Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali

4
Edizioni ISSUU.COM

description

Merc. 19/12/01 - Aula Magna dell’Università degli Studi di Firenze - P.zza S. Marco, 4 - h.10,20/12,00 - Giornata di studi in occasione del bicentenario della nascita di Carlo Cattaneo.- Atti del convegno -Tema del seminario:“ Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali ”.

Transcript of Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali

Page 1: Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali

Edizioni ISSUU.COM

Page 2: Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali

Merc. 19/12/01 - Aula Magna dell’Università degli Studi di Firenze - P.zza S. Marco, 4 - h.10,20/12,00 - Giornata di studi in occasione del bicentenario della nascita di Carlo Cattaneo.- Atti del convegno -Tema del seminario:“ Carlo Cattaneo tra federalismo e istanze risorgimentali ”. Presentazione. La figura di Carlo Cattaneo è straordinariamente attuale: la sua opera si svolge, in modo incredibilmente innovativo, nella prima metà del XIX° secolo. Il suo pensiero presenta quindi due caratteri: 1)l’attualità e 2)l’essere assolutamente innovativo. Non è possibile comprendere Mazzini e Garibaldi senza Cattaneo. L’Ottocento è il secolo della rivoluzione industriale e della nascita di due Stati: Italia e Germania. La città con il contado, afferma Cattaneo, è il punto di partenza per la costruzione di uno Stato. L’impronta medievale di città organizzate, ma autonome, si spande nel Rinascimento ed arriva a permeare il federalismo laico di Carlo Cattaneo, fino all’attuale organizzazione delle regioni italiane, risalente ai primi anni ’70. Il granduca di Toscana, durante un suo viaggio nei pressi di Forlì, disse di aver visto “le terre della Longobardia”. Catteneo afferma che la pace stabile è possibile solo quando avremo “gli Stati Uniti d’Europa”. L’unione europea nasce, sul piano politico e culturale, nel primo ‘900, come antitesi sia al nazismo che allo stalinismo sovietico. Cattaneo nasce e vive in un’Europa figlia del Congresso di Vienna: combattè contro gli Austriaci nelle 5 giornate di Milano, fu docente di storia e filosofia nei licei del Nord Italia. Da sottolineare la sua attenzione, tutta positivistica, verso il progresso, in un’Italia che non conosceva l’industrializzazione. Introduzione. Firenze, con la casa editrice Le Monnier, ha curato le opere di Cattaneo. Cattaneo nacque a Milano nel 1801 e morì in esilio, in Svizzera, nel 1868. Collaborò moltissimo con due intellettuali del periodo, Romagnosi e Melchiorre Gioia. Fondò “Il Politecnico”, il periodico in cui si diffonde il suo pensiero, considerato la rivista più moderna del Risorgimento perché maggiormente dotata di senso critico. Il pensiero di Cattaneo s’incontra sia con quello di Sismondì che con quello di Tocqueville (cfr. Sulla democrazia in America). Per Norberto Bobbio (cfr. La filosofia militante di Carlo Cattaneo), il federalismo di Cattaneo è prettamente ideologico: “lo Stato unitario non può non essere dispotico e soffocante delle libertà. La libertà è possibile solo in una realtà articolata, e non differenziata, che è il Federalismo”. In un numero de “Il Politecnico” del 1839 Cattaneo afferma che l’Italia deve avere un unico punto di riferimento, l’Europa, che è la nazione delle intelligenze europee, quali quelle di Linneo e di Bacone. Al di sotto di questa nazione vi è solo l’ignoranza di particolarismi e divisioni. La pace si può costruire, per Cattaneo, solo in un’unità superiore di intelligenze: l’Europa. 1) “Cattaneo ed il Risorgimento” (Relazione del Prof. Ceccuti, docente alla Facoltà di “Scienze Politiche” dell’Università di Firenze e Presidente della “Fondazione Spadolini”). Il termine “Risorgimento”, usato per la prima volta negli anni ’30 -’40, non intende inizialmente il risorgere di un’unità politica, che in Italia non è mai esistita, ma di un’unità linguistica che trova il cardine nel “volgare illustre” vagheggiato da Dante e preso ad esempio da Mazzini negli anni 1826-27. Lo stesso Mazzini, come modello politico, proprio in questi anni studia l’idea dantesca dell’Italia unita. 2) Relazione del Prof. Della Peruta, docente universitario di “Storia del Risorgimento”. Il 1848 fu detto “l’anno dei miracoli”, oltre che “primavera dei popoli”. Il 70% della popolazione era contadina, dal Nord al Sud. L’Italia era anche un paese di città, la è sempre stata dall’età romana in avanti, a differenza di altri paesi europei, come Francia, Germania, Inghilterra. In città vivevano i borghesi ed i latifondisti: c’erano i padroni dell’industria, perché anche se non c’erano industrie, presenziavano già industrie tessili e cotoniere. Il tasso di mortalità infantile era altissimo, anche se era compensato da un altissimo tasso di natalità: nel 1800 in Italia vi erano 21 milioni di abitanti. L’Italia del post-risorgimento è caratterizzata da una fortissima emigrazione di contadini poverissimi: ci possiamo quindi immaginare la povertà dei contadini nell’Ottocento. L’idea

Page 3: Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali

2

dell’unità nazionale si avvia nel ‘700, ma prende corpo solo nel secolo successivo, che vede lo scontro tra patrioti e tra chi sosteneva, come Metternich, che l’Italia era solo “un’espressione geografica”. Quasi nessun contadino sapeva leggere o scrivere e nelle poche scuole elementari esistenti si parlava il dialetto. L’alfabetizzazione appariva a molti come un pericoloso elemento, che poteva destabilizzare la tradizione, come pensava il conte Monaldo Leopardi. Nel 1861 votava il 31% degli italiani. Questo è il clima in cui Cattaneo si trova ad operare. Inoltre, si tenga presente che Cattaneo lavora nel Lombardo-Veneto, in un periodo di oppressione asburgica. Nel 1839 fonda “Il Politecnico” (1839-44). Cattaneo dichiara di avere come punto di riferimento “il vessillo illuministico della Ragione unita ai fatti, senza avvolgimenti metafisici o idealistici”: intende quindi applicare la ragione all’esperienza concreta. In questa concezione si avverte l’influsso di Romagnosi, altro intellettuale del periodo. Cattaneo considera la cronologia come “l’occhio della storia”. Insiste sulla necessità di accumulazione del capitale, come frutto di intelligenza applicata al lavoro: il capitale è necessario al progresso. Si scaglia contro la schiavitù dei negri, presente in Brasile e nel Sud America, contro le guerre coloniali, a favore della libertà economica e di pensiero. Auspica un’Italia capitalistica. Questo è il pensiero di Cattaneo prima del 1848. E’ consapevole dell’inferiorità politica dell’Italia rispetto agli altri paesi europei: “l’Italia è solo il paese delle piccole e tante città”. E’ però anche conscio dell’importanza della città per la costruzione di un disegno politico successivo, il “federalismo unitario”. Il territorio, per Cattaneo, “va costruito”: è quello che comincia ad accadere nella pianura padana, le cui vacche offrivano, per esempio, una quantità di latte dieci volte superiore a quello prodotto dalle vacche del Sud. Le campagne del Nord cominciano ad arricchirsi, mentre quelle del Sud permangono nell’immobilismo borbonico. Altro punto nodale per Cattaneo è costituito dallo sviluppo delle nascenti ferrovie, considerate un grande elemento di unificazione nazionale. Cattaneo protesta contro le interdizioni nei confronti degli ebrei, ai quali era vietato possedere terre, e questo non solo in virtù di principi liberali, ma perché il capitale investito in terre è capitale di massima utilità. Anche dopo il 1848 Cattaneo, benché avesse partecipato alle 5 giornate di Milano, considera pericolosa la rivoluzione: accuserà Mazzini, in seguito, di aver mandato tanta gente al massacro. Ebbe un ideale liberal-democratico e repubblicano-federalista insieme. L’unità nazionale va comunque sempre rispettata: “il tricolore è il sacro simbolo della nazione italiana”, afferma costantemente il filosofo della storia dal 1849 al 1860. E’ a favore di forti autonomie locali, di un suffragio universale (anche se solo maschile, perché era impensabile, nel primo Ottocento, l’idea di un suffragio universale che includesse anche le donne), della rivoluzione, solo quando, però, le condizioni sono mature. 3) Relazione del Prof. Zeffiro Ciuffoletti, docente di “Storia contemporanea” alla Facoltà di “Lettere e Filosofia” dell’Università di Firenze, esperto della Rivoluzione francese e del federalismo. Cattaneo denuncia anche il deficit di partecipazione popolare nei confronti del “problema federalismo”, così come ritiene inutile “la politica del coltello” attuata dai rivoluzionari mazziniani. Il federalismo è alieno sia alle astrattezze ideologiche che alle sanguinarie rivoluzioni. Il pensiero di Cattaneo trova punti di riferimento nel parallelo pensiero liberale inglese e nelle contemporanee idee radicali francesi. E’ necessario, per Cattaneo, rispettare sempre la realtà, senza fraintendimenti superficiali o stravolgimenti violenti. La politica è un’arte difficile che si apprende con il rispetto della realtà. Nel quadro dell’Europa, l’Italia rappresenta il cuore del modello cittadino: le città sono reti di scambio e confronto. La città è il modello di una società aperta, e non chiusa. L’Italia, per Cattaneo, deve scegliere tra il modello europeo, federalista, e quello asiatico, dispotico e teocratico. Nelle città orientali non sono separate le sfere politica e religiosa: tale separazione è invece necessaria, per Cattaneo. La città europea ha un carattere municipalistico essenziale, assente nella città orientale, che è solo un caotico ammasso di persone.

Page 4: Carlo Cattaneo tra federalismo ed istanze risorgimentali

3

Molta parte del pensiero di Cattaneo è, infine, dedicata alla scuola, considerata l’unico strumento in grado di ridurre le differenze sociali per allargare e modificare le classi sociali: solo la scuola e lo studio offrono il nesso necessario tra sapere e riflessione sul sapere stesso.