RIV ISTA PATRIZIALE Ticinese TICINESE Fascicolo 3

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Organo dell’Alleanza Patriziale Ticinese No. 282 settembre 2011 Anno LXV Fascicolo 3 RIVISTA PATRIZIALE TICINESE 16 14 24 Già dal 1098, i Capriaschesi si erano dati degli Statuti, dopo essersi liberati dalla nobiltà feudale Milanese, (e qui entra in gioco la leggenda)… L’inizio anticipato della stagione calda, caratterizzata quest'an- no da una primavera insolitamente «estiva» - mentre le indi- spensabili piogge sono giunte solo tra la fine di maggio… Pieve Capriaschese Considerazioni sull’alpeggiatura La storia della sua costruzione Il simbolo monumentale eretto sul Motto della Croce - in territorio di Daro - ha compiuto 110 anni. È stata un’opera realizzata dalla Parrocchia e dal Patriziato

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Organodell’Alleanza PatrizialeTicinese

No. 282 settembre 2011

Anno LXVFascicolo 3

RIVISTAPATRIZIALETICINESE

161424

Già dal 1098, i Capriaschesi si erano dati degli Statuti, dopoessersi liberati dalla nobiltà feudale Milanese, (e qui entra ingioco la leggenda)…

L’inizio anticipato della stagione calda, caratterizzata quest'an-no da una primavera insolitamente «estiva» - mentre le indi-spensabili piogge sono giunte solo tra la fine di maggio…

PieveCapriaschese

Considerazionisull’alpeggiatura

La storia della suacostruzione

Il simbolo monumentale eretto sul Motto della Croce- in territorio di Daro - ha compiuto 110 anni. È stata un’opera realizzata dalla Parrocchia e dal Patriziato

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Rivista Patriziale Ticinese 2 N. 3/2011 – N. 282

Rivista Patriziale TicineseOrgano dell’ALPA, Alleanza Patriziale Ticinese

Anno LXV - Fascicolo 3No. 282 - settembre 2011

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Segretario:Gianfranco Poli6826 Riva San Vitaletel. 091 - 996 16 79E-mail: [email protected]

CorrispondenzaCasella postale 166826 Riva San Vitale

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No. 282 - settembre 2011Anno LXV - Fascicolo 3

SOMMARIO:

3 EditorialeL’orgoglio di esporre la bandiera

5 Pieve Capriaschese

14 Considerazioni sull’alpeggiatura

16 Seduta Consiglio Direttivo ALPA all’Alpe di Piora - Cadagno

20 «Concetto per la protezione,la promozione e la valorizzazionedella biodiversità nel bosco ticinese». Il parere del’ALPA

21 Buona stagionee prodotti di qualità

22 Una risorsa da valorizzare

23 Energia dal legno:no roads, no wood

24 La storia della sua costruzione

25 Costa dell'Albera: 21. Incontro

26 Protezione dei funghi in Svizzera

31 SABRapporto mensile del SAB

Segnalazioni culturali33 Cento anni di silenzio33 ANL - Sala Capriasca

Dai patriziati34 Patriziato di Ravecchia36 Patriziato di Robasacco36 Patriziato di Peccia

In copertina: uno spiccato amor di Patria

Rivista PatrizialeTicinese

Rivista Patriziale Ticinese 3 N. 3/2011 – N. 282

Editoriale

La nostra rivista, grazie all’impegno del vicepresidentedell’Alpa Giovanni Maria Staffieri, ha descritto, nei suoi nu-meri 279 e 280, la storia delle bandiere ticinesi dai Volon-tari luganesi (1797) a quella dell’Alleanza patriziale ticine-se, (1942).Un simbolo, un orgoglio patriottico sincero e devoto, voltoad esprimere l’appartenenza a una Comunità che nei se-coli ha segnato la storia, radicata in un contesto impregna-to da gioie, sacrifici, tragedie e da uno stretto legame soli-dale fra gli uomini, le famiglie e i nuclei sparsi in modo par-ticolare sulle Alpi.

L’orgoglio diesporre la bandiera

di Armando Besomi

Cantonal tree, Swiss Court, London

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Negli ultimi tempi è stato posto in risalto ilfatto che persone venute da lontano abbia-no esposto la bandiera della propria Na-zione sui balconi delle case o nel giardinosenza ossequiare un preciso regolamentoche vuole, sopra quella bandiera, l’esposi-zione del vessillo rossocrociato, di ugualegrandezza o più grande. Quel regolamen-to esiste da molti anni ma forse la benevo-lenza e la grande ospitalità del Popolo sviz-zero non ne chiedevano l’applicazione,memore di quel simbolo portato lontanodagli emigranti svizzeri giunti in tutte leparti del mondo e piantato con il solo spiri-to di ricordare la Patria lontana, senza volermancare di rispetto agli stati che li ospita-vano.

Questa malcelata irritazione, è a mio mododi vedere riconducibile al fatto che moltiemigrati, anche se fuggiti da situazioni disa-strose, amano il loro Paese e lo vedono, lo ri-cordano con commozione guardando una

bandiera. E questa fierezza repressa la vor-rebbero condividere con coloro che hannoofferto aiuto e ospitalità. In quelle case, ma-gari nascosta, una bandiera c’è.

E nelle nostre case? Lo scorso 1 agosto, ho fatto un giro in diversicomuni. Bandiere svizzere o ticinesi pochis-sime, a volte mancanti anche in stabili pub-blici, oppure arricciate e appese senza con-vinzione a qualche balcone, come asciugapiatti messi al vento.Su una grande terrazza, sopra i gerani fiori-ti, i simboli dei cantoni della Confederazio-ne, uniti e solidali nella storia di un Paese li-bero e glorioso, fin dal 1291.A vegliare sopra di loro la bandiera fiamma-ta della Svizzera, quell’Elvezia a cui ognunosi vanta di appartenere ma che nemmenonel giorno a Lei dedicato, quel1 di agosto,non esterna la propria riconoscenza.In quel balcone, c’era uno spiccato amor diPatria.

Il primo stendardo dell’ALPA (1942) conservatopresso il Patriziato di Riva San Vitale.

La ricostruzione della prima bandiera del CantoneTicino, pubblicata da Aldo Crivelli sulla copertinadella Rivista Storica Ticinese, fascicolo 29 dell’otto-bre 1942.

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Il Patriziato di Bidogno

Fra storia e leggendaLe origini del Patriziato di Bi-dogno, a somiglianza deglialtri della Capriasca, affon-dano le loro radici nel lonta-

no Medioevo, precisamente nell'11.esimosecolo. Storia e leggenda si completano avicenda, generando una sintesi con tutti i re-quisiti classici per diventare fonte di studispecialistici corredati da dovizia di partico-lari, improponibili in questa sede ma di si-curo interesse.Tutti sono comunque a conoscenza della vi-cenda, drammatica e triste, della ContessaGrassa, madre inferma di Arnoldo e Azzo-ne, nobili longobardi di Milano animati daambiziosi progetti feudali a scapito dellapopolazione capriaschese.Corruzioni di ogni tipo, miseria e pestilenzefanno da fosco sfondo ad un periodo storico

agitato nel quale le ingiustizie e le prevari-cazioni diventano legge ed ingeneranoscontri rudi e sovente cruenti.I due fratelli, figli del loro tempo, al colmodella cupidigia arrivano al punto di pugna-lare il sacerdote della Pieve, tale don Fedele,in quanto, si racconta, aveva avuto il corag-gio di pubblicamente parteggiare per i di-ritti della popolazione contadina locale.La Contessa Grassa, con testamento del1078, per espiare il grave sacrilegio che «ha macchiato per l'eternità l'anima dei fi-gli», decide di rinunciare ai diritti feudali edi lasciare l'intera sua proprietà alla Chiesadi Santo Stefano. Con questo gesto la Ca-priasca diventa a tutti gli effetti dei Capria-schesi.Il Patriziato di Bidogno potrebbe esser natoanche a seguito dei fatti citati e dei beni rice-vuti dalla Contessa Grassa, suddivisi poi frale comunità della regione. Bidogno ottenneun territorio piuttosto vasto in considerazio-

Pieve CapriascheseNel 1191 menzionata come Cresci(h)asca, nel Medioevo ad essa corrispondentecomprendeva tutti i comuni della Valle(i) di Lugano.

La suddivisione nei diversi comuni fu compiuta prima del XV secolo visto che nel 1476questi comuni formavano un consorzio fiscale.

Con San Carlo Borromeo avvenne poi la suddivisione nelle diverse parrocchie.

Già dal 1098, i Capriaschesi si erano dati degli Statuti, dopo essersi liberati dalla nobiltàfeudale Milanese, (e qui entra in gioco la leggenda).

Un «Judicatum» del 1078 fa infatti stato, delle volontà di una nobildonna milanese la«Contessa», detta anche «Contessa Grassa» di legge longobarda, che donò i suoi beninel territorio di Bigorio, Sala e i monti indivisi in Valle, alla chiesa di St. Stefano diTesserete, in remissione dell’assassinio compiuto dai suoi figli Amolfo e Azzone, sullapersona del Sacerdote Fedele, che era anche Console della comunità Capriaschese.

Essa cedette, alla detta Chiesa, tutti i proventi che percepiva dalla Valle, che si sarebbe li-berata e costituita in Comunità.Una trascrizione del documento si può trovare in: MORONI STAMPA - Codex paleograficusHelvetiae subalpinae. Lugano Burstein 1957.

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ne del fatto che, con i suoi 54 fuochi, era unadelle comunità più grandi.Intanto, tra il 1100 e il 1300, Bidogno edificala sua chiesa (una mole notevole con un im-ponente campanile) e proclama S. Barnabapatrono del villaggio: è il 26 febbraio 1487!Nel 1615, Bidogno si stacca spiritualmenteda Tesserete e diventa parrocchia autono-ma.Per quanto concerne i secoli successivi nonesistono documenti di rilievo che possanochiarire situazioni, condizioni sociali e vi-cende notevoli; si presume, secondo logica,che la vita dei patrizi di Bidogno sia trascor-sa in modo semplice e rude, legata allescarse risorse, che l'agricoltura di monta-gna e la pastorizia potevano offrire.Fatte queste premesse è pure lecito pensa-re ad una forte coesione fra i patrizi a salva-guardia, per impellenti necessità vitali, deibeni comuni: è l'avvio vero e proprio del-l'amministrazione patriziale.

L’odierno Patriziato e le sue realizzazioniIl Patriziato di Bidogno è povero: non possie-de beni che gli permettono di ottenere en-trate finanziarie cospicue e regolari. In pas-sato doveva aggrapparsi alla misera impo-sta patriziale, da decenni ormai fuori corso,visto l'abbandono dell'attività agricola daparte dei suoi patrizi.Resta, è vero, il ricavo dalla vendita del le-gname, ma anche da questo punto di vistagli importi non sono tali da permettere unafacile prospettiva nell'ambito degli investi-menti.Questi dati di fatto, poco rassicuranti, nonhanno comunque mai scoraggiato i suoiamministratori, i quali con dedizione, tena-cia e amore per quanto ricevuto in ereditàdai loro predecessori si sono sempre impe-gnati in opere che solo chi ha sperimentatole autentiche fatiche della vita rurale è ingrado di apprezzare nella loro reale portata.Nell'ultimo ventennio il Patriziato di Bidognosi è impegnato con entusiasmo e dinami-smo nella realizzazione di opere di fonda-mentale importanza.

In primis si è trattato di riattare i due immo-bili (Grotto al Mulino e Alpe di Musgatina)che, purtroppo, palesavano l'usura del tem-po e che perciò non soddisfacevano più leattuali esigenze dell'Ente.Nel contempo andava salvaguardato il suostupendo patrimonio forestale e ambientale.La posta in palio era epocale, urgente edesigente.All'Ufficio patriziale si è presentata unagrossa mole di lavoro, intrisa di ostacoli bu-rocratici di ogni genere e costellata da pro-spettive onerose da affrontare a brevi sca-denze.Portare a termine un programma tanto ar-duo è stata una vera e propria impresa, siadal profilo tecnico, sia soprattutto dal profilofinanziario.Per quanto attiene la riuscita di queste im-portanti opere è risultata determinante lacompetenza e la disponibilità del presiden-te Ruggero Canonica; il suo fattivo contribu-to è stato determinante nella realizzazionedei vari interventi, oggi visibili a tutti, oltreche apprezzati dalle autorità cantonali e pa-triziali.Il Presidente ha trovato nel vicepresidenteDaniele Bindella il tecnico ideale, nel se-gretario Giorgio Domeniconi un solerte ecoscienzioso contabile e in tutti i membri esupplenti dell'Ufficio patriziale dei preziosicollaboratori sempre pronti ad offrire il lo-ro contributo nelle più disparate mansioni.Riguardo al profilo finanziario, va segnalatoe ringraziato il Canton Ticino per i sussidipubblici ottenuti per il tramite dei suoi ufficipreposti e pure lodata la generosità di alcu-ne Associazioni benefiche, Enti pubblici eprivati (Patenshaft, Consiglio di Stato delCanton Zurigo e Comune di Meilen, alcunifacoltosi e generosi cittadini abitanti sullasponda sinistra del lago di Zurigo) sensibilialle sincere intenzioni di Enti in difficoltà fi-nanziaria.I loro contributi sono stati provvidenziali;senza il loro altruismo il Patriziato di Bido-gno non avrebbe potuto dotarsi di quelleopere che allo stato attuale gli garantiscono

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un decoroso futuro negli ambiti che gli sonospecifici.Come patrizi ci è doveroso esternare nei lo-ro confronti il più sentito ringraziamento.La buona riuscita delle opere ci deve onora-re come patrizi, sia al cospetto dell'opinionepubblica sia nel ricordo di chi ha retto, inpassato e in tempi non certo agevoli, le sortidel Patriziato.

In sintesi le realizzazioni più evidenti sonotre:1. La modernizzazione e l'ampliamento

dell' Alpe di Musgatina (situato alle faldedel Monte Bar a quota 1390 m s.l.m), pas-sato da semplice rifugio per animali a ef-ficiente caseificio fornito dei più moder-ni e igienici impianti per la lavorazionedel latte. Non va pure dimenticata la di-sponibilità di 15 posti letto creata a usu-frutto di piccole comitive o di famiglie.

2. La costruzione della strada carrozzabileasfaltata che conduce direttamente al-l'Alpe, un intervento di grande utilità pra-tica che ha evitato al Patriziato i periodicie costosi lavori di sistemazione del fondostradale dopo i temporali estivi.

3. Il completo rifacimento della Casa alMulino, oggi trasformata in Grotto al Mu-lino. L'intervento ha permesso di esibi-re, in un ambiente fresco e rilassante, unritrovo dotato di tutte le infrastrutture attead assicurare un perfetto servizio ga-stronomico e soddisfare con decoro efunzionalità qualsiasi incontro pubblico.

Nel 2008 il Patriziato è entrato in possessogratuito (donazione da parte del Comune diBidogno) di una sede stabile (Casa patrizia-le) nella quale svolgere la propria attivitàgestionale.Il Comune, con sensibilità, si è fatto autore diun gesto altamente civile: un atto di ricono-scenza spontaneo, in considerazione degliaiuti concreti ricevuti dal nostro Ente in pas-sato ma soprattutto in tempi recenti (fornitu-

ra gratuita dell'acqua potabile).L'edificio è situato in centro paese; riattatodal Comune nel 1995, con una spesa di CHF150'000.00, si presenta in ottime condizionie perfetta funzionalità. Alcune migliorie, cheil Patriziato si è premurato di attuare, gli han-no conferito un aspetto estetico assai deco-roso e in sintonia con il nucleo di centro pae-se. Sul terreno circostante si sono pure rica-vati tre nuovi posteggi.Strutturalmente è suddiviso in tre parti; nellaparte centrale trova posto l'Ufficio patriziale,al primo piano è disponibile una saletta perriunioni (saletta che il Patriziato ben volen-tieri concede a enti o associazioni che ne fa-cessero richiesta), mentre il pianterrenosarà utilizzato per le assemblee patriziali.Finalmente si sta risolvendo positivamenteun altro problema che assilla l'Amministra-zione da tempo: la presenza di costruzioniprivate sorte, in passato, sul territorio giuri-sdizionale del Patriziato.Il Patriziato di Bidogno aveva concesso que-sto «privilegio» ai suoi patrizi, ma non solo,considerandolo un concreto aiuto all'attivitàche essi, per necessità di sopravvivenza,dovevano esercitare.Così facendo il nostro ente patriziale avevaespletato il suo ruolo nel suo significato mi-gliore per almeno una generazione ed ave-va assicurato a molti patrizi, e non, un prov-videnziale apporto dal profilo economicolocale.L'Ufficio ha presentato quanto necessarioall'Assemblea il 3 dicembre 2008, ottenen-do dalla stessa la facoltà di indurre i proprie-tari privati all'acquisto dei sedimi dei lorostabili rustici.Con lo stile che sempre lo ha contraddistin-to, il Patriziato di Bidogno non intende in al-cun modo adottare un atteggiamento spe-culativo nei confronti dei privati, ai qualiverrà inoltre data ampia facoltà di scelta perquanto attiene l'usufrutto di una ragionevolezona di terreno adiacente l'edificio.

Una posizione stupendaIl territorio patriziale di Bidogno è formato

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da prati, boschi e stabili ed ha una superfi-cie di ca. 2,25 milioni di m2 . La sua ubicazio-ne è fra le più suggestive che si possano im-maginare. Dal profilo paesaggistico e scien-tifico merita l'attenzione di tutti, botanici,zoologi e geologi compresi.Agli escursionisti offre percorsi variati, salu-tari e realizzabili da chiunque in ogni stagio-ne: un motivo in più per conoscerli da vicinoe apprezzarli.Lo splendido panorama sulla vicina plaga diLugano e sulla Val Colla cattura l'attenzioneanche dei più sbadati in quanto offre lospunto per ammirare uno scenario d'in-comparabile bellezza costituito dalle alpi

vallesane e bernesi, dai Denti della Vecchia,dal Monte Boglia, e giù giù verso il Genero-so, dalla pianura padana e, in lontananza, dalMonviso.

Il sigillo patrizialeIl sigillo comunale, in auge prima della fu-sione con Capriasca, si presentava con fon-do rosso sul quale campeggiava un capro-ne nero (Capriasca) che sovrastava due spi-ghe dorate (Biadogno, da «biada» = Bido-gno).Quello patriziale gli è simile, con un paio didifferenze: sul fondo giallo non è più rappre-sentato un caprone bensì una capra.

Il Patriziato di Cagiallo

Menzionato dal XIII° secolo,Cagiallo evidentemente fi-gura negli Statuti di Valle nel1358, ma la formazione del-le vicinanze autonome era

cominciata già nel 1191.Con la spartizione del 1500, Cagiallo si ga-rantiva diversi beni, mantenuti in comunecon le altre vicinanze.L'attuale patriziato è risultato dalla scissionedell’antico patriziato dei tre comuni, che esi-ste (seppur con un nome diverso) sin dall'e-poca di quelle spartizioni.Sopravvissuto alle lotte ottocentesche, è sta-to sciolto nel 1935 (decreto legislativo delGran Consiglio, 27 giugno 1935), o megliodefinitivamente nel 1938 allorquando entròin vigore il pubblico rogito del notaio Borella.Una precedente divisione tra i patriziatiaveva costituito una comproprietà fra i treenti distinti, gestita secolarmente per 2/5da Cagiallo, 1/5 Campestro e 2/5 da Lopa-gno; questo ci dà un'idea dell'entità nume-rica dei diversi abitati. (Cagiallo contava 79fuochi nel 1583). Questa grande compro-prietà consisteva in un fondo che si esten-deva dall’Vallone di Bidogno sino alla Valle

di Pianscuro (valle di Isone), che fu tra l'al-tro all'origine di interminabili liti, come daesempio ancora nel 1862.Alla comunità spettavano nel 1593 gli alpi diZalto, Crevia, Crono (per metà), FontanaBella, Ladrimo e Croce.Parti di questi beni venne poi acquistata dalDipartimento Federale Militare verso lametà del secolo scorso per la realizzazionedella piazza di tiro e caserma di Isone.

Beni.Tutt'ora il Patriziato è proprietario di benisparsi tra la sponda destra del Cassarate e ilCapriasca, e in particolare dell'alpe di Rom-piago. Mensione merita una servitù istituitanel 1078. Detta ancora «Latte di San Giovan-ni» a favore della chiesa plebana di SantoStefano Tesserete, tutt'ora riconosciuta(Contessa Grassa 1078).Nel 2004 è stato rinnovato l'alpe di Rompia-go regolarmente caricato con vacche e ca-pre (lattifere); gestito dai Signori Rezzonico-Mariani che producono del formaggio e al-tri prodotti caseari i quali si sono fregiati di-verse volte del marchio DOP, esso è pure at-trezzato come Agriturismo ben frequentatoe apprezzato. Sempre nel medesimo anno ilpatriziato è entrato in possesso del rifugio

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Patriziato diCampestro

Menzionato relativamentetardi rispetto alle altre co-munità circostanti, Campe-stro figura comunque nell'e-

lenco dei comuni che dovevano fornire sol-dati e materiali alle truppe ducali, redatto indata imprecisata nella prima metà del’4001.Allora Campestro doveva contribuire conben 21 soldati (!) alla causa ducale (nel 1574contava 96 abitanti, suddivisi in 17 fuochi, edoveva quindi esserci stata una forte dimi-nuzione di popolazione, visto che i contin-genti erano calcolati proporzionalmente).Campestro era la sede centrale del suddet-to antico Patriziato dei tre comuni, che com-prendeva oltre a Campestro anche Cagialloe Lopagno, e affonda le sue origini nelle se-parazioni cinquecentesche (vedi anche leschede di Cagiallo e Lopagno).La scissione dell'antica comunanza, avve-nuta tra il 1935 ed il 1938, ha dato origine al-l'attuale Patriziato.Campestro, a livello comunale, si è fuso conTesserete nel 1976 cui in pratica ha portatonuovi terreni, ed in particolare l'enclave diZalto e diversi monti.

Nel 1947 avvennero diverse transazioni diterreni con Lopagno, che poi furono acqui-stati dal DMF.Il Patriziato attuale è comunque proprietariodei due Alpi di Davrosio (in territorio di Lo-pagno) e Zalto (per un totale di circa 136 et-tari), oltre ai diversi diritti di pascolazionesugli altri terreni di proprietà della Confe-derazione, dopo le burrascose vicende le-gali degli anni '40 e '50, dovute alle combat-tute transazioni con il DMF ed il Patriziato diLopagno. Il Patriziato ha anche contribuitonegli anni scorsi, tra le altre cose, all'approv-vigionamento idrico di Tesserete.

Famiglie patrizie esistenti con relativi so-prannomi: Arelia, Tolat, Gatt - Bettini - Betto-li, Romanin, Bettö - De-Luigi, Carle, Sciavattin- Deluigi, Lübia, Marton - De Luigi, Jeef - Fer-rari - Nobile - Quadri, Bregugnin - Rovelli,Rovela - Savi, Gialdin, Mosca, Toni

Famiglie patrizie estinte nel comprenso-rio del patriziato: Lepori

1.Per una trascrizione di questo elenco vedi adesempio: NORSA, P.: Cademario. L'antico comune.Lugano, Rezzonico Pedrini, 1945, pp. 92-93.

forestale della Tassèra costruito dal Consor-zio Alto Cassarate ora riattato e affittabileper lo svago .Nell'anno 1980-81 (con il provento venditaterreni per la piazza d'armi di Isone), è sta-ta costruita nella zona al Ciòss in Cagiallo,una palazzina di quattro appartamenti diabitazioni primarie e un ufficio locato a unaditta operante nel settore edile e l'UfficioPatriziale.Siamo in procinto di effettuare una bonificaper risparmio energetico di detto stabile.

Famiglie Patrizie di Cagiallo con relativisopranomi: Bettini, PiraBètt - Cattaneo, Ca-tanèi, Bernardon, Prevodon, Mògg - Cattola.De Luigi, Polè - Ferrari, Bosciorin, Béròla,Monèghina, Petégian - Giani - Lepori - Mog-gi, Brògg - Morandi, Magnàn - Morosoli,Codèe, Marioo, Coaròsa - Motta - Orsi - Pel-legrinelli

Famiglie estinte nel comprensorio Patri-ziale: Battaglini - Meneghelli

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Patriziato di Lopagno

Menzionato nel XV° secolocome «Lopanio», allorquan-do doveva fornire 15 soldatiai contingenti ducali, Lopa-gno compare nei documenti

sin dal 1335 (registri comaschi).In un altro documento, del 17 febbraio 1348,viene menzionato un Albertolo del fu Do-menico, da «Lopagnio», che vendeva al co-mune di Sonvico un mulino situato sul pianodella Stampa1.L'attuale Patriziato è il risultato della scissio-ne del Patriziato dei tre comuni, il cui ante-nato è menzionato in un Istromento del1.5.1615 come segue2; «...li omeni dei trecomuni hanno ordinato e concluso et ferma-mente et perpetuamente stabilito che tuttele entrate che si ricavavano dagli alpi s'ab-biano a partire nelli tri comuni per fochi cheal presente si trovano ed all'avvenire si tro-veranno...». In seguito questa ripartizionevenne modificata in quinti, come abbiamovisto per Cagiallo, a seguito di una decisio-ne di cui si sono perse le tracce3…Ma i problemi relativi alla suddivisione deiredditi derivanti dalle proprietà comuni, lecontestazioni con le comunità vicine per levarie servitù e diritti (segnaliamo ad esem-pio dispute con Tesserete, Roveredo, Lugag-gia e Isone...), imposero un cambiamento.

Il Patriziato di Lopagno nel 1951 aveva ven-duto le sue proprietà alla Confederazione.Il Patriziato di Lopagno è attualmente pro-prietario di due particelle site a Treggia eda Oggio.Il Patriziato di Lopagno è stato riconosciutodefinitivamente dal Dipartimento delle Isti-tuzioni il 25 ottobre 2006.Con il testamento del 1078 la ContessaGrassa donava gli alpi della Capriasca allaChiesa Santo Stefano di Tesserete. Più tardigli alpi passarono ai Comuni rustici che sierano formati verso la fine del XII secolo. Laprima divisione degli alpi fra i Comuni av-venne nel 1577, una seconda nel 1583 e una

terza nel 1593. Quando furono costruiti i pri-mi ripari per le bestie e le baite sugli alpinon si sa precisamente. Comunque in unistrumento del 1615 si stabiliva che in ognialpe non si potevano caricare più di «ventimucche cadauno» il che induce a pensareche esistessero già delle costruzioni.Il 20 settembre 1649 i tre patriziati di Cagial-lo, Campestro e Lopagno permutarono glialpi di Ladrim, Fontanabella e Croce rice-vendo in cambio la metà di Davrosio e diRompiago che allora erano di proprietà diVaglio e Lugaggia.La comunanza dei tre patriziati continuò a ri-manere unita per quasi trecento anni.Nel frattempo con la nascita dei Comuni po-litici, ognuno delle tre comunità iniziò a ge-stire praticamente in proprio l'alpe sito sulrelativo territorio comunale, pur mantenen-do un Ufficio patriziale in comune e l'assem-blea che si riuniva per tradizione secolarenella Chiesa di San Matteo a Cagiallo indi-cata come chiesa vicinale.

La, proposta formale di divisione del territo-rio patriziale venne espressa al signor MariGiovanni nel corso dell'assemblea del 26dicembre 1921 e si vede che il progetto do-veva essere in discussione da parecchiotempo perché già nell'assemblea straordi-naria del 26 marzo 1922 venne accettato ilprincipio della divisione con 33 favorevoli, 8contrari e 15 astenuti.I tre rispettivi Comuni espressero il loro pa-rere favorevole e sostennero questa deci-sione. La divisione non avvenne quindi perlitigi interni od incomprensioni, ma piuttostocome ratifica di una situazione che in praticaera già acquisita. Infatti dai documenti risul-ta che coesisteva una Commissione patri-ziale dei tre Comuni che convocava le as-semblee patriziali della comunanza a SanMatteo e tre uffici patriziali nei rispettivi Co-muni che convocavano separatamente al-trettante assemblee che si occupavano diamministrare i beni siti sul proprio territorio.Iniziò quindi un lungo processo di prepara-zione, in particolare con la ricostruzione

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completa, prima della divisione, dei tre ri-pari per il bestiame dei tre alpi, che risulta-rono pressoché identici a parte qualchedettaglio.La decisione del Gran Consiglio favorevolealla divisione è datata 27 giungo 1935, men-tre l'atto notarile definitivo che stabiliva icontenuti della divisione, steso dall'Avv.Francesco Borella di Chiasso, è stato firmatola domenica 9 ottobre 1938 a Tesserete.

Campestro ricevevaL'Alpe di Zalto con i relativi rustici subalternie il territorio sito nel proprio comprensoriocomunale di mq. 1.541.420.Lopagno ricevevaL'Alpe di Davrosio con i relativi subalterni eun territorio di mq. 1'565.543. Tutto il territo-rio denominato alpe di Screzia con una su-perficie di mq. 1’365.285 sul quale sorgeva-no parecchi subalterni tutti però rustici diproprietà privata che godevano di un dirittodi superficie sul terreno coperto dalla co-struzione.Cagiallo ricevevaL'Alpe di Rompiago, i relativi subalterni peruna superficie complessiva di mq.1'702.040. Tutto il territorio denominato al-pe di Crono e di Pianscuro, pure coperto dinumerosi rustici di privati per una superfi-cie globale di mq. 2.291.325.

L'entrata in possesso definitiva era stata fis-sata per il 1° gennaio 1940.Ma già nel gennaio del 1946 la Confedera-zione Svizzera che intendeva ampliare lapiazza di tiro di artiglieria del Monte Cenerisituata nella regione del Monte Baro, si face-va avanti per acquistare una buona partedei territori patriziali. Iniziarono le trattativetra la Confederazione e i due patriziati di Lo-pagno e di Campestro. Il patriziato i Lopa-gno cedette alle pressioni della Confedera-zione e fu d'accordo di vendere il proprioterritorio, ma Campestro non’voleva vende-re e riuscì ad ottenere una permuta ceden-do alla Confederazione la parte interna delterritorio di Zalto e ricevendo in cambio la

parte esterna del territorio di Lopagno, cosìche l'alpe di Davrosio passò nelle sue mani.Si dovette però abbandonare l'alpe vecchioe costruirne uno nuovo più a valle in posizio-ne meno favorevole. Il 14 novembre 1953 leautorità militari consegnarono al Patriziato inuovi stabili.A partire da quegli anni l'alpe di Zalto dove-va essere evacuato durante le esercitazionidell'artiglieria, trovandosi sulla linea di tiro equesto inconveniente lo rese meno attrattivoe a partire da quegli anni venne affittato conDavrosio allo stesso alpigiano e per moltianni ebbe la funzione di corte bassa di Da-vrosio.Nel 1977 una valanga rase al suolo la sostadi Davrosio e fu necessario ricostruirla; l'i-naugurazione della ricostruzione ebbe luo-go nel 1980. Da quel momento iniziarono di-verse opere di miglioria per entrambi gli al-pi. Nel 1984, grazie al contributo del Diparti-mento Militare, fu possibile costruire la stra-da carrozzabile fino a Davrosio.Iniziò pure un recupero dei pascoli di Zalto,alpe che a partire dagli anni settanta era sta-to praticamente abbandonato. Nel 1990 siprocedette all'ampliamento della cascina diZalto e nel 1995 si provvide al rifacimentodel tetto della sosta e alla costruzione di unnuovo acquedotto. Nel frattempo lo sposta-mento della linea di tiro dell'artiglieria ave-va reso meno severe le disposizioni militarinei riguardi dell'evacuazione e Zalto ha po-tuto di nuovo essere affittato singolarmente.Con la soppressione della scuola di artiglie-ria del Monte Ceneri il problema dell'eva-cuazione non esiste più.

1) Documento LXVII, in: BRENTANI, L op.cit. Volume l,pp. 218 e ssg.2) Citazione tratta da un manoscritto curato dal Si-gnor Mario Maggi, che abbiamo potuto visionare aLopagno. Una copia di questa Convenzione del 1615si trovava nell'archivio di Campestro.3) Non figura neppure negli atti consegnati dagli ere-di dell'avvocato Battaglini, che si era occupato di al-cune dispute ottocentesche, raccogliendo meticolo-samente buona parte degli atti pertinenti alle suc-cessive spartizioni, che abbiamo potuto in parte con-sultare presso il Signor Carlo Storni.

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Patriziato di Lugaggia

Dopo essere passati versol'estremo limite a nord-estdell'antica Pieve, ritorniamonei dintorni di Tesserete, ilcui patriziato è stato sciolto

(l'origine della sua scomparsa deve esserecercata negli avvenimenti ottocenteschi), eprecisamente a Lugaggia, nel 1467 «Luga-tia». Nel XV° secolo è già menzionato comeComune, e forniva 16 soldati alle truppe du-cali (nel 1583 Lugaggia contava 38 fuochi).All'epoca delle violente lotte tra guelfi e ghi-bellini (1500), per la sua posizione, Lugag-gia si trovò disgraziatamente al centro deiflussi e riflussi dei vari contendenti, suben-do diversi saccheggi e incendi, di cui ci par-la ad esempio Rovelli1.Dal 1583 Lugaggia, con Sala, Vaglio e Ori-glio. era uscito dall'antica comunità alpestredella Pieve capriaschese, e una successivadivisione assegnò le rispettive pertinenzedi questi quattro comuni, l'8 marzo 1611, intermini di Alpi.L'attuale Patriziato possiede delle registra-

zioni a partire dal 1893. Il comune compren-de anche la frazione di Sureggio,che antica-mente costituiva vicinanza a sé con relativeautonomie, come risulta dai registri coma-schi del 13352 A testimonianza del fatto cheSureggio dovette essere un abitato impor-tante in epoca remota, possiamo citare lasua Chiesa di San Pietro, che fu eretta intor-no al 1000.

Famiglie patrizie esistenti con relativi so-prannomi: Anselmini, Züprian, i Gatt - Anto-nini, Profesor, Pepin, Cocc, Pédron, Cecon,Avocat - Bettoli, Borgnin - Demartini - Moroso-li - Nesa, Pa Cec, Didögna, dra Posta - Quadri,Porin, dra Cà Nova, i Scescia, dro Vitor - Storni*

Famiglie patrizie estinte nel comprensoriodel patriziato: Griffi* - Insermini - Magna* -Moggi - Motta - Quadri* - Trona* - Tannaga(Rannaga)*

* Antiche famiglie di Sureggio.1) Vedi: ROVELLf, G.: La Castellanza di Sonvico. Mas-sagno, S. Agostino, 1927. (231 p.)2) Viedi: BRENTANI, L: Codice diplomatico ticinese.Volume l, pp. 192-208.

Patriziato diSala Capriasca

Già menzionato nel 1078, al-l'epoca della famosa «Con-tessa», Sala dovette essereun centro importante per

tutta la Pieve, ed anche il nome ne testimoniale origini longobarde, come anche le fami-glie che ne sono derivate…Già nella prima metà del XV° secolo formavaun comune con la piccola frazione (decania)di Bigorio1, ed era un Comune importante,che forniva ben 51 soldati alle truppe ducali.Invaso e saccheggiato dagli svizzeri nel1478, Sala si separò anche dalla comunanzadelle alpi della Pieve nel 1583, e una prima

definizione dei confini tra Sala e i sette comu-ni rimasti uniti avvenne l'11 luglio 1588. Diquella divisione, al Patriziato di Sala è perve-nuto ancora l'Alpe di Moschèra, che è tuttoracaricato, mentre complessivamente è pro-prietario di 164,0772 ettari, suddivisi in pa-scolo e boschi diversi. Alcune delle antichepertinenze sono invece passate al Consor-zio Alto Cassarate all'inizio di questo secolo.

1) Nello Stato d'anime del 1574 sono menzionati comepertinenti a Sala Capriasca sia Bigorio che Pezzolo,per un totale di 98 fuochi (484 anime), con queste fra-zioni. Si trattava quindi della comunità numericamentepiù importante (per fare un confronto Tesserete, cheera il centro geografico della Pieve, contava allora 12nuclei per 64 anime!). Vedi ad esempio: ZAPPA, F.: Val-li di Lugano. Locamo, Dadò, 1990, pp. 263-279.

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Patriziato di Vaglio

Nel 1241 «Valio» e «Vallio»,Vaglio è già menzionato co-me Comune nel 1289, e do-veva essere centro impor-tante, anche in funzione di-

fensiva. I resti della torre di Redde, risalential XII°-XIII° secolo, siti sul suo territorio, do-vevano infatti fare parte di un complesso di-fensivo di avvistamento, infeudato ai Rusca.Redde era una frazione menzionata ancoracon certe autonomie nei registri comaschidel 1335, successivamente scomparsa, do-po che la sua popolazione era stata decima-ta dalla peste, nel XVI° secolo1.Vaglio, con Sala, Lugaggia e Origlio, tennein comunione con questi ultimi il lotto di Alpiche era risultato dalla prima spartizione del1583, e questo fino al 1611, allorquando ri-cevette una metà degli Alpi di Davrosio e

Rompiago, che successivamente passaronorispettivamente ai tre comuni (Cagiallo,Campestro e Lopagno) e a Bidogno, tra il1610 e il 1649.

Famiglie patrizie esistenti con relativi so-prannomi: Airoldi, Bias, Fuga, Gianao, Beton- Ferrari, Tonin, feree - Fumasoli, Müiscim,Scacc, Büratt, Gürt, Ciött, Bocia, Pocc - Moro-soli, Chi de Bè, Pezzora - Quadri, Gambin,Ratt - Tarilli, Tarii

Famiglie patrizie estinte nel comprenso-rio del patriziato: Lanfranchi - Lepori

1) Vedi ad esempio: MEYER, Werner: Castelli del Ti-cino e del Grigioni Italiano. Zurigo, Silva, 1982, pp. 58e ssg. Emilio Clemente invece situa a Redde un ramodella famiglia Canonica, mentre la torre sarebbemenzionata sin dal 1310. Vedi: CLEMENTE, E.: Ca-stelli e Torri della Svizzera italiana. Bellinzona. Salvio-ni. 1974. pp. 106 e ssg.

Famiglie patrizie esistenti:Deluigi - De Luigi - Giovannini - Lepori - Ma-netti - Menghetti - Quadri - Rovelli - Stampa-noni - Storni - Tartaglia

Famiglie patrizie estinte nel comprenso-rio del patriziato: - Moncrini - Sala - Tala-mona

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Differenze fra ieri e oggiLa salita all'alpe, nelle comunità agricole diun tempo, era un giorno di festa, abbinata al-la speranza.Anche se nelle nostre valli questa transu-manza non è mai stata accompagnata da fe-steggiamenti particolari, com'era inveceusanza altrove, la salita all'alpe, per le fami-glie contadine di allora, significava almenodue cose.La prima era la possibilità di liberarsi perqualche mese dalla cura quotidiana delbestiame, affidato al personale del l'alpe; ilche permetteva di dedicare le maggiorienergie alla fienagione. La seconda risie-deva invece nella speranza che il bestiamealpeggiato producesse formaggio di buo-na qualità, e al tempo stesso, specie man-ze, manzette e vitelli, aumentassero di va-

lore. Non a caso, in parecchi luoghi si usavaabbinarvi delle cerimonie religiose (comela benedizione del sale, o altro), nella spe-ranza che ciò servisse a proteggere gli ani-mali e, più in generale, propiziasse unabuona stagione.Oggi le cose sono cambiate non poco. Le fa-miglie contadine sono sempre meno, men-tre le aziende agricole sono consideratesempre più alla stregua di iniziative impren-ditoriali. Lo spazio per quel rapporto quasiaffettivo con i propri animali, che un tempoera di prammatica, è quindi pressochéscomparso, e d'altra parte le assicurazioniattenuano alquanto il rischio economico dibrutte sorprese. Tuttavia, ciò non toglie chel'alpeggiatura rivesta tuttora un'importanzanotevole, sia dal punto di vista prettamenteeconomico sia da quello ambientale.

Considerazioni sull’alpeggiatura

L’nizio anticipato della stagione calda, caratterizzata quest'anno da una primavera insolita-mente «estiva» - mentre le indispensabili piogge sono giunte solo tra la fine di maggio e iprimi giorni di giugno, dunque con almeno un mese di ritardo rispetto alla norma - ha de-terminato un inizio precoce anche della stagione alpestre.

di Franco Celio, deputato al Gran Consiglio e presidente della CoReTI

L’economia alpestre è un settore importante dell’agricoltura ticinese (Alpe Porcaresc)

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Vantaggi economici e ambientaliPer quanto riguarda l'aspetto economico, èda rilevare che soprattutto la produzione diformaggio d'alpe - sia di solo latte di vacca,sia abbinato a quello di capra - rappresentaancora un elemento importante del sog-giorno estivo del bestiame in alta quota. An-che le abitudini alimentari di parte della po-polazione, influenzata talvolta anche dapreoccupazioni magari diffuse irrazional-mente, tendono ad escludere, o comunquea ridurre drasticamente, il consumo di for-maggio, questo prelibato prodotto («cosìbuono, quando è buono», potremmo direparafrasando il Poeta che parlava del cielodi Lombardia) ha pur sempre un suo indi-scutibile valore e - a giudizio unanime dellepapille di chi sa gustarlo - batte largamentequalunque concorrenza.Per quanto riguarda invece l'aspetto am-bientale, giova sottolineare che la pascola-zione serve da un lato a mantenere vastispazi aperti in regioni che altrimenti sareb-bero destinate a lasciare incontrastato l'a-vanzare del bosco, e dall'altro consente airesponsabili e ai proprietari dei pascoli ditenere sotto controllo lo «stato di salute» diquest'ultimi, e di intervenire laddove neces-sario con operazioni di pulizia, così da evita-re (o perlomeno limitare) i danni causati dafrane o valanghe.

Una tradizione da mantenereUna delle componenti più caratteristiche, ea mio giudizio irrinunciabili, dell'alpeggia-tura è lo scampanio delle mandrie al pasco-lo. I cosiddetti «campanacci» - definizioneche, con quella desinenza che sa di spregia-tivo non apprezzo affatto, preferendovi digran lunga il dialettale «ciuchìn» (plurale«ciuchitt») - sono, credo, un elemento distin-tivo della Svizzera, e più particolarmentedello spazio alpino.All'estero, specialmente in zone di pianura,mi è capitato più volte di vedere centinaia eforse migliaia di mucche al pascolo, senzamai sentire un campano. E quando, mi è ca-pitato di sentirne, è stata una delusione.

Si trattava davvero di poveri campanacci,con un suono triste, privo di quella sonoritàche sapeva dargli ad esempio dalla pregia-ta ditta «Tenconi», oppure da vecchi artigia-ni del ferro, quali (mi riferisco alla Leventi-na) il famoso «Mentu» di Giornico o, più direcente, il colorito «Pincia» di Rodi-Fiesso.Sui nostri alpi la tradizione di mettere un«ciochìn» al collare degli animali resiste, an-che per una ragione pratica. Questi oggettipermettono infatti di localizzare facilmentela mandria, e anche di ritrovare senza trop-pe difficoltà qualche capo un po' «anarchi-co», appartatosi per conto suo. Purtroppo,appena gli animali scendono al piano, i pro-prietari hanno ormai l'abitudine di levar-glieli subito, per timore di disturbare unpubblico sempre più urbanizzato, che tolle-ra - e spesso produce - anche i rumori piùinfernali (talvolta chiamandoli «musica»),ma non la musica dei «ciuchitt»! Perfino alleesposizioni di bestiame, gli animali sonocondannati... al silenzio. Per poco che possavalere questo mio appello, vorrei veramen-te invitare i proprietari a non inchinarsi aquesta moda, e a riproporre con orgoglio«ciuchitt» e «campanelle»!

È un peccato che alcuni agricoltori decidano di nonmettere più i campanacci ai propri animali (Celio)

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Mercoledì 27 luglio 2011Seduta Consiglio Direttivo ALPAall’Alpe di Piora-Cadagno

CD ALPA attento alle informazioni della biologa Lorena Ferrari-Casanova che introduce la visita al Centro diricerca di Biologia alpina (http://www.piora.org/).

Giovane casaro presenta orgoglioso il panetto diburro appena sfornato.

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Rivista Patriziale Ticinese 17 N. 3/2011 – N. 282

Panoramica dell’Alpe Piora con il nuovo caseificio: tradizione e modernità ben si sposano in questo magnificoscenario alpino.

Il prodotto: il prelibato formaggio, migliaia di forme da ca. 6 / 7 chilogrammi)

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Rivista Patriziale Ticinese 18 N. 3/2011 – N. 282

Cantina del formaggio.

Il CD alpestre con i dati significativi.

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Rivista Patriziale Ticinese 19 N. 3/2011 – N. 282

Il sig. Adriano Dolfini dei Boggesi di Piora presenta la cantina del formaggio

L’economia alpestre è un settore importante dell’agricoltura ticinese (Alpe Porcaresc)

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Sig. Ing. Roland David,nel corso dell’ultimo incontro del CD ALPAvi è stata l’occasione per discutere in meritoal documento citato.Riteniamo importante far conoscere il no-stro parere in merito alla proposta, essendola nostra associazione attenta e sensibile inquesto ambito.Il concetto per la protezione, la promozionee la valorizzazione della biodiversità nel bo-sco ticinese è un testo importante e ben fat-to, oltre che informare i proprietari di bosco,permette loro di adeguare se necessario lagestione del patrimonio forestale con unaparticolare sensibilità alla biodiversità.Significative sono le visioni esposte e gliobiettivi prefissati a medio e a lungo termine.Non da ultimo riteniamo occorrerà attenta-mente valutare l’aspetto economico delle

diverse iniziative; in effetti sarà importantepoter sostenere adeguatamente i proprie-tari nei diversi interventi in particolare im-piegando la tassa e il contributo di compen-sazione (o altri tipi di sussidiamento) per leproposte di misure operative contenute nel-la relazione. I Patriziati proprietari di una grande mag-gioranza dei boschi ticinesi, sia nella lorogestione e anche in parte nella non gestione(rinuncia sul lungo termine - Riserve fore-stali ) contribuiscono a portare un preziosocontributo alla biodiversità complessiva delcantone.Approfitto di questa occasione per porgerlei miei migliori saluti

per il CD ALPA, il Presidente, Tiziano Zanetti

Lettera inviata all’Ingegnere Roland David, Caposezione forestale il 15 agosto 2011

Parere del CD ALPA in merito al documento:«Concetto per la protezione, la promozione e lavalorizzazione della biodiversità nel bosco ticinese»

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Foto: A. Taddei

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Il carico su questo alpeggio è avvenuto l'8giugno: cinquantadue mucche lattifere, unatrentina fra manzette e vitelli e una quindici-na di maiali. Giumello - doveroso ribadirlo -è di proprietà dell'Istituto Agrario Cantonaledi Mezzana. Lo scarico è avvenuto sabato 3settembre. In questa regione molto ricca disentieri escursionistici transitano giornal-mente parecchi appassionati di montagna:da Carena infatti ci si può recare nella zonadel Gesero, oppure dal Passo del San Jorio sipuò giungere dalle parti di Garzeno sul La-go di Como. Un altro sentiero molto frequen-tato è quello che raggiunge il valico di SanLucio con le possibilità di scendere nella ValCavargna poco sopra la località di Porlezza.La produzione di formaggio è coordinatadall'ing. Agronomo Aldo D'Alessandri chepuò contare sulla preziosa collaborazionedei casari diplomati Mauro Calderari, Gian-carlo Crivelli, Riccardo Beller, Mario Ponzioe Marcel Korp regolarmente presenti e attivisull'alpe. Arrivano anche visitatori speciali,come lo è stato con i partecipanti del recen-te Corso di Lingue & Sport che hanno fattatappa a Giumello sotto la direzione dei do-centi Tiziano Zanetti e Desi Delcò.Le informazioni riguardanti le varie attivitàalpestri ci sono state fornite dal casaro Mau-ro Calderari. Sentiamolo: «A partire da giu-gno abbiamo potuto lavorare a pieno regi-me con una media sempre superiore alleventi forme giornaliere. Anche in luglio,sebbene la meteo sia stata decisamente sfa-vorevole si è potuto mantenere una produ-zione tradizionale. In agosto una piccola di-minuzione, che comunque non penalizzaproprio perché arriveremo ai giorni delloscarico con nelle capaci cantine circa un mi-gliaio di forme Giumello DOP, per comples-sivi quaranta quintali di formaggio. La giustamaturazione - prosegue il nostro interlocu-

tore - dura sessanta giorni ed è conforme al-le direttive impartite dai servizi cantonali. Ilnostro prodotto non si trova in commerciopoiché è praticamente destinato ad unaclientela privata che lo prenota di anno inanno presso l'istituto di Mezzana».Il formaggio di Giumello si è meritato distin-zioni di assoluto prestigio in occasione dimanifestazioni agricole. Ancora Mauro Cal-derari: «È proprio così. Nel 2010 ci siamoclassificati al primo posto alla rassegna ca-searia di Neuchâtel e nel mese di ottobreabbiamo ottenuto la medaglia d'oro al con-corso organizzato nell'ambito della FieraSvizzera OLMA di San Gallo».Noi possiamo ancora aggiungere di avercuriosato nei vari locali: la sala di lavorazio-ne che assomiglia ad una sala operatoriaper la lucentezza e la pulizia che traspare inogni angolo. Il personale è sempre attivocon abiti di lavoro bianchi e questo confer-ma in tutto e per tutto la grande professiona-lità presente nell'ambiente.Anche dopo la conclusione di questa sta-gione i responsabili di Giumello si sono di-chiarati pienamente consapevoli di averportato a termine un’annata positiva sottotutti gli aspetti. Giumello e Mezzana, nomiche consegnano al Ticino alpestre tantissi-me soddisfazioni!

Sull'alpe Giumello in cima alla Valle Morobbia sono stati lavorati 40 quintali di formaggio

Buona stagione e prodotti di qualitàdi Frediano Zanetti

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Sono stato recentemente in Carinzia, la re-gione più meridionale dell’Austria, ai confinicon il Friuli e la Slovenia. Due sono le coseche mi hanno colpito, soprattutto in riferi-mento alle almeno potenziali affinità con ilnostro Cantone: l’accorto sfruttamento turi-stico delle caratteristiche locali e l’accentua-ta valorizzazione del patrimonio forestale.Sul primo punto, rilevo soltanto la fitta rete dicomodi sentieri e di numerosi impianti di ri-salita, con un ampio corollario di altre infra-strutture, quali campi da tennis e da golf, pi-scine, terme e impianti «fitness», parchi-gio-co ecc. (oltre naturalmente a innumerevolialberghi, pensioni e affini). Il tutto molto cura-to anche dal punto di vista architettonico. A colpire maggiormente è però soprattuttol’impiego su vastissima scala del legname,prodotto dalle ampie superfici boschivedella regione. Lo testimoniano i depositi ditronchi e le segherie che si incontrano unpo’ ovunque e lo confermano le innumere-voli costruzioni di legno che si vedono dap-pertutto. Non si tratta solo dei tradizionalichâlets (pure assai numerosi, anche nel-l’ambito degli alberghi), ma anche di moltecostruzioni di stile moderno. Si va dalle cased’abitazione, ai negozi, alle banche e ad al-tri edifici, per non parlare di svariati manu-fatti di dimensioni minori: autorimesse, lo-cali per il deposito di attrezzi, stazioni allefermate dei bus, cappelle, albi comunali,parapetti su ponti e terrazze, staccionateper la delimitazione di giardini o per la re-cinzione del bestiame, e via dicendo. La fa-migliarità con l’impiego di questo materialeconsente pure numerose «variazioni sul te-ma», cosicché i manufatti risultano spessopregevoli anche alla vista. La cosa più ina-spettata che balza all’occhio è il largo utiliz-zo del legno sottoforma di scandole, per lacopertura dei tetti. Per ovvie ragioni di lottacontro gli incendi, ciò avviene in misura li-mitata (seppure non inesistente) sulle case

d’abitazione. Trova invece larga applicazio-ne per quanto concerne la copertura dellealtre costruzioni citate. Ad esempio i tettidelle chiese, in parecchi casi, sono costituitiproprio di questo materiale. Quello che danoi è solo reminiscenza storica, in Corinziaè insomma «moneta corrente». Ebbene, prendere esempio da quanto si fain Austria sarebbe più che opportuno anchealle nostre latitudini. Ovviamente nessuno siillude che - nonostante l’abbondanza di le-gname che esiste anche da noi, - sia possi-bile un impiego di questa materia prima sucosì ampia scala. Almeno un po’ in questadirezione si dovrebbe comunque andare.Se non altro, per le abbondanti possibilità dilavoro che la valorizzazione di questa mate-ria prima permette!

Una risorsa da valorizzaredi Franco Celio, deputato al Gran Consiglio

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La tragedia di Fukushima segna probabil-mente la fine dell’energia nucleare. Tutto ilsettore innovativo legato alle energie rinnova-bili riceverà giocoforza un’incredibile spintain avanti che, soprattutto unita alle misure di ri-sparmio (isolazione delle case, minergie, ap-parecchi innovativi, ecc.), potrà portarci su unpercorso diverso dall’attuale.Resteranno alcuni importanti nodi da scoglie-re. Il primo è l’aumento del consumo di ener-gia elettrica. È sotto gli occhi di tutti che, negliultimi anni, è inarrestabile il trend verso l’au-mento del consumo di energia elettrica, per lasostituzione del gasolio, per il riscaldamento(pensiamo p.e. all’introduzione a tappeto del-le termopompe), oppure semplicemente perl’uso continuo ed esponenziale di apparecchienergivori (che non sembra ancora aver rag-giunto il suo punto di massima). Il secondo èla fame di energia dei paesi emergenti.Pensando al nostro paese, ogni regione dovràcercare di dare il massimo in funzione dellesue possibilità: solare (è anche il caso del Tici-no), eolico, energia dalle biomasse e dal le-gno. Per queste ultime energie rinnovabili, ilTicino ha veramente molti «pozzi di petrolio»:il nostro cantone è infatti per oltre il 50% rico-perto da boschi, che producono in continua-zione la materia prima rinnovabile legna. Inampi settori del territorio, da oltre 50-70 anninon si procede più all’utilizzazione del capita-le e della crescita legnosa, si sono accumulateimportanti riserve di materia prima. La sezio-ne forestale ha svolto finora un ottimo lavoropreparatorio e di pianificazione, istituendodei comparti di protezione della natura, gran-di riserve naturali dove non si procede più al-l’estrazione di legna, zone protette lungo cor-si d’acqua, ecc. Resta quindi una vasta super-ficie del nostro cantone ricoperta da boschi avocazione produttiva e che ora produconopreziosa energia rinnovabile, da utilizzare nelprossimo futuro.Il cambiamento di paradigma dopo Fukushi-

ma porterà anche verso la gestione e l’utiliz-zazione di questa energia rinnovabile. Nonsarà più ammissibile lasciarla marcire in po-sto o peggio ancora lasciarla incenerire du-rante gli incendi di bosco. Per poter utilizzarequesta preziosa materia prima (ricordiamoche ca. 2.5 kg di legno=1 l di petrolio: abbia-mo delle vallate che sono dei veri «pozzi dipetrolio»!) occorrono delle premesse indi-spensabili. La prima, che viene spesso di-menticata, anche da chi propugna le rinnova-bili, è che per l’estrazione di questa preziosa(ma pesante ed ingombrante) materia primaoccorrono delle reti stradali di base. Per il tra-sporto basso-alto bastano le teleferiche, maper accedere ai versanti da gestire, sono indi-spensabili piste e strade forestali. Senza lemedesime, qualsiasi discorso di gestione fo-restale e utilizzazione della materia prima le-gno, cade. È un assioma: anche semplice-mente pensando che l’alternativa per il tra-sporto senza strade è l’elicottero: ma il bilan-cio energetico globale del trasporto di legna-me con l’elicottero è praticamente negativo(trasporto estremamente energivoro). In prospettiva futura, ogni e qualsiasi energiarinnovabile va sfruttata; in Ticino, soprattuttola legna. Dobbiamo quindi potenziare razio-nalmente e coerentemente le vie di traspor-to, anche delle nostre energie rinnovabili, seci poniamo, come sembra razionalmentepossibile, l’uscita dal nucleare come obietti-vo lontano. Occorrerà fare qualche piccolo sacrificio: pertutte le rinnovabili, vi sono alcuni modestisvantaggi che dobbiamo accettare, con pa-zienza e comprensione. Per il solare, a volte l’impatto paesaggistico,per l’eolico, paesaggio e rumore, per il bio-gas, gli eventuali odori e i trasporti, per la le-gna, le strade forestali: no roads, no wood, èun assioma a cui dobbiamo abituarci; voglia-mo ora veramente abbandonare l’opzione dicomodo, quella del nucleare.

Energia dal legno: no roads, no wooddi Francesco Ryf, ing. forestale ETH

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Rivista Patriziale Ticinese 24 N. 3/2011 – N. 282

Sui monti che sovrastano parecchie località del nostrocantone è un susseguirsi in questi tempi, di manifestazioniintese a celebrare gli anniversari della posa delle crocimonumentali. Presso l’archivio storico del Patriziato diDaro è custodito un documento portante la data del 18maggio 1901 in cui il teologo canonico Carlo Luoni coa-diuvato dal segretario don Giovanni Montalbetti a nomedella Commissione Vescovile fanno appello ai cattolici delBellinzonese e della Riviera - sollecitando offerte - per l’erezione di una Croce Monumentale,sul Motto della Croce sopra Daro, in omaggio a Cristo Redentore.In questo importante proclama viene anche evidenziato come al chiudersi del secolo 1800 eal sorgere del nuovo (ossia il 1900) fu una gara fra i cattolici di tutto il mondo nel rendere que-sti omaggi ed uno in particolare raccomandato anche dal Sommo Pontefice Leone XIII è quel-lo della Santificazione dei Monti. Sulla montagna che sovrasta Daro già molto tempo prima del 1900 esisteva - non si sa preci-samente da quando - una croce in legno più a monte di quella attuale: da questa prese il nomeMotto. All’inizio del 1901 all’appello citato sopra risposero positivamente le comunità parroc-chiali di Daro, Artore, Bellinzona, Arbedo, Castione, Lumino, Claro, Cresciano, Gnosca, Gor-duno, Carasso, Sementina, Montecarasso, Gudo, Ravecchia, Giubiasco, Pianezzo, Camorino,S. Antonio, Cadenazzo e S. Antonino. La croce monumentale alta metri 8,20 zoccolo compresovenne inaugurata nel mese di giugno del 1901. Già nel 1981 il Patriziato di Daro dovette intervenire con la preziosa collaborazione del gruppopompieri di montagna di Artore, in quanto la croce presentava danni alla corona ed anche il ba-samento probabilmente colpito da un fulmine era ridotto assai male. Nel corso dei lavori di ri-sanamento venne trovato un bauletto in cui erano riposti documenti, monete, medaglie risa-lenti alla posa della croce d’inizio secolo. Tutto questo è stato depositato in un nuovo bauletto inrame offerto dal presidente onorario del patriziato Osvaldo Barenco. Il bauletto si trova oggi nelnuovo zoccolo e assieme ai vecchi documenti contiene notizie e dati dei tempi moderni. Nel corso dell’estate del 1995 un nuovo fulmine ha gravemente danneggiato sia la croce chelo zoccolo, per cui il Patriziato questa volta con l’ufficio tecnico della città di Bellinzona, con isoliti devoti pompieri di Artore e con il generoso intervento dell’ ing. Mauro Rezzonico, haprovveduto a rimettere in sesto la croce monumentale e a procedere alla messa a dimora diuno zoccolo in cemento armato. Così nel mese di giugno 2011 il Motto della Croce ha compiuto il suo 110esimo compleanno:in prossimità del simbolo monumentale si trova un tavolo e alcune panchine in granito della Ri-viera offerti dal Gruppo Giovani di Artore in occasione del 20esimo di fondazione. Sotto al ta-volo, custodito in un bidoncino, c’è il libro d’oro nel quale appongono la firma gli escursionisti:a metà del mese di agosto, per quanto concerne il 2011, erano registrati quasi ottocento pas-saggi. Questo suona a conferma che il Motto della Croce è meta preferita di tanti appassiona-ti della montagna.

Il simbolo monumentale eretto sul Motto della Croce- in territorio di Daro - ha compiuto 110 anni. È stataun’opera realizzata dalla Parrocchia e dal Patriziato.

La storia della sua costruzione di Frediano Zanetti

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Anche il 21. incontro di Costa dell'Albera,che si è svolto il 23 luglio scorso ha avuto ungrande successo.Malgrado che il mattino presto il tempo de-stava forti preoccupazioni, in seguito tutto sinormalizzò nel corso della prima mattinata.Una novantina i presenti, tra i quali coloroche erano già sui monti, altri arrivati con l'e-licottero e altri ancora con «il cavallo di SanFrancesco».Subito dopo il caffè sono seguite due rela-zioni, di Mauro Chinotti, assistente di dire-zione della Divisione delle costruzioni, ri-guardante la strada della Valle Morobbia epoi quella dello storico Pierfranco Mastallisulle strade del versante italiano, confinantecon la Valle Morobbia; la discussione che èsorta è poi stata moderata dal giornalistaRuben Rossello.Successivamente è stata celebrata la Santamessa da Don Patrizio Foletti, rettore delCollegio Papio.La parte ricreativa è iniziata con l'aperitivo al

Bar Motto e con il relativo pranzo in comune.L'incontro è stato allietato dal Gruppo folclo-ristico e canoro della Val Cavargna, direttodall'instancabile Lino Mancassola,dal comodelle alpi di Goffredo Milller, dal duo Gatti(marito e moglie), canto e chitarra, e dal fi-sarmonicista Silvano Solari.Fra gli altri presenti anche il Cdt della briga-ta di fanteria montagna 9, nonché Municipa-le di Giubiasco Stefano Mossi, il già Cancel-liere dello Stato e già Cdt. della brigata difrontiera 9 Achille Crivelli, il già Presidentedel Gran Consiglio Oviedo Marzolini, il giàdeputato al Gran Consiglio Fabio Ragazzi, ilgià Municipale di Giubiasco e BellinzonaDidio Bassetti, il Col. Carlo Gavazzini, il Di-rettore dell'Ufficio beni culturali GiuseppeChiesi, l'ing.Giorgio Balestra, il Direttore diPopolo e Libertà Marco Romano, lo storicomilitare di Varese Franco Gazzotti, la segre-taria dell'On Borradori Cinzia Peduzzi Ta-magni e il rappresentante della RegioneLombardia Dante Manzi di Cremia.

Costa dell'Albera: 21. incontro

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IntroduzioneI funghi affascinano l'uomo per diversi moti-vi, non da ultimo per il loro aspetto culinario.Il 10% dei ca. 5000 macromiceti presenti inSvizzera sono commestibili.Durante la guerra i funghi venivano raccol-ti come prelibato alimento complementa-re, oggi invece la raccolta di funghi è in pri-mo luogo un piacevole e diffuso passatem-po. Negli ultimi anni la raccolta di funghicommestibili è aumentata notevolmente e,soprattutto dalle cerchie di raccoglitori difunghi, sono giunte comunicazioni di unadiminuzione delle specie di funghi com-mestibili e di un impoverimento della floramicologica.Mutazioni nelle associazioni fungine sonoda prendere seriamente in considerazionein quanto i funghi svolgono in natura funzio-ni importanti sotto molteplici aspetti: comesimbionti delle specie arboree, come de-compositori, come parassiti o come impor-tante elemento nella catena alimentare di in-setti e micromammiferi.Questi motivi sono sufficienti per cercaredi mantenere la molteplicità delle speciefungine e proteggere dall'estinzione lespecie rare.La protezione dei funghi in Svizzera è rego-lata cantonalmente e tra i Cantoni solo malcoordinata. In 17 Cantoni sono in vigore dif-ferenti leggi che limitano la raccolta dei fun-ghi, i restanti 9 Cantoni non riconoscono

nessuna limitazione di raccolta; una situa-zione questa che stimola il turismo dei cer-catori tra i Cantoni e causa situazioni confu-sione).Questo Memorandum si prefigge di, (i) rias-sumere lo stato di conoscenze sulla minac-cia della flora micologica e (ii) stimolare

Protezione dei funghi in Svizzera (parte 1)

L'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio di Birmensdorf, ha sti-lato nel 1995, alcune regole indispensabili alla protezione della flora micologica chearrischia l'impoverimento. La nostra rivista, in considerazione anche delle polemicheregionali che di tanto in tanto scoppiano in merito alla loro raccolta, ritiene utile pro-porre le considerazioni a cui sono giunti gli autori di questa guida.

Guida per autorità e cerchie di interessatiS. Egli, F. Ayer, FNP, settore ecologia del boscoS. Lussi, UFAFP, Divisione Protezione della naturaB. Senn-Irlet, Università di Berna, Istituto sistematico-geobotanicoP. Baumann, Unione Svizzera delle Società micologiche USSM

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Rivista Patriziale Ticinese 27 N. 3/2011 – N. 282

l'entrata in vigore in Svizzera di leggi sullaprotezione dei funghi unitarie, che permet-tano la conservazione di una flora micologi-ca ricca di specie.

Importanza dei funghi per il boscoNell'ecosistema bosco i funghi assumonodiverse funzioni importanti: ca. 1600 dellespecie che crescono nei nostri boschi sonocosiddetti funghi micorrizici (Fig. 1). Questimigliorano, soprattutto su terreni magri,l'approvvigionamento in nutrienti delle

piante, filtrano determinate sostanze danno-se e proteggono le radici da determinatiagenti patogeni .

I funghi micorrizici e le piante instauranouno stretto e reciproco rapporto di dipen-denza. Ne consegue che disturbi di un part-ner si possono riflettere sulle condizionidell'altro. Dei ca. 500 funghi commestibiliche crescono da noi, 2/3 sono partner-mi-corrizici delle piante boschive. Per questomotivo si cercano i funghi commestibili so-

1. Funghi saprofiti decompongono le sostanze or-ganiche morte, come ad esempio foglie e aghi. Per-mettono il ritorno di queste sostanze nel ciclo dellesostanze nutritive.

2. Funghi parassiti vivono a spese di altri organismiviventi. Tolgono alla pianta ospite il nutrimento dan-neggiandola.

3. Funghi micorrizici vivono in associazione (sim-biosi) con le piante superiori. Si nutrono di idrati dicarbonio che la pianta produce e mette loro a dispo-sizione attraverso le radici. D'altro canto miglioranol'assorbimento di acqua e sostanze nutritive della

pianta e proteggono le radici da agenti patogeni.

4. Quello che noi comunemente definiamo fungo,non è altro che il corpo fruttifero. Il cosiddetto mi-celio vive sottoterra e sfugge al nostro occhio.

5. Micorrize sono radici sottili che vengono coloniz-zate dai funghi micorrizici (dal greco mykes: fungo,rhiza: radice).

6. Per i micromammiferi i funghi costituiscono unafonte alimentare importante. Essi espellono le spo-re con le feci e permettono quindi la diffusione deifunghi ipogei.

Fig. 1. Ruolo dei funghi nell'ecosistema bosco.

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prattutto nel bosco.Molti funghi micorrizici sono strettamentelegati a determinate specie di piante, adesempio il laricino (Suillus grevillei) al la-rice (Larix sp.), il boleto lacrimante (Suil-lus plorans) al pino cembro (Pinus cem-bra) o lo scorzone (Tuber aestivum) allelatifoglie.

I funghi saprofitidecompongono le sostan-ze organiche e partecipano notevolmente,insieme ad altri microrganismi e animali ter-ricoli, alla loro trasformazione. Particolar-mente importanti sono i Poli pori in grado discomporre la lignina, preparando così la viaad altri decompositori.I funghi svolgono importanti funzioni nonsolo nel bosco ma anche in altri ambienticome le paludi, i prati e gli arbusteti nani si-tuati sopra il limite del bosco.

Impoverimento della flora micologicaPer inventariare i funghi e constatare cam-biamenti nelle associazioni fungine, occor-rono lassi di tempo più lunghi rispetto allepiante superiori in quanto la maggior par-te dei funghi fruttificano irregolarmente enon tutti gli anni. Questo è il motivo per cuioggi la diminuzione dei funghi è dimostra-ta solo per poche specie e geograficamen-te solo localmente.

EuropaEsempi da i paesi dell'Europa occidentalemostrano che in luoghi con forti immissionidi anidride solforosa (SO) non si constatasolo una moria di piante, ma pure una fortediminuzione delle specie fungine, soprattut-to dei funghi micorrizici. Nei Paesi Bassi èstata registrata dagli anni '60 una chiara di-minuzione dei funghi micorrizici. I funghisaprofiti e parassiti nello stesso lasso di tem-po sono invece aumentati. Questi fenomenisono da mettere in relazione con le immis-sioni di azoto.La scomparsa del Cantarello violetto(Gomphus clavatus) nella Repubblica Cecaè da attribuire probabilmente alla diminu-zione dell'abete bianco.Segnalazioni della diminuzione o scompar-sa di specie fungine nei diversi Lander tede-schi, portarono alla redazione di una Listarossa dei macromiceti minacciati in Germa-nia, pubblicata nel 1992.Oggi queste Liste rosse sono presenti in 8Stati europei a dimostrazione che questoproblema viene considerato seriamente intutto il nostro Continente.

SvizzeraIn Svizzera la questione della diminuzionedelle specie e della protezione dei funghiviene discussa dagli anni '70.

Tab. 2. Specie di funghi in cui la produttività dei corpi fruttiferi nella riserva fungina La Chanéaz 1975-1994tende a diminuire (+ leggera diminuzione; ++ marcata diminuzione).

Specie Diminuzione

«Cantarello giallo e viola» Cantharellus ianthinoxanthus ++Boleto pepato Chalciporus piperatus ++Steccherino dorato Hydnum repandum ++Agarico pepato Lactarius pergamenus ++Peveraccio giallo Lactarius volemus ++Ovolo malefico Amanita muscaria +Tignosa bianca Amanita virosa +«Lattario acre» Lactarius acris +Foliota grinzosa Rozites caperata +

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Annunci di diminuzione di alcune specie difunghi commestibili da parte delle cerchiedi raccoglitori, hanno spinto sempre piùcantoni a introdurre leggi che limitano laraccolta.L'FNP dal 1975 nel la riserva di funghi «LaChanéaz» (FR) e dal 1990 nella riserva difunghi «Moosboden» (FR) conduce unprogetto di studio prolungato nel tempo.Queste ricerche eco-micologiche hannolo scopo di chiarire l'influsso della raccol-ta, dei metodi di raccolta e di altri impor-tanti fattori (selvicoltura, mutazioni dell'ha-bitat, microclima) sullo sviluppo dei funghie quindi di fornire basi scientifiche per laloro protezione. La valutazione dei dati fi-nora ottenuti ha dimostrato che la raccoltae il metodo di raccolta dei funghi non eser-citano nessun influsso significativo sullaproduttività dei corpi fruttiferi o sulla di-versità di specie. La domanda se il miceliosotterraneo venga influenzato o meno, ri-mane ancora senza risposta. Effetti ritar-

dati della raccolta di funghi non sono daescludere, soprattutto se si pensa che i mi-celi possano raggiungere notevoli età eeventuali mutazioni vengono quindi rece-pite solo più tardi.Negli ultimi 20 anni nella riserva fungina «LaChanéaz» si è registrata per singole speciedi funghi una diminuzione della produttivitàdei corpi fruttiferi (v. tab. 2). Ciò interessasoprattutto i funghi micorrizici.Nello stesso periodo di tempo invece, laproduttività delle specie saprofite è aumen-tata.Altrimenti, dati documentativi dalla Svizzeramancano totalmente. Una diminuzione nelladiversità delle specie non è quindi docu-mentabile. Compito del UFAFP sarà quellodi allestire, sotto la direzione dell' Istituto si-stematico-geobotanico dell'Università diBerna, una Lista rossa provvisoria dei funghisuperiori minacciati in Svizzera. Finora so-no state computerizzate ca. 80000 segnala-zioni di funghi, essenziali per meglio cono-

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scere la distribuzione delle specie in Sviz-zera (v. fig. 3).I dati finora ottenuti indicano che le speciepiù sensibili e quindi più minacciate sononella maggior parte dei casi specie piuttostorare. Sono soprattutto i boschi golenali, le pa-

ludi e i prati magri gestiti in modo estensivo aospitare queste specie minacciate.Per le specie molto rare o che fruttificanosolo sporadicamente, non è possibile espri-mere un giudizio.

(Segue sul prossimo numero)

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Fig. 3. Carta della distribuzione del«Poliporo bianco e nero» (Boletopsisleucomelaena).

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Gruppo Svizzero per le regioni di montagna

Maggior flessibilità nella politica forestaleDurante la sessione estiva federale, il Consi-glio degli Stati ha optato per una maggioreflessibilità nella politica forestale. Nelle re-gioni confrontate con un accrescimento na-turale delle foreste, non dovrebbe esserenecessario sostituire ciascun albero taglia-to. Attualmente, l’estensione delle forestetocca prima di tutto lo spazio alpino. Malgra-do questa realtà, il diritto attuale obbliga adapplicare il principio di compensazione innatura. È quindi in questo contesto che ilSAB si è adoperato per lanciare un’iniziativaparlamentare, che miri a rendere più flessi-bile la politica forestale. Questa disposizio-ne rappresenta un passo importante per re-golare i conflitti tra i bisogni dell’agricoltura,della selvicoltura e dell’ambiente. La nuovaregolamentazione emanata per il sistemadei pagamenti agricoli diretti rappresentaun’altra possibilità. Il SAB s’impegna ancheaffinché questa sia affrontata nel quadro del-la revisione della legge sul la pianificazionedel territorio. (TE)

Transizione energeticaDopo Fukushima si pone una questionecentrale: è possibile uscire dal nucleare e seè possibile a quali condizioni? La risposta èchiara: è possibile fare a meno dell’energiaatomica ed una tale decisine rappresentauna possibilità per le regioni di montagna.Resta tuttavia da sapere se gli ambienti eco-logisti siano pronti a fare delle concessioni.Tutte le coperture delle case potrebberoaccogliere dei pannelli solari. Anche le ope-re contro le valanghe e gli impianti di risalitahanno la possibilità di integrare delle instal-

lazioni che producano dell’energia. Le nuo-ve misure del debito residuo ci fanno per-dere 10% della produzione provenientedalle infrastrutture idrauliche. Con una legi-slazione adeguata, sarebbe possibile ritro-vare questo 10%. Le linee direttrici dellaConfederazione, in materia di costruzioneper le piccole opere idrauliche, sono tropporestrittive. Di conseguenza, il potenziale adisposizione non può essere pienamentesfruttato. Nel corso degli anni passati, abbia-mo introdotto troppe restrizioni. Se si vuoleveramente fare a meno del nucleare, biso-gna uscire da questo vicolo cieco ed allon-tanarsi da queste legislazioni limitative. (TE)

Rapporto mensile del SAB

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Ordinanza sui prodotti di montagna e de-gli alpeggiNel corso della primavera del 2011, il Con-siglio federale ha adattato l’ordinanza sulledesignazioni «montagna» ed «alpeggio». IlSAB condivide i cambiamenti riguardanti ilconcetto di certificazione, oltre alle restri-zioni riguardanti l’impiego dei termini«montagna» ed «d’alpeggio». Grazie a ciò, iprodotti provenienti dalle regioni di monta-gna e dagli alpeggi saranno meglio protetti.Il SAB è tuttavia dispiaciuto che numeroserivendicazioni centrali non siano state inte-grate nell’ordinanza. Per esempio, l’impie-go di queste designazioni non è legato adalcuna esigenza minima di qualità. Inoltre,questa revisione non ha permesso di raffor-zare la valorizzazione di questi prodotti al-l’interno delle regioni di montagna. La ma-teria prima proveniente dalle regioni dimontagna e dalle zone di estivazione puòessere sempre trasformata al di fuori diquesti spazi. Dal punto di vista del SAB, lacredibilità dell’ordinanza non è veramentesoddisfacente. (AG)

Agenda territoriale dell’UEI ministri europei della pianificazione del

territorio hanno attualizzato la loro agendaterritoriale. Hanno così fissato per i prossimianni lo sviluppo territoriale dell’UE. Mentreil documento precedente (2007) era centra-to soprattutto sugli spazi urbani, questa ver-sione revisionata è molto più equilibrata.L’obiettivo di sviluppo policentrico è com-pletato dalla nozione di sviluppo equilibra-to. Si tratta d’incoraggiare gli spazi rurali, lospirito d’impresa, di migliorare l’accessibi-lità e di rafforzare le attitudini locali. Deveessere rinforzata la cooperazione tra le cittàe gli spazi urbani, oltre alla collaborazionetransnazionale. Le differenti politiche setto-riali devono maggiormente prendere inconsiderazione il loro impatto sul territorioe ciascun decreto dovrà essere esaminatoin rapporto al proprio impatto territoriale.La Svizzera, benché non sia membro del-l’UE, era presente durante l’elaborazionedell’agenda territoriale dell’UE, in qualità dicollaboratore. www.eu2011.hu/ (TE)

Una macro regione alpina?In Europa si stanno costituendo diverse ma-cro regioni. Nello spazio Baltico e del Danu-bio, alcune autorità pubbliche si sono giàschierate a favore di questo progetto, alloscopo di creare le due prime macro regioni.Queste nuove strutture devono migliorare lacooperazione orizzontale e verticale, oltre apromuovere una più efficace utilizzazionedei mezzi finanziari a disposizione.Nell’ambito dello spazio alpino, diverse di-scussioni sono in corso sul tema. Sia il Pro-gramma Spazio Alpino (Interreg IVB) che laConvenzione delle Alpi si considerano co-me dei partner importanti, nel quadro diquesti accordi.Per il SAB, è indispensabile che le macro re-gioni rispondano principalmente ai bisognidelle popolazioni alpine (ad esempio salva-guardia dei posti di lavoro nell’arco alpino).Una tale macro regione deve essere auspi-cata e sostenuta dalle autorità locali (canto-ni, comuni). Le macro regioni non devono,come è stato il caso con la Convenzione al-pina, essere create dall’alto. (TE)

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Daniela Calastri-WinzenriedCento annidi silenzioArmando Dadò editore,Locarno

In una fredda notte d'inverno,tra la neve che cade e imbianca il paesaggio,una carrozza avanza lenta e si ferma davantiad una casa. Il medico che viaggia sulla car-rozza, chiamato a visitare un malato, non puòche constatarne le gravi condizioni: infatti di lìa poco il giovane, che giace nel letto colpitoda una grave infezione, muore, lasciando lamoglie Rosa con un figlio neonato...Si tratta di una storia vera, quella della bisnon-

na dell'autrice, la cui esistenza cadde inspie-gabilmente nel silenzio nel lontano 1903. Ilracconto si svolge tra il 1892, anno della mor-te del primo marito di Rosa, e il 1932, annodella morte della protagonista, nei luoghi incui trascorse la sua vita: Aeschau, Eggiwil,Bremgarten, Marsiglia, Marrakech, Monacoe Zurigo.Il libro racconta usi e costumi della societàsvizzera del primo Novecento, mentalità econvinzioni per noi oggi incomprensibili elontani. La storia di Rosa colpisce e resta im-pressa perché caratterizzata da un sentimen-to di profonda partecipazione dell'autrice auna dolorosa vicenda umana che il raccontosuscita abilmente senza nulla concedere a to-ni e descrizioni drammatiche.

SEGNALAZIONI CULTURALI

ANL - Archivio dei nomi di luogoSala Capriasca

Archivio di Stato del Cantone Ticino, BellinzonaFratelli Jam editori, Prosito

Un ricco bottino di nomi di luogoCon la raccolta di Sala Capriasca continua laserie di pubblicazioni toponomastiche dedi-cate ai villaggi che formano l’attuale comunedi Capriasca, inaugurata lo scorso anno conl’«Archivio dei nomi di luogo» di Roveredo. Il‘bottino’ di nomi di luogo è in questo caso par-ticolarmente ricco, anche perché l’ex comunedi Sala ha un territorio relativamente vasto ri-spetto ai comprensori comunali circostanti.Nei prossimi anni seguiranno ulteriori raccol-te, nell’intento di ottenere entro un numero ra-gionevole di anni la copertura dell’intero at-tuale territorio comunale.L’ormai consueto piccolo contributo introdut-tivo alla storia locale del villaggio preso inconsiderazione riguarda in questo caso lapoetessa argentina-capriaschese AlfonsinaStorni, della quale si fornisce qui un profiloriassuntivo e una scelta di tre poesie signifi-cative in quanto riferite alla realtà del villag-

gio nativo. Il testo non ha evidentemente in-tenti esaustivi, e gli approfondimenti possonoessere accostati con agio ricorrendo alla bi-bliografia indicata.Come nel caso di Roveredo, anche il volumededicato a Sala porta un notevole apparato fo-tografico, che illustra alcune delle realtà terri-toriali trattate nel testo e allieta anche il volumecon alcune immagini d’epoca suggestive, ol-tre a fotografie della realtà attuale, realizzateespressamente per la presente ricerca. Partedelle fotografie storiche sono state gentilmen-te messe a disposizione dall’«Archivio Audio-visivo di Capriasca e Val Colla», con il quale il«Repertorio toponomastico ticinese» ha cosìavviato una bella e proficua collaborazione.Consegnando (o meglio ri-consegnando) ilpatrimonio di nomi di luogo storici alla comu-nità di Sala Capriasca, si ringraziano qui lepersone che, puntualmente e con notevoleentusiasmo, si sono messe a disposizione peril recupero dei nomi e delle informazioni le-gate ai luoghi designati. Senza di loro, come èdi regola, la rivalutazione di questo preziosopatrimonio sarebbe stata certamente moltomeno ricca e incisiva.

Stafano Vassere

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Patriziato di Ravecchia

Domenica 28 agosto 2011,raduno patrizi di Ravecchia

Riuscitissimo raduno dei patrizi di Ravec-chia, domenica 28 agosto 2011 grazie all’ot-tima organizzazione ma soprattutto ad unagiornata splendida di piena estate comepoche viste quest’anno.Un’ottantina i presenti che hanno raccoltol’invito proposto dall’Ufficio patriziale perpassare una giornata in compagnia nellamagnifica Regione del Monte San Giorgio, emeglio come qui di seguito descriviamo.Ritrovo a Giubiasco e trasferta con comoditorpedoni ad Arzo per visita delle conosciu-te cave di marmo.Sul posto ci ha ricevuto il proprietario dellecave, ossia il Patriziato di Arzo nelle personedel Presidente signor Aldo Allio e del mem-bro dell’Ufficio patriziale, ravecchiese d’a-dozione Gianaurelio Rossi.La visita guidata, accompagnata da impor-tanti spiegazioni dei Ciceroni Allio e Rossi ciha permesso di capire l’importanza di que-ste testimonianze che hanno saputo dare vi-

ta ad una regione del nostro Ticino e chegrazie anche ad architetti ticinesi operantiall’estero nei secoli scorsi, hanno fatto cono-scere questo materiale in tutto il mondo, unesempio su tutti l’utilizzo del marmo di Arzonella costruzione del duomo di Milano.Allio ci ha poi parlato del futuro delle cave edelle intenzioni di rivitalizzarle quale beneculturale della Regione.Dopo questa prima tappa culturale, siamosaliti a Tremona per la visita con degustazio-ne della Cantina Latini, di recente costruzio-ne con interni in marmo di Arzo, ubicata sudi un colle con vista sulla Campagna adornae che produce diverse qualità di vino da viti-gni della zona. Considerato che buona par-te dei patrizi sono par-time viticoltori e/o vi-nificatori, le informazioni ricevute dal titola-re signor Latini e la possibilità di degustarepregiati nettari di Bacco sono stati partico-larmente apprezzati.Meta successiva il Serpiano dove dalla ter-razza dell’omonima struttura alberghiera eristoratrice abbiamo potuto apprezzare pri-ma la vista sul Ceresio e successivamenteun succulento pranzo preparato con curadai competenti chef del ristorante.Osserviamo che il Presidente del Patriziatodi Ravecchia, nel suo breve intervento, ha ri-

DAI PATRIZIATI

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cordato che la famiglia Ulrich, presente alraduno in 14, è stata quella numericamentepiù numerosa, seguita dai Bomio-Paccioriniin 11. Il Presidente ha poi chiamato per unafoto ricordo il più anziano patrizio presente(Laffranchini Antonio, classe 1922) nonché ilpiù giovane, nuovo virgulto Alessandro Bo-mio-Pacciorini, (settembre 2010). L’invito di

partecipare al raduno gratuitamente per inati nel 1992 e 1993 (18-19.enni) è stato rac-colto da un solo giovane che ha ricevuto lapubblicazione di civica «Voglio fare il citta-dino» di Eros Ratti.Le note del conosciuto duo Muttoni-Gregorihanno allietato i presenti in attesa del rientroin serata nella Capitale.

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Patriziato di Robasacco

Pulizia di sentieri e selve

Sabato 23 luglio 2011, in una giornata soliva,patrizi ed amici si sono dati appuntamento dibuon mattino. Le varie squadre munite di ra-strelli, decespugliatori, motoseghe e tantabuona volontà, hanno provveduto alla pulizia

di sentieri e selve nel territorio di Robasacco.Al termine dei lavori, un'allegra compagniadi 25 persone si sono riunite per gustare unpranzo squisito preparato e servito da Giu-liano e Romano.Verso le ore 16, il rumore di un tuono prove-niente dalla regione del Camoghè, avverti-va l'imminente arrivo di un temporale. Lacompagnia si è sciolta, dandosi appunta-mento per il prossimo anno.

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Patriziato di Peccia

Inaugurazione CasaPatriziale

Sabato 4 giugno 2011 giornata di festa nelcuore del villaggio di Peccia per l’inaugura-zione a lavori ultimati della casa patriziale.La nuova trasformazione dello stabile, sale

per la sede del Consiglio Patriziale, ufficioper l’amministrazione, locale archivio, sedevotazione Cantonali, locale al piano terraper qualsiasi manifestazione culturale, tea-trale o altro sono stati molto apprezzati perla loro ben riuscita sistemazione, il tutto re-stando ben sotto la spesa preventivata in Fr.650'000.--. Festeggiavano con noi anche la Parrocchiadi Sant’Antonio, per la recente sostituzione

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Rivista Patriziale Ticinese 37 N. 3/2011 – N. 282

del tetto in piode, la ristrutturazione delcampanile e la posa di un nuovo orologiocon relativo suono delle campane; il Comu-ne di Lavizzara per la sistemazione dellapiazza con la relativa fontana, ringhiere econtributi vari; la Scuola di Scultura di Pec-cia per la consegna e posa di 4 rilievi sullafacciata della Casa Parrocchiale, opere par-zialmente offerte dalla nota artista svizzeraMariann Grunder. Presenti per l’occasione circa 200 persone,autorità locali e cantonali. Dopo la presenta-zione dei lavori da parte dei responsabili,accorate parole sono state pronunciate dalPresidente dell’ALPA Signor Tiziano Zanettiringraziando e incoraggiando a continuarequesta collaborazione tra enti pubblici e pri-vati, parole ribadite pure da Elio Genazzi, re-sponsabile della Sezione Enti Locali che ve-de in questa collaborazione il segno di ag-gregazione per poter concretizzare operecon più consensi, nel migliore dei modi.

Ringraziamenti sono stati espressi a chi fi-nanziando generosamente, ha reso possibi-le queste opere. Il Cantone, la PatenschaftBerggemeinden, il Comune di Lavizzara, leFondazioni Ecopolis a Eschen, Sophie e KarlBinding a Basilea, Ulricho Hoepli presso ilCS Zurigo, diversi contributi privati e agliamici della Scuola di Scultura di Peccia perla donazione dell’opera murale «Gente» diGermano Simona posata all’interno dellacasa patriziale.

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Agenzia generale per il sopraceneri

Franco R. FerrariVia San Gottardo 2Bellinzona

Agenzia generale per il sottoceneri

Marco FerrariPiazza Cioccaro 2Lugano

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