CIVIUM CONCORDIA PATRIZIALE Ticinese TICINESE Fascicolo 1 · 2015. 8. 31. · to la storia delle...

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Organo dell’Alleanza Patriziale Ticinese No. 268 marzo 2008 Anno LXII Fascicolo 1 RIVISTA PATRIZIALE TICINESE 14 16 14 Parte importante viene data nello studio dalle attività significative fatte dagli Enti patriziali anche a livello culturale o di promozione in genere. Per chi non ha mai vissuto nemmeno un solo giorno da alpigiano l’immagine ricorrente è quella del casaro che rimesta la cagliata nella caldaia di rame. Studio strategico sugli Enti patriziali Rosalba, Giorgio e Igor: alpigiani felici Aggregazione dei comuni o disgrega - zione del cantone? E se domani gli obbiettivi della città si estendessero anche in altre direzioni, che cosa potrà impedire il ripetersi di situazioni analoghe? CONCORDIA CIVIUM

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Organodell’Alleanza PatrizialeTicinese

No. 268 marzo 2008

Anno LXIIFascicolo 1

RIVISTAPATRIZIALETICINESE

141614

Parte importante viene data nello studio dalle attività significative fatte dagli Enti patriziali anche a livello culturaleo di promozione in genere.

Per chi non ha mai vissuto nemmeno un solo giorno da alpigiano l’immagine ricorrente è quella del casaro che rimesta la cagliata nella caldaia di rame.

Studio strategicosugli Enti patriziali

Rosalba, Giorgio e Igor: alpigiani felici

Aggregazione deicomuni o disgrega -zione del cantone?

E se domani gli obbiettivi della città si estendessero anche in altre direzioni, che cosa potrà impedire il ripetersi di situazioni analoghe?

CONCORDIAC I V I U M

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Rivista Patriziale TicineseOrgano dell’ALPA, Alleanza Patriziale Ticinese

Anno LXII - Fascicolo 1No. 268 - gennaio, febbraio, marzo 2008

Redattore responsabile:Armando BesomiCappella del Marco 16517 ArbedoTel. 091 - 829 33 66Fax 091 - 829 17 66E-mail: [email protected]

Termine redazionaleIl giorno 25 dei mesi diFebbraio, Maggio, Agosto, Novembre

Tiratura:2500 copie

Stampa:Tipo-offset Jam SA6526 Prositotel. 091 - 863 19 19fax 091 - 863 27 64E-mail: [email protected]

Cambiamento d’indirizzo:Casella postale 166826 Riva San Vitale

ALPAwww.alleanzapatriziale.ch

Presidente del Consiglio direttivo:Tiziano ZanettiVia Campagna 3b6503 Bellinzonatel. 091 - 825 82 50E-mail: [email protected]

Segretario:Gianfranco Poli6826 Riva San Vitaletel. 091 - 996 16 79E-mail: [email protected]

CorrispondenzaCasella postale 166826 Riva San Vitale

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EDITORIALE

Rivista Patriziale Ticinese N. 1/2008 3.

No. 268 - marzo 2008Anno LXII - Fascicolo 1

SOMMARIO:

3 Fuoco sotto la cenere in Ticino

4 Studio strategico sugli Enti patriziali

6 L’Alpe Foppa sul Tamaro: RosalbaGiorgio e Igor: alpigiani felici

12 L’Alpa e i giovani

14 Aggregazione dei comuni o disgregazione del cantone?

16 Gita a Pechino

18 L’Associazione patrizi Chiassesiha compiuto quarant’anni

24 Rassegna dei formaggi d’alpe 2007 a Bellinzona

26 Rapporto del SAB

Segnalazioni culturali

27 Carabietta e la sua memoria28 RTT - Giornico

Dai patriziati

30 Moghegno33 Brè34 Castagnola35 Aquila-Torre-Lottigna36 Daro36 Ponto Valentino33 Peccia

In copertina: Due tipi di locomotore che hanno segna-to la storia delle officine di Bellinzona.

(foto Besomi)

CONCORDIAC I V I U M

Rivista PatrizialeTicineseFuoco sotto

la cenere in Ticino

di Armando Besomi

«Nel 1848, la Costituzione federale aboli oltre quattrocentopedaggi e, quattro anni più tardi, la Confederazione attribuiai cantoni e ai privati la competenza di costruire strade ferra-te. Molto rapidamente la «febbre della ferrovia» s’impadronidel nostro paese. Le nuove lineee esercitate da compagnieprivate si moltiplicarono. Tuttavia, la barriera delle alpi costi-tuiva un grossissimo ostacolo. La linea del San Gottardo, pri-ma traversata alpina del paese, fu realizzata con l’aiuto finan-ziario dell’Italia e dellaGermania ed aperta altraffico nel 1882, dopodieci anni di lavori». Da «La primavera dellaferrovia» edizione 1990.I1 Ticino, parte integradella Confederazione, si ètrovato fin dai primordisull’asse principale ditransito e si è modellatonegli anni, assumendo unruolo importante nellosviluppo di tutte le infra-strutture legate agli impe-gni derivanti da una situa-zione nuova, che offriva al-la popolazione la possibi-lità di vita in modo da evi-tare l’emigrazione. I1 Tici-no, grazie alla ferrovia, hatrovato una primavera edha saputo mantenerla ne-gli anni adattandola all’e-voluzione, un’evoluzioneche va controllata in mododa evitare traumi indele-bili.Da parecchi anni, ferro-

Convoglio merci con tre locomotoriscende dal Piottino.

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È in pieno svolgimento lo studio strategicosugli Enti patriziali. Da sei mesi presso la Sezione Enti locali(SEL) si stanno raccogliendo tutti i dati ri-guardanti le Amministrazioni patriziali tici-nesi.La prima fase, che comprende la ricerca e laconversione dei dati su supporto informati-co, è in pratica conclusa.

Di tutti i 212 Patriziati si hanno i dati a partiredagli anni ’70 e riguardanti la struttura dellacittadinanza - con l’indicazione di domicilia-ti e non – , gli aventi diritto di voto – maggio-renni e non - , i conti di bilancio contenenti li-quidità, crediti, investimenti, patrimonio,spese e ricavi.Parte importante viene data nello studiodalle attività significative fatte dagli Enti pa-triziali anche a livello culturale o di promo-zione in genere.

Il tutto è raccolto in schede specifiche checonsentiranno poi di passare alle fasi/mo-duli successive che analizzeranno la situa-zione amministrativa, valutando gli sce narifuturi e i possibili interventi operativi. La raccomandazione, anche da parte delCD ALPA, è quella di rispondere dettagliata-mente a quanto richiesto dal SEL tramitel’ultimo invio riguardante dati e attività colla-terali compiute negli ultimi anni. Solo così ilmonitoraggio potrà essere preciso e corri-spondente alle realtà dei nostri Enti.

Il concetto dello studio verrà presentato -almeno in parte - nel corso della prossimaAssemblea di Quinto così che tutte le Ammi-nistrazioni siano compiutamente informatesu finalità ed obiettivi.Lo scopo principale rimane in ogni modoquello di conferire all’ente la necessaria for-za propulsiva in vista di un maggior coinvol-gimento nella gestione del territorio e nonsolo.

Oltre a dati puramente statistici nello studiosi avrà anche la possibilità di prendere vi-sione graficamente delle differenti realtàtramite apposite rappresentazioni.

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via, posta, telefoni, dogane ed esercito stannoristrutturando e ciò ha comportato perdite diposti di lavoro in diversi settori. I1 Ticino hapagato finora molto per queste misure basatesulla redditività che non ha tenuto minima-mente conto delle situazioni create nelle pe-riferie. La reazione corale all’annuncio dellosmantellamento di parte delle officine FFS diBellinzona con l’eliminazione del settore lo-comotive era pertanto da attendersi e non èmancata. Come nella caldaia di una grandelocomotiva a vapore, il fuoco nascosto sotto lacenere è risorto a viva fiamma e il mostrod’acciaio ha sbuffato, facendo udire il suo si-bilo nelle valli da Airolo a Chiasso. Per la pri-ma volta il Ticino ha reagito all’unisono e si èmobilitato facendo udire la sua voce, il suo la-mento ma anche la sua fierezza. I1 lungo na-stro d’acciaio che lega senza interruzione leregioni della Svizzera, ha fatto da catalizzato-re ed ha portato tre treni dal Ticino a Berna. Inostri amici confederati hanno commesso unerrore. Mai e poi mai avrebbero dovuto toc-care le locomotive del Gottardo, simbolo diuna ferrovia cresciuta a stretto contatto con lapopolazione del Ticino.

Fuoco sotto la cenere in Ticino(continua da pag 3)

Studio strategico sugli Enti patriziali di Tiziano Zanetti (Presidente ALPA)

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Oltre a contenere tutti i dati, ogni scheda sarà accompagnata da un’apposita cartina topo-grafica che evidenzierà tutte le proprietà del patriziato e la loro specificità mettendo inrisalto le diverse tipologie (aree boschive, terreni agricoli, zone di svago, terreni edifica -bili,.. ).La convinzione è che questo studio possa portare all’ottimizzazione di tutte le grandi risor-se sia umane che materiali degli Enti patriziali. L’aspettativa è molto grande soprattutto in funzione delle importanti sinergie che le Ammi-nistrazioni patriziali dovranno avere sia con il Cantone che con i Comuni consolidando erafforzando già quanto è attualmente attivo.

Attività significativenel 2005

Ecco qui di seguito alcuniesempi

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.6 Rivista Patriziale Ticinese N. 1/2008

Essere alpigiani al giorno d’oggi è una scel-ta di vita coraggiosa. Per chi non ha mai vis-suto nemmeno un solo giorno da alpigianol’immagine ricorrente è quella del casaroche rimesta la cagliata nella caldaia di rame.Oppure quella del pastore felice con il caneche scodinzola ai suoi piedi. Una immaginebucolica che non rispecchia la realtà che in-vece è piena di sacrifici a cominciare dallasveglia alle quattro del mattino quando è an-cora notte fonda. Per il visitatore saltuario in-vece un’immagine indimenticabile è quelladi vedere quando è ancora buio i pastori egli alpigiani con le lanterne che si avviano incerca delle mucche da mungere… E la giornata non fa che cominciare e conti-nua incessantemente fino al ritorno dellanotte, alle ventidue quando l’alpigiano final-

mente può andare a coricarsi. Le giornatesono solo apparentemente tutte uguali.Ogni giorno riserva novità che bisogna es-sere sempre pronti a capire al primo colpod’occhio quando qualche cosa non funzionaper il verso giusto. Poi ci sono quei giorni incui sembra che il cielo stia per cadere soprala testa di tutti con fulmini e saette a non fini-re. Giorgio Pongelli con la moglie Rosalba eil figlio Igor sono una piccola famiglia di al-pigiani di Rivera e da sempre caricano l’Al-pe Foppa.

L’ultimo vero alpigiano della valle Carvina

L’ho incontrato in una giornata invernaledell’inizio del 2008 e mi ha raccontato:

L’Alpe Foppa sul Tamaro: Rosalba, Giorgio e Igor: alpigiani feliciTesto di Ely Riva - Foto di Luca Bettosinida «Vivere la montagna» numero 53 marzo 2008

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Rivista Patriziale Ticinese N. 1/20087.

«Sono salito all’Alpe Foppa per la prima vol-ta quando avevo 24 anni, nel 1969, con 80 o90 bestie. Devo subito precisare che 40 an-ni fa era tutto diverso da oggi. Lo spazio chec’era una volta era forse il doppio di quellodi oggi, inoltre le felci e i rododendri hannoinvaso terreni di pascolo preziosi. Il bosco èavanzato… dove oggi c’è bosco una voltac’era erba, buona erba, un buon pascolo.Tutti i monti della Val Carvina si sono ridotti abaite con attorno un po’ di prato. I Monti diNenazzo per esempio proprio qui sopra Ri-vera, il primo monte che si incontra salendoall’Alpe Foppa, quarant’anni fa era moltoesteso, più del doppio di oggi. Si parte a maggio come una volta e per co-minciare si va sui Monti di Cardana, poi pas-siamo giugno, luglio e agosto su all’AlpeFoppa e a settembre scendiamo di nuovogiù ai Monti di Cardana e a ottobre si ritornaal piano. All’Alpe salivamo anche con alme-no 200 capre. E con il latte prodotto da capree mucche facevamo soprattutto formagginie il classico formaggio di montagna. Unicadifferenza nella lavorazione è che al giornod’oggi abbiamo dovuto adattarci alle nuoveregole di igiene e all’introduzione dei fer-menti. I fermenti hanno cambiato un po’ ilgusto del formaggio. Una volta una cosa im-portante era il fuoco a legna sotto la caldaiadi rame. È inutile negarlo ma anche questofa una certa differenza… Si devono fare del-

le scelte oggi. Io peresempio ho la cal-daia in inox, acciaioinossidabile e quin-di non posso fareformaggio DOP diorigine protetta. Do-vrei ritornare allacaldaia in rame e colfuoco a legna… So-no scelte. Soprattut-to sono spese. Se sivuole ottenere ilmarchio DOP le cal-daie devono esseredi rame. Sono passa-

ti i tempi in cui si poteva fare formaggio co-me si voleva. Potrei fare il formaggio comeuna volta ma non posso venderlo nemmenoqui in Ticino. A che pro? Mi ricordo peresempio quando ancora ero ragazzo chegià salivo all’alpe che il caglio lo si ottenevadallo stomaco del capretto. Il latte appenabevuto dal capretto nello stomaco si trasfor-mava e diventava il caglio che era lasciatoseccare. Quando si utilizzava si riduceva infarina e poi si mescolava con acqua. Questamistura che tra l’altro più puzzava meglioera, serviva per cagliare il latte e fare il for-maggio… Erano altri tempi. Poi è arrivato ilcaglio in polvere e oggi si ha quello liquido.Credo che non si possa più ritornare ai vec-chi tempi per diversi motivi e non ultimiquello dei bambini e dei ragazzi di oggi chehanno uno stomacomolto più delicatodei ragazzi di unavolta e non soppor-terebbero il vecchiocaglio… Oggi tutto èsterilizzato e non sihanno più gli anti-corpi che si avevanouna volta. Beh nonvoglio criticare la vi-ta che si fa oggi cheè senz’altro miglioredi quella che faceva-mo noi da ragazzi…Sono altri tempi. Noi

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più che formaggio producevamo tantissimiformaggini, 40-50 chili a giorno che vende-vamo qui in paese, al mercato a Lugano enei villaggi vicini. Mi ricordo quando a ven-dere formaggini eravamo in Via Nassa… Liportavamo giù dall’alpe con il mulo o a spal-la. Poi c’erano anche le «formaggelle». E fa-

cevamo anche tanto burro che consegnava-mo alla Latteria. Sono passati quarant’anni e oggi il burronon vale più niente. Oggi facciamo ancora40 o 50 chili di formaggini e li vendiamo tut-ti. Le formagelle le facciamo ancora magrasse e non più magre come una volta. La

L’Alpe Foppa e il Patriziato di Rivera

«Il Patriziato di Rivera possiede gli al-pi di Foppa e Malaterra. L’Alpe diFoppa è tutt’ora caricato da un agri-coltore di Rivera, Giorgio Pongellicon sua moglie Rosalba e il figlioIgor, con circa una cinquantina di bo-vine e 200 capre. Anticamente que-sto alpe era diviso in tre corti: Nagra(la più bassa, posta a 1’179 metri),l’Alpe di Mezzo e l’Alpe di Cima. Gliaffittuari di queste tre corti erano te-nuti, per contratto, a ricevere – dal 20 giugno al 1° settembre di ogni anno – le bestie ditutti i vicini, che pagavano un affitto a seconda del numero delle bestie che avevano.Anche sull’Alpe di Malaterra – che confinava con la Valle di Spina – si pascolavano, fino afine Ottocento, da 70 a 80 bovine. Dopo il 1902, quest’alpe venne lasciato libero all’al-peggiatura per l’affittuario di Foppa. L’attuale terreno patriziale, comprendente pascolie boschi, si estende su una superficie di 6,6 milioni di metri quadrati. Oltre vent’anni orsono, il Patriziato – in occasione della costruzione della stazione a scopi multipli dellaSwisscom, in località «Manera» – ha partecipato (unitamente alla Monte Tamaro SA e al-la stessa Swisscom) al finanziamento per la costruzione di una strada forestale che dalMonte Ceneri, attraverso i boschi patriziali, sale fino a Manera, passando per l’Alpe Fop-pa. Questa strada rappresenta la «spina dorsale» di una prevista rete di piste di accessoai boschi. Così, negli scorsi anni – grazie a questa possibilità di accesso – si è potuto pro-cedere al taglio di importanti superfici boschive. Il Patriziato, infatti, ha sempre perse-guito una politica attenta dei tagli dei boschi, tanto da costituire questa, nel passato, lamaggior fonte delle entrate. (…) Per l’Alpe Foppa, due sono stati – negli ultimi 15 anni –gli interventi più importanti: il primo, agli inizi degli anni novanta, ha visto la sistemazio-ne del caseificio, della cantina e del dormitorio; il secondo – appena conclusosi – hacomportato la ristrutturazione dello stallone, l’acquisto di un carro per a mungitura, lacostruzione di una fossa per il colaticcio e una nuova «sosta» per i maiali. Per il futuro, ilPatriziato di Rivera ha in cantiere alcuni progetti importanti, tra cui il rifacimento dell’ac-quedotto sull’Alpe Foppa, per il quale l’assemblea – nel marzo 2005 – ha votato il credi-to di progettazione». Tratto da: Alto Vedeggio, ieri e oggi, di raimondo Locatelli e AdrianoMorandi, Edizioni Rivista di Lugano.

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quantità di formaggini è la medesima anchese le vacche sono diminuite, infatti ne portia-mo su all’alpe una cinquantina di cui solo 35da latte, mungere e 150 capre. Una volta siale mucche che le capre facevano molto me-no latte, anche e soprattutto perché oggi sinutrono meglio. In quarant’anni sono stato lontano solo unmese dall’alpe, una ventina di anni fa, quan-

do ho fatto un aneurisma che fortunatamen-te mi hanno localizzato e operato in tempo.Pensavano che avevo la meningite. Era statoil dottor Beretta Piccoli che mi ha mandato aZurigo a operarmi.» Giorgio Pongelli racconta con il sorrisostampato sul volto, come se tutta la sua vitafosse stata semplice, senza difficoltà, bellacome descritta da Giuseppe Zoppi.

Anche le giornate orribili le ricordaoggi con il sorriso. E continua:

«Ho perso tante bestie colpite dai fulmini.Una volta anche nel gabinetto è entrato unfulmine. Poi quando hanno costruito la cabi-novia i fulmini sono molto diminuiti se nonaddirittura scomparsi completamente per-ché si scaricavano sui fili. Ora invece che lafunivia non funziona più i fulmini sono ritor-nati. I fulmini sono impressionanti e fannopaura. Arrivano prima del tuono, si sente un

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rumore strano, «scèèck», e vedi la muccache cade a terra come se si fosse addor-mentata di colpo. Per fortuna che non sonomai stato molto vicino alle mucche colpitedal fulmine… Una volta sulla porta della stal-la, stavano entrando e in un attimo una fra-zione di secondo, è andata per terra propriomentre stava entrando in stalla. Ne ho persediverse… Una scena che mi ricordo moltobene, una scrofa con dodici piccoli… diecistavano succhiando latte dalle mammelle edue invece erano appena discosti. Il fulmineli ha colpiti e sono rimasti lì immobili. Solo idue piccoli che erano appena distanti si so-no salvati…». La giornata dell’alpigiano èuguale dappertutto.«Le mie mucche sono libere di andare in gi-ro dove vogliono e quindi ogni giorno almattino alle quattro si deve andare a cercar-le e riunirle. Segue la mungitura. Poi 150 ca-pre, ma si fa in fretta».Per Giorgio Pongelli si tratta di un lavorosemplice. E lo dice con il sorriso. «Prima di mezzogiorno e subito dopo lamungitura serale si fa formaggio e i formag-gini… e la giornata finisce alle 22.00. Non sifa in tempo a coricarsi che già è il momentodi alzarsi… Ho fatto questa vita fin da ragaz-zo quando già andavo sui monti… Fortunatamente oggi abbiamo la strada chefacilita il nostro lavoro».

«Una delle grosse differenze tra la vita algiorno d’oggi e quella di una volta è la ma-nodopera. Purtroppo oggi manca la mano-dopera. Le mucche non cambiano, sonosempre quelle, gli aiutanti invece non sonopiù quelli di una volta. Ricordo i bergama-schi di una volta, i falciatori. Arrivavano quiall’inizio di maggio, per tagliare il maggen-go e cominciavano a falciare all’alba, dallamattina alla sera senza fermarsi. Finito quisalivano lungo il Ticino fino ad arrivare inLeventina e poi scendevano a tagliare l’ago-stano. Alla sera questi lavoratori non aveva-no bisogno di prendere il sonnifero per dor-mire. Avevano una forza incredibile e direche non mangiavano quello che abbiamonoi al giorno d’oggi. Oggi la falciatura nonesiste più e nemmeno quei lavoratori, i«bèrgum» come si diceva una volta. Pensache ho visto una volta uno di questi favolosioperai che erano non solo falciatori ma an-che boscaioli, sapevano fare di tutto. Nei bo-schi qui sopra Rivera avevano tirato due fili asbalzo e per rendere il filo più scorrevoleuna volta hanno fatto scivolare davanti ad uncarico di legni un pezzo di lardo. Quel pez-zo di lardo stranamente si fermava sempre ametà… non è mai arrivato in fondo. Mangia-vano di tutto. Quando hanno tagliato il bo-sco, tutto con la scure, hanno costruito unabaracca di legno e dormivano e vivevano lìdentro. C’era sempre un paiolo sul fuococon una specie di minestrone continuo, vigettavano dentro tutto quello che trovavanoo riuscivano a procurarsi, anche il latte emangiavano solo quello…»«Eppure – aggiunge la moglie Rosalba –erano molto più sani che al giorno d’oggi.Non si ammalavano mai, non avevano mainiente…»

Il figlio Igor

Fortunatamente nella famiglia di GiorgioPongelli vi è il figlio Igor che a 24 anni è in-tenzionato a continuare. In estate sta nellafattoria in paese a fare il fieno e quando puòsale all’alpe a dare una mano. «Innanzitutto

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mi piace, tutto funziona bene, l’azienda vabene e sarebbe un gran peccato smettere.Ho frequentato la scuola agraria di Mezzanae ora sono agricoltore. E da cinque anni so-no inserito nell’azienda». Grazie ai giovaniche non mollano la civiltà dell’alpe può con-tinuare. Non si tratta di essere ingenui, ma diavere una forza di volontà non comune. Igornon ha fatto una scelta facile. E la vita sull’al-pe è un impegno non indifferente anche sealleggerito in certi casi dalla mungiturameccanica o da una certa facilità nei tra-sporti. Ma per Igor vi è una certezza: il formaggio.Quella sapiente formula del formaggino odella «formaggella» raffinata e perfezionatadurante secoli è rimasta sostanzialmentequella di secoli fa. Si tratta di un prodotto na-turale che non è possibile ottenere in altromodo. Il formaggio d’alpe ha dentro di sétutta la fatica dell’uomo. In un formaggio c’èdentro il camminare del pastore su terreniimpervi a strapiombo su burroni, la mungi-tura a mano, il fuoco sotto la caldaia, il rime-stare la cagliata, la pressatura negli stampiin legno, la salatura e ogni giorno voltareogni forma nella cantina… Il formaggio rac-conta la fatica delle mani dell’uomo. E’ il for-maggio l’elemento di continuità. E Igor lo sabene. Senza formaggio la vita sarebbe ve-ramente un’altra cosa!

E la moglie Rosalba?

Anche lei con sangue alpigiano nelle vene.Roslaba Sonognini di Sonogno.«I miei genitori portavano le capre all’AlpeRedorta. Quindi ero già abituata alla vita al-pigiana. Era un piccolo alpe, quello di Re-dorta, senza strada e lontano come la fa-me… Poi ci siamo sposati nel 1980. Io faccio i for-maggini ma soprattutto mi occupo dellavendita. Non mi piace falciare, ma mungeremi va bene… Ci vuole qualcuno che sia adisposizione per la vendita dei formaggi-ni…»E aggiunge il marito Giorgio:

«Ci siamo in-contrati quan-do io ero a mili-tare, una setti-mana in ValleRedorta. Dove-vo portare delmateriale a Pu-scen Negro. Abbiamo caricato i sacchi e ifucili sulla piccola teleferica e non ci siamoincamminati con i muli e i cavalli su per isentieri quando siamo stati sorpassati daquesta ragazza che filava come il vento,sembrava volasse…».

Itinerario

L’Alpe Foppa è situato in Valle Luna a 1’409metri di altitudine.Partendo dal ristorante delle Alpi al MonteCeneri, si prosegue per 8 chilometri su stra-da sterrata privata (sbarra) percorribile injeep; si continua poi a piedi sulla stessa stra-da per 1 ora e 45 minuti.L’alpe è raggiungibile in 2 ore e 30 minutianche percorrendo una vecchia mulattieramilitare che inizia dal suddetto ristorante. Sipassa per i Monti di Spina e Piano di Mora inmezzo a castagni e faggi. Per una visita èconsigliabile prendere la funivia del MonteTamaro a Rivera, che in 15 minuti porta aquota 1’530 metri e qui seguire la stradasterrata in discesa che in 15 minuti porta al-l’alpe.

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L’ALPA e i giovani

Continua il patrocinato dell’ALPA e dellaFondazione del Patriziato di Bellinzona ver-so i corsi estivi Lingue e Sport.Dopo le esperienze estremamente positivedegli ultimi anni, che hanno visto coinvoltimigliaia di nostri giovani ragazzi, continuaanche quest’anno la collaborazione conGioventù e Sport e con la Fondazione Lin-gue e Sport per la promozione di attività ti-piche svolte nel nostro cantone.

Negli ultimi anni …

2004 Bellinzona: la storia: una città svela isuoi misteri e parla ai giovani delle sue lotte,

delle vittorie, delle sconfitte, dei suoi magni-fici castelli.

2005 Osogna: l’acqua: leggera ed appa-rentemente innocua, l’acqua con la sua te-nacia modella perfino la roccia. Nelle goledella Bogera e della Nala per conosceremeglio questo bene primario e irrinuncia-bile.

2006 Curzùtt: arte e cultura: un salto nelpassato per scoprire le difficoltà affrontatedai nostri antenati e le bellezze artistiche epaesaggistiche che ci hanno lasciato.(Libro fotografico ottenibile presso G&S Tici-no, Stabile Torretta Bellinzona)

2007 ALPI – ALPA, alla scoperta dei nostrialpi: vita negli alpi immersi nella natura a

Programma tipo della giornata

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Rivista Patriziale Ticinese N. 1/2008 13.

contatto con gli animali per produrre delizieper i nostri palati.(Libro sull’esperienza ottenibile presso G&STicino, Stabile Torretta Bellinzona)

2008 Riviera: la pietra … meravigliosa sorpresa:

Una giornata in Riviera, alla scoperta di unodei materiali più importanti per il nostroCantone: la pietra.La solidità e la duttilità della pietra, materiasemplice e preziosa, è infatti la protagonistadelle uscite che porteranno i giovani a co-noscere – attraverso il lavoro pratico, la ri-cerca storica, l’artigianato e l’arte, ecc. –professioni e settori importanti non soltantoper una cultura, ma anche per l’economia dialcune nostre regioni.I molteplici utilizzi delle pietre sono organiz-zati in un percorso che permette ai ragazzidi provare di persona, sotto la guida diesperti, le diverse lavorazioni e applicazio-ni.Gli obiettivi sono dunque molti ma possonoessere riassunti in far conoscere, far provaree lasciare un segno concreto sul territorio.L’ ALPA sostiene e collabora con i corsi estividi lingua, cultura e sport per aiutare i giova-ni a conoscere e apprezzare le straordinarierisorse del nostro territorio e della tradizio-ne ticinese.

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Ritorno al Medioevo?

L’affermazione può sembrare forte, ma ladecisione in parola ha creato un preceden-te di non poco conto, in base al quale, in unfuturo più o meno prossimo, ogni localitàpotrebbe scegliersi il «padrino» preferitoe, di converso, ogni padrino i «figliocci» disua scelta senza più alcun ostacolo di tipogeografico. Il concetto di Comune, com’era finora inte-so, ovvero come un determinato territorio,con un inizio e una fine, viene cosl a cadere.

Di conseguenza, da ora in poi si potrà tor-nare a una situazione di tipo medievale, nel-la quale i possedimenti dei vari potentatierano sparsi qua e là, senza nessuna coe-sione territoriale, a seconda di com’eranoandate le guerre di conquista o le «dedizio-ni», più o meno spontanee, di questa o quel-la comunità. È vero che nel caso in parolal’annessione (sia pur consensuale) del vil-laggio di Villa alla città di Lugano rientra inun progetto di sviluppo territoriale di que-st’ultima. Ma si tratta, appunto, del progettodi un singolo Comune: non del Cantone. E

Aggregazione dei comuni o disgregazione del cantone?In una delle ultime sedute dell’anno da poco concluso, il Gran Consiglio ha dato luceverde all’«affiliazione» dell’ormai ex comune di Villa Luganese alla Nuova Lugano. Lacosa non farebbe notizia, se non fosse che, in tal modo, si è creata una situazione del tut-to nuova: quella della fusione tra due comuni ... non confinanti! Ciò pone un problemaserio: a sapere se, di questo passo, i Comuni hanno ancora diritto ad esistere o se sianoormai destinati (in un futuro forse neppure troppo lontano) scomparire.

di Franco Celio

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se domani gli obiettivi della città si esten-dessero anche in altre direzioni, che cosapotrà impedire il ripetersi di situazioni ana-loghe?Che cosa potrebbe impedire a località an-che più lontane di chiedere di essere accol-te sotto le ali protettrici di un Comune piùforte? «Il buon senso», si potrebbe rispon-dere. Ma visto che quest’ultimo non è ormaipiù granché in auge, il rischio detto sopra ètutt’altro che da sottovalutare.

Decisione... a passo di carica

Quel che preoccupa soprattutto è il fattoche l’infatuazione per la politica fusionista,che agli occhi di taluni sembra debba or-mai risolvere ogni problema presente, pas-sato e futuro, impedire di fatto ogni ragiona-mento basato su un minimo di pacatezza. La particolarità del caso fusione tra comuninon confinanti avrebbe infatti richiesto per-lomeno un esame più approfondito della te-matica: un esame che tenesse in debitaconsiderazione anche i risvolti negativi del-la creazione di un simile precedente: nonl’approvazione a tappe forzate, com’è avve-nuto (sovvertendo perfino l’ordine del gior-no del Gran Consiglio, allo scopo di creareper questa trattanda una «corsia preferen-ziale», che tra l’altro ha imposto il rinvio atempi migliori di trattande ben più urgenti!).Ma la maggioranza, nella frenesia di giun-gere in porto ad ogni costo «und zwar sch-nell!», come direbbero i nostri amici confe-derali ha spazzato via ogni obiezione. Non si è quindi quasi neppure degnata didiscutere un’assennata proposta di rinvio,formulata dal collega Carlo Lepori, al fine dipoter esaminare tutta la problematica conpiù calma. Evidentemente, il timor panicoche anche un semplice rinvio potesse, inqualche modo, essere fatto passare per unosgarbo nei confronti dei promotori e dei pa-drini dell’iniziativa, ha indotto la maggio-ranza ad ignorare ogni altra considerazio-ne, e a piegarsi senza indugi ai desideratadi chi mostrava tanta impazienza.

«Condizioni»... che non sono tali

Il Rapporto commissionale di maggioran-za, che ha dato la propria benedizione all’o-perazione, ha invero lasciato trasparire nonpoche perplessità sulla questione, ed hapure espresso una serie di critiche al pro-cedimento, non proprio ortodosso (dicia-mo eufemisticamente così!) grazie al qualesi è giunti a questa conclusione. Ha pure formulato una serie di considera-zioni e di raccomandazioni perfino di«condizioni» circa il modo di affrontare in fu-turo casi del genere. Tra queste primeggiail principio che le future aggregazioni do-vranno inserirsi in un progetto di sviluppoterritoriale coerente, approvato dal Canto-ne. Si tratta di un approccio ragionevole,che come ha osservato il collega Dario Ghi-sletta avrebbe però dovuto condurre a unadiversa conclusione... Ma senza voler met-tere in dubbio la buona fede di chi l’ha re-datto, è difficile credere ancora alle affer-mazioni del Rapporto.In base all’esperienza, si può anzi facilmen-te prevedere che alla prima occasione, ilcosiddetti «paletti» di oggi verranno supe-rati in scioltezza, e che le cosiddette «condi-zioni» saranno aggirate senza difficoltà(magari perfino facendo dire ad esse, gra-zie ad abili giochi di parole, l’esatto contra-rio del significato che oggi viene loro attri-buito!). Ma ormai... «vuolsi così colà, ove sipuote ciò che si vuole. E più non dimanda-re!» Una modesta «dimanda» ci sia però le-cita: con questa decisione si è voluta favori-re l’aggregazione dei Comuni o la disgre-gazione del Cantone? Ai posteri l’arduasentenza!

Chiusura redazionale

Gli articoli da pubblicare sul prossimo numero della RIVISTA PATRIZIALE

sono da recapitare alla redazione

entro il 20 maggio 2008

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Gita a Pechino

È rientrata la sera del 2 marzo la delegazio-ne di 25 ticinesi e mesolcinesi in visita a Pe-chino nel viaggio organizzato dall’Alleanzapatriziale ticinese (ALPA). Clima rigido i primi giorni, poi via via gra-devole e il bel tempo, (non si è visto nessunsmog) hanno accompagnato la visita di al-cuni dei più importanti monumenti della ca-pitale cinese (piazza Tiananman, mausoleodi Mao, Città proibita, Pagoda bianca, quar-tiere tradizionale di Hutong percorso contradizionali risciò, parco di Bei Hai, Tempiodei Lhama, Tempio del Cielo, Giardino d’e-state, Tombe dei Ming, gli spettacoli di Kung

Fu e di danza acrobatica, cerimonia del the,atelier della seta, della giada e delle perlecoltivate,ecc.). Emozionante è stata la visitadella Grande muraglia cinese (lunga più di7’000 km) nella zona di Badaling. Ottima la competente guida cinese, che inperfetto italiano ha illustrato i monumenti, ipaesaggi ed informato sulla storia e le con-dizioni di vita del popolo cinese nel passatoe nel contemporaneo. Apprezzata la cucinacinese con l’anatra alla pechinese e le spe-cialità delle varie etnie che ha permesso difamiliarizzare il gruppo nell’uso dei tipicibastoncini quale «posate». Emozionante lavisita del cantiere olimpico con l’incredibilestadio progettato dallo studio svizzero di Ba-silea Herzog e De Meuron, localmente de-nominato «nido di ferro».Momento cruciale del soggiorno il ricevi-mento all’Ambasciata Svizzera a Pechino daparte dell’Ambasciatore ticinese DanteMartinelli, accompagnato dai suoi collabo-ratori ticinesi Anna Mattei e dal vice consoleReto Cavadini.

Foto di gruppo all’ambasciata Svizzera, con al centro l’Ambasciatore Dante Martinelli e consorte.

ALPA

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L’ambasciatore Martinelli ha illustrato l’atti-vità dell’ambasciata, con oltre sessanta col-laboratori, e con tre sedi consolari a Schan-gai, Canton e Hong Kong. L’ambasciata a

Pechino è pure competente per le sedi del-le rappresentanze elvetiche nella Corea delNord ed in Mongolia. L’Ambasciatore ha comunicato interessantiinformazioni d’attualità politica, economica,sociale ed industriale, dipingendo una Cinain estremo fermento e sviluppo interno everso l’estero. I cinesi sono molto attratti dal-la Svizzera e i visti rilasciati sono oltre120’000 l’anno, di cui ca. 80’000 direttamen-te a Pechino. Il vice Presidente dell’ALPA arch. GermanoMattei, accompagnato dal segretario Gian-franco Poli, ha portato il saluto del Ticino eofferto all’Ambasciatore Martinelli alcunepubblicazioni sul Patriziato ticinese. È se-guito un aperitivo cui hanno partecipato al-cuni ticinesi residenti nella capitale. Gene-rale la soddisfazione dei partecipanti chehanno potuto toccare con mano questo larealtà convulsa di questa lontana capitale ci-nese, a contatto con il simpatico popolo pe-chinese.

(gm – 3 marzo 2008)

Lo stadio olimpico «nido di ferro» (lungo 330 m, largo 220 m, alto 69 m, 258’000 m2 di superficie, 40’000tonnellate d’acciaio utilizzato, 35’000 operai, costo 500 milioni di franchi, 91’000 posti a sedere), sarà lasede dell’inaugurazione dei giochi olimpici l’8 agosto alle 8.08.

L’ambasciatore Dante Martinelli a colloquio con ilvice presidente ALPA arch. Germano Mattei

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Cari Patrizi

Eccomi ancora una volta, ed è la 17°, a pre-sentare una relazione sulla nostra attività.E lo faccio con grande piacere ricordandoviche quest’anno ricorre il 40° della nostra As-sociazione. Permettetemi di ricordare bre-vemente i passi percorsi in questi anni.L’awentura ebbe inizio nel 1965, quando ungruppo di patrizi guidato dal compiantodott. Franco Chiesa, senti la necessità di riu-nire nuovamente i patrizi, dopo una pausache durava dal 1932.Si iniziò con una cena per saggiarne l’inte-

resse, ed il riscontro fu subito notevole. Nel1966 l’allora Sindaco, Giuseppe Chiesa in-vitò i patrizi ad esprimersi circa la ricostitu-zione di un Ente Patriziale.Fu incaricato un Comitato promotore di ela-borare un rapporto che prevedeva la costi-tuzione di un Ente oppure di una Associa-zione. Venne scelta la strada dell’Associa-zione e già il 20.1.1968 si tenne l’Assembleacostitutiva.Fu subito richiesto il riconoscimento all’AL-PA e la concessione giunse lo stesso annonel corso dell’Assemblea Cantonale tenuta-si al Cinema Teatro di Chiasso.

L’Associazione Patriziati Chiassesiha compiuto quarant’anni

L’importante traguardo raggiunto, è stato festeggiato lo scorso 20 gennaio in occasionedell’Assemblea generale ordinaria a Seseglio.Durante i lavori, egregiamente diretti dal presidente Sergio Bernasconi, sono riemersi iricordi, ma lo sguardo è stato rivolto al futuro e alle opere in favore dell’intera Collettività.La rivista patriziale, ritiene utile lasciare lo spazio alla relazione del presidente che ha ef-fettuato l’storiato e alle immagini di una giornata festosa ed estrernamente significativa.

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Ebbe così inizio il nostro cammino, senza ri-sorse economiche, ma con grande entusia-smo. Alla guida si sono poi succeduti Giu-seppe Chiesa sino al 1981, poi OsvaldoChiesa fino al 1990, ed in seguito da chi viparla, sostenuti dal CD composto da rap-presentati delle varie famiglie patrizie, il cuisenso di appartenenza è ancora fortementeriscontrabile.Naturalmente all’inizio l’attività era limitatadalle disponibilità economiche.Lentamente ed oculatamente, tramite la ri-scossione delle quote annuali versate daisoci, il capitale raggiunse una certa consi-

stenza, tale da permettere di intraprenderequalche iniziativa. La prima è stata di soste-gno a Carlo Chiesa che aveva espresso ildesiderio di donare al Comune la sua pre-giata collezione di ex libris nonché numero-si volumi.Il Comune non aveva lo spazio per acco-glierla in quanto a quel tempo era allo studiola costruzione della seconda tappa della bi-blioteca comunale che non si e poi realizza-ta.Per non perdere l’occasione, d’accordo conl’autorità comunale ci siamo presi a caricola spesa di 40’000 Fr. necessari per l’arredo

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della mansarda, permettendo cosi che il la-scito con grande soddisfazione di CarloChiesa trovasse una sua collocazione. Nel1995 abbiamo intrapreso la revisione deinostri statuti, con il conseguente adattamen-to alla nuova LOP.L’Assemblea ha votato le modifiche appor-tate, in modo speciale quella riguardantel’art. 3 che prevedeva l’apertura ai figli dimadre patrizia.Oggi possiamo asserire che tale modifica èstata una scelta più che giustificata, numero-si nuovi soci si sono avvicinati al nostro so-dalizio ed oggi ne contiamo 5 quali membrinel nostro CD .Nel 1996 abbiamo sostenuto la realizzazio-ne e pubblicazione del libro «Chiasso fra800 e 900» con un contributo di 15’000 Fr.Nel 1998 a Chiasso sorse la necessità di riat-tivare il Cinema Teatro e noi ci siamo subitodetti disposti ad offrire il nostro aiuto.Il Municipio decise per una ristrutturazionetotale dello stabile ed il nostro appoggio, no-nostante nel frattempo ci fossimo già orien-tati verso il progetto «bosco del Penz», lo ab-biamo comunque mantenuto, devolvendoalla Associazione Amici del Cinema TeatroFr. 5’000. in cambio di un certo numero di

volumi dell’omonimo libro, messo poi a di-sposizione dei nostri Soci.Da allora tutti i nostri sforzi sono stati rivolticompletamente alla realizzazione di unaselva castanile nel bosco del Penz, dopoaverne constatato lo stato di abbandono,dovuto alle varie successioni ereditarie chehanno causato un frazionamento delle aree,tale da renderle inservibili. e quindi lasciateal loro degrado. L’operazione ci ha impegnati a partire dal1998.Come ricorderete la Signora Marie ThérèseChiesa (vedova del compianto OrlandoChiesa) colse subito il senso della nostra ini-ziativa e la volle sostenere donandoci unaparticella di bosco che ci consentisse unasicura base di partenza, ed un contributo fi-nanziario non indifferente.Siamo in seguito riusciti ad ampliarne l’areamediante l’acquisto di un bosco confinantedi proprietà del Credit Suisse, che ci ha per-messo di dare ií via al nostro progetto.Nel 2002 si sono conclusi gli ultimi lavoriinerenti questo primo intervento al Penz.La conferma che la strada intrapresa fossequella giusta, giunse nel luglio 2004 quandola signora Virginia Lanzi Corti, a nome della

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c.e. Eredi Emilo e Giovanni Corti ci proposela donazione di 3 particelle di bosco per untotale di ca. 6300 mq.La proposta è poi stata accettata dalla nostraAssemblea, che ha pure votato la conces-sione del relativo credito di ca. 35’000 Fr.per eseguire i lavori necessari. Siamo cosìgiunti al 2007, e precisamente al 16 giugnoquando, a suggellare la conclusione dei la-vori abbiamo organizzato in collaborazione

con il Dicastero Ambiente del Comune, unincontro al Penz per la presentazione alpubblico della nostra «selva castanile», laposa di 2 targhe in ricordo dei donatori, e larealizzazione di un’area denominata «sostadei patrizi».In concomitanza anche il Dicastero Am-biente ha presentato al pubblico un nuovoopuscolo dedicato ad «Alberi e arbusti del-la collina del Penz» realizzato, grazie anche

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al nostro sostegno finanziario di 5’200 Fr.,dagli autori Andrea Guglielmetti e Pia Gior-getti Franscini.Andrea Guglielmetti è l’autore delle bellefotografie che lo compongono.Per l’occasione abbiamo offerto uno spunti-no ed un rinfresco che è stato oltremodo ap-prezzato dal pubblico presente.Alla riuscita della festa hanno collaborato inmodo encomiabile tutti i colleghi di Comita-to che ancora ringrazio.Ritengo doveroso ricordare tutti i donatori, etutte le persone che ci hanno sostenuto edincoraggiati sin dall’inizio.Di questi ultimi non dovrei citarne i nomi pernon incorrere in dimenticanze, ma devo se-gnalare il contributo dell’amico GiuseppeTettamanti direttore del Vivaio Cantonaledel Lattecaldo, sin dall’inizio nostro consu-lente qualificato, che si è occupato dellamessa a dimora dei nuovi alberi e degli in-nesti. Egli mi ha già assicurato la sua dispo-nibilità ad un prossimo intervento con nuoviinnesti.Un grazie anche ai responsabiliti degli UfficiForestali che pure ci hanno sostenuto, ed al-la ditta ECO 2000 di Corteglia che ha ese-guito tutti i lavori di disboscamento ed è quirappresentata dal signor Danilo Piccioli.Devo segnalare e ringraziare per la fattivacollaborazione: il Municipio, il Dicastero

Ambiente, in particolare i signori Varisco eCavadini, con tutti i componenti della squa-dra forestale capitanata dal sign. Beat che, inmodo encomiabile e competente assolvonoil loro compito di controllo e manutenzionedel bosco del Penz.Ricordatevi che Chiasso, nonostante non siaun comune rurale è forse l’unico Comuneche dispone di una sua squadra forestale.Ma voglio ringraziare voi tutti cari patrizi,che ci avete concesso la vostra fiducia e so-stenuti con entusiasmo in questo progetto.Non vorrei comunque che tutto terminassequi, ma mi auguro che in futuro si trovino al-tri donatori, cosi che si possa continuare arendere migliore il ns. Penz.Per quanto concerne l’anno appena tra-scorso vi segnalo di aver partecipato all’As-semblea cantonale dell’ALPA che si è tenutaa Lugano il 5 maggio. All’ordine del giornovi era la discussione di varie problematiche,ma in modo particolare era attesa la relazio-ne della speciale commissione sui canonid’acqua.La questione era sorta su richiesta di Frascoche mediante un’iniziativa sollevò il proble-ma delle difficoltà dei Comuni periferici ditrovare nuove modalità di finanziamento(proponendo appunto di destinare loro il5% dei proventi dai canoni d’acqua).L’Assemblea ha poi votato all’unanimità unarisoluzione in merito.Si è pure parlato del nuovo piano ForestaleCantonale con una presa di posizione del-l’Assemblea, e della tenuta dei registri pa-triziali.Come ricorderete è un problema che assil-la pure noi, e che già vi segnalo da anni. Tut-ti i Patriziati erano in attesa di un aiuto daparte dell’ALPA e del Dipartimento.Sembrerebbe che la situazione sia compli-cata a livello Federale dal sistema Infostar icui dati dovrebbero essere accessibili a co-sti notevoli, ma solo per riceverne indirizza-ri parzialmente aggiornati.Questo punto lo dovremo comunque affron-tare e sarà il nostro obiettivo primario perl’immediato futuro.

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Non è più possibile tenere un elenco ag-giornato dei soci e sarà quindi su questoche dovremo lavorare.Quest’anno abbiamo avuto l’opportunità divedere da vicino 3 campane che sono statestaccate dal campanile della chiesa parroc-chiale per la sostituzione degli isolatori. Unadi queste era la «campana dei patrizi» dona-ta nel 1935 dalla 5 famiglie degli Agustoni,Bernasconi, Chiesa, Canova e Pedroni.Mi auguro che tutti abbiate avuto modo diosservarle a terra.Probabilmente, almeno per molti di noi, si ètrattato di un’opportunità irripetibile di po-terla ammirare e toccare.

Alcuni di noi hanno partecipato all’azione«puliamo il Mendrisiotto», dove a Chiassoera prevista un’azione al bosco del Penz.Purtroppo con scarso seguito da parte dellapopolazione e dei movimenti ambientalisti.L’anno appena concluso sarà comunque ri-cordato per le votazioni per il rinnovo deipoteri Cantonali e Federali.Tutti sappiamo a cosa abbiamo dovuto assi-stere durante questi eventi e soprahutto du-rante la campagna elettorale.Personalmente ribadisco quanto sostengoormai da tempo.Valori come ideali, il rispetto delle idee al-trui, correttezza nell’informazione, confron-to leale eccetera, non sembrano più essereconsiderati valori prioritari. Ormai si assistesolamente a lotte di potere, egoismi e di-scordie. Io speravo che per la nostra regio-ne del Basso Mendrisiotto, un segno di co-raggio verso il futuro si sarebbe verificatoattraverso la fusione con i Comuni di Vacalloe Morbio.Purtroppo sappiamo come è andata e ciò haprovocato una profonda delusione in moltichiassesi.Questa decisione suona come un bruscoarresto. Un segnale di paura davanti a sceltecoraggiose, di mancanza di fiducia nelle ca-pacità innovative e di timore verso il futuro.Con queste idee il Basso Mendrisiotto nonpotrà progredire.Ora Chiasso dovrà fare delle scelte chiareche indichino la via che si vuole seguire nelfuhuro. L’occasione ci è data dalle prossimevotazioni comunali.Il dibattito politico dovrebbe elevarsi neicontenuti e svilupparsi attorno a temi corag-giosi, realizzabili a breve e medio tennine,per non perdere il cosidetto « treno», e con-tinuare sulla via dell’innovazione e del pro-gresso.Ne prendano atto i nuovi e vecchi candidatiai posti di comando.Guai a noi se dovessimo restare inattivi in at-tesa di chissa quale evento favorevole. Altrezone si stanno muovendo più rapidamentedella nostra.

La quinta campana è dedicata a S. Sebastiano.

Tono: MI b - Peso: kg. 970 - Diametro m. 1.20 - Pesodel battaglio kg 20 - Diametro della ruota m. 2.20.Iscrizione da un lato:SANCTE SEBASTIANE PLEBEM CLASI TUAMPROTEGE CUSTODI ET DEFENDE.Traduzione:O San Sebastiano proteggi, custodisci e difendi iltuo popolo di Chiasso.

Iscrizioni dall’altro lato:PERCHÈ ESALTI LA PERENNE FEDE E RIECHEG-GI NELLA TUA VOCE L’ANIMA DEI PADRI, LE FA-MIGLIE PATRIZIE AGUSTONI, BERNASCONI, CA-NOVA, CHIESA, PEDRONI.

Padrino: il sig. Chiesa FrancescoMadrina: la sig.ra Chiesa Eufemia

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Rassegnadei formaggid’alpe 2007a Bellinzona

Continuiamo lapresentazione dellebancarelle chehanno espostol’importanteprodotto caseario

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Rapporto mensile del SAB

Il Consiglio delle regioni di montagna

Il 29 gennaio 2008, il Consiglio delle regionidi montagna si è riunito per la seconda voltadopo la sua creazione. Questo nuovo orga-no deve fornire delle raccomandazioni suitemi principali trattati dal SAB. Durante la lo-ro prima riunione, nel gennaio del 2007, imembri del Consiglio avevano domandatoal SAB di elaborare una visione per le regio-ni di montagna. Questo documento è statopresentato e discusso intensamente all’in-terno di questo organo. Questa visione saràulteriormente approfondita ed in seguitosarà sottoposta ad approvazione. D’altraparte, il Consiglio si è dedicato anche a di-versi temi politici. I principali orientamentidel SAB sono stati approvati. Su alcuni sog-getti particolari vi sono state delle differen-ze. I membri del Consiglio hanno per esem-pio dimostrato di non essere uniti riguardoalla necessità di costruire una nuova centra-le nucleare in Svizzera. (TE)

Le regioni di montagna europee si incontreranno in Svizzera

Dei rappresentanti delle regioni di monta-gna di tutta l’Europa si incontreranno in Sviz-zera, a Briga il 9 ed il 10 ottobre, in occasio-ne della 6° Assise della montagna. Al centrodi questo incontro vi sarà il seguente tema:come possono le regioni di montagna pro-durre del valore aggiunto? Questa manife-stazione deve permettere in maniera parti-colare di rispondere a delle questioni ri-guardanti i cambiamenti climatici, l’invec-chiamento della popolazione, ecc. L’ Assisedella montagna si iscrive anche nel quadrodell’agenda europea di Lisbona e dellaNuova politica regionale della Confedera-

zione. Tra i partecipanti previsti, Mariann Fi-scher Boel, Commissario europeo per l’a-gricoltura e per lo sviluppo rurale, ha giàannunciato la sua presenza. Questa manife-stazione è organizzata dal SAB per conto diEuromontana, associazione europea per leregioni di montagna. Vi annunciamo ancheche un programma provvisiorio è sin d’oradisponibile sul nostro sito (www.sab.ch).

(TE)

La Convenzione alpina scoprele attività turistiche

L’attuale presidenza francese della Conven-zione alpina si è fissata l’obiettivo di occu-parsi più intensamente delle questioni turi-stiche. Durante la prossima conferenza deiministri, che avrà luogo all’inizio del 2009,un piano di azione sarà consacrato al turi-smo alpino durevole. Il SAB ha insistito pres-so il comitato per includere i principali atto-ri turistici (per esempio Svizzera Turismo),ed anche i rappresentanti turistici locali(cantoni, comuni). Perchè solo i prodotti ed iprogetti sviluppati con chi offre dei servizituristici possono essere redditizi. D’altraparte, i centri di competenza nel settore le-gislativo si trovano a livello regionale o can-tonale, e non sul piano nazionale. Continue-remo a seguire con molta attenzione questodossier. (TE)

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Carabietta e la sua memoria

Il Municipio di Carabietta, come si leggenella prefazione firmata dal sindaco DavideBonvicini, ha ritenuto «opportuno, anzi utile,incaricare Raimondo Locatelli - giornalistache avevamo vivamente apprezzato nellaprimavera 2006, allorquando pubblicò unampio e documentato inserto dedicato alnostro Comune sulla «Rivista di Lugano» - diredigere un testo che, in un certo senso, ciconsentisse di raccogliere la «memoria»del nostro paese. Quella di ieri ma anche, esoprattutto, quella di oggi. L’identità di Cara-bietta, insomma».

Ecco, il libro «Carabietta e la sua memoria»è tutto questo. In 130 pagine - riccamente il-lustrate da immagini del passato ma soprat-tutto del presente, dovute alla sensibilità deldr. med. dent. Nicola Buhler che da anni sioccupa di fotografia in modo amatoriale macon apprezzabili risultati «artistici» - è con-densata una miriade di ricordi, fatti, rifles-sioni, costruzioni e prestazioni, iniziative,gente e documenti. Appare doveroso, anno-ta sempre il sindaco Bonvicini, «conservaretutto ciò gelosamente poiché è il nostro pa-trimonio di cultura, storia,politica, socialità, economiae quant’altro».L’autore Raimondo Locatelliche già due anni fa aveva da-to alle stampe (in collabora-zione con Adriano Morandi)un corposo volume (500 pa-gine), per conto della «Rivi-sta di Lugano», sui sette Co-muni dell’Alto Vedeggio (daSigirino a Isone) in questapubblicazione ha messo as-sieme un puzzle significati-vo per numero e qualita del-

le informazioni. Con alcune chicche dal pro-filo storico, come ad esempio la ricerca (incollaborazione con l’ex ispettore dei Comu-ni, Eros Ratti) sul passato «politico» di Cara-bietta. L’attenzione è rivolta al villaggio (all’i-nizio dell’Ottocento, con il Ticino che muo-veva i primi passi come Cantone) che face-va parte del Comune di Morcote, mentre se-condo altri storici, Stefano Franscini com-preso il paese era (ma così non è accadutoaffatto) parte integrante di Barbengo o diGrancia.

I1 volume, come sottolinea Raimondo Loca-telli nell’introduzione, ha pertanto il pregiodi preservare la «memoria» di questa sim-patica comunità di lago, salvaguardando nelcontempo svariate testimonianze e impor-tanti valori che altrimenti il tempo avrebbeprobabilmente cancellato per sempre.

Sono una decina i capitoli che sostanziano lapubblicazione e che, viene offerta dal Muni-cipio di Carabietta in omaggio agli anziani.Il libro di Raimondo Locatelli intende altresìcostituire, a mente dell’autorità locale, il «bi-glietto da visita» per i frequentatori, soprat-tutto nella bella stagione, di questo minu-scolo ma grazioso paese incastonato in unpaesaggio decisamente affascinante, ai pie-di della Collina d’Oro e in riva al Ceresio,nelle cui acque si riflette il Monte Sassalto diCaslano. In particolare, nelle pagine si sus-

seguono ragguagli sulla sto-ria di un’antica «cassina» conprivilegi imperiali e sui dirittidelle «Terre separate», sen-za trascurare la vicina Torraz-za contesa da Caslano e La-vena; si parla del territorioper illustrare i valori naturali-stici, le escursioni e l’evolu-zione del Piano regolatore.Nel campo della religiosità,ci si sofferma in particolaresull’oratorio di San Bernardoche è sì posto all’interno delnucleo ma che dipende da

Segnalazioni culturali

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secoli dalla Parrocchia di Morcote; senzaperaltro dimenticare la singolarissima cir-costanza che la sagrestia di questa piccolachiesa (che ora si vuole restaurare) sino al1967 fungeva da luogo per le riunioni dell’E-secutivo!

Nel capitolo sul Comune, ad esempio, è ri-portato un sunto (dalla lettura dei verbali)delle sedute di Municipio e Assemblea co-munale nei due trascorsi secoli, come purepagine piacevoli tratte da un manoscritto distoria minuta nella prima parte del Nove-cento. Più oltre, il volume descrive le cortidei Giorgetti e dei Frasca nel nucleo del vil-laggio, fa cenno ad un possibile conventonel lontano Medioevo, ricorda l’alluvionedel 20 agosto 1977, descrive le principali in-frastrutture pubbliche (con riguardo soprat-tutto alla sala multiuso), senza trascurare chepurtroppo in paese non vi sono più contra-riamente al passato né un negozio, né unbar, né l’ufficio postale. Ma, per fortuna, vi èla «Società Stangon da Carabieta», che fun-

ge da «anima» della comunità nel promuo-vere tutta una serie di manifestazioni e di ini-ziative per mantenere lo spirito di comunitàviva e dinamica, pur trattandosi di appenaun centinaio di abitanti.La parte forse più interessante e ricca diragguagli riguarda però i «personaggi» nel-la storia di Carabietta: i nativi ma anche chi,per ragioni varie, vi ha soggiornato. Le sor-prese, in questo senso, non mancano, con ri-ferimento a uomini noti e, in qualche casopersino illustri, nei campi della cultura, dellapolitica, delle arti, dello sport e dell’impren-ditoria.Il tutto «irrobustito» ed impreziosito da stu-pende inquadrature fotografiche, ma ancheda un qualificato, rimarchevole apporto a li-vello di prestampa (a cura della GraficompSA di LuganoPregassona), con un tocco alta-mente professionale del grafico RobertoRepossi e la stampa affidata alle cure de LaBuona Stampa.

Giornico Il castello e le fabbrichedi Stefano Vassere

È stato presentato sabato 19 gennaio pressola palestra comunale in Fantín a Giornico ilventitreesimo volume della collana «Reper-torio toponomastico ticinese» dedicato alvillaggio della bassa valle Leventina. Questa volta sono settecento i nomi di luogodel territorio comunale raccolti e raccontatisecondo un itinerario verosimile nelle pagi-ne del volume. Una vera e propria passeg-giata nel passato e nel presente del comune,dove i singoli luoghi rappresentano tappeideali per fermarsi a raccontare storie, avve-nimenti, caratteristiche del territorio, il suosfruttamento, leggende, tragedie, prime at-tività industriali. Il volume è stato curato daun gruppo di ricercatori locali formato da

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Enrico Ruggia, Mario Luc-chini, Patrizio Dressi, EldaGhiggia-Roberti Foc, Ame-rico Romerio Giudici, FlavioSolari, coordinati dall’ufficiocantonale del «Repertorio»presso l’Archivio di Stato delCantone Ticino.Accanto all’elenco dei nomi,il libro è arricchito da capito-letti iniziali che illustrano atti-vità del passato giorniche-se: tra di essi uno sui grotti diGiornico e uno sui sopran-nomi delle famiglie. Di parti-colare interesse è poi un te-sto che riporta documentazione riguardan-te lo sfruttamento a turni dei canali di ali-mentazione di mulini e strutture dello stessotipo, nella formula detta ’rodolo’. Il nome Giornico è vicino a quello del casa-to dei de Giornico, famiglia legata al castel-lo che sorgeva sul territorio comunale e chesarebbe stato distrutto dagli Svizzeri all’ini-zio del Cinquecento. Tra le ipotesi sull’origi-ne del nome, si citerà quella di Vittorio F. Ra-schèr secondo la quale il toponimo andreb-be fatto derivare da una base celtica *juris,

*jurom ’montagna con bo-sco’ con l’aggiunta del suffis-so –iccu forse di origine celti-ca e con funzione diminutiva.Per contro, Ottavio Lurati pro-pone un derivato da giorno«come luogo dove si teneva-no le giornate di giustizia, iplacita donnegaria». Per lamaggior parte dei nomi diluogo contenuti nella raccoltasi cerca di indagare l’origineetimologica o semantica, chemolte volte si ritrova in un ter-mine dialettale ancora regi-strato dai vocabolari o dai

lessici dialettali. La ricerca a Giornico hapermesso di indagare questa particolarerealtà territoriale, un po’ sospesa tra un pas-sato agricolo e uno, più recente, di nascita esviluppo delle attività industriali che carat-terizzarono fino a poco tempo fa la bassaLeventina. Anche queste ultime attività han-no lasciato qualche traccia nella toponoma-stica: si pensi a nomi come al Diamantín, chefa riferimento all’omonima fabbrica, o a no-tizie su altre iniziative contenute nella de-scrizione dei toponimi.

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La zona industriale negli anni Venti del Novecento

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Patriziato di MoghegnoAssemblea Patriziale, gestione delterritorio e quesiti sulla gestionedella strada patriziale per Cortone

La seconda Assemblea Patriziale si è tenutalo scorso 18 dicembre nella sala comunale.Oltre all’esame del preventivo del patriziatoe dell’acquedotto del monte di Cortone peril 2008, altre importanti trattande figuravanoall’ordine del giorno. Tra queste, la presen-tazione del progetto di rinaturazione di lan-che e di specchi d’acqua siti sul territoriopatriziale, elaborato commissionato dal-l’Associazione Diana di Vallemaggia alloStudio di consulenza ambientale DioneaSA. Il progetto ha suscitato interesse e con-sensi ed è stato accettato all’unanimità dal-l’Assemblea.

La discussione si è poi fatta animata alla trat-tanda inerente alla modifica del Regola-mento per la strada patriziale MoghegnoMonte Cortone. Lo stesso ha dovuto esseremodificato in seguito alla decisione delConsiglio di Stato, che ha accolto un ricorsoinoltrato da un non Patrizio in merito all’ap-plicazione della tassa d’utenza differenziatatra utenti patrizi e non patrizi. La decisionedel Consiglio di Stato ha fatto molto discute-re, arroventato l’animo dei patrizi e suscitatoparecchi malumori. Infatti, la mulattiera chesale sul monte, era stata realizzata oltre set-tanta anni fa a spese dei patrizi del villaggioed in seguito trasformata in strada carrozza-bile.Il Regolamento in vigore, riguardante il di-sciplinamento dell’uso della strada con vei-coli a motore fuoristrada, prevedeva una dif-ferenziazione tra la tassa d’uso per patrizi edomiciliati nel nuovo Comune aggregato diMaggia e i non domiciliati nel comprensorio

Monti Bolle e Piano sopra Cortone di Moghegno (m. 1270) - foto G. Mattei

DAI PATRIZIATI

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comunale. Per quest’ultimi era prevista edapplicata una tassa maggiorata.Questo regolamento patriziale nei decenniscorsi era stato modificato a più riprese edapprovato ogni volta dal Consiglio di Stato,senza dar motivo di dispute e contese disorta.Va rilevato che da alcuni anni è stata ripristi-nata l’antica tradizione moghegnese dellagiornata di lavoro gratuito per la manuten-zione della mulattiera. L’iniziativa ha trovatorispondenza tra i patrizi e i domiciliati. As-senti, a parte qualche rara eccezione, gliutenti non residenti nella zona, che, in effetti,non hanno ovviamente un vero legame af-fettivo con il nostro territorio.Come detto la decisione del legislativo can-tonale ha suscitato sconcerto e fatto storce-re il naso alla popolazione locale. Inutile na-scondere che l’istanza d’intervento inoltratanegli anni scorsi al Consiglio di Stato da par-te del Signor Ghiringhelli di Losone, volta a

far abolire azioni di coinvolgimento dei pa-trizi in raduni conviviali che rafforzano l’ag-gregazione, l’unione locale e lo spirito vici-nale, ha toccato la sensibilità della nostragente ed indispettito gli animi di non pochisostenitori della causa patriziale.

Domanda spontanea sorta nell’Assemblea: ha ancora un sensoessere Patrizi ?Ora ci chiediamo: non è possibile interveni-re con dei correttivi adeguati a dilesa degliinteressi e peculiarità dei patrizi per mezzodi una modifica della LOP?O ci si dovrà rassegnare e chinare mesta-mente il capo di fronte ad iniziative di perso-ne egoiste, poi avvallate dalle nostre auto-rità superiori che, inutile nasconderlo, costi-tuiscono un’ulteriore avanzata del tentativo,già tentato alcuni decenni or sono da certinotabili, volto all’abolizione definitiva dell’I-stituto Patriziale?

Monte Bolle sopra al Cortone di Moghegno (m. 1270) - foto G. Mattei

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Secondo l’opinione di molti nostri compatri-zi, è giunto il momento di agire in unione diintenti con altri Enti che sono confrontati coni nostri stessi problemi, alfine di far sentire ilnostro dissenso, la nostra voce che grida ba-sta allo smantellamento continuo dei nostridiritti.Se ancora si vuol salvare il salvabile, ritenia-mo sia più sia necessario avere il coraggiodi procedere urgentemente in questa dire-zione tendente all’unione delle forze, alfinedi ridare affidabilità alla causa patriziale,senza preoccuparci dell’opinione di coloroche potrebbero tacciarci di retrogradi, so-gnatori ed utopisti. Quale Presidente del pa-triziato di Moghegno invito l’ALPA di voleraffrontare la problematica e di farsı caricodei passi necessari.

Guido Rianda, presidente del Patriziato di Moghegno

Monte Piano sopra al Cortone di Moghegno (m. 1270) - foto G. Mattei

Postilla della Redazione: la problema-tica sollevata dal Patriziato di Moghe-gno è interessante e suscettibile all’a-pertura di un dibattito in merito. Invi-tiamo i Patriziati confrontati con similiproblematiche di volerlo comunicarealla Presidenza dell’ALPA. Interessan-te sarà conoscere come sono state ri-solte localmente le problematiche ri-ferite d’applicazione delle tasse d’u-so delle strade e piste patriziali – sia-no forestali, alpestri o altro –. Ringra-ziamo per la coliaborazione che con-tribuirà a porre le basi per risolverequet’annosa problematica che toccapiù enti patriziali.

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Brè,l’assembleadel Patriziato

Il diciannove no-vembre scorso, si èsvolta a Brè, I’as-semblea Patriziale.Il presidente signorAndrea Prati ha salutato i presenti che a lorovolta hanno incaricato il signor GianfrancoCarcano di fungere da presidente di sala.Dopo la lettura dell’ultimo verbale e la suaapprovazione, si è discusso il preventivo peril 2008. Il vice presidente signor Luca Gilar-di ha letto e commentato le diverse previsio-ni di uscite, segnalando che prossimamentesarà riordinato il registro dei fuochi ed inol-tre che, in collaborazione con il comune diLugano, si provvederà a sistemare il sentie-ro che dal «Sasso Rosso» porta alla vetta delmonte Boglia. Il patriziato prevede, a brevetermine, il rifacimento di una recinzione inzona «Cova» a Brè e, fra un paio di anni, diproseguire nel taglio curativo del bosco inzona «Culma». Per quanto concerne le en-trate, queste sono costituite in gran partedalle tasse patriziali dei 285 fuochi. Sia il preventivo che il rapporto della com-missione della gestione sono stati accettatiall’unanimità. Senza obbiezioni ed inconformità della legge patriziale, è statoconcesso lo stato di patrizio al signor FlavioVabanesi e a sua moglie Maria. Nessun av-vicendamento per quanto concerne lacommissione della gestione alla quale ilpresidente Andrea Prati ha voluto dedicareun particolare ringraziamento per gli im-pulsi costruttivi che elargiscono all’UfficioPatriziale. Inoltre ha voluto ringraziare il Cir-colo Pasquale Gilardi per l’importante lavo-ro svolto e che ha portato alla luce la splen-dida pubblicazione «Muri di ieri, segni dioggi» dedicato all’arredo artistico del nu-

cleo di Brè. Ringraziamenti che il presidentedel Circolo Pasquale Gilardi signor Fernan-do Gilardi ha voluto contraccambiare per ilcontributo finanziario del Patriziato in favoredi questa recente opera. Per quanto concer-ne l’ultima trattanda, il vice presidente hacomunicato che le autorità cantonali hannosciolto il «Consorzio Alto Cassone» e che iloro terreni (vetta del Monte Boglia e zonaCova) passeranno di proprietà del Patrizia-to di Brè, come pure il terreno, non costrui-bile, in via Monte Brè che il signor Bauer havoluto donare al patriziato. Per quanto concerne il pannello luminosoche l’AIL ha posato su terreno patriziale, si èprecisato che a partire dal primo aprileprossimo, quest’ultimo sarà di proprietà delcomune di Lugano, ma le scritte che vi ap-pariranno (prossimamente si potrà vederelo stemma patrizia!e o quello di Brè), do-vranno comunque sempre essere approva-te dal Patriziato. In conclusione dei lavori siauspica una riunione conviviale con gli altritre Patriziati della nuova Lugano (Lugano,Castagnola e Davesco) ed una cena conmolti Patrizi di Brè, fissata per il 14 marzoprossimo.

Si ricorda a chi fosse interessato, chepresso l’Ufficio Patriziale, contattando ilsegretario Francesco Gilardi, ci sonoancora delle copie del libro «Muri di ie-ri, segni di oggi» al prezzo di Frs. 25.– .

fototesto PgH

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Patriziato di Castagnola in assemblea con bicchierata e auguri

Venerdì 7 dicembre, presso la sala patrizia-le alla Chiesa di Castagnola, si è svolta la se-conda assemblea ordinaria dell’anno 2007.Il presidente ing. Andrea Ender, dopo il ben-venuto ai presenti ha chiesto un minuto di si-lenzio per commemorare i patrizi scompar-si Cornelio Gianinazzi detto Beni, VittorinaRezzonico, Cornelio Gobbi, Antonia Rezzo-nico e Natalia Rezzonico. In seguito ha espo-sto un istoriato relativo al lavoro svolto dal-l’Ufficio patriziale, nel periodo che intercor-re tra le due assemblee. È stato esaminato ilpreventivo 2008 e l’aggiornamento del regi-stro dei fuochi (catalogo elettorale) che si èrivelato molto complicato e laborioso. Si èpure discusso in merito alla problematicarelativa alla terrazza di Caprino occupatadal signor Castelli, appurando che la stessaè di proprietà del Patriziato e quindi non faparte del Grotto Antico. L’Ufficio ha ricevutoil benestare dagli Enti locali per il diritto disuperficie ceduto alla Società Canottieri

Ceresio e una rettifica di confine a San Do-menico con il Comune di Lugano; mentreche per la vendita al signor Severino Arigo-ni di uno scorporo di bosco a Caprino, hadato esito negativo. È stata pure inviata unalettera al Dicastero Servizi Urbani, con co-pia al Municipio, per quanto riguarda i cas-sonetti interrati di via San Giorgio, ottenen-do quale risposta, il non procedere alla ri-mozione o al camuffamento tramite siepe. Siè pure rammentata l’assemblea dell’ALPAorganizzata dai quattro Patriziati, Lugano,Castagnola, Brè e Davesco Soragno, svolta-si con successo. L’Ufficio patriziale si è con-gratulato con l’ing. Andrea Ender, divenutopadre di Edoardo, bellissimo bimbo e nuo-vo patrizio. Dopo due incontri del presidente con il si-gnor Roncoroni, è stata liquidata la penden-za del diritto di superficie per attracco na-tanti a Caprino, con versamento degli arre-trati e fissando un nuovo contratto Terminatoil resoconto si è passati alla nomina del pre-sidente di sala nella persona dell’ing. FrancoEnder e di due scrutatori Gianni Rezzonicoe Carlo Antonio Gianinazzi. Il preventivo, let-to dal solerte cassiere Lario Ender, è stato

Da sinistra: Lario Ender cassiere, ing. Andrea Ender presidente del Patriziato, ing. Franco Ender presi-dente di sala e il segretario Renzo De Vecchi. Da notare che, per la prima volta nella storia del Patriziato,padre e figlio ricoprono ambedue la carica di presidente.

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Patriziato di Aquila – Torre – Lottigna

In ricordo dell’Ing. Bruno Morosi (1945 – 2007) ad un anno dalla scomparsa

Da ormai un anno ci ha lasciato il nostro amico ecollega Ing. Bruno Morosi.Originario di Aquila, nato a Torre nel 1945 Brunofrequenta le scuole d’obbligo nel suo paese na-tio per poi proseguire la sua formazione all’Isti-tuto Cantonale di Mezzana. Dopo questa forma-zione frequenta corsi di tedesco al St. Michel diZugo per poi laurearsi in Ingegneria al Politecni-co federale di Zurigo (ETH).Inizia la sua attività presso il Dipartimento delle Costruzioni per passare poi al neoco-stituito Dipartimento dell’ambiente e del Territorio dove fino al pensionamento ha da-to il suo valido ed apprezzato contributo nel settore della pianificazione del territorio.Fu municipale di Torre e presidente del locale Patriziato. Nel nuovo patriziato genera-le di Aquila, Torre e Lottigna fu nominato Vicepresidente. Grande appassionato di tirofu presidente dei «Tiratori dell’Adula», oltre a ciò amava la montagna, appassionatocacciatore (quaranta le «patenti» acquistate) e numerosi i suoi trofei.Coniugato con Mariella, nata Robbiani, ebbe tre figli, due coniugati e quattro nipotini.Ricorderemo l’amico Bruno sempre con affetto e riconoscenza per quanto fatto per lanostra collettività montana.

Il Patriziato Generale di Aquila – Torre – Lottigna

accettato all’unanimità. Secondo punto del-l’ordine del giorno, il citato contratto Patri-ziato Roncoroni, pure accettato all’unani-mità. Alle eventuali il patrizio Gianni Rezzo-nico consiglia un restauro della sala patri-ziale, pavimento e ballatoio esterno (recen-temente è stato eseguito il nuovo impiantoelettrico a norma di legge). Giuseppe Gob-bi chiede l’aggiornamento del sito internetnel quale figura ancora la vecchia ammini-strazione. Risponde il presidente AndreaEnder che, con la collaborazione di CarloAntonio Gianinazzi, è già stata allestitaun’ampia panoramica relativa al Patriziatoma che per il cambio dell’amministrazione,

bisogna attendere il subentrante al prof. Ro-dolfo Rezzonico dimissionario. Il segretarioRenzo De Vecchi fa notare che il caso è già alvaglio degli Enti locali e probabilmente bi-sognerà procedere ad una votazione perelezione del nuovo membro. Infine il prof.Rezzonico chiede all’ufficio patriziale di ri-cordarsi che nella costruzione che fu delcompianto presidente Dario De Vecchi, gliancoraggi sono entrati nella proprietà patri-ziale e quindi soggetti ad indennizzo. Termi-nata l’assemblea, una bicchierata con pa-nettone e auguri per le festività, ha rallegra-to la serata.

dasg (foto g.c.a.)

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Patriziato di Daro Lavori fra Valascia e Malmera

Il 6 dicembre u.s. si è tenuta la sessione in-vernale con la presenza dell’ ufficio in cor-pore e di 18 consiglieri su 20. I lavori sonostati presieduti dal maestro Pio Delcò. Dopol’approvazione del verbale ci si è pronta-mente chinati sull’esame del conto preventi-vo 2008 che ancora una volta si annunciacon cifre rosse per cui si dovrà fare asse-gnamento sulla generosità della comunitàpatriziale. In sostanza nei prossimi giornicon la lettera di invito a pagare la tassa fuo-catico 2008 sarà fornito ai patrizi l’elencodegli impegni straordinari e della massimaurgenza a cui il Patriziato dovrà confrontarsi.Così ha anticipato il presidente Marco Za-netti si dovrà intervenire sul sentiero chedalla Piazza conduce ai monti di Malmera.Qui ci attende un parziale rifacimento di unponticello e più in alto la posa di una ventinadi metri di ringhiere. Per questo impegno sono già a disposizio-ne i componenti della squadra tecnica cioègli specialisti Renato, Armando e Lorenzo.Sempre a proposito di preventivo l’Ufficio haribadito la sua partecipazione al progetto diasfaltatura della strada fra Arbedo e Monti diTabiò e di riflesso nella zona dei Monti diDaro dove d’estate si recano parecchie fa-miglie patrizie. Il preventivo già approvatodalla Gestione è stato accolto all’unanimità.il secondo importante tema della serata èstata la trattando dedicata all’esame dellaconvenzione stipulata fra il Patriziato di Daroed i terrieri Zanolli/Spinelli. Contenuto delquesito: accordare una autorizzazione perla realizzazione di una strada veicolare sullaparticella no. 5032 RFT Bellinzona dove at-tualmente passa già un sentiero. Ufficio eCommissione della Gestione propongonol’accettazione. C’è stata una nutrita discus-sione con interventi di Gabriele Zanini, Ti-ziano Zanetti, Anita Banfi Beltraminelli, PaolaDelcò, Tiziano Innocenti e Samuele Baren-co. Ai voti in 15 si sono dichiarati favorevoli

alla convenzione, due sono stati i contrari euno si è astenuto. Nei momenti delle eventuali c’è stato il tem-po per rinnovare il ringraziamento ai CiviciPompieri di Bellinzona che hanno organiz-zato sulla nostra montagna una importantegiornata di pulizie e varie manutenzioni e inmodo speciale per Samuele Barenco e Re-nato Muggiasca che hanno coordinato i varilavori. Ed a Renato, Armando e Lorenzo altriapprezzamenti per le collaborazioni tecni-che per la fontana di Montebello. Infine ungrazie ai cuochi della società Busecca e delGruppo Giovani Artore per le preziose pre-senze.

Frediano Zanetti

Ponto ValentinoNotizie patriziali

Con le dimissioni di Ermelindo Taddei dallacarica di Presidente si sono imposti degliavvicendamenti in seno all’Ufficio Patriziale.Ermelindo ha rivestito cariche nella gestio-ne del nostro Patriziato per oltre un trenten-nio, dapprima quale membro, in seguitonella veste di Presidente. Dopo aver eletto tacitamente quale nuovoPresidente Pier Giorgio Jametti già membro

Il Principe Aga Kahn e Giulio Vescovi, ultimo casa-ro di Pozzetta, il Presidente Lindo (a sinistra) e il se-gretario Robertino Guidicelli.

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dell’Ufficio a completare l’e-secutivo patriziale, pure informa tacita, è stato chiamatoBrenno Jametti. In questi ulti-mi decenni il nostro ente hafatto fronte a diverse iniziativee investimenti, sopratutto pergli stabili dei nostri alpi, an-cora caricati per il bestiame:Si può però dire che i più im-portanti lavori sono iniziati al-l’inizio degli anni 50 del se-colo scorso, con la nuovapiantagione sopra il paese,opera che vide pure impe-gnati uomini e donne delpaese; le forze maschili per preparare lefosse per gli alberi e poi le donne nel lavorodi posare le giovani piante cosi che ci fu pu-re un reddito finanziario per la gente di Pon-to. Fu questa un’iniziativa presa dall’Ammi-nistrazione patriziale allora presieduta daUgo Jametti con la collaborazione di altrimembri avveduti e propositivi. Poi, con leopere di raggruppamento terreni il Patrizia-to divenne proprietario dei terreni e stabiliche si estendono da Ardet a Surda, fin allorain mano private; parte di quelle stalle ven-nero poi vendute e trasformate in case rusti-ci di vacanza a diversi proprietari, sia delpaese che a gente «di fuori». I più grandi im-pegni, come detto, sono stati per le cascinedegli alpi, onde renderle più accoglienti econ le attrezzature indispensabili e attualiper la lavorazione dei prodotti lattieri e per ilpersonale; innanzitutto per Surda, che di-venne il corte principale, quindi di S. Marti-no e Piandios: il formaggio prodotto prendeil nome di «PIANDIOS», molto apprezzatoda tutti gli intenditori e buongustai,; ha ungusto tutto particolare dato dal profumo esapore della buona erba che le mucche al-peggiate brucano nei pascoli della regione.Ma ciò che ha destato maggior interesse intutto il cantone e oltre, sono state le opere diristrutturazione della cascina dell’alpe Oersulla Pezza comune del Lucomagno, lavoriimportanti sovvenzionati in gran parte gra-

zie alla « fondazione Alp Action», presiedutaallora dal Principe Sadruddin Aga Khan,grazie al suo programma di finanziamentoaziendale per l’ambiente alpino. Si può quindi ribadire che il nostro Patriziatoha sempre avuto dei dirigenti oculati e attivi;in tutto il secolo scorso vi è stato un fiorire diiniziative e realizzazioni che hanno avutosuccesso; la vendita del pascolo dell’alpeSoreda nei Grigioni, avvenuta a metà del se-colo passato a causa dell’invasione da partedel bacino idroelettrico del «Zervreila» so-pra la nota stazione termale di Vals, ha con-sentito di incamerare un buon capitale, de-stinato poi a coprire almeno in parte, gli in-vestimenti avvenuti sui nostri alpi già men-zionati. Ricordo ancora che in quegli anniveniva a casa nostra il signor Casanova diVals, affittuario dell’alpe Soreda, che si in-tratteneva in affabili conversari con il babbo,che era Vice Presidente del Patriziato.E certo gli ultimi Uffici patriziali sotto la dire-zione di Ermelindo Taddei non hanno de-meritato dai loro predecessori; a loro, masopratutto a Lindo un doveroso e sentito gra-zie. Questa occasione ha offerto al sotto-scritto lo spunto per alcune annotazioni«storiche» da parte di un patrizio anziano,all’intenzione delle giovani generazioni dipatrizi, fra le quali son sortiti i membri attua-li dell’Ufficio Patriziale.

Pio Guidicelli

Il nuovo Ufficio patriziale: (da sinistra) Albano Zuffi, Brenno Jametti, ilpresidente Piergiorgio Iametti, Damiano Vanazzi, Carletto Taddei ela segretaria Cinzia Iametti Guidicelli.

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.38 Rivista Patriziale Ticinese N. 1/2008

Ufficio patriziale di Peccia

L’Ufficio patriziale di Peccia desidera mani-festare pubblicamente l’apprezzamentoper il documentario «La montagna di mar-mo racconti di un cavatore valmaggese»trasmesso dalla nostra TSI nella serata didomenica 27 gennaio nell’ambito del pro-gramma «Storie». Abbiamo potuto ammirare un documentoben fatto e minuzioso, una testimonianzaveramente significativa del vissuto e dellecaratteristiche della nostra regione e dellanostra gente. Senza dubbio è stata ancheuna piacevole «cartolina» di presentazionedel territorio di Peccia, con la sua Valleomonima comprendente pure la frazione diSan Carlo, dove vive il protagonista del fil-mato, Delfino Giovanettina. Crediamo siaquesto un modo utile ed interessante di faretelevisione, mostrando e nel contempo con-servando l’identità ticinese e le peculiarita,ai più sovente poco conosciute, delle nostrediscoste vallate alpine. Vallate che hannocomunque molto da offrire, come pure sto-rie suggestive e vere da raccontare. Esprimiamo pertanto un sentito ringrazia-mento a tutti quanti hanno contribuito nellacircostanza, in particolare: ai patrizi DelfinoGiovanettina e alla moglie Ebe, nata Vedo-va, per la disponibilità dimostrata nel parte-cipare attivamente, e in modo spontaneo, aquesto bel documento di nostrana e genui-na valenza storico culturale; alla TSI, in spe-cial modo al realizzatore Mirto Storni e alproduttore Federico Jolli, accomunando tut-ti coloro che hanno collaborato alla realiz-zazione; al patrizio Martino Giovanettina,per l’interessamento e la consulenza assi-curata.

Segnalateci notizie e avvenimenti riguardanti i vostri Patriziati!Provvederemo con piacere a pubblicarli sulla

RIVISTA PATRIZIALE

Alcune annotazioni storiche di completazione.

La presenza del marmo nell’alta Valle diPeccia era già conosciuta nei secoli pas-sati, basti pensare alla croce astile del1617 sul sagrato della Chiesa parrocchia-le di San Carlo di Peccia, alle numeroseacquasantiere e lapidi e ai diversi forniove si fabbricava la calce. Durante la pri-ma guerra mondiale e negli anni seguen-ti vi furono diverse esplorazioni in fondoalla Valle di Peccia, lungo il crinale del Pi-zo della Rossa, alla ricerca della «venabianca». Sembra che tra questi pionieri viera un certo Ettore Rossi, padre del notoscultore Remo. Un particolare curioso a2000 m. si trovano incise nella roccia treiniziali» A.V., P.H., J.O.», quest’ultimo, scul-tore lucernese, le incise durante una diqueste antesignane esplorazioni. Nel1929 su iniziativa del Dott. Antonio Vedovapatrizio di Peccia poi trasferitosi a Zurigo,figlio dell’allora Pretore di VallemaggiaClemente Vedova la vena del marmo fustudiata, e un progetto di sfruttamento fuallestito dal geologo basilese Armin Gun-ter. Difficoltà finanziarie e logistiche fece-ro accantonare il progetto. Antonio Vedo-va nei decenni seguenti diverrà poi unodei fondatori e principali animatori dellaDitta Cristallina SA, unitamente al Dott.Peter Halter di Lucerna e ad Andreas Hin-nen di Willisau. Nel 1946 fu costruita lastrada che da Piano di Peccia porta aGheiba. Il progetto si concretizza con lafondazione della Ditta Cristallina SA edebbe inizio l’estrazione del marmo, operache continua ancora oggigiorno.

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Agenzia generale per il sopraceneri

Franco R. FerrariVia San Gottardo 2Bellinzona

Agenzia generale per il sottoceneri

Marco FerrariPiazza Cioccaro 2Lugano

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