13C0298 ALBATROS 4 - foe.it · 9 TEEN REPORTERS: La mostra delle atrocità, di Marcello Barbarossa...

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EDITORIALE

nostra avventura, la nostra commedia. L’esame ci aspetta, ed è giusto non farsi attendere. L’ango-scia aumenta, chissà se ci rivedremo l’anno prossimo! Intanto, l’unica cosa che conta è non fermarsi mai. Lasciamo il testimone a chi viene dopo, sperando che abbia vissuto ciò che abbiamo vissuto noi in persona, che abbiamo assistito ai primi vagiti di questa scuola. Questo è solo un giornale. Le cose che vi sono scritte dentro sono semplicemente dei pensieri, più o meno interessanti, di qualcuno che probabilmente un giorno si dimenticherà di averli fatti. Lo dice Céline, lui non sbaglia mai. Sono solo parole messe in ordine. Lettere che generano senso.Ma dopotutto tutti possono farlo. Basta chiudere gli occhi, e sintonizzarsi con la propria anima. E’ dall’altra parte della vita.

E’ stato un piacere scrivere per voi.

I direttori,Marcello Barbarossa, Simone Pracucci.

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in questo numero Maggio 2013 N. 4

4 TEEN REPORTERS: Un amico vero, di Tommaso Faedi 5 TEEN REPORTERS: Tra scienza e tecnologia, di Simone Pracucci 6 TEEN REPORTERS: Tra musica e depressione, di Marcello Barbarossa 7 TEEN REPORTERS: Dopo uno sguardo... la Conversione, di Tommaso Faedi 8 TEEN REPORTERS: La forza di un sorriso, di Simone Pracucci 9 TEEN REPORTERS: La mostra delle atrocità, di Marcello Barbarossa10 TEEN REPORTERS: Sammy, un ragazzo speciale, di Tommaso Faedi

12 TEEN REPORTERS: Una bambina contesa, di Tommaso Faedi13 STILE LIBERO: Confessioni, di Marcello Barbarossa14 STILE LIBERO: Liber Suspiriorum, di Marcello Barbarossa15 FILOSOFANDO: Libertà reale o apparente?, di Federica Pianese17 LETTERANDO: “Dio manda il freddo secondo i panni”, di Federica Pianese19 LETTERANDO: Novecento, di Simone Pracucci20 LETTERANDO: Tema libro II Eneide, di Eugenia Trebbi e Giovanni Zanotti22 LETTERE DALL’UNIVERSITA’: Lorenzo Belluzzi23 LETTERE DALL’UNIVERSITA’: Margherita Marcatelli25 LETTERE DALL’UNIVERSITA’: Maria Teresa Casali26 LETTERE DALL’UNIVERSITA’: Veronica Batani27 LETTERE DALL’UNIVERSITA’: Francesca Fioretti28 LABORATORIO TEATRO 2013: Fin che non la trovo39 IL BIENNIO IN GITA A VERONA E PADOVA43 IL TRIENNIO IN GITA A MADRID

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Ehi tu, cosa vuoi da me?Mi piacerebbe diventare tuo amico!

Amico: una parola che all’apparenza non dice nulla, ma che nel profondo racchiude un mare di sentimen-ti.Oggi i giovani sono abituati a “gettarla” come fosse spazzatura. Chiamano amici anche le persone che non conoscono, ma allo stesso tempo non riescono

preoccupazioni e desideri. L’amicizia è diventata così un concetto epidermico,

vedi sparire in lontananza. I giovani hanno paura, hanno paura di rapportarsi, di confrontarsi, di manife-starsi con ciò che li circonda e in primis con i propri coetanei. La verità è che hanno paura di vivere. Ormai non esiste più il dialogo, la comunicazione. Le lunghe lettere che un tempo legavano due persone, le loro menti, i loro mondi, sogni e desideri sono state sostituite da sms, e-mails ed emoticons.

Se prima un foglio di carta riusciva ad unire due per-sone in un legame indissolubile, come sarà possibile che oggi riesca a nascere la vera amicizia tra due giovani che non riescono neppure a parlarsi a quat-trocchi?

All’origine di questa incomunicabilità imperversano l’invidia, l’egoismo, l’opportunismo... che spesso nascono dalle proprie insicurezze, mediocrità, minor capacità e quindi nel vedere il giardino dell’altro sem-pre più verde del proprio.

L’amicizia racchiude in sé una delle cose più impor-tanti della nostra vita: la nostra mente prova un enor-me necessità di trasmettere le proprie emozioni più recondite e segrete, ma allo stesso tempo sussiste un immenso timore di essere schernito come risposta a una profonda apertura all’altro.

UN AMICO VERO!

TEEN REPORTERS

Tommaso Faedi

Un vero grande amico ti deve sentire importante, stimolante per lui, intelligente, simpatico e soprattut-to ampiamente capace di ascoltarti serenamente e accuratamente.

Nello stesso momento tutto ciò deve essere recipro-co e in ogni modo l’aspetto essenziale consiste nella

o “regalo psicologico” a cui tu non avevi mai fatto caso. L’amico è un po’ come uno psicologo utile per la tua esistenza.

Ehi tu, cosa vuoi da me?Mi piacerebbe diventare tuo amico!Anche a me, ma non un amico qualsiasi, un amico VERO!

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-te faticosamente in previsione delle interrogazioni. Forse, uno studente particolarmente diligente e appassio-nato alla materia, potrebbe citare le scoperte di alcuni illustri scienziati e descriverne la genesi. Tuttavia, l’im-

complesso e dogmatico, assai più strettamente legato ai libri scolastici che alla vita quotidiana.

Eppure lo studente liceale possiede quasi sicuramente uno smartphone, si muove per la città su uno scooter o in automobile, vive in una casa con riscaldamento, luce elettrica… Non sono questi effetti lampanti e tangi-bili della presenza della scienza in ogni ambito della nostra vita? Le innovazioni tecnologiche non dovrebbero

-

nei laboratori.

Questo accade perché all’idea che assegnava alla scienza il ruolo di faro dell’umanità, affermata per la prima

ad assistere ad una vera e propria adorazione della tecnologia: cellulari, automobili, computer, televisioni… qualsiasi accessorio tecnologico, se combinato con la spietata legge del consumismo, sembra poter essere la chiave giusta per la nostra felicità.

A questo punto, però, sorge spontaneo il bisogno di chiedersi quando i principi del razionalismo seicentesco abbiano lasciato il posto a quelli di mercato, ovvero quando scienza e tecnologia abbiano smesso di cammi-

dalla metà del Novecento, quando la tecnologia ha assunto una velocità tale da superare la scienza, che non

tecnologici.

Lo strumento che ha reso possibile un così rapido incremento tecnologico è l’informatica: basta pensare a come l’utilizzo dei computer e di internet determina gran parte delle nostre attività. Contattare altre persone, cercare informazioni, ascoltare musica, acquistare qualsiasi genere di oggetto… il mondo informatico ci per-mette di fare tutto questo e tanto altro ancora, ma spesso non ci permette di capire (e quasi mai ne avvertia-mo il bisogno) i meccanismi che lo regolano, le dinamiche di cui noi stessi entriamo a fare parte.

È dunque necessario attuare una distinzione tra il “fare”, scopo ultimo della tecnologia, e il “capire”, propul-sore della scienza. Nel nostro mondo veloce e frenetico, il sapere sembra aver perso l’antico valore, mentre il pragmatismo rimane la sola caratteristica apprezzata tanto nelle persone quanto nei nuovi ritrovati tecno-logici. Così la scienza rischia di rimanere prerogativa di pochi, a scapito di una maggioranza attratta da una

-logia, che tanto ammiriamo, e il suo scopo, ossia arricchire la nostra vita e non renderla una banale esposi-zione di innovazioni tecnologiche.

TEEN REPORTERS

Simone Pracucci

TRA SCIENZA E TECNOLOGIA:

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TEEN REPORTERS

Marcello Barbarossa

TRA MUSICA E DEPRESSIONE:Have a nice Life

Erano i The Cure a cantare che la vita dura 17 secondi. Non so bene perché. Suppongo per lo stesso motivo per cui si dice che il peso dell’anima è 21 grammi. Non uno di più, non uno di meno. Non sarebbero d’ac-cordo gli Have A Nice Life, il duo del Connecticut, per cui il lavoro dell’album Deathconsciousness è durato ben 5 anni: un album estremo, tragico, rivoluzionario. Un lavoro che ha avuto una vastissima eco, nel mondo della musica underground. Un lavoro dove paura, odio, morte si mescolano in attimi di suono estremamente studiati per stupire, per emozionare, per uccidere lentamente.

Ma partiamo dall’inizio: Dan Barrett è un giovane musicista, Tim Macuga è il suo fedele compagno. Decidono di comporre un disco epocale, un doppio concept-album, che tratta un argomento che ha segnato la vita di Dan: la depressione. Ma non sono troppi 85 minuti per trattare un tema che si esaurisce in scarne sensa-zioni per chi non ha mai provato nulla di simile? Forse. Ma il lavoro di Dan e Tim si evolve, tra le loro mani, in qualcosa di miracoloso. In copertina, un Marat che sta morendo, nella sua vasca da bagno, accoltellato. Il suo volto non è inquadrato, non è necessario per comprendere che siamo di fronte ad una dichiarazione. Il titolo è molto eloquente: Deathconsciousness, la coscienza-di-morte. La morte aleggia su tutto l’album. La

per lodare la vita, il sole. E’ calata la notte, le tenebre creano l’uomo, ora. Si incomincia. Una tragicità gotica aleggia nel disco. “A Quick One Before the Eternal Worm Devours Con-necticut” è la ouverture che ci immerge nello stile del disco. Una debole chitarra intona note rarefatte, con effetti di sottofondo molto curati. La musica ci porta in un mondo etereo, ma anche nuvoloso, dove ogni suono si perde. A questa dichiarazione di stile, ecco che siamo introdotti nel vivo di “qualcosa”. Si chiama “Bloodhail”. Una linea pesante di basso ci porta alla prima singhiozzante voce, pronta ad esplodere nei versi successivi. Siamo di fronte all’ansia. La successiva traccia, “The Big Gloom”, introduce bene la disperazione

trappola, bloccato dalla sua mente, dal suo corpo. Tutto passa in secondo piano, quando ci si riduce a larve. Ma si è ancora in vita, come si sente il cuore battere, si sente il desiderio. Si vive ancora.

Arriviamo a quello che è l’acme di tutto l’album. “Hunter”. Una cupa pulsazione accende le orecchie. E’ ora di sintonizzarsi per assistere alla morte.Il senso di colpa si fa universale, il dolore diventa insostenibile. Gli ar-chi e il coro appena udibile ci portano sul ciglio dell’Eternità. Toccato un certo apice di poesia, il resto diventa una grande appendice. Brani come “Telephony” sigillano le aspettative di una insuperata “Hunter”, punta di diamante del disco; “Who would leave their son out in the sun?” è una sinfonia di calma apparente, dopo la burrascosa tempesta; “There is no food” è il brano che fa terminare la prima parte del disco, piena di imma-gini acustiche suggestive; brani come “Waiting for black metal records to come in the mail” e “Holy Fuckin Shit: 40,000” sono semplicemente i brani più tragici dell’album. Gli intermezzi , “The Future” e “Deep, deep”

estremamente dark.

dell’album, si è disintegrata. La sinfonia può concludersi, come è iniziata. Dan e Tim rimangono senza parole.

all’improvviso si interrompe, un senso di compiutezza invade l’essere,il cuore si addormenta.Un capolavoro come Deathconsciousness rimane qualcosa di epocale, una vera pietra miliare. Siamo alla

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TEEN REPORTERS

Mercoledì 28 marzo l’attore Pietro Sarubbi, famoso

Mel Gibson “The Passion”, si è recato ad una confe-renza dove erano presenti i ragazzi del liceo Europeo delle Scienze del Sacro Cuore di Cesena, per rac-contare loro com’è avvenuta la sua conversione al Cristianesimo.

Completo elegante, camicia bianca, cravatta ben stretta al collo, sguardo intellettuale e leggermente interrogativo, con qualche “aria” da personaggio famoso. Così mi aspettavo che si presentasse l’attore Pietro Sarubbi ai ragazzi del liceo del Sacro Cuore di Cesena mercoledì 28 marzo.

Jilet rosso, camicia nera, pantaloni grigi, occhiali, capelli neri, sguardo amichevole, tono scherzoso, aspetto pacato, basso di statura e con qualche ruga sul volto. Così si è presentato l’attore Pietro Sarubbi a noi ragazzi.

Giacca di pelle, maglietta bianca attillata, jeans, scarpe nere, brillantina sui capelli e un’“aria” da bul-lo. Così era l’attore Pietro Sarubbi negli anni dell’ado-lescenza.

Poi uno sguardo...Uno sguardo pieno di amore, dolcezza, affetto, felicità, luce. Uno sguardo che ti fa svegliare, che ti fa sorridere, che ti fa star bene, che ti fa battere il cuore, che ti fa vibrare l’anima, che ti fa rinascere. Uno sguardo tra Gesù e Barabba, tra Jim Caviezel

“The Passion” ) e Pietro Sarubbi, tra Gesù e Pietro Sarubbi.

DOPO UNO SGUARDO... LA CONVERSIONETommaso Faedi

Io ( Pietro Sarubbi ) credo, io ci credo.E’ bastato un piccolo segno per permettermi di ca-pire che avevo sbagliato tutto, che quello non ero io, che quello era solo uno sbandato, che io sono luce e che la luce serve per illuminare il mondo e non per lasciarlo al buio. Dopo averla accesa mi sono sentito libero, ho capito che quello era il mio compito, ho capito che luce è amore e buio è dolore, ho capito di aver provato molta sofferenza e tristezza perché

stesso tempo troppo facile.

Ora i miei occhi brillano.

Ora i suoi occhi brillano.

Basta guardarli e capisci tutto.Non hai più domande, o forse ne hai così tante che non sai quale porre. Guardi il suo sguardo e rimani impietrito, immobile, non emetti respiro, perché sai che le sue parole vengono dal cuore.

Prima i suoi occhi non brillavano.

La folla si spostava al suo passaggio, la stessa folla

altro.“Barabba, Barabba” i sacerdoti gridavano, ma nean-che loro gli portavano rispetto.Solo UNO, l’unico che avrebbe dovuto odiarlo, lo guardava con dolcezza e umanità.

Dopo uno sguardo......... la conversione.

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“Guarda questa delle vacanze al mare, che bella!”

“E questa della prima comunione, quanto eri piccolo!”

“Oh guarda, questa è del giorno in cui sei nato!”

La settimana scorsa ho compiuto diciotto anni. Mia madre, per celebrare l’avvenimento, mi ha sveglia-to reggendo una grande scatola di latta colma di

di abituarmi all’idea di essere entrato nel mio primo giorno da maggiorenne, si è seduta sul mio letto ed ha cominciato a sfogliarle. Naturalmente commen-tandole una ad una. Così, ancora frastornato per il brusco risveglio, non ho potuto fare altro che sedermi accanto a lei e guardare la mia vita dispiegarsi da-vanti a me. Ora, non nego di aver sempre mal tolle-rato questo genere di attività, nostalgico calvario di carta, che sembra purtroppo essere d’obbligo nelle riunioni di famiglia o in occasioni particolari quali, appunto, i compleanni. Tuttavia, questa volta, la vista

-mi, ha scatenato dentro me una sensazione nuova, che non sono riuscito a decifrare subito. Durante la giornata, poi, dopo il pranzo e le immancabili foto di rito con nonni, zii e cugini, mentre tornavamo a casa in automobile, mi è capitato per caso di sentire alla radio un vecchio pezzo dei Baustelle che recita così: “vorrei morire a questa età, vorrei star fermo mentre il mondo va”. Improvvisamente ho realizzato che quelle parole descrivevano perfettamente il mio stato d’animo. Sia ben chiaro: non sono stato colto da istinti suicidi, ma ho compreso per la prima volta che,

più.

mio parere non è scontata: per la prima volta, infatti, posso guardare dietro di me, al tempo trascorso, alla mia vita di bambino, non più come ad un periodo in corso, in continua evoluzione, ma come qualcosa di concluso, terminato, che non tornerà più. Ciò risulta ancora più evidente pensando all’immediato futuro: quest’anno, per la prima volta, la primavera non

LA FORZA DI UN SORRISOSimone Pracucci

annuncerà l’arrivo imminente delle vacanze estive, bensì l’incombenza dell’esame di Stato. Ad esso, poi, seguiranno l’iscrizione all’università, l’allontana-mento dalla famiglia, la ricerca del lavoro, l’incontro con persone estranee, un nuovo mondo, una nuova vita. Tutto questo, non posso negarlo, mi spaventa. Mi sento un po’ come Charlie, il protagonista della canzone, che non vorrebbe crescere, non vorrebbe abbandonare l’equilibrio perfetto del suo mondo di adolescente per gettarsi alla cieca in una vita sco-nosciuta ed incerta. La paura più grande è che la nuova realtà a cui si va incontro non sia all’altezza

ad ora si è goduto, spesso senza nemmeno accor-

sbiadita.

Mentre ero assorto in questi pensieri, non proprio consoni ad un compleanno, seduto sul divano ad aspettare l’arrivo degli amici con cui sarei uscito per festeggiare, mia madre mi ha fatto scivolare tra

un largo sorriso. “Guarda, siete voi!”. Sopra ad un muretto scalcinato, alto poco più di un metro, stanno cinque bambini di quattro anni, in equilibrio non pro-

sorridono. Ho sorriso anche io. E non era un sorriso malinconico o rassegnato, era un sorriso sincero. La foto mi ha fatto sorridere perché rappresentava, ora l’ho capito, non un istante di un passato lontano,

stesso, senza la quale il mio presente, la mia vita, io stesso, non potrei essere come sono. L’affetto degli amici, delle persone che mi sono vicine, le esperien-ze vissute insieme, i litigi, le gioie, le delusioni e le speranze condivise in questi anni sono le mie radici, i punti fermi che nessun futuro e nessuna distanza po-trà mai strapparmi. Questa è la mia forza, lo strumen-to con cui combattere paure ed incertezze.

Hanno suonato alla porta: sono partito. La foto è ri-masta sul divano. Mentre chiudevo la portiera dell’au-to mi hanno accolto risate e abbracci. Mi sono sentito felice e capace di scalare qualunque muretto.

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Quest’anno non ho intenzione di commemorare la Shoah. Il debole senso di empatia, che mi è proprio, que-sta volta si unisce ad una logica che non voglio risparmiarmi. Non voglio ricordare. Non voglio commemorare nessun morto. Quanto ancora dovrò sopportare questi ricordi di massacri e violenze contro il popolo ebraico, e nutrire il mio senso di colpa? Non ricordo neanche gli anni scorsi, a scuola, quello che si era deciso di fare

-chiare le fosse di chi vorrebbe essere lasciato in pace. Non è questione di buon gusto, anzi. E’ una questione di rispetto, per noi, e per loro.

dagli Dei, condannato a vivere e far morire. E questo mi disturba. Si sa che l’uomo è una bestia. Non c’è biso-gno di vedere ciò che ha fatto per diventarlo, con uno zelo da ossessi, fanatismo del crimine e del sangue. E non si può nemmeno affermare che sia stato l’apice, un traguardo insuperato, per il nostro amico uomo, anzi, se pensiamo alla Rivoluzione Culturale, ai Khmer Rossi e ai gulag sovietici, possiamo convenire che la Shoah ha rappresentato solo un inizio. Nonostante questo, ci ostiniamo a ripetere ogni anno uno splendido esercizio di sadomasochismo. Perchè proprio di questo si tratta. Masochismo, in quanto soffriamo nel vedere carcasse di bambini e corpi mutilati, secchi, che come foglie volano via nel vento. E sadismo perché, in fondo, ci pia-ce: una mostra delle atrocità allestita solo per il nostro autolesionismo, la nostra epopea del collasso. Stragi,

cattivo gusto è qui, e siamo tutti invitati, il 27 gennaio, ogni anno.

Drogati di marciume e schifezza, troviamo conforto in questa messinscena di assassini, stupri, quella massa di denti estratti dalle vittime, teschi, e forni. Testimonia un orrore passato, impossibile a ripresentarsi al giorno d’oggi, nel nostro mondo civilizzato occidentale. Ci sentiamo al sicuro, e lo guardiamo con la falsa compren-sione di chi ascolta un vecchio moribondo. Intuiamo che il vero nemico, quello che ha compiuto la strage, è

oscene dei lager. Ma, incapaci di capire, spremiamo ogni anno il fondo di questa tragedia universale, alla ricerca di nuovi strumenti per farci male e godere del nostro dolore e di quello degli altri. Così visioniamo tutti

-

segreti... Che fare, una volta prosciugato un idolo come questo?

Penso che il 27 gennaio perderà molta della sua importanza quando la gente si riterrà abbastanza sazia, o al massimo disturbata da tali visioni, da evitarle accuratamente. Allora dovrà andare alla ricerca di nuove disgrazie su cui piangere, cui indirizzare i propri lamenti, e creerà una nuova giornata della memoria, per

incredibilmente sterili. Non ho bisogno della Shoah per stare male e godere del mio dolore, obnubilarmi di -

l’uomo sia migliore di allora.

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LA MOSTRA DELLE ATROCITA’Marcello Barbarossa

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Sono annoiato, triste, assorto nei miei pensieri, non so come impiegare il tempo, così decido di fare zapping con il telecomando. Il dito mi si blocca sul programma “Wild Oltrenatura” dove stanno trasmet-tendo un servizio su Sammy Basso.Prima d’ora non ho mai saputo della sua esistenza

mia attenzione.La vista lascia subito il posto all’udito, così vengo a conoscenza che Sammy è un ragazzo di 17 anni e

città in cui vive insieme ai suoi genitori.E’ una delle quattro persone in Italia, e settanta in tutto il mondo, affette da una terribile patologia ge-

-ria” o più comunemente malattia di invecchiamento precoce.I genitori sono venuti a conoscenza di questo quan-do Sammy era ancora molto piccolo e manifestava inizialmente un ritardo nella crescita che poi è subito ripresa in maniera alquanto esponenziale.L’aspetto drammatico è che l’invecchiamento riguar-da tutti gli organi del corpo umano eccetto la materia cerebrale: infatti l’intelligenza, i comportamenti, le passioni sono proprie di un ragazzo adolescente.

che hanno descritto Sammy come particolarmente brillante nelle discipline scolastiche pur esssendo giudicato come tutti gli altri, senza nessun trattamen-to di privilegio.Anche i compagni di scuola si considerano alquanto fortunati ad avere in classe un amico come lui che non si lamenta della sua condizione e paradossal-mente si mostra più sereno e soddisfatto dei suoi coetanei.Questo modo di vivere e affrontare la giornata mette sicuramente in discussione tutti gli altri ragazzi che

sarebbero stati se non avessero la fortuna di avere incontrato un amico così speciale.Ma soprattutto sono rimasto senza parole quando ho ascoltato Sammy, il quale è perfettamente a cono-scenza della sua malattia, e del fatto che non potreb-be vivere a lungo, che non può permettersi di correre o fare sport perchè il suo apparato scheletrico è molto

SAMMY, UN RAGAZZO SPECIALETommaso Faedi

fragile, potrebbe rompersi da un momento all’altro come l’avvenuta rottura del femore tipica nelle perso-ne molto anziane.

Si sottopone da anni all’assunzione di medicine pro-venienti da studi effettuati a Boston e ancora in via di sperimentazione. Ne è molto soddisfatto perchè più che per se stesso spera di poter aiutare un giorno le persone che nasceranno dopo di lui e che sfortu-natamente avranno in sorte la sua stessa patologia genetica.Ha inoltre deciso di fondare un’associazione per far conoscere in larga scala la progeria e raccogliere denaro da devolvere agli studi per poterla curare

-do, dove si parla di questa malattia, prendendo parte personalmente e raccontando la sua storia di ragaz-zo alquanto fortunato per essere giunto ad un’età record nelle sue condizioni.Ama stare in compagnia delle altre persone, è un divoratore di libri, ama la matematica, ma anche an-

Forse la televisione a volte non è sempre un racco-glitore di notizie e di programmi positivi ma bisogna saperli selezionare perchè quel giorno, guardandola, ho cambiato il mio atteggiamento,ho capito che stavo sbagliando. La felicità è propria del nostro modo di pensare, di saper dare un giusto valore alle cose e si può sem-pre godere di essa purchè lo vogliamo veramente.Sammy in questo ci è di grande aiuto e gli auguro pertanto di vivere ancora a lungo.

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“L’arte è la capacità di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre a ciò che si vede

bellezza e una verità che vanno al di là del quotidia-no. Un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore.” BENEDETTO XVI

Solamente chi possiede grandi qualità umane come la sensibilità, la capacità di saper osservare, di saper ascoltare, di approfondire può diventare maestro e interprete di qualsiasi forma di arte.

Chi è l’artista, che cosa è per noi l’arte e in quali cir-costanze utilizziamo questa parola?

La prima cosa che mi balza alla mente è l’immenso

impara ad apprezzarlo e a conoscerlo quando ci si -

quando ci si reca in centri storici di città e paesi. Con occhi attenti si può ammirare la bellezza delle archi-tetture, delle facciate di palazzi e di chiese, espres-sioni di una cultura che ha le sue radici in epoche molto remote. Sono la rappresentazione di popoli, di stili che hanno costruito le fondamenta dell’arte moderna.Per conoscere in maniera adeguata la storia delle arti ed essere in grado di trasmettere la passione verso questa materia, per essere in primis gli autori di una grande opera d’arte bisogna possedere grandi doti umane.Nel liceo che frequento ho avuto la fortuna di

L’ARTE, PORTA APERTA VERSO L’INFINITOTommaso Faedi

incontrare dei professori dotati di capacità appro-priate ad aprirti la mente e farti appassionare a un dipinto, a una scultura, a una poesia di Ungaretti e persino a una complicata versione di Cicerone.

Ognuno di noi nasce con grandi potenzialità che, se aiutato sin da piccolo a scoprire e a coltivare nella giusta maniera, possono fare scaturire straordinari capolavori. Per far si che ciò avvenga l’uomo deve saper cogliere prima di tutto la bellezza del creato, di tutto ciò che lo circonda, non deve vivere in modo banale e superficiale ma scavare dentro il suo cuore, dentro la sua anima per provare sentimenti forti e poter realizzare qualche cosa di straordinario che lo renda immortale per le generazioni future: una qualità che lo elevi rispetto all’intera umanità.

Esiste il bello assoluto, ma anche ciò che è apprez-zato solamente da alcuni, ciò che ci differenzia, ciò che ci rende unici e irripetibili con i nostri gusti che ci caratterizzano.L’ arte è anche cinema, spettacolo, musical, bal-lo, canto e qualsiasi espressione del corpo e della mente. Sono da sempre appassionanato di teatro perchè quando lo pratico e mi ritrovo a recitare su un palcoscenico provo intense emozioni. Il teatro è per me una forma di libertà con la quale posso essere pienamente me stesso manifestando la mia creatività e amore verso questa espressione artistica.

La parola arte viene anche usata nel linguaggio corrente per esprimere una particolare capacità e una dedizione nello svolgere il proprio lavoro, nel praticare una disciplina sportiva o più semplicemen-te nel poter compiere al meglio il ruolo sociale che abbiamo deciso di assumere nella nostra vita: l’arte di essere una buona madre, l’arte di essere un buon padre, l’arte di insegnare, … .

Arte è tutto quello che ci circonda e fa parte della vita di ogni uomo. Impariamo ad apprezzarla e a farla propria nella piena realizzazione di noi stessi.

educazione, ai nostri genitori e a Dio che ci ha dona-to tutto questo.

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TEEN REPORTERS

Corre l’anno 1936 quando un giovane uomo di nome Ulisse parte da un paesino della Romagna per rag-giungere una grande città del nord, Milano, con la speranza e la volontà di trovare una buona occupa-zione .

La fortuna lo assiste, presto trova lavoro a Sesto San Giovanni come disegnatore alla Breda e ciò gli con-sente di ritornare dalla sua amata Dina che pensa a lui ogni momento della giornata e che non ha mai smesso di amarlo. Si sposano e insieme lasciano

-mente al nord e costruire il loro nido d’amore.

La vita non è certo facile per la giovane sposa, che essendo sola senza l’aiuto di nessuno si trova in

all’immenso amore, rispetto e grande stima che la lega al suo Ulisse. Le giornate trascorrono serene, felici, lavorando durante l’intera settimana e passeg-giando ai giardinetti o incontrandosi a casa di amici con i quali condividono interessi ed esistenza.

Tutto sembra trascorrere nella normalità della vita quotidiana quando, anche per questa famiglia,

felicità non può durare a lungo e che la vita riserva sempre delle prove molto dure.

Con l’avvento della guerra anche le persone miti che si dedicano esclusivamente al loro lavoro e alla loro famiglia vengono coinvolte e obbligate a comportarsi e a vestirsi in un certo modo così ben presto Ulisse viene adocchiato, arrestato e condotto nelle prigioni in condizioni disumane.

-bano che all’età di appena tre mesi perde il padre; infatti Ulisse, debole di cuore muore e deve lasciare le persone che ama di più al mondo ma soprattutto che hanno ancora bisogno delle sue cure delle se attenzioni e del suo mantenimento.

richiamata dai parenti in Romagna.

UNA BAMBINA CONTESATommaso Faedi

Non avendo altra possibilità di scelta ritorna al suo paese di origine dove è costretta a rimboccarsi le maniche praticando lavori umili, faticosi, non adatti a una donna fragile pervasa da un enorme dolore.Urbano viene accolto in casa degli zii materni che,

possibilità di vederla ogni giorno e non interrompere mai il rapporto con lei.

Altro destino spetta alla bambina, Romea, la quale viene accolta a casa di una coppia, parenti alla lonta-na che non hanno avuto la gioia di coronare il loro

Presto si affezionano a questa bambina a tal punto che desiderano adottarla.Le preparano una stanza tutta per lei, la sommergo-no di doni ma soprattutto le infondono un immenso affetto e tenerezza.I rapporti si consolidano sempre di più da entrambe

da lei con la prospettiva di una vita certo meno facile rispetto a quella che sta conducendo perché deve lasciare la scuola per dedicarsi a un lavoro e contri-buire economicamente ai bisogni della famiglia .Romea viene contesa dalle due mamme che si trova-no a reclamare le loro ragioni da una parte e dall’altra

Dina, giustamente ha la meglio anche se seguono giorni di tristezza per i protagonisti di questa storia che mi è stata raccontata con commozione e dovi-zia di particolari da mia nonna materna perché lei è Romea, la bambina contesa.

Penso che la vita, a volte, ci mette di fronte a vicen-de complesse che superano persino la fantasia e ci conduce verso scelte ostiche da intraprendere.

e gratuito gesto d’amore che ha l’unico intento di aiutare il bambino e la sua famiglia a superare un

cambio né pertanto sostituirsi ai genitori biologici.

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STILE LIBERO

Confesso di aver fatto uso di droga. Confesso di essere stato falso, bugiardo. Confesso di essere un malato nel cervello.Confesso di essere stato malato di depressione.

Nelle notti d’acciaio, dove il letto diventa tomba.Confesso di aver pianto in bagni scolastici,di aver sbattuto la testa contro spigoli e muri

Confesso di aver amato, di aver fatto tanti sogni,di aver odiato la scuola, i libri, la cultura, di aver fatto il minimo per andare avanti,di aver fatto pensieri impuri.

Se vi chiederete chi sono io, rimarrà solo un grande punto interrogativo. Io lascio solo schegge di me, barlu-mi di coscienza gettati in pasto ai lettori.

Amo la pioggia, amo tutto ciò che è oltre l’uomo,amo l’occulto, odio l’ordine costituito.Odio me stesso, amo me stesso.Confesso di aver fatto del male al mio corpo

Confesso di essere passato al boscoDi avere abbandonato il sentiero maestroDi essere un errore.Di essere me stesso.

CONFESSIONIMarcello Barbarossa

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STILE LIBERO

LIBER SUSPIRIORUMMarcello Barbarossa

Non sono bravo a dare consigli o a fare l’insegnante, il maestro, ma sento che quello che ho vissuto a qual-cuno potrebbe interessare, e forse potrebbe anche aiutare qualcuno. In tal caso, esporrò i miei consigli per punti.

1) Innamoratevi. Non fate gli scemi, e trovate qualcuno che possiate riempire di affetto e amore. Non demo-nizzate e non abbiate paura del sesso. E’ una cosa meravigliosa. Con le ragazze siate decisi e forti. Non abbiate paura di loro, dopotutto son solo donne

2) Coltivate le amicizie. Non fate come me, che ho pochi amici, che a volte ho trascurato. Siate amici tra di voi, e fate cazzate insieme, fate i ragazzi, e vivete la vostra vita con spensieratezza.

-te qual è? La vostra verità, dovete trovarla. L’ideologia non aiuta nessuno, limita, disunisce. INFORMATEVI. Studiate. E selezionate, col cuore, ciò che è vostro.

4) Stupitevi. Cosa provate davanti ad una cascata? Cosa provate quando vostra madre vi abbraccia? Cosa provate quando fate l’amore?

5) Prendetevi le responsabilità di chi siete e di quello che fate. Siete i timonieri delle vostre vite, del vostro cuore.

6) Avete il diritto di amare come volete. Di vestire come volete. Di mangiare bere scrivere dipingere scolpire quello che volete.

7) Non abbiate paura della Morte. Temete invece la noia, l’omologazione e la mancanza di libertà. E’ peggio essere in catene che morire.

ALBATROS 15

FILOSOFANDO

LIBERTA’ REALE O APPARENTE?Federica Pianese

“Rinunciare alla propria libertà, è rinunciare alla propria qualità di uomo, ai diritti dell’umanità, ai suoi stessi doveri. Non è possibile alcun risarcimento per chi rinunci a tutto. Una tale rinuncia è incompatibile con la natura dell’uomo”.Rousseau, nella sua opera intitolata Contratto sociale, insiste molto sulla condizione di schiavitù dell’uomo, schiavitù mentale soprattutto, e lo incita con questa sentenza ad abbandonare una condizione che non gli appartiene, che non corrisponde alla sua essenza. Senza dubbio le sue parole sono cariche di verità tant’è che dal 1762, nel pieno dell’espansione del pensiero illuminista, ad oggi, nel 2013, si lancia ancora questo stesso messaggio ad ogni individuo, ad ogni singola persona, e in ogni parte del mondo qualcuno si ritrova, in ogni istante della sua vita, a lottare per questo concetto, e molto spesso le masse si muovono in protesta urlando proprio questa parola: libertà. Ma sappiamo davvero cosa sia questa fantomatica libertà a cui non vogliamo rinunciare così ostinatamente? Il dubbio che sorge mi sembra del tutto legittimo dato che, bisogna ammetterlo, c’è chi alza la bandiera con scritto libertà ma allo stesso tempo va alla ricerca di qualcosa che dovrebbe più propriamente essere chiamato libertinaggio. Nessuno ha mai detto che l’uomo abbia il diritto di fare ciò che vuole semplicemente perché esiste, credo che nessuno possa arrogarsi questo diritto che di certo non si chiama libertà! Ma allora in cosa consiste?

-cere qualcuno di avere la verità in tasca, il mio intento è quello di trattare questo argomento, esponendo le

Tutto è nato dalla mia passione per la lettura, la quale mi ha portato a saltare da un genere e da uno scrittore a tutt’altro genere e tutt’altro scrittore, dando vita, così, a una certa esperienza in questo campo; quindi mi sono resa conto di quanto praticamente tutti ricordino, esplicitamente o meno, la libertà e in qualche modo,

Il primo passo è stata una illuminazione del tutto casuale: avete presente quelle associazioni di idee inspie-

dipinto su una parete, quando mi sono immaginata che l’esistenza di una qualsiasi persona potesse essere rappresentata allo stesso modo.

immaginare. Non che abbia prestato troppa attenzione a quello che pensavo fosse solo un dettaglio ma, cre-scendo, sto cominciando a capire che nessuna parola usata è scelta senza un preciso motivo, tutte pesano alquanto, e in questo caso, sono state fondamentali.Una di queste canzoni, infatti, era balenata nella mia mente provocando l’idea della vita dell’uomo come un

prima volta ho interpretato quei versi in modo diverso, non pensando che Dio abbia scritto in un libro tutto ciò che mi succederà, ma piuttosto che abbia previsto una strada ricca di incroci e biforcazioni in cui inevitabil-mente dovrò liberamente scegliere una direzione.Insomma, questa concezione della vita mi ha portato a credere che la libertà sia la possibilità di scegliere fra la miriade di opzioni che ci si presentano continuamente nel cammino della nostra esistenza, la quale, pro-prio a causa di questa selva di alternative, appare come un “ tremendo scompiglio in cui noi mortali branco-liamo disperatamente nel buio” ( F. Durrenmatt, La morte della Pizia ). Ma questa affermazione, in cui credo

che hanno simili opinioni, negasse l’esistenza di questo tipo di libertà poiché, se Dio ha creato l’uomo, con lui ha creato anche il suo destino e conosce le scelte e le strade che prenderà nel corso della sua esistenza.Personalmente le due posizioni non mi sembrano in opposizione.Credo che Dio, avendo dato vita ad ognuno di noi, abbia contemporaneamente tracciato quell’albero di pos-

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FILOSOFANDO

sibilità di cui ho parlato prima, e se anche vogliamo affermare che sappia esattamen-te ogni volta quale sceglieremo, ciò non

Traslando la questione ad un livello inferio-re, sarebbe come riuscire a prevedere la reazione di una persona che conosciamo molto bene, a cui siamo molto legati, in una determinata situazione e pretendere che abbia preso una direzione piuttosto che un’altra solo perché l’avevamo predetto:“E non temiamo che ne debba seguire che non sia opera della nostra volontà quel che facciamo per nostra volontà, dal fatto che Egli già seppe in antecedenza che l’avrem-mo fatto, Egli la cui prescienza non può fallire.” ( Sant’Agostino, La città di Dio )Sant’Agostino ammette una differenza fra la prescienza divina e la volontà ma dimostra anche che esse non si escludono a vicen-da, bensì si conciliano giungendo all’essere umano per due vie differenti, l’una rivelata dalla fede, l’altra manifestata attraverso l’esperienza e la ragione; entrambe devono coesistere per dar vita ad un sistema armo-nico e perfetto: l’uomo.A questo punto sorge un ulteriore dubbio; perché allora in tutto questo è contemplato il male? L’ha forse creato Dio insieme all’uo-mo o per l’uomo? È nato a causa dell’uomo?Forse.

Nel 1931 Gandhi dichiarò: “Non vale la pena avere la libertà se essa non comporta anche la libertà di errare e persino di peccare” ( Gandhi, Young India )Dio ama le sue creature e non può far altro che lasciare loro tutte le facoltà di cui sono in grado di usufruire; per cui mi sembra ragionevole pensare che il male, infatti, abbia una esistenza relativa, che non abbia nes-sun rapporto con Dio... proprio come una malattia che non esiste di per sé se non in relazione ai corpi che intacca, una volta mancato il corpo anche la malattia perde la sua esistenza.Vorrei aggiungere un ultimo aspetto che potrebbe anche rafforzare la mia posizione.Chi persegue una libertà totale nelle mani dell’uomo vedrà il simbolo dell’albero della vita come una restrizio-

Rispondo a questa possibile critica chiamando in questione un autore ben noto, Luigi Pirandello, insieme a una delle sue opere più riuscite, Il fu Mattia Pascal, la storia di un uomo che ha perso la possibilità di essere se stesso.Magari la libertà consiste sì nel prendere decisioni, nel scegliere una via al posto di altre alternative, il libero arbitrio è auspicabile, eppure una forma di libertà può anche essere la facoltà di essere proprio se stessi. Sembra qualcosa da poco ma in fondo, se avessimo una sola e unica dritta strada da percorrere ma nessu-no potesse in alcun modo distoglierci da essa, non sarebbe anche quella una situazione di libertà? Ognuno nasce per essere se stesso e nessuno, anche volendolo, potrà intaccare questa libertà: “è mia salda con-vinzione che nessun uomo perda la sua libertà se non attraverso la sua stessa debolezza”. ( Gandhi, India’s case for Swaraj )

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letterando

“DIO MANDA IL FREDDO SECONDO I PANNI”Federica Pianese

Ci piacciano o no, i proverbi fanno parte del nostro

forse non ci rendiamo conto di quanto in profondità riescano ad andare, quanto spieghino in un paio di parole comprensibili da tutti; sono sì immagini me-taforiche che magari fanno sorridere ma il punto sta nel non fermarsi al sorriso. In tal caso mi è sembrato interessante usare questa manciata di parole per discutere di qualcosa di molto più complesso, qua-le l’opera di Ugo Foscolo, “Ultime lettere di Jacopo Ortis”.Uno dei più noti autori della letteratura italiana si interessava forse di clima, panni e divinità? Non ne sono al corrente e neanche è importante in questo discorso dato che, prima di tutto, una cosa molto utile è saper capire i proverbi. Quello in questione è un conforto per tutti coloro che si trovano in situazio-ni troppo dolorose, quei momenti in cui ci si trova a

-tinuare, le doti adatte per riaggiustare tutto ciò che si è rotto nella vita.L’incoraggiamento in questione non è una promessa di felicità eterna o di mancanza

del tutto surreale), semplicemente ricorda il fatto che i dolori che colpiscono l’uomo sono proporzionati alle capacità di sopportazione dell’individuo colpito:

sofferenze.

Jacopo Ortis, di aver mentito a se stesso nel giudi-care il suicidio l’unico modo per far sentire la propria voce e mostrare in modo del tutto esplicito il disap-punto nei confronti della vita.“La morte sarebbe per me la meta de’ guai” è in

la funzione di liberarsi dei problemi, non di risolverli! Colui che di fronte alle avversità tenta di disfarsene non può meritare il compianto, piuttosto può, a ben diritto, ricevere critiche volte a smascherare una falsa grandezza d’animo, una determinazione forse simu-lata nel lottare per i propri ideali. Credere vivamente in un qualcosa, che sia un principio o un sentimento,

-da tratta, o almeno presuppone che l’interessato

ammettere di aver riposto fede e speranze in qualco-sa di falso. E soprattutto, nel caso in cui la situazione non sembri affatto migliorare, gettare la spugna nega una possibilità che il cambiamento davvero avvenga; insomma, se ognuno è una goccia nell’oceano e, per

-tributo della propria esistenza, ben presto l’oceano diventerebbe una pozza e si prosciugherebbe.

Jacopo si chiede: “Merita poi questa vita di essere conservata con l’esilio?” Certamente, perché il segre-to sta nel rimanere qui, in questa vita, e in effetti da morti non è più possibile fare la differenza, solo da vivi e presenti si può, forse, cambiare il mondo!Per non parlare del fatto che la vita è una gamma

non possiamo dipingere il quadro della nostra consi-

un compromesso con la vita stessa, non diciamo infatti “piuttosto che niente è meglio piuttosto”?Nella lingua parlata il compromesso ha preso un accento in parte negativo ma in realtà, considerando il verbo latino da cui deriva, appare sotto una luce molto diversa: “compromissum” da “compromittere”

-

la vita sembra toglierci non ci rende eterni creditori bensì, proprio in nome di questo patto, ci sarà restitu-ito e, non essendo noi al corrente del momento in cui questo accadrà, siamo folli se a causa di un ritardo ci ritiriamo.

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invece, ci vedo disegnata la vita che, come scende giù a picco sotto lo zero, della stessa precisa e identica quantità risale verso i valori positivi. Quanto la vita toglie poi restituisce, questo è il patto, questo il “compro-messo”.A questo punto non c’è proprio motivo di abbandonare la vita prima del previsto, visto e considerato che,

Lorenzo:“Chi mai vide per l’ultima volta i raggi del Sole, chi salutò la Natura per sempre, chi abbandonò i suoi dilet-ti, le sue speranze, i suoi inganni, i suoi stessi dolori senza lasciar dietro a sé un desiderio, un sospiro, uno sguardo?”Questo passo si spiega da solo, emanando una nostalgia palpabile nei confronti della vita e, allora, non mi resta che augurare a ogni singola persona e a me stessa di fare tutto il possibile per non avere rimpianti di alcun genere e cioè di non fermarsi mai troppo presto:

“quando si è in ballo bisogna ballare”.

LETTERANDO

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NOVECENTOSimone Pracucci

Parlare del Novecento in un tema scolastico è un’impresa disperata e quasi folle per la mole di argomenti da trattare e la complessità dei temi da prendere in considerazione. Anche se si volesse parlare solo degli avve-nimenti “macrostorici” che prendono posto nei libri scolastici, l’elenco dei punti da toccare sarebbe immenso: due guerre mondiali, rivoluzioni, guerre d’indipendenza, crisi economiche, lotte sociali, genocidi… Si farebbe poi un torto alla storia stessa se, accanto a questi argomenti drammatici, non venissero menzionate le innu-

globalizzazione e tanti altri avvenimenti che sono alla base del nuovo millennio in cui oggi noi tutti viviamo. Come fare? Come si può riuscire a trattare un tema così vasto in un unico componimento?Innanzitutto, da questo primo veloce sguardo, si può ricavare una costante che percorre tutto il ventesimo se-colo, ossia la contraddittorietà. Esso infatti è stato un secolo capace di innalzare l’uomo all’apice della civiltà e di gettarlo nella bassezza dei suoi istinti più violenti e primordiali. Emblematico è, a tal proposito, il pensiero

che in quel periodo si commuoveva per il primo trapianto di cuore della storia, fosse teso al progresso scien-

Partendo da questa caratteristica costante di tutto il Novecento, sorge spontanea un’altra domanda: come fu

questione apparentemente irrisolvibile: per dare una risposta a questa domanda, infatti, bisognerebbe pren-

metà del diciannovesimo secolo che hanno portato nel Novecento all’avvento del razzismo, dell’imperialismo, del comunismo. Tuttavia, anche in questo caso, si può cercare un tratto comune agli avvenimenti più impor-

l’ideale.

cuori di un numero enorme di persone e di spingerle all’azione. Si pensi, ad esempio, alle due guerre mon-diali che, al di là dei meri interessi economici e utilitaristici delle nazioni, assunsero i connotati di guerre mora-li: la prima, grazie al presidente americano Wilson, divenne la lotta della democrazia contro il secolare potere monarchico, mentre la seconda vide la democrazia prevalere sopra le ideologie fasciste e naziste. Si prenda poi in considerazione la rivoluzione russa del 1917, quella di Mao, in Cina, negli anni ’40, quella cubana,

drammaticità, sono accomunati dalla convinzione di agire per creare un mondo migliore, più giusto e vivibile. Ancora, si consideri l’ideale americano del “self-made man”, il cosiddetto “American dream” che prese forma negli anni ’20, o ai movimenti femministi che ottennero importanti successi nell’arco di tutto il secolo.

stesso modo, li ha consumati nel loro declino. Tra gli avvenimenti più importanti in questo senso si possono ricordare la caduta di Saigon nel 1975, che per la prima volta mise in discussione l’infallibilità dell’America e

in blocchi; la diffusione del virus dell’HIV che, a partire dagli anni ’80, mise in crisi l’infallibilità e la fede verso

Arrivato alle porte del ventunesimo secolo, il Novecento appare consumato, lacerato da quelle stesse con-

il secolo passato lascia al nuovo millennio: una realtà incerta, senza più punti di riferimento, in cui la crisi di

sfaccettata di quella del Novecento, in cui gli ideali riuscivano ancora a dividere il mondo fra bianco e nero, nascondendo sotto un velo rassicurante i problemi più gravi.

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TEMA LIBRO II ENEIDEGiovanni Zanotti, Eugenia Trebbi

Tacquero tutti e tenevano attento lo sguardo. Allora dall’alto giaciglio il padre Enea cominciò:“Mi chiedi, o regina, di rinnovare un dolore indicibile,il modo tenuto dai Danai nel distruggere la potenza troiana.”(versi 3-4 libro II)

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protagonista del poema. Egli è un narratore di secondo grado, che si inserisce nel racconto parlan-do in prima persona.Spiega perciò l’inganno dei Greci, dell’idea di Ulisse e del vano tentativo del sacerdote Laocoonte di convincere i suoi a non permettere l’entrata del cavallo dentro le mura, sapendo che ne sarebbe scaturita una grande sventura. Il cavallo non entra subito in città, ma i Troiani, stanchi della guerra che ha mietuto molte vite, non danno ascolto al suo saggio consiglio. Infatti, poiché ogni cosa è già stabilita dal Fato e tutti gli eventi si svolgono in funzione di esso, i Dardanidi si convincono ancor di

-ti e uccisi da due serpenti marini inviati da Atena.Questo episodio non rappresenta l’unico presagio avuto dal popolo, infatti ad Enea stesso appare in sogno Ettore, il principe ucciso da Achille in precedenza. Egli riporta i segni della crudeltà dell’av-versario greco: è totalmente ferito e si riconoscono i buchi nei piedi da cui passavano le corde che lo legavano al carro acheo. La descrizione non risparmia quindi i particolari macabri. Il marito di Andromaca avvisa Enea della tremenda sorte che spetterà a Troia quella notte stessa: il suo raccon-to è intriso di un dolore profondo, causato anche dalla sua impotenza e dal fatto che non può più

Greci hanno invaso Troia e la stanno distruggendo.Da qui parte la descrizione che Enea presenta per i singoli episodi, che accentuano la crudeltà dei nemici. L’aspetto che a Enea preme sottolineare è il fatto che tutto ciò è avvenuto non perché i Tro-iani siano inferiori in combattimentio, ma a causa di un sacro timore verso gli dei, che li ha portati a credere che il cavallo fosse un dono dei Greci a Atena. Il fatto più agghiacciante, però, avviene durante l’assalto e la presa del palazzo del re da parte delle

di dare fuoco alle case, depredare la città e combattere contro i difensori troiani, ma scardina total-

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ALBATROS 21

mente il portone della reggia e invade il castello seminando morte e terrore. Non risparmia nessuno, nemmeno il fratello di Ettore, Polite, che, tentando la fuga, viene trapassato dalla sua lancia. Sembra

così come Achille aveva ucciso Ettore, allo stesso modo Pirro uccide Polite. C’è però una grande differenza fra i due: mentre Achille aveva in seguito rispettato Priamo, rendendogli le spoglie del

Nonostante il dolore straziante, Ecuba, moglie di Priamo, trova il coraggio di aggrapparsi con le an-celle all’altare da Apollo, pensando che i Greci avrebbero almeno avuto rispetto verso gli dei. Invita

-te città pronto a combattere, bensì un vecchio, stanco, straziato dalle sofferenze più grandi, che ten-ta di fronteggiare un nemico a lui troppo superiore per forza. Così avviene il massimo esempio della ferocia greca di quella notte: Pirro uccide senza alcuna pietà un vecchio, che è persino incapace di combattere. E’ questo l’episodio in cui Virgilio riassume la tragedia della notte: morto il re, anche la città cade. Il tutto avviene con descrizioni macabre in cui l’autore utilizza termini forti, indirizzati a far capire al lettore quale enorme tragedia si sia consumata per mano del popolo greco.

Creusa e alcuni suoi compagni emerge la caratteristica peculiare di Enea: la pietas latina, che l’eroe dimostra nell’obbedire al volere della dea Venere, sua madre, che gli ordina di fuggire. Enea prova un grande dolore nel compiere la sua missione; non è però solo, in quanto gli dei lo sostengono

-strare tutto il suo coraggio e impegnarsi per la salvezza del suo popolo, per trovargli una nuova patria. Enea quindi si mostra da qui in poi pius, un uomo che rispetta gli dei, li onora e attraversa pericoli e peripezie proprio per soddisfare il loro volere. Infatti, l’eroe percorre il viaggio che da qui inizia e di cui una tappa è Cartagine proprio per adempiere al suo compito, quello di fondare una nuova Troia.Fin dal proemio Enea viene presentato con questo aggettivo, e nel primo libro compare nell’azione

quindi una caratteristica nuova rispetto agli eroi omerici: è sì uomo, e presenta tutti i sentimenti tipici dell’umano, ma è un eroe che “guarda in alto”, svolge tutto con la preoccupazione di onorare gli dei.

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LETTERE DALL’UNIVERSITA’

Mi è stato chiesto di raccontare e descrivere brevemente questi primi mesi di università, ma vorrei comincia-re il racconto della mia esperienza da qualche mese prima di quell’ottobre 2012 quando, per la prima volta, sono entrato nel mondo universitario.

-ds”, decisi di diventare medico. Può sembrare una sciocchezza, ma mi dovete credere quando vi dico che il

(insieme alla morosa e alla scuola: MAI dimenticare la morosa o la scuola!). Inizio a parlare con alcuni miei compagni di classe, anch’essi interessati all’ambito medico, e con mio cugino già al sesto anno di Medicina e Chirurgia.

-gresso per entrare a medicina. Finita la maturità e dopo una settimana di vacanza, mi metto a studiare le materie presenti nel test: Biologia, Chimica, Fisica, Matematica, oltre a Cultura Generale.

passano una settimana con le future matricole, preparandole all’imminente test di ingresso. Una frase che non dimenticherò mai venne pronunciata da uno di questi ragazzi che disse: “Guardatevi attorno: solo uno tra i sette che vi circondano passerà il test!”. Ero seduto vicino a diversi miei amici e, guardandoci negli occhi, ci si chiedeva una sola cosa: “Sarò io o sarà il mio migliore amico ad entrare?”.Il test l’ho dato e purtroppo non sono entrato. Iniziano i rimpianti, i rimorsi, le litigate con i genitori, la rabbia e, purtroppo, l’invidia per quelli che sono entrati. Il mondo ti crolla addosso e ti vedi scivolare via dalle mani il tuo più grande sogno. Tutto perché, secondo la logica del test, un ragazzo, per diventare un bravo medico, deve sapere mettere in ordine i premi Nobel per la Letteratura da Fo alla Deledda o che il 1976 era un anno bisestile. Ora faccio Scienze Biologiche, ho dato vari esami di questo corso e, nel frattempo, mi sto preparando per il

-to dei migliori, soprattutto per colpa dell’incostituzionalità del test, che impedisce, o almeno limita, la scelta libera e incondizionata dello studio che si vuole intraprendere. Non lasciatevi però condizionare da queste mie considerazioni un po’ pessimistiche del mondo universitario, della sua burocrazia e delle sue regole. Auguro a tutti voi di intraprendere la carriera universitaria che più vi attira con la maggior serenità e consape-volezza possibile.

Ciao ragazzi!

Lorenzo Belluzzi

ALBATROS 23

LETTERE DALL’UNIVERSITA’

Carissimo prof,Sono molto stupita, ma allo stesso tempo contenta di aver ricevuto questa sua email.Nonostante la nuova avventura universitaria a Bologna, mi capita spesso di ripensare ai 5 anni di liceo tra-scorsi insieme, soprattutto riguardando le foto dei nostri viaggi insieme (sempre bellissimi!).

precisa sul mio futuro anche appena terminato l’esame di maturità a luglio! Mi sono presa qualche settimana di relax, e poi mi sono messa a preparare il test di medicina, anche se non ero totalmente decisa della mia scelta. Mi ero sempre detta “io faró medicina”, forse perché ero circondata in famiglia da medici/farmacisti

del mio futuro, non mi ero mai chiesta seriamente che cosa volevo fare: scherzando dicevo “andrò a fare la pasticcera”.Allora ho parlato con diverse persone, chiedendo consigli, ascoltando le loro testimonianze. Arrivata agli sgoccioli di agosto, dopo i precorsi in preparazione ai test fatti a bologna, mi ero iscritta a tre test di ammis-sione : “medicina e chirurgia”, “igiene dentale” e “ingegneria gestionale”, ma ancora avevo le idee molto confuse. Diciamo che la mia scelta riguardo a quale università scegliere si è basata soprattutto sulle materie che mi piacevano maggiormente, ma ho anche considerato che cosa mi avrebbe aspettato dopo la laurea (la mia facoltà è una triennale), e quindi alle possibilità di lavoro future, aspetto che secondo me é importante da considerare, soprattutto in un periodo come questo. Sta di fatto che ora, all’inizio del secondo semestre, sono iscritta al CdL di igiene dentale, e sono molto con-tenta della mia scelta. Nonostante i molti dubbi, sono contentissima di quello che faccio ora, della mia nuova avventura.Il numero di compagni di classe non è cambiato molto: siamo in 15! Ma è bello anche per questo, perché an-che qui ho instaurato un rapporto bellissimo sia con i miei compagni (anche piú grandi di me) che con alcuni professori, i quali sono sempre disponibili.

-gia, materie che mi hanno sempre interessato anche al liceo, e quindi diciamo che il primo impatto è stato molto positivo. Anche i primi esami, che sinceramente mi terrorizzavano abbastanza, sono andati bene. For-tunatamente ho legato molto con due ragazze di Faenza del mio corso, e insieme abbiamo studiato per gli esami, tra risate e chiacchere. In questi mesi ho conosciuto persone interessanti, speciali e con le quali per mia fortuna mi trovo veramente bene.

casa mia. Penso che questa esperienza fuori casa sia per tutti molto importante e che sia utile per crescere, ma durante le lezioni spero sempre che arrivi presto il venerdì per tornare in treno a casa dalla mamma e dal babbo, dal moroso e dagli amici. Non perché non stia bene qua, anzi mi trovo molto bene con le mie coinqui-line, ma perché a casa mia sto proprio bene!!!!Insomma, che dire... nel giro di questi primi mesi di università la mia vita ha preso una svolta importante. E penso proprio che rifarei queste scelte.Certo i miei amici, i miei compagni di classe, quei mitici 11 compagni di classe, mi mancano sempre: spesso ci sentiamo, ma purtroppo sono poche le occasioni in cui possiamo incontrarci tutti insieme.

Il mondo dell’università è davvero diverso dal liceo, sia per quanto riguarda l’aspetto scolastico, che per quello umano. Ma è bello proprio per che è qualcosa di nuovo e, anche se a volte faticoso, divertente.

Il consiglio piú prezioso che posso dare a voi, e soprattutto ai ragazzi di quinta che l’anno prossimo dovranno incominciare questo nuovo cammino, è quello di non abbandonare le amicizie che sono nate in questi anni,

Margherita Marcatelli

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quegli amici servono proprio come pilastro per la vostra nuova vita, su cui potete sempre contare quando ne avete piú bisogno.

Vi abbraccio,

Margherita (matricola nº 0000666752)

LETTERE DALL’UNIVERSITA’

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-Per fare medicina avrei dovuto fare un anno di foundation year per accedere al corso universitario, ma non danno la sicurezza che se lo fai poi l’anno dopo entri, quindi non ho voluto rischiare di perdere 2 anni.-Le migliori università se accettano il diploma italiano vogliono da 95 a 100 all’esame.-Un’università molto valida in cui mi sarebbe piaciuto andare sfortunatamente per medicina non accetta pro-prio il diploma italiano (University college London) -Quindi per fare medicina sarei dovuta andare fuori Londra per avere più scelta, ma questo non mi era pos-sibile anche perché molte sono davvero lontane e i miei vogliono avermi a Londra per essere più facile da raggiungere!Casualmente girando per varie università sono andata ad un Open Day di un’università e ne sono rimasta affascinata dalla location al tipo di corso! Così mi sono interessata e ho fatto tutto quello che c’era da fare..Ho passato l’esame di inglese in veramente poco tempo, tutti dicevano che ci volevano come minimo due mesi e mezzo / tre, ed io sono riuscita a sostenerlo dopo tre settimane di corso focalizzate per questo esame.Hanno accettato la mia domanda ed ora ho appena iniziato l’università. Si chiama Regents University Colle-ge in Regents Park. È bellissimo! Ah le volevo anche dire che dall’inizio dei miei corsi e anche molti inglesi e insegnanti di università inglesi con cui ho parlato hanno chiesto dove avevo studiato così bene grammatica ecc. e si sono meravigliati del livello raggiunto al liceo e che ho avuto un’ottima insegnante! Letteralmente, un professore dell’università del Kings College (un ottima università) che mi dava lezione in un corso di inglese, mi ha detto “your English is very impressive” e che l’unica cosa che mi poteva correggere, per esempio nello

perfetta. Infatti in tutti i due corsi che ho seguito a livello Upper intermediate, per molte cose, come appunto

e la più veloce in tutti i test. Ovviamente ho anche studiato molto prima di questi corsi, ma al 90% direi che il merito e’ tutto il suo! Tutti mi hanno detto di farle i complimenti che è un’ottima insegnante! Ora sono al mio secondo giorno, quindi ancora non so dire come e’ la situazione qui all’università.. La aggior-nerò più avanti :)

Un abbraccio, a presto!

Maria Teresa.

Maria Teresa Casali

LETTERE DALL’UNIVERSITA’

Di certo le materie che studio ora (Anatomia, Bio-logia, Genetica, Fisiologia e Istologia) sono materie molto più affascinanti ma contemporaneamente anche davvero molto impegnative e che richiedono uno studio molto approfondito.

Sono molto contenta dei professori che sto incon-trando, per lo più medici ricercatori, perché sono davvero in grado di trasmettere la loro passione e

modo migliore possibile. È bello vedere come la pro-fessoressa di Biologia non faccia altro che sorridere

i processi all’interno della cellula e come le brillano gli occhi quando parla della proteina che lei stessa ha scoperto relativa alla “Sindrome dell’X fragile”, o come il professore di Anatomia non si limiti a elencar-ci muscoli, ossa e articolazioni ma cerchi sempre di farci comprendere come il loro uso sia strettamente connesso sia con la normalità di movimenti quotidia-ni ma anche con le più frequenti patologie perché, come sempre ci ripete a noi un po’ increduli, “voi sarete medici”.

poter affrontare con le persone che qui ho conosciuto e con cui condivido lo studio e gran parte delle mie giornate, cosa che non è affatto scontata. Certo, il desiderio di tornare a casa, dagli amici e dai

-de, perché ho ben chiaro che lì sono le mie radici, anzi è proprio avere radici ben fondate e a cui torna-re che permette a chi parte di “essere il seme della ginestra che nasce ovunque lo semina il vento”.

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LETTERE DALL’UNIVERSITA’

Non è facile scrivere del mio arrivo all’Università dal momento che sono stata la prima a trovarmi stupita dalla mia stessa scelta. Ho scelto di iscrivermi alla facoltà di Medicina del Campus Biomedico di Roma nonostante non avessi mai pensato di studiare Medicina, ma dopo la ma-turità, quando il problema di trovare la mia strada si è fatto più urgente, è stato gradualmente più chiaro che forse era quello il percorso in cui ciò che sono e desidero poteva crescere e dare frutto.

Questa nuova intuizione sul mio destino si è dovuta

molto più grande, Roma, di una abitazione nuova, la residenza Universitaria in cui vivo, e con la necessità di confrontarsi con un contesto relazionale diverso e lontano da quello in cui avevo sempre vissuto.

Non nego che il primo semestre è stato duro, sia

delle materie degli esami da affrontare erano materie

corso di laurea che avevo scelto. Sono stata tuttavia contenta di essermi potuta appoggiare allo studio fatto al Liceo per la preparazione di questi esami, se non altro a livello di impostazione generale che, in un momento iniziale e comunque ricco di novità da affrontare su ogni livello, non è assolutamente poco. E sono felice di poter ringraziare i miei professori per questo, a dimostrazione del fatto che nulla del tem-po e della passione spesa è andata perduta. Anche perché poi gli esami li ho superati, ed è iniziato il secondo semestre!

Nel secondo semestre, che si sta concludendo in questi giorni, ho capito veramente in che mondo

per molti versi sconosciuto: il mondo dell’uomo nella sua dimensione inscindibile di corpo e anima. Ciò di cui mi sono resa sempre più conto infatti, è che la Medicina non è solo la scienza che studia il corpo umano, ma è la scienza che lo studia in relazione all’umanità dell’uomo perché è fatta da uomini e a uomini si rivolge.

Veronica Batani

di questo periodo mi rendo conto della grandezza formatrice dell’esperienza dal punto di vista persona-le. Qui abbiamo la possibilità di indagare e studiare

implicazioni che la medicina ha per la salute delle persone. Fin dal primo anno possiamo andare in Su-damerica, Africa o India per aiutare le persone con la semplice assistenza (dato che dal punto di vista medico non potremo fare ancora molto). Grazie all’in-ternazionalità del campus possiamo mettere a frutto la conoscenza delle lingue ed approfondirle con l’in-terscambio giornaliero coi tanti stranieri che seguono

sofferenze di chi è in ospedale dando da mangiare agli anziani ricoverati per dare loro oltre all’aiuto un sorriso e qualche faccia amica con cui chiacchierare per quei 30 minuti al giorno.La fatica nel passare ogni giorno 12-14 ore tra lezioni, laboratori e studio è tanta ma se devo tira-re le prime somme di questo periodo di impegno e dedizione la prima cosa che mi viene in mente è

che mi aspettano in futuro sono numerose, le ore di studio innumerevoli (!) Ma ogni mattina mi alzo energica e felice perché vado a imparare quello che mi piace! Il mio consiglio da “boccia” del 1° anno quindi è quello di seguire le vostre passioni e andare a studiare quello che più vi appassiona. Sarete già a metà dell’opera! Buon volo!

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LETTERE DALL’UNIVERSITA’

Francesca Fioretti

I primi 7 mesi di frequentazione al corso di Laurea in Medicina al Campus Biomedico di Roma sono trascorsi velocemente ed è tempo per me di fare un primo bilancio di questa entusiasmante esperienza. Il passaggio al mondo universitario ha implicato un grosso cambiamento nella mia vita. Di colpo, respiri un clima di totale indipendenza, ti senti più libero e trattato come un adulto! Al contempo però ti rendi conto che “essere grandi” comporta nuove e maggiori responsabilità non solo dal punto di vista dell’apprendimento ma anche dal punto di vista umano e quotidiano. E in un attimo ti ritrovi a fare la spesa, a cucinare per te e per gli amici, a pulire, rassettare e stirarti le camicie che porterai a lezione! Delle volte è dura, vivi alcuni momenti di malinconia in cui vorresti essere a casa perché senti il distacco dal tuo “nido”..… però sono tanti quelli che si trova-no nella tua stessa situazione e quasi per magia, in poco tempo, si instaura un rapporto “familiare” con chi ti sta attorno perché tutti vivono come te la lonta-nanza da casa e dai principali affetti, il fascino della Capitale (in mezz’ora sei in pieno Colosseo!) e allo stesso tempo la condivisione di una piccola “città studi” come Trigoria (sede del campus Biomedico) popolata per lo più da studenti universitari che ritrovi non solo in classe ma anche nei principali luoghi di aggregazione e divertimento. Essere una studentessa universitaria per me ha

mi sento protagonista delle molte attività d’ateneo come convegni, lezioni d’approfondimento e tutorati. Di certo partecipare ad una facoltà esclusiva come il Campus Biomedico dove si è in pochi e ben seguiti mi ha molto aiutato nell’approccio con questa nuova realtà perché ho ritrovato quell’ambiente accogliente e protettivo che si aveva al Liceo FSC. Ho scelto in-fatti questa università perché era in linea con i valori e gli insegnamenti che per tanti anni sono stati la mia guida all’interno del Sacro Cuore. Qui vengo trattata come una persona e non un numero e quel rappor-to come di “fratellanza” che si crea tra gli studenti è altrettanto appagante quanto la disponibilità dei professori nell’incontrarti a ricevimento per rispiegarti qualcosa se c’è bisogno. Oggi che mi trovo a scrivervi le prime impressioni

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anno terzo

Fin che non la trovo

uomini, personaggi e lettori a confronto nel mare della vita

Questo testo nasce dal confronto con alcuni testi e personaggi che hanno lasciato un segno in noi nel corso delle letture di questi anni: Novecento, Il giovane Holden, Il sogno di un uomo ridicolo, Il profeta, La leggenda del santo bevitore. Il punto di partenza è la storia di Novecento, che tutti conoscerete perché, tra l’altro, da

Il pianista sull’Oceano. Confrontandoci con la sua storia, e con le altre che ci hanno interrogato poi, abbiamo cercato di capire se c’è un modo per tutti noi di scendere dalle nostre navi quotidia-ne di paure, di incertezze, di piccolezze. Nella consapevolezza che a questo debbano servire i libri, a farci conoscere maestri e personaggi che siano compagni di viaggi in questa grande navigazione alla ricerca del senso, che è la nostra vita.

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Si apre la scena: penombra, rumore di onde, sulla scena alcuni personaggi seduti in una scenogra-

+: Perché, quando potevi, non sei sceso?

problema.Non è quello che vidi che mi fermò, È quello che non vidi.Puoi capirlo? Quello che non vidi…

Tu lo sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti.

Questo a me piace. In questo posso vivere.Ma se tu. Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti,

puoi suonare. Ti sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.

Ha vissuto la sua vita su una nave, senza mai scendere nemmeno quando aveva deciso di farlo, per

cerchiamo di fuggire questa mortalità? Siamo mortali, e questo ci spaventa.

+ ma allo stesso tempo è la condizione senza la quale non potremmo vivere nulla di ciò che vivia-mo, nemmeno tutta la bellezza nella quale siamo immersi. Forse avresti dovuto sporgerti un po’ di più dalla scaletta mentre stavi per scendere.

+ In mezzo a tutta quella moltitudine di strade e case e persone e donne avresti visto che c’era una

numero ben preciso,

tra tante, quando si decide dove andare, e farsi casa, quando si pronuncia il proprio nome, o il suo. -

me meravigliosa e terribile.

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: Tu parli di scegliere ma, Cristo, le vedevi le strade? Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia!Ma dimmelo, come fate voi laggiù a sceglierne una. A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo addos-

solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa.

+ è proprio qui che ti sbagli. L’inganno è qui, è qui la fregatura, Novecento.

+ Hai creduto che ai tasti del mondo non ci fosse limite. Ma sai, se provi a pensarci, non può essere illimitato quel numero, nemmeno fuori. Ma come ti è passata per la testa una sciocchezza del gene-re?

+ 88, o un miliardo e 88, che differenza fa?

: ………………

+ Novecento, non è il conoscere tutti i tasti, ma saper scegliere quelli che, messi insieme, compon-gono l’accordo che tu desideri, questo conta. Nemmeno su una nave tu puoi conoscere tutto.

+ hai forse guardato il mare da tutte le angolazioni possibili? Hai forse visitato tutti gli angoli segreti della nave? Tutti i coni d’ombra, nelle stagioni diverse, con i diversi tagli del sole…

: ……………

+ Vedi, vedi che la risposta è no?

+ Ma lo sai che ti sei fregato da solo?

: e tu chi saresti, profeta di sventure?

HoldenSono venuto bene sai? La mia storia l’hanno letta in molti, senza capire gran che. Qualcuno ha detto che sono una specie di disgraziato. Invece lo sai cosa volevo fare io della mia vita? E che cosa

COME UN FERMO IMMAGINEAll’improvviso, ma senza movimenti bruschi, dai banchi della nave si alza un personaggio che sino ad allora aveva taciuto. Gli altri stanno fermi nella posizione che stavano occupando, fermi totalmen-te.

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: Quando l’amore vi chiama seguitelo.

E quando vi avvolge con le sue ali cedetegli. Anche se lama nascosta tra le piume potrà ferirvi.Quando vi parla, credetegli. Sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni così come il vento del nord arreca scompiglio al giardino.

: Ma vi chiedo, chiedo a te, Holden, e chiedo ai Te, misterioso profeta che dall’inizio del viaggio non avevi parlato prima, COME POSSO SCEGLIERE? Se scegliere è inevitabile, se non si può non scegliere, COME avete fatto voi a scegliere? Tu hai detto “Il problema non è sapere quanti sono esattamente i tasti, conoscerli esattamente tutti, ma è sapere scegliere quelli che messi insie-me fanno l’accordo che tu cerchi. Così come nella vita, il punto non è conoscere tutte le strade ma sapere qual è quella di casa tua”. Bene, dimmi come si fa, dimmi cos’è scegliere..

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per portarvi, mentre ascende alle vostre altezze e carezza i vostri più teneri rami palpitanti al sole, e

Come covoni di grano vi raccoglie in sé.

Vi staccia per liberarvi dai gusci.Vi macina per farvi neve.V’impasta sinché siate cedevoli. E poi vi consegna al suo sacro fuoco, così che possiate diventare pane sacro per la sacra mensa di Dio.

questo diventare un frammento nel cuore della vita.

+ Non conoscere tutti i tasti è qualcosa di misterioso e affascinante; anche se non conosci tutte le donne, TU sai che è proprio quella lì che ti sta passando davanti in quel momento la donna della tua vita. Come fate a scegliere, tu chiedi. E io chiedo a te: Tu come fai a scegliere un tasto? Anche

quale le componi, non riuscirai mai a comporle tutte; ma in te, c’è qualcosa che ti fa scegliere pro-prio quella sequenza di tasti, è tua, è dentro di te.

: Ma la musica è diversa…

+ Non è diversa! La musica è numero, dunque è vita! Tu sai improvvisare… e quando improvvisi non è forse vero che tu scendi dalla nave delle cose che sai per inoltrarti nel mare delle cose che non sai ma che intuisci come vere? Non è forse così?

: Qui siamo tutti così. Siamo tutta gente che, in un modo o nell’altro, i nostri lettori hanno

Lui è addirittura un pazzo. Uno che ha visto la verità, e da quando l’ha vista non fa altro che dire alla gente per strada che la verità è semplice.

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ma se per paura nell’amore cercate soltanto la tranquillità e il suo piacere allora meglio per voi che ricopriate le vostre nudità, allontanandovi dell’aia dell’amore nel mondo senza stagioni, dove riderete, ma non di tutte le vostre risa, e piangerete, ma non di tutte le vostre lacrime.L’amor non dà nulla fuorchéa se non se stesso e non prende nulla se non da se stesso.L’amore non possiede né vuole essere possedutopoiché l’amore basta all’amore.Quando amate non dovrete dire “Dio è nel mio cuore” bensì, io sono nel cuore di Dio, e non pensate di potere dirigere il corso dell’amore giacché se vi trova degni, è l’amore che dirige il vostro corso. L’amore non desidera che appagare se stesso.

+ Lo sai cosa dice? Dice che la verità è l’amore. Semplice no? Ma non le leggi dell’amore, i co-mandmenti dell’amore, le regole dell’amore, i dieci segreti dell’amore. No. L’amore. E sai cosa dice ancora? Dice che gli uomini appena usciti dalla mano di Dio non parlavano di Amore, perché lo vivevano. E non parlavano di Dio, perché era in loro. Non sapevano cosa fosse l’amore, perché era come respirare per loro. Capisci?

+ per caso capisci cosa vuol dire?

+ vuol dire che noi conosciemo le leggi dell’amore, ma non l’amore; parliamo di Dio, perché non sappiamo più chi sia; abbiamo costruito i tribunali perché siamo ingiusti; e la proprietà privata per-ché non sappiamo più allungare e aprire la mano al bisogno del fratello.

+ E siccome dice questo cose, la gente ha detto che è un matto, e ha detto che il suo è solo il sogno di un uomo ridicolo. Prendi me: da quando avevo perso l’amore non ho fatto che bere. Vedi? Anche io mi sono rinchiuso su una nave.. un nave a forma di bottiglia!! Mi sono chiuso nel mio mon-do, e credevo di avere il controllo di tutto. Ma poi l’amore è venuto a stanarmi. E anche se ho fatto

me. ME, Cristo, capisci Novecento?

+ Tu hai lasciato il mondo in attesa, e forse, forse, la tua vita in stand by..

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Ma se amando dovete avere dei desideri, essi siano questi:sciogliersi ed essere come un ruscello che canta alla notte la sua melodia conoscere il dolore della troppa tenerezza ferirsi in comprensione dell’amore e sanguinare volentieri e con gioia risvegliarci all’alba con il cuore alato e ringraziare per un nuovo giorno d’amoreriposare nell’ora del pomeriggio e meditare nell’amore l’estasi, grati rincasare alla sera, e poi asso-pirsi con una preghiera per l’amato in cuore, e sulle labbra un cantico di lode.

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Io ho imparato a vivere in questo modo.

+ Fine vuol dire tante cose.

+ vuol dire limite, vuol dire morte.

stata il dolore. E per paura del dolore sono rimasto sempre qui. Ho trovato tante parole giuste per restare qui, apparentemente giuste, solo per restare qui. Pensando che con la ragione io potessi fuggire. E chiamavo limite il dolore. Così, per paura, sono rimasto su questa nave, che procede non sappiamo bene dove.

+ dove va questa nave? Verso un destino?

A questo punto si leva di nuovo il profeta, questa volta senza fermo immagine. Parla e gli altri perso-naggio lo guardano.

: tu, che hai paura del dolore, ricorda cheIl dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza.

-te conoscere il dolore. E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia. Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi. E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore. Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi. E’ la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.

Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell’Invisibile. E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.

Holden: quando è morto mio fratello, per un po’ mi sono chiuso nella nave del mio dolore. E non volevo più sapere di niente. I miei ci hanno perso la serenità, e tanto denaro, tra specialisti e psico-logi. Ho cominciato a fare lo scemo: a bere, per esempio, a perdere tempo a scuola, ho cominciato

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a fare tutto quello che può fare un uomo che non abbia più nulla in cui sperare. Nulla. Finché non ho

sono due facce della stessa medaglia. Finché non ho capito che la vita perfetta, la vita senza dolore non esiste. Senza quel dolore, oggi, non potrei voler bene a mia sorella. Senza quel dolore oggi non potrei desiderare di aiutare gli altri a vivere meglio. Vorrei che mio fratello fosse qui. Ma visto che non è possibile, almeno porto il suo amore il giro per il mondo. E ho lasciato la nave in cui mi ero chiuso.

nostra società. Il perbenismo, le regole. L’ipocrisia della torre di Babele, il Potere che ti illude con -

gante, e sciocco, ero. Un giorno, quando rincasavo con la mia rivoltella nel tasca della giacca, ho incontrato una bambina. Era disperata, fuggiva da non so cosa; disperata. E io me ne sono fregato capito? Me ne sono fregato, e fregandomene, senza accorgermene, ero divenuto come tutti gli altri, come tutti quelli a cui volevo dire SEI UN IPOCRITA. Quando me ne sono accorto, per fortuna, non era troppo tardi. Sono sceso dalla nave della mia presunzione. E ho gettato nella Neva la mia pisto-la. E dopo quel sogno che ho raccontato sono di nuovo uscito a cercare la bambina, la sto ancora

: anche io ho devo tutto a una bambina! La mia storia la conoscete! Nella mia storia, tutti dicono, è stato un misterioso signore ad aprirmi le porte della salvezza, a farmi scendere dalla mia nave a forma di bottiglia offrendomi una occasione di riscatto, che da solo non mi sarei mai riuscito

non sarebbe servito a nulla. Mi sarei sputtanato tutto anche quella volta. Invece è arrivata. E io sono sceso, e io ho compiuto la mia vita.

Uno dei passeggeri si alza in piedi di scatto e indica stupefatto fuori dalla nave, come se avesse visto la meta, ma questa meta non è visibile agli spettatori. Tutti i passeggeri si alzano; movimenti molto lenti, qualcuno anzi si siede, come se stesse venendo meno, uno dice:

Novecento come tramortito, ma in pace: La terra nè una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.

-so la perfezione.

e il sipario si chiude.

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GITA DEL BIENNIO A VERONA-PADOVA. 18-19 MARZO 2013

Pensieri ed emozioni tratte da alcuni temi dei ragazzi di prima e seconda

“Essendo da sempre un appassiona-to di teatro e recitazione, è stato un so-gno per me poter ammirare la casa di Giulietta Capuleti, la protagonista della tragedia di Shakespeare, ambientata a Verona, “Romeo e Giulietta”. Io e i miei compagni eravamo attorniati da mol-tissimi altri ragazzi che spingevano per

-rare la statua della giovane. All’inter-no delle mura che segnavano il cortile della casa si respirava un’atmosfera di magia, sembrava di essere dentro alla tragica storia dei due innamorati. Da un momento all’altro mi sembrava di senti-re la voce di Giulietta che mi chiamava recitando il suo monologo “Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?...”. Mi gi-ravo e mi accorgevo che era stato solo frutto della mia immaginazione andata

Tommaso Faedi

Teresa Angeli

“La Cappella degli Scrovegni è sicuramente il luogo che mi è rimasto più impresso, grazie alla spie-gazione della guida e alle affascinanti pitture di Giotto. Ascoltando la storia della Cappella, resistita miracolosamente per ben due volte alla distruzione sicura, ho pensato che ci fosse davvero qualco-sa di speciale. Entrata nella Cappella, ho subito alzato gli occhi per non perdere nessun particolare

a creare quei capolavori.”

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IL BIENNIO IN GITA A VERONA E PADOVA

Agnese Mazzotti

“Le parole della guida, Gionata, “lì dentro c’è qualcosa di speciale” continuavano a frullare ininter-rottamente nella mia testa. Quando siamo entrati la guida ci precedeva e avanzavamo lentamente… Ed ecco la meraviglia: tre pareti e una piccola cappella. Pareti lucenti, pareti parlanti e narranti la vita di Cristo e dei suoi genitori, pareti colorate e piene di magia. Gionata spiegava, e nei momenti in cui si fermava mi sentivo sola in quel posto magico. Mi sembrava di essere la statuetta di una pattinatrice sul ghiaccio, circondata da una sfera di vetro, come in quelle palline che si regalano a Natale.”

“Non dimenticherò mai l’ultimo sguardo con cui ho salutato la Cappella degli Scrovegni, dicendole che prima o poi in futuro ci saremmo rivisti!” (Tommaso Faedi)

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IL TRIENNIO IN GITA A MADRID

THE HIGHLIGHT OF OUR TRIP TO MADRID

“All I just needed was a break, a pausa, and run away from my house, myself, my cat and my parents”

“Because of the death of innocent people we, alive, have to continue living and enjoy things and beauty”

“It has been a very inspiring moment beacuse we have sung a song that Claudio Chieffo wrote for this ocasion which is ‘Reina de la Paz’”

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IL TRIENNIO IN GITA A MADRID

“When I visited the palace, I felt like being in a movie

“We went all together to the Buen Retiro park, where we relaxed in front of a little lake”

“The highlight of my trip to Madrid was the visit to the Caixa Forum,

an extremely beautiful piece of architecture”

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IL TRIENNIO IN GITA A MADRID

“I loved walking on my own from one room to another watching all the paintings”

“I felt really a deep friendship between us, teachers included”

“I like this moments because, sometimes, you really need to feel part of a group”

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IL TRIENNIO IN GITA A MADRID

“This has been one of my favourite trips ever!”

“The highlight of my trip to Madrid can be the fact that I have passed a lot of time with my mates”

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SCRITTO SULLA SABBIA

Che il bello e l’incantevole

amabile non duri:

sguardo di donna nel vetro di uno specchio, e tante altre fantastiche cose, che esse appena scoperte svaniscano, solo il tempo di un momento solo un aroma, un respiro di vento, ahimè lo sappiamo con tristezza.

non ci è così intimamente caro: pietra preziosa con gelido fuoco, barra d’oro di pesante splendore; le stelle stesse, innumerabili, se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi

No, il bello più profondo e degno dell’amore pare incline a corrompersi, è sempre vicino a morire, e la cosa più bella, le note musicali, che nel nascere già fuggono e trascorrono,

circondate d’aliti sommessi di tristezza perché nemmeno quanto dura un battito del cuore si lasciano costringere, tenere; nota dopo nota, appena battuta già svanisce e se ne va.

Così il nostro cuore è consacrato con fraterna fedeltà a tutto ciò che fugge e scorre, alla vita, non a ciò che è saldo e capace di durare. Presto ci stanca ciò che permane, rocce di un mondo di stelle e gioielli, noi anime-bolle-di-vento-e-sapone sospinte in eterno mutare. Spose di un tempo, senza durata, per cui la rugiada su un petalo di rosa, per cui un battito d’ali d’uccello il morire di un gioco di nuvole, scintillio di neve, arcobaleno, farfalla, già volati via, per cui lo squillare di una risata,

può voler dire festa o portare dolore. Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo ciò che il vento ha scritto sulla sabbia.

Hermann Hesse da La felicità, versi e pensieri

IL GRIDO DELL’ALBATROS