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Castro Lacui Pensili

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GLI APPREZZI E LE PLATEE

DELL’ARCHIVIO CARACCIOLO DI TORELLA

COME FONTE PER LA RICOSTRUZIONE DEL PAESAGGIO

E DELLA “FORMA URBIS” MEDIEVALE

DEGLI INSEDIAMENTI DEL VULTURE

Marcello Romano

CONSIGLIO REGIONALE DELLA BASILICATA

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Autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività

Culturali, Archivio di Stato di Napoli, n. 2658 del 12/03/04.

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PRESENTAZIONE

PREFAZIONE

INTRODUZIONE

CAPITOLO I - CARACCIOLO DI TORELLA

La famigliaL’archivio privato di famiglia

APPENDICE AL CAPITOLO IPlatea Generale dell’Amministrazione del Principe diTorella in Provincia di Basilicata del 1835

CAPITOLO II - GLI APPREZZI E LE PLATEE DELL’ARCHIVIO

CARACCIOLO DI TORELLA E LA BASILICATA

La famiglia Caracciolo di Torella e la Basilicata Gli Apprezzi e le Platee come fonte per la ricostruzionedel paesaggio e della “forma urbis” medievale degliinsediamenti del VultureAtella BaragianoBarileBellaGaudianoGinestra Lavello

SOMMARIO

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pag. 7

pag. 11

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pag. 15pag. 15pag. 19

pag. 25

pag. 25

pag. 125pag. 125

pag. 127pag. 133pag. 136pag. 138pag. 140pag. 143pag. 145pag. 145

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MaschitoMonticchioRapollaRioneroRipacandidaRuvo del MonteSanta Maria di PiernoSanta Maria di VitalbaSS. TrinitàVenosa

APPENDICE AL CAPITOLO IIDoc. n. 1 Apprezzo di Atella e Rionero del 1615Doc. n. 2 Apprezzo di Lavello del 1629Doc. n. 3 Apprezzo di Venosa e Maschito del 1635Doc. n. 4 Apprezzo di Ripacandida del 1642 Doc. n. 5 Apprezzo di Atella e Rionero del 1642Doc. n. 6 Apprezzo di Lavello del 1668Doc. n. 7 Apprezzo di Ripacandida del 1693Doc. n. 8 Apprezzo di Venosa del 1696Doc. n. 9 Apprezzo di Venosa del 1713Doc. n. 10 Apprezzo di Ruvo del Monte del 1740

ALLEGATI

Indice delle tavole

pag. 149pag. 150pag. 152pag. 156pag. 157pag. 160pag. 162pag. 166pag. 167pag. 171

pag. 177pag. 177pag. 196pag. 208pag. 241pag. 249pag. 274pag. 290pag. 301pag. 333pag. 354

pag. 367pag. 369

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La tesi in Storia Medioevale di Marcello Romano “Gli apprezzi e le pla-tee dell’Archivio Caracciolo di Torella come fonte per la ricostruzione del pae-saggio e della “forma urbis” medievale degli insediamenti del Vulture”, di-scussa nell’anno accademico 2001-2002 presso l’Università degli Studi del-la Basilicata, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in LettereIndirizzo Moderno, è tra le vincitrici del Concorso Nazionale per le miglioritesi di laurea sulla Basilicata, indetto dall’Ufficio di Presidenza del ConsiglioRegionale della Basilicata, in base all’apposito giudizio formulato dallacompetente commissione. L’Archivio dei Caracciolo di Torella, una delle duegrandi linee originarie dei Caracciolo, acquisito dall’Archivio di Stato di Napoli,conserva un ricchissimo patrimonio di notizie storiche che travalica la sto-ria di questa famiglia, fornendo un’utile occasione d’integrazione dellefonti e di materiale non più esistente presso le Cancellerie ufficiali, a seguitodella perdita conseguente agli eventi bellici che tra il 1941 e il 1943 manda-rono in fumo parte di quel patrimonio cartaceo sia pubblico che privato. Fuil caso anche dell’Archivio dei Caracciolo di Torella che perse 96 buste del-le iniziali 420 conservate nell’archivio privato del marchese GiacomoCaracciolo presso il Palazzo Marigliano in S. Biagio dei Librai a Napoli (og-gi via Benedetto Croce), colpito dalle incursioni aeree su Napoli. A confer-mare il fondamentale apporto che la scoperta di nuove fonti provenienti daarchivi privati di famiglia reca al progresso della conoscenza della storia d’Italiaè l’importanza che la famiglia Caracciolo e le singole individualità ebberonella vita civile e istituzionale. Lo testimoniano le 340 pergamene presentinell’Archivio Caracciolo di Torella che abbracciano un periodo compreso tral’inizio del XVI secolo e la fine dell’Ottocento, conservando Bolle e Brevi pon-

PRESENTAZIONE

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tifici, documenti ecclesiastici di autorità periferiche della Chiesa, privilegied altri documenti pubblici, strumenti notarili. Importanti sono inoltre le car-ti riguardanti le cariche pubbliche dei Caracciolo di Torella, i titoli nobilia-ri e cavallereschi, i servizi di Casa Reale e quelle attinenti Chiese, monasteri,badie e castelli, i fatti e le carriere militari, i monti ed i banchi, il patrimoniodi famiglia ed altro. Importante è inoltre la presenza dei documenti in co-pia (la concessione di assensi e privilegi) di cui molti originali sono andatipersi. Insomma l’insieme della documentazione dell’Archivio dei Caracciolodi Torella consente di ricostruire quasi integralmente, non solo la storia deipossedimenti di famiglia ma, il più delle volte, di tutte quelle terre che in unmodo o nell’altro gravitarono intorno ai Caracciolo, sicché, per l’autore, è pos-sibile “procedere ad uno studio della storia civile sociale ed economica” dimolti Comuni della Basilicata e di altre terre e feudi della Campania e del-la Puglia. Marcello Romano riporta la platea generale del principe di Torellain provincia di Basilicata del 1835 che dà conto del sistema organizzativo del-l’amministrazione dei beni con centro a Barile, dove risiedevano l’agente ge-nerale, direttore dell’amministrazione, il cassiere e il razionale e della divi-sione in altri sei amministrazioni riguardanti: Lavello e Venosa, Atella e Rionero,Rapolla, Barile, Ruvo, Baragiano e Bella; ognuna retta da un procuratore spe-ciale quale amministratore addetto al sopralluogo. La famiglia Caracciolodi Torella acquisì e possedette per lungo tempo territori lucani posti nellazona del Vulture-Melfese e di altre zone. Nell’Archivio Caracciolo di Torellasono presenti, infatti, 11 documenti tra apprezzi e platee riguardanti quel-l’area, quasi tutti redatti in occasione della vendita e del passaggio delle cittàda un signore all’altro. All’originale della platea generale dei territori appartenenticome detto alla casa di Torella si affiancano le copie autentiche e quelle sem-plici degli apprezzi di Atella (1615, 1642), Lavello (1629, 1668), Ripacandida(1642, 1693), Ruvo del Monte (1740), Venosa (1635, 1696, 1713). L’autore, conopera meritoria di trascrizione, traccia attraverso questi documenti (redat-ti tra i due più disastrosi terremoti che interessarono la Basilicata, quello del5 dicembre 1456 e quello dell’8 settembre 1694) le linee generali riguardanti

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la struttura degli abitati, addivenendo ad uno studio dettagliato dei centridi Atella, Baragiano, Barile, Bella, del casale di Gaudiano, di Lavello, di Maschito,di Monticchio, di Rapolla, di Rionero, di Ripacandida, di Ruvo del Montee di Venosa, oltre che delle Chiese e dei Santuari di Santa Maria di Pierno(San Fele), di Santa Maria di Vitalba e della Santissima Trinità di Venosa.

Vito De FilippoPresidente del Consiglio Regionale della Basilicata

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È ben noto come il Mezzogiorno d’Italia registri una consistente dispersionedel proprio materiale documentario specialmente di quello relativo al pe-riodo medioevale. Le ragioni sono molteplici e riguardano, tra l’altro, la fra-gilità delle istituzioni, l’incuria nella conservazione, i disastrosi e ricorren-ti eventi tellurici, le rivendicazioni patrimoniali che hanno portato soven-te allo smembramento dei fondi archivistici di rado provvisti di adeguati in-ventari. E quando talvolta tali fondi sono stati ricomposti molto spesso nonè stata seguita né l’originaria collocazione topografica né tantomeno è sta-ta rispettata la successione cronologica degli atti.

D’altro canto è ormai metodologicamente acquisito che, sempre per l’a-rea meridionale, proprio per i caratteri conservativi che la connotano, ma-teriali di più tarda produzione possono essere utili per riandare indietro neltempo e contribuire alla ricostruzione di istituzioni e realtà meno conosciutedella sua storia.

Di qui è nata questa tesi - ma anche altre similari esperienze di disser-tazioni di laurea promosse dalla cattedra di Storia medioevale - di MarcelloRomano discussa sotto la direzione di chi scrive nell’anno accademico2001-2002 e dedicato all’Archivio Caracciolo di Torella depositato pressol’Archivio di Stato di Napoli.

Un ceppo aristocratico-feudale di grande importanza, quello deiCaracciolo di Torella per la storia della Basilicata le cui vicende hannoprofondamente inciso sul tessuto fondiario, economico e sociale della regione.

Comunque le finalità del lavoro del Romano sono contenute nellostesso titolo della tesi e riguardano in particolare la ricostruzione del pae-saggio e della forma urbis medievale verificati negli insediamenti demici del

PREFAZIONE

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Vulture attraverso due ben mirate serie archivistiche: gli apprezzi e le pla-tee, strumenti di riconosciuta utilità per individuare i segni del territorio siadal punto di vista viario che insediativo, gli aspetti morfologici e urbanistici,le leggi di persistenza aggregativa e quant’altro.

Consentire la pubblicazione di questi materiali mi sembra iniziativa lo-devole e opportuna che esalta la ricerca condotta da Marcello Romano, e con-tribuisce alla conoscenza di una regione per la quale, a scanso di equivoci,si è sempre invocato il “vuoto documentario”.

Massafra, Aprile 2004

Cosimo Damiano FonsecaOrdinario di Storia Medioevale

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INTRODUZIONE

Oggetto di questo studio è l’archivio Caracciolo di Torella1, depositatopresso l’Archivio di Stato di Napoli2.

L’interesse nutrito per questo archivio risiede nel fatto che al suo internosono conservati tutta una serie di documenti inerenti la Basilicata, utili al-la ricostruzione della storia regionale.

Infatti, la famiglia Caracciolo di Torella abitò e possedette per lungo tem-po territori della Basilicata, influenzando la storia di alcuni comuni lucani,ed in particolar modo quelli dell’area del Vulture-Melfese.

La famiglia Caracciolo partì da Torella, per espandere gradualmente ilsuo controllo e possesso sui territori dell’attuale alta Irpinia. Di seguito pro-cedette all’acquisizione di molti feudi situati in un immaginario triangolocomposto da Avellino-Foggia-Potenza.

Il nome dei Caracciolo di Torella è legato al controllo di numerosissi-mi centri demici della Basilicata settentrionale, ma anche ad altri comuni cheper una ragione od un’altra entrarono in contatto con questa famiglia.

La famiglia esercitò sopra i suoi possedimenti un assoluto controllo, tan-to che nell’ACT sono entrati anche quei documenti e quelle carte che pur ri-guardanti la Basilicata non sembrano presentare un rapporto diretto con lafamiglia Caracciolo di Torella. Infatti nell’archivio sono presenti anchequelle testimonianze documentarie che risalgono a tempi anteriori all’arrivodei Torella. Questo lo si deve al contributo di chi nei secoli passati, magarie probabilmente solo per i propri interessi, si preoccupò di salvare e custo-dire la documentazione precedente al loro arrivo.

1 Da ora in poi ACT2 Da ora in poi ASN

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Grazie a questa particolarità è possibile risalire indietro nel tempo e ri-costruire la storia di molti comuni lucani, venendo in contatto con documentiche di un luogo ne ricordano i fatti e ne tramandano la storia.

Quindi si può essere grati ai Caracciolo di Torella o meglio ancora al lo-ro archivio privato, perché offre tutta quella serie di notizie che se da unaparte integrano ed arricchiscono fonti già conosciute e ormai acquisite,dall’altra hanno il potere di far luce o addirittura capovolgere le posizionie gli studi di chi fino ad oggi si è occupato della storia della Basilicata sen-za seguire un’accreditata documentazione storica.

Un doveroso ringraziamento deve essere rivolto al personale dll’IstitutoInternazionale degli Studi Federiciani, dipartimento del CNR, collocatoall’interno del Castello di Lagopesole, ed in particolare alla Dott. AntonellaPellettieri, per il contributo dato alla realizzazione di questo lavoro.

L’Autore

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La famiglia

La famiglia Caracciolo è una tra le famiglie più antiche, illustri e nobi-li del Regno di Napoli. Molte sono le ipotesi sull’origine del casato dei Caraccioloe molti anche, se non certi, sono i documenti che lo riguardano.

Partendo dall’appellativo Caraczulus, fonia che esisteva già nel medioevo,avutasi dall’unione dei due sostantivi καρα,αζ capo-testa ξυλου,ου legnoè possibile sostenere un’origine greca della famiglia1, la cui etimologia riconducealla figura di un personaggio militare, indomito e forte dal “capo di legno”.Infatti da un passo di Agatarchide di Cnido2 si ha notizia che la famigliaCaracciolo fosse tra le prime e più illustri della Grecia, tanto da vedere unsuo esponente, Ambusto Caracciolo, duca di Antiochia, ottenere per i suoimeriti l’acclamazione di Imperatore d’Oriente da parte del popolo essendostato deposto Michele Strazionico, ma egli rifiutò questa gloriosa carica perla sua moderazione, in favore di Isacco Comneno. Ambusto Caracciolo, inol-tre, fu fondatore di un monastero sul monte Athos che conservò il nome diCaracciolo. Si ha anche notizia di un certo Anastasio, inviato in Siciliadall’Imperatrice Irene per sedare la ribellione del governatore Elpidio3.

Ma quale esponente della famiglia si spostò per primo dall’Oriente a Napolinon è cosa semplice da individuare. Un’ipotesi possibile è che o lo stessoAnastasio o qualche stratega dell’imperatore Giustiniano, nel periodo 535-

CAPITOLO ICARACCIOLO DI TORELLA

1 F. Fabris, La genealogia della famiglia Caracciolo riveduta ed aggiornata da Ambrogino Caracciolo,Napoli, 1966.

2 Agatarchide di Cnido, Storia Asiatica, libro 9, in Biblioteca di Fozio Grecolatina, Colonia, 1612,fol. 546, e 147.

3 Idem. fol. 546, e 147.

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553, trovatosi a Napoli per strapparla dal dominio ostrogoto, fondò la stir-pe napoletana dei Caracciolo. Ipotesi che per quanto indimostrabile appa-re la più attendibile se si tiene conto che una nobiltà Caracciolo appariva nell’VIIIsecolo ben radicata a Napoli.

Ma i passi di Agatarchide di Cnido addotti come prova dell’origine bi-zantina dei Caracciolo sono stati falsificati nel XVII secolo nel momento incui il Principe di Avellino dovette dimostrare il suo diritto al Gran Magisterodell’Ordine Costantiniano4.

Il primo riferimento certo sulla famiglia Caracciolo è attestato da unabolla papale del 14445. Da questa bolla di Papa Eugenio IV si evince che findall’844 esisteva un ospedale fondato da un certo Pietro Caracciolo, pressola chiesa di S. Maria in Selice, poi detta S. Severo Maggiore o al Pendino. Notiziaquesta che attesta un evidente prestigio, autorità e buona disponibilità eco-nomica di quel Pietro tanto da fargli fondare un ospedale. Tale avvenimentoinduce a pensare che questa famiglia occupasse un ruolo di primo piano nel-la scala sociale napoletana appartenendo, probabilmente, al primo cetodella città: quello dei nobiliores homines.

In una donazione del 977 fatta da Teodonanda6, figlia di TeodoroCaracciolo nei confronti del monastero di San Sergio e Bacco, sotto gliImperatori Basilio, Costantino e Giovanni, si fa riferimento ad un monte Caraciuli.Notizia che ritroviamo in un’altra donazione del 1020 fatta da Naraldo7, per

berbum et absolutione dei suoi genitori, a Stefano abate del monastero di SantaMaria Vergine madre di Dio di alcuni territori posti sul monte Vesuvio, nel-la cui descrizione dei confini si cita una contrada denominata Caraciuli: l’im-portanza della notizia risiede nel fatto che già all’inizio del XI secolo, un’in-tera contrada portava questo nome e che l’appellativo Caracciolo era noto

4 F. Fabris, op. cit.5 A. Di Costanzo, Historia del Regno di Napoli, 1a edizione completa, Napoli, 1581.6 S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Fiorenza, appresso Giorgio Marescotti, MDLXXX,

pp. 107-110.7 ASN, Regii Neapolitani Archivii Monumenta edita ac illustrata, Neapoli ex Regia tipographia, MDCC-

CLIV, Volumen quartum (1001-1048), pp. 140-142, documento n. CCCXV.

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e riconosciuto da tutti. Pertanto oltre alla presenza di un cognome Caraccioloritroviamo anche il toponimo Caracciolo per una contrada posta nei pres-si del monte Vesuvio.

Dai figli di Teodoro, Pietro e Gregorio, si sarebbero originati due ramidella stessa famiglia, il secondo dei quali estintosi già nell’XI secolo con Anna,monaca in S. Gregorio Maggiore, alla quale sembra risalire un documentodel 28 aprile 1099, in onore della Vergine per la salvezza dell’anima sua, concui si faceva donazione di un possedimento a S. Giulianessa8.

Dal primo ramo invece, quello che si rifaceva a Pietro, si sarebbe sviluppatauna ricchissima e considerevole progenie. Da lui discenderebbe un altro Pietro,diacono e rettore del monastero ed ospedale di S. Giorgio Maggiore, che ri-sulta acquirente nel 1110 di un possedimento di Arzano; e ancora una suanipote, la monaca Mira, che nel 1138 compra un fondo a Calvizzano9.

Queste notizie, seppur frammentarie, sono testimonianza di una continuae crescente espansione della famiglia Caracciolo in tutto il territorio napoletano,e se a questo si aggiungono gli incarichi di primo piano da loro ricoperti neipiù antichi e importanti monasteri partenopei, come S. Giorgio e S. Gregorio,quello che ne esce è il quadro di una famiglia sempre più potente.

Rilevante per sottolineare questa tendenza può essere ricordare che nel1131 Riccardo Caracciolo sposando Marotta di Landolfo avesse ereditato iltitolo di Conte di Montemarano, una delle prime acquisizioni di quei tito-li che nella secolare storia di famiglia ne avrebbero arricchito ed accresciu-to il nome.

Al contrario delle prime e limitate notizie sull’origine della famiglia, quel-le che cominciano ad aversi dal XIII secolo sono non solo più attendibili edocumentate ma anche più numerose.

La famiglia Caracciolo sul finire del XIII secolo si divide in quei due gros-si tronconi, Rossi e Pisquizii o del Sole, dai quali sarebbero venuti tutti i di-

8 C. Raso, Le origini della famiglia Caracciolo, in Meridies, periodoco dell’Associazione Italianaper il Mezzogiorno (A.I.M.), Napoli, anno III n° 2 novembre-dicembre 1982, pp. 17-18.

9 Idem., p.17.

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scendenti conosciuti10. Per la ricostruzione dei Caracciolo di Torella, il cui ar-chivio è oggetto di questa tesi, interessa seguire il ramo dei CaraccioloRossi.

Ed è proprio al capostipite di questo ramo, Giovanni Caracciolo dettoRosso, che bisogna far risalire il privilegio dell’Imperatore Federico II del-l’anno 123811, con cui l’Imperatore riconoscendo il grande valore militare diGiovanni, che si lasciò morire bruciato all’interno del castello d’Ischia piut-tosto che arrendersi ai nemici, concedeva al primogenito Ligorio in perpetuum

feudum tutti i beni. Oltre Ligorio, Giovanni ebbe anche altri figli, e a questiultimi si fanno risalire quei rami che parallelamente ai Rossi si diffusero. Èil caso di ricordare i Cancella, i Carafa, i Caracciolo di Capua e di Avellinoche ebbero i maggiori riconoscimenti e da cui discesero i Principi di Torella.

La terra di Torella dal 1255 fu posseduta dalla famiglia Saraceno12 finoal 1528 quando Giovanni Camillo Saraceno con il fratello Fabrizio si allea-rono con la fazione avversa all’Imperatore Carlo V, ed in seguito il Vicerè diNapoli Filiberto de Chalons sottrasse i possedimenti ai Saraceno per affidarlial commendatore Alfonso la Rosa di S. Giacomo per la Regia Corte, che di-venne Conte di Torella.

Ma nel 1551 Alfonso la Rosa vendeva per 31mila ducati la terra di Torellaa Domizio Caracciolo13. Il 5 aprile del 1560 Filippo II di Spagna concedevail titolo di Conte di Torella a Domizio14, che veniva riconosciuto il 22 agostodello stesso anno dal Vicerè di Napoli Duca di Alcalà. Nel diploma venivanoanche ricordati tutti i servigi e la fedeltà che lo zio di Domizio, Marino Caracciolo,aveva dimostrato all’imperatore Carlo V. Da questo momento in poi la ter-ra di Torella fu esclusiva proprietà dei Caracciolo che si tramandarono di pa-dre in figlio possesso e titolo.

10 S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Fiorenza, appresso Giorgio Marescotti, MDLXXX,pp. 107-110.

11 Idem, p. 109.12 ACT Fasc.. 68 Inc. 2.13 F. Fabris, La genealogia della famiglia Caracciolo riveduta ed aggiornata da Ambrogino Caracciolo,

Napoli, 1966.14 ACT, Fasc. 1.

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Tommaso Caracciolo, zio e tutore di Francesco Marino, essendo di mi-nore età, vendette per 55 mila ducati la terra di Torella a Giuseppe Caraccioloanche egli zio di Francesco Marino. Giuseppe Caracciolo, ormai conte di Torella,otteneva nel 1638 anche il titolo di principe di Torella dal Re Filippo IV diSpagna. Titolo che si sarebbe conservato per i suoi eredi e successori.Giuseppe II nel 1696 ereditò non solo il principato di Torella ma anche queibeni e feudi che nel tempo avevano arricchito il casato.

La famiglia Caracciolo di Torella continuò a ricoprire cariche importantiancora sul finire del XIX secolo, quando un suo rappresentante, GiuseppeCaracciolo, divenne prima consigliere e poi sindaco di Napoli, rivestendoquesta autorevole carica dal novembre 1889 al giugno 1891.

La famiglia ancora oggi non si è estinta in quanto si ha notizia di suoidiscendenti in diversi paesi d’Europa.

Come tutte le famiglie nobili anche quella dei Caracciolo di Torella vienerappresentata araldicamente da uno stemma di famiglia, che, come si è dettodi sopra, sono discendenti del ceppo Caracciolo Rossi. Lo stemma che li uni-sce è contrassegnato da un’arma bandata di oro e di rosso col capo d’azzurro15.

Quando al contrario è collocato all’interno di un cimiero, lo stemma nel-la sua parte superiore è caratterizzato da una testa di elefante con la proboscidealzata, il cimiero è poi coronato da tre penne di struzzo di tre colori diver-si: oro, rosso e azzurro. Nella parte inferiore due zampe di cavallo ferrate d’ar-gento; e ancora una branca di leone, un drago rosso e un timone di barca.

L’archivio privato di famiglia

L’archivio privato di una famiglia è il luogo in cui veniva lasciato il se-gno tangibile della vita della famiglia stessa, con i privilegi, le prerogative,i titoli, gli atti amministrativi e giudiziari, e i carteggi.

15 V. Sperti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Appendice Parte I, Forni editore, Bologna,1969.

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Gli archivi delle famiglie - scrive Riccardo Filangeri, grazie al quale de-cine di archivi privati vennero accolti nell’ASN quando ne era il direttore -hanno tra le fonti storiche l’importanza stessa che nella vita civile ebbero lefamiglie che li formarono.

Infatti queste famiglie, specie le maggiori, che occuparono i più alti uf-fici dello Stato, i più alti gradi delle gerarchie ecclesiastiche e militari, che eb-bero perfino Sommi Pontefici, Signori di libero stato, Dogi di repubbliche,Cardinali o Vescovi, segretari di stato o ambasciatori, maestri di campo o ca-pitani, lasciavano gli atti ufficiali, spesso, e i carteggi, ordinariamente, nel-l’archivio di famiglia.

È per questo motivo che, negli Stati dove queste famiglie acquisironoun’alta importanza politica, le scritture hanno altissimo interesse. Gli archivisono vibranti di vita concreta di significati reconditi e di ispirazioni, inquei loro appunti, in quelle loro annotazioni a mo’ di diari, in quelle noti-zie minute e apparentemente insignificanti, in quei tanto diligentemente cu-rati libri di conti, in quelle corrispondenze che sotto forma talora sciatta diconfidenze scambiate tra parenti si schiudono orizzonti non mai immagi-nati su un mondo che altrimenti ci apparirebbe per sempre chiuso e conclusonelle, a volte, insincere immagini fornite dagli atti ufficiali.

Gli archivi privati, quindi, devono essere considerati parte della memoriadi una Nazione, parte del patrimonio culturale archivistico nazionale, unospecchio fedele della vita d’ogni giorno, la più concreta testimonianza del-la reale situazione istituzionale, economica e spirituale di una società.

Il valore di queste carte travalica la storia della singola famiglia per in-dicare importanti aspetti storici, artistici e culturali di una terra e di un’epoca.Infatti questo patrimonio cartaceo può offrire l’integrazione per fonti emateriale istituzionale. È il caso di quegli atti che dovrebbero trovarsi nei re-gistri delle cancellerie ufficiali ma che invece sono persi, mentre sopravvi-vono nell’archivio del privato cui riguardava.

Vi è tutta una mole di scritture negli archivi gentilizi che di loro natu-ra non possono aver riscontro negli archivi degli Stati.

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Con la scoperta di nuove fonti tratte dai documenti privati, la conoscenzadella storia d’Italia consegue sostanziali progressi, i quali si convertono inun effettivo riconoscimento del fondamentale apporto che proprio e parti-colarmente in Italia le famiglie e le singole individualità hanno dato dal-l’affinamento della civiltà e all’evoluzione delle istituzioni.

Per questo motivo gli archivi privati hanno specifico valore in un ter-ritorio come l’Italia meridionale in cui il feudalesimo, pur sotto aspetti deltutto precipui, sopravvive fino al XIX secolo, e assai di frequente la storia del-lo Stato finiva col confondersi con la storia di questa o quella famiglia, in que-sto o quel momento, in questa o quella regione, assurgendo a posizione do-minante fino a contendere, talora con successo, le prerogative della sovra-nità al potere centrale. Ma anche al di fuori delle scritture di precipua naturafeudale, grande è il contributo che le carte di famiglia e di particolari per-sonaggi o imprese e aziende possono dare agli studi del periodo rinascimentaleo ancor meglio sul problema del Seicento, sulla rinascita spirituale settecentesca,sul problema della formazione del nuovo ceto dirigente.

Questo è anche il caso dell’ACT, che solo da una quarantina di anni estato acquisito dall’ASN secondo la forma prevista per il deposito volontariodall’art. 71 del Regolamento degli Archivi di Stato del 1911.

Il 3 maggio 1960 l’archivio di famiglia venne depositato nell’ASN pervolontà del marchese Giacomo Caracciolo, grazie all’opera di RiccardoCisternino, funzionario dell’ASN.

Il Cisternino era stato sollecitato da una studiosa francese Françoise Mallet,che, trovandosi a studiare la figura di Cristoforo Saliceti dovette consulta-re l’archivio privato dei Caracciolo. Saliceti, ministro di polizia e di guerradal 1806 prima con Giuseppe Bonaparte e poi ministro delle finanze conGiocchino Murat, era il padre di una certa Carolina che sposò GiuseppeCaracciolo Principe di Torella e Duca di Lavello. Furono proprio le ricerchedella Mallet sul ramo dei Caracciolo a metterla in contatto col funzionarioCisternino, e da un loro colloquio nacque l’idea di proporre al marcheseCaracciolo di procedere alla donazione dell’archivio di famiglia.

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In quegli anni l’ACT era conservato presso la dimora del marchese nelpalazzo “Marigliano” in S. Biagio dei Librai, oggi via Benedetto Croce. Il pa-lazzo fu duramente colpito durante la seconda guerra mondiale dalle incursioniaeree inglesi e a subire le conseguenze rovinose del bombardamento fu an-che l’archivio di famiglia che trovava posto sugli scaffali lungo la parete diun grande salone.

L’archivio era suddiviso in custodie contenenti i documenti, allineatesecondo una numerazione progressiva fino al numero 420.

Ma i danni subiti in seguito alle incursioni aeree erano evidenti dal mo-mento che si presentavano diversi vuoti fra custodia e custodia e molti fa-scicoli privi della custodia originale erano tenuti alla rinfusa.

Primo provvedimento che si presentava agli archivisti era proprioquello di procedere ad una revisione dei documenti sprovvisti di collocazione.

Dopo un’accurata analisi del materiale risultò che delle 420 buste ini-ziali ben 96 erano andate distrutte, i più grandi vuoti si presentarono dal nu-mero 252 al 302 e dal 312 al 345.

Nel momento dell’acquisizione dell’archivio a quello dello Stato di Napoli,pertanto, le buste presenti di fatto risultano essere 324.

Non si procedette tuttavia ad una nuova numerazione, tanto che ancoraoggi sul dorso dei fascicoli è presente l’originaria numerazione progressi-va fino a 420.

L’ACT conserva un ricchissimo patrimonio di notizie storiche forma-te da atti, privilegi, donazioni, documenti ecclesiastici, Bolle e Brevi ponti-fici, che hanno accompagnato e testimoniato la plurisecolare storia della fa-miglia.

In esso sono presenti circa 340 pergamene che abbracciano un periodomolto vasto che va dall’inizio del XIII secolo fino a quasi la fine dell’ottocento.A tal riguardo si possono riconoscere quattro provenienze diverse delle per-gamene:

1) Bolle e Brevi pontifici;2) Documenti ecclesiastici di autorità periferiche della Chiesa;

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3) Privilegi ed altri documenti pubblici;4) Strumenti notarili.Per quel che concerne la parte cartacea sono presenti circa settemila fa-

scicoli, per un arco di tempo che comprende quasi mille anni.Anche per le varie carte è possibile fare una distinzione generale:1) Cariche pubbliche dei Caracciolo di Torella, titoli nobiliari e cavallereschi,

servizi di Casa Reale;2) Chiese, Monasteri, Badie e Castelli;3) Fatti e carriere militari;4) Monti e Banchi;5) Patrimonio di famiglia;6) Varie;Fondamentale è poi la rilevanza di molti documenti che appaiono in

copia.Sono infatti presenti nell’archivio tutta una serie di carte che attestano

l’avvenuta concessione di assensi e privilegi, spesso da parte del re nei con-fronti di autorità locali. Ciò avveniva perché i notai di provincia richiede-vano dei documenti conservati nella cancelleria Regia per dimostrare il di-ritto di un loro difeso, spesso principi e duchi, e provvedevano alla stesu-ra in copia dei documenti originali.

Col tempo e per svariate vicende molti di questi originali sono andatipersi; considerevole, almeno per quel che riguarda l’ASN, è il patrimoniocartaceo andato in fumo in seguito ai già ricordati tristi eventi bellici tra il1941 e il 194316.

Distrutti gli originali quindi, sono le diverse copie dellACT che inmolti casi ci forniscono quelle notizie indispensabili per una ricostruzionestorica su determinati eventi.

16 L. Mazzarotta – G. Damiano, La ricerca genealogica a Napoli tra il XIX e XX secolo, in L’identitàgenealogica e araldica, Atti del XXIII Congresso Internazionale di Scienze Genealogica e Araldica(Torino, Archivio di Stato, 21-26 Settembre 1998) Roma 2000, pp. 583-591.

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L’insieme della documentazione dell’archivio permette di ricostruire qua-si integralmente la storia non solo dei possedimenti di famiglia ma il più del-le volte di tutte quelle terre, che in un modo o nell’altro, gravitarono intor-no ai Caracciolo. Di molti comuni della Basilicata come Atella, Baragiano,Bella, Lavello, Rapolla, Rionero, Ruvo del Monte e Venosa, o della Campaniacome la stessa Torella, e di altri, è possibile procedere ad uno studio dellastoria civile, sociale ed economica.

Le migliaia di carte sono testimonianza di una situazione che appare dicontinuo sfruttamento verso questi popoli.

Molto spesso i documenti hanno rivelato dei passaggi di possesso di al-cune terre da un padrone ad un altro, da un principe all’altro, per soli sco-pi ed interessi economici. Molti documenti sembrano essere prova di una feu-dalità che in quelle terre comprese tra Avellino, Foggia e Potenza sia di fat-to esistita anche oltre quel termine massimo fissato dagli storici.

E la conferma di quanto detto è conservata in tutti quei fascicoli che ri-cordano le contese sull’acquisizione o l’eredità di terre e quasi mai gli im-pegni da parte di duchi e principi di apportare un qualche miglioramentoper l’esistenza dei propri “sudditi” magari con dissodamenti, irrigazioni osemplicemente con l’indirizzo di una cultura razionale.

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Platea Generale dell’amministrazione del Principe di Torella in Provincia

di Basilicata del 1835

La platea redatta nel 1835 è molto interessante. Perchè ci offre la visio-ne generale e completa dei possedimenti della famiglia Caracciolo di Torellain Basilicata.

Si apre con un accenno all’origine del casato dei Torella, con i vari pas-saggi che portarono all’acquisizione dei primi titoli in Basilicata.

Fu redatta in occasione del riordino dell’Amministrazione, fatta dalCommissario Generale Masci, in quanto questa nel 1827 si trovava in grandisordine e confusione. Infatti non si esigevano più affitti da molto tempo,i registri contabili non erano aggiornati, non esistevano più confini territo-riali le istruzioni generali date dal Principe nel 1817 non erano tenute in nes-suna considerazione.

Il centro dell’Amministrazione in quegli anni si teneva a Barile, doverisiedevano l’Agente generale che era il direttore dell’Amministrazione, ilCassiere e un Razionale.

L’amministrazione era divisa in sei Amministrazioni:1. Lavello e Venosa;2. Atella e Rionero:3. Rapolla;4. Barile;5. Ruvo;6. Baragiano e Bella.

APPENDICE AL CAPITOLO I

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In ognuna di queste sei Amministrazioni vi era un Procuratore Specialeche il Principe aveva assegnato come amministratore sopraluogo.

Da questa platea ricaviamo alcune notizie utili per la collocazione di al-cune strutture urbane e anche piccole descrizioni di quelli che erano gli edi-fici più importanti che si trovavano nei grandi paesi, come i Castelli di Atella,Rapolla e Bella.

Quindi abbiamo in piccolo una breve storia della famiglia Caracciolodi Torella con i suoi possedimenti in Basilicata.

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1835, 8 Luglio

Platea Generale dell’Amministrazione del Principe di Torella in Provinciadi Basilicata del 1835

ASN, ACT, Fasc. 52 Inc. 15

PRELIMINARE

Giuseppe Caracciolo figlio di Marino Caracciolo Principe di Avellinoè lo stipite della famiglia Caracciolo de’ Principi di Torella.

Il detto Giuseppe Caracciolo nel 1632 ebbe Bella, Baragiano, Parete, S.Sofia, Caldano, e Platano.

Da quest’epoca la di lui famiglia spaziò le sue possidenze in Basilicata,facendo l’acquisto del feudo di Atella, di quello di Ruvo detto dellaMontagna, non che di quello di Rapolla. E come si troverà più chiaramen-te spiegato nel testo di ciascuna Amministrazione allorchè di esse distinta-mente sarà parlato nella presente Platea, la cui narrativa qui si omette perevitarne le ripetizioni.

Prese D. Giuseppe Caracciolo il titolo di Duca di Lavello e Marchese diBella.

Nel 1647 divenne Principe di Torella, e nel 1654 anche Signore della Cittàdi Rapolla, delle Terre di Ripacandida, de’ Casali di Barile, Ginestra ed Arrinigro,ossia Rionero e come da lapide sepolcrale di S. Maria delle Grazie in Bella,e dall’assicurazione del Cronologista MonSignore Ferrone qui Vescovo diMuro.

Attualmente le rendite provvenienti dalle proprietà del Signor Principedi Torella in Provincia di Basilicata, esistono ne’ tenimenti delle Comuni diMelfi, Ripacandida, Ginestra, Venosa, Lavello, Rapolla, Barile, Rionero,Atella, Ruvo, Bella, e Baragiano.

Percorrere da Melfi a Baragiano, che sono situate ne’ punti estremi di

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tal vasta proprietà, lo spazio di miglia 32 colla diagonale da Ruvo a Venosadi miglia 22 formando la superficie dell’Amministrazione una figura irre-golare.

Oltre all’industria, ossia Masseria de Neri, che al 1 Dicembre 1827piacque al Signor attual Principe di sgravarne l’Amministrazione di Ripaltain Provincia di Capitanata, e passarla in Basilicata.

È divisa la detta proprietà di beni immobili in sei particolariAmministrazioni in ognuna delle quali vi è un Amministratore, che è ilProcuratore speciale sopra luogo del Signor Principe.

Oltre di ciò risiede in Barile un Cassiere, un Razionale, ed un AgenteGenerale che è il Direttore dell’Amministrazione in generale.

Queste Amministrazioni in Aprile del 1827 furono trovate nel massimodisordine, e languore.

La gran parte delle rendite si esigeva a stenti.I debitori d’estagli in maggior numero morosi.Gli affitti minacciati da decadenza. E vi era una smania di contendere

ne’ tribunali e Giudicati Regi dalla quale risultava remora alle esigenze e di-spendio all’Amministrazione.

I boschi, e terreni erbiferi senza limite divisoriale, per conseguenza sog-getti a delle continue usurpazioni, ed i fondi situati nel tenimento di Bellaoffrivano per la inducibilità dei coloni e per la incertezza degli atti diAmministrazione grave materia di dubitare della sicurezza, e puntualità diquelle rendite.

A un tal corso di cose, si aggiungeva, che le istruzioni generali date dal-lo stesso Signor Principe nel 1817 erano tenute in disprezzo, ed inosservate.

I conti annali erano in sommo arretrato.La computisteria era senza registri, e senza titoli, scritture, od elemen-

ti di sorte alcuna.Ne primi momenti del suo arrivo in Basilicata, in Aprile 1827, l’Agente

Generale conobbe ch’era mestieri mettere un argine ad un sistema cotantoruinoso, e distruttivo, e quindi s’investi del massimo zelo a trattare gli af-

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fari dell’Amministrazione con vedute meramente dirette a procurare delleutilità siccome s’accorse, con ottimi risultamenti.

Il miglioramento degli affitti relativi ai diversi cespiti di rendite.La regolarità de conti così mensili, che annuali.Le continuate insistenze per le esazioni degli estagli annuali.Le premure per far essere obbligatorie a diversi rami d’impiegarti, le istru-

zioni generali del Signor Principe.Particolari istruzioni dallo stesso Agente Generale fatte correre, con mo-

delli, stati, ed altre carte.Il ricupero dell’esazione di molti arretrati.L’assicurazione della vacillante, e vasta proprietà di Bella, mediante 108

istrumenti, coll’incamerazione bonaria di 45 territorj, ch’erano dati ad infi-teusi perpetua, ed i cui canoni non si percepivano.

Con incessante vigilanza, ed assistenza personale, percorrendo Egli tut-ti i punti dell’Amministrazione assiduamente, è pervenuto a far cessare leusurpazioni, ed a riordinare le Amministrazioni in modo del tutto soddisfacente,ed in fatti.

In tutte le Amministrazioni i tanti giudizi in cui trovavasi impegnate so-no tutti terminati, e tolto per opera del medesimo l’occasione a tanti dispendjche i giudizi suddetti cagionavano, e che non si ricuperavano per mancan-za di regolamento; oltre dell’incertezza del risultato delle cause. Il più im-portante ancora è stato questo di far cessare le liti colle limitrofe Comuni eper conseguenza le loro pretensioni di rimisura de’ boschi.

In fine all’intero ordinamento di cose, che si avverò a tutto il 1829 si èportata la vigilanza lor fini delicata di rimunire molte carte delle decisionidella Commissione Feudale, e quelle delle decisioni del CommissarioRipartitore Signor Masci, e tante altre che non facevano al buon e perfettoandamento dell’Amministrazione, ed in effetti nella Centrale Computisteriadi Barile non v’è scrittura di cui non si ha un soddisfacente registro, non v’èAmministratore, che non senta con rigore i doveri della sua carica.

A tutto questo si aggiunge la formata scrittura doppia con i stati di ren-

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dita, e pesi, che non esistevano, ed in ultimo la presente Platea principiataa 2 Febbraio 1828, e terminata a 9 Luglio 1831.

Se in questa non vi si ravvisa la valutazione di molti feudi vi è perché nel-le presenti circostanze di diminuzione del prezzo delle derrate si è creduto po-ter fare un torto al valore de’ territorj, il che può sempre eseguirsi ne tempi d’au-mento, mentre secondo i minuti dettagli, che ora vi si osservano, è conosciutala possidenza del Signor Principe; come pure si avverte di non aver potuto fa-re elevare tutte le piante; atteso che avrebbero menato ad una ingente spesa,il che era incompatibile collo stato finanziario della rinvenuta Amministrazionepoiché avrebbero dovuto farsi venire di contorno degl’Ingegnieri, nullaostante se ne sono elevate varie, che sono inserite nella presente.

Il Signor Principe apprezzerà quanto si è speso di cure, e di travagli per-sonali per la formazione di questa Platea Generale, e pel ben’essere del pa-trimonio.

AVVERTIMENTO

Per un maggior chiarimento leggasi folio, invece di pagine.

DIVISIONE IN AMMINISTRAZIONI

Lavello, e Venosa pag. 1Atella, e Rionero pag. 15Rapolla pag. 22Barile pag. 30Ruvo pag. 43Baragiano, e Bella pag. 50Masseria de Neri, ossia Inforchia pag. 79

N.B. I beni siti in Melfi, Ripacandida, e Ginestra sono stati compresinell’Amministrazione di Lavello, e Venosa

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AMMINISTRAZIONE DI LAVELLO E VENOSA

L’ex feudo di Lavello fu conceduto dalla Regia Corte nel 1510 a D. NicolaMaria Caracciolo Marchese di Castellaneta, secondo dietro ricerche da no-tizie avute, appare da una parte.

Dall’altra si sa ancora ch’innanzi la Commissione Feudale ed innanziil Commissario Divisore Signor Masci dedusse la Comune di Lavello gli as-senti, che il fondo del Signor Principe di Torella erano siti nel demanio co-munale, e della detta Comune fu contrastata la qualità feudale deducendociascheduno l’assenso prestato dal Vice Re Pietro Toldo a 29 Gennaio 1533sulle concessioni e grazie accordate da Giacomo del Tufo all’Università diLavello.

Intanto la Commissione Feudale con sentenza del 26 Aprile 1810, ordinò,che il Signor Principe Caracciolo si astenesse di esercitare qualunque drit-to su tutti i fondi demaniali, e difese universali del suddetto Comune di Lavello,e su i territorj de’ Particolari così chiusi, che aperti, e quindi la maggior par-te de’ fondi furono in seguito soggetti a rivela, come si dirà per ciascuno diessi qui appresso.

LAVELLO

BOSCO DELLE ROSEComunemente chiamato ancora Difesa della Foresta, è un cor-po ex-feudale.Era dell’estensione di moggia 1553 e misure 12. Confina dal la-to di Levante col Tratturello detto della Caccia; dal lato diPonente confina col Bosco detto Finocchiaro, non che coi ter-reni dell’ex baliaggio di Venosa; dal lato di Tramontana confi-na con l’Isca Rotonda, con la Difesa delle Coste, acqua mediante,e Difesa della Foraggine; dal lato di Mezzogiorno con la stra-da pubblica, che da Venosa conduce a Lampeggiano.

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Con divisione del Commissario Signor Masci del 1 aprile 1812fu il detto Bosco soggetto a riseca, per cui nel 26 maggio det-to anno se ne fece il distacco per la quarta parte in favore del-la Comune di Lavello in moggia 388.09; principiando la quo-ta risecata dalla parte rimasta al Signor Principe di Torella, cioèda Ponente che attacca col Bosco del Finocchiaro, e tira versoLevante che confina coll’Isca Rotonda, anche corpo del Principe.Vi esistono in mezzo del Bosco due Cappelle sotto l’invocazionedi S. Maria delle Rose, e l’altra la Vergine dei Martiri dell’estensionedi moggia 12, che si appartiene alli stessi, e più una vignapiantata in essi con varj alberi di frutta. Quest’estensione nonfu compresa nella surriferita divisone.È riportato nel catasto sotto l’articolo del Principe numero574.Vi gravita un canone pagabile annualmente in ducati___6.15

Al Reverendo Capitolo di Lavello, coll’imponibile di ducati 1048.50.La confinazione fu soggetta a disputa nel 1828. L’AgenteGenerale del Principe mediante perizia a cui assistette perso-nalmente dal dì 4 al dì 8 maggio detto anno, e che fu presiedutadal Sotto Intendente del distretto, riuscì ad avere le moggia 1165.03quante avrebbero dovute rimanere al Principe in tempo, comesopra dell’eseguito distacco.Si riportano qui i verbali di apertura, e chiusura della detta pe-rizia, una con la pianta del detto Bosco. Vedi da pag. 81 a 86Con istromento de’ 7 novembre 1828 fu affittato il predetto Boscoal Signor D. Decio Lordi di Muro per sessennio per annui du-cati 1110.00_____________________________________1110.00

BOSCO DEL FINOCCHIAROQuesto Bosco non fu soggetto a riseca con decisione dellaCommissione Feudale de’ 26 aprile 1810, confermata con altradel Commissario Signor Masci del 10 aprile 1812, nella quale

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vien prescritto al Comune di Lavello di dedurre le sue ragio-ni innanzi i tribunali competenti, e di niente rinnovare sullo sta-to di allora, ed intanto i cittadini vi legnano per quanto ne pos-sono portare sulle spalle.È dell’estensione di moggia 950.Confina dal lato di Tramontana con la via pubblica, che menaa Venosa; da quello di Mezzo Giorno con i beni di Carmine Terlizzi;ad Oriente colla Prebenda Penitenziale, e ad Occidente colBosco delle Rose.È riportato sotto l’articolo del Principe Torella nel catasto al nu-mero 574 con la rendita imponibile di ducati 1428.80.Si trova affittato per un sessennio a tutto il 7 maggio 1832 al SignorD. Domenico Calvini, e D. Emanuele Lauridia di Venosa per an-nui ducati_______________________________________900.00

BOSCO ISCA ROTONDAIl detto Bosco è anche ex-feudale. Macchioso. Era dell’estensionedi moggia 33 e misure 6. Confina dal lato di Levante con laMezzanella di Lampeggiano, corpo censito dal Tavoliere di Puglia;dal lato di Tramontana con la Difesa delle Coste; dal lato di Ponentecol Vallone del Bosco delle Rose, e dal lato di Mezzogiorno an-che col detto Bosco.Fu soggetto a riseca per la quarta parte colla stessa ordinanzade’ 10 aprile 1812 facendosene il distacco in favore dellaComune di Lavello in moggia 8, e misure 7 1/2, e principian-do la linea divisoriale dalla parte rimasta al Principe; daPonente attacca col vallone del Bosco delle Rose, e tira aLevante, attaccando colla suddetta Mezzanella di Lampeggianno.È riportato nel catasto sotto l’articolo Torella Principe 574 e col-l’imponibile di ducati 53.00.È compreso nell’affitto del Bosco delle Rose dato a D. Decio Lordi.Vedi la pianta a pag. 86.

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CASA DEL FU ARCIPRETE HAUFFQuesta denominazione viene da che con testamento il dettoArciprete, come quegli ch’era stato prodotto dalla felice memoriadel Principe Giuseppe Caracciolo, avo dell’attuale, volle restituirequel tanto ch’egli possedeva, una con la Vigna a Tristano in fa-vore dell’Eccellentissima Casa di Torella, coll’obbligo alla stes-sa di pagare ducati 283 di legati. Un tal comprensorio di case è riportato nel catasto sotto l’ar-ticolo 31 Torella Principe.Pagansi annualmente di fondiaria ducati 5.52.Vi gravita un canone annuale di ducati 1.05 netto del quinto pa-gabile al Reverendo Capitolo di Lavello.Rende annualmente per affitto verbale, cioè da GabrieleNavazio ducati 25, da Giosuè Biseglia ducati 25, e da PasqualeSalieri ducati 9 cocchè sommano ducati______________59.00

ALTRA CASAOssia sottano, che confina con la Panetteria del Principe sottola Porta di Lavello, affittata a Lucrezia Carretta per annui du-cati 16___________________________________________________16

È riportata nel catasto sotto l’articolo del Principe 574 coll’im-ponibile di ducati 2.

DIFESA DELLA FORAGINEÈ un corpo macchioso ex-feudale.Era dell’estensione di moggia 332.Confina a Levante con la Difesa delle Coste, vallone median-te, corpo comunale, a Tramontana con li terreni anche comu-nali denominati Fontana Cerasa, ed Acquarossa, ed i terreni delSignor D. Diodati Siniscalchi; a Ponente coi terreni comunali de-nominati il Ripone; a Mezzogiorno col Bosco delle Rose, cor-so d’acqua mediante, detto Primo Vallone.Con ordinanza del Commissario Signor Masci fu anche soggetto

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a riseca per la quarta parte, e nel dì 26 maggio 1812 se ne feceil distacco in favore della Comune di Lavello, in moggia 83; prin-cipiando la linea divisoriale dalla parte rimasta al Principe; dallato di Settentrione con i terreni de Signori Siniscalchi detto ilValco, e tirano sino al lato di Mezzogiorno, che attacca colPrimo Vallone.È riportato nel catasto sotto l’articolo Torella Principe 574 col-l’imponibile di ducati 112.Viene affittata annualmente, tanto nella stagione autunnale, cherende ducati 110, che nella vernotica rendendo ducati 85, in tut-to ducati 195.00__________________________________195.00

DIFESA DELLA STINGETARiconosciuta anche sotto il nome di Feudo detto la Stingeta.Era dell’estensione di moggia 1727, e misure 12.Confina da Levante coi terreni detti la Posta di S. Giovanni del-le Frondi, e tira accio a Tramontana, ove confina coi terreni del-la Posta del Signor Barone Grella de Casli di Frigento; dal la-to di Ponente coi terreni saldi detta la Posta della Stingitella, etira sino a Mezzogiorno, ove confina con le due Ische dette delLupo, e dell’Aquila, corpi comunali.Fu soggetta a riseca per la terza parte con ordinanza del SignorCommissario Masci de 10 Aprile 1810, prima ai 26 Maggio 1812.Se ne fece il distacco in favore della Comune di Lavello in mog-gia 575, e misure 20 principiando la linea divisoriale dallaparte rimasta al Principe; dal lato di Ponente attacca coi terre-ni saldi della Posta della Stingitella, e formando una linea ret-ta va a terminare al lato di Levante, che attacca coi terrenidellla Posta di San Giovanni delle Frondi.S’affitta in Foggia annualmente dall’avvocato Signor Resse, ela rendita vi è variabile seconda il prezzo del pascolo nella sta-gione vernotica. Nell’anno 1827 rende ducati________1092.00

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Oltre la Stingitella la statonica rende annualmente ducati_25.00

In tutto ducati___________________________________1117.00

FORNOCompone due stanze a pian terreno sotto la Porta detta del Forno;è quasi diruto, e non è riportato nel catasto.Confina da un lato colle case del Reverendissimo Capitolo, el’altro colle case sottane de’ Signori Susanera; inafittato.

MASSERIA DI MONTECUGNANOQuesta Masseria fu comprata dall’attual Principe a subastadal Regio Fisco. A 30 Gennaio 1809 per il Regio Notar EmanueleCaputo di Napoli, tra il detto Signor Principe ed il Consiglieredi stato D. Andrato Gaetano Intendente della Provincia diNapoli se ne stipulò l’istromento, restando così venduti tutti ifondi compresi nell’istromento d’affitto del Feudo di Montecugnanoin Melfi, e Ripacandida, Ginestra, e Venosa nel modo stesso etali quali per lo addietro anche ad altri erano stati affittati, ed istro-mento d’affitto passato tra Mario e Pasquale della Rotondadel Comune di Rionero, ed il Reverendo Padre D. GabrieleGiordano Cellario del Venerabile Monastero di S. Guglielmo delGoleto, nel dì 5 Agosto 1788 per Notar Baldassarre Fischetti diS. Angelo de Lomabardi in Provincia di Principato Ultra.La detta Masseria è sita in tenimento di Melfi, nel luogo dettoMontecugnano; confina verso Mezzogiorno, colla VenerabileCappella di S. Lorenzo; verso Ponente col fiume Ofanto; ver-so Tramontana con li beni della Mensa Vescovile di Rapolla; everso Levante col Tratturo che si dice la Strada di Napoli. Vi esi-ste una fossata di palmi 3 di larghezza, e 2 di profondità; comepure una pila di fabbrica avanti la fontana di lunghezza palmi12, e di larghezza palmi 4, e di profondità palmi 3.È di moggia 1026, e misure 13.Vi sono tre selve cedue, con territorj vacantati adjacenti in tre

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luoghi distinti, cioè una nominata la Macchia alle Proni, con-finata con i beni del Purgatorio verso Levante, ed i beni del-le Monache di detta Comune di Melfi; l’altra nominata leCastagne Bianche; che confina col Carraro di S. Spirito, e va aMelfi verso Levante la terza detta Infantizza confina con i be-ni di Montecanosa verso Ponente, e la via pubblica che menain Melfi, ed in Monticchio; quale selve sono dell’estensione dimoggia 30.Nella detta Masseria vi è ancora una casa rurale.Vi sono i seguenti censi inaffrancabili, e che debbono esigersinel predetto Comune di Melfi annualmente. Dal Signor Canonico Buono, e per esso da Giuseppe Calintroducati__________________________________________________0.80

Da Alessandro Selvaggio, e per esso da Antonio Pallone du-cati_______________________________________________0.20

Da Nicola Congiani, e per esso da Giuseppe Pontolillo du-cati_____________________________________________0.25

Dalle Reverende Monache di Melfi ducati_____________________2

Da Andrea Grippo, e per esso da Mauro Grippo, e SignorCanonico Ferrieri ducati_____________________________0.50

Da Pasquale Molinaro ducati_________________________0.90

Da Felice Montagna ducati___________________________0.40

Ducati____________________________________________6.05

IN RIPACANDIDAUna casa a pian terreno sita nel luogo detto Piazza, che confi-na coi Signori Lioy, ed i Signori Baffari. Un territorio seminatorio di tomola 50 luogo detto Muratadelle Prascina, giusta i beni della Venerabile Chiesa Maggiore,ed il fiume dalla parte inferiore.Altro territorio di tomola due nel luogo detto Valle, giusta i be-ni de Signori Lioy da un lato, e dall’altro quelli della Chiesa

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Maggiore di detto Comune.Altro territorio di tomola 8 finato da Giovanni Romaniello, coibeni della S.S. Annunciata di Atella dalla parte destra, vallonemediante coi beni di Maria Maffei dalla parte di sopra, finatoda detto Romaniello, beni de detti Lioy da sotto, e da sopra, quel-li della detta Chiesa Maggiore.Altro territorio di tomola 40, nel luogo detto il Picciolo, confi-nante coi beni della S.S. Annunziata d’Atella dalla parte destra,mediante vallone, beni di Maria Maffei dalla parte di sopra.Altro territorio di tomola 8 detto Fontana da Gubbio, confinantecol vallone di detta Fontana dalla parte di sotto, e strada che me-na a Rionero.Altro territorio di tomola tre luogo detto San Savino, confinantecon la vigna di Francesco Pinto da un lato, dall’altro la vignadi Antonio Martino di Rionero, e da sopra la strada, che menaad Atella.Altro territorio di tomola due nel luogo detto Fontana diFranco, confinante con la vigna di Guglielmo Quinto a destra,ed a sinistra la vigna di Francesco Anastasio, e FrancescoRizzi.Altro territorio di tomola 4 nel luogo detto Pietrapalomba,confinante co’ i beni della Chiesa Madre da sotto da un lato ibeni del Duca Mazzaccora passati al fu D. Carlantonio Mauri,e da sopra la via, che va ad Atella.Più altro territorio di tomola 10, luogo detto la Fontana del Ceraso,confinante coi beni della Chiesa Maggiore a destra; a sinistrai beni di S. Maria, e da sotto il vallone della Lupara.Più altro territorio di tomola 4 nel luogo detto da sopra S.Donato confinato coi beni di Giuseppe di Salvio a destra, a si-nistra D. Giacomo Calandra da sopra la via, che va alla Selva,e da sotto il Vallone della Macchia.

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Finalmente i seguenti censi inaffrancabili e pagabili annualmente.Dalla vedova Aloisia di Vito per la vigna a S. Pietro ducati__0.85

Da Francesco Antonio del Duca per la vigna a Carsviniello du-cati_______________________________________________0.25

Da Giulio de Blasi per l’altra vigna in detto luogo ducati___0.25

Da Felice Verrillo per il territorio alla Valle Grande duca-ti________________________________________________0.071/2

Ducati 1.421/2 Dal Dottor Silicio D. Giacomo Calandra per lacasa alla Parrocchia di S. Bartolomeo ducati____________1.00

Da Domenico Mancuso per la vigna a Panzaculo ducati___1.30

Da Donato Barlovingiero per la casa alla Valle ducati___0.071/2

Da Giovanbattista di Candio per la casa alla Parrocchia di S. Nicoladucati____________________________________________0.071/2

Da Potenziana di Ponlinio, moglie di Giovanbattista di Salvioper la vigna a Panzaculo ducati_______________________0.25

Da Francesco Anastasio per la vigna in detto luogo duca-ti__________________________________________________2.00

Dal Dottor D. Gioacchino Miccio, e per esso da Berardino delDuca per la casa a S. Bartolomeo ducati_____________________0.25

Ducati___________________________________________6.371/2

CENSI DI RIONEROStefano Martiniello ducati___________________________0.56

Gerardo Barba ducati______________________________0.571/2

D. Raffaele Catena ducati___________________________________1.05

Antonio Daggina ducati______________________________0.28

Eredi di Carmine Pelosino ducati____________________0.781/2

Michele La Rotonda ducati________________________________0.231/2

Vito Michele Santomauro ducati_______________________0.28

Donato di Leonardo d’Angelo ducati____________________0.30

Giovanni Consiglio ducati______________________________0.071/2

Eredi di Pasquale Cassese ducati______________________0.101/2

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Andrea Labella ducati____________________________________0.25

Giuseppe Maula ducati_________________________________0.931/2

Eredi di Gerardo Quaglietta ducati_________________________0.05

Nicola Passanante ducati______________________________0.411/2

Gerardo Brenna ducati_________________________________0.121/2

Leonardo Gallucci ducati________________________________0.71/2

Michele Bochicchio ducati______________________________0.151/2

Angelo Consiglio ducati________________________________0.151/2

Michele Occhio ducati_________________________________0.40

Giovanni Archetta ducati_________________________________0.82

Canio di Leonardo ducati_________________________________0.75

Andrea Truono ducati_________________________________0.031/2

Eredi di Pasquale Russo ducati____________________________0.50

Da riportare ducati_________________________________10.13

Riportato ducati____________________________________10.13

Francesco di Lonardo ducati______________________________0.66

Michele Fiano ducati_________________________________0.31

Pasquale di Lonardo ducati_____________________________0.221/2

Felice Larotonda ducati_________________________________0.25

Mastro Giuseppe di Lonardo ducati________________________0.45

Michele Grieco ducati_________________________________0.25

Francesco Grieco ducati_________________________________0.25

Donato Grieco ducati_________________________________0.25

Entrate ducati____________________________________12.771/2

PARTITE CHE NON PAGANOD. Tomaso Carrieri ducati_________________________________0.50

Eredi di Domenico Tribuzio ducati_________________________2.30

Eredi di Donato Bochicchio ducati_______________________0.522/3

Eredi di D. Nicola Vitello ducati_________________________0.913/4

Idem Rosiello ducati_________________________________0.75

D. Michele La Rotonda_________________________________0.15

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D. Giovanni Granata ducati_______________________________0.75

D. Giuseppe Nicola Grieco per Domenico Angelo ducati____0.55

D. Nicola d’Andrea ducati_______________________________2.15

Vito Quaglietta ducati_________________________________0.45

Angelo Leone ducati_________________________________0.05

Canio Brenna ducati_________________________________0.121/2

Entrate ducati______________________________________9.31

CENSI DI GINESTRA IN GRANOVito Antonio Ambrase tomola_____________________________1.01

Gioacchino Di Palma tomola______________________________0.04

Domenico Di Palma tomola_______________________________0.04

Canio Pitagine tomola_______________________________1.01.2

Pasquale Gabrione tomola______________________________0.021/2

Mariano Gabrione tomola______________________________0.021/2

Canio Lombardi tomola_______________________________1.05.2

Luca Antonio Chiarito tomola___________________________0.031/2

Giuseppe Chiarito tomola_______________________________0.04

Saverio Cucumazzo per Gregorio Giampersio tomola___0.04

Saverio Cucumazzo per Antonio Bassari tomola______0.021/2

Saverio Caputo per Guglielmo Caputo tomola__________0.03

Detto per la vigna di Domenico di Palma tomola________0.03

Detto per la vigna di Luca Chiarito tomola_____________0.03

Francesco Mazzucca tomola_______________________________0.04

Pasquale Ciriello per Maria Carlucci tomola____________0.06

Da riportare tomola__________________________________9.7

Riportato tomola____________________________________9.7

Pasquale Ciriello per Maddalena Carlucci tomola_______0.05

Pasquale Gabrione per la vigna tomola__________________0.04

Mariano Gabrione tomola_______________________________0.04

Gennaro Gabrione tomola_______________________________0.01

Domenico Di Palma per Riccardo tomola_______________0.05

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Luca Chiarito, e per esso Carmine Salvanto tomola___________0.01

Giuseppe Chiarito tomola_______________________________0.04

Totale entrate tomola_______________________________12.07

CENSI IN DENAROGiovanni Pariso ducati_______________________________0.93

Biagio Pariso di Giovanni in parte di Pasquale Pariso ducati___0.43

Carmine Di Ninno per essi a Domenico Gabrione ducati___0.50

Carmine Carbone passata a Mariano Massura ducati_____0.46

Biagio Chiarito di Francesco per Giovanni Giampersio du-cati__________________________________________________0.45

Paolo Pariso per Michele Auciello ducati____________________0.70

Totale ducati_______________________________________3.47

VENOSAUn territorio di tomola 98 nel luogo detto Marbano, confi-nante con la Difesa del Principe detta la Marziana, col pezzo det-to Lo Spagnuolo, col territorio nel luogo detto Stivale, e con quel-lo del Capitolo di detto Comune.I suddetti beni sono riportati nel catasto sotto gli articoli delPrincipe cioè 1393 per quelli siti in Melfi, 1442 per quelli siti inRipacandida, e Ginestra, e per il territorio in Venosa luogo det-to Marbano articolo 203.Hanno l’imponibile di ducati 918.88 diviso cioè per Melfi du-cati 689.28, per Ripacandida, e Ginestra ducati 115.23 e per Venosaducati 114.37.Sono affittati a D. Raffaele Colucci, e D. Gabriele Navazio di Melfisotto il nome di Montecotugno, e beni di S. Guglielmo, edhanno l’obbligo gli affittatori di riparare a loro spese il fabbri-cato, esistente, ritenendo sull’estaglio annualmente ducati7.50. Pagano per ogni anno d’affitto ducati 855.00.

ORTO DI S. FELICEÈ burgensatico, dell’estensione di moggia 21, e misure 4, ed è

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diviso in orto, con alberi di frutta, in seminatorio, ed in canneto.Confina con il Convento de Cappuccini, col Regio Demanio perla Mensa per due lati, e dal quarto lato colla comune di Lavello.Ha l’imponibile di ducati 51.18 sotto l’articolo del catasto 574.È affittato a Raffaele, e Giuseppe Gentile di Lavello per annuiducati_____________________________________________67.00

POSTA DELL’ALVANOD. Domenico Scanzano di Andrettta vendette all’attual SignorPrincipe nel dì 7 Giugno 1807 carra quindici di terreni di RegiaCorte nella locazione di Valle Cannella, con istromento roga-to dal Notar Vincenzo Sorio di Napoli. Il detto Signor Principecon altro istromento per Notar Ferdinando Caristo di Napolistipulato nel 1° Luglio 1820, cedette sulla Pezza di Camadorocarra cinque, e versure sedici al signor D. Vito Nicola Porro diAndria, per cui la detta Posta rimaneva di carra nove, e versurequattro. Con altro istromento per Notar Raffaele Corsi diBarile de’ 7 Giugno 1820 il lodato Signor Principe permutò colSignor Giuseppe Aquilecchia di Lavello carra quattro, e versure13 e catene 15 della Pezza del Bandito con carra tre, versure 18,e catene 32 di terre a pascolo della detta Posta dell’Alvano, percui la stessa rimase di carra 13, versure 2, e catene 32. Intantoquesta Posta del 1820 al 1826 fu soggetta ad usurpazioni per es-sere situata nel centro delle tenute speciose dell’Alvano. Nel 1828venne avanzo: ricorso al Consiglio d’Intendenza della Provinciadi Capitanata, il quale destinò per la misura, e titolazione del-la detta Posta i Periti Agrimensori del Regio Tavoliere D.Michele Barisani, D. Stefano Moggi, e D. Domenico Stano elet-to ex ufficio con ordinanza emessa nel dì 11 Giugno 1829, re-gistrato in Foggia al numero progressivo 3496 col dritto aSabatelli; i quali previo giuramento, ed aggiornamento prestatonelle mani del Consigliere Delegato Marchese D. Tommaso

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Antonio Celentani, come dal verbale de’ 22 Luglio 1829, regi-strato al numero progressivo 4189 Sabatelli, si portarono allamisura del territorio a pascolo censito dal Signor Principe di Torellanella Posta dell’Alvano nel dì 20 Agosto del 1829, dove trova-rono l’Agente Generale di Basilicata per presiedere alla dettamisura, nominato dal Principe all’oggetto suo Vicario Generale.In presenza delle controparti si procedè con tutta diligenza, edesattezza alla detta misurazione, e si trovò la detta Posta esseredi carra 11, versure 18, e catene 27, mancando perciò versure24, e catene 5 sulle carra 13, versure 2 e catene 32 censite dalPrincipe di Torella. Per questa non indifferente mancanza al-la presenza delle parti interessate si passò alla misura de’ ter-reni limitrofi per trovar l’intero della cennata Posta dell’Alvanocensita di seguito censuari, che si trovarono come appresso.Il Signor Giuseppe Aquilecchia possedeva di terreno a pasco-lo saldo, e parte già dissodato carra 8, versure 13, e catene 27,e perché ne aveva censito dalla Regia Corte giusta il certifica-to del Razionale Corradi, carra 8, versure 6, e catene 4, avevadippiù versure 7, e catene 23. D. Diego e D. Venanzio Rapolladi Venosa possedevano il saldo a pascolo carra 11, e versure 3,avevano perciò dippiù versure 5. Il Signor D. Vito NicolaPorro di Andria, e per esso D. Riccardo suo figlio possedeva insaldo diffidato carra 5, versure 13, e catene 21, ed in saldo a pa-scolo versure 13, e catene 33, in uno carra 5 versure 7, e cate-ne 18, e perché ne aveva censito carra 5 versure 16, aveva dip-più versure 11, catene 18. Terminata la misura del saldo a pa-scolo, e parte dissodato posseduto come sopra, si trovò, che l’in-tero territorio ammontava a carra 38, e versure 8 quant’era lacensuazione fatta da sopradetti Signor Principe di Torella,Aquilecchia, Porro e Rapolla col Regio Fisco, con la sola diffe-renza, che al Signor Principe mancando le cennate versure 24

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e catene 5, che si possedevano da Signor Aquilecchia, Porro eRapolla come si è detto di sopra. Del che se ne redige il corri-spondente processo verbale sotto la data del 31 detto mese diAgosto, che fu registrato in Foggia il 2 Novembre detto annoal numero 2052 col dritto a Sabatelli.Il Consiglio d’intendenza di Capitanata con decisone de’ 5Novembre 1829 ordinò di comunicarsi il detto verbale agl’in-teressati, onde avessero potuto comparire nella discussione edopo altre controversie, opposizioni, e decisioni, si divenne dalConsiglio suddetto alla diffinitiva in data de’ 5 Novembre1830, che ordinò la riseca delle cennate versure 24 e catene a re-gola d’arte, a termini del sopradetto verbale, non che la titolazionedella Posta del Principe locchè fu eseguito con presenzadell’Agente Generale di Basilicata dal 2 al 5 Dicembre dello stes-so anno 1830, come si rivela dalla pianta correlata, che si alli-ga, e dalla quale si osserva tutto dimostrato colla massima net-tezza, per servire un tal elemento alla consulenza materiale del-la cosa. Vedi pag. 87.Vi gravita un canone pagabile annualmente al Tavoliere diPuglia comprese le Quattro Matine di ducati 949.82.La vernotica si affitta annualmente dall’Avvocato Signor Ressedi Foggia per consuetudine antica a seconda del prezzo deglierbaggi da ducati 110 a 150, a carra circa totale circa quanto du-cati_____________________________________________2000.00

La statonica è affittata per un triennio a D. Anselmo Fortunatodi Rionero annualmente per ducati__________________30.00

Ducati_________________________________________2030.00

È riportato nel catasto all’articolo del Principe di Torella 574 col-l’imponibile di ducati 1662.00.

PANETTERIASita sotto la Porta di Lavello, confinante con la Porta stessa, e

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con una casa del Principe affittata a Lucrezia Carretta.Questa Panetteria presentemente serve ad uso di forno, ed è af-fittata a Raffaele Salvatore per annui ducati 60.È riportata nel catasto sotto l’articolo del Principe 574, col-l’imponibile di ducati 6.50.

QUATTRO MATINEÈ un corpo ex-feudale distinto in quattro territorj da dove hanpreso la denominazione di Quattro Matine, e sono Barca,Scarabattoli, Alvano, e Lampeggiano.Un tal vasto territorio era di moggia 5436, cioè quello denominatoBarca di moggia 1200 incolto tenuto per uso di erbe. Scarabattolidi moggia 1356 incolto tenuto per lo stess’oggetto, Alvano dimoggia 2280 incolto riserbato per detto uso, e Lampeggiano dimoggia 600 incolto anche serbato per uso di erbaggio, le qua-li formano un corpo detto anche la Matina, distinte solo da li-miti naturali di esse, ma non intersecate, ne framezzate da al-tro terreno.Confina dal lato di Levante col fiume detto Lampeggiano; dallato di Tramontana confina col fiume Ofanto; da Ponente con-fina con varj terreni comunali, ed altri proprii di questi cittadini,che lo circondano sono a Mezzogiorno, dove confina con la stra-da, che conduce a Lampeggiano.Per decisione del Signor Commissario Masci sotto la data del10 Aprile 1812 fu soggetto questo corpo a riseca per la dodicesimaparte facendosene il corrispondente distacco con verbale del dì28 maggio detto anno nella quota assegnata alla Comune diLavello di mogggia 453 sulla totale estensione delle Quattro Matinesuddette; principiando la linea risecata dalla strada, che con-duce a Lampeggiano, quale strada guarda il mezzodì, e terminaal fiume Ofanto a Tramontana.Siccome dalle sopradette Quattro Matine, corpo ex-feudale, Barca,

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Scarabattoli, Alvano, e Lampeggiano trovasi l’erba vernotica cen-sita al Tavoliere di Puglia, e non la statotica, per la quale se nerisecò a favore della Comune di Lavello il dodicesimo nella esten-sione di moggia 453, il Signore Principe ritrae dal Tavoliere diPuglia per la sopradetta vernotica ducati 1025 da quali spettandoneanche il dodicesimo alla Comune sudetta in virtù della preci-sata ordinanza di Masci, così paga annualmente ai rappresentantipro tempore della citata Comune ducati 85.41 2/3 a titolo di pre-stazione convenuta nel dì 28 maggio 1812.Ritrae dunque il Principe annualmente dal Tavoliere di Pugliasulle predette Quattro Matine per la vernotica censita allostesso ducati____________________________________1025.00

Dedotta la suddetta prestazione_______________________85.412/3

Da riportare ducati___________________________________939.581/3

Riportato ducati____________________________________939.581/3

Per statonica a Barca di carra 4 versure 4 censite a D. PasqualeLaviano per ducati 5.46 depurati dal quinto, ritrae il Principeducati____________________________________________4.37

Idem per carra 11 e versure 3 da D. Venanzio Rapolla sull’Alvanoin ducati 14.491/6 depurati del quinto ducati________11.591/7

Idem per carra 26, versure 1 e 3/4 in ducati 32.80, a Scarabattolidepurati dal quinto a D. Giuseppe Aquilecchia ducati____26.24

Idem per carra 4, versure 153/4 in ducati 6.22 1/6 a D. AngioloAntonio Graziano, ed eredi di Aniello Gentile depurati dal quin-to ducati___________________________________________4.98

Il Signor Principe ritrae annualmente ducati_______986.765/12

È riportato questo corpo nel catasto sotto l’articolo 574 TorellaPrincipe coll’imponibile compreso nell’Alvano.

TRAPPETO Sito sotto la predetta Panetteria, e confinante con altro trappetodi D. Giuseppe Aquilecchia e dall’altro lato con Paolo Rasucci.

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È stato inoperoso più anni, ed è presentemente affittato aPrincipio Carretta per annui ducati trenta_____________________30

È riportato nel catasto sotto l’articolo Torella Principe 574 col-l’imponibile di ducati 6.50.

TERRITORJ DIVERSI NEL LUOGO DETTO ALLA LAVANDARA NEL-LA VALLE DI COLANTONIO

Sono dell’estensione di tomola 76 e misure 12 e rendono a ter-raggiera circa tomola 50 di grano, e circa tomola 12 d’orzo, se-condo il compasso annuale.In origine il corpo di questi terreni siti in luogo alpestre era bo-scoso.Nicola Muscio di Lavello fu il primo che nel 1799 si fece leci-to di dissodarli in parte, lasciandovi però alcune piante d’oli-vi selvatici, che innestati in oggi sono alberi grandi e produci-bili.Nel 1800 Francesco Galasso dissodò altra porzione, indi AngelaSorrenti, e Giuseppe Lacolla per l’altra parte, e come che i ter-reni sono giudicati incapaci alla semina, meno che alla zappa,s’industriarono di piantarvi anche qualche vite, corrispon-dendo essi il terratico annualmente sempre in grano.Presentemente nella parte dissodata da Nicola Muscio paga-no il terratico i di costui eredi. Per quella di Francesco Galasso, pagano Pasquale Galasso, edAntonio Terlizzi.E per quelle di Angela Sorrenti, e Giuseppe Lacolla corri-sponde Giuseppe Antonio Cecere.Nel 1812 Donato Di Gia principiò a dissodare in detta contra-da un serro inaccessibile nel punto detto Mezzaquastemma diniun valore . Questi vi piantò poche viti, e principiò a corrispondereil terratico in grano come tuttavia si corrisponde dagli eredi diDonato.

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Nel luogo detto Cugno della Torre, che attacca con le vigne dicui si parla in seguito vi è altro territorio di tomola 19, e misure4 affittato a Michele Bavuso per novennio da Agosto 1827 adagosto 1836 a tomola 6 a versura.

VIGNE, ED OLIVETISono siti nel luogo detto La Torre; le prime di moggia 40 di cuimoggia 24 di seminatorio confinante con la Prebenda Penitenzialee coi beni della vedova Anna Comella, ed i secondi di moggia48, siti nel luogo detto Tristano, confinanti col Capitolo diLavello, con i beni di Giovanna Milone col Comune suddetto,e con i beni di Luisa Latino.Vi è un fabbricato per comodo di due cellaj.Più un territorio denominato la Speranza nel luogo dettoTiberio dell’estensione di moggia 60 di cui moggia 10 di can-neto, confinante i beni del Primicerio Masi, con quelli delCanonico D. Domenico Finiguerra, con gli altri di FrancescoMisone d’Elia, e con Errico Terlizzi e in tutto d’estensione di mog-gia 148.Sono affittati a Principio Carretta e Nicola Recci per annuiducati___________________________________________200.00

Vi gravitano tre canoni.Cioè per la vigna a Tristano di ducati 8.10 pagabile annualmentealla Mensa Vescovile di Lavello. Altro canone di ducati 2.2 perla vigna della Speranza netto del quinto pagabile annual-mente al Concordato, ed Arcipretura del predetto comune, e gra-na 90 per la cellaja in favore del Canonico Finiguerra.Sono riportati sotto l’articolo di Torella Principe 574 coll’imponibiledi ducati 223.38, cioè ducati 81.50 a Tristano, ducati 105.12 al-la Torre, e ducati 36.76 alla Speranza.

Censi minuti Da D. Angelo Antonio Graziano, e socj annui ducati__________5.38

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Da D. Emmanuele Robe idem ducati____________________0.64

Da fratelli Incarnuti idem ducati______________________3.60

Insigibili per mancanza de titoli, che non si son potuti rinvenire Totale ducati_______________________________________9.62

N.B.Il Forno, Trappeto, Panetteria, e case compreso il comprenso-rio provveniente al Principe di Torella dall’eredità del fuArciprete Hauff furono vendute dal lodato Signor Principe aD. Giuseppe Aquilecchia di Lavello con istromento de’ 2Luglio 1831 per Notar D. Raffaele Corsi di Barile.Tutte le altre fabbriche, che sono riportate nel catasto sotto l’ar-ticolo di Torella Principe 574, e site nel Comune di Lavello fu-rono vendute ancora dal prelodato Signor Principe allo stessoSignor Aquilecchia con istromento del 7 novembre 1817 per NotarD. Ferdinando Caristo di Napoli, in maniera, che la casa di Torella,attualmente possiede in Lavello verunissima fabbrica di sor-ta alcuna.Bis N.B.Oltre de’ controscritti cenzi minuti inesigibili per mancanza dititoli, vi sono altri seguenti censi, i quali comunque fossero pri-vi di titoli, pure il Signor Principe se ne trova in possesso del-l’esazione. Ed a scanzo di equivoci si spiega, che tanto questi,quanto gli altri innanzi notati sono censi bollari, per quanto sene conosce vagamente nell’Amministrazione, e qui si riporta-no per memoria, onde non manchi una notizia, che potesse perl’avvenire risultare utile per la ricerca, e rinvenimento de’ titoli,de’ quali ora non si ha notizia. Eredi di D. Antonio Piccione_________________________0.08

Pasquale Lafiamma_________________________________0.32

Donato Robbe______________________________________0.16

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Saverio di Sansa____________________________________0.392/3

Eredi di Vitantonio Carretta_________________________0.392/3

Nicola Franco____________________________________0.193/4

Raffaele Mazzassa____________________________________0.96

Vincenzo Papa____________________________________0.03.08

Giacinto Faniello____________________________________0.80

Eredi di Mauro Carretta________________________________0.195/6

I suddetti per la metà di Nicola Franco____________________0.395/6

D. Giuseppe Aquilecchia_______________________________0.522/3

Totale________________________________________0.15.435/12

VENOSA

CASTELLOSito a poca distanza dal detto Comune di rimpetto la Piazza del-le Chianche a forma di fortezza con un ponte prima di legno alevatojo, ed ora fabbricato. Ha quattro bastioni agli angoli, e perconfini tutt’all’intorno una fossata la quale confina a tutti i laticon la strada pubblica. Dichiarato burgensatico nella discussionedella divisione demaniale per essere stato comprato dal PrincipeGesualdo da cui pervenuto all’attuale, non fu soggetto a riseca.È composto di sedici stanze soprane con piccoli stanzatini. Visono due logge, cioè una scoverta, che sporge sul portoned’ingresso del detto Castello, ed un’altra coverta che sporge nel-lo spiazzo dello stesso Castello. Dal cortile si scende in una ma-gnifica stalla a ferro di cavallo, capace per uno squadrone di ca-valleria. Vi sono altre due stalle di cui una piccola per quattrocavalli; in seguito della quale vi è una stanza ad uso di scari-catojo; nel cortile vi sono quattro magazzini, due stanze pel cu-stode. Una taverna, due pagliere, e de’ piccoli giardinetti, in-torno, intorno, ed all’orlo di detto Castello.

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Dirimpetto al detto Castello nella parte interna di detto Comunedi Venosa, e propriamente nella strada, che conduce alla fon-tana, vi sono tre botteghe una delle quali è tenuta ad uso di fer-raria, altra per abitazione, e la terza ad uso di stalla attaccataalla quale v’è un comprensorio di case con sette stanze sopra-ne, e una sottana, con una stalla. Tutte le descritte botteghe, ecase danno sullo spiazzo del predetto Castello, al cui affitto iltutto è annesso, e dal quale affitto se ne riscuote annualmen-te da Signori D. Emanuele Lauridia, e D. Domenico Calvini diVenosa ducati_________________________________________150.00

È riportato sotto l’articolo del catasto del Principe di Torella 203coll’imponibile di ducati 239.62, compreso le suddette botteghe,e case di sopra descritte.

CASE DELL’ORFANOTROFIO DELLE MONACELLECompongono una specie di parlatoio, una saletta, due stanzedi cui una grande a corridojo, una cucina, ed un piccolo giar-dinetto.Confina un tal comprensorio col Seminario vecchio di Venosa,e con D. Girolamo Lioy di Pasquale.Le Monacelle sono a numero di sei, oltre le Maestra.Il Signor Principe ha l’obbligo di mantenere in tal conservato-rio numero dodici orfane venosine.Attualmente paga ducati ottantaquattro annui, e tomola 48 digrano per mantenimento delle stesse.L’Arcidiacono Calvini del Capitolo di Venosa n’è il Direttore.Le stesse in ogni tre anni hanno dal Principe il vestiario, che sicompone d’una gonna, e di un corpettino di panno.Questo comprensorio è riportato nel catasto all’articolo 202 delPrincipe di Torella coll’imponibile di ducati 10.23.In esso vi si ravvisano malamente caricati cinque soprani, chenon esistono, e coll’imponibile di ducati 21.51.

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DIFESA DELLA CACCIANon fu soggetta a riseca, perché in tempo della divisione de-maniale si provò coll’estratto del cabreo del ex baliaggio ge-rosolomitano d’essere un indistinta difesa dell’abolito ordinegerosolomitano conceduta in perpetuo all’ex Feudatario per l’an-nua prestazione di ducati centodieci pagabili a 15 Agosto di cia-scun anno, siccome consta dagli atti di Notar GiovanniDomenico Amalfitano di Napoli, rogato l’istromento a 15 set-tembre 1545.Confina la detta difesa col patrimonio reale del baliaggio, conVincenzo Palese, con la via pubblica, e col Bosco delle Rose.È dell’estensione di tomola mille.Vi gravita un canone di ducati 115 pagabile al Capitolo diVenosa ogni Dicembre.È affittato a D. Venanzio Rapolla per annui ducati 1200.00 sude quali ritiene ducati cento pel mantenimento d’un Guardianoin ogni anno.È riportato nel catasto sotto l’articolo Principe di Torella 202 col-l’imponibile di ducati 875.00.

DIFESA DEL MONTE, E MARZIANAEra dell’estensione di moggia 13121/2.Confina dal lato di Levante con i terreni, e vigne de’ Comunisti,dal lato di Ponente con i terreni del Balì dati a colonia perpe-tua da naturali di Venosa, e tirando verso Tramontana confinacon i terreni del Clero di detto Comune, fiume della Pelosa me-diante, con i terreni di S. Benedetto, di S. Guglielmo, MensaVescovile e Santissimo Sagramento. Dal lato di Mezzo Giornoconfina col boschetto comprato dai Signori Rapolla da S.Domenico, con li terreni dello stesso, e con quelli di S. Francesco.Per decisione del Signor Commissario Masci de 10 Aprile 1812fu soggetta a riseca per i cinque ottavi per cui a dì 20 Maggio

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detto anno se ne fece l’analogo distacco de predetti cinque ot-tavi in favore della detta Comune di Venosa in moggia 820 1/2,principando la linea divisoriale dal lato di Levante; che attac-ca alle vigne già dette de naturali, via mediante, che da Venosaconduce in Ginestra; e tira sino al fiume la Pollosa, formandoda un punto all’altro una linea retta.È la natura di detto fondo boscoso, alberato da alberi fruttife-ri, e da costruzione.È affittato ai fratelli D. Girolamo, e D. Filippo Lioy con istromentode’ 30 Maggio 1828 per annui ducati________________370.00

È riportato sotto l’articolo del catasto Principe di Torella 203,coll’imponibile di ducati 530.85.

ORTO DELLA CAVALLERIZZAQuesto corpo fu fatto sparire dall’Amministrazione del Principetra l’anno 1826, e 1827.Sotto la denominazione di Territorio della Cavallerizza, de-nominazione incognita a venosini, era passato in alienamano,da chi per proprio conto veniv’affittato.Dall’Agente Generale furono sorpresi gli affittatori che nel 13Giugno 1829 ne stipularono affitto con atto in brevetto diNotar Domenico Maria d’Amato, registrato in Venosa lo stes-so dì al numero progressivo 542 libro 1 volume 21 folio 29 ret-to cartella 3 grana 20 a Sozzi ricevitore, con cui TommasoPeidicoccia del fu Saverio, e Domenico Zifarone del fu Giuseppealias Pachiogghia dichiararono, e si obbligarono di prendere inaffitto dal Principe di Torella il suddetto corpo sotto la deno-minazione di Orto della Cavallerizza per un triennio ad annuiducati____________________________________________15.00

È composto il detto stabile di un orto a secco sito alle Coste delRuscello, e di un canneto annesso.È dell’estensione di moggia 28, cioè 25 di orto e 3 di canneto.

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Confina col Monistero detto di S. Francesco, coll’orto del fuSacerdote D. Domenico Solimano, strada mediante, e col val-lone.È riportato nel catasto sotto l’articolo del Principe di Torella 203,coll’imponibile di ducati 14.61, cioè ducati 7.04 per l’orto, e du-cati 7.57 pel canneto.

TERRITORIO DETTO IL GIARDINOEra dell’estensione di moggia 41, e stoppelli 4.Con divisione del Signor Commissario Masci de 10 Apriole 1812fu soggetto a riseca per la parte non piantata, perciò nel dì 20Maggio detto anno se ne risecarono moggia 18 e stoppelli 6 infavore della Comune di Venosa; quota della parte non ridottaad ortolizio.Confina a Levante con le Rupi della Fornace e le Grotte vicinoal trappeto de’ Signori Rapolla; a Ponente con la strada, che con-duce alle vigne de’ Signori Sozzi, ed altri Comunisti, aTramontana con la strada, che conduce dalle Fornaci al Comunedi Maschito, e con l’orticello della Signora Emmanuela Albanese;principiando la linea divisoriale dal lato di Ponente, ossia dal-la strada, che va alle vigne di S. Giorgio e tira sino a Levantealle Rupi suddette.È affittato a D. Luigi La Vista per annui ducati_________37.50

È riportato nel catasto sotto l’articolo Principe di Torella 202 col-l’imponibile di ducati 42.52.

TERRITORIO DELLA GROTTA NOVASito al luogo detto Zanzaniello, e propriamente al Vallone di S.Anna, sopra la partita delle Ferriere.Confina con Benedetto Di Saverio, con la Parrocchia di S.Pietro, col Seminario di Venosa, e con D. Francesco PaoloSozzi, ed appartiene a D. Michele Lauridia.Il terreno del Signor Principe è dell’estensione di tomola 6.12

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sito sopra la Fontana di Zanzaniello, confinante con la Pezzadi Cicoria, col Pizzarello di S. Marinella, con D. BenedettoAltruda, e con D. Michele Lauridia, il quale sin dal 1812 ha usur-pato questo territorio, e per mancanza di titoli non vi è potu-to sin ora revindicare, tutto che si sia già limitato dall’attualeAgente Generale di farlo rientrare nella proprietà del SignorPrincipe, continuandone gli amichevoli maneggi per pervenireallo scopo.È riportato nel catasto sotto l’articolo 202 Caracciolo Signor Principedi Torella coll’imponibile di ducati 7.04.N.B. Non si è pensato di far domanda di passaggio di quota peravere un doppio appoggio nelle ragioni della revindica.

TERRITORIO DETTO IL CENTIMOLODi natura seminatorio: poco fertile.È dell’estensione di moggia 4.Se ne ritrae tomola tre di grano a tacita riconduzionedall’Arcidiacono D. Vincenzo Maria Calvini.Non è riportato nel catasto.

TERRITORIO DETTO LE NOCIDi natura seminatorio.È conosciuto ancora sotto la denominazione di Ripa di Potenza.È dell’estensione di moggia sette.Confina con Donato Lesentenze, e Cappella del Purgatorio.È affittato a D. Gerardo Pinto per annui ducati_________6.40

È riportato nel catasto sotto l’articolo 203 Principe di Torella col-l’imponibile di ducati 7.16.

TERRITORIO DELL’ISCA TRAMONTANADi natura seminatorio, con varie piante, ed albori di noci.Era dell’estensione di moggia 12.Confina da Levante con la strada che conduce al Molino di S.Francesco; da Ponente con la strada, che mena a Lavello; dal la-

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to di Tramontana con un corso d’acqua detto il Ruscello; e daquello di Mezzo Giorno con i terreni di S. Pietro, di S. Domenicoe S. Cosmo.Con decisione de 10 Aprile 1812 del Commissario Masci fu sog-getto a riseca per la metà, e quindi nel dì 20 Maggio detto an-no se ne fece il corrispondente distacco di moggia sei in favo-re della Comune di Venosa, principiando la linea divisoriale dallato di Mezzogiorno, e tira verso Tramontana nel corso dell’acquadel Ruscello.È affittato a Nicola Bellasalma per annui ducati 12.00.È riportato nel catasto sotto l’articolo 202 del Principe di Torellacoll’imponibile ducati 10.74.

CENSI DEPURATI DEL QUINTODa Capitolo di Venosa ducati_________________________5.05

Da Giuseppe Mantova ducati_________________________0.40

Da Giovanni Alambrese ducati_________________________0.32

Dagli eredi di Nicola Polese ducati_________________________2.00

Da Nicola Rapolla ducati____________________________0.24

Da D. Gianfelice Lauridia ducati_________________________0.12

Totale ducati_______________________________________8.13

N.B.Non è stato possibile di rinvenire i titoli che si domandano daCensuiti per adempire al pagamento, né si conosce dond’essiabbiano origine.Intanto per l’agro vensosino gravita un canone sulla dettaAmministarzione, ed eccone l’origine.I locali di Salsola, e di S Giuliano avevano il dritto prima del-la divisione del demanio, di andar a pascere in ogni anno l’a-gro venosino con trentamila pecore, pagando al fisco per taledritto più migliaja. La Comune di Venosa con istromento qua-

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rantiziato d’ogni solennità rinfrancò tale servitù con una tran-sazione col Tavoliere di Puglia, pagando annui ducati 242.44 (chesono pur compresi nello stato discusso) da ripartirsi su i terreni,su cui gravitava tale servitù, i quali sgravati da questa rende-vano quasi il doppio di quel che prima rendevano. Cotal som-ma di ducati 242.44 in ogni anno si ripartisce regolarmente sot-to la direzione del decurionato su i terreni, giusta l’iscrizionedistinta da libri dell’attual catasto provvisorio di quella Comune,e tale ripartizione si rimette al Signor Intendente della Provinciaper l’approvazione, che rende il ruolo di ripartizione, perfet-tamente esecutivo.Il carico del Signor Principe è come siegueArticolo 203 del catasto per tomola 30.12 terreni di 1° classe ducati 3.66per tomola 4.12 idem di 2° classe ducati 0.45per tomola 98 idem di 3° classe ducati 9.061/2

Totale delli tomola 133 totale della tassa ducati 13.171/2

Vi è varietà in ogni anno di poche grana la quale nasce dai fon-di di discarico, che presento il ruolo fondiario per le novità, cheannualmente han luogo.Per esempio nell’anno 1827 la tassa fu di ducati 12.93.

AMMINISTRAZIONE DI ATELLA E RIONERO

Il feudo di Atella col Casale di Rionero si vuole congeduto dall’ImperadoreCarlo V al suo benemerito Generale Antonio Leyva.

Da questi fu tramandato al principe D’Ascoli, da chi nel 1651 fu ven-duto al Principe di Torella, e per quale acquisto la Comune d’Atella vi con-tribuì per ducati 4000 compensati alla Comune colle migliorie fatte daldetto Principe sulla Montagna Volture, che ridusse a castegneto, e che dichiaratamalamente di pertinenza dell’Università d’Atella con decisione dell’aboli-

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to Tribunale della Regia Camera, dove nel 1805 il Principe restituire e conaltra decisione della Commissione Feudale de’ 2 luglio 1810 rimasero com-pensati i frutti percepiti dal Principe della detta montagna colle migliorie ch’es-so vi fece.

Pende la lite.

AMMINISTRAZIONE DI ATELLA, E RIONERO

ATELLA

CASTELLOSito a sinistra della Porta d’Atella che mena a Rionero.È diruto, ed è così riportato nel catasto sotto l’articolo 1377 Torellaex Principe.Non vi gravita imponibile, e vi si trova compreso nell’affitto da-to a D. Lorenzo Saracino, come si vedrà qui sotto, e precisam-nete allorchè si parlerà del territorio detto le Coste del Principe.

CASE DIVERSESono al numero di quindici, cioè nove site sulla Piazza, e con-finano colle Monache d’Atella, e con Giuseppe Basile. Altri trebassi sulla stessa Piazza, e confinano con Felice Caruso, e fra-telli Gerardo, e finalmente altri tre siti sulla strada delle due Porte,e confinano con Mauro Taranto, e S. Giovanni.Si affittano verbalmente in Fiera d’Atella, secondo la consue-tudine, rendono circa annui ducati___________________26.00

Hanno l’imponibile di ducati 63.00. CENSI ATTIVI DEPURATI DEL QUINTO

Dagli eredi di Rubino ducati______________________________1.84

Martino Marmora ducati_________________________________2.96

Eredi di Sannucci ducati_________________________________0.08

Francesco Caruso ducati__________________________________0.48

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Gerardo Satriano ducati_________________________________0.80

Pasquale Pompa ducati___________________________________1.60

Casa Doria ducati___________________________________0.80

Eredi di Felice De Lellis ducati_____________________________3.40

Pasquale Pompa sulla Masseria di Lellis sono ducati_____1.15

Sono in attrasso per mancanza di titoli, che non si son potutirinvenire. Totale____________________________________________11.96

DECIME DELL’ABBADIA DI PIERNODall’Università di Atella nel 1803 furon dedotti presso l’abolitoTribunale della Regia Camera cinque dimande contro il SignorPrincipe di Torella, ed alcune vennero decise nel possessorio,ed esecutivamente nel 1805. Tre altre domande avanzò la stes-sa Università nella Feudale Commissione, cioè che nel territoriodemaniale d’Atella trovavasi posta una vastissima estensioneche si voleva del Principe di Torella, e dal Principe D’oriaPanfili essere addetta alla Badia di S. Maria di Pierno, della qua-le essi n’erano i possessori, e dopo disputa di confinazione avu-ta fra loro se n’erano diviso il possesso.La Commissione a 2 luglio 1810 trovando l’esclusione degli as-sunti dell’Università nel titolo non meno, che nel possessoantico degli Abati e compratori di S. Maria in Pierno ed aven-do ancor rilevato da un voluminoso processo redatto innanzia due rispettabili arbitri, prescelte da due Baroni suddetti d’a-versi intieramente divise fra loro la rendita badiale, e di più av-vertendo sul timore d’una stessa dimanda dell’Università di S.Fele, malgrado la renitenza del Comune d’Atella, esercita dedritti di promiscuità sul territorio badiale, determinò laCommissione di lasciare al possessore della Badia la perti-nenza, e l’estensione de fondi badiali, secondo i confini descrittinell’itinerario del Consigliere Sciarava del 1609, e di dare gli usi

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civici di detti fondi, ad ambedue le popolazioni d’Atella, e diS. Fele, e di servirsi l’ex Barone di esigere il terraggio in ragionenon maggiore della decima sopra i generi della principal col-tura di ciascun anno esclusi i legumi.Attenta dunque la convenzione passata tra i due Principi di Torella,e Doria Panfili ciascun anno s’invia un Agrimensore a compassareil detto territorio per servir il compasso da guida all’esazione,la quale vien divisa fra le due Case Eccellentissime, e rende se-condo il compasso circa Tomola di grano______________________________________90

idem d’orzo_________________________________________20

idem di avena_______________________________________24

___________________________________________________234

DECIME DEL GAUDOColla stessa decisione del 2 luglio 1810, presa dalla CommissioneFeudale il Signor Principe di Torella esercita il dritto di terrag-giare in ragione non maggiore del decimo sui terreni del Gaudo,e Spineto.Queste decime si trovano affittate a D. Carlo Tedeschi e D.Luigi Severini di Rionero per un sessennio con istromento del15 maggio 1829 rogato da Notar Corsi di Barile per annui du-cati 610.00.Ciò nonostante la malizia degli uomini ha fatto cambiar di na-tura alcuni terreni ed avenne, alcuni, che per esimersi dal com-passo, e non contribuire la decima del fruttato hanno piantatodelle vigne, o canneti, e sono quelli stessi che nel 1827, e pro-priamente quando l’Agente Generale all’arrivo suo in Basilicatafece procedere ad un compasso, che qui si alliga dall’AgrimensoreD. Mariano Recci di Barile. Egli l’Agente sarebbe passato alla ini-bizione di tale abuso col mezzo del magistrato se il SignorPrincipe non avesse ordinato con sua lettera del dì 9 aprile

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1828 di nulla intraprendere su i terreni a decime per alcuni suoimotivi. Il silenzio però a fatto estendere un tale abuso ad altricontribuenti, lo che col tempo potrebbe progredire. Veggasi ilnotamento dell’Agrimensore qui inserito pag. 88

FORNOSito nella strada detta delle Monache, e confinante con MicheleMaraldi, e Leonardo Garopoli.È affittato con sinnallagmatica de’ 26 febbraio 1829 per untriennio a Luigi Pica, e Donato Garopoli per annui ducati__ 15.00

È riportato nel catasto sotto l’articolo 1377 Torella ex Principecoll’imponibile di ducati 110.Vi gravita un canone di ducati 8.00 pagabile annualmente al-la Cappella Laicale di S. Lucia.

MOLINISono in numero di tre, cioè uno detto del Ponte il quale pren-de una tale denominazione dalla vicinanza del Ponte d’Atella,ed è sito accosto il detto fiume al di sotto della salita dello stes-so Comune, e l’altro detto dell’Abate; sito al di sotto dell’Imporchiadel Principe, e de Pasconi di Atella, ed il terzo denominato diMezzo, perché situato tra il molino dell’Abbate; e la Valchieradel Principe nel luogo detto Crocifisso.Sono riportati nel catasto sotto l’articolo 1377 Torella ex Principecoll’imponibile di ducati 600.Sono stati affittati ai fratelli Carmine, Gerardo, e FrancescoAnastasia di Rionero con istromento de 18 agosto 1830 per NotarCorsi di Barile per annui ducati_________________________1830.00

PESISul Molino, Valchiera, Forno e Botteghe vi gravita un canonedi annui ducati 31.60 pagabile al Clero d’Atella, che fu paga-to a tutto l’anno 1827.Sulla casa alla Piazza altro canone di ducati 1.12 1/2 e sull’af-

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fitto verbale del territorio l’Imperatore annui ducati 5.50, in tut-to ducati 58.221/2.Avendo Sua maestà (D. G.) Giuseppe accordato con suo Realdecreto de 10 ottobre 1827 un nuovo termine alle Mense, beneficj,e Chiese per la formazione de quadri de debitori di esse, il Clerod’Atella in data de 25 gennaio 1828 fece pubblicare dal Sindacodi Barile a termini dell’altro Real Decreto de’ 2 Maggio 1823 quel-lo era a carico del Principe di Torella.L’Agente Generale di allora sempre diligente, si fece rimettereuna copia dal Sindaco del predetto quadro per periontare la sche-de di Notar Francesco Garopoli, che il Clero diceva prender daquella il dritto al canone, con istromento de’ 10 Gennaio 1765.Quindi perquisiti dal Notar Conservatore D. Lorenzo Saracenoi protocolli della scheda di Notar Garopoli non rinvenne alcunaobbligazione che vantar potesse il Clero d’Atella contro ilPrincipe di Torella, e specialmente niuna, che avesse riguardoalla Valchiera, Molino, Botteghe e del che in data de’ 16 Febbraio1828 a richiesta del lodato Agente Generale ne rilasciò certifi-cato che fu registrato in Rionero li stesso de’ 16 Febbraio al nu-mero progressivo 272 1° volume 23, foglio 6 retto, casetta 1° coldritto di grana 20 al ricevitore D. Luigi Cassa.Portatosi la causa all’udienza del Tribunale Civile di Potenzacon sentenza definitiva de’ 28 Maggio 1828 furono rigettate leopposizioni del Principe rappresentato dal suo Agente Generalecontro il quadro suddetto per quanto concerneva le prestazioni,ed annui censi sul Molino, Valchiera, Forno, Botteghe, e case si-te sulla Piazza d’Atella, e giudicò interlocutoriamente colla stes-sa a riguardo de’ ducati cinque e grana cinquanta, ch’essoReverendo Clero pretendea sull’affitto d’un fondo dettol’Imperadore ammettendo lo stesso a provare sommariamen-te con titoli, e testimonj innanzi al Regio Giudice di Rionero al-

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l’uopo delegato l’epoca in cui fece l’affitto di esso fondo al SignorPrincipe di Torella, e a ...avente causa, l’annua mercede, che fustabilita, e la sua durata, colla contro pruova di dritto, e collespese riservate.Una tale sentenza fu registrata in Potenza li 27 Giugno detto an-no al numero 4189 col dritto di grana 60 Mari.Avverso una tale sentenza l’Agente Generale ne produsse for-male appello, la causa pende tuttavia in giudizio.Frattanto per tal motivo il canone anzidetto di ducati 58.22. 1/2

non si è più pagato al predetto Reverendo Clero.S’inserisce qui l’officio del Sindaco, la copia del quadro, quel-lo del certificato di Notar Saraceno la sentenza del tribunale ci-vile di Potenza non che quella dell’atto d’appello. Vedi pagineda 89 a 95Altro canone si paga annualmente alle Reverende Monached’Atella dette di S. Spirito sul Molino ducati__________30.24

Altro al Seminario di Melfi per canone dovuto sul Molino an-nualmente ducati__________________________________13.60

TAVERNASita nel luogo detto Piazza, e confinante con DomenicoBencivenga, e Gerardo Pica.È affittata per un triennio a Luigi Pica con istromento de’ 22Settembre 1828 per annui ducati_____________________45.00

È riportato nel catasto sotto l’articolo 1377 Torella Principecoll’imponibile di ducati 110.00.

TERRITORIO DETTO D’IMPESAAltrimenti detto Pierro. È dell’estensione di moggia 60.Confina con Francesco De Robertis, e con i beni di S Francesco,di natura seminatorio.È affittato a Vito Santarsuro per annui ducati___________0.85

È riportato nel catasto all’articolo 1377 Torella ex Principe col-

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l’imponibile di ducati 326.00. TERRITORIO S. VITO

Di natura seminatorio.È dell’estensione di moggia 20.Confina colla Comune d’Atella da tutti i lati.È affittato a Francesco Verderame per annui tomola 24.12.Non è riportato nel catasto provvisorio.

TERRITORIO DETTO AVANTI IL CONVENTO D’ATELLAAltrimenti detto Gaudio di natura seminatorio.È dell’estensione di moggia 24.16.Confina con S. Maria degli Angeli, ad Occidente; con la stradapubblica a Tramontana; con D. Alesio Giannattasio a MezzoGiorno; con D. Vincenzo Rubino ad Oriente.È affittato a Canio Padula, e D. Angiolo Savino di Rionero conistromento del dì 8 Gennajo 1830 per tomola 5.06 di grano perogni versura cioè 4 anni pieni, e due vuoti, che sommano an-nui tomola 38.18 misure.È riportato nel catasto all’articolo 1377 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 174.64.

TERRITORIO DETTO IL VACCO DELLE VACCHEAltrimenti detto Gavitelle. È dell’estensione di moggia due, emezzo. Di natura seminatorio, ma sterile per cui è inaffittato dapiù anni.Confina con Benedetto Petrino, e Gerardo Turro.È riportato nel catasto sotto l’articolo 1377 Torella ex Principecoll’imponibile di ducati 10.00.

TERRITORIO SERRA MARCHESANAAltrimenti detto Margarita. È dell’estensione di moggia 10. Dinatura seminatorio.Confina col Capitolo d’Atella, e D. Benedetto Rossi.È affittato a Giovanni Basalisco per tomola due di grano.

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Riportato nel catasto all’articolo 1377 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 49.74.

TERRITORIO VIGNA DISCACCIATAAltrimenti detto Pesco. Di natura seminatorio. Dell’estensione di moggia cinque.Confina col Capitolo d’Atella, e con Donato Pricollo.È affittato ad Oronzio Calasuonno per tomola annui 4.Riportato nel catatsto all’articolo 1377 coll’imponibile di du-cati 27.

TERRITORIO ACQUISTATO DA CATENACCIAltrimenti detto Macchia.Di natura seminatorio. Dell’estensione di tomola uno e misu-re dodici.Si tiene inaffittato perché vi passa in mezzo la Levata delMolino del Principe, che dicesi al Ponte.Non è stato riportato nel catasto sino all’epoca de’ 2 Aprile 1835quando dall’Agente Generale se ne fece dimanda, e si otten-ne il passaggio di quota dalla Direzione Generale di Basilicatasotto l’articolo 332 numero 39, sezione C, coll’imponibile di du-cati 1.59.

TERRITORIO AL GAUDO Altrimenti detto Magrone. Di natura seminatorio. Dell’estensionedi moggia tre.Confina con D. Giovanni Andrea; col Capitolo d’Atella, e conD. Giovanni Carlucci, v’è una casa rustica, ed una d’abitazione.È affittato a Francesco Quaglietta per tomola due, e misure 6.Riportato nel catasto sotto l’articolo 1377 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 17.80.

TERRITORIO COSTE DEL PRINCIPEDi natura seminatorio. Dell’estensione di moggia quattro, e mi-sure quattro; ridotto a vigna per tomolo uno, e misure dodici,

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e mezzo, fermi rimane di seminatorio in tomola 2, e misure 151/2

giusta il compasso de’ 4 Novembre 1828.Confina con Gerardo Maraldi, Benedetto Contristano, AngeloPollastro, e Saverio Ignocca, con una Neviera diruta, e Castellodiruto.Affittato a D. Lorenzo Saracino d’Atella per anni dodici con sin-nallagmatica de’ 17 Novembre 1828 per annui ducati________14.00

È riportato nel catasto all’articolo 1377 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 20.00

VALCHIERASita nel luogo detto Crocifisso.Confina con D. Rocco Ceruzzi, e Gerardo Pasquaratta.È affittata a D. Nicola De Rosa di Barile per annui duca-ti_______________________________________________180.00

Riportata nel catasto all’articolo 1377 coll’imponibile di duca-ti 150.

RIONERO

CASEComprensorio sito nella strada, che dalla Piazza di dettoComune mena a Barile.Confina con D. Francesco Catena, ed Antonio Romaniello di ca-mere numero quattro.È affittato a Biase Crocco per annui ducati______________16.00

È riporatto nel catasto sotto l’articolo 1455 coll’imponibile di du-cati 95.04Altra casa, e basso nel luogo detto Chiancale, affitata a BiaseTraficante per annui ducati 6.00 confina con Antonio Romaniello,e Giovanni Battista Santoro coll’imponibile di ducati 26.40.

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MACCHERONERIASita nel luogo detto Forno.È affittata a Donato, e Giuseppe Mininno per annui duca-ti________________________________________________45.00

V’è un orto a secco con due altre stanze.Confina col Signor Antonio Giansanti, con Giovanni Amorosi.È riportata nel catasto all’articolo 1455 coll’imponibile di du-cati 145.20.

TAVERNASita nella Piazza.Confina con Michele Piccirillo, e Pasquale Santoro.Affittata a Pasquale Nicoletti con istromento de’ 18 Agosto 1830per Notar Corsi per un triennio per annui ducati________160

Riportata nel catasto all’articolo 1455 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 660.00.

TRAPPETOSito nel luogo detto Monte.Confina con Silvestro Sione, e Gennaro Grieco.È affittato a D. Luigi Severini per sessennio per annui ducati__30.00

Riportato nel catasto all’articolo 1455 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 85.00.Vi è stato disgravio in ducati 16.00 per dimanda fattanedall’Agente Generale il cui mandato in favore del Principe fuallo stesso esibito come da ricevuta il medesimo al dettoAgente Generale rilasciata il 25 Agosto 1831.

AMMINISTRAZIONE DI RAPOLLA

Quando si asserì nella vertenza tra il Comune di Rapolla, e l’exFeudatario Signor Principe, e si ravvisa nella narrativa della decisione del-la Commissione Feudale del 14 Febbraio 1810, il Feudo di Rapolla perven-

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ne al Signor Principe di Torella per vendita gliene fece il Signor Principe diCaramanido il quale lo comprò dal Signor Duca di Bruzzano.

Quando poi si asserì innanzi al Commissario Masci, e si ravvisa dallanarrativa della decisione dello stesso, sotto la data del 10 Aprile 1812, pareche il feudo di Rapolla fosse stato conceduto da Filippo Secondo all’IllustreLuigi Gomez da chi è pervenuto alla Eccellentissima Casa di Torella.

In qualunque modo sia dagli atti, sia dal possesso, è indisticultabile, cheil Principe sia l’ex Feudatario, ed il proprietario d’alcuni fondi siano urba-ni, che rustici, siano feudali, o burgensatici.

RAPOLLA

CASTELLOSito nel piano detto il Castello. Composto d’un piano superioredi 12 stanze, d’un atrio con due stanze sottane, una cisterna adolio, ed un forno diruto; ma è diruto, tal che viene riportato nelcatasto all’articolo 680 coll’imponibile di ducati 20 sotto la de-nominazione di casa. Ciò non pertanto, riuscì dietro maneggi dell’Agente Generaledi farne l’affitto del piano superiore col Signor D. AntonioDardes, con sinnallagmatica di 16 Ottobre 1828 per un novennio,coll’obbligo all’Affittatore d’incaricarsi della covertura di det-to Castello, e compreso una stanza sottana nell’atrio del medesimopaga annui ducati_________________________________31.00

Altra stanza si tiene in affitto verbale dal Sig. D. FlavianoRosati per annui ducati_________________________________9.00

Altra è data in affitto ad Alessandro Iodice per annui ducati___6.00

La cisterna ad olio, è affittata a Giuseppe Daniele per un trien-nio con sinnalagmatica de 22 Febbraio 1829, e finiendo a tut-to Decembre 1831 per annui ducati________________________14.00

Rende annualmente ducati_______________________________60.00

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Confina con Domenico Celano, ed Emidio Antoloni. DECIME DELLA RENDINA

In tempo del Commissario Signor Masci si descrisse per feu-dale il fondo Rendina, ed Iscone dell’estensione di versure30, ossiano tomola 90, ch’era soggetto al pascolo de’ cittadinidi Rapolla in tempo di riposo.

FORNOSito nel luogo detto S. Caterina, ed altrimenti detto forno di S.Caterina. Affittato a Biase Catalano per annui ducati_____14.40

Riportato nel catasto sotto l’articolo 680 Principe di Torella col-l’imponibile di ducati_________________________________25.00

MOLINISono al numero di quattro, cioè uno detto dell’Arcidiaconato,che attualmente si trova in piena attività, ed è di opera per ec-cellenza; il secondo detto Molino del Ponte; il terzo detto ilMolinello; ed il 4° detto della Rendina sono diruti. I predetti Molinidenominati Molinello, e Ponte non sono riportati in fondiaria,e sono siti nella strada, che dall’Arcidiaconato mena a Melfi do-ve si ravvisano le sole vestigie, e quello della Rendina sito nelluogo appellato Oliventi, ha l’imponibile di ducati__401.00

Tutti i surriferiti Molini sono beni burgensatici. Per quello in at-tività detto dell’Arcidiaconato è provveniente dalla RegiaMensa Vescovile di Melfi, e Rapolla, per la qual causal’Eccellentissima Casa di Torella paga annualmente alla predettamensa tomola 115 e misure 5 di grano, valutato a comodo du-cati 1.50 a tomolo per canone, che si corrisponde alla stessa Mensa.Confina con Michele Croce, e Signor Luca Rosati. È affittato aMichele Petrizzo con istromento per Notar Corsi di Barile perun triennio a tutto Agosto 1830 per annui ducati___________530.00

È riportato nel catasto provvisorio sotto l’articolo 680 Principedi Torella coll’imponibile di ducati_______________________160.00

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OLIVETISono al numero di due, uno sito nel luogo detto a dritta di SanLorenzo Camadine, e Montagna, dell’estensione di tomolaventisette, e misure quindici. Confina colla comune di Rapolla,Felice Mangino, Biase Funilo, e Raffaele Gregoris. L’altro sitonel luogo detto Mareiano, e volgarmente piano di Croce, del-l’estensione di tomola dodici, e confina con Pasquale Lallo, eSignor Luigi Chiaramonte; con Francesco Oliano, e MauroRadino. Sono affittati a Biase, e Michele Giammatteo con istro-mento de’ 13 Agosto 1827 per Notar Corsi di Barile per un ses-sennio a tutto Dicembre 1832, con l’annuo estaglio di ducati_170.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 680 Principe di Torella, conl’imponibile di ducati___________________________________108.82

ORTOSito nell’abitato dell’estensione di misure 41/2. Confina con FeliceCallitri, e Mauro Rubino. È inaffittato, e si tiene per usodell’Amministratore, il quale lo ha ceduto per comododell’Esattore de Censi, che non è riconosciuto né salariatodall’Eccellentissima Casa. Riportato nel catasto sotto l’artico-lo 680 Principe di Torella coll’imponibile di ducati____________1.16

TERRITORY DETTI RENDINA, ED ISCONESiti nel luogo detto la Rendina. Di natura seminatorio, irriga-torio speciosissimo.Dell’estensione di tomola 42 rimasti al Signor Principe dopo ladivisione del Signor Masci de’ 10 Aprile 1812, e della quale siè parlato nella decrizione delle decime della Rendina.Confinano colla Comune di Rapolla, riseca comunale, colla stra-da rotabile, che insieme a Venosa, ed a Lavello, con la SignoraAnna Maria Lauriddia, col fiume Olivento.In detto luogo vi è anche una taverna che ha quattro stanze so-prane, e più v’è un comprensorio di grotti dirute; prima servivano

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per uso di puore con avente un carro di terreno vuoto per usod’erba, altrimenti detto quadrone, che si pretendono essere sta-te appartenenti alle Venerabili Cappelle Laicali del SS Sagramento,nel luogo detto Imperadore, su del quali vi gravita un canonedi ducati 1.60 in favore del Capitolo di Rapolla, che si paga an-nualmente dall’Amministratore.Il tutto è compreso nell’assetto convenuto con istromento del-l’anno 1829, rogato da Notar Corsi di Barile per sessennio a tut-to Agosto 1833, e dato a Domenico Tolve per annui duca-ti____________________________________________________220.00

L’aria di detti luoghi è pessima. E a li terreni furono valutati al-la scarsa, a ragione di ducati 1.40 a tomolo. Riportati nel cata-sto sotto l’articolo 680 coll’imponibile di ducati______________21.60

TAVERNASito nel luogo detto S. Lucia, con un comprensorio di case al ……tre stanze.Confina con Antonio Majorano, e Celestino Pupino, e con la ta-verna di D. Antonio Dardes, non che strada, che mena allaCattedrale.Affittata ad Antonio Cassano con istromento del 1° Ottobre 1827per Notar Melchiorre di Barile, e per l’annuo estaglio di du-cati___________________________________________________73.00

Riportati nel catasto sotto l’articolo 680 Principe di Torellacon l’imponibile di ducati_______________________________158.00

TRAPPETISono al numero di quattro. Uno detto di S. Caterina il quale sipretende essere stato in origine del Capitolo Cattedrale di det-to Comune di Rapolla; il secondo detto Trappeto alla Grotta del-l’acqua, ossia Trappeto Nuovo, è di posteriore costruzione alleantiche investiture come eziandio gli altri due detti, cioè uno diS. Biaggio, e l’altro di S. Biaggio Piccolo sono ancora posteriori.

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Confina il primo, cioè quello di S. Caterina con Giuseppe Lioy,e con Maria Scarpelozza.Confina il secondo, che si denomina Trappeto della Grottadell’Acqua, e Trappeto Nuovo, ed anche di S. Lucia con gli ere-di di Antonio Lallo, e con gli eredi di Vito Casella.Confinano gli altri due Trappeti di S. Biaggio, e l’altro di S. BiaggioPiccolo, i quali Trappeti si affiancano l’un l’altro, con FrancescoAliano, e gli eredi di Pasquale Croce.Sono affittati a D. Tommaso Picciototi per un sessennio a tut-to Marzo 1835 con istromento de’ 29 Dicembre dello scorso an-no 1828 per annui ducati________________________________150.00

Sebbene prima erano affittati per ducati___________________100.00

Sono riportati nel catasto sotto l’articolo 680 Principe di Torellacoll’imponibile di ducati_________________________________40.00

vale a dire coll’imponibile di ducati 10 per ciascun Trappeto;e siccome in seguito della formazione del catasto provvisoriofurono dai Signori Casella, Rosati, e Dardes costruiti altriTrappeti così dalla diligenza dell’Agente Generale si fece dimandadi disgravio, che si ottenne in ducati 1.60 giusta la ricevuta delSignor Principe in data de’ 25 Agosto 1831.

CENSILuogo detto dietro il Palazzo Baronale Casa sita nel Palazzo Baronale confinante con la casa diDonato di Croce dalla parte di sopra, la casa del quondam Maurodi sotto.Casa nella città di Rapolla di sopra la Piazza giusta la casa diMastro Vito di Gregorio Rendente alla Cappella del SSSagramento via mediante Ius di fabbricare la casa terrana nelluogo detto il Piano del Palazzo Baronale, confinante con la ca-sa del Reverendo D. Pietro Dardes da sotto.

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AMMINISTRAZIONE DI BARILE

Il Casale di Barile nel 1556 coll’ex feudo di Rapolla fu concedutoda Filippo Secondo a Luigi Gomez da chi pervenne alla Casadi Torella.Nel tempo de reclami sugli usi civici de’ cittadini, tanto ilComune di Rapolla, che quello di Barile avanzarono doman-da al Commissario Signor Masci per quello importava i drittide proprj cittadini sulla Difesa boscosa denominata Macarico,e sul territorio detto anche Macarico. Veduto il detto SignorCommissario, che le parti convennero, che la Difesa era la par-te boscosa in dove i cittadini di Rapolla avevano in dritto dilegnare per uso di fuoco, recidere spine per siepi, e cogliereil frutto de croquali, e nel Demanio erano le adfacenzie tut-te coltivate, e che non si controvertiva il dritto de cittadini diBarile di pascere dopo situate le biade e che non vi esitava-no alcun uso nella predetta Difesa Macarico, decise in Potenzail 16 Aprile 1812 di darsi al Comune di Rapolla un quarto del-la Difesa Macarico, ossia della parte boscosa, ed al Comunedi Barile un quarto del Demanio Macarico nelle adjacenze, os-sia nella parte coltivata.Qui è d’uopo parlare della Difesa Macarico, quantunque il quar-to di essa risecato sia andato in beneficio della Comune di Rapollanella quale il Principe possiede de’ beni, per la ragione che lapredetta Difesa è sita nel tenimento di Barile, non solo, ma è com-presa nella anzidetta Amministrazione di Barile del SignorPrincipe, lo che ha dato luogico al proemio.

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BARILE

DIFESA DEL MACARICOSiccome si è di sopra articolato fu soggetta a riseca per il quar-to in favore della Comune di Rapolla, ed in esecuzione della de-cisione del Commissario Masci nel dì 1° giugno dell’anno1812 fu eseguito il distacco, dopo la corrispondente misura, chefu trovata di tomola 196 calcolando il tomolo per passi 900, edogni passo per palmi sette, ed un terzo, lasciando così tomola49 cio beneficio della detta Comune di Rapolla, colla valutazionedi ducati 10 a tomolo quale quarta parte occidentale dellaDifesa stessa, confinante verso mezzo Giorno colla parte annidietro ridotta a coltura, adjacente alla strada rotabile di Valva;verso Oriente col rimanente del Macarico boscoso di proprietàdel Signor Principe di Torella; verso Settentrione co’ terreni ri-dotti a coltura spettante al Signor Giovanni Prete di Barile, e ver-so Ponente confinante colle vigne della SS Annunciata di Barilevia pubblica mediante.È affittata la parte rimasta al Signor Principe di tomola 147 aSaverio d’Andrea Piacentino con istromento de’ 18 Luglio1827 rogato da Notar Corsi di Barile per annui ducati_______140.00

È riportata nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principedi Torella coll’imponibile di ducati________________________57.60

FORNOSito al disotto della strada del Palazzo.Confina con Michele Caputo, e Vito Pennasilico.È affittato a Pasquale Grimolizzi con istromento de’ 10 Maggio1829 per annui ducati___________________________________29.20

È riportato nel catasto all’articolo 156 Caracciolo Principe di Torellacoll’imponibile di ducati_________________________________20.00

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MONTE FRUMENTARIOL’Eccellentissima Casa di Torella aveva stabilito un Monte digrano, che distribuiva ad alcuni naturali di Barile, i quali ne cor-rispondevano l’annuo aumento di una misura a tomolo col mez-zo di Matteo, e Stefano di Zio, che n’erano gli Amministratori.Costoro nel 1811 rinunciarono alla carica, consegnando in ve-ce del genere, tante scritture di debitori.Non essendosi provveduto al rimpiazzo di predettiAmministratori, una tale Amministrazione ne rimase in demanioa tutto il 1812.Nel 1813 se ne diede dal Signor Principe l’incumbenzaall’Amministratore di Barile Signor Lucino CittadiniPosizione. Era il Monte all’epoca della rinuncia degli Amministratori to-mola_________________________________706.19

Dal 1813 al 1827 se n’esigerono tomola____________________290.05

Era il Monte nel 1827 tomola____________________________416.14

Sino all’anno 1827 si era esatto l’aumento d’una misura a tomolo.Da quest’epoca in considerazione delle partite, che si andavanoperdendo per l’importanza de’ debitori, e per la morte di alcunimiserabili si stabilì esigere due misure, e mezzo per ogni tomolo;animendo che i debitori non avessero restituito il capitale.Quindi a tutto il 1829 Il capitale era di tomola_________________________________416.14

L’aumento in pendenzia tomola_________________________228.13

Entrate del Monte tomola_______________________________645.03

MACCHERONERIASita nel luogo detto Chiesa Madre.Confina con Luigi Navazio, e Vincenzo Sanieri.Affittata a Rocco Sicoine per sessennio con istrumento del 22Agosto 1827 rogato da Notar Corsi di Barile per annui ducati_50.00

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Riportata nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________20.00

NEVIERESono al numero di tre; una, sita nel luogo detto Serra diCostantinopoli, e confina con Giuseppe Giura, ……Sigillito; laseconda è sita nel luogo detto Serra d’Amendole, e confina conGiovanni Busso e Domenico Rossano; la terza nel luogo dettoMancoso, confina con Domenico di Angelo, ed Antonio Eitaro.Sono affittate a D. Francesco Tedeschi di Minervino, ed a D. NicolaRotondo di Rionero con istromento rogato da Notar Corsi diBarile nel 1829 per un sessennio ad annui ducati____________40.00

Riportate nel catasto come sopra, hanno l’imponibile di du-cati___________________________________________________29.05

ORTO SOTTO IL PALAZZODell’estensione di tomola 38, cioè tre di giardino, e 36 di canneto.Confina con D. Michele del Zio, e Domenico Traficante, con lastrada della fontana sotto il detto Palazzo, e col vallone.É affittato a Vincenzo Rosano, e Nicola Cerzueta con istromentode’ 10 Maggio 1829 rogato da Notar Melchiorre di Barile per untriennio a tutto Ottobre 1832 per annui ducati_______________25.00

È riportato nel catasto sotto l’articolo 156 coll’imponibile di du-cati 11.59 pel canneto, e ducati 24 pel giardino che summanoducati_________________________________________________39.59

PALAZZOComposto di camere trentaSottani treTerrani dueCantine treGiardini due cioè uno di delizie ed un altro ortolizio dell’estensioneentrambi di tomola treIl tutto confina con Antonio Ricci, Michele Bollettino con

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Domenicoantonio Ricci, e Domenico Petrizzi.Al di sotto del Palazzo v’è una fontana; che si appartiene al SignorPrincipeSono riportati nel catasto all’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella, coll’imponibile di ducati_________________________101.60. Non è affittato perché si tiene per comodo del signor Principe,ed è fornito di mobilio in consegna dell’Amministratore di Barile.

CASE DIVERSESottani numero tre in un comprensorio sito nella strada del Palazzoe confinano con D. Ignazio Lamorte, e D. Donato di Carlo.Affittati a D. Giuseppe Emma per annui ducati_____________10.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati____________________________6.80

Vi è progetto di ridurlo a carcere comunale per cui dietro l’ap-provazione del Signor Principe se n’è redatta scrittura priva-ta in data de’ 14 Giugno 1830 tra l’Agente Generale, ed ilSindaco di Barile, il quale si compromise dietro l’approvazio-ne del Signor Intendente della Provincia di pagare annui du-cati 30 con una mesata sempre anticipata, coll’obbligo alProprietario di ridurre a sue spese il locale ad uso di carcere,non dovendo oltrepassare la spesa la somma di ducati______150.00

SOPRANO Sito nella strada delle carceri. É affittato a Rosa Capobianco perannui ducati____________________________________________4.00

Confina con Domenico Traficante, e Michele Saracino.Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella con l’imponibile di ducati___________________________2.50

SOTTANI Numero due siti nella strada delle carceri. Confinano con D.Girolamo Lioy. Affittati a Pellegrino Miele per annui ducati____7.00

Riportati nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe di

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Torella coll’imponibile di ducati____________________________3.60

SOPRANI Numero due nella strada delle carceri. Confinano con altra ca-sa del Signor Principe, e con la strada che mena alla Parrocchiadi S. Nicola.Affittati a Battista Mormile per annui ducati________________10.00

Riportati nel catasto sotto l’articolo 156 coll’imponibile diducati__________________________________________________5.00

TERRANO Sito nella predetta strada delle carceri. Confina con D. GirolamoLioy, e Michelangelo Napoletano.Affittato allo stesso Mormile per annui ducati_______________20.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati____________________________2.50

SOTTANO Sito nella predetta strada. Confina con Antonio Bollettino, eVincenzo Prezioso.Affittato a Vincenzo Cocola per annui ducati________________9.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati____________________________2.50

CANTINADetta del Moscato in dove v’è una neviera assegnati, e com-presi nell’affitto della vigna del Moscato (vedi questa vignaa pagina 35 in dorso)Confina con Donato Resces, ed Ignazio La Morte.Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati____________________________1.80

SOTTANOSito nella strada dietro il Palazzo. È attaccato al forno. Confinacon D. Michele Caputo, e D. Vito Pennasilico.Lo stesso vi tiene per uso del fontanaro del Signor Principe.

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Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati____________________________2.50

Sottani sotto il Palazzo, e compresi nel numero delle stanze ri-portare all’imponibile di ducati__________________________101.60

pel Palazzo, come a pagina 34 in questa; Se ne ritrae annualmente Da Michele, e Domenico Mazzeo pelCorpo di Guardia ducati__________________________________8.00

Da Giuseppe Rosa per l’affitto del carcere ducati___________650.00

Da Elisabetta Sefir ducati_________________________________8.00

Da Felice Falaguerra per l’altro carcere ducati______________450.00

Da Vito Calandriello pel carcere delle donne ducati_________350.00

N.B. Le due stanze avanti l’atrio del Palazzo in una delle qua-li vi è la cisterna ad olio, sono per uso dell’AmministratoreSono inaffittati Il Carcere Criminale per uso di conservare i legnami. Il magazzino sopra il trappeto coll’imponibile di ducati 3.50per uso dell’Amministratore. Le tre cantine sotto il Palazzo per uso di riporre il vino, chesi ritrae dalla vendemmia della vigna Macarico.L’altra cantina detta di Conqadi, che confina con DonatoResces, ed Ignazio Lamorte coll’imponibile di ducati 1.80.Serve per uso dell’Amministratore.

TERRITORIO DETTO ERBA DELL’IMPERADOREDell’estensione di tomola 40, di natura incolto. Confina con MariaPiacentino, con Mario Antonio Casella, col vallone dettoAbatangelo, e con la Difesa del Macarico.È compreso nell’affitto della predetta Difesa. Riportato nelcatasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe di Torella col-l’imponibile di ducati____________________________________19.61

TERRITORIO DETTO GIARDINO DELLE GELOSIEDell’estensione di tomola 12, e composto di vigneto ortolizio,

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e seminatorio.Confina con Conte Mazzucca, Gaetano Curto, e con la viaVecchia, che dalla Madonna di Costantinopoli mena a Rapolla.Vi è una casa rurale.Affittato a Demetrio Stoja con istromento de’ 18 Giugno 1827per Notar Corsi di Barile per un sessennio a tutt’Ottobre 1832per annui ducati________________________________________85.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________68.70

TERRITORIO DETTO QUERCE DI MARMANTONIODi natura seminatorio, dell’estensione di tomola dieci.Confina con Vincenzo Caccavo, e Donnato Saldieco.Affittato per una porzione a D. Michele Sialese, e D. NicolangeloLaos per novennio a tutto Decembre 1839 (rogato in Gennaio1831 da Notar Corsi) per annui ducati_____________________14.00

In questo territorio vi sono otto misure di riposo e per altra por-zione a Gaetano Citaro per annui ducati___________________13.50

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________11.78

TERRITORIO DETTO VIGNA DEL MOSCATODell’estensione di tomola 25 cioè tomola 15 di seminatorio, to-mola 6 di vigna, e tomola 4 di canneto.Confina con Leonardo Belluscio, e D. Giovan Antonio Bozza,essendo attraversato da un vallone la parte del seminatorio daquella della vigna, e canneto.Affittato all’Arciprete D. Domenico Melchiorre con istromen-to rogato da Notar Corsi di Barile nel dì 23 Marzo 1830 per unsessennio per annui ducati_______________________________45.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________47.38

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cioè ducati18.65 pel seminatorio ducati 17.80 per la vigna e du-cati 10.93 pel canneto.

TERRITORIO A PANTANO DI SOPRADi natura castagneto sito nel luogo detto Napoli.Dell’estensione di tomola 7.08.Confina con Raffaele Crapolicchio, e Felice Urbano, e con’al-tro castagneto del Signor Lucino Cittadini.Affittato ai fratelli Andrea, ed Alfonso Mazzucca per qua-triennio a tutto Novembre 1831 per annui ducati____________17.50

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 coll’imponibile di du-cati____________________________________________________1.75

TERRITORIO DETTO A PANTANO DI SOTTODi natura castagneto sito nel luogo nominato Serra dellaLevata.Dell’estensione di tomola 8.Confina con Alessandro Zambrella, e con Michele Saluzzo, econ altro castagneto di Mastro Francesco Antonio Cittadini.Affittato a Donato Mazzeo per quatriennio a tutt’Ottobre 1831per annui ducati________________________________________45.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________20.00

TERRITORIO AD OLIVETOSito nel luogo detto Mancosa del Moscato, di natura oliveto.Dell’estensione di tomola 14.Confina con D. Saverio Giannattasio, e D. Vito PunnasilicoSacerdoti.È affittato a Tiodoro Serozzo per un sessennio con istromentode’ 2 Aprile 1828 per annui ducati_________________________65.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________48.00

TERRITORIO A CANNETO

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Sito nel luogo detto Fiumara a Colonna. Con cipropriazione for-zata, fu ripigliato da D. Saverio Giannatasio Sacerdote ed è co-nosciuto in Amministrazione sotto il nome di Canneto ripigliatoda Giannatasio, oppure Canneto d’AbatangeloÈ dell’estensione di tomola 5 piantato a canneto in luogo pen-dio.Confina con Domenico Carcigneto, Paolo Rosati, con la stradapubblica, che da Barile mena alla Rendina, e col valloned’Abat’Angelo.Affittato a D. Raffaele Corsi con scrittura privata de’ 14 Aprile1829 per triennio a tutto Aprile 1832 per annui ducati________10.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________27.15

TERRITORIO DETTO DELLA CORTEDell’estensione di tomola 8.14 piantato metà a canneto, e metàa seminatorio.È soggetto a scamarsi a causa degli alluvioni. Delle tomola 8.14,vi è di terra ferma tomola 4.20 e di terra franosa tomola 3.18.É attraversato dalla strada rotabile, che da Barile mena allaRendina. Confina dalla parte di sotto la Fiumara di Ripacandida,e da quella di sopra col tenimento rapollano.È affittato a Michele Strozza per sessennio a tutto Agosto 1835con istromento de’ 6 Maggio 1829 per quattro anni pieni, e duevuoti a tomola 7 a versura negli anni pieniNon è riportato nel catasto poiche allo stabilimento delle stes-se si trovava usurpato, ed è stato ricuperato bonariamente.

TERRITORIO DETTO ANCORA CANNETO DELLA CORTEAffittato a Biaggio, e Michele Croce di Rapolla ed è attaccato,ed in continuazione di quello si è antecedentemente parlato col-la stessa denominazione, rendendo annui ducati_____________6.50

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TERRITORIO RIDOTTO AD ORTILIZIOSito ne luogo detto Fiumara.Confina col canneto di D. Michele Scalese, e con l’altro canne-to del Signor Principe, essendo questo territorio la metà di quel-lo esistente.É dell’estensione di tomola 2.19Affittato a Giovanni Turiello, e Nicola Perillo di Rapolla con istro-mento de’ 6 Maggio 1829 per Notar Melchiorre di Barile per an-nui ducati_____________________________________________50.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella.

TERRITORIO DETTO CRETA ROSSASito nel luogo detto Affitticiello di terra detta risicola, solagna,pendente, e viva; vi è la petriera sopra.Dell’estensione di tomola 7.Confina con Domenico Buccino, e Vincenzo Albano.Affittato a Vincenzo Albano con istromento de’ 4 Settembre1828 da Notar Melchiorre per un sessennio a tutto Luglio 1834per annui tomola di grano 8.12 Riportato nel catasto sotto l’ar-ticolo 156 Caracciolo Principe di Torella coll’imponibile diducati__________________________________________________8.12

TERRITORIO A CASTAGNETO DETTO RUPOLISito nel luogo detto Serra delle Amendole dell’estensione di to-mola cinque; di natura piantato a castagneto.Confina con Carmine Belluscio, e Michele de Zio.Affittato a Biaggio Sepe per annui tomola tre di grano. Riportatonel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe di Torella col-l’imponibile di ducati_____________________________________6.09

In coerenza di quanto è detto a pagina trenta, i cittadini di Barileottennero con decisione del Commissario Masci in data de’ 16Aprile 1812, il quarto del Demanio Macarico, ossia nella par-

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te coltivata, per cui nel dì 1° Giugno detto anno se ne fece la mi-sura, e valutazione dagli Agrimensori, e Periti eletti da ambele parti per la intiera estensione, che fu ritrovata di tomola 2261/3, calcolando ogni tomolo per ducati 8, e dando il possessoal Sindaco della Comune di Barile in tomola 66 7/2 di quarta par-te, e propriamente la riseca sudetta fu eseguita nella parte piùcomoda alla Comune, che confina verso Ponente colla vigna diD. Raffaele Corsi, e Giuseppe Rendina, verso Settentrione colvallone di Marcantizio; verso Levante col rimanente del terri-torio del Macarico, e verso Mezzogiorno colle vigne dette leSolagne del Macarico.Della porzione rimasta al Signor Principe di Torella per lamaggior facilitazione si affitta in diversi pezzi, che hanno la se-guente denominazione.

TERRITORIO DETTO AVANTI LE GROTTI DEL MACARICODi natura seminatorio infimo. È affittato a Giovanni Stoia pertomola 2.12 di grano.Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________27.15

Le grotti sono dirute, e non riporttate in fondiaria.Un’altra porzione di detto territorio detto Sopra le Grotti delMacarico è inaffittato. Il tutto in tomola cinque: sterile.

TERRITORIO DETTO MACARICO ACCOSTO LA DIFESADi natura seminatorio scelto, sito nel luogo denominato Macarico.Dell’estensione di tomola 14.Confina con Marcantonio Colella, e col Comune di Rapolla.Affittato a diversi verbalmente per tomola annui di grano128.04 1/3

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella con l’imponibile ducati____________________________32.10

Vi è anche compreso un piccolo canneto ricuperato, affittato a

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Giuseppe del Zio, e Giuseppe Belluscio sotto la denominazionedi Noce del Pollastro per annui ducati 6 con sinnallagmatica de’24 Maggio 1829, non è riportato nel catasto.

TERRITORIO MACARICO DELLA VIGNARiconosciuto in Amministrazione per territorio Macarico sot-to la Vigna.Di natura seminatorio scelto.Dell’estensione di tomola sette.Confina con Rocco Sepitore, e con Teodoro Sepe.Affittato ad Andrea ed Alfonso Mazzucca con istromento de’18 Settembre 1828 per un sessennio da Notar Melchiorre di Barileper annui tomola di grano ducati_______________________44.092/3

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella con l’imponibile di ducati_________________________12..84

TERRITORIO DETTO LE SARDEDi natura seminatorio sito nel luogo detto Macarico.Dell’estensione di tomola 8.Confina con Marcantonio Casella, ed il Comune di Rapolla.Affittato a Donato Vaccaro per quattriennio a tutto Luglio1831 per annui tomola di grano____________________________7.14

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati____________________________5.38

TERRITORIO DETTO FOSSO DI MARUMTEZIODi natura seminatorio nel luogo detto Macarico.Dell’estensione di tomola 5.Confina con Vincenzo Albano, e Rocco Sepitore. Affittato adAntonio Pietrangelo per quatriennio sempre in pieno a tuttoAgosto 1831 per annui tomola di grano_____________________4.03

TERRITORIO DETTO SBOSCATO LAMPASCIONEDi natura seminatorio. Sito nel luogo detto Macarico della Difesa.Dell’estensione di tomola 8.

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Confina con la strada, che da quella rotabile passa a Rapolla,e con la Difesa Macarico, riseca della stessa Comune.Affittato a Vincenzo Albano con istromento de’ 12 Agosto1828 per sessennio a tutto Luglio 1834 per mano di NotarMelchiorre di Barile per tomola sei, a versura, ne 4 anni pieni.Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________32.10

TERRITORIO DETTO SBOSCATO DELLE SOLAGNEDi natura seminatorio. Sito nel luogo detto Macarico.Dell’estensione di tomola 33.Confina con Teodoro Sepe, e Rocco Sepitore. Affittato a Francesco Rosano per sessennio a tutto Luglio 1834con istromento del 29 Agosto 1828 per annui tomola di grano_42.21

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________69.03

TERRITORIO DETTO SBOSCATO VALLE Sito nel luogo detto Mancosa della Difesa. Di natura seminatorio, infimo dell’estensione di tomola 4.Confina con la strada rotabile, che da Barile mena alla Rendina,e con altro territorio del Signor Principe detto Sboscato dellaMancosa.Affittato a Leonardo Cirone a tutto Luglio 1831 per annui to-mola di grano___________________________________________3.08

Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella.

TERRITORIO SBOSCATO MANCOSA 1°Conosciuta ancora sotto il nome di Mancosa della Difesa.Di natura seminatorio. Dell’estensione di tomola 12.18, cioè tomola 7.12 1/2 di terra fer-ma, ma in pendio, e tomola 5.5 1/2 incolto.Confina con la strada rotabile, che da Barile mena alla Rendina,

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con Domenico Buccisio, e Vincenzo Albano.Affittato a Domenico Mazzeo per tomola 6 di grano a versura.Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 Caracciolo Principe diTorella coll’imponibile di ducati___________________________32.20

D’unita alla Mancosa 2° la quale è affittata a Michele Mazzeodi cui si parlerà qui appresso, ed al territorio sboscato valle dicui si è parlato nel territorio antecedente.

TERRITORIO SBOSCATO MANCOSA 2°Conosciuta ancora sotto il nome di Mancosa della Difesa.Di natura seminatorio. Dell’estensione di tomola 7.06.Confina con i territori del Principe Sboscato Mancosa 1° esboscato Valle. Riportato nel Catasto come sopra, e coll’impo-nibile antecedente, formando in esso un solo territorio sotto ilnome di Mancosa della Difesa.

TERRITORIO DETTO SBOSCATO SOPRA COLONNEQuesto territorio è anche compreso nella Mancosa della Difesaad vaidente; ed in continuazione dello stesso.È affittato a Leonardo Cirone, per annui tomola cinque di grano.

TERRITORIO DETTO SOLAGNO DEL MACARICODi natura seminatorio. Dell’estensione di tomola tre.Confina con D. Giovan Antonio Bozza, ed Andrea Guadagna.Affittato ad Antonio Pietrangelo per misure 15 di grano annui.Riportato nel catasto sotto l’articolo 156 coll’imponibile di du-cati____________________________________________________1.17

TRAPPETISono al numero di due de quali uno detto del Principe è affit-tato a D. Michele del Zio per sessennio a tutto Aprile 1834 conistromento de’ 2 Decembre 1828 per annui ducati___________50.00

Con un soprano, che si tiene per uso di magazzino

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dall’Amministratore, e confina con Michele Mazzuca, e PasqualeTuriello; l’altro sito nel luogo detto Solagne di S. Nicola, con-fina con Donato Scaringi, e Domenico Basso, è inaffittato per-ché diruto Sono riportati nel catasto sotto l’articolo 156Caracciolo Principe di Torella coll’imponibile di ducati 25 cia-scuno. Dietro dimanda fattane dall’Agente Generale nel 1830ottenne di sgravio di ducati sei, e 90 annui.

VIGNADetta dello Scescio: scelta.Dell’estensione di tomola 8.18.Confina con Giuseppe Rendina, Domenico Cerzueta, GiuseppeBelluscio.Affittata a fratelli D. Saverio, e D. Vincenzo Piacentino per ses-sennio a tutto Novembre 1834 con istromento degli 11 Febbraio1828 per Notar Corsi di Barile per annui ducati____________125.62

In detta Vigna vi sono 94 Alberi grandi d’Olivi, e Numero 60di diverse frutta.Riportata nel Catasto sotto l’Articolo 156 Caracciolo Principedi Torella coll’imponibile di ducati________________________62.36

ALTRA VIGNA DETTA DEL MACARICO Sita nel luogo detto Serre dell’Amendole.Dell’estensione di tomola 15.Confina con D. Raffaele Corsi, e Carmine Belluscio.Si tiene in Amministrazione, e rende a seconda delle annate du-cati__________________________________________________668.61

Secondo lo stato ne dà il Signor Lucino Cittadini che n’èl’Amministratore. Riportata nel catasto sotto l’articolo 156Caracciolo Principe di Torella coll’imponibile di ducati______82.28

AMMINISTRAZIONE DI RUVO

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Nel mentre, che il feudo di Ruvo si possedeva da D. Fabio, e D.Francesco di Gesualdo vi dovett’essere nomina di Curatore sipresentò nel Sacro Regio Consiglio che disse essersi procedu-to alla vendita del feudo di Ruvo appartenente a detto patri-monio comprato da D. Francesco Magri il quale non avendo adem-pito alle leggi dell’offerta per evitare maggiori danni diede invim executionis, il detto feudo, che da tempo in tempo fu poiaffittato a diverse persone sempre con svantaggio dello stessopatrimonio, così è che il Signor Principe di Ruoti D. LuigiCapece Mimutolo ne fece l’acquisto e lo vendè poi al SignorPrincipe di Torella al quale ha goduto la giurisdizione sino aitempi della divisione demaniale, ed ora si possiede i fondi, chequi sotto si descrivono.Questo è quello che si è potuto conoscere sulla provenienza delfeudo di Ruvo all’Eccellentissima Casa di Torella, senza poterdefinire l’epoca dell’acquisto che si crede all’anno 1770.

AMMINISTRAZIONE DI RUVO

Intanto i beni di ruvo sono divisi in due affitti, cioè uno dettoaffitto generale, che comprende territorj, case, censi, ed altri fon-di dato a Domenico Tita per triennio a tutto agosto 1832 con istro-mento de’ 20 Settembre 1829 per notar ……………..diPescopagano per annui ducati___________________________800.00

Sebbene nel triennio passato si trovava affittato allo stessoTita per annui ducati 580 = l’altro affitto contiene gli erbaggi delBosco di Bucito dato al predetto Domenico Tita, e FerdinandoErrico per triennio a tutto Agosto 1831, con istromento de’ 10Decembre 1828 nel quale è convenuto la riserva del pascolo perdue morre di Neri dell’Eccellentissima Casa di Torella daGennajo al dì 8 Maggio, e dal 1° Settembre a tutto Decembre di

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ciascun anno sugli erbaggi, e ghianda, e volendovi da detta CasaEccellentissima introdurre le capre nel detto Bosco di Bucito deb-ba la stessa pagare la fida a ragione di grana due a pezzo.Rende percio annui ducati______________________________185.00

Nell’affitto generale di cui si è di sopra parlato non è compre-so il Palazzo ex baronale, ossia Castello, giacchè con istro-mento de’ 5 Marzo 1824 per Notar D. Michelangelo Bruno diBella fu venduto a D. Soccorso Vigilante per ducati 600 = pa-gabile in Decembre dell’anno 1832, e frattanto ne corrispondeil convenuto interesse di annui ducati______________________40.00

Sebbene sia un pessimo contratto, per essere il compratore in-solvibile, e demente, dal quale con somma difficoltà si esigo-no gl’interessi.Rende l’Amministrazione suddetta annui ducati__________1025.00

Oltre quello si ritrae da numero tre territorj devoluti e de’quali vien parlato in seguito.

BOSCO DI BUCITOIl medesimo fu soggetto a riseca con decisione dell’intenden-te D. Nicola Santangelo Commissario del Re per la ripartizio-ne de’ demani della Provincia di Basilicata in data da Potenzade’ 21 Settembre 1813 per la terza parte in ragion di valore, edi estimazione, per cui in esecuzione di tale ordinanza nel dì6 Novembre 1813 si eseguì la misura del detto Bosco di Bucito,che fu ritrovato dell’estensione di tomola 2610.00 1/2, essendosiadoperato la misura di 900 passi, ed ogni passo di palmi 7 1/3.Fu valutato in totale ducati 12000.00 il cui terzo in ducati4000.00 ricadè alla Comune di Ruvo. Nel dì 7 di detto mese, edanno fu distaccato il predetto terzo di Bosco in uno de lati del-la stessa per ragione di valore in beneficio della Comune, e pro-priamente verso le Maurelle, che confina coi Signori Catenaccidalla parte di Mezzo Giorno, e col fiume Bradano da Oriente,

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quale quota assegnata fu dell’estensione di tomola 872, equi-valente al terzo del valore fissato cioè di ducati 4000.00. Il ver-bale fu riuscito di firmarsi dal Sindaco asserendo, che il terzoassegnato alla popolazione era disagioso e discovenevole allastessa; intanto nel dì 17 Novembre dello stesso anno 1813 die-tro rapporto dell’Agente Ripartitore Signor Pistolese sul rifiutodel Sindaco, il lodato Signor Intendente scrisse di esser dispiacevoledi ricevere nuovi quisiti per la ripartizione di Bucito in Ruvo,e che dovendo conoscere l’Agente Ripartitore le sue attribuzioni,ed i mezzi per farsi ubbidire, la concordanza de’ Periti dove-va attendere piuttosto alla valutazione, e misura, e non già a di-segnare la località, mentre il dritto d’elezione a termini della leg-ge si accordava al Sindaco.Or trovando questi che la parte più prossima giovava allaComune, seguendo il distacco nella quantità corrispondente alvalore; avendo anche presente di risecarsi la quota dalla par-te meno coverta di alberi, pel bisogno della legna, che ne ave-va bisogno la popolazione.La quistione suindicata essendo rimasta ammortizzata lungamentesebbene non fu esente da continuate dispute; fu suscitata di nuo-vo sulle grotti ch’esistono in Bucito, le quali si pretendevano com-prese nella riseca comunale, quandi l’Amministartore di Ruvoin data de’ 28 Marzo 1828 con lettera riservata all’AgenteGenerale gli diede parte della trama ordita tra il Sindaco, eDecurioni , ed il Guardia Generale per fare avvenire una nuo-va confinazione; tra una che fu distolta; e fu allontanato ognipensiere, che alla stessa potesse condurre, mediante le cure, ma-neggi, previdenze, e diligenze dell’Agente Generale suddetto,il quale per prima cura, ebbe quella di supplire alla mancan-za della pianta, che qui si allega. (vedi pagina 97)Confina il detto Bosco di natura selvaggio, e fruttoso, ossia la

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parte rimasta al Signor Principe con la Fiumara d’Atella, col de-manio comunale detto i Fronti; con il luogo detto Serre, e conla Riseca Comunale.Vi gravita l’imponibile di ducati 1767 sotto gli articoli del ca-tasto 525, e 1377 Principe di Torella.

CASE OSSIANO SOTTANIAl numero di due, site nell’abitato.Una confina con Antonio di Filippo Mucilo, e Domenico Regio.L’altra confina con la Casa Comunale, e con la Cappelladell’Addolorata.Sono riportate nel catasto sotto l’articolo 525 Principe di Torellacoll’imponibile di ducati 16.50, cioè ducati 12 per la prima, e du-cati 4.50 per la seconda.

FORNIAl numero di due siti benanche nell’abitato.Uno confina con Angeloantonio Pitocche, e Sig. Cesare Chiaja.L’altro con Vito Nicola Blasucci, e con Domenico Greco.Sono riportati nel catasto sotto l’articolo 525 Principe di Torellacoll’imponibile di ducati 12, cioè ducati 6 per ciascuno.

MOLINIAl numero di due siti sulla strada, che da Ruvo mena a S. Feledalla parte del fiume Bradano.Confinano con Vincenzo Luca, e Vincenzo Grieco.Sin dall’anno 1822 D. Giuseppe Frascella di S. Fele per irriga-re i suoi territorj, che sono al di sotto della levata de’ molini sud-detti col permesso dell’affittatore d’allora, si serviva dell’acqua,che ………i detti molini, allorchè essi erano inoperosi. Rinnovatosil’affitto in mano d’altro affittatore, nacque disputa sulla servitùche v’introduceva il detto Frascella, il quale usando di preghierecol primo affittatore si servì della violenza col secondo, stabi-lendo un canale di legno al di sotto della capopresa de’ medesimi

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molini per deviare l’acqua a suo beneplacito, locchè rendeva lemachine inoperose a danno dell’affittatore.Sorse da ciò, corrispondenza dell’Agente Generale nell’anno 1829,per indurre il Signor Frascella con mezzi bonarj a togliere il ca-nale suddetto di legno ch’aveva egli stabilito al di sotto dellacapopresa per inaffiare i suoi territorj, ma riusciti vani tutt’i ten-tativi, dovette lo stesso Agente udire il tribunale il quale ordinòla pruova delegando il Regio Giudice del circondario. Infiniteeccezioni, ed opposizioni furono prodotte dallo stesso SignorFrascella, il quale appellò dalla sentenza, del cui esito favore-vole pel Principe non pare doversi dubitare.S’inserisce qui la pianta che dalla capopresa mena pel canalel’acqua a molini per futura cautela. (vedi pagine…98)Sono riportati nel catasto i detti molini all’articolo 525 col-l’imponibile di ducati 80.

TERRITORIO DETTO COSTA DELL’OLIVODi natura seminatorio.Dell’estensione di tomola 5.Confina con D. Tomaso Patrissi, e Giuseppe Vodola.Riportato nel catasto come sopra con l’imponibile di ducati 6.

TERRITORIO DETTO CASTELLARADi natura seminatorio infimo.Dell’estensione di tomola 20.Confina con Nicola de Giorgio e Giuseppe Corridore.Riportato nel catasto come sopra coll’imponibile di ducati 3.00.

TERRITORIO DETTE SERREDi natura seminatorio.Dell’estensione di tomola 46.Confina con D. Saverio Caputo, e D. Stefano Donato di Errico.Riportato nel catasto come sopra con l’imponibile di ducati 19.15.

TERRITORIO DETTO PIANO MARINO

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Di natura seminatorio, ed ortolizio.Dell’estensione di tomola 2.08, cioè pel seminatorio tomola 2e 04, e misure 4 d’ortolizio.Confina con Giuseppe Carnevale, D. Tomaso Cudone da duelati, e Nicola di Vincenzo Armulo.Riportato nel catasto come sopra sotto l’articolo 525 coll’im-ponibile di ducati 3.71, cioè ducati 2.75 pel seminatorio, e du-cati 46 per l’orto.

TERRITORIO DETTO VALLONE Di natura seminatorio.Dell’estensione di tomola 4.Confina con Giuseppe Sajano, e Domenico Regio.Riportato nel catasto come sopra, coll’imponibile di ducati 2.50.I seguenti due territorj sono siti nel tenimento di S. Fele e riportatinel catasto di quel Comune sotto l’articolo 1129, Torella SignorPrincipe.

TERRITORIO DETTO ISCA DI BRADANODi natura seminatorio.Dell’estensione di tomola 3.06.Confina coi Signori Quillis, e Santoro.Coll’imponibile di ducati 2.87 compreso nell’affitto generale.

TERRITORIO DETTO S. ILLARICODi nauta seminatorio.Dell’estensione di tomola 92.12.Confina coi terreni di D. Sebastiano De Lucia e D. GiovanbattistaAranco.Coll’imponibile di ducati 56.27 compreso nell’affitto generale.Notamento de censuarj, che non hanno pagato né intendonopagare se non si comunichi loro il titolo, che non è stato pos-sibile di rinvenire, tutto che se ne fosse domandato al SignorPrincipe in Napoli, il quale con sua lettera de’ 31 ottobre 1827

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scritta all’Agente Generale dichiarò di non saperne. Da D. Consalvo Di Ferrante tomola___________________________4

Dal Convento di S. Tommaso del Piano tomola______________1.06

Da Michele Vetrano sopra la vigna, e territorio alle Coste del-le Noci tomola_____________________________________________1

Da D. Giuseppe Del Monte di S. Fele sul canneto al Bradano du-cati____________________________________________________0.50

Censi minuti in contanti Da Cesare Carnevale ducati_______________________________0.30

Donatangelo Passera ducati_______________________________0.25

Eugenio Granone ducati__________________________________1.00

Giacinto Sacino ducati__________________________________1.161/3

Giovanni di Francesco Greco ducati______________________0.551/3

Giovanni di Giuseppe Ciampa ducati______________________0.25

Mastro Michelangelo Cositore ducati_______________________0.36

Mastro Paolo Solimena ducati_____________________________0.25

Pietro Greco ducati____________________________________0.581/2

Tommaso e Domenico Corridore ducati_________________0.581/6

Cesare Capasso ducati____________________________________0.66

Benigno Caputo ducati___________________________________0.66

Pietro Antonio Masiello ducati_____________________________0.66

Nunzio Grieco ducati____________________________________0.66

Francesco di Vito Grieco ducati____________________________0.66

Giantino Savino ducati___________________________________0.80

Tommaso Greco ducati___________________________________0.10

Totale ducati__________________________________________9.401/3

Censi minuti in grano Mastro Antonio Mucciolo tomola__________________________0.12

Cesare di Giulio Capasso tomola___________________________1.02

Cesare Carnevale tomola_________________________________0.05

Donato Vodola tomola___________________________________0.05

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Donato Sacino tomola_______________________________0.01/2

Domenico La Rossa tomola________________________0.021/2

Francesco e Nunzio di Vito Grieco tomola___________________0.05

Ferrante Castelgrande tomola_____________________________1.00

Francesco Antonio Quaratiello tomola_________________0.01/2

Giuseppe S. Menna tomola_________________________1.01/4

Il detto Giuseppe per altro territorio tomola________________1.02

Giaocchino La Rossa tomola_______________________0.021/2

Nicola Mucciolo tomola____________________________0.01/2

Pietro Papara tomola_____________________________________1.02

Da riportare tomola___________________________________6.051/4

Riportato tomola______________________________________6.051/4

Notar Pietrangelo Bitozzi tomola__________________________0.01

Tommaso di Leonardo Vitella tomola_______________________1.02

Mastro Tommaso Papara tomola__________________________0.01

Il suddetto Tommaso Vitella tomola________________________1.00

Totale tomola___________________________________________8.09

TERRITORJ PER ENFITENSI, CHE PAGANO IN GRANOTerritorio a S. Elia contrada la Valle della Chiesa di tomola 20circa detto il Pezzo del Signore dato in enfitensi a D. DonatoMaselle per tomola 7.12, confinate col Signor D. TommasoCudone, via pubblica, ed altri.Territorio al Piano Serra Cerrito Masseria data a D. Donato Erricodi tomola 20 confinante dal Signor D. Tommaso Cudone dadue lati per natura enfiteutica, ne paga tomola 7 di grano.Territorio al Castellaro di natura enfitentico tenuto daFerdinando Errico confinante dal Signor Tommaso Cudone,e gli eredi di Pasquale dell’estensione di tomola 10, ne pagatomola 3 di grani l’anno.Territorio alla Isca di Liento di tomola 15, che si tiene per na-tura enfitentica da Francesco Antonio Fasano, ne paga tomo-

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la 10.06 di grano annui confinato Isca dell’Ospedale, e D.Antonio D’Agostino.Territorj Isca Cersito di tomola 24 tenuti per natura enfitenti-ca da Vincenzo Sisti, e fratelli, confinante difesa comunale, e fiu-mara d’Atella pagano tomola 10 di grano l’anno.Territorio nel luogo detto Calviello, tenimento di Rapone di to-mola 16 dato per natura enfitentica a Giuseppe Amendola diRapone confinante dal fiume Liento, il Signor Nicola Ciampoli,e D. Angelo Maria Pinto pagano tomola 9 l’anno. Istromentoper Notar Bianchi dell’anno 1777.Territorio in detto luogo confinante gli eredi del Signor PietroPinto ed al Bosco di Rapone, per natura enfitentica, si paganotomola 3 di grano l’anno.Territorio al Castellaro di tomola 3 confinante coi territorj delSignor Principe, che si tengono in enfitensi dagli eredi diDonato Errico, e D. Michele Maselli, paga tomola 1.12 D.Tommaso Cudone.Territorio al Castellaro di tomola uno confinante con gli eredidel Signor Pasquale Capassi, e gli eredi del Signor AntonioD’Agostino pagano Mastro Francesco Vasli grano misure diciotto.Territorio alla Montagna, infitentico, confinante dal Signor D.Tomaso Cudone, via pubblica paga per Cesare CarnevaleMichelangelo Carducci di Giuseppe, Cesare Violella, FrancescoVetrano, e la vedova Teresa Carducci grano tomola 1.12.Territorio infitentico nel Piano Marino, confinante Leonard’AntonioCuoco, via pubblica, paga Antonio Ricciardella, e gli eredi diBartolomeo Cappiello tomola = 2.12.Territorio infitentico confinante col Monte Frumentario, e glieredi di Giuseppe Zaccagnino nel luogo detto i Valloni, paga-no Giuseppe Fabrizio, Michele Buono, e Sebastiano Aquino, eVincenzo Grieco grano misure 15.

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Territorio infitentico al Piano Marino, confinante Cesare Vadò, eSignor Tomaso Cudone paga Francesco Cuoco grano misure 71/2.Territorio infitentico Corvisera, confinante con gli eredi diPasquale Rotanno, ed Valeria Simone paga per GiuseppeSantomenna Pasquale Suozzi, Giuseppe Suozzi, Rocco LaRaster, e Mastro Giuseppe Cannito, Geronimo Cannito, MastroGiovanni Marangiello grano tomola 2.12.Territorio in detto luogo confinante il sopradetto territorioper Lorenzo Sacino paga l’eredi di Pasquale Rotunno granomisure 12.Territorio Macchia della Corte, confinante con altri territorj delSignor Principe, Francesco Errico, Rocco Santomenna, pagaMichelangelo di Federico Simone grano misure 15.Territorio Corvisera confinante l’enfitensa da Giuseppe ePasquale Suozzi paga Leonardo Pisauro grano misure tre.Territorio Macchia della Corte, confinante col Piano del Medicoche si tiene da’ figli di Francesco Maria Maselli eredi diGiuseppe Zaccagnino pagano Donato Laterza, FrancescoErrico, Rocco Santomenna grano tomola 3 paga pure DonatoDi Ciaccia, Rocco di Giuseppe Simone, Nicola Giuseppe, eVincenzo Martino.Territorj ch’erano ad infitensi, e che mediante le cure, e diligenziadell’Agente Generale sono stati devoluti al Signor Principe invia bonaria, avendo per tale modo, lo stesso Agente Generalefatto cessare l’intrapreso giudizio di devoluzione per quello det-to il giudizio, e per gli altri i giudizj ch’erano per intraprendersi.Dallo stesso Agente Generale si ottenne pure il passaggio di quo-ta de’ predetti seguenti fondi.

TERRITORIO DETTO IL GIARDINODell’estensione di tomola 8.12 1/2 di territorio seminatorio, al-borato da varj frutti come piedi di castagne, pera, mela, viti

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e canneti.Sito dirimpetto il Palazzo ex Baronale nel luogo detto Piano diS. Nicola fu concesso in enfitensi a Tommaso Suozzo, v’èdentro una casa consistente in un membro sottano, a lamia,e l’altro soprano, e con altra casa, con una fonte, e peschieradi fabbrica.Confina a Oriente colla strada pubblica e a Mezzo Giorno conla Cappella dell’Incoronata, da Ponente con Stefano Muccioli,e strettola della Fontana Vecchia, e da Settentrione colla FontanaComunale.Passato questo territorio per linea femminile a Michelangelo Rita,costui v’aumentò altra fabbrica.Pagava di annuo canone tomola 8, ed ora c’affittato per duca-ti 18 annui, che si pagano dagli affittatori attuali Francesco Cuoco,e Giuseppe Vodola.Riportato nel catasto sotto l’articolo 525 Torella Sig. Principe,vi gravita l’imponibile di ducati 48.25.Nel Piano S Nicola v’è una casa ch’era con enfitensi col dettoterritorio compreso, e che si tiene in affitto allo stesso Rita perannui ducati____________________________________________1.20

e sulla quale gravita l’imponibile di ducati 2.30. TERRITORIO DETTO LAVANGHE SORGENTI

Dell’estensione di tomola 30. Seminatorio.Dato ad infitensi a terzia generazione a Donato Cudone sen-za sapersi l’epoca precisa, e con quale istromento sebbene siè saputo esservi la quarta generazione del predetto DonatoCudone, i cui eredi hanno pagato tomola 14 di grano l’anno,ed ora perché devoluto al Sig. Principe di Torella, pagano d’af-fitto tomola 24.Confina il detto territorio con D. Tommaso Cudone, e D.Michele Maselli.

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Riportato nel catasto come sopra, vi gravita l’imponibile di du-cati 12.36

TERRITORIO DETTO S. ELIACon masseria di fabbrica per uso di campo.Dell’estensione di tomola 44 dato ad enfitensi dal Principe diRuoti D. Luigi Capece Minutolo a Vincenzo Capassi a terza ge-nerazione per annui tomola di grano 23.12, con istromento de’19 Aprile 1716 rogato dal Notar D. Pietrangelo Bilozzi di Ruvo,e devoluto come sopra al Signor Principe di Torella con istro-mento per Notar Corsi di Barile de’ 2 giugno 1829 una con duetomola di pici d’estensione di territorio non compresi nell’i-stromento enfitentico, ed affittato l’intero territorio, ora di to-mola 46 ai fratelli Franceso, e Giuseppe Capassi, che ne avevanoper discendenza del predetto Vincenzo il dominio utile.Devoluto il territorio con tutte le migliorie senza verun paga-mento delle stesse per parte del Principe. Il detto territorio è disua natura campestre, e non alberato. Confinante con i beni delReverendo Capitolo di Ruvo, e dé Signori Maselli versoPonente, con quelli demaniali di detto Comune denominat’i fron-ti verso Barca; con quella della fu Elisabetta Muccioli verso MezzoGiorno (in oggi posseduti dalla pubblica beneficenza di Ruvoe del soppresso Monistero degli antoniani di detto Comune inoggi assegnati per sopradotazione della Mensa Vescovile di Muro)e verso Levante colla Difesa delle Maurelle in oggi di spettanzade’ Signori Catenacci di S. Fele, e per gli altri due tomola rila-sciati da essi fratelli Capassi in beneficio del lodato Sig. Principe,che non furono compresi nella censuazione, ed attaccati alli ter-ritorj della citata Masseria di Campo, confina colla suddetta Difesadelle Maurelle, e con i terreni di Giuseppe Vodola del fuPasquale di Ruvo.Ed avendo rinunciato essi fratelli Capassi al dominio utile del

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fondo censito non che ai due predetti tomola d’estensionenon compresi come sopra si è spiegato, nell’istromento di cen-suazione de’ 19 Aprile 1716 dichiararono solidalmente cheniun dritto era loro rimasto sul fondo medesimo sia di migliorie,che di compenso, per cui il Signor Principe è rientrato ne suoidritti dominicali in tutto; ed è divenuto l’assoluto padronedell’istesso fondo, tanto nel dominio utile, che nel diretto, e tut-to ciò per opera dell’Agente Generale.Tengono dunque i predetti fratelli Francesco e Giuseppe Capassiin affitto il predetto territorio di tomola 46 per un novennio a con-tare dal 1 Settembre di questo corrente anno, fino a tutto Agostodell’anno 1838 pagando annui tomola trenta di grano.Riportato nel catasto come sopra, vi gravita l’imponibile diducati 77.50.

VALCHIERASita a 30 passi dal fiume Bradano.Confina con Vincenzo Luca, e Vincenzo Grieco.Riportata nel catasto sotto l’articolo 525 Principe di Torella col-l’imponibile di ducati 8.

AMMINISTRAZIONE DI BARAGIANO E BELLA

Feudatary di Baragiano e di Bella, o Labella Nicola d’Alamagnanel____________________________________________________1365

Ludovico d’Alamagna nel_____________________1393, e 1397

Giorgio d’Alamagna nel____________1431, 1451, 1472 ribelle

Giacomo Caracciolo Conte di Brienza nel_____________1474 e

Suo figlio Petracone Caracciolo nel______________1474, e 1476

Nicola Maria Caracciolo Marchese di Castellaneta altro figliodel detto Giacomo nel_________________1506, e 1528 ribelle

Ferdinando d’Alarcon in detto anno_______________________1528

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Isabella sua figlia nel_____________________________________1547

Consalvo di Bernardo nel________________________________1551

Vincenzo Scalera prima del_______________________________1558

Suo figlio Luigi Scalera nel________________________________1558

Giulio Carafa nel________________________________________1559

Demanio nel___________________________________________1560

Agostino Rendone nel___________________________________1564

Sua figlia Saba vende Baragiano, Bella, ed i feudi di S. Sofia,Caldano, e Platano al Principe d’Avellino Domizio ArcellaCaracciolo nel___________________________________1596, e

Marchese di Bella nel____________________________________1600

Così nell’iscrizione sul portone del Castello, ed in una lapidesepolcrale della Chiesa di S. Maria della Pietà, oggi delleGrazie. Camillo Caracciolo, Principe d’Avellino, e Marchese diBella negli anni_____________________1610, 1611, 1614 e 1616

Marino Caracciolo successe al padre nel____________________1617

Giuseppe Caracciolo tenne Baragiano, Bella, come S. Sofia, e Pareteassegnateli colla giurisdizione da Marino suo fratello primo-genito nel 1632 mentr’Egli era di anni quindici, e fu Principedi Torella nel___________________________________________1647

Questi è ceppo dell’attual famiglia.

BARAGIANOLa Comune di Baragiano per ripigliare un giudizio di gravezzecontro il Signor Principe di Torella a cui un tal ex feudo si ap-parteneva, domandò fra l’altro, che oltre i territorj, Boschetto,ed Ischa della Botte, si appartenesse a Lei un altro territorio de-maniale descritto e confinato nell’antico istromento di partitodell’anno 1597.Propostosi la causa in Commissione Feudale nel dì 18 Aprile1809 la stessa destinò un Ingegniere perché si fosse conferito so-

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pra luogo e tenendo presente il detto istromento di partito, ela relazione antecedentemente fatta d’ordine dell’abolita RegiaCamera dall’Ingegniere Ancalfi, verificoss’i confini anche del-l’ex feudo di S. Sofia limite a questo di Baragiano, ed avesse da-to un sentimento accertato ad istruzione della stessa Commissioneper venire alla decisione della controversia.Fu destinato l’Ingegniere D. Giovanni Ragazino il quale a 9Agosto n1810 diè fuori una sua relazione colla quale risecò an-cora su l’altro specifico con contiguo ex feudo denominato S.Sofia la non indifferente quantità di tomola 2125 di territorioriuniti in allora, sotto l’articolo 980 della matrice di ruolo del-la Comune di Bella.La Commissione Feudale con sua decisione de’ 20 Agosto1810, rispetto alla confinazione dell’istromento di partito del 1597,ed alla confinazione di S. Sofia, seguendo il sentimento del det-to Ingegniere ordinò di eseguirsi il di costui parere, ed oltre aciò decise, che tutto il territorio restasse dichiarato DemanioComunale libero, ed immune da qualunque prestazione diterraggio, censi, ed ogni altro peso in favore dell’ex Feudatario.Quale territorio principia dall’Isca di San Giorgio per linea ret-ta dividendo il territorio seminatorio di S. Sofia che attenta laconfinazione del feudo disabitato di Macchiachiana, e termi-ne de beni della stessa S. Sofia, andando ad incontrare la det-ta Macchiachiana, lasciando indietro Castelluccio, gira poi nelVallone del Rustico, ed attacca coll’Isca del Platano; costeggiatutt’i territorj de particolari, e terminando col Vallone dell’Eliceconfina coll’istess’Isca di San Giorgio; e così dietro l’esecuzio-ne di tal giudicato, avvenuto nel dì 31 Maggio 1811 la Comunedi Baragiano ne prese possesso, ed il Signor Principe di Torellarestò privato della totalità dell’ex feudo di Baragiano, e diuna parte la più speciosa dell’altro ex feudo di Santa Sofia in

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tenimento di Bella.In seguito con decisione del Signor Commissario Ripartitore D.Angelo Masci da Potenza li 26 Giugno 1812 venne ordinato ariguardo del Bosco di S. Sofia di darsi al Comune di Bella to-mola 1600, e che nella tenuta detta Castelluccio, Piano diCiccariello, e Platano si conservassero le Colonie, ed il dippiùsi dividesse per metà, cioè una all’ex feudatario, e l’altra allaComune di Bella.Possiede attualmente il Signor Principe in Baragiano i se-guenti fondi di natura burgensatici.

CASE Case rustiche numero due, e cortile con 4 soprani diruti, nel luo-go detto Dogana Vecchia, e che in tempo della giurisdizione ser-vivano per uso di dogana dell’estensione misure 4. Riportatenel catasto all’articolo 780 Torella Principe coll’imponibile di du-cati____________________________________________________2.33

Quantunque di niun uso, sono comprese nell’affitto del terri-torio detto Dogana, come si dirà qui sotto.

MOLINIAl numero di tre, uno sito nel luogo detto Vallone di Baldassarre,e conosciuto in Amministrazione sott’il nome di Molino all’Isca.Confina con Francesco Satriano, e Rocco Ciandella.É affittato a Rocco Sapienza, e Nunzio Palumbo per un sessennioa tutto Agosto 1833 con istromento de’ 28 Decembre 1827 ro-gato da Notar Bruno di Bella con l’estaglio annulae di tomola38 di grano.É riportato nel catasto all’articolo 780 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati 80.Altro Molino detto di S. Sofia diruto.Era riportato sotto lo stesso articolo coll’imponibile di ducati__62.00

Quantunque l’Agente Generale non si fosse trovato in tempo

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utile a reclamare, pure, dietro sua dimanda, e premure reste-rate con decisione del Consiglio d’Intendenza di Potenza in da-ta de’ 19 Ottobre 1830, ne ottenne l’intiero disgravio come damandato di bonifica numero 45.472 dalle Reali Finanze speditoglicon liberanza del 1° Decembre detto anno. Il terzo Molino detto Isca della Botte, od altrimenti IscaFranciosa era stato venduto dal Signor Principe ai fratelliSacerdoti Signori Mupo di Baragiano, una col Palazzo exBaronale, forni, e case quivi esistentino per circa ducati 4000 =ed essendo essi rimasti debitori nel 1827 di ducati 2120.49pende il giudizio di rejussione; ma intanto l’Agente Generaledopo strepitoso giudizio, ed opposizioni per parte di D.Pasquale, e D. Antonio Mupo, con il favore della legge prese,in persona, possesso del detto molino a nome del SignorPrincipe con Verbale del Osciere del Tribunale Civile diBasilicata sedente a Potenza a D. Rocco de Carlo, de’ 16 Luglio1828, registrato in Potenza li 18 detto al numero 3909 libro 4°vol. 44 fog. 59.r.carlini 1° grana 20, e mari, e con istromento de’3 Agosto 1828 per Notar D. Michelangelo Bruno di Bella, affittòil detto molino per un triennio a tutto Agosto 1831 per annuitomola 60 di grano, che si corrispondono dagli Affittatori D.Domenico Buccico, e Pasquale Cefalo intervenuti nel predet-to istromento. È riportato nel catasto all’articolo 780 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati_______________130.00

TERRITORIO DETTO DI DOGANASito dirimpetto le fabbriche dirute della Dogana Vecchia di cuidi sopra si è parlato, frammezzandosi la via pubblica, che daBella conduce a Baragiano.Confina con i terreni di D. Antonio Venetucci da un lato, conAngela Maria Panaro dall’altro con Vincenzo Braico dal terzo,

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e con Rocco Satriano dal 4° lato.È dell’estensione di tomola 40, e misure 4. Di natura seminatorio, sebbene tomola 6.04 prima erano pian-tate a vigna, ma da più anni è tutto in semina. È affittato a Marino Malanga con istromento rogato da NotarBruno di Bella il dì 24 Novembre 1827 per annui duca-ti________________________________________71.30

Riportato nel catasto all’articolo 780 Torella ex Principe col-l’imponibile di ducati____________________________________76.99

TERRITORJ DETTI ESPROPRIATI A FRATELLI CICCOVi fu giudizio d’espropriazione forzata contro i contadini fra-telli germani Arcangelo, e Gerardo de Cicco, e contro il di lo-ro zio Giuseppe de Cicco, i quali non furono opponenti nel giu-dicato per certo debito ch’essi avevano contratto col SignorPrincipe, al quale si diede ad intendere mediante un atto di pos-sesso ch’Egli era già il Proprietario de fondi ch’ai medesimi siappartenevano.In dritto pareva ch’il Principe ne fosse il possessore, ma in fat-ti i fratelli de Cicco non erano stati rimossi dalla proprietà sindal 1824.Si fu in via bonaria, che l’Agente Generale per evitare nuovogiudizio, dopo tanti maneggi condivisero i fratelli de Cicco astipulare con esso lui istromento d’affitto per un triennio a tut-to Decembre 1838, già principiato a decorrere dal 1° Gennaro1828. Quindi nel dì 29 Ottobre detto anno 1828 per Notar D.Michelangelo Bruno di Bella fu rogato l’istromento nel qualeessi dichiararono di prender in affitto quelli stessi fondi siti nelComune di Baragiano, che furono espropriati dal SignorPrincipe, e che prima ad essi, ed al di loro zio Giuseppe di Ciccosi appartenevano, e che sono i seguenti siti nella Comune diBaragiano e suo tenimento.

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1° Una casa sita nella contrada del Pascone contenente due mem-bri a pian terreno, confinata da un lato con la casa di GerardoRussillo, e dagli altri lati con le strade pubbliche.2° Un’altra casa sita nella contrada detta le Manche conte-nente 4 membri, uno a pian terreno, e tre soprani confinatacoi beni di Arcangelo Margiotta, Giuseppe Losassi, e con lastrada pubblica.3° Una vigna con territorio seminatoriale sito nella contrada diS. Giovanni con entro una casa rurale dell’estensione di tomola9, che confina da un alto con i beni degli eredi di Gerardo Mupo,e dall’altro con quei di S. Giuseppe, e Margiotta.4° Un territorio con quercieto sito nella contrada detta Isca Rotondadi tomola 4 tenendo per confini i beni di Giuseppe di Valle, equei di Antonio Tanella.5° Un territorio seminatoriale di tomola 2 sito nella contrada det-ta Lagariello, che confina con i beni di Gerardo Macchiella, edegli eredi di D. Gerardo Muco.6° Una vigna sita nella contrada di S. Giovanni dell’estensio-ne di un tomolo confinato con i beni di Nicola Satriano, GerardoVulture, e con la strada pubblica.7° Un territorio di misure 6 sito nella contrada detta il Tufo, con-finato coi beni di Gerardo Capillo, e con la strada pubblica.8° Un altro territorio sito nella contrada della Fonte Viva del-l’estensione di tomola due e stoppelli 6 confinante coi beni diGennaro di Cicco, con la strada pubblica, e col fiume. Questoterritorio è piantato a starse.9° finalmente un orto a secco di una misura sito nella contra-da detta le Vestre confinato coi beni di Felice Cioglia, e con lastrada pubblica.Si obbligarono pure di pagare l’arretrato dovuto a tuttoDecembre 1827 per affitto tenuto de stessi fondi, senza scrittura

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legale, nella somma di ducati 62.11 come di soddisfare il con-tributo fondiario, che gravita sugli stessi fondi bimestralmen-te a pena di soffrire le coazioni, e danni, che il Signor Principeverrebbe soffrire se puntualmente non soddisfacessero il det-to pagamento.Similmente si obbligarono di soffrire tutte le riparazioni annualicosì de fondi rustici, che degli urbani tanto locativi, che di pri-mo stabilimento, meno che se vacillassero le fabbriche.É finalmente col detto istromento d’affitto si obbligarono di pa-gare annualmente ducati 35 d’affitto. I predetti fondi hanno l’im-ponibile di ducati_______________________________________44.64

BELLAL’Amministrazione di Bella scissa nell’anno 1827 tanto dalle ren-dite emergenti dall’esazione delle fide di erba, e legname sec-co, e selvaggio nel Bosco di S. Sofia quanto da territorj in tenimentodi Bella, offeriva un cespite incerto, e vacillante.La rendita ritraevasi da diversi coloni, che dissodavano i mol-teplici fondi del Signor Principe di Torella da tempo remotis-simo, ed immemorabile, senza essere obbligati da alcun con-tratto scritto od infitentici, o di affitto, ne esistendovi neppu-re uno stato di rendita.Le pretensioni di Bella avevano di mira vantar dritto di colo-nia su quelli terreni, potendosi giovare dell’inveterato imme-morabile possesso, e di non poter essere legalmente convintiper nulla, ne come affittatori, ne come conduttori, per nonesistervi affatto istromenti di simil natura, di cui era spoglia-ta del tutto l’Amministrazione. A tutto ciò metteva il suggel-lo l’intestazione, che alcuni naturali bellesi avevano fatto da-re nel ruolo fondiario a loro beneficio delle tenute medesime,come il colono Margiotta all’articolo 1134 sezione Q aveva

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dato la denominazione Margiotta al territorio dell’estensionedi tomola 150 riportato nel catasto coll’imponibile di ducati 49.96.Il colono Seppariello aveva fatto lo stesso col territorio dell’e-stensione di tomola 137 dell’imponibile di ducati 100.52. I co-loni fratelli Anzioloni avevano praticato lo stesso pel territoriodi tomola 44.48 coll’imponibile di ducati 40.80, e finalmente ifratelli Marchese, Perrotta, e tanti altri avevano tenuto li stes-so sistema, e tutti avevano fatto cambiar denominazione ai ter-reni, o dati ai medesimi moltiplici nomi.In siffatta terribile posizione dall’Agente Generale si pensò adovviare a delle circostanze così triste, che attaccavano di fron-te i dritti di proprietà del Signor Principe, che debbono dirsi ipiù vistosi di quanti ne possiede in tutte le Amministrazioni diBasilicata, e superando egli ogni ostacolo, con mezzi non da al-tri praticati venne a capo di obbligare tutt’i vendenti a riconoscereil Principe per lo Padrone de fondi medesimi coltivati colla sti-pulazione di 108 istromenti ne quali ebbe l’accortezza e riuscìad includere tanti arretrati, ch’andavano ad ammortizzarsiper effetto dell’articolo 2183 delle Leggi Civili in vigore. Per qua-le effetto nell’anno 1828, malgrado l’abituale conosciuta morositàde debitori l’esazione superò quella degli anni antecedenti, ede tempi della privativa baronale.Erano in titolo infiteutico posseduti alcuni territorj da persone,che trovaronsi animate dal più deciso disegno di opporsinella parte di dominio diretto, ciò nonostante riuscì all’AgenteGenerale di ripigliare la possidenza vacillante di 45 fondi, e di farcessare in conseguenza, i giudizi ch’erano incominciati per mol-ti di essi e di alcuni altri, per i quali mancava l’appoggio delle scrit-ture non che di altri di cui se ne ignorava il dominio.Di vantaggio fu rianimata la riscussione della rendita provvenientedalle fide erbifere e del legnare a secco, è selvaggio del bosco

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di S. Sofia coll’assicurazione anche dell’esazione arretrata me-diante sistema, che fu dato con modelli, stati, ed altre carte perregole, norma degl’impiegati per far rompere quella prestazione,che minacciavasi di affacciare per causa dell’importo delle fi-de suddette terminato appena il quinquennio, giusta il testè ci-tato articolo, tanto più che si aveva principiato ad avere da al-cuni reddenti di buon esiti giudiziarj.I coloni della detta Amministrazione sono de Comuni diBaragiano, Bella, Avigliano, e Ruoti, e per le fide nel bosco diS. Sofia, vi concorrono anche i naturali della Comune di S. Fele.

BOSCO DI SANTA SOFIAS. Sofia, S. Cataldo, Caldane, Parete, Platano sono denomina-zioni sinonime per la gente del volgo. S. Cataldo è compresonell’ex feudo detto le Caldane, e la denominazione, che se glidà è derivata dalla Cappella di detto Santo quivi edificata percomodo de’ coloni, e tuttavia esiste, pagando l’EccellentissimaCasa ad un Cappellano annui ducati 10, oltre quello gli si cor-risponde dagli stessi coloni per aver celebrata la S. Messa in ognidì festivo. Vi si celebra ancora ai 10 Maggio d’ogni anno la fe-sta di questo Santo. Dista S. Cataldo dieci miglia dalla Comunedi Bella.Non v’è nessuna confinazione di S. Cataldo, Caldane, Paretee Platano, essendo una continuazione di bosco, e di territoriocompresi nell’ex feudo di S. Sofia, il quale divenuto bosco è inparte disboscato, ed i coloni vi hanno stabilito delle capanne,ed alcuni di essi delle case di fabbriche.Era S. Sofia dell’estensione di tomola 5435 parte boscoso, e par-te macchioso.Confina con la Difesa di Serradenti dalla parte del Comuned’Avigliano, dall’altro lato con la fiumara di Ruoti, e gira dirimpettoquesto Comune verso il luogo detto Sciamorricchio, e Torrione

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dall’altro lato, lasciando a sinistra le Cesine, che menano alMartiniglio terreni anche del Signor Principe, e finalmentedal quarto lato gira pel Casale di S. Ilario, e ritorna a Serradenti.Con decisione del Signor Commissario D. Angelo Masci in da-ta de’ 26 Giugno 1812, quantunque il detto bosco era riporta-to nel catasto per tomola 3000, pure fu soggetto a riseca per to-mola 1600 giusta le espressioni della decisione suddetta, equindi nel dì 7 Luglio dello stesso anno 1812 se ne fece il distaccode predetti tomola 1600 in favore della Comune di Bella, co-minciando la parte risecata dal luogo denominato Fiumicelloverso Ponente, la cui linea quadrante costa di passi 949, ed ognipasso di palmi 7 1/3, acqua sonante, e bosco della Comune ver-so Tramontana, orto di Pierno a Levante; la cui linea qua-drante costa di passi 476, lato del taglio a Mezzo Giorno, chevà a terminare al suindicato Fiumicello nel luogo detto MacchiaSerosa, ne quali punti si fecero sugli alberi, lungo il confine, lesfacciatore. Dall’epoca precitata de’ 7 Luglio 1812, che avvenne il distaccosino al 1826, furono involati gli alberi colle sfacciatore, locchèdiede motivo alla Comune di Bella di voler rimisurare il det-to bosco di S. Sofia, e ne reclamò al Signor Intendente dellaProvincia; il quale in data del dì 8 Febbraio 1827 sotto il numero2040 approvò la nomina della Commissione Direzionale, ed or-dinò la circoscrizione delle Difese Comunali prevenendo d’av-vertirne gl’interessati. Questa operazione interessantissima, eche teneva il Signor Principe nella massima inquietudine fu trac-cheggiata dall’Agente Generale ch’appena era giunto inBasilicata per aver Egli agio d’acquistare delle relazione che po-tessero esser favorevoli all’esito della causa. Siccome ancora dal-l’attuale Signor Principe si desiderava, e per aver il tempod’interarsi del merito della quistione.

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Agli 8 Settembre 1828 sotto il numero 460 il Sindaco di Bella co-municò una disposizione del Sott’Intendente del Distretto de-gli 11 Agosto detto anno relativamente agli ordini del SignorIntendente del dì 8 Agosto medesimo, per la misura e confinazione,e del distacco di quel bosco.A3 Novembre dello stesso anno trovandosi di passaggio il SignorPrincipe per Bella, la Comune con atto dell’Osciere Panaro nelcomunicare al Principe l’anzidetta disposizione del SignorIntendente lo citò a comparire nel dì 26 Novembre stesso so-pra luogo per assistere all’operazione, ed il Signor Principe es-sendosene partito ne diede l’incarico al suo Agente Generale,il quale mediante due atti protestativi, cioè uno de’ 20 detto perl’Osciere Nicola Cardone registrato al numero 971 grana 10 DeFalco, e l’altro per Osciere Nicola Panaro del dì 21 detto regi-strato al numero 976 in Bella con grana 10 a De Falco, edun’informo avanzato personalmente al Signor Intendente ot-tenne di rimanersi l’antica confinazione, siccome si vede dal cer-tificato legale dell’Intendenza di Basilicata, che qui s’inseriscecogli altri indicati atti, o documenti una colla pianta della par-te risecata in favore della Comune di Bella per futura cautela.Vedi da pagine 99 a pagine 105.La parte rimasta al Signor Principe è di tomola 3835, cioè 2557di bosco, e tomola 1278, è macchioso.Vi sono framezzati de seminatorj, e de terreni a pascolo, oltrela difesa di Serradenti, e quella di Sciamorricchio, che sono la-terali, e contigue al detto bosco.Tutt’all’intorno dalla parte delle Cesine vi sono ancora de ter-reni seminatorj, che si additano come Masserie dello stesso SignorPrincipe e delle quali sarà parlato più appresso.Vi è nel bosco un taglio d’alberi di faggio e più ancora di cer-ro, che rende annualmente ducati 4000.00 e pel miglioramen-

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to del quale come per la conservazione del bosco stesso a 30Giugno 1829 l’Agente Generale diede delle istruzioni, e modelliche furono approvati dal Signor Principe in data de’ 15 Agosto1829, e respinse i modelli in istampa in data de’ 23 Settembredetto anno e qui s’inseriscono le istruzioni per futura norma.Vedi pag. 106 e 107. Fu l’opera dell’Agente Generale suddetto di rianimare la ri-scussione delle fide, ricuperando con istromento stipulato a 13Novembre 1828 per Notar Bruno di Bella la D. GuglielmoSansone per la fida tenuta dal 1819 al 1824 ducati 405.37.3coll’interesse all’8 per % sino all’intiera soddisfazione del suodebito, giacchè per l’arretrato pagamento delle fide dal 1812 al1818 fatto da Nicola Cardone di Bella ne pende il giudizio inappello nella Gran Corte Civile di Napoli. Da Gennaro Doinocon scrittura privata de’ 16 Gennaio 1828 duca-ti_________________________________________________1080.10

Registrata a Barile li 14 Aprile 1829 numero 77 libro 2° volume6° foglio 38 retto carlini 2° grana 30 a Mazzucca col visto del RegioGiudice Pierro; e da D. Ferdinando Maria con scrittura priva-ta del 10 Gennaio 1828 ducati__________________________22432.00

Registrata a Barile il dì 8 Novembre 1828 al numero 92 libro 1°volume 6° foglio 21 retto carlini 4° grana 20 al ricevitoreMazzucca col visto del Regio Giudice, e con altra scritturaprivata del 1° Luglio 1829 da Ruoti, e registrato a Barile li 30 det-to al numero 41 libro 2° volume 6° foglio 49 retto carlini 5 gra-na 20 a Mazzucca parimenti col visto del Regio Giudice collaquale il Signor Ilario si compromise di pagare la residual som-ma di ducati 174.82 tanne a scalare coll’interesse al 6 per %.La fida a legnare, che a pascere, che pria rendeva ducati 600 nu-merali, oggi rende effettivi annui ducati__________________1224.47

Oltre gl’interessi che si fanno da Guardiani, e che ammontano

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annualmente a ducati__________________________________100.00

La Difesa di Serradenti dell’estensione di tomola 360, si rattrovaaffittata a D. Nicola Maria Corbo con istromento de’ 10 Aprile1831 rogato da Notar Melchiorre di Barile per sessennio per an-nui ducati____________________________________________605.00

V’è una mandra con scalinata, e stanza soprana di fabbrica.Confina coi così detti bugni di Cefalone da un lato, S. Sofia dadue lati, e col tenimento di Avigliano al quarto lato.Vi gravita l’imponibile di ducati_________________________336.00

La difesa di Sciamoricchio, è affittata per sessennio a D. FlaianoRosati, e D. Antonio Dardes di Rapolla con istromento rogatoda Notar Corsi di Barile per un triennio a tutto il 1831 per an-nui ducati____________________________________________170.00

È dell’estensione di tomola 140, e confina con S. Cataldo, e S.Sofia stessa da tutt’i lati.Vi gravita l’imponibile di ducati_________________________132.00

Oltre alla Cappella, già detta coll’imponibile di grana 33, v’è inS. Cataldo un Casino composto d’un magazzino sottano per ri-porre grani, una stalla, e tre camere soprane di cui una è per usodi cucina, per comodo dell’incaricato del bosco; non è riportatoin fondiaria.A poca distanza della Cappella nello stesso piano v’è unCasino di quattro stanze superiori con corridoio, e con sotta-ni relativi per ricovero di coloro, che nella stagione estiva, e pro-priamente dal 21 Luglio a tutto Agosto di ciascun anno vi si ren-dono a prendere i bagni minerali detti di S. Cataldo; le cui va-sine al numero di tre per tuffarvisi in blocco distano dal predettoCasino circa 20 passi dalla parte di Grec-Tramontana al di sot-to d’un piano inclinato al principio d’una valle formata da duecolline, dove nascono in mediocre abbondanza le acque mineralisulfuree, da due sorgenti poco fra loro discoste.

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In ogni anno se ne fa l’affitto, ed in quest’anno sono stati affittatia D. Giuseppe Aquilecchia per ducati_____________________160.00

Di questi bagni sene potrebbe ritrarre maggior vantaggio attesogli effetti mirabili, che producono le acque minerali, mentre inaltri sono di nocimento. Ciò evidentemente nasce, che siffatteacque minerali non sono una panciuca universale per guariretutt’i morbi di cui è afflitta l’umanità, e nacque anche l’idea, chela mancanza de’ comodi alla gente aguita non avvezza a sta-re sotto le tende, allorchè il Casino è pieno di forestieri, sia lacausa ch’in altri si ravvisa. Sia per l’uno, che per l’altro motivo pel lo doppio scopo di ren-dere un utile all’umanita, che per vantaggio della proprietà delPrincipe dall’Agente Generale nel 1829 si fecero anallizzare leacque minerali di S. Cataldo dal Dottor Chimico d’AviglianoD. Raffaele Velliosi reputato il migliore della Provincia, e dal DottorFisico D. Michele Scalese di Barile, e nell’istesso tempodall’Ingegniere Locuratolo si fece fare altro progetto per mag-gior comodità, e spazio degl’infermi.Dall’analisi fattane risultarono termali le acque del bagno su-periore e semi termali quelle del bagno inferiore pregne ambeduedi gas, ossia di fluido aeriforme, ed altro, e si descrissero le ma-lattie curabili da siffatte acque.S’inseriscono qui tanto la pianta del nuovo progetto de bagni,che quella dell’Albergo ossia Casino, unita alla relazione chi-mica-medica sulla natura, ed efficacia medicinale delle previ-tate minerali acque. Vedi pagine 109 a 119.Riportati nel catasto sotto lo stesso articolo vi gravita l’impo-nibile di ducati_________________________________________18.00

In S. Cataldo ancora vi sono numero 4 molini, ed una valchiera,la quale era diruta, come lo sono ancora due di essi molini. Conistromento de’ 12 Ottobre 1827 furono i predetti due molini ma-

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cinanti affittati a tutto Agosto 1835, a Donato, e Vito Nicola fra-telli Rinaldi alias Marchese, e Gerardo Canciello coll’obbligo aglistessi di riedificare la valchiera, a loro spese senz’aumentod’estaglio durante l’affitto; sotto pena d’una multa di ducati 100= Una tale macchina è stata ristaurata.Pagano annualmente di grano tomola 5, ed in costante duca-ti____________________________________________________160.00

Sotto lo stesso articolo del catasto vi gravita l’imponibile di du-cati___________________________________________________84.00

Vi è ancora a pochi passi della Cappella di S. Cataldo un bras-sicale di castagne dell’estensione di tomola 1 1/2, e che confi-na con una viottola, che mena al Casino da una parte, e dall’altracolla Difesa di Sciamoricchio. Serve il detto brassicale per nu-trire uno specioso castagneto del Signor Principe sito alleCasine, del quale si parlerà a suo luogo.

CASTAGNETO ALLE CASINESito su di due colline da una parte delle quali si scende nellafiumara di Baragiano nel luogo detto, Acqua del Barone, e dadue altri lati confina con i territorij del Signor Principe, e col-la strada ancora, che da S. Sofia mena a Bella, pel quarto lato.É dell’estensione di tomola 144.In fruttuosamente il Signor Principe vi aveva fatto piantare 29331piante dal 1817 al 1824 e vi aveva speso durante la detta epo-ca ducati 1198. 53 1/2 oltre le piante messevi, e la spesa occor-sa dal 1824 al 1827.Dall’Agente Generale si pensò di farvi fare una verifica alla qua-le assistette personalmente onde conoscere se il terreno fossestato atto alla vegetazione, e projezione, e se il coltivo era sta-to fatto a regola d’arte per indagare i motivi del ritardo dellaproduzione di siffatto castagneto.Si trovò dal perito esperto delle selve cedue, e de castagneti in

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una con altre persone, ch’in alcuni siti il terreno era del tuttonegativo per essere di natura argillosa, soggetto a soverchio cal-do in tempo estivo, ed a moltissime gelate nell’inverno; in al-tri siti si vide, che il terreno, era mediocre, e di natura appun-to come quello, che dal volgo si dice terrafonadata; e che gli al-beri nella contrada detta Acqua del Barone erano in più vege-tazione, ed in altri punti si osservò, che nel giro di anni quat-tro le piante si erano messe quasi a livello di quelle piantate dacirca anni sette a dieci, e che l’estensione in qualche modo buo-na era ben poca, contenente appena 1500 piante sopra circa 50000.Che perciò ne risultò ch’il prodotto delle castagne in vece di ot-tenersi nel periodo di 12 anni, si avrebbe avuto dopo l’elassodi molti anni, ed in pochissima quantità.Ai sopra descritti inconvenienti si aggiungeva che i coltivinon erano stati eseguiti a regola d’arte, ne fatti a tempo debi-to, che lo svellimento delle piante non era stato fatto in età giu-sta, e matura, e che la puta non era stata eseguita nel mese diAprile e quindi si scelse in continuazione di tal castagneto unluogo alpestre nel luogo detto Mancosa della Serra del Lago.Dell’estensione di tomola 40 per formarvi una selva cedua.Questo castagneto in oggi è ben altro; oltre la detta selva ceduagià in vegetazione vi si sono piantate con pochissima spesa, co-me dai conti, trentaduemila piante.Vi esiste ancora un brassicale in vegetazione. Si diede dall’AgenteGenerale un regolamento per la buona riuscita del castagneto,ed in fatti lo stesso si rattrova in piena vegetazione, ed è di pie-na soddisfazione del Signor Principe.

CASTELLOSito nell’abitato della Comune di Bella in luogo elevato all’e-stremità della detta Comune, ed in un piano alquanto inclinato.È composto d’un cortile con due magazini, ed una stalla per set-

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te cavalli.Nel primo piano v’è altro magazzino, ed un giardino in pendio.Nel 2° piano vi sono nove stanze, compreso un salone, eduna cucina.Il terzo piano fu demolito dopo le scosse de tremuoti.All’entrata del cortile vi sono due stanze, una alla sinistra, e l’al-tra a dritta dell’entrata, che sono affittate alla Comune peruso di carcere, e ciò per annui ducati_______________________12.00

Vi è un orto in pendio di misure 7.Questo Castello si tiene per abitazione dell’Amministratore, eper riporre i grani, che si ricevono da coloni.È riportato nel catasto sotto l’articolo 1134 Torella SignorPrincipe coll’imponibile di ducati_________________________20.00

Diagonalmente al detto Castello vi è a pian terreno un magazzinoch’è affittato a D. Donat’Antonio Pascale per annui duca-ti______________________________________________________7.00

con sinnalagmatica de’ 10 Luglio 1828.Accosto a detto Castello v’è una casa detta Torrione affittata aduso di Ferreria per annui ducati____________________________6.00

e confina col predetto Castello, e con Nicola Cardone.CASE DIVERSE

Casa nel luogo detto Fosso, confinante con Giuseppe Pignataro,e con Graziano Graziano del fu Antonio.È affittata a Vincenzo Margiotta con atto in brevetto de’ 3Ottobre 1827 rogato da Notar Bruno di Bella per annui du-cati____________________________________________________5.00

Riportato nel catasto all’articolo 1134 vi gravita l’imponibile diducati__________________________________________________4.00

Comprensorio di case sito nel luogo detto Forno Nuovo affit-tato verbalmente dall’Amministratore a Salvadore Cutillo perannui ducati___________________________________________15.00

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Comprende numero 4 stanze, e confina con Vincenzo Petromile,e Michelangelo Panaro.Vi gravita l’imponibile di ducati___________________________5.00

Altra casa che prima era forno, ed ora e per uso d’abitazionesita nel luogo detto il Castello affittata a Pasquale Caldano perannui ducati____________________________________________5.00

Confina con Felice Mastrone, e Gennaro Massaro.Vi gravita l’imponibile di ducati___________________________9.00

CASE ESPROPRIATE A BRANCUCCISono così denominate perché pervennero alla Casa di Torelladietro espropriazione forzata in danno dello stesso Brancucci:sono al numero di cinque stanze affittate.AVito Antonio Martone per annui ducati___________________2.00

AGiuseppe Corso per annui ducati______________________7.00.15

Ad Antonio Gruosso per annui ducati______________________6.00

FORNISito nel luogo detto Salvedonne, e conosciuto in Amministrazionesotto il nome di forno alla Lavanga.Confina con Domenico fu Carmine Lioya e Lorenzo Celentano.Affittato a Saverio Gorga con istromento de’ 24 Novembre1827 rogato da Notar Bruno di Bella per annui ducati________37.50

Riportato nel catasto sotto l’articolo 1134 Torella Signor Principecoll’imponibile di ducati_________________________________34.00

ALTRO Sito nel luogo detto Castello.Confina con Cesare di Michele Lioya, e D. Francesco Sansone.Affittato a Maria Sofia con atto in brevetto del dì 8 Ottobre 1827per Notar Bruno di Bella per annui ducati__________________11.00

Riportato nel catasto come sopra vi gravita l’imponibile diducati_________________________________________________11.00

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ALTROConosciuto in Amministrazione sotto il nome di forno alMuriello, perché sito nella contrada così denominata.Confina con Felice fu Lorenzo Mastrone e Gennaro Massaro.Affittato a Donat’Antonio Pascale con sinnallagmatica de’ 10Luglio 1828 per annui ducati______________________________7.20

Riportato nel catasto come sopra vi gravita l’imponibile diducati__________________________________________________9.00

ALTRO Sito nel luogo detto al di sopra della Piazza e conosciuto inAmministrazione colla indicazione di forno sotto la Cappellade’ Morti.Confina con Giuseppe di Domenico Doino ed il Monte deMorti.È affittato a Vito Tarantino con istromento de’ 7 Settembre1828 rogato da Notar Bruno di Bella per annui duca-ti_____________6.00

Riportato nel catasto sotto lo stesso citato articolo coll’imponibiledi ducati_______________________________________________11.00

N.B. Il forno Nuovo è affittato ad uso di casa a pagina 59. GUALCHIERA

Sita nel luogo detto Castelluccio.Confina con la Badia di Pierno; e con Canio Bitacola.Con istromento de’ 5 Ottobre 1827 rogato da Notar Bruno di Bellafu affittata a tutto Agosto 1833 a Giuseppe, e Michelangelo Panaroper annui ducati 20 e con atto in brevetto de’ 12 Decembre 1827redatto dallo stesso Notajo, riconobbero essi l’arretrato da me-desimi dovuto a tutt’il 1815 di ducati 43 che si obbligarono dipagare metà in Giugno del 1829, e metà in Gennaio del 1830Riportato nel catasto sotto l’articolo 1134 Torella Signor Principe,vi gravita l’imponibile di ducati___________________________16.00

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MOLINI VICINO L’ABITATO Sono al numero di due, siti nel luogo detto Canale. Come ap-pare dalla pianta della Levata, che qui s’inserisce. Vedi pagina120.Sono affittati a Lorenzo Franco, e D. Nicola Santarsiero con istro-mento de’ 13 Decembre 1827 rogato da Notar Bruno di Bella perannui ducati__________________________________________197.45

Confina il primo cioè quello della parte superiore con lo stes-so Principe, e Vincenzo Tiriello, ed il secondo cioè quello del-la parte inferiore confina anche col Principe di Torella, eCataldo Massaro.Vi gravita l’imponibile per ciascun molino di ducati 120 =cioè per entrambi ducati________________________________240.00

Sono riportati nel catasto all’articolo 1134 Torella SignorPrincipe.

TERRITORIO DETTO ISCA COMPRATAPrende una tal denominazione dall’acquisto ne fece il Principedi Torella dal Signor Duca di Sovene di Balvano.Fu soggetto questo territorio a disputa nel 1812 giacchè i bel-lesi opinavano che facesse parte di Platano, e che fosse situa-to nel demanio comunale: i Periti essendo stati discordi diparere, il Signor Commissario Ripartitore Masci con decisionede’ 26 Giugno 1812 disse che vista la perizia de’ 19 Maggio det-to anno sul disparere tra i Periti, se Isca Comprata avesse o nofatto parte di Platano, e considerando doversi rispettare ilpossesso nell’ex Barone, ogni altro dritto della Comune se glicompeteva dovesse esperimentarlo ne tribunali ordinarj, ed èperciò, che il detto territorio rimase interamente al SignorPrincipe.È dell’estensione di tomola 158 seminatorio.Confina con Antonio Grieco di Lorenzo, con Antonio Fuccella,

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con Aniello Alvino, e con Carmine Angrisani.È affittato a D. Gerardo Pepe di Muro a tutto Agosto 1833, conistromento rogato da Notar Bruno di Bella per annui ducati_206.00

Riportato nel catasto sotto l’articolo 1134 Torella Signor Principecoll’imponibile di ducati________________________________268.00

MASSERIE i cui affitti oltre a quelli già indicati sono stati as-sicurati dall’Agente Generale con pubblici istromenti rogati dalNotar D. Michelangelo Bruno di Bella tra l’anno 1827 e 1828 sic-come qui sotto si ravvisa, ed i cui terreni principiando dal bo-sco di S. Sofia costeggiando ancora la parte superiore della fiu-mara di Ruoti da un lato, e dall’altro toccando le colline teni-mento di Bella vanno a terminare al Martiniglio passando perle Cesine, e la Cappella di S. Antonio de’ Casaleni di pertinenzadel Signor Principe di Torella nella quale a spesa de coloni visi celebra la S. Messa ne dì festivi.Terminiamo tali affitti ai 31 Agosto 1833.Questi terreni sono in una continuazione senza distinzione diconfinazione fra loro, ed hanno l’estensione di tomola 4400Riportati nel catasto sotto l’articolo 1134 Torella Signor Principe,vi gravita l’imponibile di ducati_________________________4163.40

PESIVi gravita su quest’Amministrazione un canone di annui ducati31.14 depurati del decimo che si pagano alle Venerabili Cappelledel Sagramento, di S. Maria delle Grazie, di S. Croce, del Rosario,e S. Rocco per interesse al 5 per % su ducati 692 capitali, e prez-zo di alcune vacche, che a tali Reverende Cappelle si appartenevano,e che furono comprate dagli antenati del Signor Principe giustal’istromento di Notar D. Guglielmo Pinto di S. Fele.

IMPORCHIANella pianura tra Atella, e Rionero, e propriamente al pendio

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della stessa in un vallone è sita la detta Imporchia per laMasseria de Neri del Signor Principe.È dell’estensione di tomola 16, e misure 12, cioè tomola 5 di sal-do, tomola 2.10 compongono il sito le grotti, strade, ambito eletto del vallone, e tomola 9.02 sono di territorio censito dal ter-ritorio di Atella.Confina col territorio di Lorenzo Contessa, con quelli delReverendo Capitolo di Atella, e con l’aia e masseria di D.Tommaso d’Andrea; col Regio Tratturo detto di Venosa, e fi-nalmente con la fontana detta dell’Imperadore.Quando piacque al Signor Principe di sgravarnel’Amministrazione di Ripalta in Provincia di Capitanata, e pas-sarla in Basilicata al 1° Decembre 1827 era di 840 Neri, ora pro-gredisce con altre regole, e sotto buoni, e soddisfacenti auspicj.

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La famiglia Caracciolo di Torella e la Basilicata

La famiglia Caracciolo di Torella possedette per lungo tempo territoriposti nella parte settentrionale della Basilicata, in particolare nella zona delVulture-Melfese.

Il primo esponente di casa Torella a legarsi alla Basilicata fu DomizioCaracciolo, che nel 1550 comprò la terra di Torella e il feudo di Girifalco per31mila ducati. Dieci anni dopo con un diploma di Filippo II divenne conte.E già nel 1638 l’erede di famiglia Giuseppe, divenne Principe di Torella, conun privilegio di Filippo V.1

Infatti fu proprio questo Domizio che nel 1596 acquistò dal Principe diAvellino le terre di Bella e Baragiano2 e a soli due anni da questo acquistoDomizio divenne marchese di Bella.3

È dopo circa cinquant’anni dalle prime acquisizioni che un altro espo-nente di casa Caracciolo prese possesso di un altro territorio. Giuseppe Caraccioloacquistò nel 1643 Ripacandida e Monteverde per 32mila ducati dal Principedi Caramanico D. Bartolomeo d’Aquino.4 Oggi soltanto la prima rientra nelterritorio della Basilicata, ma quando nel 1643 Giuseppe Caracciolo le acquistòil loro destino era comune.

Intorno alla metà del XVII secolo si devono le acquisizioni più rilevantifatte dalla famiglia in Basilicata.

Si iniziò nel 1643, sempre con Giuseppe Caracciolo e il Principe di

CAPITOLO IIGLI APPREZZI E LE PLATEE DELL’ARCHIVIO CARACCIOLO DI

TORELLA E LA BASILICATA

1 ASN, ACT, 1/15.2 Idem, 25/4.3 Idem, 1/11.4 Idem, 220/63.

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Caramanico, con l’acquisto di Rapolla e del Casale di Barile per 40mila du-cati5 con tutti i diritti annessi ovvero prime e seconde cause, bagliva, por-tolania e zecca.

Nel 1647, poi, si passò sempre con Giuseppe all’acquisto di Atella conil suo Casale di Arenigro, poi Rionero, per 56mila ducati dal Principed’Ascoli Carlo Filomarino. Ma il riconoscimento ufficiale dell’acquisto ar-rivò solo nel 1663,6 perché l’acquisto fatto regolarmente sub hasta S. Consilij

non fu registrato nei quinternioni per il fatto che c’erano ancora alcune pre-tensioni del Regio Fisco, in particolar modo nei riguardi del casale diRionero. Quest’ultimo infatti era stato eretto senza licenza della RegiaCamera, la quale pretendeva la multa dal possessore. Il riconoscimento uf-ficiale giunse attraverso l’executoriale Regio del Re Filippo in cui venivanorese note condizioni e prezzo di acquisto.

Dopo Giuseppe è Marino Caracciolo, duca di Parete, che proseguìqueste acquisizioni entrando in possesso nel 1677 di Lavello venduta dal Principedi Minervino Muzio Pignatelli, con il trasferimento del titolo di duca di Paretea quello di Lavello.7 Anche l’acquisizione di questa terra si dimostrò piut-tosto prolungata perché Lavello fu messa in vendita dal Sacro Consiglio nel1674 e come si è visto, solo nel 1677 Marino Caracciolo ne entrò in posses-so. Infatti Marino da una parte mise in vendita il suo possedimento diParete, dall’altro si propose per l’acquisto di Lavello. Così, se la vendita diParete fosse andata in Maggiorato al Principe di Avellino, Marino poteva tra-sferire il Maggiorato e le ipoteche su Lavello. In questo modo Marino si cau-telava in quanto se la vendita di Parete non fosse riuscita anche l’acquistodi Lavello sarebbe stato annullato.

Una nuova acquisizione si ebbe nel 1698 quando il figlio di Marino,Giuseppe Caracciolo duca di Lavello, oltre ad ereditare il già consistente pa-trimonio di famiglia, ormai tramandato di generazione in generazione con

5 Idem, 182/6.6 Idem, 124/17.7 Idem, 1/22.

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tutti i suoi titoli connessi, acquistò dal Principe di Piombino le due città diVenosa e Conza8; due città di una notevole rilevanza come la storia prece-dente e futura avrebbe dimostrato.

L’ultimo territorio in ordine di tempo acquisito dalla famiglia sembraessere Ruvo della Montagna nel 1764 o per meglio dire al primo pagamen-to di 395409 ducati che solo dopo quattro anni portò il Principe di TorellaGiuseppe Caracciolo alla compra della detta Terra.

Dopo Ruvo della Montagna non si ha notizia di altre acquisizioni,anche se è ipotizzabile che per un motivo od un altro la famiglia Caracciolodi Torella si sia legata ad altri comuni della Basilicata, come può essere il pos-sesso di piccole proprietà che ebbero in località diverse o il fatto che moltidegli attuali comuni non erano che piccoli agglomerati o comunque dei ca-sali che dipendevano dal più vicino e grande centro.

Gli Apprezzi e le platee come fonte per la ricostruzione del paesaggio e

della “forma urbis” medievale degli insediamenti del Vulture

In origine le platee erano la raccolta dei privilegi e delle prerogative del-la monarchia castigliana fatte dal re Alfonso XI. Successivamente il nome fuesteso ad indicare gli elenchi dei beni appartenenti a grandi amministrazioniecclesiastiche o signorili, ricca fonte di notizie per lo studio della storia eco-nomica. L’uso di tali elenchi rimonta all’epoca romana.10 Mentre per quan-to riguarda il Regno di Napoli questi elenchi cambiano nome diventandoapprezzi, cioè la stima dei beni per la formazione dell’onciario o del catasto.11

In buona sostanza gli apprezzi sono documenti di tipo economico legati al-la vendita di un feudo che permettono di costruire la storia sociale, artisti-

8 Idem 222/27.9 Idem, 226/1.10 Lessico Universale Italiano, Parigi 1969, Vol. III.11 Idem, Vol. II.

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ca e religiosa collegata a quel territorio.12

Gli apprezzi venivano redatti per operazioni economiche, fallimenti oestinzioni familiari ma per la maggior parte in occasione della vendita del-la città, ed in essi veniva descritta la città stessa, con le vie i suoi edifici piùimportanti, i luoghi di una certa utilità sociale come forni, botteghe e fon-tane, per lo più finendo con una stima in denaro della città e del suo terri-torio. Essi venivano stilati dai cosiddetti Tavolari Regi, alti funzionari appartenentiad un corpo speciale del Sacro Regio Consiglio.13

Per quanto riguarda il periodo tardo antico o quello medievale si sa benpoco o quasi nulla della struttura urbana di queste cittadine della Basilicata.Delle strutture urbane di quei secoli sono rimasti pochi episodi isolati ed èquasi impossibile ricostruirne la totalità: sono disponibili scarsi dati sicurie collocabili cronologicamente, con un minimo di certezza.14 Se a questo siaggiunge la scarsa presenza di fonti documentarie attendibili, la situazio-ne si fa sempre più complicata.

Ma grazie agli apprezzi e alle platee risalenti all’epoca moderna, fa-cendo un percorso a ritroso nel tempo e con molta cautela, con l’ausilio diquei pochi documenti esistenti, si riesce a grandi linee ad arrivare ad un ri-sultato attendibile per la ricostruzione urbanistica, in quanto è molto diffi-cile che una città cambi notevolmente aspetto a meno che non cambi com-pletamente sito o sia soggetta ad un cataclisma.

Infatti una costante fondamentale per lo studio della forma urbana èla permanenza di alcuni segni quali le strade, gli isolati urbani, i limiti in-sediativi naturali come un fiume, un versante o creati dall’uomo, come lacinta muraria. La permanenza di tali segni rappresenta una delle poche re-gole a cui fare riferimento, ancorché gli elementi che si manifestano sot-to forma di segni, arrivino a noi modificati nei materiali, nelle funzioni enei dettagli formali.

12 G. Labrot, Quand l’histoire murmure, Ecole Francaise de Rome, Palais Farnese, 1995, p. 3.13 Idem.14 M. Sanfilippo, Medioevo e Città nel Regno di Sicilia e nell’Italia Comunale, Messina 1991, pag 55.

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Una via urbana potrà cambiare il tipo di pavimentazione, subire loca-lizzate variazioni morfologiche in seguito alla costruzione di nuovi tipi difabbrica, o una cinta muraria, quanto questa ultima è ancorata al rilievo al-timetrico dopo un secolo, un millennio, se non intervengono altri fattori chegenerano effetti di grosso impatto sul tessuto urbano, hanno molte possibilitàdi conservare, in linea generale, il loro tracciato.

Tale fenomeno viene chiamato dagli umanisti legge di persistenza delpiano, per cui una città dopo un cataclisma, se non è spostata di sito o noninterviene un piano di ricostruzione razionalizzante, praticamente si rico-struisce su se stessa, in genere rispettando i vecchi confini.15

Studiare l’architettura di un’epoca storica significa conoscere uno spac-cato della cultura, dell’arte, della tecnologia e della società.

Infatti per la stesura di questo lavoro sono stati ricercati nell’ACT tut-te quelle notizie e quei documenti utili per la stesura della storia dei paesisoggetti alla famiglia Caracciolo di Torella.

Nell’ACT sono presenti 11 documenti tra apprezzi e platee riguar-danti il Vulture-Melfese, quasi tutti redatti in occasione della vendita del-la città da un Signore ad un altro.

Originale: Platea generale dei territori appartenenti alla casa di Torella del 1835

(appendice)

Copia autentica: apprezzo di Atella del 1615 stilato dal Grasso

(documento n. 1)

Copia semplice: apprezzo di Lavello del 1629

(documento n. 2)

Copia semplice: apprezzo di Venosa del 1635 redatto dal Tango

(documento n. 3)

Copia semplice: apprezzo di Ripacandida del 1642 redatto dal Tango

(documento n. 4)

15 M. Sanfilippo, op. cit., p. 11.

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Copia semplice: apprezzo di Atella del 1642 stilato dal Tango

(documento n. 5)

Copia semplice: apprezzo di Lavello del 1668 redatto dal Tango

(documento n. 6)16

Copia semplice: apprezzo di Ripacandida del 1693 redatto dal Galluccio

(documento n. 7)

Copia autentica: apprezzo di Venosa del 1696

(documento n. 8)17

Copia autentica: apprezzo di Venosa del 1713 redatto dal Di Gennaro

(documento n. 9)

Copia apprezzo: di Ruvo del 1740 redatto dal Caputo

(documento n. 10)

Un’altro motivo che ci fa percepire l’importanza di questi documentirisiede nel fatto che, la maggior parte di essi, fu stilata nel periodo compresotra due dei più disastrosi eventi tellurici a cui fu soggetta la Basilicata:quello dell’5 dicembre 1456 e quello dell’8 settembre 1694.

Per quanto riguarda i paesi del Vulture-Melfese è possibile tracciare del-le linee generali riguardanti la struttura degli abitati. Arroccati sulla cima del-le alture si snodano su uno dei pendii della stessa, circondati da torrenti efiumi ai piedi dei rilievi, e trovano nel castello e nella chiesa madre i poli daiquali si dipartono le strade più importanti.

Infatti nel medioevo i cantieri nei quali si investivano le maggiori risorsee che vedevano la partecipazione delle maestranze più qualificate erano quel-li della cattedrale e del castello.

Il castello all’epoca era legato ad una funzione vitale: la difesa e il con-trollo di un’area geografica o di un regno. Esso veniva eretto spesso al limite

16 Anche in A. Capano, Venosa Lavello Spinazzola Minervino in età moderna, Tarsia n. 1, Rioneroin Vulture, 1998, pp. 71-81.

17 Anche in A. Capano, Note storiche su Venosa in margine ad un apprezzo del 1696, in BollettinoStorico della Basilicata n. 7 del 1991, p. 33 e sgg.

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della cinta muraria, ad esempio Venosa, perché veniva considerato un ele-mento di difesa per la città ma anche un simbolo accentratore che limitaval’autonomia della popolazione.

Per svolgere tale ruolo si sceglieva una posizione topografica soprae-levata che consentisse di poter osservare dall’alto un vasto territorio. Il ca-stello doveva trovarsi, inoltre, ad una distanza ragionevole da un altro perpoter osservare e codificare i messaggi di fumo di giorno, e fuoco di notteprovenienti da quest’ultimo e che servivano a trasmettere informazionida un luogo ad un altro.

Un’opera fortificata entrava, dunque, a far parte di una rete di punti divedetta che assolveva al compito fondamentale di garantire il controllo e ladifesa militare. Per tale ragione essi sorgevano nelle vicinanze di una stra-da, di un fiume o di un confine.

Ma il castello costituiva anche la ragione di esistere di una città. Il ca-stello beneficiava da una parte della collaborazione dei cittadini nell’orga-nizzazione della difesa, dall’altra della resistenza delle mura di cinta alle sol-lecitazioni offensive delle truppe assedianti. Quando il castello e la cinta mu-raria si integrano e costituiscono un unico sistema di difesa urbana, allorala città nel suo complesso era difficilmente espugnabile.

Per quanto riguarda il territorio del Vulture il fenomeno dell’incastel-lamento trova il suo pieno sviluppo in età normanna tra l’XI e il XII secolo.La tipologia più ricorrente è la torre, quella cosiddetta a donjon, ossia tor-ri a pianta quadrata di lato variabile, che si articolavano su due o tre livel-li fuori terra, più un piano seminterrato, in cui era ubicata la cisterna.

In quest’area, purtroppo, la gran parte della strutture di epoca normannacol tempo o viene distrutta o inglobata dai nuovi corpi di fabbrica.

A partire dal XIII secolo l’impianto castellano si perfeziona dal puntodi vista dei criteri distributivi degli spazi. La torre-castello viene circonda-ta da corpi di fabbrica che si sviluppano in maniera concentrica. Pertanto apartire dall’epoca federiciana una nuova concezione architettonica e mili-tare prende piede. Il castello si articola intorno ad uno spazio centrale,

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questa volta non costituito da un volume, quale la torre, ma da una corte chediventa l’elemento connettivo tra i corpi di fabbrica che la delimitano.

Spesso vicino al castello o al palazzo del signore, era costruita la catte-drale, ad esempio a Lavello, in modo da far diventare anche questo edificioil simbolo di un altro potere con il quale il cittadino si doveva confrontare.

La cattedrale rappresenta l’elemento cardine del tessuto urbano, il ful-cro dal quale si diparte ogni elemento della città. La centralità dell’edificiosacro nell’ambiente urbano corrispondeva alla centralità che la teologia e laspiritualità avevano nell’ambiente sociale. La cattedrale diventa il simbolodella città che la ospita e dona ad essa prestigio e ricchezza. La cattedrale dun-que diventa anche simbolo di difesa ubicata in posizione strategica quan-to un edificio difensivo.

Nell’area del Vulture-melfese, le cattedrali sono state oggetto, da par-te dei vari signori feudali o delle comunità religiose in esso insediate, di con-tinui restauri o ampliamenti, in alcuni casi ristrutturate sia nell’impianto pla-nimetrico che nel disegno architettonico, sconvolgendo irreversibilmente lafacies originaria.

Ma la facies territoriale della Basilicata era caratterizzata non solo dal-le grandi città ma anche da piccoli villaggi, detti casali. Essi erano nati perlo più nel corso dell’XI secolo, erano insediamenti demici di piccole dimensioni,provvisti, ad esempio Monticchio dei Normanni, o sprovvisti, ad esempioMaschito, di una cinta muraria, di solito ubicati vicino ai paesi più popolatidai quali dipendevano. Avevano una struttura abitativa con una tipologiacostruttiva molto semplice.18 La loro maggiore possibilità di sopravviven-za durante un assedio nemico, era data dalla presenza e resistenza passi-va di una fortezza, presente all’interno dell’abitato magari in posizione de-centrata, e sulla preparazione all’arte militare delle guarnigioni ivi alloggiate.

18 A. Pellettieri, Castelli e nuclei demici della regione del Vulture tra Normanni, Svevi e Angioini, inCastra ipsa possunt et debent reparari, Atti del Convegno Internazionale di studio promossodall’Istituto Internazionale di Studi Federiciani Consiglio Nazionale delle Ricerche, Castellodi Lagopesole, 16-19 Ottobre, pp. 41-57.

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La loro importanza, spesso, risiedeva nell’essere centri sui quali si basa-va lo sviluppo agricolo, quindi economico, della città da cui dipendeva-no.

Ma la grave crisi demografica che attanagliò l’intera Europa non risparmiòcerto queste contrade che si spopolarono, provocando in molti casi la mor-te di questi casali.

Dopo questa panoramica generale delle strutture urbane degli abitati del-l’area Vulture-Melfese, passiamo allo studio particolareggiato dei vari paesi.

Atella

La terra di Atella (Tav. 1) nacque e progredì in un momento in cui l’in-tero Regno di Napoli viveva una fase di crisi profonda da ogni punto di vi-sta: denatalità, mortalità infantile, guerre ed epidemie, quali la peste.

La data di rifondazione della città è quella del 1330 fissata dalla tradi-zione storica19. Nel giro di pochi anni Atella divenne la terra più grande e piùpopolata della Basilicata raggiungendo il massimo sviluppo nel 1400, assunsela funzione di “capoluogo” della Valle di Vitalba assolvendo tutti i compi-ti di centro coordinatore di quella zona con il dovere di ridare una nuova sta-bilità politica ad una zona che per troppo tempo aveva subito usurpazionie violenze da parte dei feudatari locali.20

La sua struttura urbana è caratterizzata da alcuni tratti che si ritrova-no in tutte le città di fondazione. Presenta una cinta muraria lunga circa 2Km e mezzo, su cui si aprivano quattro porte di accesso denominate PortaMelfi o Porta del Capo, Porta Potenza o Porta di San Leonardo o la Fontana,Porta Napoli o Porta di Piedi e il Portello, che venivano a nascere alle estre-

19 G. Fortunato, I Feudi e i Casali di Vitalba ne’ secoli XII e XIII, Trani 1898.20 A. Pellettieri, Dai casali della valle di Vitalba alla nascita della Terra di Atella: territorio, storia feu-

dale, sviluppo urbano e sociale tra medioevo ed età moderna, in Dal Casale alla Terra di Atella. Venosa,1998.

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mità di due strade principali che formavano una croce suddividendo la cittàin quartieri ben squadrati. 21

“…All’entrare di detta Terra, quando si và da Melfi, si ritrova una porta, che

è la principale vicino il Castello, quale corrisponde ad un’altra dove si và a Santo

Fele, ed altri luoghi, e dalla parte di Oriente si ritrova un’altra porta per la quale

si và a Potenza, ed altre Terre, la quale corrisponde ad un’altra porta verso

Occidente, da dove si và alla Città di Napoli, ed altre Terre. Dentro poi la detta Terra

di Atella vi sono quattro strade principali larghe, magnifiche, e piane, per le quali si

può andare con Carozza, come quasi per tutta la maggior parte dell’intiero territo-

rio, oltre altre strade per dentro similmente piane. E caminando da detta strada prin-

cipale, si và ad incontrare la piazza, quale è molto grande, e quadra, ornata con tre

piedi grandi di olmi, ed intorno vi sono molte tittate, sotto le quali si può andare, e

starvi, ed in particolare serveno per boteche di Mercanti nelli tempi delle Ferie…”22

Il punto centrale della città è rappresentato dalla Piazza Grande, det-ta anche dell’Olmo, dove di solito si svolgevano i mercati, sorgeva l’edifi-cio politico-amministrativo più importante, si affacciava la Chiesa Madre23.Sulla via principale nascevano le botteghe e le case degli artigiani e si svol-gevano tutte le operazioni economiche più importanti.24

Nella parte nord della cinta muraria vi era un castello, che oggi purtropposi presenta in un pessimo stato di conservazione ed andrebbe completamenterestaurato. Ma una fonte del 1615 ci offre la descrizione in ogni suo particolare:

“…Avanti, che si entra in detto Castello, quale è monito di fossi con quattro

Torrioni intorno, si ritrova un largo detto la Cittadella murata, et si entra da un pon-

te di tavole a levatura, sopra il quale vi è una porta con le arme del detto Signor Principe,

e caminando si ritrova un’altra porta con la guarda porta, con Cortiglio e due ci-

21 M. Saraceno, Considerazioni su “La capitolazione di Atella del 1496 –Nota cronologica” di G. Racioppi,in “Radici” 9, 1991, p. 119.

22 ACT, ASN, Apprezzo di Atella del 1615 (Documento 1).23 A. Pellettieri, Ubicazione dedicazione delle Cattedrali lucania dalle origini al XII secolo, in “Città

Cattedrali e Castelli in età normanno-sveva: storia territorio e tecnica di rilevamento”, acura di A. Pellettieri e N. Masini, Tarsia 19 numero speciale, Rionero in Vulture 1996, pp.31-48.

24 A. Pellettieri, Dai casali della …, op. cit.

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sterne atte a tener acqua, et in piano di detto Cortiglio una cocina grande con for-

no, con una dispenza, et saglituro, che serve per portare le vivande coperte sopra il

Castello, con stalla grandissima con le balaustri intorno. Vi è un’altra stalla appresso

in piano, dai lochi da tener paglia, e nel medesimo Cortiglio dall’altro lato si ritro-

va un Cellaro, et tre altre stanzie terrane, in una delle quali vi è un forno grande per

cocere il pane, et un’altra porta dalla quale si và alla Cittadella per ponte, et sagliendo

per una grata si ritrova una loggetta coverta, da dove si entra in uno salone, et una

cappella in piano di detto Salone, et da un braccio si ritrovano quattro camere in pia-

no, et in fronte de detto salone un’altra camera a lamia dentro uno di detti Torrioni

da un altro lato di detto Salone, si ritrova un camerone con una loggia coverta, qua-

le si chiama belvedere. In capo della quale vi è una cammeretta, et appresso segue

un’altra Sala, la quale serveria per l’altro abitamento, et sequitando detta Sala, si

ritrovano sette altre Camere in piano, quale Castello ut supra descritto, hà bisogno

di alcune reparazioni, et saria habitazione molto comoda…”25.

Atella era dotata di chiese sia all’interno della cinta muraria che nel ter-ritorio extraurbano. La chiesa di S. Nicola, oggi sconsacrata e sede della bi-blioteca comunale, la Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria che oggi si pre-senta con una struttura ad una sola navata, e S. Eligio, oggi non più esistente,dividevano la città in tre giurisdizioni parrocchiali affidate a tre diversi or-dini: i francescani26, i domenicani27 e gli agostiniani. Le loro comunità nascevanomolto distanti fra di loro e in tre diverse circoscrizioni parrocchiali in mo-do tale da avere un campo d’azione ben suddiviso visto che vivevano di ele-mosina e predicazione garantendosi così la loro sopravvivenza.28

Le altre chiese nascevano sulle strade principali: la chiesa di S. Caterina,la chiesa di S. Benedetto e dello Spirito Santo, la chiesa di S. GiovanniBattista.29

25 ASN, ACT, Apprezzo di Atella del 1615 (documento n. 1)26 E. Bertaux, I monumenti medievali della Regione del Vulture, in “Napoli Nobilissima”, supple-

mento, anno VI 1897, pp. XVII-XVIII.27 L. Guglielmo Esposito O.P., I domenicani in Basilicata. Ricerche e documenti, in AFP, pp.391-39228 A. Pellettieri, Dai casali della…, op. cit. 29 Idem.

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Atella, inoltre, annovera la presenza di alcuni importanti monasteri tra cui

quello femminile di S. Benedetto che il tavoliere Honofrio Tanga definisce: “…an-

tichissimo… il quale è loco grande con giardino cinto d’alte mura. In piano vi è

uno claustro coverto intorno in piano vi è il refettorio, cocina dispensa et altre stan-

ze per comodità e per grada di fabrica si sale a due dormitorij, dove sono più ca-

mare capaci al numero di 33 Monache coverte con tetti…”30.

Rimane da segnalare la Chiesetta di San Martino situata nei pressi delCastello vicino il Palazzo Badiale e la Chiesa di Santa Maria di Pierno31 chele fonti non permettono di ubicare.32

Nel territorio extraurbano sono elencate la chiesa con l’annesso conventodi S. Maria degli Angeli, S. Maria di Pierno e S. Maria di Vitalba, di cui par-leremo nei paragrafi seguenti.

A differenza di altre città, Atella si sviluppò fino alla fine del XVI secoloincurante di tutti i problemi che invece attanagliavano il Regno.

Baragiano

Alla confluenza nel Platano delle fiumare Isca e Marmo sorgeBaragiano arroccato su una collina rocciosa a forma di triangolo e circondatoda montagne.

L’origine del suo toponimo è da far risalire al medioevo, esso stava adindicare il barragium cioè il diritto di pedaggio che era pagato alle barre diuna città, o ponte o via sbarrata dal feudatario al transito delle greggi o deimercanti. Da barragium è derivato Barragianum in significato di luogo pro-prio o destinato a pagare il pedaggio. A questo Barragiano pagavano il pas-so le greggi che dalla valle del Sele risalivano ai pascoli degli Appennini, det-

30 ASN,ACT, Apprezzo di Atella del 1642 (documento n. 5)31 V. Verrastro, Il santuario di Perno fra XVI e XVII secolo, in “Concilio di Trento nella vita spiri-

tuale e culturale del Mezzogiorno tra XVI e XVII secolo”, Atti del Convegno di Maratea (19-21 giugno 1986), a cura di G. DE ROSA e A. CESTARO, Venosa 1988, pp. 593-616.

32 A. Pellettieri, Dai casali della…, op. cit.

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ti i Foi, tra Picerno e Potenza. A testimonianza di tale fatto, vicino al paesevi è un piano detto proprio Piano della Dogana,33 la cui presenza è testimoniatadai seguenti passi:

“Case rustiche numero due, e cortile con 4 soprani diruti, nel luogo detto Dogana

Vecchia, e che in tempo della giurisdizione servivano per uso di dogana dell’esten-

sione misure 4.”34

Ed ancora:“Sito dirimpetto le fabbriche dirute della Dogana Vecchia di cui di sopra si è

parlato, frammezzandosi la via pubblica, che da Bella conduce a Baragiano.”35

Non è semplice ricostruire la sua storia urbana in quanto non vi è uncontinuum storico, ma solo nomi di feudatari o notizie di tassazioni che nonpermettono di avanzare nessuna ipotesi.

Uno dei suoi Feudatari fu Riccardo di Santa Sofia che nel 1187 raccoglievatruppe per esigenza della III crociata tra i suoi feudi di Baragiano, Santa Sofia,Marmo e Muro.36

Nella Cedula taxationis, cioè nel registro delle tasse, Baragiano compa-re nel 1275 per un ammontare di once 4 tarì 25 e grana 4.37

Per quanto riguarda la diocesi di appartenenza, Baragiano era sottopostanel 1310 alle pertinenze del Vescovo di Muro Lucano e venne tassata dallaCamera Apostolica per 7 tarì essa aveva una pieve ovvero un’arcipretura.38

Ma dopo solo 14 anni essa è sotto la pertinenza del Vescovo di Potenza quan-do venne tassata per 7 tarì e 10 grani.39

A dominare l’abitato di Baragiano nel medioevo vi erano la Chiesa Madreed il Castello da cui si diramavano le varie strade.

33 G. Racioppi, Popoli della Lucania e della Basilicata, Matera 1970, Vol II, p. 36.34 ASN, ACT, Fasc. 52 Inc. 15, Platea Generale dell’Amministrazione del Principe di Torella in

Provincia di Basilicata del 1835 (appendice al capitolo primo).35 Idem.36 E. Jaminson, Catalogus Baronum, Roma 1972, n. 472.37 Registri della Cancelleria Angioina ricostituiti…, XIII, Napoli 1959, p. 310.38 Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Apulia-Lucania-Calabria, Città del Vaticano 1939,

p. 155.39 Idem, p. 170.

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Non è possibile stabilire la dedicazione medievale della Chiesa Madre,oggi intitolata all’Assunta, in quanto le prime notizie sul cristianesimo aBaragiano risalgono al XVI secolo quando furono redatti i primi registri par-rocchiali e composte le iscrizioni della cappella dell’Annunziata.40

Baragiano era divisa nei quartieri Chiesa-Castello, Sant’Angelo e DietroBarile, notizia ricavabile dal catasto conciario del 1753.41 Notizia che fapensare che anche nel medioevo vi era questa divisione.

Si può presumere che la città fosse cinta da mura, notizia ricavabile dauna visita ad limina del 1679, nella quale si parla che Baragiano aveva in quel-l’anno tre cappelle poste extra et intra moenia.42

La presenza del Castello è testimoniata in un documento delle fonti ara-gonesi, vol. III del Quaternus Sigilli pendentis di Alfonso I (1452-1453)43 in cuisi parla di un castello ubicato nella parte alta e dominante dell’abitato di cuisi scorgono i ruderi di una massiccia costruzione a forma rettangolare, le cuimura sono state costruite con pietre di arenaria a forma di parallelepipedocon incise alcune lettere greche, che fanno pensare alle mura pelagiche. Lestesse pietre furono usate per la costruzione del pianterreno ed il primo pia-no del campanile della chiesa.44

Barile

Situato su una collina in mezzo a due torrenti, Barile esisteva nel XII se-colo come casale di Rapolla. La più antica testimonianza pervenutaci è unbreve pontificio di Papa Eugenio III del 1152 che elenca i casali e le parroc-chie comprese nella giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Rapolla; tra

40 G. F. D’Andrea, Baragiano Sacra, in Baragiano, Muro Lucano 1983. 41 Idem, p. 30. 42 Idem, p. 39. 43 F. Lizzadro, La Storia di Baragiano, in Baragiano, Muro Lucano 1983, p. 289. 44 G.F. D’Andrea, op. cit, p. 38.

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esse è nominata la chiesa di Santa Maria di Barile, con Casale.45 Certamenteil casale era popolato da qualche tempo, visto che quel breve si richiama aprecedenti sanzioni e conferme di pontefici a partire dal Alessandro IIIche fu Papa dal 1061 al 1073.

La chiesa di Santa Maria è forse una delle tante Santa Maria di originebizantina, che rimanda ad una prima fase di colonizzazione del territorio chevedeva intorno a cappelle subdivali aggregazione e raccolta di nuclei abi-tativi secondo il costume grecanico.46

Nella Platea Generale dei beni appartenenti al Principe di Torella rica-viamo la descrizione di un Palazzo, che probabilmente è la ricostruzione informe ampliate della masseria di Federico II, della cui esistenza apprendiamodallo Statutum de Reparatione Castrorum:

“…composto di camere trenta

sottani tre

terrani 2

cantine 3

giardini due cioè uno di delizie ed un altro ortolizio dell’estensione entrambi

di tomola tre..”47

Dal 1152 non ci sono più notizie di Barile e si deve arrivare al 1275 quan-do di nuovo compare in un registro angioino in cui è nominato un feuda-tario di Barile, un certo Taddeo che fu privato del feudo all’arrivo di CarloI d’Angiò.48

Poi compare nuovamente in un documento del 1314, col quale Carlo,figlio di re Roberto, riconosce, ad istanza del vescovo di Rapolla Pietro, il di-

45 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, Trani 1898.46 S. Tranghese, Itinerario storico-critico sulle cripte vulturine, in Radici, rivista lucana di storia e

cultura del Vulture, n. 5, 1990, p. 29. 47 ASN, ACT, Fasc. 52 Inc. 15, Platea Generale dell’Amministrazione del Principe di Torella in

Provincia di Basilicata del 1835 (appendice). 48 L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, ristampa anastatica Bologna

1987.

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ritto di pascolo nella valle di Vitalba agli abitanti di Barile e Rionero.49

Dal breve di Papa Eugenio III passano circa centosessantadue anni nelcorso dei quali di Barile non vi è traccia. Con il 1325 la Ecclesia casalis Barilis

è nell’elenco delle dipendenze di Rapolla che pagano decime alla chiesa diS. Pietro a Roma.50

Infine il casale di Barile è citato dal vescovo Bernardo nella richiesta difondazione di Rionero nel 1332 intorno alla chiesa di Sant’Antonio.51

Dopo quest’ultima notizia di Barile si perdono le tracce e non sappia-mo se soffrì le angherie del vescovo-feudatario di Rapolla o continuò a vi-vacchiare fino alla venuta degli albanesi, avvenuta tra la fine del 1477 e laprimavera del 1478.52

Gli scuteriani, che lasciarono Venezia dove si erano rifugiati per man-tenere la loro fede religiosa, trovarono Barile quasi deserto, sebbene è pro-babile fossero ancora visibili le tracce di un preesistente insediamento uma-no. Ancora aggi una parte dell’abitato è chiamato scurdiani o scuteriani. Esono rimaste le loro prime abitazioni incavate nel tufo della collina.53

Bella

Caso isolato per quanto riguarda la struttura urbana dei paesi dellaBasilicata è Bella.

Essa sorge su una dorsale tra due torrenti del bacino del Sele. È protettada tre lati da montagne, l’unica parte aperta si trova a sud.

Per questa sua particolare conformazione, in Bella si è sviluppato un cri-terio costruttivo basato sulla centralità di una torre, che veniva protetta sui

49 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, Trani, 1898, p. 12.50 Rationes decimarum italiane sec XIII e XIV, Citta del Vaticano, 1939.51 G. Fortunato, Rionero Medievale, Trani 1899.52 A. Pellettieri, Gli insediamenti albanesi nel territorio del regno di Napoli tra XV e XVII secolo, con-

vivenza ed integrazione, in Annali della Facoltà di Letetre e Filosofia, 1992-1993, Potenza 1995.53 Idem.

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lati nord, est ed ovest da una cinta muraria e sul lato sud da una cortina dicase. Ma a sbarrare ulteriormente la strada a chi veniva da sud vi era unacollina su cui si costruì una torre di vedetta. Queste due torri erano quasi unadi fronte all’altra.54

L’alto muro continuo che cingeva la torre racchiudeva un vasto spazioche fu chiamato Giardino del Castello. Nessun indizio porta a credere cheil citato muro di cinta, detto del Giardino, si prolungasse ai lati e sul davanti.È evidente la funzione difensiva della case costruite davanti la facciatasud del castello e il saldarsi di essa ad est ed ovest alla cinta del Giardino,con la chiusura all’interno di un ampio spazio rettangolare, detto in segui-to Piano del Castello.55

Ma l’abitato di Bella fu sempre in continua espansione, espansione chepossiamo leggere con l’esame delle tre diverse cinte di case, pressoché con-centriche, costruite a cingere la collina. Le direttrici di queste ultime ri-specchiavano un certo ordine: la strada a monte di ogni cinta faceva sì chele case di questa fossero intus, quella a valle era sempre extra moenia.56

Ogni cinta comunicava con l’esterno e con le altre per mezzo di porte, lequali, poste in punti nodali erano sempre in perfetta corrispondenza fra lo-ro. Ovviamente, vi erano case sotto e sopra l’arco di queste porte. I portelli del-l’ultima cinta, che era sempre la più recente, chiuedevano le vie di accesso al-la “Terra” ed erano spesso genericamente chiamati “Porte della Terra”.57

Il centro del paese si trovò da sempre all’interno della prima cinta; lì sicollocarono il castello, il magazzino del grano, la corte Marchesale, un for-no ed una cisterna. Mentre a valle, sul torrente Pisciolo, vi era il mulino Baronale.58

Una bolla del 1442 attesta la presenza in Bella di una chiesa intitolata aSan Michele Arcangelo, chiesa data in concessione dal vescovo di Muro, Giovanni

54 M. Martone, Incastellamento ed evoluzione urbanistica del centro storico di Bella, p. 21.55 Idem, p. 31.56 Idem, p. 32.57 Idem, p. 34.58 Idem, p. 37.

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di San Felice, a don Enrico, a don Tommaso e al diacono Pietro. Ma dalla bol-la si evince che probabilmente questa chiesa è la chiesa di S. Angelo in Perniconcessa da Papa Pasquale II alla diocesi di Muro, ed essendo egli Papa dal1099 al 1118 potremmo affermare che essa è una chiesa medievale.59

Ma al periodo medievale potrebbero appartenere anche le chiese SanLorenzo, Santa Maria della Pietà, San Rocco, Santa Croce, San Pietro e SanNicola essendo questi santi martiri dei primi secoli del cristianesimo.60

Il castello, che in origine era soltanto una grande torre, nel 1567 venneampliato da Agostino Rondone di Melfi, signore di Bella e del feudo di S.Sofia.61 Dalla Platea Generale ricaviamo un’utile descrizione di questo castellovisto che per effetto dei terremoti esso crollò quasi del tutto62:

“Sito nell’abitato della Comune di Bella in luogo elevato all’estremità di det-

ta Comune, ed in un piano alquanto inclinato. È composto d’un cortile con due ma-

gazini, ed una stalla per sette cavalli. Nel primo piano v’è altro magazzino, ed un

giardino in pendio. Nel 2° piano vi sono nove stanze, compreso un salone, ed una

cucina. Il terzo piano fu demolito dopo le scosse dei tremuoti. All’entrata del cor-

tile vi sono due stanze, una alla sinistra, e l’altra a dritta dell’entrata, che sono af-

fittate alla Comune per uso di carcere, e ciò per annui ducati 12.00”.63

Di notevole interesse risultano essere anche le piantine, di seguito riportate,del Casino e dei Bagni di San Cataldo (Tav. 2 e 3) che si trovavano nella Comunedi Bella.64

59 Idem, p. 23.60 Idem, p. 24.61 Idem, p. 28.62 Idem, p. 30.63 ASN, ACT, Platea Generale dell’Amministrazione del Principe di Torella in Provincia di Basilicata

del 1835, (appendice al capitolo primo).64 Idem.

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Gaudiano

Per meglio conoscere la zona circostante Lavello in epoca medievale bi-sogna parlare del casale di Gaudiano.

In località S. Paolo, non molto lontano dall’ex Masseria Fortunato, si so-no trovate le strutture murarie e resti ceramici di una villa romana risalen-te all’età imperiale.65 Quest’antica villa romana fra i secoli VI e VII si trasformòin massericia, cioè un importante centro di sviluppo agricolo ed economico.66

Ed è proprio in seguito a questo mutamento che sulla collina di PostaScoscia sorse l’insediamento longobardo-bizantino su cui si fonderà laGaudiano mediaevale.

Grazie alla sua funzione di masseria, Gaudiano risulta uguagliata adaltre città di notevoli dimensioni sia come guadagni che come prodottidella terra.

Paragonando i versamenti, che avvenivano almeno una volta a settimana,di una certa quantità di prodotti al Secreto Apulie su richiesta del sovrano del1269 questo paragone viene posto in evidenza: infatti Gaudiano doveva ver-sare 100 pezzi di pane e 25 salme di orzo; 200 pezzi di pane , 4 salme di or-zo e 30 salme di vino da parte di Melfi; 1550 pezzi di pane, 40 salme di or-zo e 20 salme di vino da parte di Venosa.67

Un altro paragone si potrebbe fare con la città di Lavello. Infatti da undocumento del 1270 si evince che la masseria regia di Gaudiano avevaprodotto 4 salme e 6 tomoli di biade, 67 salme e 2 tomoli di orzo, 72 salmedi grano, 1 salma e 2 tomoli di fave. A differenza della masseria di Lavelloche aveva prodotto 3 salme di biade, solo 39 salme di orzo (la metà rispet-to a Gaudiano), 53 salme di grano e 1 salma di fave.68

Il feudatario di questo casale era il vescovo di Melfi e, visto che nell’anno

65 M. Salvatore, Venosa: un parco archeologico ed un museo. Come e perché, Taranto 1984, p. 27.66 M. Carretta, Gaudiano, in Radici, 11, 1992, pp. 101-135.67 G. Fortunato, La badia di Monticchio, Trani, 1904.68 Idem.

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1269 ne venne riconfermato il possesso69, si può dedurre che anche in anniprecedenti l’appartenenza era la stessa.

Ma è proprio in questi anni che i vassalli di Gaudiano si ribellano in unamanifestazione contro il vescovo di Melfi, loro feudatario, che chiede il le-gnatico e non rispetta la proprietà altrui. Ingiuriato, il vescovo intende pu-nire i suoi vassalli e si rivolge al Giustiziere di Basilicata Riccardo diClermont, il quale ascoltate le parti condanna l’università di Gaudiano nel1271 al pagamento di 200 once a titolo di risarcimento del danno morale.70

Da una tassazione del 1320 abbiamo che Gaudiano era tassata per 350,a differenza di Lavello che ne aveva 89, solo 1/4 del vicino Casale.

Di Gaudiano sappiamo le sue rendite, i suoi prodotti i suoi abitanti manelle fonti manca qualsiasi riferimento che possa aiutarci a capire la distri-buzione degli spazi e delle relative funzioni.

Ma da una pietra arenaria con un’epigrafe in caratteri gallo-franchi po-sta come architrave all’interno di una chiesa nella Masseria di Gaudianofatta edificare dai fratelli Fortunato di Rionero nel 1899, si ha notizia del-l’esistenza a Gaudiano di una chiesa di S. Paolo, fatta costruire per vole-re del vescovo di Melfi, Saraceno, feudatario del casale di Gaudiano, nel-l’anno 1310,71 certamente posta in un’area centrale intorno a cui si sviluppòil casale.

Con la metà, però, del 1300 e la crisi demografica il casale nato intor-no alla masseria rimase deserto. La masseria, invece, continuò ad essere uti-lizzata come deposito di prodotti agrari e col tempo perse il ruolo determinanteper l’economia del territorio.

Di questo casale è stata ritrovata una pianta (Tav. 4), risalente certamenteal 1771 che delimita i territori e colloca la masseria, probabilmente quella diFederico II, e una fattoria.72

69 Idem.70 Idem.71 A. Rosucci, L’azienda dei Fortunato in agro di Lavello…, pp. 99-100.72 ASN, ACT Fasc. 51 Incart. 10.

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Ginestra

Casale di Ripacandida, edificato su un colle che il Principe di Melfi TroianoII Caracciolo nel 1478 concesse alla famiglia Mazzacaradei duchi diCastelgaragnone per la sistemazione della popolazione albanese in fuga dailoro territori. Il nome originario era Massa Lombarda, che poi mutò topo-nimo in Ginestra.

Questo nome lo ritroviamo comunque compresente ancora nell’apprezzodel 1642 in appendice “…Distante detta Terra un miglio dentro il territorio ver-

so Levante vi è il Casale, quale và incluso a detta Terra, detto della Genestra alias

Lombarda…”.73 Quindi questo può far presumere che per ricercare documentio notizie su Ginestra dobbiamo cercare il toponimo di Massa Lombarda.

Ginestra a distanza di anni dalla sua fondazione era solo un piccolo ag-glomerato di poche case con una trentina di abitanti, ma era comunque do-tata di una chiesa con il suo prete.

Lavello

Lavello nasce nel neolitico sui monti dirimpetto la valle dell’Ofanto edil corso dell’Olivento grazie alle migrazioni ed agli spostamenti delle popolazioni.La sua presenza sul territorio e le sue attività sono state in continua espan-sione come dimostrano i numerosi reperti archeologici ed il grande nume-ro di tombe disseminate intorno all’attuale cittadina.74

Nel periodo VI-VIII secolo inizia una nuova ridefinizione di Lavelloe del suo territorio. Infatti con l’abbandono degli insediamenti intorno al-la città e con la formazione del ducato longobardo di Benevento il territo-rio di Lavello viene incluso nel dominio longobardo. Ma l’assenza documentaria

73 ASN, ACT, Apprezzo di Ripacandida del 1642 (documento n. 4).74 A. Rosucci, Da Forentum a Lavello, in Radici 14, Rionero in Vulture, 1994, p. 5. 75 A. DI Chicco, L’insediamento sul Pescarello di Lavello (Labellum), in Radici 13, 1993

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di fonti molto antiche non permette di avere un chiaro riferimento su comela vita è proseguita nell’altomedioevo.

Sulla collina chiamata Pescarello sorge la Labellum medievale75 il cui abi-tato si stabilizza alla fine dell’VIII secolo. Il ritrovamento su questa collinadi una grande quantità di materiale epigrafico di una colonia ebrea fa pre-sumere la preesistenza di un insediamento urbano consistente,76 docu-mentato ancora nel X e XI secolo. 77

Lavello è un importante centro bizantino alla fine del X secolo e nel 1025diviene sede vescovile appartenente all’arcivescovo di Canosa.78

Il suo sviluppo è ulteriormente confermato dalla decisione presa daiNormanni, di creare a Lavello nella metà dell’XI secolo una delle loro pri-me contee, dopo la cacciata dei Bizantini dalla Puglia e dalla Lucania.79 Essine ridefinirono la struttura urbana: sotto il conte Attolino, ampliarono e ri-pararono la cattedrale e la dotarono di una cinta muraria80 perché da quelperiodo in poi viene indicata con il termine di castrum Labelli.81

Nella cinta muraria si aprivano le porte di ingresso alla città, notizia cheapprendiamo dall’apprezzo del 1629

“…Tiene essa due Porte principali, una come ho detto di sopra verso Ponente,

nominata la Porta della Barra, dove da là intesi al Palazzo è una bella strada drit-

ta, e larga mattonata, et da detta Porta similmente si và a spasso alla Chiesa de Zoccolanti,

e poi Cappuccini. L’altra Porta stà a Levante in luogo di Pennice dalla quale si và

a Canosa, Montorvino et altre parti, e sono altre Porte piccole, delle quali si servo-

no per cacciare l’immunditie fuora, e per uscir da quelle quando li cittadini non vo-

gliono passare per le strade maestre.”82

76 A. Rosucci, Da Forentum... op. cit., p. 13.77 G. Fortunato, Badie, feudi, baroni della valle di Vitalba, Mandria 1968, vol. II, p. 174.78 Idem, p. 172.79 A. Rosucci. Op. cit. p. 13.80 C. Beguinot, Il Vulture- Ritratto di un ambiente, Napoli 1960, p. 116. 81 Idem, vol. III, p. 218.82 ASN, ACT, Apprezzo di Lavello del 1629 (documento n. 2).

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Le aree edificate tra XI e il XIII secolo sono comprese tra la chiesa di S.Giovanni, punta estrema del Pescarello, e la zona del palazzo feudale, cioèl’attuale piazza del Plebiscito.83

Dopo la repressione della rivolta ghibellina, il feudo di Lavello venneassegnato da Carlo d’Angiò a Riccardo di Bisaccia84, poi nel 1269 alla Curiain sostituzione del casale di Carbonara85 ed infine nel 1271 a Galeranod’Ivry, siniscalco del regno di Sicilia.86

L’abitato di Lavello fra il Duecento e il Trecento deve avere interessatouna modesta area compresa tra il palazzo feudale e la cinta muraria po-sta sul versante occidentale. Il nucleo antico rimaneva sul Pescarello e nelquartiere Civita, la cattedrale di S. Mauro, l’attiguo vescovado e il palaz-zo feudale (Tav. 5, 6, 7 e 8) erano spostati più ad occidente87. All’interno del-l’abitato erano presenti le chiese parrocchiali di S. Giovanni, dell’Annunziatae di S. Lorenzo.88 Quest’ultima era situata vicino al muro della città comesi evince da una pergamena del 1391 conservata nell’Archivio Capitolaredi Lavello. 89

Con il Quattrocento si deve aver avuto un arresto dello sviluppo edi-lizio suburbano, venendo riempiti i vuoti nell’area medievale. Infatti tuttala zona posta intorno all’attuale Chiesa del Carmine era nella prima metàdel Quattrocento ancora non edificata e in tale area era situata una zona cheveniva utilizzata per la discarica dei rifiuti urbani.90

Lo sviluppo urbano notato fin qui è riscontrabile anche con un aumentodella popolazione. Infatti si passa dai 108 fuochi del 127791 ai 151 fuochi del

83 A. Rosucci, op. cit., p. 14.84 T. Pedio, Per la storia del Mezzogiorno d’Italia nell’età medievale, Matera, Montemurro, 1968,

p. 134.85 Idem.86 Idem. 87 A. Rosucci, op. cit., p. 14-15.88 Idem.89 G. Solimene, La chiesa vescovile di Lavello, Melfi 1925, p. 173.90 A. Rosucci, op. cit., p. 15.91 T. Pedio, op. cit., p. 154.

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1447. 92 Ma tale aumento non è dovuto ad un incremento demografico, ben-sì al probabile trasferimento verso la fine del Trecento di parte della popo-lazione dei villaggi sparsi nelle campagne verso il vicino abitato di Lavello,come il caso di Gaudiano.93

Per quanto riguarda il territorio circostante la città, esso era disseminatodi casali, masserie e domus. Casi esemplari sono il Casale di Bassano, situatonei pressi della difesa regia di Lavello, nell’area ofantina, proprietà della Trinitàdi Venosa;94 il casale denominato Finocchiaro, Fenuclarium, di cui l’attuale to-ponimo della contrada posta a circa 3 Km a sud-est di Lavello conserva il no-me medievale presente alla fine della dominazione sveva ed all’inizio di quel-la angioina; 95 o il casale denominato S. Eustachio, sorto intorno all’omoni-ma chiesa per la coltivazione delle terre di proprietà dell’abbazia di S.Maria del Goleto.96

Caso a se è la masseria di Lavello, ubicata nell’area a ridosso del torrenteLampeggiano, che attualmente viene denominata con il toponimo di Pianidi Federico. Essa probabilmente fu voluta dall’Imperatore Federico II.

Nelle pertinenze di Lavello ricadeva anche l’antica foresta detta Boscodelle Rose. Questa foresta era un “centro” molto attivo se apprendiamo che,da un documento del 12 aprile 1279, nella foresta di Lavello furono costruiteduas calcarias, ovvero due fornaci rustiche in cui si facevano cuocere le pie-tre calcaree per ricavarne la calce. Queste due calcare costruite in epoca an-gioina erano in ruderi e in disuso fino a 30 anni fa. La prima situata, nel ter-ritorio di Lavello in località Finocchiaro, è stata distrutta e sepolta durantei lavori per la costruzione della discarica comunale dei rifiuti solidi. La se-conda era situata nel Vallone di Chiatroguarnieri a poca distanza della viadella Foresta.

92 G. Da Molin, La popolazione nel Regno di Napoli a metà Quattrocento, Bari 1971, p. 71.93 A. Rosucci, op. cit, p. 16. 94 Reg. Canc. Ang., Ricost. vol. V, pag. 104, n. 19.95 T. Pedio, Centri scomparsi in Basilicata, Venosa, 1985, p. 58.96 G. MongelliI, Storia del Goleto, Lioni 1983, p. 336.

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Ma l’antico Bosco delle Rose racchiudeva in sé anche una chiesetta, in-titolata a S. Maria delle Rose, chiesetta medievale che ha preso il nome pro-prio da questa foresta, di cui oggi si conservano i ruderi dei muri perime-trali. Essa era nota più propriamente con il titolo di Santa Maria dellaForesta. Fortunato riporta il testo di una lastra di argilla murata, fino al 1980,sulla facciata della chiesetta, in cui si leggeva: ECCLESIAM HANC DEIPAREV DE ROSIS VULGO DELLA FORESTA NONCUPATAM…97

“ Vi esistono in mezzo del Bosco due Cappelle sotto l’invocazione di S. Maria

delle Rose, e l’altra la Vergine dei Martiri dell’estensione di moggia 12, che si ap-

partiene alli stessi, e più una vigna piantata in essi con varj alberi di frutta.”98

Anche il mulino era situato nel territorio extraurbano. Esso si trovavain contrada Scarabattoli, e se ne ha notizia dal 1284 quando si dà ordine adEgidio de Dola di pagare le decime arretrate al vescovo di Lavello.99 Esso fun-zionava con la forza dell’acqua del fiume Oliveto e risultava in buono sta-to fino alla metà dell’Ottocento.100

Maschito

Maschito potrebbe avere origine in epoca medievale, ma forse solo co-me sede di una chiesa qui costruita. Casale nelle pertinenze di Venosa ad es-sa sottoposto sicuramente fino al 1635 come si evince dall’apprezzo in ap-pendice.101 Ma già nel secondo apprezzo del 1696, a distanza di circa 60 an-ni esso diventa autonomo e non soggetto più a Venosa.

Abitato da una colonia di albanesi, insediatisi in questo luogo ad ope-

97 G. Fortunato, La badia di Monticchio, Trani, Vecchi, 1904, p. 343.98 ASN, ACT, Platea Generale dell’Amministrazione del Principe di Torella in Provincia di Basilicata

del 1835 (appendice).99 G. Solimene, Frate Ruggiero da Lavello…, Melfi 1919, p. 35.100 ASP, fondo “Intendenza di Basilicata”, cartella 1011, anni 1817-1832.101 ASN, ACT, Apprezzo di Venosa del 1635 (documento n. 3).

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ra di Lazzaro Mathes per ripopolare questo piccolo centro all’inizio del 1500.102

Come tutti questi piccoli casali, e in special modo quelli popolati da al-banesi, esso non presenta una cinta muraria, o una qualche tipo di palazzofeudale o padronale.

Al suo interno vi erano due chiese una di San Nicola e l’altra di S. Elia,due chiese di diverso rito, una greco e una latino, segno di comunione e con-vivenza di due popolazioni con diverse culture.

Monticchio

Alcuni eremiti dell’ordine di San Benedetto scelsero, nell’alto medioe-vo, la zona dei laghi di Monticchio per organizzare un loro convento dedi-candolo a San Michele. Con i longobardi prima e con i normanni poi que-sto santuario, posto in una grotta sospesa sulla parete della montagna qua-si a picco sui laghi, diviene meta di un culto popolare molto osservato.103

Il complesso abbaziale, invece, dedicato a S. Ippolito, è stato costruitosull’istmo dei due laghi, la cui intitolazione nel X secolo passa a San MicheleArcangelo.104

La stessa intitolazione all’Arcangelo dei due insediamenti, la grotta diculto e il monastero tra i due laghi, è attestabile dal diploma di Ottone II del982.105 Ma una donazione dell’800 di beni nel Vulture fatta all’abbazia diMontecassino porta a ipotizzare che già nei primi decenni del IX secolo erapresente un sito di culto a Monticchio.106

102 A. Pellettieri, Gli insediamenti albanesi nel territoriodel regno di Napoli tra XV e XVII secolo, con-vivenza ed integrazione, in Annali della Facoltà di Letetre e Filosofia, 1992-1993, Potenza 1995

103 C. Carletti-G. Otranto, Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità emedioevo, Bari 1994.

104 L. Bubbico - F. Caputo, Un’ipotesi sulle fasi e l’impianto di S. Ippolito a Monticchio, in Monasteriitalogreci e benedettini in Basilicata, II, Matera 1996 p. 14.

105 G. Fortunato, La Badia di Monticchio con 71 documenti inediti, Trani 1904, pp. 28-30.106 L. Bubbico, Il Santuario di San Michele sul Vulture, in Itinerari del Sacro in Terra Lucana, Basilicata

Regione, 1999, n. 2, p. 163.

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La prosperità e l’espansione del monastero dovrebbero essere connes-se all’appartenenza del santuario ai benedettini. Dal cartulario dell’abbazia,di cui alcuni documenti in copia si trovano nell’ACT, si evince che le donazionidei longobardi e dei normanni, fatte in nome di San Michele dall’XI secolo,accrescono il patrimonio dell’abbazia.107 Possessi di Monticchio sono statirintracciati a Spinazzola, Bari, Molfetta, Pacciano, Barletta, Andria, Noicattaro,Lagopesole, Lavello, l’abitato scomparso di Cisterna, Melfi e Rapolla.

Tra l’XI e il XII secolo l’influenza del monastero si estende in alcuni im-portanti centri della limitrofa Puglia e su tutta l’area del Vulture che appa-re quasi interamente sottoposta alla giurisdizione dell’abbazia-santuario. Mai primi possedimenti della comunità benedettina erano i centri di S. Andreadi Statigliano e Monticchio dei Normanni, i cui abitanti fornivano gli armatipreposti alla sicurezza del monastero.108

I due centri sorgevano su i due versanti della montagna. Sant’Andreaera un casale diviso in frazioni, vi era una chiesa dedicata a Santa Maria sul-la sinistra, l’ala di una torre a destra, una fonte o una peschiera nel mezzo.Monticchio, a differenza, era un castrum, centro munito di torri e di muro dicinta, con molti fabbricati racchiusi ad anfiteatro ai piedi del castello.Pertinenza di detto casale era la cappella di Santa Maria di Luco, il cui sen-tiero era passaggio unico sia per Sant’Andrea che per Monticchio come ac-cesso al mulino dell’Iscone di uso comune ai due casali. Giù nel vallone, alguado dell’Ofanto, sono ancora visibili i pilastri di due ponti medievali cheservivano a collegare Monticchio con il borgo di Carbonara.109

L’abbazia sui laghi ed il santuario sulla montagna erano collegati da unpercorso ripido che terminava in una scala ed attuavano un rapporto di col-laborazione per la gestione dei pellegrini e delle attività dell’area.

La struttura abbaziale sui laghi era formata da una chiesa ad una solanavata con campanile di forma quadrata con annesso il cenobio, e dove è an-

107 Idem, p. 164.108 Idem, p. 164.109 G. Fortunato, La Badia..., op. cit., pp. 49-51.

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cora visibile il progetto della chiesa a tre navate con doppia abside ma chenon fu mai compiuto.110 Anche per l’abbazia con le guerre tra Svevi e Angioiniinizia un periodo di decadenza che si manifesta con l’abbandono del sito edella chiesa, la quale venne ricostruita intorno alla metà del secolo XIV.

La piccola chiesa in grotta non era più adatta ad accogliere l’eccezionalenumero di pellegrini che dovevano riversarsi a Monticchio nelle ricorren-ze delle apparizioni, le cui date apprendiamo nell’apprezzo di Atella del 1642“…si fanno due feste l’anno, una alli 8 di maggio, et l’altra alli 28 di settembre.”111

Quindi tra l’XI e il XII secolo si avviano una serie di avanzamenti delsantuario con la costruzione di un’ampia piattaforma sottostante l’edicoladell’Arcangelo. L’avanzamento del corpo della chiesa lungo il pendio del-la montagna determina l’inglobamento nella fabbrica delle grotte sottostantiil santuario, usate come rifugio dei pellegrini o come sepolture, e dell’ulti-mo tratto della scala che conduceva verso i laghi. Gli ambienti realizzati so-no utilizzati dai monaci benedettini come una piccola foresteria per l’alloggiodegli addetti al santuario. La struttura usata successivamente dai frati ago-stiniani quando nel XVI secolo si trasferiranno, abbandonando il comples-so sui laghi, presso la chiesa rupestre, che sarà il primo nucleo del nuovoconvento francescano eretto a partire dal secolo XVII.112

Rapolla

Rapolla è posta su uno strategico crocevia che dalle terre pugliese por-ta alle zone interne della Basilicata. Essa sorge su un colle roccioso alla con-fluenza e sbocco di alcune valli del Vulture.

In epoca bizantina diviene il centro propulsore dell’organizzazione

110 L. Bubbico, Il Santuario, op. cit. p. 164.111 ASN, ACT, Apprezzo di Atella del 1642 (documento n. 5).112 L. Bubbico, Il Santuario, op. cit. pp. 164-165.

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ecclesiastica basiliiana scelto da San Vitale113 e Sant’Elia. I monaci si insedianoin alcune grotte scavate nella montagna a formare dei punti di controllo sul-la strada che collega Rapolla e Melfi. Il vescovo di Rapolla per estendere lasua giurisdizione deve rivolgersi verso le zone interne della Valle di Vitalba,perché bloccato da un lato da Melfi e dall’altro da Lavello. Ecco spiegato ilmotivo perchè già in epoca normanna i casali di Barile e Rionero sono sot-toposti al vescovo di Rapolla.114

La città, anche se risulta essere un piccolo centro ed un feudum pauper-

rimum115, ha una propria sede vescovile dal 1037 con un certo vescovoNando,116 e venne sottoposta direttamente alla Sede Apostolica anche dopola costituzione di una nuova provincia ecclesiatica voluta in epoca Normannadal papa Alessandro II117, come segno di stima per i vescovi Oddone eArsone, stretti collaboratori di Roberto il Guiscardo.118

Rapolla vive un rapporto conflittuale con la vicina Melfi, causato sia dacontrasti di tipo economico e di supremazia territoriale sia proprio peruno schieramento politico. Infatti mentre Rapolla è di chiara matrice guel-fa, Melfi invece parteggia per la parte ghibellina. Questo divario porta a scon-tri e a continue distruzioni subite da Rapolla come quella del 1183,119 che peròportò alla costruzione del Duomo ad opera di Sarolo da Muro. Come tuttii paesi della zona anche Rapolla con gli Svevi subisce i destino di passare daun feudatario all’altro fino ad arrivare al 1254 quando ne diventa feudata-

113 E. Navazio, Rapolla, in Il Turismo educativo, Vol. Itinerario storico nel vulture Melfese, Lavello,1992, p. 103.

114 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, Trani, 1898, p. 9.115 G. Fortunato, Rionero Medievale, Trani, 1899, p. 10.116 C.B. Nitto De Rossi- F. Nitti Di Vito, Le pergamene del Duomo di Bari (952-1264), in Codice

Diplomatico Barese, 1, Bari 1979, doc. XX, p. 34 e seg.117 C.D. Fonseca, L’organizzazione tra il XI ed il XII secolo: i nuovi assetti istituzionali, in

Particolarismo istituzionale ed organizzazione ecclesiastica nel Mezzogiorno d’Italia,Galatina 1987, pp. 92-93.

118 H. Houben, Melfi, Venosa, in Itinerari e centri urbani nel Mezzogiorno normanno-svevo, Atti del-le decime giornate normanno-sveve (Bari 21-24 Ottobre 1991), a cura di G. Musca, Bari 1993,pp. 318-319.

119 E. Navazio, Rapolla, op. cit., pp. 103.

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rio Galvano Lancia, sotto cui subisce un’altra distruzione.120 Sulla fine del XIIIsecolo, Rapolla contava 2500 abitanti.121 Essa era circondata da mura bastionatecon quindici torri e fornita di un castello con fossato anche prima della ar-rivo dei normanni. Il castello di Rapolla è attestato sia nel 1059, perchèRoberto il Guiscardo fece tenere prigioniero il nipote Ermanno catturato aCisterna, sia nel 1203, quando papa Innocenzo III invitava suo cuginoIacopo a sorvegliare i castelli di Bari, Melfi e Rapolla se non voleva andarein Sicilia. 122

Grazie alla platea redatta nel 1835, posta in appendice, riusciamo a col-locare questo castello, posto nel piano detto il Castello. Di esso abbiamo unapiccola descrizione: composto certamente da due piani, di cui il piano su-periore era diviso in dodici stanze. Fornito di un atrio, su cui si affaccianodue stanze, di una cisterna, e di un forno malandato. Alcune delle stanze era-no affittate, ciò ci fa capire che nel 1835, questo castello era ancora in piedie che certamente rivestiva un ruolo centrale nell’assetto urbanistico della città.

“Sito nel piano detto il Castello. Composto d’un piano superiore di 12 stanze,

d’un atrio con due stanze sottane, una cisterna ad olio, ed un forno diruto; ma è di-

ruto, tal che viene riportato nel catasto all’articolo 680 coll’imponibile di ducati 20

sotto la denominazione di casa.”123

Gli Angioini portarono nuovi feudatari, nuove tasse e revisione dei re-ditti, così Erveo di Chevreuse nel 1271 ne diventa nuovo feudatario, nel 1276inquisisce e rivendica alcuni beni feudali da alcuni cittadini da cui si ap-prende che la città era divisa in sei parrocchie, cioè l’Episcopio, Santa Lucia,San Nicola, San Giovanni, Sant’Angelo e San Biagio. Sotto la cinta mura-ria, lungo il fossato, si aprivano grotte e cantine dotate di botti, il territo-

120 N. Jamsilla, De rebus gestis Friderici II. Imperatoris eiusque filiorum Conradi et Manfredi, Apuliaeet Siciliae regum, in G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani, II, rist. Bologna 1975.pp. 156-157.

121 G. Racioppi, Geog. e dem. della provincia di Basilicata ne’ sec. XIII e XIV (Arc. Stor. per le prov.Nap., an. XI, fasc. III).

122 G. Fortunato, Rionero..., op. cit., Trani, 1899, p. 28.123 ASN, ACT, Platea Generale dell’Amministrazione del Principe di Torella in Provincia di Basilicata

del 1835 (appendice).

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rio circostante era piantato ad oliveti e castagneti su per il monte, mentrenel vallone vi erano le vigne. 124

Erveo di Chevreuse non aveva eredi così nel 1278 il feudo passò a GiovanniRoux di Sully, sino a che nel 1335, Re Roberto assegna alla Regina Sancia 69once d’oro dei redditi di Rapolla.125

Il periodo tra il 1310 ed il 1314 vede la definitiva sistemazione della cat-tedrale ad opera del vescovo Pietro di Catalogna, il quale ristabilisce la pro-pria autorità sulla Valle di Vitalba fissando sia la decima sulla Bagliava diArmaterra e di Vitalba sia una tassa sulla raccolta della legna delle terre delGuado. 126

Per Rapolla questi sono gli anni di una ridefinizione della sua posizioneche parte sia dai suoi feudatari che dagli stessi cittadini che approvano i ca-pitoli e dazi delle merci che entrano nel territorio comunale.127

Con l’arrivo dei fiorentini nel Regno, che portarono le compagnie ban-carie e mercantili dei Bardi e degli Acciaioli, Rapolla subisce una nuova ri-presa con l’avvento di nuovi soggetti sociali che diedero nuovo impulso al-l’economia della città. Ma da semplici mercanti essi si trasformarono con ilpassare del tempo in feudatari di Rapolla e delle altre zone del Vulture. Zoneche diventarono teatro degli scontri tra Angioini, con la regina Giovanna,e il re d’Ungheria, che subirono distruzioni, assedi saccheggi e la stessa Rapollavenne devastata ed incendiata dal Lanzi di Corrando Lando nel 1335.128

Ma l’alternanza dei feudatari stranieri di Rapolla durò ancora per lun-go tempo quando passò dalle mani di Gianni Caracciolo al duca di Eboli del-la famiglia Leyva, per poi tornare di nuovo sotto i Caracciolo col ramo di Torella.Sotto questi feudatari Rapolla subisce lo sfruttamento feudale, come tutti glialtri paesi del Vulture.

124 G. Fortunato, Rionero, op. cit., p. 31.125 Idem, pp. 32-33.126 Idem.127 Idem.128 G. Fortunato, La badia, op. cit.

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Rionero

Il casale di Santa Maria de Arenigro o de Rivonigro appartenente allamensa vescovile di Rapolla129, chiude a nord fin dall’epoca medievale la val-le di Vitalba. Esso fornisce, in età sveva, legna e legnaioli per il taglio delleforeste del Gualdo, manodopera per gestire e riparare il ponte e relativa ca-sa di San Nicola sull’Ofanto.130

Dopo queste scarse e frammentarie notizie bisogna passare all’età angioinaquando si manifesta un notevole incremento demografico che però noncorrisponde ad una crescita sociale, tanto che il casale non possiede struttureamministrative necessarie, neanche per la stesura di un atto per il conferimentodella carica di mastro giurato visto che si fa arrivare il notaio da Rapolla.131

La corte negli anni successivi cerca di fornire condizioni idonee al ca-sale per un maggiore sviluppo ma, nonostante queste, Rionero nel 1281 nonè che un povero villaggio di poche centinaia di abitanti, carpentieri e vigniaiuoli,le cui donne coltivavano, maceravano e filavano il lino.132 Le loro attività era-no finalizzate solo all’autoconsumo se pensiamo che dal 1294 fino al 1316gli abitanti chiedevano di anno in anno la supplica al re di ridurre le impostetanto che Carlo II ridusse a sei once d’oro, la metà, la generalis subventio cheRionero doveva versare.133

Per un altro breve periodo Rionero conosce un’ulteriore crescita demograficafacilitata dai diritti di fida sulle terre del Gualdo e dalla praticità dei pascoli,a cui segue un periodo, che va dal 1310 al 1330, in cui gli ufficiali pretendonol’intera colletta annuale nonostante gli sgravi assegnati dai vari re, i vescovidi Rapolla pretendono un aumento delle decime e delle spettanze e i ceti emer-genti si rifiutano di partecipare ai pagamenti delle tassazioni collettive.134

129 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, Trani, 1899, p. 25.130 E. Navazio, Rapolla, op. cit., p. 129.131 G. Fortunato, Rionero, op. cit., p. 70. 132 Idem, p. 45.133 Idem, p. 49.134 Idem, pp. 49-55.

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Agli abitanti di Rionero di fronte a questa situazione non restò che tra-sferirsi intorno al 1330 nella nuova città di Atella sgravata per dieci anni dalpagamento delle tasse.135

Il vescovo di Rapolla Bernardo tentò invano di rifondare alcuni anni do-po il casale portandolo più in alto presso la chiesa di S. Antonio Abate, chie-sa probabilmente fondata dai benedettini di Monticchio nella prima metàdel XIII secolo, 136 che rimane deserto fino alla metà del XVI secolo quandoun gruppo di albanesi vi si insediò.137 Ma bisogna aspettare il 1615 per ritrovareuna struttura sociale organizzata.

Ripacandida

Ripacandida, il cui primitivo sito si trovava in area La Macchia, fu rifon-data da alcuni superstiti dopo l’occupazione romana sulla collina doveoggi è attualmente situata, a 6200 metri sul livello del mare, a guardia del-la sottostante fiumara Olivento.138

Le più antiche testimonianze scritte risalgono ai secoli XI e XII. Infatti,Ripacandida compare nel Catalogo dei Baroni del 1089. La città dipendevadalla comestabilia, il supremo comando delle armi, di Tricarico e facevaparte del principato di Taranto. Dai conti e dai contestabili dipendevano ifeudatari di ciascuna regione. Ogni feudatario era tenuto al servizio militare,che consisteva nella corrispezione di un certo numero di militi secondo il va-lore del feudo.139

Il feudo di Ripacandida era tutto nelle mani di Rogerius Marescalcusche era tenuto a fornire un servizio militare di tre militi, che diventavano quat-

135 G. Fortunato, I Feudi e i Casali di Vitalba, Trani, 1898, p. 21. 136 G. Fortunato, Rionero..op. cit., p. 63.137 Idem, p. 64.138 R. Rizzo, Ripacandida, op. cit., p. 147.139 G. Fortunato, Badie, Feudi e Baroni della Valle di Vitalba, a cura di T. Pedio, vol. III, Mandria

,1968, p. 102.

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tro con l’augumentum. Ma altri quattro titolari possedevano un feudo ciascunoa Ripacandida anche se più piccoli e poveri di quello di Rogerius Marescalcus;Mateo nepos presbiteri Leonis, Roberto Guismodi, Joczolinus e Pantalinus. Questiquattro signori erano tenuti a mandare un milite ciascuno. Ma Ripacandidacomprendeva altri piccoli feudi che per la loro scarsissima rendita non era-no tenuti a nessuna prestazione militare, anzi i loro stessi signori si offrivanoin uno slancio di generosità e devozione al proprio sovrano.140

Certamente Ripacandida era cinta da mura, inframmezzate da torri, dicui sono ancora visibili alcuni resti descritti nell’apprezzo del 1642 “…Stà

detta terra edificata unita, et dimostra essere stata murata intorno con molti torrioni

li quali sono parte di essi diruti, tiene detta Terra due Porte, una detta della Valle

dalla parte di Ponente, et l’altra da Levante.”141 Al centro della città vi era la Piazzacon un seggio posto sotto un porticato “…nel mezzo di detta Terra si trova la

Piazza con un seggio, con due archi coverto con lamia, qual è dell’Università.”142

Nella parte più alta orientale vi era una castello certamente di più pia-ni, con diverse camere e stalle, “…In detta Terra dalla parte di Levante nella te-

sta di detta Terra vi è un Castello si entra per una dolce salita, dove si trova una por-

ta in piano, uno cortiglio dove si trova una cisterna in piano et la stalla sotto la sa-

la con pagliera, et per una salita si sale alla sala grande con l’affacciata a Levante

da una parte sono quattro camare, et dall’altra parte sono due camere coverte con

tetti, vi è un torrione diruto,…”143

Dall’apprezzo del 1693 veniamo a conoscenza che la porta d’Oriente,l’in-gresso principale della città, si chiamava S. Domenico da cui si arrivava alcentro della città dove vi era il seggio “…L’ingresso principale a detta Terra è

dalla parte di Levante per la Porta che chiamano di S. Domenico, dalla quale si ri-

trova la Piazza, con uno coperto a lamia con due archi, che chiamano il Seggio do-

140 A. Bozza, Il Vulture, Rionero 1899 e G. Rossi, Vita del gran Servo di Dio G.B. Rossi arciprete diRipacandida, Napoli, 1752 “…nihil tenet, sed pro ausilio magne expeditionis obtulerunt se ipsum…”.

141 ASN, ACT, Apprezzo di Ripacandida (documento n. 4).142 Idem.143 Idem.

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ve si congregano li cittadini…” 144

Un altro documento che attesta l’esistenza di Ripacandida è nel brevepontificio di Eugenio III del 1152. In quest’ultimo vengono elencati i casa-li e tutte le chiese soggette all’autorità del vescovo di Rapolla. Tra esse so-no ricordate le chiese di Ripacandida: S. Donato, S. Zaccaria, S. Pietro e S.Giorgio.145 La presenza di ben quattro chiese fa supporre che il paese era bensviluppato già nel XII secolo ed il suo feudo molto ambito.

Nei secoli XIII e XIV Ripacandida compare più volte nei documenti re-gi, oggi raccolti nei volumi della ricostruita Cancelleria Angioina. Sappiamocosì che nel 1267 re Carlo decise di concedere in custodia a Giovanni suo nun-zio il castello di Ripacandida.146

Quattro anni dopo era signore di Ripacandida Gaufrido Gazarello.147

Ripacandida compare più volte nei registri delle popolazioni tenute aversare somme in denaro per la ristrutturazione dei castelli della regione:nel 1278 è tenuta a provvedere alla manutenzione ordinaria del fortilizio diSan Nicola dell’Ofanto insieme ad Armaterra e Rionero. Nel 1280 è chiamataa contribuire ai lavori straordinari per l’ampliamento del Castello di Melfie a versare 5 once d’oro, 22 tarì e 10 grana.148 Nel 1281 è chiamata a fornirequattro salme di legname per i lavori di costruzione del medesimo castel-lo, insieme a Venosa, Rapolla, Forenza e Gaudiano.149

Nel 1283 a Lorenzo Rufolo, procuratore e maestro del sale della Puglia,viene affidato il baliato dei piccoli figli del quondam Goffredo di Terravilla,soldato, possessore delle terre di Santa Sofia, Ruoti e Ripacandida.150

Dopo questa notizia abbiamo un vuoto di circa un secolo e mezzo e ar-riviamo al 1494, quando Alfonso II confermò a Troiano Caracciolo il feudo

144 ASN, ACT, Apprezzo di Ripacandida del 1693 (documento n. 7).145 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, op. cit., p. 25.146 Reg,. Canc. Ang. Ricost., vol. II, p. 58.147 Reg,. Canc. Ang. ricostit, vol. VII, p. 138.148 T. Pedio, Il Castello di Melfi ricostruito sull’antico fortilizio Normanno Svevo, in Radici, rivista

lucana di storia e cultura del Vulture, n. 1, p. 7 e ss.149 Reg,. Canc. Ang. ricostit, vol. XXIV, p. 57.150 Reg,. Canc. Ang. ricostit., vol. XXVI, pag. 5; vol. XXVII/1, pp. 142 e 229.

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di Forenza con il titolo di conte con le terre di Ripacandida e Rapolla. Dopopoco tempo Ripacandida venne ad essere coinvolta nelle vicende bellicheche si svolsero nella regione del Vulture per decidere la spartizione del Regnodi Napoli fra francesi e spagnoli.151

Ruvo del Monte

Ruvo del Monte è posto in un’area interna di passaggio dalla valle diVitalba e dalle sorgenti del Bradano all’alta valle dell’Ofanto per il passodi Ruvo.

Questo luogo fu abitato fin dai tempi lontani del Paleomesolitico, co-me confermano tutta una serie di strumenti e di scheggie rinvenute e rin-venibili soprattutto nella valle del Liento che si apre sull’Ofanto.

Fu posseduto dai romani e molte sono le testimonianze materiali e lin-guistiche del lungo dominio di Roma, fino all’estrema decadenza dell’Impero.Poi l’abitato messo già a terra dalle gravi conseguenze della lunga guerragreco-gotica, si ridusse praticamente a niente nel 591, quando Adaloaldo oAdualdo, detto “Il Crinuto”, figlio di Agilulfo, re dei Longobardi, mosse daBenevento alla volta della valle dell’Ofanto, per pervenire finalmente al do-minio di Conza e del suo Municipio, confinante nella valle di Atella. Tuttoil sito si ridusse allora a campagna del Castaldato e della Contea di Conza,con una fara germanica a guardia del luogo, dedita principalmente al gran-de allevamento dei cavalli.152

E, proprio per far fronte a tutte queste drammatiche evenienze, fueretto, fra gli altri, il castello di Ruvo: quello che fece allora di questo anti-co sito una valida roccaforte longobarda della contea di Conza controMussulmani e Bizantini: “…In fine della Terra dalla Parte di sopra vi è il

Castello in cui si ha l’adito da due parti, una sita dalla parte di sopra di rimpetto

151 R. Rizzo, Ripacandida, op. cit. p. 147.152 M. Di Napoli, Ruvo del Monte, op. cit. p. 159.

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la fontana e l’altra dalla parte della Terra…”153

Ma ebbero la meglio i Normanni dei fratelli Altavilla; dopo l’unificazionedel Regno da parte di Ruggiero II, Ruvo tornò a costituirsi come abitato in-torno ad una primitiva chiesa benedettina di S. Tommaso come Casalis

Sancti Thome de Rubo nell’area religiosa del Goleto voluta dal santo romitoGuglielmo da Vercelli.154

Tuttavia Ruvo medievale andò incontro ad una sicura distruzione av-venuta quasi certamente nel 1348 ad opera degli ungheri di re Luigi, venutonel Meridione d’Italia per vendicare la morte del fratello Andrea, provoca-ta con subdole arti e con trame ordite a corte dalla regina Giovanna I di Napoli.Allora l’abitato fu rifondato ex novo sul colle opposto di S. Nicola e dotatodai signori Gesualdo di un nuovo castello, il quale, però fu anch’esso distruttoe dato alle fiamme insieme al paese dall’ufficiale Caldora, angioino, nel 1435,in odio allo scaltro barone Antonello Gesulado che alla corte di Napoliconsigliava la regina in favore degli Aragonesi. 155

Comunque in questa nuova fase della sua esistenza, e già dopo la pri-ma distruzione del XIV secolo, Ruvo tese ad organizzarsi civilmente e reli-giosamente intorno alla chiesa dell’Assunta, eretta in basso sul poggiodell’Ulmo, sul versante opposto dello scomparso insediamento medievale,vicino ad un’antica via di transito che dal passo di Ruvo portava verso il pia-noro più alto; la chiesa divenne da allora la nuova chiesa Madre per la na-scita e la sepoltura di tutti gli abitanti del luogo. Questa chiesa era costituita“…in una nave coverta a tetti con sette Cappelle collaterali, ed in testa vi è l’alta-

re maggiore con la statova di legno posta in oro dell’Assunta, dietro del quale vi è

il coro per officiare: tiene sacrestia, ove si conservano l’utensilij.”156

Non è da escludere che tale chiesa fosse stata eretta già alla fine del pri-mo millennio dal nucleo bizantino presente nel luogo, e poi utilizzata come

153 ACT, ASN, Apprezzo di Ruvo del 1740 (documento n.10). 154 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, p. 25.155 M. Di Napoli, op. cit., p. 160.156 ASN, ACT, Apprezzo di Ruvo del 1740 (documento n. 10).

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chiesa madre del gruppo misto di questo abitato a partire dalla seconda metàdel trecento, dopo la distruzione del primo agglomerato medievale sorto in-torno alla primitiva chiesa di S. Tommaso.157

Nel corso del Cinquecento in occasione di pesti e terremoti, che richie-devano il loro positivo soccorso, vennero ad insediarsi a Ruvo i frati mino-ri conventuali sullo stesso sito dell’antica chiesa di S. Tommaso del Piano, chia-mando il loro monastero con lo stesso nome. Allora lasciti e donazioni da par-te di fedeli possidenti fecero si che gran parte della proprietà del sito si con-centrasse intorno ai due poli ecclesiastici del tempo. E da allora gli uominidi Ruvo si coinvolsero in tutta una serie di lotte e tensioni interne, che era-no quasi sempre il riflesso di malcelati dissidi di potere fra Capitolo eConvento.158

Santa Maria di Pierno

Su un alto pianoro ubicato a circa dieci km dall’abitato di S. Fele, a ri-dosso dell’incombente masso roccioso del monte Pierno, si trova un’anticaabbazia benedettina sotto il titolo di Santa Maria.

Anche se non esistono fonti documentarie, molti sono gli indizi che fan-no supporre la presenza di un cenobio prenormanno, forse legato a mona-ci basiliani che, in fuga dalla Calabria e dalla Sicilia, si stanziarono in que-sto sito per le caratteristiche ambientali come l’amenità, la posizione pede-montana, la ricca dotazione di boschi e di sorgenti.159

La chiesa risulta concessa dal 1141 dal vescovo di Rapolla, Ruggero I,all’abbazia di S. Salvatore al Goleto, importante monastero femminile fon-

157 M. Di Napoli, op. cit., p. 161.158 Idem, p. 161.159 F. Caputo, Il monachesimo italogreco e benedettino in Basilicata, in Ministero per i beni Culturali

e Ambientali, Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici della Basilicata, Matera,1996 vol. I pp. 137-143.

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dato dal S. Guglielmo presso S. Angelo dei Lombardi160. La comunità mo-nastica di Pierno era invece costituita da un certo numero di oblati che ri-siedevano nelle strutture annesse all’edificio ecclesiale.

La chiesa medievale è costituita da quattro campate suddivisa in tre na-vate con colonne che hanno alla sommità capitelli a stampella. Sulle parti al-te delle pareti della navata centrale, in corrispondenza delle colonne, sonoposte sei mensole lapidee, sulle quali erano in origine impostate tre arcate.Le mensole presentano decorazioni scultoree rappresentanti figure umanealternate a quelle di animali.161

Sul grande spiazzo esterno al lato della chiesa può essere individuatala struttura abbaziale.

L’abbazia si sviluppava su due livelli, sfruttando al meglio la morfologiadel sito. Il piano seminterrato costituito da volte, arcate interne e impalca-ti lignei, veniva usato come deposito. Il piano superiore, in piano alla chie-sa, costituiva il vero e proprio convento. Questo era collegato alla chiesa me-diante un corridoio porticato che portava al protiro, ambiente di congiun-zione con volta a crociera per gli ingressi fra essi ortogonali, della chiesa edel convento. Antistante il protiro vi era la torre campanaria a pianta qua-drangolare. Come tutti i monasteri era dotato di un cortile o giardino che ve-niva usato anche come luogo di sepoltura di monaci, visto che, durante leultime campagne di scavi, si sono ritrovate due tombe, una delle qualipuò essere datata alla fine del XIII secolo.162

A capo vi era un priore nominato dalle badesse del Goleto e da questescelto nell’ambito della comunità maschile adiacente il loro monastero.Non è noto il numero di questi oblati o di serventi che risiedevano a Piernoma è certo che esso aumentò in modo considerevole con la progressiva cre-scita della rilevanza economico-religiosa man mano assunta dalla primiti-

160 G. GIORDANO, Croniche di Monrevergine, Napoli, 1669.161 L. Cappiello e S. Pagliuca, Santa Maria di Pierno: il santuario e i resti della badia, in Itinerari…op.

cit. p. 142.162 Idem, p. 143.

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va grancia verginiana.Fondamentale per lo sviluppo della comunità fu lo stretto legame che

la chiesa ebbe fin dall’inizio con la potente famiglia dei Balvano, feudataridelle terre di Armaterra e di Vitalba nel cui tenimento la badia ricadeva. Isuoi esponenti non solo fornirono le risorse necessarie alla sussistenza del-la comunità religiosa, ma la dotarono di estesi possedimenti terrieri che giàprima della fine del XIII secolo raggiunsero le dimensioni di un vero eproprio feudo.163

Le prime più consistenti donazioni patrimoniali attestate risalgono al1174 e al 1187 e furono fatte da Riccardo di Balvano, giustiziere e contesta-bile del regno, nelle mani del priore Angelo e del sacerdote Bartolomeo i qua-li a quel tempo erano a capo della comunità religiosa.164 Il figlio di Riccardo,Gilberto II, fu invece il promotore ed il finanziatore dei lavori di ristruttu-razione della chiesa effettuati tra il 1189 e il 1197 dai valenti maestri lapici-di di Muro Lucano facenti capo ai famosi fratelli Sarolo. A questi bisogna farrisalire il portale di accesso alla chiesa. Inserito tra le due lesene del proti-ro, il portale contrasta con la sobria composizione architettonica della chie-sa, in quanto esso è ricco di decorazioni artistiche, costituite da piccole figurein rilievo raffiguranti rosette, foglie, fiori vasi, mani, animali antropomor-fi e alcune teste umane raffiguranti il volto di Gilberto di Balvano o dello stes-so Sarolo. A questo interesse artistico va aggiunto l’interesse storico derivantedalle copiose iscrizioni latine che sono scolpite su di esso. Sia l’archivolto ester-no che la lunetta sottostante e l’architrave presentano infatti iscrizioni atti-nenti la chiesa nonché preziose notizie per la ricostruzione del sito. Infattitra le iscrizioni si legge la data di inizio e della fine dei lavori: il 1189 e il 1197;il nome del signore che sostenne la spesa: Gilberto di Balvano; e il nome delmaestro che attese alla lavorazione della chiesa: Sarolo. Questa ultima no-

163 G. Fortunato, Santa Maria di Perno, Trani 1899, p. 12.164 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, Trani 1898, p. 45.165 G. Fortunato, Santa Maria di Perno, op. cit., p. 12.

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tizia è molto importante anche perché è l’unico manufatto firmato e data-to dall’autore e quindi rappresenta un sicuro riferimento per l’attribuzionee la datazione di altre opere dell’artista ed in generale per lo studio dell’artemedioevale in Basilicata.165

Nell’ACT di questo portale ne è stato rinvenuto un disegno (Tav. 9), cheriporta sommariamente le forme delle decorazioni, e i resti delle scritte chevi si possono leggere. Esso era posto nella cartella 8 del fascio 141 insiemead altre carte sparse, ed è posto in questo lavoro in allegato.

Alle donazioni del 1174 e del 1187 seguirono le ripetute donazioni daparte di Margherita, vedova di Gilberto II e ultima esponente della famiglianormanna dei Balvano. La nobildonna, consenzienti i figli e le figlie, donòtra il 1198 e il 1200 diversi appezzamenti di terra nel tenimento di Vitalba of-ferti a Pierno per l’avvenuta monacazione della figlia Mansella presso il mo-nastero del Goleto.166

Intanto il vescovo di Rapolla Uberto, su richiesta della badessa Marina,aveva concesso nel 1183 a Pierno il privilegio dello Ius pontificale che svin-colava la chiesa dall’autorità vescovile. Grazie a questa concessione confermatapoi da papa Lucio III e da Ruggiero, la chiesa rimase per lungo tempo di-pendente solo dal monastero del Goleto.167

L’unico debole legame che restava tra la chiesa e il vescovo locale erala corresponsione, espressamente riconfermata nella concessione, della tas-sa di sedici ducati usualmente pagata nel giorno della festa della Madonnadal priore di Pierno.

Per tutto il XIII secolo si susseguono continue donazioni e lasciti da par-te degli esponenti dell’aristocrazia dominante ma anche di benestanti pri-vati, ad ulteriore riprova del grande prestigio religioso assunto a quel tem-po dal priorato. Fra i beni donati a Pierno compaiono anche le chiese con i

166 Idem, p. 13.167 Idem.168 F. Caputo, Il monachesimo italogreco e benedettino in Basilicata, in Ministero per i beni Culturali

e Ambientali, Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici della Basilicata, Matera,1996 vol. I p. 154.

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relativi tenimenti e rendite. Tra le prime la chiesa di S. Eustachio a Lavellodonata nel 1207 da Bernardo, conte di Loreto e di Conversano, mentre nel1223 Filippo di Balvano concesse il tenimento e il monastero di S. Tommasoal Cerrutolo presso Ruvo del Monte. Attestati possessi dell’abbazia diPierno erano già le chiese di S. Maria di Capodigliano a Muro Lucano e diS. Maffeo a S. Fele. Incerta invece è la dipendenza da Pierno delle chiese diS. Pietro a Piagoro e S. Pietro in Aquilone nel territorio di Muro Lucano.168

Pierno divenne per la consistenza patrimoniale, acquisita alla fine delXIII secolo, il più importante possedimento del Goleto tanto che è semprepiù difficile per la casa madre, investita da un lento processo di decadenzaprotrattosi per tutta la metà del XIV sec. e legato alla perdita della prezio-sa protezione accordata dai sovrani angioini, mantenere il controllo sulpriorato.

Santa Maria di Vitalba

All’inizio dell’XI secolo, nella valle di Vitalba, poco lontano da Atella,su un poggio, esisteva una delle più antiche sedi vescovili del Vulture, suf-fraganee di Canosa,169 che nel secolo XII veniva considerata il centro politi-co e geografico del Vulture: Santa Maria di Vitalba.

Infatti l’antica diocesi di Vitalba, annessa alla chiesa di Rapolla, sino alregno di re Ruggero, doveva comprendere una buona parte della valle edestendersi come oggi si estende la diocesi di Melfi.

Essa era un feudo tenuto in demanio da Riccardo di Balvano, padredi Gilberto costruttore della chiesa di Santa Maria di Pierno.170 Intorno al-la chiesa, probabilmente dedicata a San Marco si sviluppò un centro abi-tato, un piccolo villaggio che costituiva un polo aggregante per tutta la Valle.

169 Cod. Dipl. Bar. Vol. I, a pp. 21, 42, 61.170 Di Meo, Annali, vol X, pp. 270, 364, 401.

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Dall’apprezzo del 1642 apprendiamo che “…Fuori detta Terra dalla parte di

Mezzo Giorno verso il fiume vi è una Chiesa grande coverta con tetti sotto tito-

lo di Santa Maria Vitalba la quale era dell’Ordine de Zoccolanti, poi Carmelitani

al presente è disabitata in essa si celebra il giorno di Santo Marco con la proces-

sione solenne con concorso di tutto il popolo, e fà una bella festa.”171

Il centro doveva essere abbastanza grande se consideriamo la presen-za di ben tra chiese: San Nicola de Campis, su cui aveva diritto la badia diMonticchio, Santa Cristina e San Zaccaria.172

Nel suo territorio “extraurbano” aveva una serie di mulini della cui ope-ra se ne servivano gli uomini di tutta la valle,173 nel 1278 il valore di questocentro era di ben 62 once d’oro, una gran cifra se si considera ad esempio cheil valore di Rapone era di solo 18 once.174

Tra le prime inchieste angioine (1273-1279), essa non compare più co-me centro abitato; unita al vicino feudo di Armaterra è posseduta daGiovanni Laulart, soldato e familiare di Carlo I, perché sposa Altruda di Dragone.

Ma la storia di Santa Maria di Vitalba, come tutti i casali, feudi e mas-serie nasce e muore nell’epoca medioevale a causa di pesti, carestie, ma an-che per la nascita di vicine e più grandi città.

Su quello stesso poggio, dove è possibile vedere la pianta della Chiesadi San Nicola, nel 1439 venne fondato dalla Comunità di Atella l’ospizio deifrati minori osservanti, dove moriva frate Antonio da Bitonto.175

SS. Trinità

L’arrivo dei monaci benedettini a Venosa segna, nella storia comples-siva della città, una tappa fondamentale, perché determina una sensibile ri-

171 ASN, ACT, Apprezzo di Atella del 1642 (documento n. 5).172 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, op. cit., p. 9.173 Idem, p. 12.174 G. Fortunato, Santa Maria di Vitalba, Trani 1898, pp. 72-76.175 G. Urbano, Lorenzo Valla e fra Antonio da Bitonto, Trani 1898, p. 30.

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presa urbana di cui l’episodio più significativo è rappresentato dalla costruzionedell’abbazia della SS. Trinità 176

“…Vi è anco fora di detta Città, sotto la fera, verso Tramontana distantedue tiri di moschetto la Chiesa della Santissima Trinità Chiesa grande, et an-tica coverta a tetti a tre navi mantenute da archi con grossi pilastri, e fabbricadi pietre vive, e mattoni…”177

Il principe longobardo Gisulfo di Salerno fece costruire nel 942 un ce-nobio benedettino affidandone la conduzione a Iudulfo, congiunto delprincipe e primo monaco del monastero venosino, notizia ricavabile dal Chronicon

Cavense, documento in cui per la prima volta si trova citata l’abbazia dellaSS. Trinità. 178 A questa iniziativa deve ricondursi l’istituzione del monaste-ro e la costruzione del primo nucleo del complesso architettonico che am-pliò la primitiva chiesa paleocristiana a tre navate sul davanti prolungan-do la navata centrale e quella di destra con due intercolumni.179 La Chiesadovette ricevere la dedicazione alla SS. Trinità, lasciando quella a S. Felice,divenendo l’antesignana di questo culto tipicamente longobardo.180 Due se-coli più tardi su iniziativa degli stessi Longobardi, alla restaurata chiesa del-la SS. Trinità verrà annesso il primo nucleo del monastero benedettino.

Nel 1041 da Aversa, giungono a Melfi i primi Normanni che muovonoalla conquista della regione. Nella spartizione delle terre conquistate,Dragone membro della famiglia Altavilla, ottiene nel 1043 il possesso del-la città di Venosa, diventandone signore assoluto e tenendola in allodium cioècome patrimonio familiare, il cui interesse si concentra sul monastero del-la SS. Trinità.181

176 L. Mumford, La città nella storia, Milano, 1990, p. 326 e sgg..177 ASN, ACT, Apprezzo dio Venosa e Maschito (Documento n. 3).178 H. Houben, Una grande Abbazia nel Mezzogiorno medievale: la SS. Trinità di Venosa, in Bollettino

storico della Basilicata, n. 2, 1986.179 G. D. Mezzina, Radiografia di un monumento: La chiesa della SS Trinità in Venosa, Bari, 1977 p.

30.180 M. Salvatore, Venosa: un parco archeologico e un museo. Come e perché, Taranto, 1984, p. 76.181 M. Salvatore, Venosa tra tardo antico ed alto Medioevo, tra destrutturazione e riorganizzazione ur-

bana, in Il Museo Archeologico Nazionale di Venosa, Matera 1991, p. 62.

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Da questo momento la permanenza dei Normanni a Venosa va letta prin-cipalmente nella loro funzione di protettori dell’abbazia della SS. Trinità laquale diviene in breve tempo una delle istituzioni religiose più potenti e in-fluenti del sud. Essi operano una autentica rifondazione del monasterobenedettino, infatti lo ricostruiscono in forme aggiornate. E a testimonian-za della loro devozione e del loro particolare attaccamento, i Normanni de-stinano l’edificio religioso a luogo di sepoltura dei membri della famiglia Altavilla.La decisione determina il decisivo accrescimento del valore simbolico del com-plesso monumentale. Da questo momento la SS. Trinità acquista non soloil significato di massimo centro del potere religioso, ma il valore di alta di-gnità di monumento in cui è custodita la memoria storica di Venosa.182

Nel 1069 nella SS Trinità verranno sepolti i corpi dei primi tre contiNormanni del ducato di Puglia: Guglielmo, Dragone e Umfredo, ai quali siaggiungerà nel 1085 il corpo dello stesso Roberto il Guiscardo.183

L’abbazia, ubicata nel 1082 “…intra moenia Venusiane civitatis…”,184 erail più importante e vitale centro culturale dell’area, il luogo da dove i benedettinipropagavano nel mezzogiorno, ancora bizantinizzato, le istanze culturali pro-venienti dal nord latino. In più era centro del potere civico poiché per vo-lontà dei Normanni, il vescovo della città veniva scelto tra gli abati prepo-sti alla guida del monastero.

Lo stato di floridezza e di prosperità dell’abbazia raggiunge il culmi-ne sul finire del XII secolo, quando i monaci benedettini, sull’onda dell’af-fluenza economica, decidono di intraprendere il grandioso progetto di co-struire una nuova chiesa che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto sfondare ilcoro della vecchia chiesa allo scopo di creare un organismo architettonicounitario sul modello delle grandi cattedrali romaniche. Le dimensioni delprogetto erano ragguardevoli: 24 metri di larghezza che diventavano 48 neltransetto e una lunghezza che avrebbe toccato i 125 metri. Ma, forse, l’eccessiva

182 H. Houben, Una grande…, op. cit. 183 M. Salvatore, Venosa, op. cit. p. 78. 184 Ughelli, Italia Sacra, Venezia, 1721, t. VII, p. 170.

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grandiosità del progetto e la crisi in cui precipitò il monastero benedettino,subito dopo l’inizio dei lavori, causarono l’interruzione dell’impresa costruttivache non venne mai portata a termine. Della costruzione restano i muri pe-rimetrali, nella cui elevazione vennero reimpiegati molti conci di pietra pro-venienti dal vicino anfiteatro romano, e la fila di colonne della navata de-stra con i possenti pilastri compositi di crociera.185

L’impianto della chiesa nuova, detta anche l’Incompiuta, è a croce la-tina con transetto molto sporgente nei cui bracci furono ricavate due absi-diole orientate. La parte presbiteriale, caratterizzata da un coro moltoprofondo, con deambulatorio e cappelle radiali, appare ispirata a modellifrancesi borgognoni.

Con la titanica impresa dell’ampliamento della SS. Trinità si esaurisce,a Venosa, la parabola costruttiva del maggiore complesso monumentale cit-tadino. L’interruzione dei lavori dovette influenzare negativamente ancheil processo di crescita della città e l’incompiuta chiesa nuova, dovette segnareemblematicamente il culmine della potenza e l’inizio della decadenza di unaabbazia e di una città.186

Nel 1297 papa Bonifacio VIII sottrae il monastero all’ordine benedettinoe ne affida la conduzione all’ordine Gerosolimitano di S. Giovanni il qualenon riesce a produrre alcun avanzamento dei lavori. Dando inizio al processodi abbandono del monastero, i Gerosolimitani preferiscono stabilire la lorosede all’interno dell’area urbana. Allo scopo costruiscono, lungo il percor-so principale dell’insediamento, il primo nucleo dell’edificio che sarà det-to casa del Baliaggio, cioè la residenza del Balì governatore provinciale del-l’ordine Gerosolimitano.187

Con l’ultima crociata e la partenza dei monaci benedettini l’abbazia del-la Trinità inizia il suo progressivo decadimento, che con l’arretramentodella città medievale, venne addirittura a trovarsi extra moenia.188

185 G. D. Mezzina, Radiografia di un monumento: la chiesa della SS. Trinità di Venosa, Bari, 1977, p.45.186 Idem.187 Ughelli,op. cit., t. VII.188 Idem, p. 46.

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Venosa

Venosa, posta sulla confluenza dei valloni del Reale e del Ruscello, co-stituisce nell’area nord della Basilicata un punto di incontro tra l’Irpinia, laLucania e la Puglia.

Essa nasce nel III secolo a.C. quando sull’altopiano circondato dai duefiumi, i Romani vi fondano un municipio racchiuso da un grosso circuito mu-rario, che raggiunge la sua massima estensione urbana fino ai confini naturalidel sito. 189

Ma nel corso del V e VI secolo, mentre la religione cristiana acquista au-torità, Venosa vede arretrare sensibilmente i suoi confini nord-orientali e quin-di ridursi il suo perimetro urbano. Di conseguenza la popolazione si con-centra nel punto più alto e meglio difeso del promontorio, mentre il resto del-l’area racchiusa nella cinta muraria si ruralizza.190

Dall’apprezzo del 1696 apprendiamo che nella cinta muraria si aprivanole porte per l’accesso alla città. La prima porta, forse la cosiddetta Porta del-la Terra, era posta vicino alla fontana angioina, la seconda porta, quella del-la Città, era posta nelle vicinanze del Castello. La terza porta, quella ad orien-te era detta la porta della Trinità. La particolarità della presenza di due por-te nella stessa area una prima dell’altra è da ricercarsi nella conformazio-ne del sito, in quanto quella parte non era certo una delle più adatte alla si-curezza della città, perchè non presentava difese naturali come pendii o val-loni a differenza degli altri lati. Quindi le due porte dovevano servire ad unamaggior difesa di questa parte della città.

“…Nell’entrare in detta Città si ritrova la prima Porta con fontana d’acqua

viva, con due leoni alli lati, e pila grande di pietra fra mezzo di leoni, e con un’po-

co di largo, si passa alla seconda Porta e da essa si và ad un’ vacuo, seù largo gran-

de, a sinistra del quale si ritrovano alcuni archi di fabbrica, e sopra di lui in alcu-

ne parti, vi sono camere per habitare , e sotto detti archi, vi sono molte botteghe di

189 E. Masiello Venosa Storia Città Architettura, Lavello, 1994 p. 39.190 Idem.

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diverse specie, et il spatio, che vi è fra detti archi e botteghe è pubblico, e viene co-

verto a tetti, ed’anco sotto detti archi vi sono due taverne con un’altra fuora detti

archi con stalle, e camere per alloggio de forestieri, una delle quali è il Barone, a de-

stra di detto largo, si trova il Palazzo Baronale in forma di Castello, che si descri-

vera fra li corpi feudali, cossì pure detta Città tiene un’altra Porta dalla parte d’Oriente,

detta la Porta della Trinità, alla quale si và per mezzo di detta Città con strada brec-

ciosa, piana e carrozzabile.”191

Il tracciato viario regolare della città romana si modifica sensibilmen-te: le strade larghe e rettilinee tendono a trasformarsi in stradine strette adandamento curvilineo. Fanno eccezione i decumani, che rimangono i per-corsi principali forti elementi di permanenza.192

In questo periodo Venosa si ritrova ad essere governata da un conte cheesercita il suo potere su delega del gastaldo di Acerenza ed è una delle po-che città che controllavano l’unico sbocco al mare Adriatico dei Longobardi.193

Tra il VII e VIII secolo si collocherebbe la costruzione di un presunto ca-stello ubicato sull’area dell’attuale Istituto dei Padri Trinitari (già conven-to di Sant’Agostino), i cui resti sono venuti alla luce durante alcuni lavoridi restauro.194 La decisione di costruire una fortificazione nell’area nord-orien-tale della città romana fa supporre che in questo periodo essa fosse ancoradensamente edificata e non ancora ridotta ad un ammasso di ruderi, ancheperché al suo interno sorgeva la sede episcopale con la prima cattedrale diVenosa, dedicata a S. Felice, che è difficile immaginare isolata e fuori del con-testo urbano.195

Intorno al Mille la città antica viene cancellata, pur permanendo il pe-rimetro murario e i percorsi viari principali, nascono le chiese che costituisconoi primi poli funzionali e di riferimento nel tessuto urbano. Alcune di esse cam-

191ASN, ACT, Apprezzo di Venosa del 1696 (documento 4).192 E. Masiello, op. cit., Lavello, 1994 p. 50.193 M. Sanfilippo, Dalla crisi urbana del periodo tardoantico alla città-stato tardomedievale, in T.C.I.,

Le città, Milano, 1978, p. 58.194 M. Bonifacio, Monastero di S. Agostino, in M. Salvatore (a cura di), Venosa: un parco…, p. 67. 195 A. Pellettieri, Venosa, in AA.VV., Cattedrali di Basilicata, a cura della Coop. Imago e

dell’Istituto Internazionale di Studi Federiciani, Lavello, 1995 pp. 107-114.

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biano la loro dedicazione, altre sono ricostruite o ingrandite più volte ma sem-pre sullo stesso luogo, altre sono inglobate nelle strutture conventuali.

Esse sono costituite da un unico ambiente distinto solo dalla cellacampanaria o da qualche elemento decorativo inserito nella facciata.196 In coin-cidenza di queste chiese, accanto ad orti ed aree incolte, si aprono degli slar-ghi, il sagrato delle chiese, che svolgono la funzione delle piazze.

Grazie all’apprezzo del 1635, conservato nell’ACT, documento n. 3, inappendice riusciamo a collocare altre chiese presenti nella città. Ad esem-pio “…La chiesa di Santa Maria Pallagano accosto le muragli di detta città…” “…chie-

sa parrocchiale sotto titolo di Santo Cosmo nel mezzo di detta città…” “…la

Chiesa parrocchiale di S. Biase, vicino la Piazza Maestra…”197

In epoca normanna, Venosa vive una stagione di notevole crescita ur-bana che si traduce nell’espansione e nella ricostruzione dell’insediamen-to spontaneo formatosi nei secoli precedenti nell’area sud-occidentale delpromontorio, determinato dalla costruzione della nuova cattedrale neipressi del castellum acquae romano, dove in epoca aragonese sorgerà il castellodi Pirro del Balzo. La nuova cattedrale di S. Felice funge da nuovo e oppostopolo religioso di attrazione, in un processo di formazione urbana nel qua-le i nuovi quartieri medievali andranno ad assieparsi ai suoi piedi.198

È dunque in epoca normanno-sveva che Venosa acquisisce l’assetto ur-banistico tuttora conservatosi con la costruzione dei grandi complessi reli-giosi, che strutturano la crescita fisica della città medievale. Nel corso delDuecento, gli ordini mendicanti promuovono la costruzione di grandi com-plessi conventuali che vengono localizzati nel settore centrale del pro-montorio. La tipologia conventuale è costituita da una serie di corpi di fab-brica, articolati unitariamente intorno ad un chiostro avente funzione di cen-tro della vita comunitaria. Agli ambienti destinati ad accogliere le funzio-

196 A. Capano, Aspetti del periodo medievale in Venosa e nel suo territorio, in Radici n. 10, 1992, p.117.

197 ASN, ACT, Apprezzo di Venosa del 1635 (documento n. 3). 198 A. Capano, Aspetti…., op. cit.

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ni di convento era annessa la chiesa che al pari delle chiese parrocchiali, eraal servizio della comunità. I Francescani fondano, nella prima metà del XIIIsecolo, forse nel 1223, il loro convento.199 Qualche decennio più tardi, for-se sui resti di un edificio preesistente donato ai Domenicani da Re Carlod’Angiò200, viene fondato il convento di San Domenico il quale andò ad oc-cupare un’area centrale posta lungo il percorso urbano principale. Intornoal 1280 gli Agostiniani iniziano a costruire il loro convento sui resti del-l’antico castello longobardo, in un’area che in quel tempo doveva esserescarsamente edificata.

Nel corso dei primi decenni della dominazione angioina, Venosa resi-ste all’infeudamento, anzi, ottiene la riconferma dei privilegi concessi dai so-vrani normanni e svevi.201

Grazie ad una serie di privilegi sovrani concessi alla città a cavallo deisecoli XIII e XIV, si costruirono le fontane pubbliche: 202 la fontana tuttora det-ta Angioina o dei Pilieri, viene costruita nel 1298 e viene ubicata nelle vici-nanze della porta occidentale; nel 1313-14 si costruisce la seconda fontanapubblica di Venosa, quella detta di Messer Oto, la quale viene ubicata lun-go la strada principale dell’insediamento; la fontana di S. Marco, omonimadella chiesa vicino alla quale sorgeva, e quella posta nei pressi del presun-to palazzo di corte.

Nello stesso 1313 viene istituita la fiera della SS. Trinità.203 Essa era unafiera molto importante e grande che durava circa due settimane, a cui par-tecipavano molti mercanti stranieri e vi accorreva molta gente dei paesi vi-cini. Era un forte introito per l’economia della cittadina.

“…Si fà in detta Città nella larga, e spatiosa campagna fuori la Porta della

Santissima Trinità la fiera grande, che principia il Sabato Santo di Pentecoste per

199 G. Fortunato, Riccardo da Venosa e il suo tempo, Trani 1918 (rist. anastatica Venosa Osanna, 1983)p. 39.

200 Idem.201 L. Mumford, La città nella storia, Milano 1967.202 G. Cenna, Cronaca Venosina, (ristampa anastatica, Venosa, 1982), p. 295 e sgg..203 L. Mumford, op. cit. pp. 326-331.

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tutto il giorno del Corpus Domini in cui concorrono moltissimi Mercanti forastieri

a comprare, a vendere moltissimi generi mercantili, e tutte sorti d’animali di cui è

l’incetta maggiore della fiera sudetta.”204

Nella confusione di questi avvenimenti, nel 1345, la contea di Venosa vie-ne assegnata a Roberto principe di Taranto il quale inaugura la lunga seriedi feudatari che si succedono, con alterne vicende, nel possesso del feudo.

Nei decenni finali del XV secolo, la storia di Venosa è incentrata sullafigura di Pirro del Balzo. Come si ricava dai cartolari dell’archivio Caracciolo,nel 1453 Maria Donata Orsini, moglie del citato Pirro, riceve in dote dal pa-dre Gabriele, signore di Venosa, il feudo della stessa città.205

Nel 1460, ufficialmente per ricostruire la città dopo i gravi danni cau-sati dal terremoto del 1456 ma, forse per difendersi dagli assalti del cogna-to, il principe di Taranto, che accampava pretese su Venosa, Pirro dà inizioai lavori per la costruzione del castello. Allo scopo si procede alla demoli-zione dell’antica cattedrale di S. Felice e allo spianamento di un brano co-spicuo di tessuto urbano gravitante intorno ad essa, spostandola al centrodella città sulla chiesa di S. Basilio, edificando l’attuale cattedrale dedicataa S. Andrea. Vennero così cancellati più mille anni di storia.206

Il castello è posto nel punto più vulnerabile del sistema difensivo checonsente a Pirro di controllare i principali percorsi extraurbani che da quisi diramano in più direzioni naturali, dove è anche possibile controllare i flus-si di traffico che interessano la viabilità urbana.

Al di fuori della cinta muraria si incontrano gli edifici religiosi fondatidai monaci basiliani e benedettini, ubicati preferibilmente lungo i princi-pali percorsi extraurbani come quello di S. Nicola e di S. Benedetto, quel-li di S. Giorgio e di S. Pietro.207 Questi insediamenti religiosi sono impor-tanti centri produttori, la cui attività è determinante per lo sviluppo del-

204 ASN, ACT, Apprezzo di Venosa del 1713, (documento n. 9).205 A. Capano, Venosa ed i suoi feudatari. Note storiche, in Radici n° 6, 1990, p. 146. 206 Idem.207G. Crudo, Venosa e i suoi vescovi. Serie cronologica.storica dei pastori della chiesa venosina,

Salerno, 1894, p. 75.

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l’economia agricola. Nel contado venosino si incontrano comunità che si raccolgono intor-

no agli insediamenti religiosi più antichi, le quali danno vita alla formazionedei casali. Tra questi vi sono Maschito, Boreano, S. Maria in Pascale,Acquavella, S. Chirico, S. Leonzio e Musanna.208

Lungo la direttrice extraurbana che collegava Venosa con le aree internedella Basilicata e che insisteva sull’antico tracciato della romana Via Herculea,si incontrano le comunità monastiche di S. Giorgio, non distante dallaChiesa di S. Maria di Montalbo, e di S. Nicola di Morbano. Dalla chiesa diS. Maria di Montalbo abbiamo una descrizione del 1696 “…Fuori di detta Città

distante un miglio verso Ponente, si trova un’altra Chiesa grande, sotto titolo di Santa

Maria Montalbo, quale è coperta a tetti con una campana piccola, in testa vi è l’al-

tare maggiore coll’ossatura di rilievo di Nostra Signora, vi si fà la festa il dì di Pasca

di Resurrettione e tiene poche entrade.”209

Lungo la strada che conduceva a Melfi, sul piano delle Zoccolanti, viera l’antica chiesa di S. Maria della Pace che nel XV secolo Pirro farà ampliareed abbellire per ospitare la tomba di sua moglie Maria Donata Orsini.Questa chiesa “…consiste in una nave grande coperta a tetti a due penne, con tem-

piatura piana di tavole, in testa vi è l’altare maggiore con custodia, ed a destra, et

a sinistra di detta nave, vi sono molte Cappelle con cone di legname dorate, e con

quadri ad oglio, vi è la sagrestia con coro, ed apparati bastanti, vi sono tre calici, e

croce d’argento, e vi sono due campane con picciolo campanile,”210

Non va dimenticata la presenza lungo i corsi d’acqua principali, di nu-merosi mulini ad acqua che trasformano in farina le messi di frumento pro-dotte in gran quantità dalla campagna.211

208 G. Cenna, op. cit., pp. 220-224.209 ASN, ACT, Apprezzo di Venosa del 1696 (documento n. 8)210 Idem.211 G. Cenna, Cronaca…., op. cit.

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Documento n. 1

1615, 4 Aprile

Apprezzo della Terra di Atella e del suo Casale Rionero redatto dal TavolarioOrazio Grasso su istanza del Sacro Consiglio, non accettato dal Duca di Ascoli,in quanto si sentiva leso nei suoi interessi.

ASN, ACT, Fasc. 121 Inc. 11

Primo Apprezzo della Terra di AtellaFatto

Dal Regio Tavolario Orazio GrassoIn anno 1615

Per decreto di Vostra Signoria mi è venuto commesso l’apprezzo del-la Terra di Atella con tutte sue contrade, giurisdizioni, e vassalli: e volendoal detto apprezzo procedere, avendo prima monite le parti in scriptis, mi so-no personalmente conferito nella detta Terra di Atella sopra della quale viè il sopradetto Marchese, la quale stà situata nella Provincia di Basilicata inuna pianura con montagne intorno, come sono Santo Angiolo, dove sono duelaghi notabili, nelli quali si ci pescano tenche in abundanza, e perfette, e con-fina colla Città di Melfi distante dieci miglia in circa, con il fiume Ofanto, di-stante da detta Terra miglia quindeci in circa, colla Terra di Barile distantecinque miglia, ed la Terra di Ripacandida distante tre miglia, col feudo di

APPENDICE AL CAPITOLO II

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Lagopesole distante sei miglia, colla Terra di Bella distante miglia dodeci,colle Terre di Santo Fele, e Ruvo distante sei miglia, cola Città di Muro mi-glia quattordeci, con la Terra di Rapone miglia sette, e con altre Terre covi-cine; distante dalla Città di Salerno miglia quaranta in circa, e dalla Città diNapoli miglia settanta in circa.

All’entrare di detta Terra, quando si và da Melfi, si ritrova una Porta,che è la principale vicino il Castello, quale corrisponde ad un’altra dove sivà a Santo Fele, ed altri luoghi, e dalla parte di Oriente si ritrova un’altra Portaper la quale si và a Potenza, ed altre Terre, la quale corrisponde ad un’altraPorta verso Occidente, da dove si và alla Città di Napoli, ed altre Terre. Dentropoi la detta Terra di Atella vi sono quattro strade principali larghe, magni-fiche, e piane, per le quali si può andare con carozza, come quasi per tuttala maggior parte dell’intiero territorio, oltre altre strade per dentro similmentepiane. E caminando da detta strada principale, si và ad incontrare la Piazza,quale è molto grande, e quadra, ornata con tre piedi grandi di olmi, ed in-torno vi sono molte tittate, sotto le quali si può andare, e starvi, ed in par-ticolare serveno per poteche di Mercanti nelli tempi delle ferie.

Vi sono anche in detta Terra l’infrascritte Chiese, cioè la Chiesa Maggiorenominata Santa Maria soggetta al Vescovato di Melfi, quale stà in mezzo didetta Terra vicino la detta Piazza, servita da venti Sacerdoti in circa con al-tri dieci Diaconi, e Subdiaconi, e da Clerici quattordeci con coro, ed organo.Due altre Ecclesie Parrocchiali sotto nome di Santo Eligio, e Santo Nicola;e di più uno Monistero di Moniche da trenta in circa, e vivono commoda-mente con intrade.

Un Convento di S. Francesco della Scarpa facoltoso, con Chiesa ove so-no molte Cappelle, ed organo, servita da sei Padri Sacerdoti, ed altri quat-tro Servienti. Un altro Convento dell’ordine di Santo Agostino, chiamato SantoVito similmente commodo, e servito da quattro Padri Sacerdoti. UnoOspedale sotto il titolo di S. Lonardo per li poveri, e pellegrini. UnaCongregazione di Secolari nella Chiesa di Santa Caterina, e diverse altre Ecclesiedentro detta Terra di divozione. Fuera della quale, e vicino detta Porta del

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Castello vi è un altro Convento dell’Ordine di Santo Domenico con quattroPadri Sacerdoti, e di più poco lontano vi è il Convento di Santa Maria de-gli Angioli delli Padri Zoccolanti al numero di otto in circa; e tre miglia di-stante da detta Terra vi è il Convento de Padri Cappuccini nella detta mon-tagna di Santo Angiolo; et anco fora di detta Terra vi è il Convento diCarmelitani sotto titolo di Santa Maria di Perno, la quale è Abbatia.

La detta Terra di Atella nell’ultima numerazione fù numerata fochi 573,al presente è da fochi 280 in circa. Tiene uno Casale detto Arenigro, distan-te da detta Terra circa tre miglia, dove abitano da quaranta cinque personealtri fuochi di Albanesi in circa; oltre li detti fochi 280, che fà la detta Terradi Atella, quali abitano dentro grotte accomodate con fabrica, e vicino det-to Casale vi è una Ecclesia detta Santo Antonio, il quale Casale si può au-gumentare, come tuttavia si và augumentando.

Nella quale Terra di Atella vi sono alcune famiglie nobili, et suffeuda-tarij di detto Signor Principe, uomini d’arme, cavalli leggieri, e piazze mor-te, sei Dottori di Legge, un altro in Canonica, un Teologo, due Fisici, due Professiin Chirurgia, tre Notari, uno Giodice a contratto, uno Speziale di Medicina,cinque Barbieri, cinque Calzolari, uno Manescalco, e tre Terrari; quattro po-teche di Sartori, tre poteche lorde, due chianche, e sei taverne, e gli altri so-no Massari di campo, e fatigatori, quali vivono mediocremente al genera-le; e la detta Università tiene di debito, come mi sono informato da docativentiseimila in circa di capitale, oltre cinque, o sei milia docati di terze.

La quale Terra, oltre d’essere antiqua, come è notorio, per quello, chemostra è stata molto grande come si conosce dal circuito delle muraglie,e torrioni.

Il territorio di detta Terra di Atella è di circuito da miglia trenta in cir-ca, con territorij fertili, et atti a coltura, ove sono boschi da legnare, erbag-gi sì d’estate, come d’inverno, dove si possono fare molte industrie di ani-mali, come sono porci, capre, pecore, vacche, ed altri, per essere in detto ter-ritorio abundanza di detti erbaggi, gliande, e fontane di acque bellissime, ebone; ed in particolare vi è una fontana, che si dice la Francesca, la quale sca-

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turisce da un montetto con molti cannonetti, e distillazioni fatti dalla natu-ra, tutta piena di capilli veneri, et altre erbe, che fanno una bellissima, e de-liziosa vista, dalla quale esce tanta acqua, che macina undeci molini poco l’u-no distante dall’altro, delle quali ne sono due di detto Signor Principe, et lealtre di altri particolari di detta Terra. Vi sono anche altre fontane dettel’Imperatore, le Gavitelle, l’Imbrici, et altre vicino detta Terra; et mezo mi-glio in circa lontano vi è il fiume chiamato Triepe abundante di pesce, et an-guille. Vi è anco commodità nelli detti boschi, et campagne di caccia di por-ci, caprij, lepri, et altri animali selvaggi.

Nella detta Terra si vive bene, et grassoso per esserci abundanza di pa-ne molto buono, et bianco, così anco vini esquisiti, si bianchi, come cera-soli, con abundanzia di foglie cappuccie, et altre fogliame, carne, for-maggi et latticinij.

L’Università, per quello, che mi sono informato, stà oppressa di de-biti, e tiene d’intrade da docati quattromilia in circa consistentino in di-verse gabelle.

Nella detta Terra vi si fanno due fiere principali l’anno, dove vi è granconcorso di negozianti, e bestiame di ogni sorte da diverse parti del Regno,et in particolare da Calabria. Una di esse nel principio del mese di Settembre,e l’altra nel mese di Giugno detta di Santo Vito.

Il Signor Principe tiene in detta Terra di Atella la giurisdizione di pri-me, e seconde cause con deputarsi il Capitanio a suo beneplacito, che stà Dottore,o Coppa, e Spada et il Giudice delle seconde cause tiene anche autorità didepritare due volte l’anno l’officio di Mastro Mercato nelli tempi detti di so-pra; et di più tiene il Ius Eligendi il Mastro Giurato, et Sindaco di detta Terra,la quale tiene obbligo di nominare tre persone per Mastro Giurato, eSindaco, et l’elezzione spetta a chi piace a detto Signor Principe. Cossì an-che l’Università è obligata, nominarli ogn’anno un Erario; il quale tiene pen-siero d’affittare, et esiggere l’entrade, et uno Terraggiero, quale hà pensie-ro di esigere il terraggio delle vittovaglie, et anco un Esattore delli proven-ti, et questo senza salario.

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Nel detto Casale di Arenigro deputa il Locotenente, et dal detto Casalesi paga ogni anno docati settanta, come più appresso si dirà.

Vi è anche in detta Terra il Castello, consistente.Avanti, che si entra in detto Castello, quale è monito di fossi con quat-

tro torrioni intorno, si ritrova un largo detto la Cittadella murata, et si en-tra da un ponte di tavole a levatura, sopra il quale vi è una porta con le ar-me del detto Signor Principe, e caminando si ritrova un’altra porta con la GuardaPorta, con cortiglio e due cisterne atte a tener acqua, et in piano di detto cor-tiglio una cocina grande con forno, con una dispenza, et saglituro, che ser-ve per portare le vivande coperte sopra il Castello, con stalla grandissimacon le balaustri intorno. Vi è un’altra stalla appresso in piano, dai lochi datener paglia, e nel medesimo cortiglio dall’altro lato si ritrova un cellaro, ettre altre stanzie terrane, in una delle quali vi è un forno grande per cocereil pane, et un’altra porta dalla quale si và alla Cittadella per ponte, et sagliendoper una grata si ritrova una loggetta coverta, da dove si entra in uno salo-ne, et una Cappella in piano di detto salone, et da un braccio si ritrovano quat-tro camere in piano, et in fronte de detto salone un’altra camera a lamia den-tro uno di detti torrioni da un altro lato di detto salone, si ritrova un came-rone con una loggia coverta, quale si chiama belvedere. In capo della qua-le vi è una cammeretta, et appresso segue un’altra sala, la quale serveria perl’altro abitamento, et sequitando detta sala, si ritrovano sette altre camerein piano, quale Castello ut supra descritto, hà bisogno di alcune reparazio-ni, et saria habitazione molto commoda.

Sopra la quale Terra di Atella il detto Signor Principe ci tiene, e possiedel’infrascritte entrade feudali, quali sono state da me calculate da dieci anniin qua, et questo per fare una compensazione, poiche dette entrade quan-do sono basciate, e quando alzate, et anco per il prezzo del grano, orgio, etaltre legume, così come hò visto dalli libri d’inventario, et esito fatti anno peranno dall’Erarij, et a me presentati, alle quali entrate anno per anno se ci èallumata la candela, e sono rimaste allo più offerente, delle quali esazzionid’entrade anno per anno se n’è fatto inventario, e dopi se n’è dato esito, co-

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me hò visto da detti libri, et incominciando a calcolare le dette entrade dal-l’anno 1604, et 1605 nel quale anno fù Erario Giovanni Battista Donnella nelGoverno del D. Marcello Lettiero, la detta Terra di Atella hà renduto al SignorPrincipe l’infrascritte entrade in denari.

Intrade in denari della Terra di Atella dell’anno 1604, et 1605 nello Erariatodi Giovanni Battista Donnella, sono

Per l’affitto della portolania, zecca, e bagliva docati mille, et cin-quecento cinquanta______________________________________1550

Pervenuti dalla mastrodattia esercitata in demanio da VitoGamba docati sessanta cinque, tari uno, e grana diecenove, emezzo__________________________________________65 : 1/2:19

E per la mastrodattia sudetta di detto anno finito detto dema-nio altri docati cento settanta_______________________________170

Dall’affitto dell’erbaggio di Marotto, e Margarito docati cento__100

Dall’erbaggio della Civita, e Maurelle docati ciquanta__________50

Dalla spica, et erba statonica di tutte dette tre difese, seù terzidocati cento_____________________________________________100

Dall’affitto della taverna docati quaranta cinque_______________45

Dalla rendita dell’erba della Cittadella docati otto_______________8

Per l’affitto di Bocito docati quattrocento trenta_______________430

Per le fide di bovi, e bacche nelle dette tre difese, seù terzi do-cati trenta sette____________________________________________37

Dall’Università di Atella per subsidio dell’Officiali, et per la di-fesa di Montesirico docati cinquant’otto______________________58

Per la decima dello lino della Corte docati tredici, tarì uno, e gra-na quindeci, ch’è la metà di docati ventisei, tarì tre, e grana die-ci, de quali si fà inventario Iacobo Bencivenga Erario nell’an-no da venire 1605, et 1606, poiche nel presente anno non ci è in-ventario de lino, e perciò mi hà parso di fare detta compensa-zione____________________________________________13: 1:15

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Che in tutto dette intrade di detto anno in denari unite fannola somma di docati duemilia seicento ventisei tarì tre, e granaquattordeci, e mezo_________________________2626: 3:14 ./.

Seguono l’infrascritte altre intrade in vittuaglie del detto anno, e sono Per l’affitto dei molini di grano tomoli cento quarantacin-que____________________________________________________145

Et più per li terraggi grano tomoli due cento trenta____________230

Che sono in tutto grano tomoli_____________________________375

Da orgio per l’affitto del terraggio tomoli trecento settanta_370

Dell’Anno 1605, et 1606 in denari nello Erariato di detto IacoboBencivenga

Per lo cenzo solito dell’Università di Atella docati cin-quant’otto________________________________________________58

Dalla bagliva, portolania, e zecca docati mille, et cinquecentosettanta sette, tarì due, e grana quindeci___________1577: 2:15

Dalla mastrodattia docati trecento cinquanta_________________350

Dall’affitto di Bocito docati quattro cento trenta_______________430

Dall’affitto dell’erbaggio delli terzi, seù difese di Armatiero del-l’inverno docati cento quaranta cinque______________________145

Per la spica, et erbaggio dell’estate di detti terzi altri docati cen-to quaranta cinque_______________________________________145

Per le fide di diversi particolari delli loro animali nelli detti ter-zi docati settant’otto, tarì quattro, e grana sei________78: 4:06

Per la fida delle legne secche, e selvaggie di Bocito fatta aParticolari docati venti nove, e tarì quattro_____________29: 4

Per l’affitto della taverna docati quaranta cinque_______________45

Per la rata dello lino, secondo la compensazione fatta docati tre-deci, tarì uno, e grana quindeci_______________________13: 1:15

Che in tutto dette intrade in denari di detto anno unite fanno

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la somma di docati due milia, otto cento settanta due, tarìdue, e grana sedici _______________________________2872: 2:16

Seguono l’infrascritte altre intrade in vittuaglie di detto anno, e sono Dall’affitto delli molini di grano tomoli cento quaranta cinque__145

Dalli terraggi di grano tomoli cinque cento settan’otto_________578

Che unite sono di grano___________________________________723

Di orgio dalli terraggi tomoli quattro cento ottanta quattro, etun quarto____________________________________________4841/4

Di germana dalli terraggi tomoli nove_________________________9

Di fave dalli terraggi tomoli cinquantasei_____________________56

Di miglio dalli terraggi tomoli quaranta cinque________________45

Di nemiccole tomoli due____________________________________2

Intrade in denari dell’anno 1606, et 1607 nell’Erariato di Cola Risuccio Per lo solito cenzo dell’Università di Atella docati cin-quant’otto________________________________________________58

Dalla bagliva, portolania, e zecca docati mille, et seicento__1600

Dalla mastrodattia docati trecento cinquanta cinque___________355

Dalla taverna docati cinquanta due__________________________52

Dalla decima del lino docati trenta tre, e grana sei____33: 0:06

Dall’affitto dell’erba delli terzi, per passata dell’animali doca-ti settanta________________________________________________70

Dall’affitto dell’erba dell’inverno di detti terzi docati centotrenta___________________________________________________130

Dalla spica di detti terzi docati cento venti___________________120

Dall’affitto di Bocito docati quattro cento trenta_______________430

Dall’affitto delle fide di animali, et taglio di legne secche in Bocitodocati cento quaranta due_________________________________142

Che in tutto dette entrade in denaro di detto anno unite ascen-dono alla summa di docati due milia nove cento novanta, e gra-

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na sei_________________________________________2990: 0:06

Seguono l’infrascritte altre intrade in vittuaglie di detto anno,e sono Dall’affitto delli molini di grano tomoli cento quaranta quat-tro_____________________________________________________144

Et dal teraggio, e compasso tomoli sei cento cinquanta sei____656

Che unito detto grano sono tomoli otto cento________________800

Di orgio tomoli quattro cento novant’uno____________________491

Di germana tomoli venti quattro, e tre quarti___________243/4

Di legume tomolo uno, et un quarto____________________11/4

Di fave tomoli quaranta, e mezo______________________40 ./.

Di miglio tomoli sei________________________________________6

Intrade in denaro dell’anno 1607, et 1708 nell’Erariato di Paolo Maralbo Dalla bagliva docati mille settecento trenta__________________1730

Dall’affitto di Bocito docati quattro cento, e dieci______________410

Dalli terzi docati cento sessanta tarì tre, et grana sei, et un ter-zo____________________________________________160: 3:061/3

Dalla taverna docati cinqua due_____________________________52

Dall’erbaggio della statonica delli terzi docati trenta cinque__35

Dalla spica docati ottanta___________________________________80

Dalla mastrodattia docati trecento settanta___________________370

Dalla fida fatta a legnare docati cinquanta tre, e tarì due_53: 2

Dalla fida di bovi, e bacche fatta alli terzi docati novanta set-te tarì uno, e grana dieci___________________________97: 1:10

Dallo cenzo solito della Terra docati cinquant’otto_____________58

Dalla decima del lino docati dodeci, tarì tre, et grana die-ci_______________________________________________12: 3:10

Dall’adoho di Giovanni Carlo Ameruso docati due_____________2

Che in tutto dette intrade in denaro di detto anno ascindono al-la summa di docati tre milia sessant’uno, grana sei, et un ter-

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zo___________________________________________3061: 0:061/3

Seguono l’infrascritte altre intrade di detto anno in vittuaglie Di grano dall’affitto delli mulini tomola cento quarant’ot-to______________________________________________________148

Dal compasso di grano tomola quattro cento cinquanta quat-tro_____________________________________________________454

Che unite sono di grano tomola sei cento, et due______________602

Di orgio per il compasso tomola cinque cento, et quattro, e me-zo_______________________________________________504 ./.

Di fave per il compasso tomola trenta sette____________________37

Intrade in denaro dell’anno 1608, et 1609 nell’Erariato di Ferrante di Lello Dall’affitto della bagliva, portolania, et zecca docati mille set-te cento trenta__________________________________________1730

Dalla mastrodattia docati trecento settanta___________________370

Dalla taverna docati cinquanta tre___________________________53

Dall’Università per il cenzo solito docati cinquant’otto__________58

Dall’affitto dell’erbaggio delli terzi, seù difese docati centosettanta_________________________________________________170

Dalla vendita dell’erbaggio statonico di detti terzi docati tren-ta_______________________________________________________30

Dalla vendita della spica di detti terzi, seù difese docati qua-ranta____________________________________________________40

Dall’affitto del feudo di Bocito, conforme la cautela, seù offertadocati quattro cento sessanta sei, tarì tre, grana sei, e due ter-zi__________________________________________466: 3:062/3

Dalla fida delli bovi, e bacche delli detti terzi docati centoventi quattro, e mezo____________________________124: 2:10

Dalla fida fatta a lignare nel bosco del Bocito docati cinquan-ta cinque, ed un tarì_________________________________55: 1

Dalla decima dello lino docati quattordeci, tarì quattro, e gra-

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na cinque________________________________________14: 4:05

Dall’adoho di Ameruso docati due___________________________2

Che in tutto dette entrate in denaro di detto anno in unum ascen-dono alla summa di docati tremilia cento, e quattordeci, tarì uno,grana uno, e due terzi _________________________3114: 1:012/3

Seguono l’entrade in vittuaglie di detto anno, e sono Dall’affitto delli molini tomola cento quaranta cinque di gra-no______________________________________________________145

Dalli terraggi, e compassi di grano tomola trecento settantadue____________________________________________________372

Che unite sono di grano tomola cinque cento, e diciasette__517

Dalli terraggi di orgio tomola quattro cento, et quattro_________404

Di fave tomoli venti cinque_________________________________25

Di miglio tomoli undeci____________________________________11

Di germana tomoli diecessette______________________________17

Intrade dell’anno 1609, et 1610 in denaro nell’Erariato di GiuseppeCompagno sono

Dalla bagliva, zecca, e portolania docati mille settecento qua-ranta__________________________________________________1740

Dalla mastrodattia docati quattro cento novanta______________490

Dall’affitto dell’erbaggio delli terzi, per la passata delle peco-re docati sessanta__________________________________________60

Dall’affitto dell’erba dell’inverno di detti terzi docati cento, esedici, tarì uno, e grana quindeci__________________116: 1:15

Dall’erba statonica di detti terzi docati trenta sei_______________36

Dalla spica di detti terzi docati settanta cinque_________________75

Dalla fida di bovi, e bacche di detti terzi docati sessanta nove,tarì due, e grana dieci_____________________________69: 2:10

Dall’affitto di Bocito docati quattro cento sessanta sei, tarì tre,

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grana sei, e due terzi____________________________466: 3:062/3

Dalla fida del legnare in detto bosco, e feudo docati settant’otto,e grana cinque___________________________________78: 0:05

Dalla taverna docati cinquanta quattro_______________________54

Dalla decima del lino docati quindeci, tarì quattro, e grana di-ciotto___________________________________________15: 4:18

Dall’Università di Atella per il cenzo solito docati cin-quant’otto________________________________________________58

Che in tutto dette intrade in denaro di detto anno ascendonoalla summa di docati tre mila duecento cinquanta nove, tarì due,grana quattordeci, e due terzi___________________3259: 2:142/3

Seguono l’entrade in vittuaglie di detto anno, e sono Di grano dallo terraggio, e compasso tomola cinque cento e set-te ______________________________________________________507

Di grano dall’affitto delli molini tomola cento cinquanta_____150

Che unite sono di grano tomola seicento cinquanta sette_____657

Di orgio tomola quattro cento cinquanta due_________________452

Di fave tomola otto, et un quarto___________________________81/4

Di germana tomola sette____________________________________7

Di miglio tomola nove______________________________________9

Di cicerchie tomola due, e mezo________________________2 ./.

Intrade in denaro dell’anno 1610, et 1611 nell’Erariato di GasparroProvenzale, e sono

Dalla bagliva, portolania, e zecca docati mille, e sei cento__1600

Dalla fida di particulari di Barile fidati nel demanio di Atelladocati cinquanta, tarì quattro, e grana dieci__________50: 4:10

Dall’Università di Atella per il cenzo solito docati cin-quant’otto________________________________________________58

Dall’affitto dell’erba dell’inverno delli terzi docati cento qua-

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rant’otto, e grana sei_____________________________148: 0:06

Dalla statonica di detti terzi docati quaranta___________________40

Dall’affitto della mastrodattia docati quattro cento, et undeci___411

Dall’affitto della spica di detti terzi docati settanta cinque_____75

Dall’affitto del feudo di Bocito docati quattro cento sessanta sei,tarì tre, grana sei, e due terzi_____________________466: 3:062/3

Dalla taverna docati quaranta due___________________________42

Dalla vendita dello lino docati sette, tarì quattro, e grana die-cesette___________________________________________7: 4:17

Dalle fide di detto bosco di Bocito docati trenta sette, e tarìdue______________________________________________37: 2

Dalle fide nelli detti terzi di Armatiero docati novanta no-ve_______________________________________________________99

Che unite dette intrade in denaro di detto anno fanno la sum-ma di docati tremilia trenta cinque, tarì quattro grana diecen-nove, e due terzi______________________________3035: 4:192/3

Seguono l’entrade in vittuaglie di detto anno, e sono Dal terraggio, e compasso tomola quattro cento settanta tre digrano___________________________________________________473

Dalli mulini grano tomola cento quaranta___________________140

Che unite sono tomola sei cento, e tredeci____________________613

Di orgio tomoli cinque cento, e quattro______________________504

Di germana tomoli trent’uno, e mezo__________________31 ./.

Di miglio tomoli trent’uno, e mezo____________________31 ./.

Di fave tomola trenta tre, e tre quarti_______________________333/4

Di cicerchie tumulo uno, e mezo_______________________1 ./.

Intrade in denaro dell’anno 1611, et 1612 nell’Erariato di VincenzoGraziola, sono

Dalla bagliva, zecca, e portolania docati mille, e cinque cento__1500

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Dall’affitto della mastrodattia docati quattro cento____________400

Dall’Università di Atella per lo cenzo solito docati cin-quant’otto________________________________________________58

Dall’affitto di Bocito docati duecento quaranta_______________240

Dalla fida di Bocito docati cinquanta_________________________50

Dall’affitto dell’erba statonica delli terzi di Armatiero docati duecento ottanta____________________________________________280

Dalla fida di bovi, e bacche in detti terzi docati sessanta sei, emezo____________________________________________66: 2:10

Dalla spica di detti terzi docati ottanta cinque_________________85

Dalla fida di Barile riservata nell’affitto della bagliva, docati cen-to, e sette, tarì quattro, e grana sei_________________107: 4:06

Dall’affitto della taverna docati quaranta due__________________42

Dall’adoho di Ameruso docati due___________________________2

Che unite dette intrade in denaro di detto anno, fanno la sum-ma di docati due milia otto cento trent’uno, tarì uno, e granasedeci_________________________________________2831: 1:16

Seguono l’infrascritte altre intrade di detto anno in vittuaglie, e sono Dal terraggio, e compasso tomoli di grano cinque cento ottantanove___________________________________________________589

Dall’affitto delli molini tomola cento venti___________________120

Che in tutto il grano unito sono tomola sette cento, e nove_709

Dal terraggio, e compasso di orgio tomola due cento novantasette____________________________________________________297

Di fave dal terraggio, e compasso tomola diecidotto____________18

Di germana dal terraggio, e compasso tomola undeci, e tre quar-ti______________________________________________________113/4

Di legume dal terraggio, e compasso tomola due, e tre quar-ti_______________________________________________________23/4

Di miglio dal terraggio, e compasso tomola venti sei___________26

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Intrade della Terra di Atella in denari dell’anno 1612, et 1613 nell’Erariatodi Paliano delli Franci, sono

Dalla Terra di Atella per il cenzo solito docati cinquant’ot-to_______________________________________________________58

Dalla bagliva, e portolania docati mille, e sei cento___________1600

Dalla mastrodattia docati quattro cento______________________400

Dalla taverna docati quaranta_______________________________40

Dalla spica delli terzi docati sessanta_________________________60

Dalle passate delli terzi docati due____________________________2

Dalle fide de cittadini docati quattordeci, e mezo_______14: 2:10

Dalle fide de forestieri in detti terzi docati quattordeci, e tarì quat-tro_______________________________________________14: 4

Dal pascolo di Bocito docati cento, e dieci____________________110

Dalla fida del secco, e selvaggio docati sessanta tre, tarì tre, egrana dieci______________________________________63: 3:10

Dall’adoho di Ameruso docati due___________________________2

Che unite dette intrade in denaro di detto anno fanno la sum-ma di docati due mila trecento, sessanta cinque______________2365

Seguono l’infrascritte altre intrade in vittuaglie del detto anno, e sono Dal terraggio, e compasso di grano tomola sei cento no-vant’otto, e mezo___________________________________698 ./.

Dall’affitto delli mulini tomola cento trenta__________________130

Che unito detto grano sono tomola otto cento vent’otto, e me-zo_______________________________________________828 ./.

Di orgio dal terraggio, e compasso tomola cinque cento quarantaquattro_________________________________________________544

Di fave, e legumi dal terraggio, e compasso tomola sessanta quat-tro 64 Di miglio tomola diecesette, e mezo____________17 ./.

Di germana tomola diecidotto______________________________18

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Intrade in denaro dell’anno 1613, e 1614 nell’Erariato di AntoninoSalenzio, sono

Dalla bagliva, zecca, e portolania docati mille, e sei cento__1600

Dalla mastrodattia docati quattro cento sessanta______________460

Dalla taverna docati sessanta_______________________________60

Dall’Università per il cenzo solito docati cinquant’otto__________58

Dall’erbaggio delli terzi docati cento venti___________________120

Dalla spica di detti terzi docati ottanta sei_____________________86

Dalle fide di detti terzi docati trenta quattro___________________34

Dall’affitto di Bocito docati cinquecento_____________________500

Dalla fida di legnare a Bocito docati cinquanta_________________50

Dall’adoha di Ameruso docati due___________________________2

Che unite dette intrade di detto anno in denaro sono docati duemilia nove cento settanta_________________________________2970

Seguono l’infrascritte altre entrade di vittuaglie del detto anno, e sono Di grano dalli mulini tomola cento, e cinque_________________105

Dal terraggio, e compasso di grano tomola sette cento ses-santa tre________________________________________________763

Che unite sono di grano tomola otto cento sessant’otto________868

Di orgio tomola quattro cento settanta cinque________________475

Di legume tomola quaranta due_____________________________42

Et così calculando dette entrade in denaro per detti dieci anni,et unitele insieme fanno la somma di docati venti nove milia,cento venti sei, tarì due, grana quattordeci, e cinque se-sti__________________________________________29126: 2:145/6

La cui decima parte sono docati due mila novecento, e dode-ci, tarì tre, grana quattro, ed un sesto____________2912: 3:041/6

Talche la detta Terra di Atella, avendo calculata l’entrade di es-sa in denari per detti dieci anni, e fatta detta compensazione perdieci anni, viene compensata a rendere l’anno docati due mi-

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lia nove cento, e dodeci, tarì tre, grana quattro, et un se-sto________________________________________2912: 3:041/6

Alli quali docati due milia nove cento, e dodeci, tarì tre, granaquattro, et un sesto si ci devono aggiungere docati settanta l’an-no, che pagano l’Albanesi, che abitano nel detto Casale diArenigro, cioè docati quaranta per li focaggi, docati quindeciper la portolania, et altri docati quindeci per la piazza, così co-me ultimamente hò visto nelli detti ultimi anni di detti Erariati,poiché per prima erano franchi, acciò avessero venuti ad abi-tare in detto Casale________________________________________70

Viene a rendere in denaro detta Terra di Atella servata la for-ma di detta compensazione docati due milia nove cento ottantadue, tarì tre, grana quattro, ed un sesto___________2982: 3:041/6

Alli quali docati due milia nove cento ottanta due, tarì tre, gra-na quattro, ed un sesto aggiuntoci docati settanta due, tarì quat-tro, e grana cinque, et un sesto per li emulumenti delle due fe-rie, che sono ogni anno in detta Terra avendole calculate per det-ti dieci anni, e fatta la detta compensazione, come hò fatto al-le dette_________________________________________72: 4:051/6

L’intrade in denaro ascendono alla summa di docati tre miliacinquanta cinque, tarì due, grana nove, et un ter-zo____________________________________________3055: 2:91/3

Et anco calculando le dette vittuvaglie per detti dieci anni, hòritrovato, che detta Terra di Atella viene a rendere compensa-tamente ogn’anno. Di grano tomola seicento sessanta nove, che avendo conside-rato le rendite fatte anno per anno di detti grani per spazio didieci anni, l’apprezzo al tempo della ricolta compensatamen-te ad un ducato il tomolo, che sono il prezzo di esse docati sei-cento sessanta nove______________________________________669

E di orgio tomola quattro cento cinquanta due, qual avendo con-

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siderato le vendite fatte di detto orgio per spazio di detti die-ci anni, l’apprezzo al tempo della raccolta alla ragione di car-lini cinque il tomolo, che sono docati due cento venti sei_______226

Di germana tomola sedeci, quali apprezzo a carlini cinque il to-molo, sono docati otto______________________________________8

Di______________________________________________________903

Riportato_______________________________________________903

Di miglio tomola quindeci, quali apprezzo similmente a carli-ni cinque il tomolo, sono docati sette, e mezzo________7: 2:10

Di fave, e memiccole tomola vent’otto, quali apprezzo alla ra-gione di carlini sei il tomolo, che sono docati sedeci, e tarìquattro___________________________________________14: 4

Che il tutto il prezzo di dette vittuvaglie ascende a docati no-ve cento venti sette, tarì uno e grana dieci__________927: 1:10

Quali docati novecento venti sette, tarì uno, e grana diecigiunti con li detti docati tre milia cinquanta cinque, tarì due, egrana nove, e mezzo, fanno la summa di docati tre milia novecento ottanta due, tarì tre, grana diecennove, et un ter-zo___________________________________________3982: 3:191/3

E tanto compensatamente ogni anno rende detta Terra diAtella.Dalle quali intrade non se ne deduce l’adoha, poiche mi annodetto li Ministri di detto Signor Principe, che esso SignorPrincipe, ne li suoi antecessori anno mai pagato adoha, ma l’an-no posseduto, et possedono franco di adoha; però quandoapparesse il contrario si dovria dedurre detta adoha.Quali entrade di docati tre milia novecento ottanta due, tarì tre,e grana diecennove, et un terzo, avendo considerazione alla qua-lità, et quantità di vassalli, territorij, e sito di detta Terra, et al’al-tre considerazioni sopra di ciò necessarie, l’apprezzo alla ragionedi quattro, et un quarto per cento, che il prezzo di esse ascede

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a docati novanta tre milia sette cento dodeci, tarì tre, e granadieci______________________________________93712: 3:10

Et per tanto apprezzo detta Terra di Atella con le sopradette entrade, edi questo fò relazione a Vostra Signoria, rimettendomi sempre del tutto alsuo prudentissimo giudizio, la cui persona Nostro Signore Iddio esalti, co-me desta. Da casa di Napoli oggi 4 di Aprile 1615.

Et di più fò relazione a Vostra Signoria, come il detto Casale di Arenigrostà per andare in augumento di fochi per stare situato in bueno aere, poichel’Albanesi, che abitano in detto Casale sono persone faticose, et fanno il cam-po, et vanno tutta via, tanto detti Albanesi, quanto li altri cittadini di Atellasempre disboscando territorij, et si andarà anche augumentando l’entradedelle vittuvaglie, et tanto più si augumentaria, quando li vassalli fussero ajiu-tati dal Padrone di denari, acciò potessero seminare più di quello, che seminano,poiché vi sono teritorij in gran quantità, quali sono molto fertili.

Horazio Grasso Tabolario Napoletano

Procurator Principis Asculi producendo appretium, et illud acceptan-do sic, et in quantum pro suo principali facit, et non aliter, dicit amplius quodeius principalis est laesus ex quo debebat fieri ad summum ad ratione qua-tuor per centum, et amplius specifice debet appretiari augumentum introituumnon certum ex illis, occasione nemorum, quibus consideratis pretium dic-tae Terrae ascendit ad ducatos 120 milia, et ita pro nunc dicit.

Praesens copia unius manus scripta cartarum numero viginti, est extractaab originali processu inter filios, et haeredes quondam D. Martini de Leynacum Illustre Principe Asculi remisso a Sacro Regio Consiglio in RegiaCamera Summaria vigore ordinis S. Excae paenes subscriptum Actuarium,cum quo facta collaterane concordat, et in fidem subscriptis Magnificus MagisterActorae se subscripsit, et sigillum solituum, et consuetum apposuit. DatumNeapoli in Regia Camera Summaria die 23 Octobris 1653 = IanuariusCusolla = Adest Sigillum = Perpius = Carolus de Maria Actoris

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Documento n. 2

1629

Apprezzo della Città di Lavello redatto per ordine del Sacro Regio Consiglionel 1629.

ASN, ACT, Fasc. 49 Inc. 9 Fol. 53

Copia

…La Città de Lavello della quale è utile Signore Don Francesco del Tufocol titolo di Marchese per essecutione del decreto del Sacro Regio Consiglioci semo conferiti per apprezzarla, la quale è posta nella fine della Provinciadi Basilicata, et vicino alle Provincie di Capitanata, et Terra di Bari, et si di-scosta da questa Città Capo del Regno per la strada nova miglia cento perla strada delle montagne miglia 84, da Salerno, dove risiede l’Audienza al-la quale è soggetta miglia 70. Da Foggia dove risiede la Regia Dogana mi-glia 30. Da Lucera miglia 40. Dalla Marina di Barletta miglia 30. Confina conla Città di Canosa distante miglia 18, con Mendorvino distante miglia 14,Montemilone miglia nove. Da Mezzogiorno la Città di Venosa miglia 5, daPonente la Città di Melfi distante miglia nove, da Tramontana la Cirignolamiglia 14.

Stà detta Città nell’ultima numeratione fuochi 702; hora fuochi effetti-vi secondo la forma del catasto cinquecento trentadue, oltre li fuochi dellisoldati e persone privilegiate.

Siede detta Città sù una collina circundata d’altri un poco maggiori etper tale effetto l’occupano devista in essa riguardata da lungo fronde da Levante.

Stà circundata da valle da tutti li lati, fuorche da Ponente.Stà esposta a Mezzo Giorno, et è di bonissimo aere, sì per la sua tem-

perie come perche il sole la possiede dal nascere al tramontare et è agitata

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da tutti i venti, sì bene da Tramontana ci è una collina al quanto superiorema non per questo la può totalmente difendere.

Non è altramente detta Città murata, ma dalla parte di Levante stan-no li spesse, et attaccate insieme, l’habitationi che la rendono quasi come fus-se murata dalla parte di Ponente. Le case non stanno cosi unite.

Si discorre per essa cosi a piedi, come a cavallo per esseno strade pia-ne, ma strette.

È divisa in tre quartieri, una parte del Palazzo del Padrone il quale stàquasi in mezzo la detta Città verso Levante si dice la Civita del Palazzo ver-so Ponente insino la Porta nominata la Barra, un’altra parte da quello poi si-milmente verso Ponente si chiama il Burgo dove sono molte case matte, po-che con camere le quali sono habitate dalla povera gente.

Tiene essa due Porte principali, una come ho detto di sopra versoPonente, nominata la Porta della Barra, dove da là intesi al Palazzo è una bel-la strada dritta, e larga mattonata, et da detta Porta similmente si và aspasso alla Chiesa de Zoccolanti, e poi Cappuccini. L’altra Porta stà aLevante in luogo di Pennice dalla quale si và a Canosa, Montorvino et altreparti , e sono altre Porte piccole, delle quali si servono per cacciare l’immunditiefuora, e per uscir da quelle quando li cittadini non vogliono passare per lestrade maestre.

Sono l’habitationi in detta Città tutte senza cortile, et tutti sono basci concantine sotto, e camere sopra, et alcune a due solari coverte poi a tetti.

Il territorio di detta Città si distende insino alli confini delle suddetteCittà, ma non è tutto il suo, per haverci li territorij la Regia Dogana, et altriterritorij del Vescovo di Melfi, fuorche quelli hà poi la detta Città, cittadini,habitanti, et il Padrone assai territorij si de colline, come de pianure, boschi,difese, pascoli per ogni sorte di animali et caborandini, dove si contengonofiumi, acque sorgenti, rivoli fontane, vigne, hortolitij, territorij fruttosi et al-tri, dove nascono quantità de vini bianchi, e rossi grati al gusto, e de mediocregagliardia, assai quantità dei grani, orgio, fave, ciceri, foglia, agli, cepolle,et ogni sorte di hortolitij, vicino al fiume dove li danno l’acque nelli bisogni,

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frutti d’estate a bastanti, et lini rustici.Detta Città ancorche stà nella Provincia de Basilicata tutta volta in

quanto alle saldezze del Paese e qualità de territorij, partecipano assai del-la Puglia, però hanno acque dolci, due fontane belle, et acque de cisterne.

Delli cittadini d’essa ne sono molti che vivono nobilmente ancorche nonci sia separatione di nobiltà, o leggi, e sono li Ricciardi, Quattr’oculi, Littaet altri, et questi sono quelli che mantengono il decoro di quella vivendonod’intrade et industrie.

Sono poi assai massari, li quali fanno, altri fanno fare campi seminatorij,massarie, bacche, bovi, giomente, pecore, capre, porci, et altri, la povera gen-te con la zappa, arato, falce, altri alla custodia d’animali suddetti.

Era l’anni passati essa Città molto celebre per le ricchezze de cittadini,et hora è dismessa assai, si nel generale come nel particulare, il tutto prima,perche ogni cosa vien da Dio, appresso cosi come sono diminuite le maggioriparte del Regno per alloggiamenti, contribuzioni, Commissarij Fiscali RegiaDogana, com’ancora per portoro essi cittadini non solo li pesi loro, ma an-co li pesi delli fuochi dismessi et mancati, e per star in basso prezzo il gra-no, et orgio da dove non hanno il ritratto della metà della spesa.

Stanno anco in bassa fortuna, per haverno persi li seminati l’anno pas-sati mangiato dalla gran quantità de funci sono abbondanti nella Terra.

Li huomini e donne da fanciullezza beveno vino e sono amorosi, e pia-cevoli tra essi et, con forastieri ancora.

Vesteno li nobili al grado loro, e bene, l’altri poi alla foresa.Le donne all’usanza del Paese, li nobili alla napolitana è vero l’hanno

del moderato, senza farsi grandezze esorbitanti; attendeno tutte le donne dirispetto al cusire, tessere, filare, et altri affari di donne, la povera gente, tan-to di casa, quanta fuora a campi, a boschi, et altri affari, et a lavar panni alfiume, altri a fare pane, a vendere, e portar fogliame alla Piazza, la quale staavanti il Palazzo.

Per l’industria, che si fà de grani si nelli campi, como in mercanti, e dadove a tempi di carestie, si sogliono arricchire, è caggione, che a quello at-

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tendano, et non andanno se non pochi a studiare, o vero caminar il mondoper portar a loro case guadagni, ma solo de denari, ma de grandezze et ho-nori se sogliono acquistare con le vigilie delle lettere, e fatiche per l’armi nelServitio Regio nelle guerre, sono si ben vero huomini da bene, e pacifici.

É detta Città grassosa et abondante de grani, orgi, legume, carne, lat-te, aglio, si per quello poco si fà in territorio, come per quello si fà ne luo-ghi convicini, de fogliami d’ogni sorte et a buon mercato et anco abondan-te di cacce d’ogni sorte d’animali quadrupedi, come sono caprij, cervi, lepri,volpe, porci et altri simili animali et d’ogn’ sorte d’aucelli volatili, e d’acqua,anco di caccia, di pesci nel fiume Ofanto.

Sono in quella cinque Dottori di Legge. Un Medico Fisico forestiero as-salariato in ducati 1000 per tre anni, tre Notari, due Giodici a contratto, unoSpetiale de Medicina, e manuale, lo quale stà accanto lo Palazzo del Padrone,quattro Barbieri, sono poi Sartori, Scarpari, a bastanza, tre Fundici di pan-ni de lana, e seta, Mastri d’ascia, Scalpellini, Fabricatori e sei boteghe lorte,altri a salnitro per servitio della Regia Corte, et altri a far tetti, mattoni, et va-si belli di creta bianca come quelli di Taranto le quali fornace per cocere lacreta e far il salenitro che stà fuori la Città dalla parte di Mezzo Giorno, do-ve è la commodità di un’acqua viva, la quale ne scaturisce salemastra.

Oltre le predette tiene anco detta Città due fonte d’acqua viva, una dasotto la Porta com’hò detto da Levante de pietra con abeveraturo et è un’ac-qua perfettissima della quale li cittadini mandano a pigliare per loro crea-ti, et create per bere e cucinare. L’altra da sotto il Casale a burgo similmen-te con abeveraturo, della quale poco si serveno, per haver quella maggiorperfettione hà la suddetta.

Le biancherie poi mandano per le create le donne de rispetto, altre van-no esse, altre danno a lavare, a lavandare li panni, li quali lavano in alcunirivoli vicino la Terra, e poi li spandono su le herbe, perche in detta Città nonhanno artricoli a modo di Terra di Lavoro.

Hanno li cittadini, et habitanti in detta Città 879 bovi aratorij per l’usode campi, bacche 220, cavalli 65, giomente de razza 110, asini 300, muli 6, pe-

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core 2500, capre 184, porci 3000.Sogliono nascere in territorij sogliono seminare li detti cittadini da

9000 tomola di grano in circa tomola 4000 d’orgio, fave, tomola 1000.Delli quali parte serve per il vitto, parte per seminare, e parte si vendeno

per pagare li affitti alla Corte, et altri loro debiti e pagamenti.Li cittadini di quella usano fare molte belle feste, dopoi Pasca avanti. La

prima è la festività di Santo Marco Evangelista, l’altare del quale stà dentrol’Ecclesia nominata Santa Maria del Principio, la quale stà un quarto di mi-glio discosta dalla Città, dove la Confraternita Frati e Preti della CatedraleEcclesia vanno in processione et ivi si lotta ad uso del paese.

Per il dì de Santo Mauro per loro protettore, in nome del quale stà fon-data l’Ecclesia Maggiore, dove si fà musica, se lotta, e corse a piedi, et a cavallo,et alli vincitori si donano belli palij si di velluto, come di seta, e panni fini.

La prima è il corso de cavalli, di sella, e se guadagna una canna di vel-luto piano, poi cavalli de barda, poi di borrieli, seù asini, poi d’huomini al-l’ignuda, poi di figlioli similmente all’ignuda, poi se lotta appresso si ballain Palazzo, e poi comedia che si suol fare ogni anno.

La Città si governa per un Sindico, e sett’eletti, quali s’eliggono nel pu-blico parlamento nominati per lo Sindico, et eletti vecchi, et nel medesimotempo crea il Casciero, il quale hà peso d’essigere per pagare l’ordini se lifanno per il Sindico, et eletti per la maggior parte d’essi, ben vero si, che senell’ordine non ci fusse la firma del Sindico, ancorche fussero tutti eletti, ilCasciero non è obbligato pagarlo, essendo il Sindico compagno, et li eletticoadiutori, il quale parlamento si fà su la Casa della Corte.

Hanno effetto però la dett’elettione quando haveranno la confirmadel Padrone ch’altramente quando al Padrone non piace fà et ordina, che fiatnova electio, e così è forzata tacitamente l’Università far huomini aderential Padrone.

Gubernano essi, e reggeno conforme il stato datoli per il RegenteTappia.

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Hà li suscritti corpi d’intrade.Gabella della farina stà al presente venduta a ragione di carli-ni quattro per tomolo____________________________________3920

Gabella del vino, ch’esigge per il quarto del prezzo si vende lacarrafa del vino stà al presente_____________________________740

Catasto di teste di quello s’esigge per ogn’animale, bovi, vac-che, muli, cavalli, asini, pecore, capre, porci, respettive undal’altro stà hora________________________________________1400

Dall’affitto della defesa della Mezzana di detta Città ho-ra______________________________________________________700

_______________________________________________________6760

Pagamenti si fanno per detta Città Alla Regia Corte per li fiscali_____________________2862. 4.18

Arrendatore delle saline___________________________________130

A diversi creditori histromentarij annoi______________1551. 2.10

Per la camera riserbata____________________________________300

Al Monasterio di Santa Maria di Loreto de Padri Zoccolanti peril legato a loro beneficio fattoli per il Santo Mauro de Ninna percapitale de ducati 1500 annui______________________________105

Al medesimo il quale stà approvisionato dall’Università_______200

Bagliva per la statonica____________________________________12

Alli Giurati e Servienti della Corte___________________________24

Cancelliero, Procure, e Notaro_______________________________30

Advocato in essa__________________________________________24

Al Carceriero______________________________________________6

Luocotenenete per la custodia la notte và arrondando___________9

Copia et numero d’atti per l’atti_____________________________18

Affitto della casa, dove stà l’Officiale_________________________15

Casa e letto al Medico______________________________________27

Orologio__________________________________________________6

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Case per alloggiamento di campagne, e Commissarij___________40

Guardiano dell’erbaggi____________________________________60

Torsidio a doi Conventi di Capuccini et Zoccolanti____________150

Offerta al Padrone_______________________________________100

Alla festa di Santo Mauro__________________________________50

Al Sindico per libro, e carta__________________________________8

Al Predicatore____________________________________________60

Al Rationale______________________________________________20

Subsidio d’infermi dell’hospedale___________________________20

Spese minute_____________________________________________30

Elemosine a diverse Chiese_________________________________15

Reparatione di Chiese, carrere, strade, fontane________________100

Esposite_________________________________________________20

Cera, et oglio al Santissimo Sacramento______________________50

Oglio a chiese povere______________________________________10

Corrieri in Napoli, et altri luochi_____________________________20

Reali alle feste solenne al Padrone___________________________50

Alli………..della defesa____________________________________40

Compagnie transito_______________________________________60

Sumano in tutto________________________________6223. 2. 8

L’avanzano d’intrada il presente anno 1628 et 1629__536. 2.12

Hà detta Città la Vescoval Chiesa sotto titolo di Santo Mauro, dove re-siede il suo Vescovo con quattro dignità, cioè Arcidiacono, Arciprete,Cantore e Primicerio, li quali haveranno da ducati mille cento a basso d’en-trada, sono poi dodici Canonici per li quali haveranno ducati mille cinquantaciascheduno oltre li proventi il Vescovo haverà ducati 400 in circa, l’altri cle-rici poi poca cosa.

La detta Chiesa è adornata di più Cappelle dal’uno e l’altro lato con pul-pito et organo, la quale Chiesa hora s’è voltata la lamia.

É detta Chiesa commune a tutti per il servitio di confessare, et andar il

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Santissimo Sacramento all’infermi.Vi sono in quella molte Confraternite sotto diversi titoli de Santi.Ci è anco l’Ecclesia sotto titolo della Santissima Annuntiata la quale stà

povera senz’intrada e si celebra a devotione. Cosi ancora all’Ecclesia sottotitolo di Santo………..

Vi sono altre Cappelle dentro la Città, fuori poi ci è un’Ecclesia de PadriZoccolanti, sotto titolo de Santa Maria de Loreto, dove stanno nove Frati traSacerdoti, e Laici molto devota.

Vi è poi l’Ecclesia sotto titolo di Santa Maria del Principio dove labon’anima di Monsignor passato havea formato alcune camere per posserstare a diposto per star un poco solitario, e di bella vista e buon aere.

Il Padrone tiene un Palazzo posto quasi nel mezzo della Città, quasi at-taccato alla Vescoval Ecclesia, posto nel più eminente luogo, dove per unascarpa dolce inselicata si saglie, e si trova uno larghetto al’incontro, le car-cere a sinistra, uno intrado grande de marmo bianco, che riguarda a Ponente,una porta poi di piastre di ferro massiccio inchiodata con supportico a la-mia con l’arme del Tufo, con li poggi attorno, a destra sagliendo per quat-tro grate di marmo si trovano due camere a lamia e doi camerini, a sinistrasimilmente sagliendo per alcuni gradini, si trovano altri due camerini a la-mia, più avante un cortiglio mattonato con una cisterna in mezzo con la boc-ca d’essa de marmo bianco con doi colonne, è detto cortiglio bello, e gran-de, e aeroso, tiene una stalla de capacità de più de sessanta cavalli oltre l’al-tre piccole stanze al piano del cortile per servitori, mastri di scala, dispen-se, granaro, de molta capacità a lamia, con cantine pagliere, cocina, tinello,uno vacuo, dove hà cavato la Cappella, e altre comodità, si saglie, per sca-la di marmo bianco a lamia bella, et grande et alla terza tesa si trova una log-gia coverta, et primo una sala con quattro camare alla parte della strada pu-blica và al Vescovato dalla parte del cortiglio altre camere tre, più apressoa detta loggia una sala grande, dove stà una grada a lumaca, che scende al-la cocina, e saglie sopra uno balcone, dove siede il Padrone; quando si fan-no balli, comedie, et altri festini, la quale sala è lunga palmi 85 in circa, et lar-

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ga 35 e poi camere cinque lunghe palmi 35, larghe palmi 32, e doi cameri-ni, vi è la loggia grande scoverta, che viene a star sopra le carcere di bella vi-sta; in testa poi di dette cinque camere una cocinetta con una camera, e ca-merino, et continuando detta grada si saglie al secondo appartamento simileal sudetto similmente intempiate a detta fabbrica, molto forte, poiche a ba-scio è più d’otto palmi, alla sala sei, le mura dalla parte della strada con cor-tiglio palmi cinque, et simile le mura di mezzo, da sopra del quale palazzosi gode bella vista di monte e pianure, valle, et Terre convicine.

Il Padrone hà il Jus Pasculandi come primo cittadino, ma non può ec-cedere di tenerne più di quelli ne tiene il maggior cittadino.

É franco delli carlini quattro a tomolo se paga della farina per esso etserviti, benvero se tiene cittadini, per quelli è obbligato pagare, perche li cit-tadini hanno da portare il peso delle gabelle.

È franco del datio del vino, ma volendolo vendere a cittadini è obbli-gato pagare come l’altri.

É franco anco per il pagamento dei bovi, muli, asini, pecore, et altri ani-mali che tiene.

Il Padrone hà prime, e seconde cause con li privilegij in forma cioè giu-risditione de vassalli, cognitione de prime et secunde cause ut supra civile,criminali e miste, banco de giustitia, e giurisditione de portulania per ter-ra, zecca, pesi e misure.

E così anche l’infrascritti corpe d’intrade feudali, e burgensatici cava-ti dall’informationi per un processo a parte per me D. Thomase, e poicompensatamene l’hò liquidati, che vengono ogni anno da fertile ad infertileper quattr’anni l’infrascritte quantità come qui di sotto si riferisce, e per det-te quantità d’intrate hò ordinato al suddetto Tabolario, che quelle apprez-zi quali sono.

Li censi nominati casalinatici, li quali nella platea stanno du-cati 56.1.14 stanno liquidati hora solo in ducati 28.1.14 atteso l’al-tri mancano come per informatione appare____________28. 1.14

Duemila canne annue di carlini otto il migliaro, et uno polla-

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stro annuo grana sette sono in tutto__________________1. 3. 7

Delle cinque defese tiene l’anno la Regia Corte paga a dettaMarchionale Corte o la Cassa di Foggia annui di censo duca-ti mille et vinticinque____________________________________1025

La bagliva del qual affitto si hà perceputo per quattr’anni du-cati settecento sessanta due e mezzo, nel quale affitto và inclusola portolania, zecca, danni dati, et altri_____________762. 2.10

La mastrodattia coacerbati per quattr’anni ne viene ogn’annoducati duecento settanta dui tarì 1 e grana 5_________272. 1. 5

Le forne coacerbati per quattr’anni, ne vengono ducati centonovanta due e mezzo____________________________192. 2.10

L’affitto della taverna con il trappeto stà per quattr’anni affit-tata ducati ducento, e diece l’anno__________________________210

Lo molino detto Scaravottilo coacerbati per quattr’anni vengonoogn’anno d’affitto tomola mille cento ottanta e mezzo di gra-no, e coacerbati li prezzi di essi per detti anni quattro viene ogn’an-no ducati ottocento cinquanta cinque tarì 4 e grana6_____________________________________________855. 4. 6

Dall’affitto dell’orto detto di Santo Felice fruttato d’ogni sor-te di frutti con vigna, cannito, acque sorgenti, e distillanti al quan-to delitioso annui ducati vintisette___________________________27

Dalla fida del pescare al fiume Ofanto, e Levantu annui duca-ti diece___________________________________________________10

Dalla defesa detta la Strinceta, la quale la mittà và ad usod’herba a grana dieceotto il carro a ducati cinquanta cinque ilcarro, coacerbati per annui quattro viene ducati settecento no-vanta tarì uno, e grana cinque_____________________790. 1. 5

Dal bosco delle Rose tirato per anni sette, cioè con darli la ren-dita per annui sei a ducati setticento cinquanta il settimo an-no a ducati trecento cinquanta dandoseli la mettà per il dettosettimo anno, perche in quello sole venire la zecca amona,

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che non s’affitta con volentieri per il patimento dell’animali bac-cini, coacerbati vengono ducati seicento novantasei, 2.3______________________________________________696. 2. 3

Dalla defesa del Fenocchiaro de carra 18 delle quali se ne tira-no sei a coltura a ducati 55 il carro, carra sei ad uso d’herba aducati 18 il carro, et l’altra carra sei de balloni e boschi quali ser-veno per pascolare ne viene ogn’anno ducati quattro cento tren-totto____________________________________________________438

Dall’affitto della spica liquidata viene ogn’anno ducati cin-quecento________________________________________________500

Dalli proventi civili in quattr’anni perceputo ducati ducento ot-tanta sei, tarì 4 et grana 4 ne viene ogn’anno ducati settanta unotarì tre, e grana 11________________________________71. 3.11

Dall’inferta che paga ogn’anno la Città di Lavello nel Capo d’Annoducati cento_____________________________________________100

Summano in tutto dette entrate feudali così liquidate per det-to Regio Consigliero ducati cinquemilia novecento, ottant’uno,tarì 2 et grana 11________________________________5981. 2.11

Dalli quali deducendone annui ducati novecento cinquanta treet grana tre, quali si pagano conforme dice detto RegioConsigliero all’infrascritti 18 Al molino dello Scaravottolo ogn’anno per la palata et altre spe-se ducati cinquecento_____________________________________500

Alla Regia Corte per adoho annui ducati trecento settanta cin-que e grana tre__________________________________375.00. 3

Per reparatione della taverna annui ducati cinque______________5

Per accomodatione delle forna annui ducati diece_____________10

Per accomodatione del Palazzo annui ducati quindeci__________15

Per li guardiani delle defese di detta Marchional Corte annuiducati quarant’otto________________________________________48

Li quali ducati 953.00.3 dedutti da detti ducati 5981.2.11 restano

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dette entrate feudali ducati cinquemilia, e vent’otto, tarì2.8___________________________________________5028. 2. 8

Quali intrate così liquidate, e Città di Lavello ut supra de-scritta, e confinata, stante la dispositione del suo sito, aere, di-stanza da detta Città di Napoli et altre parti, qualità di territorijet vassallaggio, e rendite così liquidate ut supra cognitione deprime, e seconde cause civili, criminali, e miste, banco di giu-stitia, mero, e misto imperio, portulania, per terra, zecca, pesi,misure con tutte sue raggioni attioni, preleminente, ad essaMarchional Corte, tanto in virtù de suoi privilegij, quanto di con-suetudine antiqua ad essa spettantino qualità del sudettoPalazzo, e proventi criminali, et considerato quanto sopra di ciòsi deve etiam alla dispositione delli tempi che correno, apprezzodi detta Città ducati cento vinticinque milia settecento diciesette,che viene a ragione di quattro per cento dico______________125717

Burgensatici Dalla botega, dove si fà la bucciaria se ne percepe ogn’anno d’af-fitto annui ducati diciotto___________________________________18

Dalla botega piccola vicino la taverna annui ducati tre___________3

Due altre boteghe contigue una mettà con l’affitto della bagli-va, dell’altra un’hà annui ducati diece________________________10

Dalla vigna detta di Tristano una di territorij contigui, dove èpalmento, e torcituro de marmo bianco, vista la liquidatione fat-ta per detto Regio Consigliero le tira per annui ducati vinte_____20

Summano in tutto dette annue entrate burgensatiche ducati cin-quant’uno li quali valuto ducati mille, e diece a ragione de cin-que per cento dico_______________________________________1010

Il cellaro cavato a ponta di scarpello con archi di fabrica in mez-zo e diece fusti per reponer vino l’apprezzo in ducati ducen-to______________________________________________________200

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Documento n. 3

1635

Copia estratta dalla Regia Camera il 12 Gennnaio 1695 dell’apprezzo del-la Città di Venosa e Terra di Maschito redatto dal Tavolario Onofrio Tangonel 1635.

ASN, ACT, Fasc. 190 Inc. 15

Copia

Al Signor Presidente Casanatte Commissario

Città di Venosa, e Casale di Maschito

La Città di Venosa, sita in Provincia di Basilicata, distante dalla Città diNapoli miglia novantaquattro per la strada di Cantri vecchia, ch’è d’estatebuona a cavallo, et a piedi, ma d’inverno fangosa per essere Paese cretoso,e per la strada nuova, che si ripiglia dal Ponte di Boccino, dalla quale si giun-ge in essa, però più longa, e vi sono miglia cento, e quindici con carrozza,et a cavallo distante dalla Città di Melfi miglia otto, da Laviello migliaquattro, da Rapolla miglia cinque, da Forenza miglia sei, e da Ripacandidamiglia cinque.

Stendono li suoi territorij da Levante a Ponente miglia nove, e daSettentrione a Mezzogiorno oltre miglia nove, confinando con li territorij diSpennazzicola dalla parte dell’Oriente, con Rapolla dalla parte dell’Occidente,con Ripacandida, e Forenza dalla parte di Mezzogiorno, e con Laviellodalla parte di Tramontana.

Sono territorij fertili de grani, e frutti, de vini un’ poco scarsi, ma buo-ni, provedendosi l’habitatori in essa per luoghi convicini, sono abbondan-

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ti di buone, e fresche acque, cosi da fuora di essa Città, come da dentro.É posta la Città predetta in una piana, e spatiosa campagna circuita da

fossi naturali, e per essi si rende forte il suo sito, et è cinta di muraglie, ben-che in alcune parti siano dirute, e guaste dal tempo.

É la Città predetta di forma quadrata, lunga da mezzo miglio in circa,e larga d’un’ tiro d’archibuggio.

Entrasi in essa per due parti, una delle quali guarda all’Oriente, e l’al-tra all’Occidente, e viene divisa essa Città con più strade, vichi, et in parti-colare da due, che sono le strade maestre, una delle quali piglia dal largo,che stà avanti del Castello a prospettiva della sua porta, e camina versoSettentrione, et Oriente, ch’è da mezzo miglio in circa, nel fine di essa si ri-trova la Piazza della fiera, e vi si và fora per la Porta della Trinità, dove si ri-trova un’ spatioso largo per servitio dell’animali, a tempo della fiera, che sifà la terza festività di Pasca Rosata, con gran’ concorso di Mercandanti, e dilontani Paesi, con diversi animali, e robbe mercantili, et altri, che compra-no, e vendono.

Sono l’habitationi in essa Città in primo, e secondo ordine, e ve ne so-no molte palatiate di fabrica di pietre vive, e lavorate con base, e mattoni an-tichi coverti al generale a tetti, e vi sono molti vacui con casaline dirute, cheper prima erano habitate.

Fù la Città predetta anticamente fuorche quindecimila, e nell’ultima nu-meratione fù tassata in fuochi mille, e cinquanta, e poi disgravata, e rima-sta in fuochi settecento, et è mediocramente populata.

É la Città predetta d’aere più presto cattivo, che buono, mantenendo-si l’habitatori di poca buona complessione, per esser’ il sito di detta Città fos-sato, e sono di mediocre aspetto, cossi l’huomini, come le donne.

Nel mezzo della Città predetta è la Chiesa Vescovale, sotto titolo di S.Andrea Apostolo, e Chiesa grande a tre navi, coverta a tetti con il suo cam-panile grande di pietre vive con quattro campane, due grandi, e due piccole,entrasi in essa con due porte, et in testa d’essa vi è l’altare maggiore et cu-stodia sontuosa e grande di legno dorato, dove di continuo assiste il

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Santissimo dietro d’esso altare vi è il coro grande con seditori, e spallere dinoce intagliato.

Al sinistro, e destro d’esso altare vi sono molte Cappelle sfondate, et al-tari con belle cone, e di buona pittura, e parte guarnite di legno dorato, eta tutte si celebra e vi sono molti Ius Padronati de Particolari di detta Città.

Sotto l’altare maggiore è il Ius in Corpo, calandosi in esso con poche gra-de coverte con lamioni.

Nel mezzo si ritrova un’ altare dedicato a S. Carlo con cona di buonapittura, e con legname dorato.

Vi è la sua sacrestia, dove si conservano l’apparati, e vesti sacerdotali,delle quali ve ne sono a bastanza, e secondo il rito di Santa Chiesa.

Vi sono calici a sufficienza, e sfera per esporre il Santissimo, croce, in-censiero, e navetta d’argento.

Vi sono anco tre palij per l’uscita del Santissimo di broccato, velluto, eteletta colorati, e lo stendardo, conservantesi anco in detta Chiesa alcune re-liquie, come sono una particella di S. Vito, il deto di S. Andrea Apostolo, etaltre reliquie in vasi d’argento, e di legno dorati, vi è anco la mettà d’una mi-tria di S. Carlo, due delle spine della corona di Nostro Signore, et una par-ticella del legno della Santa Croce.

Sono dette reliquie riposte in una Cappella a sinistro dell’altare mag-giore, e rinchiuse con cancellata di ferro, e portella di legname.

É anco alla Chiesa predetta il Trono Vescovale, il pulpito, organo, et ilfonte battesimale.

Vien’ servita detta Chiesa dall’Arcidiacono con quattro Dignità, vintiCanonici con li cappucci, quattro Cappellani, quattro Diaconi, e Subdiaconi,e da sessanta Clerici in circa con la residenza del suo Vescovo, che tiene l’ha-bitationi accosto la detta Chiesa con intrada d’annui docati quattrocento, edocati venticinque per ciasched’uno Sacerdote, oltre delli loro patrimonij,sono in essa Città gran’ quantità de Clerici, che per sfuggire li travagli deCommissarij ogni casa fà il suo Clerico.

Dentro della Città predetta vi sono sett’altre Chiese Parrocchiali, ma del

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modo, che seguono, come sono.La Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di Santa Maria Pallagano accosto

le muraglia di detta Città, Chiesa piccola coverta a tetti con un altare, in te-sta di essa, dove ogni domenica, e le feste si celebra con apparato per unamessa, campana piccola, e vien servita dal suo Paroco, sotto titolo d’Arcipretesolo con poca intrada.

Un’altra Chiesa Parrocchiale sotto titolo di Santa Maria accosto l’altramuraglia di detta Città, Chiesa piccola coverta a tetti con apparato per unamessa, vi è campana, dove si celebra le feste, e vien servita dal suo Parococon poche intrade.

Segue l’altra Chiesa Parrocchiale accosto il Monastero delle Monache,sotto titolo di S. Pietro, Chiesa piccola coverta a tetti con apparato per unamessa con campane, dove si celebra ogni festa servita dal suo Paroco, la qua-le Parrocchia và unita con quella di S. Giorgio Parrocchia antica.

La Chiesa Parrocchiale sotto titolo di Santo Cosmo nel mezzo di dettaCittà, Chiesa piccola coverta a tetti, e con campana con un’ solo altare, et ap-parato per una messa, e servita dal suo Paroco.

La Chiesa Parrocchiale di S. Biase, vicino la Piazza Maestra, Chiesa pic-cola coverta a tetti con apparato per una messa, vi si celebra ogni Domenicadal suo Paroco con poca intrada.

La Chiesa Parrocchiale, sotto titolo di S. Martino, Chiesa piccola covertaa tetti, vi è campana, et apparato per una messa, si celebra in essa laDomenica dal suo Paroco.

La Chiesa Parrocchiale di Santo Nicola piccola coverta a tetti con unoaltare, apparato, ut supra si celebra la Domenica, e feste dal suo Paroco, econ poche intrade.

Accosto la Porta della Città detta la Trinità vi è la Chiesa di S. Agostinodella Scarpa, Chiesa grande all’antica, coverta a tetti, con il suo altare mag-giore con custodia grande indorata, dove di continuo assiste il Santissimo,e dietro di essa vi è il coro, in detta Chiesa sono due altre Cappelle, una diesse con una cona all’antica di S. Maria del Popolo, l’altra di Santa Maria del

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Soccorso, et altri Santi pittati a fresco, vi è campanile con due campane gran-di, et una piccola, vi sono quattro calici, apparati a sufficienza per la celebratione,da sopra di detta Chiesa vi è il Convento per l’habitatione di essi Padri, do-ve è claustro con qauttro ale, nel mezzo di esso è la cisterna grande, in pia-no di detto claustro vi è la cocina, refettorio, dispenza, et altre stanze per com-modità de Frati, e con scala di pietra viva, s’ascende ad uno dormitorio dop-pio con cinque celle per parte; dentro di detto Monasterio vi è la vigna, e fuo-ri di esso altre possessioni.

In detto Convento risiede il Priore, cinque Sacerdoti, e tre Laici vivonocon intrade, e con alcune limosime.

All’entrar la Porta della detta Città, dalla parte della Fiera, vi è laChiesa, sotto titolo della Santissima Annuntiata coverta a tetti con campa-nile, con due campane grandi.

In testa di essa vi è il suo altare maggiore con custodia piccola, dove di con-tinuo assiste il Santissimo con cona della Santissima Annuntiata all’antica.

Vi sono altre Cappelle, e dietro l’altare maggiore predetto è il coro conla sagrestia, dove si conservano due calici, e le vesti sacerdotali, ce sono a suf-ficienza per la celebratione.

Accosto di detta Chiesa vi è la porta battitora, dove si entra nelConvento, dov’è il corritoro coverto, dal quale si và al refettorio, alla dispenza,et altre stanze per uso di essi Padri, e per grada di fabrica di pietra viva s’a-scende al dormitorio di cinque celle, e di sotto un camerone.

Risiede in detto Convento il Priore, e tre altri Sacerdoti con due Conversidell’ordine Carmelitano con intrada d’annui docati cento, et altre possessionioltre della cerca per la Città predetta.

Dentro di detta Città vi è anco un Conservatorio di venti figliole orfa-ne, sotto titolo di S. Carlo, e vi è il suo Governatore, benche sia luogo pic-colo con una Cappella, dove si celebra alcune volte, et in detto luogo vi è ilparlatorio, e rota per commodità d’esse figliuole, le quali vivono d’elemo-sina.

E anco dentro detta Città la Chiesa sotto titolo di S. Domenico, Chiesa

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grande coverta a tetti, in testa della quale è l’altare maggiore con custodiadi legno dorata, dove di continuo assiste il Santissimo.

A sinistro, e destro di esso sono più Cappelle, et altre di buona pittura,e parte guarnite con cone, fra le quali vi è la Cappella del SantissimoRosario, dietro dell’altare maggiore vi è il coro, dal quale s’entra nella sagrestia,dove si conservano molti apparati per la celebratione de quali ve ne sono asufficienza.

Vi sono né calici, tabernacolo per esporre il Santissimo, incenziero,navetta, croce d’argento, vi è anco l’organo.

Accosto della porta di detta Chiesa vi è la porta battitora, dalla qualesi entra in un claustro grande, nel mezzo del quale vi è una cisterna, e nelmedesimo piano vi è una stanza grande coverta a lamia, con seditori d’in-torno con spalliere di legno, dove si fà capitolo.

Al detto piano è anco refettorio, cocina, dispenza, et altre stanze per com-modità de Padri, e da esso claustro si và ad un giardinetto fruttato, e salendoper una scala di fabrica con tre tese, s’ascende al dormitorio con due corri-tori e con sei celle per ciasched’uno.

La sopradetta Chiesa vien servita dal suo Priore dell’ordine di S.Domenico della Provincia di S. Tomase di Puglia con cinque Sacerdoti.

Vi è il Novitiato con quattro Novitij, due Laici, e due creati per la mas-seria, quali risiedono in detto Convento con intrada di docati duecento cin-quanta in circa l’anno, extra li territorij, che li danno grano, e vino, oltre del-la cerca, che fanno per la Città predetta.

Vi è anco la Chiesa con Convento, sotto titolo di S. Francesco della Scarpa,Chiesa grande coverta a tetti con campanile con due campane.

In testa di essa Chiea vi è l’altare maggiore, sopra il quale è la custodia,dove di continuo assiste il Santissimo, dietro del detto altare maggiore vi èil coro con spallere, e seditori di noce intagliato, vi è cona grande all’antica,et al sinistro, e destro di detta Chiesa vi sono molte Cappelle con buone co-ne di buona pittura, parte d’esse sono guarnite con legnami dorati, e fra diesse Capelle è quella di S. Antonio di Padua di Gilieno (in pietra viva con

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ornamenti), vi è pulpito, sagrestia, organo grande, nella sagrestia vi si con-servano l’apparati per la celebratione, vi sono tre calici, incenziero, navet-ta, croce, e tabernacolo d’argento per esporre il Santissimo con molti appa-rati di drappi fini, e con guarnitione di trene d’oro.

In detta Chiesa sono anco molte reliquie riposte in un reliquiario d’a-vorio, dov’è il gubito di S. Francesco d’Assisi, in un’ altro d’argento vi e ilpezzo del legno della Croce di Nostro Signore, in un vaso di cristallo si con-serva la mola di Santa Apollonia.

Accosto la porta maggiore della sudetta Chiesa vi è la porta battitoradi detto Convento, dalla quale si và ad un claustro coverto a quattro ali delsuo discoverto, e cisterna, e nel medesimo piano e refettorio, cocina, dispenza,e cellaro con altre stanze per la commodità de Padri, e per grada di fabricas’ascende al dormitorio, nel quale vi sono molte celle commode.

Accosto al predetto Convento vi è una vigna con tre altre possessioni.Viene servita, et officiata la Chiesa predetta dal suo Padre Guardiano,

con cinque altri Sacerdoti, e quattro Laici Francescani della Scarpa con in-trada d’annui docati trecento in circa, oltre delli loro territorij.

Nella strada maestra di detta Città vi è un Monasterio di Monache clau-strato, et isolato sotto titolo di S. Benedetto, nel quale vi è un intrato cover-to con parlatorio, e rota.

In testa vi è la seconda porta, della quale s’entra nel Monasterio predetto,quale dicono sia claustro coverto, e discoverto, e sopra due dormitorij, so-novi venticinque Monache con la loro Illustre Abbadessa, e Vicaria, et altreventicinque figliuole educande, quale è numero prefisso, e non vi può en-trare altra, eccetto, che vacando il luogo, e monacandosi alcuna essendo cit-tadina di dote di docati ducento, e per forastiera di docati 400.

Accosto a detto Monasterio è la loro Chiesa, sotto titolo di S. Benedetto,e sonovi in essa Chiesa alcune Cappelle con belle cone di buona pittura, econ guarnimenti di legno dorati, oltre all’altare maggiore, con cona di S. Mariadella Gratia.

Vi è il coro, dove le Monache ascoltano la messa, et officiano.

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Vi è il communicatorio, il confessionario, et il pulpito.Viveno con intrada d’annui docati cinquecento in circa, oltre delle ter-

ritorij, che tengono.Fuora di detta Città distante un tiro di moschetto verso Ponente vi è la

Chiesa sotto titolo di S. Maria della Scala, Chiesa grande coverta a tetti contempiatura ben fatta.

E nell’altare maggiore vi è un’imagine di Nostro Signore di Gelieno, etaltre belle Cappelle con cona di buona pittura.

Vi è campana, et apparato per una messa, e vi si celebra per due volte lasettimana, vi è anco la stanza per l’habitatione del Cappellano, che la serve.

Si governa per il Monasterio delle Monache di (S. Benedetto) S. Mariadella Scala con intrada d’annui docati cento cinquanta con alcuni territorij.

Distante da essa Città un quarto di miglio, si trova la Chiesa diCappuccini con titolo di S. Sebastiano, Chiesa piccola coverta a lamia.

In testa di essa vi è l’altare maggiore con custodia, dove di continuo as-siste il Santissimo con una cona grande dell’Assuntione con altri Santiguarnita, e vi sono anco altre Cappelle con belle cone di buona pittura, d’ap-parati ne tiene a bastanza per la cebratione, e si conservano in poca sagre-stia, vi è anco la campana.

Accosto vi è un poco di largo, dov’è la porta battitora, dalla quale sientra in un claustro coverto, e scoverto, in piano vi è (la cisterna) sorgen-te, refettorio, dispenza, cellaro, et altre stanze, e con grada di fabrica s’a-scende al dormitorio nel quale vi sono quindeci celle coverte (a tetti) a la-mia, et sopra a tetti.

In detto Convento vi risiedono il Guardiano con tre Sacerdoti, e sei Laici,tengono un bello giardino, e vivono di carità, tanto dalla detta Città, quan-to per le terre, e Città convicine.

Poco distante dal Convento de Cappuccini vi è il Convento dei PadriZoccolanti dell’Osservanza con la loro Chiesa, sotto titolo di Santa Maria del-la Pace, Chiesa grande coverta a tetti con tempiatura di tavole semplici, e pia-ne, vi sono due campane.

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In testa di essa vi è l’altare maggiore con custodia, dove di continuo as-siste il Santissimo, al sinistro, e destro vi sono molte Cappelle con belle co-ne di buona pittura, e guarnite di legno dorati, vi è la sagrestia, e coro conapparati bastanti, sonovi ne calici, e croce d’argento.

Accosto di detta Chiesa vi è il Convento col claustro coverto, e scover-to con cisterna in piano, vi è refettorio, cucina, dispenza, e cellaro con altrestanze per servitio di detto Convento, e sopra di esso vi è il dormitorio concorritoro, nel quale sono sedici celle.

Nel predetto Convento risiede il Padre Guardiano con tre Sacerdoti, esei Laici.

Vivono d’elemosina per le Terre, e Città convicine, e con alcuni loro po-co territorij proprij.

Fuori della Città sudetta distante un tiro di moschetto vi è una Cappellasotto titolo di S. Marina, nella quale è l’altare con l’effigie di rilievo di det-ta Santa, et è detta Cappella coverta a tetti, vi è una campana piccola, et è gran-cia delle Religioni di Malta, vi si celebra solo le feste, e l’intrada, che ne pre-viene è della sudetta Religione di Malta.

Distante un miglio di detta Città verso Ponente, vi è una Chiesa nominataSanta Maria Montalbo, Chiesa grande coverta a tetti, in detta Chiesa è l’al-tare con l’effigie di relievo di Nostra Signora, vi è una campana piccola, e sicelebra in essa alcune volte, celebrandosi la sua festa il dì di Pasca diRessurettione, e tiene poche intrade.

Fuora della Città predetta distante un quarto di miglio verso Mezzo Giornovi è la Cappella di Santa Maria delle (Patrie) Grazie coverta a (lamia) tetti,dove sono due campane.

Vi è l’altare con l’effigie di Nostra Signora, nella quale si celebra la suafesta, che viene alli (tre) 7 di Maggio, dove si corrono molti palij a piedi, eta cavallo, correndo in essa molte persone delle Terre convicine, e vi si cele-bra ogni giorno, e vi è l’apparato necessario per una messa, e viene servitadal Clero del Vescovato.

Vi è poi la Cappella di Santo Rocco, la quale è distante dalla Città pre-

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detta verso Tramontana coverta a tetti con uno altare con l’effigie di relievodi detto Santo, e si celebra in essa il dì della sua festività, ne vi e beneficio.

Vi è anco fora di detta Città, sotto la fera, verso Tramontana distante duetiri di moschetto la Chiesa della Santissima Trinità Chiesa grande, et anti-ca coverta a tetti a tre navi mantenute da archi con grossi pilastri, e fabricadi pietre vive, e mattoni.

Vi sono (due) 3 campane, e s’entra in essa prima con poco di atrio coverto,e da esso in detta Chiesa, in testa della quale è l’altare maggiore (con custo-dia, dove di continuo assiste il Santissimo Sacramento) e vi è una conagrande antica, e con buona pittura guarnita di legnami dorati, a destro, et asinistro di esso altare maggiore vi sono più Cappelle, dove anco si celebra.

Vi si conservano nella Chiesa predetta (tre) 4 corpi di Santi Martirizzatiin detta Città l’anno 1508, oltre del corpo di Santo Attanasio dentro d’unacassa di marmo di sotto la sagrestia d’essa Chiesa, nella quale Chiesa è se-polta la Regina Bianca, e nella Chiesa predetta, pulpito, coro dietro l’altaremaggiore, con la sagrestia dove si conservano l’apparati per celebrare, chesono a sufficienza, con quattro calici, croce, incenziero, et altro da detta sa-grestia con una porta piccola, salendo con poche grade s’accede ad un’altraChiesa grande, della quale e finito il primo ordine portata con bellissimi pen-sieri d’architettura, e sarebbe di molta spesa portarlo a fine.

Vien servita, et officiata la Chiesa predetta da un Sacerdote Priore, e (quat-tro) 8 altri fra Cappellani con l’habito della Religione di Malta con Subdiaconi,e Clerici in numero de (quindeci) 5.

É la Chiesa predetta commenda della Religione predetta di Malta, conla residenza del suo Governatore Cavaliero di Giustitia, e con intrada di do-cati cinquemila l’anno, vi è il Palazzo, dentro della Città predetta per l’ha-bitatione d’esso Governatore.

Di sotto la Chiesa della Santissima Trinità vi è la Cappella, sotto titolodi S. Maria della (Neve) Rena, et è distante da detta Chiesa un miglio, e mez-zo vicino le molina (coverta a tetti) cavate dentro monte, grancia delCardinal Gaetano, nella quale vi è l’altare con l’effigie di Nostra Signora pit-

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tata a fresco, si celebra alcune volte in essa, con intrada di docati ducento.Dentro della Città predetta dalla parte di Ponente vi è un’ altro

Monasterio di Monache claustrato, sotto titolo di S. Maria della Scala del-l’ordine di S. Bernardo.

Nel suo entrare si trova un camerone, dov’è parlatorio, rota con la por-ta, dove si entra in detto Monasterio, nel quale dicono vi sia claustro coverto,e scoverto con giardino al suo piano sono alcune stanze necessarie per lo-ro commodità, sopra di esse vi sono due dormitorij, et altre stanze, vi re-siedono trenta Monache velete di negro, et altre figliole poste per educatione,e parte non velate, e sono governate dalla loro Madre Abbadessa, Vicaria,et altre.

Le Monache ch’entrano in detto Monasterio essendo cittadine paganodi dote docati 200; le forastiere docati 400.

Tiene detto Monasterio d’intrada docati cinquecento, oltre li terraggi,che possedono per loro bisogno.

Tieneno la Chiesa di commoda grandezza coverta a tetti con duecampane.

Nell’entrar di essa nella sinistra, vi sono due Cappelle, in una di essevi è S. Michele Arcangelo di relievo dorato, alla destra due altre Cappelle,una di S. Maria della Gratia, e l’altra di S. Lucia con cona di buona pittura.

In testa di essa Chiesa vi è l’altare maggiore con una bellissima cona diNostra Signora con ornamento dorato.

Vi è pulpito, otto calici con patene per la celebratione, una croce, d’ar-gento, buoni apparati per celebrare a bastantino, all’incontro l’altare mag-giore vi è coro delle Monache, dove ascoltano la messa, et officiano.

Sono in essa Città molte persone civili, come sono tre Dottori di Legge,et un’altro Fisico, tre Notari, due Giudici a contratto, e molte altre persone,gentil’huomini, e tra esse vi sono alcune persone commode con commodità,e facultà de docati cinque, e sei mila in circa consistentino in territorij, et al-tri stabili.

Del rimanente poi sono tutti bracciali, che vivono alla giornata con di-

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versi esercitij foresi con aggiunto anco delle loro donne, et altre in casa a fi-lare, tessere, cuscire, et in altri esercitij feminili nelle loro case.

Vivono al generale parcamente con carne de castrati, asini, et alle vol-te di baccine, e le persone commode con pulli, et altre carni delicate.

Nella Piazza Maestra avanti il Castello vi sono molti magazzeni, ebotteghe per commodità de Curatori a tempo di fiera.

Vi sono tre botteghe lorde, due di fogliame, bocceria, ferraria, et oste-ria, oltre che nella Piazza di essa vi sono due altre botteghe lorde, e si ven-de in abbondanza di pane bianco, e commune, e de frutti, vi sono tre bot-teghe de Barbieri, sei de Scarpari, tre de Sartori, due spetiarie di medicina,e vi è anco ordinariamente un Fundaco de panni grossi, e fini con alcuni po-chi drappi di seta, drogherie, et altre merciarie per servitio de cittadini.

Vestono le persone civili, e facoltose con panni fini, e sete cossì ancorale loro donne.

Del rimanente vestono tutti di grossi panni alla pugliese, cossì l’huomini,come le donne, provedendosi di essi per la fiera, che si fà in detta Città, etaltre fiere convicine, fandoseli anco in casa.

Dormono le persone commade su matarazzi di lana con altre commo-dità nelle loro case.

Del rimanente, et al generale dormono su poveri pagliaricci de capizzi.Nella Città predetta vi sono molti animali quadrupedi de diversi

Particolari, come sono ducento bovi aratorij, con alcune poche vaccine, pe-core quattrocento, porci cinquecento, cavalli cinquanta, e somarini quarantaper commodità delli detti cittadini.

Et anco per commodità delli medesimi sono in essa Città quattro trap-piti d’oglio, cinque molina d’acqua ne i proprij territorij distante uno, e duemiglia in circa ciasc’uno d’essi, e sono di diversi particolari.

Vi sono anco alcune fornaci di Vasari di Faenza, che le smaltiscono tan-to in detta Città, quanto per le terre convicine.

Governasi la predetta Città per il Mastro Giurato, quattro eletti, e un Sindaco,l’elettione de quali si fà in publico parlamento nominando otto eletti, e due

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Sindici, e poi il Padrone n’eligge quattro, et un Sindico, un Mastro Giurato,et un Algozziero.

E l’istessi del Governo esercitano l’officio di Grassiero, e quelli delGoverno eliggono l’Officiali, Procuratore, e Mastri per il Governo deMonasterij di donne, che sono in essa Città.

Tiene l’Università predetta le sue carceri civili, e criminali per le sue cau-se occorrentino, oltre d’un’ altro carcere civile separato per servitio della fie-ra, et è assolutamente dell’Algozzino.

L’Università predetta tiene d’introito annui docati settemila, e cinque-cento, quali pervengono dalla gabella del vino, grano, difese, e catasto.

L’esito ne tiene docati novemila ottanta, che se ne pagano fiscali, istru-mentarij, e spese ordinarie, et estraordinarie.

Nell’entrare alla Città predetta dalla parte d’occidente si trova un’ bel-lo, e forte Castello, di forma quadro, rassembrando assai al Castello Novodella Città di Napoli con quattro grosse torre con bastione, e reviglini, chedefendono le cortine di esso Castello, oltre d’un largo, e profondo fosso, chelo circuisce murato attorno, e dentro di esso e commodità di fontana.

Entrasi in esso Castello per ponte di fabrica, e nel fine è di legname le-vatore, dov’è una bella porta tonda, e pietre vive, e di legname doppia concatenacci, e con l’armi del Padrone di sopra.

Da essa si entra in un cortile coverto a lamia, a destro di esso è una stan-za a lamia, che vi si sale con poche grade, e per essa per una parte si entraal piano d’uno baluardo corrispondendo all’altre torri attorno senza offesadella parte di fora.

E ritornando al cortile coverto, sotto detta stanza ve n’è un’altra covertaa lamia, e dal suo piano s’entra sotto della connoscarpa di esso baluardo conle sue saettere per difesa, e dalla detta stanza con grada secreta di pietra vi-va si cala nel fosso sudetto.

Ritornando al detto cortile, al sinistro dell’entrare nel medesimo pianosono tre stanze coverte a lamia, e sono per uso di carceri di donne, quali so-no nel primo piano d’una delle sopradette torri, sopra de quali viene a star

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parte della scala del quarto novo di detto Castello, e del detto cortile covertosi và ad’un largo, e spatioso cortile discoverto, e quadro.

A sinistro vi è la commodità del pozzo sorgente, et a sinistro dell’entraredi detto cortile è la terza torre nel fondo di essa, e gran’ parte della stalla, ch’èin detto Castello, e sopra vi è un angusta, et oscura carcere criminale, e ca-minando per la cortina di detto Castello si trova una quarta torre, qual è peruso della carceri civili, ma molto angusta, ascendendosi ad essa con una gra-da a lumaca insino alla summità di essa torre, dalla quale hanno ricreatio-ne li poveri carcerati, godendosi una spatiosa, e piana campagna con pochecolline, che la circuiscono.

Accosto di essa nel cortile discoverto con poche grade si cala a trestanze terragne a lamia per uso di cantina.

Et in piano del detto cortile scoverto si trova a destro del suo entrare unquarto con una saletta, e quattro camere divise a due per due coverte a la-mia ben fatte, e sotto di esse vi è un’altra cantina.

Accosto di detto quarto a detto piano si trova una stanza grande, e mol-to commoda coverta a lamia pe uso della cocina, con commodità de forni,et in testa vi è il paniglione grande per uso della cocina predetta, non vi ècommodità d’acque, ma si piglia dal pozzo, ch’è dentro del cortile, e dallafontana di dentro del fosso di detto Castello, accosto di essa vi sono due al-tre stanze divise coverte a lamia.

E dal detto cortile con una tesa di grada di fabrica discoverta si sale alquarto vecchio, ch’è sopra le sudette stanze consiste in una sala, al destro del-la quale vi sono quattro stanze divise due per due, e tutte coverte a lamia,le quali pigliano il lume, la sala predetta con due camere dalla parte del cor-tile, e due altre dalla parte del Ponente.

Al sinistro di detta sala si trovano né camerine coverte a lamia, l’una den-tro l’altra, il primo è diviso con l’intelatura di fabrica, con il quale si formauna dispenza, et in testa di detta saletta vi è un camerino, pigliano le dettecamere il lume dalla parte del cortile, et anco dalla parte di Ponente, e la det-ta habitatione è appoggiata alle muraglie di detto Castello, che sono di gros-

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sezza di otto palmi, e dalla parte del cortile con mura di quattro palmi.E ritornando al medesimo cortile scoverto si trova a sinistro del suo in-

gresso la grada maggiore scoverta, e larga con due tese di pietre vive, in te-sta della quale vi è una loggetta coverta a lamia con balaustrata di pietre vi-ve, e da essa si entra nella sala, che dicono sia lo quarto novo grande covertoa lamia.

A destro dell’entrar di essa vi è una Cappella con porta di noce lavorata,appresso vi sono due cammarini, che li devide un corritoro coverto a tetti,che vengono a stare accosto ad una delle torri, che guardano alla Città, et intesta di detta sala vi è un’anticamera grande, et appresso li seguono tre al-tre camere grandi, l’una dentro l’altra, e nella prima vi è una loggetta, cheviene a stare sopra la porta del detto Castello, et in testa dell’ultima came-ra è uno camerino, che corrisponde ad una delle dette torri, dov’è grada alumaca, per la quale si sale sopra della torre predetta, dal quale quarto il lar-go ch’è avanti la porta di esso Castello, et anco la Città predetta oltre dellecampagne li sono d’intorno, e l’anticamera predetta è pittata a fresco, e so-no tutte le dette stanze coverte a tetti, e sono d’edificio nuovamente fatte.

Seguono li corpi d’entrade feudali, e burgensatici, che vi possiede il Padrone,quali sono stati appurati con l’intervento del Signor Avvocato fiscale dellaRegia Camera, e sono li seguenti.

Entrade feudali in denari.Le prime, seconde, e terze cause con li privilegij del granCapitano. La mastrod’attia.L’affitto delle piazze.Bagliva, e scannaggio.Herbaggio del demanio.Herbaggio, che tiene in affitto la dohana di Foggia.Il territorio detto Mezzanella.L’orto della Cavallerizza, e roscello d’acqua.Il Cortiglio della Noce.

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La difesa del Monte.Pesi, e misure della fiera grande.Pesi, e misure della fiera piccola; seù perdonanza della mettàd’Agosto.Botteghe della fiera grande.Censi perpetui di diversi Particolari.La portolania.La confirma del Giudice Annale.Danni dati in territorio di Venosa.

La difesa, dove si fisano le giumente del Signor Principe di Venosa, sipresuppone per il Regio Fisco, sia feudale, e per esso detto Principe sia bur-gensatica.

Presento notalitio per il Signor Principe si presuppone siaburgensatico.Corpi feudali in grano.Il territorio detto lo Centimolo.Il giardino fuori la Porta di detta Città.

Seguono li corpi burgensatici de quali si sono portate le compre, e si so-no riconosciute coll’intervento dell’Avvocato Fiscale, e perciò non se li de-versi dare prezzo da noi; però si tirano perche cossi ha commandato ilSignor Avvocato fiscale per sua sodisfattione.

E sono li seguentiIl territorio che si dice la difesa della Caccia.La difesa del Pantano.L’isca delli Lazzari.La mettà del forno.Per la trasitura della paglia in detta Città di Venosa.

La provisione del Governatore, che paga l’Università al Padrone annuidocati 320, che paga la medesima Università al Padrone, che sono di capitaledocati seimila, che li viene a corrispondere alla raggione di sette per cento.

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Altri annui docati ducento, e dieciotto tarì 2.19 per capitale di docati tre-mila cento ventidue tarì 3.20, che viene a corrispondere la detta Universitàall’Illustre Principe all’istessa raggione di sette per cento.

Nel Casale di Maschito sono li seguenti corpi burgensatici.Il molino.Compasso de territorij redditij al compasso di mezza sementa.Orgio.Avena.Focaggi.Cenzi de Territorij.Cenzi de vigne.Danni dati.

Seguono li corpi in denari in rilievo il primo.

L’affitto della mastro d’attia di detta Città l’annoConforme li registri nel volume delle cautele d’affitti volume 2°

1632___________520

1633___________521

1634___________525

Che uniti insieme fanno la summa di docati mille cinquecen-to sessantasei____________________________________________566

Quali coacerbati li tre anni sudetti importano docati cinquecentoventidue________________________________________________522

Affitto delle piazze l’annoConforme li registri nel volume delle cautele d’affitti primovolume

1632___________490

1633___________489

1634___________491

Che uniti fanno docati mille quattrocento settanta___________1470

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Li quali coacerbati per li tre anni sudetti importano docatiquattrocento novanta_____________________________________490

Bagliva, e scannaggioConforme li registri nel volume delle cautele d’affitti

1632___________190

1633___________195

1634___________215

Che unite insieme fanno la summa di docati seicento_________600

Li quali coacerbati per li tre anni sudetti importano docatiducento____________________________________________ 200

Affitto dell’herbaggio del demanio l’annoConforme li registri come per affitto volume 3

1632___________370

1633___________338

1634___________351

Che uniti fanno la summa di docati mille, e ventinove________1029

Li quali coacerbati per li tre anni sudetti importano trecento qua-rantatre_________________________________________________343

Affitto dell’herbaggio, che tiene la Regia Dohana di Foggia pertre anni docati trecento l’anno______________________________300

Il territorio detto Mezzanella distante da detta Città miglia uno,e mezzo verso Ponente territorio seminatorio di moia novan-ta in circa, iuxta li beni di Cicco Cicoria, Santa Maria di Venosa,la fiumara, et altri confini, l’affitto dell’anno

1632___________83

1633___________83

1634___________maese come per fede 201

Che uniti insieme fanno la summa di docati cento sessanta-sei_____________________________________________________166

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Coacerbati per li tre anni sudetti importano docati cinquantacinque tarì 1.13 1/n_____________________________55. 1.13 1/n

Affitto dell’orto della Cavallarizza a roscello d’acqua l’annoAl detto volume

1632___________9

1633___________9

1634___________10. 2.10

Che uniti insieme fanno la summa di docati vent’otto tarì2.10_____________________________________________28. 2.10

Quali coacerbati per li tre anni sudetti importano docati novetarì 2.10__________________________________________9. 2.10

Affitto del cortiglio della Noce l’anno1632___________2

1633___________maese

1634___________2

Che uniti sono docati quattro_______________________________4

Quali coacerbati per li tre anni sudetti importano docati uno tarì1.13. 1/3_______________________________________1. 1.13 1/3

La difesa detta al Monte distante da detta Città miglia uno, emezzo verso Mezzogiorno, che haverà da miglia due in circade circuito, territorio macchioso, et infruttifero, iuxta li vigna-li, che furono di D. Ettorre Tangredo, lo vallone, che si diceCuppolesa, la strada, che và a Barrile, et altri confini l’affitto diessa l’anno

1632___________91.15

1633___________91.1

1634___________47. 3.10

Anno di zecche all’aiale 19 Che uniti sono docati ducento trenta, e grana cinque_230.00. 5

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Che coacerbati per li tre anni sudetti importano ogn’anno do-cati settantasei tarì 3.8.1/2______________________76. 3. 81/2

Affitto di pesi, e misure della fiera grande, che si fà ogn’anno,come per registri di continuo docati venticinque_______________25

E l’affitto delli pesi, e misure della fiera piccola, seù padronanzasi fà ogn’anno alla mettà di Agosto di continuo ogn’anno car-lini quindici tanto si tirano_________________________1. 2.10

Affitto delle botteghe per servitio della fiera ogn’anno di con-tinuo docati dieci, per tanto si tirano_________________________10

Censi perpetui, come per lista il primo nel volume de censi didiversi particolari l’anno

1632___________34.00.15

1633___________38. 2.15

1634___________38. 2.15

Che uniti insieme fanno la summa di docati cento, et undecitarì 1.5__________________________________________11. 1. 5

Coacerbati per li tre anni sudetti importano docati trentasette,e grana 81/3___________________________________37.00. 81/3

Paga ogn’anno l’Università predetta per la portolania docati ses-santa, e per tanto si tira_____________________________________60

Et altri annui docati sette per la confirmatione del Giudice Annale,come per fede e appare nel volume numero 22, e per tanto sitira docati_________________________________________________7

Affitto delli danni dati in territorio della Città di Venosa, ch’e-sigge l’Erario di Maschito come appare dai registri

1632___________20

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1633___________20

1634___________22

Che uniti insieme fanno la summa di docati sessanta-due_______62 Coacerbati per li tre anni sudetti importano ogn’an-no docati venti tarì 3.6.1/3_______________________20. 3. 61/3

Seguono l’entrade feudali in granoIl territorio nominato lo Centimolo sito al piano della SantissimaTrinità scampro, e seminatorio di moia nove incirca, iuxta li be-ni di Paolo della Torella, strada publica, et altri confini s’affit-ta in grano la sua rata coacerbata per li tre anni importano ogn’an-no tomola tre q. 1 m. 2 _____________________________3. 1. 2

Il giardino sito fuori la Porta di detta Città accosto al Castelloscampro, e seminatorio di moia trenta in circa iuxta li beni diS. Maria, li beni di Donato Costanzo, e strada publica s’affittain grano cioè l’anno

1632___________Maese

1633___________38

1634___________38

Che uniti insieme fanno tomola settantasei ___________________76

Quali coacerbati per li tre anni sudetti importano tomola ven-ticinque q. 1 m. 2_________________________________25. 1. 2

Che unito tutto il grano predetto feudale sono tomola vent’ot-to q. 2 m. 4______________________________________28. 2. 4

Che al prezzo di cinquanta sette, e mezzo il tomolo confrontatala fede coacerbati li prezzi di detti tre anni sono docati sedicitarì 2.8 _________________________________________16. 2. 8

Il presente natalitio ogn’anno docati venticinque_______________25

Tutte le sudette entrate feudali, cossì liquidate coll’interventodell’Avvocato Fiscale sono docati duemila, e ducento tarì

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2.18___________________________________________2200. 2.18

Dalli quali se ne deducono le spese necessarie che bisognanoogn’anno, come sono in reparationi del Castello la mettà del-le provisioni del Castellano, con la mettà della solita provisionedelli due Guardiani, con fede fù detto per lo rilievo pro medielate,che considerate da noi tutte le sudette spese, ne deducemo an-nui docati sessantasette____________________________________67

E per le hadohi, che si pagano alla Regia Corte annui docati set-tantanove tarì 2.18________________________________79. 2.18

Che in tutto sono annui docati cento quarantasei tarì2.18____________________________________________146. 2.18

Quali docati 146.2.18 dedotti dalle dette entrade, restano net-ti annui docati duemila, e cinquanta quattro________________2054

Quali annue entrade cossì liquidate, e Città di Venosa, ut su-pra descritta, e confinata, stante la dispositione del suo sito, ae-re, distanza dalla Città di Napoli, et altre terre convicine, qua-lità, e quantità de suoi territotij, vassallaggio, ricognitione del-le prime, seconde, e terze cause civili, criminali, e miste, con fe-de al privilegio concessoli dal Gran Capitano, banco di giustitia,mero, e misto impero con sua potestate, le quattro lettere arbitrarie,portolania, zecca, pesi, e misure, con tutte le sue raggioni,preeminenze che competono al Padrone, in virtù de suoi pri-vilegij, e potriano anco competere per antica consuetudine, ha-vendo anco consideratione all’habitatione, e Castello, ch’è in det-ta Città per commodità di detto Padrone, con haver’anco mi-ra alla dispositione del presente tempo, et ad ogn’altra cosa, chedi consideratione si deve al partitore di detto apprezzo, e sti-mano la Città predetta con le sue entrade predette alla raggionedi tre, e mezzo per cento, ch’à detta raggione importa il suo va-lore docati cinquant’ottomila seicento ottantacinque tarì3.15__________________________________________58685. 3.15

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E perche dalla detta Università si paga al Padrone per conventionefra di loro, con fede appurata dall’istromento presentato annuidocati ottanta, e dicono per la trasitura della paglia, qual’è persodisfattione del’Avvocato Fiscale, qual pretende sia feudale,con fede fu portato nelli rilevij passati, et al presente si ritrovaessere burgensatico, con fede si è detto di sopra per il che es-sendo feudale, ch’il suo prezzo importariamo docati duemi-laducento ottantacinque tarì 3.15_________________2285. 3.15

Del che si rimettono alla determinatione di Vostra Signoria. Che uniti sono docati_____________________________60971. 2.10

Il Ius Pascendi, che tiene il Barone delle difese dell’Universitàpredetta, presuppone il sudetto Avvocato Fiscale, che sia feu-dale, e che perciò pervenendone al detto pascolo alcune voltedocati trenta, venticinque, e con fede costa dall’informationene potriamo pervenino docati cinquanta l’anno, questo però quan-do il Padrone non vuol pascere in detta difesa, e parendo a VostraSignoria volersi tirare per corpo feudale importariamo annuidocati trentacinque, il capitale de quali levranno altri docati mil-le_____________________________________________________1000

Seguono li burgensaticiIl territorio nominato la difesa della Caccia distante dalla Cittàpredetta miglia cinque verso Levante macchioso con cerque, ecerri d’un miglio incirca di circuito, iuxta il bosco di Laviello,il demanio di Venosa, altri confini, sopra del quale corpo è un’consoredititio alla Chiesa della Santissima Trinità di dettaCittà di Venosa commenda della Religione di Malta d’annui do-cati cento, e dieci, come per istromento e nel volume, che a tem-po delli rilevij fù dato per corpo feudale, al presente si è ritro-vato esserci istromento di compra, e chiarito per burgensatico

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con interatione del suo Avvocato Fiscale della Regia Camera del-la Summaria, la sua rata cioè l’affitto dell’anno Anno delle zec-che nel volume

1632___________325

1633___________328

1634___________100

Che uniti sono docati settecento sessantatre_________________763

E quelli coacerbati per li tre anni sudetti importano ogn’annodocati ducento cinquanta quattro tarì 1.131/3____254. 1.13 1/3

Il territorio nominato la difesa del Pantano distante dalla det-ta Città miglia quattro in circa con cerque, e pochi cerri di ca-pacità di carra tre in circa, iuxta li beni delli demanij dellaCittà predetta di Venosa, lo vallone, via Vicinale, et altri con-fini, il quale e burgensatico nell’istromento predetto, e và inclusoallo censo di detti annui docati cento, e dieci reddititij, ut su-pra la raccolta, seù Affitto dell’anno al 8 del detto volume

1632___________19

1633___________19

1634___________20

Che uniti insieme fannno la summa di docati cinquant’ot-to_______________________________________________________58

Li quali coacerbati per li tre anni sudetti importano ogn’annodocati diecinove tarì 1. 131/3___________________19. 1.131/3

Il territorio nominato l’isca delli Lazzari di moia sette incirca,delle quali quattro ne sono seminatorie, e l’altre tre macchio-se con cannito, reddititio all’Abbatia di S. Maria in Elice in an-nui carlini sedici, iuxta li beni di D. Valerio Speradio, la strada,

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che và a Laviello, et alle molina di Venosa, et altri beni diSanta Maria in Elice, l’affitto dell’anno

1632___________24.00. 64/3

1633___________24.00 64/3

1634___________30

Che uniti sono docati settant’otto, e grana 131/3________78.00.131/3

Li quali coacerbati per li anni sudetti importano ogn’anno do-cati ventisei, e grana 4 1/3______________________26.00. 4 1/3

E corpo burgensatico, come per fede di buonatenenza appar-so nel volume dell’istromento il primo, et terzo. L’affitto della mettà del forno, quale s’affitta ogn’anno docatiquarant’otto tarì 3.10 la mettà di essi spetta al Padrone, e l’al-tra mettà spetta al Monasterio di S. Francesco reddititio a S.Agostino in annui carlini sette burgensatico, come per fede del-la bonatenenza apparso nel primo nel volume delle conte an-nui docati ventiquattro tarì 1.15____________________24. 1.15

L’università paga ogn’anno al Padrone annui docati ottanta perla trasitura della paglia, il quale corpo è burgensatico, come perfede d’istromento presentato in volume, che se bene nelli relevijfù dato per corpo feudale, al presente è ritrovato l’istromentodi compra et è burgensatico, che l’Università paga per ogni fo-co una soma di paglia, erano fochi mille in quel tempo, et a gra-na otto la soma importano annui docati ottanta________________80

Rende anco detta Università altri annui docati novantasei in-titulati per la provisione del Governatore, come per dettoistromento di detta paglia, e per tanto si porta_________________96

Sono in tutto li detti corpi burgensatici annui docati cinquecento,e grana sei____________________________________500.00. 6

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Pesi da dedurnosiDalli quali se ne deducono li pesi cioè annui docati cento, e die-ci per lo censo della commenda alla Chiesa della Trinità docaticento, e dieci_____________________________________________110

Per il censo di S. Agostino annui carlini sette_________________3.10

Il censo di Santa Maria in Elice annui carlini sedici_______1. 3

Che in tutto di pesi sono annui docati cento e dodici tarì1.12____________________________________________112. 1.12

Quali dedotti dal burgensatico restano netti annui trecentoottantasette tarì 3 .18_____________________________387. 3.18

Però se ne deducono anco altri docati trenta quattro, e mezzoper causa di spese, che si fanno al forno, Guardiano, e Giurato,talche restano esse entrade burgensatiche in docati trecento cin-quanta tre tarì 1.6_______________________________353. 1. 6

Quali docati 353.1.6 burgensatici si stimano alla raggione di set-te per cento, ch’alla detta raggione viene il coro la quale docaticinquemila quarantasei tarì 2.10__________________5046. 2.10

Ai quali si giungono li sottoscritti capitali, che paga l’Universitàpredetta al Padrone, e sonoAnnui docati quattrocento, e venti per capitale di docati seimila,alla raggione di sette per cento, come per fede del detto istro-mento 22 del volume corrente il capitale è docati seimila___6000

Altri annui docati ducento, e diciotto tarì 2.19 per capitale didocati tremila cento ventidue tarì 3.10 alla raggione di sette percento, come per istromento al presente in volume et anco l’al-tro istromento nel volume corrente il capitale di docati tremi-la cento ventidue tarì 3.10_______________________3122. 3.10

Che uniti tutti insieme li burgensatici predetti fanno la summadi docati quattordecimilacento sessantanove, e tarì 1_14169. 1

Honofrio Tango Regio Ingegniero e Tabolario

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Il Casale di Maschito

Distante dalla Città di Venosa suo Casale miglia quattro, si và in essocon buona strada d’estate, e d’inverno però è fangosa.

É posto su una collina, che guarda a Settentrione, e si scuopre da essomolte miglia di campagna piane, e montuose, et alcune montagne, che li so-no alle spalle dalla parte di Mezzogiorno, et Occidente.

Scuopresi anco da esso la predetta Città di Venosa, et altre Terre, qua-li li sono d’intorno, distante da Forenza miglia quattro, da Ripacandida mi-glia quattro, e Spennazzola miglia dodeci.

É posto il Casale predetto dentro il territorio della Mensa Vescovale del-la Città predetta di Venosa, e non tiene territorij proprij, ma quelli che col-tivano ne pagano il terraggio alli Padroni, che và per mettà lo frutto, et al-tri, conforme li loro aggiustamenti, e sono detti territorij tantu dell’IllustreSignor Principe di Venosa, il quale Signor Principe ne paga annui docati ses-santasei alla Mensa Vescovale della predetta Città di Venosa, et altri doca-ti ventiquattro alla Grancia di S. Maria, quale è subordinata alla Religionedi Malta.

Detti territorij sono di buona qualità, producendo grani fini, et in abbondanza,di maniera, che si estraheno, e vendono per le terre, e luoghi convicini.

Dividesi lo predetto Casale con più, e diverse strade bone d’estate, e d’in-verno fangose per esser paese cretoso.

L’habitationi sono la maggior parte tutte case matte, e ve ne sono alcunecon primo, e secondo ordine, con due, o tre palatiate di fabrica di pietre vi-ve, al generale coverte a tetti.

Dentro di esso Casale vi è la Chiesa Parrocchiale sotto titolo di Santo Eliadi commoda grandezza coverta a tetti.

In testa di essa Chiesa vi è l’altare maggiore con custodia piccola, do-ve di continuo assiste il Santissimo.

A sinistro, e destro di detto altare vi sono molte Cappelle con belle co-ne, et alcune guarnite, e di buona pittura, e si celebra a tutte dette Cappelle,

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fra le quali vi è la Cappella con la cona del Santissimo Rosario, vi è il fontebattesmale, et il pulpito con due campane, vi è la sacrestia con pochi appa-rati, un solo calice, e due pesti.

Vi è il pallio, e stendardo per l’uscita del Santissimo.Viene servita dal suo Arciprete, et alcuni Clerici con intrade d’annui to-

mola quaranta di grano.Fuori di detto Casale vi è una Chiesa piccola coverta a tetti sotto tito-

lo di S. Maria della Gratia.Vi è l’altare maggiore con cona, dov’è l’effigie di Nostra Signora, et altri

Santi, vi né calice con apparato per una messa, nella quale si celebra due dìla settimana, con entrade d’annui docati quaranta sette, vien servita, ut supra.

Fuori di detto Casale distante un quarto di miglio vi è un’altra Chiesapiccola, sotto titolo di Santa Maria di Costantinopoli.

Vi è un altare, et un’altra Cappella con l’effigie di Santa Maria diCostantinopoli, et alla Cappella con cona di Santa Maria di Monserrato.

Vi è campana, et apparato per una messa, nella quale Chiesa risiede unSacerdote dell’ordine di S. Agostino della Scarpa con intrade d’annui qua-rantadue, si celebra ogni giorno.

Un’altra Chiesa è fuora di detto Casale istento un tiro di moschetto sot-to titolo di Santo Nicola, dove non si celebra.

Sopra il Casale predetto vi è la Cappella sotto titolo di Santa Venera co-verta a tetti con campana, vi è calice, e si celebra una volta la settimana, al-l’altare predetto vi è l’effigie di detta Santa con intrada d’annui docati dieci.

Et il detto Casale di buono, e perfetto aere, e vi si mantengono l’ha-bitanti in esso sani, e robusti, sono di buono aspetto cossì l’huomini, co-me le donne.

É mediocramente populata, et è di fuochi cinquant’uno, conforme pa-gano al presente.

L’habitatori in essa sono tutti albanesi forastieri venuti ad habitare indetto Casale molti anni sono, conforme dall’istromento della compra.

Vivono di buone carne di castrati, e d’aini, e d’altre carni selvaggie.

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De grani buoni, et abbondandi, come si è detto di sopra.Di vini buoni, et a sufficienza, cossì ancora de legumi, frutti, et altro.É abbondante d’acque buone, e fresche cossì in esso, come poco distante

con tre fonti.E per non haver territorij la giurisditione di detto Casale è del Padrone

di detta Città di Venosa, essendo il Casale predetto edificato nel proprio ter-ritorio di Venosa.

Sono in esso Casale tre botteghe lorde, uno Scarparo, due Barbieri, etuna Mammana.

Vi sono anco persone civili, come sono un alfiere di cavalli con alcunihuomini d’armi, e cavalli leggieri, et altri soldati.

Del rimanente sono tutti bracciali, fatigatori, che si procacciano il lorovitto con la zappa, et in altri esercitij foresi con aggiuto delle loro donne, etaltre a filare, tessere, cuscire, et altri esercitij feminili delle loro case.

Vestonno al generale di panni rozzi, e ve ne sono chi ha alcuna commoditàdi panni fini, e sete, provedendosi tanto del vestire, quanto d’ogni altra co-sa a loro necessario nella fiera, che si fà a Venosa, et altri luoghi, e Terre con-vicine.

Non vi è Medico, e se ne provedono a Venosa cossì anco di cose di spe-tiarie di medicina, e manuale occorrendoli.

Dormono al generale sopra pagliericci per la commune povertà.Ve ne sono alcuni pochi con facultà de docati mille, e sono da tre, o quat-

tro che dormono su matarazzi di lana.Sonovi de vecchi, ma pochi, e de fanciulli non vi è molto numero.Sono genti quiete, e pacifiche, ma di spirito, et industriose, vi sono al-

cuni animali di diversi particolari, come sono bacche numero cento, bovi ara-torij numero cento cinquanta, pecore quattrocento, porci trecento, e d’ani-mali somarini cento in circa.

Governasi il detto Casale per tre eletti, un Sindico, et uno Cassiero, confor-me all’ordine del Signor Reggente Tappia facendosi in publico parlamentoduplicati, e poi il Padrone n’eligge tre, et un Sindico.

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Tiene la Università molti debiti ascendentino alla summa d’annui do-cati trecento quarantasei de fiscali, istromentarij, oltre delle spese ordinarie,et estraordinarie, che si cavano fra loro per tassa.

Non vi è l’habitatione del Padrone.Non vi sono corpi feudali, conforme alla compra, com’appare in volu-

me dei relevij al numero 4.Il molino distante da detto Casale un miglio verso l’Oriente adacqua, consiste in una casetta mattacoverta a tetti con unamacina, però non macina, eccetto, che l’inverno per esser’ac-qua di vallone, e s’affitta l’anno tomola di grano

1632___________110

1633____________90

1634___________210

Che unite fanno tomola quattrocento, e dieci________________410

Coacerbati per li tre anni sudetti importano tomola__136. 2. 4

Compasso de territorij soggetti al compasso di mezza semen-ta l’anno tomola

1632___________129. 2. 1

1633___________116

1634___________123. 3. 2

Uniti fanno trecento sessantanove q. 1 m. 3-________369. 1. 3

Lo terzo sono tomola cento ventitre, e m. 3_________123.00. 3

mporta tutto il grano portato tomola Che a grana cinquantasei, e due terzi lo tomolo importano or-gio l’anno tomola

1632___________11. 1

1633___________10. 2

1634____________2. 2

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Sono in tutto tomola ventiquattro e q. 1 tomola_________24. 1

Il terzo sono tomola otto, e m. 2_____________________8.00. 2

Che a grana venti cinque, e due terzi il tomolo importano do-cati due, e grana 175/6_______________________________2.00.175/6

Avena l’anno tomola1632___________54

1633___________17. 2

1634____________2. 1. 2

Sono in tutto tomola cinquantatre q. 3 m. 2__________53. 3. 2

Il terzo sono tomola diecisette, e m. ventidue alla napolitana,che a carlini due lo tomolo importano docati tre tarì 2.155/6______________________________________________3. 2.155/6

In denariForaggi l’anno docati

1632___________207. 2.10

1633___________189. 1.10

1634___________203. 2.10

Sono in tutto docati seicento tarì 1.10_________________600. 1.10

Il terzo sono docati duecento, e grana 10________________200.00.10

Censi de territorij l’anno docati1632___________112. 4.10

1633___________111. 3.17

1634___________111. 3.17

Sono in tutto docati trecento trentasei tari 2.4_______336. 2. 4

Il terzo sono docati cento, e dodeci, e grana 14 ./3____________________________________________112.00.14 ./3

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Censi de vigne l’anno1632___________59. 4.10

1633___________117. 3

1634___________117. 3.18

Sono in tutto docati ducento novantacinque tarì 1.8__295. 1. 8

Il terzo sono docati novant’otto tarì 2.2 1/3_________98. 2.21/3

Li danni dati tirati nelli territorij di Venosa per esserno feudali. Sono in tutto l’entrade di detto Casale di Maschito docati cin-quecento quarantaquattro tarì 3.13_________________544. 3.13

A quali non si daria prezzo per esserci l’istromento della com-pra di detto Casale, seù sue entarde e fatta al quondam PrincipeFabrizio, et anco perche, come si è detto nelle relationi dell’al-tre terre.Il Signor Principe presuppone non dovernosi apprezzare li bur-gensatici per esserno suoi, come lasciatili dalla quondamPrincipessa Donna Isabella sua Moglie, ma perche come si è det-to in altre terre il Signor Avvocato Fiscale vuol, che s’apprez-zino, ci tiramo il prezzo, rimettendo il tutto a Vostra Signoria.Che perciò importando le dette entrade burgensatiche, comesi è detto di sopra docati 544.3.13, e dedottene docati sessan-tadue, quali bisognano ogn’anno in reparatione delle molina,e casa, e condottura de grani, et altre spese necessarie, restanoin docati quattrocento ottantadue tarì 3.13__________482. 3.13

Per li quali considerato per noi la qualità dell’entrade, e corpiburgensatici sopradetti e dispositione del presente tempo, il luo-co, dove sono site, et altro, che di raggione si deve considera-re, l’apprezzamo alla raggione di sei per cento, ch’importa il lorcapitale prezzo docati ottomila, e trentatre tarì 1.13____8033. 1.13

Dalli quali se ne deducono li capitali di due annui censi debi-ti cioè.

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Uno alla Mensa Vescovale della Città di Venosa d’annui docatisessantasei_______________________________________________66

E l’altro reddititio alla Commenda di detta Città di Venosa d’an-nui docati ventiquattro_____________________________________24

Che uniti sono docati novanta______________________________90

Come si vede da detti istromento di compra fol…… Che il lor capitale importa docati mille, et ottocento, resta il va-lore di detti burgensatici in docati seimila ducento trentatre, tarì1.13___________________________________________6233. 1.13

Honofrio Tango Regio Ingegniero, e Tabolario

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Documento n. 4

1642, 25 Marzo

Relazione della intestazione di Monteverde e Ripacandida fattadall’Ingegnere della Regia Corte.

ASN, ACT, Fasc. 218 Inc. 5 Fol. 6

La Terra di Ripacandida stà situata nella Provincia di Basilicata distantedalla Città di Napoli per la strada di Salerno, et montagne miglia 100 et perla strada di Avellino, la Grotte, et Melfi miglia 80, distante dalla Città di Salernodove risiede la Regia Audienza miglia 70, dalla Città di Melfi miglia 8, dal-la Città di Venosa miglia sei, dalla terra di Atella 4, da Barrile miglia 4 e daRapolla miglia 6.

Il territorio di detta Terra distende da Settentrione un miglio et mezzo,et confina con lo territorio di Rapolla, et Barrile, da Mezzogiorno distendemiglia 2, et confina con lo territorio di Atella da Levante miglia 2, et confi-na con il territorio di Venosa, et con il fiume Chiato la Bellusa, et da Ponentemiglio uno, e mezzo, e confina con lo territorio di Atella, et Aronigro.

La detta Terra stà nell’ultima numeratione fuochi 115 oltre li franchi.Stà detta Terra edificata sopra una collina parte piana e pendinosa, so-

pra pietre, et sopra terre, si sale in detta Terra per più parti, però da una par-te tiene mezzo miglio di salita, e da altra parte è quasi in piano.

Stà detta terra edificata unita, et dimostra essere stata murata intornocon molti torrioni li quali sono parte di essi diruti, tiene detta Terra due Porte,una detta della Valle dalla parte di Ponente, et l’altra da Levante. Sono le stra-de grande, et piccole, pendinose, e piane con l’habitatione da una parte etdall’altra, et sono con primo 2°, e 3° ordine, parte di esse, et l’altre con pri-mo et secondo ordine fabricate di pietra dolce, et coverte con tetti et portecon scandale, si può camminare per dette strade comodamente a piedi, et

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a cavallo, nel mezzo di detta Terra si trova la Piazza con un seggio, con duearchi coverto con lamia, qual è dell’Università.

In detta Terra dalla parte di Levante nella testa di detta Terra vi è un Castellosi entra per una dolce salita, dove si trova una porta in piano, uno cortigliodove si trova una cisterna in piano et la stalla sotto la sala con pagliera, etper una salita si sale alla sala grande con l’affacciata a Levante da una par-te sono quattro camare, et dall’altra parte sono due camere coverte con tet-ti, vi è un torrione diruto, da detto Castello da Levante se scruopono mol-te Città, e Terre la Puglia, et da Ponente altre Terre convicine, montagne, col-line, e territorij piani.

Stà edificata detta Terra da due parti, l’affacciata da Mezzogiorno, et Ponenteè detta Terra di aere temperata, et perfetta per essere ventilata da tutti ven-ti, l’estate è fresca e l’inverno temperata.

E in quanto all’huomini, et donne, et fanciulli sono di buono aspetto,e di bella vista, ne sono 20 persone civili che vivono di loro entrate, et li al-tri vivono con le loro fatiche a governari li territorij et altri esercitij foresi lepersone civili vestono di drappi fini conforme li tempi con le loro donne, etdormono sopra matarazzi fini con altre commodità, et li ordinarij vestonodi panni ordinarij alla forese et le donne ancora, le dette donne si esercita-no a lavorare, filare, tessere et altri esercitij di casa, e non faticano alle cam-pestre.

In detta Terra sono due Dottori di Legge, due Fisici un Notaro, et unoMaestro di scola, vi è un Barbiero, et una poteca di Scarpara, et una potecalorda. Per uso dell’habitanti si servono per bevere dell’acqua detta Cirandettadistante un terzo di miglio verso Levante, et altre fontane verso Ponenetedette la Salzolla.

Il territorio a torno la Terra è tutto pendinoso, et quello più lontano èparte piano, dove sono le vigne con ortolitij, et l’altri sono seminatorij di gra-no, orgi, et legumi, in dette vigne sono più sorte de frutti, dalle dette vignene pervengono vini bianchi, et rossi, frutti, et dalli territorij seminatorij nepervengono vittovaglie abbondanti, che bastano all’uso dell’habitanti, et ne

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vendono gran quantità alle Terre convicine, et dalla parte di Mezzo Giornovi è un bosco grande di cierri, e cerzi il quale è mezzo il frutto dell’Università,la quale Università tiene attione di legnare in detto bosco.

In detto territorio sono caccie di tutti ucilli, conforme alli tempi, et den-tro il bosco sono caccie di animali quadrupedi, porci, caprij, et lepri abbondantiche le persone civili, et cacciatori di continuo vanno a caccia.

Per uso delli territorij sono bovi aratorij n° 150, vacche n° 300, pecoren° 500, cavalli, et giomente di sella, et barda n° 15, somari n° 50 incirca di di-versi padroni.

Si governa detta Terra per uno Sindico, et quattro eletti et uno Cancielliero,ciò è il Sindico si fà in publico parlamento dentro lo seggio, et poi l’eletti, etCancelliero lo Sindico a suo beneplacito, et detto governo dura un anno.

Si governa detta Università conforme lo stato del Signor ReggenteTappia, e tiene d’entrate li sotto corpi

Dalla gabella del vino carlini per soma______________________100

Dalla gabella della farina carlini due per tomolo che importal’anno__________________________________________________700

Quello che li spetta dal bosco per la metà del frutto, quest’an-no n’ha perceputo per la sua metà___________________________35

Vi è una difesa di detta Università quale si affitta______________30

Oltre l’altre imposizioni che si poteno alle teste de fuochi____865

Dalle dette entrate se ne pagano fiscali instrumentorij et altrespese ch’occorrono. Et in quanto quello che spetta per la Chiesa Cattolica stà sot-toposta al Vescovo di Melfi.

In detta Terra vi è la Chiesa Maggiore sotto titolo di Santa Maria delSepolcro, la qual è bella a tre nave, la maggiore è coperta con intempiaturale due laterali a lamia coverte con tetti; in testa è l’altare maggiore con cu-stodia dove assiste il Santissimo, dietro è il choro, sacrestia, con il fonte bat-tesimale, pulpito, tiene li apparati di cinque colori di drappo d’oro, et tomaschi,guarniti di oro con paliotto a sei mazze, calaci indorati, et altre argentarie per

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commodità di detta Chiesa vi è il campanile con quattro campane grande,et picciole.

Viene servita dal suo Arciprete con cinque altri Preti Sacerdoti, et altriClerici, quali tieneno d’entrata ducati 50 per ciasceduno, quali pervengonodalli territorij, et altre intrate.

In detta Terra vi è un’altra Chiesa sotto titolo di S. Nicola, dove è unaChiesa piccola con una nave coverta con tetti si celebra a devotione con unacampanella.

In detta Terra vi è un’altra Chiesa sotto titolo di S. Bartolomeo a tre na-ve coverta con tetti, si celebra a devotione.

Fuori di detta Terra vi è un Convento de Padri Zoccolanti con una Chiesasotto titolo di Santo Donato, la quale è Chiesa piccola ad una nave covertacon lamia tutta pittata di buona pittura del testamento vecchio et nuovo. Intesta l’altare maggiore con la custodia dove assiste il Santissimo con chorodietro, con la sacrestia, con tutti l’apparati necessarij, campanile, e campa-ne, et per commodità di detti Padri vi è la portaria con claustro coverto, etscoverto nel mezzo è la cisterna in piano, et il refettorio cucina, cellaro, et al-tre commodità, per gradiata di fabrica si sale alli dormitorij dove sono 12 cel-le coverte con tetti, con giardino murato, in esso resiedono setti Padri tra Sacerdotiet Laici, vivono di elemosina, et parte che li dà l’Università ogn’anno.

Fuori detta Terra sono due altre Cappelluccie, una di Santo Pietro, et l’al-tra di Santo Sebastiano dove si celebra a devotione.

Distante detta Terra un miglio dentro il territorio verso Levante vi è ilCasale, quale và incluso a detta Terra, detto della Genestra alias Lombardamassa de fuochi dieci in circa dove habitano da trenta persone tra huomi-ni, donne, et fanciulli, quali sono Albanisi, stà edificato detto Casale nellastrada publica che và a Venosa, et altre parti.

É detto Casale edificato ad un piano, et l’habitationi sono in piano co-verte con tetti per uso di detti habitanti, vi è una fontana d’acquaviva intorno,vi sono belli territorij et vigne.

In detto Casale vi è la Chiesa Parrocchiale, et viene servita dal suo Prete

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eletto dal Vescovo.Fuori detto Casale vi è una Chiesa sotto titolo di Santa Maria di

Costantinopoli, dove si celebra a devotione.La Regia Corte ci hà le prime cause civili, criminali et miste, banco di

giustitia mero, et misto imperio prheminenze, giurisdittionij, quattro lare ar-bitrarie con li sottoscritti corpi feudali cavati da libri di Erarij, obliganze d’af-fitti di tre anni in quà, dove si coacerbano da fertile ad infertile del modo se-quente.

L’affitto della bagliva è stata affittata ad Angelo Russo, etFerrante Nico 1639______405

Alli detti 1640______400

Ad Antonio de Rogatro 1641______322

Coacerbati li detti tre anni viene la sua rata______375. 3. 62/3

In detta bagliva s’includono li censi quelli che pervengono dalliterritorij che si coltivano, quello che pervene dal passo et piazza Lo bosco a Lonardo de Bartolo per la metà che spetta alPadrone 1639______140

Lo detto bosco a Notar Giovanni Domenico Bastato la metà chespetta al Padrone 1640__167. 2.10

Lo detto bosco a Mastro Francesco Tamarattio per la metà chespetta al Padrone 1641______35

342. 2.10

Coacerbati li detti tre anni viene la sua rata____________114.00.162/3

Per li focaggi del Casale che ne pervengono carlini 12 per fuoco 1639___________8

1640___________6

1641___________5

Coacerbati li detti tre anni la sua rata______________6. 1.131/3

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Lo grano che pervene da detto Casale redotto in denari il1639___________1. 2

1640___________1. 1. 5

1641___________1

3. 3. 5

Coacerbati li detti tre anni viena la sua rata__________1. 1. 12/3

Quello che perviene dal furno per lo peso un rotolo per tomolone sono pervenuti

1639___________76

1640___________76

1641___________75

127

Coacerbati li detti tre anni viene la sua rata_______75. 3. 62/3

Mastro d’attia l’anno1639___________75. 2.11

1640___________75. 4.11

1641___________60. 1

211. 3. 2

Coacerbati quelli tre anni viene la sua rata__________70. 2.14

Dalli piedi di noce che tiene Domenico Santo Fele sotto loCastello ogn’anno__________________________________________3

Da Madalena Sapia vidua del quondam Antoniello del Tito me-diante sua declaratione, et con giuramento si paga ogn’anno tarìdue per una grotta che tiene nel loco detto lo Puzzo_____________2

Da Domenico Rizzo, et Domenico Santo Fele mediante loro de-claratione etiam con giuramento si pagano sopra una casadove era il forno sito nella Parrocchia di Santo Bartolo ogn’an-no in solidum_________________________________________2.00.10

Da Ferrante de Manna, et Giovanni Tomase del Ioij medianteloro declaratione etiam con giuramento rendono ogn’anno

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tomola tre, et mezzo di grano, ciò è detto Ferrante un tomoloe mezzo, et detto Giovanni Tomase tomola due per una vignasita nel loco detto lo quarto di Santo Stefano, il prezzo di es-si________________________________________________3. 2.10

Paga ogn’anno l’Università al Padrone di detta Terra in diverseparte____________________________________________________49

Talche tutte l’entrate feudali di detta Terra di Ripa Candida, etsuo Casale della Genestra importano annui_________697. 2.19

Dalli quali ducati 697.2.19 se ne deducono l’hadoho che spet-ta alla Regia Corte ogn’anno sopra detta Terra ducati ottanta-tre 4.9 1/3_____________________________________83. 4. 91/3

Talche l’entrata di detta Terra resta per 613.3.92/3__________________________________________613. 3. 92/3

Quale intrate così liquidate da fertile ad infertile, consideratosida me la detta Terra di Ripa Candida, et suo Casale così descritta,et confinante, dispositione del suo sito, aere distanza che tie-ne dalla Città di Napoli, et altre convicine, qualità di territorioboscoso, comodità di industria che vi si può fare, qualità delCastello, seù habitatione, giurisdittione, vassallaggio, apprezzola detta Terra, et Casale con le sudette intrate de docati 613.3.92/3 vassallaggio, giurisdittioni referite alla ragione di P treper cento, quali importano di capitale docati ventimilia quat-trocento cinquantasette dico_____________________________20457

Collettiva Città di Monteverde docati______________________________15613

La Terra di Ripacandida et suo Casale docati_______________20457

Uniti insieme fanno la summa de docati trentaseimiliaeset-tanta_________________________________________________36070

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E questo è quanto referisco a Vostra Signoria intorno al detto apprez-zo che Nostro Signore li conceda lunga salute in Napoli li 25 Marzo 1642

DIVS.___Scrivente

Tango Architetto, e Tabolario

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Documento n. 5

1642, 14 Giugno

Apprezzo della Terra di Atella e del suo Casale Rionero redatto dal TavolarioOnofrio Tango per ordine del Sacro Consiglio, su istanza dei cretitori di DonCarlo Filomarino

ASN, ACT, Fasc. 123 Inc. 2

CopiaApprezzo d’Atella nel 1642

Die decimo sexto Iunij millesimo sexantesimo quadragesimo secundoNeapoli presentata per Magnificum Honofrium Tangum Tabularium.

Signore Miola Terra di Atella stà situata nella Provincia di Basilcata distante dalla

Città di Napoli capo del Regno per la strada d’Avellino, la Grotta Ariano, Pontedi Bovino, Ascoli, Melfi, et Barrile miglia 112, et per la strada di Salerno, mon-tagne, et boschi miglia 80, distante dalla marina di Salerno miglia 40. Da Barlettamiglia 40. Da dove risiede la Regia Audienza miglia 52. Dalla Città di Melfimiglia 8. Da Rapolla miglia 6. Da Barrile miglia 4. Dalla Città di Venosa mi-glia 12; da Vigliani miglia 10. Da Santo Fele et Ruvo miglia sei da Ripa Candidamiglia 4 incirca.

Il territorio di detta Terra distende dalla parte di Levante miglia due emezzo, e confina con il territorio di Ripa Candida, il territorio di Lagopesolee da Mezzo Giorno distende miglia sei, quale confina con il territorio e di-fesa di Santa Sofia, della Bella et il territorio di Santo Fele et dalla parte diPonente distende miglia cinque quale confina con il territorio di Ruvo,Calitri seguendo come và l’Ofanto Ponte dell’Oglio, che sono miglia otto, e

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dalla parte di Tramontana distende miglia cinque dove è la montagna di Montein Vulto, quale confina col territorio di Melfi seguendo verso sopra la mon-tagna scende, e confina con il territorio di Rapolla miglia quattro, e mezzo,et con il territorio di Barrile miglia tre, e mezzo, dalli quali confini si vienea chiudere con il primo confino di Ripa Candida, e cossì confina, e terminail detto territorio il quale può girare miglia quaranta intorno incirca. In es-so si rinchiudeno territorij seminatorij, vigne hortolitij, difese, terzi pasco-li, montagne boschi con diversi feudi, quali si possedeno per più Particolari,Chiese, Abbatie sopra li quali feudi detti feudatarij ne teneno la coperturatantum et il Barone la spica, herbaggio pascoli, e giurisditione; ben vero aduna parte del feudo dell’Abbatia di Santo Angelo in Vulto il detto beneficiatotiene copertura pascolo, spica, frutto d’alberi et tagli di essi, et il Padrone so-lo la giurisditione, et questo s’intende da sopra lo vallone delle vigne in sù,nel quale territorio per la sua capacità vi si può fare industrie di quaranta-mila animali grandi e piccoli, baccine, porcine, pecorine, per la comodità del-l’herbaggi, acqua che in esso sono comodità di molte grotti sotto terra percustodia di detti animali nel tempo d’inverno, dove sono anco comodità perli garzoni, et guardiani di essi.

Stà detta Terra nell’ultima numeratione fuochi numero 160, oltre lifranchi, et impotenti la quale numeratione fù fatta nell’anno 1637.

Stà detta Terra edificata in un loco piano tutta murata intorno con tor-rioni, quali la rendevano forte, e tiene quattro Porte la maggiore si chiamadel Capo, per la strada di Barrile. All’incontro verso Mezzo Giorno, è la Portadi Piede da Levante è la Porta detta la Fontana, seù Santo Lonardo e da Ponenteè la Porta detta lo Portiello. Da queste quattro Porte si trase, et esce dove sitrovano più strade, dalle quali si và a diverse Città, e Terre; è detta Terra dipassaggio, dove ogni giorno vi sono trafiche di grani, et altre robbe.

Il circuito di detta Terra è grande, e mostra esser stata popolosa, e vie-ne serrata da detta muraglia, e torrioni, si bene da molte parti sono casca-te le mura. Li edificij che vi sono, sono parte di essi palatiati con cortigli, gra-diate, e parte sono casette ordinarie con le grade dalla parte di fuora sotto

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di dette case vi sono grotte cantine per conservare vini. Le dette habitatio-ni sono con primo e secondo ordine fabricate di pietre dolce coverte al ge-nerale d’imbrici, vieneno divise dette habitationi da strade lunghe, larghederitte, e piane dove si può caminare per esse comodamente a piedi in car-rozza, e a cavallo.

Dalla Porta detta del Capo s’entra nella strada di mezzo la quale è lun-ga larga, e deritta, dove sono più poteche particolarmente le poteche che ser-vono per le due ferie che in detta Terra si fanno oltre le strade strongatorequale sono longhe, larghe, e diritte et nel mezzo proprio all’incontro la ChiesaMaggiore vi è la Piazza grande dove si fà il mercato, e ferie; in essa vi è lacarcere civile e criminale con la Casa della Corte.

È detta Terra di buon aere per esser ventilata da tutti li venti, e gode ilsole dal nascere al tramontare, se bendicono, che sia nell’autunno, un pocodi mal aere viene per causa che dentro detta Terra vi erano primo loco granpalazzi, e case, quali sono cascate, e sotto vi erano grotte, e fosse al presen-te sono restate scoverte dove l’inverno s’empiono d’acque piovane, e poi neltempo fanno qualche poco di esalatione; però è cosa che si può rimediare,e resta l’aere perfettissima.

Et in quanto alli cittadini che resiedeno in detta Terra sono li huomini,donne, fanciulli, e fanciulle di buono aspetto, e di buona vita timorosi di Dioe pacifici. Ne sono parte di essi persone civili, che vivono d’intrate che per-vengono dall’industrie di grani orgi vini, et animali vestono di panni fini confor-me li tempi le loro donne vesteno alla napolitana con vesti civili dormonosopra matarazzi fini con altri ornamenti necessarij tienino case con tutte co-modità, e l’altri sono fatigatori, che vivono delle loro fatiche al governare ter-ritorij, campi, custodia d’animali et altri esercitij foresi vesteno alla rusticamaniera etiam le loro donne dormono sopra lana rustica, e pagliaricci, et ledonne si esercitano al filare, tessere, e cosire, e poco di esse escono alle cam-pagne al tempo della raccolta della spica.

Delli detti cittadini vi è il Magnifico Arciprete, quale è Dottore inTeologia e l’altri sono persone civili senza officij in detta Terra non vi sono

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Dottori di Legge, ne Notari, ne Giodici a contratto, solo vi è il Medico forastieroper la cura de cittadini, il quale stà a provisionato dall’Università con pro-visione di docati 160 l’anno.

Per comodità di detti cittadini, e terrazzani vi è una poteca lorda che ven-de diverse cose commestibili, et altre due poteche, che vendeno pane, e ver-dume, due chianche dove si tagliano diverse sorti di carne conforme litempi.

Sequeno l’artisti, vi è un Fabricatore, uno Barbiere, un Mastro d’ascia,tre Ferrari, due poteche di Scarpari, due poteche di Sartori, una spetiaria dimedicina.

E per comodità di vaticatori, e passaggieri vi sono tre taverne dove sipuò alloggiare al meglio che si può.

Il territorio di detta Terra è quasi piano solo alli confini sono montagnee colline dove da Settentrione vi è una montagna alta, et nel piano vi si puòfare trafica con carri quasi la maggior parte di essa per la conduttura di vit-tovaglie. Detto territorio è fecondissimo in produrre grani, orgi, legume, vi-ni bianchi, e rossi dalle vigne, frutti, e grani, quantità di verdume di tutte sor-ti per l’abbondanza dell’acque che scaturiscono da diverse parti e luochi didetto territorio.

Per uso delli cittadini vi sono in detto territorio più fontane una distantemezzo miglio verso la strada che và a Barrile, la quale si chiama la Francesca,quale scaturisce acqua perfettissima e fresca da una costa di tufo, la qualeè longa palmi 200 dove scaturiscono più rigoli d’acqua, che fà una bellissi-ma vista, e li cittadini a tempo d’estate vanno in conversatione a mangiaredove è gran delitia, e spasso detta acqua si unisce con altre acque sorgenti,e macinano sei molini, delle quali ne sono due del Padrone, e l’altre di par-ticolari: da sotto detta fontana ne sono due altre distante un’ miglio e più ver-so Ponente vi è una fontana detta le Gavetelle la quale è perfettissima fre-sca per uso di essi oltre l’altra fontana fora di detta Terra.

Da sotto detta Terra verso Mezzo Giorno vi è lo fiume chiamato ilTrepe, seù Fiumara di Atella distante da essa mezzo miglio dove vi è un Ponte,

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sopra del quale si passa nel tempo d’inverno che detta Fiumara và piena, laquale và per mezzo il territorio di detta Terra dove si pescano pesci bianchi,et anguille perfettissime la quale Fiumara have origine da diversi luochi didetto territorio e tiene l’esito al fiume Ofanto. In detta Fiumara vi si può pe-scare ogni sorte di persona.

In detta Terra due volte l’anno si fanno due ferie, una alli 11 di giugnonella festività di Santo Vito, et l’altra alli 4 di settembre nella festività dellanatività della Madonna Nostra Signora, nel qual tempo vi concorrono granquantità di persone da diverse parti, e da Napoli a vendere, et comprare ognisorte d’animali, mercantie di panni merciaria, spetiaria, ferri, salume, et al-tre cose et con questa occasione li cittadini di detta Terra vendono vino, pa-ne, fogliame, alloggano case per stantiare durante il tempo di detta feria, co-me anco l’Università per il luoco delle poteche nella feria di settembre ve hàla sua rendita, e nella feria di giugno li Padri di Santo Agostino che stannoin detta Terra nel Convento di Santo Vito raccogliono alli luochi delle mer-cantie che si fanno nella Piazza e detti cittadini con quella occasione siprovedono alli loro bisogni a quello che più li stà necessario, et di quello limancano si provedono dalla Città di Melfi, et altre parti.

In detto tempo, che durano dette ferie per giorni otto il Padrone di es-sa li constituisce il Mastro Mercato che regge giustitia, hora detto officio vàcoll’affitto della mastro dattia che così il Padrone la vende al Mastro Datti,il quale nomina il Mastro Mercato, et il Padrone lo confirma.

In detta Terra vieneno li cittadini delle Terre convicine, cioè da Ripa Candidavieneno a macinare alle molina, et a spicolare, nel territorio d’Avigliano ve-neno a macinare alle moline, et a lavorare et spolicare da Barrile vieneno amacinare lavorare, et spolicare da Santo Fele, e Ruvo vieneno a governareli territorij et a spolicare.

In detto territorio vi sono caccie d’animali quadrupedi abondanti, e cac-cie di penne di tutte sorti.

Per governo delle messi vi sono de particolari bovi aratori numero 50,porci numero 500, pecore numero 3000, capre numero 400, cavalli di sella et

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varda numero 10, somari numero 20, li quali sono de Particolari.Si governa l’Università per il Sindico, et quattro eletti, la elettione del

quale si fà in pubblico parlamento, dove si eligono due Sindaci, et il Padronedi essa ne confirma uno di detti Sindici, quello che meglio li pare, e li elet-ti restano quelli chiamati e si vive in essa per l’universale per gabella pagamentosopra loro beni, animali, e chi non tiene facultà paga per la sua testa carli-ni quindici.

Et si governa l’Università conforme lo stato dell’Illustrissimo SignorReggente Tappia e tiene li sottoscritti corpi d’intrata, et in questo presenteanno sotto il Sindico Giovanni Andrea Maraldo.

Dalla gabella della farina affittata__________________________1250

Dalla gabella del vino_____________________________________150

Dalla gabella del caso, et carne______________________________55

Dalla gabella delle foglie___________________________________84

Dalle teste, e bestiame_____________________________________550

Dal partito pigliato per Honofrio Arranca per la poteca_________45

Dalli pasconi_____________________________________________15

Quello che pervene nello tempo delle due ferie all’Università___117

Talche l’introito sono_____________________________________2276

Esito dell’UniversitàAlla Regia Corte per li fiscali______________________________1236

Al Medico per suosalario__________________________________160

Alle Reverende Monache di Santo Spirito____________________50

All’hospidale_____________________________________________50

Al Sindico per sua provisione_______________________________12

Al Giurato per la provisione________________________________12

Al Carcerero per sua provisione_____________________________12

Al Cancelliero____________________________________________18

Al Barone per donativo___________________________________200

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Al Barone per la stima_____________________________________25

Al Mastro Datti che faeci le scritture dell’Universita_____________9

Alli Padri di Santa Maria dell’Angioli________________________30

Al Predicatore che predica alla Chiesa Maggiore, la Quadragesima,e l’Avvento_______________________________________________30

Affitto della casa per li Commissarij__________________________15

Al Casciero_______________________________________________12

Al Procuratore in Napoli___________________________________18

All’Avvocato_____________________________________________12

Per altre spese minute e straordinarie_______________________500

Al Padrone per la difesa di Montesirico, et Officiali_____________58

_______________________________________________________2459

Talche l’esito supera l’introito_____________________________2459

Per_____________________________________________________183

Dico____________________________________________________183

Nel più eminente, e superiore dalla parte di Tramontana vi è il Castello,il quale s’entra per un ponte fatto di tavoloni inchiodato con buoni chiodiet ferri, s’alza detto ponte a tempo di necessità et d’ogn’altro tempo con fa-cilità grande per esser fatto artificiosamente con contrapali et altro necessarioin essa opera, et alzato che egli è difficilmente si può offendere l’habitatio-ne di detto Castello, oltre che si passa per uno ronciglione angusto, viene quel-lo guardato da una et grossa torre atta et habile alla defensione di tutto il Castelloappresso si trova un’altra porta, la quale è guardata dalli suoi Guardaporte,et anco dalla suddetta torre, e da questa porta s’entra al cortiglio scovertodi detto Castello. In piano del quale ci è una cocina grande con uno cama-rone ad uno fianco di essa, et all’incontro di detta cucina stà uno passetto frai quale sono due stanze una a una parte et dall’altra parte, et per sotto la sca-la maggiore di detto Castello s’entra in una stalla grande ben guarnita contavoloni di capacità di cinquanta cavalli, in piano d’esso vi è un altro cam-marone grande quale serve per conservare grani da detto cammarone s’en-

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tra in una camera dentro il torrione, quale serve per grani, avena altro in te-sta detta stalla vi è un altro cammarone dentro un’altro torrione il quale ser-ve per orgio. Ritornando nel detto cortiglio all’incontro si trova un’altra stal-la accomodata di nuovo sotto lamie, et imbecciate di capacità di dieci cavalli,a costo vi è la pagliara in piano di detto cortiglio vi sono altre stanze per co-modità di creati con uno cellaro grande in detto cortiglio sono due bocchedi cisterne grandi ambedue sono buone, et fresche le quali servono ordi-nariamente per comodità di casa et salendo da detto cortiglio per gradiatadi pietra viva larga palmi 8 con tredeci grade s’impiana ad una loggetta co-verta, dove sono due volte d’archi et da essa loggia s’entra ad una sala gran-de, et longa palmi 74, larga palmi 36 tutta coverta nuovamente ed da unobraccio a destra d’essa sono due camere con due cammarini da uno delli qua-li si può scendere alla cocina di basso, et in testa di detta sala vi è un’altrastanza quale viene dalla torre che fà angolo da uno delli quattro lati di det-to Castello et cossì sono nelli altri tre lati. Siche viene detto Castello guar-dato da quattro torri et in essa sala all’incontro l’intrata vi è la Cappella e dal-l’altro braccio sinistro si entra in uno cammarone grande dal quale si esceda un belvedere con vista bellissima dalla parte di Tramontana da dove sivede gran parte di territorij piani, et altre montagne da esso s’entra inun’altro camerino che viene a stare in uno di detti torrioni appresso ne so-no cinque altre camere incluso quella della terza torre, et due altri camma-roni, et questo consiste l’habitatione di detto Castello. Et calando di nuovoa detto cortiglio vi è un’altra scala per la quale si sale a tre altre camere in-clusa la camera dello torrione dal quale per gradiata piccola si sale adun’altra camera grande da essa si sale all’ultima somità di detta torre in unadi queste tre camere vi sono cinque granari di tavole lavorate le quali stan-no superiori, et divisi in essi vi si può ponere tomola 1500 di grano nelli qua-li si conservano con molta conditione. L’habitationi di detto Castello sonotutte coverte con tetti e sotto soffitti si può caminare attorno dove sono tor-ri et parapetti per potersi difendere il quale Castello cossì descritto viene adesser recinto da contro fossi attorno distanti palmi 35 incirca e di altezza pal-

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mi 25 incirca. Le muraglie dell’habitationi presenti che sono in faccia dettocontrafosso sono di grossezza palmi 8 con loro pedamento di maggior cor-po. Da fuori detto Castello vi si trova un giardino grande che viene mura-to dalle mura di detta Terra, che si chiamava la Cittadella il quale è di nuo-vo piantato de diversi piedi di frutti, et sotto si può seminare, et fare hortolitijper comodità di detto Castello.

E per quello che per spetta alla Santa Madre Chiesa Cattolica stà sottopostaal Vescovo di Melfi.

Dentro detta Terra, e proprio nella Piazza, vi è la Chiesa MaggioreColleggiata, la quale stà con la porta a Ponente et detta Chiesa ad una na-ve grande coverta con intempiatura, sopratetti stà sotto il titolo dellaNatività di Nostra Signora. In testa vi è l’altare maggiore con custodia pic-cola indorata dove assiste il Santissimo sopra è una cona con l’immagine delSposalitio di Nostra Signora la quale è di buona pittura, e tiene del magni-fico guarnita con guarnimenti indorati, dietro vi è il choro grande con le pro-spere bene fatte e intagliate di legnami di noce, le quali sono per comoditàdelli Preti, che in detta Chiesa officiano nella nave di detta Chiesa sono piùCappelle, parte di esse sfondate sotto diversi titoli de Santi di buona pittu-ra con guarnimenti indorati vi è il fonte battesimale, et altre reliquie alla si-nistra dell’altare maggiore vi è principiata una nuova sacristia, et alla destravi è una vecchia, dove sono tutti li apparati necessarij di damasco guarnitidi seta, e parte di oro di tutti colori conforme li tempi. Vi sono dodici cali-ci nuovi di rame indorati uno di esso d’argento con dodeci patene d’argentoindorati, vi sono due croci d’argento di prezzo docati 400, vi è incentiero, na-vetta, et una sfera dove si pone il Santissimo, quando si porta in processio-ne, et altri vasi d’argento per comodità di detta Chiesa, vi è organo grande,pulpito pallio a quattro mazze, stendardo, et dalla parte della strada da so-pra la porta di detta Chiesa vi è uno bello campanile a quattro ordini l’ul-timo è ad otto angoli con il cappello, il quale è fabricato di pietre vive, et dol-ce. In esso vi sono otto campane due grandi, e due mezzane, e quattro pic-cole in detto vi è un horologio a campana per comodità universale in det-

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ta solo Chiesa si administrano li sacramenti per esserno in essa unite due al-tre Parrocchie, che vi erano per prima nominate Santo Eligio e S. Nicola nel-le quali due Parrocchie si celebra a devotione e nel giorno della festività, enella detta Chiesa si predica ordinariamente ogni anno tanto nel tempodell’Avvento, quanto nel tempo Quadragesimale. Li Predicatori che concorronoin detto pulpito sono bene remunerati dall’Università, quale comporta do-cati 36.

Viene servita, et officiata dal suo Vescovo, e sono Arciprete, Clero et Clerici,dalli quali con ogni humana attentione si attende alla celebratione delle Messeet administratione de sacramenti, et altri officij divini per sussidio di vivi,et di morti. Il Clero sono dodici Sacerdoti et 12 altri Clerici. In detta Chiesavi si celebrano diece messe il giorno incirca, le quali tieneno d’entrata du-cati 400, quali pervengono dalli territorij, peggioni, e censi, delli quali ne puòspettare a ciascuno Prete docati 30, et all’Arciprete il doppio, oltre quello cheli spetta per li morti, et distributione quotidiana.

Dentro detta Terra vi è uno Monasterio di Monache antichissimo, clau-surato dell’ordine Benettino tiene una Chiesa sotto il titolo dello SantoSpirito, la quale è ad una nave di comoda grandezza coverta con tetti in te-sta vi è l’altare maggiore con custodia indorata dove assiste il Santissimo so-pra è una cona dello Spirito Santo, et altre immagine de Santi di buona pit-tura, guarnita con guarnimenti indorati, et intagliati alla nave di dettaChiesa vi è una Cappella per parte una è Santo Benedetto di pittura buonaguarnita, et indorata, et l’altra con cona di Santa Maria della Gratia simil-mente guarnita, et indorata. Sopra la porta di detta Chiesa vi è il Choro do-ve officiano le dette Reverende Monache viene servita da Preti, et Frati Zoccolantitiene li apparati necessarij con due calici, una croce, et argentino d’argentoet altri apparati necessarij.

Appresso detta Chiesa vi è la portaria, per la quale si entra nel parla-torio, rota dove si trova un’altra porta della clausura, dalla quale si entra indetto Monasterio, il quale è loco grande con giardino cinto d’alte mura. Inpiano vi è uno claustro coverto intorno in piano vi è il refettorio, cocina di-

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spensa et altre stanze per comodità e per grada di fabrica si sale a due dor-mitorij, dove sono più camare capaci al numero di 33 Monache coverte contetti in esso vi resiedeno le dette 33 Monache tra velate Professe, et educande,e serve con titolo di Abbadessa Vicaria, le quali ne sono parti cittadine, e fo-rastiere, e sono di buona Città, assistono a tutti gli officij divini, conformela regola di S. Benetetto vivono d’intrata, che pervongono dalli censi de duemolini ad acqua, due forni, et altre intrate che in tutto sono docati 700 tie-ne per uso dell’esatione di questo Monasterio il loro Procuratore, il quale sinomina dalla Terra, et il Padrone lo confima quello che li pare.

Dentro detta Terra da sotto la Chiesa Maggiore vi è uno Convento deiPadri di S. Francesco della Scarpa dove tieneno una Chiesa grande cover-ta con tetto sotto titolo di S. Francesco in testa vi è l’altare maggiore con cu-stodia grande indorata, dove assiste il Santissimo, dietro vi è uno choro co-verto con lamia intorno, vi sono le prospere alla sinistra della nave di det-ta Chiesa sono tre Cappelle sfondate con diverse cone de diversi Santi, par-te di esse con cone indorate; et alla destra sono quattro Cappelle in faccia lemura al pilastro dell’arco maggiore vi è una Cappella di Santo Antonio, inessa vi è un organo grande, sacristia, dove sono tutti li apparati di tutti tem-pi, quattro calici con patene indorate una croce, et ingenttiero d’argento etaltri apparati necessarij. Da fora detta Chiesa vi è il campanile non finito do-ve sono tre campane grandi e piccole, sotto detto campanile vi è la portariaper la quale s’entra in uno claustro coverto a quattro ale sostenuto da peliereet archi, nel mezzo vi è il claustro scoverto dove è la bocca della cisterna inpiano di detto claustro si trova l’antirefettorio da esso alla sinistra s’entra alrefettorio grande all’incontro alla destra si entra nella cocina ritornando nel-lo claustro vi è un magazeno per conservare grani, due altre stanze per le-gna, e stalla da detto claustro si scende al grottone dove si conservano li vi-ni, e per gradiata di fabrica si sale al dormitorio il quale è lungo, è largo conundeci celle intorno in testa vi è un’atrio coverto per recreatione di più so-no le camare per il Reverendo Provinciale a tempo, che viene in dettoConvento dal detto dormitorio si và ad una loggia coverta che similmente

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serve per recreatione, da essa si và al campanile il detto dormitorio, et cel-le sono coverte di tetti.

Ritornando nel claustro dell’anterefettorio s’entra nel giardino grandemurato intorno in esso sono piedi di amendole, olive, amarene da sotto viè un quarto di vigna, il restante è hortolitio, in detto vi sono più pergole condiverse viti che fanno diverse sorti di vini.

Resiedono in detto Convento sei Padri, quattro Sacerdoti, et due Laicicon titolo di Guardiano, li quali vivono d’intrata che pervengono dalle vi-gne, e territorij, che può importare docati 300 l’anno quando più, conformeli prezzi delli grani.

Nella strada maggiore di detta Terra dalla Porta di Capo vi è una nuo-va Cappella fatta dal Signor PietrAntonio Gratiola la quale è bella covertacon tetti, stà sotto il titolo di San Giovanni in testa vi è l’altare maggiore conuna cona di Nostra Signoria della Gratia, alla destra è S. Giovanni Battista,et alla sinistra S. Giovanni Evangelista è di buona pittura guarnita, et indoratain detta Cappella fà celebrare ogni giorno il Signor Pietrantonio.

Dietro detta Cappella il detto Arciprete hà fatto uno hospitale per die-ce persone, per li poveri ammalati cittadini, et forastieri, li quali sono governatia spese di detto Arciprete dove vi è uno poco di giardino per recreatione del-li ammalati.

Per detta strada accosto la Porta del Capo vi è la Chiesa non molto gran-de coverta con tetti sotto il titolo di Santo Nicola, la quale era Parrocchia an-tica e per mancamento delli cittadini ne sono levati li sacramenti e postolinella Chiesa Maggiore. In testa detta Chiesa vi è l’altare maggiore con bel-la cona antica dove è Nostra Signora della Gratia con altri Santi intorno, laquale è di buona pittura, guarnita, et indorata alla destra nell’intrare vi so-no più Cappelle, particolarmente ci è una Cappella con Santo Nicola di re-lievo, ornata di marmo rustico bianco la quale è antica della casa del dettoArciprete, dove fà celebrare ogni giorno a sua devotione. In detta Chiesa viè la sacrestia con li apparati necessarij con uno calice con una campana gran-de antica di gran prezzo, et due altre mezzane viene servita da Preti.

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Da sotto il Convento di Santo Francesco poco più a basso vi è una al-tra Chiesa la quale era Parrocchia antica, la quale è ad una nave grande, co-verta con tetti con titolo di Santo Eligio, al presente ne sono levati li sacra-menti e postoli nella Chiesa Maggiore per la mancanza de cittadini. In te-sta è l’altare maggiore con una dell’imagine di Santo Eligio con più Cappellealli due lati della nave con sacrestia, cimiterio; vi è uno bello campanile an-tico con due campane una grandissima, e l’altra mezzana quando si celebrain essa si portano tutti li apparti necessarij nel tempo della festa, et altri gior-ni a devotione.

In detta Terra sotto l’hospidale vi è una Cappella piccola coverta con tet-to sotto il titolo di Santa Catarina in testa vi è l’altare maggiore con cona diSanta Caterina, in essa vi è una campanella si celebra a devotione.

Nell’ultimo di detta Terra verso Mezzogiorno sopra le muraglie vi è unoConvento dell’ordine di Santo Agostino della Scarpa, dov’è una Chiesa gran-de in essa s’entra per una porta laterale, e detta Chiesa è sotto il titolo di SantoVito in testa è l’altare maggiore con custodia indorata dove risiede ilSantissimo Sacramento sopra è uno crocifisso in croce di relievo devotissi-mo dalla sinistra sono tre Cappelle. La prima è Santa Lucia, la seconda SantaMaria de Costantinopoli, la terza Santa Maria del Soccorso, nella Cappelladi Santa Lucia e Santa Maria di Costantinopoli sono due Confraternite et al-la destra sono tre Cappelle, la prima Santo Nicola, la seconda Santo Vito, laterza Santo Agostino. In detta Chiesa vi è una reliquia miracolosa di SantoVito dove concorre gran popolo per la devotione e gratie che ne receveno perla morsicature de cani, detta Chiesa tiene li apparati necessarij, et sacristiacampanile con due campane e due calici, sopra la porta vi è il choro.

Poco distante vi è il Convento, dove si trova la portaria, per la quale sientra in uno claustro lungo coverto con tetti alla sinistra vi è uno bello qua-tro di giardino murato intorno per hortolitio con la bocca della cisterna inpiano detto claustro si ritrovano il refettorio, cocina, dispensa, camera perstalla, grotte per conservare li vini, e per gradiata di fabrica si sale al dormitoriodove sono sei celle con altre comodità coverti con tetti. Ritornando nel det-

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to claustro si esce al giardino grande murato dalle mura della Terra, dov’èuna vigna grande con poco piedi di olive, amendole, amarene, e fico. In det-to Convento resiedeno tre Sacerdoti, et un Laico con titolo di Priore li qua-li celebrano in detta Chiesa, viveno d’intrata, e parte d’elemosina che fan-no dalla Terra.

Dentro la detta Terra, da sotto il Castello vi è il Palazzo Abbatiale, do-ve resiedeno Ministri, et gente del Signor Abbate, quali stanno per servitiodell’esatione, et governo del feudo, et boschi rendenti alla detta Abbatia, consuoi guardiani et altri servitori che stanno per detto servitio la quale Abbatiasi possiede per l’Abbate Borromeo, al presente resiede in Roma, e rende do-cati 400.

Da sotto detto Palazzo vi è la Cappella di Santo Martino dove si cele-bra alcune volte per devotione et con obbligo la quale và con detto Palazzo.

Dentro detta Terra vi sono altre Cappelle che si celebra a devotione.Fuori detta Terra poco distante dalla Porta Maggiore per la strada che

và a Barrile vi si trova uno Convento de Padri Domenicani, dove tene unaChiesa non molto grande coverta con tetti sotto titolo della SantissimaAnnunciata. In testa vi è l’altare maggiore con custodia grande indorata do-ve assiste il Santissimo. Sopra vi è una cona dell’Annunciatione de NostraSignora con diversi altri Santi di pittura finissima et antica con guarnimentiindorati sotto detta cona vi è un poco di choro con seditori per officiare nel-la nave di detta Chiesa vi sono tre altari per parte con diversi nomi de Santidi buona pittura in detta Chiesa vi è una Confraternita del Santissimo Rosariovi è la sacrestia dove sono due calici, e patene indorate, una croce di argento,tiene l’apparati di quattro colori vi è pulpito, standardo, due campane.

Da sopra detta Chiesa è la portaria per la quale si entra in uno claustrogrande coverto due ale di esso, e l’altre scoverte, nel mezzo vi è un’ giardi-netto con la bocca della cisterna in piano è il refettorio piccolo, cocina; dispensa,cantina, camara per legna, e stalla e per gradiata di fabrica si sale al dormitoriosuperiore, il quale è lungo largo, con dui fenestroni, alla destra sono sei ca-mare con la facciata a Levante e altre camare da dentro da esso si gode bel-

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la vista di campagna, piane, e montuose, le quali camare, e dormitorio so-no coverte con tetti, et sotto intempiature.

Ritornando nel claustro per quattro grade si sale al giardino murato in-torno dove sono più, et diversi piedi di frutti, et da sotto hortolitio.

In detto Convento risiede il Priore con altri dui Sacerdoti, e tre Laici, liquali viveno d’intrata, et elemosine che fanno nella Terra.

Poco più sopra detta Chiesa vi è una piramide a quattro salite con cin-que grade, che saglieno intorno nel mezzo, è uno piedestallo, il quale sostentauna colonna con capitello sopra vi è un monte che tiene una croce conNostro Signore scolpito la quale piramide è tutta di marmo bianco rusticointorno del quale vi è gran campagna piana, dove si fà mercato al tempo del-le ferie.

Segue per detta strada che và a Barrile distante dalla Terra mezzo mi-glio si trova uno Convento de Padri Zoccollanti dove è una Chiesa grandecoverta con tetti sotto il titolo di Santa Maria degli Angioli. In testa vi è l’al-tare maggiore con custodia indorata, dove assiste il Santissimo sopra vi è unabella cona de Nostra Signora degli Angioli di buona pittura guarnita et in-dorata dietro vi è il choro con due filare di prospere intagliate per officcia-re nella nave di detta Chiesa vi sono due Cappelle sfondate, et altre in fac-cia le mura con diverse cone di diversi Santi guarnite et indorate, vi è la sa-crestia, dove sono li apparati di quattro colori dui calici, et patene, et altrecomodità da detta sacristia si sonano due campane da sotto detta Chiesa viè la portaria, per la quale si entra nel claustro grande a quattro ale covertocon lamie e nel mezzo vi è uno giardinetto con la bocca della cisterna.

In piano si trova l’anterefettorio, dalla sinistra s’entra in detto refetto-rio grande, dietro è una camara per candena, e alla destra di detto antere-fettorio s’entra nella cocina con tutte comodità. In piano de detto claustrosono più camare quale serveno per dispensa, legne, et cantina; e per una gra-diata di fabrica si sale al dormitorio dove sono due dormitorij con 15 camarecon altre comodità le quali sono coverte con tetti, e sotto tavole stà edifica-to detto Convento nella parte più alta in uno piano, che dalle dette camare,

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et dormitorij si scopreno lontani Paesi, colline, piani, talche viene ad esse-re d’aere perfettissima da esso si gode tutta la Terra. Ritornando nel claustrodell’anterefettorio si esce al giardino grande murato intorno, dove vi è unavigna con più, e diversi piedi de frutti sotto per hortolitio.

In detto Convento resiede il Padre Guardiano, dui Sacerdoti, e treLaici li quali officiano alla Chiesa loro, e tanto al Monasterio de Monache vi-veno di carità, che fanno dalla Terra et altri convicini.

Da sotto detta Chiesa vi sono due Cappelle antiche.Fuora detta Terra per detta strada distante miglia quattro verso

Tramontana nel territorio d’Atella detto Sant’Angelo in Volto vi è un’Convento de Padri Cappuccini, dove tieneno una Chiesa piccola a tre navecon una grotta dentro grande la quale è coverta con intempiatura, e sopratetti: et le navi picciole con lamie sotto titolo di Santo Michele Arcangelo aduna delle nave piccole vi è l’altare maggiore dove assiste il Santissimo den-tro vi è la grotta dov’è la Cappella di detto Santo, la quale è antichissima. Indetta Chiesa si fanno due feste l’anno, una alli 8 di maggio, et l’altra alli 28di settembre. In detto tempo vi sono indulgenze, le quali sono state concessedal Sommo Pontefice a tempo che da esso fù consecrata in compagnia de seiCardinali, come si legge in una sua tabella affissa in detta Chiesa ansi li det-ti Padri vi hanno fatto uno bellissimo reliquiario dove stanno reposte reli-quie insignie con li loro nomi tiene l’apparati necessarij, calici et campani-le con due campane.

Detta Chiesa stà fra boschi remotissimi posti a modo di grotta vi è la por-taria con il claustro coverto, et scoverto con tutte comodità et sopra sono duiordini di celle coverte con tetti, dalli quali si godeno lontani paesi, monta-gne, colline, e pianure; è di buon aere tiene dui giardini belli e capaci con per-gole frutti hortolitij con una fontana nel mezzo del Convento. In dettoConvento resiede il Padre Guardiano con 15 altri Padri Sacerdoti, et Laici.

In detto loco al bascio nel piano sono due laghi d’acque dolci l’uno po-co distante dall’altro, li quali tengono gran profondità uno dicono sia d’al-tezza canne 50 et l’altro canne 30 incirca si affitta la pesca d’essi dall’Abbate

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di S. Angelo e li Reverendi Padri Cappuccini ponno in quelli far pescare peruso d’essi.

Tutti due questi laghi girano da un miglio, e mezzo incirca et a tempoche si fà la festa in detta Chiesa ancorche stia dentro boschi vi è concorso gran-de di popolo quale vengono dalle Terre convicine, et il Capitano della Terrad’Atella và a mantenere la sua giurisditione dove esigge il Ius dell’Onoraticoda che venne le perdonanze.

Detti Padri Cappuccini tengono dentro la Terra uno hospitio con laCappella per comodità della cerca dove sogliono dire la messa e serve an-cora per passaggio delli Padri, dove si ponno riposare qualche giorno contutta comodità.

Fuori detta Terra dalla parte di Mezzo Giorno verso il fiume vi è unaChiesa grande coverta con tetti sotto titolo di Santa Maria Vitalba la qualeera dell’Ordine de Zoccolanti, poi Carmelitani al presente è disabitata in es-sa si celebra il giorno di Santo Marco con la processione solenne con concorsodi tutto il popolo, e fà una bella festa.

Segue il Casale dentro detto territorio distante dalla Terra due migliaper la strada di Barrile chiamato Arrenigro, il quale stà edificato tra Levante,e Tramontana posto in uno piano et l’habitatione in una collina dove han-no cavato molte grotte et quelle servono per loro habitatione, et anco per liloro animali, che tieneno il detto Casale dicono sia fuochi numero 60 oltreli fuochi della Terra, li quali habitanti sono poveri terrazzani che faticano al-li territorij, et alla custodia d’animali, et le donne si esercitano alle campa-gne, et altri esercitij de loro case si provedono di quello li fa bisogna dallaTerra d’Atella, e quello che li mancano si provedono dalla Città di Melfi, etdall’altre Terre convicine. Li detti habitanti sono di diversi luochi, e paesi esi esercitano alla campagna, dove fanno gran quantità de grani, orgi, legu-me, in esso Casale non vi sono vigne solo che uno poco dentro di esso vi èacqua sorgente molto buona con quantità per uso di essi, la quale è fresca,e leggiera.

In detto Casale si fà il Sindico, et due eletti da loro nominati e dal Padrone

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confermati, li quali governano, e mantengono il registro di detti habitanti.In esso vi sono bovi aratori numero 60, bacche numero 15, porci numero

200, somarri numero 15.Li quali fuochi pagano ogni anno al Padrone docati 60.E per quello che spetta per la salute dell’anime tieneno una Cappella sot-

to il titolo di Santo Marco in essa assiste il Santissimo quale si administra peruno Sacerdote eletto dalla Chiesa Maggiore dove si celebra solo la festa.

Il Prete che serve detta Chiesa tiene uno carro di grano l’anno da det-to Casale che sono tomola 36, oltre quello che spetta nel tempo della sepolturaquale si paga un carlino, et un’ altro a tempo che si sposa.

Il Padrone di detta Terra si possede li sottoscritti corpi feudali cavati dallibro dell’Erario Pietro Antonio Gratiola, la cautela d’affitti accensione di can-dele fatte nella corte da detta Terra, li quali sono dell’anno 1637-1638-1639,che gli altri anni appresso sono state dette entrate in demanio.

In primis la mastro dattia, inclusi li proventi civili, li Mastri Mercatidelle due ferie, è stata affittata per il Signor Marcello Filomarinoa Signor Antonio Vitagliano per scrittura pubblica per docaticinquecento nell’anno 1637________________________________500

La detta è stata affittata da detto Erario a Francesco Trono e FlavioRusso come appare per scrittura pubblica nell’anno 1638 perdocati 425_______________________________________________425

La detta è stata affittata dal detto Erario alli detti di sopra perdocati quattrocento trenta sei nell’anno 1639_________________436

_______________________________________________________1361

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata docati___453. 3. 61/3

Nel 1637 la bagliva è stata affittata dal detto Erario a GiulianoTerrazzo come appare per scrittura per docati mille et quattrocento,incluso a detta bagliva la fida dei territorij, cioè l’herbaggio spi-ca del demanio, pesi, misure, zecca, portolania, la piazza di com-

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prare, e vendere, fida de cittadini per l’immonditie delle loroporte, e case intendendosi che in detto affitto non si include literraggi del feudo detto della bagliva il quale si esige per ter-raggiero da parte dico___________________________________1400

1638 la detta bagliva è stata affittata a Giuliano Terrazzo, comeappare per scrittura per docati mille, et quattrocento dico__1400

_______________________________________________________2800

1639 la detta bagliva a Guglielmo Terrazzo Salvatore Sistoper docati______________________________________________1400

_______________________________________________________4200

Coacervati li detti tre anni viene la rata_____________________1400

1637 il terzo di Marotto, seù difesa, la quale confina con la fiu-mara d’Atella da sopra con la strada della Spineta, e per la Vogna,la quale chiude alla fiumara d’Atella, dentro la quale vi è la stra-da che và al terzo di Armatiero il detto terzo di Marotto è ter-ritorio collinoso, e piano detto anno è stato affittato a GiovanniDomenico di Santo Arsiero di Vigliano come per cautela appareper docati sessanta________________________________________60

1638 il detto terzo a Mastro Antonio Ciecco per docati quarantacinque dico_______________________________________________45

1639 il detto terzo è stato affittato a Don Pietro di Ferrante e StefanoCeccio per obbliganza appare per docati cinquanta____________50

________________________________________________________155

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata_______51. 3. 61/3

1637 il terzo dello Margarito all’incontro del Marotto versoTramontana comincia dal feudo del Monasterio delle Monachedi Santo Spirito d’Atella di Tramontana e Ponente con lo demaniod’Atella il quale territorio pendinoso al detto anno è stato af-fittato per docati venti dico_________________________________20

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1638 il detto terzo simile____________________________________20

1639 il detto terzo il simile__________________________________20

_________________________________________________________60

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata____________________20

1637 il terzo della Civita il quale viene separato dal fiumedetto La Vogna derimpetto da Mezzo Giorno con poggioMartino da Ponente confina con il bosco di Bocito si divide dadetto bosco dal fiume Bradano, et all’incontro del Margarito conil fiume d’Atella il quale terzo è territorio nel piede piano, e poivà salendo penninoso sopra è tutto piano. Il quale terzo si di-ce contato di Armatiero. Il detto anno è stato affittato a FrancescoNatale come appare per obbligatione________________________40

1638 il detto terzo è stato affittato a Pietro di Ferrante___________20

1639 il detto terzo è stato affittato ad Antonello Vecino diSanto Fele per docati 40 come appare per cautele______________40

________________________________________________________100

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata_________33. 1.131/3

1637 Segue il terzo del Mauriello il quale confina con il boscodi Bocito, all’incontro la difesa di Pietra Cupa, seù Catenaccioil territorio di esso è penninoso con poco piano, il quale stà daMezzo Giorno dalla fiumara di Bradano dalla parte occiden-tale confina con il demanio di Santo Fele, il quale viene divi-so per un vallonetto detto il Piscanello il quale termina alBradano proprio alle Cerale di Corraniello, et da Tramontanaviene a stare sotto il bosco di Bocito, et da Oriente viene cintodal sopradetto Bradano il quale separa detto terzo con la ter-za della Civita il detto anno è stato affittato ad Alessandro d’UrsoMassaro di Stefano Ceccio come appare per cautela____________35

1638 il detto terzo al sudetto Stefano Ceccio___________________60

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1639 il detto terzo per______________________________________60

________________________________________________________155

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata_______51. 3. 62/7

Dalli detti 4 terzi ne sono pervenuti più delli detti affitti per fi-da d’animali per tre anni docati trenta la terza parte che li spet-ta_______________________________________________________10

Dalli detti quattro terzi per la spica da fertile ad infertile si ti-ra ogn’anno docati sessanta_________________________________60

Dalli quali terzi ne spetta al Padrone l’herbaggio, spica, attesoli terraggi di Civita, e Maurella, che erano del Padrone di es-sa et anco quelli delle Serre Rocce, et il Santo Ilarione sono sta-te vendute dal Principe d’Ascoli al Barone di Santo Fele soprail che stà intentata lite per recuperatione di detti terraggi di det-ti territorij dalli quali il Barone di Santo Fele dicono che ne ri-ceva annui docati 800 come ne fa mentione nell’apprezzo del-l’anno 1627.

Segue il bosco di Bucito segue il quale comincia dalla pedementinadel terzo della Civita, il quale si divide con il fiume Bradano,caminando verso Tramontana confina con la fiumara d’Atellaall’incontro la difesa de Monticello dell’Abbate Borromeo e dadetta Tramontana, et Ponente confina con il territorio semina-torio della Santissima Annunciata di Napoli coltivato dallicittadini di Ruvo caminando per Ponente confina con il terri-torio di Santo Fele, et da Mezzo Giorno lo terzo dello Mauriello,et finisce al fiume Bradano che divide il terzo della Civita.1637 Il detto bosco è stato affittato a Gabriele del Monte per nonesser coltivato in tutto ne sono pervenuti docati trecento tren-ta cinque________________________________________________335

1638 Da detto bosco ne sono pervenuti per herbaggi, e da ta-

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gli perche si è fatto maiese_________________________________243

1639 Il detto bosco serve per semina, e ogn’altro che in esso esi tira per________________________________________________400

________________________________________________________978

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata__________________326

Paga la Università per la difesa di Montesirico docati quaran-ta otto, et docati diece per sussiodio dell’officiali che sono in tut-to docati cinquantotto______________________________________58

Detta Università paga ogn’anno al Padrone per la strina che lispetta lo Capo d’anno docati venticinque_____________________25

Per lo suffeudo che tiene li heredi di Giovanni Carlo Amorusopaga ogn’anno carlini diece__________________________________1

Dalli focaggi del Casale d’Arenigro carlini dieci per fuoco so-no docati sessanta_________________________________________60

Segueno l’entrate, che provengono dalli terraggi del compas-so della Corte e detto la bagliva come appareno dalli libri del-li terraggi

1637 Grano pervenuto da compasso della Corte____________531. 6/8

Grano pervenuto da compasso della bagliva__________350. 4/8

________________________________________________882. 1/4

Talche sono tomola 8821/4 a carlini sei lo tomolo sono doca-ti______________________________________________529. 1.15

L’orgio del compasso della Corte tomola____________________486

L’orgio del compasso della bagliva, tomola__________________202

Sono in tutto tomola 688, a carlini tre lo tomolo____________________________________206.2

Germano pervenuto dal compasso della Corte tomola_52. 5/8

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Fave______________________________________________8. 6/8

_________________________________________________61. 3/8

Sono in tutto tomola 61 3/6 a carlini tre lo tomolo_____________182

Sono in tutto__________________________________________754.15

1638 Grano pervenuto dal compasso della bagliva tomola3131/8__________________________________________313. 1/8

Grano pervenuto dal compasso della Corte, tomola___________536

Sono in tutto tomola_____________________________849. 1/8

Le quale tomola 8491/8 a carlini sei lo tomolo sono_509. 2. 7

Orgio pervenuto dal compasso della bagliva dico tomo-la______________________________________________198. 6/8

Orgio pervenuto dal compasso della Corte tomola___541. 7/8

________________________________________________740. 5/8

Sono in tutto tomola 7485/8

a carlini tre lo tomolo___________________________________222.10

Fave et germano tomola 591/4, a carlini tre lo tomolo17.3.17__________________________________________17. 3.17

Sono in tutto____________________________________749. 1.15

1639 Grano pervenuto dal compasso della Corte tomola_____322. 3/8

Grano del baglivo tomola_________________________331. 4/7

________________________________________________653. 7/8

Sono in tutto tomola 6537/8 a carlini sei lo tomolo sono__392.19

Orgio tomola____________________________________312 1/8

Orgio tomola____________________________________________122

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________________________________________________424. 1/8

Sono in tutto tomola 4241/8, a carlini tre il tomo-lo_________________________________________127. 1. 3 1/n

Germano, et fave tomola___________________________39. 1/3

A carlini tre il tomolo sono___________________________11. 4

Sono in tutto________________________________531. 1.12 1/n

1637: Grano, et orgio, germano et fave dell’anno 1637 impor-tano in denari_______________________________________754.00.15

1638: Grano orgio, germano et fave importano______749. 1.15

1639: Grano orgio, germano et fave importano____531. 1.12 1/n

Sono in tutto_________________________________2034. 4. 2

Coacervati li detti tre anni viene la sua rata_______678. 1. 7 1/3

Il molino si tira per tomola 150 di grano a quel tempo a carli-ni sei il tomolo sono_______________________________________90

Talche tutte l’intrate di detta Terra, et Casale cossì liquidate dafertile ad infertile importano docati tremila trecento diecedot-to tarì 3 grana n/3 dico_________________________3318. 3. 0

Dalli quali se ne deducono li sottoscritti pesi: Alla Regia Corte per l’adogo____________________644. 2.18 7/n

Per portare li grani della bagliva_____________________________12

Per misurata delli territorij delli feudi________________________20

Per spese che bisognano al molino___________________________20

Docati settanta due che si pagano ogn’anno alli Guardianiche guardano li territorij è parso al Sig. Consigliero non dedurlili quali si esigono dalle pene et di quelli si pagano detti doca-ti 22_____________________________________________________22 Talche tutto l’esito importano docati seicento novanta sei tarì2.18 1/n______________________________________696. 2.18 1/n

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Li quali 696.2.18 7/n dedutti dalli detti__________3318. 3. 0 2/3

Restano netti________________________________2622.00.0 1/n

Quale intrate cossì liquidate, qualità di detta Terra, sito, aere,numero dei vassalli, qualità di essi, giurisditione civile et cri-minale et mista, mero, et misto imperio, banco di giustitia conle prime, e seconde cause, dominio d’huomini, giurisditione devassalli, habitatione et Castello, bontà di territorij, fertilità decampi, abbondanza d’acque, bontà di vini, comodità di vive-re, buone carni, e miglior pane, perfetti vini, oltre le verdume,che ordinariamente vi sono d’ogni tempo, a bastanza de frut-ti comodità di ferie, numero d’animali che tengono li cittadi-ni, finalmente considerato lo smaltimento delle robbe che in es-so nascono, dove vengono vaticali, et altri di passaggio a com-prare grani, orgi et ogni altro che tengono da smaltire, oltre chehanno ancora luochi di dohana non molto lontane da detta Terra,quale è la Grotta, l’Atripalda, Avellino, et fatte altre considerationipadronali conforme si è detto di sopra, et altro che in virtù diprivilegio può spettare all’utile Signore di detta Terra l’ap-prezzo per docati sessantacinquemilia cinquecento cinquantaalla ragione di 4 per cento_______________________________65550

In detta Terra vi è la vigna burgensatica da sotto il Conventodi Santo Vito la quale apprezzo per docati ducento franca, etlibera da qualsiasi peso dico_______________________________200

É questo è quanto riferisce a Vostra Signoria intorno al detto Apprezzoche Nostro Signore li concedi lunga salute.

In Napoli li 14 Giugno 1642Divis

ScriventeHonofrio Tango Architetto e Tavolario

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Documento n.6

1668, 1 Settembre

Apprezzo, offerta, ed istanze per la compera di Lavello dal 1668 al 1704

ASN, ACT, Fasc.50 Inc. 26

Città di Laviellodistante da Spenazzola miglia 18 si trova la detta Città di Laviello po-

sta nella fine della Provincia di Basilicata, et vicino alla Provincia de Bari di-stante dalla Città di Napoli Capo del Regno, per la strada nova migli cen-to per la strada delle Montagne miglia 84. Da Salerno dove risiede la RegiaAudienza alla quale stà soggetta miglia settanta, da Foggia, dove resiede laRegia Dohana miglia trenta, da Lucera miglie 40. Dalla Marina di Barlettamiglia trenta, confina detta Città con la Città di Canosa distante miglia 18,con Menorvino miglia quattordeci Monte Milone miglia nove di Mezzo Giornodalla Città di Venosa miglia cinque da Ponente con la Città de Melfi migliaotto da Tramontana, la Cerignola miglia 14.

Stà detta Città nell’ultima numeratione fuochi 489 oltre li soldati, e pri-vilegiati.

Siede detta Città in una collina circondata da altre poche maggiori, etper tale effetto l’occupano di vista riguardata da lungo, fuorche da Levantecircondata da valle da tutti lati fuorche da Ponente, stà esposta a Mezzo Giorno,è di bonissimo aere si per la sua tempera, come anche perche il sole la pos-siede dal nascere al tramontare agitata da tutti venti sebene da Tramontana,cioè una collina al quanto superiore ma non per questo la può totalmentedifendere.

Non è altrimenti detta Città murata, ma dalla parte di Levante stannosi spesse, et attaccate insieme l’habitationi, che la rendono quasi come fus-se murata dalla parte di Ponente, e per causa di molte case piccole cascate

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si può intrare in detta Città, si camina per essa cossì a piede, come a caval-lo, per esserno le strade piane ma strette. É divisa la Città predetta in tre quar-tieri, una parte dal Palazzo del Padrone, il quale stà quasi in mezzo la det-ta Città verso Levante si dice la Cività, dal Palazzo verso Ponente insino al-le Porti si chiama La Barra, verso Mezzo Giorno il Borgo, dove sono moltecase matte, poche con camere, le quali sono habitate dalle genti povere.

Tiene due Porte principali, una come si è detto di sopra verso Ponentenominata la Porta della Barra dove per insino al Palazzo è una bella stradaderitta, è larga mattonata, et da detta Porta similmente si và a spasso fuo-re di detta Città, et l’altra Porta stà a Levante in luoco di pendice dalla qua-le si và a Canosa Minorvino, et altre parti, vi sono altre Porte piccole, qua-le poco servano detta la Porta dalla Cività.

Sono l’abitationi di detta Città tutte senza cortili, et quelle sono basci,e camere sopra alcune sono a due ordini coverte al genarale a tetti.

Il territorio di detta Città distende insino alli confini delle sudetteCittà, e Terre convecine, il Padrone hà assati territorij di colline, come di pia-nure, boschi, difese, e pascoli per ogni sorte d’animali lavoratorij dove si con-tiene fiume, acque sorgenti, rivoli, fontane, vigne, hortolitij territorij fruttuosi,et altri dove nascono quantità de vini bianchi, e rossi grati al gusto, et di me-diocre gagliardia, assai quantità di grani, orgio, fave, ceceri, foglie, agli, ce-polle, et ogni sorte d’hortolitij vicino al fiume dove li danno acque nelli bi-sogni frutti d’estate abastanza, et lini rustici.

Detta Città ancorche stà nella Provincia di Basilicata, tutta volta inquantoalle caldezze del paese, e qualità de territorij partecipano assaj della Puglia,e però hanno acque dolci.

Delli cittadini di detta Città ne sono molti, che vivono civilmente, an-corche non sia separatione di nobiltà, o seggio, et sono li Ricciardi, Quattrocchi,Elia, dove è uno Dottore quale stà in Napoli; uno Medico Fisico FrancescoFierro di Melfi, con provisione de docati ducento l’anno, uno Chirurgodella Città, uno Notaro uno Giudice a contratto, una spetiaria di medicine,tre Barbieri, tre poteche di Sartori, due Scarpari di opera nova, et uno

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Fundaco di merciarie, e panni, tre Mastro d’Ascia, due Fabricatori, quattropoteche di caso, e oglio dentro della Città, et nel borgo un’altra poteca di ca-so, et oglio, e due Ferrari di tutti lavori, una fornace di salenitro, per la RegiaCorte, due fornace de creti, le quali stanno di MezzoGiorno dove scatorisceacqua viva salimastra, et l’altri habitanti sono massari, li quali fanno licampi e seminatorij, massari di vacche, bovi, giomente, pecore, porchi, et al-tre povere genti, con la zappa, arato, et altri nella custodia d’animali sudetti.

Vestono li nobili al grado loro, et l’altri alla foresa. Detta Città è grassosaè abbondante de grani, orgi, legume, carne, latte, oglio si per quello poco sifà in territorio, come quello si fà nelli luoghi convicini, et anco abbondan-te di caccia d’ogni sorte d’animali quatrupedi come sono caprij, lepari,volpe, porci, et d’ogni sorte d’ucelli volateli, et de acque, et anco caccie depesci nel fiume Ofeto, et Bisiento, vi sono due fontane d’acque vive, una dasotto la Porta detta Barra, con beveraturo, quale è acqua perfettissima do-ve è la fontana nova, distante un terzo de miglio, vi è un’altra fontana det-ta Gravetta, et un’altra di Santo Felice con beveraturo, li cittadini la mandanoa pigliare per li creati, e create fuori della Città accosto la difesa detta il Finocchierocon beveraturo acqua perfettissima. Per governo di detto territorio vi sonobovi aratorij numero cento cinquanta, vacche da più cappelle quattrocento,cavalli di sella, e di soma numero trenta, quattro muli, burrichi numero 150di diversi Padroni, diece giumente, li detti massari possono seminare da mil-le tomola di vettovaglie.

La detta Città si governa, per un Sindico, e sette eletti, quali s’eliggononel publico Parlamento nominati, per lo Sindico, et altri Vecchi, e nel medesimotempo si crea il Casciero, il quale hà peso d’esigere, e pagare l’ordini se li fan-no purche si nell’ordini non vi è firma del Sindico ancorche fussero tutti l’e-letti il Casciero non è obbligato pagare, il quale parlamento si fà nella casadella Corte, quali governano, et reggono conforme lo stato antico, et tengonole sottoscritte entrate.

Copia die decima quinta mensis Ottobris 1667. Lavelli, loco, et convuetopro conficiendo infrascritto actu. congregatis in unum subscriptis magnifi-

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ci de Regimine Universitaris Civitatis Lavelli in presenti anno, quibus ob mor-tem magnificis Sindici fuit, per magnificum Iosephum de Pierro propositum:i suscritti in conformità della Regia Pragmatica semo obligati fare il debitoassegnamento sopra l’entrate dell’Università a creditori di quella, si proponealloro suscritti accio dicano quello li pare D. Gioseppe de Pierro capo elet-to.

Et intesa detta proposta fatta dal detto………capo eletto, per li sottoscrittidel governo è stato pari noto conclusum, che si facci detto assegnamento,lervata in omnibus la forma della Regia Pragmatica, sopra l’entrate, et de-fense d’essa Università, quali possede, come vera Padrona, et sic fuit con-clusum nemine discrepante Thomas Constantino eletto, Mercuzio Negro elet-to, Scipione Scifillo eletto.

Intrade tiene l’Università in quest’anno 1667 et 1668La gabella della farina affittata al…….AntonioQuattrocchi____________________________________2037. 2.10

Il datio del vino, et piazzolla affittata a Gioseppe Mazzariello,e compagni, per docati ducento, e cinque____________________205

Libro de collette ascendenti alla summa de__________________750

Demanio venduto per_____________________________________90

Lago seminatorio affittato la mittà___________________________12

Hortolitij circa____________________________________________40

Spica solita vendersi docati sessanta, e più, et meno____________60

Mezzana circa docati settanta_______________________________70

______________________________________________3264. 2.10

Alla Regia Corte sopra la gabella Alla Regia Corte sudetta, greratrasso, e per tutto Agosto pros-simo passato____________________________________________330

Alla detta, per situazione di cassa ………dal mese di Settembrepassato, per tutto Agosto primo 1668_________________524. 2

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Alla medesima, per grana cinque, e carlini 1 a foco____________293

Per il tre per cento al Regio Percettore_______________34. 2. 1

Per aggio di quello al sette per cento, atteso tutto le gabelle sipagano di monete di rame_________________________80. 1.14

Per il porto del danaro in cassa al Commissario, che viene a ri-ceverli ogni mese a suo pericolo_____________________________96

Sopra la medesima gabella della farina All’Arrendatore de sali, per il semestre d’Agosto passato perla carrera_________________________________________________88

Al detto, per la condotta di quest’anno_______________177. 4

Per aggio di quelli________________________________18. 2. 6

Assegnatarij sopra detta gabella Al Signor Auditore Crisconio delegato di …….., per l’hospitidi S. Pietro, et S. Gennaro di Napoli cessionarij di BernardoGarberino, e Francesco Sarbussi, et D. Iacinto Sauli, e da PietroAndrea Andreini in conto_________________________________100

Sopra detta gabella Al Signor Thenente de Rensis Padrone della SantissimaAnnunciata di Napoli in conto_____________________________100

Sopra detta gabella Al Signor Pompeo Siasone Procuratore di diversi Assegnatarijdel patrimonio di xpofano De Franchis in conto______________200

Sopra il datio del vino APadri Minori osservanti_________________________________100

ACappuccini_____________________________________________50

Al Reverendo Capitulo____________________________________59

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Sopra le collette Al detto Signor Pompeo Giansone Procuratore ut supra_______200

Al sudetto Signor Andrea Grisconio________________________200

Al Principe della Città per l’offerta__________________________100

Festa di S. Maoro protettore_________________________________60

Medico_________________________________________________200

Sopra il demanio, et mezzana, et spica_______________________30

Al Giurato_______________________________________________18

Al Cancelliero____________________________________________18

Al Notare per scritture publiche______________________________6

Al Rationale, per la visura de conti___________________________15

Al Avvocato in Napoli_____________________________________50

Al Governatore, e Mastro d’Atti per il Ius Calamis_____________18

Al Baglivo_______________________________________________12

Al Camerlengo____________________________________________9

Cera per la festa del Santissimo_____________________________15

All’Esattore delle collette___________________________________40

Al Governatore per il passo__________________________________3

Per affitto della Casa delli Commendarij______________________12

Al Governatore, per la numeratione_________________________12

Al Corriero de Melfi_______________________________4. 2.10

Al Corriero, che va ogni sabbato a pigliare, e portare le lettere____9

Sopra il lago, e hortolitij Alle Bussulate___________________________________________150

Ordini Reggij_____________________________________________25

ACorriere per servitij universalis_____________________________0

Stallaggi de Commissarij___________________________________10

Soldati del battaglione, per le franchitie_______________________50

Al Compassatore delle defese________________________________4

AGuardiani delle defese___________________________________20

Assegnatarij sopra la defensa delle coste

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A D. Annibale querques erede di Giulia Egittia, e per essi a D.Simone foculo Al eredi di xpofano di Franco il Compassatore Sopra l’isca di Santo Maoro Al Monastero di Santa Chiara di Tricarico Alla Santissima Annunciata di Napoli A Giovanni Battista Brignola A Nicolò Maria Lomellino A Vincenzo Biscione A Giovanni Battista Spinola A Gasparo Franzone A Thomaso Spinola A Giovanni Battista Brignola

Et alli Garberini se l’assegna la detta isca, et l’isca dell’Alvatio, e l’altramità del demanio, et delle coste.

Al Signor Duca della Salandra non si pone in questo, mentre e li stà fat-to l’assegnamento, per il Corrente, et attrassato. In virtù d’istromento, permano di Notar Francesco Luco di Venosa, et le stanno assegnate ad exstin-guere l’isca del Lupo, et dell’Aquila

A cittadini instrumentarij non si fà assegnamento, per causa, che nonvi sono entrade extracta est presens copia a suo proprio originali assegna-mento sistenti in posse magnifici Sindici mihi exhibito, ad faciendam pre-sentem, et eidem exibenti restituto, et facta collatione concordat meliori sem-per salva et in fidem ego Notarius Ioanni Stango Civitatis Lavelli me sub-scripsi et signavi. Datum Lavelli die 14 mensis Aprelis 1668. Locus Signi Notarij.

Hà detta Città la Vescovil Chiesa sotto il titulo di Santo Mauro, dove re-siede il suo Vescovo con quattro dignità, cioè Archidiacono, Arciprete,Cantore, e Primicerio, con dodici Canonici, li quali hanno per ciaschedunodocati cinquanta precter dell’Arciprete, et li Canonici di docati venticinque,oltre l’altri che li pervengono dalli officij divini, quali Preti sono franchi del-le gabelle della farina, e vino, la quale Chiesa è ad una nave grande cover-

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ta a tetti intesta vi è l’altare maggiore con cona di Santo Domenico Sorianocon guarnimento di legname, cominciando da pelastri, base, colonne, capitelli,architravo friso, cornicione, e frontispitij fatti con architettura intagliati a par-te indorati, la quale Cappella dicono sia stata fatta a spese dell’IllustrePrincipe, come appare dall’imprese alli pilastri dietro vi è il coro, per offi-ciare nelle quali vi sono più Cappelle sotto diversi nomi de Santi, pulpito,organo, fonte battesimale con campanile scoverto.

Di più vi è la Chiesa sotto il titolo della Santissima Annunciata la qua-le stà povera, et senza intrate, et si celebra a devotione, et vi sono altre Cappelledentro detta Città. Fuore di detta Città poco distante vi è il Convento de PadriZoccolanti sotto il titulo di S. Maria dello Reto, la Chiesa è parte caduta vie-ne servita dal suo Guardiano, et altri Padri tiene l’apparati bastanti.

Poco distante vi è il Convento de Padri Cappuccini sotto titulo dellaSantissima Annunciata, con una Chiesa piccola tiene tutte le comodità, e vie-ne servita dal suo Padre Guardiano, et altri Padri.

Poco distante vi è la Chiesa sotto titulo di Santa Maria del Principio Chiesagrande bell’ornata di diversi ornamenti indorati si celebra ogni giorno, e viè anco l’habitatione del Vescovo, dove suole habitare l’estate, per avere piùfresco, e bella vista intorno, e buon aere, et solitario.

Segue il Palazzo del Padrone in testa di detta Città, nel quale si sale peruna dolce salita di pietre vive, dal quale s’entra nell’intrato coverto a lamiadove è l’ingresso del Signore del Tufo alla destra di detto intrato si trova unobascio grande a lamia, con camerino, dietro segue lo cortiglio scoverto, al-la destra è una stanza a lamia, appresso è la rimessa coverta con tetto accostoè uno ristretto, per luoghi communi, segue nella sinistra si trova un’altra stan-za a lamia con tre camerini appresso due altre stanze a lamia grande alla de-stra e uno vacuo, quale era cellaro hoggi deruto, segue alla destra di dettocortiglio grande si trova un’altra stanza per uso di stalla accosto è unaCappella del titulo di S. Nicola, appresso e le grade, in piano si trova una stan-za per teniello accosto è la cocina dispensa, sotto delle grade, è uno vacuo,quale serve per stalla, in testa è una porta, alla quale si và alla stalla gran-

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de coverta, con lamia divisa con tre archi, dalla quale si può uscire alla stra-da maestra, quale stalla è capace di trentasei poste d’animali.

Ritornando nella detta grada di pietra viva s’impiana in una loggettacoverta dalla destra si trova una saletta a lamia di canne fatta dall’IllustrePrincipe, alla destra è una camera, dalla quale s’esce ad una loggetta appressouna camera con alcuovo in piano sono sei altre camere, e camerini, et per ladetta grada si saglie ad un’altra camera si trova lo ponte, che và alla ChiesaMaggiore fatta dall’Illustre Principe, et questo è uno quarto.

Ritornando nella prima loggietta s’entra in una sala grande con in-tempiatura, dove è uno reposto, et per gradiatella si sale ad uno balchettoalla sinistra s’entra in tre camerini grandi coverti con intempiature, li qua-li hanno la facciata tanto alla Piazza, quanto allo cortiglio, appresso è unocamerone grande, con una loggetta, che stà sopra lo torrione dalla quale sigode tutto lo burgo, Piazza, et altri luoghi.

Alla sinistra di detto camarone si và a tre stanze di una camera, e duecamerini, et intesta d’essa una cocina, e furno, ritornando, per detta loggettain piano dalla detta, et per gradiata di fabrica si trovano due cammaroni at-torno, e per detta grada s’impiana alla loggetta grande, con palagustri di pie-tra viva, e sopra coverta con tetti, in piano s’entra nella sala grande cover-ta a tetto, senza intempiatura con cinque camere appresso, e loggetta nel qua-le e le carceri civili, e criminali, e questo consiste detto Palazzo.

Il Padrone ha il Ius Pascolandi, come primo cittadino ma non può ec-cedere di tenere più di quelli animali, che tiene il maggior cittadino.

É franco il Padrone delli carlini quattro per tumolo, che si paga dalla fa-rina, tanto per esso, quanto per li suoi servidori, ben vero le tiene servido-ri cittadini, per quelli è obligato pagare, perche li cittadini hanno da porta-re il peso della gabella.

Il detto Padrone, è franco del datio del vino, et ha le prime, e secondecause con li privilegij in forma, cioè giurisditione de vassalli cognitione didette cause ut supra civili, criminali, e miste, banco di giustitia, et giurisdi-tione di portolania, per terra, zecca, et pesi, e misure, cossì anco l’infrascritti

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corpi d’entrate feudali, e burgensatiche dal informazione oretenus, e cautelea noi presentate, e poi compensatamente l’havemo liquidate, che vengonoogn’anno da fertile ad infertile.

Il Padrone have prime, et seconde cause con li privilegij in forma cioègiurisditione de vassalli cognitione di dette cause ut supra civili, crimina-li, e miste, banco di giustitia, et giurisditione di portulania, per terra, zecca,e pesi, e misure cossì anco l’infrascritti corpi d’intrate feudali, e burgensa-tiche cavate dalli relevij, et informatione oretenus, e poi compensatamentel’havemo liquidate da fertile ad infertile.

In primis paga la Regia Dohana di Foggia per lo pascolo del-le difese di detta Città ogn’anno___________________________1025

La mastrodattia da fertile ad infertile_________________________80

Le due forne da fertile ad infertile___________________________120

La bagliva coacerbati viene________________________________580

La taverna, et stalaggio con lo tappeto_____________101. 1. 5

Dallo molino di Scaravottolo s’affitta in grano per quello, chene è pervenuto da fertile ad infertile si tira___________________550

Dall’affitto dell’acqua de ortolani ne sono pervenuti la suarata_____________________________________________________72

Dal giardino della Corte, seù orto di S. Felice__________________24

Dalla pesca dell’Ofanto____________________________________15

Dalla difesa della Stengeta si è fatta fare per il Signor Principenell’apprezzo del 1635 portata, per docati mille hoggi non es-serci cura si tira da fertile ad infertile________________________600

Dalla difesa del Finocchiaro nel detto anno 1635 si portò per do-cati 350 hoggi si tira_______________________________________300

Dal bosco delle Rose nel detto apprezzo del 1635 si portò perdocati 650 hoggi se porta__________________________________500

Dalla spica in detto anno 1635 si portò docati 400 hoggi siporta docati ducento______________________________________200

Dalla fida delle legne da fertile ad infertile si tira_______________25

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Dalli censi docati 28 portati nel detto apprezzo dell’anno 1635hoggi non ce ne è cognitione, che perciò non si portano li due-milia canne, et uno pollastro portata per docati 2 in detto an-no 1635 non ve ne è cognitione, et non le portano. Talche le sotte intrate feudali importano docati quattromila cen-to novanta due tarì 1.5__________________________4192. 1. 5

Dalle quali se ne deducono l’infrascritti pesi. Per l’adhua, che si paga a diversi____________________524. 33/2

Per spese de molini taverna, salario de guardianij_____________200

Talche detti pesi importano_______________________724. 33/2

Che dedotti dalli detti docati 4192.1.5 restano dette intratenette in docati 3468.1. 1/2 li quali ducati 3468. 1. 1/2 cossì liquidati,et detta Città di Laviello ut supra descritta, e confinata, stan-te la dispositione del suo sito aere, distanza da detta Città di Napoli,et altre parti, qualità de territorij vassallaggio, cognitione de pri-me, et seconde cause civili, criminali, e miste, banco di giusti-tia, mero, e misto imperio portolania per terra di zecca pesi mi-sure con tutte le sue attioni prelatae ad essa Baronal Corte, tan-to in virtu de suo privilegij quanto di consuetudine antica adessa spettantino, qualità di detto Palazzo antico estra quella fat-ta dal detto Illustre Principe, e proventi considerato quanto disopra, et ciò si deve etiam alla dispositione delli tempi che cor-reno l’apprezzamo alla ragione di quattro per cento, et importadi capitale___________________________________86705

Camera riserbata, che paga l’Università de docati 300 l’anno cos-si posta nell’apprezzo dell’anno 1635, e cossì comprata dadetto Illuste Principe a detta ragione de quattro per cento im-porta di capitale_________________________________________7500

L’inferta posta in detto apprezzo de annui docati cento alla det-ta ragione de quattro per cento importa____________________2500

Sono in tutto___________________________________________96705

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Seguono li burgensatici La poteca seù bocceria stà affittata___________________________18

La poteca piccola và coll’affitto della bagliva Le due poteche nella Piazza senza porte facendose le porte af-fittaranno però si tirano_____________________________________6

La panetteria di Scaravotto và separata dal molino per esser bur-gensatica da fertile ad infertile_______________________________50

Dalle due camere, per la spetiaria_____________________________6

Dalle poteca sotto la Torre___________________________________1

Dalla casa allo piano Largo__________________________________2

Sono in tutto li sopradetti beni burgensatici annui docati ottantatredico_____________________________________________________83

Dalli quali se ne deducono l’infrascritti pesi. L’Illustre Principe di Minorvino deve ogn’anno sopra il Palazzonuovo alla Piazza di Santo Mauro, per tre poteche, et una ca-sa concessali dal Capitolo a censo perpetuo al Signor MarcheseD. Geronimo dello Tufo, et per altri censi mediante publichescritture stipulato per Notar Federico Cavallo di ducati 82 e peraltri censi mediante publiche scritture stipulate per NotareFederico Cavallo di docati otto, et tarì 2, per altri tarì tre aggiontidal detto D. Geronimo dopo che sono in tutto docati nove, qua-li stanno dichiarati nell’Instrumento della vendita di dettoPalazzo nuovo fatto dal Signor Mario dello Tufo erede delburgensatico del detto Marchese D. Geronimo del Tufo medianteinstrumento, per mano di Notare Simone della Monica diNapoli nella curia di Notare Traslo Schinelli diNapoli____________________________________________________9

Di più per lo conto de docati dieci posti sopra la grotta alla stra-da della Porta Nova ceduto da Giovanni Zigriniello median-te suo testamento fatto, per mano di Notare Marco Antonio deAloysijs, per celebratione de annue messe, e dalle figlie di

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Antonio di Manna Cesse al sopradetto Eccellentissimo peressere cascata la casa sopra detta Grotte carlini diece____________1

Di più per lo censo de due potechelle concesse dal Capitolo, percenso perpetuo nel Largo del Palazzo contigue alle sue case no-ve la poteca di Pietro Calabrese mediante instrumento fatto permano di Notare Attilio de Aloijsij venduta da Carlo Quattrocchiper docati cinque___________________________________________5

Per la vigna di Giovanni di Grassano possiede detto IllustrePrincipe alle Tugarelle carlini quattro________________________0.2

Di più la Signora Marchesa di Laviello, e per essa il Signor Principedi Menorvino per la vigna de Tristano carlini 5 e grana 2 1/2cioè carlini tre per la vigna fù di Tristano grana 12 1/2 per lavigna fù di Ferrante di Formiglia per docati 10, per la vigna fùdi Giovanni di Genova quale vigne sono incorporate nelle vi-gne dell’altra Carrata che unite fanno la summa____________2.121/2

Talche di pesi importano_________________________15. 4.121/2

Li quali docati 15.4. 121/2 dedutti dalli docati ottanta tre restano,per docati sessanta sette, e grana 71/2 che a ragione de cinque,per cento importano di capitale__________________1341. 2.10

Lo cellaro, e vigna la vigna dell’Alveno, la vigna nominata Tristano,la vigna nominata Cassano, le quali vigne, e cellaro l’apprez-zo per capitali__________________________________________2000

Segue quello, che possiede il detto Illustre Principe nella Cittàdi Laviello, in virtù de publici instrumenti con Regio Assenso.A 25 Giugno 1653 il quondam D. Lutio de Cillo di detta Cittàde Laviello, vendè a Luca Costantino fattore dell’IllustrePrincipe di Minorvino annui docati quattordeci tarì 2.4 per Capitalede docati 144.2.8 sopra una sua casa, e vigna sopra Tristano, etla casa a S. Lorenzo alla ….mediante instrumento per mano deNotare Giuseppe Stanga di Laviello, con potestà d’affrancarealla ragione di diece per cento il detto debitore è morto, et è l’e-

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rede il capitolo della Maggiore Chiesa di detta Città di Laviellol’instromento stà presentato penes acta sequestri quale im-portano fol. 303_______________________________________144.2.8

A 27 Giugno 1653 Olimpia Mazzarella vende annui docati5.3.9 per capitale docati 56.4.14 sopra una casa con cellaro si-ta a Laviello in beneficio de Luca Costantino fattore dell’IllustrePrincipe di Minorvino, per tanti, per esso spesi in fabricare det-ta casa, con potestà d’affrancare a diece per cento, mediante in-strumento per mano di Notare Gioseppe Stanza de Laviello qua-le importano_____________________________________56. 4.14

A 24 Marzo 1651 Mauro de Grassano, con consenso di Giovannide Grassano alias Oliviero suo Padrone dicono essere debito-re detto Giovanni al Signor Principe in docati 745.4.15, quali pro-misero ut supra pagare annui docati undeci, detto Grassano die-de una casa, e grotta mediante instrumento per mano de det-to Notare Gioseppe Stanga di Laviello riconosciuta da mel’apprezzo docati duecento________________________________200

A 3 di Aprile 1653 Francesco Coppola cede docati seicento dicapitale con altri docati cento di terze decorse ad esso ceduti daNotar Giovanni Camillo Coglia sopra l’Università di Lavielloquello cedè a Gioseppe Massaro per simile summa per essa uni-versità da proprij denari dell’Illustre Principe di Menorvino me-diante instrumento per mano di detto Notare Giovanni Stangadi Laviello quale importa annui docati 35 per capitale de______700

A dì 27 Giugno 1653 Carlo Patrogna Cessionario di FrancescoAntonio Patrogna cede docati duecento di capitale, e docati 30di terze decorse a Gioseppe Massaro debiti per l’Università diLaviello per altri docati 230 ricevuti di detto Gioseppe medianteinstrumento per mano di Notar Giovanni Stanga di Laviello qua-le importano annui docati 11.2.20 per capitale de_____________230

A 16 Agosto 1648 il Diacono Mauro Ricciardo fà la vendita a

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Gioseppe Stanga erario dell’Illustre Principe di Minorvinoalias Massaro d’annui docati 6.3 per capitale de docati sessantadei debiti al Signor Principe sopra una sua casa, con potestà d’af-francare a 10 per cento quale casa, e vigna stà all’acqua fredda,et è vivo mediante instrumento per mano de Notar GiovanniStanga di Laviello quale importano di capitale________________66

A 24 di Marzo 1653 il Clerico Prospero dell’Aquila asserisce pos-sedere sopra l’Università di Laviello docati 1400 supra maggiorsumma una con la loro annualità e terze decorse quello cede adetto Gioseppe Massaro per altri tanti docati 1400, quali rice-ve dal detto Gioseppe mediante instrumento per mano deNotar Giovanni Stanga di Laviello, indorso del quale instrumentodetto Notare nota, che detto denaro è del Signor Principe,benche l’instrumento stia in testa di detto Giuseppe Massarodico___________________________________________________1400

Quali capitali importano________________________2797. 2. 2

Tutti questi crediti il detto Notare in fede in esecutione delli Banniemanati in partibus con ordine del detto Signor ……..Scipionede Martino spettarono al Signor Principe di Minorvino, comedalla fede di detto Notare Casita penes acta sequestri, dove so-no detti instrumenti anco casiti, la quale fede stà fatta a 15 Aprile1668 Fabrica fatta nel Palazzo, come stà descritta nella lettura di es-sa fatta dall’Illustre Principe l’apprezzo per docati_________1000

Collettiva Feudale_______________________________________________86705

Camera riserbata________________________________________7500

Strina seù inferta________________________________________2500

Burgensatici___________________________________1341. 2.10

Cellaro, e vigne_________________________________________2000

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In unum intrate per capitale_____________________2797. 2. 2

Fabrica fatta dall’Illustre Principe nel Palazzo_______________1000

Talche la detta Città importa il suo valore, e prezzo_103843. 4.12

Napoli lo primo di settembre 1668

Tipis Martinus

Apposto scriture Honophrius Tango Regio Ingegnerio et Tabulario

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Documento n. 7

1693, 8 Giugno

Apprezzo delle terre di Monteverde e di Ripacandida del 1642 e 1693.

ASN, ACT, Fasc. 218 Inc. 25 Fol 24

Copia

Al Signor D. Andrea Guerion della Torre Presidente della Regia Camera,e Commissario

Con decreto della Regia Camera stà ordinato l’apprezzo di Ripacandida,et essendomi conferito appresso la persona di Vostra Signoria, e Signor PresidenteAvvocato Fiscale D. Cesare di Natale nella detta Terra dove anco è interve-nuto l’Attuario Giovanni Bozzonotra si è ritrovato che la detta Terra diRipacandida è posta nella Provincia di Basilicata, situato sopra di unomontetto, alla quale si può venire da tre parti, cioè da Barrile; Atella, e Cittàdi Venosa; dalle due prima per impianarvi si fà una salita dal vallone, o fiu-me, che li corre per la parte di Ponente da circa mezzo miglio di salita, e dal-la parte di Venosa salito che si è sopra la montagna si cala verso basso do-ve si ritrova il Convento de Padri Zoccolanti, dal quale con un’poco di sa-lita si ascende a detta Terra situata sopra del sudetto montetto per la sua lun-ghezza da Tramontana a Mezzogiorno con il suo declino verso Ponente do-ve tiene il suo maggior aspetto, che guarda verso Arnigro, Barrile, e Melfi.Detta Terra dalla parte di Levante viene racchiusa dalle mura delle habita-tioni de cittadini, e dalla parte di Ponente è aperta, però viene guardata dal-l’asprezza del sito, per essere molto penninoso, e scosceso.

L’ingresso principale a detta Terra è dalla parte di Levante per la Portache chiamano di S. Domenico, dalla quale si ritrova la Piazza, con uno co-

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perto a lamia con due archi, che chiamano il Seggio dove si congregano licittadini sono anco in detta Piazza la bottega lorda, uno Ferrario, unoBarbiero, uno Scarparo, e la chianca seù bocceria. Per il lungo di dettaTerra, nella sommità di essa vi è una strada quasi piana, e comodamente lar-ga, che chiamano la via nella quale sta il forno, dove tutti li cittadini vannoa cuocere il pane; vi sono diverse altre strade penninose, e pannose, alli la-ti delle quali stanno le habitationi de cittadini nuove de fabrica coperte a tet-ti consistentino in stanze terrane, e camere buona parte di due piani, et al-cune con tre.

Nel più alto di detta Terra è posta la Chiesa Archipastorale sotto il ti-tolo di S. Maria del Sepolcro alla quale si ascende per una scalinata di pie-tra con balaustarta alli lati all’incontro la quale, è la porta guarnita di pie-tre di taglio, e da essa s’entra in detta Chiesa consistente in tre navi coper-te a tetti, et in quella di mezzo vi è soffitto con cinque archi per lato: in te-sta vi è l’altare maggiore con la custodia indorata, dietro al quale è il coro.Nelle navi laterali sono diversi altari sotto il titolo di diversi Santi, et a de-stra dell’altare maggiore vi è la Cappella del Santissimo, e dall’altra partela sacrestia dove si conservano tutti l’apparati, e suppellettili necessarijper celebrare li divini officij. Vi è la fonte del battesimo coro, et organo, e pul-pito et anco vi è il campanile con quattro campane. Viene officiata dalReverendo Arciprete, e diece altri Sacerdoti con quindici Diaconi, Subdiaconi,e Clerici, sottoposti al vescovo di Melfi, e tengono di rendita da circa doca-ti 6oo l’anno che se repartono tra il Reverendo Arciprete, e Sacerdoti, oltrealle rendite che tiene la Chiesa.

Dietro detta Chiesa vi è il luogo dove stava il Castello, al presente ètutto diruto, e non vi è altro in piedi che alcune poche mura, e quelle mez-ze cadenti.

Fuori la Terra poco distante, e proprio alla strada, che và verso Venosavi e il Convento de Padri Zoccolanti con la Chiesa sotto il titolo di Santo Donatoconsistente in una nave a lamia dove è pintato il nuovo e vecchio testamentocon pinture molto antiche in testa vi è l’altare maggiore con la custodia del

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Santissimo, e dietro vi è il coro dove officiano li Padri, alli lati di detta Chiesasono sei altari, tre per parte, in uno de quali è la statua di S. Donato vesco-vo di Arezzo, che comporta molte gratie a devoti, e nel giorno della sua fe-sta vi è concorso grande così delli cittadini di detta Terra, come anco di tut-ti li luochi convicini, e vi lasciano molte elemosine, che è di non poco sollianoalli Padri che vivono d’elemosina vi sono anco le statue di S. Francesco, S.Antonio, e S. Donato de Ripacandida con l’alcune di S. Domenico, e dellaConcetione Ius Patronato del Reverendo Arciprete Bastavi, accosto detta Chiesavi è il convento, dove risiedono da dieci religiosi tra Sacerdoti, e Connati, liquali spiciano in detta Chiesa. Vi è anco la sacrestia con tutti li apparati ne-cessarij, e campanile con tre campane.

Nel mezzo della salita vi è la Cappella del Carmine con lamia pintataa fresco fabricata dal Reverendo Arciprete Bastavi, e nella Terra sono due al-tre Cappelle una di S. Nicola, e l’altra di S. Antonio mezza diruta.

La detta Terra per stare sito eminente è dominata dal sole da che spun-ta sino, che tramonta et è ventilata da tutti li venti, et è di bonissima aria. Stàdistante da Venosa miglia sei, dove si fà la fiera il giorno della Trinità. Da Melfimiglia otto dove si fà la perdonanza al primo d’Agosto, et al Vescovo del-la quale si stà sottoposto per il Spirituale da Rapolla miglia sei da Barrile daArnigro miglia due da Bella miglia quattro dove si fà la fiera due volte l’an-no, cioè nel mese di Giugno e di Settembre da Matera dove risiede l’AudienzaProviciale, et vi si stà sottoposto per il temporale miglia sessanta, e da que-sta Città di Napoli Capo del Regno per la strada d’Avellino, Torella,Carbonara, e Barrille, che è la più breve strada dalli vacicali miglia ottanta,ma per la strada delle carrozze, e calessi che è per la via nova, Ascoli, e Venosaper dove è andata Vostra Eccellenza miglia cento, e diece.

Si conta detta Terra intra l’ultima numeratione per fuochi 209 però ef-fettivamente non sono detta quantità stante che il numero delle anime nonascende più che a circa 600 iusta la fede che ne fà il Reverendo Arcipretepresentata nell’atti del presente apprezzo fol. 12 in essa non vi è nessunapersona civile ne Dottori ne Medici ne spetiaria. Vi sono uno Ferraro uno

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Barbiero, uno Scarparo, due Fabricatori, uno Cositore, e da otto Massari,chi di quattro, e chi oltre di sei bovi ciasceduno tutti l’altri cittadini sonobraccianti e si esercitano alla zappa, et anco vanno a faticare fuori nelli luo-chi convicini.

Le donne sono d’aspetto mediocre, filano, tessono, tela, e vestiti seù zoc-cano communemente vestono di rosso col uso del paese.

Li cittadini di detta Terra tutti possedono la casa, dove habitano conqualche pezzo de territorio o vigna, possedono da quaranta bovi aratorij,e da quaranta sumarri vi sono anco alcune bacche, però sono possedute dapochi.

Si governa l’Università di detta Terra da uno Sindaco, e quattro elettili quali s’eligono nel giorno di S. Bartolomeo con publico parlamento et ilgoverno dura un’anno.

La detta Università fà dieci soldati a piedi, e due a cavallo e tie-ne li seguenti pesiAlla Regia Camera per accordio annui______________________600

Al Vescovo di Melfi annui____________________________4. 4

Alla Corte Baronale annui__________________________________20

Al Convento di S. Donato annui docati 70 però non li paga co-me anco non paga cosa alcuna a nessuno altro e và in attrassoin molte migliaia Tiene anco il peso di diverse spese ordinarie et estraordinariequando si sodisfa hoc modo dal fatto che perviene dalla metàdel Bosco quando produce ghiandre et anco dalla …., che so-no carlini quarant’otto a fuoco per ogni bua si paga carlini quat-tro per ogni somaro carlini cinque per ogni bacca carlini unoper ogni pecora grana cinque, e per ogni porco grana sei.

Il Governatore s’eligge dal Barone, l’Università li da carlini quindeci perla venscare de Banni Pretorij.

Il territorio di detta Terra confina dalla parte di Lavante, e Tramontanacon li territotij della Città di Venosa, e Rapolla con le quali sono ad acqua,

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et erba comune, e da Ponente, e Mezzogiorno con li territorij d’Atella,Avigliano e Forenza li termini di detti confini principiano dal luoco dettol’Apollosa che stà sotto la Serra delli Cantari nel confine della Città diVenosa, e saglio per le fontane bianche, e poi scende alli Ponti, e saglie peril vallone………, e tira per la Terra di S. Francesco et arriva a Femina Morta,e serra serra comprende tutto il bosco detto Bosco grande defenza, e demanio,e cala al sudetto luoco dell’Apollosa dove si è principiato.

Il territorio di detta Terra racchiuso dalli detti confini è tutto montagnosoparte boscoso, e parte atto alla coltura, che produce grano, orgio, e tutte sor-ta di legumi non solo a sufficienza per l’uso de cittadini, ma anco ne vendonoalli luochi convicini, vi sono anco vigne, che producono vino bianco, e ros-so, et anco frutta però poco quantità, il detto territorio non è molto abondantedi acqua per non esservi altro che il vallone seù fiume, che corre per sottodetta Terra distante da mezzo miglio il quale d’estate secca, e per macina-re li grani per uso di cittadini vanno alle molina d’Atella distante quattro mi-glia, e per bere si servono dell’acqua della fontana che stà nel vallone, cheè sotto la Chiesa di S. Donato distante da un terzo de miglio.

Distante da detta Terra circa un’miglio verso Tramontana se ritrova ilCasale della Ginestra situato in luoco piano, et eminente le habitationi so-no quasi tutte terranee coperte a tetti nelle quali habitano quattordici fuo-chi Albanesi tutti zappatori, e poveri, tengono una Chiesa sotto il titolo diS. Nicola coperta a tetti, che stà cadente, e viene officiata dal Curato, eun’altro Sacerdote, che administrano li sacramenti a tutti cittadini l’acquaper bere la pigliano in una fontana distante da cento passi, e poco discostoda detto Casale vi è un’altra Chiesa a lamia sotto il titolo di Santa Maria diCostantinopoli, dove si celebra qualche volta per devotione.

Detto Casale non hà territorio ma stà posto nello stesso territorio di RipaCandida, e pagano alla Regia Corte il Ius Casalinaggio, possedono alcunevigne, che producono vino a bastanza delle quali ne pagano li censi alla Chiesadi Ripacandida, et anco pagano al Sacerdote di Ripacandida carlini otto perli Banni Pretorij, le donne filano, et attendono alla coltura de territorij, e ve-

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stono rozzamente. L’Università di detto Casale si governa da uno Sindico,et uno eletto che stà eletto alli dieci di Agosto non tiene altri pesi che li fi-scali alla Regia Corte con la quale và in corrente.

Seguono li corpi et entrate feudali che al presente la Regia Corte pos-siede in detta Terra di Ripa Candida

La mastro d’attia delle prime cause civili, criminali, e miste confor-me deponeno il primo 2.3.4.7. et 8 testimonio allo undicesimoarticolo sempre è stato solito affittati docati 35 e quaranta l’an-no, però l’anno passato, et al presente stà affittato a DiomedeTamoratio per docati trenta otto ducati 2.10__________38. 2.10

La bagliva che consiste in fidare tutte sorte di animali de forastieriin tutto il territorio di detta Terra esigendo detta fida come me-glio il Baglivo si può comminare con li Padroni degli animaliIl Ius della Piazza consiste nell’esatione di grana decidotto adonza di tutte le robbe, e mercantie che si comprano, e vendo-no da forastieri nel territorio di detta Terra, e Casale. Il Ius del Passo censo si legge nell’epitaffio, che stà a basso al fiu-me vicino la fontana diruta quale epitaffio al presente similmente,e diruto et l’inscritte si legge in cinque pezzi di pietra che stan-no in terra vicino detto epitaffio del seguente modo. Il passo di Ripacandida si hà da pagare in uno luoco ………..nel-l’inscritto modo iusta il decreto della Camera dato 18 Martij 1522per centenare d’animali minuti cioè pecore, capre, castrati,carlini doi, e de porci carlini doi, e mezzo per tenimento d’a-nimali grossi cioè bucche, bovi, cavalli giomente, e moli carli-ni cinque, e se detti animali saranno di maggior numero d’u-no Lentenano paga pro rata …………….a detta ragione per gio-menta seù Pallino indomito, che si porta a capezza grana uno.Per carro carretta nova si porta a vendere, e passano di dettaTerra grano uno, e non si paga cosa alcuna per i collari ne perle robbe, et animali, che una volta passano per uso proprio di

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casa famiglia, e possessione ne s’esigge cosa alcuna per lemercantie, che passano a vage di grana 18 per onza ma a det-ta ……………che comporta al Barone di detta Terra. Vicino il Casale della Ginestra vi è un pezzo di territorio pen-ninoso, e seminatorio di capacità circa tomola venti, che chia-mano le padula della Corte, confinano dalla parte di sopra conla via e territorio della Chiesa, e da sotto con lo vallone. La detta bagliva, che chiamano bagliva de fuori con il Ius di Piazzapassa a territorio detto la padula della Corte è stato scritto af-fittato docati 100, 120; e sino a 130 l’anno, però nell’anno pas-sato et al presente confa deponeno il 2°.3°.4°.7° et 8° testimo-nio leninorea affittato per docati centoventi due_____________122

Possiede la Regia Corte li sottoscritti territorij. Nel luoco detto la padula de Sciascio distante da detta Terra cir-ca miglia due verso Arnigro, vi è una partita di territorio sco-sceso, e scampese con alcune frane per danno di capacità cir-ca tomola cinquanta, confina con li territorij della Chiesa di RipaCandida da tutte le parti. Nel luoco detto alla Mezzana distante da detta Terra circa mi-glia uno da sotto la strada, che và ad Arnigro vi sono diversipezzi di territorij aratorij ……..senza frane de capacità circa to-mola 30 confinano co la fiumara, e trastano di Aracano. In det-to luoco sono molte vigne che vanno con li censi. Nel luocodetto il Tufo, e Cancellaro vi è un’altra partita de territorio pia-no aratorio di capacità circa tomola 15 confina con la Chiesa.Nel luoco detto allo piano dell’Altare, e Falionara vi è un altropezzo di territorio parte piano, e parte penninoso aratorio, e par-te con alcune frane di capacità circa tomola 20 confina con il ter-ritorio di Rapolla mediante il vallone, da sopra il territorio del-la Chiesa, e vigne della Corte, et in mezzo vi sono alcune grot-te per uso di tenervi animali.

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Nel luoco detto la serra delli Cantari nel confine del territoriodella Città di Venosa vi è una partita di territorio parte semi-natorio, e parte franoso di capacità circa tomola 50. Stà distantedalla terra circa miglia due confina con li territorij del ReverendoD. Giovanni Battista Bastavi, la Menza vescovale di Melfi, et ilvallone, che divide il territorio di Venosa. Dalli sudetti territorij quando si seminano se ne esigge uno to-molo di qualsiasi cosa vi si semina per ogni tomolo di territo-rio, e conforme appare dalli libri del compasso in actis presentatifol. 38 con seguenti nell’anno 1690.= no pervienne grano_641/2

Nell’anno 1691 grano____________________________________651/2

e nell’anno 1692 grano___________________________________643/4

Che coacervato viene ogn’anno tomola di grano n° 64, e misureventi due quali valutate a carlini cinque il tomolo +conso com-munemente suole alcune alla raccolta importano annui doca-ti trentadue.2.5 1/8_____________________________32. 2. 51/8

Da detti territorij nell’anno 1690 ne è pervenuto orgio________193/8

Nell’anno 1691 orgio_____________________________________241/2

E nell’anno 1692 orgio___________________________________253/4

Che coacervati detti tre anni viene da fertile ad infertile orgio…..23 5/24 che valutati a carlini tre il tomulo importano annui do-cati sei tarì 4.16.1/4_______________________________6. 4.161/4

Dentro la Terra nella strada della Rua vicino la Parocchia di S.Nicola vi è il forno consiste in una stanza coperta a tetti, et inessa vi è il forno di tomola sette dove tutti li cittadini vanno acuocere il pane; e pagano mezzo rotolo di pane per ragione del-la cocitura et un’altro rotolo di pane per ogni pesa ……….pe-sa è di rotola venti, e questo oltre delle fatiche, e legna del for-naro quale forno è solito affittarsi docati 135, e cento quaran-ta l’anno; però nell’anno passato è stato affittato, et al presen-

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te stà affittato per docati cento quaranta_____________________140

Nel territorio di detta Terra verso il confine di Avigliano, eForenza__________________________________________________50

vi è il Bosco Grande tutto pieno di cerque et altri alberi selvagginel quale se ritrova qualche cignale, e caprij; il detto Bosco quan-do produce ghiandre serve per pascolo d’animali porcini, edaltri animali. La vendita del quale si divide la mettà alla RegiaCorte e metà all’Università. Riconosciutoli da me quello senericavano per il passato, e quello deponeno il primo 3°.4°.5° et8° testimonio al presente annui mi è parsa scontare la renditadi detto Bosco per la mettà spetta alla Regia Corte per annui do-cati cinquemila Possiede anco la Regia Corte diversi censi minuti situati soprale vigne, e territorij come appare dalla nota in actis presenta-ta fol. 11 che ascendono alla summa de docati quaranta tre ta-ri quattro, e grana otto__________________________43. 4. 8.

L’Università pagava ogn’anno per diverse cause all’utilePadrone di detta Terra docati 49 ma al presente per l’impotenzadi detta Università non ne paga altro che docati venti come lodeponono il primo.3°.4°.7° et 8° testimonio al decimo terzo ar-ticolo____________________________________________________20

Dalli cittadini del Casale della Ginestra s’esigge il focaggio cioè carlini dodici, e mezzo tomolo di grano che essendo fuochiquattordici come appare dalli catasti in actis presentati fol. 15e seguenti 19 per carlini dodici a fuoco importano annui docatisedici e tarì quattro________________________________16. 4

E per il mezzo tomolo di grano a fuoco sono tomola sette va-lutata a carlini cinque il tomolo importano annui docati tre tarì2.10______________________________________________3. 2.10

Che in unum tutte le sudette entrate feudali ascendono alla sum-ma di ducati quattrocento sittanta quattro, e grana 101/n _474.00.101/n

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Dalli quali docati 474.101/n si deducono annui docati 83.4.91/n

per l’adoho che si paga alla Regia Corte come appare dal librodel Real Patrimonio, cioè D. Alfonso Voccapianda per la tassadi docati 21.2.12 per la Terra di Ripacandida deve d’adoho an-nui______________________________________________30.00.1/4

Ottavio Grimaldo Marchese di Campagna per la Terra di do-cati 31.2.10 per li annui docati 120 feudali sopra la Terra deRipaCandida deve d’adoho annui docati quaranta tre tarì4.11.1/3________________________________________43. 4.111/3

Per la tassa di docati 15 1/n per l’annui docati 200 d’entrate feu-dali di detta terra di Ripacandida deve di adoho annui doca-ti 9 tarì4.17 1/__________________________________9. 4.17 1/

Che in unum fanno la summa di docati 83.4.9 1/n quali diodi-ci restano la sudetta summe per docati trecento novanta tarì1.1.____________________________________________300. 1. 1

Quali annue intrate al presente si ritrovano grandemente de-teriorate di quello erano al tempo, che si fece di altro apprez-zo di detta Terra, e si è considerato, che con l’industria, etoculatezza del Padrone possano notabilmente augumentare.Havuta mira quello al presente le vendite e compre si fanno inquesta Città e Regno, e del tutto havutone colloquio con VostraSignoria e Signor Presidente Avvocato fiscale D. Cesare diNatale consideratosi anco la qualità delli corpi da dove pervengonomi è parso valutare dette annue intrate alla ragione di docatiquattro per cento importa il loro capitale docati nove milasettecento cinquantacinque tarì uno, e grana 5_____9755. 1. 5

E che per oltre le sudette entrade che pervengono dalli corpi utsupra definiti vi è il vassallaggio della detta Terra di RipaCandida, che vista l’ultima numeratione è di fuochi n° 209, enel Casale della Ginestra vi sono altri fuochi quattordici, nel-li quali tiene la Regia Corte la giurusditione delle prime cau-

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se civili, criminali, e miste, banco di giustitia ed il mero e mi-sto imperio, che quattro lettere arbitrarie creando il Governatore,et altri officiali, et essendosi da me considerato la qualità del det-to vassallaggio, il quale benche in detta numeratione la dettaTerra di Ripa Candida sia numerata per fuochi duecento, e no-ve effettivamente al presente non sono detto numero. Havendoanco considerato la qualità di detta Terra, e Casale, suo sito, etaere per essere di buona qualità, distanza che tiene da questaCittà, e luochi convicini industrie che vi si possono fare. Havutomira che il Castello è totalmente diruto e la rendita della ma-stro d’attia si è portata con la sudette entrade; valutato l’apprezzodette vassallaggio di detta Terra e Casale con la sudetta giuri-sditione per docati cinque mila settecento cinquanta_________5750

Che si uno ascende il valore di detta Terra ut supra descritta indocati quindicimila cinquecento, e cinque tarì 1.5_15505. 1. 5

E questo è quanto mi è parso riferire a Vostra Signoria che facendoli nuo-va li 6.1.m. in Napoli 8 Giugno 1693

D.I.V.I.S affettuosamente oblighiamo

Antonio Galluccio Tavolario

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Documento n. 8

1696, 6 Marzo

Nota dei corpi mancanti per alienazione, e deteriorazione tratta dall’aprezzofatto di Venosa nel 1635, e 1636

ASN, ACT, Fasc. 222 Inc. 10

VENOSA

APPREZZO DELLA CITTA’ DI VENOSA FATTA DAL SIGNOR D.ANTONIO CARACCIOLO

Primario

Al Regio Consigliero Signor Pietro Antonio Ciavari delegato per SignorIllustrissimo dell’Illustre Principe di Piombino, e Venosa

Die Primo mensis octobris millesimo septincesimo quadragesimo ter-tio Neapoli presentata da D. Michele Angelo Maione procuratore con potestaterelaxandi. Copia

Per parte dell’ Illustre Principe di Venosa, e duca di Lavello, essendo-si dato memoriale al Re Nostro Signore, Dio guardi, per quello si asserì daldetto Illustre Principe, come si ritrovano le sue Città di Venosa, e di Conzada molti anni sequestrate ad istanza de suoi creditori, senza nè meno utiledi essi creditori, poiche rendendo ambedue annui docati duemila in circa,particolarmente per esser’destrutta detta Città di Conza dal terremoto se-guito a 8 Settembre 1694, se nè deducono docati settecentoventicinque in cir-ca di pesi annuali, altri docati seicento per mantenere l’amministratione e

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delegatione, oltre altre spese, in maniera che nè esso Illustre Principe, nè lisuoi creditori nè ricevono utile veruno, anzi avanza ogni anno il debito pernon soddisfarsi l’annualità, né suol finirsi di reparare il Castello di Venosadi gran’ magnificenza; per loche hà stimato esso Principe utile, ed espedienteper provedere a tanti danni d’assignare la tenuta di dette due Città; Ondehà trattato con esso Duca di Lavello per detta causa, con pagare docati qua-rantaduemila, vincolati per pagarnosi cioè docati 34 mila al Sacro Monte del-la Misericordia di questa Città creditore anteriore, e posteriore con Regij Assensi,in summa considerabile di capitale e tempo o a suoi Cessionarij, e con li re-stanti docati 8000, sodisfare l’attrasso, che si deve delli suddetti pesi, et al-tro, e finire di reparare detto Castello di Venosa, e con quello che avanzaràpossa esso Principe in qualche parte sovvenirsi nelli suoi gran bisogni e dipiù si convenerà di concedere al detto Duca facoltà di potersi convenire perquella summa potrà con Stefano di Vietri per ripigliarsi la giurisdittione ce-duta, ed assegnata da esso Principe al detto de Vietri per conto del suo cre-dito, acciò possa detto Duca unitamente colla tenuta havere l’esercitio di det-ta giurisdittione, promettendo esso Principe di non pretendere alimenti, oaltro, sopra li frutti di dette due Città, che si daranno in tenuta, o per titolodel Grandato, che vi è, o per altra qualsiasi causa, atteso per li suoi alimenti,né tiene l’assignamento bastante sopra il suo stato di Piombino, et all’incontropossa esso Principe ripigliarsi dette tenuta, ma non prima d’anni dieci, pa-gando però prima al detto Duca, non solamente li suoi docati 42 mila, contutto quello, che pagasse al detto Stefano di Vietri per rihavere la detta giu-risdittione, ma tutto quello, che detto Duca medio tempore acquistasse dibeni, e crediti sopra dette due Città per gli acquisti abbia sempre la specia-le hipoteca con il privileggio di prelatione ad ogn’altro, con chi havesse poicontratto il detto Principe, e supplicarno Sua Maestà, che sopra ciò si degnasseconcedere il suo Regale assenso sopra l’istrumento stipulando.

Sopra al quale assenso fù da Sua Maestà il Supremo Consiglio d’Italiainterposto decreto, che si stipuli il contratto con istromento del Giudice de-legato del Stato di Venosa, intesi li creditori, e presenti l’istrumento.

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In esecutione del quale, essendosi formate le minute, si ricorse da VostraSignoria per parte del detto Illustrissimo Principe, con sua comparsa in dor-so di detto memoriale per ottenere il decreto d’exspeditione per la stipula didette minute e fatta la monitione, intimate le parti si da Vostra Signoria interpostodecreto in data de 4 del passato mese di Febbraio 1696, che visti li retroscrit-ti memoriali, comparsa, e repliche fatte, si procedesse, e facesse l’apprezzo del-le Città di Venosa e Conza per me sottoscritto Primario del Sacro RegioConsiglio, a fine di procedere sopra l’esposto nella comparsa predetta, ondeper eseguire quanto da Vostra Signoria è stato ordinato, precedentemente miarequisitoria in scriptis alla parti, mi sono personalmente conferito prima nel-la detta Città di Venosa coll’assistenza del Maestro D Giovanni PigadaciAmministratore, et Esattore Generale del Stato di Venosa, cossì è ordinato daVostra Signoria a mia istanza, in virtù di decreto interposto a 8 di detto me-se di Febbraio; quale Città di Venosa si ritrova sita e posta nella Provincia diBasilicata distante dalla Città di Matera, dove risiede la Regia AudienzaProvinciale miglia 42, da questa di Napoli andandosi per la strada nova, e pas-sando per la Città d’Avellino, et Ariano per il ponte di Bovino, per la Città d’Ascoli, e per li fiumi detti d’Ofanto, Livello, e la Pellosa miglia 115; quale stra-da è carrozzabile, galessabile, ed a piedi, ed a cavallo, però andandosi per lastrada vecchia di Calitri, vi sono miglia 94, quale strada è bona a cavallo, eda piedi, ed è praticabile solo d’estate, atteso d’inverno si prattica con qualchedifficultà per esser le strade fangose, e cretose, distante dalla Città di Melfi mi-glia 8; dove si fanno due fiere l’anno, dalla Città di Rapolla miglia 6; dalla Cittàdi Lavello miglia 5, dove si fà una fiera alli 2 d’Aprile, dalla Terra di Spinazzolamiglia dodici, dalla Terra di Forenza miglia 8; dalla Terra di Palazzo miglia 8;dal Casale di Maschito miglia 4; dalla Terra di RipaCandida miglia 6; dalla Cittàd’ Ascoli miglia 18; dove si fà la fiera di S. Lucia a 13 Decembre, e dalla Cittàdi Foggia miglia 36; nella quale Città si fà una gran fiera nel mese di Maggio.

É posta detta Città in una piana, e spaziosa campagna, alla quale si vàcon una salita aggevole per carrozze, e galesse, viene circuita da fossi naturali,seù valloni, che la circondano per il che il suo sito si rende forte, e viene pu-

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re cinta da muraglie, delle quali al presente se ne vedono alcune reliquie, evestiggij.

Nell’entrare in detta Città si ritrova la prima Porta con fontana d’acquaviva, con due leoni alli lati, e pila grande di pietra fra mezzo di leoni, e conun’poco di largo, si passa alla seconda Porta e da essa si và ad un’ vacuo, seùlargo grande, a sinistra del quale si ritrovano alcuni archi di fabbrica, e so-pra di lui in alcune parti, vi sono camere per habitare, e sotto detti archi, visono molte botteghe di diverse specie, et il spatio, che vi è fra detti archi ebotteghe è pubblico, e viene coverto a tetti, ed’anco sotto detti archi vi so-no due taverne con un’altra fuora detti archi con stalle, e camere per allog-gio de forestieri, una delle quali è il Barone, a destra di detto largo, si trovail Palazzo Baronale in forma di Castello, che si descrivera fra li corpi feudali,cossì pure detta Città tiene un’altra Porta dalla parte d’Oriente, detta la Portadella Trinità, alla quale si và per mezzo di detta Città con strada brecciosa,piana e carrozzabile.

La detta Città è di forma ovata lunga da 3 quarti di miglio in circa, e lar-ga più d’un lungo tiro d’archibugio.

Detta Città viene divisa da due strade principali, una che piglia dal lar-go, che stà avanti detto Castello, a prospettiva della sua porta, e l’altra avan-ti il medesimo largo, quasi a prospettiva della Porta della Città, e tengono liesiti all’altra Porta di essa verso Oriente detta la Porta della Trinità, sopra det-te due strade tengono l’esiti molti vichi per commodità delli cittadini, et ha-bitanti per entrare ed uscire dalle loro case, e nell’uscire dalla detta Porta d’Oriente,si ritrova un’spatioso largo per commodità della fiera, che si fà ogn’anno indetta Città, chiamata la fiera della Santissima Trinità, che comincia il sabba-to di Pasca di Pentecoste, e finisce il giorno del Corpus Domini, però il pie-no della fiera è dalla terza festa di Pasca Rosata per tutto il giorno della SantissimaTrinità, con gran’ concorso de mercanti, da diversi lontani Paesi con molte spe-cie d’animali, e robbe mercantili, comprandosi e vendendosi.

L’habitationi in essa consistono in primo e 2° ordine, e ve nè sono alcunepalatiate di fabbrica di pietre vive lavorate con vase, e mattoni antichi, et al-

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tre tengono li balconi con cacciate e cotonate di ferro, e generalmente sonocoverte a tetti, e molte di dette case con l’accidente delli due ultimi terremotiseguiti nell’anni 1688, e 1694 sono lesionate e pontellate, e l’altre a fatto di-rute, e per la mancanza de cittadini morti in diversi tempi molte case sonostate abbandonate, per il che sono ridotte, o inhabitabili, o cadute.

Li territorij di detta Città sono fertili di grani, orgi et altre vettovaglie,e di frutti di vigne, che producono vini, quali sono buoni, ancorche alcunianni non se nè fà a sufficienza, per il che vengono a mancare per il basto decittadini, e se ne provedono da fuori, si fà quantità d’oglio, e vi è abbondanzadi buone, e fresche acque non solo per le fontane, che sono nelli territorij, maanco vè nè sono per dentro la Città.

Li suoi territorij si stendono da Levante, a Ponente miglia 9 in circa, eda Settentrione a Mezzogiorno altre miglia 9 confinando colli territorij diSpinazzola, Rapolla, Ripacandida, Lavello, Forenza, e lo Palazzo e con il Casaledi Maschito.

Detta Città stà ad acqua, ed herba commune colla Città di Lavello, col-la Città di Rapolla, e colla Terra di Ripacandida.

La predetta Città di Venosa anticamente fù numerata per fuochi 15 mi-la, e nelle penultime numerationi fù tassata in fuochi 1050; e poi disgrava-ta restò in fuochi 700; però nell’ultima numeratione stà numerata per fuo-chi quattrocento settanta tre, e per tanto numero pagano li carlini 42 grana6 a fuoco, ancorche al presente, nè meno siano detti fuochi 473 effettivi, e pernota havuta dalli Reverendi Parochi fà anime tremila, e venti, fà quattro sol-dati a cavallo, e 24 a piedi del battaglione con due huomini d’armi.

La Città predetta è d’aere più presto cattivo, che buono, atteso l’habi-tatori sono di poca buona complessione, né ci hò trovata persona di moltaCittà, il che nasce (conforme hò considerato) per esser detta Città piana, l’ha-bitationi molto strette, e quasi alzate ad un medesimo livello, per la qual cau-sa sono prive del sole, et aggitatione del vento, e si rende humida, restan-do il suo sito quasi fossato, e tanto gl’huomini, quanto le donne sono di me-diocre aspetto.

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Li cittadini di detta Città altri sono gentil’huomini, altri mastri di bot-teghe, et altri bracciali, massari, e lavoratori di terra, li quali attendono al-li lavori di campagna, e le donne all’esercitij, e lavori domestici, cioè cusci-re, tessere, far pizzilli, et altri esercitij per uso e servitio delle loro case, néusano d’uscire in campagna a far esercitij villaneschi.

Li gentil’huomini vanno vestiti honoratamente, e conforme le stagio-ni di robbe fine con cappello, e ferraiolo, e le loro donne vestono con por-tamenti alla napolitana, anco con seta, e vanno modestamente di festa,l’artisti vestono all’uso de mastri di bottega, e cossì le loro donne di panni,o di saia, e li lavoratori di territorij foresi, e massari vestono di panni rozzi,all’uso de contadini, e se nè provedono in detta Città, e per le fiere convicine,ed’in particolare nella detta fiera, che si fà nella medesima Città, lavorandoneanco in casa.

Dormono li gentil’huomini, e persone commode sopra materazzi di la-na, e tengono suppellettili di casa honorevoli, e bastanti, e li rimanentidormono sopra trapontini, e sacconi, seù pagliaricci per le capizzi.

In essa Città vi sono alcune persone civili, e fra l’altri cinque Dottori dilegge, delli quali ve nè sono tre Ecclesiastici, due Dottori Fisici, ch’esercita-no la professione, e sono provvisionati dall’Universitàa docati cento per unoogn’anno, due Notari, due Giudici a contratto, due spetiarie di medicina, 4Barbieri, e 4 Mamanne.

Circa il loro vitto generalmente mangiano carni de castrati, e d’asini, etalle volte baccine, selvaggine, e di porco, e le persone basse mangiano car-ne di pecora per la povertà, che tengono.

In detta Città vi sono due botteghe lorde, e per ordinario quattro bot-teghe di verdure, una bocceria, tre botteghe di Ferrari, che lavorano ferri gros-si, e piccoli, e ferri de cavalli, tre hostarie con commodità d’alloggiare, si ven-de pane a sufficienza in differenti luoghi da diverse persone, e per lo più èpane commune per servitio delli cittadini, e forastieri, atteso le persone ci-vili, e commode panizzano nelle loro case per loro uso, ed’anco si vende ilvino per servitio del publico, e delli passaggieri in diversi luoghi, però le gen-

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ti civili, e commode tengono le loro proviste, cossì di grano, e vino, come d’al-tre robbe commestibili per uso proprio, vi sono sette botteghe de Scarpari,tre Sartori, et un Fondaco di panni grossi, e fini con drappi di seta, tele, za-garelle, et altre robbe di merciaria.

Nella detta Città vi è un fundaco regio de sali, colli suoi Officiali cioèCedentiero, Dohaniero, Misuratore, e Cassiero nel quale fundaco s’immet-tono li sali dalle Regie Saline di Barletta, e poi si vendono a cittadini, e par-ticolari della Provincia, e per commodità delli detti cittadini vi sono quat-tro trappeti d’oglio de Particolari, che macinano l’olive con animali, e per lamacinatura si paga carlini due per macina; vi sono cinque molina ad acquaper macina di grano posti nel fiume anticamente chiamato Dauno distan-te dalla detta Città miglia uno, e mezzo in circa verso Levante, e smaltisco-no li vasi lavoratori, cossì per detta Città, come per le Terre, e Provincie con-vicine, e circumcirca le dette fornaci, vi sono alcuni territorij hortilitij, di fo-gliame cardoni, et altro.

Nella Città predetta vi sono molti cavalli proprij delli cittadini al nu-mero di 10, quali li tengono per loro commodità, e ve nè sono altri al nu-mero di 15 per servitio di fatica, e d’affitto, vi sono da 100 somarri, da 15muli per fatica, bovi, e bacche aratorij, da 400 in circa, pecore da 1200 incirca, capre 1000 in circa, porci 2500 in circa, e vacche numero 2000 in cir-ca.

Governasi in detta Città per il Mastro Giurato, un’ Sindico e quattro elet-ti, l’elettione delli quali si fà in publico parlamento, nominando più perso-ne per Mastro Giurato, Sindico e poi il Padrone eligge un’ Mastro Giurato,un’Sindico, e quattro eletti a sua dispositione delli suddetti nominati in pu-blico parlamento, et elegge pure un Algozzino, seù Fornece.

L’istessi del governo esercitano l’officio di Grassiero, et eliggonol’Officiali Procuratori; e Mastri per il governo delli Monasterij di donne, chesono in detta Città e delle Cappelle.

L’Università predetta tiene d’introito docati quattromila, duecento incirca l’anno, quali pervengono dalla gabella della farina, alla raggione di car-

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lini sei a tomolo da chi macina, e due defese piccole nominate una Piatta, el’altra del Cerro, et una gabella detta del Datiolo.

All’incontro tiene di peso da docati settemila in circa l’anno alla RegiaCorte, fiscali, istromentarij, e spese ordinarie, et estraordinarie, di modo, cheli pesi superano l’introito in molta summa.

In detta Città vi è un Monte Frumentario instituito con denaro propriodal Signor Eccellentissimo Cardinale Luca Patritio, che fù di detta Città persoccorso de massari poveri per la semina, senza interesse nessuno, chehoggi arriva alla summa di carra ottanta di grano, alla raggione di tomola36 il carro, con obbligo a detti massari di restituirlo alla raccolta senza interesse,come sopra, acciò si conservi sempre detto Monte, ch’è di gran beneficio al-la detta Città.

Circa il Spirituale

Detta Città viene decorata dal Vescovo suffraganeo a quello di Matera,e la sua diocese si distende in Venosa, Spinazzola, Forenza e Mascheto e tie-ne di rendita da docati 1500 in circa l’anno, ed hà il suo Palazzo in detta Città,che stà quasi nel mezzo di essa.

Vi è la Chiesa Cattedrale, sotto titolo di Santo Andrea Apostolo, attac-cata con detto Palazzo Vescovale, officiata da 24 Canonici, quali portano so-pra la cotta un’ segno di colore paonazzo, e fra essi vi sono quattro dignità,cioè Arcidiacono, Arciprete, Cantore, e Primicerio, e tengono d’entrata do-cati settanta in circa per ogn’uno ogn’anno, e da 12 altri Preti Cappellani Ordinarij,che tengono d’entrada docati quaranta in circa per ciasched’uno, e da 24 Clerici,ed oltre delli detti, e delli parrocchiani vi sono quattro altri Sacerdoti, e mol-ti Clerici, che per sfuggire li travagli de Commissarij quasi ogni casa tieneil suo Clerico.

La detta Chiesa è grande a tre navi coverta a tetti sopra tavole con il suocampanile grande di pietre vive, con quattro campane, due grandi, e due pic-cole, e con due porte; in testa vi è l’altare maggiore con custodia sontuosa,

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e grande di legno indorato, dove si conserva il Santissimo, dietro di esso al-tare vi è il coro di figura circolare con sedili, e spalliere di noce intagliate; al-li lati della nave grande vi sono molte Cappelle sfondate, et altari con cone,e quadri di buone pitture, e vi sono molti Jus Padronati di particulari di det-ta Città, sotto detto altare maggiore è il Jus in un Corpo, calandosi in essocon poche gradi coperte con lamioni, nel mezzo si ritrova un’ altare, dedi-cato a San Carlo, con una cona di legname dorato con buona pittura, vi è lasua sagrestia, dove si conservano l’apparati, e vesti sacerdotali, delli qualive nè sono a bastanza, secondo il rito di Santa Chiesa con calici a sufficien-za, e sfera per esponere il Santissimo, croce, incensiero, e statuetta d’argentocon tre palij per l’uscita del Santissimo di broccato, velluto e teletta colora-ti, e lo stendardo, vi sono alcune reliquie, cioè una particella di Santo Vito,il deto di S. Andrea Apostolo, e l’altre reliquie in vasi d’argento, e di legnodorati, vi è la mettà della mitria di S. Carlo, due delle spine della corona NostroSignore, e d’una particella della croce, riposte dette reliquie in una Cappellaa sinistra del detto altare maggiore, rinchiuse con cancellate di ferro, e por-tella di legname, vi è il Trono Vescovale, pulpito di marmo, organo e fontebattesimale, ed a sinistra di detto altare maggiore, di nuovo si stà finendola canonica.

Dentro la detta Città vi sono sei altre Chiese Parrocchiali, una sotto iltitolo di S. Biase, sita vicino la Piazza maestra, la seconda sotto il titolo di SantiCosma, e Damiano, sita nel mezzo di detta Città, la terza sotto il titolo di S.Pietro, sita sotto il Monasterio di S. Maria, quale Parrocchia và unita con quel-la di S. Giorgio Parrocchia antica, e di S. Giovanni; quale Parrocchia di S. Giovannial presente è ridotta in una Congregatione di Fratelli Laici, la 4° Parrocchiasotto il titolo di S. Nicola, accosto le mura della Città, però per esser quasidiruta dall’ultimo terremoto, il Reverendo Paroco si è trasportato per l’am-ministratione delli sacramenti nella suddetta Parrocchia di S. Pietro, la 5°Parrocchia, sotto il titolo di S. Martino, sita sotto il Convento delli PadriDomenicani, e la 6° sotto il titolo di S. Marco stà da sotto il Vescovato, col-la quale và unita la Parrocchia antica, sotto titolo di S. Maria del Palagano,

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nelle quali Parrocchie vi sono li Parochi, e Vice Parochi, per l’amministra-tione delli sacramenti alli loro figliani, quali Parrocchie tutte tengono la lo-ro entrade per mantenimento del Paroco, e le loro Chiese, sono quali più gran-di, e quali più piccole coverte a tetti sopra tavole, con le loro campane, con-fessionarij, e stipi, dove si conserva l’Oglio Santo, al presente per causa, chela Città è ridotta in poco numero di persone, tengono obbligatione di pi-gliar il battesimo nella Cattedrale, dalla quale si somministra anco il via-tico, essendo rimasto il Jus alli detti parrocchiani, la stola per li morti, etil contrahere li matrimonij, essendo solo tenuti in caso di battesimo di por-tare li figliuoli a battezzare nella detta Chiesa Cattedrale, e tutte dette Parrocchiesono proviste a sufficienza di vesti sacerdotali, calici, ed altro, servato il ri-to della Santa Chiesa.

Nella strada maestra di detta Città vi è il Monasterio di Donne Monacheclaustrato, et isolato, sotto il titolo di S. Benedetto, dentro del quale vi sonoal presente 42 Monache velate colla loro Madre Abbadessa, e Vicaria, ed’al-tre figliuole educande e serve; però in detto Monasterio antiquitij, siccomeal presente vi è il numero prefisso per 30 Monache, e volendoci entrare piùdel numero, si dicono sopranumerarie, e si accapa la licenza dal sommo Pontefice,la loro Chiesa sotto titolo di S. Benedetto tiene alcune Cappelle con il loroSuperiore all’incontro l’altar maggiore dal quale ascoltano la Santa Messacon confessionario, communicatorio, e pulpito, nel detto Monasterio vi en-trano le cittadine con dote di docati 200; essendo del numero, e le sopranumerariepagano qualche altra somma di più, sotto titolo di limosina, e le forastieredevono pagare al doppio, o come si possano meglio concordare, vi sono an-co due campane, et apparati a sufficienza, vi è il Confissore, Cappellano, etEsattore, quali si eliggono dal Vescovo, et oltre di dette doti possedeno al-cuni territorij, annue entrade, e cenzi, quali sono pervenuti, e pervengonodelle doti sudette.

Dentro della detta Città predetta, dalla parte di Ponente vi è un altroMonasterio claustrale, sotto il titolo di S. Maria della Scala, vi sono da 40Monache, che si velano di negro colla Madre Abbadessa, Vicaria, et altre of-

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ficiali, con alcune figliuole per educatione, tengono la Chiesa di commodagrandezza coverta a tetti sopra tavole, alli lati vi sono cinque Cappelle, ol-tre dell’altare maggiore da dove ascoltano la Santa Messa, ed officiano concampanile con due campane, e circa la dote si prattica, conforme al descrittoMonasterio di S. Benedetto.

Nella strada detta la Piazzetta nel comprensorio della Parrocchia di S.Marco stà il Conservatorio detto dell’Orfanelle di figliuole laiche, le quali sieducano, e sono alimentate dalla Principal Corte, e sono al numero di do-deci, oltre della Maestra, il quale tiene assegnate annui docati 126 per il vit-to quotidiano, e se li costituisce una persona, sotto nome di Procuratore, evi possano solamente entrare figliuole orfane di padre, e madre al detto nu-mero di dodeci, e nel giorno della Santissima Concettione il governo suolecavare a sorte le cartelle dal numero di 12, et alle due, che toccarà la sorte,o che sia cittadina, o che sia una delle dette figliuole, se li viene a costitui-re un sossidio di docati sei per aumento di sua dote, che se li paga a tempodel suo maritaggio, e detto sossidio si somministra dall’entrade di detta Città;accosto detto Conservatorio vi è la Chiesa, sotto il titolo di S. Carlo con il suoCappellano per celebratione delle Messe, coll’elemosina, seù provisione didocati 36 l’anno, che se li pagano dal Barone, sopra li corpi burgensatici.

Avanti il largo del detto Castello si è edificata una nuova Chiesa, sot-to titolo de Morti, quale consiste in una nave coperta a lamia a botta, in te-sta vi è solo l’altare maggiore con quadro ad oglio, coll’effigie di S. FilippoNeri Orante avanti la Madre Santissima per l’anime del Purgatorio, con cor-nice dorata, e con Cona di stucco, rilevato con ornamentato di quattro co-lonne, due liscie, e due serpeggiate con tutti li suoi ornamenti, che ricercal’architettura, alli lati di detta nave vi sono sei mastri archi per situarci seialtri altari, nella quale Chiesa si è fondata la Congregatione, sotto titolo deMorti, e li Fratelli son’obbligati d’intervenire alle processioni generali, conveste negra di tela di sangallo, con cappuccio, e con il segno della morte, conil loro cofalone, com’anco sono tenuti di seppellire processionalmente tut-te le persone povere di detta Città, e li forastieri, e si sono assignate per le

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messe quotidiane due Cappellani, oltre gl’altri Sacerdoti, che celebranoper loro devotione, e detta Chiesa tiene una massaria di bacche, et altr’en-trade di cenzi e territorij.

Accosto la Porta di basso di detta Città detta la Porta della Trinità perhavere l’uscita verso la Chiesa del medesimo nome, si trova il Convento dePadri Agostiniani, che per causa delli passati terremoti è ridotto quasi inha-bitabile, e non vi è rimasto altro per l’habitatione delli Padri, che un’ala delChiostro, dove vi sono cinque celle habitabili, e le stanze di sotto di esse ser-vono per l’officine, vi sono 4 Frati, due Sacerdoti, e due Laici, et accosto viè la Chiesa nuovamente rifatta, atteso la Chiesa antica, qual’era d’una navegrande con pitture alla francese per l’antichità, se n’è cascata, quale Chiesanova consiste d’una nave di poco lunghezza, in testa vi è un nicchio, dentrodel quale stà situato l’altar maggiore, con quadro ad oglio della BeatissimaVergine, con custodia piccola indorata, dove si conserva il SantissimoSacramento, e da un lato di detta nave, vi sono due altri altari con quadri adoglio, detta Chiesa coperta a tetti a due penne, e tiene una porta, vi è il pul-pito, e confessionario con piccolo campanile con una campana, qualeMonasterio fù soppresso, et al presente detti Padri stanno soggetti al Vescovo,tiene d’entrada annui docati 160 in circa, che li pervengono dalli cenzi sopracase, e territorij de cittadini, et anco possiedono alcuni pezzi di territorij.

Vi è anco dentro detta Città il Convento de Padri Domenicani, che tie-ne la porta battitora, accosto la porta della Chiesa di esso, per la quale si en-tra in un claustro grande, li pilastri del quale, che sostenevano l’arcate col-le lamie, sono quasi diruti colli detti arcati, e lamie e non vi è rimasto altro,che un braccio di detto claustro, coperto a lamie, e la mettà d’un altro brac-cio, sotto il coperto del quale si trova una stanzetta grande coperta de lamia,a croce con sedili d’intorno, e spalliere di legname, dove si facea il Capitolo,ed anco nel detto piano vi è refettorio, cocina, dispenza, et altre stanze percommodità de Padri, nel mezzo di detto claustro al scoperto, vi è una cisterna,e da esso claustro si và ad’un’ giardinetto fruttato; e salendo con una scaladi fabrica coperta con tre tese, s’ascende al dormitorio rimasto, nel piano del

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quale vi sono otto celle = Accosto della quale porta battitora si trova la Chiesadel detto Convento, sotto titolo di S. Domenico, consiste in una nave gran-de coperta a tetti a due penne, e tiene due porte, una maggiore, e l’altra pic-cola per la quale si entra al detto claustro, in testa della quale Chiesa vi è l’al-tare maggiore, con custodietta in mezzo alli gradini di detto altare, dove siconserva il Santissimo Sacramento, ed à sinistra ed a destra di detta nave visono più Cappelle, et altari con quadri ad oglio di buona pittura, e la mag-gior parte, sono guarnite con cone di stucco, e parte di legname fra le qua-li vi è la Cappella del Santissimo Rosario, e dietro del detto altare maggio-re vi è il coro, dal quale si entra nella sagrestia, dove si conservano molti ap-parati per sufficienza delle Sante Messe; vi sono tre calici, tabernacolo peresporre il Santissimo, incentiero, navetta, e croce d’argento, e vi è ancol’organo, et il campanile grande mezzo diruto per la scossa dell’ultimo ter-remoto; la detta Chiesa viene servita dal suo Priore dell’ordine di S.Domenico della Provincia di S. Tomase di Puglia, con quattro Sacerdoti, edue Laici, quale Convento tiene d’entrada da docati 300 l’anno in circa so-pra cenzi, e territorij, e tiene campo con animali grossi, cioè bacche nume-ro cento in circa. Dentro della detta Città vi è il Convento con Chiesa, sot-to titolo di S. Francesco della Scarpa, quale Chiesa consiste in una nave gran-de coverta a tetti, con due penne, e campanile con due campane, in testa diessa Chiesa, vi è l’altare maggiore, sopra del quale vi è la custodia grandedi legname indorato, dove si conserva il Santissimo Sacramento, nella qua-le custodia vi è un nicchio, dentro del quale vi stà la statua di rilievo del glo-rioso S. Nicola, e dall’uno, e l’altro lato di detta nave, vi sono molti altari conquadri ad oglio, e la maggior parte tengono le cone di pieno stocchiate, e dilegname dietro detto altare maggiore, vi è il coro con spalliere, e sedili di no-ce intagliata, et in testa vi è cona grande all’antica con cornice dorata, vi èil pulpito, organo grande, e sagrestia, nella quale si conservano l’apparatiper la celebratione delle sante Messe, vi sono tre calici, incentiero, navetta,croce, e tabernacolo d’argento per esporre il Santissimo con molti appara-ti di drappi fini = In detta Chiesa sono anco molte reliquie riposte in un re-

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liquiario d’avorio, dov’è il gubito di S. Francesco d’Assisi, in un’ altro d’ar-gento vi è un pezzo del legno della Santa Croce di Nostro Signore, ed’in un’vaso di cristallo si conserva una mola di S. Apollonia = Accosto alla portamaggiore di detta Chiesa vi è la porta battitora del detto Convento, per laquale si entra ad un claustro coperto a quattro ale, e nel mezzo dello sco-perto vi è cisterna, e sotto detto coperto vi è refettorio, cocina dispensa, cel-laro, et altre stanze per commodità de Padri, e per una grada di fabrica s’a-scende al dormitorio, nel quale vi sono molte celle commode, ed accostodetto Convento, vi è una vigna, ed’altre possessioni = Detta Chiesa vieneservita, ed officiata dal Padre Guardiano con sei altri Sacerdoti; e tre Laicifrancescani della Scarpa, tiene d’entrada detto Convento annui docati300 in circa, oltre li loro territorij.

Dentro detta Città vi sono due altre Chiese, una sotto il titolo di S. Nicola,Chiesa piccola coverta a tetti a due penne con tempiatura di tavole, con un’sol’altare, dove si celebra la messa ogni festa, nella quale Chiesa vi è con-gregatione di molti fratelli, li quali congregano una volta la settimana in gior-no di sabbato a cantare l’officio di morti con la corona della Madonna, e l’al-tra Chiesa sotto titolo di S. Anna, Chiesa simile all’antedetta coverta a tettia due penne, ed in essa vi è anco un’altra simile congregatione, li Fratti del-la quale si radunano a dire l’officio ogni giorno di festa.

All’entrare della prima Porta di detta Città, vicino il Castello vi èl’Ospedale con diverse camere per servitio de poveri infermi, e colla sua Chiesasotto titolo della Madonna di Costantinopoli con più Cappelle, et altari, e unasagrestia tutta coverta a tetti sopra tavole coll’ornamenti necessarij per ce-lebratione delle Sante Messe, nella quale Chiesa si congregano li cittadini quan-do si fà parlamento publico dell’Università.

Fuori di detta Città un quarto di miglio in circa, si trova il Convento del-li Padri Cappuccini con sua Chiesa, sotto il titolo di S. Sebastiano, al qualesi và con strada carrozzabile, quale Chiesa consiste in una picciola nave co-verta a lamia, in testa vi è l’altare maggiore con custodia, ed una conagrande dell’Assuntione della Madonna Santissima, ed altri Santi, ben guar-

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nita, e vi sono anche altre Cappelle, ed apparati, nè tiene a bastanza per lacelebratione di Messe, che si conservano in una piccola sagrestia, vi è il suocoro, ed una campana, et accosto la porta di detta Chiesa, si ritrova la por-ta battitora del detto Convento, per la quale si entra ad un’ poco di vano sco-verto, a sinistra vi è la porta per la quale si và al claustro coperto, e disco-perto di poca capacità, nel mezzo del detto scoperto vi è la bocca della sor-gente con bella, e fresca acqua, et in detto piano vi è refettorio, cocina, et al-tre stanze, et a destra vi è porta, che si và al giardino di buona capacità pian-tato di diversi frutti, ed hortilitij, e fiori, diviso detto giardino con stradoni,e vi è la commodità della fontana d’acquaviva; e dal detto claustro con gra-da di fabrica coperta, s’ascende al dormitorio, nel piano del quale vi sonomolte celle al numero di 15 coperte a lamie, e sopra con tetti = In detto Conventonè risiede il Guardiano, e da nove altri Frati fra Sacerdoti, e Laici, che vivonodi carità tanto dalla detta Città, quanto per le Città, e Terre convicine.

Ed anco fuori di detta Città da mezzo miglio distante caminandosi perla detta strada delli Cappuccini, si trova un altro Monasterio de PadriZoccolanti delli Minori Osservanti colla loro Chiesa, sotto titolo di S. Mariadella Pace, quale Chiesa consiste in una nave grande coperta a tetti a due pen-ne, con tempiatura piana di tavole, in testa vi è l’altare maggiore con custodia,ed a destra, et a sinistra di detta nave, vi sono molte Cappelle con cone dilegname dorate, e con quadri ad oglio, vi è la sagrestia con coro, ed appa-rati bastanti, vi sono tre calici, e croce d’argento, e vi sono due campane conpicciolo campanile, accosto detta Chiesa vi è il Convento con claustro coperto,e scoperto, ed in mezzo di detto scoperto vi è la cisterna, e nel piano del Conventovi è refettorio, cocina, dispensa, ed altre stanze, per servitio di dettoConvento, e vi è grada di fabrica per la quale s’ascende al dormitorio, nelpiano del quale vi sono da sedici celle, dove risiede il Padre Guardiano connove altri Frati fra Sacerdoti, e Laici, e vivono d’elemosina per la Città, e Terreconvicine, e con alcuni loro pochi territorij proprij.

Fuori di detta Città distante un tiro d’archibugio, vi è una Chiesiola, sot-to il titolo di Santa Marina coperta a tetti, in testa vi è l’altare maggiore, col-

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la statua di rilievo di detta Santa, e vi è una campana piccola, quale Chiesiolaè grancia della Religione di Malta, e l’entrata, che nè previene è della sud-detta religione.

Fuori di detta Città distante da un tiro d’archibugio si trova un’altra Chiesa,sotto titolo di S. Maria della Scala coperta a tetti con principio di tempiatu-ra di tavole, in testa vi è l’altare maggiore con una statua di rilievo diNostro Signore, e vi sono altre Cappelle con cone, vi sono tre campane, e l’ap-parati per una messa, vi si celebrano due messe la settimana, e vi è anco unastanza, dove habita il Romito; si governa detta Chiesa per il Monasterio del-le Monache di S. Maria della Scala, e tiene d’entrata annui docati 150; conalcuni territorij.

Fuori di detta Città distante un miglio verso Ponente, si trova un’altraChiesa grande, sotto titolo di Santa Maria Montaldo, quale è coperta a tet-ti con una campana piccola, in testa vi è l’altare maggiore coll’ossatura di ri-lievo di Nostra Signora, vi si fà la festa il dì di Pasca di Resurrettione e tie-ne poche entrade.

Di più fuori di detta Città distante da un’ mezzo miglio, versoMezzogiorno si trova un’altra Cappella, sotto titolo di S. Maria delle Gratiecoperta a tetti, e vi sono due campane, in testa vi è l’altare maggiore colla sta-tua di rilievo di Nostra Signora, nella quale si celebra la sua festa alli 7 di Maggio,dove si corrono palij a piedi, ed a cavallo, e vi concorrono in essa molte per-sone delle Terre convicine, vi si celebra la Santa Messa ogni giorno, e vieneservita dal Clero del Vescovato.

Vi sono anco fuori di detta Città verso Tramontana due altre Cappelle,una sotto il titolo di S. Rocco coperta a tetti con un’altare con la statua di ri-lievo del detto Santo, e vi si celebra la Santa Messa nel dì della sua festività,e l’altra sotto il titolo di S. Maria della Rena, quale stà situata vicino li mo-lini d’acqua, quale è Abbadia di Monsignor Albergasi distante dalla dettaCittà da un miglio, e mezzo in circa, quale Cappella è cavata dentro Monte,nella quale vi è l’altare con l’effiggie di Nostra Signora dipinta a fresco, e tie-ne d’entrada da annui docati 200 in circa.

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Di più fuori di detta Città uscendosi per la Porta detta della Trinità, pas-sato il largo della fiera, si trova la Chiesa della Santissima Trinità consistentein tre navi divise con pilastri, ed archi guarniti con pietre di taglio, e mattoni,il tutto coperto a tetti a due penne, avanti la porta di detta Chiesa si trovaun poco d’atrio, coperto a lamia, dal quale si scende con poche grade, in te-sta della quale Chiesa vi è l’altare maggiore con una cona grande antica guar-nita di legname dorato, e con buona pittura, e nella croce di essa vi sono piùCappelle e vi è il campanile con tre campane; vi si conservano nella detta Chiesacinque corpi Santi, uno di Padre Attanasio Benedettino, un’ altro di SantaNominata Madre di Santo Senatore, di Santo Cassiodoro, e di Santo Viatore,et anco in detta Chiesa vi è un tumolo di marmo, dentro del quale vi stà ilcorpo della Regina Bianca, e vi sono altri tumoli antichi, vi è la sagrestia, etil coro dietro l’altare maggiore con sedili, e spalliere di legname, pulpito, etacqua santera, nella quale sagrestia si conservano gl’apparati, ed orna-menti per celebrare le Sante Messe, che sono in sufficienza con quattro ca-lici, croce, incenziero, e navetta d’argento, e dalla detta sagrestia per un’al-tra porta piccola si esce con pochi gradi, ad un’altra Chiesa grande princi-piata, e non finita di bellissima architettura, che per finirla vi vorrebbegrossa spesa, essendo principiate le mura di essa, tutte di pietra di taglio, evi è alzata una tirata di colonne tonde di detta pietra al numero di sei conbellissimi capitelli intagliati con ordine corintio, e ciasched’una di dette co-lonne tiene di giro palmi 12. Detta Chiesa viene servita, ed officiata da un’Sacerdote Priore, ed otto altri fra Cappellani con habito della religgione diMalta, con cinque Subdiaconi, e Clerici; la Chiesa predetta è commenda del-la detta Religgione di Malta, e tiene di rendita annui docati 2000, e più; tie-ne anco un Palazzo dentro detta Città per l’habitantione del Commendatore,seù Baglivo di detta commenda colla sua Chiesiola.

E ritornando al detto largo avanti il Palazzo Baronale, quale è in formadi Castello di figura quadrata, rassembrando assai al Castel Nuovo diNapoli.

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Seguono li corpi feudali, che la Principal Corte possiede in detta Cittàdi Venosa.

In primis possiede la detta Principal Corte il Palazzo, quale è in formadi Castello di figura quadra, sito nel principio di detta Città avanti il largodella prima Piazza, ed accosto la prima Porta descritta di detta Città, con-siste di quattro grosse torri con bastioni, e riviglioni, che defendono le cor-tine di detto Castello, intorno vi circonda un largo, e profondo fosso muratointorno, le mura del quale al presente stanno rovinati, ed è necessario rifarsi,e repararsi; entrasi in detto Castello dalla parte di detto largo per un’ pon-te di fabrica, e nel fine vi è il ponte di legname a levaturo, quale bisogna rinfor-zarsi con mutarci alcuni legnami di sotto, e tavole di sopra per essere qua-si marciti; in testa di detto ponte di legname si trova la porta di dettoCastello tonda, con ornamento di pietre vive, e vi è il portone di legname,e per esso si entra in un cortile coperto a lamia, a destra si trova una gradetta,per la quale si sale ad una stanza coperta a lamia, e per essa con un’altra por-ta si esce al piano d’un’ baluardo con pettorate, e tronere intorno, quali cir-condano una torre, e sotto di detta stanza si trova un’altra stanza coperta alamia, quale tiene porta al detto cortile coperto, e dalla detta camera si pas-sa sotto la controstanza di esso baluardo colle sue saettere per difesa, e dal-la detta stanza con grada secreta di pietraviva, si scende nel suddetto fos-so, e ritornando al detto cortile, a sinistra vi è una porta per la quale si en-tra ad’ un’ picciolo corritoro, nel piano del quale vi sono tre stanze copertea lamia per uso di carcere di donne con porte, e finestre di legname, qualistanze sono situate nel primo piano dell’altra torre, sopra delle quali vien’àstare parte della gradiata del quarto nuovo di detto Castello, e ritornandoal detto cortile coperto si passa per esso ad’ un’ altro cortile scoperto di buo-na capacità, e quadro, a sinistra del quale vi è la commodità del pozzo d’ac-qua sorgente, e si trova la terza torre di meno altezza dell’altri per essernocaduti li merli, e li gattoni di pietre, che vi erano con parte delle mura, sot-to della quale torre vi è la stalla nuovamente rifatta capace di 24 cavalli, e

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sopra vi è una stanza, che serve per carceri criminali, e si chiama la fasole,et all’incontro la detta torre dall’altro lato di detto cortile, si trova la 4° tor-re, al presente per uso de carceri civili, ascendesi ad essa con una grada a lu-maca, sin alla summità di essa, accosto della quale vi era la scesa, che conpochi gradi si scendeva a tre stanze terranee per uso di cantina, al presen-te tutte dirute, e quasi terrapienate di pietrecaglie, e terreno, a destra del det-to cortile scoperto si trovano due stanze coperte a lamia, appresso segue unastanza grande per uso di cocina, con tutte commodità, però senz’acqua, e siservono dell’acqua di detto pozzo, e della fontana dentro detto pozzo, ap-presso sieguono due altre stanze grandi coperte a lamia per uso de magazzini,quali due stanze, cocina, e magazzini si vede, che sono rifatti, et accomodatidi nuovo, le quali stanze descritte tengono le loro porte al detto cortile sco-perto, e fra dette porte si trova la grada di fabrica scoperta per la quale conuna tesa s’impiana al quarto vecchio situato sopra le dette stanze, chiama-to il quarto del cardinale, quale consiste in una sala, a sinistra si trovano duecamere, la prima per uso di dispensa con finestre verso il fosso, e la secon-da tiene finestra dalla parte del detto cortile scoperto, appresso la detta se-conda camera, siegue un’altra camera grande divisa con maestro arco di fa-brica, quale tiene due finestre, una dalla parte del fosso, e l’altra dalla par-te del detto cortile, e seguitando si trova un altro camerone, che stà attaccatoal detto 4° torrione, quale tiene medesimamente due finestre dalla parte delfosso, e del cortile, quali camere descritte sono tutte coperte a lamia a bot-ta con commodità di ciminiere alla corteggiana; e ritornando alla detta sa-la, a destra si trovano 4 altre camere, che formano un quarto inferrato, e ten-gono le finestre, due dalla parte del detto fosso e due dalla parte del dettocortile coperte a lamie, con commodità di simili ciminiere alla corteggianacon sua rota, e stipo grande dentro mura con portelle nove di legname, qua-li stanze descritte del detto quarto vecchio, tengono il muro maestro versoil cortile molto lesionato dal passato terremoto di 8 settembre 1694, essen-do distaccato detto muro dalle lamie delle dette stanze, come anco parte del-li partimenti, quale muro, e partimenti bisogna repararsi, acciò non vada-

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no in rovina, che se cadesse rovinerebbe detto quarto; e ritornando al det-to cortile scoperto, a sinistra del suo ingresso si trova la grada maggiore, sco-perta e larga con gradi di pietre vive che con due tese s’impiana ad una log-getta coperta a lamia con balaustrata di pietre vive, e per essa si entra nel-la sala del quarto principale, quale sala è coperta a lamia a botta con lonet-te, a destra vi è la Cappella nuovamente accommodata, appresso vi sono duecamerini, che li divide un corridoro coperto a tetti, a sinistra di detta sala viè la porta a balcone per la quale si esce ad una loggetta scoperta verso la gra-da con balaustri di pietre vive, et in testa di detta sala si trovano due anti-camere grandi, l’una dentro l’altra, con finestre dalla parte del cortile sco-perto, e dalla parte del detto largo, e ponte, quali due antecamere tengonole lamie a gavide pittate a fresco nuovamente fatte, e rinfrescate, e la 2° an-co tiene porta a balcone, ch’esce ad un’altra loggia grande, situata sopra ilportone del detto Castello, con pettorate all’intorno, e dalla detta 2° anticameravi è un passetto, per il quale si và al quarto vecchio detto del Cardinale, ap-preso le dette due anticamere sieguono due altre simili camere coverte consimili lamie, senza pittura, e tengono le finestre dalla parte del detto largo,nella prima vi è un camerino dentro mura per commodità di tenere un let-to per una donna di servitio, o per oratorio, e la 2° tiene un passetto fatto nel-la grossezza del muro, per il quale si passa al detto quarto vecchio, come so-pra descritto, quale sala con tutte le stanze del detto quarto principale,tengono li pavimenti di mattoni, in testa della detta ultima camera, vi è cor-ridoro coperto del primo torrione descritto, dove vi sono due gradiatelle, dauna si scende per calare a basso, e l’altra per salire sopra detta torre, e tut-te dette stanze delli detti due quarti descritti vengono coperti a tetti nuovamenterifatti = Quale Castello è stato de prossimo accommodato e riparato, e fat-te fabriche nuove in alcune parti, ed in particolare nelle stanze con corridoro,vicino alla Cappella in detta sala, detta la reposteria, e secretaria, che si so-no rifatte di nuovo, cossi pure si vedono fatte di nuovo tutti li tetti, che co-prono le stanze del detto Castello cossi di legname, come d’imbrici, con fa-brica sopra e merli nel mezzo, e nell’intorno, e tutte le intonacate, e biancheggiate,

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e fatteci porte, e finestre nuove, ed’altre accommodate, con tutto ciò hà bi-sogno di molte reparationi, ed accommodamenti, particolarmente nel quar-to vecchio detto del Cardinale, che stà lesionato per causa del passato ter-remoto, et in altre parti del detto Castello, com’anco le muraglie di detto fos-so, e baluardi, delle quali in parte hanno cominciato a cadersene le pietre,è però necessitano di repararsi, acciò non vada a rovina il resto, e per far tut-to questo vi occorre grossa spesa.

Di più possiede detta Principal Corte in feudum la difesa det-ta del Monte, distante da detta Città miglia uno, e mezzo in cir-ca, verso Mezzogiorno, territorio macchioso et infruttifero,che tiene di circuito miglia 3 in circa, e confina con li vignali,che furono di D. Attorre Tancredi, lo vallone detto Cuppolosa,la strada, per la quale si và a Barrile, ed altri confini; quale di-fesa s’affitta per herbaggio, e l’affitto di essa l’anno

1691___________160

1692___________190. 2.10

1693___________185

1694___________185

1695___________186

1696___________190

Che uniti li sopradetti sei anni inportano docati____1056. 2.10

Che coacerbati per li sudetti sei anni importano ogn’anno percento settantasei, e grana 81/3_____________________176. 81/3

Di più possiede detta Principal Corte la mettà dell’herbaggiodemaniale, atteso l’altra mettà si possiede dalla Religgione diMalta, l’affitto di essa mettà l’anno

1691___________135

1692___________170

1693___________158

1694___________166

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1695___________182

1696___________188

Che uniti li sopradetti sei anni importa-no____________________969

Che coacerbati per li sei anni sudetti importano ogn’anno do-cati centosessant’uno, e mezzo____________________161. 2.10

Di più possiede detta Principal Corte in feudum con la mastrod’attia di detta Città l’affitto di essa l’anno

1691___________135

1692___________141

1693___________176

1694___________176

1695___________155

1696___________155

Che uniti detti sei anni importano__________________________938

Che coacerbati per li sei anni sudetti importano ogn’anno do-cati cento cinquantasei tarì 1.131/3______________156. 1.13 1.3

Di più possiede detta Principal Corte in feudum la mettà del-la Piarre, ch’è un’Ius, seù datio, che pagano li venditori, ecompratori d’ogni sorte di mercantia, e vettovaglie, che sicomprano, vendono, et introducono in detta Città, atteso l’al-tra mettà si possiede dalla religgione di Malta, l’affitto di det-ta mettà l’anno

1691___________86. 1.13

1692___________70

1693___________100

1694___________80

1695___________78

1696___________105

Che uniti detti sei anni sono______________________519. 1.13

Che coacerbati per li sei anni sudetti importano ogn’anno do-

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cati ottantasei tarì 2.15. 1/2_______________________86. 2.151/2

Di più possiede detta Principal Corte in feudum la bagliva, qua-le s’affitta ogn’anno docati 165; e li paga l’Università di dettaCittà per affitto___________________________________________165

Di più possiede detta Principal Corte in feudum la mettà del pe-so, e misura della fiera della Santissima Trinità, atteso l’altra mettàspetta al Mastro Giurato, l’affitto della quale mettà l’anno

1691___________17. 2.10

1692___________18

1693___________20

1694___________20

1695___________25. 2.10

Che uniti detti cinque anni so-no____________________________101

Che coacerbati per li cinque anni sudetti importano ogn’annodocati venti, e tarì uno____________________________________20.1

Di più possiede la detta Principal Corte in feudum la portola-nia, per la quale l’Università predetta paga ogn’anno docati ses-santa____________________________________________________60

Di più possiede la detta Principal Corte in feudum docati13.2.5 ogn’anno di censi minuti, che si corrispondono dalle sot-te persone cioè L’heredi del quondam Carlo de Luca annui docati_____6. 2.10

L’heredi del quondam Bartolomeo elone annui docati__2. 2.10

L’heredi del quondam ……..Saldecca annui docati______________1

L’heredi del quondam Biase Mauridia annui docati____________15

L’heredi del quondam Giovanni Ciancio annui docati___________2

D. Giustino Rapolla annui docati___________________________1.10

D. Angel Antonio, e Gregorio Anniballo annui docati__1. 2.10

L’heredi di Giovanni de Rienzo, alias Calitri, e per essi FabioCoviello Marito d’Antonia de Rienzo annui docati_______1. 1

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Importano le sudette otto partite de censi minuti annui doca-ti_______________________________________________13. 2. 5

Di più possiede detta Principal Corte in feudum la taverna si-ta dentro detta Città, e proposta avanti il largo del dettoCastello l’affitto di essa l’anno

1691___________33. 1.13

1692___________non fu affittata

1693___________24

1694___________36

1695___________30

1696___________48

Che uniti detti sei anni sono______________________181. 1.13

Che coacerbati per li sei anni sudetti importano ogn’anno do-cati trenta tarì 1.2. 1/6__________________________30. 1. 21/6

Di più possiede detta Principal Corte in feudum un territoriodetto il Giardino, sito fuori la Porta di detta Città, vicino al det-to Castello, quale territorio è scampio, e seminatorio di capa-cità di moia 30 incirca, confina con li beni di S. Maria, colli be-ni dell’heredi di Donato Costanzo, e strada publica, l’affitto del-la quale si porta ogn’anno docati dieci________________________10

Di più possiede detta Principal Corte in feudum un altro pez-zo di territorio detto delle Velommere, seù delle Grotte, che pri-ma si chiamava l’Orto della Cavallarizzo, l’affitto del quale siporta ogn’anno docati quattro_______________________________4

Di più possiede detta Principal Corte in feudum un’ Pezzo diterritorio detto lo Centimolo, sito nel piano della Santissima Trinitàdi capacità di moia due in circa, confina colli beni dell’heredidi Paolo della Torella, Aradaqua, et altri confini, quali s’affit-ta ogn’anno docati_________________________________1. 2.10

Di più possiede detta Principal Corte in feudum un altro ter-

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ritorio detto la Martiana, vicino la difesa del Monte, e che pri-ma andava unito con detta difesa, distante dalla Città migliadue in circa, quale territorio è scampio, aratorio, e seminatorio,e s’affitta ogn’anno docati quaranta__________________________40

Di più possiede detta Principal Corte in feudum un’ altro pez-zo di territorio, detto il Cortiglio delle Noci, s’affitta ogn’Annocarlini quindici____________________________________1. 2.10

Importano in tutto le sopradette quattordici partite de corpi feu-dali annui docati novecento ventisei tarì 1.141/3____926. 1.141/3

Dalli quali docati 926.1.14 1/3 feudali, se ne deducono li sot-toscritti pesi, che si devono. Al Monte de Morti costrutto dentro la Chiesa di S. PaoloMaggiore di Napoli causa d’adoha annui docati settantanove2.18_____________________________________________79. 2.18

Per la rata della transattione che si paga ogn’anno alla RegiaDogana di Foggia di docati 60 annui per le difese del Monte,Santo Chirico, Messere, e della Caccia, per le quali quattro di-fese transcritte per li docati 60 l’anno, per la rata della detta di-fesa feudale detta del Monte, spettano annui docati 13.6, atte-so li restanti docati 46.4.14 spettano per l’altre tre difese bur-gensatiche, che si descriveranno a suo luogo fra li corpi bur-gensatici__________________________________________13. 6

Quali due partite di pesi annui sopra li detti corpi feudali, uni-te insieme importano docati novantadue tarì 3.4_____92. 3. 4

Li quali docati 92.3.4 di pesi, ut supra dedotti dalli sopradettidocati 926.1.14 1/3 di rendita delli sudetti corpi feudali resta-no docati ottocento trentatre tarì 3 .101/3__________833. 3.101/3

Quali corpi feudali, e lor’annue entrade della sudetta Città diVenosa, come di sopra descritte, e liquidate, come mi è costa-to per fede del governo dell’Università di detta Città, cioè il MastroGiurato, Sindaco, et eletti, e quelle discusse coll’assistenza del

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Mastro D. Giovanni Pigadaci, cossì pure liquidato lo stato didetta Città di Venosa, come sopra descritta, e confinata, la di-spositione del suo sito, et aere, distanza da questa Città diNapoli, ed’ altre Terre convicine essa, qualità, e quantità de suoiterritorij, numero di fuochi, e vassallaggio, portolania, zecca,peso, e misura con tutte l’altre sue raggioni che competono alPadrone, in virtù di suoi privilegij, e scritture, e potriano ancocompetere per antica consuetudine confe è stata posseduta dal-l’antichi Padroni, et al presente si possiede, havendo ancoconsideratione all’habitatione del Castello, ch’è in detta Cittàper commodità del Padrone, havuto anco mira all’annue ac-commodationi per conservatione di detto Castello, et alle spe-se annuali per mantenimento delli corpi, custodia, delle dife-se, come si è costumato per il passato, provisione del Castellano,esatione, et altre, che alla giornata occorrono, e possono occorrereper le quali cose tutte non si deduce cosa nessuna dal prezzoliquidando, cossì pure havuto mira, che ancorche il Padrone didetta Città tiene la giurisdittione con la cognitione delle prime,seconde, e terze cause civili, criminali, e miste, colli privilegijdel Gran Capitano, banco di giustitia, mero, e misto imperio congladij potestate, e quattro lettere arbitarie, con facultà di potercomponere li delitti, e commutare la pena corporale in pecu-niaria, concordata prima la parte offesa, tuttavolta la dettagiurisdittione dall’hodierno Illustre Principe di Venosa è sta-ta alienata a beneficio di Stefano di Vietri, e per la facoltà, chedall’Illustre Principe si concede al nuovo Padrone, di poterse-la ricomprare, e reintegrare per quello prezzo, che si potràconvenire con detto de Vietri, il nuovo compratore haverà dapagare grossa somma cossì al detto Illustre Principe il Ius,che si cederà di ricomprare, e reintegrare detta giurisdittionecome al detto de Vietri per retrocederla, com’anco havuto mi-

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ra, che dà me s’aprezza la detta Città di Venosa per la tenutatantum, e non a tutta passata, con facultà a detto IllustrePrincipe di potersela ricomprare quandocumque, elassi peròanni dieci, iuxta la supplica data a Sua Maestà, Dio gratia, et ha-vuto anco mira alla dispositione del primo tempo, et a tutto quel-lo, che de iure si deve vedere, e considerare apprezzo dette re-stanti annue entrade feudali in summa di docati ottocentotrentatrè, che restano dedotti li detti due pesi d’annui docati no-vantadue tarì 3.4 alla raggione di docati tre, e tre quarti per cen-to, importa il loro capitale, prezzo, e valore docati ventimila, du-cento trentatre tarì 1.155/9 abbattuto, e compreso in detto prez-zo il detto Castello feudale docati______________22233. 1.155/9

Con dechiaratione che il nuovo compratore non possa, nèdebbia pretendere dedittione di sesta dal detto prezzo di do-cati 22233.1.155/9 ma quello lo dovrà pagare per intiero, equesto per haver havuto mira, che la detta Città di Venosa è sta-ta da me apprezzata per la tenuta tantum, e non a tutta passata,con facultà al detto Illuste Principe di potersela ricomprare, edesercitare il patto de retrovendendo quandocumque elassidetti anni dieci. Sieguono li corpi burgensatici che detta Principal Corte possiedein detta Città di Venosa. In più possiede la detta Principal Corte in burgensatici un’ ter-ritorio nominato la difesa della Caccia distante dalla Cittàpredetta miglia cinque in circa, verso Levante macchioso concerque, e cerri, quale tiene di circuito miglia due in circa con-fina con il bosco di Lavello, con il demanio di Venosa, et altriconfini, sopra del quale corpo vi è un cenzo reddititio allaReliggione di Malta, seù alla sua commenda in detta Cittàd’annui docati cento, e dieci, l’affitto di essa l’anno

1691___________110

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1692___________115

1693___________120

1694___________100

1695___________120

1696___________120

Che uniti detti sei anni importano__________________________685

Che coacerbati li sudetti anni sei viene per ciasced’un’anno do-cati________________________________________________114.162/3

Di più possiede detta Principal Corte in burgensatico un’ altroterritorio detto l’isca della Tramontana, seù delli Lazzari distantedalla detta Città da un miglio in circa confina colla strada, chevà a Lavello, colle molina di Venosa, e colli beni, che furono delquondam Valerio Sperandeo, et altri confini di capacità dimoia sette in circa aratorio, e seminatorio, sopra del quale vi èil peso dell’annuo canone di carlini diecisette redditij all’Abbadiadi S. Maria in Elice, s’affitta ogn’anno per____________8. 3. 62/3

Di più possiede detta Principal Corte un’ altro territorio dettola difesa di Notar Chirico distante dalla detta Città miglia trein circa per la strada, che si và a Spinazzola, detta li Castellani,confina da più parte con li demanij della Città di Venosa, e conla fiumara, quale difesa tiene di circuito da miglia sei incirca,et è per uso di pascolo s’affitta d’essa l’anno

1691___________273

1692___________280

1693___________192. 2. 3

1694___________255

1695___________280

1696___________280

Che uniti detti sei anni__________________________1560. 2. 3

Che coacerbati per detti sei anni importano ogn’anno doca-ti______________________________________________280. 71/6

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Di più la detta Principal Corte possiede un’ altro territorio det-to la difesa di Messere, con il Toppo della Viola quale difesa èper uso, e servitio di pascoli, distante dalla detta Città da duemiglia, e mezzo in circa per la strada, che si và a Lavello, con-fina da un’ lato con il territorio detto la Corpea della SantissimaTrinità, dall’altro lato con la via di Brirano, e dall’altri lati conla fiumara, e con il tratturo, e detta difesa è distante da 50 pas-si dalla difesa della Caccia, l’affitto di essa difesa di Messere l’an-no

1691___________251

1692___________250

1693___________250

1694___________270

1695___________260

1696___________270

Che uniti li detti sei anni importano_______________________1551

Che coacerbati li sei anni sudetti importano ogn’anno doca-ti______________________________________________258. 2.10

Di più la detta Principal Corte possiede in burgensatico lamettà del forno, sito dentro detta Città, atteso l’altra mettà spet-ta al Monasterio di S. Francesco delli Reverendi Padri Conventuali,e sopra detta mettà, che possiede la Principal Corte, vi è unocenzo d’annui carlini sette, reddititio al Convento di SantoAgostino, l’affitto della quale mettà di esso forno l’anno

1691___________21

1692___________21

1693___________26

1694___________26. 2. 10

1695___________31

1696___________31

Che uniti li detti sei anni importano______________156. 2.10

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Che coacerbati per li sei anni sudetti importano ogn’anno do-cati____________________________________________26. 8 1/3

Di più la detta Università corrisponde alla detta PrincipalCorte annui docati 369 per l’istromentarij, e per altre cause, co-me dalla fede della medesima Università, la quale si porta indebito li docati 369 annui, cioè docati sessanta per la portola-nia, quali da me si sono portati fra li corpi feudali, e li restan-ti 309 li pagano l’istromentarij, e per altre cause_______________309

Importa in tutto la rendita delle sudette sei partite di corpi bur-gensatici annui docati novecento settantaquattro tarì 2.85/6__________________________________________974. 2. 85/6

Dalli quali docati 974.2.85/6 se nè deducono l’infrascritti pesi,che si pagano ogn’anno alli sottoscritti cioè. Alla Commenda della Religgione di Malta per causa di cenzosopra la difesa della Caccia annui___________________________110

Al Convento di Santo Agostino di detta Città per cenzo soprala mettà del forno annui__________________________________3.10

Alla Abbadia di S. Maria in Elice annui______________1. 3.10

Al Conservatorio dell’Orfanelli di Venosa, sotto titolo di S.Carlo per il vitto quotidiano annui__________________________128

Al Cappellano di detto Conservatorio annui__________________36

Al Convento de Cappuccini di detta Città annui_______________20

Al Convento di Santa Maria della Pace de Padri MinoriOsservanti di S. Francesco annui____________________________20

E per le rate delli docati 60 che si pagano ogn’anno alla RegiaDohana di Foggia per transattione delle sudette tre difese bur-gensatiche, e di quelle del Monte, ch’è feudale importano la ra-ta di docati 76.4.14 atteso l’altri docati 13.00.6 si sono posti frali pesi delli corpi feudali per la difesa del Monte_____46. 4.14

Importano in tutto detti pesi burgensatici annui_____361. 1.14

Li quali docati 361.1.14 di pesi dedotti dalli detti docati 974.2.

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8 5/6 rendita effettiva delli sudetti corpi burgensatici restanoin tutto___________________________________________613.00.145/6

Quale rendita di docati 613.00.145/6, che rimangono dedotti lisudetti pesi, e che pervengono dalli soprascritti corpi burgen-satici della detta Città di Venosa liquidati, come mi è costato perfede fatta dalle medesime persone del governo di detta Città,similmente il tutto liquidato coll’assistenza del Maestro D.Giovanni Pigadaci, havuto mira alla qualità delli detti corpi, elor’annue rendite, come anco fatta consideratione a tutto quel-lo, che da me si è considerato nel dar il prezzo alli corpi feudali,come di sopra descritti, havuto mira alla dispositione del pre-sente tempo, ed a tutto quello, che de iure si deve vedere, e con-siderare, apprezzo le dette restanti annue entrade in summa didocati 613.00.145/6 dedotti l’annui pesi, ut supra descritti, e fran-chi, e liberi da qualsiasi altro peso alla raggione di sei percento importa il loro capitale, prezzo, e valore docati diecimi-la ducento diecinove, e grana 138/9, con restar a carico del nuo-vo compratore di pagare, e corrispondere li sudetti annui pe-si, con dechiaratione, che non si possa, nè debbia pretendere de-duttione di sesta, come si è detto nel dar prezzo alli corpi feu-dali dico docati diecimila ducento diecinove, e grana 138/9____________________________________________10219.00.138/9

Collettiva Il prezzo della tenuta delli corpi feudali, senza deduttione disesta, e con il patto de retrovendendo, elassi dieci anni, e col-la giurisdittione alienata importano docati ventiduemila ducentotreantatre tarì 1.15 5/6 coll’annui pesi a carico del comprato-re________________________________________22233. 1.15 5/6

Il prezzo della tenuta delli corpi burgensatici, senza deduttio-ne di sesta, e con il patto de retrovendendo elassi dieci anni im-portano docati diecimila ducento, e diecinove, e grana 13 8/9

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coll’annui pesi a carico del compratore_____________10219.00.138/9

Importa in tutto il prezzo di detta Città di Venosa docati tren-taduemila quattrocento cinquantadue tarì 2.913/18_____________________________________32452. 2. 913/18

Questo è quanto posso, e devo a Vostra Signoria, al di cui saggio, e pru-dente giuditio rimettendomi li 6 .1.m Napoli 6 Marzo 1696

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Documento n. 9

1713, 28 Settembre

Apprezzo della Città di Venosa redatto il 28 Settembre 1713 da Giuseppedi Gennaro, primario del Sacro Regio Consiglio

ASN, ACT, Fasc. 192 Inc. 16

CopiaDie vigesima octava mensis Settembris millesimo septingesimo deci-

mo terzio copia per Magnificum D. Ioseph de Lanuario Primarius Sacro RegioConsiglio. Al Regio Consigliero Signor D. Domenico Fiorillo Commissario.Stimò giusto il Sacro Regio Consiglio a relatione di Vostra Signoria interponeredecreto a 28 settembre del passato 1712, che si fusse fatto l’apprezzo dellaCittà di Conza, e Venosa per potersi poi procedere alla vendite di quelle, econ altro decreto anco a relatione di Vostra Signoria sotto li 27 Ottobre fù da-ta a me la sorte di starla servendo, come Primario del Sacro Consiglio perfare col suo intervento l’ordinati apprezzi, come il tutto dal foglio 127 e 128a tergo del Processo Intitolato Processus quinti voluminis creditorum, acMagnificis Curatoris Patrimoniorum quondam Illustrum PrincipumPlumbini, et Venusij cum Illustre Principe Teora D. Francesco Maria MirellaCommissarius Cause Regius Consiliarius D. Domenicus Florillus, alleBanche delli magnifici Morvillo, Formicola, Custoli, e Palermo presso lo scri-vano Ceraso. In esecutione del sudetto decreto fatto la requisitoria fol. 129,e notificatasi alle parti fol. 141 presso la degnissima Persona di VostraSignoria mi portai nella Città di Venosa coll’intervento delli MagnificiFerrante Cammarota Curatore del Patrimonio, D. Antonio GuglielminoDeputato Filippo Posano, Cesare Boschi, e Giuseppe di Roma nelli nomi co-me dagl’atti e gli Magnifici D. Antonio Vitman Avvocato, e Ferdinando CorcioneProcuratore dell’Illustre Principe della Torella. E dovendo procedere alla de-

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scrittione ed apprezzo di detta Città di Venosa per maggior chiarezza divi-do questa mia relatione in più capitoli come siegue.

Capitolo I

In cui si descrive la Città di Venosa, suo sito, abitanti, Chiese, Conventi,e confini

La Città sudetta stà sita, e posta nella Provincia di Basilicata distante daquesta fedelissima Città miglia 115; per la via carrozzabile della stradanuova di Puglia per Avellino, Ariano, Ponte di Bovino, ed Ascoli passandosiil fiume Ofanto, e per la strada vecchia di Calitri, Ponteromito, e più voltepassandosi l’Ofanto miglia 94, strada comoda a cavallo, ed a piedi, et anchecon il galesso di primavera ed estate, ma d’inverno per essere quel caminomontuoso, e scosceso si rende assai incomoda, distante dalla Città diMatera, ove risiede l’Audienza Provinciale miglia 42, e da Melfi miglia 8, daRapolla miglia 6, dalla Città di Lavello miglia 5, da Forenza miglia 8, da Palazzomiglia 8, dal Casale di Maschito miglia 4 da Ripacandida miglia 6, daSpinazzola miglia 12 dalla Città d’Ascoli miglia 18, e dalla Citta di Foggiamiglia 36.

Stà detta Città situata in piana, e spatiosa campagna in certa altezza, acui s’impiana con agevole salita di larga, e spatiosa strada, scoprendosenela bella sua veduta poco men che un miglio distante. Viene circondata da duevalloni naturali da Settentrione, e Mezzogiorno, e da Levante, e Ponente, ri-trovasi aperta senza difesa, essendo stato dal tempo, e sue vicende buttatea terra quelle mura, e bastioni, che anticamente la custodivano, come lo at-testano le poche reliquie di fabrica, che da parte in parte in piedi si osservano,ed attaccavano col nobile Castello, e Palaggio Baronale.

Nell’entrare in detta Città ritrovasi Porta con recinto di fabrica in for-ma di ritirata alla seconda Porta, che da quella a questa s’entra, ed in que-sto recinto vi è fontana d’acqua perenne, che ne tempi estivi pure sempre flui-

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sce, ivi condottasi da due miglia in circa distante per acquedotto coverto, co-sì per questa, come per l’altra fontana situata più dentro la Città; tiene det-ta fonte pila grande di pietra, con due leoni della pietra medema, e da det-ta Piazzetta entratosi nella seconda Porta altra Piazza assai spaziosa si tro-va a sinistra d’essa sono moltissime botteghe per comodità de cittadini, e fo-restieri, e da essa Piazza principiano più strade, ma la principale, e maestraè quella, che da questo nobile largo conduce sino all’altra Porta, chiamatadella Santissima Trinità, quasi nel mezzo di essa strada, ove dicesi laPiazzetta, e molte botteghe ritrovasi, stà fontana d’acqua perenne condot-ta per l’acquedotto coverto di già accennato di sopra; dalla Piazza sudettas’entra in altra strada maestra, e benche pure carozzabile non giunge peròcome l’altra sin all’altra Porta, e tutte l’altre strade minori, e vicoli hanno aqueste due l’ingresso, è detta Città di figura bislunga terminata da due Porte,e da quella del Castello o sia Palaggio Baronale, sino all’altra detta dellaSantissima Trinità vi sono due terzi di miglio in circa, che è la strada descritta.

Sono l’abitationi formate di primo, e secondo ordine, e molte anche colterzo tutte di pietre vive coverte al generale con cavalli di creta di mediocrearchitettura, e molte palatiate con balconi, e balaustre di ferro, ed alcune confacciate d’intonico, e colorito, ed all’incontro molte dirute per la mancanzade cittadini, sono esposte a tutti gl’aspetti, ma la maggior parte el più no-bile verso Mezzogiorno, ma o l’acque che vi stagnano ne j valloni descritti,che detta Città circondano, o che j venti salutiferi poco ci spirano è l’aria piùtosto cattiva, che buona, conoscendosi non meno da j pochi vecchi, che inquella ritrovansi, che dal cattivo colore di quasi che tutta la gente bassa, ab-bondante d’acqua cosi della di sopra descritta che viene per acquedotti, co-me d’altre sorgive in poca distanza.

Nell’ultima numeratione fù portata per fuochi 473, che da tempo in tem-po fù disgravata da quel numero di quindicimila, che anticamente la com-ponevano, ed al presente il numero dell’anime è 2914, come dalle fedi de Parrochipresentate in actis dal fol. 24, sino al fol. 29.

Viene detta Città abitata da molti gentil’huomini che vivono d’entrade,

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e tra essi in circa da dodici facoltosi, e molte persone civili, come sonoDottori, Medici, Notarj, Giudici a contratto, molti Spetiali, Fondachieri, edArtisti, el resto bracciali, che vivono alla giornata.

Vestono le persone civili di panni fini, e sete, con sciamberghe, e cap-potti di scarlato all’uso di Napoli, e della medema forma vestono le lor don-ne, e le maestranze basse, e persone ordinarie di panno, ed all’uso della Provincia;le donne civili che vivono di entrate sono assai ritirate, e le ordinarie vivo-no chi con la coltura de territorij, e de campi, ed altre in casa all’esercitij don-neschi di cuscire, tessere, e filare, vivono le persone civili con carne di pol-li, selvaggine, e caccia, e qualche volta di vacca d’ova, e pesce quando ne vie-ne, e l’ordinarie con carne di castrato, ed agnello, salumi, e legumi.

Dormono i benestanti sopra matarazzi di lana, ed j poveri, e miserabi-li sopra matarazzi di lana caprina, e pagliaricci.

Per servitio di detti cittadini sono nella Piazza avanti il Castello, e nel-la Piazzetta, quasi nel mezzo della Città molte botteghe, cosi lorde, come dibucciaria, e di verdumani, oltre tre spetiarie di medicine cinque mercanti dipanni, drappi, zucchari, ed altre drogharie, tre barbieri, che tengono botte-gha con lavoraranti, tre Scarpari, e cinque Ferrari; vi sono parimente quat-tro forni, dove tutti hanno obligo mandar a cuocere il loro pane, vi sono di-ciotto botteghe di creta bianca, e rustica provedendosene da detta Città tut-ti gli luoghi convicini, vi sono cinque trappeti d’oglio, e sei molini in atto ma-cinati, che sono di particolari diversi.

Per servizio di detta Città vi sono tre Raccoglitrici, e quattro Medici diessi stipendiati dalla medema Università, due a ragione di docati 190 per cia-scuno, e l’altro in docati quaranta, vi sono molti Fabricatori, Falegnami e tut-te, e tutte altre arte utili, e necessarie al comodo de cittadini.

Governasi detta Città da un Mastro Giurato, quattro eletti, ed unSindico l’elettione de quali si fà per publico parlamento ne mese di Agostonominandosi dal governo vecchio, e parlamento otto eletti, il MastroGiurato, e Sindico, e dei nominati eligge, e confirma il Barone chi vuole.

Vivono per gabelle pagandosi carlini cinque per tomolo di farina, e per

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quello mi riferirono vuole affittarsi docati seimila in circa l’anno, con quelfrutto pagano j pesi fiscalarij, ed altre spese dell’Università.

Per servitio di detti cittadini sono cosi dentro, come fuori di dettaCittà molti animali, cosi cavalli di sella, come giumente, muli, e somarre, visono due carozze da dieci galesse, e buon numero di vaticali, oltre le razzein campagna, ed altresi bovi, vacche, pecore, capre, porci per servitio, e co-modo, ed industrie de cittadini havendomi riferito che prima della morta-lità seguita delle vaccine ve n’erano da 5 mila in circa per industria de be-nestanti del luogo, sono le sue campagne fertili, ed abbondanti di grano, or-gio fave, buoni ceci, ed ogni altra sorte di vettovaglia, frutti, vino, e quan-tità d’ogli, e di ottimi pascoli per esser quelle campagne abbondanti d’ac-que, e tanto dalla Porta del Castello, quanto da quella della SantissimaTrinità sono comode, e delitiose l’uscita per esser tutte carrozzabili, piane,con vedute di amene campagne, e comode ancora per la vicinanza di tuttesorte di caccie benche le più nobili siano riserbate al Barone.

Si fà in detta Città nella larga, e spatiosa campagna fuori la Porta del-la Santissima Trinità la fiera grande, che principia il Sabato Santo diPentecoste per tutto il giorno del Corpus Domini in cui concorrono moltis-simi Mercanti forastieri a comprare, a vendere moltissimi generi mercanti-li, e tutte sorti d’animali di cui è l’incetta maggiore della fiera sudetta. Altrafiera chiamata la fiera piccola parimente in detto luogo si fà, e principia dal-la vigila di Nosata dico di Nostra Signora dell’Assunta, e dura per 8 giorni.

Rende preggevole la Città sudetta non solo l’esser padria del fù magnificoCardinal de Luca, ma j legati che questi ha lasciato in beneficio della sua pa-dria, poiche avendo formato grosso capitale posto in compra con j Banchedi Roma, ne ordinò l’amministratione a quattro cittadini due Ecclesiastici,che fussero del corpo del Capitolo, e due Laici da eliggersi dall’Università,disponendo, che questi avessero dovuto somministrare a chiunque andatofusse a studiare in Napoli docati quattro il mese, ed in Roma scudi sei del-la romana moneta. Ordinò parimente che alla povere figlie de braccialiche per loro maritaggio soccorso domandato avessero, ve li fussero dati do-

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cati venti, alle figlie d’artisti poveri docati trenta, e se povera stata fusse qual-che gentildonna, se li fusse data somma maggiore proportionata alla sua qua-lità, ordinò parimente un Monte Frumentario di carra cento trenta di gra-no, affinche tutti i poveri, che non avessero avuto grano per seminare, det-to Monte loro somministrato l’havesse senz’altro obligo, che di restituire l’i-stessa quantità del grano ricevuto col solo uno stoppello, di più, che sonotre misure per tomolo, stante il computo fatto si che le sudette tre misure,servivano per il pagamento di quelli operaij, che governavano, consignavano,e ricever dovevano l’improntati grani, con tutte l’altre spese, che forse perdetto Monte Frumentario occorer poteano.

Per quello spetta allo Spirituale

Viene la Città di Venosa decorata dal Vescovo di quella Soffraganio al-la Metropoli di Matera, stendendovi di quella la Diocese in Venosa,Spinazzola, Forenza, e Maschito, con rendita d’annui docati 1500 in circa ha-vendo il Vescovo comoda habitatione vicina la Chiesa Arcivescovale, che vie-ne servita da ventiquattro Canonici con rendita di annui docati 70 in circa,quattro de quali sono dignità Archidiacono, Arciprete, Cantore, e Primicenio,a quali portano l’insegne d’armellino, el resto de Reverendi Canonici con l’in-segne violate, sonovi parimenti per servizio di detta Chiesa venti CappellaniPrebendati, sei Diaconi, e Subdiaconi, e venti Clerici oltre quelli che assistonoalle Parrocchie, et altri Sacerdoti, che tra tutti saranno da cento in circa.

In detta Chiesa Madre vi è la Confraternita del Santissimo, che assistenel darvi il Santissimo Viatico, e cosi questa, come tutte l’altre, che si de-scriveranno assistono nelle processioni che in detta Città si fanno.

Ritrovasi detta Vescovil Chiesa verso la Porta della Santissima Trinitàdedicata al glorioso apostolo S. Andrea, è Chiesa grande a tre navi, cover-ta a tetti divisa con archi, e pilastri di pietre di taglio di lavor greco, s’entrain essa cosi dalla porta maggiore come da un’altra più piccola, ed in amberitrovasi spatioso atrio, a sinistra, e destra della medema sono più altari, e

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Cappelle, con quadri di non cattiva pittura, e sonovi molti Ius Padronati departicolari cittadini. In testa delle due navi minori ritrovasi scala della me-dema pietra, per cui si cala al succorpo coverto a lamia, che posa sopra pi-lastri et archi di fabrica in esso quasi nel mezzo ritrovasi altare con cona dimediocre pittura dedicato al glorioso S. Carlo. In testa della nave maggio-re si ritrova altare grande con magnifica custodia di legno dorato, ove di con-tinuo si conserva il Santissimo Sacramento, e con decenti lumi, dietro il su-detto altare, vi è il coro di figura circolare, con sedili, e prospere di legnameintagliato; dalla parte del corno dell’epistola ritrovasi la canonica Cappellanuovamente formata, coverta con scodella di fabrica, con sedili, e prospe-re di legno, dove officiano i Reverendi Canonici. Nel pilastro dell’altare mag-giore nel medemo lato ritrovasi piccolo altare, dove molte reliquie insignisi conservano, e tra esse un pezzo della Santissima Croce, due spine, con unpezzetto del giro della corona di Nostro Signore, un deto di S. Andrea, duepezzi d’osso di S. Bartolomeo, ed altre reliquie insigni.

Sono in detta Chiesa e trono vescovile, la fonte battesimale, pulpito, edorgano a più registri, e del corno dell’evangelo si entra nella sacrestia con-sistente, in una stanza coverta a lamia all’uso consueto, ed in essa conser-vasi decenti apparati secondo l’uso della Santa Romana Chiesa Cattolica so-novi dei calici con piedi di ottone dorati, due pissidi, sfera, croce, incentie-ro, navetta, secchia, ed aspersorio d’argento; un bacile, bocale, la pace,quattro piccoli candelieri, una bogia, ed un calice tutto d’argento lasciato dal-l’eminentissimo di Luca in legato a detta Chiesa, come parimente lasciollitrenta sferze per l’apparato della Chiesa, oltre dieciotto per il pergamo edorgano, ed altre ventisei per le colonne, con tredici pianete, due cappe, e duetonacelle.

Escendo dalla porta piccola della Chiesa sudetta a costo ritrovasi il cam-panile di due ordini non compito, ove sono cinque campane, e nel pilastrodi quello in un antichissima lapide ritrovasi la seguente iscritione LucellianorumProle Romana vel Restitutianus V. P e con RR Apulie, et Calabrie in hono-rem splentita Civitatis venusiorum consecravit.

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Oltre della sudetta Chiesa Madre vi sono altre sei Chiese Parrocchiali,una sotto il titolo di S. Maria del Palangano al presente diruta, altra sotto iltitolo di S. Biaso, altra S.S. Cosmo, e Damiano, altra S. Pietro, altra S. Nicola,ed altra sotto il titolo di S. Martino, quali tutte vengono servite da loro Parrochi,e Clerici per l’amministratione de sacramenti a cittadini del loro distretto,e sono tutte al generale coverte a tetti con competenti apparati per uso desacrificij secondo l’uso della Santa Romana Chiesa.

Nella strada maestra di detta Città ritrovasi il Monastero di clausura didonne Monache sotto il titolo di S. Benedetto (…Chiesa d’una nave con dueCappelle) in cui al presente vi sono novanta quattro Monache velate, sedi-ci educande, oltre le serve. Accosto a detto Monastero ritrovasi la Chiesa de-dicata a S. Benedetto, è Chiesa d’una nave con sue Cappelle, e coro superioreincontro l’altare maggiore da dove ascoltano il S. Sacrificio con competen-ti apparati per uso de medemi.

Governasi detto Monasterio da una Abbadessa, e Vicaria, ed è il più nu-meroso dell’altri.

Altro Monasterio parimente di clausura di donne Monache si ritrova sot-to il titolo di S. Maria della Scala dell’ordine di S. Bernardo in cui vi sono tren-ta due Monache professe dieci educande, e tre serve, governasi dalla MadreAbbadessa, e Vicaria, è la Chiesa di mediocre grandezza, coverta a tetti so-pra tavole, ed oltre l’altare maggiore vi sono dall’una, e dall’altra parte mol-te Cappelle colla sacrestia, e competenti apparati.

Nella sudetta strada maestra poco prima della Piazzetta ritrovasi il Conventode Padri Domenicani, con la lor Chiesa consistente in una nave grande co-verta a tetti con tempiatura dipinta, con due porte, ed all’incontro allagrande vi è l’altare maggiore dove si conserva il Venerabile con decenti lu-mi, e dall’altra parte, e dall’altra di detta Chiesa sonovi più Cappelle guar-nite con cone parte di stucco parte di legno, dietro l’altare maggiore vi è ilcoro da cui s’entra nella sacrestia, in cui si conservano decenti apparati peri Santi Sacrificij, accosto detta Chiesa ritrovasi il chiostro non compito, ed asinistra del braccio di esso chiostro si trova il capitolo con suoi sedili, e pro-

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spere di legno, e nel medemo piano le comodità di cucina, e refettorio, e dalsudetto chiostro con tre tese si ascende al dormitorio dove sono otto celle,ed al presente di Reverendi Padri proseguono la fabrica del Convento; in es-so vi è campanile di tre ordini, e due campane, e viene detto Monastero ser-vito dal suo Priore, tre Sacerdoti, e tre Laici.

Ritrovasi parimente il Convento di minori conventuali di S. Francescodella Scarpa, che hanno la lor Chiesa d’una nave coverta a tetti, con tempiaturadi legname, con otto Cappelle dall’una e dall’altra parte, con cone di stuc-co, e guadri di mediocre pittura, in testa ritrovasi l’altare maggiore con cu-stodia di legno dorata, e dietro di essa vi è il coro con spalliere, e sedini dilegname intagliati, e sopra l’altare vi è cona antica dorata sopra la porta mag-giore vi è altro coro per la notte, con organo, e pulpito, si entra in detta Chiesaper due porte, tiene il Convento, chiostro, officina, e dormitorio, bastante vie-ne servito dal Padre Guardiano con altri cinque Sacerdoti, e sei Laici.

Vi è parimente il Convento, e Chiesa de Padri Minori osservanti sot-to il titolo di S. Maria della Pace, di mediocre fabrica, e bastante abitatio-ne, e vien servita dal suo Padre Guardiano, con quattro Sacerdoti, e quat-tro Laici.

Nella medema ritrovasi ancora accosto alla Porta della Santissima Trinitàil Convento, e Chiesa de Padri Agostiniani consistente in una nave piccolacon pochi altari in testa una Cappella dedicata a Nostra Signora della Libera,è detta Chiesa coverta a tetti a costoni è il chiostro con bastanti comoditàper li religiosi, e viene servito dal Padre Priore due Sacerdoti, e due Laici.

Fuori della Città predetta uscendo dalla Porta della Santissima Trinitàpassato lo spatioso largo dove si fà la fiera, ritrovasi la Chiesa dellaSantissima Trinità consistente in tre navi divise con pilastri, et archi di pie-tra di taglio all’antica, e prima di entrare in quella ritrovasi l’atrio covertoa lamia da cui con poche grade si cala alla sudetta Chiesa in testa della qua-le stà l’altare maggiore, e dietro il suo coro con suoi sedili di legname, conuna cona di legname indorato, e nel corno del evangelo altra Cappella concona parimenti di legname, con pilastri colonne, cimmose, e frontespitio tut-

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to dorato, in cui si conservano quattro corpi Santi, cioè S. Nominata, che fùmadre dei Santi Senatore, Cassidoro, e Viatore suoi figli; vi è parimente il cor-po di S. Attanasio, e in detta Chiesa vedesi il tumolo della Regina Bianca, enella sacrestia si conservano gl’apparati decenti per uso dei santi sacrificij,da dietro detto altare maggiore, con poche grade si sale alla famosa princi-piata, e non compita Chiesa, al presente per uso d’ortolitio, ed in essa vedonsicolonne di smisurata grandezza, con capitelli, e base di pietra di tagliocommesse, designata la Chiesa sudetta in forma di croce greca, con molti nic-chi, e principiate Cappelle, di antica, ma capricciosissima architettura.

È detta Chiesa commenda della Religion di Malta che prima fù de PadriBenedettini, viene servita dal Priore con sei fra Serventi di Malta, dueSacerdoti, e tre Clerici, che in tutto sono dodoci, e la mattina sogliono in det-ta Chiesa officiare, è detta commenda assai ricca, e dentra la Città tiene co-moda, e decente abitatione, con molti magazeni, tenendo ancora moltissi-mi privilegij il Baliaggio sudetto.

Distante un miglio, e mezzo in circa da detta Chiesa vi è la Cappella sot-to il titolo di S. Maria Mistrena, grancia dell’Abbadia di S. Maria in Elice cheda di rendita docati centosessanta in circa.

Fuori di detta Città dalla parte della Porta del Castello da un quarto dimiglio in circa ritrovasi il Convento de Padri Cappuccini sotto il titolo di S.Sebastiano a cui si và per strada piana, e commoda, e la Chiesa consiste inuna piccola nave, coverta a lamia in testa ha il suo altare maggiore con cu-stodia, e cona grande di Nostra Signora dell’Assunta, sono dall’uno, e l’al-tro lato altre Cappelle, tiene coro, e sacrestia oltre gl’apparati per j santi sa-crificij conservandovi, accosto a detta Chiesa è il Convento con chiostro, cor-ridori, stanze, officine, refettorio, sopra dormitorio capace per dieci religiosi,viene servita dal suo Padre Guardiano, tre Sacerdoti, due Clerici, e cinqueLaici.

Dentro della Chiesa, nella Piazza, e largo grande avanti il Castello al-tra Chiesa nuovamente costrutta ritrovasi sotto il titolo del Monte de Morti,consiste in una nave, e lamia a basso coverta, in testa vi è solo l’altare mag-

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giore con quadro rappresentante il Glorioso S. Filippo Neri orante avanti laRegina del Cielo per l’anime del Purgatorio, vi è cona di stucco rilevata conquattro colonne due alla Salomone, e due liscie con suoi ornamenti, difrontispitio, e cornicione, in detta Chiesa stà eretta la Confraternità deMorti, e j fratelli di quella intervengono alle processioni, e seppelliscono tut-te le persone povere di detta Città.

Sonovi oltre delli predetti Monasterij, Conventi, e Chiese, molt’altre pic-cole Cappelle, e Confraternita della Libera, altra della Madonna della Scala,altra della Madonna di Costantinopoli, altra di S. Sebastiano, e la sudetta deMorti, e del Santissimo, che in tutte le processioni con insegne diverse e lo-ro precedenze assistono.

Gli territorij della Città dico della Città di Venosa confinano con le Cittàe terre seguenti, cioè la Città di Rapolla, con le terre di Ripacandida, eGinestra, col Casale di Maschito, colle quali secondo la fede dell’Universitàstassi ad acqua, ed erba commune, confina parimente con la terra di Palazzo,Spinazzola, Lavello, Montemilone, e difese di Monsignor di Melfi dette diGaudianello.

Havendo il Mastro Curatore, e Creditori del patrimonio presentato a VostraSignoria comparsa in cui domandarono, che le Università di Venosa,Ripacandida, e Palazzo havessero fatto l’elettione di quattro esperti per di-mostrare i confini, ed essendosi da Vostra Signoria ordinato, che il MastroCuratore dell’Illustre Principe della Torella dato havesse nota dei sospetti,havendo questi replicato non averne, interpose decreto per detta nomina utfol. 30 a tergo, et 31.

In esecutione del qual decreto eliggè l’Università di Venosa per suo esper-ti li sottoscritti, ut in fol. 32

Giovanni BilanzoneDomenico LifrusciMarco d’AndreaAngiolo Antonio MonacoPer esperti della Terra di Ripacandida, furono nominati, ut in

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fol. 34Francesco FranciulloDomenico TegnoGiovanni Battista GioiosaLonardo ColuccioPer esperti della Terra di Palazzo furono nominati ut in fol. 85Antonio PaganoGiuseppe LacciDomenico La SaponaraAntonio d’Anziero

E per quello, che j sudetti mi dissero, dimostrarono, e designarono j con-fini della sudetta Città di Venosa sono li seguenti.

Principiando j suoi confini dalla parte superiore confina colla Città diRapolla, e suo territorio nel luogo detto la Stratella, e per il medemo confi-ne detto la Stratella confina colle Terre di Ripacandida, e Ginestra, e sistende sino al fiume detto la Pellosa detto il valco di Pinocchione, e secon-do la fede dell’Università colla sudetta Città, e Terre vi stà ad acqua, ed er-ba commune: da detto valco di Pinacchione tirasi per detto vallone dalla par-te di sopra e gira per la fontana detta di Cannito, dalla qual fontana confi-na la terra di Maschito che prima era Casale di Venosa, con chi attenta la su-detta enunciata fede dell’Università stassi parimente ad acqua ed erbacommune, da detta fontana di Cannito gira il confine per il Toppo d’Acquara,da dove scende al Vallone del Ponticello e strada tra mezzo con detta terradi Maschito, dal detto Ponticello gira il confine Vallone sino alla Fiumara giun-ge alle grotti di Novazzo, da dette Grotti gira acqua acqua, e giunge sino alValco dei Castellani, e confina colla terra del Palazzo, dal vallone delleCastellane strada publica mediante che và a Spinazzola, e Palazzo, e giun-ge detto confine sin ad un antico muro vicino il molino del Palazzo, da det-to muro antico scende il confine a man sinistra acqua acqua dalla parte disotto, e giunge sino al valco detto il Laviello confinante colla terra sudettadel Palazzo, da detto valco di Laviello saglie il confine a dirittura vallone val-

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lone a man sinistra sino al confine di S. Lucia territorio di Spinazzola, ed esceal tratturo regio di detta terra di Spinazzola, qual tratturo anche confina col-la terra di Montemilone: da detto trattuto il confine scende orlo orlo a bas-so del bosco di Monte Milone e scende al Valco detto la Marena, il quale con-fine di Montemilone, dal valco della Marena la confina volta ad alto orlo or-lo il bosco di Montemilone e giunge vicino al Lago di tre confine, e confinaancora da detto Lago colle difese di Monsignor di Melfi detto, Gaudanello.Da detta difesa di Gaudanello scende il confine a man sinistra acqua acquasino al molino rotto di Lampisciano da dove confina colla Città di Lavielloe colla difesa di Monsignor di Melfi in mezzo de quali entra una lingua diterritorio detto la Correa, confina, e termina sino alla Madonna di Ripalda,da detto Molino Rottosaglie, il confine a dirittura ad alto del Bosco della Cittàdi Lavello, ed esce al pozzo di tre vada, dal qual pozzo vallone vallone esceal tratturo regio di Lavello: da detto tratturo il confine se ne cala alle due ac-que della Rendina, e dalle due acque se ne saglie ad un vallone detto AcquaRossa, tenimento di Rapolla, da detta Acqua Rossa se ne saglie alla stradetta,da dove s’è principiata la descrittione de sudetti confini.

Qual descrittione de confini è da me notata, e descritta attento e secondoquello che gl’esperti di sopra nominati dissero, e secondo la fede dell’Universitàfol. 10

…In primis possiede la Principal Corte il Palazzo Baronale, che è in for-ma di Castello di figura quadra, sito, e posto nell’entrato di detta Città a de-stra della Piazza grande descritta, doppo la prima, e seconda Porta; è quel-lo di figura quadra terminato da quattro grosse torri, con bastioni, e riviglioni,che del Castello sudetto le cortine difendono, circondato da largo, e profon-do fosso murato intorno; che per esser le torri, e j loro merli consimli s’ar-chittitura a quella del Castel Nuovo di questa Città, parche abbia con que-sti qualche rassomiglianza.

Entrosi in esso dalla Piazza sudetta per ponte di fabrica e legname a le-vatoro, dove è porta intagliata di pietra forte, sopra la quale è impresa di ri-

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lievo di Casa Gesualdo, entrasi poi per porta di legname, a cardonichi, nelprimo ingresso si trova piazza coverta a lamia con sue finestre verso la Piazza,e da essa a destra si trova piccola grada di pietra forte per la quale s’ascen-de ad una stanza coverta a lamia a botte, e tiene finestra verso detta portaritornando al detto coverto al suo piano si ritrova porta dalla quale con gra-da al quanto diruta si cala alla strada coverta del ballatoro, e al fosso di det-to Castello, ritornando poi al piano predetto si trova altra porta, dalla qua-le s’entra in una camera coverta a lamia a goveda, che piglia lume dalla par-te del cortile scoverto, da essa con picciola grada divisa in due tese si salealle camere de quarto che si descriverà, siegue a destra un’altra camera pa-rimente coverta a lamia, quale piglia lume da una finestra formata nella mu-raglia verso la cortina del baloardo, che è di grossezza la muraglia sudettapalmi 106/4, e dalla stanza sudetta a destra s’entra in un picciolo stanzinocoverto a lamia, ritornando poi alla sudetta piazza coverta a sinistra si tro-va corridoro coverto dalle medeme lamie, a sinistra del quale dal sudetto cor-ridoro s’entra in due camere, e in testa s’entra in un’altra camera similmentea lamia, e pigliano lume dette stanze dalla parte della Piazza, che stà avan-ti il Castello, ritornando al sudetto coverto da esso, (a destra si trova una stan-za), colla seconda porta senza quella di legname s’entra ad un coverto a la-mia a botte, e da esso a destra si trova una stanza parimente coverta a lamiaa botte con finestre, e porta senza quella di legname, in testa s’entra in uncamerino principiato, e non compito, ritrovandosi, discoverto, che viene adappoggiare al muro antico delle stanze del quarto in piano a destra del cor-tile, ritornando poi al coverto sopradetto si trova la strada di fabrica con gra-de di pietre vive, dalla quale con tre tese s’ascende al quarto superiore, chesi descriverà, al presente scoverta, e parte non compita, si và fuori al corti-le discoverto guadro, a sinistra si trova la cortina, che attacca con la torre pic-colo verso la Piazza, dove è porta antica al presente tompagnata, che primavi si passava col ponte di fabrica e legname per sopra il fosso, e la cortina su-detta al presente si trova senza li merli di fabrica, che per la lunga del tem-po vi sono marciti, e cascati, e caminando per la cortina sudetta si passa al

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baloardo a sinistra della porta di esso Castello ut supra descritta, ritornan-do poi al largo sudetto, seù cortile si trova porta colla quale con grade a cor-done si cala alla strada coverta dell’altro baloardo verso Ponente, che al pre-sente serve per uso di stalla capace di molti animali, in esso sono le sue tro-neve, che guardano cosi il fosso, come Piazza e spianata avanti di detto Castello,ritornando al luogo sudetto ut supra si trova un camerino formato sopra laporta della stalla coverto a tetti ritrovandosi sfondato il pavimento, ritornandopoi al cortile per scala a mano s’ascende ad una stanza per uso di carcere ci-vile, e da essa alla torre coverta a lamia sopra a tetti per criminale, ritornandopoi al piano del sudetto cortile in testa si trova calata di fabrica scoverta, dal-la quale si cala ad una stanza grande coverta a lamia divisa con pilastronidi fabrica nel mezzo, si passa dal cortile alla cortina con merli la maggior par-te cascati, dove vi corrisponde la strada coverta ut supra descritta, e a de-stra si trova altra strada coverta formata sotto il baloardo, che va verso la Portadi detta Città, e ritornando alla cortina prima descritta vi è altra porta al pre-sente diruta, dove con ponte di fabrica, e legname s’usciva per le sortite fuo-ri di esso Castello, al presente sono rimasti in piedi solo li pilastri, si cami-na poi per la piazza del baloardo, ritornando sino all’altro baolardo sopradescritto, dove al presente la maggior parte delli merli sono cascati, ritornandonell’angolo del cortile, e proprio accosto la torre, che stà verso la porta, nelpiano di esso si trova porta da dove con grada in pietra viva s’ascende al-la torre sudetta, quale oggi serve per carcere civile, e da essa con carraco difabrica s’ascende sopra di essa torre, dal qual luogo si godono le campagne,e terre convicine con terminata vista, ritornando al piano de cortile descrittoa destra sono quattro stanze grandi coverte a lamia a botte, l’una accosto l’al-tra, una per uso di cucina, con suo focolaro, poggi, stipo, ed altre comodità,siegue alla medema mano fuori del cortile la grada di fabrica scoverta del-la cortina ut supra descritta, ritornando poi al cortile coverto a grada primoloco descritta, e non compita, in testa della prima tesa si trova un picciolocorridoro a lamia dove si trova bocca della cisterna al presente guasta pernon esservi li condotti, e credesi che non tenga l’acqua, e dal detto corridoro

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in testa s’entra in un picciolo camerino al presente cascato la lamia, e dal det-to corritoro a destra con grada divastata s’ascende al baloardo a sinistra del-la porta d’esso Castello, ritornando poi al ballatoro della sudetta grada se-guendo la grada predetta con due altre tese d’undeci gradi l’una, non com-plita, e discoverta s’impiana al terzo ballatoro, in esso è porta, entra alla sa-la coverta lamia a botte, quale piglia lume così dalla parte del cortile, comedalla Piazza, a destra di essa si trova la Cappella coverta a lamia, e arco dipietra del paese intagliato dove, è l’altare di fabrica, in testa della sudetta sa-la si trova una stanza coverta a tetti per uso di riposto, che piglia lume confinestre dalla parte della Piazza, accosto si trova porta dalla quale s’entra inun picciolo corritoro coverto a lamia di canna, a destra della quale s’entrain una camera coverta a tetti, quale piglia lume con due finestre verso la stra-da, ritornando alla sala sudetta da essa s’entra alla prima anticamera covertaa lamia a gaveda, e lunetta, dipinta di Rabesco, ed altro di mediocre pittu-ra con pavimento di mattoni, e tiene due finestre una verso il cortile, e l’al-tra verso la Piazza, da essa si passa ad un’altra stanza simile di pittura, e pa-vimento, a destra vi è porta, che và fuori al riviglino formato sopra la por-ta di detto Castello, e da essa s’entra alla terza camera di forma più picco-la delle prime descritte, coverta a lamia a goveda, e lunetta senza pittura, etiene comodità di focolaro, siegue la quarta camera simile, in testa si trovaporta dalla quale con corritoro a lamia si passa ad un picciolo camerino oscu-ro, e da esso con sedici scalini s’impiana ad un ballatoro, a sinistra s’entrain un camerino, che piglia lume dalli saettoni, che sono attorno la torre, e dadetto camerino continuando la scala a ventidue gradini si sale ad un altrocamerino similmente pigliano lume da saettoni, e da esso con altri quattordiciscalini, s’impiana alla sommità della torre, dove si gode tutta la Città ed al-tri luoghi della Puglia, ritornando al piano della quarta camera ut supra de-scritta si trova porta dalla quale s’entra da una camera coverta a lamia a go-veda con finestra verso la strada, e stipo dentro muro, da essa si passa ad unaltra camera simile, e dalla detta ad un corritoro grande coverto a lamia, do-ve a a destra si trova la comodità del luogo commune a man sinistra la com-

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modità della rota, che corrisponde alla sala dell’altro quarto, che si decriverà,siegue la commodità del focolaro, in testa del sudetto corritoro vi è altra stan-za per uso di dispenza, che piglia lume con finestre ingredienti, e dette quat-tro stanze sono per servitio delle donne; ritornando alla seconda stanza pri-mo loco descritta in testa si trova piccolo prospetto formato dentro la gros-sezza della muraglia, dal quale si passa ad una stanza coverta a lamia a go-veda, a destra si trova porta, che cala alle prime camere ut supra descritteal piano della piazza coverta, a destra d’essa stanza si trova altra porta fa-bricata, che prima corrispondeva al quarto ut supra descritto delle donne,e dalla camera sudetta siegue un’altra camera coverta a lamia a botte, conlunetta, e tiene finestre al cortile, e da essa si passa ad un’altra camera co-verta a lamia a botte per uso di sala col focolaro, e piglia lume con fenestrelliingredienti, dove è porta, che và ad uscire alla grada discoverta primo lo-co descritta, siegue a sinistra della sudetta sala un’altra stanza similmentecoverta a lamia a botte, con finestre verso il cortile, in essa camera vi è uncamerino piccolo, e dalla camera predetta s’entra in una stanza grande di-visa con arco di fabrica nel mezzo colla comodità del focolaro, e piglia lu-me con due finestre una verso il cortile, e l’altra verso la Piazza, siegue in te-sta un’altra camera simile, quale quarto viene detto il quarto del Cardinale,e in questo consiste il Castello, o sia Palazzo Baronale.

Possiede in feudum la difesa del Monte, che uscendo fuori la porta delCastello, caminando verso Ponente con un miglio, e mezzo di camino det-ta difesa ritrovasi, è territorio montuoso e scosceso parte macchioso con frat-te, e parte con alberi di cerque per uso di pascolo di vacche, bovi, e giumente,confina con il vignale di S. Felice, la via che và ad Atella, e poi rivolta per ilboschetto delle Reverende Monache di S. Benedetto, e di la per il confine del-la terra di S. Domenico, che prima fù del quondam Cicoria, e voltando perl’acquedotto di fabrica, che l’acqua conduca alle fontane della Città diVenosa per il confine del territorio di S. Francesco li beni della SantissimaTrinità, e seguendo il toppo della Trinità si cala per il vallone della Pellosa,e voltando per il vallone sudetto s’arriva all’isca del Reverendo Capitolo del-

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la Città sudetta accosto il principio della Marziana, seguendo vallone vallones’arriva alli vignali d’Ischitella, e da detto luogo salendo per li vignali del ma-gnifico Angelo del Turo, e più sopra li beni del magnifico Pallotta per li be-ni di D. Francesco Spioli, e li beni della Cappella del Santissimo e di là allivignali di S. Felice, dove si è principiata questa descrittione de confini, es-sendo detta difesa lunga un miglio, e mezzo in circa e larga altre tanto.

…Il territorio detto il GiardinoUscendo dalla porta del Castello in distanza di un tiro di pietra si ritrova

il sudetto territorio chiamato il Giardino, è territorio scampio seminatoriodi capacità di tomola quaranta, a semina tomola trentasei, e confina colla stra-da publica, che và a S. Giorgio colli beni dello magnifico di Costanza collavigna di Vito Pippa delle fornaci, nel qual territorio vi passa così l’acquedottodi fabrica, parte di esso dentro terra, e parte sopra terra, che conduce l’ac-qua delle descritte fontane della Città, come anco attraversa per detto ter-ritorio il Tratturo Regio.

Un pezzo di territorio chiamato delle Volommere, seù delle Grotte seùdell’Orto della Cavallarizza.

Il sudetto territorio stà sito, e posto dentro la Città accosto al Conventodi S. Francesco de Padri Minori conventuali, e consiste in due pezzi, uno nelpiano e l’altro nello scosceso. Il piano è diviso dalla strada per cui si và a det-to Convento in due piccole partite disuguali, ambedue di capacità di un to-molo, la più grande confina colla muraglia della Città col sudetto Convento,la strada, e la fontana, che prima serviva per l’acqua alle Cavallarizze del Barone,e l’altra parte più piccola confina colla strada sudetta, e colli beni di D. SebastianoPupino, e serve per uso di ortolitio, l’altro nello scosceso da sotto la mura-glia di capacità di tre quarti di tomolo, serve parimente per uso d’ortolitio,e vi sono certi pochi alberi di fico, e canneto; confina da due parti colli be-ni del sudetto Convento di S. Francesco e dall’altra colli beni del MagnificoFisico Nicolò Vitagliano, di modo che tutto il sudetto territorio diviso, co-me ho detto di sopra è di capacità di un tomolo, e tre quarti.

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Un pezzo di territorio detto il CentimmoloIl sudetto territorio stà sito, e posto fuori la Porta della Santissima

Trinità, poco distante dalla strada publica, che và alla Chiesa della SantissimaTrinità a sinistra nell’uscire da detta Porta. É territorio scampio seminato-rio di capacità di tomola tre, e mezzo, e confina con il fosso della Città, conli beni, e colla via, che và alle vigne del Ruscello, con la vigna del quondamSebastiano Pupino, e colli beni del Reverendo Cantore.

Altro territorio, seù difesa detta la MarzianaUscendo dalla porta del Castello caminando verso Ponente con un mi-

glio, e mezzo di camino accosto la descritta difesa del Monte dalla parte diTramontana, il sudetto territorio o difesa detta la Marziana si ritrova è ter-ritorio scosceso, e montuoso, parte scampio seminatorio atto alla coltura dicapacità di tomola settant’otto, cioè versure diece macchiose, e frattose at-te a pascolo, che in tutto sono versura trentasei, e confina da una parte conil vallone dell’Apellosa, la Menza Vescovale, il Capitolo di detta Città, la viache và a Barile, e come camina detta strada confina colli beni della Chiesadi S. Guglielmo, e di là voltando per Mezzogiorno confina con il toppo det-ta Abbadessa, li beni di S. Benedetto di detta Città, li beni della SantissimaTrinità, e seguendo, come camina il lemete a confine dell’altri beni delCapitolo, e dal sudetto luogo si cala al vallone dell’Apellosa, nella qual di-fesa si trovano oggi alcune grotte, che dissero possedersi da D. Donato Zelone,due dagl’eredi del quondam Frabitio Tancredi, per l’altre della Cappella delSantissimo, quali grotte, servono per chiuderci, e custodirci li bovi.

Altro territorio detto il Cortiglio delle NociUscendo dalla porta del Castello, caminando verso Mezzo Giorno di-

stante dalla Città un quarto di miglio in circa si ritrova il sudetto territoriodetto delle Noci, è territorio parte scosceso, e parte piano, sito, e postodentro una vallonata di capacità di tomola due in circa, sono in essi dodicipiedi di noci, è il territorio parte seminatorio, e parte macchioso, e frattoso,confina colli beni del Capitolo di detta Città, la vigna di Pietro Grecco, li be-ni di Costanza Zimorella e li beni di Costanza.

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…Possiede la Principal Corte la difesa detta La Caccia. Detta difesa stàsita, e posta …….miglia cinque in circa…………….bosco di Lavello, di 6…….strada di Melfi la difesa detta la Don, e il demanio della Trinità,……….prin-cipiando j suoi confini………………e una parte ……del Barone, e dall’altracon la………., dal quale tirando verso la Noce, che si chiama la Noce Serratacaminando da sopra il cugno dello Saracino per due altri termini, all’ultimode quali, vi è una cerque crociata, da dove si cala dentro…..nel luogo det-to la Noce Serrata che resta per titolo, e per esso si và a dirittura ad un al-tro termine con simili segni, e di là volta al termine antico, seù titolo tonno,e di là …..saglie alla strada detta…………, dove si trova un altro titolo, seùtermine che di la per il confine della Chiesa della Trinità dico Trinità si ca-la per la via delle, ed esce ……per sopra le grotte, e il bosco di Lavello sinoallo Pescarello e corre per il corso dell’acqua, e và ad uscire al confine diGaudiano, e tira sino alla via……, che…….della Trinità, ….. per detta via sitorna al primo termine ut supra descritto, e poi detto difesa della Caccia Boscosa,con alberi di cerque, e cerri grossi, ed è per uso di pascolo d’ogni sorte d’a-nimali come sono bacche, giumente, bovi, porci si trova detta difesa esserdi lunghezza miglia circa due, e mezzo, e larga miglia due in circa.

Altro Territorio detto l’isca della Tramontana seù delli LazzariUscendo dalla detta Città verso Oriente in distanza di mezzo miglio in

circa si ritrova il sudetto territorio detto l’isca della Tramontana, seù delli Lazzari,è territorio parte piano, e parte scosceso in tutto di capacità di tomola ottoin circa, cinque di essa piano, e tre di scosceso (il piano serve per uso di or-tolitio il remante scosceso seminatorio) seminatorio, ed in esso vi sono di-ciotto piedi di noci confina detto territorio con il vallone della GrottaPertosa, la strada delle Cerre del sale, li beni della Chiesa delli Santi Cosmo,e Damiano, li beni dell’Abbadia di S. Maria in Elice, li beni di S. Domenico,e la via publica.

Altra difesa detta di Messere con il Toppo della ViolaUscendo dalla Città sudetta verso Levante in distanza di miglia tre in

circa si ritrova la sudetta difesa chiamata di Messere qual confina colli be-

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ni della Mensa Vescovile, il tratturo, che mena da Gravino, e và ad Ascoli,il demanio da due parti, e la di sopra descritta difesa della Caccia, e principianoj suoi confini dal titolo o sia termine posto di fronte della strada predetta, ac-costo la ……, la dove per la strada…., si và al Toppo della Viola…..sopra leGrotte, e volta al tratturo regio, e per detto tratturo caminando versoPonente s’arriva al demanio, dove, volta via via si arriva alla Noce Serratain confine della difesa della Caccia, e da detto luogo volta verso Levante, co-me camina lo scolatoro dell’acqua, seù valloncello, s’arriva al titolo descrittodi sopra accosto al tratturo regio, qual passa per mezzo detta difesa, tra ilToppo della Viola, e difesa sudetta per mezzo quarto di miglio, è territorioboscoso di Pocache, e cerquette per uso di pascolo d’animali grossi, e tuttadetta difesa con il Toppo della Viola è di lunghezza miglia due, e mezzo, elarghezza in alcune parti miglia uno e mezzo, in altre miglia uno, ed in al-tre un quarto di miglio.

…Questo è quanto parmi dover riferire a Vostra Signoria; alla di cui cen-sura sottomettendomi, e rassegnando tutti j miej rispetti, resto baciandoli af-fettuosamente le mani Napoli li 28 Settembre 1713 = di Vostra Signoria af-fettionatissimo obligatissimo vero Giuseppe di Gennaro Vande Inde Primariodel Sacro Regio Consiglio

Die nona mensis Ianuarij 1714Bartolomeo Vassallo portiere del Sacro Regio Consiglio hò notificato

il…….Cristofano De Parillij presente, e lasciatoli Copia.

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Documento n. 10

1740, 4 Giugno

Relazione dell’apprezzo di Ruvo redatta dall’Ingegnere AgostinoCaputo nel 1740 e 1760 dall’Ingegnere Miano.

ASN, ACT, Fasc. 225 Inc. 7

All’Illustre Signor Marchese D. Carolo Feudo Ruoti Presidente della RegiaCamera della Sommaria.

Die decima nona mensis Augustis, millesimo septimo quadragintesi-mo Neapoli presentata per manus D. Augustinus Caputi Regem Ingegnerius.

Con decreto della Regia Camera interposto a relatione di Vostra Signoriade 18 Aprile 1739 inteso l’Illustre Marchese D. Matteo de Ferrante RegioConsigliere ed Avvocato fiscale del Real Patrimonio mi viene commesso, edordinato che accudendo per esso la sua degnissima Persona procedutoavessi all’apprezzo della Terra, e Feudo di Ruvo della Montagna in Provinciadi Basilicata Citra pregiuditio del Regio Fisco, e delle parti fol. primo Actiapretij terrae Rubo sur de Montanea.

In esecutione del quale decreto precedente mia requisitoria notificataalli Mastri Curatore, ed Avvocato, e Procuratore nomine omnium credito-rum del patrimonio delli quondam Francesco, e D. Fabio Gesualdo, eProcuratore dell’Illustre Principe di Ruoti possessore di detto feudo diRuvo fol. 2 m’accinsi alla partenza per la volta della sudetta Terra, e Feudom’accinsi alla partenza per la volta della sudetta Terra, e Feudo lo cui gior-no ritrovai, che nello stesso assistevano li sottoscritti D. Tognazio SanbiaseCuratore, e D. Giulio Sifanni Avvocato, e Procuratore nomine omnium cre-ditorum del cennato Parlamento onde alli stessi feci notificare altre mie re-quisitorie, e fattasi l’elezzione dell’esperti per parte dell’Università di det-ta Terra furono eletti Pietro Palcisso, Giuseppe Luozzo, Matteo Vitella,

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Andrea Ruggiero, ed Antonio Rucciolo fol. 7 diedi di piglio coll’assistenzade medesimi, e dell’esperti eletti dalle convicine Terre, cioè dall’Universitàdi Rapone D. Giovanni Maraziello fol. 11, dall’Università di S. Fele GiovanniFlavio Muccia fol. 12 dall’Università d’Atella Onofrio Memmolla fol. 13dall’Università di Calitri Giovanni Frasca fol. 14 a riconoscere la confinazionedella Terra sudetta e de corpi Baronali, e ius feudali, sicome mi do l’onoredi riferire a Vostra Signoria.

Stà la detta terra di Ruvo situata nella Provincia di Basilicata distanteda questa Città di Napoli miglia 138, alla quale vi si giunge per la strada diPuglia, e col galesso si può venire fino alla Terra di Atella distante da Ruvocirca miglia 6 e per la strada vecchia e distante da questa Capitale miglia 72,e col galesso si può venire fino a Calitri distante da Ruvo miglia 6 e la RegiaUdienza di detta Provincia risiede in Matera distante da questa predetta Terramiglia 48 come dalla fede dell’Università fol. 121 e anco distante la predet-ta Terra di Ruvo dalle sotte Terre cioè dalla Terra di S. Fele circa miglia 2 conla quale ha li confini verso Mezzo Giorno, e si tiene promisquità di pasco-lare, ed ad acquare: con la Terra d’Atella cioè con il bosco nominato Bacitoverso Tramontana, e con la difesa delle Maucelle verso Oriente col Ius di Legnarein detto bosco di Bacito col pagamento di annoui docati venti, quali doca-ti venti annoui asserisce la medesima Università di Ruvo essersi pagati daltempo, che l’Illustre Principe della Torella possedè lo feudo di Ruvo, ilquale colla sua potenza fe succumbere la detta Università al detto pagamento;poicchè prima non pagava alcuna, e lignava al vino per proprio dritto, co-me vedesi dall’apprezzo antico e ciò fù asserito da detta Università per nonpregiudicare le sue ragioni. E distante detta Terra d’Atella da Ruvo circa mi-glia 6: confina con la Terra di Rapone verso Ponente col tramezzo del fiumeGiento, ed è distante dalla medesima circa miglia 2. E nel luogo detto li Santiin territorio di Rapone essa Università di Ruvo tiene il Jus di Pascolare, e difidare altri in detto territorio. Stà distante la Terra di Ruvo da quella di Calitricirca miglia 6 con chi ave li suoi confini tramezzati col fiume Ofanto versoTramontana. Confina in ultimo col bosco della Badia di Monticchio col

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tramezzo del fiume d’Atella verso Tramontana, e parte d’Oriente colla di-stanza di miglia 6 in circa, come il tutto appare dalla fede dell’Università diRuvo fol: 10.

Stà la medesima Terra edificata sopra d’una collina d’un monte eminentedi figura bislunga, e nell’entrare nella medesima si ritrovano gl’abituri nelborgo con una strada selicata nel mezzo larga con edificij di case da una par-te, e dall’altra. E seguitando detta strada per mezzo tutta detta Terra, vi so-no stradette da sotto, e da sopra pendinose, e fangose in tempo d’inverno,e tutti l’edifici consistono in bassi, e camere, e molte altre case matte, tuttecoverte a tetti. Nel mezzo di detta Terra vi è la chiesa Madrice sotto il tito-lo dell’Assunta, la quale consiste in una nave coverta a tetti con setteCappelle collaterali, ed in testa vi è l’altare maggiore con la statova di legnoposta in oro dell’Assunta, dietro del quale vi è il coro per officiare: tiene sa-crestia, ove si conservano l’utensilij, cioè croce, secchio, navetta, ed incen-ziera d’argento, e l’altri di metallo con coppe d’argendo indorate, mediocriapparamenti, e sufficienti pianete, e palliotti di seta, e lama. Vi è fonte bat-tesimale: vi è un campanile di tre ordini con tre campane una grossa, e duepicciole: tiene orologio, di cui ne ha il peso l’Università: viene officiata det-ta Chiesa dall’Arciprete, e 14 Preti, quali han provisione da circa ducati 22compensatamente in ciascun’anno, quali pervengono dall’entrate di dettaChiesa, e dalle decime. Viene servita anco da altri sei Preti due Diaconi, treSubdiaconi, tre Licenziati, tre Clerici, però senza provisione alcuna. In det-ta Chiesa vi sono due Confraternite, una del Santissimo, l’altra del SantissimoRosario. Nel borgo vi sono due Cappelle, una sotto il titolo di S. Anna, qua-le consiste in una nave coverta a tetti, ed è beneficiata, in cui vi ha il peso dibeneficiare il suddetto clero. L’altra sotto il titolo di S. Carlo Borromeo sitanel luogo detto la Teglia, consistente in una nave coverta a tetti, ma stà ca-dente. In detta Terra vi sono due altre Cappelle, una sotto il titolo di S. Niccolòconsistente in una nave coverta a lamia, quale è beneficita, e vi si celebra unavolta l’anno, e l’altra diruta sotto il titolo di S. Bernardino consistente ancoin una nave coverta a tetti, ed è anche beneficiata in cui vi si celebra una vol-

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ta l’anno. Vi è anche la Congragazione di S. Giuseppe coverta a tetti orna-ta di prospreri, e sedili, e vi sono da circa 200 Fratelli, quali non hanno al-cun peso, ne godono alcun privilegio. Nel piano da sopra detta Terra vi è laChiesa sotto il titolo dell’Annunziata consistente in una nave coverta a tet-ti, dove tiene il peso il suddetto Clero per la celebrazione delle messe. Fuoridetta Terra, e proprio dalla parte di sopra risiede un Convento dell’OrdineS. Francesco della Scarpa sotto il titolo di S. Tommaso la sua Chiesa consi-ste in una nave grande coverta da tetti nelli laterali della quale vi sono set-te Cappelle di diversi Santi, e Sante, oltre dell’altare maggiore, dove si con-serva il Santissimo, dietro di cui vi è il coro per essercitare j divini officij: adestra di detta nave vi è la sacristia, ove si conservano j suppellettili. Vi è cam-panile di tre ordini con due campane una grossa, ed una picciola.

A destra della porta di detta Chiesa v’è altra porta per la quale s’entrain un cortile scoverto murato, in mezzo del quale vi è una cisterna grandecon boccaglio di breccia: e nell’angolo a destra del medesimo vi è comododi stalla. Da detto cortile si passa poi in uno coverto, a sinistra del quale viè il refettorio, ed a destra la cocina con molti comodi, costo la quale stà la gra-da, che porta al dormitorio, in dove sono tredici celle tutte coverte da tetti,sotto del qual dormitorio vi è il comodo di cantina.

Si celebrano in detta Terra le festività del glorioso S. Rocco Padrone del-la medesima. Le festività, e processioni della Santissima Annunciata di S.Sebastiano, di S. Biagio, e del glorioso S. Antonio, sopra le quali festività, eprocessioni non ave l’utile Padrone di detto feudo Jus alcuno, come dalla fe-de dell’università fol. 117. Nemmeno sopra la perdonanza, che si fà il dì 26luglio giorno della gloriosa S. Anna, come dalla fede della stessa Universitàfol. 119.

In fine della Terra dalla parte di sopra vi è il Castello in cui si ha l’adi-to da due parti, una sita dalla parte di sopra di rimpetto la fontana e l’altradalla parte della Terra. Per la prima s’entra in un cortile coverto a lamia, aven-do ne laterali due bassi coverti a travi, e sopra delli medesimi due camerecoverte a tetti, e sopra detto entrato altra camera, anche coverta a tetti alle

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quali camere vi s’ascende per una scala di fabrica diruta. Da detto entrato,mediante atrio, per parte di fabrica, consistente in due lamie, si ritrova al-tra porta, e si passa in un cortile scoverto, a sinistra del quale vi sono duebassi con porte a detto cortile, con due altri bassi da dietro: e nell’angolo asinistra, entrando in detto cortile, vi stà lo carcere, seù necessario. Sopra didetti bassi per scala di fabrica s’ascende mediante ben lungo passetto covertoa tetti, che tiene due finestre riguardanti la Terra ad una scala coverta a tet-ti. Da detta si dirameno due braccia, uno in testa di due camere, e l’altro adestra di tre altre stanze tutte coverte a tetti con soffitte di tavole con aspet-ti al cortile ed alla Terra. Per detta grada , ed in piano al primo ballatoio s’hal’igresso ad una sala ben grande coverta a tetti, e soffitta di tavole diruta, epavimento diruto con finestra dalla parte dei fossi, a destra della quale sie-gue altra stanza, anche diruta con pavimento diruto coverta da soli tetti. Asinistra della sala vi è altra stanza bislunga con tre finestre dalla parte del-la Terra con pavimento di mattoni coverta anche a tetti. In testa poi sieguealtra stanza, a destra della quale sieguono due altre stanze: una di essa peruso di Cappella senza porte coverte di soli tetti: e a una di dette stanze s’hal’adito ad un’altra stanzolina, quale ancora è senza porte, da cui per portellas’ascende alla torre coverta a lamia. A sinistra s’entra in un’altra grandissi-ma stanza con pavimento diruto coverta a tetti, e soffitto di tavole, a destradella quale mediante arco, s’hanno due stanzette coverte a tetti, e soffitte ditavole: in testa della quale sieguono due altre grandissime stanze tutte co-verte a tetti guarnite di porte, e finestre.

Ritornando al cortile scoverto nell’angolo a destra entrando vi è la pa-gliera, sotto detto appartamento vi stà un terraneo bislungo comodo di trestanze terranee coverte tutte a lamia.

L’altra porta dalla parte della Terra vi si ascende per scivola di brecciea modo di scala con pettorate attorno, mediante un ponte di legno, primadel quale vi è torretta di fabbrica in piano di detto ponte.

D’intorno di detti appartamenti e torre vi stà recinto di fosse e mura. Inprincipio di detta scivola, o sia grada per porta s’entra nel principio delli fos-

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si, dal quale per altra porta s’entra in un magazino grande continente tre va-ni, medianti due archi. In piano di detti fossi, e proprio costo il ponte di le-gno per porta s’entra in un lungo coverto per uso di poner vino, ed in finedi esso una sorgiva d’acqua.

Viene la suddetta Terra di Ruvo numerato per fuochi numero 221.1/4

cavata dal libro del patrimonio per il nuovo carico formato a primo Gennaro1737 fol. 204: fa anime fra capaci, ed incapaci di comunione numero 1817,come dalla fede fol. 77.

L’habbitanti della prenominata Terra sono la maggior parte bracciali,ed attendono al zappare, e coltivare la terra, e parte bensì in poco numerosono massari di campo. Vi sono due Dottori di Legge, due Medici, due Spezialidi medicina, due Notari, un Chirurgo licenziato, due Giudici a contratti, unMaestro di scuola, sette Calzolari, nove Mastri Falegnami, tre Ferrari, tre MastriFanarde due Imbrigiari, una ostetricia. Le di loro donne parte attendono altessere panni di lana, e di lino, ed in tutto al filare, ed andare a legna, comeil tutto costa dalla fede dell’Università fol. 208.

Vestono comodamente, vanno tutti calzati, dormono sopra materazzidi lana e benche si ravvisi nella sudetta fede dell’Università, che pochi sia-no massari, nulla di meno per parte de medesimi Curatore, ed Avvocato, eProcuratore nomine omnium creditorum del sudetto patrimonio si è articolatoesservi in detta Terra massari numero 30 at art. 72 fol. 368 e con deposizio-ni de tesimoni si è provato, che sono in detta Terra massari venti fol. 382 art.423 art., et 430. Si è parimente provato, da medesimi colle deposizione di 2testimonij con testi esaminati sopra il primo articolo fol. 357 essere in det-ta Terra tre case civili, e 20 comode ut fol. 379, et 425, benchè da un altro te-stamento essaminato sopra lo stesso primo art. diminuisce le case civili alnumero di due, e le comode al numero di 5 fol. 404.

Gl’habbitanti di detta Terra vivono per catasto si fà tra essi, col quale sod-disfano la Regia Corte, si fiscalarij, ed altri pesi, come dalla fede dell’Universitàfol. 63.

Lo territorio racchiuso tra confini della suddetta Terra di Ruvo, e par-

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te piano, ed il rimanente costeroso, collinato, e montagnoso per uso di pa-scolo, e seminatorio, produce ogni sorte di vittovaglie per comodo, e man-tenimento degl’habbitanti della stessa, cioè grano, grano d’India, fave, ce-ci, cicercole, orzo, avena in mediocre quantità, il vino però abonda di mo-dochè ne vendono a forastieri, come dalla fede dell’Università fol. 88.

Per parte dei detti medesimi Curatore, ed Avvocato nomine omniumsi è articolato, il territorio di Ruvo essere fertile, che produce in abbondan-za le vittovaglie di modo che frutta il seminato per ogni tommolo tomma-la 12 fino a 15, e compensando il fertile coll’infertile frutta tommola nove perogni tommolo ut art. 67 fol. 367 at.; e lette le deposizioni dei testimoni essaminatisopra il detto articolo ho veduto che tre testimonij depongono che li sudettiterritorij fruttano secondo l’annate da 4 fino a 10 tommola per ogni tommolofol. 287 at., 390, et 392. due altri testimonij da 4 sino ad 8 tommola per tom-molo fol. 435 et 441 at.

Si sono vendute le vittuvaglie sudette secondo le annate fertili o infer-tili: di maniera che in alcuni tempi sono stati li prezzi delle stesse, cioè il gra-no a carlini 6, benchè una sola volta siasi venduto a tal prezzo due volte acarlini sette, una volta a carlini 9, e per loppiù a carlini otto il tommolo, e cos-sì dell’altre vittuvaglie, come il tutto costa dalla fede dell’Università fol. 70ad 71 e presentemente il grano si vende a carlini 6 il tommolo, come da al-tra fede della stessa Università fol. 73 benchè il grano di Saravolla, eCarosella si vende un carlino dippiù il tommolo dell’altri grani, come dal-la fede dell’Università fol. 265.

La meliede è una misura, della quale si fa uso in detta Terra di Ruvo edogni meliede è una misura e mezza di Napoli, poiché 15 meliedi compon-gono il tommolo, come dalla fede della detta Università fol. 102.

Il paro del musto è un certo termine di parola, della quale parimente sifa uso nella predetta Terra, e consiste in due barrili, che si compongono di car-rate ottanta. Cioè carrate 40 per ciascun barrile, e la carrata è di oncie 33, e noncome quella di Napoli, come dalla fede della cennata Università fol. 44.

Per parte dell’Illustre Principe di Ruoti odierno utile Principe di detta

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Terra si è ortato, come li grani in Ruvo non si vendono più di carlini cinqueil tommolo, e benche la voce si faccia a carlini 7 il tommolo, ciò avviene percagione di poveri, che soddisfano il grano j di loro creditori. Però quandosi vendono li grani il di loro prezzo è carlini cinque per non essere detta Terradi Ruvo di traffico, come nell’articolo 13 fol. 212, e non ha provato l’artico-lato con le deposizioni di 4 testimonij per parte sua essaminati, poiche duedi questi depongono essersi venduto il grano a carlini sei, e sette secondole raccolte ed essere li grani raccolti in detta Terra di mala qualità per cau-sa del terreno cretoso, e non essere detta Terra di passaggio e commercio fol.277 at. 310 at.. L’altri testimonij depongono la vendita del grano da carlinicinque sino ad otto fol. 282 at. 324 at.

Per parte degli sudetti medesimi Curatore, ed Avvocato nomine omniuminteressati del sudetto patrimonio si è ortato come li grani di Ruvo sono dibuona qualità, e di peso, e che degli stessi 2 terze parti sono mischie e la ter-za parte di carosella, ed il prezzo degli medesimi suole ascendere a carlini10 incontuso: essendosi dalle Terre convicine venduto da 7 fino a 12 carli-ni il tommolo, e quando v’è stata scarsezza sono j prezzi de grani allevati mol-to ut in art. 84 fol. 370 benchè da testimonij essaminati sopra detto arto perparte degli sudetti, essendo state da me riconosciute le di loro deposizioni,costa solamente che li grani del territorio di Ruvo sono di buona qualità, eche secondo l’annate ubertose, o scarse s’è venduto il grano da carlini 6 si-no a 12 il tommolo fol. 435 at. 442, benche da uno testimone si deponga so-pra detto arto li grani che si raccogliono nel sudetto territorio essere d’inferiorecondizione di quelli di Calitri, e che siasi venduto a carlini 7 ed 8 il tommolo,secondo la fertilità delle annate fol. 459.

Viene governata la sudetta Università dal Sindico, ed eletti, de quali sifà l’elezzione in pubblico parlamento convocato a suono di campana a vo-ti de cittadini, qual parlamento, acciò sia perfetto non deve essere minore di40 voti, quale elezzione sortita l’utile Principe di detta Terra di Ruvo ha il Jusdi confirmare gl’eletti, come dalla fede dell’Università fol. 98.

Vi sono due Giurati, che si eliggono dall’Università, a quali la medesi-

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ma dà le patenti, e sono obbligati servire tanto l’Università quanto laBaronal Corte come dalla fede dell’Università foglio: 96.

Per parte delli riferiti medesimi interessati del sudetto patrimonio si èarticolato come l’Università di Ruvo è tenuta eliggere 4 giurati, due de qua-li servono la Baronal Camera e due altri dall’Università, e da detti giurati lastessa Università dà di provisione quali sei per ciascuno, senzachè il Baronesia tenuto corrisponderli cosa alcuna ut arto 74 fol. 368, benche non si è fat-ta prova alcuna né con testimonij, né con scritture pubbliche, o private.

Nella quaresima vi è il Predicatore, quale viene eletto dal Vescovo di Muro,né sopra questa elezzione ove Ius alcuno la Baronal Camera, come il tuttocosta per fede dell’Università fol. 113.

E finalmente al Governatore si pagano dall’Università sudetta carlini25 per li bannij pretorij, senzache sia tenuta ad altro ut fol. 66.

Per comodo dell’habbitanti di detta Terra di Ruvo vi sono due fontanepubbliche nomate della Terra, una fuori l’abitato da sopra il Castello, l’al-tra dentro l’abitato, con canali, che menano acqua oltre delle quali fontanevi sono da altre 4 sorgive d’acqua per uso de persone particolari e sopra tut-te dette acque non ha Ius alcuno la detta Baronal Camera. Dippiù vi sonol’acque perenni del fiume Bradine, del fiume Liento, del fiume Ofanto e delfiume d’Atella delle quali acque tiene la Baronale Camera il Ius di farne usoper molini, e valchiere, come chiaramente ravvivasi dalla fede dell’Universitàsudetta fol. 106.

Possedono per loro industria gl’habbitanti di detta Terra pecore 800, agnel-li 40, bovi aratorij 50, vacche 190, cavalli 8, giumente 13, muli e mule 20, so-marri 137, capre 200, montoni 50, neri e troje seù scrofe 57, come il tutto siraccoglie dalla fede dell’Università fol. 92.

Vi sono parimenti in detta Terra tre molini, de quali due macinano percomodo degl’habbitanti della stessa Terra per esser vicini in dove sono te-nuti tutti gli cittadini della medesima portare a macinare il grano, e l’altrofabbricato ne confini di detta Terra verso Calitri, c’è macina coll’acqua delfiume Atella e questo ordinariamente serve per gl’habbitanti di Calitri, j qua-

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li nell’està, quando manca l’acqua né di loro molini vengono a macinare nelmolino di Ruvo. Vi è parimente in detto territorio di Ruvo, alla quale sonotenuti tutti gl’habbitanti di Ruvo portare a valcare i panni, che levarono, unavalchiera.

Vi è ancora il comodo del forno per cuocere imbrici, sopra del quale leBaronal Camera non tiene Ius alcuno.

Vi sono parimente in detta Terra due forni Baronali per cuocere il pa-ne, né quali sono tenuti tutti j cittadini di Ruvo portare a cuocere il pane.

Godono gl’habbitanti della detta Terra di Ruvo il commercio delle ter-re di S. Fele, e Rapone per la vicinanza di circa 2 miglia, e d’Atella distantecirca 6 miglia, ove in tempo di fiera si provedono del bisognevole: e di Calitridistante circa 6 miglia a gl’habbitanti della quale vendono il vino, che pro-duce il territorio del sudetto feudo come della fede della sudetta Universitàfol. 94.

Viene la riferita Terra governata per quel che appartiene al spirituale daMonsignor Vescovo di Muro soffragoneo di Monsignor Arcivescovo diConza come dalla fede dell’Università fol. 81.

Per il temporale viene retta dal Governatore, il quale s’eligge dall’uti-le Principe di detto feudo per l’amministrazione della giustizia delle primecause civili criminali, e miste: assistendo con esso il Mastrodatti, Servienti,e Giurati, quali Giurati si pagano dall’Università, come sopra ed il Giudicedelle seconde cause viene anco eletto dal possessore di detto feudo fol. 68.

Confina la Terra sudetta, e suoi territorij con quello di S. Fele, della Terrad’Atella, di Calitri, di Rapone, e col bosco della Badia di Monticchio, comedalla fede della predetta Università fol. 10.

Per la verificazione de confini, e termini, che dividono la Terra sudet-ta di Ruvo dalli territorij delle descritte Terre, e coll’intervento dell’espertieletti, come sopra tanto da detta Terra di Ruvo, come del altre confinante Terre,mi portai a riconoscere i confini sudetti. Principiando da quelli, che dividonoil territorio di Rapone da quello della mentonata Terra di Ruvo, qual’ si de-scrivono, come siegue, cioè principia la confinazione del territorio di Ruvo

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con quello di Rapone propriamente dal luogo nomato le fontana de Sierici,da dove principia il vallone detto Ziento. Per parte dell’Illustre Prencipe diRuoti odierno possessore di detto Feudo si è articolato, che prima i confinidel cennato feudo con quello di Rapone si estendevano fino al vallone det-to Tracina, quali confini oggi sono ristretti, e non si stendono, che al fiumeZiento a causa che nel governo del fu Duca di Medina Celi la detta Università,e l’Utile Prencipe della stessa furono spogliati da possesso della giurisdizionedel fiume Ziento fino al vallone Tracina ut articolo 4 fol. 207 a tergo per pro-va di questo articolato fè essaminare due testomonij, le di cui deposizionida me lette, ho ritrovato, che uno de medesimi depone che causa ……., cheli confini della riferita Terra di Ruvo verso Rapone giugnevano fino al val-lone Tracina, e presentemente giungono al Fiume Ziento, et de audite, cheli predetti Università, et utile Prencipe della stessa né furon spogliati nel go-verno del fu Duca di Medina Celi, olim Vicerè di questo Regno fol. 309. L’altrodepone tutto l’espressato nel sudetto articolo, anco che causa ……, ed esserecio avvenuto dopo lunga lite agitata né tribunali, a quali esso testimone as-sisteva per detta pendenza, senza additare la Banca, ove furono fabbricatigl’atti di detta lite fol. 336.

Dal qual luogo di fontana de Sierici si dividono li tre confini di Ruvo,Rapone, e S. Fele, e caminando sempre di detta fontana de Sierici per det-to vallone, Ziento verso basso si giunge al fiume Ofanto, medianti miglia treincirca, col quale vallone si divide il territorio di Ruvo da quello di Rapone,il territorio della Terra di Calitri, e proprio dal luogo di detto fiume, ove fi-nisce detto vallone nomato l’Isca della Posta e caminando sempre detto fiu-me Ofanto, e proprio nel luogo detto l’Isconi, mediante un miglio, e mez-zo incirca in dove finisce il territorio di Calitri. E da l’Isconi caminando sem-pre per la fiumara d’Atella si giunge fino al luogo detto l’Isca Granata me-dianti due miglia incirca, e lasciata detta fiumara, caminando sempre per so-pra territorij seminatorij, che costeggiano il bosco di Bucito si giunge a linearetta nel luogo detto la Preta Carcagna, alias Armatiero, dove dicesi dall’e-sperti essere stato il termino di pietra viva con le lettere A.S.P. medianti mi-

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glia due. E da detto luogo chiamato la Pietra Carcagna, alias Armatiero ca-minando sempre per la Serra della Montagna del bosco di Bacito, che ad ac-qua pendente divide il territorio di Bacito da quello d’Atella si giugne finoal luogo detto Maurelle medianti miglia due in circa.

E da detto luogo le Maurelle si cala caminando sempre per un vallon-cino, che riceve l’acque piovane, quale divide li territorij seminatorij diRuvo, ed il bosco delle Maurelle sito in territorio d’Atella, e si giugne condetto valloncino nel fiume Bradine, e finisce detto valloncino mediante unmiglio in circa, ed ivi finisce il territorio d’Atella.

E da detto fiume Bradino lasciato detto vallone, ove finisce il territoriod’Atella, caminando sempre il fiume sudetto si ha il territorio di S. Fele perfino li molini siti in territorio di Ruvo mediante circa un miglio. E da dettimolini dividesi la giurisdizione di Ruvo, e quella di S. Fele, sia per la cupavecchia, e và a terminare alla Nolara.

E di detto luogo della Nolara, ove si fanno le nole per macinare li gra-ni, salendo sempre per sopra un monte vivo per la strada, seù carraroRegio si giugne alla fontana sorgiva sotto la Mancosa, mediante un miglioin circa.

E da detta fontana seguitando detta strada, seù carraro Regio per mez-zo territorij piani, mediante un terzo miglio si giugne alla fontana predet-ta la Sierici in dove finisce il territorio di S. Fele, Rapone, e Ruvo, che in tut-to la continuazione della sudetta Terra è di circuito come hanno asserito gl’e-sperti dall’uno all’altro confine miglia undeci, e tre quarti in circa.

All’incontro si pretende dall’Università di Ruvo, che non ostante stia inpossesso siccome si è fatta la prima descrizione per parte dell’esperti di det-ta Terra di Rapone, debbia la confinazione principiare dal luogo detto la Toppadi Mancosa, e da detto luogo calando per la Serra della Montagna diRapone ed acqua pendente si giugne al vallone, seù fiume detto capo di Ziento,e di là caminando per detto Ziento si giugne al bosco di Rapone, e lasciatodetto fiume si giugne al Carraro, seù via Regia, nomata Santa Maria delli Santi,

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e quella terminata si giugne al Vallone Tracino, e caminando per detto val-lone si giugne all’Ofanto.

…Da Napoli 4 Giugno 1740

…Umilissimo ed obligatissimo servo vostro Agostino Caputo RegioIngegegniero e Camerale

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ALLEGATI

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TAVOLA ITerritorio di Atella (Fasc. 231)

TAVOLA IICasino dei Bagni di San Cataldo (Fasc. 52, Inc. 15)

TAVOLA IIIBagni di San Cataldo (Fasc. 52, Inc. 15)

TAVOLA IVGaudiano (Fasc. 51, Inc. 10)

TAVOLA VProspetto del Palazzo Feudale di Lavello (Fasc. 51, Inc. 10)

TAVOLA VIPianta del piano terra Palazzo Feudale di Lavello (Fasc. 51, Inc. 10)

TAVOLA VIIPianta del secondo piano Palazzo Feudale di Lavello (Fasc. 51, Inc. 10)

TAVOLA VIIIPianta del terzo piano Palazzo Feudale di Lavello (Fasc. 51, Inc. 10)

TAVOLA IXDisegno dell’arco del portone della chiesa di Santa Maria di Pierno (Fasc.141, Inc. 8)

INDICE DELLE TAVOLE

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Tavola I

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Tavola II

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Tavola III

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Tavola IV

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Tavola V

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Tavola VI

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Tavola VII

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Tavola VIII

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Tavola IX

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