RIV ISTA PATRIZIALE Ticinese TICINESE Fascicolo 4 · Rivista Patriziale Ticinese 2 N. 4/2010 –N....

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Organo dell’Alleanza Patriziale Ticinese No. 279 dicembre 2010 Anno LXIV Fascicolo 4 RIVISTA PATRIZIALE TICINESE 13 10 26 La bandiera «raggiata» o «fiammata»: origine e significato; il prototipo dei Volontari Luganesi (1797); la Repubblica Elvetica (1798-1803)… Si potrebbe pensare semplicemente che la neve sostituisca la pioggia dal momento che la temperatura dell’aria è negativa… Una storia di bandiere ticinesi: dai volontari… Scienza di neve Lascia o raddoppia È tornato di attualità da qualche tempo il tema del raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo…

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Organodell’Alleanza PatrizialeTicinese

No. 279 dicembre 2010

Anno LXIVFascicolo 4

RIVISTAPATRIZIALETICINESE

131026

La bandiera «raggiata» o «fiammata»: origine e significato; ilprototipo dei Volontari Luganesi (1797); la Repubblica Elvetica(1798-1803)…

Si potrebbe pensare semplicemente che la neve sostituisca lapioggia dal momento che la temperatura dell’aria è negativa…

Una storia dibandiere ticinesi:dai volontari…

Scienza di neve

Lascia o raddoppiaÈ tornato di attualità da qualche tempo il tema del raddoppiodel tunnel autostradale del San Gottardo…

Rivista Patriziale Ticinese 2 N. 4/2010 – N. 279

Rivista Patriziale TicineseOrgano dell’ALPA, Alleanza Patriziale Ticinese

Anno LXIV - Fascicolo 4No. 279 - dicembre 2010

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CorrispondenzaCasella postale 166826 Riva San Vitale

No. 279 - dicembre 2010Anno LXIV - Fascicolo 4

SOMMARIO:

3 ALPALe radici storico-araldichedell’ALPA

4 Una storia di bandiere ticinesi:dai Volontari luganesi (1797)all’ALPA (1942)

7 Rustici ticinesi: appello ad unsano spirito confederale

9 La STAM sul piano «rustici»

10 Scienza di neve

14 I giovani e la politica

16 lascia o raddoppia

18 I ghiacciai delle Alpi ticinesidal 2009 al 2010

21 SABRapporto mensile del SAB

22 Così il Consiglio direttivodell’ALPA

Segnalazioni culturali24 Osogna24 Il paese dei birignao25 Gravesano27 «C’era una volta la Ferrovia

Lugano-Cadro-Dino» 1911-2011

Dai patriziati30 Patriziato di Stabio31 Patriziato di Brusino Arsizio32 Patriziato di Gorduno34 Patriziato di Daro34 Patriziato di Rivera35 Patriziato di San Nazzaro36 Patriziato di Biasca37 Patriziato di Gerra Gambarogno48 Patriziato di Chiggiogna

In copertina: Il primo stendardo dell’ALPA(1942) Conservato presso il Pa-triziato di Riva San Vitale.

Rivista PatrizialeTicinese

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ALPA

Le radici storico-araldichedell'ALPA

Un paio d'anni or sononel Consiglio dell'AL-PA, dietro molteplici ri-chieste, si è discusso edeliberato sulla crea-zione del nuovo distin-tivo da portare all'oc-chiello che doveva so-stituire quello di alcunidecenni or sono ormaida tempo esaurito. Di proposito non si èvoluto scegliere un lo-go di tipo avveniristi-co, bensì uno che rical-casse in chiave mo-derna la simbologiaadottata in origine dal-l'ALPA, che si rifà alleimmagini delle bandiere risalenti al periodo dell'indipen-denza (1798) e dell'autonomia (1803) ticinese.Il risultato, ossia il nuovo «pin» a raggi rossi, è stato general-mente apprezzato e largamente diffuso e nelle conversa-zioni in seno al Consiglio sul tema è sorta l'idea di ap-profondire l'argomento delle fonti ispiratrici di questo logo,pure adottato per la carta da lettera della nostra associazio-ne che si vede attribuito un carattere di ufficialità consonocon il suo accresciuto ruolo istituzionale.Così chi scrive ha cominciato senza fretta ad indagare, siapur senza troppa convinzione dato che l'argomento sem-brava piuttosto pellegrino e legato ai gusti personali dei pa-dri fondatori dell'ALPA.Invece sono usciti elementi e documenti interessanti e poconoti che, opportunamente ordinati e collegati, hanno fornitomateria sufficiente per una piccola ma significativa rievo-cazione storica con riflessi patriottici e patriziali.E' quella che, modestamente e senza pretese, ho il piaceredi mettere a disposizione dei nostri affezionati lettori.

Giovanni Maria Staffieri

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Il tema che viene qui affrontato in tono di-scorsivo e documentato anche se non scien-tifico trova lo spunto dal primo stendardodell'ALPA (Fig. 1), solennemente inauguratonel 1942, come vedremo, ispirato con tuttaevidenza alla più antica bandiera ticinese,probabilmente del 1803 (Fig. 2).Anche il più recente distintivo dell'ALPA ri-prende, in forma essenziale, i medesimi sti-lemi.Per un esame delle origini di questo generedi raffigurazione bisogna riferirsi al tipo dibandiera cosiddetta «raggiata» o «fiamma-ta» che gli specialisti definiscono anche co-me «marezzata», di forma quadrata, diffusacome vessillo prettamente militare in usodal '600 in poi presso i reggimenti svizzericapitolati al servizio straniero, gli ultimi deiquali furono, nell' '800, quelli che militarononel Regno dei Paesi Bassi (il ReggimentoAuf der Maur con il battaglione ticinese Cu-sa) e nel Regno borbonico delle Due Sicilie.Ma non dobbiamo scordare che tale generedi milizia - soppresso e proibito già da metàdell''800 dalla moderna Svizzera federalista- sopravvive tuttavia oggi ancora nella

Guardia Svizzera Pontificia, creata nel 1506da Papa Giulio II.Queste bandiere presentano generalmenteuna croce bianca che le divide in quattroquarti entro i quali compaiono, sotto formadi raggi, fiamme o onde recanti i colori deicantoni di origine durante il periodo dellaLega dei Cantoni Svizzeri che fino al 1798esercitò il suo «protettorato» sulle terre tici-nesi. La tipologia venne ripresa in questocontesto nel 1797 al momento della costitu-zione del Corpo dei Volontari Luganesi, for-mato con il beneplacito del Capitano Reg-gente Traxler a miglior difesa del Baliaggiodi Lugano nei confronti del pericolo «fran-cese» incorrente allora a seguito dell'inva-sione in Lombardia dell'Armata d'Italia alcomando del Generale Bonaparte.Il «Piano d'organizzazione per il Corpo deiVolontari di Lugano» del 31 maggio 1797 re-cita infatti, all'Art. 3 del Titolo IV (Prerogati-ve) quanto segue: «Il Corpo de' Volontariche sarà al numero di cinquanta potrà avereed alzare lo stendardo di color rosso e bian-co, anzi in segno dell'aggradimento per ilservizio sin qui prestato dal Corpo de' Vo-

(Figura 1) Il primo stendar-do dell’ALPA (1942) conser-vato presso il Patriziato di Ri-va San Vitale.

(Figura 2) La ricostruzionedella prima bandiera delCantone Ticino, pubblicatada Aldo Crivelli sulla coper-tina della Rivista Storica Tici-nese, fascicolo 29 dell’otto-bre 1942.

Una storia di bandiere ticinesi:dai Volontari luganesi (1797) all'ALPA (1942)1. La bandiera «raggiata» o «fiammata»: origine e significato; il prototipo dei VolontariLuganesi (1797); la Repubblica Elvetica (1798-1803).

di Giovanni Maria Staffieri

Figura 1 Figura 2

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lontari, e per incoraggiarli a continuar contutto zelo in quello, la prelodata Straordina-ria Suprema Rappresentanza in nome dellaSovranità Elvetica dona ad esso Corpo ilsuddetto stendardo».Il primo stendardo originale dei Volontari,consunto e restaurato, già appeso nellaCappella della Madonna delle Grazie (Pa-trona della Città) della Cattedrale di Lugano,è ora conservato in Borghetto presso la resi-denza dell'Arciprete di Lugano; quello piùrecente (Fig. 4) ne ricalca fedelmente l'im-magine mentre le «fiamme» o «raggi» ri-prendono il bianco e il rosso, colori distintividel Corpo, come previsto dal regolamentosopra menzionato.Con la Repubblica Elvetica «una e indivisi-bile» ci si conforma alle direttive francesi,con bandiere bicolori di tipo «spaccato»cioè divise orizzontalmente in due parti coni rispettivi colori.2. L'araldica ufficiale del Cantone Ticino dal1803 ad oggi .

Per meglio comprendere quanto si dirà piùavanti a proposito dei colori delle bandiereticinesi è opportuno un cenno sugli atti uffi-ciali che hanno dato forma giuridica all'aral-dica del Cantone Ticino.Il Gran Consiglio ticinese del periodo dellaMediazione (1803 - 1814) che inaugurò leproprie sessioni il 20 maggio 1803, si oc-cupò già in una delle sue prime sedute -quella del 25 maggio 1803 - di varare una«Legge sui colori, e Sigillo del Cantone Ti-cino, e sul costume dei membri del GranConsiglio», promulgata il giorno seguentedal Piccolo Consiglio. Ne leggiamo il teno-re dei contenuti dal «Bullettino Ufficiale»dell'epoca (Fig. 5).Non conoscendo nei dettagli le considera-zioni che accompagnavano il disegno dilegge e dato che sembra che la stessa ve-nisse approvata senza discussione non èpossibile risalire alle motivazioni addotte asostegno della scelta dei colori rosso e bluquali colori ufficiali del Cantone Ticino. Nes-

(Figura 4) La bandiera dei volontari luganesi (1797) nella versione attuale (dal volume «I volontari luganesi»di Carlo Antonio Gianinazzi, pag 105)

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suna delle diverse interpretazioni avanzate a tal pro-posito può essere considerata come convincente; tut-tavia, l'analogia del rosso e del blu con i colori distinti-vi della Città di Parigi parrebbe non essere estranea aquesta scelta.Successivamente , a livello ufficiale, la materia dei co-lori e del sigillo del Cantone Ticino venne trattata oltreun secolo dopo dal Decreto del Gran Consiglio del 20settembre 1922 a cui fece seguito la Risoluzione delConsiglio di Stato del 6 ottobre 1930 volta ad evitare«le interpretazioni erronee» del precedente decretolegislativo (Foglio Ufficiale N. 88 del 1930) dove sonoillustrate, a colori, tutte le forme di bandiere, bracciali,scudi e gonfaloni in uso nel Cantone.Ultima in ordine di tempo è la Costituzione Cantonaledel 14 dicembre 1997 che all'Art. 3 (Stemma) affer-ma, illustrandolo graficamente:Lo stemma del Cantone è il seguente: «Partito di rossoe di azzurro».

(continua)

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«Cum grano salis»!

Partendo dalla constatazione che taluni fun-zionari che si ritengono depositari esclusividella verità» in materia di tutela ambientalecontinuano ad ostacolare in tutti i modi qua-lunque soluzione atta a conservare e a valo-rizzare questo ricco patrimonio di edificitradizionali e di memoria storica, la risolu-zione chiede alla presidente della Confe-derazione e ai deputati ticinesi alle Cameredi impegnarsi per trovare finalmente una

soluzione a questo annoso problema. I rap-presentanti dei Comuni sanno peprfetta-mente che la questione delle costruzionifuori zona è complessa e che la legislazionefederale (LPT) stabilisce al riguardo regoleprecise. Essi fanno tuttavia notare che un sa-no e pragmatico spirito confederale devecomunque permettere di applicare questeregole «cum grano salis», ovvero pieno ri-spettando e non calpestando le particola-rità storiche e culturali delle diverse regionidel nostro paese.

Rustici ticinesi: appello ad un sano spirito confederaleUno dei temi più sentiti nelle regioni di montagna e dai proprietari di «rustici» (come ilburocratese imperante definisce gli edifici sorti nel corso dei secoli sui monti e a mar-gine dei pascoli di montagna), è sicuramente quello degli ostacoli burocratici frappo-sti alla ristrutturazione di dette costruzioni. Può quindi essere utile riportare i passaggipiù significativi di una risoluzione che l’assemblea dei delegati della CoReTI (Associa-zione dei comuni e delle regioni di montagna ticinesi), riunita a Mezzovico-Vira loscorso 18 novembre, ha indirizzato alla presidente della Confederazione, On. DorisLeuthard, e ai deputati ticinesi alle Camere federali.

Rivista Patriziale Ticinese 8 N. 4/2010 – N. 279

Elementi da tener presenti

Per quanto riguarda la situazione ticinese, larisoluzione sottolinea alcune particolaritàche riportiamo integralmente:

• una soluzione al problema dei rustici è at-tesa da oltre 20 anni;

• il progetto di Piano cantonale di utilizza-zione per la Protezione degli edifici e de-gli impianti (PUC-PEIC) adottato recente-mente dal Gran Consiglio rappresentagià una soluzione di compromesso, peral-tro non soddisfacente, come dimostra l’e-levato numero di ricorsi interposti;

• molti Comuni si sono assunti negli scorsianni oneri non indifferenti per il rilievodella situazione (inventario dei rustici) eper allestire le necessarie basi pianifica-torie;

• la mancanza di una chiara, adeguata e fa-cilmente applicabile regolamentazionedella materia acuisce il rischio di un diffu-so abusivismo, con conseguenze negativeper il paesaggio e per l’ambiente;

• la situazione attuale è fonte di gravi disagiper numerose piccole imprese locali chelavorano con risorse e materiali indigeni eche sono perciò un elemento importantedell’economia delle regioni periferiche.

Non dimenticare che…

«La forza della Svizzera - prosegue la risolu-zione - è stata costruita nei secoli con un sanoe pragmatico spirito confederale, nel quale lapolitica ha sempre saputo elaborare la giustasintesi tra le esigenze delle popolazioni localie quelle del diritto. La ricerca di una soluzioneal problema «rustici» deve fondarsi sul rico-noscimento del fatto che una corretta e soddi-sfacente soluzione è particolarmente impor-tante per il Ticino e per le sue regioni più peri-feriche. Si tratta, da un lato, di mantenere (an-che attraverso una nuova destinazione che netuteli le caratteristiche architettoniche) im-portanti testimonianze della nostra storia e ci-viltà contadina e, dall’altro, di creare le pre-

messe per una migliore cura del territorio eper la valorizzazione anche economica e turi-stica del paesaggio e delle sue componenti.Infine, ma non da ultimo, occorre mantenereopportunità di lavoro ed occupazione in nu-merose piccole e medie imprese».

Il senso di un appello

A conclusione del testo (approvato dai dele-gati all’unanimità, meno un astenuto) l’On.Leuthard - chiamata in causa anche nellasua nuova funzione di capo del Dipartimen-to federale dell’Ambiente, dei Trasporti,dell’Energia e delle Comunicazioni - è statainvitata a considerare le particolarità stori-che e geografiche del Ticino, Cantone nelquale i «rustici» fanno parte da sempre delpaesaggio umanizzato. Sarebbe pertantocriminoso lasciare che le costruzioni realiz-zate dai nostri avi con stenti e fatiche venga-no lasciate andare in malora solo per accon-tentare l’estetismo decadente di qualchefunzionario imbevuto di teorie libresche! Ladestinataria dell’appello viene perciò cor-tesemente invitata a voler far cessare imme-diatamente (citiamo ancora) «taluni atteg-giamenti e azioni dell’Amministrazione fe-derale che - agli occhi dei Comuni e di mol-ti ticinesi - appaiono come vessatori e, perquesto, in contrasto con lo spirito sulla qualeè stata costruita la Confederazione». Spe-riamo che l’appello venga ascoltato!

Franco Celio

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La STAN sul piano «rustici»Non restringere i comprensori, ma severità e coerenzanell’applicare le normeAnche la STAN ha inoltrato ricorso contro ilPiano di utilizzazione cantonale dei paesag-gi con edifici e impianti degni di protezione(PUC-PEIP). La STAN non ne contesta gliobbiettivi generali, e cioè la preservazionedei paesaggi prativi montani e la salvaguar-dia delle costruzioni ivi situate, ma deplorada un lato il notevole restringimento deicomprensori PEIP rispetto all’avanprogettoposto in consultazione nel 2006 (restringi-mento che non appare giustificato da motivioggettivi e documentati e vanifica per inte-re regioni la realizzazione degli scopi lode-volmente perseguiti dal PUC-PEIP stesso). Va rammentato che questo restringimentosi è manifestato in particolare in due dire-zioni : escludendo i comprensori al di sopra(oltre che al di sotto) di una certa quota, pre-cludendo di fatto il recupero di tutti gli stabi-li alpestri; inoltre escludendo intere zone dimaggenghi giudicati troppo prossimi acomprensori urbanizzati oppure in cui letrasformazioni già avvenute avrebbero pre-giudicato il carattere tipico delle vecchiecostruzioni rurali e dunque anche il caratte-re degno di protezione dei paesaggi circo-stanti. A parere della STAN tuttavia la tuteladel paesaggio dei maggenghi è degna diconservazione, anche qualora le costruzio-ni rurali d’un tempo siano state in parte sna-turate ; e semmai si dovrebbe favorire il ri-sanamento di alterazioni particolarmentevistose degli edifici e del loro intorno. Que-sta delimitazione (= riduzione) un po’ arbi-traria dei comprensori del PUC-PEIP violasecondo la STAN i principi dell’uguaglianzadei cittadini e della parità di trattamento.D’altro canto la STAN considera le norme ele procedure previste nel PUC-PEIP insuffi-cienti e in parte inadeguate al fine di garan-tire l’obbiettivo che ci si prefigge ; in parti-colare secondo la STAN non vengono pre-

scritti in modo sufficientemente impegnati-vo l’obbligo di gestione dei fondi e la cer-tezza di sanzioni chiare in caso di interven-ti gravemente difformi dalla licenza ediliziao del tutto privi di licenza (con l’obbligo, nelcaso di interventi chiaramente deturpanti,di ripristino della situazione antecedente odi un risanamento accettabile). Al di là del-le procedure di autorizzazione, la vera in-cognita è poi di sapere se ci sarà o no unmiglior controllo del territorio rispetto adoggi; se esso mancherà nessun PUC-PEIPpotrà garantire una gestione ordinata delfuturo sviluppo dei «rustici». La STAN esprime perplessità pure sullaprocedura prevista, nella quale il Cantoneè sì intervenuto con un piano di utilizzazio-ne cantonale unificando le norme applica-bili, ma la cui attuazione resta delegata aiComuni. Secondo la STAN sarebbe più lo-gico che, se il Cantone ha ritenuto (a giustotitolo) opportuno di istituire un PUC al finedi garantire un esame uniforme e coerentedi questa problematica, esso procedessepure a gestire in prima persona l’applica-zione garantendo che sia una sola e unicaautorità ad esserne responsabile.Infine la STAN auspica l’adozione di duepositive esperienze fatte in Valle Bavona suiniziativa dell’omonima Fondazione : l’alle-stimento di un manuale per il restauro deirustici e l’istituzione di una commissioneconsultiva che preavvisi le domande di co-struzione (che assicuri una «unitè de doc-trine» ma anche un certo pragmatismo nel-l’attuazione del PUC-PEIP, che miri all’otte-nimento di interventi sostenibili dal puntodi vista sia funzionale sia paesaggistico enon solo al rispetto di norme formali).

Per la STAN: il presidente Arch. Antonio Pisoni;il segretario Paolo Camillo Minotti

Rivista Patriziale Ticinese 10 N. 4/2010 – N. 279

Scienza di neveCristian Scapozza - Geomorfologo

Si potrebbe pensare semplicemente chela neve sostituisca la pioggia dal momen-to che la temperatura dell’aria è negativa.In realtà, possiamo avere delle nevicatecon temperature che raggiungono i 4°C odella pioggia che raggiunge un suolo ge-lato. L’aria fredda solitamente è anchemolto secca, e quindi contiene poco vapo-re acqueo, ma le precipitazioni nevosepossono essere abbondanti; d’altra parte,molte nevicate, nelle regioni di montagna,coincidono spesso con aumenti di tempe-ratura. Come spiegare tutte queste con-traddizioni apparenti?

Caratteristiche della neve

Per definizione la neve è una forma di preci-pitazione di acqua ghiacciata cristallizzata,consistente in minuscoli cristalli di ghiacciodi forma esagonale. Come la pioggia, la ne-ve si forma nelle ascendenze, che sono dellesalite in altitudine di una massa d’aria chepermettono al vapore acqueo di raffreddarsie di trasformarsi in ghiaccio. Il processo diformazione della neve può essere fortemen-te accelerato dalla presenza di pulviscolonell’atmosfera, che favorisce la solidificazio-ne delle goccioline d’acqua. Ingrossandosi, icristalli di ghiaccio cominciano a cadere.Durante la caduta possono incontrarsi congoccioline d’acqua o con altri cristalli dighiaccio, aggregandosi tra loro. Secondo latemperatura degli strati d’aria incontrati du-rante la caduta, la neve può trasformasi inpioggia se la temperatura è superiore a 0°C,diventa molto bagnata se la temperatura èsuperiore a 0°C solo negli strati più vicini alsuolo o la pioggia può gelare a contatto con ilsuolo se è stato attraversato uno strato abba-stanza spesso con temperature positive, co-me nei casi di un’inversione termica.

I cristalli di neve possono avere molte formediverse: a volte si presentano sotto formadelle classiche stelle di neve, altre volte pos-sono assumere la forma di lamelle piatte,aghi, prismi o colonne. È la temperatura nelcuore delle nubi che influenza la forma delfiocco di neve: a temperature tra 0 e -4°C etra -10 e -12°C si formano delle lamelle piat-te, tra -5 e -10°C avremo piuttosto degliaghi, mentre a -15°C dalla fabbrica della ne-ve usciranno delle belle stelle a sei bracci.Questa particolare fabbrica naturale ha an-che molta fantasia. Si ritiene infatti che i fioc-chi di neve siano sempre unici: non ce ne so-no mai due uguali!

Colori e rumori di neve

Ma perchè la neve è bianca? È proprio laforma a stella dei cristalli di neve che è re-sponsabile del loro colore. In effetti, tutta laluce visibile che raggiunge la neve è rifrantae diffusa una moltitudine di volte dai cristallie dalle ramificazioni dei fiocchi. Più la neveè fresca, più i cristalli sono fini e più essi rin-

Profili di neve per misure di movimento invernali delpermafrost con il GPS di precisione.Foto: C. Scapozza, gennaio 2009.

Rivista Patriziale Ticinese 11 N. 4/2010 – N. 279

viano la luce. Per questo è importante por-tare degli occhiali da sole in montagna d’in-verno. In gergo scientifico, il potere rifletten-te di un corpo viene detto albedo. L’albedodella neve fresca è uno dei più elevati, tra 0.8e 0.9; in altre parole, la neve riflette tra l’80%e il 90% della luce ricevuta. Questa pro-prietà della neve, e in minor misura delghiaccio, può influenzare il clima terrestre.In effetti, più la superficie della Terra rico-perta di neve o di ghiaccio è importante, piùl’energia solare è riflessa. In maniera inver-sa, una diminuzione delle superfici bianchemette generalmente a nudo delle superficipiù scure che possono assorbire meglio ilcalore, contribuendo a un aumento dellatemperatura della Terra. È un circolo vizio-so: più i ghiacciai e le nevi perenni si sciol-gono, e più la Terra si riscalda; più la Terra siriscalda, e più i ghiacciai fondono.Oltre al bianco, la neve può anche assumerealtri colori, soprattutto alla sua superficie,perchè può contenere sabbie, polveri o ri-fiuti emessi da impianti industriali che pos-

sono modificarne la colorazione. Esiste an-che la neve rossa. In inverno e in primaveraquesta colorazione particolare è dovuta allesabbie e polveri di origine sahariana, porta-te sulle Alpi da un forte flusso di correntisud-occidentali. In estate, il colore rossosangue dei nevai in montagna è dovuto aun’alga unicellulare, la Chlamydomonas ni-valis, che si riproduce sulla neve stessa. Laloro colorazione permette a queste alghe diproteggersi dai raggi UV, particolarmenteintensi ad alta quota. La neve, elemento silenzioso per eccellenza,può anche essere molto rumorosa. Il croc-chiare delle scarpe sulla neve fresca risultadalla rottura e dalla riorganizzazione dei fioc-chi di neve, che normalmente sono disposti acasaccio l’uno contro l’altro, sotto al nostro pe-so. Il silenzio ovattato di un paesaggio inneva-to di fresco è invece dovuto all’isolazione so-nora data dalle bolle d’aria imprigionate tra icristalli di neve. Questa isolazione è anchetermica: anche se fa -20°C fuori, in un igloo latemperatura non scende mai sotto i 0°C.

Il massiccio dell’Adula visto dalla regione di Dötra. Foto: C. Scapozza, gennaio 2009.

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Quando la neve si scioglie

I fiocchi di neve sono sinonimo di leggerez-za. La neve fresca, infatti, è fatta da un deci-mo d’acqua e da nove decimi d’aria, impri-gionata tra i suoi cristalli. Appena caduta dalcielo, già comincia a trasformarsi. La neveevolve in continuazione, sotto l’effetto dellatemperatura, ma anche a causa del vento osemplicemente sotto il suo stesso peso.Man mano che il manto bianco si accumula,i fiocchi si schiacciano e si rompono, l’ariasfugge e la neve diventa sempre più pesan-te. Con l’aumento della temperatura, i cri-stalli diventano così grossi e pesanti che allafine non resta che acqua: la neve si è quindisciolta!La neve è un’importante riserva d’acqua,quindi la quantità di neve può influenzare ladisponibilità di questa risorsa. L’Alto Ticinoè particolarmente fortunato da questo pun-to di vista: l’alta Valmaggia, la Val Bedretto ele regioni del Gottardo e della Greina, in ef-fetti, beneficiano di un innevamento dal 20 al70% superiore alla media svizzera. Pratica-mente tutti i corsi d’acqua del Sopraceneri,quindi, hanno un regime di deflusso che èalimentato totalmente o in parte dalla neve,con le caratteristiche portate massime in

maggio e giugno. Il regime di deflusso èquel parametro che permette di caratteriz-zare le variazioni della quantità d’acqua infunzione del periodo dell’anno, e di normasi definisce sulla base di una media plurien-nale. I corsi d’acqua ticinesi alimentati prin-cipalmente dalle piogge, al contrario, pre-sentano invece le portate più alte in aprile-maggio e settembre-ottobre.Tutta questa neve in fusione fa la fortuna dellesocietà che gestiscono gli impianti di accu-mulazione per la produzione di energiaidroelettrica. Dato che il nostro cantone è as-sai povero di grandi ghiacciai, le grandi di-ghe come quelle del Luzzone, della Verza-sca o del Sambuco si riempiono essenzial-mente grazie alle acque provenienti dalloscioglimento delle nevi. Oltre che come at-trazione turistica per gli sport invernali, quin-di, la neve ha anche un importante valoreeconomico, dato che l’energia idroelettricaprodotta costituisce dell’energia di puntache viene venduta a prezzi relativamente alti.

Pericoli naturali e cambiamenti climatici

Quando durante l’inverno le nevicate sonostate molto abbondanti e quando il disgeloprimaverile coincide con delle forti piogge,

Evoluzione di un cristallo di neve.

Valanghe di fondo sul versante norddella Cima di Piancabella (Val Malvaglia).Foto: C. Scapozza, aprile 2007.

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lo scioglimento repentino della neve puòcausare delle importanti inondazioni, comeè stato il caso, per esempio, del maggio1999. Allora vennero allagati la città di Thun,il quartiere della Matte a Berna e vaste zoneattorno al Lago di Costanza. Se nel settoreturistico e nella produzione di energia la ne-ve ha un gran valore economico, essa puòanche causare dei costi importanti. Peresempio, le inondazioni del mese di mag-gio 1999 avevano provocato dei danni per70 milioni di franchi nel solo Canton Berna.Per rimanere nel campo dei pericoli natura-li legati allo scioglimento della neve, il piùfrequente è sicuramente la valanga di fondoprimaverile, dovuta all’aumento della tem-peratura per l’azione del sole o del ventocaldo. La neve inzuppata d’acqua diventamolto pesante, senza coesione e scivolosa.La sua velocità di stacco è assai lenta (circa30 km/h), contrariamente alla valanga di ne-ve polverosa (che può superare i 200 km/h),ma la massa enorme dovuta alla neve ba-gnata travolge tutto sul suo passaggio, ra-schiando il suolo come un bulldozer. Que-sto tipo di valanga non perdona, dato che acausa del notevole peso la neve si schiacciasu se stessa e si indurisce come cementosoffocando lo sciatore sommerso. Per fortu-na, questo tipo di valanga è anche il più pre-vedibile, e di norma si stacca solamente apartire da mezzogiorno.Ma quale è il futuro della neve? L’effetto piùevidente del riscaldamento climatico in attosulle Alpi è il ritiro dei ghiacciai. Negli ultimi20 anni, infatti, i ghiacciai delle Alpi svizzerehanno perso circa un terzo del loro volume.Ma non sono solo i ghiacci e le nevi perennia risentire dei cambiamenti climatici. Anchele precipitazioni nevose cominciano a sof-frirne, con una tendenza sempre più marca-ta per il futuro. Negli ultimi 20 anni, i giorni dineve disponibili per una stazione sciistica dibassa altitudine si sono ridotti da 40 a 27 al-l’anno. Le nevicate attuali a 1000 metri di al-titudine equivalgono pressappoco a quelleche 20 anni fa cadevano a 600 metri di altitu-dine. Tenendo conto che, in Svizzera, pos-

siamo attenderci un aumento globale delletemperature da 2 a 5 °C da qui alla fine delsecolo, dobbiamo aspettarci una diminuzio-ne importante delle quantità di neve, soprat-tutto a media e bassa altitudine, mentre an-che la quantità complessiva delle precipita-zioni atmosferiche tenderà a diminuire; au-menteranno invece le precipitazioni di forteintensità e le alluvioni invernali e i periodi disiccità tenderanno ad allungarsi.

Per saperne di più

KAPPENBERGER, G. & KERKMANN, J. (1997).Il tempo in montagna.Manuale di meteorologia alpina.Bologna, Zanichelli, 255 pp.

OCCC (2008). Le climat change - que faire?Le nouveau rapport des Nations Unies sur le climat(GIEC 2007) et ses principaux rèsultats dans l’opti-que de la Suisse. Berne, Organe consultatif sur leschangements climatiques (OcCC), 47 ppdisponibile su internet all’indirizzo:www.proclim.ch/4dcgi/occc/fr/Report?854

PRO NATURA (2011). Vita nascosta. Rivista Pro Natu-ra Ticino, N°27/gennaio 2001, 16 pp.disponibile su internet all’indirizzo:www.pronatura.ch/ti/rivista.php

SNV (2009). Attenzione valanghe! Davos, Istituto fe-derale per lo studio della neve e delle valanghe(SNV), 6 pp.disponibile su internet all’indirizzo:www.slf.ch/dienstleistungen/merkblaetter/Attenzio-ne_Valanghe.pdf

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I giovani e la politica

La politica nei giovani, è un tema assai trala-sciato, io trovo che in loro non susciti partico-lare interesse, questo, credo, non sia tantoper la mancanza di argomenti da discutere acasa con i genitori o a scuola ma per il fattoche a casa e a scuola si ha la tendenza a tra-lasciare l’argomento, infatti sono pochi i gio-vani che dimostrano interesse per la politica,prendiamo esempio dal Consiglio Regiona-le dei Giovani per il Distretto della Leventina,di cui sono presidente, i giovani presenti allaprima assemblea a Bodio il 17 giugno 2010erano 12 su tutta la popolazione giovaniledel Distretto, davanti a questo numero, si po-trebbe dire, bello, bravi che vi interessateper la cosa pubblica e volete approfondire iltema politico, questo di sicuro, ma…

I giovani dove sono e cosa fanno?

I giovani a cui interessa la politica e la cosapubblica, già per conto loro, leggono i gior-nali, approfondiscono i temi che suscitano inloro un interesse particolare, cosi facendo sifanno un idea di cosa si tratta e come funzio-na, ma i giovani che non hanno interesse perla politica, rimarranno tali fino al giorno incui, qualcuno o qualcosa, forse, li stimoleràe inizieranno, magari, a leggere un qualchearticolo di giornale, a guardare i telegiorna-li e magari approfondiranno per conto loroun qualche tema che gli sta a cuore, da li ma-gari continueranno con il loro interesse, an-che se, questa possibilità la vedo molto re-mota.Ma penso piuttosto che i giovani rimanganoindifferenti, perchè pensano e sostengonoche nessuno li ascolta e nessuno da lorospazio per parlare ed esporre le proprieidee, senza accorgersi che invece è l’esattocontrario di quello che dicono e sostengo-no, infatti molti giornali lasciano spazio aigiovani e lasciano anche spazio alle opinio-ni di chi vuole dire la sua, nonostante questopenso siano ben pochi i giovani che si met-

tono a scrivere un articolo per un giornalequalsiasi. Per cui a mio parere si potrebbeanche dire che i giovani d’oggi sono svo-gliati o semplicemente se ne infischiano.

Cosa si può fare per avvicinare di più igiovani alla vita politica?

Secondo me la cosa da fare assolutamente ècambiare i programmi d’insegnamento nel-le scuole medie e concentrare quest’ultimisui giovani e la politica, questo non solo inLeventina ma in tutto il cantone, i temi nonmancano, i docenti sanno come e cosa de-vono fare, per chi non lo sapesse esistonodue libri «carta delle politiche giovanili in

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Ticino» che trovo siano strutturati molto be-ne, per cui credo possano essere utili nelprogramma d’insegnamento e fuori, perchèinvitano e coinvolgono il giovane in attivitàmolto interessanti.Abbiamo i programmi d’insegnamento checi propongono lo studio di una storia, remo-ta e questo secondo me è un errore, anchese un’infarinatura di quest’ultima non gua-sta, pero se dovessimo concentrare i pro-grammi d’insegnamento sulla politica e sul-l’attualità credo che l’interesse nei giovaniper la cosa pubblica aumenti esponenzial-mente senza alcun dubbio, a condizioneche i programmi d’insegnamento propon-gano poi un vero e proprio programma do-

ve il giovane venga coinvolto e sollecitato adesprimere le proprie idee, creando dibattitiin classe, creando vari gruppi di lavoro e farproporre loro una risoluzione ad un proble-ma e cosi via.

Se ai giovani non interessa la politica,potrà diventare un problema?

Si, è e sarà un problema molto grave, inquanto la partecipazione al voto diminuirà econtinuerà a diminuire causando un vero eproprio disastro nella forza politica di tutti ipartiti.In secondo luogo credo ci sarà un solo par-tito che avrà un particolare interesse da par-te dei giovani e di conseguenza sarà soloquel partito ad aver potere.

Ma ai giovani a cui interessa la politi-ca, da che parte stanno?

I giovani a cui interessa la politica, per lamaggior parte, li trovo estremisti, nel sensoche hanno idee che stanno o a estrema de-stra o a estrema sinistra , cosi facendo i par-titi di centro non vengono neanche presi inconsiderazione e quando si confrontano suun tema è veramente difficile gestire le dueparti perchè non si riesce a trovare una solu-zione che va bene a tutti e due, ma ognunobatte il proprio chiodo e alla fine diventa an-che difficile proporre un soluzione che vadabene alle due parti.

In conclusione,

posso invitare i genitori a stimolare i loro ra-gazzi nel seguire la cosa pubblica perchèsecondo me è veramente un punto moltoimportante. I ragazzi di oggi, dovrebberoscrivere sui giornali, esprimere le proprieidee, dire la loro sui temi che la politica trat-ta, farsi sentire e tutto ciò, anche se moltagente è pessimista nei confronti dei giovani.

Alessio Guscetti

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Opinioni a confronto

Il tema, com'è ovvio, suscita pareri contra-stanti. Da un lato vi è infatti chi ritiene che ilblocco delle comunicazioni stradali con laSvizzera Interna comporterebbe grossiproblemi per l'economia ticinese in genera-le e per quella dell'asse gottardiano in parti-colare. Quanto successo nel 2001, dopo ilfamoso incidente che aveva fatto chiudere lagalleria per un paio di mesi, non può esseredimenticato come niente fosse! Almeno adetta dei fautori della completazione dell'o-pera dovrebbe pertanto convincere a fare ilnecessario per evitare di ricadere in quellasituazione. A giudizio dei contrari, taleesperienza non è stata invece solo negativa,poiché se non altro aveva permesso di ri-durre l'inquinamento fonico e atmosferico.In ogni caso (aggiungono gli avversari)qualora si decidesse una chiusura pro-grammata con largo anticipo, le difficoltàdel 2001 non si ripeterebbero, perché aquel momento dovrebbe essere entrato in

funzione anche l'AlpTransit, ciò che dovreb-be consentire il trasferimento di buona par-te del traffico pesante dalla strada alla ferro-via. Insomma, per alcuni, il rischio che i col-legamenti stradali vengano interrotti rap-presenterebbe infatti un disastro, mentreper altri sarebbe l'aumento delle capacitàdi transito a rappresentare una jattura.

Scegliere il male minore

Su questioni di questo tipo, è impossibileseparare in modo netto i torti e le ragioni.Certamente ambedue le posizioni possonoessere sostenute con argomenti convincen-ti, ed entrambe hanno i loro bravi inconve-nienti. E'evidente (e in questo non si può dartorto agli avversari) che una seconda galle-ria consentirebbe un maggior transito diveicoli. Le assicurazioni in senso contrario,date da chi chi afferma che in ogni caso ilflusso verrà contenuto entro i limiti attuali,non convincono perché contrastano con lalogica stessa delle costruzioni stradali, chehanno come scopo primo quello di smaltireil traffico. D'altra parte, non si può miscono-scere che la chiusura della galleria avrebbeconseguenze tutt'altro che positive sull'eco-nomia cantonale. Non mi riferisco solo alproblema del traffico merci, che si era postonel 2001 e che al momento in cui fosse infunzione l'AlpTransit potrebbe verosimil-mente essere risolto. Mi riferisco in partico-lare al traffico privato, che soprattutto (manon solo!) durante l'«esodo» e il rientro dallevacanze è il responsabile principale dellecolonne che si formano davanti ai portali!La galleria del San Gottardo è spesso sovraccarica.

Lascia o raddoppia

E' tornato di attualità da qualche tempo il tema del raddoppio del tunnel autostradaledel San Gottardo; discorso strettamente collegato all'esigenza di attuare entro una de-cina d'anni un «lifting» completo alla galleria aperta al traffico nell'ormai lontano 1980.E poiché i lavori di manutenzione dovrebbero durare da due a tre anni, è evidente cheil rischio che i collegamenti stradali fra il Ticino e la Svizzera Interna vengano comple-tamente interrotti non può lasciare indifferenti.

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Orbene, immaginare di convincere tutti gliautomobilisti a spostarsi in treno, o a carica-re le vetture sui treni-navetta che si vorreb-bero ripristinare (quando già trent'anni fa,nei momenti di punta, riuscivano a fatica asmaltire il traffico ridotto di quei tempi!) ap-pare poco più di una barzelletta.Che fare, allora? A mio modo di vedere, oc-corre optare per il male minore. Che (sem-pre a mio modesto parere) è quello di accet-tare il raddoppio. Fossimo capaci di ridurreil traffico con misure amministrative o legi-slative, sarebbe un altro discorso. Dato peròche questo obbiettivo che a suo tempo cieravamo illusi di poter raggiungere grazieall'lniziativa della Alpi è ben lungi dall'esse-re raggiunto, ostinarsi a mantenere una stret-toia artificiale, sperando che ciò serva da fil-tro, è semplicemente autolesionistico.

Non perdere altro tempo

Ammesso e non concesso che l'idea del rad-doppio possa finalmente prevalere, per po-ter «passare all'atto» occorrerebbe tuttavia

ancora risolvere diversi problemi, a comin-ciare da quello del finanziamento. Se a suotempo si fosse deciso il prelievo di pedaggi,anche moderati, come al Monte Bianco o al-l'Arlberg (dove peraltro moderati non sono!)a quest'ora i fondi necessari a finanziare l'o-pera sarebbero probabilmente già disponi-bili. Ricordo che negli anni '80 era stata lan-ciata perfino un'iniziativa popolare in tal sen-so, promossa dal consigliere nazionale argo-viese Leo Weber, che tuttavia non era riusci-ta a raccogliere le firme necessarie. Dal latopolitico la rinuncia ai pedaggi, che inevita-bilmente avrebbero avuto un carattere di-scriminatorio per il Ticino, era giusta. Daquello finanziario, I'idea non era invece cosìsballata. Sta di fatto che questo aspetto, piac-cia o no, gioca contro i fautori del raddoppio.Riusciranno ugualmente a superare l'handi-cap? Difficile dire. Ad ogni buon conto, I'im-portante è di non rimanere per altri trent'an-ni con le mani in mano. Di tempo prezioso neabbiamo già perso fin troppo!

Franco Celio, deputato al Gran Consiglio.

Per i Ticinesi, il traforo di una seconda galleria stradale attraverso il San Gottardo rimane sempre di attualità.

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I ghiacciai delle Alpi ticinesi dal 2009 al 2010www.ti.ch/ghiacciai

Claudio Valeggia, Fausto Riva,Gabriele Corti, Giorgio Valenti Sezione forestale cantonale

L’inverno 2009-2010 è stato freddo e ricco di precipitazioni nevose ma il caldo estivo,soprattutto del mese di luglio, è stato ancora una volta decisivo per la diminuzione del-la lunghezza e del volume che ha interessato tutti i ghiacciai delle Alpi ticinesi.

Ghiacciaio Superficie Avanzamento Stazionario Arretramento Km2 m m

Basodino 2.2 6.80Cavagnoli 0.89 9.30Corno 0.2 6.50Valleggia 0.54 7.90Val Torta (Cristallina) 0.1 Non Misurato Non Misurato Non Misurato Croslina (CampoTencia) 0.23 1.10Bresciana (Adula) 0.5 6.0Vadrecc di Camadra 0.18 2.40

Basodino Il confronto tra il profilo del 2009 e quello del 2010 mostra, nella zona misurata,una perdita di spessore che varia da 1.00 a 1.80 m.L’arretramento medio rispetto al 2009 è stato di 6.80. Per i dettagli sul bilanciodi massa misurato da G. Kappenberger consultare il sito di Meteo Svizzera - at-tualità sul tempo - ghiacciaio del Basodino: bilancio 2009-2010

Cavagnoli La parte terminale del ghiacciaio continua a ritirarsi, ad appiattirsi e a perderespessore favorita dal fatto che termina in una zona pianeggiante con un laghet-to formatosi una decina di anni fa e rilevato anche nell’ultima edizione della CN1: 25000. Il ghiacciaio non dispone più di una zona di accumulo e la tendenza,in atto da parecchi anni, di dividersi in campi isolati di ghiaccio morto continua.Lo spessore di ghiaccio scomparso nel 2010 varia da 2.30 a 3.14 metri.L’arretramento medio rispetto al 2009 è stato di 9.30 m.

Corno La parte di ghiacciaio rimasta attiva con zona di accumulo ed una di ablazioneha perso di spessore nel periodo 2009 - 2010 che varia da 1.00 a 3.30 m. L’ar-retramento medio rispetto al 2009 è di 6.50 m.

Valleggia Il suo fronte continua ad appiattirsi e la diminuzione di spessore dal 2009 al2010 è notevole (da 1.00 a 3.25 m). Confrontando vecchie carte topografiche di70 anni fa con le misure attuali è stata calcolata una perdita di spessore che, so-pra il punto HP4 dell’ortofoto allegata, raggiunge i 70 metri ca . L’arretramentomedio rispetto al 2009 è stato di 7.90 m.Nel 2010 è stato misurato per la trentesima volta il Ghiacciaio di Valleggia econsultando.

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Val Torta Il ghiacciaio è in fase di estinzione (ghiaccio morto) e non ha più una zona dialimentazione. La parte terminale del ghiacciaio è ricoperta da neve.Dal 2008 non ci sono state variazioni di lunghezza. Quest’anno non è stato mi-surato.

Croslina Il rilievo del profilo ha mostrato variazioni di spessore da 1.10 a 3.60 m. mentrela lunghezza si è ridotta in media rispetto al 2009 di 1.10 m.

Bresciana Il fronte di questo ghiacciaio si trova ora a una quota di 2940 mslm, la più eleva-ta dei ghiacciai monitorati. La parte terminale del ghiacciaio ha un andamentoorizzontale ed è molto ripida. Il confronto con il 2009 mostra una diminuzionedi spessore tra i 0.50 e 1.15 metri ed un arretramento medio di 6.0 m.

Vadrecc di Questo ghiacciaio si trova nel Comune di Ghirone ad una quota di 2924 mslm,tra la Cima di Camadra ed il Piz Medels, è il più a nord del Ticino ed il più ele-vato con quello di Bresciana. Il ghiacciaio è stato misurato l’ultima volta il 28 set-tembre 2006. Il confronto tra il profilo del 2006 e quello del 2010 mostra unaperdita di spessore che varia da 2.80 a 7.85 m. Il ghiacciaio è arretrato in media2.40 rispetto al 2006.

Rilievo Claudio Valeggia

Camadra

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Fronte ghiacciaio di Valleggia 1985 foto C.Valeggia

Fronte ghiacciaio di Valleggia 2010 foto G. Corti

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Gruppo Svizzero per le regioni di montagna

Rapporto mensile del SABottobre 2010

Protezione delleacque: non aqualsiasi prezzo

Durante l'estate2010, il Parlamen-to federale haadottato la nuovalegislazione sullaprotezione e l'uti-lizzo delle acque.Questo testo ri-guarda in particolare gli effetti delle chiuse,le acque di spurgo e la valorizzazione eco-logica dei corsi d'acqua. In estate, I'Ufficiofederale dell'ambiente ha lanciato una con-sultazione relativa alle modifiche della cor-rispondente ordinanza. Il SAB respinge lemodifiche proposte. In effetti, queste ultimevanno ben oltre il testo di legge. Bisogneràper esempio riservare uno spazio di 15 me-tri da ciascun lato dei corsi d'acqua. In que-ste zone, in pratica non sarà possibile nes-sun'attività. Anche i canali agricoli d'irriga-zione dovrebbero disporre di tali zone. Del-le importanti superfici di valore agricolo sa-rebbero così sottratte all'agricoltura. Inoltre,quest'ordinanza costituisce un attentato allasovranità cantonale e genererebbe un'in-gente mole di lavoro, nell'ambito della pia-nificazione. (TE)

Sviluppo del programma forestale svizzero

Il programma forestale svizzero risale al2004. Gli scopi fissati devono essere riela-borati in rapporto ai bisogni attuali. Il SAB

approva questa procedura. È necessarioper esempio tener conto del ruolo delle fo-reste, in rapporto ai cambiamenti climatici.In compenso, il SAB è dell'opinione che laproblematica delle superfici forestali deveessere trattata in maniera prioritaria. Nelleregioni nelle quali le foreste guadagnanodel terreno, è necessario ammorbidire leregole di dissodamento. Da parte sua, I'Uffi-cio federale dell'ambiente stima che questaquestione non è prioritaria. Anche il SABnon è d'accordo che le foreste debbano in-tegrare dei compiti supplementari legati al-la biodiversità. (TE)

Revisione della legge sulla pianificazionedel territorio

Il Parlamento federale sta riflettendo attual-mente su una revisione parziale della leggesulla pianificazione del territorio, come pro-posta indiretta all'iniziativa per il paesaggio.L'Ufficio federale dello sviluppo territorialeha preparato, in parallelo, una seconda revi-sione parziale della legge in questione. I te-mi esaminati sono: costruire al di fuori dellezone edificabili, protezione ed utilizzo deiterreni, gli spazi funzionali, le pianificazionifederali e cantonali. Il SAB prende parte atti-vamente a questo progetto. Partecipa a di-versi gruppi di lavoro, oltre che al gruppopilota. In occasione di un incontro organiz-zato dall'Associazione svizzera per la piani-ficazione nazionale, lo scorso 3 settembre, ilSAB ha avuto la possibilità di presentare da-vanti ad un largo pubblico, la propria posi-zione in merito a quest'argomento. Il SAB haapprofittato dell'occasione per ricordareche gli spazi rurali hanno dei bisogni impor-tanti nell'ambito della pianificazione del ter-ritorio. (TE)

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Così il Consigliodirettivo dell'AlpaRiunito lo scorso 29 settembre all'Alpedella Grassa, ospite del Patriziato di Ca-stel San Pietro.Una lunga seduta proficua, alle quale ha fat-to seguito una cena in amicizia con i respon-sabili del dinamico Ente del Mendrisiotto alquale va un vivo grazie. L'obiettivo ha sbir-ciato nella sala durante i lavori.

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Rivista Patriziale Ticinese 24 N. 4/2010 – N. 279

SEGNALAZIONI CULTURALIRepertorioToponomasticoTicinese

Osogna

Saluto del Patrizia-to di Osogna«...Per il mio popolola terra è sacra, l’a-miamo come il neo-nato ama il battitodel cuore della madre.Della terra facciamo parte ed essa è parte dinoi: i fiori, il cervo, il cavallo, l’aquila, i fiumi so-no nostri fratelli; le rocce, i prati, l’uomo tuttiappartengono alla stessa famiglia... Qualun-que cosa capiti agli animali, presto capita al-l’uomo; qualunque cosa capita alla terra, pre-sto capita all’uomo...»Da un discorso di Cavallo Pazzo del 1868

La conoscenza che l’uomo ha del territorione consolida il rispetto, l’apprezzamento el’attaccamento.La società moderna si è lasciata alle spallequasi completamente l’armonioso contattocon la natura non essendo quest’ultimo indi-spensabile per la sopravvivenza.L’elevazione dello stato sociale, però, nonha portato solo benessere ma, con l’andaredel tempo, soprattutto alle nuove generazio-ni, mancano certezze, punti fermi, radicidalle quali provare emozioni per poter co-struire i loro sogni.Ecco allora l’impellenza di un documentocartaceo quale il libro dei toponimi del paese:importante ponte che unisce passato, pre-sente e futuro.La pubblicazione non vuole essere sola-mente un archivio, in cui vengono recupera-ti affettuosamente, preservati e tramandatinomi di luoghi, ma rappresenta una parteimportante della storia di una (la nostra) co-munità e un solido supporto per costruirel’identità di coloro che sul nostro territorio siincontrano, abitano e vivono.

Intraprendere questo viaggio a ritroso neltempo significa prendere tempo per la-sciarsi stupire e trasportare dai frammenti divita ricchi di saggezza, ingegno e fede, vis-suti su un territorio che sta subendo profon-di e repentini mutamenti.La memoria orale degli ultimi testimoni diun mondo intimamente intrecciato con lanatura ha contribuito a dare una forte con-notazione umana alla pubblicazione e l’haresa preziosa.A queste persone, che hanno collaboratocon competente diligenza alla realizzazionedel volume va tutta la nostra gratitudine.Un grazie anche a tutti coloro che hannocontribuito alla concretizzazione di questoprogetto mettendo a disposizione sponta-neità e freschezza, ottimismo, tempo, ricer-che, consulenze, donazioni.Rivolgiamo un pensiero di riconoscenza aStefano Vassere, direttore del «Repertoriotoponomastico ticinese», e a Tarcisio Pellan-da che ci hanno accompagnato lungo tuttala strada...

Enzo Matteipresidente dell’ufficio patriziale di Osogna

dal 1997 al 2009

Gian Paolo LavelliIl paese dei birignao

È il titolo di uno deicento brevi raccon-ti, imperniati a Giu-biasco e immediatidintorni, estrapolatida storie, interviste,cronache, riporti, ri-ferimenti, narrazioni, eventi, incontri, reso-conti, cronistorie, fatti di ieri o di oggi, espo-sizioni e relazioni. Il tutto veritiero con qual-che semplice tocco d'inventiva. Non c'è me-moria senza fantasia. Una pubblicazioneche fa pensare, anche bonariamente e chevi potrà fare aprire gli occhi nelle trame deiresoconti, ma che indica quanto sia difficile,

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alle volte, farsi capire in questo nostro PaeseCantone. Non sempre le parentele sono in-dicate e qualche nome è fittizio (per que-stioni di riservatezza) ma talune si possonopoi scoprire nell'elenco degli oltre 600 nomia fine libro. Mi scuso già sin d'ora per qual-che imperfezione. Nel mio amore per lapoesia dialettale mi è gradito pubblicarne14 nuove, sempre con la traduzione a piè dipagina e 70 fotografie in parte inedite.

Gian Paolo Lavelli, nato a Rivera il 25 ottobre1939 (nella piccola frazione di Soresina) incasa Ferrari, ma risiede da sempre in Giubia-sco. È attinente del nuovo Comune di Capria-sca (Vaglio), è sposato, ha due figlie e un ni-potino.È giornalista, commediografo e poeta dialet-tale. Fa parte dell’ATGS (Associazione Tici-nese Giornalisti Sportivi) dal 1965 e dell’ASSI(Associazione Scrittori della Svizzera Italia-na) dal 1983. Scrive in lingua per giornali e ri-viste. Coltiva da anni l’interesse per la linguadialettale. Ha collaborato, per il dialetto, conla Radio della Svizzera Italiana, Rete 1.

Gian Paolo Lavelli presenta il libro, alla sua destra Sil-vano Traversi della Fontana Edizioni alla sua sinistra ilSindaco di Giubiasco Andrea Bersani

Il paese dei birignaoCollana La BetullaFormato 15 x 21 cm., 160 pp. Prezzo Fr. 25.00Fontana Edizioni SA,CP 231, CH-6963 PregassonaTel. 091 941 38 31e-mail: [email protected]

Gravesanoe la sua gente

Il Municipio di Gra-vesano, come silegge nella prefa-zione firmata dalsindaco Carlo Zop-pi, nel corso del2008 ha ritenuto op-portuno su solleci-tazione del segretario comunale GrazianoCremona di incaricare Raimondo Locatelli(allora direttore della «Rivista di Lugano») diredigere un testo che «descrivesse la storiarecente e il futuro del Comune, delle sue isti-tuzioni, della sua gente, di alcune aziende edelle associazioni che operano sul territo-rio». Con questo mandato e forte di un'e-sperienza consolidata in un recente passatonel contesto dell'attività in seno alla citata Ri-vista di Lugano con altre pubblicazioni (se-gnatamente il volume sull'Alto Vedeggio incollaborazione con Adriano Morandi nel2005 e il testo su Carabietta due anni dopo),Locatelli si è adoperato nel raccogliere la«memoria» di Gravesano. Quella di ieri maanche, e soprattutto, quella di oggi. L'iden-tità di Gravesano e la sua gente, come recitail titolo.

Ecco, il libro è tutto questo. Sono 400 paginericcamente illustrate da immagini del pas-sato, ma soprattutto del presente, rilevandoin proposito che sono quasi 800 gli scatti,dovuti per quanto riguarda il Comune diGravesano d'oggigiorno alla sensibilità diNicola Buhler, che da anni si occupa di foto-grafia in modo amatoriale ma con apprez-zabili risultati «artistici».

Nel volume è condensata una miriade diricordi, fatti, riflessioni, costruzioni e pre-stazioni, iniziative, gente e documenti, ri-tenendo doveroso conservare quanto rap-presenta il nostro patrimonio di cultura,storia, politica, socialità, economia equant'altro.

Rivista Patriziale Ticinese 26 N. 4/2010 – N. 279

La pubblicazione è un mosaico indubbia-mente significativo per numero e qualitàdelle informazioni, sempre con l'intento dipreservare la «memoria» di questa simpati-ca comunità sul Piano del Vedeggio, con l'in-tento di salvaguardare nel contempo svaria-te testimonianze e importanti valori che al-trimenti il tempo avrebbe probabilmentecancellato per sempre.Sono una dozzina i capitoli che sostanzianoil volume «Gravesano e la sua gente»: il pae-se, dunque, ma soprattutto la popolazionenei secoli e nella realtà odierna. In particola-re, nelle pagine si susseguono frammentisulla storia definita «quieta, lunga e umile»di questa comunità, soprattutto a partire dal1500, ma senza dimenticare un importantedocumento (datato 15 giugno 1254 e con-servato nel l'archivio patriziale di Arosio) incui già si parla di Gravesano, né vengonotralasciati aspetti anche più minuti e locali-stici, come il Caseificio sociale, il Corpopompieri e il vecchio ufficio postale.Parecchie pagine sono dedicate al territorioper illustrare i valori naturalistici, la StradaRegina, I'evoluzione del Piano regolatorecon il raggruppamento terreni, il «torción»(vecchio albero che era un po' I'emblemadel paese), I'alluvione nell'agosto 1951, losviluppo edilizio sul Mattero, la strada deliaPenodra con i suoi ripidi tornanti, il roccolo,il torchio, i vari corsi d'acqua, ecc.Nel campo della religiosità, ci si sofferma inparticolare sulla splendida chiesa parroc-chiale dei santi Apostoli Pietro e Paolo, luo-go sacro da duemila anni, con accenni peròanche alle tradizioni di fede popolare, alleConfraternite e al centro San Pietro qualepunto di incontro a carattere ecclesiale.Nel capitolo sul Comune, ad esempio, è ri-portato un sunto (sulla base della lettura at-tenta ma non sempre facile dei verbali) del-le sedute di Municipio e Assemblea comu-nale a partire dalla seconda metà dell'Otto-cento, con abbondanza di informazioni adesempio su Gravesano agli albori della Re-pubblica e Cantone Ticino, dati sui sindaciche hanno «governato» il paese (uno per

tutti, Piero Barchi che ha dominato la scenapolitica per decenni e prima di lui il padreFelice), il soprannome degli abitanti, I'evo-luzione demografica e del gettito fiscale, lestrutture a carattere pubblico.Pagine interessanti sono desunte da un pre-zioso manoscritto, che descrive problemied attività del Patriziato a partire dal 1866.L'istituzione scolastica dalla «Gesora» allasede nella casa comunale e poi il trasferi-mento nel centro consortile di Manno per leelementari, come pure la scuola dell'infan-zia dall'ottobre 1975 ha una sua importanza.Ma è specialmente il benemerito Istituto Ru-sca, con quasi 120 anni al servizio dell'inse-gnamento, ad occupare appropriato spazionel volume.D'altra parte, vi sono innumerevoli associa-zioni (una quindicina, di ogni tipo) che fun-gono da «anima» della comunità nel pro-muovere tutta una serie di manifestazioni edi iniziative per mantenere lo spirito di co-munità viva e dinamica.Senza trascurare che a Gravesano operaun'importante struttura sanitaria, I'Ars Me-dica Clinic, mentre per la terza età si fa capoalla casa per anziani Stella Maris a Bedano.I commerci dalla Raiffeisen per quasi tutto ilVedeggio che si appresta ad inaugurare quia Gravesano la nuova sede, alle osterie (co-me non citare il Grotto Antonini?), ai risto-ranti e ai negozi assumono pure una rilevan-za dal profilo sociale prima ancora che eco-nomica ed imprenditoriale.La parte forse più interessante e variegatadi ragguagli riguarda però i «personaggi»nella storia di Gravesano: i nativi ma anchechi, per ragioni varie, vi ha soggiornato. Lesorprese, in questo senso, non mancano,con riferimento a uomini noti e, in qualchecaso, persino illustri, nei campi della cultura,della politica, delle arti, dello sport e del-l'imprenditoria. Basti citare i Barchi, senzatrascurare il fenomeno della transumanza edella migrazione di artisti che hanno porta-to a Gravesano grandi esponenti (i Mercolidi Mugena), oppure il celebre musicistaHermann Scherchen che creò un laborato-

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rio musicale tra i più importanti a livellomondiale. Ma anche «figure e macchiette»di rilevante popolarità o dai meriti indiscus-si: ad esempio, il pittore naif Giacomo Anto-nini, il complessino dei Milani, Antonio Moli-nari che fu scenografo alla Scala di Milano, ifratelli Piero e Giacomo Puricelli con storiedi bici e tanta umanità, le imprese motocicli-stiche e ciclistiche sulla Penodra, il soggior-no di Bernhard Russi, il discatore KristerCantoni, i Morelli campioni nel gioco dellebocce, la carriera di Klaus Huber da allievodelle locali scuole elementari a consiglieredi Stato nei Grigioni, ma anche il poeta dia-lettale Giulio Passardi o il costruttore EnricoMonti che realizzò l'osservatorio sullo Jung-fraujoch, il padre della scuola media in Tici-no prof. Franco Lepori, i maniscalchi Sa-mueie (padre) e Jean Pierre Gauchat (fi-glio), una baronessa ricca e bella in una son-tuosa villa abbattuta per far posto alla clini-ca, o ancora le brillanti affermazioni di Be-nedetta Galetti nel Campiello Giovani op-pure l'esperienza di Serena Giannini al Bo-scioi di Mosca.li tutto «irrobustito» ed impreziosito da stu-pende inquadrature fotografiche, ma ancheda un qualificato, rimarchevole apporto a li-vello di prestampa (a cura della GraficompSA di Lugano Pregassona), con un tocco al-tamente professionale del grafico RobertoRepossi, e la stampa affidata ai Fratelli Rodadi Taverne.Per l'autore Raimondo Locatelli è stato unpiacere anche se laborioso e faticoso inquanto ha incontrato personalmente o hacontattato per telefono o per posta almeno200 persone aver realizzato questo libro. Haincontrato una disponibilità piena, entusia-sta, molto fruttuosa da parte di alcuni colla-boratori e di anziani che l'hanno seguitopasso passo nel redigere i vari testi o neli'i-dentificare persone sulle immagini del pas-sato. Degna di menzione, soprattutto, la col-laborazione di Adriano Morandi per aspettistorici e religiosi, ma anche gente del posto,come Giacomo Antonini, Giuseppe Messi,Virginio Talleri, Fernanda Belotti, Giacomo

Puricelli che sta per festeggiare il secolo divita, Renato Puricelli, il parroco don ClaudioPremoli, lo studioso di storia comunale ErosRatti, ma anche il prof. Giorgio Conti e CarloMaspoli che hanno curato un'autentica chic-ca del libro, vale a dire una ricerca ap-profondita e certosina, oltre che molto vasta,sulla gente e le famiglie di Gravesano daisecoli trascorsi (a partire dal 1600) ai giorninostri.

Alberto PolliAngelo Ghirlanda

«C’era una voltala FerroviaLugano-Cadro-Dino»1911-2011

Prefazione:Mario AgliatiDidascalie: Giuseppe ZoisContributi di: Giorgio Giudici, Eros Costan-tini, Raffaele Pedrozzi, Fausto Poretti, Car-melino Borelli, Benedetto Vannini, Vico Mal-fanti, Duilio Ghirlanda, Franchino Ghiggia,Dorando Piazza,

24 x 30 cm, 304 pagine illustrateTesti in francese di Jean-Philippe CoppexTesti in tedesco di Martin SchweizerIl volume, distribuito dalla libreria Melisa SAdi Lugano, è ottenibile presso tutte le libreriedel Cantone al prezzo di copertina di fr. 48.-

Fontana Edizioni SACP 231, CH-6963 Pregassona091 941 38 31 - e-mail: [email protected]

«Tutti coloro che oggi hanno occhi in capo,sanno che ”un mezzo di trasporto move cen-to persone, due ne movono duecento alme-no”. Nel nostro caso noi abbiamo già il van-taggio di giungere per primi - il che è giàqualche cosa - e possiamo tenercene paghi.

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Del resto se la linea si fermerà a Dino, la zonad'influenza rispettiva è ben diversa, né l'unapuò intralciare l'altra; se giungerà e quandogiungerà a Tesserete, le due si completeran-no e formeranno una sola linea di circonvalla-zione determinando ”nuove” correnti diviaggiatori, a vantaggio di entrambe».Francesco Balli così riferiva al Consiglio diamministrazione della Lugano-Canobbio-Tesserete di cui era membro.Cento anni fa il lungolago e l’odierno corsoElvezia erano una cantiere aperto. Si trattavadella posa dei binari della ferrovia Lugano-Cadro-Dino. Il tram cittadino circolava giàdal 1896 ed era ancora un’azienda privata. Ilavori della LCD iniziarono il 2 gennaio 1910ed esattamente un anno dopo l’apertura delcantiere, la ferrovia Lugano-Cadro-Dino po-teva percorrere i primi 2 km su rotaia e sipensò di utilizzarla subito anche se il mate-riale rotabile ordinato dalla LCD non era an-cora stato consegnato.. Così i tram assicura-vano il collegamento Lugano - La Santa, allacadenza di 15 minuti, portata poi a 20 minu-ti, «in quanto non si può arrivare a mantenerel’orario previsto essendo la tratta da LuganoPiazza Giardino a La Santa - Casa Azzimonti,troppo lunga per percorrerla in 6 minuti emezzo circa». Presso il Ristorante Augusto Biaggi di Luga-no si tenne il 23 dicembre 1910 un pranzo di«ferragosto» al quale parteciparono 21 per-sone. Si può immaginare che fossero i mem-bri del Consiglio d’Amministrazione, il re-sponsabile dei lavori Alessandro Balli chevidimò la fattura, con i suoi tecnici e i titolaredell’impresa di costruzione Bettosini & Cri-velli. Il momento fu festeggiato con 6 fiaschidi Chianti, 8 bottiglie di Soave, una mezza diBarbera e mezza di Barbaresco e 4 bottigliedi Gerolsteiner che era un’acqua mineralecon un’alta percentuale di anidride carboni-ca. Furono fumati solo 4 franchi di sigari !Venne stipulato un accordo con le TramvieElettriche Luganesi, mediante il quale, ga-rantita da parte della LCD la spesa effettivadi circa 40.- al giorno, gli utili sarebbero sta-ti suddivisi a metà fra le due società. Le TEL

sfruttarono la linea tranviaria tra PiazzaGiardino e La Santa col proprio materialerotabile ed il loro personale. Poi, a partiredal 1. marzo 1910, subentrò anche il perso-nale della LCD che venne formato progres-sivamente. «E di tale provvedimento non abbiamo a do-lerci in quanto ricavate esuberantemente lespese, potemmo avviare il nostro traffico suquel percorso iniziando il pubblico all’utiliz-zazione della nostra linea; ci fu dato di adde-strare il personale, che avremo pronto perl’esercizio regolare; ed infine si è portato unvantaggio all’edilizia della zona percorsa,dalla quale dobbiamo pure ritrarre buonaparte del nostro futuro alimento».

Il 27 giugno 1911 la linea ferroviaria fu poiinaugurata nella sua interezza fino al ca-polinea di Dino perché il collegamentoDino-Tesserete non fu mai realizzato, neferroviario, ne stradale.

L’iniziativa per la costruzione di questa ferro-via regionale partì nel 1904 da un gruppo dicittadini della sponda sinistra del fiume Cas-sarate. Il 21 agosto 1904, venne tenuta a Ca-dro una pubblica adunanza per promuoverela costruzione del tram Lugano-Tesserete,che avesse come itinerario la tratta Pregas-sona-Cadro. L’idea ovviamente piacquemolto. Molti videro il progetto come la possi-bilità di far rinascere economicamente lavallata, e come mezzo per sviluppare rap-porti commerciali fra quei comuni che da Lu-gano di estendevano fino alla Capriasca. Labuona idea di realizzare il collegamento daDino a Tesserete con il passaggio del fiumeFranscinone non fu mai realizzata. Nel librodel centenario di Alberto Polli e AngeloGhirlanda sono dedicate quattro pagine all’i-storiato di questo controverso «collegamen-to» che oggi sarebbe un fiore all’occhiello diuna linea ferroviaria regionale che tutti au-spicherebbero fosse ancora funzionante. Inmolte pagine rivivono i ricordi di coloro chel’hanno vissuto e utilizzato fino al 1970. Il maggior propugnatore fu il dr. Giovanni

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Reali (1852-1923) che fu poi presidente delConsiglio di amministrazione dal 1908 al1916. Medico pediatra a Zurigo e in seguitoa Lugano, dal 1877 al 1889 fu Consigliereagli Stati e sedette a lungo anche in Consi-glio comunale a Lugano. Partecipò ai moti li-berali del 1880; fu incarcerato ma ben pre-sto liberato per ordine del Consiglio Fede-rale. In Gran Consiglio sedette dal 1889 al1893 e fu primo cittadino del Cantone nel1891, anno in cui il popolo ticinese non ap-provò una legge per il sussidia mento delletranvie, cosa che poi avvenne qualche annodopo nel 1899. Nell’esercito il dr. Reali rag-giunse il grado di colonnello-medico. Oltre alla partecipazione statale e al contri-buto di molti privati, una parte cospicual’ebbero i seguenti enti pubblici:il Patriziatodi Sonvico con 52'000.-, il Comune di Luga-no con 50'000.-, il Patriziato di Cadro con25'000.-, il Patriziato di Davesco-Soragnocon 15'000.-, i Comune di Cadro e di Pre-gassona con 10'000.- e quello di Viganellocon 7'500.-.L’ing. Alfonso Zoppi stilò il preventivo in800'000.- per cui il costo di un km di ferroviaregionale era stimato nel 1910 a fr. 100'000.-.Oggi per la realizzazione di una ferrovia re-gionale come la «Glattalbahn», a nord di Zu-rigo, si devono contare circa 51 milioni difranchi al chilometro, ossia cinquecento vol-te di più. Nel volume del centenario, edito da FontanaEdizioni, vi si possono trovare i nominativi ditutti gli impiegati della LCD dal 1911 al1970, anno della sua sparizione, tutti coloroche hanno fatto parte del Consiglio di am-ministrazione e tutti coloro che hanno esple-tato la mansione di revisore dei conti. Tuttiuomini e una sola donna di cui in questa se-de non sveliamo il nome.Queste sono pagine che hanno fatto rivivereil periodo della Lugano-Cadro-Dino che fuqualche cosa di più di un semplice mezzo ditrasporto, qualche cosa di più di una breveferrovia regionale. Il tram era un mondo par-ticolare che apparteneva alla gente con unatale carica d'affetti che difficilmente potreb-

be essere sottovalutata e dimenticata. Il tramfu anche testimone di storie d’amore finitebene, che sicuramente più di un lettore ouna lettrice potranno raccontare di persona.

Ripristinare la Lugano-Cadro-Dino-Tesse-rete-Canobbio-Lugano? Un bel problema!

Da Viganello a Cossio qualche scorporo diterreno è stato ceduto a privati, mentre daCossio a Dino il sedime è stato destinato allacirconvallazione stradale di Cadro (via Cir-convallazione). Quel circuito che doveva es-sere realizzato 100 anni fa, ora potrà essereal massimo, se tutto va bene, una ciclabile.Infatti da Viganello a Davesco il sedime èpercorribile su terra battuta e quindi non datutti i velocipedi, salvo l’interruzione dellagalleria di Viganello che, chiusa a nord, nonè più percorribile. Sul versante di Tesseretenon stiamo meglio per cui il revival di unaferrovia di circonvallazione è pura utopia ameno di pensare ad un nuovo tipo di mezzodi trasporto: una monorotaia da realizzarsiper la maggior parte su piloni. Resta il quesi-to del Ponte di Spada il «ponte fantasma» cheperiodicamente con cadenza quadriennalesfiorava la mente dei politici delle due con-trade, e che ora, da qualche legislatura, ha la-sciato il posto ad altre problematiche. Il prof. Agliati ha introdotto con competenzail clima sociale che ha contraddistinto l’ini-zio del secolo allorquando il fervore deimezzi di trasporto cittadini e regionali eratutto proiettato allo spostamento su rotaia:tram, funicolari e ferrovie rappresentavanoil progresso e l’opportunità di accorciare ledistanze. Il sindaco di Lugano, Arch. GiorgioGiudici, Carmelino Borelli, Vico Malfanti,Raffaele Pedrozzi, Dorando Piazza, FaustoPoretti e Benedetto Vannini hanno arricchitola storia con equilibrata anedottica.

AP

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DAI PATRIZIATI

Patriziato di Stabio

Trasferta in Valle di Blenio

Il nostro Ente ha organizzato in data 18 luglio 2010 la trasferta a Ponto Valentino in occasionedella Storica Adunanza della Tradizionale Milizia.La giornata era aperta ai Patrizi, ai loro famigliari ed amici ed ha accolto il consenso di 30partecipanti che hanno seguito l'intenso programma. A mezzogiorno vi è stata la trasfertaad Aquila per il pranzo.Prima del rientro il Presidente ed il Segretario hanno portato i saluti del nostro Ente al Pa-triziato locale ringraziando per l'ospitalità.

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Patriziato di Brusino Arsizio

Volontari al lavoro

Organizzata dal locale patriziato si è tenuta la giornata autunnale di lavoro all’Alpe di Brusi-no Arsizio. Di buon mattino, una quindicina di volontari si sono dati appuntamento per rifarela staccionata che protegge i prati magri e sistemare il piazzale. La nuova staccionata è sta-ta costruita con legno di castagno per valorizzare una risorsa dei boschi del Mendrisiotto. Al termine della giornata il gerente del grotto ha servito il pranzo di chiusura di una sta-gione che ha subito le bizze del tempo in quanto la primavera e l’autunno sono stati carat-terizzati da frequenti precipitazioni. Fortunatamente l’estate è stata propizia e grazie al-l’ottima fama che la cucina dell’Alpe si è costruita in oltre vent’anni di gerenza è stato pos-sibile portare a termine positivamente la stagione. L’Alpe riaprirà i battenti in primaverain prossimità della Santa Pasqua.

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Patriziato di Gorduno

Giornata di volontariatoPro Arami(Monti di Gorduno) del 7 agosto 2010

In una bellissima giornata d’inizio agosto si èsvolta per la seconda volta consecutiva lagiornata rivolta al mantenimento e ripristinodell’alpe di Arami situato a 1'446 m.s.m inuna splendida cornice a ridosso del MonteGaggio sopra Gorduno.L’intera zona dell’alpe è di proprietà del Pa-triziato di Gorduno, la cascina e lo stabile untempo adibito a stalla, ora in parte crollato,sono vive testimonianze della passata attivi-tà agricola. Infatti fino ad alcuni decenni or-sono l’alpe veniva regolarmente utilizzatoper la pascolazione estiva del bestiame.

Per raggiungere l’alpe bisogna percorrereuna decina di chilometri tramite la strada fo-restale che dal paese di Gorduno porta aimonti di Bedréd alla quota di 1'300 m.s.m; da

lì in poi una pista costruita verso la fine deglianni ’60 e munita di barriera, ci porta a piediper circa un chilometro direttamente all’al-pe.Alla fine di questa pista non si può tralasciaredi ammirare la decina di splendidi larici se-colari che si trovano lungo l’ultima parte diaccesso pedestre all’alpe, veri e propri mo-numenti naturali particolarmente rari.Questo è anche il punto di partenza perescursioni pedestri che portano alla capan-na Albagno, capanna Borgna e traversata fi-no a Vogorno in valle Verzasca, oppure pas-sando dalla bocchetta di Albagno, via ca-panna Garis, fino a Preonzo-Moleno, oppureancora più semplicemente dalla capannaAlbagno scendere sui monti di Mornera, so-pra Monte Carasso; da Albagno possiamoinoltre intraprendere altri incamminamenti.

Una ulteriore particolarità dell’alpe Arami ècostituita dal ritrovamento di un mineralemolto raro, la Peridotite granatifera. Questiritrovamenti hanno generato verso la metàdegli anni ’90 un vero e proprio boom del-

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l’immagine a livello internazionale del pic-colo alpe. Infatti un ricercatore dell’univer-sità della California aveva ipotizzato la pre-senza di diamanti all’interno delle rocce diArami. Il Politecnico di Zurigo ha però suc-cessivamente smentito la tesi.

Per tutte queste particolarità l’amministra-zione Patriziale di Gorduno ha deciso di va-lorizzare questo posto e quindi da un paiod’anni organizza una giornata di volontariatoper la salvaguardia di questo incantevoleluogo. In particolare quest’anno si è proce-duto alla pulizia e sistemazione della stradacarrozzabile di accesso, pulizia parziale delpascolo ed iniziata la sistemazione dei muridella cascina.Alla giornata hanno partecipato una trentinadi volontari a cui si sono aggiunti altri sim-patizzanti per un allegro e spensierato pran-zo in comune.Questo è il punto di partenza per un proget-to molto più ampio ed ambizioso che vor-rebbe valorizzare l’alpe creando un’infra-struttura per accogliere passanti, scuole,

studenti di geologia e famiglie che voglionotrascorrere qualche giorno fuori dalla vitastressata di tutti i giorni. Un progetto che nonmancheremo di presentare nei suoi dettaglia tempo debito.

Marzio RigoniPresidente Ufficio patriziale di Gordno

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Patriziato di Daro

Il Patriziato di Daro proteggela collina

Come è possibile che dei rustici ritenuti me-ritevoli di conservazione nel 1997 siano oggiesclusi dal Puc-Peip? Il Patriziato di Daro nonlo capisce e non lo accetta, ricorrendo con-tro la pianificazione votata a fine settembredal Gran Consiglio. Non si capisce infattiperché due sue particelle non siano stateconsiderate nel progetto pianificatorio. Sitratta di quella che contiene il Monte Luca(con una costruzione affittata ad un terriero)e di quella che ospita il Monte S. Angelo a Vi-snago (una bella baita adibita anche a rifu-gio). Incomprensibile è pure l’ampliamentodelle zone collinari e montane appartenential comprensorio del Patriziato di Daro dovesarà impossibile effettuare dei cambiamentidi destinazione, mentre sia Patriziato cheComune di Bellinzona ne avevano chiesto lariduzione rispetto al Puc-Peip del 2006.Secondo l’ente patriziale di Daro, garantire ildiritto di trasformare solo ai rustici situati indeterminate zone che beneficiano di un in-dubbio potenziale turistico, significa negarela realtà e la necessità di una cura responsa-bile del territorio. Il cambiamento di destina-zione è infatti una condizione essenziale pergarantire un futuro alle zone impervie e diffi-cilmente raggiungibili in mancanza di co-mode vie d’accesso. Queste regioni sareb-bero altrimenti destinate all’abbandono conevidenti conseguenze per tutto il territoriomontano. Il timore è che la zona collinare-montana di Daro sia vittima di interessi supe-riori, vale a dire che possa essere sacrificataquale parziale compensazione di interessiche impongono l’inclusione nel catasto di al-tre zone con una maggiore attrattiva e un po-tenziale essenzialmente turistico.Il Patriziato di Daro avanza addirittura l’ipote-si che siano stati utilizzati criteri di arbitra-rietà nel definire le zone incluse nel Puc-Peip.

Frediano Zanetti

Patriziato di Rivera

Attività patriziale

Come ogni anno la bella stagione non ha la-sciato inoperoso il nostro Ente Patriziale.Le attività previste si sono svolte regolar-mente.La più importante, in giugno ha avuto luogola giornata di lavoro sull’alpe Foppa di pro-prietà del Patriziato. Si è proceduto al tagliodi drose nelle vicinanze della Corte di Sottodell’Alpe e alla pulizia del pascolo. Purtrop-po i volenterosi partecipanti al lavoro sonopochi ma con buona voglia di essere pre-senti e di svolgere un lavoro utile dell’econo-mia dell’alpe.A titolo di prova si potrebbe allargare la cer-chia dei partecipanti coinvolgendo anchepersone non patrizie domiciliate nel Comu-ne come già possibille in passato.Finito il lavoro da parte dei gestori dell’AlpeGiorgio e Igor Pongelli è stato offerto un gu-stoso pranzo con polenta e prodotti della lo-ro azienda.A fine luglio ha avuto luogo il tradizionale ra-duno delle famiglie patrizie, un’occasioneper stare insieme e partecipare, dopo laSanta Messa celebrata da don Damiano nel-la Chiesa della Madonna degli Angeli, alpranzo presso il ristorante Alpe Foppa dellaMonte Tamaro SA.La giornata si è conclusa in bellezza e a pie-na soddisfazione dei partecipanti.

L.P.

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Patriziato di San Nazzaro

Alpe Cedullo

Un gruppo di 4 donne e 4 uomini, volontaridella Fondazione Umwelt-Einsatz Schweiz /Fondation Actions en faveur de l’environne-ment, guidati dalla responsabile JacquelineVon Arx, hanno trascorso una settimana di la-voro, dal 22 giugno - 27 giugno, all’alpe Ce-dullo, con gran soddisfazione del Patriziatodi San Nazzaro, proprietario dell’alpe. Han-no in parte liberato i pascoli dalle ginestre in-vadenti, ripristinato un sentiero che conducele mucche e le capre ai pascoli e costruito

dei taglia-acque lungo il sentiero che condu-ce all’alpe.La Fondazione in collaborazione con Pro Na-tura organizza ogni anno, in tutta la Svizzera,settimane di vacanze-attive, alle quali posso-no partecipare tutti gli interessati, ai qualiviene garantito vitto e alloggio. Il prossimointervento in Ticino è previsto in Leventina,nella torbiera di Dalpe dal 4-10 ottobre. Ulte-riori informazioni sul sito www.umweltein-satz.ch (putroppo solo tedesco & francese).

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Patriziato di Biasca

Il Consiglio Patriziale ha appoggiato all’una-nimità, la richiesta di un contributo specialeal Consiglio Parrocchiale, per i restauri dellaChiesa dei Santi Pietro e Paolo di Biasca.La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, suggesti-vamente collocata su un’altura che dominail paese, chiesa madre delle Tre valli am-brosiane, rappresenta uno degli esempi piùrilevanti di architettura romanica del CantonTicino e della Svizzera, iscritto tra i beni na-zionali, è raggiungibile a piedi mediantedue scalinate ad acciottolato.La chiesa odierna risale al tardo XI o agli ini-zi del XII secolo.In sede di valutazione, si è deciso di devol-vere la somma, per il restauro di un’operaben precisa all’interno della chiesa, ondepoter lasciare un gesto tangibile e visibilealla comunità.Il contributo ha pertanto finanziato il restau-

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La nuova sala

ro del dipinto murale sulla parete sud-ovest,rappresentante la «vita di San Carlo».Il dipinto è rappresentato da 10 riquadri, tracui la cerimonia di chiusura del Concilio diTrento in presenza del Santo, ed è opera diAlessandro Gorla nel 1620 circa.La cerimonia di inaugurazione si è svoltadomenica 19 settembre (giorno della FestaFederale di Ringraziamento), con SantaMessa, la partecipazione della Corale par-rocchiale di S. Martino di Camorino, breviinterventi con stacchi musicali e aperitivosul sagrato offerto alla popolazione.

Patriziato di Gerra Gambarogno

Nuovo Locale Sede

Dal 1995, dopo essere ritornati autonomicon la disdetta della convenzione con il co-mune gli incontri, in particolare assemblee

e feste con allegria, erano ai monti, vicino al-le nostre proprietà.

Dal 2010 con la decisione del municipio delComune Gambarogno le sedute dell'ufficioPatriziale avranno luogo nel locale, vedi fo-to, ubicato nello stabile ex municipio a suotempo donato nel 1907 dal fu patrizio Giu-seppe Galli, quale sede dell'asilo infantile.L'assemblea annuale una in base al regola-mento avrà pure ora luogo in questo stabile.

Durante questi 15 anni di autonomia si è rea-lizzata la strada forestale la selva castanile eannulamento provveduto a tagli nel boscopatriziale di faggio e smercio, sempre con lacollaborazione dell'ufficio forestale del 9circodario.L'auspicio è e rimane quello, che molti pa-trizi partecipino a sostegno dell'ente che ri-mane autonomo.

w.b. presidente

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Patriziato di Chiggiogna

Il patriziato di Chiggiognain gita al GrütliSabato 17 luglio il Patriziato di Chiggiognaparte con un comodo torpedone attraversoil San Gottardo in direzione della meta pre-scelta. Dopo la solita pausa alla Raststättedi Schattdorf si raggiunge Svitto quale pri-ma tappa culturale della gita.Svitto, una cittadina che ha conservato ilsuo spirito paesano. All’interno dei muriperimetrali della casa Ital Reding,uno deicomplessi residenziali e imponenti dellavecchia Svizzera, si trova la casa abitativaBethlehem che i patrizi Chiggiognesi sonocuriosi di scoprire nel suo ambiente asso-lutamente affascinante e apprezzare tutti isuoi particolari. Questa abitazione fu co-struita nel 1287 e quindi risale ai tempi del-la costituzione della Confederazione Elve-

tica. Nel XVI secolo venne sottomurato allacostruzione un nuovo zoccolo in pietra,mentre nel piano seminterrato fu affrescatouno spazio che venne utilizzato come ta-vernetta. Al piano superiore è sita la stanzadel carnevale riservata ai manichini, in ve-stiti d’epoca, particolari, dai colori meravi-gliosi. La visita è stata illustrata da una gui-da molto competente e di una squisita cor-dialità.

Quale piatto forte segue la visita al MuseoNazionale. All’entrata dello stesso, guardacaso, la guida è la signorina Beffa, cresciu-ta a Chiggiogna ed in procinto di prepara-re il suo lavoro di diploma. Jessica si è di-mostrata molto preparata e di eccellentecapacità retorica. Il museo ospita il Forumdella storia svizzera e fu costruito nel1711. In origine era un granaio, poi diven-ne un arsenale svittese. In questo edificiola Confederazione ha allestito, in strettacollaborazione con le autorità di Svitto, un

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nuovo museo di storia ed un centro cultu-rale. Posto su tre piani, il Forum invita ascoprire il mondo dei nostri antenati cheabitavano nel territorio della Svizzera at-tuale tra il 1300 e il 1800. Uomini e donne,giovani e vecchi, ricchi e poveri, popola-zioni di montagna e valligiani, ceti potentie ceti emarginati: come vivevano i nostriantenati le piccole e grandi sfide della vitaquotidiana? Nella tromba delle scale è col-locata la «spirale storica», sulla quale sfila-no i reperti che il tempo ci ha tramandato.Il sottosuolo è riservato a esposizioni tem-poranee.

Dopo questa visita, raccomandabile aqualsiasi interessato, il torpedone porta igitanti al debarcadero di Brunnen per ap-prodare al Grütli. Il personale del piccoloRistorante accoglie tutti con tanta simpatiae cortesia. Il pranzo, degno di nota perqualità e servizio, termina con la breve sali-ta al praticello del Grütli. Il battello riporta i

partecipanti a Flüelen. Il cielo fa i capriccied una leggera pioggia accompagna i Pa-trizi lungo la via della genti per evitare l’a-bituale colonna al portale di Göschenen. AChiggiogna il rituale arrivederci accom-pagnato da tanta gioia e soddisfazione, tut-ti certi di avere vissuto una giornata stimo-lante e gradita.

Rivista Patriziale Ticinese 41 N. 4/2010 – N. 279

Rivista Patriziale Ticinese 42 N. 4/2010 – N. 279

Il Consiglio direttivo

dell’Alpa e la Redazione

augurano a tutti i lettori

e agli inserzionisti

Buone Feste

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