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Cibo e salute: le scelte alimentari che promuovono o contrastano la progressione tumorale L’attuale impressionante diffusione delle patologie tu- morali è diretta conseguenza del mutato contesto am- bientale con cui il nostro essere biologico è costretto a relazionarsi. Ma le piante ci mettono a disposizio- ne un vero armamentario di rimedi naturali, privi di controindicazioni, e gustosi! Il problema dello zucchero Non sembra casuale che l’incremento dell’incidenza del tumore (ad es.) al seno segua abbastanza fedelmente quello del consumo di zucchero: siamo passati dai due chili l’anno di miele dei nostri antenati, ai 5 chili di zucchero bianco nel 1830, ai 70 kg della fine del novecento. Ingerendo zucchero raffinato, farine bianche, od al- tri alimenti ad alto indice glicemico, il tasso di glucosio nel sangue aumenta molto rapidamente, e l’organismo produce un picco di insulina per permettere al gluco- sio di penetrare nelle cellule, producendo al contempo anche un’altra molecola detta IGF (Insulin-like Growth Factor-I) che ha la proprietà di stimolare la crescita cel- lulare: lo zucchero infatti nutre e fa crescere in fretta i tessuti. Parallelamente, sono stimolati i fattori di infiamma- zione 1 , che pure favoriscono la crescita tumorale, e la capacità di invasione dei tessuti circostanti. Purtrop- po l’industria alimentare aggiunge zucchero (o peggio, 1 come ed esempio è evidente dalla comparsa di brufoli, che rap- presentano una reazione infiammatoria, se si eccede con il consumo di dolci sciroppo di fruttosio-glucosio) a tantissimi prodotti, allo scopo di ingenerare una forma di dipendenza e fideliz- zazione della clientela: peccato che ci faccia così male! Per evitare questo genere di inconvenienti, possiamo scegliere gli ingredienti cercando di evitare quelli ad elevato indice glicemico.. Una questione ambientale, non genetica Ogni tu- more ha origine da una unica cellula che per un dan- no al DNA 2 perde la capacità di auto-distruggersi, di- venendo in qualche nodo immortale e continuando a riprodursi indefinitivamente. Occorre un tempo varia- bile tra qualche anno e qualche decennio perché que- sto metta in pericolo la vita dell’organismo in cui si sviluppa. Ognuno di noi ospita inconsapevolmente parecchi microtumori, la cui crescita è normalmente tenuta sot- to controllo dal sistema immunitario e da un insieme di fattori biologici, che possono essere potenziati o resi inattivi in base al nostro stile di vita e di alimentazione. Con il passare degli anni i danni al DNA si accumulano, ed il sistema immunitario si deprime, consentendo lo sviluppo dei tumori maligni. Noi stessi possiamo quindi creare un ambiente ostile alla crescita tumorale, oppure favorevole. Al contra- rio, l’opinione comune sull’esistenza di fattori predi- sponenti di tipo ereditario sembra priva di fondamen- 2 la presenza di celle mutate è d’altra parte funzionale al meccani- smo di evoluzione delle specie viventi, permettendo l’affermazione di nuove caratteristiche che meglio si adattano a mutate condizioni ambientali. 1

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Cibo e salute: le scelte alimentari chepromuovono o contrastano laprogressione tumorale

L’attuale impressionante diffusione delle patologie tu-morali è diretta conseguenza del mutato contesto am-bientale con cui il nostro essere biologico è costrettoa relazionarsi. Ma le piante ci mettono a disposizio-ne un vero armamentario di rimedi naturali, privi dicontroindicazioni, e gustosi!

Il problema dello zucchero Non sembra casuale chel’incremento dell’incidenza del tumore (ad es.) al senosegua abbastanza fedelmente quello del consumo dizucchero: siamo passati dai due chili l’anno di mieledei nostri antenati, ai 5 chili di zucchero bianco nel1830, ai 70 kg della fine del novecento.

Ingerendo zucchero raffinato, farine bianche, od al-tri alimenti ad alto indice glicemico, il tasso di glucosionel sangue aumenta molto rapidamente, e l’organismoproduce un picco di insulina per permettere al gluco-sio di penetrare nelle cellule, producendo al contempoanche un’altra molecola detta IGF (Insulin-like GrowthFactor-I) che ha la proprietà di stimolare la crescita cel-lulare: lo zucchero infatti nutre e fa crescere in fretta itessuti.

Parallelamente, sono stimolati i fattori di infiamma-zione1, che pure favoriscono la crescita tumorale, e lacapacità di invasione dei tessuti circostanti. Purtrop-po l’industria alimentare aggiunge zucchero (o peggio,

1come ed esempio è evidente dalla comparsa di brufoli, che rap-presentano una reazione infiammatoria, se si eccede con il consumodi dolci

sciroppo di fruttosio-glucosio) a tantissimi prodotti, alloscopo di ingenerare una forma di dipendenza e fideliz-zazione della clientela: peccato che ci faccia così male!Per evitare questo genere di inconvenienti, possiamoscegliere gli ingredienti cercando di evitare quelli adelevato indice glicemico..

Una questione ambientale, non genetica Ogni tu-more ha origine da una unica cellula che per un dan-no al DNA2 perde la capacità di auto-distruggersi, di-venendo in qualche nodo immortale e continuando ariprodursi indefinitivamente. Occorre un tempo varia-bile tra qualche anno e qualche decennio perché que-sto metta in pericolo la vita dell’organismo in cui sisviluppa.

Ognuno di noi ospita inconsapevolmente parecchimicrotumori, la cui crescita è normalmente tenuta sot-to controllo dal sistema immunitario e da un insiemedi fattori biologici, che possono essere potenziati o resiinattivi in base al nostro stile di vita e di alimentazione.Con il passare degli anni i danni al DNA si accumulano,ed il sistema immunitario si deprime, consentendo losviluppo dei tumori maligni.

Noi stessi possiamo quindi creare un ambiente ostilealla crescita tumorale, oppure favorevole. Al contra-rio, l’opinione comune sull’esistenza di fattori predi-sponenti di tipo ereditario sembra priva di fondamen-

2la presenza di celle mutate è d’altra parte funzionale al meccani-smo di evoluzione delle specie viventi, permettendo l’affermazionedi nuove caratteristiche che meglio si adattano a mutate condizioniambientali.

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to, se non quello che in generale il contesto familiaredetermina la perpetuazione di uno stile di vita, e quin-di agisce non tanto dal punto di vista genetico quantoinvece sociale.

Il problema della infiammazione E’ una condizionemetabolica (ad es. dopo una ferita, od una contusione)che svolge il ruolo di favorire la riparazione dei tessu-ti, avvenuta la quale il fenomeno cessa. Viceversa, lapresenza di un tumore determina una condizione in-fiammatoria che non si risolve, e che a sua volta pro-duce condizioni che ne favoriscono la progressione. Losviluppo di molti tumori è direttamente legato ad unostato infiammatorio cronico, e qualsiasi tumore è tan-to più aggressivo, quanto più è in grado di mantenerealta l’infiammazione.

Cosa mangia ciò che mangiamo? A partire dagli an-ni 50 la domanda alimentare di carne è così aumenta-ta da indurre gli allevatori ad abbandonare i pascolie passare all’allevamento in batteria, sostituendo co-sì il foraggio con miscele di mais, soia e frumento: ilrisultato è stato di deprivare gli animali del loro natu-rale apporto di acidi grassi essenziali3 di tipo Omega

3detti essenziali in quanto non sintetizzabii direttamentedall’organismo, ma assimilabili solo dall’alimentazione

3, sostituendoli con quelli Omega 6, alterandone così ilrapporto da una situazione di parità ad una prevalenzadegli omega 6, con ragione che va dalle 15 alle 40 vol-te gli omega 3. I due tipi di acidi grassi svolgono ruolicomplementari e per questo dovrebbero mantenersi bi-lanciati: gli omega 3 rendono le cellule più elastiche,hanno una azione antinfiammatoria e limitano la pro-duzione di cellula adipose, che è invece stimolata dagliomega 6, che favoriscono inoltre l’accumulo di grassi4,la coagulazione5, e le risposte infiammatorie.

L’alimentazione in batteria depriva gli animali anche

4contribuendo così alla diffusione del fenomeno della obesità,compresa quella infantile

5e conseguenti afflizioni cardiocircolatorie

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del Conjugated Linoleic Acid (CLA), anticarcinogeno6,mentre trattamenti ormonali destinati ad accelerarnela crescita7 si accumulano nei tessuti grassi, sono moltopresenti nel latte, e favorendo il rapido accrescimento,sono da considerare oncogeni.

Oli vegetali e grassi idrogenati Dopo che fu sta-bilita una correlazione tra grassi animali e malat-tie cardiovascolari, dagli anni 60 si è dato impul-so al consumo di oli vegetali e margarine, ma datoche questi presentano livelli elevati di omega 6,

olio rapportovegetale Ω 6 : Ω 3

colza 3:1soia 7:1girasole 70:1

sono stati parallelamente sti-molati i processi infiammato-ri (e gli infarti). D’altra parte,gli oli idrogenati diffusamentepresenti nei prodotti industria-li come biscotti, torte, crackere patatine sono ancora oli ve-getali (soia, palma, colza), modificati in modo da con-sententirne la solidificazione a temperatura ambienteevitando così che irrancidiscano8: questo li rende me-no digeribili ed ancora più infiammatori degli omega 6naturali.

Come sfuggire a questa spirale perversa? Può esse-re sufficiente leggere bene le etichette, e privilegiare ilbiologico: latte e burro provenienti da animali allevatiall’aperto sono equilibrati in omega 3, così come l’oliodi oliva è privo di effetti infiammatori. Con le nostrescelte possiamo contribuire ad una alimentazione piùsana oltre che per noi, per gli animali stessi, e ridur-re la dipendenza del pianeta dalle coltivazioni di maise soia, che a loro volta sono le principali responsabilidell’abuso di fertilizzanti chimici, pesticidi, e acqua.

6http://en.wikipedia.org/wiki/Conjugated_linoleic_acid7come estradiolo, zeranolo, per ora ancora vietati in Europa, ma

non altrove8permettendo quindi una migliore gestione di magazzino, mag-

giori profitti, maggior competitività... tutto a spese della nostrasalute

I prodotti di sintesi L’industria chimica sforna dicontinuo prodotti non esistenti in natura9, e molti diquesti sono persistenti, ovvero non si scompongononei loro costituenti di base. Questi finiscono per in-quinare fiumi e mari, ed essere assimilati dagli esseriviventi, molto spesso accumulandosi nei tessuti adipo-si. Più si sale nella gerarchia alimentare10 e più au-menta la quantità di sostanze chimiche assimilate. Dimolte di queste si ignora la tossicità, ma anche quan-do è noto un effetto cancerogeno (come ad es. peril benzene), ne viene comunque perpetrato l’utilizzo.L’industria si difende affermando che il livello di espo-sizione per ciascuno di essi è meno di un centesimodella dose tossica: peccato però che noi si sia espo-sti contemporaneamente a molto più che 100 diversiprodotti!

Tra i prodotti di sintesi sono ovviamente presenti fer-tilizzanti, pesticidi e diserbanti, alcuni dei quali (dettixeno-estrogeni) svolgono una azione di perturbazionedell’equilibrio ormonale, con un effetto di promozionedei tumori ormono-dipendenti, come quelli al seno edalla prostata.

Anche in questo caso, scegliere alimenti di produ-zione biologica può abbattere in molti casi i rischi diaccumulo di prodotti di sintesi, e nel caso di alimen-tazione animale, si devono evitare le parti grasse, do-ve più si accumulano queste sostanze, e preferire spe-cie di piccolo taglio, poste più in basso nella piramidealimentare.

9attualmente sono prodotte più di centomila diverse molecole,ma il loro numero è in costante aumento

10in cima alla quale troviamo ad esempio l’orso polare, ma anchel’essere umano

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Passiamo al contrattacco

L’esercito biologico che ogni giorno contrasta le cellu-le cancerogene e che gli impedisce di progredire nellamalignità è costituito dai globuli bianchi (in partico-lare, i linfociti) del sistema immunitario. Può esseremantenuto in forma praticando attività fisica ed ope-rando un contenimento delle condizioni di stress, ades, con l’ausilio di pratiche di meditazione. Inoltre, siaa scopo preventivo che in associazione a terapie con-venzionali, l’alimentazione può contribuire in modo de-terminante ad ostacolare i meccanismi utilizzati dal tu-more per svilupparsi, o favorire quelli che ne stimolanola remissione:

Angiogenesi La rete di vasi sanguigni di un indivi-duo adulto non prevede modifiche sostanziali, se nonnel contesto di processi infiammatori11, per agevola-re la diffusione dei linfociti; esaurita la fase acuta,l’infiammazione cessa. Le cellule cancerose sfrutta-no le condizioni infiammatorie da esse stesse prodot-te, per stimolare l’arricchimento della propria vascola-rizzazione, ottenendo così il nutrimento necessario ariprodursi.

11come conseguenza di ferite, traumi, ustioni, avvelenamento oinfezioni

Invasione tissutale I leucociti producono una seriedi mediatori chimici capaci di rendere più permeabilii tessuti, in modo da poter raggiungere il luogo dellalesione. Anche il cancro riesce a mettere in campo lastessa arma, secernendo l’enzima Cox-2, con il risulta-to di aumentare la sua capacità di invadere i tessuticircostanti.

Apoptosi Una cellula sana, quando si avvede di unpotenziale malfunzionamento, avvia un processo cheporta al suo disfacimento: è proprio il meccanismo chemanca ai tumori!

La scienza e l’industria L’ultimo decennio ha vistoil moltiplicarsi di studi di laboratorio e su cavie chedimostrano l’efficacia di svariati composti fitochimicirispetto ai meccanismi suddetti, ma la medicina uffi-ciale sembra ignorarli, in quanto mancano studi cliniciche ne confermino le proprietà. Purtroppo, le case far-maceutiche che potrebbero finanziare la sperimenta-zione non hanno alcun interesse a verificare l’efficaciadi broccoli, tè e prezzemolo, non potendone brevettarele molecole, né riscuotere dei diritti.

L’approccio metronomico Mentre tecniche conven-zionali come radio o chemio agiscono mediante ciclidi bombardamenti terapeutici per poi sospendere (pe-na la distruzione anche delle cellule sane), l’approccionutrizionale, anche su produce effetti assai più blan-di, non avendo effetti collaterali, può essere protrattoindefinitamente, ad ogni pasto, senza dar tregua al-la patologia. Inoltre sfruttando le capacità combinato-rie degli alimenti è possibile agire contemporaneamen-te su diversi fattori, ottenendo risultati collettivamentemigliori che con i singoli approcci.

I nostri alleati

Una pianta non può spostarsi, né cambiare posizione, esi difende dagli agenti atmosferici, dagli insetti, muffeed umidità, grazie alle molecole che è capace di pro-durre, e che hanno effetto antiossidante, antibatterico,antimicotico e insetticida: proprietà che possono benservire anche a noi!

L’epigallo catechina gallato (ECGC) del tè verde hamostrato eccellenti capacità di contrastare l’invasione

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tissutale e l’angiogenesi, ha effetti disintossicanti, e po-tenzia l’effetto della radioterapia. Alcuni isoflavoni del-la soia hanno una struttura molecolare simile a quelladegli ormoni estrogeni, riuscendo così ad occupare irecettori ad essi dedicati presso le cellule cancerose diseno e prostata, riducendone la sovrastimolazione. Lacurcumina della curcuma, comunemente usata nellacucina asiatica, è il più potente antinfiammatorio natu-rale, ed interviene anche sull’angiogenesi, inducendoinoltre le cellule cancerose all’apoptosi.

L’acido ellagico dei frutti di bosco (more, lamponi,mirtilli, fragole) e delle noci, nocciole e noci di pe-can ha una spiccata capacità antiangiogenica, oltre chedisintossicante, ostacolando così nuovi danni al DNA.L’acido glucarico delle ciliege agisce come detossifica-tore dagli xenoestrogeni, mentre le antocianidine deimirtilli inducono l’apoptosi. Anche il succo di mela-grana contiene acido ellagico, ha azione antiinfiamma-toria, e rallenta la progressione del tumore alla pro-stata. I terpeni delle erbe aromatiche (menta, timo,maggiorana, origano, basilico, rosmarino) inibisconole capacità di infiltrazione, favoriscono l’apoptosi, e po-tenziano l’effetto della chemioterapia. L’apigenina diprezzemolo e sedano ha potenti effetti angiogenetici.

Il lentiane ed altri polisaccaridi presenti nei funghistimolano il sistema immunitario, così come anche ca-rotene, vitamina A e licopene contenuti in verdure e

frutta dai colori vivi (carote, patate dolci, zucche, po-modori, cachi, albicocche, barbabietole), e come pureavviene per la fucoxantina delle alghe (nori, kombu,wakame, arame e dulse).

Tutti gli antiossidanti (ad es, la vitamina E) contra-stano l’invecchiamento cellulare ed il danneggiamen-to del DNA; il gingerolo dello zenzero oltre che an-tiossidante è anche antiinfiammatorio ed antiangio-genico. Il sulforafano e l’I3C delle crucifere (cavoli-ni di Bruxelles, cavoli cinesi, broccoli, cavolfiori, etc)sono detossificanti, favoriscono l’apoptosi e bloccanol’angiogenesi.

I composti solforati delle Alliacee (aglio, cipolla por-ro, scalogno, erba cipollina), oltre ad un effetto an-tibatterico, riducono gli effetti delle nitrosamine nellecarni troppo grigliate, inducono l’apoptosi, e contribui-scono a tenere sotto controllo la glicemia. Il resvera-trolo del vino rosso protegge le cellule sane dall’invec-chiamento, e ostacola i processi infiammatori promossidalle cellule cancerose.

La capsaicina del peperoncino ha un effetto anti-proliferativo e apoptotico. Le proantocianidine ed ipolifenoli del cioccolato fondente ritardano la cresci-ta tumorale e limitano l’angiogenesi. Gli acidi gras-si omega 3 del pesce e del lino hanno effetto anti-infiammatorio. Alimenti ricchi di selenio stimolanoil sistema immunitario ed incrementano i meccanismi

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antiossidanti.Senza contare il fatto che gli stessi alimenti fanno

bene a tutta una serie di possibili ulteriori patologie!

Riferimenti

I contenuti di questa relazione sono tratti in modopraticamente esclusivo dal magnifico libro Un nuovomodo di vivere anticancro, di David Servan-Schreiber,Ed. Sperling & Kupfer 2008, a cui si rimanda per tut-ti gli approfondimenti ed i riferimenti alla amplissi-ma letteratura scientifica citata a supporto di tutte leaffermazioni presenti.