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Castello

Marcantonioa Cepagatti

Un luogo nella storia

a cura di Andrea R.Sta<a

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Castello Marcantonio di Cepagatti “Un luogo nella storia”

Largo San Rocco – 65012 Cepagatti (PE). Proprietà privata, sottoposto a vincolo

monumentale ai sensi del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 e ss.mm.ii.

Lavori di restauro del complesso monumentale

e dell’area archeologica sottostante.

ALTA VIGILANZA E DIREZIONE SCIENTIFICA:

Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i per i Beni Culturali

e Paesaggistici dell’Abruzzo - Direttore Regionale Dr. Fabrizio Magani:

• Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio dell’Abruzzo: Soprintendente Arch. Maria-Alessandra Vittorini, funzionario architetto Patrizia Tomassetti• Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo: Delegato del Direttore Regionale Dr. Silvano Agostini, funzionario archeologo Andrea R. Sta<aProgettisti: architetti Aurelio Falconio e Eugenia Crisolini Malatesta.

Imprese esecutrici e forniture:

IMPRESA EDILE SCAGLIONE CARMINE; SDC SRL; TERMOCENTRO SNC; DIR IMPIANTI SRL; PUNTO CLIMA SRL; M.G. MARCO GINI & C. SNC; M. & G. DI MARTELLI MARCO E DATTOLI G.; F & G SNC; GLOBO CERAMICHE S.R.L.; IDEAL PARQUET S.R.L.; MANETTI GUSMANO E FIGLI; ARTISTICA ROSSI SRL; LAMAR MARMI.

Intervento di restauro dell’area archeologica:

Direzione scientiica: Andrea R. Sta<a, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo.Assistenza di cantiere: sig. Osvaldo Corneli.

Documentazione fotograica: Franca Nestore, Gino Di Paolo, Osvaldo Corneli.

Documentazione scientiica, archeologica, e rilievi sul patrimonio archeologico di Castello Marcantonio e Cepagatti: archeologhe Roberta Odoardi, Manuela Rosati, Paola Di Tommaso.Lavori di restauro della cisterna romana ed altre murature archeologiche, scavi sotto controllo archeologico, trattamenti biocidi e consolidanti: Impresa Edile Trozzi Maurizio – Lanciano.

Impermeabilizzazione e recupero cisterna romana e canalizzazione acque: ditta

Costruzioni De Felicibus e Di Cecco s.r.l. – Rosciano.

Guida :

Coordinamento scientiico ed operativo: A. R. Sta<a;Ideazione e redazione: A.R. Sta<a, Gino Di Paolo - Spaziodipaolo;Testi: A.R. Sta<a (ARS), Camillo Marcantonio (CM), Simone Marcantonio, Ireneo Marcantonio e Giovanni Marcantonio (GM), M. Rosati (MR).

Graici e disegni: R. Odoardi, A.R. Sta<a, M. Rosati, Camillo Marcantonio.Fotograie: Gino Di Paolo, F. Nestore.

Elaborazione computerizzata: Spaziodipaolo – Spoltore;

Stampa: Poligraica Mancini – Sambuceto.

Un ringraziamento speciale da parte della Famiglia Marcantonio:

• al Sindaco del Comune di Cepagatti Dott. Francesco Cola;• all’Amministrazione Comunale di Cepagatti;• alla cittadinanza di Cepagatti per gli eventuali disagi causati dal cantiere dei lavori;• alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, in particolare nella persona del Dott. Andrea R. Sta<a;• alla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio dell’Abruzzo in particolare nella persona dell’architetto Patrizia Tomassetti;• all’U=cio Urbanistica del Comune di Cepagatti, in particolare nella persona dell’architetto Francesco Chiavaroli;• a tutti gli Enti Pubblici coinvolti nei procedimenti autorizzativi che hanno portatoalla realizzazione dell’opera;

• a tutte le imprese che hanno collaborato all’intervento di restauro del Castello• Ai progettisti architetti Aurelio Falconio e Eugenia Crisolini Malatesta• All’assistente archeologo di cantiere Sig. Osvaldo Corneli

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A seguito dell’ ultimazione dei lavori di ristrutturazione dell’ importante

complesso della “Torre Alex” di Cepagatti, tra l’altro intrapresi contemporaneamente con l’inizio del mio mandato di Sindaco, sono

particolarmente felice ed orgoglioso del ritorno all’antico splendore di un edificio che è l’emblema principale e più significativo della Città di Cepagatti.

La riconsegna del complesso monumentale alla cittadinanza è l’occasione, per ringraziare, da parte mia, la famiglia Marcantonio che ha sempre condiviso la proprietà dell’immobile con le esigenza della collettività

di Cepagatti. Sono in proposito commosso per il particolare evento

che rappresenta un punto essenziale della mia vita, vissuta interamente all’ombra del torrione del palazzo nobiliare appena rinato.

Ringrazio altresì per l’Amministrazione Statale dei Beni Culturali

nelle Soprintendenze che hanno seguito con grande professionalità l’intervento il Direttore Regionale per i beni Ambientali, Storici

ed Artistici Dr. Fabrizio Magani, il Dott. Andrea R. Staffa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, gli uffici comunali che hanno seguito l’intervento, le Associazioni locali e tutte le maestranze, che con passione e con il proprio lavoro hanno contribuito alla rinascita del nostro bellissimo monumento.

Grazie a tutti.

Il SindacoDott. Francesco Cola

Inaugurazione e riapertura al pubblico a Cepagatti dello storico Castello

Marcantonio, già Valignano, un momento simbolico, emotivamente coinvolgente, il momento in cui una intera comunità ritrova la sua

storia…

La riapertura al pubblico del principale monumento di Cepagatti,

ridente borgo storico del Pescarese ormai diventato per il suo prepotente

sviluppo economico ed urbanistico oggi città, è infatti un’ occasione che condensa in se – ben al di là della gioia della famiglia Marcantonio che l’ha fortemente voluto e tenacemente perseguito dal capostipite compianto Dr. Camillo Marcantonio ai suoi figli e nipoti, del compiacimento dei tecnici, delle imprese, e delle maestranze che l’hanno seguito ed eseguito, della partecipe soddisfazione delle Soprintendenze che ne hanno per anni governato con sentita sollecitudine lo sviluppo, prodighe di consigli e preziose indicazioni tecniche, significati e prospettive che vanno ben al di là della gioia del momento e dell’immediata ricaduta in termini di

accrescimento della capacità attrattiva del suggestivo centro storico in

cui l’illustre monumento risulta ubicato.

Un monumento di eccezionale rilevanza e suggestione infatti, che condensa in se significati storici, culturali, ed emozionali che vanno ben oltre, una grande villa romana, abitata sino alla più tarda antichità, che diventa fra VI e VII secolo castrum di quei Bizantini che avevano conservato il controllo del vicino porto di Aternum (Pescara) quale

fondamentale approdo e scalo intermedio fra la capitale dell’Esarcato Ravenna e Costantinopoli, e che realizzano con ogni evidenza il primo nucleo della storica Torre Alex, che viene consolidato in età longobarda come punto di controllo di uno strategico incrocio viario al crocevia fra la S.S. Picena Aprutina ed i percorsi che risalivano a Forca di Penne ed all’Aquilano, e che diviene dall’XI-XII secolo sede dei signori del feudo d’epoca normanna, sveva ed angioina di Cepagatti, per poi passare dal

XV secolo alla famiglia Valignano ed infine alla famiglia Marcantonio.Un monumento insieme al quale va riletto l’intero centro storico

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della città, che ne condivide nell’impianto le origini e larghe parti della preesistente storica villa romana, e che conserva ancor oggi –sovente nascoste da intonaci ed interventi murari d’epoca successiva- altre

suggestive pagine di storia che attendono solo di essere riscoperte mediante opportuni attenti interventi di restauro che al recupero del Castello culturalmente ed urbanisticamente si ricolleghino.Si, proprio così ! Nel momento in cui la famiglia Marcantonio ha avviato nel Castello appena restaurato una suggestiva attività di promozione

ed organizzazione di eventi, incontri, matrimoni, insomma momenti

emozionalmente importanti nella vita delle persone e della comunità,

in un luogo emozionalmente così suggestivo e carico di significati - un

luogo nella storia - appare evidente che questo potente effetto attrattore può e deve riverberarsi sull’intero centro storico, per richiamarlo progressivamente ad un percorso di progressiva crescita, sviluppo e

recupero, che possono farne un –in questo momento di gravissima crisi su tanti altri fronti produttivi fra cui quell’edilizia residenziale che ha consentito negli anni il turbinoso sviluppo di Cepagatti- un potente

attrattore per il rilancio culturale ed economico di questa comunità.

Il recupero di altre parti del borgo storico, il possibile stanziamento

sul posto di persone e famiglie di provenienza italiana e straniera che sanno apprezzare una residenzialità di fine settimana e vacanza nei luoghi storici, già avviato in altri borghi del Pescarese, il ritorno all’ interno del centro storico delle storiche attività artiginali che ne avevano segnato la storia, il recupero già avviato degli antichi saperi oggi ancora posseduto da un pugno di nostri valorosi ed ancora appassionati anziani

per trasmetterli ai nostri giovani, percorso già avviato per meritoria

iniziativa dell’Archeoclub d’Italia-sede di Cepagatti e di altre associazioni locali, la qualificazione di forme di mercatino di qualità che tali attività tradizionali possono riproporre poi commercialmente al grande pubblico

nelle strade del borgo, al cui ingresso monumentale è stata restituita con il restauro del Castello una immagine di grande suggestione e

bellezza, sono tutte dinamiche che possono portare –con l’apporto ed il supporto di tutti, amministrazione comunale, mondo del volontariato

e dell’associazionismo, strutture locali del Ministero per i Beni e le

Attività Culturali- a nuove forme di sviluppo culturale ed economico, da promuovere sui nuovi orizzonti del turismo mondiali, fra i quali ricadono proprio quella Russia e Balcani che sono qui a due passi da noi.La rinascita di Castello Marcantonio, come quasi 20 anni fa il Castello ed il borgo medievale di Crecchio, è un punto d’arrivo emozionalmente e culturalmente importante, ma soprattutto un punto di ripartenza

per nuove fondamentali iniziative di valorizzazione e promozione che possono dare nuova ed importante linfa alle attività economiche di questa comunità.

Un augurio dunque alla gente di Cepagatti ed alla famiglia Marcantonio, a cui mi lega un’amicizia di quasi vent’anni, che da questo importante recupero monumentale e culturale possa avviarsi presto un virtuoso

percorso di rilancio culturale e produttivo dell’intero centro storico, che può portare –come già avvenuto in tante altre parti d’Italia - ad un

rilancio delle prospettive anche economiche del nostro paese e delle nostre comunità locali.

Andrea R. Staffa *

* Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo

Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo – Chieti

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L’abitato di Cepagatti, di origine romana, presenta una continuità

di insediamento mai interrotta, confermata peraltro dai numerosi ritrovamenti archeologici. Cepagatti è citato nel “Catalogus Baronum”

del 1147 dove si rileva il numero di militi che ogni comunità era tenuta a fornire per le campagne crociate. Fu feudo in epoca angioina ed affidato alla famiglia dei Valignani di Chieti che lo tenne per lunghissimo tempo. Tra gli edifici più importanti e caratterizzanti l’intero complesso del centro storico spicca il Castello che fu appunto dei Valignani e che oggi è denominato complesso della Torre Alex. Il complesso di Torre Alex, assieme alla chiesa di Santa Lucia, costituiscono la matrice ordinatrice dell’abitato: i luoghi rappresentativi del potere temporale e del potere spirituale, ben distinti e riconoscibili.

Il complesso architettonico del palazzo, dichiarato con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali di particolare interesse

culturale, è costituito da vari corpi di fabbrica tra in quali spicca il torrione medievale meglio noto come “Torre Alex”, l’antico castello dei Valignani, che sorge sui resti di una villa di epoca romana, e la chiesetta di san Rocco. Il complesso monumentale rappresenta una parte consistente del

centro storico costituendone di fatto l’ingresso monumentale.Il progetto di restauro del complesso con la realizzazione all’interno di

un ristorante ha individuato proprio nelle preesistenze l’elemento da cui partire, cardine stesso del progetto.

Finalmente recuperato e restaurato con una operazione che potrà essere di esempio nell’ambito del restauro e recupero dei beni culturali.

Costituisce un raro esempio nella nostra Regione di come si possa

creare una realtà produttiva nel pieno rispetto delle esigenze di tutela del

bene, e che anzi fa del rispetto per il monumento il proprio importante e suggestivo valore aggiunto.

Il bene culturale è il fulcro attorno al quale organizzare lo spazio, l’elemento di peculiarità che rende il tutto un unicum nel territorio. Gli ambienti sono stati rispettati e recuperati nella loro concezione originaria, sono stati

conservati gli elementi originari, anche strutturali, e nel contempo sono state realizzati gli impianti necessari per la modernizzazione, scegliendo

con cura il posizionamento delle macchine, gli alloggiamenti delle linee ed i sistemi di mascheramento. Durante tutto il processo di realizzazione è stata instaurata una continua e proficua collaborazione tra i proprietari e la Soprintendenza, attraverso incontri e sopralluoghi nel pieno rispetto dei ruoli, con conseguimento di risultati che soddisfa pienamente l’amministrazione e pone anche qui le basi, con l’esempio concreto, dei principi già espressi nella carta di

Amsterdam: si può perseguire lo sviluppo economico nel pieno rispetto

delle esigenze di tutela.

Per il progetto di restauro del complesso della Torre Alex un sentito ringraziamento va fatto ai proprietari che hanno saputo esercitare la virtù della pazienza cogliendo sempre pienamente lo spirito di contributo

fattivo della Soprintendenza anche laddove è stato chiesto molto.

Arch. Patrizia Luciana Tomassetti*

* Soprintendenza per i Beni Architettonicied il Paesaggio dell’Abruzzo - L’Aquila

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Le origini antiche del castrumUna grande villa romana preesistente al Castello

Il Castello Valignani di Cepagatti, oggi Marcantonio, che oggi potete ammirare nella sua splendida immagine rivitalizzata dagli articolati restauri

appena completati, andò sviluppandosi fra altomedioevo e medioevo sul sito di una ben più antica villa romana, realizzata nel suo primo impianto in posizione dominante sulla vicina vallata del iume Pescara fra tardissima età repubblicana ed inizi dell’età imperiale (secoli I a.C. – I d.C.), al crocevia e

quindi a controllo di due assi viari di fondamentale importanza nell’assetto della vallata del iume Pescara, il percorso antico che collegava Pinna Vestinorum (Penne) a Teate (Chieti), ancor oggi corrispondente con qualche variazione alla S.S. 81 Picena-Aprutina, e l’altro antichissimo tracciato viario che, ben prima della realizzazione della via Claudia-Valeria, andava di qui a ricollegarsi al percorso dello storico Tratturo L’Aquila-Foggia, per poi risalire a Forca di Penne, proseguire nell’attuale Aquilano, e raggiungere le

aree interne della regione. L’impianto è stato compiutamente ricostruito a partire dall’analisi delle strutture emergenti e degli ampi scavi ivi condotti,

particolarmente quelle che sono state adeguatamente rilette e studiate nel sottosuolo del Castello in occasione dei lavori qui presentati, e si presenta

dotato di ampia struttura terrazzata, con grandi cisterne e strutture in

accurata opera reticolata. Il complesso presenta anzitutto un imponente

assetto terrazzato, di pianta all’incirca rettangolare, corrispondente proprio

al centro storico altomedievale e medievale di Cepagatti sopra di esso

sopravvissuto, e che risulta sostruito fra via S. Rocco e la sottostante via Marconi da un potente muro in opera reticolata, in parte visibile in un

terreno limitrofo alla chiesa di S. Rocco (fig.1, n. 1), ove rimase in uso con successivi rifacimenti come parte delle mura altomedievali e medievali dell’insediamento, ed in parte inglobato nelle case costruite lungo via

Marconi, anche se con allineamento sia pur di poco divergente (n. 2). Subito alle spalle del muro, a sostruirne evidentemente la struttura deinendo

Fig.1 - Planimetria del cestro storico di Cepagatti con indicazione dei resti della villa romana, della Torre Alex e del Castello Marcantonio

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un ampio terrapieno su cui vennero poi realizzate le strutture della grande

villa, furono costruiti due lunghissimi vani con pianta rettangolare, potenti muri in calcestruzzo, e volta a botte, fra loro sostanzialmente allineati.Il primo fra essi, in calcestruzzo rivestito di cocciopesto, appare evidentemente riconoscibile come una grande cisterna, che presenta pianta rettangolare con volta a botte, lunga m 21,29 (= 72 piedi romani), ed è ubicata al di sotto di via S. Rocco proprio di fronte ai sotterranei del Castello Marcantonio in adiacenza della base della Torre Alex (ig. 1, n. 4a). Il secondo di essi, anch’esso ubicato sotto il prosieguo di via S. Rocco, presenta simile pianta rettangolare allungata, con analoga copertura di volta a botte (n. 5), e, pur

allineata con la precedente, non risulta con essa in perfetto asse, presentandosi infatti spostata sia pur di poco verso sud-est, il che potrebbe suggerire uno sviluppo dell’impianto per fasi da un originario nucleo corrispondente proprio all’area di Castello Marcantonio. Il muro esterno della struttura,

attualmente parcellizzata fra varie proprietà che la utilizzano come cantina ed oggi visibile all’interno di due cantine di proprietà Nardicchia (nn. 2a, 2b), risulta realizzato in opera reticolata (secolo I d.C.), elemento che documenta come dunque la struttura, a di<erenza della precedente del tutto interrata,

in questo punto costituisse il fronte visibile della villa verso l’esterno.Gli scavi condotti al piano seminterrato di Castello Marcantonio hanno rimesso in luce vari altri resti murari riferibili al complesso della villa, anzitutto ben quattro strutture in calcestruzzo (ig.1 nn. 4b, 4c, 4d, 4h) direttamente connesse alla struttura della grande cisterna, sul cui muro esterno riulta

visibile ad una quota notevolmente superiore a quella dell’invaso interno

un piano anch’esso foderato in cocciopesto che sembra suggerire che verso l’esterno potesse esistere una seconda cisterna (delimitata dai muri 4e, 4h). Ad essa sembrerebbe collegato una sorta di collettore, forse per il troppo pieno della vicina cisterna, perché non ad altro sembrerebbero attribuibili i due muri 4c-4d, che proseguono sin quasi verso via Marconi, a testimoniare il fatto che su questo fronte la grande villa romana doveva spingersi verso sud con un a<accio non molto diverso da quello dell’attuale Castello (n. 4i).

ARS - MR

Fig. 2 - Potente muro in opera reticolata che sostruiva il

complesso terrazzato della grande villa romana di Cepagatti

verso la sottostante via Marconi, ancor oggi visibile

(foto Nello Berardinelli).

Fig. 3/4 - Grande cisterna d’epoca romana nel sottosuolo

di Castello Marcantonio.

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Fig. 5 - Strutture della grande villa romana nel sottosuolo del

Castello Marcantonio, a diretto ridosso della grande cisterna.

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Un caso unico in Abruzzo:

la grande villa romana che sopravvive nell’insediamento altomedievale e medievale di Cepagatti

Il Centro Storico di Cepagatti, di cui Castello Marcantonio costituisce

la principale struttura monumentale, rappresenta un caso quasi unico in

Abruzzo di grande villa romana rimasta abitata sino alla più tarda antichità e poi trasformatasi senza soluzioni di continuità prima in castrum

bizantino, poi in stanziamento fortificato longobardo, ed infine in abitato altomedievale, medievale, e moderno, come hanno dimostrato i recenti scavi condotti all’interno del centro storico stesso, che ne ha puntualmente ripreso dall’età altomedievale i principali elementi spaziali

e e la complessiva scansione urbanistica.

Risalgono al 1972 per opera del compianto assistente della Soprintendenza

Nello Berardinelli i primi importanti rinvenimenti archeologici qui avvenuti, ossia i due grandi dolii bollati Pamphilus/Magi, all’epoca lasciati in deposito temporaneo al comune di Cepagatti ed oggi esposti al pubblico

nella Sala del Consiglio Comunale, rinvenuti “sul piano del terreno vergine”

lungo via S. Rocco davanti alla omonima chiesa in occasione di lavori di ricostruzione del fabbricato noto come Casa Nardicchia (ig. 1, n. 14). Ulteriori importanti acquisizioni avvenivano fra 1998 e 2001 a seguito del controllo archeologico dei lavori per il rifacimento della rete fognaria del centro storico, ove era così possibile condurre le prima sistematiche indagini, che restituivano numerose informazioni interessanti sull’assetto del preesistente complesso antico. I resti più consistenti venivano in luce a piazza S. Rocco (n. 9: scavi 2001), ove venivano rinvenute alcune strutture murarie

collegabili e coeve alla cisterna situata al margine orientale della piazza, e ai

summenzionati tratti di muro in reticolato. Uno dei tratti di muro rinvenuti,

conservatosi per un breve tratto in alzato, era infatti realizzato in una curata opera reticolata (n. 9a) ed apparteneva alla stessa fase delle altre strutture murarie rinvenute; alcune delle strutture presentano inoltre una delle facce

Fig. 6/7 - Grande dolio rinvenuto nel 1972 dal compianto assistente della Soprintendenza Nello Berardinelli lungo via S.

Rocco a valle della omonima chiesa in occasione di lavori di ricostruzione del fabbricato noto come Casa Nardicchio (n. 14).

Bollo presente sul dolio: Pamphilus/Mag, che è oggi esposto al pubblico nella Sala del Consiglio Comunale di Cepagatti.

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rivestita con una sorta di intonaco grezzo, di colore biancastro (ig. 1, nn. 9c, 9d, 9e); forme di ristrutturazione di più avanzata età imperiale sembrano desumibili nell’assetto superstite del muro 9a, che presentava la cortina verso l’ambiente B intonacata, mentre quella sull’ambiente A conservava

un unico ilare in laterizio a tegole frammentarie di dimensioni diverse e probabilmente di reimpiego.

Le strutture murarie rinvenute, conservate quasi a livello fondale, delimitano almeno quattro ambienti, A, deinito dai muri 9a-c-b, B dai muri 9c-a-b, C a sud-est dei muri 9c-d e caratterizzato dalla presenza di ben 3 dolia (nn.

9f-g-h), D ubicato ad ovest dei muri 1-35; presentano inoltre riseghe di fondazione a quote diversiicate, ad evidente testimonianza dell’esistenza di piani pavimentali sfalsati collegabili a destinazioni diverse d’uso degli stessi ambienti, magazzini, cantine, depositi.

Anche in presenza di strutture superstiti sopra la quota di spiccato non si conservano nell’ambito dell’area indagata pavimentazioni di alcun genere,

tanto che sembra probabile che in questa zona il complesso presentasse prevalentemente livelli pavimentali in semplice terra battuta.

Pur essendo scarsi gli elementi per una ricostruzione delle funzioni svolte dai

vani rinvenuti deve sottolinearsi che l’ambiente C, ove sono stati rinvenuti ben tre dolia perfettamente allineati (ig. 1, nn. 9f-g-h), appare chiaramente interpretabile come magazzino per la conservazione di derrate o prodotti

agricoli, e questa funzione doveva essere presente anche in altre periferiche dell’impianto, come documentato dal rinvenimento dei due doli del 1972

lungo via Marconi (n. 14). Questi doli, di grandi dimensioni, s’erano ben

conservati in quanto inglobati, non diversamente da tanti altri insediamenti

rurali antichi del territorio di Cepagatti, ad esempio la villa in località Case Cantò, in una sorta di cassaforma in cementizio caratterizzato da malta e laterizi sfranti di piccole dimensioni ben compattati. Proprio in riferimento ai rinvenimenti archeologici di piazza S. Rocco va sottolineato che la modularità dell’impianto antico scandita nella piazza da due dei muri rinvenuti (nn. 9c-

9b) appare ripresa dall’assetto complessivo del rione, ove sono stati rinvenuti

alcuni muri ortogonali ad essi ed alla lunga cisterna esistente sotto via S.

Rocco (nn. 6, 7, 15, 11), mentre allineati con il muro 9c appaiono sia la fronte di uno dei fabbricati qui esistenti (n. 16) che una struttura muraria venuta in luce nel tratto inale di via S. Rocco (n. 10). Le strutture rinvenute in questa zona sono realizzate in una sorta di opera incerta simile a quella

Fig. 8/9 - Panoramica e particolare degli scavi archeologici condotti nel 2001 a piazza S. Rocco Fig. 10 - Particolare di uno dei grandi doli rimesso alla luce nel 2001 a piazza S. Rocco.

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di altri abitati rurali della zona (fig. 1, n. 6), in opera laterizia (nn. 7, 15, 11), ed in opera vittata di laterizi e pietre (n. 10), anch’essa rivestita non diversamente da alcuni muri scavati a piazza S. Rocco di intonaco

biancastro. Va notato che l’orientamento dei resti rinvenuti nel Rione S. Felice e a piazza S. Rocco risulta puntualmente ripreso da corpi di

fabbrica e strutture murarie del successivo abitato medievale e moderno circostante, per cui appare confermata la già sottolineata continuità insediativa sul sito fra tarda antichità ed altomedioevo. Questo appare particolarmente evidente da un ultimo rinvenimento avvenuto nel Febbraio

2011 in occasione del controllo archeologico dei lavori di rifacimento della pavimentazione proprio a via Monte Grappa sul margine del Centro

Storico, ove venivano alla luce alla profondità di cm 30 vari frammenti di un grande dolio, e soprattutto un tratto di muro lungo circa 2 metri e spesso 42

cm, in muratura povera, costituito da argilla frammista a paglia e frammenti laterizi, connesso ad un piano pavimentale battuto (n. 17). E’ singolare

notare che l’orientamento del muro rispetto alla vicina facciata delle case che segnano il margine del centro storico subito a sud è lievemente divergente (n. 17), ma che lo stesso orientamento risulta esattamente ripreso proprio all’interno dell’isolato dal fronte delle abitazioni verso nord-ovest (n. 18), a testimonianza dell’esistenza nell’intera zona di ampie forme di continuità dell’insediamento altomedievale e medievale rispetto alla preesistente

villa romana.

Dall’epoca bizantinaal periodo longobardo:

origini della Torre Alex

Al di sopra dei resti monumentali della grande villa il complesso del Castello

Marcantonio presenta una struttura di singolare monumentalità e di

particolare antichità, la cosiddetta Torre Alex, dal nome di uno dei signori di Cepagatti della famiglia Valignano del XVII secolo, Alessandro Valignano, evidentemente realizzata come struttura fortiicata a presidio dello strategico incrocio viario di Cepagatti, probabilmente proprio in un’epoca in cui era

indispensabile presidiare i percorsi viari che collegavano le aree costiere della regione a quelle dell’interno.

L’ubicazione di una torre sul sito di una villa romana non è fenomeno isolato nel Pescarese del VI secolo, ove superstiti testimonianze monumentali e toponomastiche documentano situazioni analoghe nelle vicine località Pian Torretta e Colle della Torre di Cugnoli, lungo due assi viari antichi, quello poi ripreso dallo storico Tratturo L’Aquila-Foggia ed altro a nord del iume Cigno, che risalivano a Forca di Penne, nota nelle fonti di X-XI come Forca de Nerano, oltre che dotata di una chiesa dal singolare titolo bizantino di S. Apollinare. A piazza S. Rocco venivano indagati nel 2001

livelli archeologici con materiali di VI-VII secolo, ed anche il riempimento del grande ambiente sotto via di S. Rocco documenta la presenza di vari

livelli di interro altomedievale , nel superiore dei quali si recuperavanel 1995

ceramica acroma riferibile ai secoli VIII-XI. La struttura di Torre Alex, che costituisce un unicum nella provincia di Pescara e nell’intero Abruzzo adriatico, presenta murature in opera laterizia particolarmente potenti,

spesse su tre lati ben 3 metri, misura che potrebbe corrispondere a 10 piedi romani, confermando così la realizzazione della struttura in un’epoca ancora vicina all’antichità, forse proprio quel VI-VII secolo che vede la persistenza per svariati decenni di un vero e proprio presidio bizantino a difesa dello Fig. 11 - Tratto di muro lasciato a vista

al piano terra del Castello, realizzato con

materiale antico di riutilizzo e pietrame,

riferibile alle fasi altomedievali connesse

alla fortiicazione dell?area.

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strategico e vicino porto di Aternum (Pescara). Alla torre dovette essere

successivamente collegato un ramo di mura, a cui è riferibile il vicino arco sul proseguimento di via S. Rocco, e nell’ambito del quale dovettero

essere reimpiegte strutture della preesistente villa romana, ad esempio

quelle ancor oggi visibili subito a valle della chiesa di s. Rocco (ig. 14, n.1). La persistenza in uso del complesso in età altomedievale risulta confermata da due importanti elementi riletti nel tessuto di murature all’interno dell’area

archeologica al piano seminterrato del castello.Si tratta anzitutto di un potente muro in materiale romano di reimpiego

(n. 3c), che va direttamente ad ammorsarsi alla struttura antica collocata più ad oriente del complesso della villa verso via Marconi (n.4g), costituendone la diretta prosecuzione in una fase in cui doveva essere garantita la sopravvivenza del terrazzamento della villa verso valle, in

evidente continuità con le sue fasi di vita.Struttura simile risulta presente anche all’interno del piano terra del Castello, proprio lungo la scala che dall’ingresso conduce al locale d’angolo verso via Marconi, in continuità con l’ingombro della vicina Torre Alex (n. 3b).Ambedue gli elementi documentano la ristrutturazione altomedievale

dell’angolo orientale della grande villa antica preesistente, in evidente

collegamento con la presenza della stessa torre.

La persistenza in uso di un complesso di si<atta monumentalità ed importanza appare collegabile alla rilevanza ed autonomia assunta, dopo

il deinitivo venir meno nel VII secolo della presenza bizantina, dalle classi dirigenti locali dipendenti dal Regno Longobardo (secoli VII-VIII), fenomeno che appare ben evidente presso il vicino porto di Piscaria

(anche detta Aternum, Pescara) dal singolare caso del proprietario terriero

longobardo ivi vissuto fra tardo VIII e prima metà del IX secolo, Maio de

Piscaria, che possedeva nei territori un tempo bizantini alle spalle di Ortona e Crecchio due estesi domini ancora deiniti con l’emblematico termine di fare, probabilmente conquistati da suoi antenati al momento della conquista nel secolo precedente, e che era parente di un altro importante componente di queste elites, Poderico preposito dell’abbazia di S. Liberatore a Majella,

attestata nel 772 - prima della ine del Regno longobardo- fra le dipendenze

Fig. 12 - Suggestiva panoramica della Torre Alex

e del vicino Castello dall’antistante piazza.

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beneventane del monastero di S. Salvatore di Brescia, e che controllava all’ epoca alle pendici della Majella un compatto dominio territoriale, la cui

amministrazione non poteva certo prescindere dall’utilizzo di collegamenti

via mare con l’Alto Adriatico che dovevano far tappa nel vicino approdo di Aternum, e,“ecclesia sancti Salvatoris intra civitatem Aternum cum

medietate de ipsu portu” (Pescara).

Proprio a Pescara è menzionata nell’870 la omonima “ecclesia sancti Salvatoris intra civitatem Aternum cum medietate de ipsu portu”, all’epoca

passata unitamente alla stessa abbazia di S. Liberatore sotto il controllo

dell’abbazia di Monte Cassino, con ogni evidenza a seguito di donazioni da

parte di quelle stesse classi dirigenti locali a cui erano appartenuti Maione

e Poderico, probabilmente fondata già nell’ VIII secolo -prima della ine del Regno Longobardo (775)- per diretta iniziativa dello stesso monastero,

forse a seguito di donazioni di qualche importante signore longobardo se non inanche dello stesso re. A donazioni analoghe appare riferibile anche il singolare caso del patrimonio pescarese dell’abbazia di S. Maria

in Montesanto di Civitella del Tronto, che possedeva nell’ XI secolo un compatto dominio di beni proprio nella val Pescara del tutto separato dal

resto del suo patrimonio, corrispondente ad uno dei principali ambiti difensivi d’epoca bizantina nella bassa vallata del iume, lo strategico punto di guado in località Villanova di Cepagatti, ove transitava uno dei percorsi viari antichi che da Teate (Chieti) proseguivano verso nord, ed ove è documentata da fonti altomedievali la persistenza del toponimo di probabile origine greco-bizantina di Cifalie, Kephalia, connesso nelle fonti documentarie alla vicina chiesa di S. Martino de super Cephalia”, nota anche con il succcessivo toponimo “de Sculcula” (vale da: presidio, punto di avvistamento).

Tali beni, corrispondenti ad elementi importanti del quadro insediativo tardoantico nell’area oggi ricadente proprio nel territorio comunale di

Cepagatti, fra Piano Marino e Villanova, erano probabilmente passati a questa importante abbazia, ubicata nella strategica area fra Ascoli e Teramo interessata dalla presenza delle necropoli longobarde di Castel Trosino, S. Egidio alla Vibrata e Civitella del Tronto, fra VIII e IX secolo per donazione di qualche importante famiglia longobarda locale.

Fig. 13 - Suggestivo arco d’ingresso al Centro storico di Cepagatti, presidiato

proprio dalla Torre Alex e dall’adiacente Castello, superstiti in un assetto

complessivamente originatosi nel XIV secolo.

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A logiche simili di controllo dello strategico incrocio fra la via antica che collegava Teate a Pinna e poi ad Interamna (Picena-Aprutina), ed il tracciato

parimenti antico che risaliva verso l’interno della regione al passo della c.d. Forca di Penne, appare attribuibile proprio la situazione di Cepagatti, ove

la potentissima Torre Alex appare riconoscibile –come sopra accennato- proprio come fortiicazione bizantina della preesistente villa romana, conservatasi come caposaldo dell’assetto d’epoca longobarda, analogamente

all’altro caso del Castello di Crecchio, anch’esso illuminato da recentissime ricerche archeologiche. (ARS)

La potente strutturadella Torre Alex

La Torre Alex presenta una singolare struttura di impianto particolarmente massiccio, con mura perimetrali spesse su 3 lati ben 3 metri circa, misura che sembrerebbe corrispondente a 10 piedi romani, e suggerisce una possibile

origine della struttura nel primo altomedioevo (secoli VI-VII). La visita della struttura, del tutto ignota al grande pubblico, restituisce un’altra

pagina di storia, inimmaginabile sino a che non si sia entrati al piano terra del complesso, ove la suggestiva copertura della prima sala –probabilmente

già riferibile ad una ristrutturazione d’epoca medievale- si presenta ad ogiva, cioè con arco acuto, sulla cui supericie sono ancor oggi visibili nella malta le impronte delle canne usate per le armature. Si conservano ancor oggi

mensole in legno di quercia, ove dovevano probabilmente trovar posto i

pagliericci delle sentinelle che erano di guardia all’ingresso della struttura.

Fig. 14 - Resti della villa romana, Torre Alex con connesse fasi altomedievali, e strutture del Castello, menzionato per la

prima volta come tale nel XII secolo.

Fig. 15 - Suggestiva panoramica del piano terra della Torre Alex, da cui può ammirarsi la grande e

profonda cisterna ogivale della torre.

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Sempre dalla prima sala a piano terra della struttura, ove si accede

dalla porta d’ingresso ubicata proprio sotto l’arco di ingresso al Centro

Storico, è visibile la grande cisterna della torre. Nella seconda sala, al I piano della struttura, ove le pareti sono state lasciate nell’originaria

finitura con muratura laterizia a vista ed il pavimento è stato ripristinato nell’originario cotto, è ancor oggi visibile il potente camino in pietra che doveva consentire il riscaldamento del complesso, al di sopra del quale sono ancor oggi in opera due potenti travi di castagno, sorrette da

mensole che dovevano probabilmente sostenere un ballatoio di servizio, mentre a collegamento con l’esterno sono solo una stretta feritoia nella parete est ed una finestra altra e stretta in quella sud. Deve notarsi che, a partire dal primo piano, lo spessore dei muri perimetrali si riduce a

circa la metà del potente spessore del piano terra, il che sembra confermare l’ipotesi sopra proposta su una sostanziale ricostruzione dell’originaria

struttura, originariamente dotata di scale e forse di parte dell’alzato in legno, avvenuta in epoca medievale a partire dal vano superstite a piano terra.

Considerato che la struttura risulta evidentemente collocata a presidio

della porta del borgo incastellato appare probabile che questo intervento di ricostruzione, che presenta paralleli con le torri in laterizio di Bellante e Mosciano S. Angelo, possa essere riferito al XIV secolo.Nella terza sala, al II piano della struttura, il soffitto si presenta con volta a botte, mentre all’interno è conservato un secondo camino in pietra, suggestivamente decorato con elementi araldici. Dall’alto della torre

si scopre infine un amplissimo panorama a 360 gradi, di grandissima suggestione, che spazia dai monti della Maiella e Gran Sasso al vicino Adriatico. Qui anticamente il coronamento della torre non presentava

l’attuale copertura, ma si presentava merlato alla ghibellina, come appare evidente da documentazione fotografica storica.Nel 1934, al fine di evitare le periodiche infiltrazioni d’acqua, veniva messo in opera il tetto a capriate attualmente esistente, munito di

mattoni decorati con semplici figure geometriche, ricavandone così una sala-attico. I recentissimi lavori di restauro hanno reso quest’ultima sala ancor più godibile, aggiungendovi vetrate belvedere, un camino ed i necessari servizi. (MR – GM)

Fig. 16 - Il camminamento di ronda del Castello, ripristinato nel XX secolo, nel suggestivo tratto a ridosso Torre Alex. Fig. 17 - Magica ambientazione all’ingresso di Torre Alex dall’arco di entrata nel borgo, un vero e proprio

ritorno nello storico passato del monumento.

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I Signori del Castelloin eta’ medievale e moderna

A partire dal primo nucleo della Torre Alex andò progressivamente sviluppandosi nei secoli una più articolata struttura difensiva, collegata all’insediamento, che s’era nel frattempo conservato nei contorni della villa romana preesistente.

Alla storia ed alla frequentazione di questa antichissima torre è forse legata la stessa origine del nome “Cepagatti”, di origine incerta, dottamente ripercorsa

dal Prof. Mario C. Nardicchia nella sua relazione per il riconoscimento di Cepagatti come città, con varie ipotesi al riguardo: c’è chi sostiene che derivi dall’espressione latina “pagus captus” (villaggio conquistato),

chi da “Cis pagus teatis” (villaggio al di qua di Teate, ossia Chieti), chi da “Ceppaia”, luogo di foresta, ed infine chi più semplicisticamente lo vorrebbe derivato da riferimenti al pedaggio che qui doveva pagare chi passava attraverso la porta del castello che caratterizza ancor oggi l’accesso al centro storico. Mentre non abbiamo notizie sulla proprietà del castello

stesso nell’ alto medioevo, nel Catalogus Baronum, documento che registra la leva straordinaria per eventuale uso bellico delle provincie

del Regno Normanno fra 1155 e 1168 compare menzionato Raul de

Puliano, signore del feudo di Zepagattum. Nel 1279 come signori di

Cepagatti sono menzionati due feudatari del vicino Teramano, Giovanni di Scorrano e Simone di Leognano, i cui feudi principali erano ubicati nelle vallate del Vomano e del Mavone, e da essi sono con ogni evidenza discendenti quei Gentile e Giovanni di Scorrano, e Bernardo di Leognano,

che nel 1316 risultano rispettivamente proprietari di 1/8, 2/8, ed 2/8 del feudo stesso. Loro erede appare essere Tommasa di Scorrano, moglie di Tommaso di Collepietro, che vende nel 1318 il feudo di Cepagatti a Trofino di Grippeto. Agli inizi del XV secolo compare come signore del castello il nobile Benedetto Profeta, originario della città di Chieti, che ebbe un’unica iglia di nome Antonia, la quale - essendo femmina- alla morte del

Fig. 18 - Suggestiva panoramica della prima sala dell Torre Alex, con volta ad arco acuto.

evidentemente riferibile ad un riassetto medievale dell’originaria struttura, che solo sino

all’ altezza di questa volta presenta muri spessi ben 3 metri.

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padre non avrebbe potuto ereditare il feudo che toccava ai soli igli maschi. Nel 1436 tuttavia Antonia Profeta riesce ad ottenere l’investitura del feudo da parte del Re di Napoli Roberto D’Angiò, per il tramite di sua moglie

Isabella Vaudumont, che era sua vicaria del Regno a Napoli, con documento del 10 maggio 1436. Proprio Antonia sposò prima Filippo e poi il nipote di

questi Giovanni dei marchesi Valignani di Chieti, che risultò poi erede della moglie nel 1458, essendo essa defunta in quell’anno senza eredi, così che il castello venne trasferito a questa nobile famiglia di Chieti, che abitò nel castello per quattro secoli circa, e contribuì al disboscamento della zona

e alla concessione dei terreni ai contadini. Nel 1632 divenne marchese di Cepagatti Alessandro Valignani, che si pensa sia stato proprio il signore che dette il suo nome Alex alla torre, poi divenuta simbolo del paese, e dal quale il feudo passò poi a Giacomo, e poi a Federico, nato proprio a Cepagatti nel 1699. All’epoca di Federico è riferibile la lapide con data 1730 che è ancor oggi conservata nell’atrio del castello, “Federico Valignani, Marchese di Cepagatti, fra gli Arcadi Nivalgo Aliarteo, restaurò nel 1730”. in cui si

Fig. 20 - Panoramica della sala al primo piano della Torre Alex, con il grande camino che doveva servire a

riscaldare la potente struttura fortiicata.Fig. 19 -Scala d’accesso d’epoca medievale ai piani superiori della Torre Alex.

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ricorda un restauro probabilmente avvenuto in occasione delle nozze di una

delle iglie di Federico Valignani, Anna Ninfa, con il duca di Ventignano Don Cesare Monticelli Della Valle (1776-1860), e sull’arco a sinistra della quale sono oggi visibili a destra lo stemma dei Valignani e a sinistra quello dei Marcantonio. Per la ine del XVIII secolo è disponibile un interessante dato sulla popolazione dell’insediamento, che nel 1797 ascendeva a ben 600 abitanti. Dai Valignani il Castello turrito passò per eredità ai Della Valle, a seguito del sopra ricordato matrimonio fra Cesare della Valle ed Anna Ninfa Valignani, una delle iglie del marchese Federico.Proprio il Marchese della Valle il 20 ottobre 1824 risolveva annose controversie sulla proprietà delle terre, cedendo al comune di Cepagatti

con un “rescritto” ben 200 tomoli di terreno, a suggellare una lunga

diatriba poi definitivamente chiusa il 25 giugno 1831 con la stipulazione di uno strumento d’accordo. Il Castello venne poi acquistato nel 1904 da

parte di Camillo Marcantonio a nome dei figli Ireneo e Nicola.

Gli altri corpi del Castello

Collegato strettamente alle vicende della torre appare il corpo dell’annesso

Castello, ubicato fra via di S. Rocco e la sottostante via Marconi, dotato anch’esso di potenti strutture murarie in parte realizzate con materiale romano di reimpiego, aggiunte a quelle antiche fra età altomedievale e medievale, e la cui facciata verso piazza S. Rocco e esibisce, sotto pregevoli arcatelle pensili, alcune pregevolissime maioliche policrome, presumibilmente riferibili al XVIII secolo. La parte più consistente della struttura, che riutilizza murature d’epoca romana, altomedievale e medievale, o almeno il suo assetto come s’è conservato sino ad ogg,i appare riconoscibile come nucleo del XVII secolo, con parti aggiunte del 1730, ed un ampio rifacimento del XIX secolo, che inì per trasformare l’originario castello in una pregevole dimora nobiliare.

Fig. 22 - Suggestivo recupero delle storiche scuderie e stalle al piano seminterrato del Castello.Fig. 21 - Grande sala al secondo piano della Torre Alex.

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Sala delle cisterne

Al piano seminterrato, in adiacenza con la grande cisterna romana e

riutilizzando altre strutture antiche, si diramano gli ambienti a livello di via Marconi, un tempo adibiti a cantina e stalle per l’alloggiamento dei cavalli,

che aprivano le loro porte proprio sulla via.Questa zona del Castello, in larga parte risalente ad epoca romana, è stata recuperata scandendola in quattro ambienti fra loro comunicanti, arricchiti da un prezioso pavimento in cotto, nell’ambito dei quali le strutture romane

rimesse in luce durante i recenti lavori sono state pregevolmente restaurate

e lasciate a vista, testimoniandone l’evolversi nel tempo nell’arco di

due millenni, dall’epoca romana all’altomedioevo, e poi al medioevo e

all’età moderna. Il piano si caratterizza in particolare per la presenza di

un’autentica e rara cisterna romana perfettamente conservata, lunga 22 metri e larga quasi 4, la cui visita nel profondo del sottosuolo del Castello vale da suggestivo ritorno nella magia della sua storia bimillenaria.

Fig. 23/24 - Particolare e panoramica delle strutture della cisterna romana e di altre strutture antiche

rimesse alla luce durante i restauri al piano seminterrato del Castello.

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Sala delle volte

Al piano terra del Castello, subito all’ingresso, possono ammirarsi splendide

volte a crociera con mattoni a vista e archi a tutto sesto, che si rincorrono per ben 4 sale fra loro comunicanti attraverso aperture arcate in marmo, con suggestivo pavimento in legno, a rendere più incantevoli gli ambienti. Ricordo dell’ illustre passato sono sia il piccolo pozzo collegato alla

cisterna romana, che un tempo forniva acqua agli abitanti del Castello, che altre strutture murarie lasciate a vista, relative alle fasi altomedievali e medievali.

Fig. 25/26 - Suggestivi ambienti con suggestive volte a crociera al piano terra del Castello.

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Sala del grano

All’ ultimo piano della struttura, in posizione panoramica sull’intero Pescarese

ecco l’ultima delle grandi sale storiche del Castello, un tempo adibita a granaio, ampia ben 340 mq, tetto bianco a capriate, con decorazione in cotto a

igure geometriche, pavimento in cotto iorentino fatto a mano, ed illuminazione serale e notturna particolarmente suggestiva, tutti elementi che rendono l’ambiente caldo ed accogliente. Di qui si gode una vista incantevole sia sul

centro storico di Cepagatti che sull’ intera vallata del Pescara.

Chiesetta di S. Rocco

La chiesetta di San Rocco annessa al Castello venne costruita da Olimpia Valignani, moglie di Ottavio e madre del marchese di Cepagatti Alessandro, per ringraziare san Rocco di averli salvati dalla peste del 1657. La facciata a capanna in laterizio termina alla sua sommità con piccola edicola e

campanella, e presenta una inestra circolare sormontata dallo stemma dei Valignani: barra trasversale con tre rosette. All’interno l’ediicio presenta caratteri neo-gotici, con volte a crociera neo-gotiche che formano due campate, con pilastri addossati alle pareti; nella nicchia dietro l’altare è posta la statua di san Rocco.

Fig. 27- Panoramica del fronte nord-orientale del Castello verso la piazza e giardini antistanti.

Fig. 28 - Frammento di lastra con testa

di un Cristo raggiato, databile nei primi

decenni del XV secolo, conservato

nella chiesetta gentilizia di S. Rocco

annessa al Castello.

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I lavori di restauro monumentale 2008-2013

L’ intervento di restauro e risanamento conservativo condotto dalla

proprietà sotto l’ alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio dell’Abruzzo (Arch. Patrizia Tomassetti, Arch. Nicola Benedetto, Arch. Anna Maria Medin) e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo (Dr. Andrea R. Staffa) è stato finalizzato al recupero tecnico-funzionale di tutto il fabbricato monumentale denominato “Torre Alex – Castello Marcantonio”.Il progetto ha individuato l’esigenza di eseguire un’ articolata panoramica di opere, che riguardavano nella fattispecie sia gli esterni che gli interni.Per quel che riguarda gli esterni gli interventi hanno riguardato:il ripristino della copertura con il consolidamento delle strutture lignee del

tetto e la realizzazione di una adeguata impermeabilizzazione delle coperture

medesime, anche mediante smontaggio di piccole porzioni ammalorate e sostituzione delle stesse;

il restauro di tutte le facciate esterne del complesso, comprendente opere di pulitura con lavaggio delle pareti esterne in mattoni, previa pulizia con

raschietto e spazzola in saggina, e successiva pulizia a spugna, stuccatura dei giunti e integrazione delle parti mancanti dei mattoni con malta di cemento,

graniglia di marmo, o aggiunta di pigmenti al ine di ripristinare l’uniformità della parete, opere di cuci e scuci della muratura esistente ammalorata,

trattamento delle murature con adeguati prodotti impermeabilizzanti;

sostituzione dei canali di gronda;

reintegrazione-rifacimento dei balconi, mediante restauro delle porzioni in buono stato e sostituzione di quelle ammalorate;

sistemazione delle porzioni di intonaco presenti sulle facciate;lavaggio e trattamento degli imbotti in pietra;

restauro degli inissi originali presenti;realizzazione dei portoni di accesso al fabbricato mediante utilizzo di materiale in ferro; ed in generale tutte quelle opere necessarie per il restauro ed il risanamento

conservativo inalizzate a riportare all’antico splendore le facciate e le

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coperture del complesso.

Durante l’intervento di restauro e risanamento conservativo si è deciso di procedere anche con un importante intervento di miglioramento sismico dell’intero complesso, con una ampia serie di lavori strutturali di seguito

dettagliatamente descritti:

Torre Alex:

a) Posa in opere di catene alle imposte delle volte atte a eliminare le spinte

delle stesse e a dare una cucitura orizzontale alle murature a sacco.

Complesso del Castello:

a) Chiusura di nicchie e canne fumarie non utilizzate per dare continuità alle murature portanti;

b) Svuotamento di volte e posa in opera di riempimenti alleggeriti;

c) Posa in opera di due ordini di catene al solaio di terzo livello (piano primo);

d) Realizzazione di massetti collaboranti armati al piano primo e=cacemente ammorsati alle murature esistenti.

e) Realizzazione di una via di corsa in c.a. e=cacemente ammorsata alle strutture orizzontali esistenti.

f) Spicconamento degli intonaci preesistenti e realizzazione di nuovi intonaci armati con rete elettrosaldata;

g) Intervento di cuci e scuci su setti murari particolarmente ammalorati;

h) Iniezione di malte speciali nelle porzioni di muratura a sacco;

In merito poi agli lavori di restauro realizzati all’interno possiamo elencare

i seguenti punti:

- spicconamento di murature e restauro delle pareti a faccia vista di epoca medioevale;

- trattamento delle murature;

- restauro degli imbotti di marmo;

Fig. 29/30 -Particolari nella grande cisterna romana al piano seminterrato del Castello, nonché dell’adiacente

cisterna medievale da cui di attingeva l’acqua dal grande ambiente di ingresso al piano terra.

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- spicconatura, consolidamento e ripulitura di volte, con restauro delle volte

stesse, che ha garantito il loro ripristino nella storica bellezza del passato;- restauro delle strutture archeologiche nell’area archeologica al piano seminterrato;

- restauro della cisterna romana e delle altre murature archeologiche al suo livello;

- realizzazione di pavimentazioni in cotto fatto a mano e parquet;- realizzazione di nuovi impianti tecnologici;

- realizzazione di nuovi servizi igienici e di cucina;

- realizzazione di nuovi intonaci fatti a mano di tipo tradizionale.

Nel suo complesso l’articolato intervento condotto, durato ben 5 anni (2008-

2013), ha consentito di restituite a Cepagatti ed all’intera provincia di Pescara uno dei monumenti più suggestivi della sua storia, oggi rinato anche al ine di costituire un contesto per il rilancio economico-culturale dell’intera area

mediante le qualiicate attività che sono state ivi previste.

(CM)

Bibliograia

A.S.A.A., Pratica PE 11.I A2, «Cepagatti, Centro Urbano, proprietà dei fratelli Nardicchio, rinvenimento di 2 olle dell’epoca romana»: relazione di Nello Berardinelli in data 13.1.1972.

FRANCHI DELL’ORTO L., VULTAGGIO C., 2003, Dalla valle del Fino alla Valle del medio e alto Pescara, II. Dizionario topograico e storico, in AA. VV., Dalla valle del Fino alla valle del medio

e dell’alto Pescara, “Documenti dell’Abruzzo Teramano”, VI, Chieti 2003, pp. 140-153, pp. 628-631.STAFFA A. R., 2003, Contributo per una ricostruzione del quadro insediativo dall’antichità al medioevo, in AA. VV., Dalla valle del Fino alla valle del medio e dell’alto Pescara, “Documenti

dell’Abruzzo Teramano”, VI, Chieti 2003, pp. 163-232.STAFFA A.R., 2010, Dalle origini al Municipium, La formazione del Municipium, Le fasi tardoantiche, in Pinna Vestinorum. La città romana, a cura di L. FRANCHI DELL’ORTO, “Storia

e Civiltà di Penne”, II, Sambuceto (Chieti), 2010, pp. 12-91, 94-217, 268-327.

Fig. 31 - Suggestiva panoramica del camminamento di ronda all’ultimo piano della Torre Alex.

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Fig. 32 - Panoramica dell’ultima delle grandi sale storiche del Castello, la Sala del Grano, un tempo adibita a granaio,

ampia ben 340 mq, con pregevole tetto a capriate, e decorazione in cotto a igure geometriche.

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Il Castello Marcantonio:proposte per gli ospiti

Il Castello Marcantonio è un’a<ascinante dimora storica situata a Cepagatti, un Luogo nella Storia, in cui quale l’incanto del passato si coniuga con

e=cacia e funzionalità dei più moderni servizi di ricettività. Sviluppata su un’ampia supericie di circa 2.000 mq articolata su 4 livelli, questa storico ambiente è l ’ideale per matrimoni da favola, cerimonie esclusive, meeting ed incontri d’a<ari.Grazie ad alcune caratteristiche uniche nel Castello Marcantonio si incontra e respira la storia ad ogni passo: le grandi cisterne romane, rese ancora più suggestive da un accurato restauro, altre mura romane anch’esse lasciate a vista unitamente a tante altre murature che testimoniano delle fasi plurisecolari della struttura, sale rese preziose dal recupero delle storiche volte, sono solo alcuni esempi del grande fascino della struttura, dalla cui dominante Torre Alex si gode una vista incantevole, che abbraccia le meraviglie del territorio pescarese dal mare sino alla Majella e al Gran

Sasso, indimenticabile cornice per servizi fotografici veramente unici.Il Castello Marcantonio vuole proporre una nuova idea di matrimoni ed

eventi, uno scandirsi di momenti indimenticabili in cui vivere l’ intero

Castello, ed esser così avvolti dalle emozioni della storia in una magica

atmosfera irripetibile.

Fig. 33 - Panoramica della grande sala d’ingresso al piano terra del Castello.

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I ricevimenti

Scegliere il Castello Marcantonio come sede per matrimoni, cerimonie e ricevimenti vuol dire assicurarsi un’ esperienza da favola, in cui ogni desiderio può divenire realtà. Il fascino dell’atmosfera storica, l’eccellenza del servizio, la precisione in ogni dettaglio, la cura riposta in ogni esigenza del cliente, la disponibilità e la cordialità di uno sta< inappuntabile: questa l’esperienza ed il dono ai suo ospiti del Castello Marcantonio. La struttura permette infatti di soddisfare ogni richiesta, articolando ove necessario i diversi momenti del matrimonio o della cerimonia in aree di<erenti del castello, dall’imponente ingresso alle sale delle volte, passando dalla maestosa sala del grano per una chiusura indimenticabile nell’incantevole cisterna romana. Senza dimenticare alcuni indispensabili comfort, come l’ampio parcheggio privato, la posizione strategica facilmente raggiungibile dalle maggiori città della zona come Pescara, Chieti e Teramo, e la vicinanza di incantevoli chiese in cui è possibile celebrare le funzioni religiose, a cui si aggiunge la disponibilità della piccola ma suggestiva cappella privata all’interno della struttura.

Fig. 34/35/36 -Incantevole allestimento di alcune delle sale più importanti al piano terra

e piano seminterrato del Castello

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Gli eventi

Grazie al costante investimento in servizi, attrezzature e tecnologia, il

Castello Marcantonio si distingue non solo per il suo fascino, ma anche per la sua funzionalità ed e=cienza.Ogni tipo di evento viene curato nei minimi dettagli, garantendo un’elevata

soddisfazione degli ospiti e una precisione assoluta nella soddisfazione di tutte le richieste: matrimoni, cene di gala, meeting aziendali, ricorrenze speciali, feste a tema, degustazioni enogastronomiche, presentazioni di libri, mostre, feste di laurea, compleanni e molto altro.Proponiamo dunque Castello Marcantonio come quel connubio unico tra

incanto, tecnologia e funzionalità, che permette ad ogni evento di essere indimenticabile e “rimanere nella storia”.

(Famiglia Marcantonio)

Fig. 37/38/39 - Magico allestimento della sala al secondo piano della Torre Alex,

della Sala del Grano al secondo piano del Castello, e di uno degli ambienti d’ospitalità.

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Fig. 43 - Particolare del pozzo

Fig. 40/41/42 Suggestivi allestimenti in ambienti storici al piano seminterrato, al livello dei resti romani,

e a pian terreno del Castello.

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Fig. 44/45 - Panoramica del camminamento di ronda dell Torre Alex, da cui si gode uno splendido pae-

saggio a 360° dell’intera provincia di Pescara.Fig. 46/47 - Suite

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Finito di stampare nel mese di aprile 2013

COME RAGGIUNGERE CASTELLO MARCANTONIO:

Complesso monumentale del Castello Marcantonio e sottostante area archeologica sono ubicate nel centro storico del comune di Cepagatti; per arrivarci uscita Chieti-Pescara autostrada A25, poi seguire indicazioni per Cepagatti – Penne (S.S. 81 Picena-Aprutina),

uscita autostradale A14 Chieti-Pescara, poi asse attrezzato di Pescara direzione Popoli, uscita Cepagatti-Penne S.S. 81 Picena-Aprutina, indicazioni per Cepagatti.

Info: Email: [email protected] web: www.castellomarcantonio.it

Tel: 085 / 974130Cellulari: 328 /0892557 - 333 / 3849882 - 347 / 1530351 .

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m CASTELLO

MARCANTONiO

LARGO SAN ROCCO · 65012 CEPAGATTI (PE) TEL. E FAX 085 974130 • WWW.CASTELLOMARCANTONIO.IT • INFO@CASTELLOMARCANTON IO.IT