Rapporto Osservasalute 2017 - assiteca.it · Dott.ssa Alessandra Burgio, Istituto Nazionale di...

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Rapporto Osservasalute 2017 Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane Questo Rapporto è stato realizzato grazie anche al contributo incondizionato di: ASS. SANITA’ DI VALORE BETTER VALUE HEALTH CARE ITALIA 10 aprile RO 2017 CORRETTA_01 prex 11/04/18 09:35 Pagina 1

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Rapporto Osservasalute 2017Stato di salute e qualit dellassistenzanelle regioni italiane

Questo Rapporto stato realizzatograzie anche al contributo

incondizionato di:ASS. SANITA DIVALORE BETTERVALUE HEALTH

CARE ITALIA

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Edizione Italiana 2018

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Sono vietati la riproduzione anche parziale in qualsiasi forma e con qualsiasi mez-zo elettronico o meccanico (compresi fotocopie e microfilm), la registrazione magnetica e qualunque sistema dimeccanizzazione.

ISBN 978-88-904244-4-1

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In ricordo delDott. Paolo Campanella

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INDICE

Premessa..................................................................................................................................................... VII

Organigramma............................................................................................................................................ IX

Parte PrimaSalute e bisogni della popolazione

Contesto demografico

Popolazione ................................................................................................................................................ 1

Fattori di rischio, stili di vita e prevenzione

Fumo, alcol, alimentazione, eccesso ponderale e prevenzione ................................................................. 25

Incidenti...................................................................................................................................................... 75

Ambiente .................................................................................................................................................... 95

Condizioni di salute

Sopravvivenza e mortalit per causa.......................................................................................................... 119

Dimensione cronica delle patologie in Medicina Generale: le cronicit ............................................... 131

Malattie cardio e cerebrovascolari ............................................................................................................. 159

Malattie metaboliche .................................................................................................................................. 185

Malattie infettive ........................................................................................................................................ 205

Malattie oncologiche .................................................................................................................................. 221

Disabilit .................................................................................................................................................... 233

Salute mentale ............................................................................................................................................ 251

Salute materno-infantile ............................................................................................................................. 279

Salute della popolazione straniera.............................................................................................................. 301

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Parte SeCondaServizi Sanitari Regionali e qualit dei servizi

Servizi Sanitari regionali: spesa, attivit e qualit dei servizi

Assetto economico-finanziario................................................................................................................... 343

Assetto istituzionale-organizzativo ............................................................................................................ 359

Assistenza territoriale................................................................................................................................. 381

Assistenza farmaceutica territoriale ........................................................................................................... 399

Assistenza ospedaliera ............................................................................................................................... 409

Trapianti ..................................................................................................................................................... 429

Mortalit riconducibile ai servizi sanitari (Rimando Rapporto Osservasalute 2016) ............................... 449

Centro Nazionale Sangue (Rimando Rapporto Osservasalute 2016) ........................................................ 451

La sanit italiana nel confronto europeo.................................................................................................... 453

Copertura dei Servizi Sanitari Regionali e la loro performance ............................................................... 499

Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati.............................................................................................. 509

Approfondimenti (www.osservatoriosullasalute.it) ................................................................................... 527

Tabelle (www.osservatoriosullasalute.it) ................................................................................................... 529

aPPendiCe

Sopravvivenza e mortalit per causa.......................................................................................................... 541

Assistenza ospedaliera ............................................................................................................................... 555

Autori ......................................................................................................................................................... 573

Indice Generale .......................................................................................................................................... 581

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Premessa

Il Rapporto Osservasalute, come ogni anno, fornisce numerosi indicatoriche descrivono in maniera minuziosa lo stato del Servizio Sanitario Nazionale(SSN), sia dal lato della spesa e dellorganizzazione del sistema, sia dal lato dellaperformance, in termini di salute e prevenzione.

I conti del SSN sembrano tornati per lo pi sotto controllo e tra il 2015 e il2016 la spesa sanitaria pubblica pro capite leggermente aumentata, pur rimanendotra le pi basse dei Paesi dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo SviluppoEconomico (OCSE). Il disavanzo appare in frenata, ma per tenere i conti in ordine,una parte della spesa si spostata sulle spalle delle famiglie. I dati complessividegli ultimi 6 anni continuano a indicare che il SSN parsimonioso ed riuscito abloccare la tradizionale dinamica espansiva della spesa, allineandosi alle limitatedisponibilit finanziarie dello Stato, malgrado linvecchiamento della popolazione, icosti indotti dal progresso tecnologico e le forme di deprivazione socio-economicaprodotte dalla crisi. Tuttavia, la continua crescita della spesa privata testimonia unarretramento della copertura complessivamente garantita dal sistema pubblico, datoconfermato indirettamente anche dalla Corte dei Conti che riferisce di una diminu-zione delle entrate da ticket e dalla compartecipazione alla spesa.

Gli indicatori sugli esiti di salute testimoniano che, nel 2017, la speranza divita alla nascita tornata a crescere, ma si confermano le disuguaglianze territorialiriscontrate in passato, con le regioni del Mezzogiorno pi svantaggiate di quelle delresto del Paese.

La dimensione della cronicit in costante e progressiva crescita, con con-seguente impegno di risorse sanitarie, economiche e sociali. Laumento di questofenomeno connesso a differenti fattori, tra i quali il progresso delle cure, il miglio-ramento delle condizioni igienico-sanitarie, linnalzamento dellet media e ladisponibilit di nuove terapie farmacologiche.

Lefficacia del sistema sanitario rispetto alla cura e alla prevenzione delleneoplasie andata sicuramente migliorando, come dimostrano i dati sulla sopravvi-venza dei pazienti oncologici.

I progressi nella prevenzione primaria emergono chiaramente nel caso deltumore polmonare, per il quale il carico sanitario della patologia in sensibile dimi-nuzione da anni negli uomini, grazie alla forte riduzione della prevalenza di fumato-ri che rappresenta un grande successo delle normative anti-fumo (tra le pi avanza-te in Europa). La stessa riduzione non si registrata tra le donne e questo il moti-vo per il quale il tumore polmonare ancora in una fase critica e plausibilmente inpeggioramento.

Per quanto riguarda i tumori oggetto di programmi di screening organizza-to, gli effetti dellintroduzione di misure efficaci di prevenzione secondaria sonovisibili nelle aree del Paese dove si iniziato prima e dove la copertura ottimale.Una minor copertura di popolazione e una ritardata implementazione degli screeningorganizzati sono fattori che contribuiscono a spiegare la bassa performance in termi-ni di salute osservata nel Mezzogiorno.

La dinamica demografica sperimentata nel nostro Paese ben nota e nonpotr che riflettersi sulla sostenibilit del settore socio-sanitario. Gli indicatoridemografici presentati sono particolarmente allarmanti se vengono affiancati a quel-li relativi alla popolazione con forti limitazioni nelle attivit quotidiane. Infatti, dalRapporto si evince che un quinto degli ultra 65enni ha molta difficolt o non ingrado di svolgere almeno una attivit di cura della persona senza alcun aiuto. Oltreun terzo delle persone ultra 75enni non in grado di usare il telefono, gestire il dena-ro o prendere le medicine; quasi la met non in grado di preparare i pasti, fare laspesa o svolgere attivit domestiche leggere.

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Il Rapporto Osservasalute contribuisce da anni al dibattito su questi temi,sollecitando lattenzione su alcuni dei nodi principali, sui quali pensiamo si possagiocare il futuro, in particolare sulla capacit di mantenimento degli attuali livelli disalute della popolazione e sulla sostenibilit politica del SSN.

Alla stesura dei Capitoli del Rapporto hanno contribuito:- 197 autori, che hanno coperto una crescente variet di aspetti e problematiche.

Il Rapporto risulta cos strutturato:- 98 Core indicators, con cui vengono descritti gli aspetti essenziali della salute degliitaliani e dei servizi sanitari di tutte le regioni del nostro Paese, anche con lausilio digrafici, tabelle e cartogrammi;- 17 Box, focalizzati su alcune esperienze innovative sperimentate in alcune singolerealt;- 4 approfondimenti, in cui alcuni problemi prioritari vengono analizzati per prospet-tare possibili soluzioni e che sono pubblicati sul sito www.osservatoriosullasalute.it.

Tra le raccomandazioni di tutti i ricercatori e gli esperti cha hanno contri-buito al Rapporto, di fronte a una progressiva modificazione della domanda di salu-te, appare utile mettere in evidenza lurgenza di attuare un cambiamento indirizzatoad una appropriata ed equa gestione della cronicit, cos come dichiarato nel PianoNazionale della Cronicit. Lesigenza quella di armonizzare, a livello nazionale, leattivit di gestione della cronicit, con lintento di promuovere interventi basati sul-la unitariet di approccio, centrati sulla persona e orientati verso una migliore orga-nizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dellassi-stenza. I nuovi modelli organizzativi dovrebbero essere centrati sulle cure territoria-li e domiciliari, integrate, delegando allassistenza ospedaliera la gestione dei casiacuti/complessi non gestibili dagli operatori sanitari delle cure primarie. In talimodelli lappropriatezza e lefficacia dellassistenza sono assicurati dalla presa incarico del cittadino che dovrebbe avvenire sulla base dei Percorsi DiagnosticoTerapeutici Assistenziali delineati per ogni patologia, sempre tenendo in considera-zione le peculiarit di ogni singolo paziente.

Inoltre, non meno urgente il tema che ci si trover a fronteggiare nellim-mediato futuro: linvecchiamento della popolazione. Tra circa 15 anni avremo glianziani figli del baby boom che potranno contare su una rete di aiuti familiari ridot-ta a causa della denatalit e con redditi da pensione pi bassi per il passaggio dalsistema pensionistico retribuito a quello contributivo, avvenuto con la riforma deiprimi anni Novanta. Si tratta di problematiche che andranno sempre di pi appesan-tendo la spesa sanitaria, a causa di una attivit di assistenza della quale il SSN costretto a farsi carico, in assenza di servizi di natura socio-assistenziale di pertinen-za dei Comuni.

Dott. Alessandro Solipaca Prof. Walter RicciardiDirettore Scientifico Direttore

Osservatorio Nazionale sulla Salute Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane nelle Regioni Italiane

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Organigramma

Coordinatori scientificiProf. Walter Ricciardi, Direttore, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItaliane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, RomaDott. Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico, Osservatorio Nazionale sulla Salute nel-le Regioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolicadel Sacro Cuore, Roma

Coordinamento redazionale, videoimpaginazione e web content editor(www.osservatoriosullasalute.it)Dott.ssa Tiziana Sabetta, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane,Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore, Roma

Data Manager e responsabile revisione datiDott.ssa Sobha Pilati, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, Istitutodi Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore, Roma

CollaboratoriDott. Pasquale Cacciatore, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItaliane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, RomaDott.ssa Alessia Vecchioni, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItaliane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, Roma

Scientific Executive BoardProf. Eugenio Anessi Pessina, Facolt di Economia, Universit Cattolica del SacroCuore, Milano - Direttore Centro Studi e Ricerche in Management Sanitario, MilanoDott.ssa Alessandra Battisti, Istituto Nazionale di Statistica, RomaDott.ssa Alessandra Burgio, Istituto Nazionale di Statistica, RomaProf.ssa Flavia Carle, Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanit Pubblica,Universit Politecnica delle Marche, AnconaProf. Americo Cicchetti, Facolt di Economia, Universit Cattolica del Sacro Cuore,RomaProf. Giuseppe Costa, Dipartimento di Scienze cliniche e Biologiche, Universit degliStudi di TorinoProf. Gianfranco Damiani, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, UniversitCattolica del Sacro Cuore, RomaProf.ssa Viviana Egidi, Sapienza Universit di RomaProf.ssa Elisabetta Franco, Dipartimento di Sanit Pubblica, Universit degli StudiTor Vergata, RomaDott.ssa Lucia Lispi, Direzione generale della Programmazione sanitaria, Ministerodella Salute, RomaDott.ssa Marzia Loghi, Istituto Nazionale di Statistica, RomaDott. Aldo Rosano, Membro dello Scientific Executive Board, Osservatorio Nazionalesulla Salute nelle Regioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene,Universit Cattolica del Sacro Cuore, RomaDott. Emanuele Scafato, Osservatorio Nazionale Alcol, Centro Nazionale diEpidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanit, RomaDott. Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico, Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, UniversitCattolica del Sacro Cuore, RomaDott.ssa Aida Turrini, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Roma

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Peer review committeeDott. Giovanni Baglio, Istituto Nazionale per la promozione della salute dellePopolazioni Migranti, Societ Italiana di Medicina delle Migrazioni, RomaDott.ssa Silvia Bruzzone, Istituto Nazionale di Statistica, RomaDott.ssa Alessandra Burgio, Istituto Nazionale di Statistica, Roma Prof. Marcantonio Caltabiano, Facolt di Scienze Politiche, Universit degli Studi diMessinaProf.ssa Viviana Egidi, Sapienza Universit di RomaDott.ssa Rosa Gini, Agenzia Regionale di Sanit della Toscana, FirenzeDott. Roberto Gnavi, Servizio di Epidemiologia di riferimento regionale, ASL 5,Regione Piemonte, Grugliasco, TorinoProf.ssa Paola Mancini, Demografia, Facolt di Economia, Universit degli Studi delSannio, BeneventoProf. Lamberto Manzoli, Dipartimento di Medicina e Scienze dellInvecchiamento,Universit degli Studi G. DAnnunzio, ChietiDott.ssa Marta Marino, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane,Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore,RomaDott.ssa Luisa Mondo, Servizio Sovrazonale di Epidemiologia, ASL TO 3, TorinoDott. Gianni Pieroni, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Istituto del-le Scienze Neurologiche, BolognaDott. Robertovito Rizzello, Agenzia Provinciale per i Servizi Sanitari, ProvinciaAutonoma di TrentoDott. Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico, Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, UniversitCattolica del Sacro Cuore, RomaDott.ssa Maria Lucia Specchia, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene,Universit Cattolica del Sacro Cuore, RomaDott.ssa Modesta Visca, Direzione generale della programmazione sanitaria,Ministero della Salute, Roma

Coordinatori CapitoliPopolazione: Dott.ssa Ginevra Di Giorgio, Dott.ssa Francesca Rinesi, IstitutoNazionale di Statistica, RomaFumo, alcol, alimentazione, eccesso ponderale e prevenzione: Dott.ssa EmanuelaBologna, Istituto Nazionale di Statistica, Roma; Dott. Emanuele Scafato, OsservatorioNazionale Alcol, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione dellaSalute, Istituto Superiore di Sanit, Romaincidenti: Dott.ssa Silvia Bruzzone, Dott.ssa Nadia Mignolli, Istituto Nazionale diStatistica, Romaambiente: Prof. Antonio Azara, Istituto di Igiene e Medicina Preventiva, Universitdegli Studi di Sassari; Prof. Umberto Moscato, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione diIgiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore, RomaSopravvivenza e mortalit per causa: Dott. Gennaro Di Fraia, Istituto Nazionale diStatistica, Romadimensione cronica delle patologie in medicina Generale: le cronicit: Dott.Claudio Cricelli, Health Search, Societ Italiana di Medicina Generale e delle CurePrimarie, Firenzemalattie cardio e cerebrovascolari: Dott.ssa Simona Giampaoli, Dott. LuigiPalmieri, Epidemiologia delle Malattie Cerebro e Cardiovascolari, Centro Nazionaledi Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore diSanit, Romamalattie metaboliche: Prof. Giorgio Liguori, Cattedra di Igiene ed Epidemiologia,Universit degli Studi Parthenope, Napolimalattie infettive: Prof. Paolo Villari, Dipartimento di Sanit Pubblica e MalattieInfettive, Sapienza Universit di Romamalattie oncologiche: Dott.ssa Roberta De Angelis, Istituto Superiore di Sanit, Roma

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disabilit: Dott.ssa Alessandra Battisti, Istituto Nazionale di Statistica, Roma; Dott.Aldo Rosano, Membro dello Scientific Executive Board, Osservatorio Nazionale sullaSalute nelle Regioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, UniversitCattolica del Sacro Cuore, RomaSalute mentale: Dott.ssa Silvia Ghirini, Salute della popolazione e suoi determinanti,Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, IstitutoSuperiore di Sanit, Roma; Dott.ssa Monica Vichi, Ufficio di statistica, Istituto Superioredi Sanit, RomaSalute materno-infantile: Dott.ssa Marzia Loghi, Istituto Nazionale di Statistica, RomaSalute della popolazione straniera: Dott. Giovanni Baglio, Istituto Nazionale per lapromozione della salute delle Popolazioni Migranti, Societ Italiana di Medicina delleMigrazioni, Roma; Dott.ssa Alessandra Burgio, Istituto Nazionale di Statistica, Romaassetto economico-finanziario: Prof. Eugenio Anessi Pessina, Facolt di Economia,Universit Cattolica del Sacro Cuore, Milano - Direttore Centro Studi e Ricerche inManagement Sanitario, Milano; Prof.ssa Maria Michela Gianino, Dipartimento diScienze della Sanit Pubblica e Pediatriche, Universit degli Studi di Torinoassetto istituzionale-organizzativo: Prof. Americo Cicchetti, Facolt di Economia,Universit Cattolica del Sacro Cuore, Romaassistenza territoriale: Prof. Gianfranco Damiani, Istituto di Sanit Pubblica-Sezionedi Igiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore, Romaassistenza farmaceutica territoriale: Dott. Pasquale Cacciatore, Dott.ssa SobhaPilati, Dott.ssa Alessia Vecchioni, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItaliane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, Romaassistenza ospedaliera: Dott.ssa Velia Bruno, Direzione generale dellaProgrammazione sanitaria, Ministero della Salute, Roma; Prof. Flavia Carle,Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanit Pubblica, Universit Politecnica delleMarche, Ancona; Dott. Gianni Pieroni, Dipartimento Igienico Organizzativo, AUSL,Bolognatrapianti: Dott. Mario Caprio, Dott. Andrea Ricci, Centro Nazionale Trapianti, IstitutoSuperiore di Sanit, Romamortalit riconducibile ai servizi sanitari: Prof.ssa Maria Pia Fantini, Dipartimentodi Scienze Biomediche e Neuromotorie, Alma Mater Studiorum, Universit degli Studidi Bologna Centro nazionale Sangue: Dott. Giancarlo Maria Liumbruno, Centro NazionaleSangue, Istituto Superiore di Sanit, RomaLa sanit italiana nel confronto europeo: Dott.ssa Laura Iannucci, Dott.ssa LauraMurianni, Istituto Nazionale di Statistica, RomaCopertura dei Servizi Sanitari regionali e la loro performance: Dott. Aldo Rosano,Membro dello Scientific Executive Board, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelleRegioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica delSacro Cuore, Roma

Referenti Regionali dellOsservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItalianePiemonte: Prof.ssa Roberta Siliquini, Dipartimento di Scienze della Sanit Pubblicae Pediatriche, Universit degli Studi di TorinoValle daosta-Valle daoste: Dott.ssa Patrizia Vittori, Osservatorio RegionaleEpidemiologico e per le Politiche Sociali, AostaLombardia: Prof. Antonio Pagano, Prof. Francesco Auxilia, Dipartimento di SanitPubblica-Microbiologia-Virologia, Universit degli Studi di MilanoBolzano-Bozen: Dott.ssa Carla Melani, Osservatorio Epidemiologico Provinciale,Provincia Autonoma di BolzanoTrento: Dott. Silvano Piffer, Dott. Robertovito Rizzello, Azienda Provinciale per iServizi Sanitari, Provincia Autonoma di TrentoVeneto: Prof. Gabriele Romano, Prof. Albino Poli, Dott. Stefano Tardivo,Dipartimento di Diagnostica e Sanit Pubblica, Universit degli Studi di Verona

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Friuli Venezia Giulia: Dott. Carlo Francescutti, Dott. Giorgio Simon, Dott.ssaAntonella Franzo, Agenzia Regionale di Sanit, Friuli Venezia Giulia, PordenoneLiguria: Prof. Pietro Crovari, Dipartimento di Scienze della Salute, Universit degliStudi di Genovaemilia-romagna: Prof. Carlo Signorelli, Istituto di Igiene, Universit degli Studi diParma; Prof.ssa Maria Pia Fantini, Dipartimento di Medicina e Sanit Pubblica,Alma Mater Studiorum Universit di Bolognatoscana: Prof. Nicola Nante, Dott. Gabriele Messina, Dipartimento di Fisiopatologia,Medicina Sperimentale e Sanit Pubblica, Universit degli Studi di SienaUmbria: Dott. Marsilio Francucci, Azienda Ospedaliera Santa Maria; Dott.ssaMargherita Tockner, Osservatorio Epidemiologico, Distretto 1, Ternimarche: Prof. Marcello Maria DErrico, Cattedra di Igiene, Universit Politecnicadelle Marche; Prof.ssa Flavia Carle, Dipartimento di Scienze Biomediche e SanitPubblica, Universit Politecnica delle Marche, AnconaLazio: Prof. Antonio Boccia, Prof. Paolo Villari, Dipartimento di Sanit Pubblica eMalattie Infettive; Prof. Guido Citoni, Dipartimento di Medicina Sperimentale ePatologia, Sapienza Universit di Romaabruzzo: Prof. Tommaso Staniscia, Dipartimento di Medicina e ScienzedellInvecchiamento, Universit degli Studi G. DAnnunzio, Chieti-Pescaramolise: Prof. Guido Maria Grasso, Dipartimento di Scienze per la Salute, Universitdegli Studi del Molise; Dott. Nicola Ricci, ASL 3 Centro Molise, CampobassoCampania: Prof. Paolo Marinelli, Dipartimento di Medicina Pubblica, Clinica ePreventiva, Seconda Universit degli Studi di Napoli; Prof. Giorgio Liguori, Cattedradi Igiene, Universit degli Studi di Napoli Parthenope; Dott. Antonino Parlato,ASL NA 2, NapoliPuglia: Prof. Salvatore Barbuti, Prof.ssa Cinzia Germinario, Istituto di Igiene,Universit degli Studi di Bari; Dott. Michele Conversano, ASL 1, TarantoBasilicata: Dott. Rocco Galasso, Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica,Ospedale Oncologico Regionale di Rionero in Vulture, PotenzaCalabria: Prof.ssa Maria Pavia, Cattedra di Igiene, Universit della Magna Grcia,CatanzaroSicilia: Prof. Francesco Vitale, Dott. Walter Mazzucco, Dipartimento di Scienze perla Promozione della Salute e Materno Infantile, Universit degli Studi di PalermoSardegna: Prof.ssa Ida Mura, Prof. Antonio Azara, Istituto di Igiene e MedicinaPreventiva, Universit degli Studi di Sassari

Segreteria Scientifica dellOsservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItalianeProf. Eugenio Anessi Pessina, Professore Ordinario, Facolt di Economia, UniversitCattolica del Sacro Cuore, Milano - Direttore Centro Studi e Ricerche in ManagementSanitario, MilanoProf. Americo Cicchetti, Professore Ordinario, Facolt di Economia, UniversitCattolica del Sacro Cuore, RomaProf. Gianfranco Damiani, Professore Associato, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione diIgiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore, RomaDott. Antonio Giulio de Belvis, Direttore Programma Governo Clinico, PoliclinicoUniversitario Agostino Gemelli, RomaProf. Walter Ricciardi, Direttore, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItaliane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, RomaProf.ssa Roberta Siliquini, Professore Ordinario, Universit degli Studi di TorinoDott. Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico, Osservatorio Nazionale sulla Salute nel-le Regioni Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolicadel Sacro Cuore, Roma

Grafica GISDott. Pasquale Cacciatore, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni

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Italiane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, RomaDott.ssa Sobha Pilati, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, Istitutodi Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del Sacro Cuore, RomaDott.ssa Alessia Vecchioni, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle RegioniItaliane, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, Universit Cattolica del SacroCuore, Roma

Amministrazione e Controllo di gestioneDott. Francesco Maddalena, Istituto di Sanit Pubblica-Sezione di Igiene, UniversitCattolica del Sacro Cuore, Roma

Si ringraziano: Ministero della Salute - Direzione generale della programmazionesanitaria - e Istituto Nazionale di Statistica - Servizio Sistema integrato salute, assi-stenza, previdenza e giustizia - per il loro contributo senza il quale questo Rapportonon sarebbe stato possibile

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PARTE PRIMASalute e bisogni della popolazione

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Popolazione

Nel Rapporto Osservasalute 2017 sono stati analizzati i dati dellIstituto Nazionale di Statistica di fonteanagrafica che consentono di calcolare i principali indicatori demografici della popolazione residente in Italia nelsuo complesso e, ove possibile e di interesse, distinguendo tra cittadini italiani e cittadini stranieri. Le analisi sonoeffettuate a livello regionale (tabelle e grafici) e provinciale (cartogrammi), ad eccezione dellanalisi riguardolevoluzione dei centenari che stata eseguita a livello nazionale.

Il Capitolo si apre con lanalisi della struttura demografica della popolazione per et, genere e cittadinan-za seguita da tre indicatori che evidenziano levoluzione del processo di invecchiamento, dagli indicatori di dina-mica della popolazione e dallanalisi del comportamento riproduttivo delle donne residenti. Lo sguardo sullan-damento della popolazione ultracentenaria chiude il Capitolo.

I valori degli indicatori analizzati sono, per loro natura, piuttosto stabili nel tempo, tuttavia: - si confermano gli effetti del processo di invecchiamento della popolazione, che appaiono evidenti sia dalla let-tura della piramide della popolazione per et, genere e cittadinanza, sia quando si analizzano i diversi contingen-ti che compongono la popolazione anziana nel suo complesso (giovani anziani, anziani e grandi vecchi).Dalle analisi emergono anche le marcate differenze territoriali che vedono alcune aree del Paese maggiormentecoinvolte nel processo di invecchiamento; - si conferma la diminuzione della popolazione residente. Tale diminuzione dovuta al saldo negativo della dina-mica naturale (nascite e decessi) e alle cospicue cancellazioni per altro motivo imputabili, in parte, ancora alriallineamento Anagrafe-Censimento. Il saldo migratorio con lestero si mantiene positivo. Si conferma, anche, ladicotomia Nord-Sud ed Isole nella capacit attrattiva/repulsiva dei flussi migratori sia interni che con lestero; - il numero medio di figli per donna per il complesso delle residenti in calo rispetto allanno precedente e, nel2015 (ultimo anno di analisi disponibile), pari a 1,35 figli per donna (italiane: 1,27 figli per donna; straniere 1,94figli per donna). Si conferma la tendenza alla posticipazione delle nascite, tanto che let media al parto delle resi-denti raggiunge i 31,7 anni (italiane: 32,3 anni; straniere 28,7 anni). Poco meno di un nato ogni cinque ha la madrecon cittadinanza straniera, con un picco di quasi un nato su tre in Emilia-Romagna;- si assiste ad una lieve diminuzione della popolazione ultracentenaria, imputabile sia alleccesso di mortalit cheha caratterizzato il 2015 (che ha colpito gli ultracentenari e le coorti prossime al superamento dei 100 anni di et),sia allesiguit strutturale delle coorti interessate al fenomeno in quanto nate negli anni della Prima GuerraMondiale. Al 1 gennaio 2017 poco meno di tre residenti su 10.000 hanno 100 anni ed oltre. In questo segmentodi popolazione le donne sono estremamente pi numerose.

G. DI GIORGIO, F. RINESI

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2 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Struttura demografica

Significato. La conoscenza della struttura demografi-ca della popolazione per et e genere rappresenta ilpunto di partenza per la comprensione dei principalibisogni di salute di un Paese, bisogni che si differen-ziano a seconda delle fasi di vita delle persone. Lapiramide per et e genere una efficace rappresenta-zione grafica della struttura della popolazione cheviene qui proposta utilizzando i dati anagrafici deiresidenti in Italia al 1 gennaio 2017 per et e genere.La piramide per et e genere stata costruita in mododa evidenziare il contributo della popolazione stra-niera residente in Italia per ciascuna fascia di et con-siderata.

Validit e limiti. I dati di riferimento necessari perlanalisi della struttura della popolazione sono di fon-te anagrafica e sono forniti, annualmente, dallIstitutoNazionale di Statistica per singola et e genere e condettaglio territoriale che giunge fino al singoloComune. Tuttavia, le analisi qui proposte scendonofino ad un dettaglio regionale (comprese le PA diTrento e Bolzano) per le tavole dei dati e per i grafici.Solo nelle rappresentazioni cartografiche viene utiliz-zato il dettaglio provinciale. I dati, inoltre, consento-no di analizzare distintamente i residenti con cittadi-nanza diversa da quella italiana, ma hanno il limite diconsiderare unicamente la popolazione regolarmenteresidente sul nostro territorio.

Descrizione dei risultatiIl Grafico 1 rappresenta la composizione della popo-lazione per et, genere e cittadinanza al 1 gennaio2017, attraverso la tradizionale piramide per et,genere e cittadinanza. La rappresentazione graficadella struttura della popolazione residente, riferitaallItalia nel suo complesso, affiancata da quellarelativa a due situazioni regionali tra loro storicamen-te contrapposte, che forniscono un chiaro quadro sul-le diversit di struttura demografica che intercorrononelle diverse realt regionali: da un lato troviamo laLiguria, regione che ormai da tempo detiene il recorddi regione pi vecchia dItalia, dallaltro laCampania, dove il processo di invecchiamento dellapopolazione si trova in uno stadio relativamente menoavanzato, grazie allalta natalit che ha caratterizzatoquesta regione fino a pochi anni fa.Dallanalisi del grafico risulta evidente come in Italiala quota dei giovani sul totale della popolazione siamolto contenuta, mentre il peso assoluto e relativodella popolazione anziana si fa via via pi consistenteanche se si considerano le et pi avanzate (vedi indi-catore Invecchiamento). Si noti anche la consisten-te presenza dei residenti stranieri nelle et giovanili e

centrali (come si pu vedere dal grafico stesso che, nelcuore della piramide, parte grigio scura delle barre,mostra la proporzione della popolazione straniera nel-le varie fasce di et). Per quanto riguarda la composi-zione per genere (ossia il rapporto tra il numero diuomini e quello di donne) si evidenzia come, nelle etpi avanzate, questo sia fortemente sbilanciato a favo-re delle donne che godono di una sopravvivenza pielevata. La forma della piramide per et e genere d un quadroaccurato (ed al tempo stesso sintetico) della strutturademografica della popolazione e permette di delinea-re con buona approssimazione quale sar la strutturadella popolazione nel prossimo futuro. In effetti, lastruttura di oggi, fortemente condizionata dallastruttura per et degli anni passati e, ovviamente, labase di quella che si manifester negli anni futuri (1).Infatti, facilmente prevedibile che nei prossimidecenni si assister ad un ulteriore aumento del pesorelativo ed assoluto della popolazione anziana dovutosia allaumento della speranza di vita (non solo allanascita, ma anche alle et avanzate) che allo slitta-mento verso lalto (ossia allinvecchiamento) dellecoorti assai numerose che, oggi, si trovano nelle classidi et centrali. Inoltre, si pu supporre che nel futuroprossimo non si registrer un numero di nascite e/oflussi migratori imponenti tali da contrastare il rapidoprocesso di invecchiamento che si sta delineando vistoche le nuove generazioni (ossia coloro che dovrebberodar luogo a tali nascite) sono numericamente esigue eanche le straniere residenti, che hanno fino ad oggisostenuto il livello di fecondit, stanno invecchiandoe la loro fecondit in calo.Il confronto tra le piramidi per et e genere dellapopolazione residente in Liguria e in Campania evi-denzia la persistenza di una forte difformit dellestrutture demografiche regionali alle quali i servizisocio-sanitari locali sono chiamati a rispondere. Lastruttura della popolazione della Liguria , come gidetto, caratterizzata da una elevata presenza di anzia-ni, mentre il processo di invecchiamento in Campania in una fase meno avanzata. Anche il peso dellapopolazione straniera residente sul totale dei residenti assai diverso nelle 2 regioni: in Liguria lincidenzadegli stranieri residenti pi simile a quella registrataper lItalia nel suo complesso, mentre in Campania lapresenza regolare degli stranieri assai pi contenuta. La domanda di servizi socio-sanitari, dunque, differi-sce di intensit tra le due realt territoriali in esame(questa sar, ovviamente, pi elevata nelle regioni construtture pi invecchiate) e dovrebbe essere modulatadi conseguenza lofferta sanitaria.

G. DI GIORGIO, F. RINESI

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PoPoLaZione 3

Grafico 1 - Piramide dellet per genere e cittadinanza (valori per 100): italiani (colore bianco) e stranieri (colo-re grigio scuro), Italia, Liguria e Campania - Situazione al 1 gennaio 2017

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile e Rilevazione Popolazione residentecomunale straniera per sesso e anno di nascita, disponibili su dati.istat.it. Anno 2017.

Liguria Campania

italia

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4 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Raccomandazioni di OsservasaluteAncora una volta importante sottolineare lutilit dimonitorare con attenzione la struttura per et, genere ecittadinanza della popolazione residente. La popola-zione residente, infatti, composta da tante sottopopo-lazioni che esprimono bisogni sanitari differenti chedovrebbero trovare risposte nei servizi socio-sanitariregionali e provinciali. In particolare, gli stranieri, ilcui peso sul totale della popolazione va crescendo nel

tempo, presentano una struttura per et che ben si dif-ferenzia da quella che caratterizza i residenti italianicon evidenti conseguenze sui bisogni e sulla domandadi servizi sanitari.

riferimenti bibliografici(1) Istat. Il futuro demografico del Paese: previsioni regio-nali della popolazione residente al 2065. Statistiche Report.2011 Disponibile sul sito: www.istat.it/it/archivio/48875.

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PoPoLaZione 5

Invecchiamento

Significato. Per una programmazione dei servizisocio-sanitari e assistenziali che sia efficace ed effi-ciente fondamentale monitorare nel tempo la com-posizione per et della popolazione. Le condizioni disalute che caratterizzano le varie fasce di et dellapopolazione fanno si che lofferta sanitaria debba

essere diversificata a seconda del target di popolazio-ne a cui si rivolge. In questo contributo viene presen-tata la percentuale di popolazione di tre distinte fascedi et (65-74 anni, 75-84 anni e 85 anni ed oltre) sultotale dei residenti per regione.

G. DI GIORGIO, F. RINESI

Proporzione di giovani anziani

Numeratore Popolazione residente di et 65-74 annix 100

Denominatore Popolazione residente

Proporzione di anziani

Numeratore Popolazione residente di et 75-84 annix 100

Denominatore Popolazione residente

Proporzione di grandi vecchi

Numeratore Popolazione residente di et 85 anni ed oltrex 100

Denominatore Popolazione residente

Validit e limiti. Gli indicatori relativi alla strutturadella popolazione sono stati ottenuti da elaborazionidi dati raccolti dallIstituto Nazionale di Statistica nel-lambito della rilevazione sulla popolazione residenteper genere ed et e fanno riferimento ai residenti al 1gennaio 2017. In questo contributo si scender fino adun dettaglio regionale per tabelle e grafici e ad un det-taglio provinciale per i cartogrammi.Le fasce di popolazione considerate possono esseredefinite come fragili in quanto maggiormente esposteal rischio di insorgenza di malattie gravi ed invalidantiche possono portare a condizioni di disabilit e di croni-cit che richiedono assistenza ed impegni mirati da par-te delle strutture sanitarie. Considerare la popolazione di65 anni ed oltre come un unico gruppo di popolazioneappare riduttivo poich i bisogni sanitari differiscono,significativamente, al suo interno ed, in particolare,aumentano al crescere dellet. Si , quindi, scelto didistinguere tra i giovani anziani (65-74 anni), glianziani (75-84 anni) e i grandi vecchi (85 anni edoltre). Tuttavia, va tenuto presente che, i limiti di et uti-lizzati nel definire tali sottogruppi sono esclusivamentedi natura anagrafica; anche allinterno di queste classi,infatti, esiste una accentuata variabilit in termini dicondizioni di salute fisica e mentale degli individui chele compongono. Ne consegue che la domanda di assi-stenza socio-sanitaria di individui appartenenti ad unastessa classe di et pu essere eterogenea.Verranno, inoltre, proposti tre cartogrammi: la scala

della campitura , cos come per gli altri indicatoridellintero Capitolo, costruita in modo da garantireluguaglianza del numero di province appartenenti aciascuna classe.

Descrizione dei risultatiNella Tabella 1 sono riportati lammontare, in valoreassoluto e relativo, e la proporzione di donne tra igiovani anziani (65-74 anni) nel suo complesso,distinta per cittadinanza. La Tabella 2 riproduce leinformazioni contenute nella Tabella 1 relativamenteagli anziani, ovvero alla classe di et 75-84 anni,mentre la Tabella 3 riporta i dati riguardanti i grandivecchi (85 anni ed oltre). Il Grafico 1 permette di evidenziare le differenze terri-toriali esistenti con riferimento alla quota di popolazio-ne anziana, suddivisa nei tre segmenti di et considera-ti (65-74 anni, 75-84 anni e 85 anni ed oltre). Infine,vengono presentati tre cartogrammi, uno per ognunadelle tre quote di popolazione anziana, che permettonodi analizzare il fenomeno dellinvecchiamento dellapopolazione in modo pi dettagliato, ossia dal punto divista territoriale (dati provinciali). A livello nazionale, i giovani anziani sono poco menodi 6,6 milioni e rappresentano il 10,9% della popolazio-ne residente (Tabella 1): in altri termini, oltre un residen-te su dieci ha una et compresa tra i 65-74 anni. I valo-ri regionali variano da un minimo della PA di Bolzano(9,5%) e della Campania (9,6%) ad un massimo di

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6 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

12,7% della Liguria. Il peso relativo dei 65-74enni sultotale della popolazione varia sensibilmente se si consi-dera la cittadinanza: i 65-74enni rappresentano l11,6%della popolazione residente con cittadinanza italiana vsil 2,7% registrato per gli stranieri (questo dato lo scorsoanno era pari a 2,4%; in un solo anno, quindi, si registralaumento della componente di giovani anziani stranie-ri, segnale che anche il segmento di popolazione stranie-ra interessato dal processo di invecchiamento).Gli anziani (75-84 anni) sono oltre 4,8 milioni e rap-presentano l8,0% del totale della popolazione(Tabella 2). Anche in questo caso, possibile notaredelle differenze geografiche: in Liguria, dove rispettoalle altre regioni la struttura per et pi sbilanciataverso le classi di et pi avanzata, tale contingente rap-presenta ben il 10,7% del totale, mentre in Campania solo il 6,2%. Le differenze nella struttura per et del-la popolazione per cittadinanza risultano, in questocaso, ancora pi marcate: gli anziani sono l8,7%degli italiani vs lo 0,9% dei residenti stranieri. La popolazione dei grandi vecchi (Tabella 3) supe-ra di poco i 2 milioni di unit, pari al 3,4% del totaledella popolazione residente (lo scorso anno tale quotaera pari al 3,3%). Anche tale indicatore mostra i valo-ri maggiori in Liguria (5,0%) ed i valori inferiori inCampania (2,4%). La quota di popolazione straniera,in questa fascia di et, del tutto irrisoria ed rappre-

sentata solo dallo 0,2% rispetto alla quota di cittadi-nanza italiana che il 3,7%. Si registra, inoltre, laumento del peso della componen-te femminile sul totale dei residenti allaumentare del-let: la quota di donne del 52,9% tra i giovani anzia-ni, sale a 57,3% tra gli anziani ed arriva al 68,1% tra igrandi vecchi. Si noti che, sebbene le donne rappresen-tino la maggioranza degli anziani in tutte le classi di etconsiderate (specie al crescere dellet), la componentemaschile negli ultimi anni ha recuperato, seppur lenta-mente, tale svantaggio, grazie alla riduzione dei diffe-renziali di mortalit per genere (vedi CapitoloSopravvivenza e mortalit per causa).Il Grafico 1 sintetizza quanto emerso nelle tabelle pre-sentate. In particolare, emerge che la popolazione con 65anni ed oltre rappresenta il 22,6% della popolazione resi-dente, ossia pi di una persona su cinque ha 65 anni edoltre. I divari territoriali sono evidenti. Come gi emer-so, la Liguria la regione pi invecchiata del Paese (laquota di over 65 pari a 28,4%) ed al suo opposto tro-viamo la Campania (18,2%). Pi in generale, ad eccezio-ne della PA di Bolzano e, anche se in minor misura anchedella PA di Trento, il processo di invecchiamento hacoinvolto maggiormente finora le regioni del Centro-Nord. Tuttavia, possibile riscontrare delle differenzeterritoriali a livello sub-regionale (Cartogrammi).

tabella 1 - Popolazione (valori assoluti in migliaia e peso relativo per 100 sul totale della popolazione per cit-tadinanza) italiana e straniera e popolazione femminile (rapporto di composizione per 100) di et 65-74 anni perregione - Situazione al 1 gennaio 2017

italiani Stranieri totalePopolazione

regioni Valori Peso Valori Peso Valori Peso femminileassoluti relativo assoluti relativo assoluti relativo (rapporto di

composizione)

Piemonte 508,7 12,8 11,1 2,7 519,8 11,8 52,7Valle dAosta-Valle dAoste 14,1 11,9 0,3 3,4 14,4 11,3 51,1Lombardia 1055,8 11,9 25,6 2,2 1081,4 10,8 53,0Bolzano-Bozen 48,0 10,0 1,6 3,5 49,6 9,5 52,8Trento 55,4 11,3 1,4 3,1 56,9 10,6 51,4Veneto 527,9 11,9 11,4 2,3 539,3 11,0 52,5Friuli Venezia Giulia 147,9 13,3 3,5 3,4 151,4 12,4 52,8Liguria 194,4 13,6 4,7 3,4 199,1 12,7 53,8Emilia-Romagna 475,5 12,1 15,2 2,9 490,7 11,0 53,0Toscana 428,9 12,8 13,2 3,3 442,1 11,8 53,0Umbria 99,6 12,6 3,5 3,7 103,1 11,6 52,7Marche 165,7 11,8 5,0 3,6 170,6 11,1 52,5Lazio 597,0 11,4 17,6 2,7 614,6 10,4 53,9Abruzzo 143,0 11,6 2,7 3,1 145,7 11,0 52,3Molise 33,7 11,3 0,3 2,4 34,0 10,9 51,1Campania 557,9 10,0 5,5 2,2 563,3 9,6 52,7Puglia 439,6 11,2 3,1 2,5 442,7 10,9 52,8Basilicata 58,6 10,7 0,4 2,0 59,0 10,3 52,2Calabria 200,8 10,8 2,2 2,1 202,9 10,3 51,7Sicilia 519,8 10,7 3,8 2,0 523,7 10,4 53,0Sardegna 190,4 11,9 1,8 3,6 192,2 11,6 52,3italia 6.462,5 11,6 133,9 2,7 6.596,4 10,9 52,9

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile e Rilevazione Rilevazione della popo-lazione residente comunale straniera per sesso e anno di nascita, disponibili su dati.istat.it. Anno 2017.

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PoPoLaZione 7

tabella 2 - Popolazione (valori assoluti in migliaia e peso relativo per 100 sul totale della popolazione per cit-tadinanza) italiana e straniera e popolazione femminile (rapporto di composizione per 100) di et 75-84 anni perregione - Situazione al 1 gennaio 2017

italiani Stranieri totalePopolazione

regioni Valori Peso Valori Peso Valori Peso femminileassoluti relativo assoluti relativo assoluti relativo (rapporto di

composizione)

Piemonte 405,2 10,2 4,1 1,0 409,3 9,3 57,1Valle dAosta-Valle dAoste 10,4 8,8 0,1 1,2 10,5 8,3 57,4Lombardia 807,1 9,1 8,7 0,8 815,7 8,1 57,6Bolzano-Bozen 35,5 7,4 0,8 1,7 36,3 6,9 56,4Trento 39,0 7,9 0,5 1,1 39,6 7,3 57,4Veneto 387,9 8,8 3,6 0,7 391,5 8,0 57,1Friuli Venezia Giulia 111,2 10,0 1,2 1,1 112,4 9,2 57,3Liguria 165,4 11,6 1,6 1,2 167,0 10,7 58,1Emilia-Romagna 382,3 9,8 4,8 0,9 387,1 8,7 56,6Toscana 337,2 10,1 4,2 1,1 341,5 9,1 56,9Umbria 80,0 10,1 1,2 1,2 81,1 9,1 56,7Marche 136,3 9,7 1,7 1,3 138,0 9,0 56,8Lazio 445,9 8,5 5,5 0,8 451,4 7,7 57,7Abruzzo 109,7 8,9 1,0 1,1 110,7 8,4 56,4Molise 27,0 9,1 0,1 0,8 27,1 8,7 57,3Campania 359,6 6,4 1,0 0,4 360,6 6,2 58,1Puglia 300,4 7,6 1,1 0,8 301,5 7,4 56,9Basilicata 47,2 8,6 0,1 0,5 47,3 8,3 56,9Calabria 145,2 7,8 0,6 0,6 145,8 7,4 56,2Sicilia 365,6 7,5 1,1 0,6 366,7 7,3 57,3Sardegna 128,9 8,0 0,5 1,0 129,5 7,8 57,4italia 4.827,2 8,7 43,3 0,9 4.870,5 8,0 57,3

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile e Rilevazione Rilevazione della popo-lazione residente comunale straniera per sesso e anno di nascita, disponibili su dati.istat.it. Anno 2017.

tabella 3 - Popolazione (valori assoluti in migliaia e peso relativo per 100 sul totale della popolazione per cit-tadinanza) italiana e straniera e popolazione femminile (rapporto di composizione per 100) di et 85 anni ed oltreper regione - Situazione al 1 gennaio 2017

italiani Stranieri totalePopolazione

regioni Valori Peso Valori Peso Valori Peso femminileassoluti relativo assoluti relativo assoluti relativo (rapporto di

composizione)

Piemonte 170,1 4,3 0,8 0,2 171,0 3,9 68,7Valle dAosta-Valle dAoste 4,5 3,8 0,0 0,4 4,5 3,6 69,7Lombardia 323,5 3,6 1,7 0,1 325,2 3,2 70,3Bolzano-Bozen 15,0 3,1 0,2 0,5 15,2 2,9 67,7Trento 18,8 3,8 0,1 0,2 18,9 3,5 70,5Veneto 165 3,7 0,7 0,1 165,6 3,4 70,3Friuli Venezia Giulia 49,3 4,4 0,3 0,3 49,6 4,1 71,1Liguria 77,2 5,4 0,4 0,3 77,6 5,0 68,9Emilia-Romagna 178,0 4,5 0,9 0,2 179,0 4,0 67,5Toscana 155,2 4,6 0,9 0,2 156,1 4,2 67,6Umbria 38,4 4,8 0,2 0,3 38,6 4,3 67,6Marche 65,0 4,6 0,3 0,2 65,2 4,2 67,1Lazio 181,7 3,5 1,4 0,2 183,1 3,1 67,4Abruzzo 51,1 4,1 0,2 0,2 51,3 3,9 66,9Molise 13,3 4,5 0,0 0,2 13,3 4,3 67,4Campania 138,5 2,5 0,2 0,1 138,8 2,4 67,9Puglia 122,8 3,1 0,2 0,2 123,1 3,0 65,9Basilicata 20,8 3,8 0,0 0,1 20,8 3,7 64,1Calabria 62,3 3,3 0,1 0,1 62,5 3,2 65,2Sicilia 148,8 3,1 0,3 0,1 149,1 2,9 65,8Sardegna 52,9 3,3 0,1 0,2 53,1 3,2 66,5italia 2.052,5 3,7 9,1 0,2 2.061,7 3,4 68,1

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile e Rilevazione Rilevazione della popo-lazione residente comunale straniera per sesso e anno di nascita, disponibili su dati.istat.it. Anno 2017.

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8 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Grafico 1 - Proporzione (valori per 100) della popolazione di et 65 anni ed oltre per classe di et. Graduatoriaregionale - Situazione al 1 gennaio 2017

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile disponibile su dati.istat.it. Anno 2017.

Proporzione (valori per 100) della popolazione residente di et 65-74 anni sul totale della popolazione per provincia. Situazione al 1gennaio 2017

Proporzione di 65-74 anni10,6010,61-11,1011,11-11,80>11,80

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PoPoLaZione 9

Proporzione (valori per 100) della popolazione residente di et 75-84 anni sul totale della popolazione per provincia. Situazione al 1gennaio 2017

Proporzione (valori per 100) della popolazione residente di et 85 anni ed oltre sul totale della popolazione per provincia. Situazioneal 1 gennaio 2017

Proporzione di 75-84 anni7,607,61-8,308,31-9,00>9,00

Proporzione di 85 anni ed oltre3,233,24-3,603,61-4,20>4,20

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10 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Raccomandazioni di OsservasaluteI cambiamenti nella struttura per et dovuti agli effet-ti del progressivo invecchiamento della popolazionecomportano una domanda sanitaria specifica e cre-scente rivolta ai servizi socio-sanitari regionali e sub-regionali. Oltretutto, occorre sottolineare che i giovani anzia-ni e gli anziani sono i segmenti di popolazione sui

quali si potrebbe agire per limitare gli interventi diassistenza socio-sanitaria pi impegnativi ed onerosida un punto di vista economico. In effetti, soprattuttola popolazione tra i 65-74 anni, rappresenta un grup-po demografico dalle buone potenzialit che, peral-tro, vanno migliorando con il progressivo subentrarein questa classe di et di generazioni pi istruite e piattente alla propria salute.

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PoPoLaZione 11

Dinamica della popolazione

Significato. La dinamica della popolazione residentein un determinato territorio e le sue componenti natu-rali (nascite e decessi) e migratorie (interne e conlestero), costituiscono una importante spia della vita-lit demografica e, pi indirettamente, di quella socio-

economica di un Paese. Tra le diverse componenti,nascite e morti interessano pi direttamente le struttu-re socio-sanitarie, mentre le dinamiche migratoriepossono comportare una domanda sanitaria specifica.

Saldo naturale

Numeratore Iscritti - cancellati per decessox 1.000

Denominatore Popolazione media residente

*Il saldo migratorio totale, dove non diversamente specificato, comprensivo delle iscrizioni e delle cancellazioni per altro motivo.

Validit e limiti. Il saldo migratorio d il segno dellaprevalenza dei flussi in entrata o di quelli in uscita,rispettivamente nei confronti degli altri Comuni o del-lestero. In questo indicatore i cambiamenti di resi-denza interni ad unarea costituita da pi Comuni sielidono a vicenda: in altre parole, pi larea estesa,minore sar la mobilit interna. Per costruzione, il sal-do migratorio interno a livello nazionale pari a 0;eventuali scostamenti da questo valore sono imputabi-li, unicamente, allo sfasamento temporale tra la datadi cancellazione e la data di iscrizione in Anagrafedegli individui che cambiano Comune di residenza. Inquesto paragrafo verranno commentati il saldo totale,il saldo naturale e il saldo migratorio, questultimo asua volta diviso in migratorio interno, con lestero eper altro motivo. Infine, negli anni a ridosso deiCensimenti della popolazione possono esserci cospi-cue iscrizioni/cancellazioni per altro motivo di resi-denti che non erano risultati reperibili al momento delCensimento stesso. Le operazioni post-censuarie sisono concluse proprio nellanno 2015, quando ter-minato il riallineamento Censimento-Anagrafe in tut-te le regioni.Verranno proposti, inoltre, alcuni cartogrammi condettaglio provinciale. La scala della campitura costruita in modo da garantire luguaglianza delnumero di province appartenenti a ciascuna classe.

Descrizione dei risultatiNel bilancio relativo allanno 2016, lItalia presentaun saldo totale negativo pari a -1,3 per 1.000 (nel2015 questo era pari a -2,1 per 1.000). Il saldo natura-le negativo (ossia i decessi superano le nascite) e siattesta su -2,3 per 1.000. Il saldo migratorio con

lestero, in lieve aumento rispetto allanno preceden-te, si mantiene positivo e pari a 2,4 per 1.000 (1). Pesaancora molto il peso delle iscrizioni/cancellazioni peraltro motivo (ossia dovute non ad un effettivo tra-sferimento di residenza, ma ad operazioni di rettificaanagrafica).Dalla lettura della Tabella 1 possibile evidenziare ledifferenze regionali che, in alcuni casi, sono piuttostomarcate. Le sole realt territoriali che presentano unsaldo totale positivo sono: le PA del Trentino-AltoAdige (Bolzano 6,4 per 1.000; Trento 0,7 per 1.000),il Lazio (1,6 per 1.000), la Lombardia (1,1 per 1.000)e lEmilia-Romagna (0,2 per 1.000). Il saldo totaleraggiunge il suo minimo in Basilicata (-5,8 per 1.000).Negli anni si assistito ad una progressiva riduzionedel saldo naturale tanto che, nel 2016, solo la PA diBolzano presenta un saldo naturale positivo (2,3 per1.000). opportuno sottolineare come questultimosia in aumento rispetto a quanto registrato per lanno2015, quando il saldo naturale era pari a 1,9 per 1.000.Il saldo naturale assume un valore estremamenteridotto in Liguria (-7,0 per 1.000), Molise (-4,8 per1.000), Friuli Venezia Giulia (-4,6 per 1.000) ePiemonte (-4,4 per 1.000).Una maggiore variabilit regionale si riscontra quan-do si prende in considerazione il saldo migratoriocomplessivo (interno e con lestero) che, nel 2016,sconta ancora i recuperi post-censuari.Il saldo migratorio con lestero continua ad esserepositivo per tutte le regioni e PA, mentre il saldomigratorio interno assume valori elevati in Emilia-Romagna (2,0 per 1.000) e nelle PA di Bolzano (2,2per 1.000) e Trento (1,7 per 1.000) e valori negativinelle Marche (-0,5 per 1.000), in Umbria (-0,1 per

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Saldo migratorio*

Numeratore Iscritti - cancellati per trasferimento di residenzax 1.000

Denominatore Popolazione media residente

Con lesteroCon altri Comuni

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1.000) e in tutte le regioni del Mezzogiorno. Valoriparticolarmente bassi sono quelli che caratterizzano laBasilicata (-4,0 per 1.000), la Calabria (-3,7 per1.000), il Molise (-3,6 per 1.000) e la Campania (-3,2per 1.000).Si visto come in alcune realt territoriali i recuperipost-censuari siano ancora cospicui: per questa ragio-ne si scelto di escludere leffetto delle iscrizioni/can-cellazioni anagrafiche per altro motivo nelle rappre-sentazioni grafiche e cartografiche che seguono inmodo da escludere dallanalisi delle dinamiche dipopolazione fattori potenzialmente perturbanti dovutia mere operazioni di rettifica anagrafica.Nel Grafico 1 sono riportati i valori del saldo migra-torio interno e con lestero (asse orizzontale) e del sal-do naturale (asse verticale) sia a livello regionale chedi PA. Le regioni al di sopra dellasse orizzontale sonoquelle per le quali stato registrato un saldo naturalepositivo (per il 2016 solo, come si detto, la PA diBolzano), mentre le regioni al di sotto di tale assesono quelle dove i decessi hanno superato le nascite.Analogamente, le regioni a destra dellasse verticalehanno avuto un saldo migratorio interno e con leste-ro positivo, mentre tale saldo negativo per le regio-ni che si trovano a sinistra dellasse verticale. Nerisulta che molte regioni del Mezzogiorno hanno avu-to un saldo migratorio (interno e con lestero) e natu-rale entrambi negativi. Allopposto, solo la PA diBolzano ha sia il saldo naturale che quello migratoriointerno e con lestero positivi. Sardegna, Abruzzo,Umbria, Marche, Molise, Valle dAosta, Piemonte eFriuli Venezia Giulia si caratterizzano per avere il sal-do naturale negativo e quello migratorio interno e conlestero positivo. In tutte queste realt, inoltre, il saldomigratorio interno e con lestero non controbilancia lanegativa dinamica naturale. La bisettrice del secondoe quarto quadrante, infatti, consente proprio di discer-nere, al netto del saldo migratorio per altro motivo,tra le realt territoriali in crescita demografica (sopra

la bisettrice) e quelle in decrescita (sotto la bisettrice).Ne consegue che, grazie agli elevati valori del saldomigratorio interno e con lestero, al netto del contribu-to delle iscrizioni e cancellazioni per altro motivo,la Lombardia, il Veneto, lEmilia-Romagna, laToscana, il Lazio e la PA di Trento sono, invece, learee del Paese caratterizzate da una crescita demogra-fica anche in presenza di saldi naturali negativi.Il Grafico 2 riporta i valori del saldo migratorio conlestero (asse orizzontale) e del saldo migratorio inter-no (asse verticale) a livello regionale e di PA. Anchein questo caso, stata inserita la bisettrice del secon-do-quarto quadrante: le regioni al di sotto di questasono quelle dove il saldo migratorio interno negativonon bilanciato dal saldo migratorio con lestero eche, quindi, sperimentano un saldo migratorio totale(al netto delle iscrizioni e cancellazioni anagraficheper altro motivo) negativo.Le regioni del Centro-Nord presentano, generalmente,saldi migratori interni positivi ed elevati, mentre ilcontrario accade per le regioni del Sud e per le Isole.La dicotomia Nord-Sud ed Isole appare ancora pinetta se si considera che la maggior parte delle regio-ni meridionali presentano anche saldi migratori conlestero, seppur positivi, inferiori al dato nazionale,mentre quelle del Nord e del Centro presentano valo-ri superiori. Particolarmente rilevanti sono il saldomigratorio con lestero del Molise, della Toscana, del-la Liguria, dellEmilia-Romagna, del Lazio e delPiemonte. Si conferma in linea generale, quindi, ilpotere attrattivo/repulsivo che ciascuna regione sem-bra avere sia nei confronti dei flussi migratori interniche della mobilit con lestero.Di seguito vengono presentati quattro cartogrammiper visualizzare il saldo migratorio (interno e conlestero), il saldo interno, il saldo con lestero ed il sal-do naturale, riferiti allanno 2016 e con dettaglio pro-vinciale.

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PoPoLaZione 13

tabella 1 - Saldo (valori per 1.000) totale, naturale e migratorio (interno, estero, per altro motivo e totale)della popolazione residente per regione - Anno 2016

Saldo migratorioregioni Saldo totale Saldo naturale interno estero Per altro totalemotivo

Piemonte -2,7 -4,4 0,5 2,8 -1,6 1,7Valle dAosta-Valle dAoste -3,5 -3,3 -0,1 1,9 -1,9 -0,2Lombardia 1,1 -1,3 1,2 2,3 -1,2 2,3Bolzano-Bozen 6,4 2,3 2,2 2,1 -0,1 4,1Trento 0,7 -0,6 1,7 1,6 -2,0 1,3Veneto -1,5 -2,0 0,3 1,8 -1,7 0,5Friuli Venezia Giulia -2,7 -4,6 1,5 1,6 -1,3 1,9Liguria -3,7 -7,0 1,1 3,7 -1,5 3,3Emilia-Romagna 0,2 -3,3 2,0 3,4 -1,9 3,5Toscana -0,5 -4,2 1,3 4,0 -1,7 3,6Umbria -2,6 -4,4 -0,1 2,1 -0,2 1,8Marche -3,7 -3,8 -0,5 1,9 -1,3 0,1Lazio 1,6 -1,6 0,5 3,4 -0,7 3,2Abruzzo -3,2 -3,4 -1,1 2,3 -1,1 0,2Molise -5,1 -4,8 -3,6 4,7 -1,4 -0,3Campania -2,0 -0,5 -3,2 1,9 -0,3 -1,6Puglia -3,3 -1,6 -2,5 1,1 -0,3 -1,7Basilicata -5,8 -3,8 -4,0 2,4 -0,4 -2,0Calabria -2,7 -1,6 -3,7 3,1 -0,5 -1,1Sicilia -3,5 -1,6 -2,8 1,0 0,0 -1,8Sardegna -3,0 -3,4 -1,0 1,3 0,1 0,4italia -1,3 -2,3 -0,3 2,4 -1,0 1,1

Fonte dei dati: Istat. Indicatori demografici. Anno 2017.

nota: il saldo migratorio complessivo non include il saldo per altro motivo (vedi testo).

Fonte dei dati: Istat. Indicatori demografici. Anno 2017.

Grafico 1 - Saldo (valori per 1.000) migratorio complessivo (interno e estero) e naturale della popolazione perregione - Anno 2016

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Fonte dei dati: Istat. Indicatori demografici. Anno 2017.

Grafico 2 - Saldo (valori per 1.000) migratorio (interno e estero) della popolazione per regione - Anno 2016

Saldo (valori per 1.000) naturale della popolazione residente per provincia. anno 2016

Saldo naturale-4,60-4,59 - -3,20-3,19 - -1,72>-1,72

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Saldo (valori per 1.000) migratorio (interno e estero) della popolazione residente per provincia. anno 2016

Saldo (valori per 1.000) migratorio interno della popolazione residente per provincia. anno 2016

Saldo migratorio interno e estero0,120,13-1,551,56-3,08>3,08

Saldo migratorio interno-2,20-2,19 - -0,10-0,09-1,00>1,00

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Saldo (valori per 1.000) migratorio con lestero della popolazione residente per provincia. anno 2016

Raccomandazioni di OsservasaluteIl monitoraggio delle dinamiche della popolazione indispensabile per il corretto dimensionamento deibisogni assistenziali, soprattutto a livello regionale esub-regionale. La dimensione dei flussi migratori dal-lestero, complessivamente pi consistenti nelle areedel Centro-Nord e in alcune province del Mezzogiornoparticolarmente attrattive, determina una domanda diservizi socio-sanitari che si va ad aggiungere a quellaespressa dalla popolazione residente. Inoltre, occorreconsiderare che i flussi migratori in arrivo nel nostroPaese rappresentano un collettivo variegato al lorointerno sia per Paese di provenienza che per caratteri-stiche socio-demografiche (ad esempio la struttura peret e genere) e bisogni assistenziali.Lirrisolta dicotomia socio-economica tra Nord e Suded Isole continua a manifestarsi anche nei saldi migra-tori interni; gli spostamenti dalle aree del Mezzogiornoverso il Nord del Paese, se pur non pi cos intensecome nel dopoguerra, permangono e, solo in parte,vengono sostituite da una mobilit temporanea di lun-go raggio, settimanale o mensile, che non pu appari-

re nelle registrazioni di cambiamento di residenza quiconsiderate, ma che, invece, gioca un ruolo fonda-mentale nei movimenti di popolazione sullintero ter-ritorio (2). Questultima considerazione fa riflettere sullefficien-za dellutilizzo dei soli dati anagrafici per il dimensio-namento dei servizi socio-sanitari. Ovunque sia siste-maticamente presente una consistente popolazionetemporanea che, per motivi di lavoro, studio o turismoinsiste su un territorio diverso da quello di residenza,sarebbe necessario un sovradimensionamento dellestrutture sanitarie, in modo da poter rispondere allaprobabile domanda aggiuntiva dovuta a quelle presen-ze temporanee, ma numericamente consistenti.

riferimenti bibliografici(1) Istat. Indicatori demografici. Stime per lanno 2016.Disponibile sul sito:www.istat.it/it/files/2017/03/Statistica-report-Indicatori-demografici_2016.pdf.(2) Svimez. Rapporto Svimez 2008 sulleconomia delMezzogiorno, Il Mulino 2008.

Saldo migratorio con lestero1,161,17-2,402,41-3,30>3,30

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Fecondit

Significato. Il comportamento riproduttivo della popola-zione residente in Italia viene descritto attraverso tre diver-si indicatori: il Tasso di fecondit totale (Tft) che misura ilnumero medio di figli per donna, let media delle madrial parto e la percentuale dei nati da madre straniera sultotale delle nascite. In particolare, i primi due indicatorisono stati calcolati distintamente per le donne italiane, perle donne straniere e per il totale delle donne residenti. Il

monitoraggio di tali indicatori risulta particolarmente rile-vante non solo da un punto di vista demografico in quan-to la conoscenza della domanda di servizi specialistici(quali, ad esempio, quelli di monitoraggio delle gravidan-ze e di assistenza al parto e di neonatologia) permette unapi efficace organizzazione delle strutture sanitarie inte-ressate.

Tasso di fecondit totale

Et media delle madri al parto

Quota di nati da madre straniera

Significato delle variabili: fx=rapporto tra il numero di nati vivi da donne in et x e la popolazione media femminile in et x; ns=numero di nati vivi da madre straniera; Ntot=numero totale dei nati vivi.

Validit e limiti. Il Tft misura lintensit finale (numeromedio di figli per donna) del comportamento riprodutti-vo registrato in un dato anno di calendario. Let mediadelle donne al parto misura la cadenza della fecondit.Infine, la proporzione di nati da madri straniere sul tota-le delle nascite un indicatore che consente di valutarequanta parte delle nascite registrate sia imputabile amadri straniere. Il comportamento riproduttivo delledonne straniere residenti meriterebbe di essere ulterior-mente approfondito; infatti, per una sua corretta interpre-tazione sarebbe opportuno prendere in considerazionenon solo lofferta regionale e provinciale dei servizisocio-sanitari per la maternit e linfanzia, ma anche lepeculiarit territoriali del fenomeno migratorio stesso.Per un approfondimento su questa tematica si rimanda alcapitolo Salute della popolazione straniera.

Descrizione dei risultatiNella Tabella 1 sono riportate le stime degli indicato-ri di intensit e di calendario della fecondit a livelloregionale, nonch la proporzione di nati da madrestraniera sul totale dei nati con riferimento allanno2015. Per facilitare la lettura dei risultati cos emersied evidenziare le dinamiche territoriali, la tabella

accompagnata da tre cartogrammi che mettono in lucegli aspetti pi interessanti del comportamento ripro-duttivo registrato a livello sub-regionale. La scala del-la campitura costruita in modo da garantire lugua-glianza del numero di province appartenenti a ciascu-na classe.La fecondit, per il Paese nel suo complesso, fruttodel comportamento delle residenti italiane e straniere;essa si differenzia, significativamente, sia nellintensi-t che nel calendario riproduttivo. A livello generale,importante sottolineare come il Tft, calcolato per ledonne straniere residenti, si attesti su livelli superioria quelli che caratterizzano le residenti con cittadinan-za italiana; se si considera il Paese nel suo complesso,il primo , infatti, pari a 1,94 figli per donna (dato inlieve diminuzione rispetto al 2014), mentre il secondoscende ulteriormente sempre rispetto al 2014, passan-do da 1,29 a 1,27 figli per donna. Considerando ilcomplesso delle residenti il Tft pari a 1,35 figli perdonna vs 1,37 figli per donna del 2014 (Tabella 1). Apartire dal 1995 si assistito ad un lento processo diripresa dei livelli di fecondit imputabile sia al com-portamento delle straniere che ad un effetto recupe-ro delle donne pi vicine alla fine dellet fertile.

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Tuttavia, a partite dal 2010, in concomitanza del pro-trarsi della crisi economica che ha riguardato lItalia,la lenta ripresa dei livelli di fecondit si arrestata. Inparticolare, nel 2015 si sono registrati quasi 17.000nati in meno rispetto allanno precedente. La contra-zione delle nascite imputabile, principalmente, alcalo del numero dei nati da entrambi i genitori italia-ni (1). Continua, per, anche il calo dei nati daentrambi i genitori con cittadinanza straniera; si regi-strano, infatti, quasi 3.000 nascite in meno rispetto al2014. Nel 2015, i valori pi alti del Tft si registrano nella PAdi Bolzano (1,70 figli per donna), seguita dalla PA diTrento (1,56 figli per donna). Seguono, a breve distan-za, la Lombardia, lEmilia-Romagna e la ValledAosta. Le regioni dove si registra un Tft particolar-mente basso (ossia inferiore o pari a 1,2 figli per don-na in et feconda) sono la Basilicata, il Molise e laSardegna, tutte regioni collocate nel Mezzogiorno. Siconferma, quindi, che la tradizionale dicotomia Nord-Sud ed Isole in tema di fecondit si sia negli anniinvertita. Continua il trend di crescita dellet media delle madrial parto (Tabella 1) che, a livello nazionale, risultaessere pari a 31,7 anni per il totale delle donne resi-denti. Le variazioni regionali nel calendario dellafecondit appaiono relativamente contenute: laSardegna si conferma essere la regione dove letmedia al parto raggiunge il suo massimo (32,4 anni),mentre la regione in cui let al parto raggiunge il suominimo la Sicilia (30,9 anni).

Anche in questo caso, possibile analizzare distinta-mente gli indicatori presentati per cittadinanza italia-na e straniera della madre: let media al parto dellestraniere , difatti, sistematicamente inferiore a quelladelle italiane (rispettivamente, 28,7 anni e 32,3 anni). Lultimo indicatore qui proposto la quota di nati damadre straniera sul totale delle nascite: a livello nazio-nale tale indicatore pari a 19,5%: in altre parole,quasi un nato su cinque ha la madre con cittadinanzastraniera. possibile, inoltre, evidenziare una fortevariabilit a livello territoriale: nelle regioni delMezzogiorno (ad esclusione dellAbruzzo che,comunque, presenta un valore di circa 4 punti percen-tuali inferiore a quello nazionale) la quota di nati damadri straniere , decisamente, pi contenuta (

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tabella 1 - Tasso di fecondit totale (numero medio di figli per donna), et media (valori in anni) della madre alparto e quota (valori per 100) di nati da madre straniera per regione - Anno 2015

tasso di fecondit totale et media delle madri al parto Quota di natiregioni da madritotale italiane Straniere totale italiane Straniere straniere*

Piemonte 1,36 1,25 1,90 31,7 32,5 28,9 25,1Valle dAosta-Valle dAoste 1,40 1,33 1,98 31,6 32,1 29,1 19,3Lombardia 1,44 1,29 2,14 31,8 32,8 28,9 28,1Bolzano-Bozen 1,70 1,62 2,42 31,6 32,1 28,9 20,7Trento 1,56 1,44 2,25 31,7 32,4 28,9 23,4Veneto 1,38 1,25 2,01 31,9 32,8 28,9 26,8Friuli Venezia Giulia 1,32 1,21 1,90 31,8 32,6 28,8 23,0Liguria 1,30 1,17 1,96 31,8 32,8 28,6 26,1Emilia-Romagna 1,42 1,24 2,08 31,6 32,6 28,9 31,0Toscana 1,30 1,19 1,81 31,9 32,9 28,4 25,4Umbria 1,27 1,18 1,67 31,6 32,5 28,4 24,2Marche 1,33 1,25 1,82 31,9 32,7 28,6 21,5Lazio 1,32 1,28 1,66 32,1 32,8 28,7 20,5Abruzzo 1,28 1,22 1,81 32,0 32,6 28,2 15,5Molise 1,17 1,15 1,62 32,3 32,7 28,2 8,8Campania 1,34 1,33 1,73 31,2 31,3 28,1 6,9Puglia 1,24 1,22 1,90 31,6 31,8 27,6 6,9Basilicata 1,17 1,14 1,95 32,2 32,6 27,2 8,6Calabria 1,29 1,27 1,72 31,4 31,7 28,1 9,9Sicilia 1,35 1,33 2,01 30,9 31,1 27,8 7,3Sardegna 1,09 1,07 1,70 32,4 32,6 28,5 6,9italia 1,35 1,27 1,94 31,7 32,3 28,7 19,5

*Valori stimati.

Fonte dei dati: Rilevazione Iscritti in Anagrafe per Nascita, dati disponibili su dati.istat.it. Anno 2017.

tasso di fecondit totale (numero medio di figli per donna) per provincia. anno 2015

Tasso di fecondit totale1,241,25-1,321,33-1,39>1,39

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20 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

et media (valori in anni) delle madri al parto per provincia. anno 2015

Quota (valori per 100) di nati da madre straniera per provincia. anno 2015

Et media al parto31,4031,41-31,7031,71-32,00>32,00

Quota di nati da madri straniere9,339,34-20,6020,61-26,00>26,00

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Raccomandazioni di OsservasaluteProsegue, negli anni, la tendenza alla posticipazionedelle nascite, cos come testimoniato dallaumentodellet media delle madri al parto. Ci richiede unat-tenzione specifica da parte dei servizi sanitari specia-lizzati considerato che, allavanzare dellet, corri-spondono livelli di fertilit via via decrescenti e mag-giori rischi per il nascituro che potrebbero portare,rispettivamente, ad un maggiore ricorso a tecniche difecondazione assistita ed a una maggiore domanda diservizi sanitari di diagnosi prenatale. Oltretutto, lac-cresciuta eterogeneit delle madri per cittadinanza,

costume, lingua e cultura, aggiunge problematichenuove nellassistenza alla gravidanza, al parto ed alpuerperio, cos come nei servizi di ginecologia e dipediatria. Anche i servizi socio-sanitari rivolti allin-fanzia devono attrezzarsi per poter raggiungere e dia-logare efficacemente con le giovani famiglie con pro-le provenienti da numerosi e diversi Paesi del mondo.

riferimenti bibliografici(1) Istat. Statistiche Report. Natalit e fecondit della popo-lazione residente. Anno 2015. Istat, 2016. Disponibile sulsito: www.istat.it/it/archivio/174864.

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22 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Ultracentenari

Significato. Lobiettivo di questo contributo di ana-lizzare landamento della popolazione ultracentena-ria. Tale scelta dettata dal fatto che il peso di questosegmento di popolazione andato crescendo signifi-cativamente negli ultimi anni ed frutto della positi-va evoluzione della longevit che riguarda, da diver-so tempo, il nostro Paese. Ancora aperto il dibattitosu quale possa essere (se esiste) il limite biologico divita delle persone, di quanto ancora vedremo aumen-

tare la sopravvivenza delle fasce di et pi anziane, diquali possano essere le domande di assistenza e qua-li possano essere le risposte pi adeguate alle esigen-ze di un contingente di popolazione cos selezionato.Non nelle nostre intenzioni dare risposte o indica-zioni in questa direzione, ma ci sembrato interes-sante poter rappresentare il trend della consistenzanumerica della componente degli ultracentenari negliultimi anni.

G. DI GIORGIO, F. RINESI

Quota di popolazione ultracentenaria

Numeratore Popolazione residente di et 100 anni ed oltrex 10.000

Denominatore Popolazione residente

Validit e limiti. I dati utilizzati sono quelli dellapopolazione residente in Italia al 1 gennaio 2017. Coscome per gli altri indicatori del Capitolo va tenuto pre-sente che la domanda di assistenza socio-sanitaria diindividui appartenenti ad una stessa classe di et,anche se dai confini ben limitati, potrebbe essere ete-rogenea. Gli ultracentenari, pur rappresentando unafascia di popolazione in espansione, sono ancoranumericamente contenuti. Si , quindi, preferito noneffettuare analisi a livello sub-nazionale.

Descrizione dei risultatiNei Grafici 1 e 2 riportato landamento, in valoriassoluti e relativi (per 10.000 residenti), dellammonta-re della popolazione residente di 100 anni ed oltre pergenere. Si evidenzia come questo segmento di popola-zione sia cresciuto in modo consistente dal 1 gennaio2002 al 1 gennaio 2015. A tale data, gli individui cheavevano 105 anni ed oltre erano quasi 950 (di questioltre 800 donne), mentre i super-centenari (coloro chehanno 110 anni ed oltre) erano 22, di cui 2 uomini e 20donne (1). In questo arco temporale gli ultracentenarisono, quindi, molto pi che triplicati passando da pocopi di 6.100 unit nel 2002 a quasi 19.000 nel 2015. Tuttavia, nel 2016 si registrata una lieve flessionedel loro numero, diminuzione pari a 330 residenti tra

il 1 gennaio 2015 e il 1 gennaio 2016. Nel corso del2016 tale flessione proseguita: il numero dei cente-nari al 1 gennaio 2017 diminuito di oltre 1.100 uni-t rispetto allanno precedente. In termini relativi la riduzione del numero di ultra-centenari, considerando sia gli uomini che le donne, stata pari a 6,0%. Tale diminuzione imputabile siaalleccesso di mortalit che ha caratterizzato il 2015(che ha colpito gli ultracentenari e le coorti prossimeal superamento dei 100 anni di et), sia alleseguitstrutturale delle coorti interessate al fenomeno inquanto nate negli anni della Prima Guerra Mondialee colpite anche dallepidemia influenzale conosciutacome spagnola.In termini relativi, inoltre, nel 2002 ogni 10.000 resi-denti uno era ultracentenario, mentre al 1 gennaio2017 quasi tre. Se si considera il solo contingentefemminile, negli stessi anni si passati da 1,8 a 4,7ultracentenarie ogni 10.000 residenti. Gli ultracente-nari uomini sono passati da 0,4 a 1,0 ogni 10.000residenti. Infine, la componente femminile si conferma esseredi gran lunga quella pi numerosa: al 1 gennaio 2017,infatti, le donne rappresentano l83,5% del totaledegli ultracentenari.

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PoPoLaZione 23

Grafico 1 - Popolazione (valori assoluti) ultracentenaria per genere - Anni 2002-2017

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile disponibile su dati.istat.it. Anno 2017.

Fonte dei dati: Rilevazione Popolazione residente comunale per sesso anno di nascita e stato civile disponibile su dati.istat.it. Anno 2017.

Grafico 2 - Quota (valori relativi per 10.000) di popolazione ultracentenaria per genere - Anni 2002-2017

Raccomandazioni di OsservasaluteLo studio della consistenza della popolazione ultra-centenaria, pur questultima rappresentando ancoraun segmento di nicchia della popolazione, apparequanto mai interessante in quanto possibile ipotiz-zare sia portatrice di bisogni di salute e di richiestedi assistenza specifici.

riferimenti bibliografici(1) Istat. Statistiche Report. Bilancio demografico naziona-le. Anno 2015. Istat, 2015. Disponibile sul sito:www.istat.it/it/archivio/186978.

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Le Malattie Non Trasmissibili (MNT) uccidono 40 milioni di persone ogni anno, pari a circa il 70% ditutti i decessi a livello mondiale. Le MNT interessano sproporzionatamente le persone residenti in Paesi a bas-so e medio reddito in cui si rilevano pi di tre quarti dei decessi a causa di malattie croniche non trasmissibili(31 milioni circa).

Secondo lOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS) ogni anno, nel mondo, 15 milioni di personemuoiono a causa di una Malattia Cronico-Degenerativa (MCD) tra i 30-69 anni di et, prevalentemente in etproduttiva, soprattutto per malattie cardiovascolari (17,7 milioni di persone/anno, principalmente per infarto eictus) e con quote significative a causa di tumori (8,8 milioni), malattie respiratorie (3,9 milioni, principalmen-te asma e broncopneumopatia cronico ostruttiva) e diabete (1,6 milioni). Questi quattro gruppi di malattie sonoresponsabili di oltre l80% delle morti premature da MCD. Luso di tabacco, linattivit fisica, il consumo dialcol e una dieta inadeguata contribuiscono, singolarmente o in maniera complessiva, ad aumentare il rischio dimortalit per definizione evitabile a fronte di una opportuna interpretazione dei comportamenti individuali.

In Europa, come nel mondo e a livello nazionale, le strategie e i piani di azione e prevenzione sollecita-no un intervento sostanziale rivolto alla promozione della salute, alla sensibilizzazione, allidentificazione preco-ce dei principali fattori di rischio, agli screening di popolazione, agli interventi e al trattamento, non esclusiva-mente farmacologico, delle MNT nella consapevolezza dellesigenza di un approccio integrato che abbia la capa-cit di agire su ci che modificabile (fattori ambientali e comportamentali) e su ci che pu trovare correzione(fattori fisiologici) anche rispetto ai fattori genetici di pi complessa regolazione e/o adeguato controllo.

sempre pi evidente che agire su un singolo fattore di rischio pu essere insufficiente a contrastarelincidenza delle MNT; lalimentazione scorretta e la mancanza di attivit fisica, ad esempio, sono fattori inscin-dibili influenti sui disturbi del metabolismo e su cui intervenire contestualmente per la prevenzione dellaumen-to della glicemia e dei lipidi elevati nel sangue, tutti fattori implicati nellinsorgenza di sovrappeso, ipertensio-ne, obesit, diabesit, sindrome metabolica e, comunque, condizioni a loro volta favorenti lo sviluppo dinumerose patologie cardio e cerebrovascolari. Nel mondo, il fumo di tabacco causa di 7,2 milioni di morti ognianno (compresi gli effetti dellesposizione al fumo passivo) con previsioni di notevole aumento nel corso deiprossimi anni. Alleccesso di sale, concausa dellipertensione, sono attribuibili 4,1 milioni di decessi annuali,mentre luso di alcol, non solo leccesso, causa oltre 3,3 milioni di decessi annuali e pi di oltre 200 patologie,tra cui numerosi tipi di cancro. Linsufficiente attivit fisica causa 1,6 milioni di morti ogni anno. Allaumentodella pressione arteriosa sono attribuiti circa il 19% di morti globali, cui seguono in termini di impatto il sovrap-peso/obesit, liperglicemia (glicemia alta) e liperlipidemia (elevati livelli di grassi nel sangue).

Persone di tutte le et e di entrambi i generi sono colpite dalle MNT che, sempre pi frequentemente,riconoscono anche fattori legati allevoluzione culturale delle diverse societ includendo, ad esempio, lurbaniz-zazione non pianificata, la globalizzazione degli stili di vita insalubri e linvecchiamento della popolazione. sempre pi evidente che, in alcune realt, la doppia transizione, epidemiologica, legata alla prevalenza delleMNT rispetto a quelle infettive, e demografica, legata allinvecchiamento della popolazione, rappresenta il pro-blema principale e la sfida legata ad uno sviluppo sostenibile.

A seguito della dichiarazione politica sulle MNT adottata dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite(United Nations General Assembly-UNGA) nel 2011, che ha sviluppato un quadro di monitoraggio globale perconsentire il monitoraggio internazionale dei progressi nella prevenzione e nel controllo delle principali MNT(malattie cardiovascolari, tumori, malattie polmonari croniche e diabete) ed i loro fattori di rischio, lOMS, persostenere i Paesi nei loro sforzi nazionali, ha sviluppato un Piano di azione globale per la prevenzione e il con-trollo delle malattie non trasmissibili 2013-2020, che comprende nove obiettivi globali, che hanno il maggioreimpatto sulla mortalit globale da MCD, da raggiungere entro il 2025 e una serie di indicatori di monitoraggioatti a verificare nel tempo i progressi registrati attraverso una road map e un men di opzioni che partono dallepolicy ma sviluppano, necessariamente, una azione coordinata e coerente, a tutti i livelli, dal locale al globale.Tra i nove obiettivi troviamo la riduzione del 25% della mortalit prematura complessiva da MCD, prevalente-mente delle quattro principali MNT, agendo sui quattro principali fattori di rischio comportamentali responsabi-

Fumo, alcol, alimentazione, eccesso ponderale e prevenzione

E. SCAFATO, E. BOLOGNA

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26 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

li del maggior contributo alla morbilit, alla disabilit e alla mortalit e mirando alla riduzione del 10% dellusorischioso di alcol, del 10% dellinattivit fisica, del 30% dellintake di sale/sodio, del 30% delluso di tabacco,con auspicata riduzione del 25% di ipertensione e non incremento dellobesit. Di rilievo, anche, gli obiettivimirati al raggiungimento del 50% dellintervento di counseling motivazionale al cambiamento e di terapie spe-cifiche, oltre che al raggiungimento dell80% di copertura/disponibilit/accesso a farmaci e tecnologie essenzia-li per la gestione delle MCD.

In estrema sintesi, lambizione di influire virtuosamente sia sulle condizioni complessive in cui le per-sone vivono e lavorano e sia sugli stili di vita che influenzano la salute e la qualit della vita stessa. opinionediffusa e condivisa che le MNT minaccino anche i progressi dellAgenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, cheprevede la riduzione entro il 2030 di un terzo delle morti premature: obiettivo che i capi di Stato e di Governo sisono impegnati a sviluppare e raggiungere attraverso risposte nazionali ambiziose di prevenzione e trattamento.

Lobiettivo, adottato come conseguenza delle riunioni ad alto livello dellUNGA sulle MNT, nel 2011e nel 2014, che ha riaffermato il ruolo di leadership e coordinamento dellOMS in promozione e monitoraggiodi azione globale contro le MNT, trover in una terza riunione ad alto livello dellUNGA del 2018 il momentocentrale di verifica e analisi dei progressi compiuti. Infatti, rinnovare il consenso sulla strada che copre il perio-do 2018-2030 non potr non far soffermare sullesigenza crescente di azioni incisive per la lotta alle disugua-glianze, anche considerato e verificato che le povert, vecchie e nuove, sono strettamente legate a una maggio-re frequenza di MNT.

oggi ritenuto fondamentale un intervento rivolto tanto a contrastare la rapida ascesa delle MNT infunzione del basso reddito o diminuito potere dacquisto, del pi basso livello degli investimenti in salute e inwelfare, quali conseguenze della prolungata crisi internazionale, quanto a favorire la riduzione della povertanche nei Paesi a medio/alto reddito l dove risultino particolarmente aumentati i costi della famiglia associatialla assistenza sanitaria.

Il richiamo degli organismi internazionali alla massima attenzione per le persone vulnerabili e social-mente svantaggiate emerge dallevidenza di un pi elevato carico di malattia e di mortalit prematura dei menoabbienti, rispetto alle persone di posizioni sociali pi elevate, soprattutto perch pi a rischio di essere esposti acomportamenti e prodotti nocivi, come alcol, tabacco, pratiche dietetiche malsane e a limitato accesso ai servi-zi sanitari o a cure che prevedano un impegno economico non sostenibile in funzione del basso reddito. Comeaffermato dalle Nazioni Unite e dallOMS, i costi esorbitanti delle MNT e dei fattori incidenti, tra cui il tratta-mento spesso lungo e costoso di tali patologie o la perdita prematura di un capofamiglia in et produttiva, spin-gono ogni anno milioni di persone nella povert soffocando lo sviluppo.

Le principali categorie delle MNT possono essere prevenute da politiche per la salute capaci di influen-zare il cambiamento di stili di vita che , comunque, responsabilit ultima dellindividuo adottare, auspicabil-mente favorito, in un empowerment reale, dallimpegno attivo delle Istituzioni pubbliche sia in campo sanitarioche in altri settori. Per ridurre limpatto delle MNT su individui e societ, necessario un approccio globale checoinvolga tutti i settori, tra cui salute, finanza, trasporti, istruzione e agricoltura. Il fine ultimo quello di sostan-ziare il principio di health in other policy rivolto a favorire lintegrazione delle misure che possono contribui-re a ridurre i rischi associati alle MNT, promuovendo interventi di prevenzione e di controllo e riducendo la sof-ferenza legata al carico di malattia rilevabile nella popolazione.

Ladozione di obiettivi specifici, quali quelli definiti in Italia dal Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2020, risponde allesigenza di garantire un sistema di monitoraggio che, coerentemente con la necessit di ana-lizzare e valutare le dimensioni previste dagli obiettivi, giunge a fornire un quadro completo sugli stili di vitaattraverso