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EDITORIALE 1 PER LE STRADE D’EUROPA A nziché perder tempo a trastullarsi sul “dove met- tere i ministeri”, sarebbe bene che in questo nostro Paese si cominciasse a parlare seriamente del “co- me” risolvere i tanti “veri” problemi che impediscono alla eco- nomia italiana di decollare, e alla crescita generale di segnare il passo a differenza di quanto av- viene in altri grandi Paesi del- l’U.E. E, tanto per non restare nel vago, affrontare da subito, e non conti- nuare a parlarne solo in astratto, la “riforma” per eccellenza quella cioè del fisco. Una riforma che mettendo in agenda tutta una serie Chi deve intendere... GUIDA AL NUMERO EDITORIALE - Chi deve intendere… 1 di Giuseppe Caronia - De bello gallico… 3 di Santino Fortino FISCO LAVORO E CRESCITA - Cipputi il pensionato e il giovane: 5 non possiamo più aspettare di Camillo Benevento PREVIDENZA DOMANI - La previdenza complementare: criticità e sviluppo 6 di Max Colonna - Simeone: è lunga la via per Tipperay 8 di C.B. DEMOCRAZIA E SINDACATO - Lacrime di coccodrillo 9 di Antonio Ascenzi LE VIE DEL CIELO - Trasporto aereo: vettori italiani ancora turbolenza 12 di Marco Veneziani Lo stato degli Handlers di Fiumicino… 13 di Gian Carlo Serafini LA FORMAZIONE - Lavorare inFormati 15 di Giuliano Galluccio LA SICUREZZA - Un impegno del singolo… un obiettivo comune 17 di Paolo Collini CONTRATTI DIFFICILI - Il CCNL della mobilità 19 nella sezione attività ferroviarie di Salvatore Ottonelli LE VIE DEL MARE - L’imposta sostitutiva del 10% e la gente di mare 21 di Angelo Patimo UNA VICENDA “ESEMPLARE” - Ora… diritti e regole per valorizzare il lavoro 22 di Marco Verzari NELLA SOCIETA’ CIVILE - L’ANCAM ha imboccato una strada obbligata 25 ma non voluta di Santino Fortino TEMPO LIBERO - Confronto a tutto campo… 27 di S.F. LE LEGGI - La mediazione per la 29 conciliazione civile e commerciale di Cleto Catalano SOFFIA IL VENTO… - ...e il cielo si tinge di rosa 31 di Carola Patriarca LA UILT NEL TERRITORIO - Dalle nostre redazioni regionali 34 Emilia Romagna; Lombardia (Chiari); Veneto (Carraro); Campania (Gigli, Simeone, Di Palma) di provvedimenti che si rendono necessari, utili e urgenti, possa es- sere anche un “rilancio” di fiducia per le forze del lavoro e della pro- duzione il solo, unico motore della ripresa da tutti auspicata. La UIL e la CISL han- no lanciato la loro “proposta” al Paese e non inten- dono restare a guardare: lo hanno detto a chiare lettere senza na- scondersi dietro il paravento del “non possumus” che da molti “saccenti” è stato innalzato nei confronti della proposta mede- sima. Si invoca la stabilità finanziaria: e sia. Nessuno, né la UIL né la CISL ne DI GIUSEPPE CARONIA

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EDITORIALE 1

PER LE STRADE D’EUROPA

Anziché perder tempo atrastullarsi sul “dove met-tere i ministeri”, sarebbe

bene che in questo nostro Paese sicominciasse a parlareseriamente del “co-me” risolvere i tanti“veri” problemi cheimpediscono alla eco-nomia italiana di decollare, e allacrescita generale di segnare ilpasso a differenza di quanto av-viene in altri grandi Paesi del-l’U.E.E, tanto per non restare nel vago,affrontare da subito, e non conti-nuare a parlarne solo in astratto, la“riforma” per eccellenza quellacioè del fisco. Una riforma chemettendo in agenda tutta una serie

Chi deveintendere...

GUIDA AL NUMEROEDITORIALE- Chi deve intendere… 1

di Giuseppe Caronia - De bello gallico… 3

di Santino Fortino

FISCO LAVORO E CRESCITA- Cipputi il pensionato e il giovane: 5

non possiamo più aspettaredi Camillo Benevento

PREVIDENZA DOMANI- La previdenza complementare: criticità e sviluppo 6

di Max Colonna- Simeone: è lunga la via per Tipperay 8

di C.B.

DEMOCRAZIA E SINDACATO- Lacrime di coccodrillo 9

di Antonio Ascenzi

LE VIE DEL CIELO- Trasporto aereo: vettori italiani ancora turbolenza 12

di Marco VenezianiLo stato degli Handlers di Fiumicino… 13di Gian Carlo Serafini

LA FORMAZIONE- Lavorare inFormati 15

di Giuliano Galluccio

LA SICUREZZA- Un impegno del singolo… un obiettivo comune 17

di Paolo Collini

CONTRATTI DIFFICILI- Il CCNL della mobilità 19

nella sezione attività ferroviariedi Salvatore Ottonelli

LE VIE DEL MARE- L’imposta sostitutiva del 10% e la gente di mare 21

di Angelo Patimo

UNA VICENDA “ESEMPLARE”- Ora… diritti e regole per valorizzare il lavoro 22

di Marco Verzari

NELLA SOCIETA’ CIVILE- L’ANCAM ha imboccato una strada obbligata 25

ma non volutadi Santino Fortino

TEMPO LIBERO- Confronto a tutto campo… 27

di S.F.

LE LEGGI- La mediazione per la 29

conciliazione civile e commercialedi Cleto Catalano

SOFFIA IL VENTO…- ...e il cielo si tinge di rosa 31

di Carola Patriarca

LA UILT NEL TERRITORIO- Dalle nostre redazioni regionali 34

Emilia Romagna; Lombardia (Chiari);Veneto (Carraro); Campania (Gigli, Simeone,Di Palma)

di provvedimenti che si rendononecessari, utili e urgenti, possa es-sere anche un “rilancio” di fiduciaper le forze del lavoro e della pro-

duzione il solo, unicomotore della ripresa datutti auspicata.La UIL e la CISL han-no lanciato la loro

“proposta” al Paese e non inten-dono restare a guardare: lo hannodetto a chiare lettere senza na-scondersi dietro il paravento del“non possumus” che da molti“saccenti” è stato innalzato neiconfronti della proposta mede-sima.Si invoca la stabilità finanziaria: esia.Nessuno, né la UIL né la CISL ne

DI GIUSEPPE CARONIA

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mette in discussione il consegui-mento. Ma tagliare in maniera pe-sante gli sperperi e gli sprechi del-la Pubblica Amministrazione, nonlede certo quella “stabilità”. Né lamette in forse la riduzione della ri-dondante spesa della politica chevia via sta assumendo proporzioniinsostenibili. Così come non fa-rebbe una grinza alla “stabilità eccecc” l’abolizione delle province(On. Ugo La Malfa, ci ricordiamodi Lei…) strutture anacronistichein un organico “riassetto federale”

del Paese, e che “divorano” risor-se che andrebbero altrimenti de-volute. E per finire, alleggerire ilcarico fiscale sul lavoro e le pen-sioni per accrescere quello sullerendite finanziarie non significhe-rebbe “mettere le mani in tasca”agli italiani come alcuni “lorsi-gnori” si affannano a dire, ma sa-rebbe opera di alta equità socialeperché è assurdo e profondamen-te ingiusto che chi lavora (e pro-duce…) venga tassato in misuraassai più pesante di chi alimenta ipropri redditi attraverso operazio-ni finanziarie e speculative.Che dire poi della “mostruosa”per la sua entità, evasione fiscale?(ci permettiamo di aggiungervil’altra “piaga” che si chiama “elu-sione, ma tant’è…)Sono decine, forse centinaia dimiliardi: quanto a dire che lavora-tori dipendenti e pensionati chepagano tutti (e per forza…) le tas-se dovute, si vedono “presi per ifondelli” dai furbi (e ricchi…)evasori, ed anzi, pagano anche perloro i servizi della comunità.Va detto, per amor di verità che vaanche sfatata la legenda dell’ita-liano evasore fiscale per indole epredisposizione. Una legislazione più equa e lungi-mirante che non costringesse incasi non infrequenti il cittadino alnon rispetto dei suoi doveri civici,darebbe respiro all’economia ri-ducendo drasticamente gli spazidi illegalità e inchiodando ancorapiù pesantemente gli evasori alleloro responsabilità.Questo è dunque ciò che il sinda-cato democratico e riformistachiede al Governo alla classe po-litica, alle istituzioni una riforma

fiscale equa e fatta rispettare. E ancora: una legge quadro per lanon autosufficienza è una legge diciviltà. E’ parte dell’agenda delsindacato. Che, attraverso la sua“spinta” vuole con i fatti dare con-cretezza alla crescita e più valoreal lavoro. A Piazza del Popolo il 18 giugno,a Roma c’era la voce e l’impegnodei lavoratori, dei pensionaati, deiprecari, dei giovani in attesa di en-trare nel mondo del lavoro.Saremo ascoltati? Chi deve inten-dere…

Giuseppe Caronia

EDITORIALE

EDIZIONI “PER LE STRADE D’EUROPA SRL” - PIAZZA DELLA LIBERTÀ, 10 - ROMA

STAMPA: GRAFICA RINASCIMENTO SRL - VIA GIUSEPPE VACCARI, 9 - ROMA

FINITO DI STAMPARE GIUGNO 2011

Direttore ResponsabileSANTINO FORTINO

Redazione: Roma - Via di Priscilla, 101

tel. 06.862671e-mail:

[email protected] del Tribunale di Roma

n. 00445/92 del 14/07/1992

Comitato di redazione: Max Colonna,Giuliano Galluccio,

Salvatore Ottonelli, Angelo Patimo,Gian Carlo Serafini, Roberta Rossi,

Marco Verzari

Segreteria di redazione:Carola Patriarca

Grafica e impaginazione:Franco Bottoni Studio

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Associato all’UnioneStampa Periodica Italiana

PER LE STRADE D’EUROPA

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I manoscritti, anche se non pubblicati,non si restituiscono

Il C.C.della Uiltrasporti

Convocato a Chianciano per i gior-ni 27 e 28 giugno il Comitato Cen-trale della Uiltrasporti con il se-guente ordine del giorno:Relazione e comunicazione del Se-gretario Generale;Adempimenti statutari: sostituzio-ni e/o eventuali cooptazioni;Varie ed eventuali.Parteciperanno ai lavori il Segre-tario Generale della Uil Luigi An-geletti, il Segretario OrganizzativoCarmelo Barbagallo e il SegretarioConfederale Paolo Carcassi.La nostra rivista và in stampamentre sono in corso i lavori delComitato Centrale.Nel prossimo numero pubblichere-mo un esauriente resoconto.

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EDITORIALE 3

PER LE STRADE D’EUROPA

La “Guerra gallica” fra il 58 e il50 a,c, è l’opera più conosciutadi Gaio Giulio Cesare, generale

romano, politico acuto, filosofo a suomodo e scrittore.Descrive minuziosamente la conquistadella Gallia… “Gallia est omnis divisain partes…” da parte dell’Impero Roma-no, narrando oltre le battaglie e le suestrategie anche usi e costumi delle tribùbarbariche che risiedevano nell’attualenord Italia ed Europa alpina, con l’in-ttento di conferire una patina di oggetti-vità alla propria condotta politico-mili-tare tra l’altro non del tutto condivisa dal“Senatus” di Roma.Dopo tanti secoli ecco che quegli scrittitornano di attualità specialmente nellacontesa tra la parte di quella che era laGallia Narbonensis , dell’Alvernia eGallia Cisalpina oggi autonominatasiPadania e il centro del mondo oggi comeallora: Roma.I rappresentanti di alcune tribù barbare(nell’eccezione più buonista dell’etmo-logia della parola) riprendendo il vec-chio e logoro antagonismo verso la CittàEterna ci riprovano inseguendo l’assur-do disegno di far pagare il pedaggio aiRomani che usano il Raccordo Anulare,o far migrare al nord i Ministeri guardacaso che più interessano ai ministrileghisti, o smettere di bombarda-re Cartagine o…Sui ministeri è inutile ricordareche risiedono tutti nelle capitali,a meno che nel nostro Paese nonsi voglia pure trasferire con essianche la Capitale, ma risultaimprobabile e impossibile.Sul bombardamento e la guerralibica, premesso che ogni guerraè un atto di debolezza della civil-tà,bisognerebbe uscire dalla Natocon tutte le conseguenze che nederiverebbero, per poter esaudirele tribù di Pontida.

Sul pedaggio del G.R.A. edell’autostrada per Fiumi-cino che 160.000 romani algiorno usano per studio,lavoro o per spostarsi dauna parte all’altra del vastoterritorio, il Senatur, il lea-der o meglio il Vencirgeto-rige della Cisalpina e i suoicapi guerrieri, non si arren-dono davanti a nulla. Nédavanti alle sentenze delTAR, né davanti alle prote-ste del popolo dell’Urbe,tanto meno davanti al rifiuto compatto ditutte le forze politiche della Capitale edel Lazio. Centrodestra, ovviamente,con i propri vessiliferi in testa.L’assalto non si ferma. Perché il vicemi-nistro Castelli, autorevole colonnellodella Lega, si sia preso l’onere e nellasua testa l’onore, di difendere a tutti icosti l’imposizione dell’assurdo pedag-gio romano, non è un mistero: rientranello stillicidio di attacchi che la Legaconduce contro i presunti “privilegi2 dichi abita nella Capitale. I vecchi refrain di “Roma ladrona” eranobuoni quando queste tribù se ne stavanoal Nord o all’opposizione, ma nelmomento in cui hanno trasmigrato evivono costantemente a Roma, si sten-

dono sui Lidi del Lazio, mangiano riga-toni con la pajata o trippa alla romana ocoda alla vaccinara, nel momento in cuila sera passeggiano e pasteggiano a Tra-stevere o a Testaccio e di giorno siedonoe sonnecchiano negli scranni ministeria-li o in Parlamento, è evidente che hannoperso lo smalto. Del potere di Roma nehanno abbondantemente profittato ancheloro insieme a quelli che sono riusciti atransumare, così come quelli che loro“aborravano” e dipingevano come parti-ti avvoltoio o demoniaci annidati nellaCapitale.Dovrebbe stupire che un partito o unmovimento popolare come la Lega noncolga questi problemi, il loro elettoratonon ha nulla da guadagnare da una pole-

mica populista antiromana per-ché, quanto meno, si dovrebberendere conto che la Lega Nordsta al Governo in alleanza conun partito che vanta profonderadici e consensi proprio in quelSud che tanto disprezzano.Si potrebbe dire che l’odiosoprovvedimento del pedaggiotocca anche altre tyratte chehanno creato snodi a grandescorrimento! Ma a che serve lateoria del mal comune mezzogaudio?Le strade di grande scorrimento,

De bello gallico... diSANTINO FORTINO

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PER LE STRADE D’EUROPA

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specialmente se riferite alle metropoli,servono per alleggerire la pressione deltraffico e la creazione di paurosi ingorghiche le attanagliano, servono per ridurrel’inquinamento, il maggior dispendio ditempo negli spostamenti che non portanocerto produttività, l’irritabilità crescentedi chi è sottoposto allo stress del traffico,la salute, la sicurezza, etc. etc.Considerare quello che dovrebbe essereun servizio al benessere della collettivitàuna sorta di “benefit” che si deve pagareè quanto meno bizzarro.Se serve ripianare le casse dell’Anas icui dirigenti sono quasi tutti del nord,ammesso che si possa compiere il mira-colo, perché farlo con misure odiose ericattatorie per i cittadini?E non solo, perché a capo delle legioniantipedaggio, ci risulta si siano schieratialzando la voce,il Sindaco Gianni Ale-

manno, la Governatrice del Lazio Rena-ta Polverini, che non sembrano essere nècomunisti né sporchi, il Presidente dellaProvincia di Roma Nicola Zingaretti, luisi che possiede il peccato originale, maanche una schiera di politici che vannoda Bontempo a Miccichè pronti a darebattaglia su tutti i fronti e stante alledichiarazioni “gridate” alle proprielegioni anche a varcare ancora il Rubi-cone ma questa volta in senso contrario.Il GRA no è un osso da spolpare da partedi vendicativi governanti e avvoltoi unitidal grido di “Roma ladrona”. Forse èbene precisare che in Parlamento diRomani ce ne sono una minima parte,tutti gli altri andate a vedere da dovevengono se proprio non riuscite a capirei dialetti che rimbombano nei telegior-nali o nelle trasmissioni pseudo politi-che.

Dunque varrebbe la pena riconsiderareil provvedimento pedaggi, visto chenon è ancora definitivamente converti-to in legge, varrebbe la pena usareraziocinio anziché soggiacere all’ideo-logismo populista o alla fame di quat-trini degli amici dell’Anas, e se fossenecessario regaliamo a Castelli il “debello gallico”.Siamo seri, seri si riesce, sono momentidelicati per il Paese e la Capitale nonmerita avventurismi di questo tipo. IlGoverno si assuma le responsabilità, ameno che non ce ne siano due in carica,uno di centrodestra allocato a Roma euno della Lega che festeggia e girovagaper i pratoni di Pontida.Anche Cesare ha avuto il suo Bruto, maqui sembra che di Bruti ce ne sianoanche fin troppi.

Santino Fortino

EDITORIALE

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FISCO LAVORO E CRESCITA 5

PER LE STRADE D’EUROPA

Cipputi, il pensionato e il giovaneprecario non erano soli, quellaassolata mattina del 18 giugno a

Piazza del Popolo. Assieme a loro89.997 cipputi pensionati e precariaffollavano la “storica” sede romanadelle manifestazioni popolari. Una“forza tranquilla” come ama definirsi ilpopolo del sindacato democratico eriformista, accorsa al richiamo della UILe della CISL per ascoltare le parole diLuigi Angeletti e di Raffaele Bonanniche si era ripromessi di “dire qualcosa”di molto serio, non soltanto alla Piazzastracolma ma all’intero movimento sin-dacale ed al Paese tutto. Una “letterina”al Governo e alle Istituzioni, alla classepolitica e ai mass media che cominciavacosì: “Non ne possiamo più…”Non ne possiamo più di pagare le tasse econstatare che c’è un sacco di gente chele tasse non le paga; non ne possiamopiù di assistere agli enormi sprechi dellaspesa pubblica e del costo abnorme dellapolitica; non ne possiamo più del “privi-legio” che gode la rendita finanziaria,tassata molto di meno di quanto non losiano i redditi da lavoro e d’impresa;non ne possiamo più di vedere l’indiffe-renza con la quale si affrontano i proble-mi dei non autosufficienti, comporta-

mento indegno per uno stato civile; nonne possiamo più di sentirci dire che biso-gna “tenere i conti a posto” e quindi nonsi può porre mano a nessuna seria rifor-ma; perché questo è un falso problema:si possono tenere i conti a posto anche, esoprattutto, facendo pagare le tasse aglievasori fiscali, facendo pagare di più chifruisce di una rendita finanziaria e ridu-cendo le tasse ai lavoratori e ai pensio-nati, avviando così anche un percorso

virtuoso di crescitadei consumi e diincremento occupa-zionale. E’ la “madre di tuttele riforme”, la rifor-ma fiscale, punto disvolta che Angelettie Bonanni hannochiesto dalla tribunadi Piazza del Popolo.Lo hanno chiesto,come ha fatto Ange-letti ricordando cheanche una “forza

tranquilla” può, se messa a dura provadarsi “una mossa” e diventare un pò“meno tranquilla” (il che ha fatto ricor-dare al vostro cronista il famoso “a volteanche le formiche si incazzano”) emagari, anzi che manifestare di sabatoper non turbare i ritmi di lavoro, potreb-be, in un domai, farlo di venerdì… conun bello sciopero generale che “animas-se” il discorso… E, per dirla come Bonanni, “alle forzepolitiche e alle istituzioni con le qualinon siamo certo alieni dal dialogare e aconfrontarci, diciamo che rifiutarci con-fronto e dialogo potrebbe spingerci adire andate a casa e passate lamano…”.Insomma qualcosa dovrà pur far seguitoa questo 18 giugno di UIL e di CISL Siparla, a proposito (qualche volta anche asproposito) di “VENTO NUOVO” di unclima diverso che si respira in questesettimane nel nostro Paese.Sarà… ma un consiglio va dato a chi“conta”: attenti alle formiche…

Camillo Benevento

Cipputi il pensionato e il giovane:non possiamo più aspettare

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PREVIDENZA DOMANI6

PER LE STRADE D’EUROPA

di MAX COLONNA

L’hanno chiamata “secondo pila-stro” della previdenza, perrichiamare l’importanza strut-

turale e la solidità caratteristica dell’ele-mento costruttivo, la conosciamo piùcomunemente come previdenza comple-mentare.Le criticità che la contraddistinguono, ele sue prospettive future, sono stateoggetto di un importante convegnoorganizzato il 13 Giugno scorso da Pre-viambiente (Fondo Nazionale Pensionea favore dei lavoratori del settore del-l’igiene ambientale e dei settori affini),cui hanno portato il proprio contributonumerose personalità del mondo politi-co, universitario, sindacale ed espertidel settore; tra questi: Monica Cerroni(Presidente Previambiente), AlessandroRuggini (Direttore Generale Previam-biente), On. Giuliano Cazzola (VicePresidente Commissione Lavoro dellaCamera); On. Cesare Damiano (Com-ponente della Commissione Lavorodella Camera); Mauro Marè (Presidentedi Mefop); Luigi Simeone(Segretario Nazionale Uil-trasporti); Angelo Pandol-fo (Professore de LaSapienza); Alberto Bram-billa (Coordinatore delnucleo valutazione dellaspesa pubblica); AntonioFinocchiaro (PresidenteCOVIP).Salvatore Bosco, Vice-Pre-sidente del CNEL (che haospitato i lavori) nel salutoai partecipanti non ha man-cato di richiamare alcunedelle criticità della previ-denza integrativa, ed inparticolare la bassa adesio-

ne dei giovani, soggetti ai quali è princi-palmente indirizzato lo strumento previ-denziale complementare.Come noto, infatti, il passaggio dalsistema retributivo a quello contributivocomporterà nei prossimi anni una pro-gressiva riduzione percentuale dellapensione obbligatoria rispetto all’ulti-mo stipendio percepito, da qui l’esigen-za di un secondo pilastro previdenzialeche “integri” e garantisca per tutti glianni della pensione una condizione divita accettabile.Si tratta, per quando riguarda la “que-stione” giovanile, di un problema com-plesso che non riguarda solo la scarsaadesione, ma anche il ritardo nell’in-gresso nel mondo del lavoro e l’impiegoin attività lavorative atipiche e precarieche non garantiscono nemmeno un’ade-guata copertura dei versamenti contri-butivi per la pensione obbligatoria.È comunque chiaro a tutti i relatori cheal centro della discussione debbanoesserci i lavoratori, i soggetti attivi nellascelta di adesione alle forme pensioni-stiche complementari, in particolare con

la decisione del conferimento, ai relativifondi, del trattamento di fine rapporto,indispensabile per consentire la matura-zione di una rendita adeguata per lefinalità della previdenza complementarestessa. Ruggini nella sua relazione introduttiva,ha introdotto nel dibattito altri impor-tanti temi di discussione, ripercorrendola storia e delineando le prospettivefuture dei fondi pensione contrattuali,infatti, ha segnalato come la governancedei fondi sia sostanzialmente riuscitama, per proseguire nel cammino di svi-luppo, serve organizzazione, volontà,umiltà, capacità di far aderire i lavora-tori.Non mancano i problemi, come l’ecces-sivo numero di fondi, spenso sottodi-mensionati come numero di aderenti odi raccolta, che necessiterebbero di unaopera di fusione e semplificazione a cuispesso alcune fonti istitutive hannoposto una forte resistenza, facendo pre-valere l’interesse particolare. L’On. Cazzola nel rilanciare il ruolodelle istituzioni nel campo della previ-

denza complementare, coniniziative parlamentaricostruite sulla base dellaindicazioni della COVIP,ha indicato una prima criti-cità da risolvere: la possibi-lità dei fondi di poter agirein giudizio per recuperarele somme trattenute ma nonversate dalle aziende.Come vice presidente dellacommissione lavoro dellacamera, Cazzola ha ricor-dato che la stessa ha pro-mosso in passato l’audizio-ne di alcuni fondi e ha riba-dito l’importanza della pre-videnza complementare

La Previdenza complementare: criticità e sviluppo

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PER LE STRADE D’EUROPA

7PREVIDENZA DOMANI

nell’equilibrio sociale dei prossimi anni.Mauro Marè ha riproposto l’esigenza dirilanciare la previdenza complementare,partendo da alcuni dati in merito alla dif-fusione delle previdenza complementa-re, se infatti l’accesso alla previdenzacomplementare in generale nel corsodegli ultimi anni si è estesa, i fondinegoziali (quelli costituiti per via con-trattuale tra le parti sciali) sono sostan-zialmente fermi, mentre si registra unosviluppo concorrente di altre forme pen-sionistiche private derivante da assicura-zioni e banche. Questo dimostra che esiste una richiestadi strumenti previdenziali complemen-tari, ma anche la difficoltà da parte deifondi negoziali di saperla raccogliere eattrarre, contrariamente a quanto accadeper le forme pensionistiche private che,nonostante una struttura di costi piùpenalizzante, riescono a ottenere mag-giore interesse.Andando a un’analisi più accurata deidati, si nota inoltre come larga parte dichi ne aveva la vera necessità non haaderito ed è rimasto fuori, ma è ancheda rilevare come le adesione siano amacchia di leopardo sia nelle categoriesia nelle singole imprese, evidentemen-te l’impegno profuso dai singoli fondi edalle fonti istitutive nell’informazione èfondamentale per raccogliere adesioni. È, infatti, chiara una maggior adesionenelle grandi imprese, dove spesso larappresentanza sindacale èpiù diffusa, mentre nellepiccole imprese, compliceanche il malcelato interessedel datore di lavoro a con-servare nelle aziende sottoi 50 dipendenti l’accanto-namento del TFR, il livellodi adesione alle forma diprevidenza integrativa ènotevolmente inferiore. Per ovviare a questa situa-zione potrebbe essere pen-sata una soluzione che pre-veda l’adesione automaticaal momento dell’assunzio-ne, da stabilire per via con-trattuale ed esclusivamente

con la quota azien-dale, una soluzionedi questo tipo perònon risolverebbe la“questione previ-denziale” del singo-lo ma metterebbe lostesso in relazionecon il fondo e quin-di nella condizionedi valutare l’adesio-ne anche con laquota individuale econ il TFR. Per On. Damiano èbene riportare laprevidenza alle sue ragioni attuative,esclusivamente previdenziali, senzadimenticare che le risorse attuali di 83miliardi di euro fanno gola a molti, chetentano e tenteranno, con argomentazio-ni varie, di distogliere queste risorsealle finalità proprie.Sarebbe opportuno, invece, mantenerela finalità pensionistica evitando perico-lose commistioni con la previdenzaobbligatoria e con vari tentativi di uti-lizzare le risorse per finalità finanziarienon legate alla previdenza. Il problema resta anche per Damianoquello dell’adesione, oggi notevolmentepiù bassa rispetto ai paesi industrializ-zati, che a dire il vero possiedono daquesto punto di vista una più lunga tra-dizione in materia.

Sul tema giovani, è indispensabileaffrontare il problema della culturadella previdenza anche per i lavoratoriprecari e discontinui.Secondo Angelo Pandolfo per raggiun-gere il risultato del coinvolgimento deigiovani è decisiva la responsabilità ditutto il potere politico e delle partisociali.Se è strategico il tema della cultura sullaprevidenza complementare viene dasvolgere una attenta riflessione in meritoad alcuni dati statistici rilevati; in unaindagine risulta che il 40% dei giovanidichiara di essere informato in materia edi aver appreso le informazioni da tele-visione e giornali. Conoscendo la qualità della comunica-zione televisiva in materia, dei frequenti

articoli sulla carta stampa-ta, che talvolta compionoforzature teoriche peravvalorare tesi avverseprevidenza complementa-re, non c’è da stupirsi deidati di bassa adesione. Nelle sue conclusioni ilpresidente Finocchiaro, haaffermato come la com-missione che presiede(COVIP) abbia perfetta-mente chiaro quali siano iproblemi della previdenzacomplementare. Ora peròoccorre passare ai fatti, chespettano chiaramente soloal potere politico e alle

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PREVIDENZA DOMANI8

PER LE STRADE D’EUROPA

A Luigi Simeone, SegretarioNazionale della Uiltraspor-ti, uno dei relatori del

Convegno di Previambiente, di cuiriferiamo in queste stesse pagine,abbiamo posto alcune domandeper così dire “politiche” su taluniaspetti da lui stesso denunciati nelsuo intervento. A cominciare da“che vuol dire” lo stato di criticitàdenunciato dal settore della previ-denza integrativa (o complemen-tare che dir si voglia…) in questiultimi anni.Il problema c’è, inutile nascondersi dietro un dito - ci hadetto Simeone - se è vero che, dopo il forte incremento delleadesioni tra il 2006 e il 2007 (+700.000) dovuto all’entratain vigore del Dlg 252/05 relativo alla previdenza complemen-tare (1° gennaio 2007) che ha previsto il tacito conferimen-to del TFR ai fondi pensione, non c’è poi stato il boom che cisarebbe aspettato e l’andamento delle iscrizioni è sostanzial-mente rimasto invariato, con, anzi, un sia pur piccolo decre-mento. Io non credo che tutto ciò sia dovuto a scarsità diinformazione: se il “silenzio assenso” avrebbe dovuto favori-re la crescita delle adesioni, ciò significa che i potenzialibeneficiari della adesione alla pensione integrativa hannomanifestato di fatto il loro rifiuto a “ entrare” nel sistema . Abbiamo allora “incalzato” Simeone. Perché, a tuo avviso? Ci sono due ordini di cause - ci ha detto il Segretario dellaUILT - cause di origine endogena ed altre di origine esoge-na. Cominciamo dal temuto assetto interno che potrebberisentire della crescita esponenziale dei costi di gestione aseguito della mancata crescita del tasso di adesione. Poi c’èil problema che con un attivo destinato a prestazioni di 25miliardi di euro i rappresentanti dei “legittimi proprietari”di questa enorme cifra, non hanno nessun ruolo ne titoloper gestirla, compito che svolgono a tutt’oggi altri Enti“gestori” (al vostro cronista veniva da pensare alla vicenda

americana con i fondi pensione “comproprietari” delle aziende….).Che dire poi - ha continuato Simeo-ne- della pletora dei fondi tutt’orain essere, qualcuno persino con unnumero irrisorio di iscritti, che conuna semplificazione della governan-ce potrebbero costituire una realtàassai più autorevole ed efficienteanche sul mercato. Quanto al “sog-getto” cui restituire questo manca-to protagonismo dei diretti interes-sati mi viene da dire che potrebbe

essere Assofondipensione. Tu sai qual è oggi l’età media checaratterizza gli attuali aderenti ai fondi? - prosegue Simeo-ne con uno scatto di disappunto- È quella di 50 anni e saiche vuol dire questo? (e siamo qui alle cause “esogene”…)vuol dire che i nostri giovani non si sono iscritti ai fondi.Non c’è fiducia, nemmeno speranza per giovani lavoratori(quando possiamo chiamarli tali se non precari …) che oggipercepiscono salari così bassi sui quali incide in negativopensino il costo di una pizza… e che considerano “pesante”anche la quota eventuale di contribuzione previdenziale.Che fare per questo? Abbiamo azzardato una domanda Io penso che una clausola contrattuale che includa l’adesio-ne al Fondo del lavoratori in via automatica al momentostesso dell’assunzione, con il solo pagamento del contribu-to previdenziale a carico dell’azienda potrebbe essere una“cura ricostituente” abbastanza valida. C’è da valutare unadiversa tassazione per i giovani, ipotizzando un sistemaEET al posto dell’attuale ETT , poi c’è l’aspetto della irrever-sabilità o meno della adesione al Fondo TFR compreso omeno. Come vedi è lunga la via per Tipperay come direbbe-ro gli scozzesi, ma dobbiamo percorrerla insieme, tutte leforze del lavoro: se vogliamo qualcosa di “meglio” nontanto per noi (ma anche per noi…) quanto per i nostriragazzi.

(C.B.)

Simeone: è lunga la via per Tipperay...

parti sociali. La COVIP, infatti, resta unorgano di indirizzo e di controllo, che hail dovere di evidenziare le criticità eindividuare possibili soluzioni, la cuiimplementazione però spetta a poterepolitico e parti sociali.A questo proposito non servono norma-tive ex novo, quella italiana è partico-larmente avanzata, quello che serve èadeguarla al contesto sociale e del lavo-

ro. La normativa sulla previdenza com-plementare, infatti, per quanto aggior-nata nel 2005, risale al decennio prece-dente e in questi anni il contesto econo-mico e sociale è profondamente muta-to, basti pensare all’introduzione dellaflessibilità (e del precariato) nel mondodel lavoro, non è cambiato invece, anzisi è rafforzata, l’esigenza di uno stru-mento previdenziale che abbia la capa-

cità di garantire alle nuove generazioniin percorso di vita con pensioni digni-tose.È necessario pertanto riportare la previ-denza al centro della contrattazione, iprossimi anni sono indispensabili percomprendere quali prospettive attendequesto fondamentale strumento di tutelasociale.

Max Colonna

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DEMOCRAZIA E SINDACATO 9

PER LE STRADE D’EUROPA

di ANTONIO ASCENZI

In alcuni ambienti sindacali, sorpresae disappunto sembra aver suscitatola recente iniziativa della UIL di pro-

cedere alla disdetta del Protocollo del 23luglio 1993, quello che fino alla riformadel 2009 sugli assetti contrattuali ha re-golamentato la contrattazione e la rap-presentanza sindacale, presentata comeun ulteriore arretramento della nostra or-ganizzazione sul piano dell’impegnounitario.Nulla di tutto questo.Infatti, premesso che non è ipotizzabilel’inamovibilità nel tempo di un qualsiasisistema di relazioni sindacali dato chequeste non possono non tenere in debitoconto delle continue mutazioni del siste-ma produttivo, la scelta della UIL ha unasua assoluta linearità.Si è trattato, molto più semplicemente, disgombrare il campo da ulteriori possibiliequivoci sul modello contrattuale da ap-plicare, dal momento che una associazio-ne datoriale (l’ABI, Associazione Ban-caria Italiana) intendeva applicare in se-de di rinnovo del contratto di lavoro, nonle regole contrattuali sottoscritte nel2009, ma quelle previste dal Protocollodel ’93. Ad essere maliziosi, verrebbe da pensareche in un settore dove molto forte è il ra-dicamento del sindacalismo autonomo visia stato uno strano cedimento alle tesi diquel sindacalismo, lo stesso, che asuo tempo, contestò con forza ilProtocollo del 1993 soprattuttonella parte che normava la rappre-sentanza sindacale nei luoghi dilavoro tanto è vero che il settorebancario è una delle pochissimerealtà in cui non si è proceduto adintrodurre l’istituto delle RSU.Sul piano concreto, la disdetta po-ne due soli ordini di problemi.Intanto, la riaffermazione dellavalidità di un accordo, quello del

2009 sugli assetti contrattuali, firmatodalla maggior parte delle associazionisindacali e legittimato nei rinnovi di ol-tre sessanta contratti di lavoro sottoscrit-ti, peraltro unitariamente, dalla CGIL,dalla CISL e dalla UIL.Inoltre, riafferma la necessità di dare ra-pida e definitiva soluzione al problemaancora aperto della piena attuazione del-

l’articolo 39 della Costituzione così darisolvere l’applicazione “erga omnes”dei contratti di lavoro.In questo senso, la posizione della UIL(definire un accordo con le organizzazio-ni imprenditoriali affinché le aziende co-munichino all’INPS il numero degliiscritti ai sindacati) sembra assolutamen-te in grado di conseguire il risultato di

stabilire quali sono le organizza-zioni sindacali maggiormente rap-presentative in base agli iscritti e,conseguentemente, l’efficacia deicontratti firmati.Va rigettata al mittente, invece,l’accusa che attraverso la disdettadel Protocollo del luglio ’93 ven-gono privati i lavoratori dellostrumento di rappresentanza sin-dacale in ambito lavorativo previ-sto dal Protocollo e cioè le Rap-presentanze Sindacali Unitarie.

Lacrime di coccodrillo!

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PER LE STRADE D’EUROPA

10 DEMOCRAZIA E SINDACATO

In primo luogo, perché nel-l’accordo sui nuovi assetticontrattuali non viene affattomessa in discussione l’esi-stenza delle RSU ed in secon-do luogo perché esistono sem-pre le RSA previste dalla leg-ge 300/1970 e quindi perfetta-mente legittime all’eserciziodella rappresentanza azienda-le dei lavoratori.Ma proprio sulle RSU è op-portuna una qualche riflessio-ne aggiuntiva perché nel corsodegli anni questo istituto è sta-to oggetto di vere e propriemanipolazioni che ne hannonotevolmente affievolito la spinta inno-vativa che caratterizzò la loro introduzio-ne nel sistema italiano di relazioni indu-striali.Si trattava, allora, di passare da un mo-dello di relazioni sindacali fondato suisoli rapporti di forza, cui ben si addiceval’istituto dei Consigli di Fabbrica, ad unsistema più maturo cui dovevano corri-spondere nei luoghi di lavoro, organismiche, proprio per il potere contrattuale lo-ro attribuito, non potevano non possede-re una forte stabilità organizzativa e lacapacità di rappresentare tutti i lavorato-ri oltre che tutte le articolazioni profes-sionali presenti nell’unità produttiva.Purtroppo le cose non sono andate esat-tamente in questa direzione.Soprattutto da parte di quelle aree del mo-vimento sindacale (sindacati di base e au-

tonomi nonché diversi settori della stessaCGIL) che vedevano nella composizionemista delle RSU (due terzi dei compo-nenti eletti a suffragio universale ed unterzo riservato alle associazioni sindacalifirmatarie del ccnl applicato nell’unitàproduttiva) una vera e propria lesionedella democrazia oltre che un indebitovantaggio per le tre grandi centrali sinda-cali si è fatto di tutto per frenare il cam-biamento inserendo dannosi elementi dicontinuità con il regime dei Consigli.Da qui, anacronistiche divisioni dei la-voratori tra Operai e Impiegati mediantela previsione di collegi separati; il nonriconoscimento, a volte, della specificitàdei Quadri e delle Alte Professionalità;l’elezione di RSU senza la riserva del-l’un terzo.Ma soprattutto, in questi anni non sono

mancate le occasioni in cui gliopportunismi organizzativihanno prevalso sulle stesseesigenze di rappresentanza deilavoratori: quante volte, conbuona pace dei rapporti unita-ri, non accettando i risultatidelle elezioni o le decisionidelle varie Commissioni Elet-torali, si è preferito ricorrerealla magistratura pur di affer-mare le proprie tesi, praticacui non è stata certamenteestranea la stessa CGIL!Per non parlare poi di tuttequelle realtà in cui le Rappre-sentanze Sindacali Unitarie

sono state una vera e propria chimeranon essendosi mai provveduto alla lorocostituzione (vedi il già citato caso deibancari o, per rimanere all’interno deisettore Trasporti, il caso di Alitalia dove,pur a fronte di precisi impegni contrat-tuali, si è preferito il comodo paraventodel rinvio con la scusa della “sempre pre-caria” situazione aziendale).Alla luce di queste poche e succinte con-siderazioni, si può ragionevolmente af-fermare che le RSU sono state una gran-de occasione mancata e coloro che inquesti anni ne hanno deliberatamenteostacolato la costituzione o laddove co-stituite ne hanno distorto la natura, po-trebbero benissimo smettere di piangeresull’amaro destino di questi organismi:sarebbero solo lacrime di coccodrillo!

Antonio Ascenzi

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PER LE STRADE D’EUROPA

LE VIE DEL CIELO

di MARCO VENEZIANI*

Le perturbazioni che hanno inte-ressato negli ultimi tempi tutti iVettori italiani sembrerebbero

non essere ancora del tutto passate.Lo scenario macroeconomico generatodalla sommatoria tra gli effetti della crisieconomica generale, il calo del trafficocosiddetto “premium”, l’aumento delcosto del greggio, la lenta ripresa delmercato Giapponese ed il crollo dei flus-si per i paesi Arabi e del Maghreb conti-nua a mordere i conti economici dei Vet-tori italiani, i quali, sempre più, si trova-no a fronteggiare situazioni finanziariedifficili e non sostenibili sul breve pe-riodo.Le difficoltà, purtroppo, risultano equa-mente distribuite su tutti i tipi di merca-to: linea, leisure, charter ed executive adimostrazione del fatto che quando larecessione aggredisce le economie svi-luppate la prima reazione di operatori ecittadini è quella di tagliare ogni costonon ritenuto necessario rimandandolo atempi migliori.Le criticità del Comparto sono anchestrettamente connesse allo scenario eco-nomico Italiano, circa ilquale, proprio la Uil nellagiornata di sabato 18 giugnou.s. ha rappresentato dissensied istanze in una grandemanifestazione di piazzamirata a richiedere al Gover-no una radicale e non piùprocastinabile riforma fisca-le, utile a liberare le risorsenecessarie per i lavoratori ele imprese.I Vettori, ovviamente, reagi-scono alle difficoltà di scena-rio con politiche commercia-li sempre più aggressive econ misure sempre più strin-

genti di contenimento dei costiaziendali. Le prime, se per un verso genera-no un positivo, ancorchè tempora-neo, effetto di abbassamento delletariffe per l’utenza, per l’altrocontribuiscono ad erodere ulte-riormente i già esigui margini diprofitto aumentando le difficoltàdi conto economico delle Società.Per quanto riguarda le misure dicontenimento dei costi operate daiVettori è opportuno un approfon-dimento. Non è purtroppo una novità che laprima area nella quale una Societàin difficoltà ricerca risparmi ècostituita dal costo del lavoro.Tale politica, ampiamente utilizzatanegli anni scorsi, aggiunge un tasselloalla spirale della crisi macroeconomicariducendo i redditi dei lavoratori che, inqualità di consumatori, a loro voltasaranno costretti a ridurre le speseaggravando la stagnazione economicache è alla base della crisi delle imprese.E’ quindi necessario uscire da questaspirale al ribasso che, se non corretta,porta inevitabilmente all’impoverimento

di tutti gli attori del sistema: i lavoratoriin primis ma, subito dopo, le Aziende.In questo scenario il ruolo del Sindacato,e soprattutto di un Sindacato riformistaqual’è la Uiltrasporti, è necessariamentedi operare al fine di invertire la tendenzaal ribasso negoziando con gli operatoriaccordi ad hoc che, utilizzando tutti glistrumenti previsti dal welfare, salva-guardino i posti di lavoro ed i salariintervenendo anche sul fronte della fles-

sibilità e della produttività.La nostra OrganizzazioneSindacale si è mossa in que-sta direzione negli ultimimesi raggiungendo una seriedi accordi importanti consvariati Vettori Italiani. Tra ipiù significativi gli accordiraggiunti con Alitalia nelmarzo u.s. e con Meridiana-Fly negli ultimi giorni.Quest’ultimo, in particolare,è esemplificativo di quantoprima esposto.A fronte di un dato di par-tenza di oltre 1000 esuberi intutte le aree aziendali, che

Trasporto Aereo: Vettori Italiani, ancora turbolenze

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avrebbero rappresentato un depaupera-mento di circa il 50% della forza lavorodella Società con gravi ripercussioni sulfuturo dei lavoratori e delle loro fami-glie, ed a seguito di un negoziato diffici-le ma proficuo, siamo giunti alla condi-visione di modalità gestionali non trau-matiche che privilegiano la volontarietàe l’accompagnamento alla pensione,offrendo ai Piloti, agli Assistenti di Voloed al Personale di Terra di MeridianaFlyadeguate garanzie di mantenimento deilivelli occupazionali e reddituali conl’applicazione, tra l’altro, della CassaIntegrazione a rotazione.

Siamo quindi confortati nella nostraconvinzione di affrontare con unapproccio negoziale le criticità specifi-che dei Vettori ma, allo stesso modo,dobbiamo essere risoluti nell’esigereche , una volta raggiunte e formalizzate,le intese vengano rigorosamente appli-cate e rispettate dalla controparte.Il caso di Alitalia è emblematico. Afronte di un sofferto ma necessarioaccordo, raggiunto il 4 marzo u.s. siamo,nostro malgrado, stati costretti alla pro-clamazione del primo Sciopero dei Pilo-ti della nuova Alitalia, a causa dellamancata e/o distorta applicazione delle

intese faticosamente raggiunte. Il mes-saggio che la nostra Organizzazione Sin-dacale sta inviando al mondo impren-ditoriale del Trasporto Aereo è chiaro:i lavoratori si sentono parte integrantee produttiva delle Aziende, dimostranoogni giorno di essere persone affidabi-li, ragionevoli e disponibili ad affron-tare i problemi ed individuare soluzio-ni condivise ma non possono essere gliunici a pagare il conto di una crisi disistema e, soprattutto, non può esseremai ed in alcun modo tradita la lorofiducia.

*Segr. Naz. Uilt

LE VIE DEL CIELO

di GIANCARLO SERAFINI*

Le società che si occupano del-l’assistenza a terra nell’aeropor-to di Fiumicino Leonardo da

Vinci continuano ad aumentare, con ilsettimo operatore che ha iniziato le atti-vità il 1° gennaio scorso (erano tre pocopiù di un anno fa). E letariffe per i servizi offer-ti, dallo scarico e caricobagagli al check-in pas-seggeri, calano a picco: lagestione di un aereo nelloscalo romano costa finoal 30-40% in menorispetto a due - tre annifa, con molte compagnieaeree che passano confacilità da una societàall’altra, attratte da scontianche minimi.Gli handlers che perdonoclienti si ritrovano cosìcon esuberi da gestire,creando dumping sociale.

Una situazione che ha portato nei mesiscorsi all’avvio della procedura di mobi-lità per 242 persone da parte di Flightca-re, principale operatore a Roma dopoAlitalia.Il sindacato, invoca il rispetto della clau-sola sociale (che in caso di rottura di unaccordo commerciale prevede che il per-

sonale passi dalla vecchia alla nuovasocietà). Questo è stato definito e siglatodopo svariati solleciti nei confronti diENAC, che dopo aver siglato un accor-do con tutte le Aziende del settore, èstato ratificato nella sede della Prefetturadi Roma nel mese di Febbraio u.s., allapresenza del Direttore dell’Enac, delle

Organizzazioni SindacaliRegionali, delle Associa-zioni Datoriali di settore(Assohandlers, Assaero-porti)che rappresentanole Aziende di Handling edel gestore (ADR) nelloscalo Romano. Presenti all’incontroanche le sette Aziendecompresa Alitalia-Cai,dove hanno siglato ladecorrenza sulla “clauso-la sociale” fino a tutto il2012.Ma sull’handling a Romaè in atto una liberalizza-zione selvaggia. In nes-

Lo stato degli Handlers nello scalodi FiumicinoLa liberalizzazione selvaggia

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sun grande scalo europeo c’è una situa-zione così. A Fiumicino, nel dettaglio,Alitalia gestisce circa il 54% delle ope-razioni di full handling, a seguire si piaz-zano Flightcare e Aviapartner (circa il20% ciascuna) e, poi, GlobeGround,Aviation Services, Consulta e Ata (l’ul-tima entrata), che si spartiscono il resto. La situazione sul fronte dell’assistenza aterra a Fiumicino potrebbe essere legataa diversi fattori: L’operatore principale dell’handling,Alitalia, che è anche vettore di riferi-mento, è meno forte rispetto a quantoaccade in altri hub europei. Resta cosìsguarnita una fetta ampia di mercato. Esono molte le società interessate a entra-re nel primo aeroporto italiano. A pesa-re, inoltre, potrebbero essere le difficoltàa creare economie di scala, in parte

riconducibili a carenze infrastrutturali, euna minore tutela del lavoro.Negli ultimi due-tre anni le tariffe sonoscese di almeno il 30%. La gestione diun aereo medio, che si attestava sopra i900 euro, ora viene proposta anche a500. E bastano sconti minimi per con-vincere alcune compagnie a cambiare. Essere in troppi significa lavorare inspazi congestionati. L’adeguamento del-l’aeroporto è in ritardo. A Fiumicino la liberalizzazione è fuoricontrollo. Si fanno offerte al ribasso e letariffe sono molto inferiori che altrove.Ai vettori principali vengono proposteriduzioni tra il 20 e il 50%. Mentre per lelow cost bastano anche 30-40 euro inmeno. La concorrenza spesso si fa utiliz-zando personale non esperto, mettendo arischio il fattore sicurezza. Su questoargomento il sindacato è molto attento,la formazione prima di tutto, oggi con ifinanziamenti di Regione e Provincia sipuò accedere a corsi di formazione, maanche qui bisogna evidenziare pocaattenzione da parte degli operatori. Ilsindacato non è assolutamente contrarioalle liberalizzazioni, ma con regolecerte, se ci sono, è in questo caso si puòaffermare che esistono, vanno rispettatee soprattutto devono essere uguali pertutti grandi e piccole Aziende.

*Dipartimento Nazionale Trasporto Aereo

Gli ooperatori nello sscalo di FFiumicinoALITALIA Compagnie servite: 20 tra cui, oltreAlitalia, Air France-Klm, UnitedAirlines, Continental, EmiratesDipendenti: 2.780Proprietà: Alitalia Cai

FLIGHTCARE Compagnie servite: 60 tra cuiBritish Airways, Lufthansa, CathayPacific, Egypt Air, Wind JetDipendenti: 1200*Proprietà: Flightcare (Spagna)*Per 242 dipendenti è stata avviatala procedura di mobilità

AVIAPARTNER Compagnie servite: 29 tra cui Iberia,Blue Panorama, Brussels, Tap,AeroflotDipendenti: 550Proprietà:Aviapartner (Belgio)

GLOBEGROUNDCompagnie servite: 9 tra cuiMeridiana, Sas, Air Malta, Csa - Czech Airlines,Ural AirlinesDipendenti: 130Proprietà: Roberto Sartori (1° azionista)

CONSULTACompagnie servite: 5: Turkish Airlines, Darwin Airlines, Blue Air, Israir, Italy AirlinesDipendenti: 70Proprietà: Daniele Azzarone

AVIATION SERVICECompagnie 2: EasyJet e Wizz AirDipendenti: 170Proprietà: Nasten Sa (Lussemburgo)

ATACompagnie servite: 4: Russian,Ukraina, Belair**, Transair**Dipendenti: 20Proprietà: Acquamarcia

LE VIE DEL CIELO

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LA FORMAZIONE 15

PER LE STRADE D’EUROPA

di G. GALLUCCIO

“Non scholae sed vitae disci-mus”. Mai detto latino fupiù azzeccato visto il tema

che mi accingo a trattare. Francamentenon ricordo bene a quale autorevoleautore latino sia attribuibile tale citazio-ne. Credo che conducendo una brevericerca sul web o su Wikpidia tale infor-mazione sia facile da reperire ma ciònon sarebbe propedeutico a quanto miaccingo a dimostrare. Se non fossi statogià colto dalla sindrome di Bayard,come invece è probabile, direi che è trat-to da non so quale opera di Seneca, mapoco importa. Questa non vuole sembra-re una divagazione ma è solamente unesempio di come si possa facilmentedimenticare una nozione acquisitadurante gli studi superiori e come siadifficoltoso riacquisirla. Se si cala pertanto questa mia provoca-zione nella vita lavorativa di un qualsia-si lavoratore si può ben comprenderecome sia necessaria una buona forma-zione nonché il continuo aggiornamentodelle competenze acquisite.Questo ragionamento diventa poi ancorapiù stringente se consideriamo il biso-gno formativo di un lavoratore operantein un ambiente caratterizzato da un usomassiccio di tecnologia, e allo stessotempo ad alto rischio infortuni, comepuò essere il porto.E, se è vero che il numero di occupatinei settori tecnologici e ad elevata inten-sità di conoscenza posiziona l’Italia trale realtà con maggiori potenzialità (rap-porto ISFOL 2010), è altrettanto veroche i lavoratori dei porti sono annovera-ti tra questi.Tale inclusione è sicuramente ricondu-cibile alla presenza di attività portualiche necessitano un utilizzo costante dinuove tecnologie sempre più perfor-manti.Veniamo ora alle dolenti note…

Dai dati Eurostat traspare unprofilo deficitario dell’Italia intermini di formazione continuain confronto agli altri paesiEuropei. Meglio quindi evitareanalisi comparative con Paesiquali Francia e Germania eanche Gran Bretagna.Da sottolineare tra l’altro comein quest’ultima la gran partedella formazione sia lasciataalla libera iniziativa dei privati, dove la“componente pubblica” interviene uni-camente tramite azioni di sostegno chespesso consistono unicamente in formedi prestito agevolato o nel finanziamentodi voucher formativi.Ora che ho stimolato la curiosità tantovale svelare i dati, seppur datati, dellaFrancia, dove la media dei lavoratoriavviati alla formazione nel corso del1999 è pari al 46% del totale degli occu-pati e il 49% della Gran Bretagna (inda-gine Eurostat 1999).La situazione italiana dopo questo breveexcursus può sembrare pertanto contrad-dittoria. Se infatti si è oramai consolidato untrend di crescita dove nell’intervallotemporale tra il 2004 e il 2008 si è regi-strato un aumento del 10% dei lavorato-ri avviati alla formazione continua, soloil 42,8% è stato interessato da attivitàformative collegate al proprio lavoro.Questo dato purtroppo conferma la posi-zione dell’Italia negli ultimi posti dellagraduatoria europea. Mi perdonerete se non sono riuscito – enon riuscirò - a “sciacquare i panni inArno” e a fornire dati disgregati relativiai lavoratori dei porti, ma gli unici datidi cui si dispone sono compresi nellamacro area dei “trasporti e magazzinag-gio”. Da un’indagine più recente condottadall’ISFOL si evince come il 39,9% deltotale degli addetti dei trasporti e magaz-zinaggio sia stato avviato alla formazio-

ne nel corso del 2010. Dato che collocail settore nella media nazionale.Nella indagine traspare inoltre come inquesti ultimi anni si sia assistito ad unacrescente domanda e utilizzo della for-mazione continua nelle imprese a frontedi una sempre maggiore offerta di for-mazione.Il dato allarmante che però traspare ècome fatichi l’impresa di medie dimen-sioni ad intercettare un’offerta formativaefficace che tenga conto dei fabbisogniaziendali e che sia in grado di tenere incostante aggiornamento i lavoratori.Questo fenomeno è spesso imputabileall’inadeguatezza degli strumenti nor-mativi nel promuovere l’offerta e adintercettare i bisogni e la domanda diformazione (Osservatorio ISFOL 2004). Tale situazione assume poi toni contrad-dittori se si pensa alla grande attenzionee alle ingenti risorse che sono state desti-nati negli anni alla formazione. Si pensiche nel corso del 2009 i soli fondi parite-tici hanno stanziato risorse per unammontare di 670 milioni di euro.Per poi non parlare dell’attenzione dellegislatore al tema. In Italia dagli anni’90 attraverso leggi quali la 236/93, la53/2000, la 388/2000, la 289/02 e daultimo anche tramite la legge 2/2009 si èdata sempre maggiore attenzione altema formazione e si è rafforzato il coin-volgimento delle parti sociali nel pro-cesso di formazione riconoscendo a que-sto un ruolo primario nella crescita pro-fessionale del lavoratore e dello svilup-

Lavorare inFormati

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PER LE STRADE D’EUROPA

16 LA FORMAZIONE

po dell’impresa e la gran parte dellaformazione è infatti di carattereadattativo e funzionale (ISFOL “Laformazione continua nella contrat-tazione collettiva”).Appare oggi evidente come la crisieconomica abbia compromesso lostato di salute di molte imprese delsettore, ed è facile pertanto com-prendere la diminuzione del nume-ro di aziende che ha autofinanziatole attività formative. Per contro trail 2009 il 2010 si è registrato un saldopositivo di adesioni ai fondi interprofes-sionali (50 mila nuove adesioni a cuicorrispondono 860 mila lavoratori) tracui spiccano i dati relativi a Fondimpre-sa (+ 575000 lavoratori) e a For.Te (+64000).Alcuni settori, come quello dei trasporti,hanno poi utilizzato la leva formativaanche per il rilancio delle attività. Si pensi, ad esempio, che nel solo setto-re portuale e retro portuale, nel corsodegli anni 2010 e 2011, stando ai dati inmio possesso relativi a tre piani formati-vi, sono state destinatarie di formazionefinanziata circa 50 aziende e 1500 lavo-ratori.Il vero dilemma è che se ad oggi è arduoreperire dati quantitativi disaggregati,non si dispone affatto di una analisi qua-litativa dettagliata della formazione ero-gata. Se è infatti un’incognita quanti portualisono stati avviati alla formazione conti-nua nell’ultimo decennio, è del tuttoimpossibile sapere quanta e quale tipo diformazione hanno svolto. Da constatareinfatti che le imprese italiane ricorrono

solo marginalmente alle analisi dei fab-bisogni formativi (20,7 %). I filoni maggiormente toccati dalla for-mazione appaiono essere l’acquisizionedi nuove competenze, sicurezza sullavoro, miglioramento della qualità deiprodotti e dei servizi e produttività dellavoro. Peccato infine che solo il 22% delleimprese di trasporto coinvolte in inizia-tive formative ha condotto valutazionisugli esiti degli interventi realizzati.Non vorrei però condurre una sterileanalisi delle occasioni perdute, né tantomeno fermarmi ad una lettura superfi-ciale delle statistiche... Se si conduce una breve ricerca, si pos-sono notare alcune esperienze virtuoseche hanno messo il tema “formazionecontinua” al centro della contrattazionecollettiva. E se non passano inosservate esperienzevirtuose quali quella del contratto deiChimici, che ha orientato le Parti stipu-lanti alla costituzione di un sistema assaisviluppato di regolazione bilaterale delleattività formative, poiché vale sempre ildetto che l’erba del vicino è sempre più

verde, anche l’ente bilateraledei porti può, in previsionefutura, implementare il proprioruolo in campo di formazione. Per procedere in questa dire-zione, e per poter meglio adat-tare l’attuale modello su cui sifonda la formazione ai fabbiso-gni dei lavoratori e delle azien-de, appare improcrastinabileun’indagine sugli effetti che laformazione ha prodotto negliultimi anni nel settore portuale.

Bisognerebbe poi sopperire ad un’al-tra grande carenza, ovvero alla man-canza di informazioni sulla carrieraformativa di ciascun lavoratore attra-verso la creazione di una banca datidei lavoratori avviati alla formazionecon il relativo “curriculum forma-tivo”.E’ noto infatti come il libretto forma-tivo sia stato attivato solo in alcuneRegioni italiane.Inoltre sarebbe opportuno prevedere

una certificazione attestante le competen-ze professionali degli operatori portualiattraverso l’azione dell’Ente Bilaterale eil riconoscimento dell’ISFOL. E’ così utopistico pensare ad un sistemadi verifica della formazione svolta, ecertificazione delle competenze acquisi-te, come già avviene in Francia?Forse, a dieci anni dall’introduzione deifondi interprofessionali, occorrerebbeun momento di riflessione… Ricordo che nel 2004 il Governo britan-nico ha commissionato un’indagine percomprendere quali fossero i livelli dicompetenza da far conseguire ai lavora-tori entro il 2020 per poter stare al passocon il trend internazionale di sviluppo.In Italia purtroppo si rintracciano inter-venti simili unicamente in Brianza enella Provincia autonoma di Trento.Senza un’analisi dei risultati e dei fabbi-sogni non si può di certo esprimere valu-tazioni sull’attuale sistema della forma-zione.Specialmente ora, in una situazione diprofondo mutamento degli scenari geoeconomici, non si può lasciare al caso unelemento di welfare, come la formazio-ne, che fornisce alla popolazione unostrumento per adattarsi ai cambiamenti. Vorrei concludere con una nota di spe-ranza, riportando un affermazione sicu-ramente autorevole:“Le competenze erano una volta unaleva fondamentale per la prosperità el’equità. Le competenze rappresentanooggi, sempre più, la leva chiave. E’necessario un radicale cambiamento”(UK Commission for Employment andSkills).

G. Galluccio

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LA SICUREZZA 17

PER LE STRADE D’EUROPA

di PAOLO COLLINI

La lettura dei giornali ogni giornoriserva un distratto trafiletto allemorti bianche ovvero a quei

lavoratori che a fine giornata non torne-ranno a casa o ci torneranno da invalidiiniziando un camino non solo personalema che coinvolgerà tutta la famiglia.La sicurezza sui luoghi di lavoro (SSL)assume quindi un momento centrale nel-l’organizzazione del lavoro che spingele aziende, a cui è affidata laresponsabilità gestionale del-l’identificazione dei pericolipresenti in azienda (valuta-zione dei rischi) per la realiz-zazione di adeguate misure diprevenzione e protezione,pieno coinvolgimento di tuttigli interlocutori interessati:lavoratori, rappresentanti deilavoratori(RLS), medicocompetente, ruoli aziendalipreposti alla sicurezza.Non sfugge certo che tra glielementi del sistema sicurez-za l’evoluzione legislativa ela trasformazione della con-trattazione collettiva, la poli-tica e il ruolo del sindacato rappresenti-no tasselli fondamentali per la concretiz-zazione di una sicurezza non di facciatama sostanziale. L’ammorbidimentolegislativo sulle responsabilità aziendaliintrodotto dal dlg 81/2008, il ruolo di“consultazione” degli RLS, la conse-guente perimetrazione propositiva ren-dono arduo ed impegnativo il lavoro deirappresentanti dei lavoratori per la sicu-rezza a cui la legge assegna una prepara-zione a cura dell’azienda di meno di 40ore. In questo contesto, nel Dipartimen-to Viabilità del settore Autostrade dellaUILTRASPORTI il 7 giugno a Romanella sede di Via Priscilla si è costituito,alla presenza di tutti gli RLS della nostra

organizzazione delle 25 concessionarieautostradali e dei rispettivi segretaridelle RSA/RSU, il COORDINAMEN-TO NAZIONALE RLS UIL di Settore.L’iniziativa, fortemente voluta e realiz-zata dal Coordinatore Paolo Collini,prende il via dalle problematiche espo-ste dagli RLS nelle visite che hannocaratterizzato i primi mesi dell’attivitàdel neo coordinatore anche in linea conle scelte, in tema di Sicurezza, iniziateda Enore Facchini.

L’analisi dei DVR, la verifica di con-gruità delle definizioni, dei ruoli diresponsabilità, dei documenti aziendali(manuali, procedure, istruzioni operati-ve, etc), le normative tecniche di riferi-mento ( Linee guida SGSL UNI INAIL,OHSAS 18001, DM 9/08/2000, etc), glistandards di Valutazione dei Rischi,l’analisi aziendale dei flussi di trasferi-mento delle informazioni (DirigentiResponsabili al RSPP/RSG, al DL, etc),implicano maggiori conoscenze e com-petenze multidisciplinari.Il Coordinamento Nazionale degli RLSè un organismo che deve svolgere unattività finalizzata a dare ai rappresen-tanti sul territorio un concreto sostegno,

consapevoli che gli stessi devono opera-re e intervenire in contesti lavorativiche, per la loro specificità e caratteristi-che, hanno un fortissimo impatto sullasicurezza dei lavoratori e in particolareper coloro che costantemente e quotidia-namente operano sul nastro stradale.In merito agli strumenti utili alla gestio-ne ed alle funzioni del Coordinamentodegli RLS è stata realizzata inwww.pagineuil.it, grazie al preziosocontributo del collega dell’AUTO-

BRENNERO EmanueleFranchetto, una specifica ses-sione RLS, che, assieme aduna mailing list e un forum didiscussione, costituirannouno strumento per permette :• di condividere le esperienze, • di ricevere le informazioni, • di essere aggiornati sullenovità legislative e norma-tive, • di evidenziare le criticità, • di avere risposte a specificiquesiti, • di poter condividere iniziati-ve omogenee nei vari gruppisocietari, Per realizzare e mantenere

tali obbiettivi è stato proposto che sicostituisse una figura di un responsabiledi questo nuovo organismo. Il Coordi-namento Nazionale ha indicato il colle-ga Maurizio Contò, che attualmentesvolge il ruolo di RLS presso la Dire-zione Generale di Roma di Autostradeper l’Italia, il quale nel suo interventoha illustrato la propria “mission” fina-lizzata a: • raccogliere i quesiti dei rappresentan-

ti della sicurezza, fornendo “rispostequalificate” attraverso audizioni degliesperti istituzionali (INAIL), sindaca-li (di categoria e confederali), legali;

• raccogliere le esperienze degli Rlsmonitorando le criticità emerse,

Un impegno del singolo... un obiettivo comunePrende il via il coordinamento RLS delle società autostradali

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PER LE STRADE D’EUROPA

18 LA SICUREZZA

segnalando le positività organiz-zative delle varie concessionarie;

• indirizzare in sinergia con ilCoordinatore Paolo Collini unpercorso comune di “ azione”degli Rls della Uil;

• ampliare con la pubblicazione sulsito di documenti nella bibliotecainformativa;

• stimolare il forum dedicato.I lavori del Coordinamento sonostati caratterizzati da 2 momentimolto importanti. Nella prima partedella giornata c’è stato il saluto delsegretario nazionale con delega allaSicurezza Claudio Tarlazzi e del Segre-tario Nazionale Ubaldo Conti del Dipar-timento Trasporto su Strada che hannofatto il punto sul tema Sicurezza, illu-strando anche la situazione in altri setto-ri lavorativi dell’area Infrastrutture-Logistica e Porti.A seguire è intervenuta la Dott.ssa Galli,che non ha voluto mancare al battesimodel Coordinamento nazionale degli RLSautostradali. Nel suo intervento moltoseguito e partecipato ha ripercorso il tra-vagliato iter che negli anni ha condottoal testo Unico e, al suo depotenziamen-to, ha accennato all’appuntamento dellamisurazione dello stress da lavoro corre-lato e alla distanza dell’applicazione ita-liana dalla direttiva europea. Premericordare che Gabriella Galli ha dato undeterminate contribuito, insieme allastruttura del Coordinamento, per essereriusciti ad introdurre in ASPI il concettodi rilevamento dei mancati infortuni.Proprio sul tema dei mancato infortunisi è incentrato il contributo del Dott.Mauro Pellicci, membro del team Sorve-glianza degli incidenti mortali INAIL exISPESL, il quale si è felicitato con gliorganizzatori dell’iniziativa assicurandola sua consulenza anche nel prossimofuturo. Nello specifico il Dott. Pellici haapprofondito il delicato tema degli“infortuni”e dei “mancati infortuni”,analizzando attentamente tutti gli aspettiad essi collegati. Ha sottolineato lanecessità di effettuare una completagestione ed analisi delle cause, soprat-tutto attraverso la ricostruzione delle

dinamiche di quanto accaduto. I risultatidi questa analisi devono determinare ini-ziative finalizzate alla modifica delleprocedure operative per coloro che ope-rano in attività esposte a situazioni dialto rischio. Preme evidenziare che gliincidenti mortali sulle strade e autostra-de italiane si sono ridotti con un aumen-to del numero dei feriti. Tra questi ilavoratori che operano ogni giorno sulnastro d’asfalto. La routine, l’operare insituazioni d’emergenza sono elementiche possono provocare incidenti conconseguenze personali e collettive.Da questi interventi si è determinato uncoinvolgente question time con risposteaffidate alla Dott.ssa Galli e il Dott. Pel-licci che ha coinvolto molti dei parteci-panti, i quali hanno potuto esporre leproprie esperienze e testimonianze. Lerisposte ricevute hanno permesso a tuttidi acquisire nuovi elementi conoscitivi edi ricevere importanti chiarimenti. Sono seguiti molti interventi che hannomesso in evidenza le criticità, in partico-lare di coloro che operano su strada nellevarie concessionarie, sottolineandoalcune difficoltà ad operare in sicurezzaperché spesso le disposizioni operativevengono impartite non in maniera uni-forme per esigenze organizzative e nonsempre coincidono con il livello di sicu-rezza previsto dalle procedure.Un tema emerso dagli interventi è statoquello delle problematiche e dei livellidi Sicurezza in cui operano le ditteappaltate. Spesso per motivi di conteni-mento di costi dovuti alla politica “irre-sponsabile” del “massimo ribasso”, si

rischia di mettere i lavoratori in unasituazione di alto rischio. Sono spes-so visibili sulla rete stradale situa-zioni che vedono lavoratori attraver-sare la sede stradale o risalire glisvincoli senza alcun minima pre-segnalazione. Le condizioni di Sicu-rezza non possono e non devonoessere scambiate con logiche di pro-fitto delle aziende soprattutto versocoloro che risultano più deboli dialtri lavoratori come ad esempioquelli delle ditte appaltate.Il programma della giornata ha

anche previsto gli interventi di 2 espe-rienze di lavoratori che operano in setto-ri operativi. Roberto Canegrati di Auto-strada BS-PD, che lavora nel settoreViabilità, ha descritto la collaborazionetra operatori ed azienda che ha permessola realizzazione di un modello viabilitàtra i migliori del paese, mentre il collegaRapone (RLs V tronco Aspi) ha riper-corso i progressi ottenuti sulla scelta deimezzi che operano su strada e dellasegnaletica introdotta; pur riscontrandotali progressi entrambi hanno sottolinea-to la necessità di garantire l’applicazio-ne delle procedure operative e di unifor-mare i comportamenti di coloro che ope-rano, controllando e garantendo, pertutti gli interessati, lo stesso livello disicurezza rispetto ai rischi derivantidalla propria attività lavorativa.Altro tema condiviso dai partecipanti èstato quello della necessità di rafforzarei momenti di Formazione e Informazio-ne: Formazione per acquisire una mag-giore capacità e quantità di conoscenzeutili ad avere un confronto con i referen-ti aziendali, i quali certamente hannomaggiori possibilità di effettuare unaspecifica formazione; Informazione perpermettere l’acquisizione e la consulta-zione di tutti i documenti, come adesempio il DUVRI, utili alla verifica edalla presa d’atto della situazione com-plessiva della Sicurezza nella propriaazienda. Sempre nell’ambito della Sicurezza, ilCoordinamento Nazionale, insieme alcollega Claudio Mattei, è impegnatonella Consulta della sicurezza di ASPI

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(di concerto con Enore Facchini che si èoccupato per il miglioramento delmanuale dell’operatore su strada utiliz-zato anche dalle ditte appaltatrici) e neltavolo interministeriale presso il Mini-stero del Lavoro per le integrazioni daapportare, in tema di segnaletica al art161 comma 2 del dlgs 81/2208. In parti-colare la UILTRASPORTI nella consul-ta alla Sicurezza in ASPI si è posta l’ob-biettivo di inserire nelle procedure ope-rative per chi opera su strada anche quel-le relative alle operazioni di rimozioneautoveicoli incidentati o in avaria e dicome si deve operare nel caso in cui ilavoratori si trovino in una zona di lavo-ro nella quale non ci sono “vie di fuga”come ad esempio i presenza di viadotti,di scarpate o di cantieri. Il Testo Unico sulla Sicurezza enfatiz-za l’organizzazione del lavoro e le pro-cedure relative. La mancata osservan-za delle quali è causa del 60% degliincidenti secondo quanto è affermatoda enti autorevoli.La giornata di lavoro dedicata alla Sicu-rezza in Autostrada, per quanto espostodagli invitati e per quanto è stato espres-so negli interventi, è stata importante epositiva sotto tutti gli aspetti e lo sforzoorganizzativo della UILTRASPORTI èstato ampiamente ripagato dai giudizi ditutti gli intervenuti. Il DipartimentoNazionale si impegna a seguire congrande partecipazione e collaborazioneil lavoro del Coordinamento degli RLSin tutte le sue future evoluzioni. Permantenere un costante rapporto con lerealtà autostradali saranno organizzatialcuni momenti di confronto tra la strut-tura Nazionale (Dipartimento Nazionalee Coordinamento RLS) e gli RLS attra-verso specifici incontri territoriali e/o pergruppi societari (Atlantia o Gavio). La costituzione del Coordinamento degliRLS è solo il primo passo. A questodeve seguire un grande impegno di tuttiperché questo “strumento” possa diven-tare un punto di riferimento importante estrutturale per tutti i soggetti coinvoltinella gestione e il controllo della Sicu-rezza nei luoghi di lavoro.

Paolo Collini

di SALVATORE OTTONELLI

Se una notte d’inverno un viaggia-tore… è il titolo e l’incipit di unromanzo di Italo Calvino, tra i

grandi scrittori italiani del secolo scorso,a cui il pensiero è volato riflettendo sullevicissitudini della nostra trattativa con-trattuale. La storia narrativa si svolgesullo schema di un viaggio accompagna-to da un libro la cui lettura è sempreinterrotta, riparte da capo e non si sa maicon certezza dove finirà e come finirà.Nel libro la lettura parte e riparte sno-dandosi fra gli artifici del narratore cheha come scopo il dissimulare la realtàper impedirne la conoscenza. Chiedo scusa per l’evidente e arditainvasione di campo e, fatte le debite pro-porzioni fra una splendida costruzioneletteraria ed un più modesto interventocontrattuale, la similitudine credo foto-grafi con esattezza il particolare momen-to della trattativa sul CCNL della Mobi-lità nella sezione Attività Ferroviarie.Il nostro viaggio si sviluppa in una notte

che potrebbe essere “il” mercato senzaregole sul lavoro, molto competitivo e infase rioganizzativa. Il lettore/viaggiatorequel lavoratore che chiede la tutela delproprio lavoro e della propria condizio-ne, l’agognata soluzione finale è la defi-nizione finalmente attenta e positivadella sua integrità non scambiata comesemplice merce tra offerte che non sipreoccupano di riconoscere il giusto masolo l’utile.La fase attuale tenta di giungere al rinno-vo dei capitoli caratteristici di tutti i con-tratti: classificazione, orario e retribuzio-ne. Eppure su questo schema si articola-no scorribande di diverso segno. Compe-titori che minacciano la disarticolazionedel segmento merceologico per alzare laposta della propria adesione. Dall’altrosoggetti tradizionali che nel chiederetutele per le proprie aziende sono dispo-nibili a comprimere ogni ragionevoleattestazione del lavoro dei propri dipen-denti. Il risultato è che ogni tentativo ditrovare soluzioni viene sistematicamenteimpedito da posizioni datoriali fra loro

CONTRATTI DIFFICILI

Il CCNL della mobilità nellasezione attività ferroviarie

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contrapposte e mirate ad elidersi vicen-devolmente.NTV minaccia l’accordo con il commer-cio se non viene riconosciuta la partico-larità dell’avvio di una impresa indu-striale di notevoli dimensioni economi-che e finanziarie. FS sente minacciata lapropria leadership ed in nome della pari-tà di trattamento avanza richieste nongiustificate in termini di inquadramenti eorario di lavoro. Se poi, come è avvenu-to in Piemonte con ArenaWays, si sotto-scrive un’intesa nel solco della parità edel contratto della mobilità ferroviaria,invece che essere soddisfatti per averportato in “casa” un concorrente si chie-de al sindacato il ritiro della firma dalcontratto aziendale appena siglato inquell’azienda; quasi fosse una pregiudi-ziale al proseguimento del negoziato. La chicca, però, è rappresentata dalleproposte nel trasporto regionale avanza-te nella neo-società mista TreNord. Seb-bene FS/Trenitalia sia al 50% azionistadi quell’azienda lombarda, le richiestecontrattuali sono difformi e contraddit-torie rispetto al quadro contrattuale chesi sta negoziando a Roma. E non si trattadella contrapposizione Nord/Sud cara aqualche leghista; è una diversa letturadel trasporto regionale ferroviario chenon viene ipotizzato coerente fra il con-tratto nazionale e l’aziendale milanese.Indubbiamente una fase molto delicata

in cui il rischio che sal-tino le coordinate dellavoro e il nervosismosia la bussola con cuiorientarsi sul percorsosono elementi diun’unica prospettiva.La sensazione è chequalcuno giochi le suecarte per un contrattoaziendale molto forte earticolato indipenden-temente da un contrattonazionale che verrebbeaccantonato o quantomeno depoten-ziato. Non possiamo seguire tale strada deli-neata dai nostri interlocutori. Il CCNLresta l’elemento strutturale di maggiorerilevanza per la tutela del lavoro e pergovernare i processi in atto. Al suo inter-no va valorizzata ed incrementata laparte integrativa/aziendale in una logicadi corrispondenza fra il lavoro, il servi-zio che si svolge e le logiche di produtti-vità. Abbiamo bisogno di esaltare illavoro specifico in un quadro di determi-nazioni comuni.Per questo, i tentativi del maggiorimprenditore al tavolo (Federtrasporto)di avere un contratto pesante, dimensio-nato sui “particolari” di un serviziogeneralizzato non riteniamo possibileassecondarli. Sarebbe come ripercorrere

strade che hanno già vanificatol’universalità delle norme pat-tizie concordate.In dettaglio le questioni oggi dimerito che ci differenziano altavolo sono sostanzialmente sudue grandi temi.La polifunzionalità con laquale le proposte avanzatepuntano a descrivere un uni-verso indistinto fatto di figureprofessionali uniche in gradodi fare tutto. La fine della spe-cializzazione e per certi versianche un rischio per la sicurez-za e la professionalità. Nonneghiamo spazi di multi utiliz-zazione, ma non possono esse-re esclusivi e unici. Come sot-

toarticolazioni rileviamo altri elementidi difficoltà: i passaggi retributivi all’in-terno dei livelli, la discrezionalità dellevalutazioni aziendali, la qualificazionedel tempo di servizio intercorrente fra unparametro e l’altro.L’altro grande tema è l’orario. Su questocapitolo le proposte delle contropartipescano a piene mani in termini di flessi-bilità e di ampiezza dei regimi. Quelloche fin qui era conosciuto come flessibi-lità viene allargato ed elevato a normainderogabile (peraltro senza riferimentieconomici). In termini di utilizzazione larichiesta è sempre al massimo gradosenza distinguere tra tipologia di servi-zio e complessità del volume produttivo.Il risultato è che vengono richieste pre-stazioni identiche sia nel regionale chenella lunga percorrenza; sia per aziendeche sviluppano dieci treni al giorno cheper aziende che ne sviluppano ottomilaal giorno. Due elementi ulteriori da segnalare. Sulrapporto di lavoro abbiamo notato unappesantimento di norme che avrebberodovuto solo essere aggiornate al mutatoquadro normativo generale, mentre sul-l’aspetto retributivo il silenzio è assor-dante.Abbiamo utilizzato un ossimoro perchiudere queste brevi note in sintoniacon l’avvio della nostra riflessione. Ilviaggio è ancora lungo, ma abbiamo lapresunzione di aver chiara la direzione el’obiettivo per cui nessun “tranello”, lin-guistico o tattico che sia, potrà allonta-narci dalla positiva conclusione.

Salvatore Ottonelli

CONTRATTI DIFFICILI

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LE VIE DEL MARE 21

PER LE STRADE D’EUROPA

di ANGELO PATIMO

Il confronto dialettico, la discussionesui grandi temi sociali, quelli spe-cialmente sul lavoro e sulle proble-

matiche inerenti le iniziative a sostegnoper l’incremento della redditività dei la-voratori dipendenti, cosi come pure per ilmiglioramento della qualità della vita pergli stessi, ha sempre costituito percorsonaturale, democratico, per obiettivi, allafine, comunque in qualche modo, conse-guiti. Questo assunto vale per il lavoro ingenere, e per tutti i lavoratori. Vale mol-to meno, se non addirittura è assente, peri lavoratori marittimi. Una carenza che siè clamorosamente appalesata con la nor-mativa sul riconoscimento dei beneficiprevidenziali per il rischio amianto allaGente di Mare, categoria di fatto esclusadal suddetto riconoscimento.Un problema, quello dell’applicazione alsettore marittimo di tutta la generale,complessa, materia legislativa, che in-sorge poiché si vuole ignorare la specifi-cità del lavoro marittimo.Problema che, dalla legge 257 del lonta-no 27/3/1992, per la tutela dei rischi con-nessi alla esposizione all’amianto, si èsuccessivamente dispiegato in tutte leoccasioni in cui si è voluto intervenirenel settore attraverso processi riformati-vi di carattere generale. Cosi come pure si è successivamenteconfermato, con la normativa sui lavoriusuranti. Dalla quale lista, i marittimiimbarcati a bordo, come recitava il dl374/93, sono stati esclusi con il decretoattuativo DM 19/5/99, il cosi detto decre-to Salvi.Una legislazione generale, quindi, che,calata sul lavoro marittimo, costituisce,ormai, una vera e propria maledizioneper la Gente di Mare.Gente di Mare che, per essere tale, viene,

attraverso norme codicistiche, rigorosa-mente immatricolata in appositi registri.Va infatti precisato che, in considerazio-ne della specificità del rapporto del lavo-ro nautico, per il personale imbarcato suinatanti della Marina Mercantile Italiana,è, storicamente, in vigore l’applicazionedi una legislazione speciale che trova nelCodice della Navigazione e nel Regola-mento della Navigazione Marittima, lafonte primaria. Una maledizione, quella della legislazio-ne generale, che si perpetua, appunto perla Gente di Mare, ancora una volta, conl’entrata in vigore del dl 31/5/2010 n. 78,convertito in legge 30/07/2010, n. 122.Legge che prevede l’imposta sostitutivadel 10% sulle somme erogate ai lavora-tori per prestazioni correlate ad incre-menti di produttività, qualità, redditività,innovazione, efficienza organizzativa, ecollegate ai risultati riferiti all’andamen-to economico o agli utili di impresa o aogni altro elemento rilevante ai fini delmiglioramento della competitività azien-dale.Attività lavorative conferite ordinaria-mente per prestazioni in periodo festivo,in periodo notturno, per prestazioni di la-voro straordinario forfetizzato e non eper prestazioni di lavoro a turno.Tutte prestazioni, appunto, assolutamen-te intrinseche nel lavoro nautico, poiché,nella fattispecie, l’ attività lavorativa su-bordinata svolta a bordo viene conferitaper i servizi della nave. Nave, che costituisce un vero e propriostabilimento galleggiante che necessitadi essere in produzione ininterrottamen-te 24 ore al giorno, sia quanto, la stessanave, è in porto, sia quanto è in naviga-zione.Per la qual cosa, il personale imbarcato,svolge il proprio servizio, nell’ambitodel proprio grado e della propria mansio-

ne, per la sicurezza della navigazione,cosi come pure per la sicurezza del lavo-ro a bordo, anche relativamente alle ope-razioni commerciali, durante le ore ordi-narie e quelle eccedenti l’orario normaledi lavoro, con prestazioni in periodo not-turno, in periodo festivo, in turnazione.Servizio che, nella sua ordinaria esecu-zione, determina la efficienza organizza-tiva del lavoro nautico per la normale at-tività dello stabilimento galleggiante, ga-rantendo cosi competitività al sistemaazienda/nave, all’intero del cluster ma-rittimo, producendo redditività in via di-retta per l’impresa armatoriale, ed in viaindiretta a tutto l’indotto. Premesso quanto sopra, tanto per rima-nere in tema di maledizione, è insorta nelsettore marittimo una approfondita di-scussione, appunto, sull’applicabilità omeno, dell’imposta sostitutiva del 10%di cui alla legge 30/07/2010, n. 122.Questo, in considerazione del fatto che ilavoratori marittimi sono ancorchè di-pendenti di un sistema imprenditoriale,l’industria armatoriale nazionale, che be-neficia, tutta, della legge 27/2/98, n. 30,“Conversione in legge, con modificazio-

L’imposta sostitutiva del 10%e la gente di mare

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ni, del DL 30/12/97, n. 457 recanti dispo-sizioni urgenti per lo sviluppo del settoredei trasporti marittimi e l’incrementodell’occupazione.” Il cosi detto RegistroInternazionale.Trattasi di aziende armatoriali che bene-ficiano di agevolazioni sociali che abbat-tono considerevolmente il costo del la-voro.Questo, attraverso lo sgravio contributi-vo e per effetto dell’attribuzione, si cita,“ai soggetti che esercitano l’attività pro-duttiva di reddito derivante dalla utilizza-zione di navi iscritte nel Registro Interna-zionale” del, si cita ancora, “credito diimposta in misura corrispondente all’im-posta sul reddito delle persone fisiche do-vuta sulle retribuzioni corrisposte al per-sonale imbarcato di bordo su navi iscrit-te, ” appunto, “nel Registro Internaziona-le, da valere ai fini del versamento delleritenute alla fonte relativi a tali redditi.” E’ facile intuire che, più è alta l’imposi-zione fiscale sul reddito del lavoratoremarittimo, più è produttivo lo sgravio.Ma è anche vero che, in applicazionedella norma, per le aziende armatorialibuona parte del credito di imposta si tra-sforma in debito nei confronti dei marit-timi.Un debito tanto più consistente quantopiù aumenta la forbice tra quello fiscal-mente trattenuto per l’aliquota relativa alreddito, e quello relativo all’imposta del10%.Differenza di imposta che le aziende ar-matoriali devono restituire al dipendente.Questo è, fondamentalmente, il motivoche impedisce l’applicazione dellanorma.La storia si ripete. Per l’amianto, il moti-vo per il quale ancora oggi il beneficioprevidenziale non si applica ai marittimi,deriva dal fatto che le aziende armatoria-li si rifiutano di rilasciare al lavoratore ladichiarazione circa il curriculum lavora-tivo.In quest’ultimo caso, invece, si aggrap-pano a disquisizioni interpretative, oltre-ché a macchinose procedure burocrati-che, per sostenere la non applicabilitàdella norma.

Angelo Patimo

di MARCO VERZARI

Il 31 maggio u.s. è stata sottoscrittal’intesa per il rinnovo del ContrattoCollettivo Nazionale per il personale

delle imprese di pulizia e servizi integra-ti/multiservizi.La conclusione della trattativa è interve-nuta 17 mesi dopo la scadenza naturaledel contratto (31 dicembre 2009) ma, èparadossalmente da ascrivere ad un “suc-cesso” per un settore che da oltre 30 anniha registrato mediamente, nelle trattativedi rinnovo dei contratti, ritardi di oltretrenta mesi.Se per esprimere dellevalutazioni sui risultatiottenuti dovessimoconsiderare le difficol-tà, le condizioni di la-voro e gli stipendi esi-gui delle lavoratrici edei lavoratori del setto-re, ovviamente dovremmo sostenere cheè molto più grande il lavoro da fare chequanto prodotto con questo rinnovo con-trattuale.Le difficoltà derivanti dalle condizioniconsolidate negli anni e la estrema fram-mentazione delle imprese sul territorioche limita sensibilmente l’azione del sin-dacato ci impongono comunque una po-litica di costanti passi in avanti anche sepiccoli nelle dimensioni, per ristabiliteuna dignitosa tutela del reddito ed un so-stanziale miglioramento delle condizionilavorative per chi opera in questo settore.Per molti versi però questo è un rinnovocontrattuale innovativo per il settore, inprimo luogo, lo abbiamo già detto, per la“veloce” conclusione della vertenza, poianche nei contenuti stessi dell’accordo.Un aspetto importante da evidenziare ènella nuova struttura dell’articolo sulla

contrattazione di secondo livello.Il contratto già prevedeva una parte spe-cifica su questo tema però, di fatto, si trat-tava di un impianto normativo poco in-centivante e le condizioni presenti nelterritorio sino ad ora non hanno quindiagevolato uno sviluppo significativo diquesta opportunità di conseguenza, gliaccordi territoriali prodotti sono stati po-chissimi.Con il rinnovo del contratto si è intesosviluppare un modello in grado realmen-te di dare impulso al confronto territoria-le e dunque di far crescere il dibattito tra

le parti dove si svilup-pano e si presentano leproblematiche dei la-voratori e delle impre-se oltre a porre ulterio-ri,concrete, condizioniper migliorare il reddi-to delle lavoratrici edei lavoratori, preve-

dendo altresì, in caso di mancata defini-zione delle intese territoriali, un elemen-to di garanzia di 80 euro al secondo li-vello.Altra importante definizione è l’introdu-zione dell’assistenza sanitaria integrativaper le lavoratrici ed i lavoratori del setto-re. L’istituto, totalmente a carico delleimprese, prevede una contribuzione di 4euro per i lavoratori con orario contrat-tuale pari o inferiore alle 28 ore settima-nali, e di 6 euro per i lavoratori con ora-rio settimanale superiore alle 28 ore set-timanali.Una delle richieste insistenti delle con-troparti consisteva nella eliminazionedell’EDAR (Elemento Distinto ed Ag-giuntivo della Retribuzione), poiché se-condo le argomentazioni sostenute dalleimprese aveva terminato la sua funzioneassunta nell’ultimo contratto relativa-

UNA VICENDA “ESEMPLARE”

Firmato l’accordo per il rinnovo del contrattoper i lavoratori delle pulizie/multiservizi

Ora... diritti e regoleper valorizzare il lavoro

Un passo per rendere

visibili gli “invisibili”

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mente al recupero dei 36 mesi di ritardorispetto la scadenza naturale del contrat-to precedente.Ebbene, abbiamo colto l’occasione siaper confermare che i 20 euro dell’EDARdovevano essere garantiti a tutti i lavora-tori che per consolidarne il valore all’in-terno della retribuzione (questo istitutoaveva incidenza solo su 13ª, 14ª e Tfr). Infatti, attraverso la soluzione raggiuntatra le parti, che è stata utilizzare il valoredell’EDAR per incrementare l’elementodi anzianità forfettaria di settore previstodal CCNL, abbiamo aumentato l’inci-denza dello stesso su tutti gli istituti con-trattuali, abbiamo incrementato la basedi calcolo per i futuri aumenti contrattua-li, ed in quanto già detto, abbiamo, di fat-to, migliorato l’istituto dell’anzianità disettore fermo da anni (tra l’altro questaera una richiesta posta in piattaforma dal-la Uiltrasporti).È stato migliorato l’impianto normativosulla bilateralità destinando altresì il70% delle risorse agli enti bilaterali ter-ritoriali anche per rendere la fruizionedei servizi messi a disposizione dall’en-te bilaterale più vicini al territorio e quin-di ai lavoratori.

L’aumento economico previ-sto nel periodo di vigenza con-trattuale è pari a 70 euro al se-condo livello, il penultimo del-la scala parametrale di riferi-mento del CCNL.Infine, nell’analisi dei conte-nuti del rinnovo contrattuale,c’è da evidenziare che, anchein questo caso, sono state re-spinte le richieste che le con-troparti reiterano ormai da an-ni quali ad esempio la terza ri-presa lavorativa e l’assorbi-mento, in caso di lavoro sup-plementare nella sesta giorna-ta, di una delle indennità previ-ste dal CCNL (magg. 25% perlavoro in 6ª giornata, magg.28% per lavoro supplementa-re) con il principio che la per-centuale maggiore assorbe laminore. Insieme all’accordo di rinnovo è statosottoscritto dalle parti anche un avvisocomune in cui vengono segnalate alGoverno, attraverso il Ministero com-petente, quello del Lavoro, alcune pro-blematiche urgenti da risolvere per il

settore in tema di legalità, re-golarità, trasparenza e garan-zie per i lavoratori nel merca-to in una realtà quella dellepulizie, del multiservizi e deiglobal-service investita nellastragrande maggioranza deicasi, da gare di appalto pub-bliche e private.Un settore in cui il costo del la-voro copre oltre l’80% dei co-sti complessivi, spesso a ri-schio di dumping, con una pre-senza sostanziosa di forme dilavoro sommerso; un settore incui i lavoratori ad ogni cambiodi appalto,attraverso le assun-zioni ex-novo si vedono spessoannullare la propria storia lavo-rativa, le proprie mansioni, ilproprio livello di inquadra-mento; un settore che vive neiterritori di un’alta vertenzialitàper opporre, in molti casi, de-

nunce alle forme di sfruttamento che simanifestano nei confronti dei lavoratori;un settore che per tutto questo ha neces-sità indilazionabile di regole più forti ecogenti.Siamo convinti dunque della necessità dimigliorare e rafforzare il sistema di rego-le di questa realtà, per far emergere le im-prese migliori, sane, ed in regola e, so-prattutto, per migliorare le condizionieconomiche e di lavoro delle centinaia dimigliaia di lavoratrici e lavoratori chequotidianamente vi operano. Proprio per tutto ciò crediamo che unadelle regole, se non la più importante, siail Contratto Collettivo Nazionale di La-voro: dare contenuti, tempi certi, rispostein termini di miglioramenti economici,di garanzia del reddito e di contenuti nor-mativi in grado di rendere migliori lecondizioni delle lavoratrici e dei lavora-tori impegnati in queste attività,significavalorizzare il lavoro e dare a questi lavo-ratori una identità quindi non essere “ in-visibili ”.Questo è il fine per cui abbiamo lavoratonel confronto sul rinnovo del Contratto equesto rimane un obiettivo fondamenta-le per il futuro

M.V.

UNA VICENDA “ESEMPLARE”

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NELLA SOCIETA’ CIVILE 25

PER LE STRADE D’EUROPA

di SANTINO FORTINO

“L’ANCAM è a un bivio”così abbiamo titolato ilnostro articolo pubblicato

su “Per le Strade d’Europa” delle scorsesettimane. Articolo che, per la verità,aveva destato non poche preoccupazio-ni tra gli addetti e tra i lavoratori delTPL.Con le conclusioni del Direttivo nazio-nale dell’ANCAM svoltosi il 13 e 14aprile, il Presidente uscente RobertoBertocchi aveva infatti preannunciato lesue irrevocabili dimissioni.A seguito di un chiarimento politico-organizzativo sul merito e le originidelle dimissioni in parola, in una succes-siva riunione degli Organi Direttivi edEsecutivi dell’ANCAM medesima,Luigi Grassi del Circolo ATC di La Spe-zia è stato eletto alla Presidenza, Lucia-no Campoli del Cral COTRAL/METROdi Roma confermato alla Vice Presiden-za e Giorgio Vannini del circolo ATAFdi Firenze alla Segreteria.La vicenda personale di Bertocchi è notain tutto l’ambiente e sulla nostra rivistadi Aprile abbiamo tentato anche di ana-lizzarla in tutte le sue sfaccettature alfine di evitare di arrivare a quel famoso“bivio”, ma è evidente che poco puòvalere la ragione contro gli irrigidimentipolitici, contro le concesse e pericoloseintromissioni aziendali, contro le “picci-nerie” di qualcuno del Circolo Dozzadelegante il Bertocchi in ANCAM, con-tro l’ignoranza che è sempre foriera didifficoltà.Per chiarire ai nostri iscritti e ai nostrilettori la vicenda e per dovere di crona-ca, abbiamo intervistato l’uscente Presi-dente che in un evidente stato di com-mozione ci ha così risposto alle nostredomande:

Dom.: Presidente è da tempo chericopri questa carica in una Asso-ciazione in cui hai sempre credutoe che hai accompagnato per quantianni?Risposta: La data precisa non laricordo, dovrei fare una ricercanegli archivi, ma sicuramente perben oltre 20 anni ho ricoperto ilruolo di Presidente, anzi direi dipiù, di coordinatore di un motiva-tissimo gruppo di persone che contantissima volontà e poche risorseeconomiche, hanno saputo mante-nere a livello nazionale l’Associa-zione e hanno saputo inserirla in unriconosciuto contesto (Progetto)Europeo.

Dom.: ma le vere motivazioni delledimissioni vanno oltre quelle formali,puoi sintetizzare per i lavoratori dellatua e nostra Uiltrasporti, che cosa ti haportato a renderle irrevocabili?Risp.: E’ chiaro che dopo tanti anni nonsi interrompe un progetto per semplicestanchezza, purtroppo sono cambiateuna serie di situazioni politico-ambien-tali in maniera drastica che mi hannoconvinto dell’impossibilità di poter pro-seguire. Dopo troppi anni (34) di militanza nellaCGIL ho scelto di uscirne perché, nono-stante l’impegno nello svolgere un lavo-ro fatto soprattutto di volontariato anziesclusivamente di volontariato dedicatoal tempo libero, tutto passava nell’indif-ferenza e, a volte, pareva dare pure fasti-dio all’Organizzazione Sindacale.Questa mia scelta di cambiamento e diconvinta adesione alla Uiltrasporti, miha portato coerentemente all’opposizio-ne all’interno del Consiglio Direttivo delCircolo Dozza ATC, dove viene tenutauna linea politica che critico ritenendola

di basso profilo, corporativa, basata suricordi e nostalgie del passato che nonsono sicuramente da dimenticare, ma dasole non possono dare risposte ai lavora-tori di oggi. Il fatto più grave poi, è la perdita del-l’autonomia gestionale, a tutto vantag-gio dell’Azienda ATC. Dunque dimissioni irrevocabili, perchéoggi quando hai il coraggio delle scelte edelle prese di posizione, trovi i poteriforti dell’Azienda e delle altre Organiz-zazioni che ti sottraggono senza scrupoliogni strumento di tempo e di lavoro perpotere proseguire con i tuoi ideali. Seconsideriamo poi che ANCAM è un’As-sociazione di Circoli, prima che di per-sone, la coerenza mi dice che non rap-presentando più il circolo di Bologna, lamia figura diventava inadeguataa ricoprire anche tale ruolo, nonostanteil gruppo dirigente ANCAM mi pressa-va, mi dimostrava solidarietà e mi invi-tava a rimanere.

Dom.: l’azienda ATC, dunque, ha avutoun ruolo determinante, ci sono motivi dialtra natura oltre quelli politici?

L’ANCAM ha imboccato una stradaobbligata ma non voluta

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PER LE STRADE D’EUROPA

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Risp.: Sì, come ho già anticipato,l’Azienda oggi è determinante nellescelte gestionali del Circolo, come hapalesemente dichiarato il Presidente delCircolo di Bologna, Luigi Martino Torriin occasione dell’ultima AssembleaANCAM.L’Azienda si è inserita in un contesto didifficoltà economica del Circolo Dozza,decidendone poi una RIORGANIZZA-ZIONE dura e piena di sacrifici che per-sonalmente ho dimostrato di non condi-videre né nel merito, né nel metodo.

Dom.: tu sai che l’art. 11 della legge300 asserisce che il “Dopolavoro è unastruttura dei lavoratori”, come mai leOrganizzazioni Sindacali di Bolognahanno abdicato al loro ruolo e alla lororappresentanza?Risp.: Sì, conosco la legge 300, ed è pro-prio su questa che mi sono arroccatorifiutando compromessi e mediazioni,convinto così di difendere la mia dignitàe quella della UILT che rappresento;considero di fatto le altre Organizzazio-ni che hanno abdicato al loro ruolo privedi dirigenti sindacali preparati sullamateria del tempo libero e sulle suegrandi opportunità.

Dom.: ti hanno ricollocato in servizionella tua vecchia qualifica, a prescinde-re che professionalità come le tueandrebbero utilizzate se non sfruttate,come ti sei sentito, che emozioni haiprovato, che prospettive vedi?Risp.: emozioni forti, sono tornato inguida dopo 12 anni nel giro di 10 gg.con solo 12 ore di corso di formazione,con la totalità dei mezzi a me sconosciu-ti e che come i 18 m. autosnodati nonavevo mai guidato e con tutte le linee damemorizzare.Sinceramente nei primi giorni qualchetimore e paura sono emozioni che hoprovato, ma via via che il tempo passavaho riacquisito la sicurezza necessaria persvolgere quello che poi di fatto era ed èil mio mestiere primario.L’emozione veramente positiva che stoprovando, è la ripresa di rapporti con imiei colleghi estremamente gratificante

per la loro disponibilità, solidarietà edamicizia. Per l’Azienda invece, sono un condu-cente in più, che cerca di dimostrarsisempre il più professionale possibile neltempo di lavoro e il più autonomo e libe-ro nel tempo di non lavoro e in futuroun sindacalista volontario e pure rabbio-so, impegnato per la difesa della dignitàe dei diritti dei lavoratori.

Dom.: tu sa bene che la UILTRASPOR-TI di Bologna, quella Regionale eNazionale hanno sempre sostenuto l’as-sociazionismo e la crescita dei CRALnella nostra e nelle altre categorie, per-

ché secondo te le altre OOSS trascuranoquesto vitale settore che è un indottoimportantissimo non solo per le stessema anche per le Aziende e soprattuttoper i lavoratori?Risp.: In parte ti ho già risposto dichia-randoti il mio pensiero sulla carenza cul-turale delle persone all’interno dellealtre OOSS, che spesso considerano iltempo di non lavoro solo come unmomento ludico aggregante (cene, gite,tornei sportivi etc.). Oggi dove i contratti di lavoro si fannosui recuperi di produttività, non capireche i Circoli possono essere fonte disalario differito (convenzioni, scontisti-che, accordi etc.), servizi primari per lefamiglie (turismo sociale, campi estiviper i ragazzi, asili aziendali, vacanzestudio etc.), migliori condizioni di lavo-ro (gestione mensa/bar, zone sosta per iconducenti etc.) è inconcepibile.Non pensare a tutte le opportunità che iCircoli nel tempo libero potrebberoorganizzare, mi fa pensare a una miopiadi queste OOSS, mentre è ormai certo

visti i comportamenti, l’invasione delleAziende che come a Bologna entranotogliendo autonomia ai lavoratori.

Dom.: sai che Astra e Anav sono rimastesbalordite della tua decisione, quel“feeling” che avevi saputo creare con leAssociazioni Datoriali e con le maggioriAziende Europee, ora che fine farà, cisaranno le capacità e ancora la vogliadi continuare?Risp.: sono felice di rispondere a questadomanda, in quanto questa era la partepiù ambiziosa e innovativa del nostroPROGETTO, ricordo con piacere ilConvegno alla Fiera di Verona, doveabbiamo coinvolto le AssociazioniDatoriali nel tema “Il ruolo dei Circolinegli anni 2000” o il Progetto “Il postoguida che vorrei”, dove il test di unatrentina di autisti delle varie aziende ita-liane, ha potuto dare un contributo agliingegneri progettisti di Bus. Iniziative nuove che attualizzano emigliorano il rapporto tra lavoratore eazienda . Mi auguro che questo progettopossa essere condiviso e portato avantida altri ai quali eventualmente non sot-trarrò la mia collaborazione.

Grazie Roberto, prendiamo tutto comeun augurio affinché si possa continuarequel lavoro che faticosamente aveviimpostato e gestito e che ora per “picci-nerie mentali” hai dovuto lasciare. LaUIL trasporti può contare su di te?Risp.: Sicuramente sarò a disposizionedell’Organizzazione che potrà contaresu di me, come spero che la Uiltrasportipossa portare avanti alcune esperienzeda me e da ANCAM proposte.Vorrei ricordare che nel 2012 ci sarà ilsesto FORUM internazionale da tenersiin Croazia e che fa seguito a quelli tenu-ti a Roma, Parigi, Ginevra, Bologna eancora Parigi e, ove non ci fosse la pos-sibilità di mantenere in essere le iniziati-ve collettive già deliberate dai ANCAM,spero che l’Organizzazione UILT siimpegni a partecipare, se lo dovesse rite-nere necessario come credo. Io sono sempre a disposizione.

Santino Fortino

NELLA SOCIETA’ CIVILE

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TEMPO LIBERO 27

PER LE STRADE D’EUROPA

di S.F.

Nella sede Confederale di ViaLucullo a Roma, martedì 14giugno u.s. la componente sin-

dacale UIL della FITEL Nazionale si èincontrata e confrontata sulle tematichedel tempo libero e su alcune recentivicende inerenti i rapporti che intercor-rono tra i vari rappresentati delle confe-derazioni CGIL CISL e UIL, facentiparte del Comitato di Presidenza Nazio-nale dell’associazione.Provenienti da tutte le regioni del Paese iresponsabili degli organismi nazionali eregionali, nella sessione mattutina svoltaalla presenza del Segretario Organizzati-vo Confederale Carmelo Barbagallo,hanno affrontato il problema dei rappor-ti che negli ultimi tempi si sono acuiti alpunto da mettere in crisi quelli politici epersonali che intercorrono tra i nostrirappresentanti Giovanni Ciarlone, RitaTommasini, Luigi Maiello e, soprattutto,la componente CGIL con il Presidente

Luigi Pallotta in testa,mentre la componenteCISL dimostra di agire inmaniera fin troppo oppor-tunista.Si potrebbe dire che ognu-no fa il proprio gioco, equesto sta nelle cose, ma èopportuno rammentarsiche la FILTEL è l’unicaorganizzazione confedera-le dove si respira ancoraun’aria unitaria, che diquesti tempi è cosa rara e,aggiungo, meritoria.Essere radicali se nonaddirittura prepotenti neimeriti e nei metodi puòdare illusioni, ma allalunga non porta da nessu-na parte.Il decisionismo centralizzato, il mancatoconfronto, l’arroganza, la non curanzadelle conseguenze sono difetti e nonpregi dello “stare insieme” che è la stel-

la polare della Federazione Ita-liana Tempo Libero.La FITEL, con la capillaritàdelle sue strutture, con la parte-cipazione dei lavoratori e deicittadini, è garanzia di avanza-mento culturale e civile, maanche di socializzazione, diautorganizzazione e autoge-stione ed è una ricchezza nonsolo individuale ma dell’interasocialità del Paese.Il Segretario Confederale Car-melo Barbagallo, ha registratole differenzializzazioni esisten-ti che riguardano sia le sceltepolitiche e organizzative, sia leconseguenti ripercussionianche di ordine economico. Hadichiarato che la UIL Confede-rale farà quanto possibile enecessario per risolvere il pro-

blema, con la piena soddisfazione ditutti.Nella sessione pomeridiana di questoincontro, si è discusso di Bilateralità conil Segretario Confederale GuglielmoLoy, che ha introdotto l’argomentofacendo riferimento al contesto in cuisiamo oggi, sia dal punto di vista con-trattuale che delle normative e della legi-slazione esistenti, al netto della titolarie-tà delle parti sociali.La Bilateralità non può essere ricondottaa una mera fornitura di servizi ma dovràcreare i presupposti per essere un centrodi conciliazione, di concertazione, dicertificazione, di contrattualità e, perchéno, anche di sostegno ad un nuovo Wel-fare che sta sempre più prendendoforma.Giovanni Ciarlone ha chiuso poi ilavori di questa interessante giornata diconfronto tra i responsabili territorialie nazionali della FITEL, i cui risultati edecisioni saranno portati come contri-buto al prossimo Consiglio Nazionaledell’Associazione del 22 giugno 2011.

Confronto a tutto campo sulle tematichedella componente della Uil della Fitel

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CHI NON RISPETTA I LIMITI DI VELOCITÀ,NON RISPETTA NIENTE.

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LE LEGGI 29

PER LE STRADE D’EUROPA

di CLETO CATALANO

Il 20 marzo scorso è entrato in vigoreil decreto legislativo 4 marzo 2010,n. 28, che, in ottemperanza alla

direttiva del Parlamento Europeo2008/52/CE e del Consiglio del 21 mag-gio 2008, . introduce nel nostro sistemagiudiziario l’istituto della mediazioneobbligatoria per la conciliazione dellevertenze civili e commerciali relative adiverse materie, quale condizione diprocedibilità dell’azione giudiziaria.Tale decreto legislativo ed il conseguen-te decreto ministeriale si muovono nellastessa logica che ha guidato il legislatorenel riformare il processo del lavoro, valea dire, valorizzare al massimo la giuri-sdizione volontari sia per accorciare itempi per la definizione delle controver-sie civili in varie materie, sia per ridurrenel tempo gli organici della giustiziacivile ed , eventualmente, impiegare unaparte di essa in campo penale.Il legislatore, per così dire, per invoglia-re o meglio dirottare i cittadini italianiverso la giurisdizione volontaria, anzi-

ché quella ordinaria, siserve del bastone e dellacarota.La carota è rappresentatasoprattutto dai tempi vera-mente ristretti occorrentiper la definizione delle con-troversie civili, nonché daagevolazioni fiscali (quali ilcredito di imposta) e dellaesenzione di alcune spesedi bollo e di registrazionedegli atti. Fino ad euro50.000 è prevista l’esenzione, la even-tuale eccedenza viene calcolata sempredetraendo detti 50.000 euro.Il bastone è rappresentato dalle conse-guenze negative sul piano giudiziario,qualora non si acceda al procedimento dimediazione chiesto dalla parte cheintende far valere un qualche diritto oqualora il giudizio intentato da parteistante o dalla parte resistente si conclu-da completamente o parzialmente rispet-to alla proposta formulata dal mediatore.Sicuramente se ci si trova di fronte aduna azione temeraria da parte dell’istan-

te o ad un compor-tamento pretestuo-so da parte delresistente, il puntodi vista del legisla-tore è condivisibileed encomiabile,ma se in entrambi icontendenti sonoriscontrabili com-portamenti inbuona fede, ciòsignifica una note-vole limitazione aldiritto di agire ingiudizio, se unadelle parti in causa

ritiene di aver subito una lesione noncorrettamente valutata dal mediatore. E’ovvio che la limitazione non riguardasolo la parte attrice ma anche quella con-venuta. Pur essendo per principio favorevole alricorso alla giurisdizione volontaria perla definizione delle controversie, cosìcome disposto dal decreto legislativo n.28/2010, o da altre norme previste dallaattuale legislazione o, ancora, da normecontrattuali, credo che il decreto avrebbedovuto tenere in maggior conto:- della necessità di tenere i costi dellaprocedura di mediazione a livelli più perle classi più deboli, che non sono soloquelle con diritto al patrocinio gratuito;- della opportunità di elevare il limite delcredito di imposta (500 euro nel caso lamediazione riesca e 250 euro nel casoabbia esito negativo), spalmandolo incaso di incapienza in più di una annua-lità. Va notato che il decreto non prevedeesplicitamente alcun rimedio nei con-fronti di un atto di conciliazione viziatoda errori materiali o peggio ancora daerrori commessi dal mediatore nella for-mulazione della proposta di conciliazio-ne, poi accettata dalle parti, per cui sideve dedurre che possano essere posti in

LA MEDIAZIONE: UN IMPORTANTISSIMOSTRUMENTO PER LA CONCILIAZIONE DELLECONTROVERSIE CIVILI E COMMERCIALI

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30 LE LEGGI

atto i rimedi relativi agli atti di transa-zione.Ancora, il legislatore mentre, a giustaragione ha disposto che il verbale diconciliazione non possa essere omolo-gato se il suo contenuto è contrarioall’ordine pubblico o a norme imperati-ve, nulla ha disposto circa la responsabi-lità del mediatore e dell’organismo dimediazione. Anche in questo caso irimedi applicabili vanno ricercati nellalegislazione ordinaria.Va anche osservato che mentre è stataregolata e definita la procedura dimediazione, nonché in maniera tassativala sua durata, non sono stati previsti itempi per la omologazione del verbale diconciliazione, che nell’ottica in cui si èmosso il legislatore dovrebbero essereinderogabili.L’accordo tra le parti che ponga fine aduna controversia in tempi brevi ed inmaniera soddisfacente per tutte le partiin causa è sicuramente da preferirsi aduna definizione della lite in sede giudi-ziaria, non solo e non tanto per i tempieccessivamente lunghi con i quali arrivala sentenza definitiva, quanto per le con-seguenze di natura economica e psicolo-gica che comporta un processo che duraper un lungo arco della vita dei conten-

denti. Quindi sipuò dire che ildecreto, almeno invia teorica, va nelladirezione giusta,salvo i nei sopraevidenziati (facil-mente emendabili)resta da verificarequali saranno irisultati pratici, inquanto si tratta diintervenire nonsolo sulla mentalitàdelle parti in lite,ma anche e soprat-tutto sui professionisti che operano nellagiustizia civile.Molte controversie potrebbero esseredefinite sol che si maturasse il convinci-mento che l’azione giudiziaria deve rap-presentare “l’ultima ratio” Voglio diresommessamente che tutti gli operatoridel settore dovrebbero adoperarsi mag-giormente presso i propri assistiti al finedi arrivare ad una conciliazione della liteattraverso una transazione stragiudizialesenza dover ricorrere né ad organismi dimediazione, né al giudice. Certo si trattadi una nuova cultura del diritto cheandrebbe sollecitata e premiata.

Il decreto legislati-vo n. 28/2010, ineffetti, allorchèpone a carico del-l’avvocato l’obbli-go di informare ilcliente che, primadi iniziare l’azionegiudiziaria, è indi-spensabile, ovvia-mente per i casiprevisti dal decre-to, chiedere ad unodegli organismiabilitati il tentativodi mediazione, simuove in questadirezione. Inoltre non bisognadimenticare che laparte che ritiene diaver subito una

lesione dei suoi diritti può direttamente,senza l’assistenza legale, fare istanza perchiedere, appunto, l’esperimento deltentativo do mediazione.Il ministero della Giustizia dovrebbe,sempre a mio modesto parere, pubbliciz-zare di più e meglio le finalità alla basedelle novità normative introdotte nelnostro sistema giudiziario, sia attraversospot mirati, sia attraverso sceneggiatiche, meglio di una attenta lettura deltesto, possano convincere i cittadini ita-liani non solo della convenienza di uti-lizzare lo strumento della mediazione odancor meglio quella transazione con osenza l’assistenza legale.In chiusura voglio esprimere i mieidubbi e perplessità sulla opportunità checollegi, albi, ordini professionali, alcuniaddirittura a semplice domanda, possanocostituire organismi di mediazione. Ilrischio di condizionamento di tipo psi-cologico- professionale può far perderedi vista che la proposta di conciliazionedel mediatore si deve basare solo sulprincipio di equità. Né va dimenticato alriguardo che il mediatore per formularela proposta di mediazione può avvalersidell’ausilio di periti accreditati presso ilTribunale locale.

Cleto Catalano

P.S. Sull’argomento affrontato daquesto articolo è in corso di pubblica-zione un “quaderno d’informazione”di cui daremo cognizione nel prossimonumero.

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SOFFIA IL VENTO... 31

PER LE STRADE D’EUROPA

Non è semplicemente una brezzaquella che spira in questo mo-mento in Italia. Sono mille refo-

li che pervadono ogni angolo dello Sti-vale, sono centinaia di folate che scom-pigliano la Penisola, sono raffiche chescuotono il Bel Paese, è un vento vigo-roso che stupisce e disorienta. Per ilmomento non è poderoso come un ura-gano, ma la speranza è che lo diventi.Che ci fosse del fermento qualcuno sene era accorto, ma con la manifestazio-ne del 13 febbraio a Roma, tutti hannodovuto prendere coscienza che qualco-sa stava cambiando. Al grido di “Se nonora quando?” un milione di donne (maanche di uomini) si sono radunate intutta l’Italia. A piazza del Popolo, dopoche nel silenzio è stato calato dal Pin-cio uno striscione con la scritta “Vo-gliamo un Paese che rispetti le donne”,si sono susseguiti gli interventi: opera-ie, giornaliste, studentesse, insegnati,scrittrici, sportive e migranti. Le “ec-

cellenze” e le donne comuni. Un uni-verso perlopiù al femminile. Ma voglioandare oltre la manifestazione, valsacome presa di coscienza; che le donnece la possano fare, anche senza “le quo-te rosa” e “le pari opportunità”, lo ve-diamo tutti i giorni in mille occasioni.Donne che hanno “bucato lo schermo”,con grinta e sacrificio. La Sig.ra Mon-talcini ha sacrificato la sua vita privataper donare al mondo la sua scienza eintelligenza. Madre Teresa ha abbando-nato gli agi della famiglia per assisterei poveri di Calcutta, elargendo amore ecapacità a piene mani. La Marcegagliaha dovuto tirare fuori tutta la grinta“umanamente” possibile, per farsi spa-zio in un ambiente maschile per eccel-lenza e arrivarne ai vertici. Alcune han-no spianato la strada ad altre, ma nonè con le “quote rosa” che la Camusso èdiventata il Segretario Generale dellaCGIL, non è per “par condicio” che Con-cita de Gregorio dirige la testata “Uni-

tà”. Non è certo per il “lato b” che ab-biamo la Bindi alla Camera. Non le vo-gliamo donne che si fanno strada né colcorpo né con le concessioni. E soprat-tutto non vogliamo le igieniste denta-li, le subrettine, le attricette e le mag-giorate al Governo. Non sono indigna-ta per la mercificazione del corpo diqueste donne, ognuno secondo me,può vivere la propria moralità comevuole, tutto è lecito sin quando non sivalicano i confini degli altri. E non ciimporta nemmeno della campagna diRicci per difendere “le veline”. Non ciscandalizziamo dei costumi più o menoaudaci, come nemmeno ci scandalizza-no le pubblicità con donne svestite. Senon ci piacciono, giriamo pagina ocambiamo canale. Ci scandalizza inveceuna Gelmini come Ministro della Pub-blica Istruzione, che non conosce nem-meno l’italiano, come abbiamo appura-to in diverse occasioni, e che definisce“ inutili amenità” alcuni corsi di laureacome “scienze della comunicazione” ereputa ci siano dei “radical chic” nellapiazza della manifestazione “Se nonora quando?”. Sono convinta che inve-

...e il cielo si tinge di rosa

di CAROLA PATRIARCA

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32 SOFFIA IL VENTO...

ce la maggior parte delle donne (e an-che uomini) scese a manifestare sonostate mosse solo da una sana voglia dirinnovamento, non solo di governo maanche di morale. Suor Eugenia Bonetti ricorda che biso-gna “dare voce a chi non ha voce, allenuove schiave che vengono nel nostroPaese pensando di trovare un futuro mi-gliore. E’ per loro e per tutte noi che fac-cio appello perché sia riconosciuta la di-gnità della donna. Di queste schiave sia-mo sorelle e madri, per noi e per lorodobbiamo dire basta a questo indegnomercato del mondo femminile, a quei di-ritti umani fondamentali che sono ne-gati”. Sul petto la Camusso esibisce lo slogan“Non più disposte a farci consumare” edal palco spiega: “Vorrei abbracciaresimbolicamente tutte le donne giovani enon che lottano contro la precarietà, evogliono lavorare e non vogliono senti-re su di loro quello sguardo che sviliscee offende. Vorrei che la giustizia fosseuguale. Vorrei che quando si parla diminorenni si pensasse allo studio, algioco, al futuro. Vorrei un Paese conuna sola morale, perché quella doppiaoffende e nasconde la nostra dignità.Vorrei, ma so che è così, che libertà, de-mocrazia, sesso, donne, futuro, fosserodi nuovo parole pulite”. Non parole al vento, ma un uragano diparole. E che un vento nuovo sia parti-to dalla manifestazione ce ne siamo ac-corti anche alle ultime elezioni regio-nali. Rosalba Colombo è nuovo sindaco

di Arcore, donna e di si-nistra. Il suo primocommento è stato “Lamia vittoria ha un dop-pio valore. Sia perché hadimostrato in manieranetta che i cittadini diArcore vogliono cambia-re, credono in un pro-gramma condiviso e inun nuovo stile di farepolitica. Ma è una doppia sfida vinta an-che perché sono una donna”. Anche aMilano c’è un vice sindaco donna e unanuova giunta con il 50 percento al fem-minile. Si potrebbe obiettare che primac’era la Moratti, ma quello che vorrem-mo far capire è che importante non è“essere donna”, ma agire e ragionare“da donna”, con la concretezza che cicontraddistingue, con i valori e con lecapacità. E, infatti, i voti sono arrivati.Ora vorrei dire: non è che quando an-diamo a votare scegliamo la prima don-na che troviamo sulla lista, per bisognodi corporazione. E non trovo giustonemmeno che gli uomini votino le can-didate solo perché c’è l’indicazione delpartito per non fare brutta figura. Nonè d’immagine che parliamo, ma di so-stanza. Nessuna si augurerebbe mai diavere uno Scamarcio al Ministero del-l’Economia o un Raul Bova alla Difesa.Sono belli e di rappresentanza, saran-no anche intelligenti, ma non ci comu-nicano nessuno spessore politico. Inve-ce con le donne è accaduto, ma ora ilvento sta cambiando. Le nostre delega-

te ci rappresentano conil cuore e con la testa.Vorrei aggiungere cheanche i “meravigliosi”risultati dei referendumsono merito delle don-ne, ma per non essereaccusata di faziosità, di-co che la vittoria è delledonne e dei loro uomini.Ho parlato sin ora di“eccellenze”, ma anche irefoli citati all’iniziohanno la loro importan-za. Nel nostro sindaca-

to, sotto uno strapotere maschile,qualche donna si è affacciata. Magariall’inizio non osteggiata dalla competi-tività, anzi aiutata proprio dal doveredi inserire le famose “quote rosa”, mapoi si sono fatte conoscere e apprezza-re. Abbiamo una Panetta, che con ca-parbietà ha raccolto i consensi dellastragrande maggioranza degli Assisten-ti di Volo, anche a costo di essere vili-pesa e ingiuriata. È sopravvissuta allemaldicenze, ha studiato, si è dedicatacompletamente al sindacato ed ha ot-tenuto il suo successo. Abbiamo la Rossi, che forse entratanello stesso modo nella struttura, al-l’inizio sembrava eterea come la suaprofessione, ma con caparbietà, passio-ne e capacità si è fatta valere come“Addetta Stampa”. Anche lei ha dovu-to rinunciare a una vita, non dico piùtranquilla, ma sicuramente più prag-matica. E queste sono solo due dellenostre “eccellenze”, ce ne sono tantealtre, ma poi ci siamo tutte noi, le me-diocri, le ordinarie, che lavoriamo conpassione, dando tutto ciò che è alla no-stra portata per far si che il vento cam-bi. Tutte noi donne che affrontiamo unsociale che è maschile per eccellenza.Che ci facciamo carico della casa, dei fi-gli, del lavoro, del compagno, del traf-fico, delle bollette, della cucina e diquant’altro facevano le nostre madri,ma con dieci ore meno al giorno. E conun impegno in più, rafforzare quel ven-to nuovo, in modo che se a nostro fi-glio, cresciuto nel rispetto per l’indivi-duo, le capacità e la professionalità,viene voglia di un caffè… chiami il bare non la segretaria!

Carola Patriarca

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LA UIL NEL TERRITORIO: QUI PARMA34

PER LE STRADE D’EUROPA

Il percorso intrapreso fino ad oggi dallanostra segreteria, ha valorizzato e incen-tivato il processo comunicativo verso inostri tesserati e non, con un obiettivocostituito dal fornire informazioni utili,in tempo reale e comprensibili per tutti.Nei mesi trascorsi, sono state attivatediverse convenzioni ed agevolazioni peri nostri iscritti. Nota di merito sicura-mente da sottolineare è quella del servi-zio di compilazione del modello 730 adun costo irrisorio, tenuto conto dell’ero-gazione gratuita delle tessere ADOC eUNIAT, inoltre attualmente la segreteriasi sta attivando per fornire un servizio diconsulenza legale tramite professionistidell’ordine, questo infatti permetterà difissare un appuntamento presso la nostra

sede con il legale convenzionato, for-nendo la consulenza richiesta a titologratuito per tutti gli iscritti che ne faran-no domanda.I risultati non si sono fatti attendere: dasegnalare in particolare, la crescita espo-nenziale nel settore degli ausiliari dellasosta, dove le competenze e professiona-lità della nostra delegata Maria StellaVannacci hanno segnato e segnerannoun percorso importante.Sul trasporto pubblico locale di Parmada mesi è stato avviato il procedimentodi gara a doppio oggetto, per la venditadi parte delle quote societarie della loca-le azienda TEP S.p.A., che manterràcomunque il capitale a maggioranzapubblico, un delicato momento, non

privo di tensioni, è stato ugualmente tra-dotto grazie all’impegno della segreteriaUiltrasporti unitamente a Cisl, Cgil eFaisa, in un protocollo a salvaguardiadella tutela occupazionale dei dipenden-ti, con elementi per gestire eventualiridondanze organizzative e con il pregiodi escludere eventuali ricorsi all’allegatoA art 26 del R.D. 148 per la gestione dieventuali esoneri. In questi giorni inoltre è stata recepitanotizia nel merito del probabile rientrodel capitale investito da TEP pressol’istituto di credito MB banca in ammi-nistrazione controllata ed oggi in liqui-dazione: il buon fine di tale operazionegarantirebbe la tranquillità di sostenereal meglio i futuri investimenti aziendali.

Un appunto di storia

dalla nostra redazione EMILIA-ROMAGNA

22 Novembre 2010 : Rinnovo ai vertici della Uiltrasporti diParma, viene eletto segretario generale Gianni Sciortino, uni-tamente ai tre segretari provinciali, Fabio Piccinini, FabioGaleotti, Alberto Ferrari.

elezioni 2011 RSU TEP S.p.A.

Grazie! A tutti i la-voratori che hannoespresso fiducia ainostri delegati Ali-novi Luca e ZanettiEmilia e alla nostraorganizzazione.

I delegati Alinovi eZanetti hanno otte-nuto una perfo-mance di tutta invi-dia con un bacinodi voti che è andatooltre gli iscritti del-la segreteria azien-dale, un risultatoche di sicuro risul-ta essere di buonauspicio per il futu-ro e un serio impe-gno di lavoro nellanuova RSU azien-dale.

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LA UIL NEL TERRITORIO: QUI MILANO 35

PER LE STRADE D’EUROPA

di LUIGI CHIARI

Il 7 e l’8 mettiamoci anche il 9 giu-gno - per cui lo stesso film di oggil’ho già rivisto.

Perché oggi dopo un’estenuante attesadi ore, e dopo un notturno tour de force,inizio ore 7 dell’8 giugno fino al mattinodel 9 giugno ore 7, i Segretari Nazionalise ne vanno a schiacciare un pisolino dipochissime ore al ritorno dopo un’ulte-riore ristretta, tornano in plenaria percomunicarci che non ci sono le condi-zioni per chiudere.Allora, vediamo un po’: propongono efanno un grosso richiamo alla responsa-bilità politica per chiudere velocementeun contratto, ormai si sfiora l’anno e piùdi trattativa, le aziende pubbliche concontratto Federambiente rischiano il fal-limento come tali e ancora una volta nonci sono le condizioni per chiudere. Macosa vogliono ancora?1. La parte economica ha, di fatto, una

possibile condivisione di arrivare adun aumento che è quasi in sintoniacon la piattaforma rivendicativa pro-posta.

2. Sull’assistenza sanitaria esiste unpossibile accordo per un capitolo dispesa da inserire nel CCNL

3. Malattia: nella contrattazione di 2°livello sulla produttività, sulla base di

una media nazionale del settore, se sisupera il tetto che sarà stabilito,saranno decurtate, economie legate alpremio di produttività. Il compartoprolungato esiste di massima unacondivisione di non toccarlo, semmaidetto in parole povere deve essereFISE a introdurre la regola di prolun-gato.

4. Esternalizzazioni: destinazione del5% nazionale con possibilità di porta-re al 15% il livello territoriale, subase gara, per la raccolta e spazza-mento comunque legata al contrattodi servizio. L’eventuale accordo èvincolato al rinnovo del CCNL FISE.

5. Orario multiperiodale, quasi condivi-so, richiesta di alzare sino a una pre-stazione lavorativa a 46 ore settima-nali nei 6 mesi, ma che comunque lamedia è quella delle 36 ore settimana-li con la possibile eliminazione dellepercentuali.

6. Tempo tutta; fuori dall’orario di lavo-ro.

7. Classificazione del personale; costitu-zione di una Commissione Nazionaleche entro dicembre corrente annodovrà dare il merito della Commis-sione trattante.

8. Rappresentanza: entro dicembre cor-rente anno una nuova normativa cheespliciti i compiti della RSU.

9. Per il resto delle normative contrat-tuali dovranno essere definiti deiparametri minimi e massimi per leeventuali modifiche e che non siaoggetto dell’eventuale intesa contrat-tuale raggiunta.

Ma allora la primavera è arrivata ed ègià molto avanti, il 21 giugno si passaall’estate, di fatto le controparti non sisono svegliate.

Allora io dico: perché questo immobili-smo, è perché siamo come sindacatoincapaci? Oppure le controparti (FEDE-RAMBIENTE) ci prendono per i fon-delli? Sono per la seconda affermazione.La pazienza ha i suoi limiti, la vogliasarebbe quella di urlare ai quattro venti enon solo, ti verrebbe voglia di bloccaretutto, di fare barricate di rifiuti, ma que-sto non si può fare, sei legato alla legge146/90 e sue successive modifiche,quindi immobilismo totale.Il giorno 14 giugno ci dicono che faran-no il direttivo di Federambiente quindisi pensa ad un deliberato, e se così fosse,il 15, 16 e il 17 giugno, date già pro-grammate per una ulteriore fase di lavo-ro trattante, saranno determinanti ai finidella chiusura contrattuale o della even-tuale sospensiva. Lo spero, lo sperano i lavoratori e se nonconcludi, bè credo debba essere data unaspallata forte ad un sistema sempre piùinaccettabile per non usare altri aggetti-vi. Ciao il Chiari è stanco, ma il mioamico Milloni mi diceva: non mollaremai Luigi che siano pubbliche o privatele aziende, sono sempre governate conla mentalità padronaleAveva ragione ne farò tesoro di vita.

Da Roma a Milano ancora in trenosulla via del rientro rifletto a voce alta

dalla nostra redazione LOMBARDA

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LA UIL NEL TERRITORIO: QUI VENEZIA36

PER LE STRADE D’EUROPA

I porti: realtà complessa.Questa giornata di confronto tra tutti gliattori presenti determina senza dubbi lavolontà degli enti preposti, dell’autoritàportuale e delle società che vi operano diaffrontare mettendo a fattor comuneesperienze e progetti tesi alla operativitàdel sistema portuale salvaguardando conl’intenzione in primis, di salvaguardarel’incolumità degli addetti grazie ancheall’impegno formativo di C.F.L.I per lasicurezza nell’ambito lavorativo.Dopo il disastro di linate, con un bilan-cio finale di 118 vittime, il più graveincidente aereo mai avvenuto in Italial’8 ottobre 2001, da quel momento ho

iniziato a sentire parlare seriamente disicurezza sui posti di lavoro. Parlando di sicurezza nei porti, oggimi sono reso conto da esterno che i portisono ambiti di realtà complesse dovevengono svolte operazioni sia a bordonave che a terra la loro particolaritàrende inevocabile la specificità del lavo-ro portuale, la molteplicità dei soggettipresenti nei porti rende indispensabileun’azione di coordinamento tra autoritàmarittima, autorità portuale, ispettoratodel lavoro, INAIL ed altri organismipreposti ai diversi tipi di controllo edanche alla individuazione delle respon-sabilità delle imprese, dei terminalisti,

degli armatori e di tutti i soggetti privati.La realtà dei porti dimostra che il pro-gresso tecnologico non ha portato con sèquel miglioramento delle condizioni dilavoro che ci si poteva attendere, anzi, iporti sono divenuti via via sempre piùpericolosi fino ad oggi. Le mansioni degli operatori sono cam-biate in modo radicale, con un diffusoutilizzo di attrezzature e mezzi di tra-sporto. Ad aumentare i rischi congiurano lestesse caratteristiche del lavoro portuale,che muta di giorno in giorno a secondadei carichi, richiede ritmi elevati e mettea confronto i lavoratori del posto con

Introduzione:Dr. Franco Sensini - Segretario Generale Autorità Portuale di VeneziaTiberio Piattelli - Comandante del Porto di VeneziaSaluti: Elena Donazzan - Assessore all’istruzione, alla formazione ed al lavoro della Regione

VenetoPaolino D’Anna - Assessore alle Politiche e Servizi per l’Occupazione e il lavoroGiorgio Orsoni - Sindaco di VeneziaTavola rotonda Oreste Tofani - Commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza nei luo-

ghi di lavoroNicola Torricella - Autorità Portuale di Venezia; Giancarlo Magarotto – Asl 12 Spisal VeneziaAlberto Pietrocola - Capitaneria di Porto; Stefano Marconi – Dir. Prov. del Lavoro di VeneziaFrancesco Boella – Inail ex Ispesl Venezia; Luigi Robba – Ente bilaterale dei PortiDavide Tassan – Compagnia Lavoratori Portuali; Gaetano Antonello Cisl; Antonio Capiello, Cgil; Gianni Carraro. Uilt

Tavola rotonda Safety day

dalla nostra redazione VENETA

INDETTA DALL’AUTORITA’ PORTUALE E DAL CENTRO DI FORMAZIONE CFLI

L’INTERVENTO DEL SEGRETARIO REGIONALE UILTRASPORTI

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PER LE STRADE D’EUROPA

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quelli delle navi di altri paesi con linguee formazione diverse con risultati in ter-mini di incidenti che fino a ieri eranopreoccupanti. Il porto è ormai al terzo posto nei pri-mati statistici degli infortuni sul lavoronel nostro paese, dopo le costruzioni e lametallurgia, un primato che richiedesoluzioni e interventi ben mirati pergarantire al lavoratore il pieno dirittoall’incolumità, alla sicurezza e a unadignitosa qualità di vita. Dopo i tragici eventi avvenuti neglianni scorsi con perdite di vite umaneavvenute in vari porti italiani tra i piutragici quello di ravenna, e di venezia, siè condiviso a proprio venezia un percor-so con le parti datoriali e l’autorità por-tuale per arrivare nel 2008 alla sigla diun protocollo d’intesa sulla sicurezzache ha prodotto un obbiettivo che rico-nosce la priorità della formazione qualeconoscenza del rischio nel posto dilavoro.

Pertanto, come prevenzione, è necessa-ria una costante attività di informativa eformativa degli addetti ai vari livelli daparte dei rispettivi datori di lavoro delleimprese portuali.Per noi come UILT tutto questo nonbasta in quanto, dopo l’aumento delricorso del lavoro temporaneo, si evi-denzia la necessità che il lavoratoreportuale sia sempre più informato suirischi della propria attività e ne tragga ilmassimo profitto dalla formazione chericeve onde evitare quelle tragedie allequali abbiamo assistito in questi anni!,penso alla luce della mia esperienza per-sonale sia necessario che oltre alla for-mazione in aula si debba attivare anchela formazione nei luoghi di lavoro simu-lando situazioni di emergenza nellequali gli addetti possono trovarsi ognigiorno, una buona pratica può evitareinutili perdite di vite umane.Il nostro motto deve essere (conoscereil rischio vuol dire evitarlo) crediamo

che la formazione e l’informazionecostante sia un impegno morale chedobbiamo assumerci tutti a salvaguar-dia dell’incolumità dei lavoratoriaddetti. L’individuazione dei rappresentantidei lavoratori per la sicurezza di sitoproduttivo r.l.s.s. questa recentissimafigura anticipata negli accordi di. Vene-zia, ravenna, genova e napoli, deve edovrà funzionare con l’obbiettivo auspi-cabile di arrivare utoa incidenti zero. Nel ribadire che la formazione sullasicurezza sino ad oggi fatta dalla struttu-ra cfli sia un pilastro da portare ad esem-pio anche per altre realtà lavorative nonultime quelle di handling operanti nelsedime aeroportuale, dobbiamo esseretutti buone sentinelle che controllanoquotidianamente l’ambiente lavoro!Solo cosi potremo dire di aver svolto ilnostro ruolo.

Segreteria UILT Reg. VenetoGianni Carraro

LA UIL NEL TERRITORIO: QUI VENEZIA

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LA UIL NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI38

PER LE STRADE D’EUROPA

di FABIO GIGLI

Mentre scriviamo, gli echi dellacampagna elettorale non sisono ancora spenti e in molti

Comuni si attende di conoscere lavolontà dei cittadini. Si formerannonuove maggioranze e nuove opposizio-ni, nel ripetersi di un gioco democraticoin cui si riafferma il primo fra i diritti dicittadinanza, quello di scegliere i proprigovernanti locali e nazionali. Parlare didiritti in questa nostra terra oltraggiatada tante offese al vivere civile - comegiudicare altrimenti i rifiuti che invado-no il Capoluogo e soffocano parte dellasua Provincia? – potrebbe sembrare unparadosso. Lo abbiamo già scritto nellepagine di questo giornale e lo ripetiamoancora una volta, mentre ci accingiamoa raggiungere i seggi elettorali per assol-vere il dovere civico che ci viene cosìampiamente sollecitato da tutte le forzepolitiche. Vorremmo che quei partiti emovimenti mettessero icittadini al centro deiloro programmi anchequando le elezioni sonolontane, nei momenti incui la politica dovrebbeessere impegnata esclu-sivamente dal propriolavoro: programmare ilfuturo e gestire il pre-sente.Non stiamo praticandola comoda strada delqualunquismo a tutti icosti e non guardiamoalle nuvole più grigie pergridare ”piove, governoladro!”. Intendendo per

governo, com’è ovvio, l’autorità o istitu-zione nazionale, regionale, provinciale ocomunale che per prima vi viene inmente. Ci limitiamo a sostenere chediritti fondamentali come quelli allasalute, alla mobilità, all’igiene pubblica,debbano restare al centro di qualsiasiagenda politica e che la lotta alla disoc-cupazione debba restare al centro diqualsiasi strategia di sviluppo, soprattut-to nel Mezzogiorno e soprattutto aNapoli e in Campania. Non ci sembrano pretese eccessive inuna terra che vorrebbe lasciarsi alle spal-le le sue mille emergenze ripartendo,magari, dal rinnovare la tutela dei dirittiripensando il sistema dell’assistenzasanitaria e socio-sanitaria, razionaliz-zando e completando il sistema di tra-sporto pubblico integrato, assicurandouna corretta gestione dei rifiuti. Cose normali, verrebbe da pensare conl’aria un pò sognante di chi tenta diguardare oltre il triste orizzonte di disoc-

cupazione e ammortizzatori sociali, crisieconomica ed erosione dei valori di soli-darietà, esasperazione e diffidenza diffu-se nei confronti della politica e del sin-dacato.Per ritornare con i piedi per terra bastaaprire uno dei quotidiani che riportano ifatti locali. Leggiamo della querelle natatra Asia Napoli e Commissario di nomi-na regionale per il mancato affidamentodel termovalorizzatore cittadino, costru-zione e gestione, all’azienda napoletana.Sono in ballo interessi economici rile-vanti, il livello del confronto è assoluta-mente alto. Per ora non entriamo nelmerito e non esprimiamo giudizi, cilimitiamo a rilevare come trovi pocospazio una necessaria riflessione sullasostenibilità economica del ciclo deirifiuti, questione centrale per lavoratori ecittadini. Crediamo in una gestione del-l’igiene ambientale magari non pubbli-ca, ma che soddisfi esigenze eminente-mente pubbliche di diffusione dei servi-

zi e contenimento dei costi eco-nomici e sociali. Alla politicachiediamo di conoscere i pro-getti che realizzano questaaspettativa, gli ambiti dellenecessarie sinergie tra istituzio-ni, le caratteristiche del sistemache si intende mettere in piedi.Dopo anni di tasse salate per icittadini e aspre polemiche supresunti esuberi tra i lavoratori,sarebbe un bel passo in avanti.E magari un bel segnale per chi,come noi, crede ancora nelvalore della politica e nelle pos-sibilità di riscatto che possonovenire da una buona politica perNapoli e per la Campania.

Facciamo un bel passo in avantidalla nostra redazione CAMPANA

LA POLITICA DI FRONTE ALLE EMERGENZE: PROGRAMMARE IL FUTURO, GESTIRE IL PRESENTE

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LA UIL NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI 39

PER LE STRADE D’EUROPA

di SIMONE SIMEONE

Si “taglia” ma si restituisce. Si ridu-ce ma si reintegra il servizio. È il 7febbraio 2011 quando l’azienda

Metronapoli informa la sua clientela cheper mancanza di personale, per lavori dimanutenzione si chiudono due stazionisecondarie della linea 1, quella di RioneAlto e di Montedonzelli. Un disservizioche ha creato non pochi disagi agli abi-tuali fruitori della linea metropolitana,quella definita la più funzionale dellarete. Le proteste incessanti della munici-palità e dei cittadini consentono la ria-pertura della stazione di Rione Altodopo poco tempo, ma per quella di Mon-tedonzelli non c’è nulla da fare: la sta-zione resta chiusa nonostante sia a servi-zio di un parcheggio di interscambio daduecento posti, di un’ampia area resi-denziale e dello sportello Napoli Norddell’Agenzia delle Entrate. Viaggiatori,quindi, che all’uscita della stazione sonocostretti a “scalare” la zona collinare perraggiungere l’agognata meta, il tragitto èbreve, è vero, ma il disservizio c’è, restae danneggia l’utenza, irritata, avvilita econvinta che ormai l’azienda Metrona-poli, ad ogni necessità, è pronta a chiu-dere le seconde uscite della linea 1 senzapensare ai danni procurati. Sarebbe statocomprensibile il disagio se si fosse limi-tato a qualche settimana, ma i viaggiato-ri sottolineano l’assurdità della chiusuradella stazione protratta per circa tremesi. Ma oggi gli utenti sorridono. Dal 4 maggio la stazione di Montedon-zelli finalmente ha riaperto le porte,sono state garantite quelle condizioni disicurezza e agibilità necessarie perché lastazione di via dell’Erba fosse restituitaalla città, finalmente si è stati in grado dilimitare i disagi per i pendolari e per tutti

gli utenti del trasporto pubblico, anchese uno sforzo enorme, durante questimesi, è stato chiesto ai viaggiatori nelsostenere questa situazione: certamente itempi per ripristinare il regolare serviziodi trasporto pubblico sono stati troppolunghi. Ma questa è sicuramente una vit-toria per i cittadini e per i comitati che sisono battuti per la riapertura della sta-zione incriminata e vederla riaprire i bat-tenti fa davvero piacere. Ed ora parrebbeche la situazione sia risolta; il condizio-nale è d’obbligo visti i precedenti, vistoche gli utenti del servizio metropolitanohanno una recondita paura: il metro col-linare, ogni estate, è pronto a chiudere leuscite di via dell’Erba, via Santacroce edel Pascale. Mancanza di personale, lavori di manu-tenzione, il motivo non sembrerebbeessere importante. Sta di fatto che inprossimità dell’estate i viaggiatori tre-

mano per la scelta aziendale che vedesempre le stazioni sbarrare i loro accessiagli utenti e questo non è proprio ciò dicui vantarsi. Individuare le effettive cri-ticità del sistema, in modo da poter ela-borare, in breve tempo, un piano di otti-mizzazione e di rilancio della linea,dovrebbe essere il tracciato da percorre-re per l’azienda Metronapoli. Bellissimala notizia della riapertura della stazionema si spera che coincida anche con lasoluzione definitiva dei problemi che nehanno causato la chiusura, qualunqueessi siano. Il trasporto pubblico localerappresenta un diritto da garantire primache un servizio da erogare e l’aziendaMetronapoli deve essere sempre prontaa disporre di un servizio metropolitanodegno di tale nome che potrà ospitaresempre più utenti, liberando così la cittàdalla congestione cui è quotidianamentevittima.

Metronapoli: riapre la stazione in Via dell’Erba

DOPO MESI DI ATTESA VIENE RESTITUITA ALLA CITTÀ LA STAZIONE DI MONTEDONZELLI

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Lo stallo dei teleindicatori in Circum

LA SORTE INCERTA DEI NUOVI SISTEMI DI INFORMAZIONE NELLE STAZIONI

di FRANCESCO DI PALMA

Che lo stato di abbandono sia inazienda un dato di fatto non vi èdubbio, ma che lo stesso possa

riguardare anche i servizi forniti aiviaggiatori sotto il profilo delle infor-mazioni, allora vuol dire che siamoproprio arrivati alla frutta.Molteplici possono essere i fattori dicriticità di un’azienda di trasporto, matra i tanti disastri dal punto di vista discelta gestionale, non si può non parla-re dei teleindicatori spenti all’internodelle stazioni. Tanto più in un’epocadove l’informazione è considerata prio-ritaria, insieme alla sicurezza e allaregolarità del servizio.Quindi, se la diffusione sonora ed imonitor possono aiutare i viaggiatoriad avere indicazioni utili, i numerositeleindicatori in disuso e vandalizzatisembrano uno dei tanti sprechi realiz-

zati dalla Circumvesuviana. Allo statoattuale, in quasi tutta la rete ferrovia-ria, si può osservare il mancato funzio-namento di gran parte delle apparec-chiature con teleindicatore, tutte pro-venienti da diverse tecnologie e svaria-te ditte fornitrici, ma con una comunecaratteristica, appunto: lo stato diabbandono.È lecito chiedersi quali siano i fattoricontingenti che impediscono al mana-gement di provvedere alla messa infunzione di decine di quadranti elettro-nici, con annessi computer (ormaiobsoleti), che garantirebbero quantomeno un’informazione più chiara edettagliata sul servizio offerto.E la risposta a questa domanda è ovvia:niente soldi in cassa, perciò niente piùmanutenzione dei sistemi installati oacquistati dall’azienda!Ecco allora che, mentre fino ad un annofa l’azienda, per essere al passo con

l’avanzamento tecnologico, proponevaai viaggiatori degli strumenti d’infor-mazione all’avanguardia, oggi ècostretta a rinunciare alla loro stessamanutenzione.Se a ciò aggiungiamo il fatto che troppospesso c’è una insufficiente indicazionedei binari nelle sale d’attesa, assieme aquadri orari estremamente complessiper la consultazione da parte dei viag-giatori, allora è difficile capire cosadavvero voglia offrire l’azienda in ter-mini di servizi.A questo desolante quadro, possiamoaggiungere certo un’attenuante: larecente installazione di due prototipi diteleindicatori interamente progettati dacapaci risorse aziendali, rispettivamen-te collocati nelle stazioni di San Gio-vanni a Teduccio e di Leopardi. E…ironia della sorte: anche questi due pro-totipi sono in attesa di completamento,per mancata consegna di materiale elet-tronico.Ricorrere alla tecnologia non deveessere solo un pretesto per lo sperperodelle risorse economiche, ma un mezzoper semplificare e migliorare un servi-zio reso agli utenti, che per quanto sene dica, rappresentano l’unica ragionedi vita del trasporto.L’utilizzo dei nuovi sistemi di informa-zione richiede sicuramente una mag-giore manutenzione, e probabilmente,un dispendio di risorse per la loromessa in funzione, ma se i teleindicato-ri ci sono, è indispensabile farli funzio-nare, altrimenti torniamo pure alla sem-plicità costruttiva delle cose, valoriz-zando quel poco che abbiamo nelmigliore dei modi, senza ulteriori spre-chi. E magari a questo punto i teleindi-catori potranno essere rimossi, lascian-do spazio al vuoto… tanto ci sono gliorari stampati!

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PER LE STRADE D’EUROPA