Catalogo mostra Tommaso Moro

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QUELLA CHE SEMBRAVA LA FINE È con queste parole che il 28 Giugno 1535 veniva deliberata l’accusa e l’incarcerazione di Tommaso Moro, avvocato, scrittore ed ex Cancelliere del reame. Si dava avvio ad un processo che si sarebbe concluso con la sua condanna a morte e che avrebbe dovuto marchiarne d’infamia per sempre la memoria, come per qualsiasi altro nemico del Re. Ma stavolta non si trattava di un criminale comune: a morire era uno degli intellettuali più stimati d’Europa, amato dal popolo e chiamato a corte dal Re in persona, ed il colpo della mannaia sarebbe stato come un sasso gettato in uno stagno, che amplifica i suoi cerchi ancora e ancora. Tommaso Moro non sarebbe stato dimenticato mai più, continuando ad affascinare ed interrogare il mondo con la forza irriducibile della sua testimonianza, della sua vita e della sua morte. L a predetta Commissione inquirente dichiara che il sunnominato Tommaso Moro perfidamente, proditoriamente e dolosamente ha di fatto progettato, tramato, tentato e perpetrato di privare interamente il predetto serenissimo Re nostro sovrano dei suddetti dignità, titolo e appellativo della sua regale condizione - e cioè della sua dignità, titolo e appellativo di capo supremo della Chiesa inglese sopra la Terra - a manifesto spregio dello stesso Re e sovrano e detrimento della sua regale corona, contro la forma e gli effetti dei predetti Statuti e contro la pace dello stesso Re e sovrano. Il sorriso della libertà Tommaso Moro, la politica ed il bene comune

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quella che sembraVa la fINe

È con queste parole che il 28 Giugno 1535 veniva deliberata l’accusa e l’incarcerazione di Tommaso Moro, avvocato, scrittore ed ex Cancelliere del reame. si dava avvio ad un processo che si sarebbe concluso con la sua condanna a morte e che avrebbe dovuto marchiarne d’infamia per sempre la memoria, come per qualsiasi altro nemico del re. Ma stavolta non si trattava di un criminale comune: a morire era uno degli

intellettuali più stimati d’Europa, amato dal popolo e chiamato a corte dal re in persona, ed il colpo della mannaia sarebbe stato come un sasso gettato in uno stagno, che amplifica i suoi cerchi ancora e ancora. Tommaso Moro non sarebbe stato dimenticato mai più, continuando ad affascinare ed interrogare il mondo con la forza irriducibile della sua testimonianza, della sua vita e della sua morte.

la predetta commissione inquirente dichiara che il sunnominato tommaso moro perfidamente, proditoriamente e dolosamente ha di fatto progettato, tramato, tentato e perpetrato di privare interamente il predetto serenissimo

re nostro sovrano dei suddetti dignità, titolo e appellativo della sua regale condizione - e cioè della sua dignità, titolo e appellativo di capo supremo della chiesa inglese sopra la terra - a manifesto spregio dello stesso re e sovrano e detrimento della sua regale corona, contro la forma e gli effetti dei predetti statuti e contro la pace dello stesso re e sovrano.

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© Corbis

La cella dove fu rinchiuso Tommaso Moro nella Torre di Londra

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l’amIcodel moNdo

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l’amIcodel moNdo

l’europa del ‘400 e ‘500La situazione di profonda crisi e trasformazione spirituale, culturale e politica dell’Europa di Enrico VII, Carlo V e Filippo II è per molti aspetti assai affine alla nostra medesima situazione di incertezza e radicali rivolgimenti. Un intero cosmo sta tramontando per sempre: Costantinopoli e la sua civiltà millenaria cadono sotto l’assedio turco; l’orizzonte geografico si allarga vertiginosamente con la scoperta delle americhe, ed antiche certezze ed istituzioni sono poste in questione: le due grandi istituzioni sovranazionali della civiltà medievale, la Chiesa e l’Impero, soffrono profonde crisi interne ed esterne, come i dolorosi scismi, che si concluderanno solo col Concilio di Costanza, e le spinte dei singoli stati, sempre più potenti. È in momenti come questo che “il bene comune” si fa incerto e ancora più prezioso, e la natura stessa dell’agire politico viene investita da una serie di interrogativi radicali come quelli de “Il Principe” del fiorentino Niccolò Machiavelli: fin dove può spingersi il potere per conservarsi? È meglio essere amati o temuti? si possono forzare gli eventi con la frode e la violenza?

L’Inghilterra si sta ancora fasciando le ferite della sanguinosa guerra interna delle “Due rose” delle famiglie Plantageneti: la dinastia Tudor ottiene il sopravvento e stabilisce la pace, ben consapevole che ogni successione al trono può portare ad un nuovo bagno di sangue. È questo il mondo in cui Tommaso Moro aprirà per la prima volta gli occhi, il 7 febbraio 1478.

“Il mondo è fuori dissesto” (W. Shakespeare)

Mondadori Portfolio / akg Images

Geographia sacra, 1598, by abraham ortelius

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uN commedIaNte Nato

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l’infanzia e gli studi

Il padre John era a sua volta avvocato, si sposò quattro volte, ed era solito affermare che “scegliere la moglie è sempre un bel rischio: è come mettere la mano in un sacco pieno di serpenti ed anguille, sette serpenti per ogni anguilla: un bel caso fare la scelta buona”. Un gusto per l’umorismo e gli scherzi che si trasmetterà anche al figlio. Preso a servizio come paggio nella casa del Cardinale Morton, il dodicenne Tommaso già prendeva parte alle rappresentazioni natalizie, rubando la scena

agli attori, col piglio e la presenza scenica di un improvvisatore consumato. sono i primi passi di uno spirito desideroso di ergersi nel teatro del mondo e recitare il proprio ruolo con estro brillante per il gusto di tutti gli spettatori, nella divertita consapevolezza che i teatri, grandi o piccoli, tali restano, e che l’agire dell’uomo, per quanto decisivo, non costituisce l’ultimo orizzonte della sua dignità e della sua natura, ma è circondato e compreso da una misura ben più grande.

infanzia son chiamata, tutta gioco è la mia mentelanciare un cerchio, un bastoncello ed un pallone.ben so girar la trottola e così condurla attorno:ma quegli odiosi libri, dio mio, come vorreiche bruciassero nel fuoco - tutti a polvere ridotti.Per sempre allora un gioco la mia vita sarebbe,qual vita dio conceda, sino all’ultimo mio giorno.

t. moro, Versi giovanili Ritratto dell’Infanzia

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uN commedIaNte Nato

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Tommaso invece i libri li amò sempre e continuò i suoi studi ad oxford, dove perfezionò il latino e apprese greco, francese, aritmetica, geometria.

Platone, aristotele e Tommaso d’aquino saranno le letture di tutta una vita. Nel 1501 era già avvocato.

1478nasce a Londra

1501diventa avvocato

1490a servizio del Cardinale Morton

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© istockphoto

Bambini che giocano

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l’uomo dI lettereconferenze, traduzioni e saggi sul valore ed i rischi della politica

non si finirebbe più di spiegare quante cose mancano a chi non conosce i greci.

Nel 1504 l’illustre grecista Grocyn gli affida un ciclo di conferenze su “La Città di Dio” di sant’agostino, il grande affresco teologico sulla natura della società civile e sulla presenza della Chiesa nella storia. sono gli anni in cui Moro si dedica anche a tradurre gli amati scrittori antichi, così come poi la vita di Pico della Mirandola, il giovane prodigio italiano che aveva scritto sulla divina dignità dell’essere umano e sull’ultima armonia tra la ricerca filosofica dei grandi geni del mondo antico e la rivelazione divina.

sono questi, in fondo, i due grandi pilastri del pensiero di Tommaso Moro: la grandezza e la portata dell’umana libertà, che può e deve agire nella storia, e l’autentico orizzonte spirituale nel quale ogni azione ed impegno deve esercitarsi per essere un effettivo servizio, e non ridursi ad errore, e magari a violenza. Una riflessione che, anche quando assume toni drammaticamente seri, non perderà mai il guizzo del sorriso.

t. moro, Lettera a Martin Dorp

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l’uomo dI lettere

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in coscienza non amo molto parlare dei principi, cosa non del tutto immune da rischi… quando il leone ebbe proclamato che, pena la vita, nessun animale cornuto sarebbe dovuto restare nella foresta, uno di loro, che aveva in fronte un grumo di carne, fuggì via di corsa. la volpe gli chiese perché tanta fretta. Quello le disse del proclama. “Ma non è un corno quello che hai in testa”. “lo so” rispose l’altro, “ma se il leone lo chiamasse un corno, che ne sarebbe di me?”.

t. moro, Vita di Riccardo III

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© Mondadori Portfolio / Leemage

Tommaso Moro con la figlia Margaret, 1850 circa, Collezione privata