Calcio2000 Magazine n. 191

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diretto da Fabrizio Ponciroli n.191 novembre 2013 L’enciclopedia del calcio CALCIO2000 pag.12 pag.58 pag.22 pag.44 pag.18 pag.36 “Che bella la Premier!!!” Esclusiva GIAC L’INGLESE pag.8 AI MIEI TEMPI ALLENAVO COSÌ BOLCHI E IL CALCIO SEMPLICE SPECIALE CHAMPIONS 2013/14 FAVORITE, STELLE, ROSE E TANTO ALTRO... SPECIALE FIFA 2014 EL SHA GIOCA ALLA GRANDE MITI DEL CALCIO RONALDO, L’ORIGINALE... ESCLUSIVA FELIPE “A PARMA PER RILANCIARMI” SERIE B RUBINO, L’UOMO DEI RECORD A NOVARA AD UN PASSO DALLA GLORIA ER MOVIOLA ANDRADE... pag.56

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Numero speciale con un'intervista in esclusiva a Giaccherini, approdato al Sunderland dopo tanta gavetta e tanti trofei con la Juve. Speciale poi dedicato a El Shaarawy, testimonial del nuovo Fifa 14. Da non perdere anche uno speciale Champions, con le debuttanti e le veterane a caccia della coppa dalle grandi orecchie! Infine tante rubriche dedicate al calcio del passato!

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diretto da Fabrizio Ponciroli

n.191novembre 2013

L’enciclopedia del calcio CALCIo2000

pag.12

pag.58

pag.22

pag.44

pag.18

pag.36

“Che bella la Premier!!!”

Esclusiva GIAC L’INGLESE

pag.8AI mIEI tEmpI ALLENAvo CoSìBoLChI E IL CALCIo SEmpLICE

SpECIALE ChAmpIoNS 2013/14FAvorItE, StELLE, roSE E tANto ALtro...

SpECIALE FIFA 2014EL ShA GIoCA ALLA GrANDE

mItI DEL CALCIo roNALDo, L’orIGINALE...

ESCLuSIvA FELIpE “A pArmA pEr rILANCIArmI”

SErIE B ruBINo, L’uomo DEI rECorD A NovArA

AD uN pASSo DALLA GLorIA Er movIoLA ANDrADE...pag.56

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3nov 2013calcio2000

tutti all’estero

l mondo cambia e, per non restare indietro, è necessario adeguarsi… e pure in fretta. La globalizzazione, termine tanto in voga recentemente, ha raggiunto anche il calcio italiano. Una volta, la sola idea di lasciare l’amata Italia, mette-va i brividi ai nostri calciatori, ora, invece, la soluzione “estero” è sempre più

presa in considerazione. L’orda azzurra che sta invadendo i vari campionati esteri è in rapida crescita. Ad ogni finestra di mercato, molti nostri giocatori, giovani e non, fanno le valigie e si lanciano in nuove avventura calcistiche. Giaccherini, probabilmente, sarebbe rimasto volentieri alla Juventus ma le logiche di merca-to, anche nel calcio, non lasciano spazio ai sentimentalismi. E, allora, aereo per l’Inghilterra e nuova maglia, quella del Sunderland. Un cambio di vita totale ma anche il fascino di misurarsi con un calcio, quello della Premier League, decisamente intrigante. Lo abbiamo sentito, per capire come procede l’am-bientamento e scoprire la vita da lord inglese del nuovo Giac. Ma, in questo numero, i contenuti sono davvero tanti. Da non perdere lo speciale Champions League. Favorite, possibili sorprese, stelle e giovani, un mare di curiosità e le rose di tutte le squadre ammesse alla fase a gironi. Gustoso anche lo speciale dedicato al chiacchierato El Shaarawy. In attesa di tornare grandissimo con il Milan, il Faraone si diletta a giocare a FIFA 14, di cui è testimonial, insieme ad un certo Messi, non proprio l’ultimo della pista… Spazio anche alle storie di calcio, con Er Moviola Andrade, il grande Bolchi e una carrellata sul vero Ronaldo, un mito del calcio… Ma veniamo a noi e agli argomenti caldi. Sto seguendo con attenzione lo svolgersi della questione razzismo e insulti vari nei

nostri stadi. Curve deserte, linea dura, tutti parlano di repressione necessaria e giusta, quasi ci sia un nemico da debellare a furia di mazzate sui denti. A me tutto

questo non torna. Io so solo che un amico, iscritto alla curva rossonera da anni e dal carattere più mite di un agnello, rischia, per colpa di pochi imbecilli, di guar-

darsi da casa diverse partite del suo amato Milan. Lui, tranquillo e posato, ha il suo posto in curva e, per tale motivo, se la curva sbaglia, lui paga. Signori, non credo che

sia questo il modo per risolvere i problemi. In Inghilterra, per tornare al nostro Giac, se dei pseudo tifosi provano ad insultare i giocatori, vengono isolati e poi cancellati per

sempre dagli stadi britannici, da noi si svuotano le curve, a prescindere dai colpevoli. For-se è anche per questo che tutti i Giac d’Italia prendono l’aereo… Buona lettura

idiretto da Fabrizio Ponciroli

n.191novembre 2013

L’enciclopedia del calcio CALCIo2000

pag.12

pag.58

pag.22

pag.44

pag.18

pag.36

“Che bella la Premier!!!”

Esclusiva GIAC L’INGLESE

pag.8AI mIEI tEmpI ALLENAvo CoSìBoLChI E IL CALCIo SEmpLICE

SpECIALE ChAmpIoNS 2013/14FAvorItE, StELLE, roSE E tANto ALtro...

SpECIALE FIFA 2014EL ShA GIoCA ALLA GrANDE

mItI DEL CALCIo roNALDo, L’orIGINALE...

ESCLuSIvA FELIpE “A pArmA pEr rILANCIArmI”

SErIE B ruBINo, L’uomo DEI rECorD A NovArA

AD uN pASSo DALLA GLorIA Er movIoLA ANDrADE...pag.56

di Fabrizio Poncirolieditoriale

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sommario191

6 LaboccadelleonediFabrizioPonciroli

8 IntervistaEsclusivaGiaccherinidiGabrieleCantella

12 SpecialeElShaarawydiFabrizioPonciroli

18 IntervistaEsclusivaFelipediThomasSaccani

22 SpecialeChampionsLeaguediElmarBergonzini

24 IntervistaEsclusivaTorricellidiElmarBergonzini

26 LefavoritediAndreaRosati

28 LestellediAntonioGiusto

30 IgiovanidiCarloTagliagambe

32 LecuriositàdiStefanoBenetazzo

34 StatisticheChampions

36 SerieB–RubinodiFabrizioPonciroli

40 RubricaLegaPro-CremonesediCarloTagliagambe

42 RubricaSerieD–SeregnodiNicolòBonazzi

seriea

altricampionatiitalia

serie A

44 Imitidelcalcio-RonaldodiLucaGandini

48 AccadeaNovembrediSimoneQuesiti

50 SpecialeChampionsLeaguediGabrielePorri

54 Dovesonofiniti?ZampagnadiAntonioLongo

56 Aunpassodallagloria-AndradediThomasSaccani

58 Aimieitempiallenavocosì-BolchidiPasqualeRomano

60 Spagna-Europaallaspagnola...64 Inghilterra-LarivincitadiArsene68 Germania-FaccenuoveinBundes72 Francia-Traiduelitiganti...

topcalcio

ilcalcioracconta

seVUoiilnUmerocompetoDistatisticHe

corriineDicola

lotroVialpreZZo

straorDinarioDi€ 3,90!!!

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5nov 2013calcio2000

sommario191Direttore responsabilealfonso Giambelli

Direttore eDitorialeFabrizio [email protected]

responsabile iniziative specialiriccardo [email protected]

caporeDattoresergio [email protected]

reDazionetania [email protected] boschi

Hanno collaboratoDaniele chiti, renato Maisani, antonio longo, Deborah bassi, luca Gandini, alvise cagnazzo, Gianpiero versace, luca Manes, Flavio sirna, paolo Mandarà, stefano De Martino, antonio Giusto, nicola pagano, eleonora ronchetti, simone Grassi, Gianluigi bagnulo, antonio vespasiano, Matteo perri, Francesco Del vecchio, antonio Modaffari, Gabriele porri, paolo camedda, alessandro basile, Francesco schirru, pasquale romano, elvio Gnecco, Dario lisi, Francesco ippolito, roberto zerbini, andrea rosati, silvia saccani, lorenzo stillitano, riccardo cavassi, antonello schiavello, alfonso scinti roger, elmar bergonzini, alessandro casaglia, simone Quesiti, pierfrancesco trocchi, stefano benetazzo, nicolò bonazzi, Gianni bellini, Francesco scabar, Daniele berrone, irene calonaci, simone beltrambini, Gabriele cantella

realizzazione GraFicaFrancesca crespi

FotoGraFie agenzia fotografica liverani

statisticHeaction GroUp srl champions league a cura di soccerdata

concessionaria esclUsiva per la pUbblicitàaction GroUp srlvia londonio 222o154 Milanotel. 02.345.38.338cell. 338.900.53.33e-mail: [email protected]

5nov 2013calcio2000

calcio2000

Numero chiuso il 30 settembre 2013

Il prossimo numero sarà in edicola il 15 novembre 2013

eDitore action Group s.r.l.via londonio, 22

20154 Milanotel: 02 345.38.338

Fax: 02 34.93.76.91

registrazione del tribunale di Milano n.362 del 21/06/97

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6 nov 2013calcio2000

Balo come cassano…Buongiorno Direttore,so che lei mi capisce e, infatti, chiedo la sua comprensione. Perché ci si ostina a puntare su Balotelli, lei ne ha un’i-dea? Questo fa quello che vuole, gioca per se stesso e, ap-pena le cose si mettono male, perde la testa. Questo è un altro Cassano, uno che ha avuto tutto dalla vita e non sa gestirsi. Se vuole faccio una previsione: tra cinque anni sarà ricordato come uno dei tanti talenti che potevano fare bene ma si sono persi per strada. Un’ultima cosa: Zapata il gol l’aveva anche segnato ma l’Uefa ha deciso di toglier-glielo, così non può festeggiare neanche il colombiano.Federico, Milano

Ciao Federico, partiamo da Zapata… Guarda, ero allo sta-dio, a seguire Milan-Celtic e, al gol di Zapata, sono impaz-zito. Durante l’intervista che avevo realizzato con lui avevo percepito chiaramente il suo desiderio di segnare il primo gol in rossonero, quindi ero felice per il suo gol. Purtroppo le regole Uefa sono chiare e, di conseguenza, c’è ben poco da fare. Passiamo a Balotelli. Purtroppo, ogni volta, ci rica-sca. Mi auguro sempre che possa imparare a controllarsi, a capire che, uno del suo rango, è destinato a scrivere pagine importanti ma, di continuo, ricade nei suoi cronici errori. A mio avviso, Super Mario è anche più forte di Cassano. Dovesse perdersi, il rammarico sarebbe doppio. Speriamo di sbagliarci…

i Flop Del campionatoEgregio Direttore,che bello rivedere Calcio2000 in edicola. È un piacere che ho ritrovato e che spero di godermi a lungo, quindi mi raccomando non mi faccia brutte sorprese. Spero che dia anche tanto spazio al mio amato Napoli. Ho una domanda da farle? Higuain è stato l’acquisto migliore di tutti, ma i peggiori quali sono? Io ci metto sicuramente Llorente, la Juve si è presa un bel pacco. Noi speriamo di non aver sbagliato con Zapata. Già mi viene in mente Edu Vargas, un alieno mai visto.Marcello, Napoli

Buongiorno Marcello, direi che si nota la sua passione per il Napoli… Higuain grandissimo colpo, al pari di Tevez, a mio avviso. Ci andrei piano con Llorente. Viene da diversi mesi passati quasi interamente a guardare e da un calcio, quello spagnolo, diverso da quello italiano e, in particolare, da quello predicato da Conte. Chi mi sta deludendo sino ad ora? Matri sta sprecando diverse occasioni al Milan, Cas-

Per scriverci – [email protected]

RICEVIAMO & PUBBLICHIAMODoverosa premessa: sono contro ad ogni forma di razzismo e, in generale, sogno una cultura sportiva di stampo inglese. Dopo la premessa, arriviamo subito al nocciolo della questione. Da giorni mi faccio questa domanda: “Perchè un “buu” fa indignare più di un “figlio di put...a?”. Negli stadi si sente ogni genere di insulto (Ibra e Materazzi ne hanno incassati di ogni sorta), eppure ciò che salta all’occhio sono gli insulti a livello razziale? Constant è l’ultimo esempio di un mal costume in cui alcuni tifosi italiani sono maestri...Non voglio giustificare nessuno o minimizzare l’ultimo caso Constant ma qualcuno può spiegarmi perchè si lasciano passare pesantissimi insulti alla persona e si grida allo scandalo se qualcuno attacca un giocatore di colore? Io non ho risposta...Anzi un’idea ce l’avrei... Forse agli insulti, diciamo così, “vecchio stile” siamo abituati e non ci facciamo neanche più caso. Se così fosse, allora sì che il problema sarebbe grave... Combattiamo ogni forma di razzismo ma andiamo anche oltre, pro-vando ad isolare chi insulta gratuitamente quel o questo giocatore, per un passaggio sbagliato o un tiro sbilenco, con epiteti che poco hanno a che fare con la cultura sportiva... Non rassegniamoci all’insulto gratuito, che sia razzista o no...Battaglia persa in partenza? Forse ma se solo uno di noi riuscirà a fare qualcosa in tal senso, sarebbe già un successo...Thomas, mail firmata…

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7nov 2013calcio2000

di Fabrizio Ponciroli

sano, in quel di Parma, non sta incidendo come dovrebbe, mi aspettavo di più anche da Joaquin e pure da Belfodil. Ma siamo solo all’inizio, dobbiamo dare ancora ampio credito a tutti quanti. I giudizi possono cambiare in fretta nel calcio…

il Gol inDimenticaBileCaro Direttore,chi le scrive è un vecchio tifoso interista. La mia lettera è semplice. Io ho visto giocare Rivera, sono di un calcio antico e più vero. Oggi sono tutti personaggi, tutti in TV, nessuno che ama il calcio vero. Io ho nel cuore il gol di Tardelli nel 1982, mi ricordo quel gol come se fosse oggi, un’emozione unica, impareggiabile, di quelle che ti porti dietro per sempre. Lei mi sembra un vero appassionato di calcio, lo vedo dagli articoli che scrive. Anche lei ha il suo gol indimenticabile?Cosimo, lettera firmata

Buongiorno Cosimo, innanzitutto mi perdoni se ho tagliato parte della sua lettera, è dovuto solo a questioni di spazio. Il gol indimenticabile? Bella domanda… Nel 1982 ero davve-ro giovane, avevo otto anni, difficile vivere certe emozioni

ad una simile età. Diciamo che ho tre momenti “forti” legati al calcio. Il rigore di Grosso al Mondiale 2006, il gol di Milito nella finale di Champions di Madrid e la rete di Del Piero a Tokyo, finale Coppa Intercontinentale. Che gioie, impareggiabili, uniche. Speriamo che ce ne siano altre…

RICEVIAMO & PUBBLICHIAMODirettore, mi affido a lei in quanto grande appassionato di figurine. Ho ritrovato i miei vecchi album di figurine, tutti completi. Vanno dalla stagione 1975/6 sino alla stagione 1983/84. Mi chiedevo che valore potessero avere… Sono tutti in perfette condizioni, con anche i risultati di tutte le partite segnate nell’apposita pagina. Mi sa dire se hanno un valore?Graziano, Como

Caro Graziano, certo che hanno un valore. Gli album Cal-ciatori (credo proprio che tu ti stia riferendo a quelli) non passano mai di moda. Diciamo che, quelli degli anni ’70, oscillano tra 70/120 euro l’uno, un po’ meno quelli degli anni ’80. Purtroppo hai un “piccolo” problema. Quello che tu credi sia un vantaggio, ovvero i risultati, immagino a penna, nella pagina risultati, in realtà è una pecca. Le scrit-te, ovunque siano, tolgono valore al pezzo ma, ripeto, non sono certo da regalare al primo che passa…

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8 nov 2013calcio2000

Giaccherinho, il vero JollY

a semi sconosciuto a uomo jolly della Nazionale, la carriera di Giaccherini è la conferma che, nel calcio,

non sempre è solo il puro talento a fare la differenza.. Dedizione e sacrificio, a volte, aprono le porte del paradiso… Calcio2000 lo ha intervistato, ora che ha deciso di mettersi alla prova, nuova-mente, in Premier League…Quando hai iniziato a correre dietro a un pallone e quali erano i tuoi so-gni? Giocavi per passione e basta o già immaginavi di poter fare di quella passione un giorno una professione?“Ho iniziato a dare i primi calci a un pallone all’età di 6 anni, nel Rassina che è la squadra di un paesino vicino a Tal-la, a 8 chilometri. Ho cominciato da lì nei pulcini, passando poi agli esordienti

D

intervista - emanuele giaccherini di Gabriele cantella

e via di seguito. Fino ai 15-16 anni co-munque, cioè fino a che non sono appro-dato al Cesena, non ho mai pensato di poter fare del calcio la mia professione. Anzi, fino ai 18 anni, ho vissuto questo sport semplicemente come una passione e un sogno”.Hai iniziato nel Bibbiena, società sa-tellite del Cesena, che nel 2002 ti ac-quista per poi girarti in prestito al Forlì, come arriva la chiamata del club romagnolo?“Avevo da poco compiuto 16 anni, mi-litavo negli Allievi del Bibbiena e per gli ultimi tre mesi di quella stagione fui chiamato a giocare in prima squadra in Promozione e realizzai 6-7 gol nelle ul-time 7-8 partite. Fu lì che il Cesena, so-cietà gemellata col Bibbiena, mi notò e cominciò a seguirmi con attenzione per

poi portarmi in bianconero nella Berretti l’anno dopo”.Durante la tua militanza nel Bibbie-na, uno scontro con un portiere av-versario ti causa l’asportazione della milza…“Il mio primo pensiero fu quello di do-ver smettere di giocare, ma poi i medici mi tranquillizzarono, spiegandomi che la milza non era un organo indispensa-bile per poter proseguire l’attività agoni-stica ed infatti ho sempre superato bril-lantemente tutti i test di idoneità e non ho mai avuto problemi”.Tra i tuoi soprannomi, oltre a “Giac-cherinho”, c’è anche “la Pulce di Talla”, come sei diventato “la Pulce di Talla”? Chi ti ha chiamato per la prima volta così e perchè? Qualche riferimento a Messi, per caso?

“con il sacrificio e la dedizione puoi arrivare laddove nessuno credeva avresti potuto”, il motto di emanuele giaccherini…

i

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9nov 2013calcio2000

Giaccherinho, il vero JollY“No, non c’è nessun riferimento. Quan-do iniziai a giocare in prima squadra al Cesena con mister Bisoli allenatore, co-minciarono a chiamarmi così, ma non fu qualcuno in particolare, che io sappia, a darmi questo soprannome”.Quando giocavi nel Bellaria Igea Ma-rina, causa un brutto infortunio, hai pensato di smettere e andare a lavo-rare in fabbrica, perchè? E cosa ti convinse invece a non arrenderti e a insistere?“Non si trattava di quella stagione, bensì di quella successiva a Pavia. Subii una serie di infortuni nel Bellaria che mi costrinsero a star fermo quasi tutto l’an-no ma fu al termine del campionato di C2 col Pavia che pensai di smettere di giocare, perchè nonostante avessi fatto bene in quella stagione, realizzando an-che 10 gol, vedevo comunque che il mio club di appartenenza, il Cesena, non aveva fiducia in me, tanto che al mio rientro fui messo fuori rosa. Fu in quel momento che pensai di tornare a casa e di cercarmi un lavoro normale, ma poi, per mia fortuna arrivò mister Bisoli, che mi diede fiducia, mi gettò nella mischia e non mi fece più uscire”.

Bisoli ti ha aperto le porte del calcio… Quanto ha contato Bisoli nella tua carriera?“Tanto. Il mister Bisoli è stato una delle persone più importanti nella mia carrie-ra e gli devo tanto, perchè in quel fran-gente in cui il Cesena mi aveva messo fuori rosa, lui mi diede una maglia per un’amichevole estiva precampionato e quello fu senz’altro il punto di svolta per me. Avevamo fiducia l’uno nell’altro e questa fiducia è stata ampiamente ripa-gata da entrambe le parti”.Dopo la tua prima stagione in Serie A, con il Cesena, è arrivata la chiamata della Juventus, qual è stata la tua pri-ma reazione? Ci hai creduto subito?“Ero a un anno dalla scadenza del mio contratto con il Cesena e non soltanto la Juve mi stava seguendo. Fu un’estate un po’ particolare quella, perché decisi di non rinnovare col Cesena e arrivò la chiamata della Juve, che per me fu come un fulmine a ciel sereno. Quando il mio procuratore mi chiamò, a pochi giorni dalla chiusura del mercato, mi pare fosse il 21 di agosto, rimasi esta-siato da questa notizia e accettai subito. Dopo 4-5 giorni infatti approdai alla Ju-

Come e quando è avvenuto l’incontro con Emanuele?“È avvenuto molti anni fa, a una selezione a Firenze. notai che c’era un bambino decisamente più bravo degli altri, contattai il padre, roberto, e da allora le nostre strade non si sono più separate”.Qual è il segreto di Emanuele?“l’esser riuscito a fare al Maracanà le stesse cose che faceva in c2 col Pavia”.Ha capito subito che Emanuele avrebbe fatto così tanta strada?“non ho mai avuto di queste intuizioni magiche, ma ho sempre creduto in lui. emanuele è stato la più grande soddisfazione della mia carriera, perché ha sempre dovuto lottare contro i pregiudizi di chi pensava non potesse farcela”.Adesso che gioca in Premier, tornerà un giorno in Italia? “Penso proprio di sì, perchè ha ancora 28 anni e giocherà sicuramente almeno fino ai 34-35 “.Cosa si augura per il futuro di Emanuele?“Gli auguro di chiudere la carriera in italia in una società di livello che lo apprezzi e poi di godersi la vita insieme alla sua splendida famiglia, nella sua talla”.Vuol far l’allenatore?“lui non ha mai parlato di voler fare un giorno l’allenatore, ma se ne intende tantissimo. saprò risponderti alla prossima intervista... (ride, ndr)”.

i l p e n s i e r o d i V a l c a r e g g i

ventus”.Alla Juve ti ha voluto Conte, uno che ti ha sempre stimato…“Io mister Conte lo sentii un anno pri-ma, quando vinsi il campionato di Serie B con il Cesena. In quell’occasione mi chiamò e mi disse che avrebbe voluto portarmi con sé a Siena, ma lo ringraziai e gli risposi che volevo giocarmi le mie carte in Serie A col Cesena. Penso che il parere del mister Conte abbia influito per un buon 99% sul mio passaggio alla Juve, la sua volontà fu sicuramente de-cisiva per il mio approdo a Torino”.Con Conte sei diventato grande…“Penso sia stato fondamentale, perchè approdare alla Juve mi ha dato l’op-portunità di fare un notevole salto di qualità. Infatti, ho potuto giocarmi le mie carte in una squadra in cui milita-no i più grandi calciatori attualmente in circolazione, cosa non facile per me che arrivavo dal Cesena, ed ho addirittura conquistato la nazionale, con la quale ho già ottenuto 17 presenze. Quindi, ripeto, mister Conte è stato fondamentale per la mia carriera e soprattutto per la mia affermazione ad alti livelli”.

Due gli scudetti vinti da Giaccherini con la Juventus

si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini

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10 nov 2013calcio2000

intervista - emanuele giaccherini

Poi però sei stato costretto a lasciare la Juventus…“È stata una decisione molto sofferta, perchè, pur essendo contento di essere approdato al Sunderland, manifestando più volte tutto il mio entusiasmo per questa scelta, è comunque normale che quando sei alla Juventus e quindi al top, subentri un po’ di tristezza nel lasciare una squadra di quel livello e soprattutto dei compagni con i quali hai vinto due scudetti e una Supercoppa negli ultimi due anni. Per me è stata un’esperienza bellissima quella vissuta in bianconero, perchè la Juve mi ha dato tanto e spero di aver lasciato anch’io un buon ricordo. È stata una scelta difficile, però adesso son felice di esser qui e di vivere questa nuova avventura che per me è entusia-smante”.Al tuo arrivo al Sunderland hai tro-vato Di Canio, poi esonerato.... Simi-litudini e differenze con Conte?“Se c’è qualcosa che può avvicinarli, quella cosa è il temperamento, perchè si tratta di due allenatori che vivono molto la partita, che manifestano entrambi le proprie emozioni. Uno degli aspetti in-vece in cui sono diversi è il fatto che, mentre il mister Di Canio si allenava con noi calciatori, come fosse ancora un calciatore anche lui, mister Conte pre-feriva soltanto dirigere l’allenamento”.Sei stato la rivelazione dell’ultima Confederations Cup, nella quale hai anche segnato al Brasile, che effetto ti ha fatto? Ci ritenterai al Mondiale?“Il gol al Brasile è sicuramente una delle mie gioie più grandi dal punto di vista professionale, perchè giocare con la nazionale contro il Brasile e segnare una rete così, per di più in casa loro, è stata un’emozione indescrivibile. Un at-timo prima del mio gol lo stadio era una bolgia, l’attimo dopo calò un silenzio surreale. Sono sensazioni irripetibili. Al

mondiale spero innanzitutto di poterci essere, perchè in un anno possono suc-cedere tante cose. Quindi mi auguro di essere nei 23 e farò di tutto per esserci, poi vedremo cosa accadrà, comunque vivo alla giornata e cerco ogni giorno di dimostrare di poter continuare a indos-sare la maglia azzurra”.Prandelli ti ha sempre chiamato in Nazionale, anche quando giocavi poco, dimostrando di avere fiducia in te e difendendoti dalle critiche in-giuste di chi non ti riteneva all’altezza della maglia azzurra, come sei riusci-to a conquistare il CT e cosa invece ti ha conquistato di lui?“Penso di aver conquistato il mister con la mia voglia, con il mio entusiasmo, con il mio spirito di sacrificio, con la dedizio-ne che metto sempre negli allenamenti, con la mia duttilità. Infatti, da quando ho cominciato a giocare in Nazionale, il mi-ster mi ha schierato in più ruoli e credo sia importante per un allenatore disporre di un calciatore da poter impiegare in diverse posizioni. Del mister Prandel-li mi hanno colpito tante cose, come il

saper cambiare modulo in corsa durante le partite e soprattutto l’aver saputo cre-are un gruppo solido e compatto. A tal proposito, Gigi Buffon mi ha detto una volta che è davvero raro trovare all’in-terno di una Nazionale così importante e blasonata come quella italiana un grup-po tanto unito come il nostro e di questo va dato merito al mister. Questa è una Nazionale che ha riportato entusiasmo, una nazionale innovativa, di cui mister Prandelli è il principale artefice”.Del Giaccherini calciatore conoscia-mo ormai tutto, ma il Giaccherini uomo, padre, marito, figlio, chi è?“Sono una persona che dedica alla pro-pria famiglia tutto il tempo che ha a di-sposizione. Il calcio è il mio lavoro, la mia passione, ma nella vita le cose più importanti sono mia moglie e i figli. Di conseguenza, quando rientro a casa dall’allenamento o dalla partita, cerco di essere un padre presente, un marito attento e credo di riuscirci anche abba-stanza bene”.Cosa ti intriga della Premier League? Lì, uno come te, con grandi mezzi tec-nici, si sentirà a casa sua…“È un campionato che va interpretato nella giusta maniera, perchè diverso da quello italiano, è più fisico, più istintivo, magari meno tattico rispetto al nostro. Un campionato nel quale penso di ave-re tutte le carte in regola per poter far bene. Un campionato molto affascinan-

Il rapporto tra Prandelli e Giaccherini è ottimale, la duttilità dell’ex Juve è apprezzatissima dal CT.

Giaccherini nelle FiGurine panini

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11nov 2013calcio2000

Giaccherinho, il vero JollY

te, perchè gli stadi sono sempre pieni e si respira un’atmosfera diversa da quella italiana”.C’è chi dice che tu potresti fare faville come fece un certo Zola…“Quello che ha fatto in Premier Gian-franco è qualcosa di straordinario, a me basterebbe fare anche molto meno. Sono qui per conquistarmi il mondiale con il Sunderland, ho scelto questo pro-getto perchè mi affascinava e mi sono completamente calato in questa nuova realtà. Cercherò sempre di fare del mio meglio”.Che differenze hai notato con l’am-biente inglese? In Italia la pressione pare decisamente diversa…“Di sicuro in Italia c’è molta più pres-sione, perchè, al contrario che in Inghil-terra, da noi ci sono numerose testate giornalistiche che parlano solo ed esclu-sivamente di calcio. Qui puoi cammina-re tranquillamente per strada senza che qualcuno ti fermi per chiederti una foto o un autografo. Il sabato lo stadio è pieno, ma durante la settimana, ognuno vive la propria vita, calciatori e tifosi”.Cosa ti hanno detto i tuoi nuovi com-pagni appena arrivato?“Mi hanno accolto subito bene, mi co-noscevano per avermi visto in azione in Confederations Cup e non c’è stato bi-sogno di presentazioni. Molti li cono-scevo, avendo avuto modo di giocarci contro a livello internazionale. All’i-nizio ho avuto qualche difficoltà con la lingua, ma adesso con l’inglese sta andando sempre meglio e a due mesi dal mio arrivo posso dire di essermi in-tegrato bene”.Sai che Di Canio è un tipo non facile, vero?“Sicuramente il mister ha un carattere particolare, ha molto temperamento ed è un allenatore che può dar tanto, perchè riesce a tirar fuori il meglio dai propri calciatori. A volte i suoi modi possono sembrare forse un pochino ec-cessivi, ma fanno parte del suo caratte-re, diciamo così, sanguigno”.*Di Canio non è più il tecnico del SunderlandSaresti contento se alla fine della pri-ma stagione al Sunderland raggiun-gessi quale traguardo?

“Sarei contento se alla fine riuscissimo a raggiungere la salvezza, perchè noi lot-teremo per quest’obiettivo. Cercheremo di ottenerla al più presto e una volta ac-quisita, prenderemo tutto ciò che in più dovesse arrivare. Vogliamo inoltre far bene anche nelle coppe nazionali”.Con chi scambierai la maglietta in Premier? Un giocatore alla quale la chiederai di sicuro è?“La chiederò di sicuro a Van Persie e a Lampard”.Per chiudere, ma come sei riuscito a diventare così grande? Te lo saresti

mai immaginato?“Con tutta sincerità, neanche nei sogni più belli avrei immaginato di poter rag-giungere traguardi del genere nell’arco di 3-4 anni. Nel corso della mia carriera, anno dopo anno, ho salito dei gradoni, scalando le varie categorie, dalla C2 col Pavia, alla B col Cesena, fino alla Serie A con la Juve e all’Europeo con la nazionale. Il bello del calcio è anche questo: col lavoro, col sacrificio, con la dedizione, con la voglia, puoi riuscire ad arrivare in alto, laddove magari nessuno credeva avresti potuto”.

Al Sunderland, Giaccherini sarà protagonista, ancor di più che nella Juventus

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12 nov 2013calcio2000

nato per Giocare…

stato mio padre il primo a darmi un pallone da cal-cio. Avevo 1 o 2 anni e già mi portava in giro e,

appena si poteva, mi faceva calciare il pallone”. Parole e musica di Stephen El Shaarawy, uno dei talenti più brillanti in circolazione. Che fosse nato per giocare, bene, a calcio, lo si era capito presto. Già quando scorrazzava nel Legino, a 10/11, era conteso da Genoa e Sampdoria, non proprio due club banali… Diventato genoano per volontà del padre (decisa-mente di fede rossoblù), a soli 16 anni assapora la Serie A (contro il Chievo). Un altro segnale che conferma come il Faraone sia un predestinato. Del Piero, tanto per fare un esempio, ha esordito a

“è

speciale - stephan el shaarawy di Fabrizio Ponciroli

18 anni nel massimo campionato italia-no. Vero, esordire giovanissimo in Serie A non equivale ad essere un campione ma El Sha brucia le tappe, restando con i piedi per terra e continuando a regala-re gemme di classe purissima. Prima si fa notare a Padova, club di cui ha un ri-cordo fantastico (“Quando arrivi in una squadra e sei un ragazzo giovane, non è mai facile. Tendi a metterti in disparte ed, invece, a Padova tutti mi hanno su-bito fatto sentire importante, mi hanno coinvolto sin dal primo giorno ed è sta-to molto bello per me”, ricorda…), poi, in punta di piedi, si veste di rossonero. Quattro gol al suo primo anno al Milan, ben 19 (16 in campionato), nella stagio-ne 2012/13, quella della consacrazione.

Di colpo il ragazzino d’oro diventa una stella. Tutti lo osannano, tutti lo voglio-no. Si sa, quando diventi grande, anche le critiche si ingigantiscono. Ma El Sha sa stare al suo posto, la famiglia non lo abbandona mai e, allora, la crescita può continuare. Ora c’è una lunga stagione da onorare, con tante responsabilità in più, come quella di essere sulla cover di FIFA 14, il gioco del calcio per eccel-lenza…

L’UOMO CHE L’HA LANCIATOSe El Shaarawy ha bruciato le tappe, buona parte del merito va anche a Mi-chele Sbravati, l’uomo che, di fatto, ha scoperto il Faraone e l’ha portato, giovanissimo, al Genoa: “Ha doti in-

inatteso, osannato, criticato, richiesto, el shaarawy a soli 2o anni, è già una star, tanto da finire sulla cover di FiFa 14…

S

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13nov 2013calcio2000

Messi ed el shaarawy in cover, non male… Finalmente il videogioco del calcio è a disposizione di tutti. Una nuova edizione con un sacco di novità, a partire dalla Pure shot e dalla rinnovata fisica della palla, il tutto per trasformare i tiri, rendendo più verosimile ogni tentativo di finalizzazione e più gratificanti le conclusioni. il gioco ricrea le vere, grandi partite di calcio grazie alla nuova protezione della palla, che spingerà i giocatori a creare gioco a centrocampo e gestire il ritmo della gara. inoltre, la nuova, rivoluzionaria tecnologia del movimento di

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14 nov 2013calcio2000

nate – racconta – In particolare riesce a fare giocate tecniche di un quoziente di difficoltà allucinante, ad una velocità impressionante. È questo che lo rende unico. Nello scatto nel breve, nella pro-gressione, nella rapidità palla al piede, ricorda il primo Kakà. Nel reparto of-fensivo può interpretare qualsiasi ruolo: attaccante esterno, seconda punta, forse solo il centravanti puro non è il ruolo a lui più congeniale…”. Insomma, su El Sha si va sul sicuro… Eppure, nono-stante tutto quello che è riuscito a fare sino ad ora, c’è chi non è convinto del-le sue qualità. È bastato un periodo di siccità in zona gol (tra l’altro, il giovane rossonero non ha caratteristiche da attac-cante da 15/20 gol a stagione) per inizia-re a metterlo in discussione. E dire che, di giovani classe 1992, in Italia non è che ce ne siano poi tanti migliori di lui…

I CLASSE 1992…El Shaarawy è un classe 1992. Una clas-se d’oro se si considerano i tanti talenti nati in quell’anno magico. Oltre al Fa-raone, infatti luccicano altri potenziali fuoriclasse. Come non citare Verratti. Cresciuto nel Pescara, ora milita nel favoloso PSG, al fianco di gente come Ibrahimovic e Cavani. Passiamo poi a Lamela. Dopo aver fatto benissimo nel-la Roma, si sta confrontando con la Pre-mier League, nelle fila del Tottenham. Ovviamente fa un certo effetto anche il nome di Neymar, nuovo astro del Bar-cellona, anche lui classe 1992. Il brasi-liano, numeri alla mano, pare destinato a lasciare il suo segno nei prossimi anni a

nato per Giocare...speciale - stephan el shaarawy

venire. Sempre in Spagna gioca un certo Isco, altro terribile ragazzo del 1992 che sta incantando con la casacca del Real Madrid. In Germania, nella Bundes, è in rapida ascesa, invece, Goetze, stella del Bayern Monaco di Guardiola. Non vi bastano? Beh, ci sarebbero anche i vari Belfodil, Longo, Casemiro, Taider, Obiang, Carroll, Morata, De Sciglio, Coutinho e la lista potrebbe continuare ancora…

ORA CON BALO…I punti interrogativi su una convivenza tra El Sha e Balo sono all’ordine del giorno. Tutti gli esperti si interrogano sull’effettiva compatibilità dei due, Col-lovati, uno che di calcio ne mastica, ha

una sua personale visione: “Non penso che sia tanto una questione di El Sha e Balo ma, in generale dei compagni di reparto di Balotelli. SuperMario è uno abituato a fare il bello e il cattivo tempo in area e adora chi non gli pesta i pie-di. Chi può farli convivere al meglio è Allegri. Se lascia El Shaarawy largo a sinistra e Balotelli o a destra (con Ma-tri al centro), o al centro, allora possono andare bene insieme. Il problema è se Allegri decide di continuare a giocare con il trequartista. A quel punto per il Faraone tutto diventa più complicato. Comunque, a mio giudizio, c’è il modo di farli rendere entrambi al meglio, ma serve il 4-3-3, impostato nella maniera corretta”.

El Sha scherza con Balo, i due, secondo diversi addetti ai lavori, non sarebbero compatibili

sempre concentrato, mai in fallo, eppure anche il Faraone ha i suoi punti deboli. non parliamo di limiti sul campo da calcio ma di un paio di vizzi che si porta dietro da tempo, in particolare parliamo di shopping e taglio di capelli. iniziamo dall’amore per la moda. “Qualche volta mi regalo qualche aperitivo e, sì, esco per fare shopping. Milano è la città della moda e a me piace vestirmi, quindi lo shopping me lo concedo”, rivela. Una passione che la stella rossonera condivide con altri giocatori del Milan, ad esempio balotelli, un altro che adora fare shopping per le via della città meneghina. Ma c’è un altro vezzo che si porta dietro il Faraone ed è anche ben visibile. Parliamo della sua inconfondibile cresta. “il mio parrucchiere è salvo. È di arenzano (poco più di 11 mila abitanti, in provincia di Genova), un paesino vicino a dove abito. Da tre anni è il mio parrucchiere di fiducia, è lui che mi taglia i capelli…”. shopping, cresta bene in vista e ora anche il videogame giusto per andare sempre in rete…

I “ P U N T I D E B O L I ” D I E L S H A

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15nov 2013calcio2000

ADRENALYN XL 2013-14 è lo sta-dio PANINI. Uno stadio che si crea solamente collezionando le cards, squadra per squadra, nel raccoglitore che si trova esclusivamente all’interno dello Starter Pack.Sul sito ufficiale si potrà imparare tutto quello che è necessario sapere su Calciatori Adrenalyn XL: le regole del gioco, le caratteristiche delle di-verse sezioni in cui sono suddivise le cards, le indicazioni per trovare le preziosissime cards Limited Edition e le informazioni per partecipare alla nuova edizione dei tornei ufficiali CAL-CIATORI ADRENALYN XL 2013-14.Tante informazioni che, insieme alla Guida Ufficiale che trovi con il Mega Starter Pack (in tutte le edicole), ti aiuteranno a creare una squadra vin-cente e a diventare un vero campione di Calciatori Adrenalyn XL!CARD BASE Ben 260 cards, il corpo della collezio-ne. Per ogni squadra di Serie A sono presenti 13 giocatori. Puoi trovare qui le speciali card dedicate ai capitani e alle stelle di ogni squadra. CARD NEW GENERATIONIl set dedicato ai giovani calciatori sui quali brilla la stella di un radioso futuro…CARD IDOLOSono i beniamini delle tifoserie, una serie di 20 idoli della curva (1 x squa-dra) con valori di gioco migliorati ri-spetto alle versioni base.CARD MUROSono i migliori portieri della Serie A. Una selezione di 9 super portieri, i mi-gliori della categoria. CARD CAMPIONE Valori di gioco eccezionali per gioca-tori eccezionali! Sono quelli che deci-dono le partite…

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16 nov 2013calcio2000

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17nov 2013calcio2000

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18 nov 2013calcio2000

ricomincio Da parma…

rrivato in Italia a soli 15 anni, Felipe è diventato, in breve tempo, uno dei mi-gliori difensori in circola-

zione. In maglia Udinese ha entusiasma-to, meno con la Fiorentina. Dopo aver ripreso confidenza con il campo a Siena, il brasiliano ha scelto Parma per tornare quello di un tempo... Lo abbiamo inter-vistato per saperne di più del ragazzo che ha segnato anche al Camp Nou contro il Barcellona dei Ronaldinho, Messi ed Eto’o…Ciao Felipe, allora cominciamo dai tuoi primi passi e dall’incontro con Gerolin…“Beh, ho iniziato un po’ come fanno tutti in Brasile. Da piccolo giocavo sempre a pallone, mi piaceva. Poi sono entrato nella squadra della mia città, mi hanno messo a giocare in difesa per la mia al-tezza e, poi, a 15 anni, Gerolin mi ha por-

a

intervista - Felipe di thomas saccani

tato in Italia…”.15 anni non sono un’età un po’ delica-ta per un giovane calciatore per lascia-re il proprio Paese?“Onestamente è stato un bel salto e non è stato affatto facile. Fino a quel mo-mento, ero sempre rimasto a casa, non ero mai uscito dalla mia città. Ricordo che Gerolin mi chiese se volevo fare un provino con l’Udinese e io risposi che ne sarei stato felice. Ricordo che parlai con i miei genitori. Allora c’erano tante voci sui giovani che venivano ingaggiati da club esteri, c’era il rischio di perdersi. Ma l’Udinese era una squadra rispettata e, quindi, decisi, insieme ai miei genito-ri, di provarci e, alla fine, tutto è andato per il meglio. Ricordo che mia mamma non era molto d’accordo (Ride)”.Come è stata l’accoglienza a Udine?“Fantastica, Udine è una bellissima città e mi sono trovato subito benissimo. Loro

sono molto attenti a tutto, davvero una grande società…”.Udinese con cui sei diventato un gio-catore importante, di prima fascia… Come ci sei riuscito?“Ho avuto la fortuna di arrivare giova-nissimo, quindi ho fatto Allievi e Prima-vera in maglia bianconera, ho avuto tutto il tempo di imparare a giocare a calcio all’italiana… Questo mi ha aiutato tan-tissimo nella mia crescita”.Chi è stato fondamentale, più di altri, in questo processo di crescita?“Non ho dubbi: Spalletti. Mi ha aiutato tantissimo, lui è un tipo molto since-ro che ti dice sempre quello che pensa, senza giri di parola. Poi, tutto quello che dice, resta tra te e lui. All’esterno difen-de sempre i propri giocatori, una qualità che ho sempre apprezzato. E poi Pizarro. Quando hai davanti a te uno così, è più facile rendere (Ride)”.

dopo la sfortunata esperienza in viola, Felipe vuole tornare protagonista nel club del centenario…

i

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19nov 2013calcio2000

Nell’anno del Centenario, Felipe vuole dare il suo contributo alla causa dei ducali

ricomincio Da parma…All’Udinese hai segnato diversi gol, c’è qualcuno a cui sei legato partico-larmente?“Ovviamente al gol al Barcellona. Gara di Champions, Camp Nou, vado in rete e vedo il mio nome sul tabellone al fianco di quello di Ronaldinho… Non è che ti capita tutti i giorni… Poi quello era un Barcellona incredibile con gente come Ronaldinho, Messi, Eto’o, insomma for-se il più talentuoso di sempre. Un gol che non dimenticherò mai…”.Tutto bene all’Udinese poi, arrivato a Firenze, qualcosa non funziona…“È stato scritto molto su questo mio passaggio alla Fiorentina… Si è det-to che mi rompevo sempre quando, in realtà, io ho avuto un problema grosso alla caviglia e, per un disguido tecnico, un problema dovuto ad un’ernia ingui-nale. Arrivare a Firenze è stato un passo importante, sono arrivato in un periodo di cambiamenti. Mi hanno pagato tanto (quasi 9 milioni di euro ndr) e questo ha inciso parecchio. Come se non bastasse, ho sempre giocato da terzino, ruolo che non ho sentito mio, insomma non è an-data bene, un peccato…”.Lo scorso anno, invece, a Siena hai giocato con regolarità…“Avevo un gran bisogno di giocare. Devo ringraziare Antonelli e Cosmi (suo allenatore a Udine ndr) che hanno credu-to in me. Sapevo della forte penalizza-zione e che non sarebbe stato facile ma sono stato contento della mia scelta. Ho giocato con continuità, ho ripreso confi-denza con il campo, peccato solo per la retrocessione ma, per il resto, è stato im-portante per me andare a Siena…”.Poi, in estate, hai spostato il progetto Parma…“Con il mio procuratore ero stato chiaro: non volevo andare all’estero ma volevo giocare ancora in Italia. Quando mi ha prospettato la possibilità di andare a Par-ma non ci ho pensato un attimo e non ho chiesto nulla, ho solo accettato. Sapevo che si trattava di una società seria e con ambizioni importanti. Conoscendo il di-rettore Leonardi, non avevo nessun dub-bio sulla destinazione e, infatti, non ci ho pensato un solo secondo”.Una stagione importante per il Parma,

“Quando ero piccolo, il mio idolo era Gamarra. all’inter non ha fatto grandi cose ma ti assicuro che, in brasile, era una furia. era il mio modello, faceva sempre la cosa giusta”. Parole di Felipe. il difensore dei ducali si riferisce a carlos Gamarra. Paraguaiano, è una leggenda nel proprio Paese tanto che, ancora oggi, è il giocatore ad aver indossato più volte la maglia della nazionale (110 presenze, con due reti all’attivo). Difensore arcigno e dotato di grande dinamismo e, come si suol dire, di “garra”, non ha condotto una vita banale. Padre a soli 16 anni, con tre sorelle e due fratelli, è sempre stato un giramondo del calcio. Ha legato il suo nome, tra le altre, alle casacche di international, benfica, corinthians, Palmeiras, atletico Madrid e anche inter. in nerazzurro gioca dal 2002 al 2005 (il suo nome lo fa l’allora allenatore dell’inter Hector cuper), collezionando poche presenze (27 in totale) ma portandosi a casa almeno una coppa italia. nel 1999 doveva andare alla roma, su consiglio di capello, un altro rapito dalla sua grande determinazione. insomma, parentesi nerazzurra a parte, non proprio l’ultimo della pista… Una curiosità. Gamarra è stato l’idolo di gioventù anche di un certo thiago silva…

l’ i d o l o d i f e l i p e

si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini

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20 nov 2013calcio2000

ricomincio Da parmaintervista - Felipe

Felipe ed Amauri, avversari ai tempi di Udinese e Palermo, ora sono compagni di squadra

che festeggia i 100 anni, ma anche per te per rilanciarti definitivamente…“Verissimo. Tutti ci teniamo a fare una buonissima stagione, la squadra è di qua-lità e abbiamo il dovere di fare del nostro meglio per portare a casa il miglior risul-tato possibile. Indubbiamente la concor-renza non manca ma sappiamo di essere una buona squadra. A livello personale, voglio dare tutto me stesso per il Parma. Voglio pensare solo a lavorare e a fare del mio meglio. Ci tengo tanto a ripagare la fiducia che mi è stata data…”.Come ti hanno accolto a Parma?“La città è una meraviglia, davvero splendida. A livello di spogliatoio non ho avuto nessun problema. Conoscevo già tanti giocatori che sono ora a Parma, da Amauri a Gobbi, poi Cassani, Munari, Parolo, Marchionni e tanti altri. Insom-ma, non è stato affatto un problema, anzi mi è sembrato come tornare da vecchi amici”.In avanti ci sono due calibri di Amauri

Felipe, difensore in forza al Parma, indossa le asics letHal tiGreor 6. Modello rinnovato della gamma calcio asics, di elevato contenuto tecnico. e’ realizzato per chi cerca ammortizzazione, leggerezza e comfort. CARATTERISTICHE TECNICHE: • HG10mm (Heel Gradient 10mm differenza di spessore tra parte posteriore ed anteriore) • intersuola in solyte. • eXternal Heel coUnter contrafforte esterno per una maggiore stabilità e protezione nella zona del tallone. • two density insole (sottopiede di montaggio a doppia densità): 45º anteriore e 67º posteriore. • tomaia in pelle pieno fiore con parte posteriore in microfibra. • linguetta: in mesh, consente un’ottima traspirazione. • top lingua dalla particolare forma avvolgente. • Fodera interna antiscalzamento per un comfort eccellente. - suola in uno speciale materiale leggero: lytech. • speed concept (gesto atletico velocizzato): - incavi nella parte anteriore della suola (flex groove) per facilitare il movimento delle dita del piede e ottimizzare la flessibilità. - Forma e posizionamento dei tacchetti per migliorare la tenuta sul terreno in fase di spinta. • nella suola it il particolare posizionamento dei tacchetti facilita il cambio direzionale e migliora la tenuta sul terreno. sUola: Disponibile nelle versioni it (con tacchetti intercambiabili) e st (tacchetti fissi) per le differenti condizioni di terreno.

le scarpe di felipe

e Cassano, non proprio malaccio come coppia…“Amauri lo conosco da tempo, so che giocatore è e cosa può dare. Cassano lo conoscono tutti e poi, lo si vede ogni al-lenamento, ha una voglia pazzesca. Sì, non è male come coppia (Ride)”.Come va con la cucina, mi dicono che ti piace improvvisare…“(Ride) Mi piace mangiare, non cucina-re… Ci ho provato qualche volta ma mi vengono piatti insignificanti, quindi me-glio pensare a mangiare…”.Una volta terminata la carriera da calciatore, quindi non ti butterai sul mestiere da cuoco?“No, direi di no… Penso che darò una mano a mia moglie che ha un negozio a Udine, credo che farò questo…”.Semplice, umile e con un gran senso della famiglia. Felipe ha il desiderio di mostrare, nuovamente, il suo vero valore e a Parma ci sono le condizioni ideali af-finché questo possa avvenire…

Felipe nelle FiGurine panini

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21nov 2013calcio2000

LA GRANDE StORIA DEI DERBY: PALERMO – CAtANIAAutori: Rosario Carraffa, Daniele Di FrangiaCasa Editrice: Edizioni della Sera

Al calendario del campionato di Serie A man-ca certamente “qualcosa”, quel quid in più per rendere ancora più intrigante la stagione. Una sfida che ha acceso le passioni calcistiche di migliaia di tifosi siciliani, e non solo, negli ultimi sette anni ma che trova le sue radici nella storia delle due principali città dell’isola. La discesa del Palermo negli inferi della cadetteria ha infer-to un duro colpo ai fan rosanero ma, allo stesso tempo, ha privato i supporters etnei della gara più attesa: il derby contro i “cugini”. Alla storia della sempre appassionante sfida tra Palermo e Catania è dedicato il libro scritto a quattro mani dai giornali-sti Rosario Carraffa e Daniele Di Frangia e pubblicato da Edi-zioni della Sera, con prefazioni di Gaetano Vasari e Gionatha Spinesi. Una partita che vale sempre oltre, e molto di più, dei punti in palio sul campo e che affonda le proprie tensioni e motivazioni nell’atavica rivalità tra le due città, da sempre “in lotta” per primeggiare dal punto di vista istituzionale e socio–economico. Una partita macchiata da una data: 2 febbraio 2007. Fuori dallo stadio Massimino va in scena la guerriglia urbana, a perdere la vita è l’ispettore di polizia Filippo Raci-ti. “Quel derby rappresenta certamente il punto più basso non solo nella storia delle partite tra Palermo e Catania ma, probabilmente, anche del calcio italiano, da quel momento più di qualcosa è cambiato sia nelle coscienze dei tifosi sia sotto il profilo dell’organizzazione delle manifestazioni sporti-ve, - osserva Daniele Di Frangia, uno dei due autori - il der-by siciliano negli ultimi anni si è, comunque, contraddistinto

per fair play e correttezza sugli spalti. Natural-mente, non si potrà mai cancellare ciò che è successo in quel giorno maledetto”. Emozioni, ricordi, aneddoti di derby sempre accesi, a prescindere dalla categoria in cui sono stati di-sputati. “Il derby che i tifosi rossazzurri non di-menticheranno mai è certamente lo 0-4 dell’1 marzo 2009 al Barbera: il Catania ha vinto po-chissime volte sul campo dei cugini, riuscire a farlo con così ampio margine e anche grazie allo splendido gol di Peppe Mascara, messo

a segno da centrocampo, ha rappresentato l’apoteosi”. E sul fronte rosanero? “I tifosi del Palermo sicuramente non dimenticheranno mai il derby del 23 ottobre 2000 in cui il Palermo si è imposto per 5-1, il risultato più largo della storia dei derby tra le due compagini siciliane, - sottolinea l’altro autore Rosario Caraffa, - ma anche il derby del 14 dicembre 2010 (3-1 per il Palermo) con la tripletta di Javier Pastore, unico giocatore ad aver messo a segno tre reti nel derby di Sicilia. Senza tralasciare la vittoria per 2-0 in casa etnea il 9 novembre 2003”. Altri confronti sono stati caratterizzati da un maggior equilibrio: “I derby più spettacolari credo siano stati due, - ricorda Di Frangia - il 3-3 del Barbera, in Serie B, il 19 aprile 2003 con un continuo botta e risposta tra Zauli e Maniero da una parte e Martusciello ed Oliveira dall’altra; poi c’è la vittoria per 5-3 del Palermo, sempre al Barbera, il 20 settembre 2006 al ritorno del Catania in A”. Un derby, quello di Sicilia, che si spera si possa presto nuovamente ammirare sul palcoscenico maggiore dell’italico calcio.

di antonio longo

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22 nov 2013calcio2000

tutte per un soGno…

e stelle sono illuminate purché ognuno possa un giorno trovare la sua”... Improbabile che Antoine

de Saint Exupéry, pensasse alla Cham-pions League, ma quando inizia la com-petizione europea più importante di stel-le ce ne sono tante eccome. E di curiosità per questa edizione ce ne sono più che mai, a cominciare proprio dalla prima squadra del girone A: come sarà il Man-chester United senza sir Alex Ferguson? Dove potranno arrivare i red devils? Ba-yer Leverkusen, Real Sociedad (che ha umiliato il Lione con un 4-0 complessi-vo nei play off) e Shaktar Donetsk sono avversari complicati. Il Real Madrid di Ancelotti va a caccia della “decima”. Per riuscirci dovrà battere la Juventus e il Galatasaray di Drogba e Sneijder. I turchi l’anno scorso riuscirono nell’im-presa di superare il girone nonostante le

“l

speciale champions league di elmar bergonzini

due sconfitte iniziali, quindi non dateli mai per spacciati. Antonio Conte, inve-ce, ha la possibilità di valutare subito se le partenze di Giaccherini e Matri abbia-no realmente indebolito i bianconeri che dopo aver dominato il campionato ita-liano l’anno scorso vorrebbero tornare ad alzare la cresta anche in Europa. Nel girone C c’è invece il Psg di Ibrahimo-vic e Cavani. I parigini, guidati ora da Blanc, faranno meglio dell’anno scorso, quando vennero eliminati ai quarti dal Barcellona con un doppio pareggio? Il girone con Benfica, Olympiakos e An-derlecht è ampiamente alla portata. Al-tre due pretendenti al titolo sono state inserite nel girone D: il Bayern, cam-pione in carica, ha cambiato tantissimo rispetto all’anno scorso. In panchina c’è Guardiola, in campo Thiago Alcantara e Goetze. La sfida con il Manchester City è intrigante, ma la qualificazione non è

in discussione considerando la differen-za di livello tecnico con Viktoria Plzen e Cska Mosca. Discorso simile vale per il Chelsea di Mourinho: nel girone E l’uni-ca a poter impensierire (ma neanche tan-to) è lo Schalke 04 di Boateng, le altre (Basilea e Steaua Bucarest) sono le av-versarie adatte per consentire a Samuel Eto’o e Willian di inserirsi negli schemi tattici dei blues. L’anno scorso i londine-si vennero retrocessi in Europa League (che poi vinsero), due anni fa trionfaro-no in Champions: se è vero che non c’è due senza tre, anche quest’anno verrà alzato un trofeo internazionale. Quale? Il girone più interessante ed equilibrato sembra essere quello F: oltre al Napoli ci sono infatti il Dortmund, finalista del-la passata stagione che in campionato è partito meglio dell’anno scorso, il Mar-siglia del giovane Tahuvin (trascinato-re della Francia Under 20 ai mondiali

tante pretendenti, una sola brillerà di luce propria, la champions league è iniziata…

S

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23nov 2013calcio2000

tutte per un soGno…estivi), ma anche l’Arsenal di Ramsey, Ozil e Podolski. I gunners l’anno scorso soffrirono nel girone (passarono come secondi dietro allo Schalke) e vennero eliminati con estrema facilità dal Bayern agli ottavi, quest’anno Wenger non può fallire. I tifosi napoletani possono però essere fiduciosi: Benitez è l’unico al-lenatore nella storia del calcio ad aver vinto sia l’Europa League che la Cham-pions League nel giro di 12 mesi (nel 2004 alzò al cielo la Coppa Uefa con il Valencia, l’anno successivo trionfò ad Istanbul con il Liverpool nella storica finale contro il Milan), e chissà che non voglia ripetersi quest’anno dopo aver vinto a maggio l’Europa League con il Chelsea… Tutte possono passare, tutte possono finire al quarto posto. Higuain e il tecnico spagnolo faranno di tutto per ripagare la fiducia del presidente De Laurentiis e dei tifosi partenopei. Equili-brato, ma dal tasso tecnico più contenu-to il girone G: l’Atletico Madrid di Da-vid Villa ha messo in seria difficoltà il Barcellona nella Supercoppa Spagnola, ma Zenit (allenato ancora da Spalletti) e Porto (che è riuscito a trattenere Jackson Martinez) non sono avversari semplici.

Appare spacciato invece l’Austria Vien-na. L’ultimo girone è quello del Milan: ben 16 Coppe dei Campioni in un unico raggruppamento. Questa statistica non deve però spaventare. Proprio come i rossoneri, anche Ajax e Celtic non pos-sono essere considerate fra le preten-denti al titolo. Fra gli olandesi spiccano i nomi di Bojan (che in Italia ha deluso e che anche in Eredivisie non è partito benissimo) e Poulsen, e non c’è da sor-prendersi se in campionato nelle prime cinque giornate sono arrivate solo due vittorie. Il Celtic, preso a schiaffi dalla Juventus negli ottavi della scorsa edi-zione, ha seriamente rischiato di uscire contro i kazaki dello Shakhter Karagan-dy (i cui giocatori, prima della gara con gli scozzesi, per ottenere buona sorte, hanno sacrificato una pecora). Certo, i campioni di Scozia sono riusciti a ribal-tare il 2-0 dell’andata, ma la loro fragi-lità difensiva è fin troppo tangibile. Ba-lotelli, El Shaarawy, Matri e Kakà non dovrebbero aver difficoltà a pungere. Proprio il brasiliano segnò uno splendi-do gol al Celtic durante i supplementari negli ottavi di finale della Champions del 2007, cioè l’ultima volta che i rosso-

Tutti alla caccia del Bayern, campione in carica

neri si laurearono campioni d’Europa. A far preoccupare Allegri può essere solo la cabala: l’unica Coppa dei Campioni vinta dagli scozzesi fu proprio a Lisbona (dove si giocherà la finale il 24 maggio prossimo), ma da quell’edizione sono passati oltre 40 anni. Curioso il fatto che non ci siano formazioni all’esordio in Champions, con il Real Madrid che resta così la società con più presenze (44 partecipazioni), con Manchester City, Napoli e Real Sociedad che, da questo punto di vista, sono invece le più pove-re (sono tutte alla quarta apparizione). Fra i migliori dieci bomber della storia della Champions l’unico a giocare sarà Leo Messi, che con 59 reti è attualmen-te terzo, ad un solo gol dall’olandese Ruud van Nistelrooy e a 12 lunghezze dallo spagnolo Raul. Le dodici marca-ture dell’argentino nella Champions del 2010-2011 o le 14 dell’edizione suc-cessiva consentirebbero alla “Pulce” di diventare il migliore di sempre. Per per-mettergli di raggiungere anche tale tra-guardo gli è stato affiancato il brasilia-no Neymar, che di assist si intende non poco. È ottobre, si illuminano le stelle, comincia la Champions.

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24 nov 2013calcio2000

i ricorDi Di torricelli

oreno Torricelli è sta-to uno dei protagonisti delle cavalcate europee della Juventus anni No-

vanta che tra il 1995 ed il 1998 giunse tre volte in finale, vincendo solo alla primo appuntamento contro l’Ajax. Noi di Calcio2000 l’abbiamo senti-to per rivivere i suoi ricordi sul suo passato in Champions con la maglia bianconera ma anche con quella della Fiorentina nella stagione 1999/00 ma anche per sentire le sue previsioni per l’attuale edizione del massimo trofeo continentale.Il suo esordio in Champions, quali sensazioni e ricordi?“Ricordo emozioni di grandissima aspettativa: arrivare nella competizio-ne massima allora era veramente “tan-ta roba” perché quella volta bisognava vincere lo scudetto o arrivare secondi

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intervista - moreno torricelli di Francesco scabar

per poter partecipare alla Champions”.Alla prima partecipazione in Cham-pions League arriva subito la sua prima e unica Champions League in bacheca, all’Olimpico di Roma la Juventus batte ai rigori l’Ajax di Van Gaal detentrice del trofeo, un suo pensiero su quell’annata…“Facemmo davvero una grande caval-cata perché inizialmente nessuno ci dava per favoriti, poi strada facendo abbiamo visto che potevamo giocar-cela contro tutti, è stata davvero una cosa fantastica…”.Si sa che il punto di forza delle squa-dre di Marcello Lippi è sempre sta-ta la compattezza del gruppo. In una recente intervista però Peruzzi ha affermato che il vero segreto di quella Juventus era Gianluca Vialli, è d’accordo con questa affermazio-ne del suo ex compagno?

“Credo che Vialli sia stato veramen-te l’esempio per quella squadra, al-dilà del campo: anche al di fuori era uno che aiutava tutti quanti, lui c’era sempre a prescindere dal giocatore. Condivido in pieno l’affermazione di Peruzzi”.Arriviamo ad un’altra finale, que-sta volta persa contro il Borussia Dortmund: torti arbitrali, numerosi ex nelle file del Borussia (Paulo Sou-sa, Kohler, Reuter, Moller), alcune scelte tecniche discutibili di Marcel-lo Lippi, Moreno Torricelli però in campo non c’era…“Ero infortunato, è stata una sconfitta inaspettata, anche perché c’eravamo incontrati tante volte con il Borussia negli anni precedenti e l’avevamo sempre battuto. Come sempre in una partita secca se non si è al 100% di-venta difficile contro tutti, noi erava-

campione d’europa contro l’ajax, l’ex bianconero conosce il piacere della champions…

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25nov 2013calcio2000

i ricorDi Di torricellimo arrivati all’appuntamento un po’ scarichi. Lippi non mise Del Piero perché aveva problemi, aveva avuto un risentimento muscolare, ci pote-va stare anche questo tipo di scelta, è sempre facile parlare a posteriori”.Nella stagione successiva iniziano anche le grandi sfide con il Manche-ster United che caratterizzeranno tutto il biennio 1997-99. Sir Alex Ferguson disse questa frase: “Non guardate la tattica, non guardate la tecnica, quella ce l’abbiamo anche noi, voi dovete imparare ad avere quella voglia di vincere!” Un gran complimento quello di Sir Alex…“Se c’era una caratteristica di quella squadra era proprio la grande coesio-ne del gruppo: tutti per uno uno per tutti, questo motto è stato l’emblema di quella Juve che dal 1992 al 1998 dominava in Italia e anche in Europa, nonostante avessimo perso ben due fi-nali su tre”.Nel 1997/98 un’altra finale persa, questa volta contro il Real Madrid di Jupp Heynckes, quali sono stati

secondo il suo punto di vista i motivi di quella sconfitta?“È difficile dare ora una giustifica-zione: noi in quella partita avemmo un po’ di sfortuna, il Real aveva nel complesso più fame perché era arri-vato malissimo in campionato e per loro era la classica partita della vita. In novanta minuti così tirati ci stava l’episodio che sbloccasse la situazio-ne: ricordo anche il gol di Mijato-vic in fuorigioco, ci sono state tante circostanze che hanno portato alla sconfitta, noi sbagliammo anche tan-te occasioni. Loro comunque avevano potuto gestire meglio le risorse perché noi avevamo vinto la settimana pre-cedente il campionato, questo ti porta sempre inconsciamente a rilassarti un po’…”.Stagione 1999/00, Torricelli è con la Fiorentina del suo maestro Gio-vanni Trapattoni, ha un suo ricordo particolare dell’impresa di Wem-bley firmata Batistuta contro l’Ar-senal?“Fu una grandissima vittoria, fummo l’ultima squadra a vincere a Wembley prima che lo rifacessero, io purtroppo non giocai quella partita per infortu-nio, fu qualcosa di indimenticabile!”.Conte può ripetere l’impresa del 1995/96?“Conte ce la metterà sicuramente tut-ta, non si accontenterà di fare la com-parsa in Champions League. Attual-mente però c’è un divario tecnico tra le squadre più forti d’Europa e la Ju-ventus. Credo però che la Juve possa giocarsela contro chiunque”.Qualche aneddoto particolare sull’attuale mister della Juventus?“Di Antonio ho ricordi tutti positivi. Ricordo che s’infortunò nella finale contro l’Ajax, uscì qualche minu-to prima della fine del primo tempo, purtroppo invece che festeggiare con noi si fece quattro giorni d’ospedale... Al mio debutto in Champions ricordo inoltre il suo gol contro il Borussia Dortmund e tanti altri ricordi piace-voli”.Uno sguardo adesso sulle tre italia-ne, dove possono arrivare Milan,

Juventus e Napoli? Quale delle tre è attrezzata meglio per arrivare più in fondo possibile?“Aldilà del divario tecnico già accen-nato in precedenza con le squadre de-gli sceicchi le italiane hanno comun-que un bagaglio tecnico/tattico che altre squadre non hanno: giocare con-tro Juventus, Milan e Napoli non è mai semplice per nessuno. Saranno deter-minanti le partite dentro-fuori, tutte e tre possono tranquillamente giocarsi il passaggio del turno, poi conterà mol-to la condizione fisica e soprattutto la fortuna. Mai dire mai, assolutamente, altrimenti giocherebbero solo quelle quattro squadre…”.Passiamo adesso tre domande sec-che: la sua favorita?“Il Bayern Monaco in quanto squadra detentrice del trofeo”.La rivelazione?“È difficile poter dire qualcosa in tal senso: il Borussia Dortmund non la considero ormai più un outsider. Spe-ro sia un’italiana”.La stella della prossima Champions League?“Spero che Balotelli diventi decisivo come lo è in Serie A e in Nazionale, credo molto anche in una definitiva esplosione di Hamsik”.

Torricelli si gode la sua amatissima Champions

Torricelli è l’esempio di come si può diventare grandi con il sacrificio e l’impegno

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26 nov 2013calcio2000

un pronostico impreveDiBile!

onclusi i sorteggi della fase a gironi e chiuso anche il mercato è tempo di azzarda-re un pronostico per la più

affascinante e imprevedibile competi-zione europea. Quali, tra le 32 squadre in lizza, sembrano meglio attrezzate per arrivare in fondo alla corsa? Quali po-trebbero stupire tutta Europa e alzare la Coppa al cielo contro tutti i pronostici?

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speciale champions league di andrea rosati

Stilare una lista di favorite non è sempli-ce quanto sembri, perchè se una rosa nu-mericamente e qualitativamente all’al-tezza è indispensabile affinché un Club possa essere considerato realisticamente tra i favoriti alla vittoria, i criteri inva-riabili finiscono qui. Poi entrano in ballo l’esperienza dei giocatori, la bravura nel prevenire cali di forma e la buona sorte nell’evitare infortuni ai propri calciato-

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Bayern Monaco:I tedeschi sono campioni in carica e hanno vinto anche il campionato tedesco, la Coppa di Germania e la Supercoppa tedesca. Mica male come base di partenza! Non bastasse, i bavaresi hanno deciso di affidare la guida della squadra a Pep Guardiola e non hanno lesinato gli investimenti sul mercato ingaggiando l’enfant prodige Mario Götze dal Borussia e Thiago Alcantara dal Barcellona.Data la radicalità dei cambiamenti fatti ci vorrà tempo per rodare la squadra e magari serviranno battute d’arresto inattese ma credo che il Bayern sia la grande favorita della competizione.Sulla strada verso la gloria resta tuttavia un avversario particolare per Guardiola e il suo Bayern, ovvero la cabala: finora nessuno infatti ha vinto la Champions League per due volte di fila.Dalle parti di Monaco sperano che una rivoluzione della squadra possa trasformarsi nella ricetta giusta per sconfiggere anche la legge dei grandi numeri.

Barcellona:Archiviata purtroppo prematuramente l’era di Tito Vilanova, il Barcellona si affida a Gerardo Martino per tornare sul tetto d’Europa dopo due anni di digiuno.La concorrenza è agguerrita e per una volta l’organico dei blaugrana non sembra essere quello meglio assortito tra le concorrenti in lizza, soprattutto in difesa: il gla-diatore Puyol lamenta sempre più acciacchi, Piqué non brilla quanto qualche anno fa e Mascherano fatica nell’adattarsi al nuovo ruolo, così la retroguardia dei catalani è meno impermeabile del solito. Difficile vincere la Champions League con una difesa ballerina come potrebbe essere quella del Barcellona, però se esiste una squadra in grado di smentire tutti quanti e arrivare al trofeo a suon di gol è proprio questa – sarà quindi interessante scoprire se l’aver puntato tutto sulle qualità offensive si rivelerà un’intuizione giusta da parte del Club.

ri, oltre alle capacità dell’allenatore nel tenere tutto il proprio gruppo sull’attenti e nel preparare ogni partita. Dopo ma-tura riflessione e con la consapevolezza dell’altissimo rischio di smentita cate-gorica da parte del campo, ecco nero su bianco una lista di quattro favorite per il titolo e due possibili sorprese. Data la difficoltà del compito, siate magnanimi nel vostro giudizio!

le FavoriteFORMAZIONE TIPO (4-2-3-1)

neuer

lahm dante Boateng alaba

J. martinez schweinsteiger

Kroos ribéry müller

mandzukic

allenatore: Josep guardiola

FORMAZIONE TIPO (4-3-3)

valdes

d. alves piqué puyol J. alba

Busquets Xavi iniesta

allenatore: gerardo martino

neymar messi pedro

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27nov 2013calcio2000

un pronostico impreveDiBile!Real Madrid:Nemmeno il tempo di festeggiare l’arrivo Bale che in casa Real Madrid sono iniziate le grane: prima l’arrabbiatura di mezzo spogliatoio per la cessione di Özil all’Arse-nal, poi le dichiarazioni di Zidane che ha definito ingiustificata la cifra investita per strappare il mancino gallese al Tottenham. Chi ben comincia...Baruffe a parte, Ancelotti ha in mano una squadra decisamente ben equipaggiata per dare l’assalto alla tanto agognata decima Coppa dei Campioni per il Madrid, toccherà a lui trovare l’assetto giusto. Con tantissime ali in squadra, un solo trequartista e una sola punta a disposizione molto probabilmente vedremo un Real Madrid con Xabi Alonso in cabina di regia, Khedira a fare da mastino e quattro giocatori là davanti liberi di fare il bello ed il cattivo tempo a piacimento, svariando sul campo a seconda dell’ispirazione. Pochi altri allenatori al mondo sanno costruire uno spogliatoio ar-monioso quanto l’italiano, dopo anni di “maretta” potremmo finalmente scoprire un Real Madrid unito e solidale, una bella novità che potrebbe rivelarsi vincente.

Juventus:Sottovalutata da molti osservatori, la Juventus rientra di diritto tra le favorite della competizione perché poche altre squadre hanno avuto una continuità di rendimento paragonabile a quella dei bianconeri di Antonio Conte. Accumulata esperienza grazie alle grandi sfide della scorsa stagione, confermati i giocatori migliori e aggiunta la qualità di Tevez, Llorente e Ogbonna, la Juventus ha fatto un grande passo avanti nella percezione che si ha del Club all’estero: da corazzata imbattibile in Italia e inesperta in Europa a squadra temibile anche al di là delle Alpi e cliente scomodo per chiunque. Manca forse un regista che possa far rifiatare Pirlo, l’unica fonte di gioco della Juventus: soffocato lui, si rischia di veder affondare tutta la squadra e in una competizione dura come la Champions League si sa che tutto è permesso – anche una marcatura a uomo vecchio stampo. Urge una strategia di riserva per esaltare un gruppo di giocatori con uno spirito senza eguali.

le possiBili sorpreseCHELSEA e BORUSSIA DORTMUND, occhio alle outsiders!A Londra è tornato lo Special One e con lui anche gli investimenti sul mercato, così il Chelsea sembra ben attrezzato per competere. L’assenza di trascinatori che siano regolarmente in campo rischia però di pesare perché né Lampard né Terry possono garantire le oltre 50 partite a stagione previste dal calendario del Chelsea.Lo spirito di squadra sarà fondamentale per le fortune dei Blues e non è affatto sicuro che, a differenza di quanto successo all’epoca del trionfo con l’Inter, Mourinho possa contare oggi sulla stessa dedizione mostrata allora da Sneijder, Pandev e Milito. L’e-quilibrio tanto caro al manager portoghese non sarà facile da trovare con caratterini come quello di Hazard e davanti la dipendenza da Eto’o rischia di essere eccessiva. Dalle parti di Dortmund invece sperano di recitare lo stesso ruolo dell’anno scorso pur avendo perso Götze, passato al Bayern Monaco. Trattenuto controvoglia Lewan-dowski, serviranno i gol del polacco e le serpentine di Reus per ribaltare di nuovo le gerarchie europee.Ripetersi ad alti livelli è estremamente complicato e le sfide con Arsenal, Napoli e Marsiglia metteranno in evidenza fin da subito ogni eventuale difetto tra le fila dei gialloneri. Di certo le qualità ci sono tutte per arrivare ancora una volta all’atto finale, vedremo se i giocatori di Klöpp vorranno esserci con la stessa determinazione mostrata nella passata stagione.

FORMAZIONE TIPO (4-2-3-1)

casillas

arbeloa s. ramos pepe marcelo

Khedira X. alonso

iscoBaleronaldo

Benzema

allenatore: carlo ancelotti

FORMAZIONE TIPO (3-5-2)allenatore: antonio conte

Buffon

Barzagli Bonucci chiellini

marchisio pirlo vidal

llorente

lichtsteiner

reus

tevez

FORMAZIONE TIPO (4-5-1)

cech

ivanovic d. luiz cahill cole

lampard oscar

willian

hazard

ramires

eto’o

allenatore: José mourinho

FORMAZIONE TIPO (4-2-3-1)allenatore: Jürgen Klöpp

weidenfeller

pizszcek hummels subotic

gundogan Bender

lewandowski

mkhitaryan

asamoah

aubameyang

schmelzer

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28 nov 2013calcio2000

le stelle nelle FiGurine panini

le stelle Della champions…

areth Bale, 11. Undici: il suo numero di maglia; i milioni di euro che perce-pirà annualmente dal Real

Madrid; le partite sin qui disputate in Champions League. Per giunta, in un’u-nica edizione: 2010-11, in cui il sogno del suo Tottenham fu infranto ai quarti di finale proprio dalle Merengues che un biennio più tardi l’hanno cooptato per tentare l’ennesimo assalto alla famige-rata ed agognatissima “décima”.Trovandosi al cospetto del più costo-so atleta nell’ultracentenaria storia di questo sport, sorge spontaneo un raf-fronto di natura anagrafica con l’alfa e l’omega del calcio contemporaneo: Cristiano Ronaldo e Leo Messi. Una volta spente le ventiquattro candeline,

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speciale - le stelle di antonio Giusto

entrambi potevano vantarsi di aver già sbaciucchiato sia il Pallone d’oro che la coppa dalle grandi orecchie. Gareth, che dovrà confrontarsi con aspettative che noi umani possiamo semplicemente limitarci ad immaginare, non deve però crucciarsi a causa della scarsa precocità nell’affollare la propria bacheca: Franck Ribéry, eletto UEFA Best Player in Eu-rope 2012-13, a ventiquattr’anni aveva indossato una manciata di volte la ma-glia del Bayern Monaco, e la Cham-

pions League non l’aveva neppure mai annusata.Introdotti in tal modo i migliori gioca-tori dell’ultima edizione, siamo costretti dal cristallino talento di Isco a gravi-tare ulteriormente in ottica madrilena. Eh sì, perché se il faccione di Bale ha monopolizzato le copertine calcistiche del globo, sono stati i gol del 23 a far sorridere il nostro Carlo Ancelotti all’al-ba della sua prima stagione spagnola. Il prodotto della cantera valenciana è

si parte da Bale ma la lista dei fuoriclasse “europei” è davvero infinita…

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le stelle Della champions…costato un quarto del collega gallese, eppure - secondo gli esperti - è desti-nato a fare addirittura meglio. Chiudia-mo la parentesi “blanca” sottolineando che, oltre ai già citati Bale, Ronaldo e Isco, si ritroveranno a convivere nella medesima metà campo anche Benzema e Modrić. Con Di María ed il promet-tentissimo Jesé a scalpitare in panchina. Buona fortuna, Carletto.Sull’altra sponda della diarchia ispani-ca, quella blaugrana, è invece sbarcato il mediaticamente devastante Neymar. Costato poco più della metà di Bale, che poi son comunque 57 milioni d’euro, in Brasile è una star anche e forse so-prattutto quando slaccia gli scarpini. A Barcellona avrà l’onore - e l’onere - di accarezzare il pallone assieme a Messi, Xavi ed Iniesta: la Trimūrti del tiqui-taca. Preceduti da un’abbacinante fama, giustificata da successi e virtuosismi tecnici, non necessitano di presentazio-ne alcuna.Veniamo dunque alla Premier League, che offre il primo Manchester United senza Ferguson, stella più splendente di Old Trafford nell’ultimo quarto di secolo: van Persie ed il bizzoso Rooney sono, sulla carta, gli uomini da tener d’occhio. Curiosità per Fellaini. E per il Chelsea, sulla cui panchina è tornato a sedersi José Mourinho. Per quantità e qualità degli interpreti, i Blues sfog-giano probabilmente il secondo miglior reparto d’attacco in Europa, dietro solo al Madrid: ad Hazard, Oscar e Mata, si sono aggiunti Schürrle, De Bruyne, Wil-lian ed Eto’o. Senza dimenticare vec-chie volpi come Terry, Čech e Lampard. Capitolo Arsenal: una sola, sostanziale ed intrigantissima novità, Mesut Özil. Costato ai Gunners 50 milioni di euro, dovrà convivere con Cazorla ed ispirare Giroud. Magari, protetto da un Wilshe-re che - ci si augura - possa raggiungere livelli d’assoluta eccellenza sino ad ora

preclusigli da un domino di infortuni. Chiude la carrellata albionica un Man-chester City cui il mercato ha portato in dote Jesús Navas, Negredo, Jovetić e Fernandinho. Che la baracca siano nuo-vamente costretti a tenerla in piedi Yaya Touré e Kompany, magari supportati da Agüero e Džeko, è il timore dei tifosi. Pellegrini invece si augura di approdare alla fase ad eliminazione diretta, sin qui tabù per il fantastilionario Mansour bin Zayed.Saltato fuori il discorso concernente la penisola araba e le spese folli dei più illustri rappresentanti di questa regio-ne, è impossibile non questionarsi su cosa proponga il Paris Saint-Germain di Nasser Al-Khelaïfi. Thiago Silva è il miglior difensore del pianeta, Zlatan Ibrahimović un collezionista di titoli na-zionali: tocca a Cavani regalare una di-mensione europea alla sua nuova squa-dra. Perché a quella vecchia ci sta già pensando Benítez, coadiuvato dai gol di Higuaín. Ma il faro del Napoli, a parere del sottoscritto, è un altro e si chiama Marek Hamšík. La Serie A ci propone anche un Milan che, a causa dell’invo-luzione di El Shaarawy e nonostante il ritorno di Kaká, oltre alla classe e l’ira-scibilità di Balotelli offre ben poco. E la Juventus, che con gli innesti di Tévez e Llorente si augura di poter finalmente concorrere per arrivare sino in fondo: la fame di Vidal e Pogba, e l’orologio inclemente con Buffon e Pirlo, possono e devono far sognare la tifoseria.Chi, invece, un trionfo non può neanche permettersi di sognarlo, c’è. Ma vuol to-gliersi quantomeno lo sfizio di sfoggiare qualche gioiello: Jackson Martínez il Porto, Óscar Cardozo il Benfica, l’inte-ressantissimo Bernard lo Shakhtar Do-netsk, Klaas-Jan Huntelaar lo Schalke 04, Mathieu Valbuena il Marsiglia, Arda Turan l’Atlético Madrid, Igor’ Akinfeev il CSKA Mosca, Stefan Kießling il Ba-

yer Leverkusen, Sneijder e Drogba il Galatasaray.Per il gran finale, serbiamo le due fina-liste dell’ultima edizione. Il Borussia Dortmund di Klopp, che ha visto il Ba-yern Monaco sganciare con nonchalan-ce 37 milioni d’euro per sottrargli il fu-nambolico Mario Götze, si è consolato con un paio d’acquisti di primo piano, scovati in lande poco avvezze al grande calcio: Armenia e Gabon, Henrik Mkhi-taryan e Pierre-Emerick Aubameyang. Lewandowski l’han legato alla sedia, Hummels e Gündoğan, ma soprattut-to Reus, son rimasti di loro spontanea volontà. I campioni in carica, invece, hanno aggiunto al proprio pantheon pal-lonaro (Ribéry, Robben, Schweinstei-ger, Neuer, Lahm, Müller...) due coppie di piedi da leccarsi le orecchie: quelle di Thiago Alcántara e del già celebrato Götze. Esplicitamente richiesti, entram-bi, dall’individuo che avrà l’onore di adagiare le proprie natiche sulla panchi-na dell’Allianz Arena in questa succu-lenta stagione: Pep Guardiola. Fuori i telescopi, ché le stelle della Champions League iniziano a splendere!

Ibrahimovic alla ricerca della benedetta prima Champions

si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini

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30 nov 2013calcio2000

i nuovi talenti Della champions 2.0 13-14

iceva il poeta francese Ar-thur Rimbaud che “quando si ha diciassette anni, non si fa mai niente sul serio”. Ep-

pure la storia recente della Champions League ci insegna che, per vincere la coppa dalle grandi orecchie, il dina-mismo e l’esplosività dei talenti più giovani è un elemento fondamentale, per non dire imprescindibile. Gli allo-ra giovani Messi e Cristiano Ronaldo hanno trascinato, a suon di reti, le ri-spettive squadre al trionfo continenta-le, mentre un coraggiosissimo Borussia Dortmund, dall’età media di appena 24 anni, ha visto recentemente sfumare il sogno proprio sul più bello contro i ben

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speciale - i giovani di carlo tagliagambe

più esperti rivali del Bayern Monaco. Giovani e Champions, un binomio perfetto, già ben rodato nelle piccole realtà, specie nei paesi emergenti, ma sempre più in voga anche nelle grandi squadre.L’Arsenal di Wenger, ad esempio, ha sposato da anni la filosofia di investi-re sui giovani, sacrificando i successi nell’immediato, ma costruendo al con-tempo un’ossatura solida e ben registra-ta per gli anni a venire. E allora ecco i vari Jenkinson, Wilshere e Chamber-lain, che già quest’anno si giocheranno il massimo trofeo continentale da tito-lari a neanche 22 anni di età. Per non parlare dell’ultimo arrivato in ordine di

tempo alla corte del tecnico alsaziano: si tratta del francese Yaya Sanogo, at-taccante classe 1993 prelevato in estate dall’Auxerre dopo un mondiale under 20 vinto da assoluto protagonista con la nazionale transalpina. Anche sull’altra sponda del Tamigi, Josè Mourinho ha scelto di puntare su elementi di sicuro avvenire come il trequartista belga De Bruyne, rientrato al Chelsea dall’anno in prestito al Weder Brema, o l’olande-se Van Ginkel, pagato a peso d’oro dal Vitesse, a cui il tecnico di Setubal ha scelto di affidare le chiavi della linea mediana. Cambiando città, ma non pae-se, anche il Manchester United ha inve-stito, e parecchio, su talenti emergenti:

giovani alla riscossa... ecco i nomi dei migliori prospetti d’europa!

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31nov 2013calcio2000

tra questi, l’esborso più importante ha riguardato Adnan Januzaj, gioiellino kosovaro ma di passaporto belga che, a neanche 18 anni, avrà la possibilità di allenarsi con il suo idolo Ryan Giggs, dal quale lo separano all’anagrafe ben 22 anni d’età! Sempre a Manchester, ma sponda City, è già stato trovato l’e-rede designato di Edin Dzeko: si tratta dello svedese di chiare origini italiane John Guidetti, che si presenta al City of Manchester Stadium dopo i venti gol siglati la scorsa stagione con la maglia del Feyenord. In Germania invece, dove i giovani la fanno da padroni da ormai alcuni anni, il Borussia Dortmund ha scelto di pun-tare tutto su Jonas Hofmann, prodotto del vivaio dell’Hoffenheim e arrivato in giallonero per dare fantasia e velo-cità al reparto offensivo: ala vecchia maniera, Hofmann è già un elemento chiave dell’under 21 tedesca. Anche lo Schalke 04 è una squadra che, da sem-pre, punta sui giovani. I due Knappen più interessanti rispondono ai nomi di Kyriakos Papadopoulos, difensore ap-pena 22enne ma già con l’esperienza di un veterano e di Julian Draxler, centro-campista offensivo di sicuro avvenire dotato di un tiro da lontano definito ‘spettacolare’ dalla stampa tedesca. Il Bayer Leverkusen invece mette sul ta-volo il talento del giovanissimo talento di origine turca Emre Can, ‘scippato’ al Bayern Monaco campione di tutto, che avrà sulle sue spalle il difficile compi-to di risollevare il rendimento europeo delle ‘aspirine’ insieme all’attaccan-te coreano Son Heung-Min, arrivato dall’Amburgo per circa 10 milioni di euro.Anche in Spagna si pensa, eccome, al futuro. Mettendo da parte il caso del Barcellona che, da circa dieci anni a questa parte, punta tutto sui prodotti della sua Cantera, anche le due madri-lene presentano, tra le proprie fila, ele-menti degni di nota. Il Real tenterà di valorizzare Jesé Rodriguez, centravanti tutto pepe già definito dalla stampa ibe-rica il ‘Balotelli di Spagna’. Dopo aver letteralmente preso a testate un arbitro alla tenera età di 15, Jesé ha messo la

testa posto usando la fronte solo per i colpi testa, che lo hanno reso la stella della primavera dei Blancos. Dicono non andasse molto d’accordo con Josè Mourinho, poco incline a sopportare certi comportamenti sopra le righe: ora, con Ancelotti in panchina, il ventenne spagnolo è pronto a diventare la rispo-sta ‘low cost’ a Neymar, acquisto mi-lionario dei rivali del Barcellona. Chi invece aveva feeling con il tecnico por-toghese era Alvaro Morata, attaccante classe 1992 già nella rosa dei titolari la scorsa stagione. Anche l’Atletico però, ha le sue aspettative per il futu-ro. I colchoneros ripongono più di una speranza nella consacrazione di Oliver Torres, centrocampista classe 1994 do-tato di una straordinaria visione di gio-co, già finito nel mirino del Barcellona che vorrebbe fare di questo giocatore l’erede di Xavi, vista la maestria nel palleggio e nel controllo palla. In di-fesa, i biancorossi madrileni puntano sul canterano Javier Manquillo, ne-anche vent’anni e una freddezza già da veterano, che il club Indios non a caso ha blindato con un contratto fino al 2018…

Il resto d’Europa mette in vetrina tanti gioielli; Porto e Benfica infiammeran-no la Primeira Liga portoghese con le giocate di Juan Fernando Quintero (colombiano classe ’93 prelevato dal Pescara) e Lazar Markovic (attaccante serbo, non ancora ventenne, già titolare fisso nella nazionale balcanica), men-tre il Psg di Laurent Blanc proverà a far esplodere quell’Adrien Rabiot che già aveva impressionato anche Carlo Ancelotti. Diciotto anni, ma già un ba-gaglio d’esperienza di tutto rispetto per questo centrocampista, che vanta una trafila tra le giovanili del Manchester City, prima di far ritorno nella capitale francese. In Olanda tocca, come sem-pre, all’Ajax valorizzare i talenti sulla scena internazionale: il difensore Mike Van der Hoorn, acquistato per 4 milioni dall’Utrecht, e il centrocampista Daby Klaassen che chiamano ‘il danzatore’ tanta è la sua eleganza con il pallone tra i piedi, saranno le punte di diaman-te dei lancieri. Lo Shakthar di Mircea Lucescu in sede di calciomercato ha messo mano al portafogli per ampliare la propria colonia carioca, aggiudican-dosi il brasiliano Bernard, protagonista della Confederations Cup con il Brasile di Felipe Scolari.Chi difenderà i colori della svizzera in questa edizione della Champions Le-ague sarà il sorprendente Basilea che, dopo aver ben figurato in Europa Le-ague nella scorsa stagione, proverà a concedere il bis nell’Europa che con-ta, grazie anche alla conferma di due dei principali artefici di quella grande cavalcata, come il roccioso difensore Fabian Schar e il centrocampista of-fensivo egiziano Mohamed Salah, de-cisivi anche nella conquista del titolo elvetico. Insomma, ce n’è per tutti i gusti; anche quest’anno saranno tanti i giovani da tenere d’occhio dentro e fuori dal cam-po, dove spesso sui social network si giocano i terzi tempi delle partite. Ve-dremo se questa generazione 2.0 così abile nel maneggiare tablet e smartpho-ne, se la cava anche a giocare a pallone e chissà se il poeta Rimbaud, una volta tanto, non si possa sbagliare…

Occhio al talento cristallino di Markovic, nuova scommessa del Benfica

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32 nov 2013calcio2000

la champions DÀ i numeri…

43, 1956, 58, 100; no, non stiamo dan-do i numeri,

sono solo alcuni dati statistici relativi a questa nuova, affascinante, bellissi-ma Champions League, che avrà il suo culmine la sera del 24 Maggio, quan-do all’Estadio Da Luz di Lisbona, in Portogallo, solamente due squadre delle trentadue ai nastri di partenza si contenderanno la coppa più prestigio-sa del mondo. Tutte le formazioni presenti negli otto gironi hanno all’attivo almeno una partecipazione in Coppa dei Campio-ni/Champions League; in totale, se sommiamo tutte le volte che ogni sin-gola società vi ha preso parte, arrivia-

551,

curiosità di stefano benetazzo

mo a 551 partecipazioni complessive.Sono invece 43 le coppe vinte in tota-le presenti in questa edizione: dalle 9 del Real Madrid (quanta fatica per la tanto sospirata Decima) alle 7 del Mi-lan, prima delle italiane, passando per le 5 del Bayern Monaco e le quattro di Ajax e Barcellona fino ad arrivare all’unica soddisfazione di Borussia Dortmund, Celtic, Chelsea, Marsiglia e Steaua Bucarest.Dal 1956, anno di nascita della Coppa dei Campioni, ne è stata fatta di stra-da; quante cose sono cambiate in que-sti 58 anni di vita della manifestazio-ne più importante e più prestigiosa del mondo del calcio; dal dominio iniziale del Real Madrid, capace di vincere cinque edizioni consecutive (più nes-

suno ci è mai andato nemmeno lon-tanamente vicino; al massimo si sono fermati a due trionfi) alla prima vitto-ria di una squadra italiana, il Milan, che nel 1963 trionfò sul Benfica del mitico Eusebio grazie ad una doppiet-ta di Altafini. Dagli anni della Grande Inter alle pazze finali che hanno visto il trionfo prima del Manchester Uni-ted e poi del Liverpool fino alla su-premazia del Barcellona guardiolesco arrivando al nuovo corso firmato dal Bayern Monaco. Questa edizione è anche quella che vede per la prima volta in campo il giocatore più pagato di sempre, quel Gareth Bale per il quale il Real Ma-drid ha fatto follie, aggiudicandoselo per la modica cifra di 100 milioni di

ecco alcune curiosità per capire meglio il fantastico mondo della champions league…

C

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33nov 2013calcio2000

la champions DÀ i numeri…euro tondi tondi che sono finiti nelle casse del Tottenham. Una Champions ricca, che promet-te emozioni, gioie, speranze, gol e giocate spettacolari, ma anche una Champions un po’ più povera; dopo 27 anni non ci sarà più sir Alex Fergu-son ai nastri di partenza. L’allenatore del Manchester United, ingaggiato dai Reds a 41 anni nel 1986, ha deciso di ritirarsi al termine dell’ultima stagio-ne, alla veneranda età di 71 primavere e dopo aver conquistato ben 49 trofei.Tra gli allenatori, il più medagliato nella competizione è Carlo Ancelot-ti, vincitore di quattro coppe: alle due conquistate da giocatore nel 1989 e nel 1990 ha aggiunto quelle da tecnico nel 2003 e 2007, tutte e quattro vinte con i colori rossoneri del Milan. A una sola vittoria di distanza dal tec-nico di Reggiolo c’è Josep Guardiola, fermo a quota tre coppe, una da gio-catore e due da allenatore, anche in questo caso con la stessa squadra, il Barcellona.Dietro, tra i vari tecnici, c’è José Mou-rinho, fermo a due trionfi entrambi da allenatore, con Porto e Inter; il vate di Setubal è stato il terzo tecnico dopo Happel e Hitzfeld e prima di Jupp Heynckes a vincere due Champions con due club diversi.Chi si vorrebbe aggiungere a questi maghi della panchina, trionfando da tecnico, è sicuramente Sami Hyypiä, uno degli otto allenatori di questa Champions a sapere cosa significa vincerla: nella pazza finale del 2005 tra il Liverpool e il Milan c’era pro-prio lui in campo, anch’esso passato dalla delusione a fine primo tempo alla gioia a fine partita per una vittoria dapprima impossibile e successiva-mente diventata magica realtà. L’Italia è la più rappresentata in pan-china, con quattro allenatori: Allegri (Milan), Ancelotti (Real Madrid), Conte (Juventus) e Spalletti (Zenit San Pietroburgo).Al momento di andare in stampa, ci sono record che quasi certamente sa-ranno rimasti dei loro rispettivi pro-prietari: il portiere della Lazio Marco

Ballotta è il giocatore più anziano ad aver giocato in Champions essendo sceso in campo contro il Real Madrid alla veneranda età di 43 anni e 252 giorni mentre tra i giocatori di movi-mento il più vecchio è Alessandro Co-stacurta, che con il Milan nel 2006/07 ha affrontato l’AEK Atene a 40 anni e 211 giorni.Non solo il record di anzianità, ma vi è anche il giocatore più anziano ad aver segnato in Champions: si tratta di Ryan Giggs, idolo del Manchester United, andato a segno a 37 anni e 289 giorni il 14 settembre del 2011 nel pa-reggio per 1-1 con il Benfica.Qualche gioia però ce l’hanno anche i più giovani, come Celestine Baba-yaro, colui che a 16 anni e 87 giorni ha stabilito il record di precocità; il 23 novembre del 1994 ha fatto il suo esordio in Champions, emozione in-condizionata che nemmeno l’espul-sione subita al minuto 37 è riuscita a cancellare.Il giocatore più giovane invece ad aver segnato nella competizione è Pe-ter Ofori-Quaye, che ha trovato la via della rete a 17 anni e 195 giorni, anche se il suo gol non è servito all’Olympia-

cos, sconfitto per 5-1 dal Rosenborg.Oltre ai record dei singoli ci sono an-che quelli di squadra, con il Barcel-lona che detiene il primato di vittorie consecutive in Champions con nove successi, così come di contro rappre-sentano un record le 12 sconfitte di fila dell’Anderlecht.Nessuna squadra è mai riuscita a su-perare la fase a gironi di Champions senza subire nemmeno una rete, il minimo è uno, incassato dal Milan, dall’Ajax, dalla Juventus, dal Chelsea, dal Liverpool e dal Villareal.Il record di segnature nella fase a giro-ni appartiene – nemmeno a dirlo – al Barcellona, anche se a pari merito con il Manchester United; il club catalano ha messo a segno 20 reti nel 2011/12, eguagliando i Red Devils che aveva-no segnato lo stesso bottino di gol nel 1998/99.Sono invece cinque le formazioni che hanno ottenuto sei successi in sei par-tite: Milan, Psg, Spartak Mosca, Bar-cellona e Real Madrid mentre quindici società non hanno ottenuto nemmeno un punto nella fase a gironi.Numeri e record, pronti ad essere uguagliati e battuti: questa è la mitica Champions League.

Ancelotti a caccia della “decima”

Recordman Giggs sogna un’altra Champions

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Giocatore Pres. reti Giocatore Pres. reti Giocatore Pres. reti

arseNaL Fc - arsene WeNGer - Fra 22.10.1949ARTETA Mikel 25 2BENDTNER Nicklas 31 9CAZORLA Santiago 19 0FABIANSKI Lukasz 16 0FLAMINI Mathieu 43 1FRIMPONG Emmanuel 5 0GIBBS Kieran 19 1GIROUD Olivier 9 3JENKINSON Carl 11 0KOSCIELNY Laurent 16 2MERTESACKER Per 38 2MIYAICHI Ryo 1 0NACHO MONREAL 8 0OXLADE-CHAMBERLAIN Alex 8 1PODOLSKI Lukas 19 7RAMSEY Aaron 28 6ROSICKY Tomas 72 12SAGNA Bakary 40 0SANOGO Yaya 1 0SZCZESNY Wojciech 16 0VERMAELEN Thomas 34 1VIVIANO Emiliano 0 0WALCOTT Theo 51 11WILSHERE Jack 17 2ÖZIL Mesut 41 4atLÉtico De MaDriD - Diego siMeoNe - arG 28.04.1970 ADRIAN (Adrian Lopez Alvarez) 0 0ALDERWEIRELD Toby 19 2ARANZUBIA Daniel 0 0ARDA TURAN 9 2COSTA Diego (Diego da Silva Costa) 0 0COURTOIS Thibaut 0 0FILIPE LUIS (Filipe Luis Kasmirski) 0 0GABI (Gabriel Fernandes Arenas) 0 0GIMENEZ José Maria 0 0GODIN Diego 7 0GUILAVOGUI Joshua 0 0INSUA Emiliano 6 0JUANFRAN (Juan Francisco Torres Belen) 0 0KOKE (Jorge Resurrecion Merodio) 0 0LEO BAPTISTÃO (Leandro Carrilho Baptistão) 0 0MARIO SUAREZ (Mario Suarez Mata) 0 0MIRANDA (João Miranda de Souza Filho) 0 0RAUL GARCIA (Raul Garcia Escudero) 15 1RODRIGUEZ Cristian 22 1TIAGO (Tiago Cardoso Mendes) 34 4VILLA David 44 16FK aUstria WieN - Nenad BJeLica - cro 20.08.1971DILAVER Emir 1 0GRÜNWALD Alexander 3 0GRÜNWALD Pascal 0 0HOLLAND James 3 0HOSINER Philipp 4 0JUN Tomas 25 3KIENAST Roman 9 4KOCH Fabian 4 0LEOVAC Marin 2 1LINDNER Heinz 4 0MADER Florian 4 1MURG Thomas 2 0OKOTIE Rubin 3 0ORTLECHNER Manuel 4 0ROGULJ Kaja 3 0ROTPULLER Lukas 1 0ROYER Daniel 4 1SIMKOVIC Tomas 0 0SPIRIDONOVIC Sdjan 1 0STANKOVIC Marko 4 1SUTTNER Markus 3 0Fc BarceLoNa - Gerardo MartiNo - arG 20.11.1962ADRIANO (Adriano Correia Claro) 29 1AFELLAY Ibrahim 31 1ALBA Jordi 16 2BARTRA Marc 8 0BUSQUETS Sergio 48 3CUENCA Isaac 7 0DANI ALVES (Daniel Alves da Silva) 64 5DOS SANTOS Jonathan 4 0FABREGAS Francesc 78 19INIESTA Andres 89 10MASCHERANO Javier 59 0MESSI Lionel 79 59MONTOYA Martin 4 1NEYMAR (Neymar da Silva Santos Júnior) 0 0PEDRO (Pedro Rodriguez) 45 14PINTO José Manuel 9 0PIQUÉ Gerard 56 6PUYOL Carles 119 2SANCHEZ Alexis 15 3SERGI ROBERTO (Sergi Roberto Carnicer) 3 1SONG Alexandre 49 2TELLO Cristian 7 3VALDES Victor 104 0XAVI HERNANDEZ (Xavier Hernández Creus) 137 11BaseL - Murat YaKiN - sUi 15.09.1974AJETI Arlind 4 0ANDRIST Stephan 4 0BOBADILLA Raul 1 0DEGEN David 12 2DEGEN Philipp 8 1DELGADO Mattias Emilio 16 3DIAZ Marcelo 10 2EL NENNY Mohamed 3 0FREI Fabian 17 4IVANOV Ivan 11 1KUSUNGA Genseric 2 0PAK KWAN-RYONG 3 0SAFARI Behrang 28 0SALAH Mohamed 6 3SAURO Gaston 9 0SCHÄR Fabian 5 2SEREY DIE Geoffrey 0 0SIO Giovanni 2 1SOMMER Yann 17 0STOCKER Valentin 28 6STRELLER Marco 25 4VAILATI Germano 1 0VOSER Kay 4 0XHAKA Taulant 5 0Fc BaYerN MÜNcHeN - Josep GUarDioLa - esP 18.01.1971ALABA David 24 2ALCANTARA Thiago 10 0BOATENG Jerome 24 0

CONTENTO Diego 9 0DANTE (Dante Bonfim Costa Santos) 14 0GÖTZE Mario 17 2JAVI MARTINEZ (Javier Martínez Aginaga) 11 0KIRCHHOFF Jan 0 0KROOS Toni 31 5LAHM Philipp 75 0MÜLLER Thomas 48 16NEUER Manuel 49 0PIZARRO Claudio 70 24RAFINHA (Marcio Rafael Ferreira de Souz) 25 2RIBERY Franck 45 11ROBBEN Arjen 70 19SCHWEINSTEIGER Bastian 77 10STARKE Tom 0 0VAN BUYTEN Daniel 53 5sL BeNFica - Jorge JesUs - Por 24.07.1954ANDRÉ ALMEIDA (André Gomes MAgallhanes de Alm) 4 0ARTUR (Guilherme de Morais Gusmão Art) 21 0CARDOZO Oscar 29 11DJURICIC Filip 0 0FEJSA Ljubomir 7 0GAITAN Nicolas 23 1GARAY Ezequiel 21 1JARDEL (Jardel Nivaldo Vieira) 8 0JOHN Ola 8 1LIMA (Rodrigo José Lima dos Santos) 17 5LOPES Paulo 0 0LUISÃO (Anderson Luis da Silva) 44 4MARKOVIC Lazar 6 0MATIC Nemanja 15 0PEREIRA Maximiliano 30 3PEREZ Enzo 6 0RODRIGO (Rodrigo Moreno Machado) 13 1RUBEN AMORIM (Ruben Filipe Marques Amorim) 15 0SILVIO PEREIRA (Silvio Manuel de Azevedo Ferre) 7 0SIQUEIRA Guilherme 0 0SULEJMANI Miralem 17 1ceLtic Fc - Neil LeNNoN - Nir 25.06.1971AMBROSE Efetobore 12 1BALDÉ Amido 2 0BITON Nir 0 0BOERRIGTER Derk 11 2BROWN Scott 36 0COMMONS Kristian 18 4FORREST James 16 2FORSTER Fraser 18 0IZAGUIRRE Emilio 15 0KAYAL Baram 21 0LEDLEY Joseph 15 1LUSTIG Mikael 25 3MATTHEWS Adam 13 0MC GEOUCH Dylan 1 0MOUYOKOLO Steven 1 0MULGREW Charles 18 1PUKKI Teemu 10 2ROGIC Tomas 2 0SAMARAS Georgios 27 9STOKES Anthony 6 0VAN DIJK Virgil 2 0WATT Tony 6 1ZALUSKA Lukasz 2 0cHeLsea Fc - José MoUriNHo - Por 26.01.1963AZPILICUETA Cesar 13 0BA Demba 0 0BERTRAND Ryan 4 0CAHILL Gary 9 1CECH Petr 93 0COLE Ashley 100 1DAVID LUIZ (David Luiz Moreira Marinho) 26 3DE BRUYNE Kevin 6 0ETO’O Samuel 73 30HAZARD Eden 12 0IVANOVIC Branislav 36 6LAMPARD Frank 93 22MATA Juan Manuel 26 6OBI MIKEL John 46 0OSCAR (Oscar dos Santos Emboaba Junio) 6 5RAMIRES (Ramires Santos do Nascimento) 24 4SCHWARZER Mark 0 0SCHÜRRLE André 8 1TERRY John 89 8TORRES Fernando 44 14VAN GINKEL Marco 0 0WILLIAN (Willian Borges da Silva) 34 9PFc csKa MosKVa - Leonid sLUtsKY - rUs 04.05.1971AKINFEEV Igor 32 0BEREZOUTSKI Alexei 42 0BEREZOUTSKI Vasili 35 2CAUNA Aleksandrs 5 1CHEPCHUGOV Sergey 2 0DOUMBIA Seydou 7 5DZAGOEV Alan 16 4ELM Rasmus 2 2GONZALEZ Mark 13 2HONDA Keisuke 5 1IGNASHEVICH Sergey 64 4MARIO FERNANDES (Marios Figueira Fernandes) 0 0MILANOV Georgi 7 0MUSA Ahmed 2 0NABABKIN Kiril 5 0RAHIMIC Elvir 34 0SCHENNIKOV Georgi 15 0TOSIC Zoran 7 2VASIN Viktor 0 0VITINHO (Victor Vinicius Coelho dos San) 0 0WERNBLOOM Pontus 9 3ZUBER Steven 0 0BAZELYUK Konstantin 0 0BV BorUssia DortMUND - Jürgen KLoPP - Ger 16.06.1967AUBAMEYANG Pierre Emerick 0 0BENDER Sven 15 0BLASZCZYKOWSKI Jakub 16 2GROSSKREUTZ Kevin 15 1GÜNDOGAN Ilkay 14 1HOFMANN Jonas 0 0HUMMELS Mats Julian 17 2KEHL Sebastian 28 0KIRCH Oliver 2 0LANGERAK Mitchell 0 0LEWANDOWSKI Robert 19 11MKHITARYAN Henrik 27 2NURI SAHIN 7 0PAPASTATHOPOULOS Sokratis 4 0

PISZCZEK Lukasz 18 0REUS Marco 13 4SARR Marian 0 0SCHIEBER Julian 16 1SCHMELZER Marcel 18 1SUBOTIC Nevan 15 0WEIDENFELLER Roman 21 0GaLatasaraY as - Fatih teriM - tUr 14.09.1953AMRABAT Nordin 13 0AYDIN YILMAZ 5 1BRUMA (Armindo Tué Na Bangna) 0 0BURAK YILMAZ 23 8CHEDJOU Aurelien 11 1DROGBA Didier 81 40EBOUÉ Emmanuel 64 4EMRE ÇOLAK 6 0ENGIN BAYTAR 1 0ERAY ISCAN 0 0FELIPE MELO (Felipe Melo de Carvalho) 23 0GÖKHAN ZAN 7 0HAKAN BALTA 3 0HAMIT ALTINTOP 36 2MUSLERA Nestor Fernando 10 0NOUNKEU Dany 9 0RIERA Albert 22 1SABRI SARIOGLU 20 2SELCUK INAN 10 0SEMIH KAYA 10 0SNEIJDER Wesley 63 12UMUT BULUT 10 1YEKTA KURTULUS 2 0ac MiLaN - Massimiliano aLLeGri - ita 11.08.1967 ABATE Ignazio 26 0ABBIATI Christian 52 0AMELIA Marco 5 0BALOTELLI Mario 23 6BIRSA Valter 9 2BONERA Daniele 27 0CONSTANT Kevin 6 0COPPOLA Ferdinando 0 0CRISTANTE Bryan 1 0DE JONG Nigel 44 6DE SCIGLIO Mattia 8 0EL SHAARAWY Stephan 12 3EMANUELSON Urby 36 1KAKÁ (Ricardo Izecson Santos Leite) 82 28MATRI Alessandro 9 2MEXES Philippe 52 2MONTOLIVO Riccardo 24 1MUNTARI Sulley 31 1NOCERINO Antonio 14 1PAZZINI Giampaolo 17 6POLI Andrea 4 0ROBINHO (Robson de Souza) 40 8SILVESTRE Matias 0 0ZACCARDO Cristian 0 0ZAPATA Cristian 13 0ssc NaPoLi - rafael BeNiteZ - esP 16.04.1960ALBIOL Raul 40 2ARMERO Pablo 4 1BEHRAMI Valon 5 0BRITOS Miguel 0 0BRUNO UVINI (Bruno Uvini Bortolança) 0 0CALLEJON José 9 7CANNAVARO Paolo 7 0COLOMBO Roberto 0 0DZEMAILI Blerim 8 0FERNANDEZ Federico 2 2HAMSIK Marek 8 2HIGUAÍN Gonzalo 48 8INLER Gökhan 10 2INSIGNE Lorenzo 0 0MAGGIO Christian 7 0MERTENS Dries 0 0MESTO Giandomenico 0 0PANDEV Goran 27 6RADOSEVIC Josip 0 0RAFAEL (Rafael Cabral Barbosa) 0 0REINA José Manuel 60 0ZAPATA Duvan 0 0ZUÑIGA Juan 7 0Fc scHaLKe 04 - Jens KeLLer - Ger 24.11.1970AOGO Dennis 0 0ASAMOAH Gerald 19 2BARNETTA Tranquillo 7 0BOATENG Kevin Prince 23 6CLEMENS Christian 2 0DRAXLER Julian 14 2FARFAN Jefferson 55 10FELIPE SANTANA (Felipe Augusto Santana) 11 2FUCHS Christian 8 1FÄHRMANN Ralf 0 0GORETZKA Leon 1 0HILDEBRAND Timo 16 0HUNTELAAR Klas Jan 24 10HÖGER Marco 8 0HÖWEDES Benedikt 25 4JONES Jermaine 24 2KOLASINAC Sead 3 0MATIP Jöel 19 1MEYER Max 3 0NEUSTÄDTER Roman 9 1OBASI Chinedu 2 0PAPADOPOULOS Kyriakos 13 0SZALAI Adam 2 2UCHIDA Atsuto 18 0UNNERSTALL Lars 5 0sHaKHtar DoNetsK - Mircea LUcescU - roU 29.07.1945ALEX TEIXEIRA (Alex Teixeira Santos) 21 2BERNARD (Bernard Anicio Caldeira Duarte) 0 0CHYGRYNSKY Dmytro 30 1DOUGLAS COSTA (Douglas Costa de Souza) 20 3EDUARDO (Eduardo Alves da Silva) 37 12FERNANDO (Fernando Lucas Martins) 0 0FERREYRA Facundo 0 0FRED (Frederico Rodrigues de Paula S) 0 0HÜBSCHMAN Tomas 76 1ILSINHO (Ilson Pereira Dias Junior) 18 1KANIBOLOTSKIY Anton 0 0KOBIN Vasily 3 0KRYVTSOV Serhiy 0 0KUCHER Olexandr 35 0LUIZ ADRIANO (Luiz Adriano de Souza da Silva) 32 11PYATOV Andriy 38 0

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RAKITSKIY Yaroslav 22 1SHEVCHUK Vyacheslav 13 0SRNA Dario 64 3STEPANENKO Taras 5 1TAISON (Taison Barcellos Freda) 2 0VOLOVYK Oleksandr 0 0Fc steaUa BUcUresti - Laurentiu reGHecaMPF - roU 19.09.1974 BOURCEANU Alexandru 9 1CHIPCIU Alexandru 0 0CRISTEA Adrian 4 0FILIP Lucian 1 0GARDOS Florin 5 0GEORGIEVSKI Daniel 6 0IANCU Gabriel 6 2KAPETANOS Pantelis 19 4LATOVLEVICI Iasmin 8 1LEANDRO TATU (Leandro Angelo Martins) 2 0NEAGU Ionut 4 0NITA Florin 0 0PINTILII Mihai Doru 5 1PIOVACCARI Federico 6 3PIRVULESCU Paul 1 0POPA Adrian 6 0PREPELITA Andrei 2 0STANCIU Nicolae 8 1SZUKALA Lukasz 6 0TANASE Cristian 5 1TATARUSANU Ciprian 6 0VARELA Fernando 2 0Fc ZeNit stPetersBUrG - Luciano sPaLLetti - ita 07.03.1959ANSALDI Cristian Daniel 12 0ANYUKOV Alexander 26 0ARSHAVIN Andrei 31 7BUKHAROV Alexander 14 1BYSTROV Vladimir 27 0CRISCITO Domenico 10 0DANNY (Miguel Alves Gomes) 24 9FAYZULIN Viktor 18 2HUBOCAN Tomas 23 0HULK (Givanildo Vieira de Souza) 31 9KERZHAKOV Alexander 21 4KHODZHANIYAZOV Dzhamaldin 1 0LODIGIN Yuri 4 0LOMBAERTS Nicolas 23 1LUKOVIC Aleksandar 5 0MALAFEEV Viecheslav 23 0MOGILEVETS Pavel 2 0NETO (Luis Carlos Novo Neto) 3 0SHATOV Oleg 0 0SHIROKOV Roman 23 11SMOLNIKOV Igor 2 0TYMOSHCHUK Anatoliy 75 3WITSEL Axel 31 2ZHEVNOV Yuri 4 0ZYRIANOV Konstantin 26 1MaNcHester UNiteD Fc - David MoYes - sco 25.04.1963ANDERSON (Anderson Luis de Abreu Oliveir) 39 3BÜTTNER Alexander 3 0CARRICK Michael 61 4CLEVERLEY Tom 5 0DE GEA David 12 0EVANS Jonathan 24 1EVRA Patrice 81 1FABIO (Fabio Pereira da Silva) 14 0FELLAINI Marouane 4 0FERDINAND Rio 89 2GIGGS Ryan 144 30HERNANDEZ Javier 19 7JONES Phil 9 1KAGAWA Shinji 9 1LINDEGAARD Anders 3 0NANI (Luís Carlos Almeida da Cunha) 55 4RAFAEL (Rafael Pereira da Silva) 22 0ROONEY Wayne 73 28SMALLING Chris 15 0VALENCIA Antonio Luis 25 4VAN PERSIE Robin 61 23VIDIC Nemanja 48 2WELBECK Daniel 11 3YOUNG Ashley 5 1ZAHA Wilfred 0 0oLYMPiQUe De MarseiLLe - elie BaUP - Fra 17.03.1955AYEW André 20 4AYEW Jordan 9 0BRACIGLIANO Gennaro 1 0CHEYROU Benoit 39 2DIAWARA Souleymane 26 1FANNI Rod 8 0GIGNAC André Pierre 11 3IMBULA WANGA Gilbert 0 0KHALIFA Saber 0 0LEMINA Mario 0 0LUCAS MENDES 0 0MANDANDA Steve 37 0MENDY Benjamin 0 0MOREL Jeremy 8 0N’KOULOU Nicolas 10 0PAYET Dimitri 12 0ROMAO Alaixys 0 0SAMBA Brice 0 0THAUVIN Florian 0 0VALBUENA Mathieu 32 3BaYer 04 LeVerKUseN - sami HYYPiÄ - FiN 07.10.1973BENDER Lars 8 1BOENISCH Sebastian 6 0CAN Emre 0 0CASTRO Gonzalo 9 0DERDIYOK Eren 16 4DONATI Giulio 0 0DÜRHOLTZ Luca 0 0HILBERT Roberto 8 0KIESSLING Stefan 8 1KRUSE Robbie 0 0LENO Bernd 8 0METE ÖZTUNALI Levin 0 0PALOP Andres 27 0PERREY Nico 0 0REINARTZ Stefan 7 0ROLFES Simon 8 0SAM Sidney 6 1SON HEUNG-MIN 0 0SPAHIC Emir 1 0STAFYLIDIS Konstantinos 0 0TOPRAK Ömer 6 0WOLLSCHEID Philipp 0 0

MaNcHester citY - Manuel PeLLeGriNi - cHi 16.09.1953AGÜERO Sergio 28 11BOYATA Derdryk 0 0CLICHY Gaël 56 0DEMICHELIS Martin 54 3DZEKO Edin 17 5FERNANDINHO (Luis Roza) 41 6HART Joseph 12 0JAVI GARCIA (Francisco Fernandes Garcia) 28 2JOVETIC Stevan 9 5KOLAROV Aleksandar 13 2KOMPANY Vincent 39 1LESCOTT Joleon 6 0MILNER James 6 0NASRI Samir 40 7NASTASIC Matija 5 0NAVAS Jesus 20 3NEGREDO Alvaro 9 1PANTILIMON Costel 4 0RICHARDS Micah 2 0RODWELL Jack 1 0SILVA David 28 5TOURÈ Yaya 46 5ZABALETA Pablo 9 0aFc aJaX - Frank De Boer - NeD 15.05.1970BLIND Daley 8 0BOILESEN Nicolai 1 0CILLESSEN Jasper 0 0DE JONG Siem 19 5DENSWIL Stefano 0 0DUARTE Lerin 0 0ENOH Eyong 18 0FISCHER Viktor 3 0HOESEN Daniel 4 1KRKIC Bojan 33 5MOISANDER Niklas 11 2POULSEN Christian 33 1SANA Tobias 5 0SCHØNE Lasse 5 0SERERO Thulani 1 0SIGTHORSSON Kolbeinn 2 0VAN DER HOORN Mike 0 0VAN RHIJN Ricardo 6 0VERMEER Kenneth 12 0rsc aNDerLecHt - John VaN DeN BroM - NeD 04.10.1966ACHEAMPONG Frank 0 0ALVAREZ Oswal 0 0BRUNO Massimo 6 0DE ZEEUW Demy 13 2DESCHACHT Olivier 51 0FEDE VICO (Federico Vico Villegas) 0 0GILLET Guillaume 20 3GOHI BI Cyriac 2 0KAMINSKI Thomas 0 0KLJESTAN Sacha 11 2KOUYATÉ Cheikhou 11 0MBEMBA Chancel 0 0MILIVOJEVIC Luka 0 0MITROVIC Aleksandar 3 1N’SAKALA Fabrice 0 0NUYTINCK Bram 5 0PRAET Dennis 6 1PROTO Silvio 21 0ROEF Davy 0 0SUAREZ Matias 9 3TIELEMANS Youri 0 0VANDEN BORRE Anthony 27 1VARGAS Ronald 1 0Fc KØBeNHaVN - ståle soLBaKKeN - Nor 27.02.1968ADI Fanendo 0 0BENGTSSON Pierre 9 0BOLAÑOS Cristian 16 3BRAATEN Daniel 16 2CHRISTENSEN Kim 4 0CLAUDEMIR (Claudemir Domingues de Souza) 19 1DELANEY Thomas 8 1GISLASON Rurik 3 0JACOBSEN Lars 16 0JØRGENSEN Nicolai 6 1KRISTENSEN Thomas 13 1MARGREITTER Georg 0 0MELLBERG Olof 25 0REMMER Christoffer 0 0SANTIN Cesar 20 5SIGURDSSON Ragnar 10 0STADSGAARD Kris 8 0TOUTOUH Youssef 0 0VETOKELE Igor 1 0WILAND Johan 27 0JUVeNtUs - antonio coNte - ita 31.07.1969ASAMOAH Kwadwo 9 0BARZAGLI Andrea 11 0BONUCCI Leonardo 10 1BUFFON Gianluigi 77 0CACERES Martin 10 0CHIELLINI Giorgio 26 2DE CEGLIE Paolo 6 0GIOVINCO Sebastian 16 2ISLA Mauricio 7 0LICHTSTEINER Stephan 15 0LLORENTE Fernando 0 0MARCHISIO Claudio 18 2OGBONNA Angelo 0 0PADOIN Simone 3 0PELUSO Federico 3 0PEPE Simone 0 0PIRLO Andrea 100 7POGBA Paul 8 0QUAGLIARELLA Fabio 7 4RUBINHO (Ruberns Fernando Moedim) 0 0STORARI Marco 2 0TEVEZ Carlos 27 6VIDAL Arturo 9 3VUCINIC Mirko 35 10reaL MaDriD - carlo aNceLotti - ita 10.06.1959ARBELOA Alvaro 57 1BALE Gareth 11 4BENZEMA Karim 53 31CARVAJAL Daniel 0 0CASEMIRO (Carlos Henrique Casimiro) 0 0CASILLAS Iker 129 0CRISTIANO RONALDO (Cristiano Ronaldo Santos Aveir) 96 51DI MARIA Angel 35 5DIEGO LOPEZ (Diego Lopez) 25 0

FABIO COENTRAO (Fabio Silva Coentrao) 23 2ILLARRAMENDI Asier 0 0ISCO (Francisco Roman Alarcon Suarez) 12 3JESÉ (Jesé Rodriguez Ruiz) 0 0KHEDIRA Sami 40 1MARCELO (Marcelo Vieira da Silva Júnior) 38 3MODRIC Luka 30 4MORATA Alvaro 1 0NACHO (José Ignacio Fernandez Iglesia) 1 0PEPE (Kepler Laveran Lima Ferreira) 60 3SERGIO RAMOS (Sergio Ramos Garcia) 63 5VARANE Raphael 15 0XABI ALONSO (Xabi Alonso Olano) 93 3reaL socieDaD - Jagoba arrasate - esP 22.04.1978AGIRRETXE Imanol 0 0ANSOTEGI Ion 1 0BERGARA Markel 2 0BRAVO Claudio 2 0CADAMURO Liassine 1 0CASTRO Gonzalo 2 0DANI ESTRADA (Daniel Estrada Agirrezablaga) 1 0DE LA BELLA Alberto 2 0ELUSTONDO Gorka 1 0GONZALEZ Mikel 0 0GRANERO Esteban 17 0GRIEZMANN Antoine 2 1JOSÉ ANGEL 0 0MARTINEZ Carlos 1 0MARTINEZ Iñigo 2 0PARDO Ruben 1 0SEFEROVIC Haris 2 1VELA Carlos 19 4XABI PRIETO 2 0ZUBIKARAI Eñaut 0 0ZURUTUZA David 2 0oLYMPiacos Fc - MicHeL - esP 23.03.1963BONG Gaëtan 0 0CAMPBELL Joel 0 0DOMINGUEZ Alejandro 16 3FUSTER David 10 2HOLEBAS José 11 1LEANDRO SALINO (Leandro Salino do Carmo) 17 0MANIATIS Ioannis 9 1MANOLAS Kostantinos 6 0MEDJANI Carl 0 0MEGYERI Balazs 5 0MITROGLOU Konstantinos 22 8NDINGA Delvin 7 0OLAITAN Michael 0 0PAPADOPOULOS Avraam 18 1PAULO MACHADO (Paulo Ricardo Ribeiro de Jesus) 6 1ROBERTO (Roberto Jimenez Gago) 7 0SAMARIS Andreas 0 0SAVIOLA Javier 58 16SIOVAS Dimitrios 3 0WEISS Vladimir 3 0YATABARÉ Sambou 0 0ViKtoria PLZeN - Pavel VrBa - cZe06.12.1963BAKOS Marek 11 8BOLEK Petr 0 0CISOVSKI Marian 35 7DARIDA Vladimir 10 1DURIS Michal 17 4HEJDA Lukas 5 0HORA Jakub 4 0HORAVA Tomas 4 1HORVATH Pavel 24 4HUBNIK Roman 2 0KOLAR Daniel 21 6KOUKAL Zdenek 0 0KOVARIK Jan 5 0KOZACIK Matus 13 0LIMBERSKY David 19 0PAVLIK Roman 4 0PETRZELA Milan 18 2POSPISIL Martin 0 0PROCHAZKA Vaclav 5 0RAJTORAL Frantisek 18 1REZNIK Radim 8 0TECL Stanislav 5 2WAGNER Tomas 5 2Paris saiNt-GerMaiN - Laurent BLaNc - Fra 19.11.1965ALEX (Rodrigo Dias da Costa) 61 8CAMARA Zoumana 2 0CAVANI Edinson 8 5DIGNE Lucas 7 1DOUCHEZ Nicolas 2 0IBRAHIMOVIC Zlatan 99 32JALLET Christophe 9 0LAVEZZI Ezequiel 17 7LUCAS MOURA (Rodrigues da Silva) 4 0MARQUINHOS (Marcos Aoas Correa) 0 0MATUIDI Blaise 9 2MAXWELL (Sherrer Cabelino Andrade) 66 0MENEZ Jeremy 16 4MOTTA Thiago 50 3ONGENDA Hervin 0 0PASTORE Javier 10 3RABIOT Adrien 1 0SIRIGU Salvatore 10 0THIAGO SILVA (Thiago Emiliano da Silva) 29 3VAN DER WIEL Gregory 21 1VERRATTI Marco 9 0Fc Porto - Paulo FoNseca - Por 05.03.1973ALEX SANDRO (Alex Sandro Lobo Silva) 6 0DANILO (Danilo Luiz da Silva) 7 0DEFOUR Steven 17 1FABIANO (Fabiao Ribeiro de Freitas) 0 0FERNANDO (Fernando Francisco Reges) 28 0FUCILE Jorge 24 0GHILAS Nabil 0 0HELTON (Helton da Silva Arruda) 45 0HERRERA Hector 0 0IZMAILOV Marat 34 3JOSUÉ (Josué Filipe Soares Pesqueira) 0 0KADU (Aldo Geraldo Manuel Monteiro) 0 0LICÁ (Luis Carlos Pereira Carneiro) 0 0LUCHO GONZALEZ (Luis Oscar Gonzalez) 57 16MAICON (Maicon Pereira Roque) 8 0MANGALA Eliaquim 14 1MARTINEZ Jackson 8 3OTAMENDI Nicolas 13 0QUINTERO Juan Fernando 0 0REYES Diego 0 0VARELA Silvestre 19 3

Giocatore Pres. reti Giocatore Pres. reti Giocatore Pres. reti

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36 nov 2013calcio2000

novembre 2011, una data alla quale Raffaele Rubino è legato

in maniera viscerale. In quel fantasti-co giorno, l’attaccante del Novara, ha segnato la sua prima rete nel massimo campionato italiano. Un gol storico che gli ha permesso di entrare nel grande li-bro dei record della Serie A. Lui, barese di nascita ma novarese di adozione, è diventato, con quella rete ai ducali, l’u-nico giocatore ad aver segnato, con la stessa maglia, in tutti i campionati pro-fessionistici italiani. Un record di quelli che restano per sempre ma, a 35 anni, Rubino ha ancora delle soddisfazioni da togliersi…Come ti sei avvicinato al calcio, sem-pre voluto fare l’attaccante?“No, da piccolo il calcio, per me, era un

esperimento continuo. Pensa che prima giocavo a basket… Ho iniziato a gioca-re a calcio con mio fratello, ho fatto an-che il portiere. Poi, a 10 anni, ho iniziato a fare sul serio in una scuola calcio ed è così che è cominciato tutto”.Immagino che avessi anche un tuo idolo da piccolo… Chi era?“Tra gli attaccanti mi piacevano Vialli e Van Basten. Mi piaceva molto anche Crespo, per le sue caratteristiche”.Quando hai capito che il calcio sareb-be diventato il tuo lavoro?“Ad essere sincero, me lo hanno fatto capire gli altri. Quando smetti con la Primavera, è il momento della verità. Lì capisci se puoi farcela o meno…”.Nel corso della tua carriera hai avuto tanti allenatori, a chi vuoi dire gra-zie…“Sicuramente quelli che lasciano più il

26

serie B - raFFaele ruBino di Fabrizio Ponciroli

segno su un giocatore, ovvero quelli che incontri durante la tua permanenza nel vari settori giovanili. Tra i professioni-sti, dico Papadopulo e Tesser”.Hai segnato valanghe di gol, ci dici un gol a cui sei particolarmente legato?“(Ride) Beh, direi il gol segnato al Par-ma, in Serie A. Al di là del fatto di essere bello o meno, ha un valore incredibile, mi ha permesso di entrare nel libro dei record. Indimenticabile per me”.In tanti non sanno che hai esordito in A con il Siena… Che ricordi di quella giornata?“Altro momento pazzesco. Contro l’In-ter, a Siena, prima gara storica del club in Serie A. Pensa che stavo anche se-gnando ma Toldo ha evitato il gol con una signora parata. Comunque posso dire che ho voluto davvero bene ai ti-fosi del Siena, ancora oggi sento molti

un Gioiello Di ruBino…

B

È già nella storia della serie a ma la punta del novara ha ancora tanti sogni da realizzare…

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37nov 2013calcio2000

di loro. Davvero una bella esperienza”.Ci pensi alla classifica cannonieri di sempre del Novara? “Certo, mi piace parlare del record di gol, a Novara, di Piola. Non so se sono troppo in là con l’età per provarci, ve-diamo. Diciamo che, se mi guardo in-dietro, ho qualche rammarico. Magari se non fossi andato via da Novara, forse l’avrei già superato. Comunque ci pro-verò, non ho mai terminato una stagione senza segnare, vediamo quanti ne metto a segno e poi vedremo se basteranno… (Piola, dato che fa discutere, si è ferma-to a quota 86 reti con la casacca nova-rese ndr)”.Questo Novara se la gioca per tornare in A?“Il Novara, negli ultimi tre/quattro anni, è cresciuto moltissimo. La società è so-lida e sta facendo bene da tempo. Ba-sta guardare al nostro centro sportivo, davvero all’avanguardia. Siamo passati dalla C alla A, un percorso importan-te che ci ha dato la consapevolezza di

poter far bene. Anche lo scorso anno, nonostante una brutta partenza, siamo arrivati ai play-off. Non sono il tipo che fa proclami, non mi piace, meglio tenere un profilo basso. Al termine del girone

d’andata capiremo dove può arrivare questo Novara…”.Un Novara che ha un Gonzalez in più. Nonostante le tante offerte, è ri-masto…

l gol al Parma, in Serie A, che ha fatto di Rubino un uomo da record

classe 1978, ha iniziato la sua carriera da professionista nel bisceglie, in c2. Ha fatto tantissima gavetta, prima di approdare al novara, in c2. alla sua prima stagione con gli azzurri, anno di grazia 2001/02, ha messo a segno 16 gol. in estate, a sorpresa, vola a siena, in serie b. contribuisce alla promozione (sette reti) e viene confermato. in a, con i senesi, esordisce nella massima serie (contro l’inter) ma non trova molto spazio (solo cinque presenze in campionato), così, a gennaio, durante la finestra di mercato invernale, va al torino, in b, dove trova la maniera di rendersi utile (quattro reti). nel 2004 ritorna a novara, ci resta solo fino a gennaio, nonostante nove reti in 17 gare. va alla salernitana, attratto dalla categoria (il novara, allora, era in c1, la salernitana in b). segna tre gol. a fine stagione risente il richiamo del novara e decide di compiere l’ennesimo ritorno. È la volta buona? no, ci resta un solo anno, prima di andare al Perugia. la volta buona arriva nell’estate del 2007. Quarta esperienza in azzurro. inizia così la scalata. legaPro, serie b e serie a, sempre a segno, per un record che nessuno potrà mai rubargli… Un giocatore che si è fatto da solo, sempre e comunque…

ATTACCANTE FAI DA TE…

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bigica, ex giocatore novarese, ha fiducia nel gruppo di aglietti…“Mi sembra una squadra che possa dire la sua in questo campionato di b. Ha un attacco interessante, con un comi da scoprire e i vari Gonzalez e rubino che sanno vedere la porta”. Parole di emiliano bigica, ex giocatore del novara (dal 2005 al 2007) e pure ex allenatore delle giovanili novaresi. “Questo sarà un campionato di b molto equilibrato, mi sembra che ci siano tante squadre che puntano in alto. il Palermo, sulla carta, ha qualcosa in più ma la cadetteria riserva sempre delle sorprese”. Una battuta anche su rubino: “Quando viene chiamato in causa, non si tira mai indietro e questa è una dote importante per una punta”.

“ È U N N O V A R A I N T E R E S S A N T E ”

“Ha fatto una scelta sicuramente non dettata dal fattore economico. Ha scelto con il cuore. Solo lui sa il vero motivo ma penso che abbia fatto una scelta di qualità. Lui preferisce star bene, in un luogo dove lo conoscono e lo stimano, piuttosto che altrove, magari a più soldi. Pablo ha sani principi, questo è innega-bile”.Novara è una città tranquilla, cosa ti piace e cosa un po’ meno…“Guarda, a livello di tifo devo dire che sta migliorando molto. Non è passionale come altre piazze ma sta crescendo pa-recchio. Ha vissuto tanti anni in sordina, in campionati minori, ora si sta diver-tendo. Per quanto riguarda la città, in-vece, mi piace molto, è incredibilmente vivibile. È quasi come un paese. Per chi ha una famiglia, è l’ideale. Io, ad esem-pio, mi trovo benissimo. Anche perché, se poi si ha voglia di andare in qualche luogo più affollato, c’è sempre Milano che è ad un passo”.Se ti proponessero un ruolo in un reality show che faresti? Hai il volto giusto…“Potrebbe essere carino, anche se prefe-risco sempre legare la mia immagine ad iniziative di beneficienza”.È vero che vai pazzo per la parmigia-na di melanzane?“L’hai scoperto anche tu? (Ride) Lo am-metto, è vero, purtroppo o per fortuna… Me le godo dai miei. So che quando torno dai miei, non manca mai e questo rende ogni mio ritorno a casa doppia-mente speciale…”.Quando smetterai con il calcio, che pensi di fare?“Non mi vedo allenatore, non mi sembra

serie B - raFFaele ruBino un Gioiello Di ruBino…

un ruolo in cui mi sentirei a mio agio, piuttosto non mi dispiacerebbe l’idea di provare a fare il dirigente sportivo… So che sono ormai giunto ad un’età in cui devo iniziare a guardarmi in giro, a fine anno scade anche il mio contratto con il Novara, comunque c’è tempo, vedre-mo. Per ora mi sento ancora, a tutti gli effet-ti, un giocatore di calcio e spero di dare

il mio contributo al Novara”.Prima c’è da pensare e scrivere altri re-cord… Uno come Rubino, nonostante abbia già fatto moltissimo, non è tipo da lasciare nulla di intentato. Piola è lì ad un passo e, chissà, maga-ri potrebbe anche scapparci una nuova promozione nella massima serie, sem-pre con il suo amato Novara, la squadra con cui è diventato grande…

Rubino ha giocato in tanti club ma si è consacrato a Novara

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volte, bisogna fare un passo indietro per farne due avanti, dice un antico adagio. Sembra perfetto

per la storia di Vincenzo Torrente, l’an-no scorso sulla panchina del Bari (con ottimi risultati), oggi alla guida della Cremonese, in Lega Pro, società che ambisce a tornare ai fasti di un tempo.Dopo i due ottimi anni a Bari, ha scel-to Cremona e la Lega Pro per ripartire: come mai questa decisione? “Ho accettato di rimettermi in gioco a Cremona per la bontà del progetto del presidente Calcinoni: la proprietà ha investito molto sulla squadra e punta a

grandi traguardi già nell’immediato. È vero, ho lasciato la Serie B nonostan-te avessi alcune proposte interessanti, ma ho scelto di scendere di categoria solo perché ho la convinzione di po-terla riconquistare sul campo in breve tempo”.A Cremona ha ritrovato Gigi Si-moni, con il quale ha già lavorato a Gubbio: la sua presenza è stata de-terminante per la sua scelta?“Sì, io e Simoni abbiamo conquistato la storica promozione in B del Gubbio nel 2011, e lì si è calcificato il nostro grande rapporto. Tanto che, quando mi ha voluto con sé a Cremona, non ci ho

a

lega pro - cremonese di carlo tagliagambe

pensato un attimo e ho subito accettato la sua proposta, sicuro di aver fatto la scelta giusta”.Quali sono gli obiettivi stagionali della sua Cremonese?“L’obiettivo deve sempre essere quello di vincere e fare bene, anche perché, ripeto, la società ha investito molto e adesso bisogna raccogliere i frutti...” Come gioca la sua Cremonese: è fe-dele al 4-3-3 o pensa di variare il mo-dulo in base alle necessità?“Il 4-3-3 è il nostro modulo base, ma a me piace molto anche il 3-4-3; già a Gubbio e a Bari ho alternato in alcu-ne situazioni questi schemi e i risultati

oBiettivo promozione

vincenzo torrente, tecnico ex Bari ha scelto cremona per rilanciare una piazza importante.

LP

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sono stati convincenti. Quindi prose-guirò su questa lunghezza d’onda, va-lutando a seconda delle situazioni qua-le dei due moduli risulta più indicato”.C’è un allenatore che considera il suo ‘maestro’?“Ho avuto tanti allenatori importanti, ma le mie idee si basano sull’esperien-za e sulle documentazioni che ho ap-profondito in tanti anni di calcio... Di-ciamo che preferisco essere me stesso, senza essere etichettato come ‘allievo di...’. Io ho le mie idee”.Come è nata l’idea di svolgere alcu-ne sessioni d’allenamento per le vie della città? Cosa può dare in più alla squadra?“È un’iniziativa che ho sempre fatto da quando alleno e ha dato ottimi risultati sia a Gubbio che a Bari. Così, ho pen-sato di riproporla anche qui a Cremona, dato che è un modo per far avvicinare la gente a questi ragazzi, che hanno bi-sogno di affetto, di calore e sostegno. È una cosa simpatica, per far capire alla gente che i calciatori, in fondo, sono persone ‘normali’, che fanno semplice-mente il loro lavoro. E possono farlo anche in mezzo alla loro gente”.Quanto i tifosi possono influire in una piazza importante ed ambiziosa come Cremona?

“Sicuramente tanto, qui come in qual-siasi altro posto. Però Cremona viene da tanti anni di delusioni, quindi a noi tocca il compito di far tornare, a suon di buone prestazioni, la passione ai no-stri supporters. Già in questo inizio di campionato ci sono stati molto vicini, e questo ci ha portato parecchi benefi-ci: del resto, per vincere il campionato, il sostegno del pubblico è un elemento

imprescindibile”.In attacco potete contare su un bom-ber di razza come Elvis Abbruscato: può essere l’arma in più di questa Cremonese?“L’arma in più sarà la squadra, della quale Elvis è il capitano e il leader, al pari di altri compagni. Certo, lui può essere decisivo per la sua esperienza e la sua qualità, ma solo se la squadra sa-prà supportarlo adeguatamente”.Quali sono le avversarie più accredi-tate per la lotta alla promozione?“Ci sono tante squadre di grande va-lore, come il Vicenza, la Pro Vercelli, il Venezia e la Virtus Entella, solo per fare qualche nome. Anche se in Lega Pro, spesso, alla fine la spunta una sorpresa, come il mio Gubbio qualche stagione fa. Quindi mi aspetto una dura lotta per la vittoria finale”.Ultima domanda: Vincenzo Torrente quanto crede alla promozione della sua Cremonese?“Ci crede parecchio, altrimenti non avrebbe accettato questa sfida! Se sono venuto a Cremona è perché credo in questo progetto, diversamente sarei rimasto in Serie B con qualche altra squadra. So che non sarà facile, ma sono molto ambizioso, quindi voglio vincere anche con questi colori.”

Torrente punta a portare il più in alto possibile la sua Cremonese

Per tornare ai piani alti del nostro calcio, dopo anni di Purgatorio, per non dire d’inferno, la cremonese non poteva che rivolgersi all’allenatore delle indimenticabili stagioni in serie a, a cavallo tra il ‘93 e il ‘96, quel Gigi simoni, che la tifoseria grigiorossa ha così tanto amato e mai dimenticato. non è la panchina però questa volta il posto dell’ex tecnico dell’inter, bensì la sala dei bottoni, la sede in cui si prendono le decisioni importanti, soprattutto quelle di mercato, quelle determinanti per la costruzione di una squadra vincente. e proprio dal mercato è arrivato a cremona un attaccante come elvis abbruscato: “ È un ottimo realizzatore – ci dice simoni - Ha avuto un inizio un po’ difficile per via di qualche problema muscolare, ma noi ci aspettiamo molto da lui. in lega Pro rappresenta una garanzia assoluta”. simoni, è tornato a cremona con un obiettivo preciso, quello di vincere. ci è già riuscito a Gubbio, per due stagioni di fila negli ultimi anni. il traguardo di questa cremonese è la promozione, ce lo dice senza troppi giri di parole: “noi siamo consapevoli di avere una buona squadra e il nostro obiettivo è quello di arrivare più in alto possibile, sperando di riuscire a vincere, come è capitato a me a Gubbio, dove abbiamo centrato addirittura due promozioni consecutive. Mi auguro che possa accadere lo stesso con la cremonese”. tante e tutte adeguatamente attrezzate alla scalata alla serie b le rivali della cremonese, una in particolare, che in serie b militava fino alla passata stagione, una squadra storica, anch’essa nobile decaduta del nostro calcio, della quale simoni dice: “il vicenza ha mantenuto quasi la stessa rosa ed è quindi rimasta in linea di massima una squadra da serie b, con giocatori che hanno qualità superiori per la categoria. Un torneo come quello di lega Pro, comunque, non esprime valori assoluti, che permettano di indicare una squadra come più forte delle altre “.

S i m o n i , i m p e r a t i v o v i n c e r e ! di Gabriele cantella

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42 nov 2013calcio2000

el calcio di oggi il denaro, i diritti televisivi, gli spon-sor e i contratti economici di ogni tipo stanno pren-

dendo il sopravvento su tutto e si stan-no espandendo sempre di più. Il calcio italiano assomiglia sempre di più ad una vera e propria macchina per fare soldi, un calderone di addetti ai lavori che si muovono in maniera preponderante verso il puro e schietto guadagno. Ma proprio durante quelle domeniche in cui tutte le telecamere mondiali sono puntate sui palcoscenici più importanti d’Europa e del mondo e

su quei calderoni traboccanti di denaro nelle piazze minori si sta disputando un campionato parallelo. Un campionato fatto di tanti sacrifici, guadagni ridotti e tanta passione che scorre nelle vene di chi il calcio di provincia lo vive, come giusto che sia, come un amore da coltivare più che come un guadagno economico. E c’è chi in questi palcoscenici di mi-nor rilievo, tra vittorie stoiche, sconfit-te dolorose e tanto sudore riversato, ot-tiene una salvezza sofferta, oltrepassa un’estate drammatica e tira un grosso sospiro di sollievo prima di ripartire

n

serie d - seregno di nicolò bonazzi

con più entusiasmo di prima. È questa, in sostanza, la realtà del Seregno, cit-tadina alle porte della Brianza con un passato glorioso in Serie B e in Serie C e ora impegnata nel girone B della quarta serie italiana. La squadra azzurra nei lontani anni ’40 sfiorò addirittura una storica promozio-ne in Serie A, dopo aver lottato per otto stagioni nel campionato cadetto. Era un calcio storico e d’altri tempi in cui il Seregno si destreggiava con grande caparbietà. Negli anni ’50 inizia però la caduta libera che porterà i brianzoli in Promozione. Dopo tanti sacrifici gli

alla ricerca DeGli antichi Fasti…

negli anni ‘4o’ arrivò ad un passo dalla serie a, ora lavora per tornare grande come un tempo…

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43nov 2013calcio2000

alla ricerca DeGli antichi Fasti…azzurri tornano in Serie C, disputando l’ultima stagione fra i professionisti nel 1981/82. Ma nel 1995 arriva la doccia fredda. Il Seregno retrocede in Eccel-lenza ma, a causa di gravi difficoltà fi-nanziarie, cede i propri diritti alla Vis Nova di Giussano. Il Giovane Calcio Seregno riparte così dalla Terza Cate-goria dalla quale, a poco a poco, risalirà la china verso la quarta serie, categoria attuale della squadra brianzola conser-vata al termine della scorsa stagione quando gli azzurri sono usciti vittoriosi dai playout contro la Colognese. La società azzurra è una realtà genui-na e semplice e somiglia molto ad una grande famiglia. “Il Seregno” attacca il presidente Eros Pogliani “potrà festeg-giare il proprio centenario in maniera tranquilla grazie ad un gruppo di amici che ha contribuito a far andare avanti la società”. Il club brianzolo, durante la scorsa estate, ha rischiato seriamente di non iscriversi a causa di diversi problemi finanziari, risoltisi fortunatamente per tempo. “Come tante società di Serie D e di altre categorie abbiamo avuto delle gravissime difficoltà nell’iscriverci al campionato ma alla fine il Seregno ce l’ha fatta. La considero una grande vit-toria. Abbiamo costruito una squadra che ci auguriamo possa essere decoro-sa per la categoria, formata da giovani e vecchi che pensiamo possano ben fi-gurare in Serie D”. Dopo alcuni mesi di sofferenza, quindi, la società ha saputo superare le avversi-tà e ha risolto tutti i suoi problemi. Ma in una realtà come quella della Serie D, senza introiti televisivi o diritti d’im-magine, come si fa a far quadrare i con-ti del bilancio? Il presidente Pogliani lo spiega in maniera molto chiara. “Non credo si possano fare molti calcoli di natura economica. A Seregno c’è molto volontariato e molte persone ci metto-no tanta passione nel collaborare con la nostra società. È chiaro, dal punto di vista economico ci sono alcuni spon-sor che ci finanziano tramite contratti di sponsorizzazione ma qui, come in molte altre realtà, ci sono dirigenti che per pura passione danno dei contributi

a perdere e ci mettono tutta l’anima in quel che fanno. Solo ed esclusivamente per amore del Seregno”. Una società con le idee chiare che mira ad una sta-gione tranquilla. “L’obiettivo del cam-pionato è quello di fare bene” afferma Fabio Tricarico, ex giocatore di Empo-li, Torino e Sampdoria e attuale diret-tore sportivo della squadra brianzola. “Vogliamo fare risultati positivi per dare continuità alle nostre prestazioni ma, soprattutto, alla nostra autostima. Il nostro intento è quello di salvarci, magari senza soffrire troppo come l’an-no scorso. Vogliamo incanalare i risultati sulla strada giusta, senza fare proclami e dire che arriveremo in alto. Se poi arri-verà qualcosa in più lo vedremo strada facendo”. Per fare un campionato tran-quillo occorre dare un occhio alle av-versarie e uno sguardo alla situazione è inevitabile: “Tra tutte le avversarie di-

ciamo che temo di più i nomi blasonati. Alla prima di campionato abbiamo in-contrato il Piacenza, una vera e propria corazzata che vuole puntare alla Lega Pro. Il loro obiettivo è questo e hanno co-struito una squadra molto competitiva per la categoria. In prima linea ci sono inoltre anche Pontisola, squadra in gran parte confermata dopo lo scorso ottimo campionato, Pro Sesto e Lecco”. Il direttore del Seregno si sofferma an-che a parlare della squadra e dell’orga-nico a disposizione di mister Umberto Cortelazzi. “La rosa è formata da un mix di giovani e vecchi, anche se l’uni-co più “anziano” è Battaglino. Ci sono ragazzi che hanno fatto la C e altri più giovani promettenti che po-tranno fare bene. Parlo, ad esempio, di Giambrone, ragazzo del ’95 e Lacchi-ni”. Il Seregno è una squadra sana che fa leva soltanto sulla propria forza, senza appoggiarsi ad altri club. Ma in futuro, si sa, mai dire mai. “Al momento non collaboriamo con nessun grande club. Il nostro obiettivo è quello di formare e valorizzare i nostri giovani in casa per poterli fare esordire in prima squadra e, perchè no, lanciarli un giorno nel mondo del professionismo. In futuro si spera comunque di strutturare sinergie con qualche altra squadra”.

CreditPhoto:ufficiostampaSeregnoCalcio

Lo staff del Seregno al completo

Una nuova stagione comincia per il Seregno

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44 nov 2013calcio2000

e nel calcio esistesse l’O-scar della sfortuna, a con-tenderselo sarebbero due centravanti che, in epoche

diverse, hanno fatto sognare la Milano rossonerazzurra. Da una parte Marco van Basten, l’Ai-rone olandese protagonista di tanti suc-cessi con Milan e Nazionale, costretto a ritirarsi a poco più di 30 anni dopo un infinito calvario di operazioni e ri-cadute. Dall’altra parte, forse ancor più “favo-rito” nella corsa al non ambito ricono-scimento, ecco Ronaldo, il Fenomeno brasiliano in perenne slalom tra i tac-kles dei difensori avversari e quelli di un destino beffardo. Tanto grande quanto fragile, Ronaldo Luís Nazário de Lima fu il prototipo dell’attaccante moderno: fisico potente e nello stesso tempo scattante, in grado di eludere le marcature più assidue, goleador impla-cabile capace di viaggiare alla media di una rete a partita, ma anche macchina da soldi al centro delle attenzioni de-gli sponsor più disparati. Questa, la faccia positiva della medaglia. L’altra, triste e malinconica, fu rappresentata dai tanti incidenti che bersagliarono i 18 anni di carriera del campione: da quel misterioso malore prima della fi-nale di Francia ‘98 ai terribili infortuni patiti ai tempi dell’Inter, fino all’ultimo crack del 2008 in maglia Milan, che in pratica chiuse la sua parabola ai massi-mi livelli.

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miti del calcio - Ronaldo luís nazáRio de lima di Luca Gandini

IL FEnoMEno DEL DUEMILA

come la Grande muraglia cinese, le Piramidi di Giza, le cascate Vittoria o la statua della libertà. il sinistro di Ferenc Puskás è patrimonio dell’umanità.

BABY-BOOMNato a Bento Ribeiro, un sobborgo umile e operoso di Rio de Janeiro, il 18 settembre 1976 (ma registrato all’ana-grafe soltanto 4 giorni dopo), il futuro “Fenomeno” era un ragazzo tanto edu-cato quanto ambizioso. La scuola non gli era mai interessata un granché; per lui, l’unica cosa che contava era il pal-lone. Tifoso del Flamengo e ammirato-re di Zico, fu vicinissimo a coronare il sogno della sua vita a 13 anni, quando superò brillantemente il provino per entrare a far parte delle giovanili ros-sonere. Solo un dettaglio all’apparenza insignificante fece però saltare tutto: Ronaldo aveva chiesto un piccolo com-penso sotto forma di biglietti d’autobus

per il tragitto da casa al campo di al-lenamento, ma il club aveva rifiutato, sostenendo che tale spesa dovesse es-sere a carico del giocatore. La famiglia di Ronaldo, che non navigava nell’oro, non poté far fronte a questo sacrificio economico, e così il giovane campio-ne dovette rinunciare alla prospettiva di indossare la casacca che fu del suo più grande idolo. Ripartì allora dal São Cristóvão, una compagine dalle mode-ste tradizioni, dove tuttavia iniziò ad attirare le attenzioni di illustri osserva-tori. Primo tra tutti Jairzinho, la mitica ala destra della Nazionale campione del mondo nel 1970, che convinse il ben più blasonato Cruzeiro a puntare su quell’attaccante dal dribbling mor-

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tifero capace di trovare il gol in qualsi-asi momento. Ecco la vera svolta della carriera di Ronaldo. La squadra di Belo Horizonte lo fece esordire tra i profes-sionisti, venendo ripagata dalle 12 reti in 14 partite con cui il bomber nobilitò il campionato brasiliano del 1993. Da lì, la travolgente ascesa che lo portò, l’anno successivo, a esordire in Nazio-nale e a far parte della vittoriosa spe-dizione al Mondiale americano. Un’av-ventura vissuta senza mai scendere in campo, ma utile per fare esperienza, per respirare l’aria di una manifestazio-ne tanto prestigiosa. Con la speranza, non troppo nascosta, di riconquistare, un giorno o l’altro, quella meravigliosa Coppa in oro massiccio. Ma, stavolta, da grande protagonista.

RONALDOMANIA6 milioni di dollari. Fu con questa ci-fra che, nell’estate 1994, gli olandesi del PSV Eindhoven si assicurarono le prestazioni dell’asso del Cruzeiro. No-nostante le difficoltà legate alla lingua e al clima, Ronaldo dimostrò subito di essere pronto per il calcio europeo. Il primo anno, tanto per gradire, vinse la classifica cannonieri, mentre il secon-do una lunga serie di problemi fisici e alcune incomprensioni con il tecnico Dick Advocaat ne limitarono il rendi-mento. Ma non l’interesse che i grandi club nutrivano nei suoi confronti. Alla fine fu il Barcellona a spuntarla su una folta schiera di pretendenti, e così ecco il pelatissimo attaccante carioca pronto a portare la sua magia nella terra del-le ramblas, laddove, fino a pochi anni prima, aveva furoreggiato un altro fuo-riclasse del futebol bailado, Romário. Una sola stagione, ma coronata da gol, successi (Coppa delle Coppe, Cop-pa del Re e Supercoppa di Spagna) e il riconoscimento quale giocatore dell’anno attribuitogli dalla FIFA. Che gioia per gli occhi, il Ronaldo di quel periodo! Né gli ambienti più ostili, né i difensori più arcigni potevano intimi-dire il suo scatto bruciante, la sua corsa verso la porta seminando mezza squa-dra avversaria, come avvenne a Com-

postela e in molti altri campi. Poteva un giocatore così non sbarcare, prima o poi, in Italia, nel campionato (allora...) più bello e competitivo del mondo? A dare una risposta ci pensò Massimo Moratti e la formidabile determinazio-ne con cui, nell’estate del 1997, strappò il Fenomeno dalle grinfie del Barça per 51 miliardi di vecchie lire. Ci si accor-se subito di essere di fronte a un per-sonaggio che stava segnando un’epoca. Ovunque andassi, ti trovavi di fronte ragazzini coi capelli rasati; ovunque ti girassi, ecco il cartellone pubblicitario con Ronaldo esultante. L’Inter, reduce da anni di vacche magre, divenne uno dei club più popolari del mondo “solo” per il fatto di avere lui, quel giovanotto dal sorriso buffo che in campo si tra-sformava in una belva assetata di gol. Tanti, 25 in 32 partite, nella sua prima stagione in nerazzurro, più la gioia del trionfo in Coppa UEFA e la rabbia per uno Scudetto visto sfumare dopo un avvelenatissimo duello con la Juven-tus.

LA VIA CRUCIS DI UN CAMPIONEFu quindi tempo di Francia ‘98, il Mondiale che Ronaldo e il Brasile do-vevano solo vincere. Filò tutto liscio fino alle semifinali, con una Seleção magari non sempre spettacolare, ma certamente temibile per la gran quan-tità di campioni che poteva esibire: dal portiere Taffarel ai laterali Cafu e Roberto Carlos; dall’immenso trequar-tista Rivaldo al sempreverde Dunga. A poche ore dalla finalissima contro i padroni di casa, però, tutte le certezze crollarono. Ronaldo, l’uomo più atteso, rimase vittima di un misterioso malore di cui tanto si è discusso e sul quale, ancora oggi, non conosciamo tutta la verità. Convulsioni? Attacco epiletti-co? Crisi cardiaca? Reazione allergica agli antidolorifici che stava assumen-do? Tanti interrogativi rimasti senza risposta. Fatto sta che il Fenomeno vi-sto in campo quella sera allo Stade de France fu l’ombra si se stesso, e così la gloria fu tutta dei Bleus e di Zinedine

Al Real Madrid, il brasiliano ha vissuto una seconda vita calcistica

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miti del calcio - Ronaldo luís nazáRio de lima IL FEnoMEno DEL DUEMILA

Zidane. Ebbe quindi inizio un perio-do contraddittorio, per l’asso carioca, passato attraverso poche soddisfazioni (la Coppa America vinta nel 1999, ad esempio) e tanti infortuni. Il più grave dei quali, occorsogli il 12 aprile 2000, lo avrebbe tenuto lontano dai campi di gioco per oltre un anno. Da quel mo-mento in poi, molto raramente sarem-mo tornati ad ammirare il Ronaldo dei tempi d’oro. Il campione che prendeva palla e partiva in progressione saltan-do le difese avversarie lasciò posto ad un attaccante meno dinamico, che non aveva perso comunque l’abitudine al gol. Giocò la sua ultima partita con la maglia dell’Inter il 5 maggio 2002, il pomeriggio che avrebbe dovuto essere di festa per uno Scudetto atteso da 13 anni e che invece si trasformò in dram-ma sportivo per via del successo lazia-le che consegnò di fatto il titolo nelle mani della Juventus. Ma la rivincita, per lo sfortunato campione, era dietro l’angolo.

LA SERENITÀ RITROVATAI tanti che pensavano che Ronaldo fos-se ormai sul viale del tramonto furono costretti a ricredersi nei giorni di Co-rea e Giappone 2002, il primo Mon-

diale del nuovo millennio. Un Brasile brillante e fortunato (quanti vantaggi arbitrali per i verde-oro...!) dominò in lungo e in largo il torneo andando ad aggiudicarsi il 5º titolo iridato della sua storia. E Ronaldo? Ronaldo tornò Fenomeno, con la doppietta in finale alla Germania che significò rinascita. Dopodiché, per lui fu tempo di cambia-menti. Diede l’addio all’Inter “come un traditore” (per sua stessa ammissione) e si tuffò nella nuova avventura con il Real Madrid. Passò anni sereni, circon-dato dai tanti astri che in quel periodo impreziosivano il tappeto verde del Santiago Bernabéu: da Zizou Zidane a Raúl, da David Beckham a Figo, da Michael Owen a Roberto Carlos. Vinse la Liga, la Coppa Intercontinentale, ma non riuscì a sfatare il tabù Champions League, l’unico grande trofeo ad esser-gli sfuggito. Nel 2006/07, l’avvento in panchina di Fabio Capello fu foriero di incomprensioni che sfociarono, a metà stagione, in un clamoroso divorzio e in un ancor più sorprendente ritorno in Italia, a Milano, ma al Milan. Alcu-ni buoni spunti, i soliti acciacchi e un inedito numero 99 portato sulla maglia.

Poi, proprio quando stava per ingrana-re, ecco l’ennesima beffa del destino: la rottura del ginocchio sinistro nella sfida con il Livorno. 13 febbraio 2008: Ronaldo Luís Nazário de Lima gioca-va la sua ultima partita ufficiale in Eu-ropa e, in pratica, chiudeva la propria esperienza nel calcio di alto livello. Il suo ritorno, dopo oltre un anno, con la maglia del Corinthians mise in mostra un campione ormai al crepuscolo, con qualche chilo di troppo e lontano anni luce dalla stella che fu. Il 14 febbraio 2011, giorno di San Valentino, il Feno-meno chiuse tra le lacrime la sua storia d’amore con il futebol, annunciando il ritiro in una conferenza stampa in mon-dovisione. Scese in campo per l’ultima volta il 7 giugno, in un’amichevole tra il Brasile e la Romania. Un’apparizio-ne di 15 minuti soltanto, durante i quali il ragazzo di Bento Ribeiro ripensò a tutto ciò che era stato e a tutto ciò che sarebbe potuto essere senza gli impre-visti di un destino non sempre amico. E conservando nel cuore l’applauso della sua torcida, estremo tributo d’affetto a un campione autentico, simbolo di ta-lento, forza e umiltà.

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Ronaldo si gode il suo Pallone d’Oro vinto con l’Inter

Non fosse stato martoriato da mille infortuni, Ronaldo avrebbe brillato ancor di più

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ra una sera di metà novem-bre ma c’era aria di pri-mavera. Conrad, Gordon e Bean sbarcavano sulla

Luna per la seconda volta con l’Apol-lo 12, il Brasile festeggiava il Giorno della Bandiera. Ma a Rio de Janeiro aspettavano solo la fine del mondo. Il 19 novembre 1969, oltre quarant’an-ni fa, O’Rey realizzò un gol che entrò di diritto nella mitologia del calcio, un rigore contro il Vasco de Gama che tutti aspettavano e che tutti cercarono di impedire.

accadde a... - noVembRe 1969 di Simone Quesiti

“HoW Do YoU SPELL PELE’? G-o-D”

la notte in cui o’Rey segnò la rete numero 1ooo in carriera e diventò immortale…

E ANTEFATTOAl Maracanà si gioca una partita come tante ma non una partita qualsiasi. Va-sco de Gama, la squadra di Rio, contro il Santos di Pelè: è la Taca de Prata, cono-sciuta anche come torneo “Roberto Go-mes Pedrosa” o coppa d’Argento, l’an-teprima del campionato brasiliano, una delle tante manifestazioni che caratte-rizzavano l’attività calcistica brasiliana, prim’ancora della nascita del campiona-to nazionale che avrà inizio ufficialmen-te due anni più tardi, nel 1971. Ma con oltre 65.000 spettatori, sembra quasi come una finale, quasi come un derby.

FINE DEL MONDOPer evitare l’inevitabile il Vasco schie-ra cinque difensori, uno dei quali, Renè, viene investito di una missione impossibile: impedire a Edson Aran-tes do Nascimiento detto Pelè, O’Rey de futbol, di segnare il gol che tutto il mondo aspettava, il numero 1000, un cult oggi per gli amanti del vintage. In porta c’è un argentino, Andrade, uno dei più tosti, che non voleva, chissà perché, entrare nella storia, tantome-no dalla porta di servizio. Para tutto quella sera, compreso un pallonetto all’incrocio di O’Rey: dove non arriva

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lui ci pensa la traversa a mettersi di mezzo e appare evidente come faccia di tutto per impedire quel gol atteso come il Messia. A passare in vantaggio è a sorpresa il Vasco che al minuto 17 manda in rete Beneti. Il Santos reagi-sce e grazie all’autorete dello sfortu-nato Renè riporta il risultato in parità al decimo del secondo tempo. Sembra rinviata al 2012, invece la fine del mon-do arriva puntuale al 32mo della ripre-sa. Fallo da ultimo uomo su Pelè che viene atterrato appena entrato in area. L’arbitro indica il dischetto. Arriva così l’Apocalisse. Tutto il pubblico, del Va-sco e del Santos, grida un solo nome. Poi scende un silenzio di gelo. Ci vo-gliono ben cinque minuti perché tutti si possano posizionare dietro la porta del numero uno del Vasco. È molto teso O’Rey: “Ho tremato prima di battere quel rigore: avevo già tanta esperien-za, avevo già vinto i Mondiali, ma ero emozionatissimo”, dichiarerà in una successiva intervista. Risulta difficile per tutti capire cosa possa essere pas-sato nella testa di Pelè in quei momenti interminabili. Una vita, una carriera calcistica che si materializza nei suoi stessi occhi. E Andrade, se avesse para-to il tiro del mito calcistico brasiliano,

avrebbe forse fatto la fine di Barbosa, il portiere del Brasile del 1950 sconfitto dall’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino? Nel frattempo Fidelis, il terzino destro, comincia a scavare buchi sul dischetto con il tacchetto, ma niente ormai può evitare l’inevitabile. Rincorsa lenta, destro piatto alla sinistra del portiere, Andrade la tocca con le unghie, ma non la ferma. Prende a pugni l’area per la rabbia. I reporter entrano tutti in campo, i compagni lo prendono sulle spalle e lo portano in trionfo. Mentre tutti lo abbracciano, Pelè bacia la palla. Si rivedrà la stessa scena l’anno dopo all’Azteca, quando il Brasile batterà l’Italia quattro a uno nella finale della Coppa Rimet. Dopo venti minuti buoni Pelè viene liberato da quell’abbraccio e viene sostituito. Sfila poi con una maglia del Vasco (la sua squadra del cuore da bambino) con il numero 1000, mentre la partita finisce così, due a uno, senza di lui.

IL DISCORSO DI O’REYIn seguito verrà accusato di demagogia per aver dedicato quel gol a tutti i bam-bini poveri del mondo: “Per l’amore di Dio, gente mia, ora che tutti mi state ascoltando, faccio un appello speciale a tutti: aiutate i bambini poveri, aiutate gli abbandonati. È il mio unico appello in questo momento speciale per me”. La verità è che in uno dei momenti più importanti della sua vita, Pelè ha avuto un pensiero per i più disagiati, mostran-do un’intelligenza che lo ha portato, nel corso degli anni, ad investire bene il suo mito, prima come ambasciatore universale dell’Unicef, poi come mini-stro dello Sport verde-oro. Altri grandi brasiliani hanno avuto molta meno for-tuna di lui ma anche meno intelligen-za. Allora aveva 29 anni. Ma il tempo passa anche per gli dei. La targa che celebrava la fine del mondo fu rubata dai corridoi del Maracanà, così come la Coppa Rimet che fu persino fusa. Sparì anche il pallone di quella partita dal Museo del calcio di Rio, ma almeno quello fu ritrovato e messo all’asta per 30mila dollari tutti finiti, almeno nelle intenzioni, in beneficenza.

L’OLIMPOMille gol non è più la fine del mon-do ma un dato statistico, una frontiera che hanno superato (pare) anche Frie-denreich e Puskas. Se vogliamo, Arthur Friedenreich ha fatto più fatica degli altri, visto che ha giocato a calcio nei primi anni del secolo. Meticcio, per colpa della democrazia razziale ha dovuto rinunciare alla na-zionale per un po’ e ogni volta, pri-ma di entrare in campo, si lisciava i capelli crespi. Puskas, invece, quando scappa nel ’56 dal suo paese sembra un calciatore finito. In Italia ingrassa e nessuno pensa che possa tornare ai livelli di un tempo. Ma con il Real Madrid dimostrerà il contrario segnando valanghe di reti, superando quota mille e collazionan-do coppe dei Campioni. Infine un al-tro grande brasiliano, Romario, senza che la sua storia diventasse epopea e nostalgia. Aveva ragione il poeta bra-siliano Carlos Drummond de Andra-de. Si chiamava come il portiere del Vasco e gli bastò una riga per riassu-mere un romanzo: “Non è difficile se-gnare mille goal come Pelé. É difficile segnare un goal come Pelé”.

A nulla valgono le parate di Andrade, Pelè fa esplodere il Maracanà segnando il suo 1000 gol in carriera

Nel giorno del suo 1000esimo gol, O’Rey ha avuto un pensiero per i bambini poveri

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50 nov 2013calcio2000

edizione di Coppa Campio-ni 1957-58 vede l’ingresso delle due Irlanda, rappre-sentate da Glenavon al Nord

e Shamrock Rovers per l’EIRE e della Germania Est (Wismut), ma perde i tur-chi. Con 23 nazioni, ci sono comunque 24 squadre: i detentori del Real hanno vinto pure il titolo e la Spagna è rap-presentata anche dal Siviglia, secondo. Decisione discutibile, ma che permette di effettuare un turno preliminare pieno, per ridurre le partecipanti a 16.È solo la terza edizione, ma è anche la stagione di tante “prime volte”. Non esi-ste ancora la “lotteria dei rigori” e per la prima volta una sfida viene risolta con il lancio della monetina, col Wismut Karl-Marx-Stadt che ha la meglio sul Gwar-dia Varsavia dopo due 3-1 e l’1-1 dello spareggio. I tedeschi orientali in quattro partecipazioni disputeranno altrettanti spareggi: un record! Per l’Italia c’è il Milan, per la seconda volta. Il sorteggio dei rossoneri pecca di fantasia, di nuovo il Rapid Vienna come nel ‘55. I milani-sti vincono 4-1 a Milano, ma al ritorno subiscono nel finale il gol del 5-2 che porta allo spareggio: lo segna Gerhard Hanappi, il capitano che da architetto progetterà negli anni ‘70 il nuovo sta-dio del Rapid, oggi a lui intitolato. Pesa un rigore sbagliato da Schiaffino all’an-data. A Zurigo, il Milan ristabilisce le gerarchie e prevale 4-2. Passano anche Vasas, Rangers, Stella Rossa, Aarhus, Siviglia (sul Benfica) e Manchester United. I “Busby Babes”, così chiamati per l’età media bassissima, sconfiggono Shamrock e Dukla Praga, giungendo ai quarti, dove incontreranno la Stella Rossa. Il Milan brilla a Ibrox: i Rangers

L’tRE SU tRE PER IL REAL…

battuto in finale il milan, l’era del Grande madrid continua…

al 75’ sono avanti 1-0, ma i rossoneri si scatenano e mettono a segno 4 gol in dieci minuti, rendendo il ritorno (gio-cato eccezionalmente all’Arena) una formalità. Di Stefano all’andata e Rial al ritorno segnano l’ingresso trionfale dei campioni che rifilano un 8-2 com-plessivo all’Anversa. Nessuna sorpre-sa per i restanti match, con il Borussia Dortmund che soffre, ma passa allo spa-reggio con il CCA Bucarest, attuale Ste-aua. I quarti ci offrono un’altra “prima volta”: lo scontro fratricida che mette di fronte Real e Siviglia. Gli andalusi sono malinconicamente ultimi in campiona-to (si salveranno con un grande finale), dove al Bernabeu è già arrivata una ba-tosta per 6-0. In coppa, però, il Real ri-esce addirittura a fare meglio: 8-0. Il ri-torno al “Nervion” di Siviglia si risolve in un tranquillo 2-2. Va in semifinale an-che il Vasas, che dopo avere rimontato dallo 0-2 in quel di Amsterdam, surclas-sa al ritorno un Ajax ancora acerbo. Un

4-0 senza attenuanti, così come il 4-1 milanista ai danni del Dortmund, dopo l’1-1 dell’andata. A segno Cucchiaroni, Liedholm, Galli e Grillo. L’ultimo quar-to è tra Manchester e Stella Rossa. A Old Trafford i “Red Devils” finiscono il primo tempo sotto di un gol, anche per via della grande prestazione del portiere ospite, Beara, già noto agli inglesi per un partitone giocato con il Resto del mondo a Wembley nel ‘53. La ripresa vede una difficile rimonta e lo United riesce a ribaltare, grazie a Bobby Charl-ton, su assist di Scanlon e al difensore Colman. Quel che accade al ritorno è oscurato dai tragici fatti accaduti duran-te il ritorno dei britannici a casa. Finisce 3-3 con gli inglesi che, avanti di tre lun-ghezze e rimontati nella ripresa, resisto-no all’assalto finale degli slavi.All’Aeroporto di Monaco di Bavie-ra, tappa dello scalo tecnico del volo Belgrado-Manchester, c’è un tempo da lupi. Dopo due decolli interrotti per un

sPeciale coPPa camPioni 1957/1958 di Gabriele Porri

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51nov 2013calcio2000

Vasas BudapestMihaly KamarasBela KarpatiGyula TelekiLaszlo SarosiAntal BarfiPal BerendiJozsef RadulyLajos Csordas Gyula Szilagyi I (Cap.)Dezsö Bundzsak Sandor Lenkei Ct: Rudolf Illovszky

Vasas Budapest-ReaL MadRId 2-0 (1-0)

ReaL MadRIdJuan AlonsoMarquitosJosé Emilio SantamariaRafael LesmesMiguel Muñoz (Cap.)José Maria ZarragaRaymond KopaRamon MarsalAlfredo Di StefanoJosé Hector RialFrancisco Gento Ct: Luis Antonio Carniglia

MILanLorenzo BuffonAlfio FontanaEros BeraldoLuigi ZannierLuigi RadiceMario BergamaschiGiancarlo Danova Per BredesenJuan Alberto Schiaffino Nils Liedholm (Cap.) Tito Ernesto Cucchiaroni Ct: Giuseppe Viani

MILan-ManCHesteR utd 4-0 (1-0)

ManCHesteR utdHenry GreggWilliam Foulkes (Cap.)Ian GreavesFrederick GoodwinRonald CopeStanley CrowtherKenneth MorgansErnest TaylorColin WebsterDennis ViolletMark PearsonCt: James Murphy

Mercoledì 16 aprile 1958, ore 16 - Budapest (stadio “népstadion”)arbitro: pierre sCHWInte (FRa) - spettatori: 105.000Reti: 25’ Bundzsak, 53’ rig. Csordas

Mercoledì 14 maggio 1958, ore 21:30 - MILanO (stadio “san siro”)arbitro: albert dusCH (GeR) - spettatori: 60.000 Reti: 2’-76’ Schiaffino, 51’ rig. Liedholm, 66’ Danova

ReaL MadRIdJuan Alonso (Cap.)MarquitosJosé Emilio SantamariaRafael LesmesJuan SantistebanJosé Maria ZarragaRaymond KopaRamon Marsal Alfredo Di Stefano José Hector RialFrancisco Gento Ct: Luis Antonio Carniglia

ReaL MadRId-Vasas Budapest 4-0 (2-0)

Vasas BudapestFerenc KovalikGyula TelekiKaroly KonthaLaszlo SarosiAntal BarfiPal BerendiJozsef RadulyLajos CsordasGyula Szilagyi I (Cap.)Dezsö BundzsakSandor Lenkei Ct: Rudolf Illovszky

ManCHesteR utdHenry GreggWilliam Foulkes (Cap.)Ian GreavesFrederick GoodwinRonald CopeStanley CrowtherKenneth MorgansErnest Taylor Colin WebsterDennis Viollet Mark Pearson Ct: James Murphy

ManCHesteR utd-MILan 2-1 (1-1)

MILanLorenzo BuffonAlfio FontanaEros BeraldoCesare MaldiniLuigi RadiceMario BergamaschiAmos MarianiPer BredesenJuan Alberto Schiaffino Nils Liedholm (Cap.)Tito Ernesto Cucchiaroni Ct: Giuseppe Viani

Giovedì 3 aprile 1958, ore 20:30 - MadRId (stadio “santiago Bernabeu”)arbitro: Maurice GuIGue (FRa) - spettatori: 120.000Reti: 9’ - 42’ rig.- 50’ Di Stefano, 46’ Marsal

Giovedì 8 maggio 1958, ore 19:30 - ManCHesteR (stadio “Old trafford”)arbitro: Leo HeLGe (den) - spettatori: 44.480 Reti: 24’ Schiaffino, 39’ Viollet, 80’ rig. Taylor

SEMIFInALI

ReaL MadRIdJuan Alonso (Cap.)Angel AtienzaJosé Emilio SantamariaRafael LesmesJuan SantistebanJosé Maria ZarragaRaymond KopaJoseitoAlfredo Di Stefano José Hector Rial Francisco Gento Ct: Luis Antonio Carniglia

ReaL MadRId-MILan 3-2 d.t.s. (0-0, 2-2; 0-0, 1-0)

MILanNarciso SoldanAlfio FontanaEros BeraldoMario BergamaschiCesare MaldiniLuigi RadiceGiancarlo DanovaNils Liedholm (Cap.)Juan Alberto Schiaffino Ernesto Grillo Tito Ernesto Cucchiaroni Ct: Giuseppe Viani

Mercoledì 28 maggio 1958, ore 18 - BRuXeLLes (stadio “Heysel”)arbitro: albert aLsteen (BeL) - spettatori: 67.000 Reti: 60’ Schiaffino, 74’ Di Stefano, 78’ Grillo, 79’ Rial, 107’ Gento

FInALE

motore surriscaldato, il comandante dell’Airspeed Ambassa-dor della BEA cambia pista, optando per una più lunga che però negli ultimi metri presenta neve sciolta che ne rallenta la velocità. L’aereo non riesce ad alzarsi e non può più interrom-pere il decollo, schiantandosi su una recinzione e poi su una casa vuota. Sopravvivono in 21 e muoiono in 23, compresi il copilota e Duncan Edwards, stella nascente del calcio inglese, ottavo giocatore a perire nel disastro, che si spengono dopo alcune settimane. Con Edwards sono in campo a Belgrado per l’ultima partita il capitano Byrne, Colman, Jones e Tay-lor. Dei sopravvissuti, Jackie Blanchflower e Johnny Berry non riprenderanno più a giocare. È ferito gravemente lo stesso Matt Busby, che riceve per due volte l’estrema unzione, ma si riprende. Solo fisicamente all’inizio, perché lo stato d’animo gli fa pensare di lasciare il lavoro, poi la moglie lo convince a tornare: vincerà la coppa dieci anni dopo. Oltre alla trage-dia umana, il calcio europeo perde una squadra che di certo avrebbe dominato le stagioni successive, contendendo al Real la leadership. Il finale di stagione è tremendo, la squadra giun-ge nona in campionato e perde la finale di FA Cup. In semifi-

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52 nov 2013calcio2000

sPeciale coPPa camPioni 1957/1958

Giocatore Presenze RetiRuoloNazData Nascita

REAL MADRID

COPPA CAMPIONI 1957/58

Juan ALONSO 4 -4PortiereESP13.12.1927

Rogelio DOMINGUEZ 3 -3PortiereARG09.03.1931

José Emilio SANTAMARIA 7 0DifensoreESP31.07.1929

José Maria ZARRAGA 7 0DifensoreESP15.08.1930

Rafael LESMES 6 0DifensoreESP09.11.1926

Angel ATIENZA 4 0DifensoreESP16.03.1931

MARQUITOS (Marcos Alonso Imaz) 3 0DifensoreESP16.04.1933

José BECERRIL 1 0DifensoreESP21.08.1926

José Hector RIAL 6 4CentrocampistaESP14.10.1928

Ramon MARSAL 5 3CentrocampistaESP12.12.1934

Juan SANTISTEBAN 5 0CentrocampistaESP08.12.1936

JOSEITO (José Iglesias Fernandes) 2 0CentrocampistaESP23.12.1926

Miguel MUÑOZ 2 0CentrocampistaESP19.01.1922

Enrique MATEOS 1 0CentrocampistaESP15.07.1934

Alfredo DI STEFANO 7 10AttaccanteESP04.07.1926

Raymond KOPA 7 3AttaccanteFRA13.10.1931

Francisco GENTO 6 3AttaccanteESP21.10.1933

Jesus Maria PEREDA 1 2AttaccanteESP15.06.1938

Luis Antonio CARNIGLIA 7AllenatoreARG04.10.1917

coPPA cAMPIonI 1957/58 - REAL MADRID

nale di Coppa Europa, gli inglesi trova-no il Milan e con uno scatto di orgoglio vincono 2-1 l’andata in casa, per poi perdere 4-0 a San Siro, stanchi anche per il viaggio via terra dopo la traver-sata della Manica in battello. Nell’altra semifinale tra Real e Vasas si registra un incredibile successo di pubblico: 120.000 spettatori al Bernabeu, 105.000 al Nepstadion. In Spagna si gioca anco-ra nel segno di Alfredo Di Stefano, tri-pletta nel 4-0 finale, al ritorno non basta un grande Vasas, il 2-0 al 53’ illude, ma il Real si difende e passa. Altra prima volta: dopo due anni in cui si è giocato

nella Nazione (l’anno prima addirittura nello stadio) di una delle 2 contenden-ti, stavolta la finale è in campo neutro, all’Heysel di Bruxelles. Il Milan è in ripresa dopo un inizio stagione da in-cubo e Gipo Viani stravolge la squadra per la finale: dentro Soldan in porta per Buffon, Radice e Danova sostitui-scono Zannier e Mariani. Non c’è più un attaccante, con Nordahl alla Roma e gli infortuni di Bean e Galli, inoltre Liedholm raggiunge la squadra solo un giorno prima dal ritiro della Svezia. La partita è equilibrata, nel primo tempo non accade nulla. Nella ripresa, quattro

gol in 20’, col Milan due volte in van-taggio e ripreso. Schiaffino segna l’1-0 e appena dopo Cucchiaroni colpisce la traversa. Gol sbagliato, gol preso da Di Stefano, sempre lui. Il Milan torna in vantaggio con l’oriundo Grillo, ma Rial pareggia di nuovo dopo solo un minuto. Ai supplementari ci pensa il solito Gen-to a realizzare il gol decisivo: tre edizio-ni, tre vittorie del Real Madrid, cambia solo il giocatore che alza la coppa: il portiere Alonso al posto dell’assente e prossimo al ritiro Muñoz. Per il Milan un grande rammarico, per la finale persa di un soffio.

Giocatore N° Minuti% Titol.Rig. N°Partite Giocate

CLASSIFICA MARCATORI

N° OgniRig. Falliti

RetiMaxReti

Alfredo DI STEFANO (Real Madrid) 7 660 0,0 7 2 0 10 66' 4

Borivoje KOSTIC (Stella Rossa) 6 540 0,0 6 0 0 9 60' 4

Lajos CSORDAS (Vasas Budapest) 8 720 0,0 8 1 0 8 90' 3

Dezsö BUNDZSAK (Vasas Budapest) 7 630 0,0 7 0 0 6 105' 2

Ernesto GRILLO (Milan) 8 750 0,0 8 0 0 6 125' 2

Gastone BEAN (Milan) 5 450 0,0 5 0 0 5 90' 2

Juan Alberto SCHIAFFINO (Milan) 6 570100,0 6 0 1 5 114' 2

cLASSIFIcA cAnnonIERI

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Giocatore N° TotMinuti PTitol. V N Aut. Rig.Reti SubitePartite

I PORTIERI

Prima Partita Ultima PartitaN°Rigori Parati Rete Inviolata

Ogni %Partite Imbatt.Minuti

%

Henry FROM (AGF Aarhus) 4 4 360 1 4 2 1 0 0 11.09.1957 04.12.1957 0 390' 75,0 0,0 186

Eduard PIETERS GRAAFLAND (Ajax) 4 7 360 1 4 2 1 0 0 20.11.1957 26.02.1958 0 151' 25,0 0,0 166

Willy COREMANS (Anversa) 2 8 180 2 2 0 0 0 0 31.10.1957 28.11.1957 0 023' 0,0 0,0 46

José BASTOS (Benfica) 2 3 180 1 2 0 1 0 0 19.09.1957 26.09.1957 0 160' 50,0 0,0 101

Heinz KWIATKOWSKI (Borussia D.) 4 9 360 2 4 1 1 0 0 08.12.1957 26.03.1958 0 040' 0,0 0,0 99

Günther RAU (Borussia D.) 1 2 90 0 1 1 0 0 0 27.11.1957 27.11.1957 0 045' 0,0 0,0 43

Georgi NAYDENOV (Cska Sofia) 2 7 180 1 2 1 0 0 0 04.09.1957 03.10.1957 0 026' 0,0 0,0 71

Vaclav PAVLIS (FK Pribram) 2 3 180 1 2 1 0 0 0 20.11.1957 04.12.1957 0 160' 50,0 0,0 104

Raymond REA (Glenavon) 2 3 180 1 2 0 1 0 0 11.09.1957 25.09.1957 0 160' 50,0 0,0 103

Tomasz STEFANISZYN (Gwardia Varsavia) 3 5 290 1 3 1 1 0 0 11.09.1957 15.10.1957 0 058' 0,0 0,0 106

Bengt NYHOLM (IFK Norrköping) 2 4 180 1 2 0 1 0 0 02.11.1957 23.11.1957 0 045' 0,0 0,0 88

Raymond WOOD (Manchester UTD) 4 3 360 1 4 3 0 0 0 25.09.1957 04.12.1957 0 2120' 50,0 0,0 145

Henry GREGG (Manchester UTD) 4 9 360 1 4 2 1 0 2 14.01.1958 14.05.1958 0 040' 0,0 0,0 101

Lorenzo BUFFON (Milan) 7 10 630 2 7 4 1 0 1 09.10.1957 14.05.1958 0 263' 28,6 0,0 238

Narciso SOLDAN (Milan) 3 6 300 1 3 2 0 0 1 02.10.1957 28.05.1958 0 050' 0,0 0,0 92

George NIVEN (Rangers Glasgow) 2 3 180 1 2 1 0 0 0 04.09.1957 11.12.1957 0 060' 0,0 0,0 113

William RITCHIE (Rangers Glasgow) 2 6 180 2 2 0 0 0 0 25.09.1957 27.11.1957 0 030' 0,0 0,0 78

Herbert GARTNER (Rapid Vienna) 2 8 180 2 2 0 0 0 0 02.10.1957 30.10.1957 1 023' 0,0100,0 66

Walter ZEMAN (Rapid Vienna) 1 2 90 0 1 1 0 0 0 09.10.1957 09.10.1957 0 045' 0,0 0,0 58

Juan ALONSO (Real Madrid) 4 4 390 1 4 3 0 0 0 23.01.1958 28.05.1958 0 298' 50,0 0,0 205

Rogelio DOMINGUEZ (Real Madrid) 3 3 270 0 3 2 1 0 0 31.10.1957 23.02.1958 0 190' 33,3 0,0 144

Claude ABBES (Saint Etienne) 2 4 180 1 2 1 0 0 0 04.09.1957 25.09.1957 0 045' 0,0 0,0 78

Michael D'ARCY (Shamrock Rovers) 2 9 180 2 2 0 0 0 0 25.09.1957 02.10.1957 0 020' 0,0 0,0 39

José Maria BUSTO (Siviglia) 3 9 270 1 3 1 1 0 1 19.09.1957 23.01.1958 0 130' 33,3 0,0 142

JAVIER (Siviglia) 2 2 180 1 2 1 0 0 0 27.11.1957 04.12.1957 0 190' 50,0 0,0 131

Antonio GUERRICA (Siviglia) 1 2 90 0 1 0 1 0 0 23.02.1958 23.02.1958 0 045' 0,0 0,0 48

Bernard MICHAUX (Stade Dudelange) 1 5 90 1 1 0 0 0 0 05.09.1957 05.09.1957 0 018' 0,0 0,0 32

Theo STENDEBACH (Stade Dudelange) 1 9 90 1 1 0 0 0 0 02.10.1957 02.10.1957 0 010' 0,0 0,0 28

Ion VOINESCU (Steaua Bucarest) 2 4 180 1 2 1 0 0 0 08.12.1957 29.12.1957 0 045' 0,0 0,0 93

Titus BOROS (Steaua Bucarest) 1 4 90 1 1 0 0 0 0 27.11.1957 27.11.1957 0 023' 0,0 0,0 35

Vladimir BEARA (Stella Rossa) 6 9 540 1 6 3 2 0 0 05.09.1957 05.02.1958 0 160' 16,7 0,0 138

LA RIconFERMA DEI bLAncoS

I PoRtIERI

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calcio2000

e curve degli stadi delle tante città in cui ha giocato hanno spesso cantato all’unisono “Vogliamo 11 Zampagna in

campo”, riconoscendone le sue innega-bili doti di abnegazione, grinta e lealtà. Probabilmente al mondo del calcio di oggi, troppo spesso apparentemente

L

doVe sono Finiti? - RiccaRdo zamPaGna di Antonio Longo

cALcIAtoRE contRocoRREntE

Giocatore generoso, ha lasciato un buon ricordo ovunque è stato, ora punta a progetti ben più ambiziosi...

“ovattato” e pieno di luoghi comuni e schemi precostituiti, servirebbero più Riccardo Zampagna, classe 1974, gioca-tore e uomo generoso e schietto. Auten-tico “globetrotter” del calcio italiano, ha militato, in rapida sequenza, nell’Anco-na, Arezzo, Catania, Brescello, Cosen-za, Siena, Messina, Ternana, Atalanta,

Vicenza, Sassuolo, Carrarese: in terra di Toscana ha deciso, nel 2010, di appen-dere le fatidiche scarpe al chiodo. Un appassionante ed entusiasmante viaggio, senza un attimo di respiro, lungo lo Sti-vale che ha arricchito un curriculum pro-fessionale che riporta le seguenti cifre: Serie D, 22 presenze, 13 gol; Serie C2, 39 presenze, 11 gol; Serie C1, 39 presen-ze, 8 gol; Serie B, 224 presenze, 83 gol; Serie A, 77 presenze, 28 gol. Numeri di tutto rispetto, senza ombra di dubbio, per un bomber di razza. Giocatore e, soprattutto, uomo fuori dal coro, estraneo agli schemi convenziona-li e precostituiti, per tale motivo spesso

zAMPAGnA nELLE FIGURInE PAnInI

Page 55: Calcio2000 Magazine n. 191

55nov 2013calcio2000

Giocatore unico, ricorda con affetto Colantuono, ai tempi dell’Atalanta

“scomodo” in un mondo in cui le appa-renze e le “frasi fatte” diventano molte volte protagoniste. Oggi Zampagna di-vide le sue giornate tra la tabaccheria di Terni di cui è titolare, in cui naturalmente e fisiologicamente le discussioni con gli avventori hanno perlopiù ad oggetto il calcio, e la sua nuova avventura in pan-china: ottenuto il patentino da allenatore, dallo scorso mese di giugno è il trainer del Macchie, compagine che milita nella Prima Categoria umbra. I suoi giovani atleti avranno certamente tanto da impa-rare da un profondo conoscitore dell’ita-lico calcio quale è Zampagna. Ed è stato proprio durante la sua attività lavorativa “extracalcistica” che lo abbia-mo raggiunto telefonicamente per farci raccontare qualche aneddoto della sua carriera, tra i tanti riportati nel libro “Il calcio alla rovescia”, autobiografia scrit-ta a quattro mani con il giornalista Ivano Mari, di recente pubblicata. Una brillante carriera segnata da una data ben precisa: 19 settembre 2004. Allo sta-dio San Filippo di Messina si gioca la sfida tra i giallorossi padroni di casa e la Roma del tecnico tedesco Rudi Voeller. Zampagna, a trent’anni suonati, è pronto

a fare il suo esordio nella massima serie. E sono fuochi d’artificio! Il Messina vin-ce per 4-3 e Zampagna si rivela decisivo. “Nella ripresa segnai il quarto goal del Messina, quello determinante per la vit-toria, con uno splendido pallonetto che scavalcò Pelizzoli, misi anche lo zampi-no nelle altre tre reti messinesi – ricorda l’ex calciatore - una domenica da incor-niciare, davanti ad oltre 40.000 spetta-tori pronti a condannarmi senza appello se avessi sbagliato. Ero troppo carico e concentrato, per fortuna tutto andò per il verso giusto. Fu un’autentica liberazio-ne, diventai presto l’idolo dei tifosi sici-liani”. E solo dopo tre giorni Zampagna si ripetè a San Siro, mettendo dentro uno dei due goal con cui il Messina espugnò il terreno di gioco del Milan in Coppa Italia. Emozioni forti, ricordi indelebili, memorabili le sue acrobazie in area di rigore. Ma le curiosità e gli aneddoti si sprecano. Tante le storie di vita legate al calcio che Zampagna ricorda sempre con piacere e soddisfazione. Come di-menticare quella volta in cui lui, sfega-tato ultrà della Ternana, fu inseguito da un poliziotto al termine di un derby con-tro il Perugia e si rifugiò nella toilette di

una sala giochi, camuffando pure la voce con un tono femminile, per sfuggire all’incombente pericolo. Ma soprattutto sono i ricordi legati all’inizio della sua carriera che Riccardo custodisce più ge-losamente. “Agli allenamenti mi recavo con una vecchia “Fiat Tipo” che spesso si guastava e mi lasciava a piedi – ricor-da divertito Zampagna – mi fa piacere riportare a galla queste immagini per dimostrare che il calcio non è solo sol-di, notorietà, veline e quant’altro ma an-che sacrificio, sudore ed impegno”. Un carattere forte, a tratti anche scontroso, ma assolutamente cristallino e corretto. Diversi i litigi “storici” con gli allenatori con cui si è confrontato - scontrato, nel suo cuore è rimasto un mister su tutti: Stefano Colantuono. “Giocavo con l’A-talanta, una volta durante la seduta di al-lenamento ebbi un diverbio con uno dei suoi collaboratori e il mister mi cacciò fuori dal campo – ci racconta Zampa-gna – mi infuriai e me ne tornai a casa. Colantuono mi venne immediatamente a trovare per cercare di sistemare tutto. E ci riuscì. Un gesto importantissimo, soprattutto dal punto di vista umano”. L’immancabile curiosità sulle figurine Panini dedicate ai calciatori: che rappor-to aveva Zampagna con gli stickers? “Da giovane, come un po’ tutti gli appassio-nati, collezionavo gli album delle figuri-ne, - ci rivela Riccardo – durante la mia carriera da professionista è stata, invece, mia moglie che mi ha aiutato, in maniera determinante, a raccogliere, archiviare e conservare tutte le figurine che mi ritra-evano con le maglie delle diverse squa-dre in cui ho giocato”. Ultima domanda d’obbligo: nostalgia del calcio profes-sionistico? “Onestamente, sino ad oggi, non ho nessuna “mancanza” del passato – conclude Zampagna - sono uno spirito libero, ho sempre accettato le regole per raggiungere un obiettivo comune, il cal-cio mi ha dato tanto, dal punto di vista economico e sotto il profilo strettamente umano, senza avere santi in Paradiso ho raggiunto il sogno di tanti giovani. Non sono, però, mai riuscito a digerire alcuni aspetti dell’universo calcio. Troppo di-stanti da me e dal mio modo di essere e di pensare”.

Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini

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56 nov 2013calcio2000

i sono giocatori che, causa una scelta di vita calcisti-ca sbagliata, spariscono dai radar, entrando nell’ano-

nimato o, peggio, si trasformano in mezze cartucce. La storia del calcio è piena zeppa di racconti di campioni che si sono bruciati per aver sbagliato la propria destinazione sportiva. È il caso di Jorge Luis Andrade da Silva, per tutti Andrade. Giocatori dalle otti-

c

a un Passo dalla GloRia - JoRGe luis andRade di Thomas Saccani

ER MovIoLA

Resoconto tragicomico di andrade, giocatore dalla classe innata ma dall’inesistente velocità…

me referenze in Brasile, punto fermo di un Flamengo che, a quei tempi (anni ’80) sfornava campioni in rapida suc-cessione, in Italia si è liquefatto come ghiaccio al sole, sperperando quanto di buono aveva fatto in casa propria. La vicenda, calcistica ed umana, di An-drade è da libro cuore. Partiamo con lo spiegare che il brasiliano, in quella calda estate di fine anni ’80, è stato for-tissimamente voluto. Desiderato, come

una star di prima grandezza. Per fargli posto la Roma, nell’agosto del 1988, scarica un certo Klaus Berggreen, il terzo straniero. Un lungo tira e molla per convincere il danese, da sei stagio-ni in Italia, a rescindere il contratto. Al presidente Viola l’operazione Andrade costa la modica cifra di tre miliardi di lire: 800 milioni netti (l’equivalente del restante anno di contratto), oltre ad un corposo indennizzo a Berggreen,

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57nov 2013calcio2000

e un miliardo e 300 milioni di lire al brasiliano (uno per il cartellino, 90% del giocatore e 10% del Flamengo, e 300 milioni per l’ingaggio). Il 31enne centrocampista arriva a Roma forte di un ottimo curriculum alle spalle, con 19 anni nel Flamengo, una delle so-cietà più prestigiose del Brasile. Il suo ingaggio è salutato con entusiasmo anche dallo stesso Liedholm, allora tecnico della Roma: “Andrade assomi-glia a De Sisti per l’intelligenza e la vi-sione di gioco”, dichiara alla Gazzetta dello Sport del 10 agosto 1988. “Sono abituato a lavorare e a correre molto” replica Andrade al suo sbarco a Roma, con la folla giallorossa esaltata per il suo arrivo. Parole che ancora riecheg-giano nella capitale. I tanti buoni pro-positi, infatti, rimangono tali. I tifosi giallorossi (furiosi), nel giro di poche settimane, arrivano a soprannominarlo “Er Moviola”. Mai da queste parti si era visto un giocatore così lento e dallo scarso dinamismo. È passata alla storia una sua performance in Coppa Uefa. Dresda, con la neve e il campo ghiac-ciato, Liedholm lo fa entrare ma, dopo pochissimi minuti, decide di sostituir-lo, dopo averlo visto scivolare e cadere rovinosamente in terra nel tentativo di calciare la palla. Momenti imbaraz-zanti anche per un vecchio maestro, che ne ha viste di tutti i colori, come Liedholm. Insieme al connazionale Re-nato, diventa il principale imputato per la disastrosa stagione giallorossa. I ti-fosi, esasperati, arrivano ad esporre un eloquente striscione: “Andrade tutti a fanculo”. Nove presenze il magro bot-tino del brasiliano, per anni fedele scu-diero di campioni come Zico e Junior. Si racconta, negli ambienti giallorossi, che la colpa del pessimo ambientamen-to romano fu legata al mancato riposo estivo. In quella disgraziata stagione romana, Andrade arriva già stanco, logorato dalla lunga cavalcata con il Flamengo e senza il tempo necessario per recuperare e trovare la migliore condizione. In pochi ci credono… A fine stagione il mesto ritorno nel pro-prio Paese, con la consapevolezza di

aver, ultratrentenne, sprecato l’occa-sione della vita, di aver perso quel tre-no che passa una sola volta. Rispedito in Brasile, Andrade cerca di ritrovare se stesso dopo la disastrosa esperienza romana. Firma un contratto con il Va-sco da Gama (1989/90), con cui vince il campionato brasiliano ed entra nella storia del calcio del suo Paese, come l’unico giocatore (poi eguagliato da Zinho nel 2003) a vincere cinque scu-detti (gli altri quattro con il Flamengo). La conferma che il giocatore, in un ambiente a lui congeniale, è anche in grado di dare una mano… La sua car-riera è però in decisa parabola discen-dente. Gli anni passano e spende così le ultima stagioni in squadre di scarso livello: gioca nell’Inter de Lages-SC (1990), nell’Atlético-PR (1991), per finire la carriera nel Desportiva (1992). Il nostro Andrade scopre poi una certa predisposizione ad allenare e intrapren-

de questa nuova carriera. Tra il 2001 e il 2003 fa l’allenatore nella squadra di proprietà di Zico la CFZ, club che nel 2006 ha festeggiato i 10 anni di vita. L’ex romanista è stato anche nel corpo tecnico delle nazionali giovanili brasi-liane. Ovviamente si fa vedere anche sulla panchina dell’amato Flamengo (2009/10, tra l’altro vincendo anche un campionato brasiliano e conquistando il premio quale miglior allenatore della stagione 2009), prima di mettersi alla guida, rispettivamente, di Brasiliense, Paysandu e Boavista RJ… Insomma, in Italia sarà sempre e solo “Er Mo-viola” ma Andrade, numeri alla mano, non era poi tanto scarso… Le scelte condizionano un’intera carriera, quel-la di Andrade di trasferirsi a Roma fu decisamente sbagliata… Pe fortuna, in Brasile, la pensano diversamente e, in effetti, non sanno bene quale sia il si-gnificato di “Er Moviola”…

Solo nove presenze in giallorosso per Andrade, giocatore meteora in Italia

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ndici da un lato, altrettan-ti dall’altro. Nel mezzo secolo (e spiccioli) vissu-to nel rettangolo verde, è

forse questo l’unico aspetto rimasto immutato agli occhi di Bruno Bol-chi. Prima calciatore e poi allenatore, adesso attento osservatore che non si fa ingannare dalle mode del momen-to. Il calcio ha seguito l’evoluzione del tempo e non solo: è cambiato il modo di giocare, di guardare, e anche il linguaggio che circonda l’univer-so pallonaro. La granitica certezza di un contratto pluriennale, caposaldo del calcio d’oggi, in passato era una chimera: “Questo aspetto ha cambia-to radicalmente il rapporto tra società e giocatori. Ai miei tempi esistevano solo contratti annuali, eravamo dun-que obbligati a dimostrare ogni giorno di meritare la conferma, sbagliare una stagione era vietato. Adesso si firma per quattro o cinque anni, questo dà più garanzie al giocatore ma rischia di limitarne stimoli e motivazioni”. Con il termine ‘catenaccio’, si usa fare ri-ferimento alle squadre di una volta, abbottonate davanti al portiere. Oggi è un proliferare di ‘santoni’ che predi-cano un calcio offensivo e asseriscono di evoluzione e bel gioco. Per Bolchi si tratta di una bugia colossale: “Una volta ogni squadra aveva tre o quattro giocatori votati esclusivamente al gio-co d’attacco, nessuno di loro si sogna-va di rincorrere la palla o l’avversario. Oggi, tranne rare eccezioni, si difende con dieci giocatori dietro la linea del-la palla, e anche attaccanti blasonati sono chiamati al lavoro in fase difen-

U

ai miei temPi allenaVo così - bRuno bolchi di Pasquale Romano

MAcIStE IL RoMAntIco

bolchi è sempre stato fedele ad un concetto: si gioca undici contro undici...

siva. La verità è che si gioca un calcio estremamente difensivo e dispendio-so, in particolar modo per le punte”. Attenzione in costante crescita per la tattica, dovuta alle novità apportate da alcuni allenatori rivoluzionari? Bolchi la pensa diversamente: “Si è sempre dato ampio risalto all’aspetto tattico, non ho visto in passato tecnici che hanno ribaltato concezioni precedenti, sono sempre i giocatori a fare la dif-ferenza. Se penso al Milan di Sacchi o al Barcellona di Guardiola, l’aspetto sostanziale è legato al gruppo di fuo-riclasse che i tecnici si sono ritrovati tra le mani”. Impossibile rimanere im-

mutati, il tempo trascina con sé novità e rigetta aspetti che pagano il conto dell’evoluzione. In particolare sono due, secondo Bolchi, i fattori che han-no modificato in modo incontroverti-bile il modo di allenare: “La gestione della comunicazione e la preparazione fisica, in questi due fattori osservo no-tevoli diversità con il passato. Oramai è difficile inventarsi qualcosa di nuo-vo da un punto di vista tecnico-tattico, oggi la differenza tra un tecnico vin-cente e gli altri spesso è legata alla combinazione di questi due elementi”. Si gioca di più ma si gioca ‘in più’, le energie in qualche modo possono

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essere risparmiate: “È vero che oggi si giocano più partite, questo aspetto però riguarda solo poche squadre per nazione. Chi non partecipa alle coppe gioca esattamente tanto quanto cin-quant’anni fa, senza dimenticare una differenza. Le rose una volta erano composte da sedici giocatori, ma spes-so giocavano gli stessi undici, oggi in-vece gli organici raramente scendono sotto i venticinque elementi”. Negli ultimi anni c’è stata la corsa al giova-ne tecnico emergente, Montella e Stra-maccioni i due volti di una medaglia che nasconde insidie e possibilità. Il ruolo dell’allenatore sottintende re-sponsabilità precise, Bolchi usa una metafora eloquente per esprimere la sua idea: “Cosa succederebbe se Mon-tezemolo affidasse il ruolo di pilota della Ferrari al suo autista? Quello del tecnico è un lavoro che pretende l’ap-prendimento del mestiere, come tutti gli altri. Non ho mai visto un idrauli-co o un farmacista operare senza aver maturato prima alcuna esperienza. Poi ci sta che escano ottimi allenatori come Guardiola o Montella, ma repu-to si tratti di eccezioni che confermano la regola, bisogna crescere per gradi”. Proprio Stramaccioni e il suo erede, Mazzarri, servono per chiarire meglio il concetto: “L’Inter è una squadra ri-nata rispetto alla scorsa stagione, pur senza aver rivoluzionato l’organi-co. Mazzarri è il perfetto esempio di tecnico che ha fatto la gavetta e si è perfezionato negli anni, salendo di un grado per volta, dalla C2 sino ai club più blasonati d’Italia. In questo modo si evita il rischio di correre troppo in fretta e bruciarsi”. Proprio nel club nerazzurro Bolchi ha conosciuto le principali gioie da calciatore: “Ricor-do con piacere lo scudetto e la Coppa dei Campioni, titoli vinti tra il 1963 e il 1964. La soddisfazione principale però l’ho avuta a 17 anni, da capitano della Nazionale Juniores. Vincemmo il campionato Europeo in Lussemburgo, fu la prima emozione forte da calcia-tore, forse la più intensa ”. Da tecnico, ‘Maciste’ si è rivelato uno specialista delle promozioni. Sei i campionati

vinti, le suggestioni sono comprensi-bilmente diverse rispetto al percorso da calciatore: “Da tecnico sei il re-sponsabile di un gruppo, vivi il tutto con maggiore responsabilità. Il merito di un successo poi va ovviamente divi-so con la società e tutti i giocatori”. Il calcio italiano vive un periodo di sof-ferenza, il gap economico-tecnico con Spagna, Inghilterra e Germania è evi-dente. La Roma è in mano agli ameri-cani, Thohir si appresta a succedere a Moratti. È l’unica via per accorciare le distanze? “Nell’immediato, credo che i nostri club di punta continueranno a rincorrere le ‘sorelle’ d’Europa, più attrezzate sotto tutti i punti di vista. È triste vedere squadre come Roma e

Inter in mano a imprenditori stranieri, è la conferma che il nostro paese non riesce a competere a livello economi-co con le proprie forze. Non potendo-ci permettere campioni del calibro di Messi o Ronaldo, siamo costretti ad arrivare prima degli altri, e scovare qualche giovane pronto ad esplode-re. Si deve avere maggiore coraggio nel puntare sui talenti emergenti, c’è qualche segnale positivo in questa di-rezione ma ancora non basta”. Fisico da duro, sguardo romantico quando si tratta di riannodare i fili di un passato che non merita spiacevoli etichette. Nessuna rivoluzione, solo una norma-le evoluzione. In fondo si gioca sem-pre undici contro undici.

Sia da giocatore che da allenatore, Bolchi non si è mai tirato indietro

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Europa alla spagnola...

emo profeta in patria? No problem, go to the UK. Sono una trentina gli spagnoli nel-la stagione appena iniziata

di Premier League. Questo fenomeno di emigrazione forzata (il momento econo-mico della Spagna costringe i club a ven-dere anno per anno i pezzi più pregiati) passa dai piedi di alcuni dei più grandi ta-lenti iberici, alcuni trapiantati in Albione già diversi anni fa. L’innesto più duraturo tra i calciatori attualmente arruolati nel-la Premiership Inglese è stato quello di Mikel Arteta, centrocampista basco che dal 2005 ha fatto le fortune dell’Everton prima di passare all’Arsenal due stagioni

Non solo campioni

d’Europa e del

Mondo, ma anche

un’invasione dei

campionati stranieri.

I giocatori spagnoli

sono (e comandano)

dappertutto…

fa. Il maturo regista ha sempre avuto un ottimo rendimento e l’unica sfortuna di avere davanti degli autentici mostri che gli hanno precluso la possibilità di gio-care in nazionale. Fino a quest’estate condivideva il record di anni di militanza in Inghilterra con il portiere José Manuel Reina, storico terzo portiere della Selec-ción, che dopo ben 8 stagioni a Liverpo-ol è andato a difendere i pali del Napoli. Dal 2007 riscalda e divide i supporters inglesi uno degli attaccanti più forti del mondo: Fernando Torres. Nel corso del-le sue quattro stagioni al Liverpool “el Niño” subì un’involuzione clamorosa, venendo messo in discussione spesso e

lIgaspagNa

n

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volentieri dai media britannici per i tan-ti gol sbagliati. Il riscatto è arrivato solo di recente con la maglia dei Blues, con cui ha conquistato l’accoppiata Cham-pions League-Europa League. A 29 anni è indiscutibilmente il calciatore spagnolo più forte ad avere mai militato nel cam-pionato inglese. La colonia spagnola del Chelsea col tempo si è fatta ancora più numerosa: nel 2011 sono arrivati Oriol Romeu (adesso in prestito al Valencia) e soprattutto Juan Mata, attaccante esterno sinistro affermatosi nel Valencia e diven-tato uno dei migliori nel suo ruolo: a soli 25 anni promette di fare le fortune del Chelsea di Abramovich ancora per molti anni. Sono molti gli spagnoli che in In-ghilterra hanno fatto il definitivo salto di qualità. Anche César Azpilicueta, dopo gli esordi nell’Osasuna e due stagioni all’Olympique Marsiglia, è diventato un esterno basso tra i più affidabili e apprez-zati proprio con la maglia dei Blues. La squadra che maggiormente ha investito sugli spagnoli resta comunque il Man-

chester City, che nelle scorse stagioni ha pescato dalla Liga spagnola a piene mani. David Silva è stato uno dei primi grandi colpi dell’emiro Mansour bin Za-yed, arrivando dal Valencia nell’estate del 2010. Il 27enne originario delle Isole Canarie ha completato il suo percorso di maturazione proprio con la maglietta dei Citizens, confermandosi uno degli attaccanti più forti del panorama mon-diale. Inutile ricordare che Silva, Torres e Mata hanno realizzato tre delle quattro reti con cui la Spagna ha sfilato all’Italia il titolo europeo nel 2012. Accasatosi al Manchester City assieme a Silva ha co-minciato a gonfiare la rete anche l’attuale centravanti della Selección: Álvaro Ne-gredo, “la Fiera de Vallecas”. Attaccante di sfondamento dalla carriera sempre in ascesa, Negredo è passato dall’afferma-zione con la maglia dell’Almería alla definitiva esplosione nel Sevilla, inclu-so nel maxi trasferimento dalla società andalusa al City assieme a Jesús Navas. La fortissima ala destra di Los Palacios

è emigrata dopo ben 13 anni di militan-za nel Siviglia. Altro spagnolo in forze alla squadra di Pellegrini è l’esterno Javi Garcia, cresciuto nelle giovanili del Real Madrid e giunto a definitiva maturazio-ne nel Benfica. Restando a Manchester, stavolta sponda United, come non men-zionare lo spilungone che difende i pali del Manchester United, quel David De Gea che ha già raccolto l’eredità di Sch-meichel e Van der Sar. Portiere di livel-lo assoluto, ha già prenotato la maglia di numero uno della Selección. All’Old Trafford prima di lui hanno giocato cam-pioni del calibro di Piqué.

REDS E GUNNERS CONTINUANOLA TRADIZIONEDue società prestigiose hanno punta-to molto sui giocatori iberici anche nel passato recente: Arsenal e Liverpool. I due club hanno una solida tradizione di grandi stelle spagnole, che le rispettive tifoserie hanno spesso adottato come be-niamini: Arsène Wenger si è assicurato

di Daniele Chiti

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lIgaspagNa

che Cesc Fábregas non bruciasse le tap-pe, maturando nei suoi sette anni a Lon-dra la giusta esperienza come capitano dei Gunners prima del trasferimento al Barça, dove è arrivato da fuoriclasse di livello internazionale; Xabi Alonso è cre-sciuto con la maglia dei Reds addosso, e con Rafa Benítez ha vinto la Champions League, raggiungendo lo status di regi-sta dei sogni di Florentino Pérez; anche Álvaro Arbeloa ha seguito le sue orme, facendosi apprezzare nel ruolo di difen-sore di fascia prima coi Reds e poi nel Real: cammino inverso rispetto a Mo-rientes, che chiuse la carriera a Liverpo-ol dopo una vita nel Real; altri spagnoli che hanno vinto coi Reds sono stati Luis García e Albert Riera. Il trend alcuni anni fa era di ritornare in patria una volta raggiunta la piena maturazione: oggi no, gli spagnoli di talento si sono rassegnati e preferiscono emigrare anche dopo una certa età, non importa se non sanno “ep-pik inglis” e si lasciano alle spalle car-riere da calciatori affermati nella Liga. Così non sorprende più che Iago Aspas (il numero dieci del Celta Vigo, dal sini-stro assai educato) sia stato scelto per far parte dell’undici titolare del Liverpool di Brendan Rodgers. “You’ll never walk alone” è anche l’inno di José Enrique, di-fensore esterno sinistro di grande spesso-re agonistico approdato a Liverpool nel 2011 dopo quattro stagioni al Newcastle.

talento cresciuto nella Masía catalana. Anche l’Arsenal non ha rinunciato alla tradizione iberica, schierando il gene-

La Coppa del Re ha sorriso all’Atletico Madrid di Falcao, una bella rivincita per i biancorossi

I cugini dell’Everton non hanno voluto essere da meno, prendendo dal Barcello-na il 19enne Gerard Deulofeu, notevole

IL CIGNO DI LAUDRUP FA SCUOLA Michael Laudrup è stato un campione che ha giocato tanti anni in Italia ma anche nel Barcellona e nel Real Madrid e che la scuola spagnola la conosce bene. Dopo peregrinazioni con risultati alterni sulle panchine di Getafe, Spartak Mosca e Mallorca nella cittadina gallese di Swansea ha potuto finalmente trovare la giusta dimensione per spiccare il volo. Nella sua prima stagione lo Swansea ha vinto la prima Coppa di Lega Inglese della sua storia, battendo di goleada il Bradford City e confermandosi una realtà intrigante del campionato inglese. Il suo progetto alla guida dei “Cigni” dello Swansea prevede che al Liberty Stadium si pratichi il gioco più spagnolo d’Inghilterra, grazie all’adozione di un sistema di scambi veloci e possesso palla e al contributo di un’autentica colonia iberica. Dalla Liga sono approdati in Galles due giovani difensori promettenti che hanno già dimostrato le loro qualità: José Manuel Flores detto Chico (transitato in prestito dal Genoa) e Jordi Amat, affermatosi nell’Espanyol; a far loro da chioccia Ángel Rangel, un difensore 31enne che ha maturato una grande esperienza nel campionato inglese. L’anno scorso si è aggiunta un’ala destra di assoluto valore, quel Pablo Hernández che faceva da sparring partner a Soldado e Silva al Valencia; in attacco si è fatto apprezzare molto il centravanti Michu, bomber mancino esploso nel Rayo Vallecano: da allora non si è più fermato. Quest’estate è arrivato a dare ancora più qualità a metà campo anche José Alberto Cañas, bravo mediano del Betis; assieme a lui il giovanissimo Alejandro Pozuelo Melero, proveniente dalla cantera dei biancoverdi, ultimo acquisto in ordine temporale. Il modello Swansea d’altronde sta facendo scuola in tutto il Regno Unito e ormai sono parecchi i club medi e piccoli che hanno deciso di puntare sui talenti spagnoli emergenti.

pt G V N p GF GS DR

Barcellona 15 5 5 0 0 18 4 14

Atlético Madrid 15 5 5 0 0 16 4 12

Real Madrid 13 5 4 1 0 12 5 7

Villareal 11 5 3 2 0 10 5 5

Espanyol 11 5 3 2 0 9 5 4

Athletic Bilbao 9 5 3 0 3 10 9 1

Real Sociedad 6 5 1 3 1 4 3 1

Celta Vigo 6 5 1 3 1 7 7 0

Valencia 6 5 2 0 3 8 10 -2

Levante 6 5 1 3 1 4 10 -6

Malaga 5 5 1 2 2 7 4 3

Betis Siviglia 5 5 1 2 2 5 5 0

Granada 5 5 1 2 2 3 4 -1

Valladolid 4 5 1 1 3 3 6 -3

Getafe 4 5 1 1 3 5 10 -5

Almeria 3 5 0 3 2 10 13 -3

Elche 3 5 0 3 2 4 8 -4

Osasuna 3 5 1 0 4 4 10 -6

Rayo Vallencano 3 5 1 0 4 4 16 -12

Siviglia 2 5 0 2 3 6 11 -5

c l a s s i f i c a

Classifiche aggiornate al 23/09/13 | Tabellini nella Sezione Statistiche

m a r c a t o r iLionel Messi Barcellona 6

Diego Costa Atletico Madrid 5

Pedro Barcellona 5

Ronaldo Real Madrid 4

Isco Real Madrid 4

Rodri Almería 4

Charles Celta Vigo 3

Hélder Postiga Valencia 3

Kevin Gameiro Siviglia 3

Dos Santos Villarreal 3

El Hamdaoui Málaga 3

Víctor Sánchez Espanyol 3

Raúl García Atlético Madrid 3

Ricardo Costa Valencia 3

Cani Villarreal 3

Dani Alves Barcellona 3

Thievy Espanyol 3

Benzema Real Madrid 3

Sanchez Barcellona 3

De Marcos Athletic Bilbao 3

GiOCAtORE SquADRA GOL

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roso Santi Cazorla come centrocampi-sta di fascia tuttofare e Nacho Monreal come stantuffo sulla sinistra della difesa. In passato hanno giocato ad Highbu-ry anche José Antonio Reyes, la “Perla de Utrera”, e Manuel Almunia, portiere dalla lunga militanza con la maglia dei Gunners (in tutto 7 stagioni). Passione condivisa da un altro club distante pochi chilometri: il Tottenham. Anticipando un terzo dei milioni di Bale gli Spurs si sono assicurati le prestazioni del bomber del Valencia Roberto Soldado. Tutti acquisti onerosi che testimoniano la grande atten-zione che c’è a Londra per i giocatori nel giro della nazionale. Per accaparrarseli i manager inglesi sono pronti a tutto, ma non sono i soli ad avere il potere d’ac-quisto per strapparli alla madrepatria. In Germania con l’arrivo di Pep Guardiola sulla panchina del Bayern Monaco anche i bavaresi hanno cominciato a guardare alle stelle del campionato spagnolo: con l’arrivo di Javi Martínez e Thiago Alcán-tara all’Allianz Arena si sono assicurati il talento di due dei più forti centrocampisti del mondo.

IL TIQUI-TACA ITALIANO, DA FIRENZE A NAPOLIMai come quest’anno c’è stata una tale proliferazione di calciatori iberici an-che nel campionato italiano. La nuo-va moda l’ha lanciata la Fiorentina di Montella, che puntando sulle ben note qualità di palleggio di Borja Valero per rilanciare il proprio progetto sportivo ha di fatto spalancato le porte all’arrivo di altri suoi connazionali. Ed è così che il tiqui-taca fu sdoganato anche nella patria del catenaccio e del contropiede. L’ingaggio di giocatori come l’esperta ala destra Joaquín Sánchez e il difensore Marcos Alonso (reduce da un’esperien-za di due anni al Bolton) è indicativo di una crescente ispanizzazione del parco giocatori, che già annovera numerosi giocatori sudamericani o comunque pro-venienti da esperienze importanti nella Liga spagnola: da “Pepito” Rossi a Mati Fernández, da Gonzalo Rodríguez al portiere Munua, tutti protagonisti con la “camiseta” del Villarreal o del Levante. Il gioco espresso nella scorsa stagione

dalla squadra di Montella è ancora più paradigmatico del credo spagnolo che ha portato a tanti successi: il possesso pal-la è allo stesso tempo la miglior arma di difesa e il miglior attacco. Un modello unico ed irripetibile a quei livelli, forse, ma esportabile e funzionale anche in altri campionati, come gli ottimi risultati della Fiorentina nell’ultimo anno stanno a te-stimoniare. Borja si è ambientato benis-simo a Firenze (con la moglie Rocío e il figlioletto Álvaro) ed è diventato subito un fenomeno mediatico dei social net-work con i suoi simpatici post, le foto e filmati assieme alla famiglia. Un modo semplice ma efficace per azzerare le di-stanze tra culture diverse e con i nuovi tifosi. E pensare che fino a qualche anno fa l’idea di trapiantare gli spagnoli in Ita-lia era un autentico tabù: oggi anche nel Bel Paese abbiamo iniziato ad attingere

a piene mani al prezioso serbatoio del-la Liga. Il Napoli si è affidato alla guida tecnica dell’“Ammiraglio” Benítez, uno spagnolo che ha vinto moltissimo, rein-ventandosi ogni volta in modo diverso: su sue indicazioni ha puntato su tre tenori del valore di Pepe Reina, Raul Albiol e José María Callejón, attaccante esterno nonché spalla ideale del “Pipita” Hi-guaín: tre gol in altrettante gare di cam-pionato sono un bel biglietto da visita per l’attaccante spagnolo. È la prima squadra italiana a tentare l’innesto di tre calciato-ri spagnoli in una volta sola, e i risulta-ti sono già sotto gli occhi di tutti. Dopo aver pazientato un anno la Juventus ha preso un centravanti forte fisicamente come Fernando Llorente, che con la ma-glia dell’Athletic di Bilbao ha realizzato la bellezza di 89 gol. Riuscirà a ripetersi anche a Torino?

BALE E RONALDO, PAPERONI ALL’ATTACCO Per trenta spagnoli finiti in Inghilterra c’è almeno un gallese che ha scelto la Spagna. Orecchie a sventola corrette da un intervento chirurgico, sorriso malizioso da ragazzino cresciuto in fretta, sguardo vispo e spavaldo, pettinatura retrò che però a Madrid fa già tendenza, dichiarazioni di circostanza nel giorno della presentazione: “Fosse per me sarei venuto per un centesimo, non chiedetemi del costo del mio cartellino perché è un affare tra le due società”. Un “affare” da 100 milioni di euro o 85 milioni di sterline, che tanto è la stessa cosa. Ma poco importa quanto si sia dovuto penare per strapparlo al Tottenham, che senza questi introiti avrebbe fatto bancarotta. Si è preso subito il numero undici, come dovrebbe fare ogni ala sinistra che si rispetti: Gareth Bale è il mancino per antonomasia, la freccia del Galles che arriva per accendere la fantasia dell’esigente platea meringata del Santiago Bernabeu. Corteggiato da Florentino Pérez per delle settimane che sono sembrate mesi, il campione di Cardiff è finalmente approdato a fianco di Cristiano Ronaldo: “Lui è il capo qui, il numero uno. Per me è il più forte giocatore del mondo”, sono state le parole di stima verso il compagno di reparto portoghese. L’acquisto più caro della storia del Real Madrid parla così dell’ex acquisto più caro: cento milioni a novantasei, quanto costò l’acquisto di Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro dal Manchester United nell’estate dell’ormai lontano 2009. Da allora il campione di Madeira non ha certo deluso le attese, realizzando più di 200 reti in altrettante presenze, diventando l’idolo incontrastato del tifo merengue. Al termine di una trattativa serrata il Real si è assicurato la continuità del portoghese fino al 2018, con un rinnovo faraonico tra i 18 e i 20 milioni di euro l’anno. Per mettere in piedi questa e altre operazioni molto onerose (principalmente gli acquisti di Isco e Illarramendi) il Real ha dovuto vendere i gioielli di famiglia, con la campagna cessioni più clamorosa dell’era Florentino Pérez: solo Higuaín, Mesut Özil e Kaká hanno portato nelle casse del club di Avenida de Concha Espina qualcosa come cento milioni di euro!

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64 nov 2013calcio2000

la rivincita di arsEnE

onzalo Higuain, Wayne Ro-oney, David Villa, Stevan Jovetic. E ancora Luis Sua-rez, Julio Cesar, Angel Di

Maria, Cesc Fabregas, Yohan Cabaye e Karim Benzema. Un bel manipolo di campioni e buoni giocatori, non c’è che dire. Ad accomunarli il fatto che nei fre-netici mesi del mercato siano stati tutti accostati all’Arsenal. E che poi all’E-mirates non siano mai arrivati. Eppure, come nel caso del Pepita Higuain, alcu-ni affari sembravano destinati a conclu-dersi positivamente, con trattative avan-

Wenger è alla

prova del nove: in

assenza di trofei, la

sua permanenza

all’arsenal è destinata

a tramontare...

zatissime e accordi a un passo. L’attuale centravanti del Napoli era anche passato da Londra, secondo alcuni per sostene-re le visite mediche, ma poi sappiamo come è andata a finire. Tra giugno e agosto la frustrazione dei tifosi dell’Ar-senal ha superato i livelli di guardia, con i tabloid a fomentare il malcontento ogni volta che un giocatore si accasava altrove o non lasciava la sua squadra di appartenenza per mettersi a disposizio-ne di Arsene Wenger. C’è da capirli, i supporter dei Gunners. È dal 2005 che la compagine biancorossa non alza un

g

prEMIEr lEaguEINghIltErra

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65nov 2013calcio2000

trofeo e le ultime annate sono state con-traddistinte da delusioni cocenti e umi-liazioni pesanti da mandar giù (lo 0-4 a San Siro contro il Milan nella Cham-pions 2011-12 e il tragico 2-8 all’Old Trafford, ma non solo...). Aggiungete il continuo esodo di campioni per altri lidi – l’ultimo di una lunga serie è stato un certo Robin Van Persie nell’estate del 2012 – e capirete perché l’ormai abitua-le qualificazione alla Champions Lea-gue non possa soddisfare palati esigenti come quelli dei Gooners.

L’ImPUTATO WENGERCome conseguenza naturale di questa situazione di estremo disagio al banco degli imputati si è accomodato mon-sieur Wenger, già da un po’ di tempo inviso a una fetta della tifoseria e messo in discussione da vari addetti ai lavo-ri. Da quando è giunto all’Arsenal nel

1996, l’alsaziano ha vinto tre campio-nati (quello del 2003-04 senza perdere nemmeno una partita) e quattro FA Cup, sfiorando la Champions League nell’a-mara finale di Parigi con il Barcellona nel maggio del 2006. Ma soprattutto ha portato, a Highbury prima e all’Emi-rates dopo, vagonate di campioni (Titì Henry, Dennis Bergkamp, Robert Pires e Cesc Fabregas, tanto per citarne alcu-ni), valorizzato giovani talenti e dato alla squadra un gioco a tratti irresistibile e molto spettacolare. Non crediamo di esagerare affermando che in alcuni fran-genti i Gunners hanno espresso il mi-glior football d’Europa. Ma, come visto, improvvisamente il giocattolo si è rotto. Vuoi per gli investimenti necessari per la costruzione del nuovo impianto – e di conseguenza le cessioni di pezzi pre-giati dell’argenteria di famiglia – vuoi per difetti apparentemente “congeniti”

come le tante amnesie difensive, la ripe-tuta leziosità sotto porta e l’esasperante e abituale calo fisico in primavera, l’Ar-senal non è più riuscito a lottare fino alla fine per le competizioni che contano.

ARSENE IL TIRChIOIn queste occasioni si tende a cambia-re il “manico”. Un numero crescente di appassionati e giornalisti credevano che fosse giunto il momento del post Wen-ger. Dopo 17 anni di regno dell’alsazia-no, si ragionava, è giunto il momento di cambiare, di dare una svolta definitiva e provare ad affidarsi a un altro allena-tore. Invece l’azionista di maggioranza, l’americano Stan Kroenke ha preferito dare fiducia al “vecchio” condottiero, tra i mugugni di un ambiente non certo sereno. Ambiente che non si è per nulla tranquillizzato dopo l’esordio in cam-pionato: pronti via e un bello schiaffone

di Luca Manes

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66 nov 2013calcio2000

casalingo da parte dell’Aston Villa, tra i team più scarsi della stagione 2012-13. “Spendi, spendi, spendi”, recitava un cartello esposto da un fan imbufalito a pochi metri dalla panchina del buon Arsene. Che alla fine ha speso, eccome. Nell’ultimo giorno di mercato ha stac-cato un assegno di 44 milioni di sterline per Mesut Ozil, a ragione considera-to uno dei centrocampisti più forti del pianeta. Nella storia della Premier solo Fernando Torres è costato di più (50 milioni versati dal Chelsea al Liverpool nel 2011). Tanto è “bastato” per riporta-re l’entusiasmo – e per vendere in poche ore vagonate di maglie con il numero e il nome del talento tedesco.

LA SCINTILLACome d’incanto l’Arsenal ha iniziato a inanellare una vittoria dopo l’altra e an-che i più scettici hanno incominciato a ricredersi. La ricetta di Wenger non ap-pare più obsoleta, i tanti giovani presen-ti in rosa stanno crescendo bene e viste alcune difficoltà palesate finora dalle tre favorite al successo finale in Premier – le due di Manchester e il Chelsea – non è detto che i Gunners non possano dire la loro. Il centrocampo è da gourmet del calcio. Ozil va a completare un repar-to fatto di gente dai piedi buoni e dalla grande sapienza tattica. Jack Wilshire si sta liberando delle scorie legate alla lunga inattività causata dal terribile in-fortunio che ne aveva minato la crescita,

mentre Aaron Ramsey sta finalmente elevando in maniera esponenziale la qualità del suo gioco. Per prelevarlo dal Cardiff nel 2008, quando aveva soli 18 anni, i londinesi ingaggiarono una

prEMIEr lEaguEINghIltErra

strenua lotta con il Manchester United. Allora Ramsey era considerato uno dei giovani più promettenti del football bri-tannico. I primi anni all’Emirates sono stati più difficili del previsto, sebbene il

Finalmente una buona notizia per gli spremutissimi supporter inglesi: andare allo stadio dalle loro parti costa un po’ meno. Secondo un accurato studio condotto nelle ultime settimane dalla BBC, il prezzo medio dei biglietti nelle quattro divisioni professionistiche non solo non è aumentato, come accaduto praticamente sempre in passato, ma ha subito una contrazione. L’anno scorso, i tagliandi più economici avevano subito un incremento dell’11 per cento, quattro volte il tasso medio d’inflazione. Nel 2013-14, invece, gli abbonamenti più a buon mercato si sono abbassati del 2,4 per cento, quelli più cari dell’1,6. I biglietti delle fasce basse e alte per una singola partita sono stati ribassati rispettivamente dell’1,9 e dell’1 per cento. Gli abbonamenti e i biglietti più cari continua a proporli l’Arsenal, che può contare sul fatto che per le tessere annuali c’è una “fila” abbastanza corposa ed è di conseguenza più facile “vessare” i poveri tifosi. In realtà gli sconti più significativi per i supporter si sono registrati in Football League, dove tre quarti delle compagini hanno bloccato o rivisto al ribasso i prezzi. La Premier fa, come si può immaginare, storia a sé. L’anno scorso le presenze nelle arene della massima divisione sono aumentate (35.975 a fronte di 34.646 del 2011-12), mentre gli abbonamenti venduti dai 20 club si sono attestati in totale oltre quota 470mila. Incassi addizionali che in buona parte sono andati a finanziare le campagne acquisti della finestra estiva, per un giro d’affari di circa 700 milioni di euro. Scusate se è poco!

B i g l i e t t i L o w C o s t

pt G V N p GF GS DR

Arsenal 12 5 4 0 1 11 6 5

tottenham 12 5 4 0 1 5 1 4

Manchester City 10 5 3 1 1 12 4 8

Chelsea 10 5 3 1 1 6 2 4

Liverpool 10 5 3 1 1 5 3 2

Everton 9 5 2 3 0 6 4 2

Southampton 8 5 2 2 1 3 2 1

Man. united 7 5 2 1 2 7 6 1

Swansea City 7 5 2 1 2 7 7 0

Stoke City 7 5 2 1 2 4 5 -1

Hull City 7 5 2 1 2 5 7 -2

Newcastle 7 5 2 1 2 5 8 -3

Aston Villa 6 5 2 0 3 6 6 0

West Ham 5 5 1 2 2 4 4 0

W. B. Albion 5 5 1 2 2 4 4 0

Cardiff City 5 5 1 2 2 4 6 -2

Norwich City 4 5 1 1 3 3 6 -3

Fulham 4 5 1 1 3 3 7 -4

Crystal palace 3 5 1 0 4 4 8 -4

Sunderland 1 5 0 1 4 3 11 -8

c l a s s i f i c a

Classifiche aggiornate al 25/09/13 | Tabellini nella Sezione Statistiche

m a r c a t o r iOlivier Giroud Arsenal 4

Sturridge Liverpool 4

Benteke Aston Villa 4

Aaron Ramsey Arsenal 3

Yaya Touré Man. City 3

Sergio Agüero Man. City 3

van Persie Man. United 3

Samir Nasri Man. City 2

Baines Everton 2

Rooney Man. United 2

Lukas Podolski Arsenal 2

Soldado Tottenham 2

Loïc Rémy Newcastle 2

Welbeck Man. United 2

Oscar Chelsea 2

Ben Arfa Newcastle 2

Negredo Man. City 2

Campbell Cardiff City 2

Michu Swansea City 2

Ben Arfa Newcastle 2

GiOCAtORE SquADRA GOL

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67nov 2013calcio2000

Quando arrivò al Liverpool durante la finestra di mercato dell’inverno 2013, parecchi addetti ai lavori e tifosi dei Reds avevano storto la bocca per il prezzo pagato al Chelsea: quasi 15 milioni di euro. Troppi, per uno dal carattere difficile, molto egoista in campo e che sa usare solo il piede sinistro come Dean Sturridge. Dopo meno di un anno si sono ricreduti tutti. L’ex promessa del Manchester City ha iniziato a segnare goal a raffica – la sua media con il team dell’Anfield Road è più o meno di una marcatura a partita – e per giunta anche spesso decisivi. A inizio 2013-14, con Luis Suarez squalificato e tutti gli strascichi di una stagione fallimentare come quella appena trascorsa a mettere tanta pressione sul team allenato da Brendan Rodgers, il buon Sturridge ha definitivamente compiuto il salto di qualità che sembrava potesse arrivare ai primi tempi allo Stamford Bridge. Poi con l’avvento di Rafa Benitez si era ritrovato a scaldare la panchina con inquietante continuità, tanto da accettare ben volentieri una soluzione alternativa. Così il Chelsea si ritrova a fare i conti con due centravanti all’apparenza “bolliti” quali Fernando Torres e Samuel Eto’o – ma attenzione, la stagione è ancora lunga e le resurrezioni sono sempre dietro l’angolo – mentre il Liverpool può contare su un ragazzo di 23 anni che potrebbe fare le fortune sia del suo club che della nazionale inglese. Pazienza che il destro lo usa solo per camminare.

S t u r r i d g e , s c o m m e s s a v i n t a ?ragazzo abbia mostrato qua e là lampi di classe. Adesso sta trovando spesso la strada del goal, tanto per cancellare l’odiosa storiella che circolava su in-ternet qualche tempo fa in cui si “evi-denziava” come ogni sua rara marcatura coincidesse con una precoce dipartita di una star del mondo dello spettacolo. In mediana non vanno dimenticati altri ta-lenti come Mikel Arteta, Santi Cazorla e Tomas Rosicki (che all’occorrenza può essere avanzato sulla linea degli attac-canti), con il portatore d’acqua Matthieu Flamini a dare il suo contributo dopo la non felicissima parentesi al Milan. Il francese è stato uno dei pochi altri ac-quisti di Wenger, insieme alla riserva di lusso Emiliano Viviano e al promettente attaccante Yaya Sanogo.

ROSA SENZA PETALISul fatto che la rosa dei biancorossi sia ancora troppo striminzita si continua a discutere. I critici ad oltranza ne fanno una colpa all’alsaziano, soprattutto in considerazione dei tanti infortuni oc-corsi già in queste prime settimane della nuova stagione, con “calibri” pesanti quali Alex Oxlade-Chamberlain (altro giovane cui va dato ancora un po’ di tempo in attesa dell’esplosione definiti-va), Lukas Podolski e Thomas Verma-elen ad affollare l’infermeria. Proprio l’assenza prolungata di quest’ultimo – infortunato cronico – solleva vari punti interrogativi. Il reparto più a “ri-schio” era e rimane la difesa. Sulle fasce Kieran Gibbs e Bacari Sagna ci hanno sempre dato l’impressione di essere più efficaci in fase di spinta che in quella di copertura, i due centrali Per Mertesacker e Laurent Koscielny non ci sembrano la coppia meglio assortita del mondo del calcio. Troppo lento il primo e svagato il secondo, sono un po’ il tallone d’A-chille dell’intelaiatura di gioco dell’Ar-senal. Se il centrocampo garantisce una buona copertura e riesce a mantenere un adeguato possesso palla, il duo franco-tedesco è in grado di reggere, altrimenti sono dolori. Eppure Wenger non ha rite-nuto necessario sondare il mercato per individuare qualche rinforzo difensivo di qualità.

L’ARIETECi si è concentrati moltissimo sul repar-to offensivo. Per carità, del tutto legit-timo. Un innesto del livello di Suarez o Rooney ti fa fare il salto di qualità, è indubbio. Specialmente accanto a un centravanti dalle caratteristiche di Oli-vier Giroud. Uno di “peso” in aerea di rigore, forte di testa e in grado di fare a sportellate con i difensori avverarsi. Ov-vero quello che per tanti anni è un po’ mancato all’Arsenal, per esplicita scelta di Wenger che preferiva prime punte che partissero da lontano e spaziassero mol-to in tutta la trequarti avversaria, come Henry tanto per intenderci. Dopo un ini-zio a dir poco complicato, l’ex numero 9 del Montpellier sembra trovarsi a suo agio in un campionato difficile come la Premier. Gli va solo data ancora più fiducia, perché le capacità realizzative non mancano. Manca, invece, la conti-nuità a Theo Walcott, ma questo è ormai un dato di fatto. Vedremo se a gennaio prossimo il manager dell’Arsenal s’im-barcherà in qualche altra spesa “folle”, sulla scorta del colpo Ozil. Nel frattem-po bisognerà anche capire se gli verrà rinnovato il contratto, in scadenza nel

Il colpo da novante dei Gunners è stato l’acquisto di Ozil dal Real Madrid

maggio del 2014. Dall’Inghilterra è rim-balzata l’indiscrezione che la dirigenza biancorossa avrebbe già individuato il successore: Antonio Conte. Solo fanta-calcio? Chissà. Se il 2013-14 dovesse essere la stagione del riscatto sarà diffi-cile dare il benservito a monsieur Wen-ger. Se però dovesse fallire ancora – già ha il record negativo di allenatore nella storia dell’Arsenal ad aver occupato più anni la panchina senza vincere nulla – è improbabile che la piazza firmi altri ar-mistizi.

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68 nov 2013calcio2000

FaccE nuovE in BundEs

a Bundesliga edizione 2013-2014 è cominciata, come già accaduto negli ultimi anni, all’insegna del duello tra il

Bayern Monaco campione in carica e gli oramai eterni rivali del Borussia Dortmund. Dopo essersi sfidate nell’ul-tima finale di Champions League le due compagini sono partite come le favorite anche in questa stagione. Per quanto ri-guarda però i confini nazionali è impos-

Oltre all’eterna lotta

Bayern-Borussia,

occhio alla crescita

di schalke e Bayer

leverkusen…

sibile non sottolineare la crescita di altre due squadre, lo Schalke 04 ed il Bayer Leverkusen…

BOA SChALkEPartiamo dall’undici di Gelsenkirchen. Dopo aver concluso sì al quarto posto, ma ben lontana dalla lotta scudetto, la stagione 2012-2013, con il conseguente approdo in Champions League passan-do per il preliminare (sconfitti i greci del

l

BuNdEslIgagErMaNIa

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69nov 2013calcio2000

Paok Salonicco), quest’anno le aspet-tative sono ben altre. Anche perché la campagna acquisti posta in essere è stata di tutto rispetto: in difesa, al già abba-stanza collaudato trio formato dai due centrali Matip-Howedes e dal terzino giapponese Uchida, si è unito il terzi-no dell’Amburgo (arrivato in prestito) e della nazionale tedesca Dennis Aogo e l’ex-centrale del Borussia Dortmund Felipe Santana, arrivato per la cifra di 1 milione di euro. Ma è a centrocampo ed in attacco che si è speso ancora di più: dopo un lungo inseguimento dal Milan è arrivato per poco più di 10 milioni di euro il ghanese Kevin Prince Boateng. Una pedina richiesta a lungo da Keller (visto il ritorno al Barcellona di Afellay e l’addio di Bastos), che aveva proprio bisogno di un elemento non solo in gra-

di Flavio Sirna

do di fungere da terminale offensivo e da suggeritore per l’unica punta del suo modulo 4-2-3-1, ma anche di un giocatore duttile capace di poter gio-strare in tutti e tre i ruoli della trequar-ti, sia centrale che esterno. Con Farfan e Draxler l’ex-milanista forma un trio d’attacco di tutto rispetto. Trio d’attac-co che dovrà supportare sia l’olandese Klaas-Jan Huntelaar che il nuovo arri-vo, l’ex-Mainz Adam Szalai, acquistato per l’importante cifra di 8 milioni di euro (quest’ultimo ha preso il posto del finlandese Pukki, ceduto per quasi 4 mi-lioni agli scozzesi del Celtic Glasgow). Una campagna acquisti (che ha visto un passivo di 19 milioni di euro) comple-tata con gli arrivi di altri elementi che potranno sicuramente fare al caso a par-tita in corso o nel caso in cui i titolari,

visti i tanti impegni, abbiano bisogno di riposo. In tal senso si spera che siano stati ben spesi i quasi 4 milioni di euro sborsati per fare arrivare dal Bochum il promettente centrocampista 18enne Leon Goretzka e i 3,2 milioni versati nelle casse dello Stoccarda per il 21enne Christian Clemens.

NON SOLO ACQUISTINon c’è dubbio però che la migliore operazione possibile sia stata quella relativa alla mancata cessione dei gio-iello classe 1993 Julian Draxler: tutte le big hanno messo gli occhi sul giovane esterno, il quale pare però abbia insistito per restare ancora a deliziare il pubbli-co della Veltins Arena. Keller si trova così a disposizione una squadra di tutto rispetto (particolarmente dotata sia dal

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70 nov 2013calcio2000

punto di vista della tecnica individuale che dal punto di vista fisico), che nel breve termine ha un solo difetto che probabilmente gli permetterà sì di lotta-re per le prime posizioni, ma non di ar-rivare alla vittoria, la giovane età (24,9 anni l’età media della rosa). Ed infatti in questo inizio di stagione quello che è sembrato mancare ai ragazzi terribili di Gelsenkirchen è stata, oltre a qualche imperfezione dal punto di vista della sa-gacia tattica, proprio quel pizzico di per-sonalità in più che è necessaria nei mo-menti decisivi o difficili di una partita. La società, pur avendo attraversato negli anni scorsi dei momenti altalenanti dal punto di vista economico, ha fatto il suo per mettere a disposizione del tecnico una squadra potenzialmente capace di primeggiare sia in Germania che in am-bito europeo. Spetterà a Keller, se vorrà conservare ancora per un po’ di tempo il suo posto in panchina, essere in grado di farla cresce per portarla a raggiungere soddisfazioni sempre maggiori.

gErMaNIaBuNdEslIga

Tra le certezze in casa Schalke, brilla il nome del difensore Uchida

L’inizio della stagione 2013-2014 è stato intervallato dagli impegni delle nazionali, che devono ancora qualificarsi per la kermesse mondiale del prossimo giugno 2014 in Brasile. La nazionale tedesca guidata da Joachim Loew ha continuato a non avere il minimo problema nel proprio cammino, battendo facilmente, con un doppio 3-0, l’Austria e le Isole Far Oer. Per il selezionatore e per i suoi ragazzi terribili si prepara quindi un mondiale che potranno nuovamente affrontare da favoriti. Tralasciando i padroni di casa del Brasile e la Spagna supercampione d’Europa e del Mondo, ai teutonici deve essere sicuramente attribuito il terzo gradino del podio delle favorite, prima dell’Argentina di Messi, dell’Olanda di Robben e dell’Italia di Prandelli e Balotelli. C’è però da dire come saranno tutt’altro che facili le scelte di fronte alle quali si troverà Low in occasione sia delle convocazioni al mondiale sia dell’undici titolare che dovrà scendere in campo. C’è infatti da dire come rispetto all’Europeo del 2012 in Ucraina e Polonia si potrà contare su qualche elemento nuovo e su qualche altro giocatore che se prima stava buono buono in panchina, adesso invece reclama un posto da titolare. Ma vediamo come sono messe le cose ruolo per ruolo. In porta è scontata la presenza di Manuel Neuer. In difesa il quartetto titolare sembra essere composto dal capitano Lahm, dal suo compagno di squadra Boateng, dal giallonero Schmelzer e dal Gunners Mertesacker. Quest’ultimo è in lizza però per cedere il suo posto all’altro gioiello del Dortmund Mats Hummels. Capitolo centrocampo: Khedira e Kroos, complice l’infortunio di Schweinsteiger, hanno giocato da titolari le ultime due partite. Ma è tutt’altro che scontato che il tedesco recupererà subito la sua antica posizione da intoccabile. Per quanto riguarda invece il trio di trequartisti le cose sono ancora più complicate, essendoci in pratica sei giocatori per tre posti: Ozil, Reus, Muller, Draxler, Schurrle ed anche Max Kruse. I primi tre appaiono nettamente favoriti, ma non si può non fare i conti con la crescita esponenziale di Draxler e con la duttilità di Schurrle. Quest’ultimo, a sorpresa, potrebbe anche inserirsi nella lotta per l’unico posto da attaccante centrale, dove continuano a sgomitare, col primo però che resta sempre nettamente favorito, Mario Gomez e Miroslav Klose. Inutile sottolineare come il quadro appena descritto sia quello di una compagine che ha a disposizione praticamente circa 18-19 giocatori titolari. In una competizione come il Mondiale sarà essenziale avere una capacità di cambiamento degli uomini a disposizione che non stravolga troppo la fisionomia della squadra. In poche parole, mettendo in campo tutto il suo potenziale, la Germania ha tutte le carte in regola per battere sia il Brasile che la Spagna. E se da un lato siamo sicuri che i tedeschi occuperanno quasi certamente una delle quattro posizioni finali, dall’altro per vincere (cosa che non accade dall’Europeo del 1996), occorrerà quel pizzico di personalità e di forza mentale che è mancata nelle ultime edizioni delle competizioni continentali ed intercontinentali.

I n B r a s i l e p e r v i n c e r e

L’ALTRA SORPRESAQuello di outsider è sicuramente un ruolo che si addice alla perfezione al Bayer Leverkusen. Le Aspirine oramai da anni si trovano all’apice del calcio tedesco, ma anche quando sembra che la tanto attesa vittoria possa arri-

vare, essa si trasforma in una cocen-te delusione (si pensi al campionato 1999-2000 perso a favore del Bayern Monaco per differenza reti all’ulti-ma giornata). Delusioni inspiegabili considerando che, sia l’ambiente di Leverkusen sia la stessa società far-

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71nov 2013calcio2000

maceutica proprietaria del club, non hanno mai esercitato eccessiva pres-sione su giocatori e gli allenatori che si sono succeduti nel corso del tempo. Adesso a guidare il club c’è il finlan-dese Samy Hyypia, che ha condotto la squadra nella scorsa stagione al terzo posto in classifica. L’estate, dal pun-to di vista della campagna acquisti, è stata effervescente. Pur avendo cedu-to il pezzo pregiato Andre Schurrle al Chelsea per la considerevole cifra di 22 milioni di euro ed il bravo terzino Carvajal (21 anni) al Real Madrid per 6 milioni di euro, i rossoneri hanno allestito una squadra di tutto rispetto, che appare abbastanza solida. In dife-sa, accanto al giovane Wollscheid ed al turco classe 1989 Toprak sono ar-rivati l’Under 21 italiano Giulio Do-nati, l’esperto terzino tedesco Roberto Hilbert ed il bosniaco Emir Spahic. Promettente anche il 19enne greco ex-Paok Salonicco Stafylidis. A centrocampo, per cercare di dare un po’ di respiro (e soprattutto per cercare di dare maggiore qualità dal punto di vista strettamente tecnico al reparto) al trio formato dall’esperto Rolfes e dai due più giovani Reinartz e Bender (entrambi classe 1989) è arrivato dal Bayern Monaco il promettentissimo centrocampista turco (19 anni) Emre Can, strappato ai bavaresi per quasi 6 milioni di euro. È però in attacco che bisogna fare un applauso alla dirigenza guidata da Rudi Voeller: per sopperire alla par-tenza di Schurrle, attaccante in grado di poter occupare tutte le posizioni del 4-3-3 d’attacco disegnato dal tecnico finlandese, sono arrivati due elemen-ti di tutto rispetto. Dall’Amburgo è stato preso l’attaccante sud-coreano Heung-Min Son. Inseguito da mezza Europa, il 20enne asiatico si è accasa-to a Leverkusen facendo sborsare alla società poco più di 10 milioni di euro e sta già ripagando le attese forman-do con l’eterno Kiessling e con l’altro giovane classe 1988 Sidney Sam un trio d’attacco che è un perfetto mix di esperienza, velocità e capacità realiz-zative.

QUALITà CERCASIA mancare, se proprio occorre trovare il cosiddetto pelo nell’uovo, è un po’ di tecnica individuale, che fa trovare maggiori difficoltà quando gli avver-sari non concedono poi così tanti spazi per le sgroppate dei vari Kruse o Sam; in tal caso i centrocampisti, capaci sì di inserirsi e di assicurare filtro, pecca-no però spesso nell’impostazione del-la manovra, nella capacità di sfondare centralmente con belle triangolazioni le difese avversarie. Tornando alla campa-gna acquisti il capolavoro della società però, è stato sicuramente un altro: dal Fortuna Dusseldorf le Aspirine han-no infatti prelevato per soli 1,5 milioni di euro l’esterno destro Robbie Kruse. L’australiano ha avuto un grande im-patto sulla squadra sia a livello tattico (essendo in grado di giocare sia nei tre di centrocampo che nei tre d’attacco) che a livello di realizzazioni; non a caso ha creato un po’ di dubbi allo stesso Hyypia, che spesso ha dovuto scegliere tra lui e Heung-Min Son, lasciando in

panchina quest’ultimo per la sua minore capacità di aiutare la squadra anche in fase di gioco passiva. Non c’è neanche da trascurare il fatto che per dare un po’ di respiro al non più giovanissimo bomber Kiessling è stato preso in pre-stito dall’Hoffenheim lo svizzero clas-se 1988 Eren Derdiyok. Così come già detto per lo Schalke 04 anche per il Le-verkusen il futuro sembra roseo per l’età media della squadra, che è di 25 anni (il Dortmund ed il Bayern, che stanno do-minando la scena, hanno rispettivamen-te un’età media di 24,7 anni e di 25,7 anni). Prendendo esempio in particolar modo dai gialloneri, che hanno costruito i loro gioielli in casa o che hanno fatto crescere al massimo quelli che hanno saputo racimolare in giro per l’Europa, le Aspirine, già da quest’anno, sperano di poter mostrare la loro effervescenza per tutto l’arco della stagione senza do-versi per forza sciogliere nel momento decisivo, quando c’è da alzare qualche trofeo o da fare quel passo in avanti ne-cessario per un’ulteriore crescita.

pt G V N p GF GS DR

B. Dortmund 16 6 5 1 0 16 5 11

Bayern Monaco 16 6 5 1 0 13 2 11

B. Leverkusen 15 6 5 0 1 15 7 8

Hannover 12 6 4 0 2 10 8 2

B. M'Gladbach 9 6 3 0 3 15 11 4

Wolfsburg 9 6 3 0 3 9 8 1

Magonza 9 6 3 0 3 9 12 -3

Augsburg 9 6 3 0 3 6 9 -3

Werder Brema 9 6 3 0 3 5 8 -3

Hertha 8 6 2 2 2 10 7 3

Hoffenheim 8 6 2 2 2 15 15 0

Stoccarda 7 6 2 1 3 11 9 2

E.Francoforte 7 6 2 1 3 8 10 -2

Schalke 04 7 6 2 1 3 7 13 -6

Norimberga 4 6 0 4 2 6 9 -3

Amburgo 4 6 1 1 4 10 17 -7

Friburgo 3 6 0 3 3 8 12 -4

Braunschweig 1 6 0 1 5 3 14 -11

c l a s s i f i c a

Classifiche aggiornate al 22/09/13 | Tabellini nella Sezione Statistiche

m a r c a t o r iKießling B. Leverkusen 5

Modeste Hoffenheim 5

Vedad Ibisevic Stoccarda 5

Aubameyang B. Dortmund 5

Nicolai Müller Magonza 5

Mandžukic B. Monaco 4

Lewandowski B. Dortmund 4

Sidney Sam B. Leverkusen 4

Ivica Olic Wolfsburg 4

Kevin Volland Hoffenheim 4

Václav Kadlec E. Francoforte 3

Firmino Hoffenheim 3

van der Vaart Amburgo 3

Huszti Hannover 3

Max Kruse B. M’Gladbach 3

Franck Ribéry B. Monaco 3

Raffael B. M’Gladbach 3

Mkhitaryan B.Dortmund 3

GiOCAtORE SquADRA GOL

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72 nov 2013calcio2000

onaco e PSG. PSG e Monaco. Quando, in Italia, si parla del campionato

francese, nel 99% dei casi l’argo-mento cade sui due club sicuramente meglio attrezzati ai nastri di partenza della Ligue 1. Ma non certo gli unici. Sarebbe da folli non ammettere che le due compagini - date dai più come favorite assolute - abbiano qualcosa in più, ma dopo il primo mese di cal-

psg e Monaco sono

le squadre da battere

ma, in ligue 1, le

sorprese sono sempre

dietro l’angolo…

cio giocato, è giusto rendere merito anche ad altre squadre che, qualora riusciranno a garantire costanza di rendimento, potranno dare del filo da torcere anche alle superpotenze tran-salpine. Lille, Rennes e Nizza, fin qui, si sono ben comportate, ma Calcio2000 ha scelto di accendere i fari su Olympi-que Marsiglia, Lione e Saint Etienne che, sulla carta, si contendono il posto valido per partecipare ai preliminari della prossima Champions League.

M

lIguE 1fraNcIa

tra i duE litiganti…

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73nov 2013calcio2000

SAINT ETIENNE, mETEORA O TERZO INCOmODO?“Nessuno è insostituibile”. Questa frase, pronunciata tantissime volte in sede di calciomercato, è ormai un ritornello che presidenti e direttori sportivi amano ripetere non appena si trovano costretti a lasciar partire un pezzo pregiato del loro scacchiere. La scorsa estate è toccato anche al Saint Etienne del presidente Caiazzo dover-si piegare alle logiche del mercato ed acconsentire a Pierre-Emerick Auba-meyang di lasciare l’ASSE. I 19 goal messi a segno lo scorso anno erano valsi al talento cresciuto nel Milan il titolo di vice-capocannoniere ma, so-prattutto, gli sono valsi la proposta di contratto dei vice-campioni d’Europa del Borussia Dortmund che, incan-tati dalla classe e dalla velocità del

franco-gabonese, hanno versato 13 milioni nelle casse del Saint Etienne per portarlo in Bundesliga. Nonostan-te la partenza eccellente, però, il Saint Etienne ha saputo ricomporsi e, a sor-presa, ha offerto un calcio tra i più divertenti d’Europa, prima dell’inat-teso scivolone interno subìto contro il Tolosa. Mister Galtier, come sempre molto abile nel rendere camaleontica la propria squadra sul piano tattico, ha insistito col 4-3-3, dando fiducia in avanti ad Erding, arrivato dal Rennes. Grazie anche ad un centrocampo tra i migliori dell’intero campionato, il Saint Etienne è stato spesso in grado di imporre il proprio gioco a tutte le rivali, riscattando in patria l’amara eliminazione subita al preliminare di Europa League per mano dell’E-sbjerg. Sono in molti a credere che,

di Renato Maisani

col passare dei mesi e l’arrivo dei match più difficili, il giocattolo di Galtier si romperà. Ma chi ama attenersi ai fatti non può non riconoscere la bontà del gio-co espresso dai verdi di Francia che sognano di recitare il ruolo di terzo incomodo nel tête-à-tête tra PSG e Monaco e magari di consolidare la propria leadership nazionale in fatto di titoli conquistati.

OLYmPIQUE mARSIGLIA, AVVIO TRA I DUE ECCESSIInanellando tre vittorie consecutive nelle prime uscite, l’Olympique Mar-siglia sembrava pronto per avanzare la propria candidatura al titolo. La ‘prova del nove’, però, l’OM l’ha affrontata nel peggiore dei modi il 1° di settembre quando, al cospetto

tra i duE litiganti…

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74 nov 2013calcio2000

del Monaco, ha vanificato il goal del vantaggio iniziale messo a segno da Mendes, scivolando inesorabilmente nella ripresa sotto i colpi di Falcao e Rivière e gelando il sangue dei 45.000 spettatori che si erano precipitati ad affollare le tribune del ‘Velodrome’. Il contraccolpo della sconfitta ha così frenato l’entusiasmo all’interno dell’ambiente e del gruppo di mister Baup, divenuto in un amen una con-trofigura del bell’OM ammirato ad agosto. A rendere ancor più amaro il settem-bre dei marsigliesi, inoltre, è giunto anche il k.o. interno in occasione del debutto in Champions League, com-petizione nella quale Gignac e com-pagni - impegnati in un girone di ferro comprendente anche Napoli e Borus-sia Dortmund - hanno ceduto il passo all’Arsenal di Wenger. Il peso del doppio impegno e la man-canza di personalità, palesemente ri-scontrabile nella maggior parte dei calciatori biancoazzurri, rappresenta-no i veri e propri limiti della squadra che lo scorso anno riuscì a concludere il campionato al 2° posto, alle spal-le soltanto dell’imprendibile PSG. Nonostante i punti deboli appena evidenziati ed il clamoroso calo di rendimento vissuto a settembre, però, l’OM sembra in grado di poter dire la sua e, come la storia del club in-segna, proprio quando il gioco si fa duro il Marsiglia sa tirare fuori il me-glio di sè.

lIguE 1fraNcIa

Sembrava impossibile per il Saint-Etienne sostituire Pierre Aubameyang, passato al Borussia Dortmund per 15 milioni di euro dopo aver siglato 41 goal in 96 presenze con la maglia dei Verdi, che con lui in campo hanno rivinto un titolo dopo 32 anni e sfiorato la qualificazione in Champions. Sembrava, appunto, perchè l’ASSE ha iniziato alla grande anche quest’anno: 12 punti in 6 partite, uno in più dell’OM, gli stessi del PSG e due in meno della capolista Monaco. Nei Verdi non c’è una stella che brilla più delle altre, la forza sta nel gruppo, nel collettivo. La sicurezza Ruffier tra i pali, l’esperienza di capitan Perrin unita allo sconfinato talento di Zouma in difesa, la fine regia di Clement e Lemoine in mezzo al campo, l’estro di Hamouma e la voglia di riscatto di Brandao, che a Marsiglia avevano dato troppo presto per finito. È ritornato Mollo, che se in forma può essere devastante, mentre dal mercato sono arrivati Corgnet, Erding e soprattutto Tabanou, ambito a lungo anche in Italia e da mezza Europa. Non c’è più ‘Aubame’, è vero, ma nel nuovo Saint-Etienne sono tutti protagonisti.

C O L L E T T I V O S A I N T- E T I E N N E , I N V O L O S E N Z A A U B A M E

l’epoca del ‘fallimento’ che ha fatto seguito a quella dei 7 storici titoli con-secutivi, provando a ripartire da zero o quasi. Tuttavia, nonostante un mercato tutt’altro che faraonico e senza troppi proclami, il Lione sta macinando gio-co, goal e risultati che fanno ben spera-

IL ‘NUOVO’ LIONE TRA DUBBI E CERTEZZEÈ opinione diffusa, invece, quella che vede nel Lione la reale favorita alla conquista del terzo posto. Parti-ti Bastos, Lisandro Lopez, Monzon e Lovren, l’OL ha decisamente chiuso

pt G V N p GF GS DR

Monaco 17 7 5 2 0 13 3 10

pSG 15 7 4 3 0 10 4 6

Marsiglia 14 7 4 2 1 10 5 5

Lille 13 7 4 1 2 8 4 4

Rennes 12 7 3 3 1 7 4 3

Saint-Etienne 12 7 4 0 3 9 7 2

Nizza 11 7 3 2 2 10 9 1

Lione 10 7 3 1 3 12 7 5

Nantes 10 7 3 1 3 8 7 1

Stade de Reims 10 7 2 4 1 5 4 1

tolosa 9 7 2 3 2 6 8 -2

Guingamp 8 7 2 2 3 10 9 1

Montpellier 8 7 1 5 1 8 10 -2

Bastia 8 7 2 2 3 5 8 -3

Évian 8 7 2 2 3 9 13 -4

Lorient 7 7 2 1 4 6 9 -3

Ajaccio 6 7 1 3 3 5 8 -3

Bordeaux 6 7 1 3 3 6 10 -4

Valenciennes 3 7 1 0 6 4 12 -8

Sochaux 2 7 0 2 5 4 14 -10

c l a s s i f i c a

Classifiche aggiornate al 26/09/13 | Tabellini nella Sezione Statistiche

m a r c a t o r iFalcao Monaco 7

Riviere Monaco 6

Kevin Berigaud Évian 5

Darío Cvitanich Nizza 4

Yatabaré Guingamp 4

Aboubakar Lorient 3

Braithwaite Tolosa 3

Dimitri Payet Marsiglia 3

Filip Djordjevic Nantes 3

Hamouma Saint-Etienne 3

Lacazette Lione 3

Cavani PSG 3

Gignac Marsiglia 3

Nélson Oliveira Rennes 3

Maor Melikson Valenciennes 2

Roy Contout Sochaux 2

Nolan Roux Lille 2

Lucas Mendes Marsiglia 2

Remy Cabella Montpellier 2

Corgnet Saint-Etienne 2

GiOCAtORE SquADRA GOL

di Marco Trombetta

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75nov 2013calcio2000

re in vista del futuro. La secca elimina-zione dalla Champions League, subita per mano degli spagnoli della Real Sociedad, ha fatto retrocedere Gomis e compagni in Europa League, competi-zione che Garde ha voluto sin da subi-to onorare schierando il miglior undici possibile nel match d’esordio contro il Betis. L’obiettivo del Lione è chiaro: quella appena iniziata sarà una sta-gione di transizione, durante la quale l’OL proverà a fare più strada possibi-le in Europa, senza però rinunciare alla possibilità di centrare un 3° posto in campionato che potrebbe valere mol-to, specialmente in termini economici. Inoltre, giocatori del calibro di Grenier e Lacazette difficilmente accetteranno un altro anno senza disputare la Cham-pions League e se il presidente Aulas vorrà davvero monetizzare cifre im-portanti, il suo Lione dovrà mettere i due gioielli nelle condizioni di far bene anche sul palcoscenico internazionale.

PARTENZA ChOC: IN LIGUE 1C’E’ ChI NON RIDE AFFATTODopo le prime settimane di campio-nato è sempre bello rendersi conto di

come i pronostici e le griglie di parten-za ipotizzate ad inizio stagione, venga-no – per lo meno in parte – smentiti dal campo. E così, dopo le prime gior-nate la Ligue 1 ha già offerto le pro-prie sorprese: su tutte il difficile avvio di stagione di un Bordeaux che, come anticipato su queste pagine il mese scorso, fatica a tirarsi fuori dalle zone basse della classifica. Se da una parte è vero che i girondini hanno ceduto il

passo soltanto a Monaco, PSG e Saint Etienne, dall’altra è innegabile che anche contro Lorient, Tolosa e Bastia, la squadra guidata da Francis Gillot abbia faticato non poco per portare a casa un totale di 5 punti. La figuraccia patita a Francoforte in Europa League, inoltre, ha evidenziato i limiti caratte-riali di una squadra incapace di reagire dopo essere passata in svantaggio. De-cisamente preoccupante è stato anche l’avvio di stagione di Valenciennes e Sochaux, relegate in coda alla classi-fica. Dopo il brillante 11° posto otte-nuto lo scorso anno, il Valenciennes di Daniel Sanchez appare la controfigura di se stesso e se il 59enne tecnico nato in Marocco non riuscirà a raddrizzare presto la barca, le conseguenze potreb-bero essere disastrose. Sta giocando davvero col fuoco, invece, il Sochaux che, dopo aver acciuffato la salvezza sul gong lo scorso anno, quest’anno sta ancora faticando ad ingranare e, partiti alcuni titolari (su tutti il trequar-tista Boudebouz, passato al Bastia) non riesce a trovare la propria identità. Decisamente sottotono, infine, anche l’avvio di stagione dell’Ajaccio gui-dato da Fabrizio Ravanelli: se è vero che in Ligue 1 gli allenatori hanno so-litamente vita lunga rispetto a quella concessa loro in Italia, ‘Penna Bianca’ dovrà risollevare presto la sua squadra se non vorrà concludere anzitempo la sua prima stagione da allenatore.

Tra i tanti talenti in maglia Lione, occhio allo sgusciante Lacazette, qui impegnato contro il Rennes

Molti di voi si staranno chiedendo chi è quel Kevin Berigaud che condivide la testa della classifica marcatori in Ligue 1 con un certo Radamel Falcao. Una meteora? Un fuoco di paglia di inizio stagione? Non proprio, perchè Kevin ha fatto tanta gavetta, atteso a lungo il suo momento prima di diventare l’attaccante principe, il numero 9 del piccolo (ma tosto) Evian Thonon Gaillard. La sua prima vera professione, infatti, fu quella di meccanico, esercitata nell’officina del padre. Al mattino tuta blu sporca di grasso, nel pomeriggio gli scarpini per coltivare il proprio sogno. A 18 anni, però, arriva la svolta: il padre lo licenzia perchè in esubero, allora Berigaud mette da parte chiavi, pinze e cacciaviti per dedicarsi completamente al pallone. Partecipa alla cavalcata dell’Evian dalla quarta divisione alla Ligue 1, ma sempre dietro le quinte. 54 presenze ed appena 10 goal nei primi due anni in massima serie, ma la pazienza alla fine, lo premia. In estate vanno via le punte di diamante Sagbo e Khalifa e tocca a lui trascinare l’Evian. Detto, fatto. Berigaud segna 5 goal nelle prime 6 partite, stendendo da solo il Lione con una doppietta nel derby. Le origini, tuttavia, Berigaud non le ha mai rinnegate ed è anche per questo che celebra le sue reti simulando la guida di un auto o di una moto. Viene dall’officina il nuovo crack della Ligue 1: è Berigaud, il ‘meccanico’ del goal.

K E V I N B E R I G A U D , I L ‘ M E C C A N I C O ’ D E L G O A L di Marco Trombetta

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QuElla Biglia Magica…

e situazioni che nascono per caso, ammettiamolo, solo le più entusiasmanti. Per puro caso, mi sono imbattuto in

un vecchio flipper dedicato al calcio. Raggranellando informazioni qua e là, sono giunto ad un nome: Tecnoplay. Un nome, che tra gli appassionati di flipper, è sinonimo di eccellenza. Sì perché, l’azienda in questione, fa capo alla famiglia Zaccaria, una delle più rinomate nel mondo dei flipper. La mia curiosità mi ha spinto a cercare un contatto e la fortuna ha voluto che mi imbattessi in Mauro Zaccaria, per-sona che, lo si nota da come ne par-la, conosce l’universo flipper meglio delle proprie tasche. Certo di fare cosa

l

uNIVErsI parallEllI - flIppEr, Il NuOVO spOrt di Fabrizio Ponciroli

gradita, sono andato fino in fondo, cercando di saperne di più su chi ha a che fare con i flipper quotidianamente…Buongiorno mauro, ci racconti la storia della tua famiglia, da sempre dedita al mondo flipper?“La Fratelli Zac-caria fu fondata nei primi anni 70 e produsse, in circa 15 anni di attività, circa 40 modelli di flipper. Durante il periodo di attività diventò il 3° pro-duttore mondiale di flipper ed esportò i propri prodotti in tutto il mondo, ol-tre all’Europa (dove conquistò oltre il

50% di share del mercato), compreso Giappone, Au-stralia, Africa e Stati Uniti (il 1° mercato mondiale dei flipper per antonoma-sia!!).L’attività cominciò a suo tempo soprattutto per sostenere l’attività di famiglia di noleggio

dei flipper nei locali: alla fine degli anni 60 la lira era mol-to svalutata ed importare flipper dagli Usa costava moltissimo e quindi si compravano vecchi flipper dismessi, si riverniciavano i piani di gioco ed il mobile per cambiare completamente il tema e le grafiche, si cambiavano i

la tecnologia avanza, eppure il fascino dei flipper resta immutato, anzi ora è anche una disciplina sportiva…

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QuElla Biglia Magica… vari pezzi sul piano di gioco e si ri-mettevano al lavoro. Poi altri colleghi noleggiatori cominciarono a chiedere alla Zaccaria lo stesso servizio, fino a che questo ripristino diventò l’atti-vità principale dell’azienda. Dopo un po’ di anni di esperienza fatta in que-sto modo, il passo alla produzione di un flipper completamente ex-novo fu breve”. Nel mondo supertecnologico di oggi, c’è ancora spazio per un gioco come il flipper?“Il flipper da sempre è riuscito a rita-gliarsi un angolo riservato nel mondo del gioco da puro divertimento, no-nostante gli avanzamenti tecnologi-ci abbiano spostato l’attenzione dei giocatori (giovani ed adulti) verso un mondo sempre più “virtuale” e “simu-lato”. Anche il flipper è stato simula-to in versioni elettroniche sempre più sofisticate, ma il fascino di valutare il peso della biglia di ferro sulla penna e vederla colpire il bersaglio scelto, “sentendo” in qualche modo l’impat-to attraverso il contatto fisico con il flipper, evidentemente non è sostitu-ibile da nessuna versione virtuale. I giocatori di flipper sono sempre più numerosi e crescono, ogni giorno, le iniziative legate a questo tipo di pro-dotto: musei, bar e sale giochi dedi-cate ai soli flipper, tornei, campionati mondiali ed europei, ranking interna-

zionali...”.C’è ancora chi produce flipper, voi di cosa vi occupate ora?“Il produttore di flipper Stern Pinball è il produttore storico di questo pro-dotto. È sul mercato ormai da decen-ni e, sotto il vecchio nome Data East, produceva flipper nello stesso periodo in cui sul mercato c’erano anche gli altri grossi produttori: Williams, Bally e Gottlieb. Causa una crisi internazio-nale di mercato, tutti gli altri produtto-ri hanno dovuto chiudere i battenti e, negli ultimi 10 anni solo Stern Pinball ha resistito ed è diventato monopolista del mercato. Stern produce una media di due/tre modelli per anno, con temi tra i più variegati, spesso legati a film, serie televisive, eventi sportivi, ecc.Da un anno a questa parte un nuovo produttore si è affacciato sul mercato, Jersey Jack Pinball. Ad oggi ha prodot-to un solo modello di flipper, dedicato al mondo del collezionismo. Possiamo dire che, in questo anno, ha effettuato una sorta di “rodaggio” sul mercato, ma, prevediamo, potrebbe diventare un nuovo competitor sul mercato in-ternazionale. Noi siamo da sempre i distributori in esclusiva per il mercato italiano di Stern ed abbiamo chiuso la distribuzione, sempre in esclusiva, anche di Jersey Jack Pinball. Oltre al rapporto di fiducia che ci lega con Stern da decine di anni, una parte im-

portante della distribuzione è senz’al-tro la nostra esperienza nel servizio post vendita ai clienti. Un’esperienza che ormai ci portiamo dietro da oltre 40 anni e che ci permette di essere gli unici sul mercato a fornire ricambisti-ca ed assistenza tecnica per tutti i mo-delli di flipper Stern nonchè per molti prodotti delle altre case”.E per l’usato, come funziona? “Anche il mercato dell’usato del flip-

per è molto attivo in questi ultimi anni. Sostanzialmente ci sono due mercati dell’usato molto at-tivi: quello dedicato ai collezio-nisti e quello degli operatori che mettono il flipper al lavoro nei locali. Mentre i primi predili-gono pezzi più datati, i secon-di cercano flipper più recenti, solitamente non più vecchi di 10 anni (non è sempre vero, comunque: in alcuni casi i collezionisti puntano sugli ultimi titoli, soprattutto in base ai temi più famosi, per esempio Lord of The Rings 2003 è molto più ricercato tra i collezionisti che tra gli operatori). Il mercato

per informazioni www.tecnoplay.com

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78 nov 2013calcio2000

degli operatori è molto dinamico ed i flipper passano di mano più volte nella loro vita. Al contrario quello dei collezionisti è lento ed attento ed uno scambio richiede tempo per la valuta-zione del pezzo e, soprattutto, quando entra nelle mani di un collezionista difficilmente cambia poi padrone. Non esiste un vero e proprio “listino” dell’usato. Sul web c’è una sorta di indirizzo generico, consultando vari siti di appassionati (basta cercare su google le parole pinball o flipper e si aprirà un mondo), anche se, soprat-tutto in base alla zona e alla volontà di acquisto del compratore, tal volta i prezzi possono superare di molto le

valutazioni ufficiali”.Ma è vero che esiste anche un cam-pionato mondiale di flipper sporti-vo?“Come sottolineato sopra, esiste una community di giocatori di flipper che partecipa a diversi eventi in giro per il mondo. Esiste un campionato Mon-diale, al quale si partecipa in base alla propria classifica nel ranking istituito dalla IFPA, la cui finale è itinerante in giro per il mondo. Allo stesso modo esiste un Europeo, basato su rego-le simili al Mondiale, la cui finale è similmente itinerante in varie città europee e che, a primavera del 2014, si svolgerà a Rimini. Inoltre esistono

altri campionati o tornei, non impor-tanti quanto il Mondiale o l’Europeo, ma che riescono lo stesso a muovere i giocatori in giro per il mondo”.Sicuramente anche il calcio sarà sta-to protagonista nel mondo dei flip-per…“Certamente. Anche la mia famiglia, nel 1982, dedicò un titolo al nostro sport nazionale! Tutte le aziende, a turno nel corso degli anni, si sono prodigate nel produrre almeno un ti-tolo dedicato a questo sport, e questo nonostante fossero tutte aziende di base in USA, Paese notoriamente non proprio rinomato per le passioni “cal-cistiche”. Tralasciando qualche titolo veramente vecchio, ecco un elenco dei più conosciuti: Soccer Kings di Zacca-ria (1982), Striker di Gottlieb (1982), World challenge soccer di Gottlieb (1994), Super Soccer Pinball di Got-tlieb (1975), Soccer Pinball di Wil-lams (1964), World Cup Soccer Bally-Midway (1994) e Striker Extreme di Stern Pinball (2000). Un paio di note: il Soccer Kings ebbe un notevole suc-cesso in quanto uscì in occasione della vittoria ai Mondiali di Spagna della Nazionale italiana; da notare, inoltre, che nel 1994, anno dei mondiali USA, sia Gottlieb che Bally-Midway realiz-zarono un titolo dedicato ai Mondiali di calcio per celebrare l’evento”.Se qualcuno volesse mettersi in casa un flipper, cosa dovrebbe fare per incorrere in brutte sorprese?“Ovviamente le alternative sono diver-

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79nov 2013calcio2000

Il flipper sportivo è una disciplina gestita nel mondo dalla Ifpa (International Flipper Pinball Association), associazione americana no profit attualmente rappresentata in 21 paesi, la quale ha creato, nel 2005, il World Pinball Player Rankings (WPPR), ovvero, la classifica ufficiale dei migliori giocatori al mondo, che si possono quindi considerare oggi i “professionisti” del flipper. Dal momento della creazione del ranking ad oggi, i dati hanno registrato una escalation continua di questa disciplina: ad oggi sono ben 18mila i giocatori iscritti al rankings con una media mensile di tornei ufficiali che ha superato la quota di 70 eventi nel 2012, mentre nel 2011 aveva toccato il picco massimo con 64 tornei al mese, per un incremento del 10 percento. E se il trend è di continua crescita a livello generale, l’Italia è senza dubbio uno dei maggiori interpreti di questo fenomeno, contribuendo probabilmente con il peso maggiore negli ultimi 3 anni a questo incredibile sviluppo. Basti pensare che, fino a due anni fa, la media di tornei ufficiale validi per il circuito internazionale organizzati durante l’anno era di appena 3, mentre nell’anno corrente il calendario di Ifpa Italia conta già 22 eventi, con tanto di una League permanente che si svolge ormai da un anno a Fontaniva, in provincia di Padova, con un torneo fisso ogni settimana. E con il numero di giocatori italiani iscritti al ranking internazionale che sfiora le 450 unità (Dati Ifpa, luglio 2013).

I l f l i p p e r s p o r t i v o

se, a seconda che si cerchi un prodotto nuovo oppure un usato. Nel caso di prodotto nuovo la scelta è più facile, nel senso che tutti i prodotti da noi venduti sono dotati di garanzia sul pezzo e, acquistandolo nuovo, non ci sono rischi di qualche difetto nasco-sto dovuto ad usure o danneggiamen-ti. Certamente però il costo del nuovo

è notevolmente più alto del prezzo dell’usato.Nel caso di prodotto usato, bisogna stare un po’ più attenti. Innanzitut-to non esiste un listino dell’usato. Si possono trovare valutazioni medie sul web che danno un’idea di massima del prezzo, ma non sempre sono attendi-bili al 100%. Consiglio sempre a chi

compra di fare il possibile per provare il prodotto prima dell’acquisto e, al-tra cosa importante, accertarsi della disponibilità sul mercato di pezzi di ricambio e possibilità di assistenza tecnica. Alle volte si acquista un pro-dotto perfetto ma, alla prima rottura, si scopre che è estremamente difficile trovare il pezzo di ricambio oppure che ha un costo esorbitante.In ogni caso noi siamo sempre a di-sposizione per informazioni anche generiche sui flipper di tutte le età, oppure possiamo indirizzare a siti di appassionati che possono dare una mano”.Più chiaro ed esaustivo di così… Beh, un fatto è certo: ora che ne so molto di più su questi splendidi giochi d’intrattenimento che tanto hanno ral-legrato la mia adolescenza, ho ancora più il desiderio di sentire il rumore di quella magica biglia di ferro…

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Guidolin prepara le valiGe“Forse qualcuno è convinto di poter vincere il campionato, ma deve mettersi in testa che di miracoli ne abbiamo già fatti tanti. Qualcosa è cambiato nel clima, probabilmente sta finendo la pas-sione della gente nei miei confronti. Forse ho sbagliato a rimanere a Udine in estate”.

Francesco Guidolin – Sky Sport

auGuri e... fiGli maschi!“Il Napoli sta facendo grandi cose ma la mia cessione non è stata di certo fondamentale. Hanno un impianto ben collaudato e stanno facendo davvero molto bene. Adesso dipende tutto da loro”.

Edison Cavani – Sky Sport

l’altra faccia di messi“Prima di una partita, Messi ordina una Coca Cola e Guardiola lo riprende dicendo che nessun giocatore poteva bere quella bevanda a pochi minuti dall’inizio del match. Mentre tutti i compagni di squadra erano presenti alla riunione tecnica, Messi è uscito dalla stanza ed è tornato poco dopo con una Coca Cola e l’ha bevuta davanti a tutti. Ha umiliato il tecnico davanti a tutto lo spogliatoio. Per Guardiola quella era una battaglia che non poteva vincere”.

Hans Backe, ex tecnico dei NY Red Bulls, il quale ha sfi-dato chiunque a smentire l’accaduto in tribunale... - TV4

con pirlo? nessun problema...“Con Andrea non c’è stato nessun chiarimento, perchè prima non c’era stato bisogno di mettere una regola. D’ora in avanti la regola c’è ed esiste per tutti: quella che quando un giocatore esce fuori dal campo, a meno che non esca in barella o con qualche gamba rotta e deve andare nello spogliatoio a curarsi con il medico, deve andare e deve guardare la partita insieme ai compagni. Non dovesse essere rispettata questa regola, c’è una forte multa da parte della società ed un mese di fuori rosa”.

Antonio Conte – Mediaset Premium

E meno male che non c’erano problemi!

di Elisa Palmieri

80 nov 2013calcio2000

Quel “poraccio” di balzaretti “Due secondi prima del goal aveva preso il palo e mi ero detto: ‘A questo poraccio gli è andata male anche stavolta’. Poi invece ha fatto goal e le emozioni sono state forti. Ha mangiato tanto fango in questi anni, ha preso critiche, a volte anche giuste perché non sempre è stato all’altezza. Questo però è un inizio di risalita im-portante”.

Così Daniele De Rossi sul gol nel derby di Federico Balza-retti – Tele Radio Stereo

i consiGli di insiGne“Ho detto a Reina che se voleva fermare Balotelli non doveva muoversi, doveva restare in piedi perché si sarebbe fermato pri-ma della battuta. Mario mi ha sentito ed ha ribattuto dicendo che i miei consigli non servivano a niente, perché lui avrebbe segnato lo stesso. Gli è andata male, perché Reina è stato bravissimo, gli ho fatto i complimenti”.

Lorenzo Insigne – La Gazzetta dello Sport

eye of the tiGer“Sono molto arrabbiato con la squadra qui bisogna giocare con gli occhi della tigre. Noi a volte non lo facciamo, lo facciamo solo quando subiamo. Senza cattiveria in questo campionato non si va da nessuna parte”.

Rino Gattuso, tecnico del Palermo – Sky Sport

te voGlio bene assaie....“Chiunque sia nel calcio confonde l’Inter con Moratti e Moratti con l’Inter, sono due cose che non si possono separare. I fratelli Moratti, il padre prima di Massimo, sono tutti la stessa cosa. Se una famiglia completamente innamorata dell’Inter decide di vendere la squadra è perchè sa che questo è l’unico modo per potersi garantire un futuro nel calcio moderno (...)Moratti ha sempre pensato prima al futuro dell’Inter piuttosto che ad altro. Ho vissuto tanti momenti belli nel calcio, ma una delle mie più grandi soddisfazioni è sta-ta vedere la sua faccia felice quando nel 2010 abbiamo vinto la Champions League contro il Bayern Monaco. Gli voglio bene, ha fatto tutto pensando solamente al bene dell’Inter”

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Che la sfida abbia inizio! 26 settembre

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