Cannabis in law

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11 novembre 2013 Cannabis in law I problemi della legalizzazione in Italia numero 27 Il Serale Settimanale quotidiano J

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I problemi della legalizzazione in Italia

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11 novembre 2013

Cannabis in lawI problemi della legalizzazione in Italia

numero 27

Il SeraleSettimanale quotidiano

J

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La legalizzazione della cannabis nelnostro Paese è più difficile rispetto

ad altri. Per due ragioni: la prima,perché le legislature passate hannofatto di tutto per complicare lanormativa: la Fini-Giovanardi prende aschiaffi il buon senso, le normeeuropee e termina per prendersi aschiaffi da sola. La seconda, perché lapeculiare radicalizzazione dellacriminalità organizzata rende tutto ildiscorso soggetto a una variabile pocogovernabile: la mafia ora speculaillegalmente sui traffici, ma con lalegalizzazione sarebbe il più grandeinvestitore legale che abbiamo.

Così abbiamo sradicato il discorsodalla retorica e divelto le

facilonerie mediatiche che ruotanoattorno al pugno chiuso e alle “zecche”di San Lorenzo, convinti che ilproblema non sia la canapa, ma chi neparla e soprattutto chi non sa farci leleggi sopra.

di Tommaso Brolino

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«Fini-Giovanardi»La legge sbagliata tre volte

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Nel 2006 cancellò la differenza tra droghe leggere e droghepesanti, accumunando due reati palesemente diversi e violando lenorme comunitarie. E ora la Cassazione la giudicaanticostituzionale

Equiparare droghe pesanti adroghe leggere sarebbe in-costituzionale. Lo sospetta laCorte di Cassazione che ha ri-mandato la questione al giudicedelle leggi, sollevando dubbi divario genere sulla modalità at-traverso la quale nel 2006 lalegge è stata approvata.I vizi evidenziati dal Palazzac-

cio, infatti, sarebbero soprat-tutto “formali”: molti, infatti,non sanno che la legge Giova-nardi è stata approvata attra-verso uno di queimegacontenitori, i cosiddetti“decreti omnibus”, che hannodato luogo a una prassi incosti-tuzionale posta in violazionedell’art. 77 della Costituzioneche legittima l’esercizio del po-tere legislativo solo in casi tassa-tivi di necessità ed urgenza.Altro aspetto incriminato ri-guarda il contenuto della legge,caratterizzato dalla eterogeneitàed autonomia della materie in-serite nel decreto e, infine, dalpunto di vista della sostanza, laCorte ha eccepito la violazionedegli obblighi comunitari.Tra l’altro, come viene evi-

denziato sul sito della Camera

dei Deputati, è possibile notarecome le misure di modifica altesto unico sugli stupefacenti,siano state introdotte nella fasedi conversione del decreto legge,nato per fronteggiare le “emer-

genze” delle “olimpiadi inver-nali”, della “funzionalitàdell’amministrazione dell’in-terno” e delle “misure per favo-rire il recupero di tossicodipentirecidivi”. Tutte misure, eteroge-nee e sprovviste del requisitodella necessità e urgenza di in-

di Asiul Skaja

Il decreto è in realtà composto da emendamenti presentati infase di conversione di un altro decreto ancora con cui non

hanno nulla a che fare

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tervenire, che si sarebbero po-tute approvare attraverso il nor-male procedimento legislativo. In sostanza, un decreto legge

che nasce per l’approvazione dideterminate misure, si trasformain un contenitore che permetteall’esecutivo, in fase di conver-

sione, di far confluire altre mi-sure, assolutamente eterogeneetra di loro, come le disposizioniche modificano il testo unicosugli stupefacenti e che ha per-messo l’abolizione tra droghepesanti e leggere. Peraltro, al di là di vizi “for-

mali”, la legge sarebbe anche af-fetta da violazione della norma-tiva comunitaria che impone ilprincipio della “proporziona-lità”, e cioè la differenziazionedelle sanzioni in base alle diffe-renze qualitative delle sostanzepsicotrope, così come impostodalla decisone n. 757/GAI/2004.“Gli Stati membri dovrebbero

prevedere sanzioni efficaci, pro-porzionate e dissuasive, com-prendenti pene privative dellalibertà. Per stabilire l'entità dellapena, si dovrebbe tener contodegli elementi di fatto quali iquantitativi e la natura degli stu-pefacenti oggetto di traffico el'eventuale commissione delreato nell'ambito di un'organiz-zazione criminale”, si legge alpunto 5 della decisione quandosi parla di efficacia e proporzio-nalità delle sanzioni che devonotener conto della “natura” deglistupefacenti.Ma senza richiamare i principi

L’Ue stabilisce che l’arresto per spaccio di cocaina devesubire un trattamento diverso da uno per spaccio di

marijuana. In Italia invece si ottiene una condanna uguale

Al di là dei vizi formali, la legge violerebbeanche la normativa comunitaria che imponeil principio di proporzionalità, cioè ladifferenziazione delle sanzioni

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comunitari, basterebbe ricorrerea un’interpretazione sistematicadei principi costituzionali pernotare la violazione del princi-pio di ragionevolezza che im-pone di trattare situazioni ugualiin modo uguale e situazioni di-verse in modo diverso.L’altro aspetto discutibile di

questa normativa si riferisce allemisure sanzionatorie: se la mo-tivazione principale che haspinto il legislatore del 2006 adeliminare la distinzione tra dro-ghe pesanti e leggere è stataquella di inasprire le pene, l’im-possibilità dell’applicazionedell’istituto del reato continuatoha abbassato il quantum dellapena: se si tratta di sostanze“uguali”, si tratterà di un unicoreato con la conseguenze che lamisura sanzionatoria sarà piùlieve. Con la sentenza n. 9874, -ma anche con la n. 27732 del 16luglio 2010 - la Cassazione haspiegato che con l’entrata in vi-

gore della legge Giovanardi nederiva l'inapplicabilità del-l'art.81 del codice penale che di-sciplina l'ipotesi di concorsoformale di reati e il relativo ina-sprimento della pena per l'impu-tato. Con questa legge, si avrà in-

fatti un unico reato: «L'avvenutaassimilazione delle sostanze im-pone, dunque di ritenere che, -si legge dalla parte delle moti-

viazioni della sentenza del Pa-lazzaccio - nel caso anzidetto, ilreato si unico, con la possibilitàche il concreto trattamento san-zionatorio sia più favorevole ri-spetto al passato».

Nel 2006 lo scopo della Fini-Giovanardi eraquello di inasprire la pena. Ma se il consumodi droghe diverse viene equiparato, il reatoè“continuato” e la sanzione diventa più lieve

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Carceri e canapa

Quanti detenuti può conte-nere il sistema carcerario

italiano? La risposta più precisa aun quesito ciclicamente finito alcentro di dibattiti non può chefornirla il dipartimento di ammi-nistrazione penitenziaria (Dap)afferente al ministero della Giu-stizia. Ebbene, la capienza com-plessiva delle nostre carcerisupera di poche unità le 45.500,per l'esattezza i posti totali nei206 istituti di detenzione pre-senti sullo stivale sono 45.568. Intermini generici siamo a cono-scenza anche di essere afflitti daun serio problema di sovraffolla-mento delle carceri, ma in chemisura? Al 31 dicembre 2012 i

detenuti in carico a tale sistemapenitenziario erano 65.701,quelli ristretti all'applicazionedell'articolo 73 della legge Fini-Giovanardi (detenzione di so-stanze stupefacenti) 25.269, parial 38,46%. In soldoni, poco menodel 40% di detenuti è finito nellepatrie galere a causa di droghe,tutte le droghe. Già, perchè lapiù vistosa anomalia della legge49 del 2006 è proprio quella diraggruppare tutte le tipologie disostanze all'interno della tabella1, equiparando – pur con quan-

Quasi il 40% dei detenuti e 33 arresti nei primi diecigiorni di novembre: i numeri folli degli effetti quotidianidella Fini-Giovanardi sul Paese

Con la depenalizzazione del reato legato allacannabis nei penitenziari italiani ci sarebbero

25.269 ospiti in meno su 65.701

di Pasquale Raffaele

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titativi diversi - detenzione dicocaina, eroina e droghe sinteti-che a marijuana e haschisch, pre-cedentemente considerate"leggere". Tale distinzione si tra-mutava anche in un differente li-vellamento della pena per glispacciatori: non più detenzioneda 2 a 6 anni per i secondi e da 6a 20 per gli altri, bensì tutti infi-lati nel "calderone grosso".

La controprova dell'effetto in-golfante di tale provvedimento sipuò ottenere confrontando que-sti numeri con le cifre di dete-nuti presenti in carcere al 31dicembre 2006 per il medesimoreato di detenzione: 14.640, pocopiù della metà. Cifre che aumen-tano a livelli esponenziali e di-ventano pantagrueliche serapportate al numero di ingressiin carcere nel 2012 per viola-

zione dell’art. 74 (associazione fi-nalizzata al traffico): appena 250detenuti che, uniti a quelli giàpresenti, neppure arrivano al mi-gliaio - 761 per l'esattezza.

Non bastasse l’incostituziona-lità della Fini-Giovanardi, laquestione-carceri si è riverberataanche su scala europea nei con-sueti termini sanzionatori, dalmomento che a maggio 2014scade l’ultimatum della Corte diStrasburgo all’Italia sulla viola-zione dei diritti umani nelle car-

ceri: bisogna garantire a ognidetenuto in cella uno spazio mi-nimo di 4 metri quadrati suffi-cientemente illuminato e pulito,oltre ad assicurarsi che il dete-nuto passi un adeguato numero

L’ingolfamento delle carceri siriverbera anche in Europa: a maggio2014 scade l’ultimatum della Cortedi Strasburgo

Prima del 31 dicembre 2006 per lo stesso reatoalloggiavano in carcere 14.640 detenuti:

poco meno della metà

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di ore all’esterno della cella tra-mite attività sociali interne allestrutture. In caso di inadempi-mento, i quasi 67.000 detenutifacenti parte della popolazionecarceraria italiana dovranno es-sere risarciti, ulteriore beffardaconseguenza per l'erario di unanorma da più parti e per le ra-gioni più disparate additata comescellerata.

Per avere un’idea del ritmocon cui il nostro sistema carcera-rio viene riempito, abbiamo ri-stretto l’attenzione ai primigiorni di novembre: dal 31 otto-bre al nove novembre sono statiben 33 gli arresti legati alla ma-rijuana, dal semplice consumoallo spaccio. Coinvolte, con al-meno un arresto, tredici regionisu venti e diciannove provincesu 107, quasi il 18%. E si tratta diarresti che colpiscono trasversal-mente tutte le fasce d’età: dal ra-gazzo bolognese arrestato il 2novembre con 40 chili di ma-

rijuana al 42enne casertano o aibresciani di 39 e 42 anni che ar-rotondavano il loro lavoro dioperai coprendo con lo spaccioun’area di decine di chilometri.E poi un pregiudicato a Cagliari,due coniugi a Ponzano (TV), uncuoco a Verona, un parrucchierea Cervia (RA). A Palermo un26enne e un 36enne sono statiprocessati per direttissima, rime-diando una condanna a 14 mesidi carcere e il pagamento di unapenale di 20mila euro. Tra tuttiquesti sono solamente due glistranieri un 36enne marocchinoarrestato a Bari e un albanese an-ch’egli 36enne, entrambi finitidentro per spaccio.

Tutto ciò, se si esclude l’opera-zione “Laser” che a Lucca ha por-tato all’arresto di sei persone escoperchiato un’intera organiz-zazioni con ramificazioni anchenel pisano, potrebbe essere giàsufficiente per portare alla con-clusione che il sistema repressivovoluto dalla 49/2006 – oltre a es-sere deleterio - punta al basso e afinire in carcere sono consuma-

Non solo spacciatori, ma anche cuochi,parrucchieri, operai e cittadini comuni che

utilizzano la marijuana per “arrotondare”

Tredici regioni su 20 e persone diogni età: dal 31 ottobre al novenovembre di quest’anno sono statiben 33 gli arresti legati alla cannabis

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tori e "pesci piccoli" dello spac-cio, senza che mai si scalfiscano iconsueti potentati che di talemercato muovono i fili. Eppurec'è un dato ancor più allarmanteche fotografa questo perenne li-vellamento verso il basso ed èquello che riguarda il totale delledenunce nel 2012: ben il 42,5%sono proprio legate alla cannabis.

In crescita anche le segnala-zioni al prefetto per il solo con-sumo personale: dopo unaflessione a cavallo fra 2009 e2010 sono passate dalle 32.575 diquest'ultimo anno alle 35.762 del2012. Circoscrivendo anche quiil campo alle sostanze cannabi-noidi, il rapporto diviene clamo-roso: 28.095, vale a dire oltre dueterzi del totale, ben il 78,56%.Non meno sanguinoso il discorsoinerente le sanzioni amministra-tive, più che raddoppiate nel-l'arco 2006/2012 e passate da7.229 a 16.205. Il contatore dipersone segnalate ai prefetti persanzioni di tale natura dal 1990al 2012 si avvicina pericolosa-mente ai sei zeri: 853.004, quasiun milione di cittadini.

Visti i numeri è impossibilenon cogliere il giro di vite at-tuato dal legislatore intorno al

consumo dello spinello, dal qualeci si attenderebbe quantomenoqualche riflesso deterrente suisoggetti più penalizzati dalla ge-neralizzata severità del provve-dimento, gli assuntori dicannabis per l'appunto. E inveceuno studio Onu dello stesso 2012svela che l'Italia è il primo paeseoccidentale in assoluto per con-sumo di cannabis: le persone chene fanno uso saltuariamente oabitualmente risultano essere il17,3% della popolazione, ovverocirca 5 milioni. Laddove il buonsenso del legislatore latita, forsea volte basterebbe un pizzico disano pragmatismo, capace di in-

nescare effetti economici vir-tuosi sia in termini di gettito chedi sottrazione di consistenti fettedi mercato ai soliti noti del set-tore, ammesso che si intenda re-mare in questa direzione.

Pesci piccoli e cittadini comuni:sono rari i casi in cui grazie allalegge del 2006 in manette finisconoi grandi organizzatori dei traffici

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Legalizzarla per colpire la mafia?Analisi di una soluzione poco definitiva e

comparazione di due voci opposte

Secondo quanto riportato nel World DrugReport 2013 il narcotraffico rappresenta

l'attività più redditizia delle associazioni distampo mafioso; lo stesso rapporto colloca laCannabis al primo posto della “classifica” delledroghe più diffuse con circa 160 milioni diconsumatori nel mondo. I numeri parlanoanche per l'Italia dove i consumatori diCannabis sarebbero intorno ai 3 milioni per unbusiness che frutta alle mafie circa 2 miliardi diEuro all'anno (ricordiamo che si parlasolamente di Cannabis). Bastano poche occhiate a questi dati per

capire che ci troviamo di fronte ad un vero eproprio impero che ogni anno frutta alle variemafie migliaia e migliaia di euro. Per quantoriguarda le associazioni criminali che agisconosul nostro Paese troviamo la ‘ndrangheta chedetiene il quasi completo controllo del trafficodi stupefacenti diretto al mercato nazionale euna buona fetta dei mercati esteri; tuttavia sulterritorio italiano agiscono anche altreorganizzazioni di stampo mafioso come laCamorra ed alcuni gruppi pugliesi, oltre cheassociazioni straniere provenienti dall'EstEuropa. La questione della legalizzazione delle

droghe leggere è da sempre un territoriospinoso e al centro di aspre polemiche,soprattutto quando si toccano argomenti “caldi”come il pluricitato “uso terapeutico”, il

di Mirco Calvano

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beneficio economico che la legalizzazioneporterebbe allo Stato e il territorio ancora piùspinoso della lotta alla mafia, dove chi è controla legalizzazione viene accusato di «Volerfinanziare le associazioni mafiose tramitel'acquisto di droga». Sicuramente la situazionenon è chiara e ci troviamo di fronte a unargomento del quale non è semplice parlare oavere un punto di vista oggettivo, soprattuttopoi se entrano in gioco i soliti volti noti dellospettacolo che confondono ancora di più leacque già tempestose. Per quanto riguarda ilmondo della politica chiaramente il “terreno digioco” è separato in maniera netta tra ifavorevoli alla legalizzazione e i contrari e, persensibilizzare le persone, si ricorre spesso a una“propaganda” fuori dal comune, come adesempio il video dei Radicali, dal titolo «Lalegalizzazione illustrata agli adulti!». In questomare di notizie, la questione centrale daindagare è principalmente questo rapporto tramafia e traffico di cannabis e, dato chevogliamo vederci più chiaro, abbiamo chiestodelucidazioni a qualcuno che da semprecombatte in prima linea contro le mafie: FrancoLa Torre. Classe 1956, figlio di Pio La Torre

(sindacalista della Cgil e polito del Pci, uccisonel 1982 per la proposta del disegno di leggeche prevedeva il reato di associazione mafiosa),Franco La Torre è uno storico, cooperanteinternazionale e membro della presidenza diLibera, associazione di promozione socialespecializzata nella lotta contro le mafie.COME AVVIENE IL TRAFFICO DI CANNABIS SUL

TERRITORIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE?«Il traffico di stupefacenti “tradizionale”, gestito

Lotta alla mafia ecannabis: Franco LaTorre ha risposto alle

nostre domande

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dalle grandi organizzazioni criminali, sisviluppa secondo la filiera classica: acquisto nelpaese di produzione, trasferimento nel mercatolocale di consumo, consegna ai bosslocali/grossisti, distribuzioni ai dettaglianti.In alcuni casi e in quantità limitate, la

produzione avviene nel mercato locale, come aRoma, dove alcuni mesi fa è stato scoperto untunnel alla periferia della capitale, dove eranoin coltivazione migliaia di piante di cannabis».LEGALIZZAZIONE: SE LO STATO DOVESSE

LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE LA COSAINFLUIREBBE POSITIVAMENTE O NEGATIVAMENTESUGLI "AFFARI" DELLA MAFIA? PERCHÉ?«La legalizzazione delle droghe leggere è stataaffrontata dalla Commissione degli esperti(ministri, politici di vario livello, tecnici escienziati), istituita dall'Onu (di cui consiglio lalettura), che è giunta alla conclusione che, afronte del fallimento delle politicheproibizioniste, che non hanno impedito lacrescita esponenziale della loro diffusione e deirelativi guadagni da parte delle mafie, lalegalizzazione può essere considerata la rispostaefficace per contrastare il mercato illegale e gliinteressi economici di chi lo gestisce.Legalizzare la Cannabis potrebbe portare

molti benefici innanzitutto si avrebbe unmaggior controllo della distribuzionestabilendo dei limiti precisi al possesso esoprattutto inasprendo le pene per chi nonrispetta questi limiti, ma non solo, legalizzare ledroghe leggere vorrebbe dire togliere una fettaimportante del mercato nelle mani delleorganizzazioni criminali, perchè lo Statosubentrerebbe nella “gestione” del mercato e,ipoteticamente, si potrebbe anche pensare a un

«La legalizzazione puòessere considerata larisposta efficace percontrastare l’illegalità»

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rilancio dell'agricoltura implementando lacoltivazione di cannabis sul territorio italiano,portando oltretutto un rilancio nel settoreagricolo».PERCHÉ PARLIAMO PROPRIO DI CANNABIS E NON

DI ALTRE DROGHE COME LA COCAINA?«Proprio per i costi contenuti, i derivati dellaCannabis, hanno un mercato molto più ampiodi Cocaina ecc., che hanno conseguenze,sicuramente, più dannose per la salute».CI POTREBBERO ESSERE SOLUZIONI ALTERNATIVE

O ALTRI ASPETTI CHE VUOLE SOTTOLINEARE APROPOSITO DI QUESTI TRAFFICI?«La legalizzazione e/o depenalizazzione delconsumo e della produzione a scopo personalerestano, allo stato, le soluzioni più efficaci per ilcontrasto alle mafie. D'altronde, negli StatiUniti sono, ormai, numerosi gli Stati che hannoadottato queste misure e, recentemente, ancheil Presidente della Bolivia ha annunciato unadecisione in tal senso. In Europa, oltre al casoben noto dell'Olanda, anche Portogallo eSpagna stanno andando in questa direzione».L'opinione di Franco La Torre è chiara,

legalizzazione o depenalizzazione; tuttavia c'èchi non la pensa così.Il Dipartimento politiche antidroga, con una

nota dal titolo: «Le ragioni del perché NO allalegalizzazione delle sostanze stupefacenti»(scaricabile qui), espone le ragioni del perché lalegalizzazione non risolverebbe il problema.Dal testo leggiamo: «Non esiste alcuno studio

né evidenza scientifica solida che dimostri chela legalizzazione in un contesto socialeindustriale avanzato sia in grado di ridurre

«La depenalizzazione ela coltivazione

rilancerebbero ancheil settore agricolo»

«La cannabis ha costicontenuti e i suoiderivati hanno unampio mercato»

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efficacemente gli introiti delle organizzazionicriminali», vediamo perché.Affinché la legalizzazione delle droghe sia

efficace nell’abbattere gli introiti delleorganizzazioni criminali la disponibilità disostanze stupefacenti dovrebbe essere garantita atutti coloro che ne vogliano far uso; è chiaro chenessuno Stato garantirebbe l’accesso alle droghea tutta la popolazione; si pensi, ad esempio, aiminori o ai lavoratori che svolgono mansioniparticolari o rischiose (pilota di aerei o mezzipubblici), come dovrebbe essere la normativariguardo questi soggetti? È evidente che citroviamo davanti ad alcuni dei soggetti ai qualil’uso delle droghe dovrebbe essere chiaramentevietato, rendendoli potenziali clienti d unmercato “sotterraneo” gestito dalla malavita.Restando sempre in termini pratici, per

contrastare efficacemente il mercato illegaledelle droghe, lo Stato dovrebbe mettere in piediun sistema di produzione, controllo e gestionedelle droghe mastodontico, che costerebbe cifreesorbitanti allo Stato stesso e quindi allacollettività.I costi di questo sistema produttivo

renderebbero il costo della droga molto più altodi quello delle associazioni criminali, checontinuerebbero a gestire il mercato nero con

Di diverso avviso è ilDap: la legalizzazionenon batte l’illegalità enon annienta la mafia

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prezzi più vantaggiosi per il consumatore. Lalegalizzazione avrebbe ripercussioni anche sulmercato digitale: la nascita di siti internet per lavendita di stupefacenti moltiplicherebbel'offerta a prezzi “low cost” al punto da rendereancora più complicata la gestione e il controllodel mercato sia legale che illegale. È evidente che l'entrata in campo dello Stato

farebbe aumentare la concorrenza, e porterebbequindi le organizzazioni criminali ad abbassare iprezzi sia delle droghe leggere che delle droghepesanti, con conseguenze disastrose suiconsumatori abituali. Bisogna anche ricordareche tutte le droghe, anche quelle “leggere”, sonoin grado di provocare e gravi problemi sullasalute e, la loro l'eventuale legalizzazioneporterebbe lo Stato in contraddizione con dueprincipi della Costituzione: con l’art. 32 (comma1), che recita: «La Repubblica tutela la salutecome fondamentale diritto dell’individuo einteresse della collettività»; e con l’art. 3 (comma2) che stabilisce: «È compito della Repubblicarimuovere gli ostacoli… che impediscono ilpieno sviluppo della persona umana e l’effettivapartecipazione di tutti i lavoratoriall’organizzazione politica, economica e socialedel Paese».

La canapa risolve ilproblema? Per il Dap «Non esiste evidenza

scientifica solida»

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Contro i miti della legalizzazione

Per risanare le casse stataliriemerge periodicamente

il quesito amletico con cui l’Ita-lia (ma non solo) è alle prese daanni: cannabis o non cannabis,questo è il problema.

Partiamo col dire che pensarea una legalizzazione tout courtdella cannabis è irreale. L’Italia,come tutti i Paesi membridell’Ue, ha recepito i precettidelle Nazioni Unite in merito alcontrollo penale e amministra-tivo della cannabis. Ciò che sipuò fare è semplicemente depe-nalizzare i reati legati ad essa,sempre che questo possa real-mente servire ad arricchire lecasse statali.

Secondo la Relazione An-nuale 2012 della DirezioneCentrale per i servizi antidroga,i derivanti della cannabis (ma-

rijuana e hashish) risultano es-sere le uniche sostanze che ve-dono aumentare la percentualedi consumo di anno in anno, eil loro commercio rappresentaoltre la metà (si calcola in circa60 miliardi l’introito medioannuo) dei guadagni prove-nienti dal businessillegale dello spacciodi stupefacenti.

Un’ipotetica lega-lizzazione (a scoporicreativo) dellacannabis non porte-rebbe certo all’esclusione delleassociazioni criminali da questoflorido mercato. In un periododi forte crisi, come quella chesta vivendo il nostro Paese, le“Mafie spa” sarebbero le unicheaziende in grado di investire in-genti quantità di denaro per ac-

Al netto della propaganda e della retorica,proposte per una visione più reale dellacannabis in Italia e dei suoi sviluppi di Alessandro Ricucci

La legalizzazione toutcourt non esiste: l’Italia

deve depenalizzare i reatie adeguarsi alle norme Ue

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caparrarsi il nuovo mercato le-gale della cannabis. Non dimentichiamo che ciò

che abbiamo di fronte è una hol-ding che gli economisti defini-rebbero postmoderna, e sebbeneil capitale accumulato sia fruttodi attività criminali, è oggi uncompetitore legale nel sistemaeconomico italiano.Per evitare una deriva del ge-

nere si potrebbe allora pensaredi legalizzare l’uso della canna-bis solamente a scopo terapeu-tico.La cannabis ha proprietà anal-

gesiche naturali. Due sonoi principi attivi che rendereb-bero la cannabis un'ottima solu-zione come terapia contro ildolore. Si tratta del delta-8-te-traidrocannabinolo e del delta-9 - t e t r a i d r o c a n n a b i n o l o(entrambi classificati come so-stanze psicotrope dalla Conven-zione UN del 1971), cheagiscono sul sistema nervoso

centrale, inducendo il rilassa-mento dei muscoli, e scatenandoun' azione antinfiammatoria. I cannabinoidi agiscono sul

dolore riducendo le infiamma-zioni e abbassando la sensibilitàal dolore, ma i loro benefici nonsi limitano alle proprietà analge-

siche. I numerosi studi scienti-fici che hanno accompagnato larecente legalizzazione della can-nabis a scopo medico in diversiPaesi, hanno evidenziato nume-rose applicazioni terapeutiche.Diminuizione della probabilitàdi nausea e vomito nella che-

Nonostante i guadagni provengano da traffici illeciti, lemafie sono competitori legali nel sistema economico italiano

e, soprattutto, sono dotate di enorme liquidità

Una holding postmoderna e l’unica società ingrado di investire nel nuovo business: anchecon la legalizzazione la criminalitàorganizzata non sarebbe fuori dai giochi

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mioterapia del cancro. Allevia-zione delle contrazioni musco-lari nei pazienti con sclerosimultipla. Aumento dell’appe-tito, aiutando i malati di Aids ariprendere peso e diminuire lanausea.In quest’ottica la vendita in

farmacia della canapa assume-rebbe un nuovo significato. L’in-dustria farmaceuticacontinuerebbe ad avere i suoiprofitti e i malati potrebbero es-sere aiutati al meglio con unprodotto naturale. Si potrebbe inoltre mettere la

coltivazione della canapa sotto ilmonopolio di stato, e rivendereil raccolto alle industrie. Pensateche la filiera del tabacco in Italiaha un fatturato annuo di 18 mi-liardi di euro, e nulla lascia pen-sare che i proventi diun’ipotetica raccolta della ca-napa di stato possano essere in-feriori.La canapa, come materia

prima naturale, potrebbe sosti-tuire molte sostanze chimicheodierne e molti materiali inqui-nanti. La pianta della canapa èmolto resistente, può crescere adiverse latitudini, non necessitadi diserbanti o di erbicidi per es-sere coltivata e cresce media-mente più in fretta di qualsiasialtra coltivazione. Una pianta-gione di cannabis può arrivare aprodurre 25 tonnellate di bio-

massa su un solo ettaro di terracoltivato. La carta, i tessuti, i ve-stiti e tutti i prodotti di cotonepotrebbero essere realizzati conle fibre di canapa, più resistentied ecologiche.In campo alimentare poi l’olio

di canapa può sostituire qualsiasitipo di olio, contribuendo amantenere elastiche le arteriegrazie all’elevata percentuale digrassi insaturi (80%) e favo-

rendo il naturale processo di de-purazione dell’organismo.

Canapa come il tabacco, anzi meglio,seguendo la strada del monopolio di Stato:

una grande risorsa per le casse nazionali chepuò essere venduta a qualsiasi industria

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