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SVILUPPO SOCIALE Campetella Michela Covelli Maria Paola Di Salvatore Maria Paciocco Nicoletta Paglioni Lucia Palermo Paola Tomassetti Laura

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SVILUPPO SOCIALE

Campetella Michela

Covelli Maria Paola

Di Salvatore Maria

Paciocco Nicoletta

Paglioni Lucia

Palermo Paola

Tomassetti Laura

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SVILUPPO TIPICO Lo sviluppo sociale è l’insieme dei processi

per mezzo dei quali l’individuo interagisce con gli altri, costruisce relazioni significative e interiorizza le regole, gli strumenti dei contesti socio-educativi a cui appartiene.

Lo sviluppo sociale tipico deve consentire - il senso di appartenenza - la costruzione della propria identità personale (fondamentale per una vita di relazione sana)

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Competenze che lo sviluppo sociale richiede e produce.

Socializzazione e sviluppo sociale sono due facce della stessa medaglia( l’’uomo si adatta al contesto e si definisce come persona. Non c’è una “Socializzazione” ma molteplici percorsi che si dividono in -“Tipici” -“Atipici”

Si evidenziano tre aspetti:

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COMPETENZE SOCIALI

Si presentano in diverse dimensioni -esterna al soggetto, relazionale

-Piano cognitivo

-Piano emotivo

Raggiungimento degli obiettivi sociali, popolarità, accettazione da parte degli altri,Costruzione di relazioni di amicizia

Uomo in azione

Capacità di prendere decisioni,Risolvere problemi in situazioni sociali, Esprimere giudizi sugli altri.

Uomo pensante

Provare empatia,comprendere gli stati emotivi degli altri,Capacità di dare sostegno

Uomo che prova emozioni

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La socializzazione inizia alla nascita con la relazione con il caregiver

Costruzione del legame di attaccamento

Consapevolezza di sé

Legarsi a membri della propria specie per la sopravvivenza

Separarsi dagli altri per definirsi come entità differenziata

Socializzazioneprimaria

Tutto ciò avviene in modo complementare e simultaneo grazie anche ad abilità presenti alla nascita;infatti c’è una predisposizione alla socialità

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ABILITA‘ PRESENTI ALLA NASCITA

Riflessi neonatali(suzione ,prensione,ecc)

Capacità percettive(contatto fisico,odore,vista della madre fisico,odore,vista della madre

Capacità di esprimere emozioni primarie(configurazioni facciali e sensoriali)

Trevarthen (1993)dimostra la precocità di un dialogo emotivo tra bambino e caregiver

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TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

Le abilità precedenti sono alla base della teoria dell’attaccamento formulata da J.Bowlby; essa è particolarmente importante sia per lo sviluppo sociale che per quello affettivo.

Modelli Operativi Interni

Attraverso i quali il bimbo interiorizza il legame di attaccamento e ciò gli consente di affrontare i momenti di separazione dalla madre(in maniera matura)e rivolgersi con fiducia verso gli altri

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TIPOLOGIE DI ATTACCAMENTO Si possono verificare situazioni di

attaccamento distinte(la strange situation o procedura osservativa standardizzata elaborata da Mary Ainsworth 1978):

Attaccamento sicuro

Insicuro evitante

Insicuro ansioso ambivalente

Insicuro disorganizzato

Giusto equilibrio tra esplorazione e ricerca della madre(base sicura)

Minimizza il disagio sottraendosi al ricongiungimento con la madre. Prevale l’esplorazione dell’ambiente

Assorbito dalla relazione con la madre, trascura l’esplorazione dell’ambiente;durante l’assenza ha molto disagio, al rientro reagisce in modo ambivalente

nb

Non riesce ad organizzare una strategia di comportamento unitario, da segnali inadeguati a mantenere e strutturare il legame

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ETÀ PRESCOLARE: GIOCO E CAPACITÀ RAPPRESENTATIVA

La capacità simbolica è la capacità di sostituire un oggetto assente con il pensiero di questo stesso. Permette al bambino di tollerare la separazione con la figura di riferimento, di rivolgersi agli altri e di costruire nuovi legami. Tali conquiste segnano il PASSAGGIO DALLA SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA A QUELLA SECONDARIA (caratterizzata dunque dall’ampliarsi delle relazioni con i pari anche al di fuori del contesto familiare).

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Il CONSOLIDAMENTO DELLA CAPACITA’ RAPPRESENTATIVA, grazie all’esercizio del linguaggio e al gioco simbolico e sociodrammatico, conduce il bambino a:- forme più ricche di interazione con gli altri;- cooperazione;- condivisione di regole e di significati sociali.

L’esperienza del confronto tra sé e gli altri permette una maggiore conoscenza reciproca che porta a individuare coloro con i quali costruire relazioni più strette e condividere una cultura propria e distinta da quella degli adulti; in questa fase le interazioni avvengono comunque soprattutto all’interno di relazioni occasionali e contestuali in cui gli organizzatori dell’interazioni stessa sono costituiti dal tipo di attività svolta e dalla specifica situazione

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Nello sviluppo sociale una funzione fondamentale è rappresentata dal GIOCO. Attraverso il gioco i bambini:

- imparano a tollerare l’assenza dell’ adulto di riferimento (prime forme di gioco con i pari);

- acquisiscono una prima forma di intimità (favorita dal gioco sociale di tipo simbolico);

- costruiscono significati condivisi degli eventi ed elaborano una cultura dei pari distinta da quella degli adulti.

Il linguaggio consente di sperimentare il proprio ruolo nel gioco anche grazie all’utilizzo di parole più adeguate di altre.

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FUNZIONI DEI VARI TIPI DI GIOCO NELLO SVILUPPO SOCIALE

1. GIOCO INDIVIDUALE: Gioco individuale con l’esplorazione di sé e

degli oggetti: consente al bambino di acquisire la conoscenza di sé e del mondo esterno, fondamentale per avviare il percorso di costruzione dell’identità individuale;

Gioco solitario di tipo costruttivo: - favorisce sia la concentrazione e l’attenzione necessarie per conseguire un obiettivo, sia il sentimento di autoefficacia e di controllo dell’ambiente su cui si costruirà progressivamente la stima di sé;

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- consente, grazie al gioco simbolico, di adattare la realtà ai propri bisogni e desideri sperimentando situazioni e ruoli differenti. Esempio: gioco con pupazzi o bambole in cui i bambini rivivono e attribuiscono significato ad esperienze vissute.

2. GIOCO SOCIALE: Esso, attraverso il confronto con gli altri, consente ai bambini : -di esercitare un controllo sulle proprie modalità espressive, adattandole alla situazione sociale e relazionale vissuta ;- di trovare un equilibrio tra il bisogno affettivo, cognitivo e sociale di essere amati, apprezzati, cercati, e il bisogno di separarsi e affermarsi nel contesto relazionale.

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LO SVILUPPO ATIPICO NELL’INFANZIA: RITIRO SOCIALE E GIOCO SOLITARIO

Lo SVILUPPO SOCIALE si costruisce nei singoli individui in modo personale pur seguendo tappe comuni scandite dalle acquisizioni delle diverse fasi evolutive; si parla quindi di DIFFERENTI SOCIALIZZAZIONI.I percorsi evolutivi possono , in alcuni casi, assumere la forma di ATIPICITA’ per due motivi principali:- per espressione di disagio del soggetto;- perché in contrasto con gli obiettivi sociali del contesto di appartenenza.

Nella seconda infanzia (3-6 anni) un percorso atipico della socializzazione è il RITIRO SOCIALE che viene definito come una condizione con 2 caratteristiche predominanti: - bassa frequenza di interazioni con gli altri; - alta frequenza di comportamento solitario.

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Si possono differenziare 3 forme diverse di RITIRO SOCIALE: PASSIVO: il bambino preferisce il “gioco solitario” ma non

evidenzia difficoltà di interazione con i compagni. Questo caso, specialmente in età prescolare, appare il meno a rischio poiché il gioco solitario che conducono presuppone una buona capacità di stare da soli pur non escludendo competenze sociali;

ATTIVO: il bambino associa alla bassa frequenza di interazioni comportamenti chiassosi e turbolenti . In questo caso si manifesta nel bambino immaturità cognitiva e sociale che porta all’isolamento anche da parte dei compagni.

RETICENTE: questo tipo di ritiro sociale è associato a timidezza e inibizione con il caratteristico comportamento da “spettatore”. Il bambino vorrebbe inserirsi nel gruppo ma è bloccato da inibizioni e prudenza e quindi rimane in disparte ripiegando nel gioco solitario.

I fattori che determinano questo tipo di ritiro sono: -il temperamento tendente all’inibizione; -lo stile di attaccamento che può essere stato di tipo insicuro e ambivalente; -le credenze dei genitori rispetto al comportamento sociale e il loro stile educativo.(WATERLOO LONGITUDINAL PROJECT-WLP ricerca di RUBIN-ASENDORPF, 1993)

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Queste forme di RITIRO SOCIALE vengono perpetuate nel tempo dai soggetti e in alcuni casi acquisiscono maggiore salienza; anche il ritiro sociale passivo assume nel tempo una connotazione negativa in ambito scolastico per compagni e docenti perché risulta dissonante con gli obiettivi sociali condivisi che tendono alla costruzione di legami profondi tra pari.

Tutti i soggetti caratterizzati da ritiro sociale mostrano a partire dall’età scolare: SINTOMI DI INTERIORIZZAZIONE e SINTOMI DI ESTERIORIZZAZIONE come ANSIA, BASSA STIMA DI SE’, SENTIMENTO DI SOLITUDINE, RIFIUTO SOCIALE, AGGRESSIVITA’ E ISOLAMENTO, facendo emergere evidenti condizioni di contrasto con l’andamento tipico evolutivo dell’infanzia.

In definitiva la bassa frequenza di interazioni tra pari, oltre a costituire e definire la condizione stessa del ritiro, non favorisce l’acquisizione delle necessarie competenze di tipo relazionale.

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LA FANCIULLEZZA: L’ETÀ DELL’AMICIZIA

Il costante confronto con i pari in situazioni ludiche e le acquisizioni tipiche della seconda infanzia portano nella fanciullezza alla consapevolezza:

della reciprocità della relazione; della connotazione psicologica di sé e degli altri; della possibilità di costruire legami affettivi profondi.

Tutti questi aspetti fanno sì che questa sia l’età in cui le interazioni con i compagni siano organizzate in funzione del criterio della preferenza sociale; in questa periodo si privilegiano le relazioni con chi si sente più simili e vicini psicologicamente.

Le relazioni sono più selettive e possono avvenire in luoghi e momenti della giornata differenti; sganciandosi dalle singole situazioni, l’amicizia viene percepita come legame specifico tra due o più partner

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All’interno della relazione amicale si costruisce una sorta di SENSO DEL “NOI” che rappresenta un’area di consapevolezza della reciprocità del legame e della condivisione dei significati, finalizzata a preservare l’esclusività del rapporto stesso (amico del cuore) e lo spazio di sicurezza che da esso deriva ai singoli partner.

Il senso del “noi” svolge varie funzioni:•facilita il confronto tra pari;•soddisfa il bisogno di appartenenza;•consente di sperimentare compagnia e divertimento;•favorisce la comprensione sociale;•sostiene sul piano emotivo.

Il senso di “noi” predispone anche ad importanti acquisizioni sul piano morale:•l’impegno nei confronti del partner e il rispetto dei vincoli posti dalla stessa relazione preparano all’assunzione di responsabilità che l’età adulta richiede;•la sperimentazione di molteplici processi di confronto con l’altro porta a processi di costruzione dell’identità.

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ADOLESCENZA: LA COSTRUZIONE DEL SÉ

ADOLESCENZA: dal latino “Adolescere” = crescere

OBIETTIVO PRINCIPALE: costruzione della propria identità

attraverso- distacco dalla famiglia (implica sentimenti di

rabbia e senso di colpa)- bisogno di appartenenza al gruppo dei pari

(necessità di non “fondersi” ma emergere)

L’adolescente esplora varie possibilità di identificazione, fa delle scelte e delle rinuncie per arrivare ad una sua identità

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IL GRUPPO COME…

LABORATORIO SOCIALECONTENITORE

EMOTIVO-AFFETTIVO

Il gruppo è considerato LABORATORIO SOCIALE poiché è il luogo privilegiato di sperimentazione dei comportamenti al di fuori del controllo dell’adulto

L’interazione tra i membri del gruppo promuove:

- capacità di negoziazione (attraverso il confronto di idee)

- il bisogno di chiedere e offrire aiuto

- la valutazione della propria reputazione sociale (popolarità)

- la competenza relazionale (attraverso il potenziamento della conoscenza di sé e delle proprie caratteristiche)

Già dalla preadolescenza le prime relazioni amicali, per lo più fra membri dello stesso sesso, soddisfano bisogni di:

- appartenenza

- intimità

- introspezione

- sicurezza

- rispecchiamento

- colma il vuoto dovuto al distacco dai genitori per avvicinarsi a modelli valoriali e culturali alternativi a quelli dei genitori

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DIVERSE MODALITA’ DI VIVERE LE RELAZIONI TRA PARI

- Legami amicali- Gruppo istituzionale (classe scolastica, al cui interno ci sono

gruppi diaggregazione informale)- Gruppo formale (guidati da un adulto, ad es. gruppo scout)- Gruppi sociali allargati (modelli di cultura e comportamenti

giovanili)

STILI DIFFERENTI DI APPARTENENZA, in base alla cultura familiare e al proprio temperamento, l’adolescente si può orientare verso:

- Gruppi evasivi-trasgressivi (ragazzi con un rapporto conflittuale con i genitori e con la scuola e la cultura)

- Gruppi formali di tipo sportivo (ragazzi con valori salutistici)- Gruppi di tipo formativo-culturale-religioso-politico (ragazzi

tradizionalisti e legati ai modelli familiari)- Gruppi di volontariato e impegno sociale (ragazzi con

ideologie e spiccati valori di altruismo)

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L’ETÀ ADULTA E ANZIANASi caratterizza per le SFIDE socio- relazionali:

- Rielaborare l’identità- Definire la competenza sociale (bisogno di

competenza e controllo sull’ambiente + bisogno di relazione e individuazione)

Si passa da un rapporto di DIPENDENZA (infanzia e adolescenza) a uno di

INDIPENDENZA (età adulta), quest’ultimo caratterizzato da autonomia e quindi

responsabilità

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1° SFIDA: LEGAME DI COPPIA STABILE

Per creare un legame profondo di coppia, così da “non fondersi” con l’altro è necessario che lo sviluppo psicosociale arrivi ad una piena autonomia individuale e una chiara definizione del sé

È caratterizzato da: INTIMITA’: come consapevolezza della

condivisione di stati affettivi, mentali e valoriali INCONTRO CON L’ALTRO: non è casuale ma

frutto di una scelta reciproca porta all’assunzione di un impegno reciproco e alla costruzione di un’identità di coppia , la quale si colloca all’interno delle due famiglie di origine e delle relazioni extra-familiari

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2°SFIDA: LA GENITORIALITÀLa genitorialità porta ad una ridefinizione dei legami

relazionali e della propria identità, attraverso una serie di ACCOMODAMENTI organizzativi e relazionali:

- Spazio fisico (creare uno spazio nella casa adatto al bambino, questo è espressione anche di uno spazio affettivo)

- Spazio temporale (organizzarsi con i tempi lavorativi in funzione del bambino)

- Spazio relazionale (per creare un contesto protettivo anche al di fuori si creano nuovi contatti e relazioni al di fuori della famiglia, es. dottore o educatrice)

Significa :

- reinterpretare l’educazione e la socializzazione ricevute dai genitori alla luce delle esigenze dei figli e dei cambiamenti sotrici e culturali

- reinterpretare la relazione con i propri genitori che ora diventano sempre più dipendenti da noi (si inverte la relzione DIPENDENZA/INDIPENDENZA)

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3°SFIDA: LA TERZA ETÀÈ caratterizzata:- Involuzione sul piano fisico (serve aiuto per le cose della

vita quotidiana)- Mantenimento delle amicizie più intime- Rafforzamento dei legami familiari

VARIE IMMAGINI DI TERZA ETA’- Nonni a tempo pieno- Instancabili viaggiatori- Accaniti giocatori di carte e frequantatori di circoli- Presenze assidue di ospedali e ambulatori- Individui soli e bisognosi di aiuto

VARIABILITA’ INDIVIDUALE (Baltes) dipende dai meccanismi di compensazione, selezione e ottimizzazione per padroneggiare il decadimento (Es. il pensionamento può essere vissuto come risorsa o come vincolo)

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4°SFIDA: LA MORTELa morte di un coniuge è un’evento normativo

(previsto e anticipato) ma richiede comunque rielaborazione, poiché si perde un sostegno affettivo, fisico, siciale, economico ecc..

L’idea della morte avvia percorsi di:- revisione dell’esistenza (che è fonte di ulteriore

crescita)- condizione di disperazione quando è mal affrontata e

quindi non si accetta

è un processo a fasi alterne di rabbia, rifiuto, contattazione, depressione

L’ACCETTAZIONE di essa è la forma più elevata di autoconsapevolezza

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SVILUPPO ATIPICO ADOLESCENZAI compiti evolutivi dell’adolescente sono di per sé a rischio,

oscillano tra il benessere e il disagio

Nodo critico processo di separazione/individuazione rischi nel processo di definizione dell’identità, caratterizzati da

bassa autostima di sé:

- diffusione dell’identità (continua esplorazione superficiale)

- blocco dell’identità (convenzionalità e rigidità, pensiero autoritario, scarsa autonomia)

condotte a rischio per la salute fisica e psichica:

- fumo, guida spericolata, assunzione di sostanze, sesso precoce e non protetto (non ci si impegna ad assumere nuovi ruoli ma si vuole accedere velocemente al mondo adulto)

la solitudine

- fisiologica: caratterizzata da oscillazione tra dipendenza/indipendenza da genitori/amici, alternanza stati di euforia e passività e alternanza tra paura e ricerca della solitudine

- patologica: caratterizzata da difficoltà di relazione, sentimenti di esclusione dal gruppo, insuccesso scolastico, aggressività e autolesionismo

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SVILUPPO ATIPICO ETÀ ADULTA

Si parla di percorsi di adattamento atipico rispetto a eventi normativi, quindi attesi:

Genitorialità difficile - momenti della vita in cui si stanno affrontando altri

compiti si sviluppo (Es.madri adolescenti) - adozione - figlio con una situazione di svantaggio Pensionamento, vissuto come: - momento di crescita (coltivare nuove o esistenti

relazioni) - mancata accettazione (si continua a lavorare in

situazioni diverse e al di fuori del contesto) - condizione simile alla moratoria (si esplora nuove

possibilità di impegno,rimpiangendo però il precedente lavoro)

- declino (stato di sofferenza e mancata attivazione di risorse per affrontare la sfida)