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Università degli Studi di Verona Istituto di Storia Andrea Castagnetti La società ferrarese (secoli XI-XIII) Libreria Universitaria Editrice Verona 1991

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Universit degli Studi di Verona Istituto di Storia Andrea Castagnetti La societ ferrarese (secoli XI-XIII) Libreria Universitaria Editrice Verona 1991 --Propriet letteraria riservata Libreria Universitaria Editrice 37129 Verona - Via dell' Artigliere 17 tei. 045.8032899; fax045.8012171 INDICE Prefazione7 Part.eI.Famiglie e affennazione politica Cap.I.DaldominiodeiCanossaalcomune (secoli Xl-XII) 1.Premessa 2. Scelte politiche nel conflitto tra Impero, Papato e Canossa 3.Marchesella-Adelardi 4. Torelli 5.La domus Casotti ~ A W ~ ~ 7.Linguetta,TurchieGiocoli,parentidei Marchesella 8.Guidoberti,Mainardi,Pagani,Fontanaed altre famiglie ferraresi 8.l.Guidoberti 8.2.Mainardi 8.3. Pagani: da vassallidei Marchesellaa vassalli degli Estensi 8.4. Fontana 8.5. Altre famiglie ferraresi 9.Lesociet deicomuni cittadinielasociet ferrarese 9 Il '13 19 21 n 25 27 27 28 29 30 31 '31 Cap.II.Dal conflitto delle partes allasignoria estense (1187-1264) 1.L'eredit deiMarchesella el'ingresso degli Estensi inFerrara (1187) 2.I collegamenti intercittadini (1200-1205) 3. Guerre civili e fuoriuscitismo (1208-1213) 4.Nuovi conflitti e coesistenza (1222-1239) 5.L'affennazioneestense(1240)el'adesione delle maggiori famiglie ferraresi 39 40 42 45 47 5 Parte II. Aspetti feudali, economici ed istituzionali della societ ferrarese Cap.III.Aspetti feudali 1.L'introduzionedeivincolivassallaticobeneficiari nella Romania 2.L'introduzionedeivincolivassallaticobeneficiari nel territorio ferrarese 3.La signoria estense e il radicamento dei rapporti vassallatico-feudali 55 61 71 Cap.IV.Aspetti economici 1. Dal commercio attivo nell' alto medioevo alla rendita di'posizione' 2. Mercanti, arti e credito 3. Debolezza dell'industria ed assenza del commercio di esportazione 79 84 95 Cap. V. La mancata affermazione di un comune di 'popolo' 1.La comparsadelcomunedipopolo(12191240) 2.Assenzadiunruolopoliticodelleartie persistenza dei ceti tradizionali di governo nella signoria estense. 101 107 Cap. VI. Osservazioni conclusive e raffronti113 Appendice127 Indice dei nomi133 Indice dei nomi di persona135 Indice dei nomi di luogo143 6 PREFAZIONE Ilvolumettopresentetracciaunprofilodella societ ferrarese dal periodo del conflitto tra Impero e Papato all'et comunale, alle lotte di fazione e alle guerre civili fino all'affermazione della signoria dei marchesi estensi. Esso ripropone, in modo parziale e, come spero, pi agevole, i risultati dello studio da me compiuto fra gli anni settanta ed ottanta sulla societ ferrarese dal secoloXalXIII.Mapresuppone,anchesenon sempre apparir evidente, le mie ricerche precedenti sulle strutture territoriali ed agrarie della Romania, condotte, nei pieni anni settanta, in costante processo di comparazione con quelle della Langobardia. Avvertenza. Il capitolo I riproduce il contributo dal titolo La societ ferraresenella prima etcomunale (secolo XIl), in Storia di Ferrara. V.ll basso medioevo. XIIXIV,Ferrara,1987, pp.129-157, sprovvisto dinote ed ora corredato dinote essenziali. I capitoli successivi ripresentano, con un 'taglio' diverso,conalcuneomissioniedintegrazioni,il 7 saggioAspetti feudalieconservatividellasociet ferraresedaldominiodeiCanossaallasignoria degli Estensi (secoli XI-XIII),in G.Rossetti (a cura di),Spazio,societ,poterenell' ItaliadeiComuni, Napoli,1986, pp.61-83,epartiampie deicapitoli VIII e IX e della Conclusione del volume Societ epoliticaaFerraradall' etpostcarolingiaalla signoria estense (secoli X-XIIl), Bologna, 1985, parti redatte,invero,pocodopolaredazionedelsaggio citato, nonostante che la data di edizione di quest'ultimo sia posteriore a quella del volume, incongruenza dovuta ai tempi lunghi richiesti con frequenza dalla pubblicazione divolumi che comprendono saggi di vari autori. 8 PARTE I. FAMIGLIE E AFFERMAZIONE POLITICA I. DAL DOMINIO DEI CANOSSA AL COMUNE 1. Premessa Lasocietferrareseinetprecomunaleecomunale non stata oggetto, fino a tempi recentissimi, di studi approfonditi: sono state considerate la presenza e l'azione della chiesa vescovile, della chiesa romana e di quella ravennate e l'influenza determinante della primasulla formazionedelcomunecittadino.Non sonostatecompiuteindaginispecifiche,condotte sulladocumentazionereperibile,editaedinedita, concernenti i ceti dominanti, le famiglie e gli uomini al governo del comune, le loro relazioni con le societ dialtri territori ecitt, con i'potentati'del tempo grandi dinastie di tradizi one pubblica e feudale, chiese e monasteri maggiori -; ancor meno sono stati studiati i ceti subalterni. Un'attenzione stata dedicata alle due famiglie che hanno rappresentato per la Ferrara comunale una parte ampia della stessa storia politica:ci riferiamo allefamigliedegliAdelardi- chesarebbepi appropriatodenominaredeiMarchesella- edei Torelli, i cui membri sono divenuti capi delle partes o fazioni, avversarie fra loro per il controllo politico del comune. Ma anche di queste due famiglie ci si limitatiingenereaservirsidellaricostruzione genealogica - insufficiente di per s, ma ancor pi e soprattutto in relazione ai diversi e assai pi complessi fini cui le odierne indagini prosopografiche tendo9 noeai qualisubitoaccenniamo -,effettuata onnai sono due secoli dalFrizzi, uno studioso che rimane, con i limiti connessi alla sua epoca, fra i pi benemeriti per la conoscenza della storia di Ferrara. Le motivazioni di tale carenza sono indi viduabili, in primo luogo, nella scarsa importanza attribuita agli studi sulle famiglie, considerati fino ad alcuni decenni orsonocomesempliciricostruzionigenealogiche adatte agli eruditi locali oagli'esperti'diaraldica, picheaglistoriciinsensoproprio;nonatorto, poich in gran parte degli studi dedicati nel passato allastoriadellefamiglie,inbuonaparteanchein quelli odierni, la ricostruzione genealogica condotta con fini prevalentemente celebrativi e con tecniche di indaginefortementeoassolutamentecarentinelle fonti, nella metodologia e nella problematicastoriche. Non sono certo tali le finalit degli studi odierni sulle famigliein et medioevale, n ancor meno per l'et comunale. Allemotivazioniaccennatesiaggiungono,in secondoluogo,quelleinsiteneipresuppostistessi delle indagini prosopografiche. Per potere condurre con un buon grado di certezza gli studi sulle famiglie necessario disporre di tutta o almeno di gran parte delladocumentazioneesistente,ovverodiquella sopravvissuta alle ingiurie del tempo, edita e inedita, la cui reperibilit, particolannente diquella inedita, richiedeanzituttoesplorazionidiarchivilunghee pazienti; parimenti si richiedono uno studio lungo e paziente,nonch,com' ovvio,la conoscenza ela capacit di applicare le moderne tecniche d'indagine. Avoltel'indizio decisivoperla conoscenzadiun particolare relativo ad una famiglia, che pu rivelarsi importante non tanto e non solo per la ricostruzione di uno specifico rapporto di parentela interno, ma per lO le vicende politiche esociali della famiglia eancor pi di dinastie, lignaggi e societ cittadine di territori diversi -un esempio: l'avvenuta certa identificazione delbolognese PietrodiRemengarda dettoTorello, con Pietro Torello capostipite della famiglia ferrarese dei Torelli -, pu provenire dalla consi derazione di un elementodiper smarginale rispettoalcontenuto dell' atto, presente in un documento di altra citt e di naturaessenzialmente'fondiaria':ritornandoall'esempio citato, Pietro di Remengarda qualificato conil soprannomediTorelloinundocumento bolognese de11112, nel quale il suo nome' completo' appare nella designazione dei proprietari confinanti diunappezzamento (1)! La situazione si presenta ancor pi difficile per Ferrara e il suo territorio, dal momento che gran parte delladocumentazioneperl'etcheciinteressa andatadistrutta odispersa equellasuperstite reperibile, a parte quella edita, per lo pi in archivi di altrecitt,checonla nostraebberorapportipio meno costanti. 2. Scelte politiche nel conflitto tra Impero, Papato e Canossa Nel delineare le vicende delle principali famiglie ferraresi prendiamo l'avvio dal periodo del conflitto tra Impero e Papato (2), cui si affiancarono i Canossa, (I) Doc. citato sotto, nota 20. (2 ) Per l'inquadramento del periodo e lo svolgimento delle vicende rnviamo a C. Violante, L'et della riforma della chiesa in Italia (1()02-1 122), in Storia d'Italia, coordinatada N. Valer, 11 il cheapparenecessarioper la comprensionedella dinamicasocialeepoliticadituttalaprimaet comunale. Fin dal primo momento dello scontro tra le due massimeautorit medioevalilachiesa ferraresefu coinvolta direttamente.Nell'anno 1068 il pontefice Alessandro II, reagendo alla notizia dell' incontro tra l'antipapa Cadalo e i delegati imperiali, fra i quali era il duca Goffredo di Lorena, marito di Beatrice, vedova delmarcheseBonifaciodiCanossa,intervenneall'internodeldominiocanossiano.nellamarcadi Toscana e nel comitato di Ferrara, deponendo i vescovi di Firenze e di Ferrara. IlvescovoferrareseSam,uelefusostituito con Graziano.Questi si mantenne fedelealla chiesa romfi"ieaI Canossa, che nel frattempo con Matilde di Canossa, comitissa e ducatrix. erano passati decisamente dalla parte del Papato, fino aiprimi anni della ',> riscossa di Enrico IV; ma nel1083 dovette scendere a patticon la parte avversa, inutilmente, poich alla finedifebbraiodiquell'anno ritornsulla cattedra . (3). PochigiorniprimadelritornoinFerraradi Samuele,il vescovoGrazianoconcessealgiudice Aldigerio,gialserviziodeiCanossaedoradel Regno,ledecimesuibenicompresinelladiocesi. Assistevano all' atto, svoltosi nella curia dei vassal1i, fra altri, Pietro Torello, Guglielmo di Marchesella e Sichelmo (4). La scomparsa dei tre dalla documenta-I,Torino,1965, pp.148SS.;O. Capitani. Storia dell'Italia medievale,Bari,1986, pp. 302 SS. (3 ) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 49 S8. (4) App., n.l, 1083 febbraio. 12 zioneferrareseneiduedecenniseguentiela loro ricomparsa dopo la 'riconquista' della citt da parte diMatildesonounindizioconsistente,assiemead altri, di una loro scelta politica, che si riveler quella 'vincente' . Uno dei tre, Guglielmo di Marchesella, apparteneva a famigliagi nota,come subitovediamo;gli altriduesonocapostipitidiimportantifamigliedi rango capitaneale. Di queste famiglie,oltre a quella del giudice Aldigerio, ci accingiamo a trattare;passeremo poi a delineare le vicende dialtre, che prendono il nome da capostipiti che si affermano nella vita pubblica del1a prima et comunale. 3. Marchesella-Adelardi Capostipitedellafamiglia- nonlehadatoil nome, fenomeno questo che avviene pi tardi - un Guarino, conte nella prima et ottoniana. Non trasmise l'ufficio ai figli, contrariamente ad altri conti nominati nello stesso periodo, che diedero vita a lignaggi comitali, ad esempio nella Marca Veronese: si tenga presente che diFerrara divennero conti i Canossa a partire dall'inizio del secolo XI (5). Rinunciandoinquestasedeatracciarela prosopografia completa, ci sofferrniamo su Guglielmo IdiBulgaroediMarchesella,attivoperbensettant'anni, dal 1070 al 1140 (6). L'attivit pubblica di Guglielmo I inizia appunto nel l 070 con la partecipazione, in p.osizione di rilieVI), ad una controversia fra (5 ) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 39 S8. (6) Ibidem.p.105. 13 "ir il capitolo dei canonici e un consorzio di cittadini per il controllo e lo sfruttamento di terreni suburbani (7). Dellasua presenzaalla curia deivassallidel1083 abbiamo detto. Scomparsodalladocumentazioneneiduedecenniseguenti,ricomparenel1104inToscanaal seguito della contessa Matilde (8), presenza significativa della sua scelta politica. Ildocumentochemeglioindicalaposizione sociale e politica acquisita un privilegio pontificio . , , , del II 05 indirizzato da Pasquale II alla chiesa ferrarese eallacitt (9),rappresentata la primadalvescovo Landolfo, la seconda da tre cittadini, tra cui Guglielmo appunto, il primo nominato, ed un console, il primo , I ,I magistrato a noi noto del comune cittadino. Negli anni successivi appare accanto al vescovo in altre occasioni significative: per due volte con lui aS.Cesario sul Panaro pressola contessa Matilde, che concede beni e diritti al vescovo Landolfo e alla suachiesa.Nel1112assisteadunarbitratodel " vescovo Landolfo,svoltosiancora nell'ambito dell' influenzamatildica: presente, ad esempio. il giudice ,I i Imerio, legato alla contessa; un anno dopo assiste al ; I' placito in Baviana presieduto dalla stessa contessa: in ", ientrambi i documenti Guglielmo definitocapitaneus,i,tunodeicapidunquedellavassallitcanossianae I l, Ivescovile (10). I Guglielmo agisce ancora a pi riprese nel secon-\ I I,,1 (7) Ibidem, p.117. ~ (8) Ibidem, p.118. " (9) P. F. Kehr, Italia Pontificia. V. Aemilia sive provinciai Ravennas, Berlino, 1911, p. 210, n.11,1105 aprile 8. J (lO ) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p.118. l l 14~ t l l I do-terzodecenniodelsecolonellelunghelitiche opposero cittadini ferraresi alla chiesa ravennate per l'usurpazione di terre numerose compiuta dai primi aidannidella seconda:egli ed altricapitanei appaiono in posizione di rilievo,a volte nominati prima dei consoli del comune (11). Per l'ultima parte della sua vita non disponiamo didocumentazioneconcernenteunasuapartecipazione alla vita pubblica. N el1123 e gli presente nella curiadeivassallidelmonasterodiS.Mariadi Vangadizza,pressol'attualeBadiaPolesine(12); presiedeil marcheseFolcod'Esteesonopresenti membridialtrefamigliecapitaneali,veronesie ferraresi: da Lendinara, daNogarole e Pietro Torello. In questo periodo riprende l'attivit espansionistica della dinastia marchionale estense, che si esplica inpidirezioni,Ferraracompresa.Maquitrova l'opposizione proprio di Guglielmo di Marchesella, che, secondo la notizia di un cronista (13), avrebbe munito il confine settentrionale ferrarese,sul Tartaro, con fortificazioni per difenderlo dalle minacce e pressioniestensi.Nonsitratt,sibadi,dellafase inizialedelprocesso,consuetonelleregionidella LangobardianeisecoliX-XIedinattoancora nel secolo XII, che dalla costruzione e detenzione di un castello porta alla formazione di un proprio distretto signorile, ma di provvedimenti di carattere militare, chevannoinquadratinell'ambitodellapoliticadi affermazione e controllo, anche militare, del contado, (11) Ibidem, p.119. (12) Ibidem,loc. cito (13 ) Riccobaldo da Ferrara, Chronica parva F errariensis. Introduzione, edizione e notedi G. Zane1Ja, Ferrara, 1983, p. 152. 15 ,.,..-,.-Jparticolarmente dellezone di confine,posta in atto dal comune cittadino e per esso da forze singole, che potevano essere rappresentate dalla chiesa vescovile comedauna famigliapotente.Rimangonoinvero indiziindubbicheil comune ferraresetendeva gi prima della met del secolo XII ad un controllo pieno del contado, anche al di fuori dei confini tradizionali: il caso, illustrato da noi in altra sede, della vicenda di Ostiglia (14). Guglielmosidefiniscealternativamente,nella sua lunga vita, come di Bulgaro o di Marchesella. La presenzadelmatronimico,chediverrpoi connotazione dei discendenti, dovuta probabilmente al fatto che il padre suo, Bulgaro, appare attivo per breveperiododitempoenonpartecipaallavita pubblica e tantomeno a quella politica. Nel periodo di inattivit del marito dovette reggere le sorti della famiglia la moglie Marchesella:da qui il prevalere, alla fine, del suo nome nella connotazione del figlio e dei nipoti. DopolascomparsadiGuglielmoIresseper qualchetempolesortidellafamiglialamoglie Adelasia.Dal1155inizianoadessereattiviifigli Guglielmo II ed Adelardo II. La situazione politica non si presentava favorevoleallafamiglia.Nelcomunepredominava fluenzadei Torelli: SalinguerraI nellI51 aveva retto ilcomuneinqualitdimagistratounicoeaveva portato la sua citt a schierarsi, nel decennio seguente, con l'Impero. I due Marchesella tentarono di opporsi (14) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 6674. 16 all'indirizzopoliticofiloimperiale.Fonti cronachistichenonlocalieundocumentoprivato permettonodicogliereunmomentorilevantedei contrasti e conflitti intestini proprio in relazione alla sceltapolitica,afavoreocontrol'Impero,chesi imponeva. Ufficiali e legati imperiali agiscono nel territorio ferrareseein cittallafinedegliannicinquantae all'iniziodeldecenniosuccessivo.Inseguitoadisordiniavvenutiincittnelcapodannodel1162, l'imperatore invi il vescovo Eberardo di Bamberg. Nel maggio seguente funominato un podest imperiale (15). Un documento privato (16), atipico rispetto alla tradizione documentaria notarile (17), ignoto finoa pochi anni or sono, mostra l'avvenuta costituzione in cittdischieramentipoliticiopposti,facenticapo rispettivamente a Salinguerrae ai due Marchesella. Il 2gennaio1162 - siprestiattenzionealla data,che confermaquantolefonticronachistichelasciano solamenteintravedere- ifiglidiGuglielmoIdi Marchesella, Guglielmo II e Adelardo II,investono di beni in feudo Pagano de Parunolo, assicurandogli difesa contro Salinguerra e concedendogli di prestare giuramentodifedeltneiloroconfronti dopochei dueinvestitoriavrannoconclusolapacecon Salinguerra o quindici giorni dopo che Pagano sar (15) Ibidem, pp. 82-83. (16) App:, n. 2,1162 gennaio 2. ) Il notaio redattore del documento mostra di incontrare difficolt, privo com' dimodellidiriferimento da attingere ai formulari tradizionali, nell' esprimere il contenuto dell 'accordo, sia sotto l'aspetto sintattico che quello lessicale. 17 cessatodalla magistratura consolare.Ildocumento mostra con evidenza il clima di lotta intestina fonnatosinellacitt:daunaparteiMarchesellacontro Salinguerra, ma quasi certamente contro il predominio dell 'Impero e l'orientamento politico assunto dal comune;dall'altraparte,appunto,Salinguerra,il quale trovandosi da pi di un decennio in posizione di preminenza politica, aveva avallato ed avalla la linea politica filoimperiale, rafforzata dall'intervento dell'Impero.Anche dopo la scomparsa di Salinguerra, avvenuta probabilmente nel 1163, il comune rimane nel campo filoimperiale fino al1167, quando aderisceallaLegaLombarda.Nelperiodoseguentei Marcheselladivengonoglianimatoridella politica antimperiale. GuglielmoII edAdelardoIInon ebberoeredi maschi. Una parte dell' eredit, quella probabilmente di natura 'allodiale', cio in piena propriet, pass ai figlidiunasorella;l'eredit costituitadaibeniin concessione enfiteutica e soprattutto feudale, pass, assieme all'eredit 'politica', agli Estensi, tramite il matrimonio, concluso, ma forse non consumato, per lamorteprecocedellagiovane,traMarchesella, figliadiAdelardoII,affidataallatuteladiPietro Traversari, cugino di Guglielmo II, e per l'azione dei Giocoli. Non possibile soffennarsi in questa sede sulla complessa vicenda. Lamotivazione principale dovette esserequella additata gi dallecronacheposteriori, adesempiodiRiccobaldo (18).Iseguacidei (18) Riccobaldo, Chronica cit.. pp.156-157. 18 ( \ i \ \ \ .I ). I t l f t'! Marchesella si sarebbero opposti alle ultime volont di Guglielmo II, che avrebbe disposto il matrimonio tra la nipote Marchesella e uno dei Torelli al fine di farecessarelelotteintestine.Rifiutandola pacificazione - per loro si trattava certamente di una 'sconfitta' o di una 'resa' - con lapars avversa, con laqualeicontrasti,ancheviolenti,eranoinatto almeno dalla met del secolo - si ricordi il documento del 1162 - ed avevano avuto il tempo di consolidarsi eradicalizzarsi,irappresentantimaggioridellafazione,guidatidaiGiocoli,parentiepercieredi naturali dei Marchesella, con la probabile complicit, come la tradizione locale sostiene, di Pietro Traversari, tutore di Marchesella, decisero di fare contrarre alla giovane le nozze con uno degli Estensi, il che provoc l'ingresso immediato degli Estensi in Ferrara. Nel1187documentazionenonsospetta(19) mostra ilmarcheseObizzoIinvestitoin feudoda chiese e monasteri cittadini dibeni e, soprattutto, di ufficigi deiMarchesella,come 1'avvocazia per il monastero diS. Romano, alla quale altre siaggiunsero: digrosso rilievo quella della chiesa vescovile. Obizzo I, inoltre, procedette a conferire investiture in enfiteusi e in feudo a singole persone di beni appartenuti ai Marchesella. 4. L'avvenuta identificazione, cui abbiamo accennato, di Pietro Torello, il primo elencato dei presenti alla curia dei vassalli del vescovo Graziano nel 1083 , (19) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p.188. 19 con Pietro di Remengarda (20), presente ad un placito ferrarese della contessa Matilde nel I 079, appartenente ad un ramo secondario della famiglia comitale bolognese - la nonna Remengarda era figlia di Adalberto conte -, permette di precisare ulteriormente l'influenza canossiana su Ferrara, dal momento che appare evidentechetramite dell'inserimento di Pietro furono l'azione politica e l'influenza canossiane (21). PietrodiRemengardaoTorello- ladoppia designazione continuer ancora per qualche tempo scomparedalladocumentazioneferrareseper riapparirvi verso la fine del primo decennio del secolo seguente,quandoindueoccasioniaccompagnail vescovo Landolfo a S. Cesario presso Matilde, assieme aGuglielmoI.Conquestopresentenel1112in Cornacervina, definito anch' egli capitaneus; nel 1123 presenzia alla curia deivassalli del monastero di S. Maria di Vangadizza; nel secondo-terzo decennio del secolofrai protagonisti delle controversie con la chiesa ravennate per leterre usurpate (22). Ancoranel1123inizia la suaattivitilfiglio Salinguerra I; intorno al 1127 , nella controversia con la chiesaravennate, ora citata, compare con Guglielmo I e Casotto,definititutti capitanei. Nel1151, come sappiamo,acapodelcomunequalemagistrato unico,assimilabileairectoresdiestrazione locale, chesonopresentiinquelperiodoinmolticomuni (20) R. Rinaldi, C. Villani (a cura di), Le carte del monastero di S.Stefano di Bologna e di S. Bartolomeo di Musiano. L 1001-1125, Cesena,1984, n.173,1112 gennaio 30, perg. originaIe. ) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p.139. (22) Ibidem,pp.141-142. 20 cittadini.Nel primo periododiregno di Federico I guida lacitt all'alleanza con l'Impero:nel1162 ricordatoqualeavversariodeiMarchesella.Scomparve intorno al1163(23). Nel1164 appare nella documentazione il figlio Torello partecipe ad una curia dei vassalli dell'arcivescovodiRavenna;vassalloanche dellachiesa i vescovile ferrarese,dalla quale detiene feudicospicui: rilevanti i diritti di decima provenienti da alcune J circoscrizioni plebane, i cui redditi sono equiparati a quelliricavabilidacentinaiadipodericontadini. Come ilpadre,rivesteanchel'ufficio diavvocazia per il monastero di S.Maria di Pomposa, ufficio cui eranecessariamenteconnessounfeudo,delquale tuttavia non conosciamo la consistenza.Non risulta abbia ricoperto magistrature civiche. Il figlio Salinguerra II partecipa alla vita politica fin dal suo primo apparire nella documentazione. Nel 1191con il padre Torello presente all'emanazione del privilegio di Enrico VIper ilcomune ferrarese; nel1195 podest di Ferrara, podest di estrazione 'cittadina' ,non 'forestiera' (24). Da questo momento in poi la sua vicenda politica viene a coincidere con un ulteriore deterioramento dei rapporti fra le partes chesfocernelprimodecenniodelsecoloXIIIin aperto conflitto armato. 5. La domus Casotti L'ultimotestimoneallacuriadeivassallidel (23) Ibidem,pp.142-143. (24) Ibidem, p.143. 21 1083 Sichelmo. Anch' egli non compare nella documentazione posteriore, fino allI07, quando presenzia ad un atto del vescovo Landolfo. Documentazione relativa alla chiesa di S. SalvatoreinFicarolomostrasenza possibilit didubbio che Sichelmo era fratello del vescovo Landolfo e che insieme fondaronola chiesa stessa, che nel1132 fu donata dalla vedova Imiza,dalfiglioCasotto edal vescovo Landolfo alla congregazione di S. Frediano diLucca.La fondazionediunachiesa,fenomeno diffuso fra XIeXIIsecolo,indica una consistenza patrimoniale e una condizione sociale elevate; ancora, il luogo di fondazione, ove necessariamente erano presentibenicospicuidellafamiglia,dipers indicativo, in quanto Ficarolo fuuno dei centri soggetti dalla seconda metdel secolo XI all' azione della dinastia canossiana. Indubbi sono i legami e i rapporti tra la famiglia e Matilde di Canossa. A Sichelmo, per di pi, vennero riconosciutinel1113,nelplacitodiBaviana,presiedutodallacontessa,beniconsistentinella Traspadaniaferrarese,unazonacaratterizzata,fin dall'inizio del secolo XI, dalla larga presenza di beni dei Canossa edi famiglie echiese aloro legate:ad esempio,lafamigliasignoriledeidaGanaceto-da Calaone e la chiesa di S. Giorgio di Ganaceto. Nella stessa zona Sichelmo e i suoi discendenti detenevano beni dal monastero di S.Maria di Pomposa (25). Casottointornoal1127definitocapitaneus Ferrari enegliattirelativiallacontroversiatra Ferraresi echiesa ravennate.Appare altre volte presentead attivescovilioalseguito del vescovo,ad (25 ) Ibidem,pp.146-147. 22 esempioinOstiglia versola met delsecolo.Non lasci discendenza diretta. LadomusCasotti,qualevienemenzionatain documentazioneposteriore,occupperbase patrimoniale, relazioni vassallatiche, con i Canossa, anzitutto, e posizione sociale - sufficienteperquesto aspettola parentelaconilpiautorevolevescovo ferraresedel secoloXII,una specie di'padre della patria', quale fu Landolfo -, un posto considerevole nella societ ferraresedella prima met delsecolo, comesideduceindirettamenteanchedalricordo rimastoalungolegatoallevicendedelpatrimonio (26). 6. Aldigeri Il destinatario della concessione effettuata nella curia dei vassalli dal vescovo Graziano nel l 083 fu il giudiceAldigerio.Noneraferrarese:proveniva probabilmente dal Modenese edera in rapporti stretti conil monasterodiS.SilvestrodiNonantola,del quale egli ei suoi discendenti assunsero l'ufficio di avvocazia. Il giudice Aldigerio svolse la sua attivit dapprima al servizio di Beatrice di Canossa, vedova di Bonifacio e madre di Matilde; poi al servizio dell 'Impero, del re comedeisuoiufficialimaggiori,negliultimidue decenni del secolo XI.All'inizio del secolo successivo riappare al servizio della contessa Matilde fino al1109. La concessione delle decime sulle sue propriet (26) Ibidem,pp.148-149. 23 nelladiocesiferrareseprovacheeglipossedeva, prima del1083, beni terrieri estesi nel territorio, dal momentoche in casocontrariolaconcessionenon avrebbe avuto molto valore. I beni potevano essere a luipervenutiodessernestatofacilitatol'acquisto attraverso i Canossa o il monastero nonantolano, che al territorio ferraresetendeva gi dal secolo IX e vi possedeva beni. I rapporti con Canossa, Nonantola e Ferrarasonoconfermatinelladonazionechenel 1103lacontessaMatildecompneiconfrontidel monasterodiS.Silvestro,costituitadalcastrum Tedaldi e da tutti i beni dislocati nel territorio ferrarese; rappresentante e avvocato dell' abbazia fu il giudice Aldigerio (27). I figli Alberto e Aldigerio seguirono le orme del padre:nel1113assistetteroalplacitoinBaviana della contessa Matilde; anch' essi svolsero le funzioni diavvocati del monastero nonantolano.Furono entrambigiudici,professionechecontinuadessere esercitata da alcunidei discendenti, che percorsero anch'essituttoil cursushonorumfinoadiventare giudici regi ed imperiali. Non sappiamo quando la famiglia si sia radicata definitivamente a Ferrara: compaiono con regolarit nella documentazionelocaleapartiredal1135.In quest'anno Aldigerio insieme console del comune e avvocato della chiesa romana negli atti relativi alla cessionedelterreno per la costruzionedella nuova cattedrale; l'anno seguente ancora fra i consoli del comune. IlfiglioAlberto,anch'egligiudice,ricevein qualit di console nel 1164 a Pavia il privilegio per il (27 ) Ibidem, pp.130-132. 24 comune da parte di Federico L Egli ed altri membri dellafamigliacontinuanoarivestiremagistrature civiche.UnPietrodiAldigerioparticolarmente attivo nei primi decenni delsecolo XIII:appare nel 1214, solo nominato dopo Salinguerra II,frai capi della pars (28). 7.Linguetta,TurchieGiocoli,parentidei Marchesella Ci soffermiamo su alcune famiglie che iniziano a configurarsi come tali nella partecipazione alla vita pubblica,ed anchepolitica insenso proprio,in et comunale. Per alcune di esse possono essere additati singoli membri presenti ad atti pubblici e privati nel periodo precedente, ma non in modo tale da rivelare una posizionedominante,da essereinseriti cioin quel gruppo esiguo di famiglie che si affermano in et matildica- Torelli,Casotti,Aldigeri- ochesi riaffermanoMarcheseIla-. Guglielmo II dei Marchesella dispone nel testamento del1183 che, in caso di scomparsa senza eredi del fratello Adelardo II,met delle suesostanze sia attribuita alI' ospedale di S. Giovanni Gerosolimitano, met ai due nipoti Guglielmo e Linguetta, figli di una sorella,dellaqualenondettoil nome(29).La tradizione locale, quale appare dalla redazione della Chronica parva F errariensis, conosce il testamento, cheilcronistaRiccobaldoavrebbelettoeanche (28) Ibidem, pp.134-135. (29)A Frizzi, Memorieper la storia di Ferrara, II ed., volI. 5, Ferrara,1847-1848, Il, p p . 2 1 2 ~ 2 1 3 . 25 ~ conservato (30), ma sostituisce al nome di Guglielmo quellodiGiocolo.Questoeimembridellasua famiglia,chesidesignerconilnomeappuntodi Giocoli, ebbero parte attiva, sempre secondo l'autore dellaChronicaparva,neltrasferirel'ereditdei Marchesella alla famiglia estense, stipulando le nozze della figlia diAdelardo II con un Estense (31). I nomi dei figli della sorella di Guglielmo II e di Adelardo II, Guglielmo eLinguetta,attestati per la primavoltanel1183,neltestamentoappuntodi Guglielmo II, suggeriscono un 'unione matrimoniale con la famiglia di Linguetta e la loro identificazione con i figlidi Giocolo di Linguetta. Senzaaddentrarciinricostruzionidettagliate delle vicende familiari, segnaliamo la presenza di due Linguetta, padre e figlio, nella prima met del secolo XII. Tra i figli del primo Linguetta furono un Rodolfo TurclusoTurcoeunGiocolo.Da RodolfoTurco discende la famiglia poi detta dei Turchi. Essi sono vassalli delle chiese ferrarese e ravennate. Ricoprono magistrature comunali. Rodolfo Turco console nel 1155 e presente in Pavia all'emanazione del privilegio di Federico I nel1164; Guido, fratello di Rodolfo, consolenel1189enel1204.SuofiglioGiacomo rappresenta la citt a Venezia nel1191in occasione della stipulazione di un contratto commerciale. La sorella di Guglielmo II ed Adelardo II spos Giocolo figlio e fratello dei due Linguetta. Egli inizia ad apparire nella documentazione nel1146, quando assistealtestamentodellamogliediTurco,suo (30) Riccobaldo, Chronica cit., p.152. (31) Ibidem, p.156. 26 fratello.Nel1164fraiconsolichericevonoil privilegio federiciano; nel1191 assiste all'emanazione delprivilegiodiEnricoVI.L'annoseguentedona alla chiesa romana una sua propriet in Guarda, oltre i confini del territorio ferrarese, sul Po, nella diocesi di Adria:il pontefice concede l'edificazione diuna chiesaedisponecheessaabbiadignitplebana. L'attotestimoniaerafforzainsiemelaposizione ragguardevole di Giocolo, che tratta direttamente con il pontefice. L'ultimo documento che lo concerne lo mostrapartecipedelconsigliocittadino,elencato secondodopoTorello.Eglieisuoifiglisonoin relazioni vassallatiche con la chiesa ferrarese,dalla quale detengono beni in feudo. I duefigli,Guglielmo e Linguetta, partecipano attivamente alla vita politica nel primo Duecento; si schierano decisamente con lapars gi dei Marchesella ed ora degli Estensi (32). 8. Guidoberti, Mainardi, Pagani, Fontana ed ltre famiglie ferraresi 8.1.Guidoberti Nel privilegio del 1105, indirizzato dal pontefice Pasquale IIalvescovoeallacittadinanzaferraresi (33), terzo ed ultimo fra i cittadini nominato Uberto console.E'laprimatestimonianzadell'avvenuta costituzione del comune ferrarese. (32) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp.152157. (33 ) Doc. citato sopra, nota 9. 27 Di Uberto non abbiamo rintracciato notizie certe nelladocumentazionecoeva.Aluiriteniamovada allacciato Guido deUberto,teste ad un atto delvescovoLandolfodel1113,consoleforsenel1127, annoverato fra i boni cives,che nel1136 assistono, con i consoli, ad un atto del vescovo. Il figlio Pellegrino assiste nel 1141a due atti del vescovo Grifo. Un altro figlio, Pietrobuono, presentenel1162 allaconcessioneinfeudodapartedei Marchesella a Pagano ed qualificato come amicus diquest'ultimo(34).Iduefratelliappaionofrai vassalli della chiesa vescovile. Stefano console del comune nel1177 (35). 8.2. Mainardi I Mainardi, i cui probabili antecessori appaiono verso la fine del secolo XI, iniziano a partecipare alla vita pubblica verso la met del secolo XII: Marchione di Maginardo e Mainardo cercano di interrompere in Ostiglia,anomedellalorocitt,ilavoridi fortificazione intrapresi dai Veronesi; altri Mainardi nel1164 assistonoaPavia all'emanazione delprivilegiodiFedericoI.Sonovassallidellachiesa vescovile. Negli ultimi due decenni del secolo e all'inizio delseguentesonoparticolarmenteattivinellavita politica OttolinodiMainardo,consolenel1191,e Marchesino, podest a Vicenza fra il 1200 e il 1201 (34) App., n.2. (35) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 161162. 28 e console nel1204 (36). 8.3.Pagani: davassalli dei Marchesellaa vassalli degli Estensi Pagano de Parunolo o Parluncio appare negli atti, pi volte citati, della controversia con la chiesa ravennate per beni usurpati dai Ferraresi. Nel 1155 console del comune e torna ad esserlo all'inizio del 1162,quandoricevel'investiturainfeudodai Marchesella (37). Cisiamosoffermati sull'importanza deldocumento del2 gennaio1162, che non solo'locale', trattandosi di una delle poche testimonianze dirette per le citt comunali nel primo periodo di Federico I, chemostrinoin attounoscontro,definitoinmodo certo, tra due opposti schieramenti politici e rivelino nel contempo le modalit di 'alleanza' tra i capi di una pars e un cittadino, non fra i minori, che per dipi rivestelamagistraturaconsolare.Lasituazionedi aspra lotta interna, cui il documento allude, provoca l'intervento diretto dell'Impero. Lariserva da parte di Pagano di giurare fedelt ai Marchesella solo dopo che essi avranno concluso una pace con Salinguerra o dopo che egli avr lasciato l'ufficio consolare rivela che nelle intenzioni e nella coscienzadeicontemporaneiiconsolideicomuni eranoimpegnatiasvolgerele lorofunzioni,essenzialmente politiche, al disopra delle parti. Il che poi nonavveniva,inquantol'accettareilfeudoeil (36) Ibidem, pp.158-161. (37) App., n.2. 29 dilazionare il giuramento di fedelt appaiono pi un espediente formale che sostanziale. IllegamevassallaticodeiPaganiversoi Marchesellavienetrasferitosuccessivamenteagli Estensi:loprovailritrovareacclusoincopiail documentodel1162airinnovidell'investiturarichiesti dai Pagani nella seconda met del secolo XIII. Il fatto costituisce di per s una prova della continuit di schieramento politico della famiglia e conferma, se vene fosseancora bisogno,il passaggio diretto ed effettivo della vassallit dai Marchesella agli Estensi, al fianco dei quali i Pagani si schiereranno. Pietrobuono,figliodiPagano,consolenegli anni 1177 e1191; il fratello Giacomo nel1204; nel 1212 presta fideiussione per gli Estensi. L'anno seguentecinquePaganigiuranountrattatoconcluso dall'Estense con altre citt comunali (38). 8.4. Fontana PersonaggidesignatidaFontanainizianoad apparirenellasecondametdelsecolo:difficile collocarlinell'ambitodellafamiglia.Nel1177 Alberico di Fontana console; nel 119110 Ubaldino, nel1204Giacomo.Membridellafamigliasono presenti agli atti pubblici fra XII e XIII secolo (39). (38) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp.16917l. (39 ) Ibidem, pp.171-173. 30 -' 8.5. Altre famiglie ferraresi Inunostudiorecenteabbiamotrattatodinumerose altre famiglie ferraresi che si affermano nell'ambito politiconelcorsodelsecoloXII,finoad apparirecostituiteinlignaggicittadiniinquesto stesso secolo o nel seguente. Lamaggior parte di esse, purpartecipando, pi o meno attivamente, agli scontri eaiconflittiintestinidellaprimametdelsecolo, continuano a rimanere presenti in citt ed in posizione di rilievo fino almeno ai primi decenni del secolo XIV.Possiamopertantoaffermarechenonappare molto rilevante in Ferrara, se non per periodi limitati, il fenomeno del fuoriuscitismo delle famiglie dominantiinetcomunale,fenomenocheavvienein proporzioni assai ampie in molte altre citt comunali nel periodo di trapasso dal comune alla signoria. Ne elenchiamo solo i nomi, seguendo il periodo daffermazione:Costabli,Contrari,Ledoini, Guatarelli, Signorelli, Storti, di Riccardo, Bei, Msotti, Menab, Gondoaldi, Tomaimparte, Trotti, Guizzardi, Leuci, Susinelli (40). 9.Lesocietdeicomunicittadinielasociet ferrarese Per meglio illustrare aspetti essenziali della societ ferrarese opportuno svolgere alcune considerazioni sulle societ dei comuni cittadini, in particolare sui rapporti stretti tra citt e contado: non possibile comprendere lo strutturarsi delle famiglie in lignaggi (40) Ibidem, pp.162-168,173-179. 31 signorili in senso proprio se non si fa riferimento alle funzioni territoriali pubbliche, signorili appunto, che le famiglie svolsero e che ne accentuarono gli orientamenti dinastici (41). Pertanto le vicende stesse delle societ e delle citt in et precomunale e comunale non sono comprensibili se non sono considerate alla luce dei rapporti molteplici fra citt eterritorio, che trovano una prima spiegazione nella diversa presenza nell'una e nell'altro delle famiglie. Perlecittdell'arealongobardo-franca,la Langobardia, momento essenziale, non certo unico, della conoscenza dellastoria edellestrutturedelle societ cittadine la considerazione di quelle famiglie che esercitarono poteri pubblici pi o meno ampi (42): famiglie di tradizione pubblica, anzitutto, come quelle comitali(43) e a volte marchionali;famiglie (41) G. Tabacco, il tema dellafamigla e del suo funzionamento nella societ medievale, Quaderni storici, XI (1976), p. 914, sottolinea l'esistenza di un rapporto stretto fra lo svolgimento delle funzioni signorili territoriali e gli orientamenti dinastici delle famiglie. (42) C. Violante, Quelques caractristiques des structures familialesenLombardie,EmilieetToscaneauxX/eet Xl/e sicles. in F amille et parent dans l' Occident mdivale, Roma, 1977, p. 94 e passim, eIdem, Le strutture familiari, parentali e consortili delle aristocrazie in Toscana durante i secoliX-Xl/, in /cetidirigentinellaToscanadall' etlongobardaaquella precomunale, Pisa,1981, p.13 e passim. (43) Per le vicende delle famiglie comitalidi una regione vicina, la Marca Veronese, in stretta connessione con le vicende politiche el'evoluzionedellesociet cittadine,rinviamoaA. Castagnetti, /conti diVicenza e di Padova dall' et ottoniana al comune,Verona,1981,e Idem, Le due famigliecomitali veronesi:iSanBonifacioeiGandolfingi-diPalazzo,in Studisul 32 appartenentiaigradipielevatidella'feudalit', comelefamigliecapitaneali;famigliesignorilie genericamentevassallatiche;famigliedipitipica tradizione cittadina, inserite anch'esse insistemi di relazioni vassallatiche; famiglie esercitanti in origine la professione mercantile, che possono essere entrate a far parte in alcuni casi del ceto signorile e feudale; infine i ceti 'professionali', giudici, per primi, e notai, e poi ceti'artigianali'(44). Se per alcuni dei ceti sopra considerati troviamo analogie immediate nella societ ferrarese, per altri i riscontri non esistono o sono difficilmente avvertibili. Sottolineiamo anzitutto le differenze pivistose. NonsussistonoinFerrarafamigliechesiano connotate come lignaggi, sulla base della detenzione, continua o anche discontinua, della funzione pubblica edeltitolorelativo.LafamigliadeiMarchesellaAdelardi, che discende da Guarino, conte nella prima et ottoniana, era in origine comitale, ma funzione e titolofuronosubitoabbandonatidaidiscendenti. AlI 'inizio del secolo XI assunse la funzione comitale la dinastia,poimarchionale educale,deiCanossa, che,inalcuniperiodi,governFerraraattraverso propri funzionari, denominati conti, ma che, appunto perch al servizio dei Canossa, furono 'mobili' e non si radicarono localmente (45). InFerrarasonoassentianchefamigliechesi siano costituite in lignaggi attraverso la detenzione e latrasmissionedisignorieterritoriali,detenutein medioevo veneto, Torino,1981, pp. 43-93. (44) A. Castagnetti, La societ veronese nel medioevo. II. eeti e famiglie dominanti nella prima et comunale, Verona, 1987. (45) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p.SI. 33 proprio o per investitura beneficiaria o feudale, poich non si verific nel territorio ferrarese il fenomeno dell' incastellamento (46), che inizi nel secolo X e si diffuserapidamenteinmolteregionidella Langobardia, n quello conseguente della formazione dellesignoriecastrensi,elementodinamicodella ristrutturazione dal basso del territorio e della societ rurale, che permisero ai signori un controllo di uomini e territori assai pi efficace rispetto alle forme in cui esso era attuato nelle et precedenti. Poteri signorili e signorie territoriali si formarono anche nel Ferrarese, ma intorno ai detentori tradizionali del potere: chiesa romana, ravennate e vescovile; non giunsero mai, per quanto finora ci consta, in propriet o in assegnazione beneficiaria o feudale a laici, che a loro volta potesseropoidareoriginealignaggisignorili,chesi connotassero dalla detenzione del castello e del territoriosoggetto,fenomenoquestodiffusonella Langobardia: ricordiamo per zone limitrofe i lignaggi signorilideidaLendinara,detentoridelcastello omonimo sul basso corso dell' Adige (47), e quelli dei da Ganaceto-da Calaone, che giunsero s nella prima met del secolo XI nel Ferrarese al seguito dei Canossa esispinseropoi nelPadovano,da un cuicastello, Calaone appunto, un ramo trasse il nome, ma non si radicarono nella societ ferrarese,allontanandosene definitivamente in et comunale (48). I maggiori fra (46)Ibidem,pp.32-37,cheriassumeA.Castagnetti, L'organizzazione del territorio rurale nel medioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella Langobardia e nella Romania, I ed. Torino,1979, Il ed.Bologna,1982, pp.225-335. (47) Castagnetti, Ceti e famiglie cit., pp.16-17. (48) Castagnetti, L'organizzazione cit., pp.183-202. 34 questi signori - ad esempio, i da Lendinara - furono dalla fme del secolo XI connotati, oltre che dall'appellativo signorile, anche dalla qualifica di capitanei, significante gli elementi direttivi, in capite, di gruppi di vassalliinvestiti solitamente in modo diretto dal regno o da marchesi e conti (49). Protagoniste delle vicende politiche ferraresi in et comunale furono, dunque, le famiglie cittadine, di varia provenienza, estrazione e potenza, ma sempre cittadine.Allefamigliemaggioristato,dunque, necessario rivolgere l'attenzione per comprendere le vicende politiche, interne edesterne anche, di Ferrara nell'et comunale. La presenza di singole persone, che a partire dai primiannidelsecoloXIIinizianoadapparirein Ferrara connotate dalla qualifica di capitanei - ricordiamoGuglielmo I di Marchesella e Pietro Torello, non rinvia a lignaggi signorili in senso proprio come quelli,per intenderci,presentinellaLangobardia: tale qualifica fuda loro con tutta probabilit assunta in quanto vassalli 'principali' di Matilde di Canossa - al seguito di questa del resto appaiono cos qualificatiper la prima volta -,elementi dunquedirettivi della vassallit canossiana nel Ferrarese e poi, dopo la scomparsa di Matilde, membri delle famiglie pi potentidellasocietcittadina,capitaneicivitatis, distinti dalrestodella popolazioneper rango,base economicaerelazionivassallaticheconlechiese ravennate eferrarese,ma,ribadiamo,sprovvistidi signorie territoriali., Quando trattiamo pertanto (ti lignaggi nell'ambito della societ ferrarese ci riferiamo a quelle strut(49) Castagnetti, Ceti e famiglie cit., p.13. 35 ture familiari, gi formate o in via di formazione, che da tempo hanno assunto o vanno assumendo coscienza della propria identit e si servono della 'famiglia' per trasmettere ai discendenti le posizioni acquisite, soprattutto nell'ambito della detenzione e dell'esercizio del potere, che nel caso ferraresesono costituiti non dalla detenzione di castelli e giurisdizioni signorili, di antica o recente acquisizione, ma dalladisponibilit di un patrimonio cospicuo, a volte imponente - il caso dei Marchesella e dei Torelli -, in ambito urbano esoprattuttorurale,edall'inserimento odalla preminenza fra i ceti ele famiglie di'governo', chesi concretizza in et precomunale nei rapporti vassallatici odifrequenzaassiduaalseguito del1adinastia dei Canossa, di altri potenti - rettori di chiese e monasteri maggiori -, degli ufficiali pubblici - ad esempio nelle sedute giudiziarie - e, in et comunale, nella presenza agliattipubblicienell'assunzionedimagistrature comunali.Assettodelpatrimonioeassettodella famigliavengonofinalizzatialconseguimento, mantenimento,potenziamento etrasmissionedelle posizioni acquisite, particolarmente di quelle politiche;il ruolo della donna,nei rapporti patrimoniali, socialiedancorpi,ovviamente,inquellipolitici vieneadessereridottoincondizionidi inferiorit, particolarmente in et comunale: si formano ledomus, lignaggicittadiniastrutturapatrilineare,costituiti cio dai discendenti maschi di un gruppo parentale, chesulla disponibilitdiampibeniterrieriesulla trasmissionedellaposizionesociale epolitica fondavanolasolidariet parentale, assegnando alle donne un ruolo secondario (50). (50) G. Rossetti, Ceti dirigenti e classe politica, inAA. VV., 36 La terminologia 'tecnica' dell'epoca non ha ancora elaborato terminispecifici per indicare il fenomeno;non mancano nell' ambito ferrarese,tuttavia, accenni all' esistenza delle domus, particolarmente in occasioneditransazionirelativealpatrimoniodi lignaggi scomparsi: ecco allora il ricordo della domus Casotti,estintasiallametdelsecoloXII,e,pi rilevante,quello della domus Guilielmi,ovvero dei Marchesella,estintisinelpenultimodecenniodel secolo. Ilpatrimoniodelledomusscomparsereclamatodaaltrefamiglie,nonsoloperibenigidi propriet o allodiali, ma anche e ancor pi per quelli derivati in forza di assegnazioni enfiteutiche, ovvero locatizie, e feudali dalle chiese ravennate e ferrarese. La scomparsa di una domus generava perci appetiti fortiediffusi,dalmomentochelechiese,prime proprietarieovvero,comesisuoIdire,dotatedei diritti eminenti di propriet dei beni cospicui concessi, in enfiteusi o in feudo,erano tenute per tradizione a concederli ad altre famiglie, anche se non sussistevano legami diparentela.Beni della domus Casotti confluirono, ad esempio, nel patrimonio dei Marchesella eda questi,conilloropatrimonio,nelpatrimonio degliEstensi.Divienepertantopicomprensibile anchelavicendadell'ereditdeiMarchesella, patrimoniale e politica,'passata'agli Estensi. Pisa nei secoli XI e XII: formazione e caratteri di una classe di governo, Pisa, 1979, pp. XLI; Castagnetti, Ceti efamiglie cit., pp. 74-80. 37 II.DALCONFLITTODELLEPARTES ALLA SIGNORIA ESTENSE (1187-1264) 1.L'ereditdeiMarchesellael'ingressodegli Estensi in Ferrara (1187) Nei primianniottanta la casa d'Este venne ad essere rappresentata dal solo Obizzo I, nella persona del quale confluirono le eredit dei fratelli e dei loro eredi (1). Parimenti favorevole era la situazione politica:negli anni precedenti Obizzo Iaveva assunto pi volte l'ufficio di podest del comune di Padova (2); nel 1184 egli ricevette dall'imperatore Federico Il'investitura delle marche diMilano edi Genova (3); nel1191ottenne anche il riconoscimento imperiale dei diritti giurisdizionali sul comitato di Rovigo (4). In una situazione di prestigio e potere rinnovati avvenne !'immissione nell'eredit deiMarchesella, sullaqualecisiamosoffermati,mostrandoanche l'adesione effettiva del ramo collaterale dei Giocoli alla politica estense fra XII e XIII secolo e indicando (l ) L. A. Muratori, Delle antichit estensi ed italiane, volI. 2, Modena,1717-1740 (==AE),l, p.335. (2) Castagnetti, lconti cit., p.145. (3) K. F. Stumpf-Brentano, Vie Reichskanzlervornehmlich des X., Xl. undXII. Jahrhunderts. Il. Die Kaiserurkunden des X., Xl. und XII. Jahrhunderts, Innsbruck, 1865-1883 (= Stumpt), n. 4388,1184 ottobre19. (4) Stumpf, n. 4680, 1191 febbraio 13, gi in AE, I, p. 357, non citato in Stumpf: il marchese Obizzo ottiene il riconoscimento,per s e per tota domoeius,ovvero per la sua casata, del comitatodiRovigoedituttiibenieidirittichederivano dall'Impero. 39 ilegamiparentalifraMarchesella,Giocolie Traversari: ne risulta convalidata in alcuni suoi elementiessenziali la tradizione cronachistica relativa allevicendedellagiovaneMarchesella,figlia AdelardoIIenipotediGuglielmo II,alsuotutore PietroTraversatieaiGiocolistessi.Prescindendo dell'episodiosingolodellenozze,promesseodeffettuate, di Marchesella con un Estense, dall' esame delladocumentazionerelativarisultaindubbioil passaggio effettivo dei beni detenuti dai Marchesella inenfiteusieinfeudodachieseemonasterinel patrimonio estense;conibeni'passarono'anchei vassalli: la vicenda dei Pagani appare, sulla base della nuova documentazione, paradigmatica. 2. I collegamenti intercittadini (1200-1205) TraXIIeXIIIsecoloicapidelleduepartes ferraresi,quella degli Estensi,gi dei MarchesellaAdelardi, e dei Torelli, rivestirono l 'ufficio di podest cittadino:Azzo VI una sola volta, nel1196; ben tre volteSalinguerra II,negli anni1195,1199 e1203, che sembra godere, quindi, di una posizione politica pi salda. La scontro fra le due partes non sfoci subto in guerraaperta:unmotivopotrebbeessereadditato nella opportunit per gliEstensi dirafforzarsiulteriormentenellacitt;unaltronellasuccessione dinasticaapertasiconlamortediObizzoI;negli obiettivi, infine, complessi e plurimi che gli Estensi stessi si ponevano dal momento che miravano ad altre citt,oltreaFerrara:Padova,anzitutto,Veronae Vicenza, nella Marca;Mantova, all'esterno. Coinvolte le citt della Marca in guerre recipro40 l l t \ II. .1 che, avvenuto il collegamento tra le fazioni intestine veronesi e vicentine, veniva a maturazione il collegamento con quelle ferraresi.Come abbiamo indicato (5), Salinguerra Il negH anni 1200-1210 mise in atto un 'accerchiamento' degli Estensi in larga parte della Marca, per reazione alla podesteria padovana di Azzo VIdell'anno1199.Salinguerradivenneinquegli anni podest di Verona, mentre podest di Ferrara nel 1200fuTebaldodeiTurrisendi,capodellapars veronese dei Monticoli, avversa a quella del Conte, alleatodegliEstensi.Nel1201divennepodest di Treviso Pietro di Remengarda, fratello di Salinguerra, epodestdiVicenzailferrareseMarchesinodei Mainardi, che mosse subito guerra contro la pars del conte vicentino, nel periodo in cui i Vicentini, alleati deiVeronesiedeiTrevigiani,conducevanolapi ampiaguerracontroPadova,aiutatadalmarchese Azzo VI d'Este e da Mantova. Il marchese, che l'anno precedente era stato podest di Padova,era difatto circondato da nemici: con lui anche Padova si trov' accerchiata da citt nemiche, con le quali combatteva,invero,ancheMantova,unasituazionechesi protrassefinoalla pacificazione,generalematemporanea, del1202. Proprio nel1202 abbiamo notizia, per cos dire, 'ufficiale'dell'esistenzadellepartesinFerrara: Salinguerra e la sua pars contraggono accordi con il comune di Ravenna (6). (5 ) A. Castagnetti, Le citt della Marca Veronese, Verona, 1991, cap.VIII, par,7, (6) M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de'secoli di mezzo per la maggior parte inediti, voli, 6, Venezia,1801-1804, III, p. 420, reg. 6, 1202 dicembre 13. 41 Per il momento non si giunse n a Verona n a Ferraraadunoscontroapertofralepartes.Nella seconda continu,in certicasi,una collaborazione fra Salinguerra ed Azzo VI: ricordiamo che nel 1204 il primo,assiemeai'grandi'dellaMarca,contie capitanei, assistette in Friuli, con i ferraresi Marchese dei Mainardi e Giacomo dei Fontana, al contratto di matrimonio tra il marchese e la contessa Ailice, figlia del principe diAntiochia (7). Nell'anno1205,durantela podesteria diAzza VI - Salinguerra podest a Modena - un importante accordo in materia monetaria stipulato con il comune di Bologna viene giurato da un consiglio generale composto da quasi duecento Ferraresi(8).Esso costituisce l'unico documento di tal genere conosciuto alla vigilia deldivampare della guerra civile.Tra i qualificati,pochiinvero,appaiononovegiudici, cinque notai, due pelliparii. Sono presenti i membri della maggiori famiglie ferraresi: per limitarci a quelledanoiconsiderate,segnaliamolapresenzadi Guido dei Turchi e Linguetta di Giocolo, due Aldigeri; tre o quattro Mainardi; cinque Pagani, ecc. 3. Guerre civili e fuoriuscitismo (1208-1213) GliscontriarmatitralefazioniinVerona,la podesteriadiAzzoVI,lasuaespulsioneeil suo (7) AE, I,pp.379-380, doc.1204 febbraio22, riedito in Castagnetti, Le citt cit., app. I, n.5. (8) L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, volI. 6, Milano, 1739-1742 (=AIM),II, coli. 677-680, doc.1205 febbraio1. 42 rientro nell' estate del l 207 , con l'appoggio della pars deiMonticolediMantova,dellaqualecittera parimenti podest,la cacciata della pars comitis,si ripercossero in Ferrara. Nel 1208 Azza VI si impadron anche di Ferrara: oltre alle affermazioni delle cronacqe (9),10 provano senza alcun dubbio documenti pubblici. Nel giugno fu stipulato dal marchese, podest di Ferrara, a nome del comune e di quelli de sua parte, un trattato con il comune di Cremona (lO). Nel trattato con Mantova delmeseseguentefattodivietodi farepacecon Salinguerra e cum aliis de sua parte (11). Nell'ottobre Azzo et tota pars mea de Ferraria promettono al comune e alI' arcivescovo di Ravenna di non molestarli nel possesso di Argenta (12). Nella primavera del1209 Salinguerra, forse, gi tornato in Ferrara. Ottone IV, che, appena giunto nel Regno, convoc presso di s i maggiori conten(9) Gerardi Maurisii cronica dominorum Ecelini et Alberici deRomano(aa.1183-1237),acuradiG.Soranzo,inL.A. Muratori,RerumItalicarumscriptores,IIed.,VIII/4,p.11; ChroniconEstense,acuradi G. Bertoni, E. P. Vicini, ibidem, XVI 3,p.8. (10)AE,I,pp.387-388,doc.1208giugno5;cfr.L. Astegiano,Codicediplomaticocremonese(715-1334),in Historiaepatriae monumenta, XXII, Torino, 1895, pp. 211-212, regesti nn. 72-77. (11 )AlM,II,colI.873-875,doc. 1208 luglio 7 =R.Navarrini (a cura di), Liber privilegiorum comunis Mantue, Mantova, 1988, n.158. (12) A.Tarlazzi, Appendice ai Monumenti ravennati dei secoli dimezzo del conte Marco F antuzzi, voll. 2, Ravenna, 18691884, I, n.43,1208 ottobre1. 43 denti - Azzo VI, Ezzelino II da Romano e Salinguerra II-,inviunpropriopodestareggereil comune ferrarese, Ugo di Worms, che vi rimase fino agli inizi del1211. La sconfitta di Ottone IV, l'appoggio del pontefice Innocenzo III al giovane re Federico II di Svevia, la scelta filosveva di Estensi e San Bonifacio condussero alla cacciata di Salinguerra da Ferrara e al ritorno del marchese. L'Estense port il comune ferrarese ad allearsi con Cremona, Mantova, Brescia e Verona. Gli insuccessi e poco dopo lamorte, nel novembre del 1212, di Azzo VI e di Bonifacio di San Bonifacio, capo il secondo della pars comitis inVerona,aprirono la via alla pacificazione generale e al ritorno dei fuoriusciti, in Verona come in Ferrara (13). Nel maggio del 1213 Aldevrandino, nuovo capo della casatad 'Este, strinse unaccordo con Salinguerra per il rientro: Aldevrandino e Salinguerra avrebbero eletto comuniter il podest e in communi avrebbero governato Ferrara (14). Nel novembre fu perfezionato l'accordo fra ledue partes, rappresentate, rispettivamente, dal marchese Aldevrandino e dai Ferraresi, da unlato,e,dall'altrolato,daSalinguerracon il nipote Albertino e da homines Ferrarle qui de foris sunt (15). ) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp.199201. (14) AE,I,p.416, doc.1213maggio 30.Salinguerra si impegn anche a riconoscere i feudi concessialla sua famiglia dagli Estensi e giurare loro fedelt per essi. ) AE, II, pp.1-3, 1213 novembrelO. (16) E.Caliaro, Movimentidicapitale e lotte politiche a VicenzatraXll eXlIIsecolo(1l84-1222)(sullabasedi122 documentitrascrittiepubblicati),tesidilaurea dattiloscritta, 44 Un documento, posteriore di pochigiorni(16), mostra l'ampiezza di coinvolgimento degli esponenti maggiori delle partes a livello intercittadino e la loro presenza in Ferrara. Nel palazzo vescovile il vicentino Pilio di Vincenzo, un giudice fra i pi attivi politicamenteaVicenzafraXIIeXIIIsecolo,esponente della parscomitis localeedelpartito estense(17), dettailsuotestamento:sonopresentiilvescovo NicoldiReggio,incaricatopochimesi prima dal pontefice Innocenzo III di amministrare l'episcopio vicentino,ilmarcheseAldevrandinod'Este, Gandolfino deCastronovo,dell'omonima famiglia padovano-vicentina, Alberico Pangimigliodi Treviso e Alberto da Sarego, dell'omonima famiglia signorile vicentina. L'anno seguente Salinguerra, certamente su richiestadi Ezzelino II e della suapars, ricopr l'ufficio di podest in Treviso (18). 4. Nuovi conflitti e coesistenza (1222-1239) Una rottura aperta e combattuta fra Salinguerra e Azzo VII,succeduto dal1215ad Aldevrandinoa IstitutodiStoriamedioevaleemoderna,FacoltdiLetteree filosofia,UniversitdeglistudidiPadova,a.acc.1980-1981, app.,n. 81,1213 novembre 16-17, edito, non correttamente e con omissionedeitestimoni,daV.Roetta,MontecchioMaggiore attraverso i secoli. II. Da/lODO a/1404, Montecchio Maggiore, 1978, p. 94. ) Castagnetti, lconti cit., pp.169 S8. (18) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 202203. 45 capo della casata d'Este, avvenne neglianni12221224,forseinseguitoaltentativodelsecondodi imporresela propria parsconla podesteria del veronese Adelardino di Capodiponte (19). Il marchese,con i suoi alleati - il conte veronese Rizzardo di San Bonifacio edamici di Verona, Mantova e Padova -, tent, invano, di impadronirsi di Ferrara, muovendo in armi contro la citt. Nelprimotentativo,probabilmentenel1222, l'Estense perdette due fra i maggiori esponenti della suapars, Adelardino di Capodiponte e Tisolino della famiglia capitaneale dei da Camposampiero. Salinguerra da Mantova, dove era podest, ritorn in Ferrara, resistette agli assalti fino a che nel 1224 sigiunseadunaccordo,che prevedeva,comenel 1213, la spartizione delle cariche fra i cittadini delle duepartes (20). Esso sarebbe rimasto sostanzialmente in vigore fino alla crisi del1239. Azzo VII, che pure cura i suoi interessi ferraresi eapparesoggiornareanche nella citt,non sembra interveniredirettamentenellequestionidinatura pubblica,a causa,probabilmente, deisuoiimpegni nellaMarcaVeronese-Trevigiana,intentoafronteggiare, da un lato, l'affermazione del comune padovano, che minacciava sempre pi lesue giurisdizioninellaScodosiaeinEste,dall'altrolato,ad espandere l'influenza politica verso Padova e le altre citt e a rivaleggiare con Ezzelino III da Romano, poi con questo e con Federico II. L'imperatore, memore del sostegno ricevuto dai marchesi d'Este e dai conti di San Bonifacio nei primi (19 ) Ibidem, pp. 204 S8. (20) Riccobaldo, Chronica cit., p.160. 46 ii l annidelsuoregno,nelloscontroconOttoneIV, ! appoggi, dal 1232, Ezzelino, senza tuttavia comproi mettereirapporticoniprimi,coniquali,fino all'ultimo, fino cio alla primavera del 1239, manterr !contattietenter mediazioniper convincerliadun , accordoconEzzelino.Lascomunicacomminata ! contro di lui dal pontefice e il conflitto che ne deriv ;, spinsero gli Estensi e i San Bonifacio alla ribellione. i ,I Ill3 giugno 1239, in Verona, Azzo VII e il conte di San Bonifacio, con molti seguaci di Verona edella Marca, furono posti al bando dell 'Impero. L'alleanza di Federico II con Ezzelino divenne definitiva (21). 5. L'affermazione estense (1240) e l'adesione delle maggiori famiglie ferraresi Tra i fattori della debolezza politica di Salinguerra Il e, pi in generale, della decadenza di Ferrara stessa, va posto l'insorgere dell' ostilit di Venezia, causata, da un lato, dalle richieste sempre pi pressanti che la secondaavanzavainambitocommercialeeperil controllo del transito sulla grande via fluviale del Po; per converso, dalla resistenza, parimenti progressiva, dei Ferraresi, che tendevano ad assoggettare anche le navivenezianeallorosistematributario,qualesi mostra elaborato in disposizioni dell' anno 1228 (22). Ma le pressioni di Venezia condussero due anni dopo (21) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p. 206. (22)Ibidem,p.208;cfr.AIM,II,colI.29-34,doc.1228 ottobreIl: concordia ripatiei. (23) AlM, IV, colI. 361-366, doc.1230 agosto 19, settembre Il,e G. Ghetti,lpatti tra Venezia e Ferrara dal I 191 a1I313, Roma,1906, pp.177 S8.,182 SS. 47 ad un nuovo alleggerimento dei tributi(23). Unasvoltasiverificnel1234.Dapprimai Ferraresi avanzarono proteste contro ulteriori pretese dei Veneziani, poi ricorsero, con successo, alla forza: lenavi veneziane,che avevanopostoil bloccoalla citt per impedirvi l'accesso delle mercanzie, furono assalite dai Ferraresi, guidati da Salinguerra, e catturate (24). L'ostilit di Venezia fuuno dei fattorideterminanti della crisi prima, della sconfitta poidella politica di Salinguerra, poich Venezia, che gi nel1232 avevarespintoun 'iniziativadiFedericoIIper un'alleanza(25),favorendocosilconvergere obiettivodiinteressifral'imperatoreedEzzelino, diveniva l'avversario pi deciso della loro poi itica di affermazione nella Marca enelle regionilimitrofe. Dal momentoincui questa politicafrail1236e il 1237 apparve realizzata pienamente, avendo condotto all'unificazione effettiva della Marca (26), Venezia sostenneunfronteantimperialeeantiezzeliniano, composito e potente: ricordiamo, oltre a Venezia, il Papato, gli Estensi e i San Bonifacio. A poco serv lo sforzo di Salinguerra di mantenerebuoni rapporti conlecitt della seconda Lega Lombarda (27).La situazione andava precipitando. Nel1239 resse il comune un podest imperiale. (24 ) Ghetti, l patti cit., pp. 120, 126; Riccobaldo, C hronica cit., pp.168-170. (25)G.Cracco, Societ estatonel medioevo veneziano (secoli XlI-XlV). Firenze,1967, pp.140-145. (26 ) Ibidem,151-155. (27) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p. 209. 48 Nelfrattempocollegati,decisiapassareall'azione,avevanoindividuatoil puntodeboledel dominiodiEzzelinoediFedericoIInelfianco meridionaledellaMarca,nellaviaciodelPo,il controllodellaquale,d'altronde,costituivaun obiettivo primario della politica di Venezia. Ferrara fuassediatadalfebbraioalgiugnodel1240. Salinguerra fusconfitto e preso prigioniero (28). DelineatasilasconfittadiSalinguerra,alcuni potenti,comelichiamail cronistaRiccobaldo (29), passarono agli Estensi: Turchi, Giocoli e Fontana;altriviaderironodurantel'assedio.Successo personale della politica di Azzo VII, ma certamente, eancorpi,capacit eopportunitdiadattamento alla nuova situazione politica da parte dei cittadini e delle famiglie pi ragguardevoli, gi alleati nel passato o nemici:costoro viaderirono perch compre. sero da quale parte stava la possibilit di vittoria. Neidocumentipubbliciimmediatamenteposteriori(30)einquellipitardinoipossiamoriscontrare la presenza di esponenti delle famiglie ora citate e di altre: Aldigeri, Turchi, Mainardi, Guidoberti, Costabili,Contrari,Fontana,Misotti,Trotti, Guizzardi,SusineI1i;edancora,Giocoli,Pagani, Leuci, una situazione che si protrae fino all' inizio del (28) Ibidem, pp.210-211. (29 ) Riccoba1do, Chronica cit., p.172. (30) Trattato con Bologna: L. A. Savioli,Annali bolognesi, volI. 3, Bassano, 1784-1791, III/2, n.621,1240 luglio 2;tmttato con Venezia: Ghetti,!patti ci t. , pp. 189-196, doc. 1240 agosto 17. (31) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 211215. 49 secolo XIV (31). Un ruolo politico determinante le famiglie mag- \ giori svolsero anche al momento della scomparsa nel 1264 di Azzo VII e della successiva designazione a signore perpetuo del giovane Obizzo II. Protagonista della vicenda fu Aldigerio Fontana (32); ma nella concione,incuiObizzofueletto,eranopresenti ancheGiocoloGiocoli,AldevrandinoTurchie PetrocinoMenab,diligentemente'registrati' dall' estensore del documento per ordine del podest padovano Pietro Conte da Carrara.Ad assicurare il successo dell 'iniziativa' assembleare' erano presenti Filippo, gi vescovo di Ferrara ed ora arcivescovo di Ravenna, ed alcuni fra i pi noti capi guelfi dell 'Italia padana: i veronesi Ludovico conte di San Bonifacio eBartolomeo di Palazzo, Tiso da Camposampiero, Papafava da Carrara, Giacomino Rangoni di Modena, ecc. Non mancarono, negli annisuccessivi al1240, contrastitramarchesiedesponentidellefamiglie maggiori: ad esempio, un Mainardi e un Guizzardi si rifugiarono a Ravenna, donde poi, secondo il cronista,tornarono(33).Comeappressovediamo,isoli dati da noi finora reperiti per il periodo circa l'esilio (32 ) L. Simeoni, L'elezione di Obizzo d'Este a signore di Ferrara,Archiviostoricoitaliano,1935,pp.177-179.La narrazione dell' episodio in Riccobaldo, Chronica cit., pp. 184190;l'attodielezione,redattoperordinedelpodest,venne inclusoneglistatuticittadini,formandol'iniziodelcodice statutario:W.Montorsi(acuradi),StatutaFerrariaeanno MCCLXXXVII,Modena.1955,libro l, postal, pp.5-8. (33) Riccobaldo, Chronica cit., p.182. 50 eventuale di esponenti delle famiglie maggiori concernono proprio tali famiglie. Laconsiderazionediunelencodicirca3500 Ferraresi, che nell' anno1310 giurano fedelt e soggezione alla Sede Apostolica, mostra che discendenti di quasi tutte le famiglie impegnate politicamente in et comunale continuarono a risiedere in Ferrara fino all 'iniziodelTrecento:Aldigeri,Fontana,Turchi, Giocoli,Mainardi,Guidoberti,Costabili,Contrari, Signorelli,Pagani,Misotti,Menab,Gondoaldi, Trotti, Leuci (34). Assai poche le assenze di rilievo ancora all'inizio del Trecento: oltre ai Ramberti, unica segnalazione, fragliespulsi,fornitadalcronista Riccobaldo,che pure parla di 1500 famiglie esiliate dopo la sconfitta diSalinguerra(35),mancanosoloGuatarelli, GuizzardieSusinelli.Pertutteetrelefamiglie possiamo segnalare riscontri documentari. Rainaldino di Guatarella, attivo fino al1239 (36), incluso fra i pochinomidibanditicheappaionoinunalettera indirizzata nell'anno1245dalpontefice Innocenzo IVaFilippovescovodiFerrara,conlaqualeil pontefice confermala sentenza vescovile di privazione perSalinguerraeisuoiseguacidituttiibenefici (34) B.Fontana,Documentivaticanidiun plebiscitoin Ferrara,Atti Deputazione Ferrarese, I (1886), pp.1-158. (35) Riccobaldo, Cronica cit., p.174; mai! cronista precisa che fra i nobili pochi andarono in esilio. (36) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p.166. (37) MGH, Epistolae saeculi XIII, II, n.135,1245 settembre 4 (riprodotta ora da A. Franceschini, Giurisdizione episcopale e comunitrurali altopolesane. Bergantino, Melara,Bariano, Trecenta.Sec.X-XIV,Bologna,1991, n.80). 51 detenutidall'episcopioferrarese(37).Perquanto concerneGuizzardieSusinelli,segnaliamo cheun dominus Iacobo Guizzardi e un dominus Ugo Susinelli, con uno dei Mainardi, appaiono nel 1252 gi insediati, conl'autorizzazionedelcomunediReggio,a Reggiolo, assieme a molti Ferraresi, non caratterizzati da un nome difamiglia (38). I dati ora citati, assieme all'indubbia esistenza di esiliati,comeattestailtrattatodelluglio1240con Bologna, che impegna, appunto, il comune bolognese anonconcedereospitalitaiFerrariensesbanniti, suggeriscono- sitrattasolodiun'ipotesi,sibadiche, nel caso fosse attendibile, anche solo in parte, la cifra difuoriuscitidatadalcronistaRiccobaldo,si sarebbe trattato per lo pi di appartenenti ai ceti meno rilevantipoliticamente,forsequellisuiquali Salinguerra potrebbe essersi appoggiato prima della sconfitta finale,il che troverebbe conferma nell'accennoall'esistenzaealruolomilitaresvoltodalle societates nelperiodoimmediatamente precedente, come vedremo (39). Il fenomeno del fuoriuscitismo, almeno di quello che inproporzioni massicceinveste le famigliedei cetidominanti,appareinFerrara dientit limitata: eccettuatiglianni1212-1213,almomentodella prima, temporanea affermazione estense, non siverificarono nei decenni seguenti, per quanto finora ci risulta, esili numerosi di singoli e di famiglie appar(38)F. S. Gatta (a cura di), Liber grossusantiquuscomunis Regii,voli.6,Reggio Emilia,1944-1963,Il,docc.122 e ss.:i domini Alberto Mainardi, Iacobo Guizzardi e Ugo Susinelli sono menzionati, rispettivamente, alle pp.29 e 58, 30 e 59, 54 e 56. (39) Sotto, cap. V,t.c.notelOss. 52 tenenti al ceto cittadino dominante, n questi si verificarono,eccettuatialcunicasiisolati,almomento dellaconquistadellacitt.Abilitdeimaggiorenti ferraresi e accortezza politica dell 'Estense, certo; ma anche un segno che le famiglie maggiori non avevano possibilit, una volta perduto o prossime a perdere il controllo della citt, di svolgere una politica propria perassenza,appunto,dibasialternativedipotere, costituiteinaltrecitt- ciriferiamosoprattuttoa quelle della Langobardia - dalla detenzione, di data antica o recente, dicastelli e signorie rurali. Se noi scorriamo le liste dei banditi del 1239 da Federico II e, indirettamente, da Ezzelino III (40), vi leggiamo, oltre ai nomi, ovvi, degli Estensi e dei conti di Verona e di Vicenza e dei rami cadetti, quelli delle maggiori famiglie ditradizione capitaneale e signorile,antichee.recenti,e,infine,inomidimolti cittadiniveronesi,cheaprimavistaappaionopi comeseguacichecomeesponentimaggioridella parso Nessun Ferrarese vi presente, perch nessuno di loro operava n tra gli esponenti n fra i seguaci pi importanti della pars marchionis. I banditi veronesi del 1239 ,ai quali poi si aggiunsero altri, gi sostenitori di Ezzelino III, appartenenti alla pars dei Monticoli e deiQuattuorviginti,rimaseroinesilio,pur convicende alterne, fino alla morte di Ezzelinoe molti vi ritornarononeglianniseguenti.Dall'esilio, asserragliatiincastellieaiutatidainemiciesterni, minacciaronogravementeeperlunghidecenniil (40) A.Castagnetti, La MarcaVeronese-Trevigiana(secoliXI-XIV),in-Storia d' Italia,direttadaG. Galasso, VIIll, Torino, 1987, e a s stante, Torino,1986 (da questa edizione sono tratte le citazioni), pp.100-101. 53 territorioelacitt,giungendoavolteaportarela guerra fin sotto le mura cittadine (41). I Ferraresi, gi dopo, forse, la prima pacificazione del1213,certamente dopoquella del1224, nonsi impegnarono pi direttamente a fianco degli Estensi inimpreseguerreschealdifuoridiFerraraedel territorio; rimasero, per quanto ci appare, sostanzialmente.passivi nei conflitti dei decenni seguenti, paghi forse della spartizione degli uffici fra le due partes, concordata nel1224. Anche l'adesione interna dei seguaci allapars di Salinguerra era limitata:quandoilpericolo esterno divenne reale, Salinguerra fu abbandonato. Non venne tentata n fu progettata una resistenza ulteriore, poich resistenzenoneranopossibili,mancandoletradizionali basi militari e politiche situate nel territorio o ai suoi margini,in possesso di esponenti della pars soccombente (42). (41) Ibidem, p.118. (42) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 216217. 54 t ,~PARTEII.ASPETTIFEUDALI ECONOMICIEQISTITUZIONALi DELLA SOCIETA FERRARESE III.ASPETTIFEUDALI 1.L'introduzionedeivincolivassallaticobeneficiari nella Romania LalentezzaconcuisidiffondononelI'area ravennate i rapporti vassallatico-beneficiari dovuta all'estraneit iniziale della regione ravennate al Regno Italico (1). Essa risulta anche dall'esame di unadocumentazioneomogenea,protrattaneltempo,relativaalle vicende dei conti e del castello di Bertinoro: possibile osservarvilapresenza,inunprimomomento,di rapportichesiconfigurano nellasostanza comedi tipovassallatico,masenzailricorsoallaterminologia specifica;soloin un secondo tempo questa vieneimpiegata.Nellalocazionedelcastellodel 1043(2)l'areivescovofainserirealcuneclausole circostanziatechiaramentemodellatesullecon(1) G.Buzzi, Ricerche per la storia d Ravenna e di Roma dall' 850 a11118,Arclvio della Societ romana distoria patria,xxxvrn (1915),pp.119,140 SS.,1448S.,159-170;G. Fasoli, Il dominio territoriale degli arcivescovi di Ravenna tra l'VIIl e l'XI secolo,in lpoteri temporali dei vescovi in Italia e Germania nel Medioevo, a cura di C. G. Mor eH. Schmidinger, Bologna,1979, pp.107SS. (2) A. Amadesi, In Antistitum Ravennatum Chronotaxim, voll.3,Faenza,1783,II,n.69,1043agosto11,eFantuzzi, Monumenti ravennati cit., IV, n.29. 55 suetudini vassallatiche (3); ma si tratta sempre di una locazione, sia pure' specialt:;' , e non viene richiesto il giuramento di fedelt. All'inizio del secolo XII (4), pur non comparendo ancora nel documento il termine 'feudo', il conte tenuto a giurare fedelt,a servire secundum bonum usum curie e ad altre condizioni tipicamentevassallatiche:adesempio,custodireil segreto confidato, lasciare alla propria morte destriero ed armi al signore (5). L'impegno tuttavia pi rilevante costituito-comeneI1043,maaccresciuto-dall'aiuto militare:ilconte promette diporsi,a richiesta,ad serviciumdell'arcivescovo contra inimicoscon 500 milites per spedizionida effettuarsiall'interno della Romania, con 20 per spedizioni ultra Padum; di concludere pace eguerra secondo la volont dell'arcivescovo. Il contenuto politico-militare dell'investitura non pu essere pi evidente; la concessione tuttavia segue ancorale forme esteriori della locazione: nella cartula sono contemplati un censo in denaro e unafortepenalitdi100libbred'oroincasodi trasgressione. (3) P.Brancoli Busdraghi, Laformazione del feudolombardo come diritto reale, Milano,1965, pp.163-164, il quale fa notare che un secolo pi tardi la figura del feudo avrebbe potuto fornirea questoassetto di interessi la definizionegiuridica pi congrua. Ricordiamo, fra le clausole della 'locazione', l'impegno di intervento con100 milites a difesa dell'arcivescovo ad insultumcontrainimicosnostros,eilserviziodiscortain occasione del viaggio a Roma. (4)Amadesi,InAntistitumcit.,II,n.70,anno1102= Savioli, Annali bolognesi cit., 1/2, n.86 = Fantuzzi, Monumenti ravennati cit., IV, n.42. (5 ) MGH, Diplomata regum et imperatorum Germaniae (= DD), DD Conradi II,n.244,1037 maggio 28. 56 Pochianniprima,nel1097,inunbreve recordationis - forma assai adatta alla documentazione dei rapporti vassallatico-beneficiari (6) - il conte di Imola aveva giurato fedeltsul Vangeloall'arcivescovo,sicutvassallussoletiuraredominosuo, specificando che non avrebbe agito in giudizio contro diluingliavrebbe recatodanno;seguonoalcune clausolespecificherelativealla ricostruzionedi un castello (7). Sussistonotracce,tuttavia,dell' avvenuto inserimento e diffusionedelle relazioni vassallaticobeneficiarie nella Romania (8). L'istitutofranco,che,introdottonelregnogi longobardo,favorisceil decadimentoprogressivo dellacondizioneedelnumerodegliuominiliberi, legati per tradizione al potere pubblico e protetti dal (6)Brancoli Busdraghi, La formazionecit.,p.66.Sono redatte nella forma di breve recordationis le investiture ferraresi degli anni 1040-1083, delle quali trattiamo sotto, note 27 e 36, ed anche le concessioni di feudi dal 1165 in poi, citate in Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p.228, nota 32 ex. (7) Fantuzzi,Monumentiravennaticit.,IV,n.41,1097 settembre 22. (8) Si veda, in generale, Fasoli, Il dominio territoriale cit., pp.135-138;Eadem,LaPentapoli frail Papatoel'Impero nell' altomedioevo,in Istituzioniesocietnell' altomedioevo marchigiano,volI.2,Ancona,1983,I,p.69;A.Vasina,Il Breviariumnella storia della chiesa ravennate, in Ricerche e studi sul Breviariumecclesiae Ravennatis(CodiceBavaro), Roma, 1985, p.18, e Idem,!l mondo marchigiano nei rapportifra Ravenna e Romaprima e dopo il Mille, inIstituzioni e societ cit., pp.100-101. 57 potere regio con ripetute disposizioni legislative (9), non pu non presentarsi con caratteri differenti nella Romania, ove non esisteva una tradizione analoga di libert 'politica' diffusa tra i ceti che possiamo definire di medio-piccoli proprietari (lO). Esisteva s,particolarmente intorno alla chiesa ravennate,una fittaretediclientele,formateesostenutesoprattuttoattraversolostrumentodella concessioneenfiteutica,maquestaerarivolta,in genere, a persone di condizione sociale ed economica pi o meno elevata, le quali, all'atto stesso di ricevere le concessioni, si obbligavano anon congiurare contro la chiesa stessa e a non agire in giudizio, se non per fatti che riguardassero la propria causa e quindi a non iniziare procedimenti contro la chiesa che non fossero direttiatutelare,legalmente,il propriodirittodi enfiteuta(11).Questirapporti,avolteaccostatia (9) V. Fwnagalli, Le modificazioni politico-istituzionali in Italia sotto la dominazione carolingia, inNascita dell' Europa ed Europa carolingia:un' equazione daverificare,Spoleto,1981, pp. 311-315. )A.Castagnetti, Arimanni inRomania fracontie signori, Verona, 1988, pp. 11-21,cap.I, par. 2: Gli uomini liberi nella Romania. (11) N. Tamassia, L'enfiteusi ecclesiastica ravennate e un racconto di Agnello, Atti e memorie della Deputazione di storia patria delle province di Romagna, ser. IV, X (1919-1920), pp. 117-1 19, ripreso inG. Fasoli, Castelli esignorie rurali,led. 1966, poi in Eadem, Scritti di storia medievale, Bologna, 1974, p. 59, nota 29;F.Crosara, Laconcordiainter clericoset laycosde Ravenna negli statuti di Orosioda Polenta, Studi romagnoli, III (1952), pp. 38-40; si veda ora anche B. Andreolli, Le enfiteusi ei livelli del Breviarium, in Ricerche e studi cit., p.172, che avvicina l'enfiteusi alrapporto vassallatico-beneficiario, come gi il Tamassia, L'enfiteusi cit., p.120. 58 quelli'feudali' o meglio vassallatico-benefIciari, se ne discostavano per aspetti molteplici, essenziali fra gli altri, oltre alla revocabilit - l'enfiteusi era assegnata inveceaterza generazione-,quelliche concernonoil giuramentodifedelte,soprattutto,il servizio armato, poich presso i Franchi il rapporto vassallaticoservivasoprattuttoaformareclientele costituiteda guerrieridiprofessione,specializzate pertanto all'assolvimento dell'attivit militare e dei compiti pubblici (12). Laprimatracciadipresenzadirapporti vassallatico-beneficiari, che per ora abbiamo rinvenuto, isolata, nella Romania, risale alla met del secoloX(13)econcernealcuniconti,appartenenti, sembra,adunostessogruppofamiliare:neldocumento di natura contenziosa, si accenna alla presenza di seniores, in modo purtroppo non chiaro. Un'altra menzione di un senior si legge in un documento dell'inizio delterzo decennio delsecoloXI,ancora di natura contenziosa, nel quale i conti di Cesena e un giudicesirivolgonoall'arcivescovodefinendolo (12) F.-L. Ganshof, Les liens de vassallit dans la monarchie franque. in Les lms de vassallit et les immunit, Bruxelles, 1958,pp.157-160;Idem,Checos' il feudalesimo?,tr.ital., Torino, 1989, pp. 32-33; Idem, Charlemagne et l'administration dela justicedanslamonarchie franque,inKarlderGrosse. Lebenswerk und Nachleben,I,Dusseldorf,1965, pp. 389-380. (13) Fantuzzi, Monumenti ravennati cit., IV, n.Il, anno 950 circa, datato da G.Buzzi, La curia arcivescovile e lacuria cittadina di Ravenna dall' 850 al 1118, Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medioevo, XXXV (1915), pp. 66,124, al 27 novembre 950, datazione accettata da C.Dolcini, Comune e signoria, in Storia di Cesena. 11.11 medioevo, Rimini,1983, pp. 212-214. 59 ~appuntoloro senior (14).Alla finedellostesso decennioun vassallodell'arcivescovoravennate presiede un processo nei pressi del territorio ferrarese, ad Ostellato (15).Nel1035il contediBologna refuta all'arcivescovo il comitato di Faenza, con tutti i diritti ele functiones publicae ad essopertinenti ericeve l'investitura in beneficio di met dello stesso (16) - si trattaconogniprobabi1itdell'attofinalediuna controversia -,segno che anche nella Romania l'investituradell'ufficioedellefunzionicomitaliera rapportata all'instaurarsi di un rapporto vassallaticobeneficiario, mai dimentico tuttavia del suo contenuto essenzialmente pubblico: nella rarit di documentazione scritta concernente, ancora nel secolo XI (17), leinvestiture vassallatiche e nell'assenza pressoch totalediredazioniscrittediattidiconferimento dell 'ufficiocomitale(18),ricordiamoil privilegio (14) Fantuzzi, Monumenti ravennati cit., IV, n.21, con la data 1025 circa, da rettificare secondo i suggerimenti di Dolcini, Comune e signoria cit., pp.215-217 (15)P.Federici,CodexdiplomaticusPomposianus,in appendice a Idem, Rerum Pomposianarum historia monumentis illustrata,Roma,1781, n. 71,1029 febbraio18. (16)Savioli, Annali bolognesi cit.,I!2,n.50,1034 giugno 25. (17)Brancoli Busdraghi, La formazionestoricacit.,pp. 13ss. (18) V. Colomi,ll territorio mantovano nel Sacro Romano Impero. I. Periodo comitale, Milano, 1969, pp. 27-30. Si correggal' affermazione relativa alla concessione del comitato di Trento: non in beneficio, ma in propriet, come chiaramente detto nel privilegio, citato alla nota seguente;cfr.. G.Tabacco, La storia politica e sociale. Dal tramonto dell' Impero alle prime formazioni di Stati regionali, in Storia d'Italia, a cura di R. Romano, C. 60 coevo di Corrado II al vescovo di Trento (19), con il qualeegliconcede,inperpetuoeinpropriet,il comitatoomonimo,gidetenutoinbeneficiodai funzionaripubblicitradizionali:duca,marchese, conte. Nontantoinattid'investituradifeudi,brevia recordationis,quantoin documentazionedinatura contenziosa possibile constatare la diffusione dell'istituto feudale tra XI e XII secolo. In uno degli atti, forsedel1127(20),concernentilacontroversia, durata decenni, tra Ferraresi edarcivescovo ravennate, vengono pi volte nominate le terre detenute in feudo e viene fatto riferimento allaudum curie della chiesa diRavenna:lamenzione,casuale,sottintendeuna situazione generalizzata. 2.L'introduzionedeivincolivassallaticobeneficiari nel territorio ferrarese Leistituzionivassallatico-beneficiariesidiffondonoanche presso altri enti ecclesiastici, soprattuttopresso le chiese vescovili,con la costituzione formaledellecuriaevassallorum,nellequalisono presentiimaggiorentilocali,soprattuttoirappresentanti piattivipoliticamentedella societ cittadina:neabbiamopotutoseguireil processoper il Vivanti, III l , Torino,1974, pp.86-87, Idem, llfeudalesimo, in Storia delle idee politiche economiche e sociali, II/2, Torino, 1983, p.70,e,in modi ancor pi decisi, Idem, Il medioevo di Ovidio Capitani,Studistorici,1987, pp. 229-230. (19) DD Conradi II,n.101,1027maggio 31. (20) Amadesi, in Antistitum cit., III, n. 8, anno 1127 (?). 61 Ferrarese, a partire dalla met del secolo XI. Daquestoperiodo,perinflusso,appariscente anche in quest'ambito, come in altri,delle strutture sociali, economiche e politiche del Regno Italico, la cui diffusione nel Ferrarese fuaccentuata dalla presenza della dinastia canossiana, i rapporti clientelari difamiglie epersone con le chiese iniziano a configurarsisottol'aspettodeirapportivassallaticobeneficiari. Il primo esempio costituito dal beneficio, che nel 1062, poco prima della fine del suo episcopato, il vescovo Rolando- anni1040-1063- concedette al conteUgodiBologna ealla moglie Richilde(21). Una parte dei beni concessi erano stati donati - non rimane il documento relativo - dai coniugi alla chiesa vescovile in quel giorno stesso: essi erano costituiti da beni ereditati da certo Almerico, situati nei comitati di Ferrara e di Gavello. Donazionedibeniadunenteecclesiasticoe concessione da parte di questo ai donatori degli stessi beni, accresciuti con altri pi estesi - i redditi di una pieve e mezza e le decime di due villaggi -, rinviano adunaprassicontrattualediffusa,soprattuttonei confrontidiproprietarilaicidielevatacondizione sociale:contratti analoghi, conosciuti come 'precarie remunerative', sono compiuti, ad esempio, dalle chieseneiconfrontidelmarcheseBonifaciodi Canossa, che stipula appunto contratti iure precario et enfiteoticario (22). (21) AlM, V, colI. 615-616, doc.1062 febbraio14. (22) A. Falce, Bonifacio di Canossa, padre di M atilde, volI. 2,Reggio Emilia,1927, II,n.17,1037marzo31;n.24,1038 settembre 17;n.25,1039 febbraio18. 62 Nel nostro caso l'assegnazione compiuta iure beneficiipertuttalavitadagliinvestitiedailoro eredi.Non richiesto il giuramento difedelt,anzi nelle clausole contemplanti le eventuali infrazioni, la penalit prevista, in caso di inadempienza, solo per gli investitori, il vescovo e i suoi successori, non per l'investito, il conte Ugo; essa fissata nella somma di sei lire d'oro. Un'investiturabeneficiariasiffatta, senza obbligo difedelt,praticamenteperpetua,inquanto trasmissibileaglieredienonrevocabile,senon previo pagamento di una penalit, si presenta per il destinatario ancor pi favorevole di una concessione enfiteutica,che pure alcuni obblighi prevede, quali almeno il censo ricognitivo, ed limitata ad alcune generazioni.La concessionein beneficio,diper s atipica(23),obbedivaafinalitpolitiche,come (23) Brancoli Busdraghi, Laformazione storica cit., p.18, nota 17, sottolinea, aragione, il carattere iniziale di genericit del termine beneficium, che tuttavia nel secolo IX si avvia ad assumereunsignificatospecifico;ma ancora per il secoloXI tale carattere generico ribadito da A. L. Budriesi Trombetti, Prime ricerche sul vocabolario feudale italiano, Atti de Il 'Accademia delle scienze dell 'Istituto di Bologna. Classe di scienze morali, LXII (1973-1974), pp.83-102, che non utilizza il documento in oggetto.Due documentiferraresicoevi,mentrechiariscono il procedimentodelladonazione-concessione,confermanol'impiego non strettamente o non esclusivamente' tecnico' del termine beneficium ancora in quegli anni. Nel1066 il prete Giovanni, quivocatur de Bona, con la madreBona ela sorella Fusca, donaaicanonicidiS.GiorgiodiFerraraalcunibenitemeri (Archivio Capitolare di Ferrara, perg. 41, 14, 1066 maggio l, ora edito da I. Marzola, Le carte ferraresi pi importanti anteriori al J J 17,CittdelVaticano,1983,n.46);nellostessogiorno 63 suggerisce la considerazione della situazione generale e particolare. Dopo la crisi degli anni cinquanta e il conflitto con l'Impero,i Canossa stavano riprendendosi,affermandolaloroinfluenzaanchenel Bolognese (24). Ferrara stessa, che nel 1055 dall' imperatore Enrico III aveva ottenuto il riconoscimento di una propria autonomia e delle proprie consuetudini (25), ricadeva sotto il controllocanossiano, certamente in atto nel1067 (26). Un'altrainvestituradibeneficio- questodi consistenzaassaipilimitata- fuconcessadallo stesso vescovo Rolando al vassaUo,fidelis, Bucco (27): vengono assegnati non i beni in s n la totalit dei redditi, ma solamente il terratico dei novalia -le terre 'nuove',quellecioposteacolturadirecente-, proveniente da quattro poderi,mansi,enientepi; anziviene fattodivietodi esigerealtro,conriferimento specifico alla collecta- untributo pubblico, (ArchivioCapitolarediFerrara,perg.41,15,oraeditoda Marzola, Le carte ferraresi cit., n. 47) i canonici concedono pro beneficio i beni medesimi al prete Giovanni e ai suoi familiari finchegli vivr;nessun censo dovuto;in caso diviolazione della concessione, i canonici pagheranno una penalit di due once d'oro, conservando la pagina beneficii la sua validit. (24) A. Vicinelli, Lafamiglia dei conti di Bologna, Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province della Romagna, ser. IV, XV (1925), pp.186 ss. (25) Sotto, t.c.nota 52. (26) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp. 4950. (27) Marzola, Le carte ferraresi cit., doc.anni1040-1063 edito in due spezzoni ai nn.54 e64: cfr.Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., p. 292; ibidem, pp. 97-101 per la famiglia di Bucco e Ardizzo. 64 evidentemente,chelachiesaesigevainquanto detentrice,dapocotempo,anchedeidiritti giurisdizionali (28)-,tranne che quando Bucco assolvesse al suo servitium, che consisteva,all'occorrenza, nell'accompagnare il suo senior, il vescovo, a Pavia o a Roma. L'investitura fucompiuta alla presenza diuna effettiva, anche se il termine non impiegato, curia di vassalli. Alcuni di questi, di rango elevatoiconti BennaeGodo,GuidodiFederico(29)-,diedero singolarmenteilloroassenso:presentes, consentientes, laudantes. Un documento del1077 offre materia per considerazioni pi ampie: si tratta della refutazione di un feudoda parte diArdizzo,figliodiBucco,edella investitura dello stesso feudo al conte Ugo (30). Nella refutazione specificato che i beni e i redditi, cospicui certamente, trattandosidi un'intera pieve, erano statidetenutiper feudumsineamnicondicione, senzacheArdizzofossestatoobbligatopercia prestare servizi specifici, serviGia ovvero condiciones, che il padre suo Bucco doveva, per il beneficium dei novalia dei mansi, prestare al vescovo Rolando. La condizionedelfiglioArdizzoera,per cos dire,'cresciuta': il feudo si presenta assai pi cospicuo del beneficio assegnato al padre e, quello che pi importa ai fini del nostro discorso, esso stato con(28 ) DD H einrici lll, n. 194, 1047 aprile 27; cfr. Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., pp.42-43. (29)SuGuidodiFederico,cuginodiGuarinoIVdei Marchesella-Adelardi, si veda ibidem, pp. 98-100,IlO-IlI. (30) Castagnetti, Societ e politica a Ferrara cit., app.II, n.5, anno1077. 65 feritosenza cheobblighispecificigravassero sulla personadell'investito,senzachequesticiofosse obbligato al servicium, gi del padre. Gli obblighi di Ardizzo saranno stati perci caratterizzati soprattutto 'innegativo'.Sottoquestoaspettol'investiturasi avvicina nella sostanza a quel1a del1062, solo che i termini ora impiegati sono 'tecnici', ma non detto che tali termini comparissero anche nell'investitura originaria, concessa probabilmente anche questa dal vescovo Rolando. LaTrombetti Budriesi vede nel feudo di Ardizzo (31)una anticipazione delfenomeno,che inizia ad essere documentato nella prima met del secolo XII nell 'Italia padana (32), delfeudum sine fidelitate, che riflette una fase avanzata di evoluzione dell'istituto: esso copre un trasferimento del bene del concedente all'investito,cherimanevincolatoalprimodaun debole vincolodiclientela.Ma taleistitutoappare appunto nelle regioni di tradizione longobardo-franca, nel1e quali i rapporti vassallatico-beneficiari e poi feudalieranoradicatida lungotempo,dalperiodo cio della loro introduzione nel regno inet carolingia. Non sembra possibile parlare nel caso nostro di un'evoluzionedell'istitutodelfeudo,poichidocumenti, che stiamo considerando, sono i primi che ci (31 ) L. Trombetti Budriesi, Vassalli e feudi a Ferrara e nel ferrarese dall' et precomunale alla signoria estense (secoli XI-XIlI), Ferrara,1980, pp.29-34.. (32 ) G. Rippe, F eudu