disco-dinner via Maserati 9 Millenium discoteca Circolo Arci, contenitore artisti-co, eat&drink via Riva di Reno 77/a Kinky via Zamboni 1 Lobby via Mascarella 2/a Matis Dinner Club via Rotta 10 Cassero discoteca circolo culturale, club, laboratorio artistico via Don Minzoni 18

Curiosità√ il portico di San Luca, di 3500 metri x 666 arcate, è il più lungo al mondo√ dopo Venezia, possiede il centro storico medievale più grande al mondo√ intorno al 1300, per un secolo, è stata la quinta città europea per popolazione

(dopo Cordoba, Parigi, Venezia e Firenze)√ vanta di 2 onorificenze: una medaglia d’oro per le azioni patriottiche compiute durante il

risorgimento nazionale e una medaglia d’oro al valor civile per l’attentato subito alla Stazione Centrale nel 1980

√ nel 2000 è stata Capitale Europea della Cultura√ nel 2006 l’UNESCO l’ha nominata, dopo Siviglia, Città Creativa della Musica

Motor Show 2007 Salone internazionale

dell’auto e della moto7-16 dicembre

Il Motor Show è un must tra gli eventi che si tengono in Fiera a Bologna. La manifestazione dedicata alle case automobilisti-che e all’innovazione teconologica di auto e motori richiama ogni anno più di 1 milione di persone, curiose di vedere e toc-care con mano cosa propone di nuovo ed innovativo il merca-to. Negli oltre 114 mila metri quadri dei padiglioni della Fiera vengono presentate novità e anteprime mondiali, tra show e ospiti celebri che si mettono a disposizione dei fans e si esi-biscono in qualche performance da raccontare. Nel 2006 le novità erano ben 114, con 390 diversi espositori e 14 antepri-me mondiali… Tra poco si replica!

Main sponsor 2007: Barclaycard, Shell, BridgestoneInformazioni: Promotor International S.p.a.Via Milazzo, 30 40121 Bologna +39 051 6451011 [email protected] [email protected] www.motorshow.itOrari di Apertura: Pubblico 09.00 - 18.00Gli accessi al Salone: INGRESSO ALDO MORO; INGRESSO COSTITUZIONE; INGRESSO MASERATI; INGRESSO MICHELINO; INGRESSO NORD Prezzi: • Intero: 24,00 euro. • Ridotto ragazzi (dai 7 ai 13 anni): 20,00 euro.

Gratuito fino ai 6 anni compiuti • Ridotto Speciale (per le donne) valido l'8-9 dicembre e il

15-16 dicembre: 20,00 euro. Biglietteria on-line: per la prevendita www.Bestticket.it Per dormire: www.hotel-bologna.net

Per arrivare:In autoDalle autostrade provenienti da Firenze, Milano, Padova e Ancona: • Tangenziale Uscita n.8 per Ingresso e Parcheggio Michelino • Tangenziale Uscita n.7 per Ingresso e Parcheggio Costituzione • Nuova uscita autostrada “Bologna Fiere” direttamente in Fiera dalla A14 Se il traffico è intenso l’uscita 7 viene chiusa e vengono attivati i parcheggi della zona Dozza-Parco Nord. Prevista segnaletica per indirizzare. Il prezzo dei biglietti dei parcheggi è compren-sivo del biglietto per i bus navetta, in partenza ogni 4 minuti.

Con i mezzi• dalla Stazione FS: la Stazione Centrale di Bologna è a soli 10 minuti da Bologna Fiere ed è collegata agli ingressi di Piazza Costituzione e Viale Aldo Moro dalle linee 10, 35, 38. • dal centro di Bologna: in circa 10 minuti gli autobus 10, 28, 38 portano agli ingressi di Piazza Costituzione e di Viale Aldo Moro.

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claudia 18 anni (ex) San Filippo Neri, RomaStILE: CREatIVE-nO PInk

In generale non ho uno stile spe-cifico, cambio molto i generi,

posso variare dall’hip hop al classico seguendo però una moda non banale. Se la giornata non è impegnativa e non c’è nessuna necessità

“vestiaria” mi vesto o stretta, con jeans e maglioncino attilla-

to talvolta scollato, oppure hip-hop,

quindi pantaloni larghi e canotta comunque ade-rente, a volte rimpiazzata da una camicia larga. Per andare a lavorare lo stile è più sciatto e tranquillo per-chè ho bisogno di como-dità. La sera quando esco, tipo per andare a ballare o in pub, non cambia molto dal giorno,

l’importante è stare sopra le linee, quindi senza perdere la mia

eleganza. Dicono di me che sono creativa e singolare nell’abbigliamento poichè ciò che indosso viene creato da me o comun-que modificato. Sarà la

deformazione professio-nale (è una parrucchiera

ndr), ma tendo a persona-lizzare ogni cosa ricavandone

un’estetica che sia di mio gradimento.

marco28 anni (ex) Istituto professionale Livio TempestaStILE: SDRUCIO-PULItO

Non credo di avere uno stile ben definito, amo vestirmi bene...

magari tendo all’hip-hop, un po’ casual, con pantalone largo e comodo però posso anche indossare pantalone stretto e camicia attillata. Non

sono rigido, spazio, ma man-tenendo una certa pulizia visiva.

E’ ovvio che l’occasione pregiu-dica lo stile. In occasioni speciali

metto la giacca. Il lavoro pretende più un panta-lone semplice/jeans con una scarpa bassa, non dico classica ma tranquilla, con una bella camicia. Talvolta capita anche di dover indossare la divisa, ma raramente. Come accessori porto semplicemen-te orologio, anellini e catenina. Se poi la stagione pretende una sciarpa, la indosso o, poi dipende dal caso, indos-

so anche cappelli con v is iera.

Non ho le fisse su l la marca in vista, costosa e impor-tante... Se mi piace qual-cosa la prendo, deve interessarmi il modello e come sta a me, però

dovessi spendere dei soldi in vestiti prenderei Dolce e

Gabbana, è perfetto per me. Una cosa su cui però sono intran-

sigente è la scarpa rigorosamente Nike.

Tende all’hip hop ma non rinuncia allo stile con pantalone e camicia attillati, per il resto Marco tiene il mondo a distanza e non si fa influenzare. L’unica fissa concessa sono le scarpe, Nike! E’ un tipo camaleontico, Claudia: può passare in scioltezza dall’hh al tacco provocante, da capi auto- prodotti fino addirittura ad arrivare ad uno sciatto/style mai sentito. ha vinto lei!

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15 ) per grandi numeri

Hai qualche ricetta per grandi numeri che ti ha dato grandi soddisfazioni? Scrivi in redazione. Le pubblicheremo su questo spazio.

Ricette per grandi numeriRedazione di Clubba.it Via Cesare Battisti, 9 30174 Mestre Venezia oppure manda una mail entrando su www.clubba.it sezione magazine

Hai molti ospiti in casa?! Un’invasione inaspettata di amici?! non cadere nel panico,

ci pensiamo noi!

nome ………………….….…...............…. Cognome…………............….............…età………………… città……….............................…………..

ricette per grandi numeri……………………………………………………………………..................................................................................

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Involtini di bresaola,

salmone e lattugaOCCORRENTE per 6 persone:- 1 confezione di salmone- 1 hg di bresaola- 10 foglie di lattuga- 1 confezione di fiocchi di latte- 1 confezione di stracchino - 1 confezione di formaggio spalmabile- rucola, limone, pepe, noce moscata, olive verdi, mandorle

Preparare 3 diversi impasti, uno con i fiocchi di latte, la buc-cia di limone e qualche oliva tagliata a piccoli pezzi, uno con lo stracchino e la rucola tagliata sottile (un ciuffo, diciamo una trentina di foglie) e l’ultimo con il formaggio spalmabile, il pepe, la noce moscata e le mandorle tritate finemente. Fare gli involtini con questi tre impasti alternando la bresaola, il salmone e la foglia di lattuga. Infilzare con uno stecchino, se occorre.

NB: il bello di questo piatto è che si possono variare gli ingre-dienti, aggiungerne di nuovi e il risultato è sempre eccellente.

torta allo yogurt

OCCORRENTE:- 1 bustina di lievito- 300 gr di farina- 1 bicchiere di olio- 250 gr di zucchero- 4 uova- 250 gr di yogurt- scorza di un limone

Mescolare la farina, le uova, lo zucchero, l’olio e la scorza di limone. Lavorare bene avendo cura di amalgamare e infine unire il lievito. Mettere metà dell’impasto in una teglia imburrata e spolverata di farina e sopra lo yogurt. Poi ricoprire con il rimanen-te impasto. Cuocere a 160° per 35 minuti circa.

Ricetta inviata da Chiara di Canicattì ai Bagni

Frico

OCCORRENTE per 6 persone:- 3 hg di formaggio stagionato (pecorino, parmigiano)- 1 confezione di polenta già pronta

In una padella fate sciogliere alcu-ne noci di burro. Poi aggiungete del formaggio latteria stagionato, tagliato a sottilissime schegge. Lasciatelo fondere. A poco a poco vi accorgerete che si indora. Gira-te il formaggio ormai diventato una tortina, pronta per essere mangiata. Buon appetito con Polenta e Frico!

Ricetta inviata da Isa di Udine

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IL nEtWORk DI MtV ItaLIa SU SkY

Mtv Italia, la rete musicale più famosa d’Italia, si arricchisce di tre nuovi canali musicali ampliando la sua offerta per dare al suo pubblico di rife-rimento maggiore scelta e per diffondere ancora di più la passione per la musica che da 10 anni caratterizza Mtv Italia.Un Network che soddisfa le esigenze sia dei più giovani sia dei più adulti passando dalla musica contemporanea di Mtv Pulse alle sonorità degli anni 70’, 80’ e 90’ di Mtv Gold, con video esclusivi ritrovati grazie ad un lungo e accurato lavoro di recupero di materiale di Videomusic, fino al già famoso canale Vh1 che per la prima volta in Italia arriverà, non solo con grande musica, ma anche con programmi e show che mostreranno il vero “mondo” delle star internazionali. Tre canali che si affiancano ai già conso-lidati Mtv Hits, il canale dedicato ai brani più ascoltati del momento e Mtv Brand:New, dedicato invece alle sonorità più sperimentali e per questo già vincitore di due Hot Bird Awards come miglior canale musicale euro-peo. 5 canali per un Network targato Mtv Italia perchè la musica abbia sempre più ampio spazio all’interno del panorama televisivo italiano.

Mtv Hits (canale 704), il canale dei grandi successi del momento e dei suoni contemporanei. Mixa sapientemente musica italiana con musica straniera spaziando fra tutti i generi musicali.Per ulteriori informazioni: www.mtvhits.it

MTV Brand New (canale 706), il canale piu’ alternativo e innovativo in ter-mini di scelte musicali. Un flusso equilibrato tra novita’, artisti piu’ o meno conosciuti e diversi generi musicali dall’alternative rock all’indie-pop.Per ulteriori informazioni: www.mtvbrandnew.it

MTV GOLD (canale 705) e’ il luogo dove la musica e’ leggenda: i grandi artisti italiani e internazionali del passato, i migliori video degli anni ’70, ’80 e ’90, i concerti che hanno fatto storia e molto altro ancora. Con un 60% di musica straniera e un 40% di musica italiana, è indirizzato ad un target di 25-45enni.Per ulteriori informazioni: www.mtv.it/mtvgold

MTV PULSE (canale 707) e’ il cuore pulsante della musica a misura di teenager: le star del momento, i video piu’ di tendenza, i successi di oggi, una playlist prevalentemente contemporanea nel canale musicale pensa-to per gli under 20.Per ulteriori informazioni: www.mtv.it/mtvpulse

VH1 (canale 708) il canale musicale Video Hits One, piu’ noto come VH1, nato negli Usa nell’82 e in Uk nel 94, arriva finalmente anche in Italia con tutto il suo bagaglio di successo. Una perfetta combinazione di grande esperienza e gusto per le novità musicali, di successi recenti e brani del passato. Un canale maturo, sofisticato e alla moda per un pubblico giova-ne o che si sente giovane, e che ci tiene ad essere aggiornato sulle novita’ piu’ interessanti.Per ulteriori informazioni: www.mtv.it/vh1

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non esiste più. Noi invece ci schieriamo con la dolce genialità di pezzi come You are my face, costruiti attorno a semplici giri d’accor-di di piano e chitarra (conditi efficacemente dall’approccio vocale di Jeff Tweedy, sem-pre delicatamente delizioso). Pop, Folk, e leggere inclinazioni all’elettronica rendono il disco un’opera da ascoltare con attenzio-ne e da gustare con estrema cura. Nulla è lasciato al caso. Il lavoro risulta ben suona-to e ben arrangiato; sebbene non manchino stralci di infuocata dedizione chitarristica, il meglio della band viene fuori in pezzi sus-surrati come Sky blue sky. Il pezzo che da’ il nome al disco si pone a metà strada tra i Coldplay più ispirati e i Radiohead più inti-misti. Arpeggi spettrali reggono il filo di una melodia che prende allo stomaco, tanto è diretta e ben strutturata. Hate it here richia-ma poi alla mente le soluzioni adottate qua e là dai Beatles nel corso della loro carriera. Chitarra e voce si rincorrono piacevolmente tra corde pizzicate con rigore e vocalizzi che sembrano più un deliro che una performan-ce vocale. L’atmosfera del disco dunque non si discosta mai da quella che sembra una dolce passeggiata in compagnia in riva ad un bel lago. A voi giudicare se ciò rappre-senti un bene o un male; noi nel frattempo promuoveremo sempre dischi così raffinati e coinvolgenti come questo.

WILCOSky blue sky

Prima o poi tutte le band di suc-cesso incappano nelle crepe d’approvazione che il tempo insinua nella loro carriera. È

quanto è successo ai Wilco di Jeff Tweedy (fondati nel 1994 sulle ceneri degli Uncle Tupelo). Il gruppo propone oggi, dopo tre anni d’attesa, “Sky blue sky”, un disco piuttosto maturo e raf-finato che mal si sposa con il passato da rivoluzionari (in ambito musicale) dei giovani musicisti in questione. Come da copione, il disco divide dunque i fan della prima ora. C’è chi per esempio non vede di buon occhio la pulizia e la bontà (intesa come pacatezza d’intenti) di certi passaggi e chi dunque rimpian-ge l’elettricità di un fulgido passato che

KULA SHAKERStrangefolk

I più li ricorde-ranno come gli u l t imi p ion ier i di un Brit Pop che non c’è più, come gli ultimi e s p o n e n t i d i una scena che cambiò l’Inghil-terra intorno alla metà degli anni

’90. A undici anni dal debutto e a otto da “Peasan-ts, Pigs & Astronauts”, la band londinese capitana-ta da Crispian Mills torna ora con un disco che non cambierà certo la storia della musica, ma che si mostra senza paura per quello che è: puro intrat-tenimento Pop. La formazione inglese ripropone i costrutti che tanto portarono fortuna nei ’90, e non sbaglia il colpo; il lavoro fonda la sua forza tra l’equilibrio che intercorre tra le soluzioni Pop-Rock di stampo Indie (Out on the Highway viaggia tra melodie accattivanti, condite efficacemente da chitarre vigorose) e i fraseggi più psichedelici (la traccia che dà il titolo al disco si mostra come uno sfogo parlato che si distende su un sottofondo di arpeggi orientaleggianti). I bassi pulsanti di Song Of Love si intrecciano piacevolmente con il lento incedere della voce (che pare anch’essa essere indecisa se calcare le orme di un Liam Gallagher ancor più isterico oppure di accontentarsi di una timbrica più tenera e rilassata). Le continue scor-ribande di un Hammond davvero ben incastonato nei pezzi, l’energia che scaturisce dalle sei corde (subito sedata da puntuali inframezzi strumentali dal sapore d’oriente) e una certa voglia di riscat-to che pervade l’intero lotto di pezzi consegna alla critica un lavoro onesto e ben riuscito. Non certo originale e coraggioso, ma molto fruibile. Credia-mo del resto che nel 2007 essere originale faccia ormai rima con il seguire le proprie inclinazioni arti-stiche, ignorando le mode e le tendenze.

HAPPY MONDAYSUncle Dysfunktional

Una band che potrebbe pors i come esempio s tor ico per un movimento epo-cale che cambiò per sempre la musica inglese. Stiamo parlando di “Madchester”,

a fine anni ‘80: l’Inghilterra è in ginocchio e cresce l’alienazione giovanile. I ragazzi annegano le proprie

frustrazioni in una musica allucinata e allucinante, dalle fosche inclinazioni e dalle dubbie certezze. La musica di cui si fanno portavoce gruppi come gli Happy Mondays è una musica ibrida che discioglie elementi elettronici in movimenti chitarristici anche abbastanza energici. Passano quasi quindici anni di anonimato e Shaun Ryder decide oggi di riesu-mare il vecchio nome per tornare sulle scene. La band parte subito in quarta e sembra stupire. Jelly-bean (prima traccia del lotto) fa gridare al miracolo; un lento incedere di bassi pulsanti si intersecano a lamenti elettronici che rendono l’atmosfera acre e fascinosa allo stesso tempo. Il cantato e l’accom-pagnamento chitarristico ricordano da vicino le vit-torie raggiunte dai Primal Scream con “Screama-

delica” all’inizio degli anni ’90. Un approccio Dance negli arrangiamenti si fonde in maniera perfetta alle inclinazioni Pop-rock delle melodie. L’album non si fa però imbrigliare sotto un solo schema percetti-vo e così l’ascoltatore si trova piuttosto spiazzato, viaggiando tra buoni momenti di Garage Rock (The Blood è forse in questo senso la traccia che più si affida al modello classico di canzone) ed episodi di dubbia utilità (Weather rappresenta in effetti tutto quello che non va in questo disco, districandosi tra una batteria sintetica che alla lunga stanca e un cantato debole e prevedibile). Un disco che difficil-mente verrà amato al primo ascolto.

dolcee raffinato

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FUNERAL PARTY

Avvertenze: si consiglia la visione solo ad un pubbli-co con spiccato umorismo inglese. Come anche i meno arguti potranno capi-re, si scherza sulla morte, sugli errori, sulla rottura di schemi che dovrebbero governare momenti come un funerale, vincolato a ferree regole cerimoniali. E invece no, non qui (anche

perché – direte voi – altrimenti sarebbe stato diffici-le far ridere). “Mio nonno era un uomo inutile. Al suo funerale il carro funebre seguiva le altre auto” sarebbe stata una battuta perfetta per Funeral Party (se non fosse stata usata da Woody Allen). Gli ingredienti non sono nuovi, un funerale e una serie di elementi e per-sonaggi destabilizzanti come in “Quattro matrimoni e un funerale”. Conscia del fatto che ormai esista una buona dose di rischio quando si entra al cinema per vedere un film comico, stavolta ho tirato un sospiro di sollievo. Filmetto piacevole, divertente e soldi non buttati. Combinazione vincente.

HAIRSPRAY

Questo film forse vi farà ride-re, o forse vi farà solamente sorridere, ma su di me non ha avuto nessun effetto. Ma possibile che John Travolta travestito da donna grassa debba far ridere a prescinde-re? Io non riesco a sbellicar-mi – questo dovrebbe essere l’effetto voluto, no? – solo perché a fine carriera un noto

attore si ricicla in ruoli che non avrebbe mai ricoperto da giovane. D’accordo che cambiare ruolo è naturale e fisiologico (e cronologico, aggiungerei), ma adesso il Vincent Vega di Pulp Fiction me lo devo ritrovare anche nei panni di Edna, la casalinga di Hairspray? Gli attori sono ovviamente bravi, e il film è colorato e si lascia guardare, ma a parte il fatto di non essere amalgamato al meglio (la regia, più concentrata sulle coreografie, spesso non lega bene le musiche alle scene) è l’umorismo di fondo a non convincermi. E’ come vedere gente che ride perché qualcuno ha rac-contato una barzelletta divertente. Ma io, la barzellet-ta, non l’ho neanche sentita.

ESPIAZIONE

Espiazione è, prima che un bel film, un bellissimo libro (e io sono di parte, perché ne sono stata inna-morata). L’autore è Ian McEwan,

uno scrittore inglese ormai famoso, ori-ginale, cupo, sensibile e dal tratto intelli-gente e fresco, che ha scritto un romanzo meraviglioso e mai noioso. Romanzo che, per l’appunto, mi ha rapito per circa una settimana: non appena avevo del tempo libero mi isolavo per immergermi nella vita di Bryoni, la protagonista della storia. E man mano che le pagine nella mia mano destra d im inu ivano, io diventavo Bryoni. E se una parte di me diventava vorace nella lettura, curio-sa di sapere come sarebbe andata a finire, l’altra non voleva affrettarsi troppo (poteva non esserci il lieto fine. La vita è così...). Ma ora andiamo al cinema. Il film è bello innanzitutto perché la storia è molto bella (mi ripeto). Non perché sia propriamente originale l’idea di fondo (il tema dell’erro-re, anche involontario, è stato racconta-to tante volte), ma per come gli effetti di questo sbaglio nella successiva esistenza di colei che l’ha commesso e di quelli che l’hanno subito vengono raccontati. Ci si immedesima, anche se estranei.Siamo nel 1935, e fuori i l caldo è opprimente. Bryoni ha 13 anni, un’im-maginazione sfrenata, una passione per la letteratura, la scrittura, e una scarsa esperienza della vita. Vede dalla finestra una scena tra sua sorella e Robbie, il figlio della cameriera che è cresciuto con loro,

legge furtivamente una lettera di Robbie che non è destinata a lei, coglie di sorpre-sa Robbie e la sorella appartati in biblio-teca e, quando nel buio del giardino vede una figura maschile che si allontana dalla cugina Lola, lei ha già deciso il nome del molestatore. Ma sbaglierà. E la pesante accusa distruggerà la vita di due perso-ne innocenti. Comincia così l’espiazione di Bryoni, che culminerà nella stesura di un libro da pubblicare dopo la sua morte, perché lì ci sono i nomi dei colpevoli del

silenzio. E finisce anche la vita di Bryoni, a ses-santacinque anni: sva-nisce la sua memoria per una malattia crudele che in fin dei conti pare essere anche la fine della sua espiazione: le cancella la memoria, e quindi anche il ricordo di quel giorno. E il let-tore capisce alla fine di avere in mano proprio quel libro: insomma, un libro del libro.Bryoni è interpretata tredicenne da Saoirse Ronan, brava per la sua capacità di cat-

turare l’attenzione dello spettatore e di manifestare tutti gli sconvolgimenti della sua tenera età. Il suo battere sui tasti della macchina da scrivere scandisce la storia, la memoria. Da adulta ha il volto di Keira Knightle, che a volte oscura il suo partner James McAvoy (a parte lo sguardo langui-do che spezzerebbe il cuore a qualsiasi ragazza). La regia, basata su sguardi e gesti più che sui dialoghi, dimostra di tene-re al particolare e alla precisione, e spesso Wright si ferma su primi piani di oggetti che diventano quindi più importanti degli attori nell’esprimere un sentimento. Da vedere. E assolutamente da leggere.

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bella storiafilm da vedere

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LENTAMENTE PRIMA DI MORIREPatrick FogliEdizioni Piemme

Un thriller così bello non lo leggevo da un po’. E se anche Carlo Lucarelli ne ha parlato in termini estrema-

mente positivi, evidentemente non sono la sola a pensarla in questo modo. Patrick Fogli, al suo esordio letterario, ha costruito una storia avvincente, ricca di suspence e colpi di scena. La trama è complicata, si snoda tra Bologna e la Sici-lia e vede agire una moltitudine di perso-naggi, tra principali e secondari, le cui vite, in qualche modo, si rivelano legate da fili sottili. Sottili d’accor-do, ma taglienti. Fili che a volte posso-no girare intorno alla gola e stringersi fino a diventare un cappio mortale. Per fermare la scia di sangue e morte che lo circonda, il commissa-rio Gabriele Riccardi deve pensare velocemente, penetrare nella mente perversa del suo avversario e pre-vedere le sue mosse in tempo utile per bloccarne gli effetti. Come in una partita a scacchi. Solo che il com-missario gioca su due piani paralleli: da una parte c’è il suo ruolo socia-le di poliziotto sulle tracce di un kil-ler spietato, dall’altra c’è il suo lato umano che lo spinge a lottare dispe-ratamente contro il tempo per salva-re Alice, la donna che ama. Quest’ul-tima è in coma da diversi giorni per aver mangiato un cioccolatino in cui qualcuno aveva inoculato un batterio altamente tossico. Tutto ciò avviene mentre Gaspare Nunia, un mafioso detenuto in un carcere di massima

sicurezza, riesce ad evadere simu-lando una colica renale. La sua fuga innesca una catena di eventi che si susseguono a ritmo incalzante, tin-teggiando la narrazione del colore del sangue. Gaspare Nunia fugge dal carcere per soddisfare il suo deside-rio di vendetta e chiudere i conti col passato. Il suo obiettivo numero uno è colpire l’uomo che gli ha stermi-nato la famiglia. Storie di mafia. Ma poi ci sarebbe anche da sistemare il poliziotto che lo ha incastrato e che, per errore, ha ucciso la sua ragazza,

Teresa, vitt ima innocente di un pericoloso gioco t r a gua rd ie e ladri. Se il nome di quel poliziot-to è Gabr ie le Riccardi, allora i conti sembrano tornare. Alice è il prezzo da pagare per aver stronca-to la vita di Tere-sa. Occhio per occhio e dente per dente. Ma la realtà è molto più complicata e lo stesso Gaspare

Nunia, assassino spietato, non è che una pedina manovrata da un gioca-tore molto più abile e insidioso, una sorta di scienziato, un killer freddo e meticoloso che gioca a fare il “pic-colo chimico” e sintetizza nel suo laboratorio virus letali e sconosciuti. Inseguendo ancora una volta una vendetta da consumare lentamente. Delle storie a incastro, come le sca-tole cinesi, congegnate per catturare l’attenzione del lettore e tenerla viva in un crescendo di tensione per tutte le quattrocento e oltre pagine del romanzo. La prosa alterna momenti di rapida essenzialità a momenti in cui la narrazione sembra procedere per immagini e avvolgersi attorno ad esse per trasmettere delle sensazio-ni. Da leggere quanto prima!

CIAO AMORE, CIAO AMORE, CIAO!Cécile SlankaKowalski

Cento modi per dirgli ti lascio. Una raccolta di frasi e pensieri per mollare il vostro uomo con stile. Più o meno, nel senso che alcu-ne di queste uscite di scena sono proprio di pessimo gusto, insomma, cadute di stile,

per la verità. Ma almeno fanno ridere, o quanto meno sorride-re. C’è la tipa delusa “quando ci siamo conosciuti non volevo esserti amica perché ti desideravo come amante. Ma da quan-do sono diventata la tua amante mi chiedo se invece tu non avessi ragione fin dall’inizio: non sarebbe meglio se fossimo solo amici? Senza offesa…”. E c’è quella sadica “caro Ettore, so per esperienza che la cosa più dolorosa, quando si viene lasciati, è non comprenderne le ragioni. Quindi non ti spiegherò le mie”. Anche se, per dirla proprio tutta, a leggerne un po’ di queste frasi si finisce per pensare a delle donnine più o meno frustrate che, dopo essere state mollate, si mettono lì e scrivo-no quello che nella loro testa, a parti invertite, avrebbero voluto dire ai rispettivi ex. Se ne avessero avuto il coraggio. O magari la possibilità. Uno sfogo post rottura? Chissà. Comunque, senza starci tanto a pensare su, è un libro che può essere piacevole da sfogliare, magari in autobus!

MARK 2.0Chris FarnellFazi Editore

A volte ritornano. Leggendo questo romanzo viene subito in mente il titolo della raccolta di Stephen King. Sì, perché Mark 2.0 significa che Mark è tornato, dopo la morte, con un corpo tutto nuovo e soprattutto sano. Il vec-chio Mark, quello morto per intenderci, era un ragazzino malato. Dopo la sua scomparsa i genitori si sono rivolti ad una compagnia spe-

cializzata nella clonazione di esseri umani e, in capo a qualche mese, hanno ricevuto a casa questa versione di Mark, nuova di zecca e senza difetti di fabbricazione. Il clone, grazie alla tec-nica dell’Apprendimento Veloce, ha incamerato tutti i ricordi di Mark e ha imparato a usare il suo stesso linguaggio. I genitori, storditi dal dolore, si godono il clone come se fosse veramente loro figlio. Ma Phil, il suo migliore amico e Lauren, la sorellina più piccola, arricciano il naso perché sentono puzza di bruciato. Mark 2.0 è geneticamente identico all’altro, anzi migliore, dal momento che è in salute, ma per il resto? Il carattere, i pensieri, le sensazioni del vecchio Mark, dove sono finite? Si può voler bene al clone e fingere che nulla sia cambiato? Molte di queste domande rimangono in sospeso ed altre trovano una risposta solamente quando vengono alla luce verità angosciose. Il libro di Chris Farnell convince fino a un certo punto: la caratterizza-zione dei personaggi è superficiale e la narrazione procede per blocchi scarsamente armonizzati.

un crescendodi tensione

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Sapete quanto vive una busta di plastica?

A Parigi e a San Francisco sono già fuori legge. Dal 1 gennaio 2010, come previsto

dalla Finanziaria, anche le città italiane le metteranno al bando. Sono le buste di pla-

stica non biodegradabili e altamente inquinanti per l’ambiente. Ecco i numeri della

loro produzione e dei danni che provocano.

500 miliardi i sacchetti venduti ogni anno nel mondo

300 mila le tonnellate di buste in plastica consumate in un anno in Italia.

200 mila le tonnellate di anidride carbonica emessa nell’aria per produrle (utilizzan-

do 2 milioni e 700 mila barili di petrolio)

1.000 gli anni che servono per la decomposizione di un sacchetto di plastica

100 mila le tartarughe marine che muoiono ogni anno soffocate dalle buste di pla-

stica (le scambiano per meduse, di cui si nutrono)

Vanity Fair, settembre 2007

2015, un indiano su 2 avrà il cellulareIn meno di 10 anni un indiano su 2 entrerà in possesso di un telefonino. [ ] L’India

è già il mercato dove i servizi di telefonia mobile segnano la crescita più rapida al

mondo. L’assenza di coper-

tura nelle zone rurali mantiene

tuttavia al 18% il tasso di pene-

trazione dei servizi telefonici

sul totale della popolazione. A

fronte del 91% registrato nelle

grandi città come New Delhi e

Mumbai.

Uomini & Business, ottobre 2007

Le 10 città più inquinate del mondoSecondo il Blacksmith Institute, un’organizzazione fondata nel 1990 a New York per

sostenere un progetto anti-inquinamento aziendale, la lista (in ordine alfabetico) è:

Chernobyl, Ucraina: uranio, plutonio e altri elementi radioattivi. Dopo l’incidente

dell’86 un’area di 30kmq è inabitabile.

Dzerzhinsk, Russia: prodotti chimici, per la massiccia produzione di armi chimiche

durata fino alla fine della Guerra Fredda.

Haina, Repubblica Dominicana. Gravemente contaminata a causa di una fonde-

ria che smaltiva batterie usate di automobili.

Kabwe, Zambia: piombo e cadmio a causa di attività minerarie ormai dimesse, ma

che hanno lasciato depositi e scorie.

La Oroya, Perù: piombo, rame, zinco e anidride solforosa per effetto di attività

minerarie e fonderie.

Linfen, Provincia di Shanxi, Cina: monossido di carbonio e anidride solforosa.

Situata al centro dell’industria del carbone cinese.

Mailuu-Suu, Kirghizistan. Qui operava, nel periodo sovietico, un impianto di ura-

nio. Rimangono 2 milioni di metri cubi di scorie radioattive.

Norilsk, Russia: anidride solforosa e metalli pesanti.

Ranipet, India: rifiuti da concerie, contenenti cormo e coloranti.

Dalnegorsk e Rudnaya Pristan, Russia: piombo, cadmio e mercurio a causa di

fonderie e attività minerarie.

Newton, Novembre 2007

Di papà ce n’è uno soloD a a d M o h a m m e d

Murad Rahman, 60

anni, di Dubai (Emirati

Arabi Uniti) si è posto

un interessante e ambi-

zioso abitativo: fare 100

figli entro il 2015. Natu-

ralmente si è portato

avanti: ne ha già 78,

avuti da 15 mogli, via

via ripudiate per restare

nel limite di quattro pre-

visto dalle leggi locali. In

sostanza gli mancano

solo 22 bambini, ma

per farli ha bisogno di almeno 3 mogli e ha chiesto aiuto attraverso un’intervista

pubblicata sull’Emirates Today.

GQ, ottobre 2007

negli ultimi 7 anni in Italia si sono ricomposte settecentomila famiglie

Può capitare che il ritornello sia la parte più bella di una canzone e che, come in

un’attrazione fatale, si ritorni ad ascoltare sempre quello, anche a distanza di tempo.

Così può capitare che nella vita si scappi a destra e a manca e alla fine, con il senti-

mento, si ritorni sempre lì, dalla stessa persona.

Amica, ottobre 2007

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21 )TECNO E GLAM

1.

1) Sci con doppia punta alle due estremità che permettono di fluttuare nell’aria. TECNICA

2) Ha fatto conquistare a Kjersti Buass la medaglia di bronzo alle Olimpiadi 2006. È la tavola RED GOLD di ROXI

3) Tinte pop e grafica grintosa per quando fare sport è arte. RIP CURL

4) Si chiama PROSPECT ed è a proprio agio nello snowpark locale come sui salti naturali dell’Alaska. SALOMON

5) Da donna leggera e scattante, frutto di tutta la storica esperienza del marchio.SALOMON

6) Allo sguardo sembra un vecchio album di famiglia stile anni ‘50, ma è invece ricco di tecnologia. HEAD

7) Il più femminile, studiato per le appassionate di freestyle, è il modello SWEATHEART ricoperto di cuoricini multicolor. ROXI

8) Adatta a tutti i tipi di neve con raggio di curva di tavola di otto cm e lamina effettiva di 119 cm. RIP CURL

9) Aiuta a perfezionarsi grazie allo strape polivalente. È largo. Favorisce lo slancio e la maggior stabilità negli atterraggi. In esclusiva da Decathlon WED’ZE

tavoleper volare

1.

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3.

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8.

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testa?cosa ti sei messo in

1. AccessorizeRicorda un po’ i cappelli che portavano i nostri nonni, ma è proprio quell’ir-resistibile gusto retrò che lo rende particolare grazie anche alla lavorazione a spina di pesce.

2. MonsoonPer animi romantici e ultrafemminili, il basco parigino si declina nei toni del rosa pesca con tanto di fiocchetto applicato sul laterale. Perfetto se abbina-to a guanti e sciarpa in pendant.

3. TopShopSe vi sentite un po’ dive e cercate un dettaglio di stile che possa distinguervi dalle altre, il cappello che fa per voi è vistoso e a falda larga: lo indossano anche Jennifer Lopez e Sienna Miller. Impossibile non averlo!

4. TopShopSferruzzare è trendy, lo dicono le celebrities, ma se non sapete destreggiarvi tra ferri e lana, il marchio cheap britannico propone questa versione rivisitata del basco ad ampie trecce. Per imparare a far la maglia c’è sempre tempo!

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cosa ti sei messo in

1. LacosteIl coccodrillo non caratterizza solo le famose polo simbolo della griffe, ma campeggia anche su questo berretto in lana rasata perfetto con ogni abbi-namento e dalle dimensioni ridotte per essere tenuto in tasca e indossato all’occorrenza.

2. GucciSe avete il monogramma nel dna e non volete rinunciare al logo neanche per il copricapo, la maison della doppia G propone questo classico con banda bicolore e placchetta. Per non passare inosservati.

3. D&GPer far fronte all’inverno e contrastare con stile le rigide temperature inver-nali, il duo fashion Domenico Dolce e Stefano Gabbana propone questo caldo e morbido berretto in lana a coste con etichetta effetto vintage al cen-tro.

4. Burberry ProrsumLa casa di moda londinese, celebre per il suo check, opta per questo zuc-cotto in lana a crochet per il raffinato total black impreziosito dall’applicazio-ne di una mini fibbia in pelle tono su tono. Classico con stile.

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1. Collistar Maschera-Impacco nutriente anticrespo

Capricciosi e indomabili, i capelli con l’umidità sono difficili da gestire e ten-dono a diventare aridi, stopposi, facili a spezzarsi. Questa maschera studiata per questo tipo di capello nutre e idrata intensamente, rende i capelli docili al pettine, protegge da pioggia, umidità e da tutti gli agenti che li increspano e aumenta la resistenza dei capelli agli stress causati da spazzola e phon.

2. nivea Straight flexible curlsUna mousse leggera e non appiccicosa studiata per domare anche i ricci più crespi e ribelli. Dona elasticità alla capigliatura con uno straordinario effetto anticrespo che la rende morbida e setosa.

3. SoOne Fluid gelTrascorrere ore per realizzare una piega decente sarà solo un lontano ricor-do, grazie a questo gel fluido disciplinante che facilita lo styling e rende i capelli morbidi e a prova di pioggia e umidità. In vendita presso i migliori coiffeur.

4. Cielo alto Spray disciplinante anti-crespo e antiumidità

La formula di questo spray a base siliconica crea sul capello una pellicola impermeabile che lo isola dall’umidità consentendogli di mantenere la piega ed evitando l’antiestetico effetto crespo. I capelli risultano così perfettamente disciplinati, lucidi e non appesantiti.

5. Collistar Siero Lisciante anticrespo Un prodotto che garantisce un immediato effetto lisciante e una protezione anticrespo che dura a lungo poiché crea sul capello un sottile film elastico che lo protegge allo stesso tempo dall’aggressione di spazzola e phon e dagli effetti increspanti degli agenti esterni. In questo modo lo styling risulta più semplice e i capelli più morbidi e brillanti.

6. nivea Straight Liscio totaleCapelli ingestibili che gonfiano subito dopo la piega non sono più un proble-ma grazie a questo rivoluzionario prodotto che agisce dalla radice e prolun-ga i suoi effetti anti crespo fino alle punte.

7. Cielo alto Fluido disciplinante anti-crespo e anti-umidità

Un fluido appositamente ideato per controllare la tenuta del capello riccio, proteggerlo dall’umidità e permettere all’occorrenza di creare effetti lisci duraturi, ma senza appesantire.

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“E’ giusto, secondo lei, ripristinare gli esami di riparazione?”

Francesca – Udine

“Mio figlio è iscritto alla prima classe della scuola media. Possibile che nella scuola dell’obbligo si debbano spendere ben 270 euro di libri? Come difendersi dalle speculazioni delle case editrici?”

Mario – Treviso

Sono talmente tante le domande che ponete che è davvero difficile esaurirle tutte in così poco spazio, anche perché gli argomenti che affrontate sollevano problematiche particolarmente complesse. Prendiamo il caso di Mario, che lamenta il caro libri. Abbiamo letto tutti dell’indignazione sollevatasi da tante parti sul peso economico che le famiglie devono affrontare per mandare i propri figli a scuola. L’indice accusatorio è stato puntato contro le case editrici, ma non so fino a che punto a ragione. Il Ministero della Pubblica Istruzione indica ogni anno i tetti di spesa per classe, e se si legge il Decreto Ministeriale n. 45 del 22 maggio 2007 è possibile constatare che per la 1A classe della scuola media inferiore è stata fissata la cifra di 280 euro. Come vedi, caro Mario, gli insegnanti di tuo figlio si sono tenuti al di sotto del limite fissato dai nostri governanti. Forse, se i limiti fissati fossero più bassi, le scelte dei docenti sarebbero più oculate e magari alternative allo stesso libro di testo che ogni istituzione scolastica non può esimersi dall’adottare. A tal riguardo ti consiglio di visitare il sito www.liberliber.it dove puoi tranquillamente scaricare un gran numero di testi.Quanto al recupero dei debiti formativi, siamo alla solita farsa

La voce dello studente

giochi

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tipicamente italiana. Gli esami di riparazione erano stati tolti perché di nessuna valenza se non per chi lucrava sulle lezioni private. I debiti formativi da recuperare ne sono stata la degna prosecuzione, buoni nelle intenzioni che li ispiravano ma devastanti nell’applicazione. Basta leggere gli art. 2, 5 e 6 del D.M. n. 80 del 3 ottobre 2007 per rendersi conto che la soluzione trovata dagli esperti consulenti del Ministero (chissà quanto ci sono costati!) è peggiore del problema esistente. Lo studente con qualche difficoltà in una disciplina dovrà obbligatoriamente frequentare un corso di recupero, e di questo va informata la famiglia che può anche decidere di prepararlo autonomamente. Al termine dell’anno scolastico, qualora il problema permanga, verrà informata nuovamente la famiglia con l’analisi delle problematiche che hanno determinato il debito formativo. Il giudizio di promozione verrà sospeso ed attivato un corso di recupero che, vista la contemporaneità degli Esami di Stato, non potrà che svolgersi dopo il 10 luglio. Entro il 31 agosto dovrà essere svolto l’accertamento e riunito il Consiglio di classe che dovrà deliberare l’ammissione o non ammissione dello studente alla classe successiva. Risultato finale? Il debito formativo scomparirà, ma il numero dei bocciati aumenterà rispetto ai precedenti anni scolastici, con buona pace del sig. Ministro e dei suoi illuminati ed esperti consulenti.

Per ogni problema o dubbio rivolgetevi alla redazione

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di Stefano Arciero – Consulente per i servizi educativi

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Con un po’ di attenzione e qualche calcolo riuscirai a riempire la tabella con i numeri mancanti e a risolvere il Sudoku. La regola è solo una: in ogni colonna verticale, in ogni riga orizzontale e in ogni quadrato 3x3 (sono quelli con il bordo più spesso) devono comparire una sola volta tutte le cifre dall’1 al 9. Quindi in nessuna riga, colonna o quadrato 3x3 deve comparire due volte lo stesso numero. Buon divertimento!

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La vita non è nulla senza l’amicizia. (Cicerone)

Elena

Complimenti per la vostra rivista. i vostri vari articoli sono veramente interessanti.

Ele :-)

VitaLa vita non è nient’altro che un lunghissimo viale da percorrere, e ogni giorno ne percorriamo un pezzo. Alla fine della strada troviamo un enorme cancello e quando passiamo oltre ci ritroviamo nel paradiso, nell’inferno o nel purgatorio. Vorremmo tornare indietro ma purtroppo il cancello si chiude.

Isabella Elen ‘94

L’odio del nostro tempo germoglia dalla paura di chi non sa sperare.

Giacomo 93

Vorrei megafonare al mio paese e ai paesi limitrofi di smetterla di criticarmi e giudicare il mio modo di vivere, perché ognuno è libero di vivere come vede, l’importante è non fare del male agli altri ed io non ne faccio, ma

son coloro che parlano alle spalle che lo fanno a me!!!

Miriam ‘82

Forza ragazzi, noi siamo il futuro del mondo!

Cinzia

Niente è per sempre Spegni la tv ed esci di casa. Corri. Guardati intorno. Sorridi. Divertiti. Innamorati. Soffri. Piangi. E torna a sorridere. Perché la tua vita la devi vivere fino in fondo. Non sprecare neanche un momento e non buttare via il tuo corpo e la tua anima… Un giorno ti sveglierai e sarà troppo tardi per recuperare il tempo perduto. Ricorda… niente è per sempre.

Sel ‘90

M o d e r n o p r i n c i p i o d i Archimede: “ quando un corpo è immerso nell’acqua… o suona il telefono o bussano alla porta”.

Roxi

Pazzesco è quando da un momento all’altro ti crolla il mondo perché ti chiamano e

ti dicono che un tuo amico sta morendo perché un tumore lo sta prendendo tutto. E allora ti metti a pensare al senso delle cose, al senso della tua vita. Metti in discussione tutto, anche la tue fede, perché non capisci perché una persona che non ha mai fatto male a nessuno se ne debba andare così, all’improvviso. E allora ti metti a sperare, speri in un miracolo, ma dubiti che lui o tu per lui meritiate di riceverlo, il miracolo… il miracolo… e chi lo merita? Ma allora perché qualcuno sì e qualcuno no? Ma che senso ha tutto questo?!

Pat

L’amore è una cosa che non si capisce. Ognuno lo vive a modo suo. C’è chi dà il cuore e chi non dà niente ma è convinto di metterci tutto. L’amore è l’interpretazione di chi ama.

Sally

La cosa più sbagliata che uno possa fare è sperare che l’altra persona cambi. Se si spera che la persona che si ama sia diversa da quella che è, vuol dire che non la si accetta, e

se si sta insieme sperando che qualcosa cambi vuol dire illudersi di qualcosa che non è e che probabilmente non sarà mai. Quindi non fate il mio errore, perché mi è costato tanta sofferenza e anni di vane speranze. Vivete l’oggi, con quello che offre. Se non vi va bene o non vi basta, mollate e ricominciate da un’altra parte, senza scrupoli né sensi di colpa.

Silvia

Qualunque ricchezza non può regalare un briciolo della felicità che dona l’amore. E solo da quando sei apparso tu ho capito questa verità di vita. Ti amo.

Giulia

E piano piano una lacrima inizia a solcarmi il viso. Tu sei lì con lei... Mi sento morire. Non avrei mai dovuto lasciarmi trasportare dai sentimenti... non avrei mai dovuto permetterti di entrare nella mia vita. Desidero solo che tu sia felice... anche se sto male!!!

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RED HOT CHILI PEPPERSM i r i t r o v o a l concerto dei Red Hot Chilly Peppers e canticchio le loro canzoni. Appena finito mi fermo, li incontro e parlo con loro. Andiamo a m a n g i a r e a s s i e m e . I l cantante ride, il batterista parla, il bassista mangia come un porco

e il chitarrista mi dice “Bene, come ti ho promesso ti faccio fare un giro in barella”. E me lo fa fare. Poi mi sveglio felice e mi riaddormento.

Isabella Elen di Udine

Significato: canticchiare piuttosto che cantare… quest’ultimo ha un chiaro significato di buon auspicio, dunque vuol dire che un po’ stenti a riconoscere le situazioni positive che invece saresti in grado di vivere tranquillamente. Diciamo che rappresenta un po’ l’incertezza. L’incontro con il cantante e il resto della band ti dimostra la tua voglia di riuscire a superare le difficoltà cercando il consenso di chi ai tuoi occhi ha più forza di volontà.Molto particolare il giro in barella che comunque conferma la tua voglia di giocarti la vita senza trucchi, senza finzioni o falsità. Commento: gran bel sogno, complimenti! Sarei curioso di conoscere cosa sogni le altre volte. Forse hai degli incubi? Questo giustificherebbe la tua felicità al risveglio… comunque non preoccuparti, io stanotte ho sognato di planare sui cactus!

SCALESono in cima alle scale di casa mia, mi manca un solo gradino e sono arrivata, ma qualcosa da sotto mi trattiene, mi tiene le gambe. E’ una figura scura ma non so cos’è. Cerco di gridare “aiuto” ma all’improvviso non ho voce. E nessuno può aiutarmi. Poi mi sveglio con il cuore che batte fortissimo…Deborah di Soveria Simeri (CZ)

Significato: la scala nel linguaggio onirico simboleggia la possibilità di elevarsi, di raggiungere un livello superiore di benessere. Il fatto che la scala sia quella della propria casa conferma che nel sogno si fa riferimento alla propria vita. C’è chiaramente un’aspirazione a elevarsi anche intellettualmente o spiritualmente.Il fatto che nel sogno qualcosa impedisca all’ultimo momento di arrivare e si intraveda una figura scura altro non è che il giusto timore per l’imprevisto o la mancanza di consapevolezza delle proprie capacità, abbastanza ricorrente in alcuni periodi o in particolari età dell’uomo, come l’adolescenza. Commento: secondo me dovresti capire bene di quale ombra scura si tratta. Personalmente anch’io ho avuto questo problema e andando a fondo ho visto che si trattava di topi. Ho risolto con una derattizzazione. Fai una telefonatina al servizio disinfestazione del Comune… oppure prendi l’ascensore.

EUROHo sognato i m ie i gen i to r i m o r t i , c h e e n t r a m b i m i regalavano monete da 0,5 e 2 euro. Sapete per favore dirmi il significato ed eventuali numeri d a g i o c a r e ? Grazie.

Rosaria

Significato: sognare i propri genitori defunti vuol dire che proveremo una grande gioia. A questa va aggiunto il significato positivo del dono come presagio di un periodo fortunato che potrebbe essere riferito alla sfera sentimentale o a quella lavorativa. Importante in un sogno dove compare un regalo è sapere cosa viene regalato perché questo per l’inconscio rappresenta sempre un collegamento simbolico con la propria personalità. In questo caso gli euro che ti vengono regalati sono il bisogno di avere delle chance tipico di chi sente di vivere al di sotto e delle proprie capacità.Commento: mi chiedi i numeri da giocare. Direi che in linea di massima dall’1 al 90 vanno bene tutti. La fortuna non sta in un numero. A volte si nasconde nel palmo della mano, altre passa vicino e la rimpiangiamo nei ricordi. Però se proprio ci tieni 9 29 31 mi sembrano giusti… o forse ti ho dato il numero di casa del mio idraulico? Se fosse il suo numero, digli di passare a casa mia per fare il collaudo della caldaia a gas. Grazie.

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“amor ch’a nullo amato amar perdona”

Dante, Divina Commedia, V canto dell’Inferno

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338.8897900le più belle

dal prossimo numero occuperanno questo spazio.