Cinofili stanchi mar apr 2014

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1 ANNO 3, NUMERO 2 - MAR.APR. 2014 PUBBLICAZIONE GRATUITA

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Il nuovo numero di Cinofili Stanchi con servizi avvincenti ed interessanti sul mondo dei nostri amici a 4 zampe.

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In copertinaIn copertinaIn copertina

Petroglifo presso il sito di Tassili n’Ajier (Algeria) datato circa 12.000 a.f.

Assolutamente siamo contenti di essere ancora una volta qui con voi per festeggiare un lieto evento: nell’ultimo bimestre con lo scorso numero di CINOFI-LI STANCHI, il nuovo ABOUT DOGS per gli amici stranieri e gli arretrati abbiamo di gran lunga supera-to le 10.000 visualizzazioni. Ragione in più per conti-nuare nella strada della convinzione che il nostro pro-getto iniziato nel settembre 2012 era ben fondato, per-ché si proponeva innanzitutto di dare informazioni il più corrette possibili (il che escludeva pseudo-cinofilie di dubbia provenienza, leggende metropolitane, pusil-lanimi illazioni e via discorrendo) a chiunque volesse usufruire della nostra rivista a TITOLO GRATUITO. Non ci sforzeremo mai abbastanza di ribadire questi due importanti punti. Eccoci, dunque, con il nuovo numero di CINOFILI STANCHI in cui ci siamo impegnati ancora una volta a ricercare notizie, nozioni, informazioni interessanti. In questo numero ospitiamo anche l’amica Angela Ri-va che in una lunga intervista che ha impegnato il sot-toscritto, Marcello Messina e Michele Caricato ha cercato di carpire per i frequentatori del suo sito (www.shibamania.it) i segreti che sono alla base di una buona relazione cane/proprietario. E dunque, a tutti una buona lettura.

La Redazione

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Editoriale 2

Cani al cinema: Belle e Sébastien 4

Dalla parte del cucciolo 7 La vita sedentaria dell’uomo e del cane 9

La filariosi cardio-polmonare 16

Le interviste di Johnny Bassetto 18

Una slitta per un cane o un cane da slitta? 28

È bello ciò che è bello o è bello ciò che piace? 35

I cani nella Poesia: Ora io sono un ospite celeste 38

Umorismo canino 39

SOMMARIOSOMMARIO

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di Giovanni Padrone - Lultima star canina della pellicola arriva da questo film, ver-sione cinematografica del noto cartoon giapponese che venne trasmesso in TV all ini-zio degli anni 0 del secolo scorso una trentina di anni fa e non mi meraviglierei se adesso prendesse a tutti la frenesia di avere un pastore dei Pirenei o un suo simile, il pastore maremmano - abruzzese . Conoscendo i trascorsi del passato, i cani del mo-mento seguono la moda del momento, poi ci si dimentica di loro quasi fossero un at-trezzo non piu utile e non dei compagni di vita. Auguriamoci che non sia così anche questa volta. Ci sono voluti tre pastori dei Pire-nei per fare una Belle: «Un cane solo non bastava, si sarebbe stan-cato troppo» racconta il regista Ni-colas Vanier. Alpinista e documen-tarista,Belle e Sebastien, al cinema in questi giorni, è il suo primo lun-gometraggio.Il film è ispirato a una serie televisiva di grande successo in Francia negli anni Sessan-ta molti bambini nati in quegli an-ni furono chiamati Sebastien in onore del piccolo protagonista . )n )talia conosciamo meglio il cartone animato giapponese in onda negli anni Ottanta: Sebastien vive in montagna con il nonno e diventa amico inseparabile della cagnona semi-randagia Belle, con cui vive molte avventure tra i monti. )l film al cinema e ambientato du-rante la seconda guerra mondiale, e oltre a Sebastien Fe lix Bossuet e al nonno Tche ky Karyo c e un dottore coraggio-so che, oltre a curare Belle, aiuta gli ebrei a fuggire dalla Francia alla Svizzera, inter-

C I N O F I L I S T A N C H I

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pretato da Dimitri Sto-rage. )l film, in realta , e girato nella valle della Maurienne in Savoia, al confine con il Piemon-te. «Abbiamo lavorato in tre momenti diversi: in estate, in autunno e in inverno» racconta Sto-rage. «Si dice che gli elementi piu difficili con cui girare siano gli animali, i bambini e la montagna, e noi li avevamo tutti e tre. Ma e andata bene». Anche con Belle? «Piu che un cane, un pony» commenta l'attore, cui per la prima volta e stata affidata una parte da "buono": «Di solito mi scelgono per fare il tossicodipendente, il rapinatore di banche, il pusher... Tornando a Belle, non ho paura dei cani, comunque, anche se non ne avuti solo da piccolo. (o dei bambini, invece che finalmente hanno potuto vedere un mio film, gli altri erano poco adatti : abitiamo a Parigi e gli unici animali che sono abituati a incontrare sono i piccioni, quindi sono stato contento quando mi hanno rag-giunto sul set in montagna. )n quanto a me, ragazzo di citta , ho fatto di tutto per essere credibile ed evitar di sembrare uno appena uscito dal metro. Del protagonista del film ho invidiato la liberta : non va a scuola, non ha compiti da fare, non deve mandare sms a nessuno, gira tra i monti dove vuole. Credo che guardando il film sia bambini che adulti penseranno, ma che fortuna, vivere così ...».

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di Angelo Romanò - L'ul-tima volta abbiamo visto l'arrivo di un cucciolo e la sua introduzione nel nostro nucleo familiare, detto anche gruppo so-ciale. )l cucciolo ha biso-gno di relazionarsi con noi e noi con lui, ma in che modo e opportuno farlo? Capira veramente quello che vogliamo comunicare? Come col-mare il divario linguisti-co tra noi e lui? Una buona predisposi-zione ad apprendere ed interpretare la comuni-cazione canina e necessa-ria per un corretto con-trollo ed una corretta re-lazione. Molto spesso agiamo senza pensarci, ma azioni che per noi so-no naturali e che fanno parte del nostro linguag-gio spesso non corri-spondono alle stesse nel-la comunicazione canina. Linguaggio e comunica-zione interagiscono con tutte le nostre attivita mentali e, come tali, pos-sono essere influenzate o modificate o possono anche influenzare o mo-dificare determinati com-portamenti dell'altra per-sona od essere vivente. La realta animale e complessa ed ancora oggi non si comprende com-pletamente il significato di comunicazione come lo intendiamo noi, ma

molti studi ci possono aiutare ad interpretarne la maggior parte. Percezione e realta non so-no sempre uguali da indivi-duo a individuo. Ad esem-pio noi processiamo le in-formazioni provenienti dalle nostre esperienze, dalle aspettative, dalle con-vinzioni ed altro, e le pro-cessiamo in modo unico in quanto soggettivo della nostra realta . Facendo un esempio semplice, un de-terminato episodio come una cena a due, una sem-plice uscita o un viaggio puo essere interpretato e descritto da due persone in maniera nettamente diver-sa identificando quei parti-colari che per noi sono soggettivamente rilevanti. La realta soggettiva quindi e diversa da quella reale e l'impegno che porremo nel comunicare efficacemente con il nostro cane determi-nera il risultato. Comuni-care efficacemente significa utilizzare gesti, suoni e pa-role adatte per quel tipo di situazione. Esistono tre tipi di comuni-cazione ben distinte tra lo-ro, ma che nella realta ven-gono percepite come veico-lo per un unico messaggio. Cio che diciamo, ovvero il contenuto che per noi e molto importante, ma puo essere altrettanto impor-tante e valido per il nostro interlocutore?

Oltre al contenuto dobbia-mo analizzare il modo in cui viene veicolato, ovvero come lo diciamo o meglio trasmettiamo . Comunicazione verbale, pa-raverbale e non verbale, così si dividono i vari tipi di comunicazione. Verbale in quanto si espri-me o veicola attraverso pa-role che utilizzano delle re-gole e convenzioni come la sintassi, i periodi, la gram-matica ed il "vocabolario" di termini a noi noti. Una comunicazione verbale effi-ciente prevede che le regole siano comuni ad entrambi gli individui, sia di chi tra-smette il messaggio, sia di chi lo riceve. Paraverbale, si occupa dell'intonazione della voce, del suo suono, dell'infles-sione, del volume e del tim-bro, tutte regole che non sono scritte, come la comu-nicazione verbale, ma che per esperienza facciamo nostre come anche l'infles-sione dialettale. Non verbale, che nel nostro caso e la piu importante, comprende le posture, il gesticolare, le espressioni facciali o qualsiasi movi-mento che possiamo com-piere con il nostro corpo. Ma realmente in che modo incide la nostra comunica-zione? La comunicazione verbale, per quanto sia molto im-portante e piena di conte-

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nuti, ricopre solo il % di cio che comunichiamo, mentre la comunicazione paraverbale il 3 %, per cui il tono, il timbro, l'infles-sione e l'espressione della voce sono importanti in quanto atti a sottolineare il contenuto che vogliamo trasmettere. )l restante 55% viene veicolato attra-verso la comunicazione non verbale. E' strano, co-me gia detto, che la per-cezione sia diversa dalla realta , realta che il nostro fedele amico interpreta in maniera precisa in quanto il veicolo principale per relazionarci con lui e la comunicazione non ver-bale e paraverbale. Per fare un esempio di co-me noi non ci rendiamo conto delle nostre modali-ta di comunicazione, pro-viamo ad immaginarci da-vanti ad un bambino pic-colo che non ha imparato ancora a parlare o che sa solo qualche parola. La nostra comunicazione sara rivolta tutta su di lui, ci in-ginocchieremo, portandoci alla sua altezza, apriremo le braccia e le agiteremo come per dire "vieni qui" e con voce calma inviteremo il bambino a venire. Esem-pio pieno di comunica-zione, dal nostro sguardo, dalla postura che assumia-mo, dalla nostra espres-sione facciale, dal movi-mento delle nostre braccia, dal timbro della voce, dal volume, dall'inflessione della stessa e non solo, da come siamo vestiti, se por-C I N O F I L I S T A N C H I

tiamo un cappello o no, dall'ambiente che ci cir-conda, se e una bella gior-nata con tanto sole che en-tra dalle finestre o una giornata nuvolosa, se sia-mo in casa o all'aperto e così via. Questo esempio lo dovrete tenere a mente anche quando inizierete a lavorare con il vostro cane. E' ancora un cucciolo, non sa niente del mondo che lo circonda e dobbiamo in-segnargli tutto dall'inizio. )niziamo dalla nostra po-stura, non ci chiniamo ver-so di lui ma favoriamolo mettendoci in ginocchio, non ridiamogli in faccia mostrando i denti, in natu-ra mostrare i denti per lui significa aggressivita e non vogliamo che il cucciolo si spaventi. Utilizziamo un

tono di voce pacato, lui leggera molto il suono e l'inflessione che utiliz-zerete non il contenuto. Aiutiamoci con dei boccon-cini, con un "bravo" o con qualsiasi cosa che per lui sia segno di premio, guar-diamo se scodinzola e fac-ciamogli capire cosa e giusto. )gnoriamo i com-portamenti che a non ci interessano o indesiderati, non poniamogli neanche attenzione, attenzione che per lui puo essere inter-pretata come rinforzo. Siamo noi a guidarlo dun-que e lui imparera cio che noi saremo in grado di trasmettere.

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di Giovanni Padrone - Per il cane, come per l’uomo, vale il motto latino MENS SANA IN CORPO-RE SANO. Infatti, qualsiasi sia la sua taglia o mole ad un cane necessita un minimo di attività sia fisica

che mentale, perché possono sorgere problemi di vario genere che partono dal suo ingrassamen-

to eccessivo e relativi problemi cardiocircolatori a comportamenti stereotipati sintomo dell’insorge-re di forti problemi del comportamento.

Come per l’uomo, anche per il cane la sedentarietà è nociva. Il passaggio da un ambiente tipicamente rurale in cui i ritmi erano dettati dalle colture agricole e dalle altre attività connesse, come l’allevamento del bestiame o la pastorizia, ad un tipo di vita incentrata sulla industrializzazione e su uno stile di vita più

sedentario ha sotto certi aspetti influito negativamente sulla psiche e sul fisico umano soprattutto

con l’avvicendarsi ed il progredire della tecnologia elettronica; se, ad esempio, una volta si andava in campagna ad osservare la natura, ora si preferisce vedere in tv un documentario, lontani da

‘pericolosi’ incontri ma vicino a pericoli di altro genere: il colesterolo alla base della maggior parte delle patologie cardiovascolari che colpiscono l’uomo. Dall’altro lato, tutto questo ha influito negativa-mente nella relazione con il proprio cane, egoisticamente costretto dal compagno umano a cambiare i

propri ritmi e cercare di adattarsi ad una vita che non gli è consona.

Bisogna rendersi conto che i cani sono nati per essere attivi (qualcuno dice ‘lavorare’)fisicamente e/o mentalmente. Evolutisi a partire da circa 130.000 anni fa al fianco dei nostri lontani cugini estinti

Homo neanderthalis, successivamente hanno imparato a collaborare lavorando insieme ai nostri antena-

ti ed accompagnandoci nel corso della storia per migliaia di anni, assumendo nelle culture dei vari

paesi nuove funzioni: se, in effetti, l’antenato del cane era fondamentalmente uno spazzino, i cani successivamente sono stati impiegati dall’uomo nella caccia, nel trasporto, nella conduzione delle greggi, in guerra, nella guardia di case e bestiame e, più recentemente, in attività ludico-sportive. I loro parenti

selvatici, i canidi che popolano l’intero globo, passano la maggior parte delle loro ore di veglia a caccia di cibo, nella cura della prole, nella difesa del territorio e svolgendo attività ludica all’in-terno del proprio

gruppo. Conducono la loro vita in maniera alquanto complessa ed impegnati ad interagire socialmente e

risolvendo semplici problemi necessari per la loro sopravvivenza.

Il lavoro più comune per molti cani da compagnia oggi è mangiare a più non posso senza alcuno scopo.

Non serve più guadagnare il loro mantenimento e invece devono adeguarsi ai nostri stili di vita più

sedentari. Ottengono il loro cibo gratuitamente in una ciotola e sono spesso confinati soli e inattivi

per la maggior parte della giornata. Questa mancanza di scopo lascia i cani senza sbocco per la loro na-

turale tendenza all’attività psicofisica e contribuisce allo sviluppo di problemi comportamentali. Una ul-teriore condizione che i cani moderni devono affrontare a causa della sedentarietà è la mancanza di op-

portunità per esercitarsi. Alcuni proprietari fanno l'errore di credere che se un cane ha accesso ad un

cortile si stia esercitando. Ma il cane non viene invogliato a svolgere da solo una qualsiasi attività (o co-

munque non molto) oltre ad aspettare che qualcuno lo faccia rientrare. Quello che a lui necessita è l'in-

terazione con il proprio partner umano.

Bisogna ricordare, inoltre, che fra le patologie presentate l’obesità (che spesso accompagna la se-dentarietà dei nostri cani) in Europa colpisce circa il 20% dei cani adulti e che la sterilizzazione riduce il

metabolismo di circa il 25% per la minore attività ormonale a cui solitamente si associa un notevole in-

cremento dell’appetito. Contemporaneamente a questo le modifiche comportamentali dei cani tendo-

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no a portare ad una maggiore sedentarietà ed è per tali motivi che di solito si consiglia un regime ali-

mentare più controllato (30% in meno di calorie) rispetto ad un adulto integro in regime di

mantenimento.

Problemi derivanti dalla mancanza di esercizio ed attività psichica. I cani possono essere come bambini.

Se non viene dato loro qualcosa di costruttivo da fare per sfogare la propria energia, troveranno qualco-

sa da fare per conto proprio, e non è detto che possa piacere! E’ tipico il comportamento di escavazione del giardino (con buche che nulla hanno da invidiare alle talpe) per noia e per la totale assenza di attività

da parte del proprietario. Alcuni dei problemi di comportamento più comuni riscontrati nei cani che

non ricevono sufficiente stimolazione fisica e mentale sono:

Masticazione distruttiva di oggetti, graffiamento degli stipiti e delle porte

Escavazione del giardino o del pavimento di casa (distruzione dei tappeti o del parquet)

Comportamenti esplorativi, come le incursioni nei rifiuti

Iperattività, eccitabilità e attività notturna

Eccessivo gioco predatorio e sociale

Comportamenti mordaci

Comportamenti stereotipati (ad es. tail-chaising)

Comportamenti sostitutivi (ad es. leccamento degli arti con conseguente granuloma)

Comportamenti di ingaggio eccessivi (richiesta di attenzione) con vocalizzazioni accentuate ed insistenti

(abbaiare e guaire).

Tutti questi fenomeni sono solitamente legati all’in-sorgere di patologie ansioso-depressive ben note in

letteratura accademica e a chi si occupa di cani pro-

blematici. E’ dovere di chi vive con un cane occu-parsi del suo benessere sia fisico che mentale e

perciò sarà necessario attivarsi al fine di evitare l’in-sorgere di situazioni difficili da gestire.

Questo non vuol dire che ognuno di noi è ob-

bligato a frequentare un campo dove a pagamen-

to si svolgono attività di vario genere; tuttavia, si è in

obbligo di costruire delle iniziative che possano tene-

re impegnato il cane insieme a noi per un certo lasso

di tempo nell’arco della giornata.

Benefici dell'esercizio fisico e del gioco mentale

La buona notizia è che mantenere il vostro cane sano, felice e fuori dai guai con l'esercizio quotidiano è

molto divertente e offre numerosi vantaggi, tra cui:

Aiuta a ridurre o eliminare i problemi di comportamento comuni sopra elencati, come

scavare e abbaiare eccessivamente, masticare oggetti e l’iperattività

Aiuta a tenere voi ed i vostri cani sani, agili e flessibili

Aiuta a ridurre i problemi digestivi

Aiuta i cani timidi o paurosi a costruire l’autostima e ad avere fiducia nel proprietario

Aiuta i cani inquieti a calmarsi ed a riposare rilassati

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Aiuta a mantenere sotto controllo il peso dei cani (e magari anche il vostro).

Esercizio psicofisico - Prima di iniziare

Per quanto riguarda l’esercizio psichico, quello rivolto alle capacità cognitive del cane, non vi è alcuna controindicazione. Per quanto riguarda l’esercizio fisico, è meglio verificare con il veterinario lo stato di salute del vostro cane in modo da programmare una tabella degli esercizi appropriata. In tal modo si può

controllare che il vostro cane non abbia eventuali problemi di salute che possono essere aggravate dall’e-sercizio fisico e suggerire attività sicure. Alcune considerazioni su dimensioni, razza ed età sono:

•Le razze con il naso corto o piatto (razze brachicefali = molossoidi) possono avere problemi di respira-zione, quando esercitate con eccesso, soprattutto nei climi caldi.

•L'esercizio fisico è ideale per i cani giovani ed energici, ma la corsa o l'esecuzione di alcune attività (ad es. alcuni esercizi di agility) non sono consigliate per i cani troppo giovani (sotto i 12 mesi), le cui

ossa non hanno finito di crescere. Per cui è consigliabile inizialmente utilizzare quelle attività che non

creino problemi alle articolazioni e passare successivamente ad esercizi più complessi.

•I cani di grandi dimensioni sono più esposti a infortuni del legamento crociato, all'artrite e alla displasia dell'anca, la corsa sostenuta può essere difficile per le loro articolazioni e le ossa. Se si possiede un

cane di grossa taglia, assicurarsi che sia in buone condizioni per poter svolgere certe attività.

•Una volta che un cane raggiunge i suoi anni d'oro, l’osteoartrite può causare dolore e zoppia dopo un intenso esercizio fisico. E’ perciò utile ridurre l’intensità del lavoro.

Per quanto riguarda le attività in cui il cane utilizza le proprie facoltà mentali e cognitive, natural-

mente, non esiste alcun problema: si può spaziare come meglio si crede. Più il cane aumenta il proprio

bagaglio informativo, maggiore sarà la sua capacità di rispondere.

Esercizio psicofisico - Esercitare il proprio cane

Con uno stile di vita più sedentario oggi i proprieta-

ri di cani sono spesso chiamati a trovare sbocchi

sufficienti per una notevole energia naturale dei lo-

ro animali domestici. I cani sono più atletici di noi,

ma ci sono una varietà di modi per mantenerli alle-

nati, partendo da attività che non richiedono molta

energia da parte nostra alle attività che esercitano

entrambi, cane e proprietario. La necessità di allena-

re i cani varia a seconda della loro età, dimensioni,

razza ed individuo. La maggior parte beneficia

enormemente dal quotidiano esercizio aerobico

(corsa e nuoto), così come almeno una mezz’ora di camminata. Restano da individuare le attività che

più si adattano alla personalità del proprio cane e gli

interessi naturali. Un esperimento può essere fatto

con le idee qui sotto esposte per vedere ciò che è

più pratico e divertente per il proprio fidato amico.

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A – Esercizi di attività olfattiva e mentale in cui è richiesta l’attenzione del cane sul proprietario

Esercitare il proprio cane non significa che bisogna essere atletici. Se si preferisce non correre o fare lun-

ghe passeggiate, bisogna prendere in considerazione due approcci:

1. Focus sull’attività mentale. Esercitare le capacità cognitive del proprio cane con attività ludica di vario genere, come giochi in cui sia coinvolta la risoluzione di problemi con un obiettivo finale (come riuscire

a raggiungere in qualsiasi modo qualcosa di interessante), esercizi di ‘obbedienza’ o free-style, o attività

che tengano impegnato il cane per un certo tempo come l’uso del kong. In questo modo si evita un ec-cessivo esercizio fisico.

2. Focus su esercizi che aumentano l’attività fisica del cane mentre il partner umano assiste in piedi o seduto. In questo caso si può spaziare in vario modo: palline, frisbee o bastoni, da nascondere e trova-

re, da prendere al volo e riportare, gioco del tira e molla con una corda, ecc. Se il cane gode della

compagnia di altri cani, altre opzioni facili includono portarlo al parco, organizzando gruppi di gioco

con amici o vicini di casa che hanno cani o portarlo in un campo cinofilo dove si svolga attività ludica

per qualche ora al giorno. Queste opzioni danno al cane la possibilità di sperimentare il gioco sociale con

gli altri cani.

Esercizi per cani iperattivi

Passeggiate al guinzaglio

Lo sapevate che i proprietari di cani corrono in media 300 minuti a settimana, mentre le persone senza

cani camminano poco oltre i 150 minuti? A quanto pare, i nostri cani ci spingono a rimanere attivi! Le

passeggiate coi cani portano un sacco di luoghi interessanti con odori da indagare. In queste si possono

prevedere esercizi sufficienti per cani di razza piccola, cani anziani e pantofolai incalliti. Per vivacizzare

le passeggiate, si deve variare il percorso di tanto in tanto per dare al cane la possibilità di esplorare nuo-

vi odori e nuovi luoghi. Se il cane è vecchio, non è abituato ad esercitarsi, è sovrappeso o ha problemi di

salute, iniziare con una passeggiata di 10/15 minuti ogni giorno e aumentare gradualmente la

durata. Per i cani giovani, sani o di mezza età, le passeggiate al guinzaglio così corte probabil-

mente non forniranno abbastanza esercizio.

Corsa al guinzaglio, con pattini o in bicicletta

Questi sono ottimi modi per esercitare un cane sano e mantenersi in forma. Insegnare al vostro cane a

camminare senza tirare al guinzaglio è il primo passo essenziale per la creazione di una sicura e diverten-

te corsa insieme, o pattinando oppure in bicicletta. Se il cane si getta avanti, tira di lato o è in ritardo ri-

spetto a quando si cammina, i problemi che potrebbero derivare quando ci si muove velocemente po-

trebbero essere molti! Ad esempio un cane che costantemente tira al guinzaglio può danneggiare la

sua gola, e non è divertente neanche per il proprietario. Ecco alcuni consigli e cose da considerare

quando con il proprio cane si decide di correre:

• Le persone sono in realtà più adatte per fare jogging o la corsa su lunga distanza. Anche quando cac-ciano o conducono un gregge, i cani tendono a muoversi in brevi ed intensi tratti a velocità sostenuta

con tappe intermedie. I cani che svolgono questa attività, si fermano ad annusare intorno, elimi-

nare le proprie deiezioni e a guardare i dintorni. Se si fa jogging con il proprio cane al guinzaglio, biso-

gna fare attenzione a non sopravvalutare le sue capacità e andare troppo lontano. Perciò è sempre vali-

do il discorso di iniziare con percorsi brevi ed aumentare gradualmente la distanza.

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• Se il cane ha l’abitudine di annusare intorno durante la passeggiata quotidiana, probabilmente tenterà di fare lo stesso quando si corre, pattina o si va in bicicletta. Bisognerà, perciò, insegnare a

mantenere l’attenzione sul proprietario durante l’esercizio fisico. Il modo migliore per farlo è con regolarità premiando con gratificazioni verbali e contatto fisico.

• Anche in questo caso, il jogging o la corsa sostenuta non sono consigliati per i cani giovani le cui ossa non hanno finito di crescere. Può anche essere duro con le articolazioni dei cani grandi. Se avete un ca-

ne giovane, verificate sempre con il veterinario per sapere quando è sicuro incominciare a correre. Se

avete un cane di grossa taglia, chiedere al veterinario se è sicuro per lui correre con voi.

Insegnare a un cane a non tirare al guinzaglio può essere difficile, non esitate a ricorrere all'aiuto di un

addestratore, istruttore o educatore cinofilo. Un allenatore professionista offrirà lezioni di gruppo o

private che possono darvi aiuto con la camminata al guinzaglio.

Esercizi senza guinzaglio Senza guinzaglio si può camminare, correre, fare escursioni a piedi o in bicicletta in una grande proprietà

recintata o in un parco. Il vostro cane può impostare il suo ritmo, annusare e studiare l’ambiente, fer-marsi quando è stanco e correre ogni volta che vuole. Siate sicuri di avere il vostro cane ben adde-

strato a venire in modo affidabile quando viene chiamato.

Nuoto

Alcune razze sono cani d'acqua naturali e non richiedono formazione o acclimatazione all'acqua,

ma anche i cani che non sono allevati per le attività in acqua possono imparare a fare una nuotata di tan-

to in tanto. Ecco alcuni suggerimenti per il nuoto divertente e sicuro con il vostro cane:

•Introdurre il vostro cane in acqua il più presto possibile, preferibilmente quando è ancora un cucciolo. •Indipendentemente dall'età del vostro cane, assicurarsi che le prime esperienze con l'acqua siano piace-voli. Cercate un posto tranquillo con acqua poco profonda.

•Non forzate mai il vostro cane in acqua e non lasciatelo entrare in acque profonde finché non siete si-curi delle sue capacità natatorie. E’ molto utile lanciare una palla vicino a riva ed aumentare progressiva-mente la distanza fino ad avventurarsi dove l’acqua è un po' più profonda. •Portate acqua fresca da bere per il vostro cane. Anche i fiumi di acqua dolce ed i laghi possono conte-nere parassiti e batteri dannosi.

•Non lasciate che il vostro cane, nuoti in presenza di forti correnti. •Non permettere che il vostro cane salti in acque profonde in una piscina o un lago, perché può farsi prendere dal panico e annegare. Senza una rampa facilmente accessibile, non può essere in gra-

do di uscire da una piscina o di risalire.

•Se il cane è sovrappeso o si vuole andare in barca o nuotare nei laghi, è bene attrezzarlo di giubbotto salvagente.

•Tenere il cane lontano da feci, pesci e molluschi morti presenti sulla spiaggia, che possono contenere tossine e parassiti.

•Assicurati che il cane abbia accesso all’ombra. Troppo sole può portare ad un colpo di calore. Se avete un cane senza peli o di colore chiaro, chiedete al veterinario come utilizzare una crema solare

sulle sue zone esposte, come il naso, le orecchie e lo stomaco.

•Sciacquare le zampe del vostro cane dopo essere stati in spiaggia per lavare la sabbia irritante e l’acqua salata.

•Asciugare le orecchie del vostro cane dopo aver giocato in acqua per prevenire le infezioni dell'orec-chio.

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•Se il vostro cane ha un folto manto, pulitelo accuratamente dopo che l’avete asciugato dopo una nuota-ta.

Attività sportiva per cani

Sports come agility, flyball, obedience, rally-o e freestyle possono dare a voi e al vostro cane un

intero nuovo mondo di esercizi divertente e tutto da esplorare. Le attività per gruppi di razza specifici

includono sleedog, sheepdog, coursing, racing, prove di ricerca. Naturalmente, queste sono solo indica-

zioni per chi ad un certo punto può provare il desiderio con il proprio cane di avviare una attività

agonistica, sempre nel rispetto dell’identità del cane.

Arricchire la vita del vostro cane

La noia e l'energia in eccesso sono due ragioni comuni per i problemi comportamentali nei cani. Ciò ha

senso perché sono destinati a condurre una vita attiva. I cani selvatici spendono molte ore di veglia a

procacciarsi il cibo. I cani domestici ci hanno aiutato nel lavoro per migliaia di anni e la maggior parte

sono stati selezionati per uno scopo specifico come la caccia, la guardia o la pastorizia. Ad esempio, i

retrievers sono stati allevati per individuare e recuperare la selvaggina anche in acqua. I segugi, come i

beagles, sono stati selezionati per stanare conigli, volpi e altre piccole prede. I cani come i pastori tede-

schi, i Collies, i bovari e i cani da pastore in genere sono stati allevati per la guardia o la conduzione del

bestiame.

Se i cani un tempo lavoravano per noi, la loro attività fisica e mentale una volta dipendeva da un sacco

di esercizio e dal problem solving (provate a vedere un border collie all’opera con un gregge di pecore). Ma che dire adesso? E’ spesso difficile lavorare a tempo pieno con il proprio cane in una routine quoti-diana frenetica che lascia poco tempo. Ma se si ha un fitto calendario e non si possono svolgere (se non

saltuariamente) le varie attività più sopra menzionate, è possibile trovare un aiuto. Si consideri il seguen-

te risparmio di tempo e modi per aggiungere qualche emozione ed attività alla vita del vostro cane:

•Esaminate la possibilità di portare il vostro cane in un rifugio/pensione dove possa svolgere anche attività ludica almeno un paio di volte a settimana.

•Se l’abitazione è abbastanza vicina al luogo di lavoro, tenete in considerazione di andare a casa per tra-scorrere la pausa pranzo con il vostro cane.

•Se non potete, fatevi aiutare da un dog sitter per portare fuori il cane a passeggiare. •Se avete poca disponibilità di denaro cercate aiuto fra i parenti a cui siete legati e che non lavorano du-rante il giorno e chiedete loro se sono disposti a portar fuori il vostro cane mentre siete al lavoro.

In definitiva tenete sempre a mente il motto latino che ha aperto questa trattazione: MENS SANA IN

CORPORE SANO. Per voi e per il vostro cane.

C I N O F I L I S T A N C H I

Giovanni Padrone

Educatore cinofilo

Autore dei libri

SUSSURRA AL TUO CANE

E IL CANE DECISE DI

INCONTRARE L’UOMO

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15

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16

di Roberto Mannu - La

prevenzione è fonda-

mentale in quanto con-

sente di evitare di con-

trarre una malattia che

normalmente richiede

una terapia complessa e

potenzialmente molto

pericolosa. La prevenzio-

ne va effettuata per tut-

to il periodo delle zan-

zare con la somministra-

zione mensile di apposi-

ti farmaci.

La filariosi cardio-

polmonare non è una

malattia inguaribile, ma

richiede una terapia

complessa, costosa e

potenzialmente molto

pericolosa. Inoltre spes-

so i danni causati dal

parassita non sono re-

versibili e quindi, anche

dopo l’ eliminazione

della filaria, non si ha

una totale remissione

dei sintomi. Pertanto ri-

sulta fondamentale la

profilassi (prevenzione)

che va effettuata per

tutto il periodo delle

zanzare con la sommini-

strazione mensile di ap-

positi farmaci.

Essi agiscono tutti allo

stesso modo, cioè bloc-

cano lo sviluppo delle

larve inoculate dalle

zanzare nel cane e han-

no due caratteristiche

fondamentali: vanno

somministrati ogni 30

giorni e posseggono ef-

fetto retroattivo. Pertan-

to è totalmente inutile

anticipare eccessivamen-

te la prima somministra-

zione, mentre è fonda-

mentale proseguire la

profilassi fino al mese

successivo alla scompar-

sa delle zanzare.Ad

esempio a Milano, dove

le zanzare generalmente

compaiono intorno a fi-

ne marzo e scompaiono

verso la fine di ottobre,

la prima somministrazio-

ne potrà essere effettua-

ta all'inizio di aprile e

l'ultima a novembre.

C I N O F I L I S T A N C H I

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17

Numerosi sono i farmaci

attualmente in commer-

cio: sono in compresse

o spot on e alcuni di es-

si sono efficaci anche

sui parassiti intestinali.

Tuttavia tra questi ultimi

esistono notevoli diffe-

renze di spettro d'azio-

ne, cioè di numero di

parassiti contro cui agi-

scono: alcuni, infatti, so-

no efficaci solo su due

parassiti (Ascaridi e An-

chilostomi), altri su tre,

eliminando, oltre che i

due precedenti, anche i

Tricuridi. Questa pro-

prietà è molto impor-

tante essendo questi ul-

timi parassiti molto dif-

fusi in tutte le

aree e in par-

ticolare in

quelle urbane.

L’utilizzo di

un farmaco

con il più am-

pio spettro d’

azione garantisce quindi

il modo più sicuro per

proteggere il cane sia

dalla filaria che dai pa-

rassiti intestinali più co-

muni: il tutto con una

singola somministrazio-

ne mensile di un singolo

prodotto.

Esiste anche un farmaco

in formulazione inietta-

bile che una volta som-

ministrato si accumula

nell'organismo del cane

e viene rilasciato lenta-

mente. Per questa ca-

ratteristica tale prodotto

deve essere inoculato

unicamente dal Medico

Veterinario.

A N N O 3 , N U M E R O 2 - M A R . / A P R . 2 0 1 4

Roberto Mannu Allevatore Cinofilo - Ric. E.N.C.I. -F.C.I.

Iscritto nel Registro degli Addestratori E.N.C.I.

Sez. 1 Cani da Utilità

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18

L’amica Angela Riva è una cinofila amante dello Shiba Inu, nonché titolare del sito www.shibamania.it. Nel gennaio scorso ha effettuato una intervista a Marcello Messi-na, Giovanni Padrone e Michele Caricato. La riproponiamo di seguito. Indirettamente ospitiamo volentieri anche Michele Caricato che con le sue opinioni ha contribuito ad ampliare le conoscenze scaturite dall’interessante colloquio on line. (N.B. MC = MI-CHELE CARICATO, MM = MARCELLO MESSINA, GP = GIOVANNI PADRONE)

La Redazione

di Angela Riva - D. - Quando hai deciso di diventare educatore cinofilo?

M.C. Da bambino, come tanti, adoravo gli animali e mi prendevo cura di diversi cani randa-gi. Ho capito da subito di voler fare della mia passione una professione e ho iniziato da su-bito a viaggiare in diversi paesi per imparare.

M.M. All' età di 8 anni, mi appassionai ai cani, anche se provenivo da una famiglia di non cinofili. Durante le vacanze da alcuni parenti lontani ebbi la fortuna di conoscere gli Sch-nauzer giganti e poter passare l'estate a giocare con loro. Il loro carattere mi fece innamora-re dei cani, cosi ogni compleanno, Natale e promozione chiedevo di regalarmi uno o più li-bri di cani, la maggior parte erano monografie di razza o libri sull' addestramento. Cosi pro-vavo leggendo i manuali ad educare i cani di alcuni amici di famiglia, i risultati non erano dei migliori , siamo sinceri ma dentro di me si accese una passione che mi spinse a frequen-tare prima come spettatore e come allievo un campo addestramento della mia città. Gli anni passarono come tutte le passioni continuai a coltivarle ,ma all' età di 15 anni decisi d' appro-fondire l'argomento “educatore cinofilo e problemi comportamentali” quando dopo anni convinsi i miei genitori a comprarmi un cane, Diak detto Romeo un epagneul breton ,che inizialmente aveva problemi di timidezza ma in quegli anni (1996) pochi sapevano come risolvere il problema cosi cercai da solo d' aiutarlo ,sicuramente feci degli errori ma dopo circa 1 anno ,Romeo calcava le gare di bellezza, faceva pet therapy in scuole ed ospedali e divenne fino al 2011 il mio inseparabile amico d' avventura. Se sono qui a rispondere a que-sta intervista lo devo a lui che mi ha fatto innamorare e mi ha spinto a migliorarmi per po-terlo capire ,comprendere ed aiutare nel miglior modo possibile.

G.P. Alla fine del 2006 inizialmente per capire come lavorare coi miei cani e poi ho scoper-to di essere più interessato alla etologia ed alla psicologia dei cani.

D. - Hai seguito corsi specifici per diventarlo? Se si quali? Se no, come hai imparato la tua professione?

M.C. Ho dedicato molti anni allo studio prima di diventare “professionista”. Il corso più lungo è durato 3 anni poi altre esperienze e stage.

C I N O F I L I S T A N C H I

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19

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Page 20: Cinofili stanchi mar apr 2014

20 C I N O F I L I S T A N C H I

M.M. Come ho scritto nella precedente domanda mi sono formato prima sui libri, poi fre-quentando un campo addestramento. Dopo qualche anno in Italia si iniziò a parlare di meto-do gentile, cosi intrapresi il primo livello del corso istruttori presso la scuola “Centro studi del cane” dove grazie al suo docente Luca Rossi, imparai a lavorare con gentilezza ed ap-profondire alcune tematiche quali la psicologia del cane ed il clicker training. Successiva-mente frequentando diversi stage in Italia ed all' estero, fra questi non posso dimenticare il mio periodo di formazione negli Stati Uniti che mi hanno permesso d' approfondire alcune tematiche e di conoscere alcune tecniche che mi permettono ogni giorno di lavorare nel mi-glior modo possibile. Credo che i migliori maestri siano i cani con cui vivo e con cui lavoro ogni giorno.

G.P. Nel 2007 ho conseguito il diploma da istruttore cinofilo e poi affiancandomi ed inizian-do a collaborare con il veterinario comportamentalista con cui tuttora collaboro: è stato lui a darmi una formazione per iniziare con questa attività.

D. - Cosa ti piace di più di questa professione?

M.C. I cani hanno un entusiasmo ed una gioia di vivere incredibile e una sensibilità ed un animo talmente nobile che non passa giorno senza che siano capaci di affascinarmi.

M.M. Cosa mi piace? Beh diciamo che è diventato uno dei scopi della mia vita, non potrei fare altri lavori . Nonostante lungo il mio percorso posso incontrare falsità, ostacoli ed ipo-crisia, non mollo e continuo perchè faccio il lavoro più bello del mondo, che mi permette di lavorare, di conoscere cani di ogni razza, carattere e vederli cambiare. Renderli felici mi ap-paga.

G.P. Avere la possibilità di operare con tanti cani e perciò estendere le mie conoscenze sul loro modo di apprendere, interagire, socializzare oltre al recupero comportamentale vero e proprio per il quale già da diversi anni non seguo più uno schema fisso ma cerco di capire le ragioni per cui un cane ha un problema e intervenire di conseguenza.

D. - Ci sono razze con cui lavori più volentieri o hai più esperienza?

M.C. Il mio primo “maestro” era Americano e specializzato in cani nordici e mi ha trasmes-so una grande passioni per questo tipo di cani.

M.M. Mi piace lavorare con tutti i cani, direi che non amo lavorare con alcuni tipi di pro-prietari, infatti da 2 anni non accetto tutti i bipedi . Le razze con cui ho maggior esperienza sono i molossi, i terrier, gli Akita inu e gli Shiba, sia perchè sono fra le razze più rappresen-tative negli ultimi 10 anni e sia perchè sono fra le razze con cui ho vissuto .

G.P. Posso dire di avere poca esperienza con i molossoidi in genere (pochi casi fra i tanti che ho trattato) ma per questo ho in programma per il prossimo anno di andare a formarmi da un collega oltre che amico. In genere con tutte le altre razze lavoro tranquillamente.

D. - Quali sono i problemi principali che ti vengono esposti dai proprietari di cani?

M.C. Sono spesso legati all’iperattività con le relative conseguenze (distruttività, fuga, ab-

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baio ecc..)

M.M. I problemi maggiormente su cui lavoro sono casi d' aggressività, cani che non obbedi-scono e cani da preparare per i ring espositivi.

G.P. In genere problemi di gestione, cani mal socializzati, cani conviventi che litigano.

D. - Preferisci lavorare da solo col cane o insieme al padrone?

M.C. Il padrone è fondamentale.

M.M. Dipende, il top sarebbe lavorare in squadra: istruttore, cane, nucleo familiare. Sono convinto che i lavori di squadra portano sempre i loro risultati. Lavoro singolarmente cioè io ed il cane solo quando ho cani molto aggressivi e quindi per sicurezza preferisco lavorarli da solo inizialmente e con cani che sporadicamente porto in handling, perchè lì amo creare un rapporto quasi simbiotico e di "stima" fra me ed il cane.

G.P. Se il proprietario non è partecipe ogni recupero comportamentale ha come unico desti-no il fallimento. Perciò, cerco di coinvolgere entrambi.

D. - Quanto incidono gli errori dei proprietari sui problemi comportamentali dei cani?

M.C. Gli errori che derivano dalla nostra apprensione e emotività creano spesso dei grossi problemi al cane. Gli sbagli “tecnici” su obbedienza o altro invece sono facili da risolvere.

M.M. Dipende da caso a caso, credo che nella maggior parte dei casi al 70%

G.P. Moltissimo, soprattutto la trascuratezza nel tempo. Molti problemi presi nell’immedia-to andrebbero risolti in maniera molto più celere. Invece di solito si aspetta che ‘scoppi il bubbone’ e questo vuol dire impiegare molto più tempo.

D. - Quanto incidono gli errori di chi ha cresciuto il cane nei primi due mesi di vita nei problemi comportamentali dei cani?

M.C. Nel caso di cani primitivi nei due mesi è possibile fare un lavoro incredibile che da al cane gli strumenti necessari per essere sereno, sicuro e adatto ad ogni situazione.

M.M. Beh anche qui dipende da caso a caso, comunque ( parlo da allevatore) noi abbiamo la nostra responsabilità ,anche se il nucleo familiare e l' ambiente della famiglia adottante ha la sua buona responsabilità, come precedentemente spiegato.

G.P. Moltissimo. Bisogna considerare che esistono patologie comportamentali legate ad uno scarso o mancante imprinting che avviene proprio in quel periodo. In questo caso il cane ha difficoltà di apprendimento, scarsa o assente socializzazione intra e/o interspecifica.

D. - Pensi che tutti i proprietari di cani, indipendentemente dalla razza o dal tipo, dovrebbe-

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ro seguire corsi di educazione?

M.C. Se un corso “classico” risulta noioso ci sono tante attività che si possono fare con il cane (piste, ricerche, trekking, prove naturali). Il cane è una passione. Si, dovrebbe essere naturale aver voglia di fare tante cose con lui.

M.M. Io credo di si! Non tanto per avere il cane che sia un simil "Rex" ma per poter impa-rare a capirlo, comprenderlo ed a comunicare con lui. Senza fretta ma solo con l'idea di in-traprendere un percorso di crescita insieme.

G.P. Io vedo il discorso un po’ più in profondità. Abbiamo in Italia una scarsa cultura della relazione cane/umano. Se si iniziasse dalle scuole elementari a istruire i ragazzini cosa vuol dire tutto questo, molto probabilmente avremmo meno cani abbandonati, meno cani maltrat-tati e più cani compresi, il che automaticamente vorrebbe dire avere più ‘relazioni stabili’.

D. - Ti va di raccontare brevemente qual è stato il caso più complesso che sei riuscito a “risolvere”?

M.C. Per restare in tema di nordici, lo scorso anno ho lavorato con uno shiba inu molto dif-ficile, diffidente anche con i proprietari, molto scostante, poco legato alla famiglia e spesso talmente intimorito da non muoversi per tutto il giorno dalla sua cuccia. Abbiamo impostato un programma di Natural Pet Training con stimolazione all’attività e affiancato un cane tu-tor. E’ stato molto bello veder risbocciare la voglia di vivere, giocare e lavorare in questo cane.

M.M. Il caso che porterò nel cuore, sempre, è di un meticcio di Dogo Argentino/pit bull: un anno e mezzo di lavoro ma con il duro lavoro ho portato un cane che ha morso il bambino di casa, ad essere un cane capito, compreso e felice. Ricordo quando passavo dal suo can-cello e lui abbaiava felice. Diversi colleghi avevano rifiutato il caso, ma come dice un mio amico e collega: "se non è difficile non mi piace".

G.P. In relazione a quanto risposto al punto 8 un meticcio di taglia piccola di 5 anni rimasto orfano della madre e quindi senza alcun imprinting. Un meticcio che se fosse stato di taglia maggiore sarebbe sicuramente stato soppresso, mentre invece in poco più di un anno io e i proprietari l’abbiamo fatto diventare un cane gestibile. Da considerare che la prima volta davanti a me si prese la coda e se ne staccò un pezzo con un morso (dopo aver roteato come un derviscio) e la settimana successiva morsicò la proprietaria. Con lui ho dovuto aspettare ogni volta che mi proponesse qualcosa di nuovo per interagire e questo voleva dire, soprat-tutto nel primo periodo, attendere anche due mesi. Questo è uno di quei casi in cui la pa-zienza è l’unico motore che può aiutare nel recupero del cane.

D. - Che consigli daresti ad una persona che vuole iniziare a fare il tuo lavoro?

M.C. Non fare corsi teorici! L’unico modo per diventare un bravo educatore o istruttore è immergersi nel lavoro appieno quindi cercate un istruttore che vi faccia lavorare (e studiare) dieci ore al giorno per un paio d’anni, dopo di ché sarete pronti. In Italia è possibile avere un diploma anche con poche settimane di frequenza teorica ma se volete essere a livello de-

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gli altri istruttori in Europa sono richiesti 2 anni per essere educatore e altri 2 per la qualifi-ca di istruttore.

M.M. Il consiglio che darei (e che do a tutti) è di diffidare dai corsi veloci, formula week end e che accettano molti iscritti. Ma di lavorare con calma e con tanta pratica, solo così si può imparare. Non si impara in un anno ma in anni di lavoro, prima su se stessi, poi col pro-prio cane e poi con tanti cani...non puoi reputarti educare o istruttore se non hai mai lavora-to con un cane. E consiglio di diffidare dalla disinformazione che ormai viene largamente diffusa per fini commerciali, ma di provare e sperimentare ciò che vi viene detto prima d' adottarlo come metodologia.

G.P. Non pensare che è un business, che non è qualcosa per cui fare del marketing. Dopo anni sono sempre più convinto che il nostro lavoro è innanzitutto un servizio pubblico e guadagnare sulle disgrazie altrui (anche se non sempre è così) non è molto etico. Quando vedo che le persone non hanno i mezzi per poter tirare avanti, non chiedo nulla (a parte la riconoscenza se il caso va a buon fine). Per il bene del cane io vado avanti ugualmente.

D. - Pensi che il web e soprattutto i social network abbiano migliorato il livello medio della cultura cinofila in Italia?

M.C. Assolutamente si.

M.M. Ne parlavo ieri a cena fra allevatori. Il web è un arma a doppio taglio. Abbiamo la fortuna di poter avere scambi culturali ma anche la sfortuna di diffondere tante notizie false, prive di fondamenti scientifici che non fanno altro che confondere i proprietari ed i neofiti.

G.P. Se l’ha migliorato non lo so. Di sicuro ha permesso a molti di avere uno scambio di opinioni che prima dell’avvento dei social network non era possibile.

D. - Se dovessi dare un voto all’ Italia nella materia “educazione cinofila” che voto gli daresti?

M.C. Penso 6. Abbiamo fatto un grande sforzo e abbiamo dei buoni propositi per il futuro. Manca tanto la conoscenza delle vere esigenze di un cane e di come farlo felice ma ci pro-viamo.

M.M. Rispetto ai paesi che ho visitato siamo anni luce lontani, 10 e lode in grandi paroloni ma 4/5 in pratica, parlando per le nuove leve, invece per i vecchi "artigiani" 6/7 per paroloni e 7/8 per il lavoro pratico.

G.P. Devo proprio darlo? Un 4 scarso, perché la gente si fida di ciò che si vede in tv (vedi Millan, ma anche altri personaggi) senza sapere quello che c’è dietro, perché la gente si fida di sedicenti guru e altri personaggi che militano in cinofilia che spesso non hanno le cono-scenze scientifiche né l’esperienza pratica per potersi identificare con la figura che io con-sidero essere un vero cinofilo professionista. E questo grazie al fatto che da noi non esiste

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una struttura scolastica in cui imparare a capire il linguaggio sociale dei cani e lavorare con loro (cosa presente in molti paesi d’Europa, negli USA e perfino in Sud Africa).

D. - Hai mai lavorato con uno shiba inu? se si che problema aveva?

M.C. Ho allevato Shiba Inu e quindi ho avuto il piacere di avere a che fare con un bel po’ di problemi, soprattutto all’inizio. Considero lo Shiba una razza stimolante , divertente e “superiore”. Ho visto delle performance incredibili fatte da questi cani (ho avuto anche uno Shiba da Obedience).

M.M. Oltre ad essere possessore di uno shiba di 10 anni, solo nel 2013 ho lavorato con 15 shiba inu, provenienti da tutta Italia. Il problema comune a molti era la non conoscenza del-la razza e l'essersi affidati a colleghi che lo paragonano e lavorano con uno shiba come se fosse un border collie. Invece bisogna lavorare in modo molto “nipponico” come lo amo chiamare, basato tutto sulla calma, il rispetto e la relazione anzichè su classi di socializza-zione o lavori non idonei ad uno shiba.

G.P. Ci sto lavorando tuttora. Si tratta sempre di qualche problema di gestione (il gatto dei vicini). Fra l'altro si dimostra sempre un cane molto recettivo.

D. - Cosa potresti consigliare in “termini di educazione" ad un futuro proprietario di questa razza?

M.C.

1. Innamoratevi! E comportatevi come tali. Trasmettetegli una vera gioia di vivere, di usci-re, esplorare e conoscere cose, persone, cani ed altri animali (fino ai cinque mesi do-vrebbe essere la vostra sola attività).

2. Abituatelo al contatto ma senza diventare appiccicosi, non siate assillanti o apprensivi, lasciate che sia lui a prendere l’iniziativa.

3. Fate tante esercizi di educazione in casa, con il cane libero. 4. Mostratevi molto distaccato se prova ad essere più indipendente di quanto sia accettabi-

le. 5. Portatelo a fare una gita nei boschi, mangiate assieme, guadate un fiume e fermatevi a

riposare sotto un albero. 6. Correte. 7. Non dategli mai da mangiare come fosse un bambino, lo Shiba è fiero e vuole trovarlo o

guadagnarselo. Non accetta carità o compassione. 8. Non avete la minima idea del fiuto che ha uno Shiba Inu. E’ capace di riconoscere un

legnetto che avete lanciato in mezzo a centinaia di legnetti. Se uno Shiba non usa il naso e non lavora utilizzando questo senso sarà molto frustrato quanto noi se ci facessero vivere con una benda sugli occhi.

M.M. Il primissimo consiglio è di stare attenti al fattore moda, di contattare allevatori seri ed affermati e diffidare di allevatori che allevano o importano 10/20 razze. Successivamente consiglio di conoscere bene la razza, la sua storia, perchè nella storia dello shiba inu ho tro-

C I N O F I L I S T A N C H I

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vato il giusto approccio per lavorare con loro.

G.P. Studiare l'etologia del cane (parlo di testi scientifici), osservare i suoi comportamenti e cercare soprattutto di interpretarli per ciò che sono e non per le leggende metropolitane che si sentono in giro. In particolare un cane non ambisce a scalare una gerarchia né a conqui-stare il mondo in barba al compagno umano. Lo shiba inu ha una antica storia di coopera-zione nata 10/12.000 anni fa quando gli Jomon emigrarono dall'Asia in Giappone insieme ai suoi antenati. E' probabilmente una delle razze più antiche. Cani che vengono da così lonta-no meritano il nostro rispetto perché, nonostante tutto, ci sono ancora fedeli. Molti problemi sorgono perché il proprietario presume di sapere tutto sul cane e poi non si ferma nemmeno a guardare quello che il suo cane fa. Impariamo a guardare.

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di Debora Segna - Oggi vi propongo l’articolo del musher Andrea Schembri, dell’Associazione di sleddog “Cani Avventura“, presente sul territorio Laziale, a Campaegli nel Comune di Cervara di Roma, che in modo semplice ed affascinante ci accompagnerà nel fantastico mondo dei cani da slitta: lo sleddog. Lo sleddog (sled: slitta – dog: cane) purtroppo è uno sport ancora poco conosciuto ma estremamente interessante, appassionante e praticabile da tutti, perché per chi vuole intraprendere questa disciplina non è necessario possedere un cane da slitta o una slitta attaccata ad un cane ;), ma lo si può fare in molti modi diversi che vanno dal traino sulla neve, a quello su terra e a tutte le altre discipline correlate a questo sport come il dog-trekking, lo skijoring e il canicross.

Andrea, vi “trascinerà” in questo bellissimo mondo, facendovi comprendere al meglio cosa significa fare sleddog e cooperare in modo simbiotico ed empatico con un team di cani. Per chi volesse avere altre informazioni su questo sport, potete contatta-re Andrea Schembri. Buona lettura e buon divertimento!

“Nella vita gli esami non finiscono mai“, disse il grande Eduardo De Filippo. Ogni volta che intraprendo una nuova avventura, salendo sulla mia slitta, sento l’eco di que-ste parole. Nel Febbraio 1995, dopo aver ricevuto in dono una cucciola di Siberian Husky, razza che per indole e morfologia incarna inequivocabilmente terre selvagge e sconfinate, è iniziato il mio approccio al magico mondo dei cani da slitta.

Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sullo sleddog, inizialmente ho accettato con un po’ di reticenza poiché nonostante la mia quasi ventennale esperienza sui trail (piste), mi sen-to e rimango semplicemente un appassionato. Nell’impegnarmi a scrivere alcune riflessioni sull’argomento, farò solamente dei semplici accenni tecnici cercando di non sottovalutare, un aspetto solitamente trascurato, quello psi-

cologico del vero protagonista di questa disciplina: il cane. Nel corso dei secoli, l’uomo ha effettuato una selezione delle varie razze canine al fine di poter ottimizzare il loro impiego in molteplici attività. Tuttavia, nell’intento di mi-gliorare l’aspetto morfologico di ogni singola razza, probabilmente ha tralasciato la natura fondamentale dell’animale ovvero l’individualità. Se volessimo utilizzare un’analogia con il gioco del calcio potremmo affermare, senza dubbio che in una squadra, tutti i giocatori concorrono alla vittoria con la loro indivi-dualità e compiti specifici.

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In egual misura applichiamo gli stessi concetti nello sleddog, con la muta, composta in genere da 4 a 16 cani, che collabora come una squadra ma, come in ogni squadra emerge la figura del Leader, ovvero l’elemento più recettivo e duttile, non necessariamente un ca-pobranco, come i non addetti ai lavori potrebbero pensare, in grado di rispondere pronta-mente ai segnali (comandi), del musher e a mantenere la giusta andatura durante il percorso.

Tuttavia alla formazione della squadra concorrono anche altri ruoli:

Gli Swing-dog subito dietro ai Leader, elementi polivalenti, capaci di sostituire in caso di necessità un leader e allo stesso tempo comportarsi come dei team-dog;

I Team-Dog: la squadra centrale, il motore;

I Wheel-Dog subito a ridosso della slitta, i più robusti, quelli che devono sopportare il peso più gravoso.

Per chi volesse avvicinarsi a questa disciplina, è possibile praticarla anche con un solo ca-ne (Skijoring, Dog-bike, canicross) deve tenere in considerazione, come accennato pre-cedentemente, oltre un’istintiva predispozione del cane, l’eventualità che il nostro amico a quattro zampe, nonostante sia stato selezionato dall’uomo per questo lavoro, possa non avere nessuna voglia di trainare una slitta. Nel corso della mia esperienza con i Siberian-Husky, ho avuto modo di incontrare alcuni esemplari con una forte e innata predisposizione al traino e altri fortemente reticenti a que-sto tipo di attività. Per ovviare a questa carenza, un ruolo fondamentale può essere svolto dal grado di empatia che il musher riesce ad instaurare con i propri cani.

Con il mio Siberian-Husky sono stato fortunato nell’attività di traino sin dall’inizio. Akela (così si chiamava), appena vedeva una muta che partiva per un allenamento, si gettava immediatamente al suo inseguimento trainando per 8 km o più il sotto-scritto, e la mountain-bike alla quale era aggancia-ta con la linea di traino, come se per lei fosse stata un’attività naturale. Questa esperienza mi ha porta-to ad una riflessione: rispettare e non sottovalutare

l’istinto atavico e naturale del cane. Successivamente, allenandomi da solo, non è stato sempre così facile, spesso Akela non partiva senza uno stimolo (altri cani che correvano in team) che attirasse la sua attenzione e la invogliasse a partire. Non conoscendo in quel momento persone che mi potessero consigliare al riguardo, cominciai ad avere delle difficoltà. In seguito, gradualmente, gra-zie anche al dog-trekking, ho cercato di stimolare il suo istinto con “rinforzi” vocali po-sitivi ogni qualvolta eseguiva correttamente delle mie indicazioni. C’è voluto più di un an-no, ma alla fine sono riuscito a fare di lei un’ottima Leader.

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Da questa esperienza ho potuto capire che il Dog-trekking, per chi non ha la possibilità di “addestrare” il proprio caneintroducendolo all’interno di una muta esperta, potrebbe essere fondamentale. Io ho avuto la fortuna di allenarmi in luoghi con numerosi sentieri e incro-ci, impartendo con naturalezza i primi comandi convenziona-li: Hike (partenza),Gee (destra), Haw (sinistra), Easy (rallenta) e Stop (fermo). All’ini-zio, contemporaneamente al comando vocale, esercitavo una leggera trazione sulla linea di traino nella direzione che intendevo far seguire, indicandola allo stesso tempo con il braccio, ed ogni volta che il cane eseguiva correttamente un comando, lo rinforzavo con un bel “bravo”. E’ molto importante stimolare il cane con il timbro della voce e rinforzarlo con gratificazioni verbali.

Il mio piano di allenamento era strutturato in questa maniera:

Prima settimana: esecuzione di rettilinei, partenze e stop (quest’ultimo ottenuto attra-verso una trazione del cane verso me stesso, al momento del comando;

Seconda settimana: solo svolte a destra;

Terza settimana: solo svolte a sinistra; Quarta settimana: impartivo tutti i comandi che il cane aveva imparato nelle settima-ne precedenti.

Recentemente, parlando con alcuni Musher Alaskani, si ragionava sulla necessità di avere comandi univoci per i cani. Questo mi ha trovato parzialmente d’accordo, in quanto se è vero che nella loro realtà professionale, al fine di ottimizzare le mute, c’è un continuo scambio di cani, motivo per cui si rende necessario una uniformità nei comandi, nell’am-bito dilettantistico (soprattutto Italiano) è alquanto differente, poichè si verifica molto di rado lo scambio di esemplari fra i musher.

Ritornando all’introduzione allo sleddog e al successivo step di allenamento di un cane da slitta, ritengo che sia opportuno applicare metodi istruttivi percebibili dal nostro amico a quattro zampe come un gioco. Soprattutto nel caso di cuccioloni, che dai 6 mesi di vita in poi, possono inziare il training in modo graduale. All’inizio si fa sentire una leggera trazione, senza mai caricare eccessivamente su:

peso;

durata dell’allenamento;

incitamento verbale, che non dovrebbe mai essere troppo enfatizzato, poichè potrebbe sovraeccitare o innervosire troppo i cani fino a stressarli.

E’ altrettanto importante:

dare una certa continuità agli allenamenti;

allenare il cane a piccoli step, aumentando i tempi di durata del “lavoro” progressiva-mente;

lavorare con giuste temperature: In genere le razze nordiche prediligono temperature piut-

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tosto basse (soprattutto se inferiori allo 0), anche se alcuni cani possono lavorare con temperature che si avvicinano ai 15 °C. Il surriscaldamento corporeo può inoltre es-sere soggettivo, ossia, collegato alla razza o all’individualità del cane stesso. Per esem-pio, molti soggetti non tollerano temperature superiori ai 7 °C, mentre altri possono sop-portare temperature leggermente più elevate.

E’ necessario inoltre valutare il giusto apporto calorico e la corretta alimentazione per il cane atleta. Qualsiasi tipo di esercizio, impegna l’apparato muscolare in misura superiore alle prestazioni richieste per la routine quotidiana dell’animale. Un’alimentazione equili-brata è quindi condizione imprescindibile per la copertura del fabbisogno energetico e lo sviluppo dell’apparato muscolare dell’animale e va commisurata, in base alle specifiche necessità: tipologia, intensità del lavoro svolto e condizioni ambientali. In linea generale i fabbisogni energetici di un cane sono proporzionati al tempo e all’intensità dell’attività sportiva svolta. Per la prima ora di lavoro il fabbisogno energetico deve essere incremen-tato del 10%, mentre nel caso in cui il lavoro si protragga per alcune ore, l’aumento è sti-mato del 40-50%. Normalmente carboidrati e lipidi rappresentano la fonte energetica prin-cipale per il muscolo, ma parlando del lavoro intenso e prolungato dei cani da slitta, sono soprattutto i secondi a costituire la benzina per la propulsione muscolare. Soltanto una pic-cola percentuale dell’energia metabolizzata deriva dall’utilizzo di carboidrati, infatti di-versamente da quanto osservato negli atleti umani, nel cane un “carico eccessivo di car-boidrati”, prima di una gara o di un allenamento, riduce la resistenza e favorisce la com-parsa di un’andatura rigida, per eccessiva produzione di acido lattico. Nei cani atleti, vi è indubbiamente un aumento del fabbisogno di proteine, rispetto a soggetti sedentari. Se-condo alcune interpretazioni scientifiche il contributo degli aminoacidi per scopi energeti-ci può essere incrementato del 5-15% , tuttavia è necessario contenere l’apporto proteico in modo da non far gravare su fegato o reni un sovraccarico di lavoro.

Da non sottovalutare inoltre l’equilibrio idrico, strettamente correlato all’equilibrio termi-co. In caso di aumento della temperatura corporea, come durante un lavoro intenso e pro-lungato, viene infatti attivata una dispersione di calore tramite l’evaporazione. Se il calore non venisse disperso, a causa di una scarsa idratazione, si avrebbe un aumento progressivo della temperatura corporea con il rischio di un “colpo di calore”.

Infine è necessario ricordare che comunque l’attività fisica, anche se svolta correttamente e supportata da una adeguata alimentazione, comporta sempre uno stress e l’usura delle articolazioni, per cui si rende consigliabile la somministrazione di integratori alimentari, i cosidetti agenti condroprotettori, quali glucosamina e condroitina.

La condroitina e la glucosamina sono sostanze chimiche che si trovano normalmente nel nostro organismo e in quello del cane: l’organismo in genere le usa per produrre diverse altre sostanze chimiche coinvolte nella costruzione dei tendini, dei legamenti, delle cartila-gini e del liquido vischioso che circonda le articolazioni.

Sono comunque spesso presenti normalmente negli alimenti per cani che si trovano in commercio, specialmente nelle linee sportive.

Fondamentale ricordare, che acqua e cibo (spesso miscelati in un’unica soluzione brodo-

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sa) vanno somministrati distanti dall’attività fisica, per evitare spiacevoli inconvenienti, primo fra tutti la torsione dello stomaco.

A conclusione di quanto detto, sperando che questo articolo sia stato percepito semplice-mente come una breve cronistoria della mia esperienza, voglio consigliare questo tipo di attività sportiva, a tutti coloro che nutrono una passione per la natura, per gli spazi aperti, ma anche ai proprietari di cani non necessariamente di razza nordica.

Nell’approccio a questo mondo, pensate sempre al vostro cane, senza mai sottovalutate il suo istinto, cercando di interpretare le sue reali esigenze (e non le vostre) e attitudini, sen-za stressarlo ma stimolandolo sempre come se fosse tutto un gioco.

Avrei voluto cercare di spiegare in maniera sinte-tica cos’è per me lo sleddog, ma risulta difficile, semplicistico e riduttivo definirlo come uno sport invernale, praticato facendo trainare una slitta da cani nordici su distese innevate. Non è così! Lo sleddog è soprattutto l’ululato dei cani alla parten-za, il fruscio dei pattini della slitta sulla neve, il vento gelido che ti sfiora il viso, affrontare la na-tura con la natura: I CANI . Lo sleddog è uno stile di vita, fatica. Quella fatica che affronti con i tuoi compagni di viaggio e che ti fa sentire all’arrivo, più carico di energie di quando sei partito, rim-piangendo il giorno ormai trascorso.

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33

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34 C I N O F I L I S T A N C H I

Per i vostri problemi quotidiani di ge-

stione o per questioni relative ai com-

portamenti dei vostri cani scrivete alla

e-mail cinofili [email protected] e vi sarà risposto in questa rubrica.

Da Napoli ci scrive la Signora Luce. “Vivo con due femmine meticcie, una di 3 e l’altra di 6 anni. Ho sempre cercato di dare la preceden-

za su tutto alla femmina più anziana, in modo

da rispettare la loro gerarchia. Da alcuni mesi,

però, cercano ogni occasione per litigare.

Spesso quando do attenzione a una o all’altra, oppure quando preparo da mangiare. Ho pau-

ra a lasciarle da sole in casa. Per questo quan-

do devo uscire le divido e le lascio una in una

stanza e una nell’altra.”.

R. Gentile Signora Luce, questa pur-

troppo è la dimostrazione che la

‘gerarchia’ ai cani non interessa. La competizione, quando avviene, è sulle

risorse non certo perché un cane cerca

di ‘scavalcare’ l’altro ed ambisce a ‘dirigere’ il ‘branco’. Il mio consiglio è quello di rivolgersi ad un educatore (i

riferimenti li ha avuti via e-mail) che

possa vedere direttamente le due cagne

e, perciò, capire meglio di chi qui scrive

e non può osservare i fatti e gli antefatti

che scatenano questa competitività.

Competitività che nella mia esperienza

è molto frequente fra femmine. Pur-

troppo, bisogna anche dire che quando

questo avviene è molto più facile arriva-

re a danni seri fra cani di sesso femmini-

le (nonostante in teoria gli ormoni fem-

minili dovrebbero favorire la secrezio-

ne di ormone serotonina e calmare i

soggetti) anziché fra maschi (i quali

cercano comunque di rimanere entro i

canoni della ritualizzazione).

Pare che una minor presenza di testo-

sterone sia la causa di questo proble-

ma. Valuterà l’educatore che Le ho in-dicato le iniziative idonee per il caso.

Giovanni Padrone

A.C.C.S.C. RAVENNA

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di Davide Bressi - E sì, è

proprio vero ..ogni

scarrafone è bello a

mamma soja. Queste le

parole di una celebre

canzone di Pino Daniele.

Un selezionatore , per

migliorare la qualità del-

la razza, deve però to-

gliere il prosciutto dagli

occhi e osservare con

obbiettività un proprio

soggetto, cogliendo pre-

valentemente la prima

parte del quesito posto

nel titolo, ovvero è

bello ciò che è bello .

In cinofilia un cane viene

valutato secondo criteri

ben definiti e Ignazio

Barbieri spiega bene nel

suo libro i quattro tipi di

bellezza.

Bellezza Convenzio-

nale: riguarda la

moda ed è di lieve

importanza (varietà

di colori, acconcia-

ture del cane, va-

rietà dei colori)

Bellezza Armonica:

riguarda lo studio

delle proporzioni

delle singole parti

che compongono il

cane.

Bellezza Adattamento

al lavoro: consiste

nell’armonia che si

viene a creare tra

le singole parti so-

praccitate, tale ar-

monia permette ad

un soggetto di

svolgere al meglio

il lavoro al quale è

stato destinato.

Punto di vista fun-

zionale.

Bellezza Psichico e

Morale: considera

le qualità caratte-

riali di un soggetto

grazie alle quale

quest’ultimo potrà

essere utile all’

uomo.

In conclusione, dice il

Barbieri, un soggetto

deve essere esaminato

sotto tre punti di vista:

Estetico, Funzionale e

Psichico.

Pregi, difetti, vizi e tare

in cinofilia sono elemen-

ti che consentono al se-

lezionatore come al giu-

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36 C I N O F I L I S T A N C H I

dice di razza di valutare

un soggetto.

Il pregio è il perfetto

adattamento di una re-

gione del corpo in rap-

porto ad una determina-

ta funzione. L’insieme

dei pregi delle diverse

parti del corpo costitui-

scono la bellezza del

soggetto stesso.

I pregi si dividono in as-

soluti o relativi.

Assoluti: comuni a

tutte le razze

Relativi: richiesti per

alcune razze.

Il difetto è ovviamente il

contrario del pregio e si

verifica quando una re-

gione del corpo è co-

struita in maniera diver-

sa dallo scopo per il

quale è stato destinato.

I difetti si dividono in

assoluti, relativi, conge-

niti e acquisiti.

Assoluti: comuni a

tutte le razze

Relativi: meno gravi

rispetto ai primi

Congeniti: trasmissi-

bili

Acquisiti: difficilmen-

te trasmissibili

I vizi rientrano nel con-

cetto di bellezza psichi-

ca e sono sempre tra-

smissibili, perciò gravis-

simi.

Le tare sono alterazioni

della pelle e delle ossa

alle quali bisogna dare

poco conto se interes-

sano la bellezza esteti-

ca, ma considerarle in

pieno se ostacolano la

funzionalità del sogget-

to.

In conclusione un occhio

tecnico e preparato de-

ve cogliere ed elaborare

quanto sopra detto al fi-

ne di dare un giudizio

completo e corretto. Il

miglioramento della raz-

za non può che passare

da occhi esperti quali i

giudici di razza. Le

esposizioni di bellezza

organizzate dagli enti

preposti sono gli unici

luoghi dove un soggetto

può essere giudicato uf-

ficialmente.

Davide Bressi

Brs Passion Rottweiler Kennel

San Marco in Lamis (FG)

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37

Page 38: Cinofili stanchi mar apr 2014

38

Ora io sono un ospite celeste

nel tuo paese.

Ho visto l’insonnia del bosco

e dei campi il sonno.

Da qualche parte nella notte

gli zoccoli strappano l’erba.

Pesante è il sospiro di una mucca

nella stalla assonnata.

Io ti dirò con tutta

la tenerezza e la malinconia

dell’oca guardiana

e delle oche che dormono.

Le mani affogate nel pelo del cane, il cane canuto.

Poi, verso le sei, l’alba è arrivata.

Ora io sono un ospite celeste

Marina Svetaeva

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39

Page 40: Cinofili stanchi mar apr 2014

40

I nostri collaboratori (educatori, addestra-tori, allevatori e cinofili professionisti) sono presenti a Ovada (AL), Sermide (MN), Castellazzo novarese (NO),Parma, Ravenna, Ancona, Velletri e San Marco in Lamis (FG).

Piemonte: OVADA -AL- cell. 347-5760185

Castellazzo Nov.se -NO- cell. 339-7397499

Lombardia cell. 348-8029763

Emilia Romagna PARMA cell. 346-6964342

RAVENNA cell. 338-1841201

Marche: cell. 338-3787447

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Cinofili Stanchi nasce dall’idea di quattro ci-nofili di professione (Marcello Messina, Rober-to Mannu, Gianluca Gherghi e Giovanni Pa-drone) che hanno unito le proprie menti ed esperienze per creare un punto di riferimento per chi vive col proprio cane e necessita di corrette informazioni per migliorare il pro-prio regime di vita. ‘Cinofili stanchi’, perché stanchi della totale disinformazione che regna nella cinofilia no-strana, stanchi di chi fa marketing sulla igno-ranza delle persone, stanchi delle leggende metropolitane che sembrano governare le menti di chi dovrebbe diffondere una corretta cultura cinofila e non lo fa. Chiunque desideri contribuire col proprio sapere sarà ben accetto dopo aver aderito al nostro codice etico che pone avanti a tutto il benessere psicofisico del cane.

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Un periodico cinofilo edito dai

C I N O F I L I S T A N C H I

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