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bulletin Industria orologiera La qualità svizzera prevale sulla SARS Accordo UE sulla fiscalità del risparmio Cosa cambia per clienti, banche e mercati finanziari Savoir-vivre Scarpe: seduzione in punta di piedi La rivista del Credit Suisse | www.credit-suisse.com/bulletin | N. 4 | Agosto/settembre 2003 Prestazione Verso mete sempre più alte

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bulletinIndustria orologieraLa qualità svizzera prevale sulla SARSAccordo UE sulla fiscalità del risparmioCosa cambia per clienti, banche e mercati finanziariSavoir-vivreScarpe: seduzionein punta di piedi

La rivista del Credit Suisse | www.credit-suisse.com/bulletin | N. 4 | Agosto/settembre 2003

PrestazioneVerso mete sempre più alte

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EDITORIALE / SOMMARIO

Primo piano: prestazione7 Più performante La molla dentro di noi8 Più variegato Sette ritratti per sette eroi17 Più intelligente Solo pochi sono davvero superdotati21 Più efficace Lo shareholder value è migliore della sua fama23 Più veloce Quando la vittoria giustifica i mezzi

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Ode alla pigrizia

Il momento migliore per apprezzare l’estate,si sa, è quando tutti sono in vacanza. Sitrova finalmente posto a sedere nei caffè eabbastanza prato per due nelle piscine pub-bliche. Per fortuna, perché proprio in queigiorni Tomek, un amico polacco, è venuto atrovarmi. Tomek è colto e brillante, e in luiammiro quel tipo di acculturamento in viad’estinzione alle nostre latitudini. Classico,benpensante, con solide basi cognitivecostruite su fondamenta filosofico-lettera-rie e scientifiche. Un grado di istruzione che richiede molta curiosità e attenzione e,soprattutto, molto lavoro.

Capirete dunque il mio stupore nel con-statare il contenuto della sua borsa daspiaggia: un asciugamano e un flacone dicrema solare. Nulla più. A dispetto di cu-riosità e sete di sapere, Tomek sembravavoler trascorrere il pomeriggio in completaoziosità. Senza quotidiani, senza rivisted’attualità, senza libri, né Walkman di sorta.Semplicemente ozio allo stato puro.

D’un tratto mi sono sentito un po’ stu-pido. È incredibile come si avverta semprel’obbligo di tenersi occupati, di ampliare di continuo le proprie conoscenze. Questa

è una vita a cento all’ora: fare fare fare,ininterrottamente, senza pause. Esseresempre presenti, sempre raggiungibili,sempre informati. E siccome tutto questonon è possibile, si riduce tutto ai minimitermini, limitandosi a leggere le notizie con-densate dei giornalini gratuiti anziché gliarticoli di approfondimento dei quotidiani.

Con questo non voglio dire che intendoabbandonare la mia convulsa vita moder-na. Voglio semplicemente poter scegliere.Voglio poter lavorare come un indefesso e poi trovare il tempo di stare in panciolle.La prestazione innanzitutto, sì, ma soloquando è sensato. Bisogna ricordarseloogni tanto, mi sono detto mentre sfilavo laconsueta pila di giornali dalla borsa.

Ottimo, si rallegrò Tomek, chiedendomise poteva prenderne un paio. Vocabolarioalla mano, gli sarebbero serviti per la sualezione «Impariamo la lingua leggendo igiornali». Che fregatura, tutte le mie rifles-sioni buttate alle ortiche! «Anche tu, Bru-to», verrebbe da dire. Beh, anche gli erroripossono mostrare la retta via, non sieted’accordo?Marcus Balogh, redazione Bulletin

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SOMMARIO

Attualità26 Notizie stringate Il Credit Suisse vince il test ipotecario28 Svizzera centrale Il canton Zugo funge da modello29 Crash test Anche le auto piccole possono essere sicure29 In vetrina Segnalazioni editoriali per gli uomini d’affari30 Previdenza Il nuovo modello Winterthur crea una base solida32 Investimenti L’inflazione è spesso «la bella dimenticata»33 Forum La posta dei lettori33 @propos Nel Far West linguistico delle e-mail 34 emagazine In diretta con gli specialisti del leasing

Wealth managementStrategy

35 Editoriale finanziario Aria fresca per una borsa asfittica36 Previsioni Le prospettive per i prossimi dodici mesi37 Congiuntura Stati Uniti ed Europa su binari divergenti38 Azioni Cresce la resistenza di fronte ai contraccolpi40 Obbligazioni Nessuna fretta sul fronte dei tassi 41 Monete La debolezza del dollaro sarà duratura?42 Investimenti alternativi Più capitale significa più controllo43 Consiglio d’investimento Il GIP è su una rotta vincente

Topics44 Russia Il settore energetico è l’asse portante dell’economia47 Industria orologiera Le ditte svizzere spaccano il minuto50 Fiscalità del risparmio Il nuovo accordo UE modifica le regole54 Celle a combustibile La nuova tecnologia è assai promettente

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Savoir-vivre56 Scarpe Ditelo con i piedi

Sponsoring60 Intervista Michael Haefliger, direttore del Lucerne Festival61 Tonhalle di Zurigo Dietro le quinte di una grande orchestra62 Atletica in carrozzina Ritratto di Edith Hunkeler63 Agenda Panoramica degli appuntamenti culturali e sportivi63 Cultura in breve Palline bianche, pesci rossi, montagne blu

Leader64 Benedikt Weibel La ferrovia trasporta valore aggiunto

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Prestazioni della macchina umana

I muscoliDei circa 650 muscoli di cui è composto il corpo umano, 280 lavorano perl’apparato motorio; seimmobilizzati ad esempio con un gesso, nell’arco dellaprima settimana perdono il20 per cento della loro forza.

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Se lo riteniamo necessario siamo capacidi tentare anche l’impossibile – ma che nes-suno osi farcelo presente. Negli ultimi sedi-ci anni, ad esempio, sono stati ben 1600 i te-merari che si sono avventurati lungo lependici dell’Everest. L’ardua scalata del gi-gante himalayano alto 8850 metri rappre-senta tuttora un’esperienza ai limiti dellepossibilità umane. E, oltretutto, non si trattanemmeno di un passatempo a buon merca-to: per cercare di raggiungere il tetto delmondo – impresa che naturalmente, a di-spetto dell’obolo da versare, non riesce a tut-ti – occorre sborsare fino a 80 000 franchi.E chi ritorna a casa anche senza aver con-quistato la vetta può persino reputarsi fortu-nato: fino a oggi quasi 200 alpinisti hannopagato le proprie ambizioni con la vita.

La prestazione è il motore dell’umanità

Alcuni farebbero risalire l’impulso a lanciarsiin questo genere di sfide all’istinto di ripro-duzione. Chi fornisce prestazioni qualitativa-mente o quantitativamente superiori aumen-ta le proprie possibilità di garantire lariproduzione della specie. In parole povere,più elevato è il numero delle prede cacciate,maggiori chance avrà il cacciatore di nutrire ipropri discendenti che, a loro volta, si tra-sformeranno in cacciatori e raccoglitori. A di-re il vero con questa teoria si riesce a scorge-re una volontà di riuscita persino nelle amebequando sono impegnate nella ricerca di cibo,poiché, rispetto alla staticità, il movimento puòessere già considerato una prestazione.

Forse l’origine della propensione a ren-dere sempre di più va ricercata esclusiva-mente nella necessità primordiale di nutrirsi,di mangiare o essere mangiati e nell’eternalotta per la sopravvivenza. Viviamo pur sem-pre in una società incentrata sul culto dellaprestazione, caratterizzata in numerosi ambi-

ti da una spiccata mentalità del più forte, at-tributo di per sé non negativo. La volontà dinon rimanere fermi sul posto e di impegnar-si per il cambiamento è quanto ha reso pos-sibile l’evoluzione dell’umanità. Prestazionee desiderio di progredire non devono neces-sariamente sfociare in un comportamentodannoso a scapito del prossimo.

Le cinque facce del rendimento

Di questo parere è anche Julius Kuhl, pro-fessore di psicologia presso l’Università diOsnabrück, che da più di trent’anni si occu-pa di prestazioni eccellenti e motivazione e haelaborato una rappresentazione differenzia-ta del tema «Cosa stimola l’essere umano afornire prestazioni». Per quanto concerne laperformance, Kuhl suddivide gli individui incinque categorie. Esiste la persona chequando è immersa nel suo compito dimenti-ca se stessa, dando prova di grande inventi-va e offrendo il meglio di sé. L’individuoorientato alla crescita è invece particolar-mente motivato quando può imparare da er-rori e sconfitte. La persona competitiva for-nisce prestazioni ai massimi livelli soloquando si trova sotto pressione e ambiscesoprattutto a una cosa: essere migliore deisuoi concorrenti. C’è poi colui che punta airisultati e per il quale una buona performancefunge da propulsore per ulteriori sfide. Laquinta categoria, infine, consiste nell’indivi-duo che ha paura delle sconfitte, che evita,se possibile, le situazioni critiche e difficili ecerca il sostegno degli altri quando non sapiù che pesci pigliare.

Le fondamenta sono poste nell’infanzia

Tutte queste personalità – afferma Kuhl –possono avere successo. Decisivo è che tro-vino un’attività da svolgere adatta a loro esiano integrate in un contesto lavorativo ade-

guato alle loro attitudini. Persino il timore diinsuccessi manifestato dal quinto tipo di in-dividuo può trasformarsi in un fattore vin-cente. In un team orientato alle massimeperformance, la sua cautela gli permetterà,ad esempio, di cogliere tutti i rischi imma-ginabili, di valutarli e monitorarli anche nelcorso di lunghi processi. Inoltre, nessunomeglio di lui avrà il fiuto per rintracciare glierrori nascosti.

Secondo Kuhl, lo stimolo che motiva lepersone di successo è radicato nell’infanzia.I giovani dai quali viene preteso un elevato li-vello di autonomia sin da piccoli sviluppano inetà adulta una forte attitudine al rendimento.Ma al medesimo risultato può giungere anchechi da bambino è stato vittima di malattie o diesperienze frustranti e per il quale la carenzadi riconoscimento nella prima infanzia diven-ta sprone della performance.

Tre fattori determinano il successo

Chi ha avuto un’infanzia felice non deve tut-tavia scoraggiarsi, poiché la motivazione dasola non basta. Solo la triade di motivazione,talento e volontà riesce a trasformare un in-dividuo in una personalità di successo. Kuhlè inoltre fortemente convinto che ogni per-sona possiede le doti necessarie per rag-giungere il successo e per compiere grandiopere, poco importa che sia stata spronatao repressa nell’infanzia. Tutto dipende so-prattutto dalla volontà di perseverare in si-tuazioni difficili, un atteggiamento che puòessere imparato. E naturalmente occorre an-che trovare un’attività adeguata al propriocarattere, una delle prerogative essenzialiper non lasciare che il desiderio di superarsivenga meno. Anche qui vale la regola: la co-noscenza di se stessi è il primo passo per mi-gliorarsi o, appunto, per ottenere perfor-mance più elevate. ❙

La via è la meta, soprattutto se conduce in altoGli sportivi estremi ricercano l’ebbrezza del rischio, i giovani in carriera la prima promozione. E nessun bambino sa resistere alla tentazione di arrampicarsi su un albero. La performance determina la nostra vita, dalla culla all’ultimo addio. Marcus Balogh, redazione Bulletin

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La prestazione ha molti voltiLa prestazione non è solo fatta di risultati superlativi destinati ad abbellire il guinness dei primati. Ci sonoanche uomini e donne che realizzano cose straordinarie, ma nella discrezione e in silenzio. In ogni angolo delPaese. Giorno dopo giorno. Bulletin ritrae alcuni eroi della quotidianità così come persone che fornisconoprestazioni degne di nota in un campo speciale.

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La famiglia Gysel, da sinistra: Salome, Johannes, Franziska, mamma Verena, Maria, Joel, papà Ernst, Susanne, Rebekka, Jonathan

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PRESTAZIONE

Al giorno d’oggi allevare otto figli è una veraimpresa, affermo in tono interrogativo. «Co-sì come l’ho modellata, la mia vita mi calza apennello», spiega. «È chiaro che crescere ifigli è un grande impegno, ma l’ho assuntocon cognizione di causa. E poi sono convin-ta che anche un figlio unico può trascinarti insituazioni difficili». Johannes entra in sog-giorno, prende una fetta di dolce e se ne vasenza aprir bocca. Di lì a poco compare Su-sanne, insegnante fresca fresca di diploma,con due fratelli minori. Poi ci porta l’indirizzoe-mail: sua madre non riesce mai a ricordar-selo. Eppure non è affatto ostile alle nuovetecnologie, tanto più che Jonathan è un pa-tito di informatica e studia ingegneria al Po-litecnico. A un certo punto scorgo anche Salome, con la custodia del suo violino. Papà Ernst, pastore a Frauenfeld-Kurzdorf,ha dovuto assentarsi per una seduta.

Otto figli, otto nomi. L’ospite inizia a fareconfusione. La differenza massima d’età è di19 anni. Per non penalizzare nessuno la ma-dre ha cercato di allattarli tutti a lungo. «So-no partiti tutti con una buona base e oggi infamiglia abbiamo un rapporto stupendo». Almomento sette vivono ancora con i genitorie anche Franziska, la maggiore, è rientratada un soggiorno all’estero per frequentare laScuola di arti applicate a Zurigo.

Quattro sono nati a Sciaffusa, quando iGysel lavoravano a Gächlingen, e gli altri, conun certo distacco, a Frauenfeld. Qui c’è po-sto, osserva Verena Gysel in modo pragma-tico. È importante. Ognuno ha il diritto a unpo’ di spazio per sé. Ai Gysel non manca nul-la. Certo hanno dovuto fare i loro calcoli, manon c’è niente di male a comprare un vesti-to al second hand. «Evitare il perfezionismo,poi le cose funzionano».

Verena Winzeler ha conosciuto il maritopoco prima della maturità a un concerto percori. Per la verità voleva studiare psicologia,ma dopo il seminario, nel 1975, si sono spo-sati e presto ha dovuto far fronte ai doveri dimoglie di pastore e di madre. Forse oggidarebbe la precedenza allo studio, ma nonrimpiange la sua decisione. In quel momen-to è stata la cosa giusta. Anche se ne ac-cenniamo appena è chiaro che nella sua vita la fede assume un ruolo centrale. «Cre-dere mi aiuta a superare i limiti, a rafforzarela mia capacità di resistenza», afferma intono riflessivo. Nei momenti particolarmentedifficili si avvicina alla chiesa come Anna nelLibro di Samuele, e con un urlo sfoga tuttala sua frustrazione davanti al Signore. Silen-ziosamente. ❙

Andreas Schiendorfer

Otto figli, cuscini o palloni per aria, unbaccano d’inferno, roba che cade e va infrantumi. Più o meno è l’immagine che mifaccio della famiglia numerosa, non insop-portabile ma abbandonata al caos, nelle ma-ni di una mamma stressata e allo stremo del-le forze. Mah, vedremo cosa mi aspetta.Visto che non trovo l’entrata della canonicafaccio il giro della chiesa.

Verena Gysel sorride pacatamente, ementre versa il tè mi offre un pezzo di torta.

Grande famiglia

«Evitare il perfezionismo,poi le cose funzionano»

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È seduta sul bordo della piscina e respiraprofondamente. A ogni respiro i polmoni sidilatano, le costole si intravedono già chia-ramente sotto il costume. L’atleta trattienel’aria un’ultima volta, si lascia scivolare nel-l’acqua fredda e si immerge. Ora si abban-dona all’elemento e il battito del suo cuore siriduce al minimo. È avvolta da una sensazio-ne di libertà che prova soltanto nell’acqua.Quando riemerge sono passati 5 minuti e 37secondi. Ha appena stabilito il record fem-minile svizzero di apnea statica: uno dei treprimati che Joanna Massacand ha realizzatoai Campionati svizzeri di quest’anno.

La 23enne non ha mai voluto darsi all’im-mersione libera. Il suo sogno era una meda-glia d’oro nel nuoto. Per sei anni si è allena-ta quasi ogni giorno per realizzarlo. A 20 hadovuto ammettere di non avere la stoffa.«Per tre anni ho marciato sul posto, senzaprogressi, ma dopo tanti sacrifici non mi an-dava di mollare completamente», ricorda.«Un giorno ho incontrato un allenatore di im-mersione libera. Ci ha mostrato degli eserci-zi. Diceva che avevo talento». E in poco me-no di tre anni la ragazza gli ha dato ragione.

Joanna studia biologia all’Università diZurigo. Dopo una giornata in laboratorio ap-pende il camice bianco e infila una tuta dineoprene per migliorare le proprie perfor-mance nel lago della città. Sotto la sorve-glianza del suo allenatore Sebastien Nagelraggiunge una profondità di 40 metri, senzapinne e senza pesi. Per lei è questa l’essen-za dell’immersione libera. Ai Campionati delmondo 2003, in questa disciplina si è piaz-zata tra le prime dieci. «Non voglio diventarela donna più ‹profonda› del mondo. Sarebbecomunque stupendo se un team di donnesvizzere potesse partecipare alla Coppa delmondo 2004 di immersione libera», aggiun-ge sorridendo. ❙

Michèle Luderer

Joanna Massacand

PRESTAZIONE

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«Fra non molto avrò 14 anni. Vado a scuola vicino a Ginevra. Unascuola proprio ‹forte›. Le lezioni finiscono alle quattro e dopo non cisono compiti. Devo fare una puntura una volta al giorno. Per la cre-scita. Di solito me la fanno i miei genitori. Quando non ci sono, ci penso io. Una volta me l’ha fatta mia sorella!», aggiunge ridac-chiando. Valentina sembra una silfide, snella, agile e graziosa. È come se fosse indifesa, fragile, senza protezione. Pregiudizi tipici de-gli adulti, fa notare Lucia Baumann-D’Aloia, la madre di Valentina.«Fragile? Certo, come tutti i bambini. Eppure ha molta forza. Ed ècoraggiosa. Lo so che è un luogo comune, ma la realtà supera digran lunga il cliché».

Ricordiamola, dunque, questa realtà: la mattina del 10 dicembre1998 a Valentina viene diagnosticato un medulloblastoma. Un tumorecerebrale. «Il referto del medico, pronunciato in tono quasi laconico,è stato tremendo. In un attimo il mondo ti crolla addosso, lascian-doti una terribile sensazione di impotenza. E poi l’inevitabile asso-ciazione ‹tumore› ‹tu muori›. L’idea della morte che si avvicina. Masoprattutto la velocità degli eventi: al mattino ho accompagnato Va-lentina all’ospedale per una risonanza magnetica e poco dopo eragià in sala operatoria», racconta la madre della ragazza.

La versione di Valentina: «Ho avuto paura, anche se i medici miavevano spiegato tutto. L’operazione è andata bene, a parte gli ef-fetti collaterali. Il peggio è stato non poter andare a scuola. Le mieamiche mi sono mancate molto. Ero contentissima di rivederle seimesi dopo, anche se mi vergognavo un po’ perché a causa della che-mio e dei raggi avevo perso tutti i capelli».

Per la verità gli effetti secondari sono stati drammatici. Nelle pri-me tre settimane dopo l’operazione la piccola era appena coscien-te. Aveva perso l’uso della parola, non riusciva più a camminare. Pertre mesi dalle sue labbra non è uscito un solo suono. Con i genitoricercava di comunicare a gesti, alla meno peggio. Altri effetti colla-terali della chemio e della radioterapia: l’arresto della crescita perquasi tre anni, e vomiti frequenti il mattino per mesi e mesi.

Valentina ha dovuto reimparare a parlare e a camminare. A can-tare a pieni polmoni, nuotare e fare un pupazzo di neve: una molti-tudine di piccole conquiste hanno scandito il ritmo degli ultimi quat-tro anni e mezzo.

Tutto è bene ciò che finisce bene? Reto Baumann, il padre di Va-lentina: «Non si può riassumere la nostra vita con un motto. Ogni seimesi Valentina deve sottoporsi a un controllo; non è proprio comenel motto, o sbaglio? Comunque sia, siamo sollevati e felici. Felicidi aver avuto fortuna. E fieri di quanto abbia saputo fare Valentina.Un’impresa davvero eccezionale. Come la nostra felicità». ❙

Marcus Balogh

Valentina Baumann (a sinistra) con la sorella Natashahttp://mypage.bluewin.ch/valentina

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Reimparare a costruire un pupazzo di neve

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Figlio dei fiori

Venne, compose e vinse Ai Campionati mondiali dei mestieri (un-der 22), che quest’anno si sono tenuti a SanGallo, la Svizzera ha per la prima volta ripo-sto le sue speranze nella categoria «giovanifioristi» in un esponente del sesso forte. Ecosì Philipp von Arx venne, compose e vin-se. «In effetti non mi sembra ancora vero»,confessa il ventunenne due settimane dopola conquista della medaglia d’oro. Ancoraadesso riceve lettere d’auguri da parte dipersone che non conosce nemmeno. Pervon Arx l’osso più duro è stato il primo deiquattro giorni di gara. Dopo la comunicazio-ne dei dieci compiti e la distribuzione del ma-teriale floreale, ai candidati rimanevano duesole ore per impostare un concetto di mas-sima su ogni singolo lavoro. «La tensione eraenorme», confessa von Arx, «per giunta ilpubblico era appostato a meno di un metroe controllava minuziosamente ogni mio ge-sto». Ed ecco che a metà dell’opera getta laspugna e ricomincia daccapo. Malgrado tut-to riesce ancora a piazzarsi terzo; dopo duegiorni è al primo posto, dopo tre retrocede alsecondo. Da domenica sera fino alla procla-mazione del vincitore mercoledì sera si con-suma la spasmodica attesa. E infine il gran-de momento: la conquista dell’oro. 16 nazionihanno preso parte ai Campionati con altret-tante giovani promesse, fra cui cinque disesso maschile. Un numero eccezionalmen-te elevato per una professione che altrimen-ti è dominata da figure femminili. Alla scuo-la di arti e mestieri di Aarau, Philipp von Arxera affiancato da un unico collega e da ben70 giovani apprendiste. Ma forse è proprioquesta la chiave del successo. Von Arx: «Unragazzo non impara questo mestiere per ca-so, deve volerlo con tutto se stesso». A vonArx non è certo mancato il sostegno della fa-miglia: i suoi genitori sono proprietari di un’a-zienda orticola a Olten, con negozio di fioriannesso. Per ora, comunque, una collabo-razione nell’impresa di famiglia è fuori di-scussione. Prima di tutto Philipp vuole fareesperienza, magari a Milano, o ad Amster-dam, la metropoli dei fiori, o ancora su una nave da crociera. «Uno dei vantaggi del miomestiere è che posso esercitarlo dappertut-to». A maggior ragione con un titolo di cam-pione del mondo in tasca. ❙

Daniel HuberFiorista campione del mondoPhilipp von Arx

Mireille Windhorst con il Golden Retriever Half

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de è molto più di un pratico aiuto domestico:da cinque anni cane e padrona sono un teammolto affiatato. «A livello psicologico Half èun vero asso, si accorge subito se qualcosanon va», afferma Mireille Windhorst in tonocompiaciuto. Una volta Half ha addiritturadovuto eseguire l’ordine più importante:chiamare soccorso. A causa di una manipo-lazione errata della sedia a rotelle Mireille erascivolata in fondo alla scarpata della Simmee giaceva immobile in riva al fiume: portan-dole il cellulare Half le ha praticamente sal-

vato la vita. Ma anche sotto altri aspetti il Gol-den Retriever ha rivoluzionato la vita di Mi-reille Windhorst. Il cane l’ha aiutata ad avvi-cinarsi alla gente e a superare la paura delcontatto. «Half mi ha aperto nuovi orizzonticonsentendomi di aggirare lo scoglio dei mieihandicap». Per tale ragione Mireille Wind-horst si augura che anche i cani da assi-stenza – come i cani guida per non veden-ti – siano presto riconosciuti dall’AI. ❙

Eliane Ritler

A casa di Mireille Windhorst, a Zweisim-men, è Half ad aprire la porta: uno dei circa50 compiti che il cane da assistenza esegueper facilitare la vita della sua padroncina. Eogni volta che la signora – sola e portatricedi handicap – ha bisogno di aiuto, sa che puòcontare su di lui. Il cane, addestrato nell’al-levamento «Le Copain» di Granges in Valle-se, riesce a restituirle buona parte della suaautonomia, ad esempio al supermercato, inlavanderia o all’atto di raccogliere le cose ca-dute per terra. In ogni caso il fido quadrupe-

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Cane da assistenza

«Half rafforza la fiducia in me stessa»

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PRESTAZIONE

«Non smettono mai di chiedermi se sonoancora un ribelle. E dire che non lo sono maistato. Il mio vecchio capo, Gottlieb Duttwei-ler, lui sì che lo era. Ha fondato la Migros, hadimostrato coraggio, e da lui ho imparato anon accettare tutto in modo acritico, bensì ainterrogarmi sui miei veri desideri, e soprat-tutto a viverli. Un insegnamento che ho con-diviso agendo secondo le mie convinzioni.Anche quando, dopo la morte di GottliebDuttweiler, ho assunto la direzione dell’omo-nimo Istituto. Proprio perché ero convintoche si potesse cambiare il sistema incitavoalla rivolta e tentavo di imbastire un dialogo.Credevo che il vero realista vestisse i pannidel sognatore. Ma non ero al servizio del-l’Istituto per fare il sognatore, bensì il burlo-ne di corte. E un burlone può sussurrare laverità soltanto all’orecchio del re. Se parla alpopolo viene decapitato. E così nel 1980 so-no stato licenziato. Nei 15 anni successivi, fi-no al 1996, ho tenuto conferenze, migliaia diconferenze. Non era male, ma a un certopunto ne ho avuto abbastanza e ho voltatopagina. In un certo qual senso è stato que-sto il mio vero modo di impormi. Risvegliarsisenza esigenze, neppure quella di imporsi,ma semplicemente vivere la propria vita, co-sì alla giornata, seguire il moto del tempo.Non importa quanto costa. Un leitmotiv chemi ha accompagnato all’Istituto GottliebDuttweiler prima, nell’attività di relatore iti-nerante poi, e infine nella decisione di spe-gnere il microfono». ❙

Riflessioni raccolte da Marcus Balogh

Hans A. Pestalozzi

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«Non importa quanto costa»

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Dove imperversa la violenza il rischio di vio-lare i diritti dell’uomo aumenta, specialmen-te in regioni isolate dal resto del mondo.L’IWPS ha così fondato la Casa Internazio-nale delle Donne ad Hares, un piccolo vil-laggio nel cuore della Cisgiordania, nei pres-si di Nablus, dove convivono sempre almenoquattro donne di varie nazionalità e religione,che per un periodo di tre anni si impegnanoa trascorrervi almeno tre mesi consecutivi.Talvolta al gruppo di base si aggiungono al-tre volontarie che rimangono per alcuni gior-ni o settimane. Il primo gruppo ha iniziato aoperare nell’agosto del 2002. DorothéeReutenauer fa parte del secondo ed è rima-sta nella Casa dal novembre del 2002 algennaio del 2003. Il suo prossimo interven-to prenderà il via in novembre. Con qualiaspettative parte? «Il ricordo più vivo dell’ul-timo soggiorno è la perenne sensazione dipaura frammista a odio», racconta DorothéeReutenauer. Sensazione onnipresente siapresso i coloni e soldati israeliani che pres-so i palestinesi. «Ho assistito con i miei oc-

«Mi reputo una pessimista attiva che haassistito a troppe tragedie per trovare il co-raggio di smettere». Con queste parole Do-rothée Reutenauer traccia una sintesi delsuo impegno in favore della pace. Approda-ta in Svizzera dalla Francia 17 anni fa, lavo-ra nove mesi su dodici all’Ospedale canto-nale di San Gallo quale responsabile dellaqualità delle cure. Gli altri tre mesi li trascor-re come attivista in Cisgiordania, all’internodi un programma per la pace – l’«Internatio-nal Women’s Peace Service» (IWPS) – isti-tuito due anni fa da tre donne di Israele, Inghilterra e Stati Uniti. L’organizzazione in-ternazionale tutta al femminile lotta con mez-zi pacifici contro ogni forma di violenza e vio-lazione dei diritti umani. L’IWPS si definiscepoliticamente neutrale e finanzia il propriooperato grazie alle donazioni. I territori occu-pati della Cisgiordania sono il primo campod’azione scelto per il debutto concreto. Learmi principali con cui si battono le attivistesono la presenza sul terreno e i reportagesugli episodi di abuso cui hanno assistito.

chi al lacerante sfogo di odio da parte di don-ne riunite a bere il tè e improvvisamente so-praffatte dalla disperazione», ricorda la Reu-tenauer, che non fa mistero neppure delladifficoltà di proseguire il discorso con i colo-ni ebraici che le offrono un passaggio, nonappena accenna allo scopo del suo soggior-no. «Tutto sommato, comunque, nessuno miha ancora scaraventata fuori dalla macchi-na», aggiunge. Per muoversi all’interno deiterritori occupati, dove non esistono più si-stemi di trasporto funzionanti, le volontarie siaffidano all’autostop. Per loro la giornata ini-zia poco dopo le cinque, quando raggiungo-no uno degli oltre cento checkpoint dove ri-mangono a parlare con la gente – palestinesie israeliani – in veste di osservatrici indipen-denti. Vengono pure chiamate dove avanza-no i bulldozer o sono state arrestate dellepersone. Si occupano pure di accompagna-re i contadini nella raccolta delle olive in zo-ne a rischio o minacciate da franchi tiratori.Presenti sul campo, raccolgono materialescritto e fotografico da trasmettere a orga-nizzazioni per la tutela dei diritti dell’uomo,consolati o mass-media indipendenti israe-liani e palestinesi. Per le attiviste dell’IWPS

è importante anche il contatto con altre or-ganizzazioni pacifiste locali. In Israele medi-ci, giuristi, rabbini e anche comuni cittadini sisarebbero ad esempio riuniti in seno a un’or-ganizzazione umanitaria per recarsi regolar-mente in torpedone nei territori occupati epromuovere la ricerca di una soluzione paci-fica. Malgrado ciò Dorothée Reutenauer èpessimista: «La mia esperienza non mi per-mette certo di coltivare grandi illusioni. Ep-pure che altro possiamo fare se non spera-re nell’effetto dei piccoli passi?» ❙

Daniel Huber

3 www.womenspeacepalestine.org

Dorothée Reutenauer

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Prestazioni della macchina umana

Il cervelloI circa 15 miliardi di cellule nervose di cui è composto ilcervello consumano unquinto dell’ossigenodisponibile – nonostante il suo peso sia più o menodi soli 1,4 chilogrammi.

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Ruth Hafen Margrit Stamm, sempre più bam-

bini che entrano in prima elementare san-

no già leggere, scrivere e far di conto. La

pressione inizia già in età prescolastica?

Margrit Stamm È vero che oggi molti bam-bini quando iniziano la scuola hanno già as-similato alcune nozioni di base. Le mi-surazioni del livello di apprendimento evi-denziano tuttavia che vi sono anche alunni,in particolare figli di emigrati, che vanno a scuola senza conoscenze preliminari. Le differenze sono ragguardevoli.Il divario si crea dunque già dal primo giorno

di scuola? Spesso addirittura all’asilo, dove sinora non si imparava a leggere, scri-vere e far di conto. Ma con la riforma dell’istruzione di base, che prevede la «fu-sione» tra scuola elementare e dell’in-fanzia, i bambini possono iniziare a farloquando vogliono o si sentono pronti. Parlare di pressione mi sembra però fuoriluogo. I bambini iniziano con ciò che desta il loro interesse. La pressione esistesolo se la spinta dei genitori diventa ec-cessiva.Un bambino che a sei anni sa già leggere,

scrivere e calcolare è avvantaggiato per

tutta la vita? Se ha imparato di propria ini-ziativa, probabilmente sarà tra i primi della classe per molti anni.In passato, superperformance e formazione

d’élite hanno trovato un terreno poco fer-

tile in Svizzera. Oggi invece la tendenza è

opposta. Che ne pensa di questa inver-

sione di rotta? L’indagine PISA mostra che ipaesi con il maggiore successo in cam-po scolastico sono quelli come Finlandia oCanada, che promuovono la formazione su vasta scala. Occorre prendere coscienza

che, sin dal momento della scolarizza-zione, i bambini sono in grado di gestireprocessi di apprendimento complessi. All’asilo è troppo il tempo speso in giochi epassatempi; molti bambini muoiono dallavoglia di imparare e di sfoggiare la loro bra-vura! Purtroppo in Svizzera la genialità viene ancora considerata alla stregua di

una malattia: agli occhi della gente i «feno-meni» sono quasi sempre persone infelici,ma la gente nota solo i casi più appariscen-ti. In realtà molti superdotati non dannonell’occhio, sono felici e frequentano lascuola senza problemi. D’altronde, nonavrebbe senso praticare un rilevamento si-stematico di tutti i geni in circolazione.

«Nascere geni potrebbe essere lacosa più normale del mondo»Margrit Stamm, ricercatrice nel campo dell’istruzione, rivela perché è inutile che i genitori spingano i propri figli ad eccellere e cosa potrebbe fare la Svizzera per avere più premi Nobel. Intervista a cura di Ruth Hafen, redazione Bulletin

1. Intelligenza linguistica | Il poeta. Utilizza lapropria lingua madre o altre lingue con proprietà di linguaggio per riflettere o espri-mere i propri pensieri ed è al tempo stes-so in grado di capire gli altri.

2. Intelligenza musicale | Il musicista. Pensa inmusica, percepisce i ritmi e i modelli mu-sicali ed è in grado di riconoscerli, ricordarli,trasformarli e riprodurli.

3. Intelligenza logico-matematica | Il matemati-co. Gestisce con abilità le serie di dimo-strazioni e sa riconoscere le somiglianze tracose mediante astrazioni. Numeri, insiemi e operazioni mentali sono il suo terreno pre-diletto.

4. L’intelligenza spaziale | L’architetto. Ha unapercezione esatta degli spazi, che è in grado di elaborare mentalmente. Ha un’otti-ma concezione spaziale del mondo.

5. Intelligenza fisica e cinestetica | Lo sporti-vo. Utilizza il suo corpo o parti di esso (ad esempio mani o dita) con estrema abilitàper risolvere un problema e produrre qual-cosa.

6. Intelligenza intrapersonale | L’attore. Control-la i propri impulsi, conosce i propri limiti e ha una perfetta padronanza dei sentimenti,che gestisce con arguzia. È perfettamenteconsapevole delle sue potenzialità ed eserci-ta un grande fascino sulle persone che lo circondano.

7. Intelligenza interpersonale | Il terapeuta. Capisce gli stati d’animo degli altri ed è in grado di comunicare empaticamente con loro.

8. Intelligenza naturalistica | Il biologo. È capa-ce di osservare altri esseri viventi, di distin-guerli e di riconoscerli; possiede una spicca-ta sensibilità per gli eventi naturali.

9. Intelligenza esistenziale | Il Dalai Lama. È capace di cogliere le questioni esistenzialiessenziali e di cercarne le risposte. La de-finizione di questo tipo di intelligenza da par-te di Gardner non è ancora definitiva.

Sulle tracce dell’intelligenza

Howard Gardner è uno degli esperti più rinomati nell’ambito dell’intelligenza e della creati-vità. Professore di pedagogia, insegna alla Harvard Graduate School of Education e allaBoston University School of Medicine. Howard Gardner ha individuato nove tipi di intelligenza.

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«Circa due individuisu cento sono dotati digrande talento.»Margrit Stamm, ricercatrice nel campo dell’istruzione

Così non corriamo il rischio di perdere dei

talenti? Attualmente, se si escludono losport e la musica, la ricerca di talenti è inuna fase di stallo per non dire a un puntomorto. Dobbiamo impegnarci a scoprire e incentivare i geni in erba anche in altriambiti.Ad esempio? Ad esempio in fisica, chimicao informatica. La Germania indice rego-larmente concorsi nazionali di lingue, mate-matica e fisica. Inoltre, sarebbe oppor-tuno che le imprese private rivedano la stra-tegia di sponsoring, sinora focalizzata susport e musica, per convogliare parte dellerisorse alla promozione intellettuale dei giovani svizzeri. Per avere più premi Nobeloccorre mettersi al lavoro per tempo!Esiste una vera definizione di «supertalen-

to»? I pareri al riguardo sono molto discor-di. Per me, il supertalento è il potenziale individuale di fornire prestazioni eccezionali.Le funzioni cognitive sono sì determinatedal patrimonio genetico, ma anche daaspetti della personalità come motivazionealla performance, tecniche di lavoro e diapprendimento, self-concept e autostima.E non da ultimo conta anche il contesto so-cioambientale, come la famiglia o la realtàeducativa in cui si cresce. Affinché il po-tenziale si materializzi occorre un’interazio-ne positiva di tutti questi fattori.Come posso sapere se mio figlio è un super-

talento? In molti bambini il supertalento siriconosce dalla precocità di esprimersi

compiutamente e leggere autonomamente,dalla curiosità e dalla sete di sapere. Sitratta di segnali frequenti ma che non val-gono per tutti i bambini. Nelle mie ricercheho scoperto anche supertalenti molto benmimetizzati. Molti genitori sono incapaci di osservare i propri figli con obiettività. Chivuole a tutti i costi un enfant prodige, fini-sce quasi sempre per credere di averlo.L’illusione diventa convinzione… Esattamen-te. Leggere in un particolare comporta-

mento o in un disturbo comportamentale unsegno di genialità mi sembra azzardato. L’idea che essere superdotati non sia unostato anomalo, ma perfettamente normale,fatica a imporsi.Quanti supertalenti si contano in Svizzera?

Si stima che siano il due per cento dellapopolazione, oltre a un 10 –15 per cento di persone con capacità superiori alla me-dia in particolari ambiti come le lingue o la matematica.Di norma i supertalenti sono anche superstu-

denti? Nient’affatto. Vi sono anche quelliche a scuola si limitano a fare il minimo in-dispensabile e si perdono per strada. Inuno dei miei progetti ho scoperto superta-lenti, soprattutto in matematica, anchenelle «Realschulen» (scuole di avviamentopratico), dove sono finiti a causa della loroscarsa propensione per le lingue. Proprio in matematica smarriamo in questo modomoltissimi talenti. Una follia!Come correre ai ripari? Innanzitutto abban-donando il sistema del setaccio antici-pato. Come ha mostrato PISA, le scuoleche vi rinunciano offrendo a tutti corsi di al-to profilo ottengono eccellenti risultati. Inoltre, ritengo che in Svizzera potremmoabbinare proficuamente la multiculturalità e l’incentivazione dei talenti. Purtroppo, l’idea che essi si celino unicamente tra ibambini svizzeri è radicata anche in partedel corpo insegnante.Prego? Anche se molti docenti si impegna-no a stimolare gli alunni più dotati, le frasidel tipo «nel quartiere dove insegno io nonè possibile che ci siano talenti» continuanoa circolare. Il riferimento è chiaro: si trattadi quartieri abitati perlopiù da stranieri epersone poco istruite. Simili affermazioniderivano da un clamoroso deficit cognitivo:i superdotati si trovano in ogni fascia so-ciale e culturale.

Margrit Stamm è libera docente di peda-

gogia e psicopedagogia all’Università

di Friborgo e membro della Commissione

federale delle scuole universitarie pro-

fessionali. Inoltre è direttrice dell’Institut

für Bildungs- und Forschungsfragen im

Schulbereich di Aarau. Fra le sue specia-

lizzazioni figurano l’educazione pre-

scolastica e la ricerca nell’ambito dei ta-

lenti. www.ibf-stamm.ch

Vademecum per genialoidi e superdotatip Le opportunità offerte ai giovani con intelligenza superiore sono notevolmente aumen-

tate negli scorsi anni. Le loro esigenze specifiche hanno trovato risposta sia nelle scuole

private sia in quelle pubbliche, che a tale scopo hanno allestito programmi speciali.

Tuttavia, alcune famiglie con figli superdotati devono ancora fare i conti con qualche

problema. Le associazioni di genitori, come l’Elternverein für hoch begabte Kinder (EHK,

www.ehk.ch) o in Romandia l’Association Vinci pour les enfants surdoués (www.vinci-

ge.net), sono pronte ad offrirvi preziosi consigli.

p Mensa è un network internazionale di persone che hanno effettuato un test del QI ot-

tenendo un punteggio particolarmente elevato. All’indirizzo www.mensa.ch sono reperi-

bili numerose informazioni in tema di intelligenza e genialità nonché un ricco elenco di

link ad associazioni di genitori e scuole. Inoltre, chi vuole scoprire se appartiene al due

per cento di geni può effettuare un test online e misurare il suo quoziente di intelligenza.

p Letture consigliate:

Joëlle Huser. Lichtblick für helle Köpfe.

Howard Gardner. Formae Mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza.

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Nell’agosto 2002 la 17enne Bettina Schmid di Seon ha conquistato il primo orosvizzero agli europei juniores di mountainbike. Per dare il meglio di sé nel suo sport,la neocampionessa frequenta la classe artee sport 3q al Liceo matematico e di scienzenaturali Rämibühl (MNG) di Zurigo. Prossimoobiettivo: i mondiali juniores di Lugano.

Anche se non mancano gli sportivi dipunta che hanno frequentato una normalescuola cantonale, come Simon Ammann aWattwil (salto con gli sci) e Nicola Spirig aBülach (triathlon), sono molte le giovani pro-messe che, nel dubbio, scelgono la scuolatrascurando la carriera sportiva.

Le scuole nate proprio per rispondere al-le duplici esigenze di questi campioni in er-ba prevedono un programma di studio chedura un anno in più del normale. Il Liceo del-lo sport di Engelberg è stato il primo ad apri-re i battenti nel 1995, seguito nel 1997 dalLiceo sportivo svizzero di Davos. Oggi, tut-tavia, solo l’MNG Rämibühl propone dueclassi l’anno con un ventaglio molto comple-to di materie e discipline. «Attualmente ab-biamo 150 studenti suddivisi in otto classi,ma ne prevediamo circa 200 in dieci classi»,spiega Mauro Bignotti, coordinatore delleclassi arte e sport.

Tra questi giovani provenienti da nove can-toni troviamo 13 ballerini, 106 sportivi nonché31 musicisti che parallelamente al liceo fre-quentano anche la Scuola universitaria di mu-sica di Zurigo per ottenere la maturità e con-cludere al contempo il corso base di musica.La mole di lavoro è notevole, confermaSusanne Unseld (4q), giovane virtuosa delviolino di Rorschach, che però è contenta chequesta formula esista: «Se non ci fosse, nonpotrei mai esercitarmi per tre ore al giorno!»

Tra le oltre 20 discipline sportive in pro-gramma le più gettonate sono hockey e nuo-to (15 ciascuna), calcio (13), atletica legge-ra (8), pattinaggio artistico, equitazione etennis (6 ciascuna). E i successi non man-cano. Ai campionati svizzeri di nuoto di Gi-

nevra (metà luglio 2003) la sedicenne Lua-na Calore di Winterthur (3p) ha conquistatonella categoria attivi ben sei ori e due argenti.

«In alcune discipline gli sportivi raggiun-gono l’apogeo molti anni dopo la nostrascuola», precisa Mauro Bignotti. «Negli ulti-mi due anni non abbiamo mai allontanatonessuno dall’MNG per un calo nelle presta-zioni sportive, a condizione naturalmente diun buon rendimento a scuola e di un assiduoimpegno negli allenamenti». Di regola, quan-do i risultati non ripagano l’impegno per que-sta doppia mole di lavoro, i ragazzi traggonoda soli le conclusioni. Il tasso di forfait del 15

per cento include anche parecchi casi di ab-bandono per ragioni di carriera. «Devo stac-care, andare in vacanza e poi decidere infretta», spiega la sedicenne ballerina Sarah-Jane Brodbeck (2q). «Meglio continuare afrequentare l’MNG Rämibühl oppure iscri-vermi alla scuola di balletto di Amburgo?» AlPrix de Lausanne di gennaio è stata la sviz-

zera meglio classificata e al Concorso Euro-visione di Amsterdam è giunta in finale re-galando alla Svizzera il sesto posto. Ha da-vanti a sé una brillante carriera, ma icompensi delle ballerine sono tutt’altro cheastronomici e già a 30 anni… cala il sipario.Decisione non facile quella di Sarah-JaneBrodbeck! Per conoscerne l’esito, visitate ilsito www.credit-suisse.com/emagazine. ❙

Una scuola per chi vuole… farsi in dueAl Liceo matematico e di scienze naturali Rämibühl di Zurigo, circa 150 studenti coltivano il loro talento nello sport, nella danza o nella musica, seguendo parallelamente una formazione medio-superiore. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

Nuovi talenti, nuovi successi

Il Credit Suisse dà molta importanza al pro-movimento dei talenti. La metà della sommadi sponsoring per il calcio prende la strada del settore giovanile. Il Credit Suisse JuniorAward è il trampolino di lancio per nuovicampioni: nel 2001 lo ha vinto la sciatriceFränzi Aufdenblatten, seguita dall’emergentemountain biker Bettina Schmid. Il Liceo spor-tivo di Davos viene sostenuto direttamente.Anche qui gli atleti ricevono un Credit SuisseAward: nel 2001 è andato al golfista TinoWeiss, nel 2002 al campione mondiale junio-res di slalom Marc Berthod.

Cosa è meglio per Sarah-Jane Brodbeck: restare all’MNG Rämibühl o iscriversi alla scuola di balletto di Amburgo, come ha fatto due anni fa Nathalie Gut, oggi al Stuttgarter Ballett?

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Prestazioni della macchina umana

Il cuoreA ogni battito, questo muscolo che pesa tra 280 e 320 grammi pompa nelle arterie da 70 a 100 millilitri di sangue; ogni giorno,quindi, il contenuto di40–60 vasche da bagno.

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L’indignazione è alle stelle. Alcuni top ma-nager superpagati si sono arricchiti senzascrupoli, portando le «loro» imprese sull’orlodella bancarotta e in alcuni casi persino allarovina con gesta irresponsabili e addiritturacriminali, finalizzate unicamente al propriotornaconto. Senza contare i numerosi postidi lavoro persi e l’ingente capitale (share-holder value) andato in fumo.

Il trattamento privilegiato degli interessidegli azionisti è la pietra dello scandalo chedi fatto egemonizza il dibattito sullo «share-holder value». Il modello alternativo chespesso si propone alla ribalta, quello dello«stakeholder value», prevede un’opportunaconsiderazione delle esigenze di tutti gli interlocutori dell’impresa: secondo questa visione, l’impresa stessa rappresenta l’unio-ne di diversi gruppi di interesse (finanziatoriinterni e terzi, collaboratori, clienti, fornitori,Stato) ai quali viene riconosciuto un diritto diconsultazione.

I problemi dello stakeholder value

L’idea di orientare la prestazione di un’im-presa non allo shareholder value, bensì allostakeholder value, non è scevra di problemi.Visto che le decisioni dell’azienda possono riguardare in un modo o nell’altro tutti i suoiinterlocutori, per poterne considerare i rispettivi interessi occorrerebbe gestire unelenco praticamente infinito di richieste. L’e-sperienza insegna che formulare senza equi-voci obiettivi divergenti o persino contrastantiè praticamente impossibile. Figuriamoci aperseguirli o implementarli con efficacia…Non deve quindi stupire che alcuni mana-ger – soprattutto quelli senza una rilevante

partecipazione nella rispettiva impresa – ma-nifestino grandi simpatie per lo stakeholdervalue e non perdano occasione per daresfoggio del proprio senso di responsabilità.Ma da questo punto di osservazione, grazieal vantaggio informativo e al potere di «go-verno» di cui godono nell’impresa, essi di-verrebbero le massime istanze decisionalisenza precisi obblighi di rendiconto.

Giudizio sul lungo periodo

Chi crede che il management di un’impresaprenda decisioni disinteressate e «migliori» diquelle degli azionisti si illude. Recenti débâ-cle economiche, purtroppo, lo dimostranocon fin troppa chiarezza. Alcuni manager in-sospettabili si sono arricchiti ai danni del-l’impresa e soprattutto degli azionisti e così,in un momento difficile come quello odierno,l’economia deve vedersela con una man-canza di capitali e di fiducia.

Gli effetti dello shareholder value vannoben oltre la dimensione economico-finanzia-ria dell’azienda. Se interpretato e implemen-tato correttamente a livello di singola impre-sa, esso è la materia prima per il «benesseredelle nazioni» e assicura una crescita dura-tura anche all’economia generale.

Lo shareholder value, infatti, proprio per-ché considera tutti i futuri utili attesi, non èfocalizzato – come invece sostengono alcu-ni suoi detrattori – sui profitti a breve termi-ne, ma è proiettato su un orizzonte tempora-le estremamente ampio. All’origine di questomalinteso potrebbe esserci l’elevata effi-cienza dei mercati azionari e quindi la loro ca-pacità di reagire immediatamente alle nuoveinformazioni: le misure studiate per produrre

effetti a lungo termine determineranno conogni probabilità un incremento degli utili so-cietari solo in un lontano futuro, ma le loro ri-cadute sui corsi di borsa sono praticamenteistantanee. Questo rientra nella natura e nel-la logica delle cose, poiché le quotazioni diborsa riflettono tutti i futuri profitti attesi. Perfar decollare l’azione di una società, quindi,non basta un buon risultato trimestrale; oc-corrono piuttosto allettanti prospettive a lun-go termine. Se implementato correttamente,lo shareholder value diventa il parametroideale per misurare la capacità di perfor-mance e il successo di una società.

Competizione uguale sviluppo duraturo

La performance di un’impresa dipende dallasua capacità di adeguarsi costantemente aidesideri del mercato, ossia agli interessi ditutti gli stakeholder. Se il contesto è suffi-cientemente concorrenziale, gli azionisti nonhanno altra scelta e devono considerare an-che le richieste degli altri gruppi di interes-se. Questo spiega ampiamente un’apparen-te contraddizione: la concorrenza assicurauno sviluppo economico durevole sul pianomicroeconomico, generando effetti collate-rali più che graditi nella dimensione univer-sale del bene comune. ❙

Roger M. Kunz è responsabile del diparti-

mento «Financial Markets» all’IFZ Institut

für Finanzdienstleistungen di Zugo nonché

docente alla HSW Hochschule für Wirt-

schaft di Lucerna e all’Università di Basilea.

La pietra dello scandalo è il parametro del successoSuccesso uguale prestazione. Ma come si misura la performance di un’impresa? Semplice, con loshareholder value. Nel dibattito pubblico, tuttavia, questo parametro viene visto in modo unidimensionale e distorto. Roger M. Kunz, responsabile del dipartimento «Financial Markets» all’IFZ Institut für Finanzdienstleistungen di Zugo

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Prestazioni della macchina umana

I polmoniAd ogni respiro, un adulto sano riesce mediamentead inspirare 4,5 litri di aria,mentre la capacità polmonare di un atleta d’élite può raggiungere finoa 8 litri.

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PRESTAZIONE

Il tempo è denaro. Ma quanto vale un cen-tesimo di secondo? Nello sport può anchevalere milioni. Nei 100 metri piani, ad esem-pio, poche frazioni di secondo separano lavittoria dalla sconfitta. Il vincitore di questagara ai mondiali di atletica leggera, che siterrà a fine agosto a Parigi, potrà batter cas-sa presso organizzatori di meeting, fornitorie sponsor. Già il secondo classificato dovràsapersi accontentare: oltre alla medagliad’argento gli rimarrà solo la rabbia per nonesser riuscito ad acciuffare la gallina dalleuova d’oro. Questo è il motivo per cui moltisportivi cercano di accaparrarsi la vittoria conogni mezzo. All’inizio degli anni Novanta, adatleti di punta statunitensi fu chiesto seavrebbero accettato di ingerire una pillolache garantisse loro la conquista dell’oroolimpico, ma che a lungo termine avrebbecondotto alla morte. Oltre la metà degli in-terpellati rispose di sì!

Lo sport è sempre stato impietoso. Quan-do si tratta di incoronare il migliore non sonoammessi vincitori di secondo e terzo rango:c’è solo il primo, seguito da una massa dimesti perdenti. Lo sapevano già gli antichiGreci, che per primeggiare ai Giochi olim-pici ricorrevano a svariate risorse: testicoli di toro serviti a colazione rendevano gli atletiforti come bestie (nelle intenzioni), la prepa-razione di bevande magiche vitalizzanti si basava su ricette segretissime, funghi allucinogeni aiutavano a superare gli stra-pazzi delle competizioni.

Già i Greci non si affrontavano quindi peruna semplice corona d’alloro, bensì per pos-sedere case e terreni, o per fruire di privile-gi come l’esenzione fiscale a vita. E siccomelo splendore di una vittoria olimpica si riflet-teva anche sulla città natale dell’eroe, neiGiochi non tardarono a mettere il naso, o me-glio il borsellino, i politici locali, che acqui-

stavano i campioni a caro prezzo e cercava-no di conquistare i favori dei giudici di gara asuon di mazzette. Il campione in assoluto inquesta speciale disciplina fu l’imperatoreNerone, che sotto gli occhi attenti della suaguardia, armata fino ai denti, vinse numero-se contese, fra le quali una corsa di carri incui gareggiò senza avversari e venne dichia-rato vincitore nonostante una caduta.

Ma lo sport non dev’essere sinonimo dilealtà, di lotta secondo regole severe che do-vrebbero garantire la vittoria al migliore?Quando Pierre de Coubertin rispolverò i Gio-chi olimpici, alla fine del XIX secolo, s’ispiròa una caricatura ideologica. Fatto che nondeve sorprendere: nell’arte e nell’istruzione,l’Occidente aveva guardato agli antichi coneccessiva riverenza. L’intento di De Couber-tin era di proporre nello sport un mondo dacontrapporre alla società moderna: da una

parte pari opportunità, trasparenza e rispet-to degli altri, dall’altra la società del capitali-smo dove ci si fa strada a gomitate.

Non è un caso quindi che il dilettantismosvolse un ruolo centrale nella rinascita del-l’idea olimpica. Già gli idealisti come De Cou-bertin sapevano infatti che nello sport pro-fessionistico il fine giustifica i mezzi. Iltermine «doping» per designare la manipola-zione delle prestazioni su base medica ven-ne coniato nel XIX secolo, e già nel 1886

venne registrato il primo decesso conse-guente all’abuso di farmaci. Durante la cor-sa ciclistica da Bordeaux a Parigi, l’ingleseLinton terminò la sua esistenza in un fossa-to accanto alla strada: con l’aiuto di stimo-lanti aveva spostato così avanti la soglia deldolore che il suo organismo ebbe un collasso.

Gli stimolanti erano ampiamente diffusigià allora, e lo sarebbero stati ancora per

Più veloce, più in alto, più forte –costi quel che costiQuando ad attendere il vincitore al traguardo non vi sono soltanto fama e onore, ma anche ricchezza, la tentazione di aumentare la prestazione con tutti i mezzi è sempre stata grande. Un approccio storico altema doping. Remo Geisser, redattore sportivo del domenicale «NZZ am Sonntag» e membro della commissione antidoping di Swiss Cycling

Il prossimo passo: il superman sportivo manipolato geneticamenteFinora gli sportivi intenzionati a migliorare artificialmente le prestazioni ricorrevano ai ser-

vizi di validi chimici. In futuro dovranno rivolgersi a ingegneri genetici. L’idea consiste nel

prelevare cellule dall’uomo, manipolarle geneticamente e reinserirle nel corpo. L’organi-

smo produrrebbe così autonomamente le proprie sostanze dopanti, fatto che rendereb-

be oltremodo difficile dimostrare la manipolazione. Già oggi esistono tecniche per i

seguenti ambiti: produzione di EPO da parte dell’organismo; crescita artificiale di vasi san-

guigni, che migliora l’apporto di ossigeno ai muscoli; sviluppo dei muscoli controllato

geneticamente; rafforzamento dei tendini grazie a una crescita supplementare, con

conseguente forte riduzione del rischio di infortuni. Tuttavia, il pericolo di queste mani-

polazioni è che le cellule crescano in modo incontrollato provocando il cancro.

Fra le prime manipolazioni che potrebbero diventare realtà nello sport di punta figurano

quelle che consentiranno al corpo di produrre EPO autonomamente. Da tempo alcuni

scienziati stanno effettuando esperimenti con topi transgenici che raggiungono un valo-

re naturale di ematocrito (quota di globuli rossi) di oltre 80. A mo’ di confronto: i ciclisti

vengono squalificati se presentano un valore superiore a 50. Una tecnica già attuabile sul-

l’uomo consiste nell’inserire le cellule modificate geneticamente, producenti EPO, in una

capsula da trapiantare ai pazienti. Così facendo s’impedisce alle cellule manipolate di

muoversi liberamente nell’organismo. Gli esperti sono convinti che questo metodo verrà

utilizzato abusivamente a fini dopanti già nei prossimi anni.Foto

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24 Credit Suisse Bulletin 4-03

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decenni. Un episodio curioso si verificò alleOlimpiadi del 1908 a Londra: l’italiano Do-rando Pietri percorse gli ultimi metri dellamaratona barcollando, cadde a terra più vol-te e infine raggiunse il traguardo sostenutoda funzionari. Venne squalificato per aver be-neficiato dell’aiuto di terzi, ma più tardi rice-vette dalla regina Alessandra d’Inghilterrauna coppa d’oro appositamente realizzataper premiare la sua eroica prestazione. Il tra-collo di Pietri negli ultimi metri fu una reazio-ne all’assunzione di stricnina, composto fi-nalizzato ad aumentare la performance.

Primi controlli ufficiali a Monaco

Il ripetersi di infortuni gravi (anche se Pietrisopravvisse, contrariamente ad altri suoi col-leghi) danneggiava lo sport, e fu così che ne-gli anni Sessanta vennero adottate le primemisure per arginare il doping. Anche in que-sto caso a fare l’andatura fu il movimentoolimpico, che ovviamente vedeva minacciatii suoi nobili ideali. Ai Giochi del 1972 ven-nero effettuati i primi esami antidoping uffi-ciali. Nel contempo venne condotto un son-daggio dal quale emerse un risultato sor-prendente: il 68 per cento dei partecipanti aiGiochi estivi di Monaco assumeva anaboliz-zanti. A quel tempo l’uso di questa sostanzanon poteva ancora essere dimostrato.

Occhio non vede, cuor non duole. Questoadagio è valido anche nello sport, da sempree senza incidere più di quel tanto sulla co-scienza degli atleti. La maggior parte di loroassume sostanze dopanti nella convinzioneche gli altri agiscano allo stesso modo. Losottolineò chiaramente il ciclista svizzero pro-fessionista Armin Meier, quando nel 1998

venne ritenuto colpevole nell’ambito del co-siddetto caso Festina: «è come se sull’auto-strada sfrecciassero tutti a 150 all’ora, masolo alcuni venissero fotografati dal radar».In effetti, i fatti susseguenti evidenziaronocome il ciclismo costituisca una sorta di so-cietà chiusa nella quale il doping è una com-ponente del sistema. Almeno fino al 1998,nel mondo delle due ruote si discuteva aper-tamente delle sostanze «alla moda», veniva-no commercializzati farmaci tesi a incentiva-re la prestazione, e i giovani atleti, in veri epropri riti d’iniziazione, venivano avvicinati al-le pratiche proibite ad opera dei colleghi piùesperti. In altre discipline sportive ognunoguarda per sé. Ma il tema della manipolazio-ne delle prestazioni è conosciuto ovunque,

come nel ciclismo. Chi vuole partire volonta-riamente dieci metri più indietro se è convin-to che di nascosto tutti gli altri abbiano spostato in avanti i blocchi di partenza?

L’uomo ama sondare i propri limiti, manello scegliere i mezzi per centrare risultatistrabilianti non ha mai guardato per il sottile.Non fanno eccezione gli scalatori estremi. Labottiglia di ossigeno ha permesso di conqui-stare la vetta più alta del mondo, il progres-so medico ha fatto sì che ai festeggiamentiper i 50 anni dalla prima scalata dell’Everestcentinaia di persone abbiano assalito la mon-tagna raggiungendo la vetta, fra cui anche unsettantenne. Nessuno ha effettuato control-li EPO al campo base nonostante un fattoassodato: questo farmaco, che favorisce lamoltiplicazione dei globuli rossi, ad altitudiniestreme è un validissimo alleato. Anche fragli scalatori ogni mezzo è lecito, purché nonvenga intaccato il mito dell’uomo audace eamante della natura. Verso l’esterno nessu-no ammette di giocare con carte false. La

vera mentalità degli sportivi emerge peròquando vengono scandagliati i limiti della le-galità, come dimostra in modo esemplare ladiffusione della creatina nella metà degli an-ni Novanta. Se questo additivo alimentaredetermina un miglioramento della perfor-mance, fatto che atleti e funzionari ammet-tevano apertamente, deve figurare sulla listadelle sostanze dopanti. In singoli paesi, co-me in Francia, è effettivamente fuori legge.Ma in Svizzera varie federazioni, compresaquella di atletica, l’hanno distribuito ufficial-mente. L’aumento delle prestazioni degliscattisti attorno a Mathias Rusterholz è daconsiderare in buona parte un prodotto del-la creatina, così come è da ricondurre diret-tamente all’assunzione di questa polverinabianca la serie di infortuni che pose fine alprogetto 4x400 m. I grossi problemi musco-lari incontrati dagli sportivi causarono la for-te perdita di popolarità del presunto rimedioprodigioso. A una discussione etica, tuttavia,gli esponenti dello sport si sono sempre sot-tratti. Quando dall’esterno aumentarono levoci critiche, il tema creatina venne sempli-cemente relegato in panchina.

Nella natura le opportunità non sono uguali

Tuttora oggetto di discussioni è invece il pro-blema dell’asma. Siccome gli asmatici pos-sono assumere farmaci con effetto anaboliz-zante, verso la fine degli anni Novanta ilnumero degli sportivi «malati» salì in misuraconsiderevole. Nel 1998, ad esempio, il teambritannico che partecipò ai mondiali di nuotodi Perth era composto al 100 per cento daasmatici. Gli statunitensi raggiunsero pursempre la ragguardevole quota del 50 percento. La legalizzazione dello spray control’asma costituisce il tentativo di assicurarel’uguaglianza delle opportunità. A prescinde-re dal fatto che è discutibile voler ottenere ta-le parità esclusivamente per una determina-ta debolezza congenita, nello sport questauguaglianza non può nemmeno esistere.Nella selezione naturale che si manifesta du-rante la ricerca di prestazioni migliori s’im-pongono sempre gli uomini avvantaggiatidalla natura: nuotatori con piedi enormi, fon-disti con un volume polmonare considerevo-le o ciclisti con una quota naturalmente ele-vata di globuli rossi. Peccato per gli scattisticon le gambe corte e i saltatori con gli sci dialta statura e corporatura robusta: a loro ildoping non serve a nulla. ❙

Primo grande scandalo nell’ambito

del doping: nel 1988 il centometrista

Ben Johnson vinse la medaglia d’oro

ai Giochi olimpici di Seoul, battendo

il primato mondiale. Ma al controllo

antidoping venne dimostrata

l’assunzione di anabolizzanti.

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Credit Suisse Bulletin 4-03 25

PRESTAZIONE

Prestazioni della macchina umana

Le ossa Il corpo umano viene sostenuto da 206 ossa, chein parte sono esposte ad enormi sollecitazioni. Adogni passo, singole ossa del piede sopportano uncarico che può raggiungerei 450 chilogrammi.

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26 Credit Suisse Bulletin 4-03

Vittoria del CS nel test sulle ipoteche

Di recente la rivista «Beobachter» ha svolto un test in tema di ipoteche. Il risultatoha sorpreso la cliente protagonista, ma non il Credit Suisse: «Il chiaro vincitore è ilCredit Suisse, che ha esaminato la domanda di credito con molta attenzione, hachiesto ulteriore documentazione e ha rilasciato velocemente alla cliente una pro-messa scritta di credito. ‹ Il CS mi ha offerto una consulenza estremamente compe-

tente e cortese›, afferma la cliente. Il CS ha battutochiaramente la concorrenza regionale non solo per quan-to riguarda il servizio, ma anche con l’offerta di un tassod’interesse ipotecario del 2,8 per cento. Per la clienteprotagonista del test il confronto ha dato i suoi frutti: neiprossimi cinque anni, infatti, con il Credit Suisse rispar-mierà circa 2600 franchi di interessi rispetto alla propriabanca, e in più potrà contare su un’ottima consulenza e sulla massima flessibilità». (Beobachter 12/03). (schi)

Tutto sulla proprietà immobiliare

Il 6 e 7 settembre prossimi il Credit Suisse parteciperà all’IMEX, il salone degliaffitti e acquisti immobiliari che si svolgerà alla fiera di Zurigo-Oerlikon. Dal 17 al 19 ottobre, inoltre, dopo il successo della prima edizione, organizzerà nuo-vamente una fiera immobiliare a Olten. In occasione di queste manifestazioni i visitatori avranno l’opportunità di informarsi a fondo sulla proprietà immobiliarediscutendo con intermediari, architetti, fiduciari e imprenditori generali. Se poi troveranno la casa dei loro sogni, allo stand del Credit Suisse potranno cal-colarne il finanziamento e usufruire di una consulenza su misura. Il programmaparticolareggiato sarà disponibile nei giorni precedenti la fiera all’indirizzowww.credit-suisse.com/ipoteche o in emagazine. (schi)

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Premiato il Credit Suisse First Boston

In qualità di responsabile del Credit Suisse

First Boston Svizzera, Marco Illy ha ricevu-

to il primo premio per la Svizzera in tutte e

tre le categorie di Investment Banking in

occasione degli Euromoney Awards for Ex-

cellence di Londra. Dopo essersi aggiudi-

cato, negli ultimi due anni, il premio come

«best M&A house» e «best debt house»,

il CSFB ha ricevuto anche il riconoscimen-

to come «best equity house» del mercato

svizzero. Inoltre Opportunity Now, un’orga-

nizzazione inglese che promuove la parità

delle donne sul posto di lavoro, ha pre-

miato il Credit Suisse First Boston con il

«New Member Award» e il «City Focus

Award». (schi)

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Credit Suisse Bulletin 4-03 27

ATTUALITÀ

SecureMail: sicura e discreta

Al giorno d’oggi non potremmo pensare di

fare a meno di Internet e della comunica-

zione via e-mail, nemmeno nel settore

bancario: molti clienti svolgono le proprie

operazioni online con Direct Net. Da set-

tembre, inoltre, i clienti del Credit Suisse

Private Banking potranno usufruire di Se-

cureMail, un servizio gratuito che garanti-

sce una flessibilità e una sicurezza ancora

maggiori. La moderna tecnologia consente

di proteggere le informazioni e i documen-

ti trasmessi da accessi non autorizzati,

rendendo SecureMail discreta quanto un

colloquio a quattr’occhi. Questo sistema

di posta elettronica è basato sul web e non

richiede l’installazione di software aggiun-

tivo. L’accesso a SecureMail può essere ri-

chiesto attraverso il consulente clientela.

Chi, entro la fine di agosto, sarà già in

possesso di un contratto Direct Net, potrà

attivare SecureMail direttamente online

con una semplice conferma delle condi-

zioni di utilizzo. Maggiori informazioni:

www.credit-suisse.com/securemail. (schi)

Conoscere l’irrazionalità, investire razionalmente

«Chancen und Risiken in den Finanzmärkten: Eine Analyse seit1950» (opportunità e rischi sui mercati finanziari: un’analisi dal1950), è questo il titolo di una nuova pubblicazione della BancaLeu. Con questo studio l’istituto finanziario, fondato nel 1755,combina metodi ormai consolidati con nuovi approcci che aiutano

l’investitore a valutare correttamente la per-sonale propensione al rischio. Con il questiona-rio allegato il lettore determina la propria stra-tegia d’investimento e, ripercorrendo 50 anni distoria della finanza, può valutare se il risultatoottenuto coincide con le sensazioni che avrebbeprovato in determinati momenti della storia fi-nanziaria. Molto più di un gioco, quindi, ma che

non può sostituire il colloquio con il consulente d’investimento. Lo studio, disponibile in lingua tedesca e inglese, è scaricabile alsito www.credit-suisse.com/shop (rubrica «Manuali»). (schi)

I lettori di emagazine hanno votato

«Non sono ancora cliente del Credit Suisse, ma emaga-zine rende la Banca ancora più simpatica. Al momentoopportuno diventerò anch’io cliente del CS». Non tutti i 1854 partecipanti al sondaggio tra i lettori di emagazinehanno usato toni così euforici, ma i feedback positivi per

la rivista online, che a giugnoha compiuto un anno, hannoprevalso nettamente. «Con-tinuate così!», «non mollate!»,«una buona lettura», «fanta-stico». Questi commenti spon-tanei hanno senz’altro delizia-to i redattori digitali. Il tonobenevolo di queste opinioni siritrova anche nei voti attribuitionline: circa l’80 per cento

dei votanti ha giudicato accattivante o addirittura moltoaccattivante il layout, mentre oltre il 90 per cento haespresso entusiasmo per la qualità dei testi. Due terzi cir-ca dei partecipanti, inoltre, hanno valutato positivamentela facilità di orientarsi nel sito web. Nel complesso la scel-ta dei temi sembra piacere, anche se alcuni lettori au-spicano consigli di investimento più concreti e ad altri nonpiace che, in materia di sport, l’attenzione sia concentratasu Formula 1 e calcio. Interessante la valutazione dell’in-dipendenza redazionale di emagazine: un terzo degli inter-vistati considera la rivista online una pubblicazione dellaBanca. Per il resto dei votanti si tratta piuttosto di un mixtra pubblicazione della Banca e rivista (60 per cento) oaddirittura di una rivista indipendente (6 per cento). Piut-tosto insoddisfatti della pubblicazione, invece, sono gliutenti di lingua francese e italiana, in quanto emagazineviene offerto prevalentemente in tedesco e inglese. Que-sta circostanza ha spinto un lettore della Svizzera roman-da ad un giudizio quasi distruttivo: «Il est dramatique quele Credit Suisse se permette d’ignorer la Suisse Romandeet ne publie sa newsletter qu’en allemand et en anglais.Le monde ne se limite pas à Zurich.» La redazione, com-posta interamente da non-zurighesi, si prenderà a cuorela critica riportata. Affaire à suivre. All’indirizzo www.cre-dit-suisse.com/emagazine (rubrica «Newsletter») trovere-te una valutazione più dettagliata. (schi)

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28 Credit Suisse Bulletin 4-03

Daniel Huber Ogni volta che viaggio nella

Svizzera centrale, trovo la regione molto bella

e pittoresca, ma anche molto stretta. Come

caratterizzerebbe lei questa zona?

Urs Kneubühler La Svizzera centrale, che perdefinizione include anche Zugo e Svitto, è il ritratto in miniatura dell’intero Paese. Isuoi circa 700 000 abitanti sono suddivisi trasei cantoni e una moltitudine di comunitàgeografiche ancora più piccole, ma alquan-to indipendenti. La struttura della Svizzeracentrale, eterogenea e proprio per questomolto interessante, include un’ampia va-rietà di paesaggi e di individui: dal semplicecontadino dell’Entlebuch lucernese almanager di una grande impresa di Zugo. Non c’è nessun denominatore comune che

contraddistingue questa regione così compo-

sita? Il più immediato è la bellezza del suoterritorio, che è quasi un gioiello, caratteriz-zato da laghi e catene montuose. La qualitàdi vita non è importante unicamente per ilturismo, ma determina anche la popolaritàdella Svizzera centrale quale luogo di resi-denza privilegiato. Come dimostra l’esempio di Zugo, dal punto

di vista economico vale però il principio: più

si è vicini a Zurigo e meglio è. La prossimità

a Zurigo rappresenta un indubbio vantaggioper Zugo così come per la zona orientale di Svitto, lungo la sponda sinistra del Lagodi Zurigo. Ma per quanto riguarda il piccolocantone di Zugo vengono ad aggiungersialtri fattori: negli anni Cinquanta il cantoneè riuscito ad accattivarsi i favori di impresee privati grazie a un’abile politica fiscale ed’insediamento, nonché a un’oculata piani-ficazione del territorio. Ora, però, non comincia a scarseggiare lo

spazio? Questo è sicuramente un aspettocritico: l’essenziale è conservare l’equilibriotra attrattiva economica e qualità di vita.Sono tuttavia convinto che gli abitanti diZugo, con il loro atteggiamento al contem-po pragmatico e aperto, riusciranno a ri-solvere il problema.Gli urani sono invece confrontati con proble-

mi di ben altro genere. Come giudica la si-

tuazione di questo tormentato cantone? Urista attraversando un difficile periodo di ra-dicali trasformazioni. Varie aziende federali,soprattutto nell’industria degli armamenti,sono state ridimensionate o chiuse. Oltre aciò, sono stati tagliati anche centinaia di im-pieghi nel settore edile e della manutenzionedelle opere di fortificazione, e anche l’agri-coltura continua a perdere d’importanza.Quali sono le conseguenze? Sempre piùspesso gli urani, per lavorare, devono spo-starsi nei cantoni circostanti. Questo pro-cesso è già iniziato e, nei prossimi tempi,non si prevede l’insediamento sul territoriocantonale di un numero sufficiente di nuove imprese. Dal punto di vista fiscale, la situazione non potrà mai essere così fa-vorevole come quella di Zugo, ad esempio.A Zugo lo spazio diventa sempre più raro,

mentre nei cantoni limitrofi ce n’è più che a

sufficienza. Non esiste alcun interesse alla

creazione di un grande cantone Svizzera

centrale? A livello locale, sì. Ad esempio ilcomune lucernese di Meierskappel aspira afondersi con il comune di Risch nel cantonZugo. In un’ottica più ampia è impensabile.Tuttavia, alcune regioni contigue approfit-tano già oggi della forza d’attrazione eser-citata da Zugo, grazie all’insediamento di nuove aziende ed economie domestiche.Specialmente a Svitto, dove la politicafiscale è altrettanto allettante. Quale importanza assume l’allacciamento

alle vie di comunicazione? Per Zugo e alcu-ne zone di Svitto può rappresentare un van-taggio supplementare. D’altro canto Nidval-do dimostra che non è per forza un criteriodecisivo. Questo semicantone senza colle-gamenti diretti con il centro economico diZurigo ha vissuto una vera e propria espan-sione. È sintomatico di come sia possibileattrarre persone giuridiche e fisiche grazie aun’abile gestione. Così anche Nidvaldo èentrato a far parte dei cantoni fiscalmentepiù vantaggiosi per imprese e privati.Come se la cava invece il suo «pendant»,

il semicantone di Obvaldo? Anche qui sidenota un atteggiamento innovativo. Sulsuo territorio si sono sviluppate con suc-cesso diverse imprese tecnologiche, comeMaxon, Leister e Sarna. Queste aziendesono anche state tra i promotori del prege-vole Micro Center Central Switzerland, adAlpnach. La presenza di competenza tecni-ca e di centri di formazione in un’area re-lativamente ristretta funge da calamita peraltre imprese nella regione.Lo studio «L’area economica di Zugo,

struttura e prospettive – giugno 2003» (in

tedesco) è disponibile in formato PDF

all’indirizzo www.credit-suisse.com/shop

(rubrica Economics).

«La Svizzera centrale è il ritratto inminiatura dell’intero Paese» Recentemente è uscito il nuovo studio regionale del Credit Suisse «L’area economica di Zugo, struttura e prospettive». Bulletin ha discusso con il responsabile regionale Urs Kneubühler sulle peculiarità, i problemie le opportunità della Svizzera centrale. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

Urs Kneubühler,responsabileregionale Svizzeracentrale del Credit Suisse

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Credit Suisse Bulletin 4-03 29

ATTUALITÀ

Eat the RichA Treatise on EconomicsDi P.J. O’Rourke, brossurato, 246 pagine, ISBN 0-87113-760-7,

disponible anche in tedesco

Se un giornalista musicale decide di scrivere un libro di economia bisognerà attendersi un ri-sultato alquanto originale. È proprio quantosuccede con «Eat the Rich», uscito dalla pennadel giornalista della prestigiosa rivista «RollingStone» P. J. O’Rourke. Prendendo le mosse dadomande del tipo «Perché siete così spiantati?»o «Perché avete le tasche bucate?», O’Rourke si

è proposto di analizzare a fondo le vere origini del benessere nellepiù disparate nazioni del mondo come Cuba, Svezia, Tanzania,Stati Uniti o Russia. L’autore descrive con pungente humour e acutospirito d’osservazione le usanze e preoccupazioni degli uomini nei rispettivi sistemi economici, e cerca di spiegarne le cause.Sebbene O’Rourke palesi qualche difficoltà nel trovare una rispo-sta conclusiva alle domande in entrata, e talvolta lasci trapelareuna certa arroganza occidentale, «Eat the Rich» si distingue felice-mente dalle opere fitte di teorie della letteratura economica classi-ca grazie all’ironia e a un linguaggio comprensibile. Un’autenticaalternativa per chi è stanco dei vari Hayek, Fukuyama e Friedman. Christian Graber, Credit Suisse Financial Products

PotereLe 48 leggi del potereDi Robert Greene, tascabile, 320 pagine, ISBN 88-8089-741

Nicolas Fouquet, ministro delle finanze di Ludo-vico XIV, era noto per le sue scintillanti feste. Losfarzo di cui si circondava lo fece cadere in di-sgrazia presso il suo padrone e infine lo condus-se in prigione. Nel gioco del potere aveva in-franto la legge numero 1: «Non ponete in ombrail vostro capo». In questo suo libro Robert Gree-ne definisce le 48 leggi del potere. «Certe azioni

accrescono il nostro potere, mentre altre lo riducono e possonoaddirittura portarci alla rovina», afferma Greene, che con questovolume segue le orme di Niccolò Macchiavelli. Le leggi s’ispiranoai princìpi di grandi strateghi e intriganti, da Sun Tzu a Clausewitzfino a Casanova. Le riflessioni dell’autore sono suffragate da varie storie di grandi trionfi e amare sconfitte. Oltre all’accattivantecontenuto, il libro seduce anche grazie alla sua eccellente strut-tura. Centinaia di citazioni a margine e aneddoti tratti da 3000 annidi storia del potere catturano anche il lettore poco interessato algrande gioco della supremazia. Ruth Hafen, redazione Bulletin

3 Altre recensioni sono reperibili nel Bookshelf del Credit Suisse PrivateBanking al sito www.credit-suisse.com

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L’essenziale dapprima: una struttura dell’abitacoloresistente è fondamentale per la sicurezza delle city car,poiché in caso di collisione garantisce che gli elementidel veicolo non penetrino al suo interno.

Ma una costruzione del genere presenta anche svan-taggi. Le grandi berline riescono a neutralizzare l’ener-gia che viene sprigionata durante la collisione grazie alleampie zone di assorbimento. Nelle city car invece que-ste zone sono molto più limitate. Tale handicap, abbina-to alla struttura rigida dell’abitacolo, comporta che unaparte dell’energia di collisione viene trasferita ai pas-seggeri. Pertanto, i sedili e i poggiatesta devono resi-stere a sollecitazioni di grande intensità e le cinture di sicurezza devono trattenere in modo ottimale gli oc-cupanti. Proprio nelle city car, quindi, i tensionatori e i limitatori di forza delle cinture sono imperativi.

Un ulteriore accorgimento di sicurezza «trascurato»sono i poggiatesta. Purtroppo dalle ricerche effettuaterisulta che proprio nelle utilitarie i poggiatesta non pos-sono essere regolati in modo ottimale e spesso sonoanche poco stabili. Per non parlare poi del fatto che isedili posteriori ne sono perlopiù sprovvisti.

Anche le supermini raggiungono uno standard disicurezza adeguato se sono munite di strutture dell’abi-tacolo resistenti, di sedili, poggiatesta e imbottiture di buona qualità, di sistemi di fermo ottimali, di airbagfrontali, laterali e per la testa come pure di dispositiviintegrati per la protezione contro il colpo di frusta. Alcu-ni costruttori se ne sono già resi conto, altri invecehanno ancora molta strada da fare. ❙

La sicurezza non dipende dallagrandezzaLa Winterthur Assicurazioni ha sottopostoad un crash test accurato le city car,segmento automobilistico attualmente invoga. Marcus Balogh, redazione Bulletin

Troverete ulteriori informazioni su Internet:3 www.winterthur.com/ch/crash-tests3 www.dekra.de3 www.sicurauto.it

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30 Credit Suisse Bulletin 4-03

Negli ultimi anni il settore della previden-za ha osservato radicali cambiamenti. Ol-tre a dover tener conto del futuro scenario demografico, che prevede un aumento dell’aspettativa di vita per entrambi i sessi,le istituzioni di previdenza sono state chia-mate ad affrontare un contesto sempre più arduo sui mercati finanziari internazio-nali, accompagnato da rendimenti azionarinegativi e tassi d’interesse bassi. Grazie alla continua ascesa dei corsi azionari, fra il1985 e il 2000 gli enti previdenziali hanno

potuto costituire, oltre ad accantonamentiper equilibrare le oscillazioni dei mercati finanziari, anche riserve per rispondere al-l’incremento dell’aspettativa di vita. Questedue manovre sono ormai precluse dallasituazione che si presenta sui mercati d’in-vestimento internazionali. L’entità dell’ali-quota di conversione (tasso utilizzato perconvertire in rendita il capitale di un assicu-rato), fissata al 7,2 per cento, attualmentenon può essere finanziata. Questa percen-tuale è stata fissata nel 1985 con l’intro-

duzione della previdenza professionale ob-bligatoria e non è mai stata adeguatanonostante l’aspettativa di vita sia notevol-mente salita. Inoltre è diventato difficileconseguire la remunerazione minima del3,25 per cento prevista dalla LPP (tassod’interesse applicato al capitale di risparmiodi ogni assicurato) affidandosi a investi-menti privi di rischio. Considerate questepremesse, a fine maggio 2003 la Commis-sione federale LPP ha raccomandato alConsiglio federale di ridurre il tasso minimodella previdenza professionale al 2 per cen-to con effetto dal 1° gennaio 2004.

Distinzione tra previdenza e assicurazione

Nel sistema previdenziale svizzero dei trepilastri la previdenza professionale svolgeun ruolo essenziale e in questo contesto lafunzione degli assicuratori sulla vita rivestegrande importanza. La Winterthur Vita haquindi cercato intensamente soluzioni chele consentissero di continuare a offrire isuoi servizi a un gran numero di piccole emedie imprese, questo malgrado le difficilicondizioni generali sul mercato elvetico.L’indirizzo scelto ha implicato un ampio pro-gramma di riassetti interni e misure di ri-sparmio, nonché cambiamenti sul frontedelle relazioni con la clientela. Per il settoredella previdenza professionale sono stateelaborate soluzioni che rappresentano per

«Modello Winterthur»: per unaprevidenza solida e sicuraLa Winterthur Vita ha messo a punto un nuovo modello da applicare alle sue fondazioni collettive.Maggiormente improntata al contesto economico e allo sviluppo dell’aspettativa di vita, la nuova formula crea una base solida per la previdenza professionale a vantaggio di tutte le parti coinvolte. Eva-Maria Jonen, Customer Relation Services Winterthur Vita

Le novità contemplate dal «modello Winterthur»Dal 1° gennaio 2004 le fondazioni collettive della Winterthur Columna osserve-ranno delle modifiche nell’ambito del cosiddetto «modello Winterthur». La novitàdi maggior rilievo: il rapporto previdenziale e quello assicurativo saranno am-piamente distinti l’uno dall’altro. Questo cambiamento comporterà una parzialeautonomia e un rafforzamento delle fondazioni collettive, che inoltre disporrannodi una maggiore flessibilità nel finanziare le prestazioni regolamentari e sarannopiù trasparenti nelle loro decisioni. Il Consiglio di fondazione sarà composto darappresentanti della Winterthur Vita come pure da delegati del datore di lavoro edei dipendenti. Il nuovo modello prevede altresì una distinzione fra il regime ob-bligatorio e quello sovraobbligatorio.

Eva-Maria Jonen, Customer RelationServices Winterthur Vita

Regime obbligatorioRegime sovraobbligatorio

Regime obbligatorioRegime sovraobbligatorio

Rapporto previdenzialeRapporto assicurativo

Winterthur Vita(societàassicuratrice)

Fondazionecollettiva(Winterthur Vitaquale società fon-datrice e gerente)

Aziende Assicurati

Previdenza professionale obbligatoria Prestazioni minime secondo la legge federale sulla previdenza

professionale (LPP) – comprende salari fino a 75 960 franchi.

Previdenza professionale sovraobbligatoria Prestazioni superiori ai minimi legali – normalmente

comprende quote di salario superiori a 75 960 franchi. Foto

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Credit Suisse Bulletin 4-03 31

ATTUALITÀ

tutte le parti coinvolte una base solida e sicura su cui impostare i rapporti com-merciali. In tale ottica, per tutte le fon-dazioni assicurative collettive affiliate allaWinterthur Vita – le fondazioni collettiveWinterthur Columna –, a partire dal 1° gen-naio 2004 entreranno in vigore delle mo-difiche nell’ambito della previdenza profes-sionale (si veda il grafico a pagina 30).

Nel rapporto assicurativo (relazione tra la fondazione collettiva e la Winterthur Vita)la remunerazione dell’avere di vecchiaiatanto per la parte obbligatoria che per quel-la sovraobbligatoria (ossia superiore ai limiti legali) non sarà più orientata al tassominimo LPP: dal 1° gennaio del 2004 iltasso ammonterà al 2 per cento e potrà es-sere adeguato annualmente previa au-torizzazione dell’Ufficio federale delle assi-curazioni private. Se conseguirà redditi dainvestimenti superiori al 2 per cento, laWinterthur trasferirà tali proventi alla fonda-zione collettiva sotto forma di eccedenze.Nella parte obbligatoria, l’aliquota di con-versione in rendita rimarrà invariata al tassodel 7,2 per cento prescritto dalla legge.Nella parte sovraobbligatoria, invece, pertener conto del continuo aumento del-l’aspettativa di vita questo tasso verrà ab-bassato al 5,454 per cento per le donne e al 5,835 per cento per gli uomini.

Riduzione del tasso sovraobbligatorio

Nel rapporto previdenziale (relazione fraazienda/assicurati e fondazione collettiva)la fondazione collettiva continuerà a conce-dere alle imprese affiliate la totalità delleprestazioni di previdenza fissate dal regola-mento. Mentre le prestazioni nella parte obbligatoria corrispondono alle condizionivigenti finora, per il 2004 nel regime so-vraobbligatorio s’impongono adeguamenti.A partire dal 1° gennaio 2004, quindi, perla remunerazione degli averi di vecchiaia la fondazione collettiva ridurrà il tasso d’in-teresse dal 3,25 al 2 per cento, peraltro inlinea con le intenzioni del Consiglio federa-le. L’obiettivo della fondazione collettiva è quello di ottenere, attraverso la rimunera-zione del 2 per cento garantita dalla Win-terthur Vita e le eventuali eccedenze d’inve-stimento, almeno la remunerazione minimaprevista dalla LPP. Se la fondazione collet-tiva non raggiungerà l’obiettivo prefisso,sarà inoltre costretta a esigere contributi di

risanamento temporanei. Per le prestazioniobbligatorie, l’aliquota di conversione inrendita equivale al 7,2 per cento per en-trambi i sessi fissato dal Consiglio federale.Per quanto riguarda le prestazioni sovraob-bligatorie (in genere quote di salario oltre75 960 franchi), l’aliquota di conversione èfissata dal Consiglio di fondazione dellafondazione collettiva. Analogamente al rap-porto assicurativo, questa quota sarà ridot-ta dal 7,2 al 5,454 per cento per le donnedi 62 anni e dal 7,2 al 5,835 per cento pergli uomini di 65 anni.

Con la riduzione appena descritta lafondazione collettiva si adegua all’effettivaaspettativa di vita evitando agli assicurati il versamento di contributi supplementari. Ne risulta una riduzione delle prestazionisovraobbligatorie e delle rendite per invalidie superstiti, da esse dipendenti. Le renditedi vecchiaia in corso di versamento nonsono interessate dagli adeguamenti men-zionati.

Forte aumento dei casi d’invalidità

Negli ultimi anni il numero dei casi d’invali-dità è fortemente aumentato, circostanzache rende inevitabile un adeguamento deiprezzi a decorrere dal 1° gennaio dell’annoprossimo. La Winterthur Vita verifica i pre-mi a scadenza annua e li adegua, previoconsenso dell’Ufficio federale delle assicu-razioni private, alle basi statistiche attuali. Il1° gennaio 2004 il premio di rischio au-menterà mediamente del 30 per cento. Pereffetto dell’aumento delle spese ammini-strative si registrerà anche un incrementodel premio di partecipazione ai costi dimediamente il 15 per cento. Per il premiocomplessivo (risparmio, rischio e costi) ciòcomporterà un aumento medio dell’8 percento. La fondazione collettiva adegua isuoi contributi a questi premi.

Il «modello Winterthur» deve essere inte-so come un necessario adattamento del-le relazioni commerciali con le PMI alle con-dizioni quadro attuali e future. Con le suefondazioni collettive, la Winterthur Vita vuolerimanere un partner forte e affidabile nel-l’ambito della previdenza professionale delle piccole e medie imprese. ❙

Per spiegazioni più approfondite ed esaustive sul«modello Winterthur» invitiamo a rivolgersi aiconsulenti della Winterthur Vita o a visitare il sitowww.winterthur-vita.ch

L’annuncio dell’introduzione del

modello Winterthur ha suscitato

reazioni negative sui media.

Qual è il suo parere in proposito,

signor Hefti?

Eravamo consapevoli di andareincontro a critiche. Per noi, tut-tavia, la massima priorità spet-tava alla sicurezza e alla piani-ficabilità del finanziamento dellaprevidenza professionale te-nendo conto in modo realisticodelle condizioni quadro.Perché la nuova aliquota di con-

versione è così bassa?

Siamo partiti da presupposti improntati alla cautela, in quan-to una volta garantite, le ren-dite devono essere versate, an-che fra 20 o 30 anni. Il van-taggio per l’assicurato è che puòpianificare basandosi su unarendita sicura.Cosa succede con le eccedenze

realizzate?

Un eventuale rendimento più alto viene trasferito in gran par-te alla fondazione collettiva sotto forma di eccedenze. L’au-torità di vigilanza provvede af-finché il tutto si svolga secondole norme.A suo avviso, dunque, il modello

Winterthur ha le carte in regola

per affermarsi?

Certo. Nessuno sarebbe felicese i gruppi assicurativi con il tempo incontrassero difficoltàfinanziarie a causa di promes-se esagerate. Inoltre, una promessa di rendita eccessivapenalizzerebbe la prossima generazione attiva. (ej.)

«La sicurezza ha la massima priorità»Ruedi Hefti, responsabile Winterthur Vita Svizzera

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32 Credit Suisse Bulletin 4-03

Gli investitori ritengono generalmenteche impegnare i propri capitali sul conto dirisparmio o sul mercato monetario offra lamaggior sicurezza possibile. Questa rifles-sione, di per sé corretta, non tiene tuttaviaconto di un fattore determinante, vale a diredel tasso d’inflazione; infatti, è solo dopoaver dedotto questa componente dallaperformance attesa che è possibile calcola-re il rendimento reale auspicato.

Per chiarire questa considerazione ci af-fidiamo al seguente esempio: attualmentela maggior parte delle banche in Svizzeraremunera il conto corrente con un interessedello 0,125 per cento, cifra che corrispondeal rendimento nominale fruttato dal capi-tale. Al tempo stesso il tasso d’inflazioneannuo ammonta allo 0,7 per cento. Se sideduce questo valore dal rendimento nomi-nale, risulta un rendimento reale pari ameno 0,575 per cento. In altre parole: diquesti tempi un investimento sul conto cor-rente non preserva il valore del capitale,bensì lo riduce. Per il conto di risparmio lasituazione non è molto diversa, anche sel’interesse si situa allo 0,5 per cento, un livello che in effetti non è molto superiore a quello del conto corrente. Nel grafico inpagina sono illustrati l’inflazione nonché i rendimenti nominali e reali per un investi-mento sul mercato monetario in franchisvizzeri, dollari USA ed euro.

L’obiettivo di una strategia d’investimen-to personalizzata è quello di trovare un rap-porto ottimale fra rendimento, sicurezza eliquidità tenendo conto delle specifiche esi-genze dell’investitore. Per i risparmiatoricon mezzi liquidi, l’elemento rendimento èspesso meno importante rispetto agli aspet-ti della maggior sicurezza possibile e dellarapida disponibilità del loro investimento.

In un contesto caratterizzato da rendimentireali di segno negativo, che evidentementenon sono interessanti, gli investitori cheimpegnano i loro capitali su conto corrente,mercato monetario o investimenti fiduciarisi chiedono quali siano le possibili alterna-tive e cercano tipologie d’investimento che,oltre all’auspicata sicurezza e alla rapidadisponibilità, offrano un rendimento realepositivo. Di seguito riportiamo due esempidi queste alternative.

Maggiori opportunità grazie al FINER

Il FINER (Fiduciary Investment with Enhan-ced Return) è un investimento fiduciarioche offre la possibilità di ottenere un rendi-mento supplementare a seconda dell’anda-mento di una determinata moneta. Se uninvestitore ritiene fermamente che il dollaroUSA è conveniente rispetto al franco sviz-zero, potrà configurare il proprio FINER inbase a questa sua convinzione:p L’investimento viene effettuato in franchie ha una durata di quattro settimane. p Se nel corso della durata il valore deldollaro dovesse salire, verrà pagata una ce-dola del 4,0 per cento all’anno. Alla sca-denza l’investitore riceverà quindi l’importodel suo investimento e un interesse annuodel 4,0 per cento.p Se, contrariamente alle attese, nel corsodella durata il valore del dollaro dovessescendere, l’importo investito verrà converti-to in dollari e rimborsato, unitamente all’in-teresse annuo del 4,0 per cento.

Inflation Note garantisce un interesse minimo

L’investitore acquista un titolo a capitaleprotetto con durata di sette anni, che puòessere venduto giornalmente. La remunera-zione si orienta all’inflazione degli Stati Uniti.

p Anziché una cedola predefinita, nel pri-mo anno viene corrisposto un interesse del 3,0 per cento.p Negli anni da due a sette il tasso da pa-gare viene determinato in base all’inflazioneUSA, cui viene aggiunto un tasso minimodell’1,25 per cento.

Se il tasso d’inflazione si situa ad esem-pio al 3,0 per cento, l’investitore riceveràper quell’anno un tasso del 4,25 per cento(1,25 per cento di tasso minimo più 3,0 percento di tasso d’inflazione).

Entrambi gli esempi illustrano chiara-mente come gli investitori che finora punta-vano sulla liquidità dispongano di interes-santi alternative. Nonostante il fabbisognodi liquidità e di una sicurezza possibilmenteelevata, grazie agli strumenti finanziari mo-derni è possibile conseguire un rendimentodi tutto rispetto. ❙

Rendimento: la sicurezza è solo una faccia della medagliaIl divario relativamente ampio fra tassi d’inflazione e rendimenti d’investimento favorisce le forme di allocazione che, oltre a elevata sicurezza e rapida disponibilità, offrono rendimenti reali positivi. Pascal Pernet, Financial Products

Un calcolo essenzialeRendimento meno tasso d’inflazione: è soloquesto calcolo che consente di determinare il rendimento reale. Fonte: Bloomberg/CS

USD EUR CHF

Rendimento nominale(LIBOR a 3 mesi)

Tassod’inflazione

Rendimentoreale

3

2,5

2

1,5

1

0,5

0

–0,5

–1

–1,5

Rendimenti e tassi d’inflazione %

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Credit Suisse Bulletin 4-03 33

ATTUALITÀFo

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Fiamme dal cyberspazio

Dopo diversi giorni di assenza dall’ufficio tremo al pensiero di doveraprire la mia casella di posta elettronica. Non è solo la quantità di e-mail urgenti in attesa a spaventarmi, ma soprattutto l’idea diimbattermi in uno di quei messaggi lanciatimi a una velocità chefarebbe impallidire persino il pilota di un jet. Questi proiettili elettro-nici, scritti nel più assoluto disprezzo delle regole grammaticali,sfuggono solitamente a qualsiasi forma di cortesia. In gergo questee-mail un po’ villane vengono definite «flames», e hanno il potere di guastare l’umore e l’intera giornata di chi le riceve.

Le e-mail sembrano essere in grado di trasformare personaggialtrimenti innocui in screanzati Mister Hyde. Forse è l’impersonalitàdi questa forma di comunicazione che ci spinge a scrivere cose che non avremmo mai il coraggio di dire in faccia al nostro interlo-cutore. O forse è anche l’esigenza di essere veloci che ci fa trascu-rare le regole della buona educazione. Ma attenti, lanciafiamme:proprio in questo momento una «fiammeggiante» e-mail potrebbeessere in viaggio verso la vostra mailbox.

Con l’instant messaging si afferma una forma di comunicazioneche, quanto a velocità, fa apparire lente persino le e-mail. Si diceche questo scambio immediato di informazioni faccia risparmiaretempo, ma esso aumenta anche il rischio che chi scrive lo facciaprima di aver provveduto a pensare. E poi le «emoticon»: il mittenteinserisce questi snervanti smiley gialli per evitare malintesi o perconfondere chi sta per ricevere una cattiva notizia. Uno sporco truc-co, perché nemmeno il più ampio sorriso può fare di una cattivanotizia una buona notizia. La tecnologia ci ha messo nella condizio-ne di dover ricorrere a brillanti icone per farci capire?

Una cosa è certa: quando si tratta di comunicazione, non sem-pre velocità fa rima con qualità. Sarebbe sicuramente più semplicedare ancora una volta la colpa alla tecnologia. Ma purtroppo il fatto è che alcuni di noi non hanno alcuna intenzione di sprecare illoro tempo a essere cortesi. Prima di inviare la vostra prossima e-mail, quindi, non limitatevi a controllarne l’ortografia: prendetevianche qualche minuto per rileggere il vostro messaggio e soffo-care sul nascere eventuali fiamme. Non dimenticate che a leggere il testo dall’altra parte vi è pur sempre una persona. Michèle Luderer

[email protected]

@propos

Valuta deboleNel Bulletin 3/03 ho letto l’articolo «Quant’è bella debo-lezza». Non intendo attaccare chi ha redatto il testo, manon riesco a comprenderne il contenuto, in particolarel’ultima frase. L’autore ha mai vissuto in un paese dallavaluta debole? In prospettiva storica, ad avere i maggioriproblemi sono sempre state le economie che non pote-vano contare su una moneta forte. La Svizzera dipende,più della maggior parte degli altri paesi europei, dall’im-portazione di materie prime e di altri beni. Se dovessimoavere una moneta debole, cosa accadrebbe al nostrolivello dei prezzi, già abbastanza compromesso? E se latanto sospirata debolezza dovesse arrivare davvero e ilfranco perdesse posizioni, che ne sarebbe della piazza finanziaria e, ad esempio, del Credit Suisse?Peter F. Tschudi, Männedorf

Riciclare è d’obbligo Tempo fa ho frequentato un corso in cui ci è stato comunicato che, in futuro, avremmo potuto destinare ilcinque per cento dei rifiuti all’incenerimento e un’identicapercentuale alla discarica, mentre avremmo dovuto compostarne il 50 per cento e riciclarne il 40 per cento. Dieci anni fa ho predisposto un contenitore per com-postaggio per due persone, in cui avremmo smaltito tutti i rifiuti umidi della cucina. In dieci anni abbiamo prodottosoltanto mezzo metro cubo di rifiuti. Un Consiglio federalecoraggioso pretenderebbe da tempo che tutti i cittadinivadano verso una soluzione del genere. Inoltre, accanto ai container per il vetro, andrebbero prediposti analoghicontenitori per materie plastiche, in quanto assolutamentericiclabili. Adesso su un giornale mi tocca leggere cheuno dei responsabili dell’impianto di incenerimento diWinterthur è stato premiato per essere riuscito ad aumen-tare notevolmente il fatturato del suo stabilimento. Unascorrettezza inaudita... Articoli come quelli che propone ilBulletin della vostra banca dovrebbero comparire anchenella stampa pubblica, in modo che anche l’ultimo dei cittadini possa aprire gli occhi.K. R. (nome noto alla redazione)

Contrariati? Entusiasti?Cari lettori

Diteci la vostra opinione! Inviate le vostre lettere a:

Credit Suisse Group, Publishing, Redazione

Bulletin, GCBB, Casella postale 2, 8070 Zurigo;

oppure a [email protected]

Reazioni al Bulletin 03/2003

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ATTUALITÀ

34 Credit Suisse Bulletin 4-03

Il leasing viaggia a pieni giri: lo scorso anno la quota delle vetture prese in leasing in Sviz-

zera, circa 150 000 unità, ha per la prima volta superato quella delle vetture acquistate. Per

molti automobilisti il tema leasing è tuttavia intricato come il cablaggio di una moderna

autovettura. Quali sono i vantaggi del leasing rispetto all’acquisto? Qual è la differenza nei

confronti del noleggio? Cos’è il valore residuo? Spesso il cliente si confronta con i costi

della propria auto solo quando la porta in garage, forse troppo tardi. emagazine vuole col-

mare questa lacuna informativa con un forum online.

Urs Eggenberger è a capo del Mobility Center del Credit Suisse, un centro di competenza

creato la scorsa primavera che si occupa di tutte le questioni attorno al finanziamento delle

vetture. Già responsabile di progetto alla DaimlerChrysler, Eggenberger conosce a fondo il

mercato delle automobili e risponderà volentieri alle vostre domande sul leasing.

Il forum di emagazine si svolge su www.credit-suisse.com/emagazine (rubrica Finanz).

Il 10 settembre, fra le 14.00 e le 18.00, Urs Eggenberger risponderà (in tedesco) in diretta

alle vostre e-mail. Le domande (anche in italiano) possono essere inoltrate già ora. Lo

stesso 10 settembre, o al più tardi il giorno successivo, troverete la risposta nella rubrica

menzionata. Le repliche più interessanti saranno pubblicate su emagazine il 15 settembre.

emagazine sorteggia fra i partecipanti al forum un registratore DVD di Sony del valore di

fr. 1798.–.

+++ Cinque giorni di Formula 1: un reportage in immagini da Hockenheim (rubrica Formel 1)

+++ La piazza finanziaria di Zurigo sotto la lente: un peso massimo si tiene in forma

(rubrica CH-Wirtschaft) +++ Regresso sulla via del progresso: l’export svizzero arretra nel

confronto annuale (rubrica CH-Wirtschaft) +++ I lettori di emagazine hanno votato: valuta-

zione dettagliata del sondaggio fra i lettori (rubrica Wettbewerb) +++

Tema

Esperti

Forum

Concorso

Altri temi su emagazine

emagazine www.credit-suisse.com/emagazine

emagazine presenta: forum in diretta sul leasing per automobili, 10 settembre 2003,dalle ore 14.00 alle 18.00

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Credit Suisse Bulletin 4-03 35

In queste torride giornate estive siamo ben lieti se di tanto in tanto scop-pia qualche rinfrescante temporale. Anche sul panorama borsistico è arrivata una ventata di aria fresca, con le azioni e i tassi che si attestanoavvertibilmente sopra i livelli minimi. Gli investitori riacquistano lenta-mente fiducia. Dobbiamo credere che i tre anni neri sui listini azionarisaranno seguiti da tre anni rosei? O che questo periodo favorevole siasolo temporaneo? Ciò che preoccupa è la presenza di vari squilibri, la cui correzione, neiprossimi anni, potrebbe provocare altre turbolenze borsistiche:

p Nell’ultimo decennio, il contributo degli Stati Uniti alla crescita annuadei paesi OCSE è stato otto volte superiore a quello dei restantimembri. In altre parole: in un mondo USA-centrico l’Europa non è ingrado di creare un equilibrio.

p Tale sviluppo deriva da una cultura del consumo che ha quasi elimi-nato le quote di risparmio private e fatto schizzare i debiti delle fami-glie a livelli mai raggiunti.

p Quanto menzionato, unitamente all’aumento dell’indebitamento pub-blico, potrebbe un giorno far lievitare i costi del capitale. Finora lebanche d’emissione hanno evitato questo sviluppo attraverso una for-te espansione dell’offerta di moneta: negli ultimi dodici mesi più set-te per cento negli Stati Uniti, più nove per cento in Eurolandia, piùundici per cento in Svizzera.

p La capacità inutilizzata sul piano globale nell’industria e nei servizi ètuttora più alta rispetto alla recessione del 1990.

p I mercati azionari anticipano una crescita media degli utili a due cifre,mentre l’OCSE cresce a una cifra. Le riduzioni dei costi non possonogiustificare da sole questi dati.

p L’economia ha bisogno di meno manager. Negli Stati Uniti circa 40 impiegati su 100 rientrano in questa categoria. Fra il 1950 e il 1990 erano solo 16. Che qui si annidi un problema centrale nellacorrezione degli squilibri?

Nel frattempo mi godo le belle giornate estive. Con l’ombrello sempre aportata di mano, nella speranza che giunga qualche bel temporale.

Burkhard Varnholt Head Financial Products

Occorrono più temporaliWealth management

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Strategy

37 CongiunturaTutto ruota attorno alla domanda:

la tanto sospirata ripresa è final-

mente alle porte?

38 Mercati azionariMalgrado l’inversione di tendenza

la borsa non è una via a senso

unico. Sono probabili cedimenti

temporanei.

Topics

44 RussiaIl settore energetico ha permesso

alla «nuova» Russia di vivere un

mini-miracolo economico. Ma la

dipendenza non è priva di insidie.

47 Industria orologieraGrazie all’affinamento delle

strutture e a prodotti di qualità,

l’orologeria fa sì che le batterie

siano sempre cariche.

50 Fiscalità del risparmio UENel 2005 è prevista l’introduzione

di nuove norme per i pagamenti

transfrontalieri degli interessi.

Cosa cambia per clienti, banche e

mercati finanziari?

54 Telefonini con celle a combustibileNulla è in grado di rilanciare

l’economia meglio delle nuove

tecnologie. Non stupisce quindi

che la telefonia mobile strizzi

l’occhio alle celle a combustibile.

3 www.credit-suisse.com/emagazineIl nostro know-how a portata di clic

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

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36 Credit Suisse Bulletin 4-03

Previsioni

Asset allocation strategica in CHF

2010

3535

Eurotassi (3 mesi)Fine 2002 24.7.2003 3 mesi1 12 mesi1

USA 1,4 1,1 0,9 1,7

UEM 2,9 2,1 1,8 2,2

GB 4,0 3,4 3,4 3,7

Giappone 0,1 0,0 0,1 0,1

Svizzera 0,6 0,3 0,3 0,5

Rendimenti dei titoli di Stato (10 anni)USA 3,8 3,9 3,4 4,0

UEM 4,2 4,0 3,7 4,0

GB 4,4 4,3 4,0 4,3

Giappone 0,9 1,0 0,7 0,8

Svizzera 2,2 2,4 2,0 2,4

Tassi di cambioUSD/EUR 1,05 1,12 1,20 1,25

JPY/USD 119,0 119,0 117,0 120,0

CHF/EUR 1,45 1,54 1,55 1,58

CHF/USD 1,38 1,37 1,29 1,26

CHF/GBP 2,23 2,18 2,12 2,08

Crescita economica(Variazione del PIL rispetto all’anno precedente) 2002 attuale 20031 20041

USA 2,4 2,1 (T1/03) 2,4 3,0

UEM 0,8 0,8 (T1/03) 0,6 1,0

GB 1,9 2,1 (T1/03) 2,0 2,5

Giappone 0,1 2,5 (T1/03) 0,3 0,8

Svizzera 0,1 –0,6 (T1/03) 0 1,0

Indici azionariFine 2002 16.7.2003 12 mesi2

USA S&P 500 879,82 994,00 0

Giappone TOPIX 843,29 949,27 +

Hong Kong Hangseng 9321,29 10207,17 0

Germania DAX 2892,63 3387,64 0

Francia CAC 40 3063,91 3150,72 0

Gran Bretagna FTSE 100 3940,40 4077,10 0

Italia BCI 1091,89 1170,83 0

Spagna IBEX 6036,90 6932,80 +

Paesi Bassi AEX 322,73 308,27 0

Svizzera SMI 4630,80 4940,10 0

1 Previsioni 2 Rispetto all’indice MSCI World: + Outperformer 0 Market performer – Underperformer

BilanciataMercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Totale

Svizzera 10,0 28,0 16,5 54,5

Asia 1,5 1,5

Europa (euro) 7,0 3,0 10,0

Giappone 2,25 2,25

America del Nord 11,75 11,75

Misto 20,0 20,0

Totale 10,0 35,0 35,0 20,0

Nella rivista elettronica emagazine del Credit Suisse trovate una nutrita serie di dati e informazioni su temi economici: www.credit-suisse.com/emagazine

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Credit Suisse Bulletin 4-03 37

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Congiuntura

Differenza tra PIL effettivo e PIL potenziale, nonché tasso d’inflazione

Lo scarto di crescita spinge al ribasso i tassi d’inflazioneIl calo dei tassi d’inflazione non conosce tregua. A determinare tale andamento concorre fra l’altro il mancato sfruttamento delle potenzialità di crescita da parte delle economie nazionali di Stati Uniti edEuropa. Questo divario è chiamato scarto di crescita o «output gap».

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La ripresa è finalmente alle porte?

p Solo la ripresa dell’economia statunitense sarà verosimilmente ingrado di dare ossigeno alle economie nazionali europee.

p Sebbene la tendenza deflazionisticaresti per ora confermata, il rischio di una deflazione nociva dovrebbe rimanere esiguo.

La rapida espansione dell’economia mondia-le al termine del conflitto iracheno, auspicatada più parti, è ancora ferma ai blocchi di par-tenza. Se negli Stati Uniti il barometro con-giunturale si è perlomeno rivolto al bello, nellazona euro il rasserenamento dell’economia èpressoché impercettibile. L’andamento diver-gente fra le due sponde dell’Atlantico riflettein modo eloquente la maggiore incisività del-le misure di stimolo adottate negli States,ossia la riduzione dei tassi a livelli minimi e lemisure di politica fiscale, cui si aggiunge l’in-debolimento del dollaro. I tagli fiscali in vigoreda inizio luglio e gli aumenti degli assegni peri figli accrescono il reddito disponibile. Gli in-centivi di politica fiscale dovrebbero contri-buire con circa 0,75 punti percentuali allacrescita del PIL americano nel secondo se-mestre. Di contro, gli investimenti aziendalisono tuttora penalizzati dal basso utilizzo del-la capacità produttiva, e non solo negli Stati

Uniti. Ciononostante si sta delineando unconsolidamento e il comparto tecnologico stagià registrando una crescita positiva. In Euro-landia l’apprezzamento dell’euro comincia alasciare il segno nel commercio con l’estero,dove le esportazioni nette forniscono un con-tributo negativo alla crescita del PIL. Solo laripresa dell’economia a stelle e strisce sapràverosimilmente dare un po’ di ossigeno alleeconomie nazionali del Vecchio continente.

Sebbene il Credit Suisse sia del parereche il rischio di una deflazione nociva siaesiguo, il trend deflazionistico su scala mon-diale proseguirà. Oltre all’aspra concorrenzaglobale, responsabile di questo andamento è primariamente la crescita al di sotto delpotenziale delle economie nazionali di StatiUniti ed Europa. Questi periodi con un «out-put gap» (differenza fra il PIL effettivo e quel-lo potenziale) negativo sono normalmente accompagnati da tassi d’inflazione al ribasso.

Beat Schumacher

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Crescita potenziale del PIL in %8

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Punti percentuali

Inflazione coreScarto di crescita nominale

1960 1966 1972 1978 1984 1990 1996 2002

Fonte: Datastream

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38 Credit Suisse Bulletin 4-03

Azioni

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S&P 500 CompositeSMI

Nasdaq CompositeDJ Euro Stoxx 50

Punti dell’indice120

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100

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80

70

60

50

40

30

20 2000

2001

2002

2003

G LM A S O N D G LF M MA A S O N DG G LF M MA A S O N DG G F M A M G L

SMI, Euro Stoxx, S&P 500, Nasdaq

Mercati più resistenti ai contraccolpiDopo circa quattro mesi all’insegna del Toro, alla fine di giugno i mercati hanno subito una lieve battuta d’arresto. Le piazze borsistiche sembrano però essere meglio equipaggiate per far fronte ai contraccolpi esi riprendono relativamente in fretta.

È ora di passare ai fatti

p Il rialzo dei corsi azionari non deve piùessere guidato dalla liquidità, bensì daun vero rilancio economico.

p Nonostante l’inversione di tendenza,la borsa non è una strada a sensounico: per la fine dell’anno è atteso sìun rialzo degli indici, ma non vannoesclusi temporanei cedimenti.

Il periodo Toro dei mercati azionari è duratosuppergiù un quadrimestre. Ma, nonostantesia giunto al termine, le borse hanno dimo-strato di saper resistere alle correzioni al ri-basso e attualmente si situano di nuovo at-torno alla soglia record di metà giugno. Ec-cezione degna di nota: il mercato azionariogiapponese, tuttora in rialzo contrariamente al trend.

La dichiarazione del presidente della Fed divoler mantenere bassa la curva dei tassi perun periodo prolungato funge da solido sup-porto ai mercati azionari. È tuttavia lecitochiedersi se ciò si verificherà anche nellaparte lunga della curva. Se ci sarà l’atteso ri-lancio economico, il rischio di una crescitamoderata dei tassi a lunga salirebbe vertigi-nosamente. Nell’attuale contesto, tale circo-stanza non avrebbe affatto un influsso nega-tivo sulle azioni, in quanto le discussioni suirischi deflazionistici si placherebbero e la pro-

pensione al rischio degli investitori aumente-rebbe, favorendo i listini azionari. Nel con-tempo la dinamica dei profitti delle imprese sirafforzerebbe, l’inversione di tendenza sulleborse sarebbe definitiva e per fine anno si do-vrebbe osservare un certo rialzo degli indiciazionari. Questo è quanto prevede il CreditSuisse.

Attualmente il quadro mostrato dagli indi-catori non è ancora univoco, anche se si de-linea una tendenza positiva. Ed è proprio que-sto il rischio per i mercati azionari: è difficilestabilire in modo certo in che misura gli inve-stitori reagiranno a una ripresa economicanegli Stati Uniti posticipata oppure più debolerispetto alle previsioni. Ciononostante, date leelevate aspettative di crescita per il secondosemestre, questo scenario è altamente pro-babile. In tal caso, sarebbero ipotizzabilitemporanee correzioni borsistiche a due cifredovute al negativo effetto sorpresa. Il Credit

Bernhard Tschanz

Fonte: Datastream

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Europa Svizzera Nordamerica Giappone Asia escl. Giappone

Paesi Spagna Corea

Thailandia, Taiwan

Settori (livello locale) Carta e cellulosa Banche Salute Strumenti di precisione Approvvigionamento

Semiconduttori Beni industriali Automobili Energia

Automobili Semiconduttori

Settori (livello globale) 1

Comp. aeree/Trasporti (–) Cathay Pacific

Automobili (+) Volkswagen Nissan Motor

Banche (0) BNP Paribas UBS Kookmin Bank

Materie prime (0)

Chimica (0) Syngenta

Edilizia (0) Geberit Siam Cement

Beni di consumo (0) The Swatch Group I Kao, Shiseido

Energia (–) ExxonMobil Sinopec

Meccanica/ Siemens Rieter General Electric

Elettrotecnica (0)

Bevande (–)/Alimentari (0) Nestlé N

Tabacco (0)

Assicurazioni (0) Swiss Re AIG

Servizi IT/Software (0) Microsoft

Media (0) Walt Disney

Salute (+) Schering Pfizer

Carta e cellulosa (+) Stora Enso

Immobili (0) Mitsui Fudosan Co. Wharf Holdings Ltd.

Commercio al dettaglio (0) Carrefour Home Depot

Tecnologia hardware (0) Canon, Sharp

Semiconduttori (+) ASML Samsung Electr., TSMC

Attrezzature di tlc (0)

Fornitori di servizi tlc (0) Portugal Telecom PT SBC Communications NTT DoCoMo

Approvvigionamento (0) Huaneng Power

Altri (–) Boeing Nomura Holding

Fondi d’investimento consigliati: Pictet Eastern Europe Fund, Dexia Inv Euro Corp Bonds, Robeco High Yield Bonds CHF/EUR/USD, CS Equity Fund Global Pharma,

Schroder ISF Japanese Equity. Ulteriori fondi all’indirizzo www.fundlab.com1 Rispetto all’indice MSCI World: + Outperformer 0 Market performer – Underperformer Fonte: CSPB, situazione al 30.7.03

Suisse si mantiene però fiducioso soprattuttonei confronti dei mercati emergenti asiatici,anche se le perdite imputabili alla SARS so-no già state in parte compensate con consi-stenti utili sugli indici.

Il mercato azionario giapponese, partico-larmente sensibile alla congiuntura, si svilup-perà al di sopra della media solo fintantochéle aspettative di una ripresa globale della cre-scita e di borse azionarie orientate al rialzorimarranno invariate. Entro fine anno StatiUniti ed Europa potrebbero realizzare una

performance analoga: la dinamica di crescitafavorisce i primi, mentre la valutazione e ilprobabile nuovo indebolimento del bigliettoverde la seconda.

A livello settoriale, gli investitori continua-no a prediligere i comparti ciclici dei segmen-ti tecnologici e finanziari. Soprattutto in que-st’ultimo è atteso un andamento più pacato.Questo vale anche per i titoli bancari che,grazie al miglior profilo di rischio, sono tutto-ra da preferire agli assicurativi. Tra i tecnolo-gici vengono favoriti i semiconduttori. Perdo-

no invece terreno i ciclici della old economy,ossia edilizia, chimica, macchinari, elettrotec-nica e materie prime. Se la ripresa della con-giuntura globale si innescherà, la prossimarotazione settoriale avverrà in questo seg-mento di mercato. Segmento in cui il CreditSuisse mantiene tuttavia la sovrappondera-zione solo sui titoli automobilistici europei egiapponesi. Tra i settori difensivi si mantienein evidenza quello della salute, soprattuttograzie al favorevole andamento dei valori dibiotecnologia e tecnologia medica.

Credit Suisse Bulletin 4-03 39

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Preferenze riguardo a paesi, settori e titoli

Perdura la preferenza per i settori cicliciGli investitori rimangono fedeli ai settori ciclici dei segmenti tecnologico e finanziario. Soprattutto per quest’ultimo è atteso un andamento più pacato. Tra i settori difensivi viene favorito quello della salute, segnatamente i valori farmaceutici.

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40 Credit Suisse Bulletin 4-03

Obbligazioni

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Variazione percentuale rispetto all’anno precedente

InflazioneMedia annua

1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005

Previsione

In calo il rincaro nell’EU-12

La BCE ha spazio di manovra per ridurre i tassiLa calma piatta sul fronte dell’economia e i tassi d’inflazione nettamente al ribasso conferiscono nuova libertà d’azione alla BCE, che dovrebbe intervenire in autunno.

Il ritrovato potere delle banche centrali

p Le banche centrali frenano il rialzo dei tassi dell’economia reale.

p La Fed manterrà basso il livello deitassi, la BCE può ancora ridurlo.

Il rialzo dei tassi, vigoroso e di breve corso,osservato verso la fine delle ostilità in Iraq nonè giunto inatteso. La speranza di veder ripar-tire la congiuntura, e con essa l’ottimismo deimercati finanziari, nell’immediato ha riconvo-gliato nei comparti più a rischio perlomenouna parte del denaro ancorato alla sicura boadei titoli di Stato. L’euforia del dopoguerra –un vero toccasana per la ripresa dei tassi – hatuttavia ceduto il posto alla (prevedibile) disil-lusione dell’economia reale. Sviluppo questoche ha nuovamente trascinato verso il bassola parte a lunga. I mercati obbligazionari han-no ricevuto un vigoroso sostegno dagli istitu-ti d’emissione. Il dibattito sulla deflazione av-viato dalla Fed e il fatto che la Banca centra-le europea (BCE) non faccia mistero di volerprocedere a nuovi ritocchi non solo hannoaccelerato la flessione dei tassi nel secondotrimestre, ma hanno pure compromesso gli

effetti positivi che l’economia reale dovrebbeavere sul rialzo dei saggi nella seconda metàdell’anno.

Il ritocco dei tassi può attendere

La Fed ha ammesso di essere disposta amantenere basso per un lungo periodo il li-vello dei tassi del mercato monetario. Va co-munque annotato che l’economia a stelle estrisce potrebbe iniziare a galvanizzarsi nelsecondo semestre, ma fino a che gli squilibriinterni ostacoleranno la ripresa impedendoalla crescita di marciare a lungo al di là delproprio potenziale, lo scarto di crescita (ossiail divario tra la crescita potenziale e quellaeffettivamente realizzata) rientrerà solo a ri-lento. Tuttavia, in presenza di questo gap atendenza disinflativa l’economia statunitensenon dovrebbe temere alcuna spinta inflativa,suscettibile di obbligare la Fed all’azione.

Anja Hochberg

Fonte: Bloomberg, CS

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In % della totalità degli afflussi netti di portafoglio

Afflussi netti di bond verso gli USA (media su 12 mesi)Afflussi netti di azioni verso gli USA (media su 12 mesi)

G

2001

2002

2003

F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Monete

Struttura degli investimenti netti di portafoglio negli Stati Uniti

Le obbligazioni hanno battuto le azioniLe banche centrali asiatiche stabilizzano le loro monete comperando dollari USA, o più precisamente titoli governativi statunitensi. Così facendo costituiscono un’importante fonte di finanziamento del disavanzo dellepartite correnti americano. L’interesse degli investitori esteri per le azioni USA è ancora modesto.

I flussi di bond internazionali trainano le monete

p Le favorevoli prospettive di crescitanegli Stati Uniti sono il fattore trainante del rally estivo del dollaro.

p Il finanziamento del deficit gemello(commerciale e di bilancio) richiedel’afflusso di capitali esteri.

La fragilità del dollaro è perdurata accen-tuandosi per diverse settimane e ha caratte-rizzato l’intero primo semestre. La divisaamericana, tuttavia, ha lentamente recupera-to terreno in sella al Toro che ha fatto ritornosui mercati azionari nonché sulle ali delle mi-gliorate prospettive di crescita per l’economiaa stelle e strisce. Ed è senz’altro possibileche nei mesi estivi, a seconda dell’andamen-to dei mercati azionari, il biglietto verde con-tinui la sua momentanea ascesa. Ma i motiviche suggeriscono un indebolimento del dol-laro sul lungo periodo sono rimasti intatti. Peril greenback, il deficit gemello negli Stati Uni-ti abbinato al basso livello dei tassi USA co-stituisce un pericoloso cocktail. Sul fronte deiflussi di portafoglio internazionali lo scenarioè tuttora dominato dalle obbligazioni (si vedail grafico). Tuttavia, se la corsa sui listini azio-nari scattata in marzo dovesse proseguire, gliinvestitori potrebbero traghettare maggior-mente i loro capitali dalle obbligazioni alleazioni. Per il dollaro si tratta di una dimensio-

ne rilevante. Da oltre un anno i differenzialidei tassi determinano in ampia misura i movi-menti valutari, fatto ascrivibile all’aumento deibond nei flussi di portafoglio a scapito delleazioni. Se la struttura dei flussi di capitalidovesse mutare a favore delle azioni è possi-bile che le differenze di crescita fra le eco-nomie, come quelle osservate alla fine deglianni Novanta, riprenderanno a influenzaresempre di più le monete.

Le statistiche attualmente disponibili, pe-raltro diffuse con notevole ritardo, non forni-scono ancora nessun indizio su entità e dura-ta nel tempo degli spostamenti di capitali. Èprobabile che il rally sia in gran parte guidatodalla liquidità. Dopo una fase di consolida-mento, il dollaro dovrebbe continuare a inde-bolirsi rispetto alle monete europee. Il supe-ramento del valore teorico rispetto alle valutedel Vecchio continente è correlato principal-mente alla stabilizzazione del tasso di cambioin Asia (Giappone: interventi; Cina: ancora-mento dello yvan renminbi al dollaro).

Marcus Hettinger

Fonte: US Treasury, CSPB

Credit Suisse Bulletin 4-03 41

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42 Credit Suisse Bulletin 4-03

Investimenti alternativi

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Punti dell’indice

SSFB/Tremont HF IndexMSCI WorldJP Morgan Global Govt Bond Index

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601999 2000 2001 2002 2003

Andamento degli hedge fund nonché dei mercati obbligazionari e azionari

Gli hedge fund battono le borse Dal 1999 gli hedge fund hanno messo a segno un rendimento del 50 per cento, mentre l’indice MSCI World ha perso il 25 per cento. Nel 2003 il volume complessivo degli investimenti in hedge fund si attesterà attorno a 650 miliardi di dollari USA.

Hedge fund: una bolla che minaccia di scoppiare?

p L’afflusso di denaro fresco è costanteed elevato.

p La vivacità dell’offerta e la domandaaltrettanto robusta possono determinare un annacquamento deirendimenti.

Nel 1999 sono confluiti negli hedge fund cir-ca 460 miliardi di dollari USA. Sulla scia direndimenti quasi sempre di segno positivo,quest’anno gli investimenti graviteranno pre-vedibilmente intorno ai 650 miliardi. Numero-si osservatori del mercato cominciano però achiedersi se l’atteggiamento di alcuni investi-tori riguardo alle aspettative sia ancora com-misurato alla realtà, o se stiamo piuttostoassistendo alla formazione di una bolla che,analogamente a quella di Internet, in futuropotrebbe anche scoppiare.

Ma cos’è una bolla? Essa nasce quando ilconsenso riguardo al rendimento atteso diuna categoria d’investimento continua a cre-scere e induce i sottoscrittori a investire inquesta categoria anche quando si levano voci d’avvertimento. Ne consegue un divariocrescente fra il prezzo (in ascesa) dell’in-vestimento e il valore intrinseco effettivo. La

bolla scoppia quando i fatti smascheranol’eccessivo gonfiamento delle attese.

Sebbene l’afflusso di fondi freschi verso gli hedge fund continui ad aumentare, non èopportuno ritenere che siamo di fronte a unabolla. Gli hedge fund sono una categoriad’investimento eterogenea e non salgono oscendono assieme; inoltre sono valutati se-condo il valore intrinseco e non a un prezzo dimercato che si indirizza a domanda e offerta.Considerata la lievitazione della domanda edell’offerta è tuttavia lecito attendersi una piùampia dispersione dei rendimenti e in gene-rale una riduzione relativa dei fondi di qualità.Il divario fra i manager migliori e quelli peg-giori si allargherà. Tanto più importante saràquindi l’attenzione da riservare ai gestori:dapprima nella loro selezione, che andrà ef-fettuata con particolare cura, in seguito nellasorveglianza costante del loro operato.

Patrick Husistein

Fonte: Bloomberg

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Credit Suisse Bulletin 4-03 43

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Suggerimento su come investire nel 2003

«Gli investimenti alternativi offrono protezione econsentono di sfruttare gli andamenti positivi»Pascal Pernet, esperto in investimenti del Credit Suisse, trae un bilancio intermedio dei primi sei mesi dellasua rubrica di suggerimenti d’investimento. Molto positivo il giudizio sul Global Investment Program (GIP),nonostante l’inizio difficile. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

dipendenza nei confronti delle oscillazionidei mercati azionari. A seconda della situa-zione economica, i rispettivi gestori possonopredisporre una protezione più o menoampia.Ma la sicurezza ha sempre un prezzo. Am-

mettiamo che i mercati azionari salgano

del dieci per cento. In che misura sarebbero

ridotti gli investimenti alternativi? Di un talerialzo approfitterebbero per i due terzi circae sarebbero ben protetti contro repentinicedimenti.Nemmeno gli investimenti alternativi possono

però offrire una protezione completa. Quali

sono i rischi? Di fatto i rischi sono due: il rischio d’investimento di per sé e la man-canza di sicurezze sul piano normativo. Il primo è relativamente facile da teneresotto controllo e dipende soprattutto dalle capacità del gestore. Il team competente del Credit Suisse può così monitorare in modo trasparente le varie performance.Per il secondo invece la questione è diver-sa: il cliente deve fidarsi della capacità e dell’esperienza del Credit Suisse, che giànella scelta del gestore ha applicato criteri assai severi.E come vengono retribuiti i vari gestori del

GIP? Il sistema tariffario si articola in dueparti: da un lato vi sono commissioni digestione fisse e, dall’altro, bonus in funzio-ne del risultato. Questi ultimi non si basano su un benchmark, ma sono assoluti. Ciòsignifica che i gestori guadagnano soloquando realizzano un profitto: un sistemaoltremodo interessante per gli investitori in strategie GIP, poiché pagano una com-missione solo se hanno effettivamenteguadagnato qualcosa. Potrebbe spiegarlo in cifre? Di regola lacommissione di gestione fissa per gli inve-

stimenti GIP ammonta all’uno per cento e la partecipazione agli utili al venti per cen-to. Grazie a questo sistema di retribuzione e al fatto che anche tutti i nostri gestori di investimenti alternativi hanno collocatodenaro proprio nei rispettivi fondi, gli inte-ressi di gestori e investitori sono pratica-mente identici.

Performance gennaio–giugno 2003

Le strategie GIP prendono quota Dopo una partenza un po’ stentata a inizio anno, le strategie GIP Income e Growth consigliate hannoregistrato alla fine di giugno 2003 rendimenti positivirispettivamente del tre e quattro per cento.

«In proiezione annua, attualmentesiamo quasi in perfetta linea con il nostro obiettivo di rendimento.»Pascal Pernet, Financial Products

Daniel Huber Alla fine di giugno come giudica

le strategie GIP consigliate a inizio anno?

Pascal Pernet Ritengo che siano molto valide.Da inizio anno la strategia Income ha frut-tato il tre per cento e quella Growth addirit-tura il quattro. Non possiamo che ritenercisoddisfatti.Metà anno è già trascorso. Che bilancio

trae di questa rubrica? In proiezione annua siamo quasi in perfetta linea con il nostroobiettivo di rendimento. Viste le turbolenzedegli ultimi sei mesi è un ottimo risultato,che sottolinea la qualità del nostro prodotto. E questo a cosa è dovuto? In particolare ai mercati azionari e agli investimenti alter-nativi. Grazie al miglioramento dei dati eco-nomici e al calo dei tassi, gli investimentiazionari hanno fruttato buoni rendimenti.Positivi dunque anche i risultati dei gestoridi fondi alternativi, dato che in questomomento contano prevalentemente su unandamento positivo dei mercati azionari,posizionandosi di conseguenza.In linea di principio gli analisti prevedono una

contenuta ripresa dei mercati azionari. Per-

ché nel GIP non vengono convertiti ancor più

investimenti alternativi in azioni? Il grandevantaggio degli investimenti alternativi è l’in-

5

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1

0GIP Income CHF GIP Growth CHF

Strategia Benchmarkin %

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44 Credit Suisse Bulletin 4-03

Dopo la crisi del rublo la crescita dell’economia russa s’impennaSuperato il tracollo del 1998, la Russia conosce una rapida crescita economica con un incremento medio annuo del PIL di circa il sei per cento,tasso di crescita di gran lunga superiore a quello di Stati Uniti ed Eurolandia. Una maggiore domanda interna abbinata a un aumento dell’attivitàd’investimento sono alla base di tale evoluzione. Grazie al rafforzamento della situazione economica e alla stabilità politica, si sta formando unnuovo ceto medio che può permettersi di frequentare i centri commerciali di lusso, come il GUM di Mosca. Fonte: Bloomberg. CSFS, stime per il 2003

Variazione rispetto all’anno precedente in %

Russia USA Eurolandia

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1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

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Credit Suisse Bulletin 4-03 45

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

La crisi russa del 1998 dimostra come inve-stire controcorrente sui mercati emergentipossa essere premiante. Chi ha acquistatoazioni o eurobond russi nel periodo immedia-tamente successivo alla crisi è stato ampia-mente ricompensato. Intorno alla fine del1998, l’economia russa era in recessione esui mercati finanziari regnava il caos succes-sivo al crollo del mercato russo delle obbli-gazioni (GKO). Non esattamente il genere discenario ricercato dagli investitori. Cionono-stante, dal gennaio del 1999 i rendimenti cu-mulati in dollari dell’indice azionario russoRTS e degli eurobond ammontavano rispetti-vamente al 764 e al 940 per cento! Passatoil caos iniziale, i valori russi hanno beneficia-to da un lato di una forte ripresa delle attivitàeconomiche e, dall’altro, di un periodo di sta-bilità sul fronte politico in seguito all’elezionedel presidente Putin alla fine del 1999. Adagosto ricorre il quinto anniversario della cri-si. Molto è cambiato in Russia da allora, mamolto deve ancora cambiare. Oggi, la do-manda cruciale per gli investitori è se le at-tuali condizioni permettano il mantenimentodella stabilità politica e il perdurare della cre-scita economica in Russia.

Negli ultimi anni la Russia ha registratouna crescita economica tra le più rapide almondo. Dal 1999, la crescita reale del PIL siattesta in media intorno al 6 per cento all’an-no, ben oltre i tassi di crescita di Stati Uniti e Eurolandia (si veda il grafico a pagina 44).I motori di una simile crescita sono la ripresadella domanda interna e l’aumento delle atti-vità d’investimento. La crisi del rublo del 1998

ha ridato competitività all’industria russa, in-ducendo di conseguenza i consumatori a pre-ferire i beni prodotti nel proprio paese a quel-li importati. Nel contempo l’aumento deiprezzi del petrolio ha permesso alle società

esportatrici di energia di conseguire maggio-ri profitti. Queste liquidità sono state riversa-te nel miglioramento delle infrastrutture e deibeni d’equipaggiamento, rafforzando l’attivitàd’investimento in generale.

Espansione grazie alle risorse naturali

Il comparto energetico è al centro di questomini-miracolo economico. L’economia russaera ed è tuttora supportata principalmentedalla produzione di greggio e gas naturale.Questi settori contribuiscono al PIL nella mi-sura del 20 per cento e costituiscono il 50 per cento del totale delle esportazioni e il40 per cento circa delle entrate dello Stato.La rinascita del comparto energetico russoha creato un gruppo di colossi industriali cheha assunto una posizione di spicco sui mer-cati energetici internazionali. Sebbene le ab-bondanti risorse naturali abbiano rinvigorito

l’economia russa, la dipendenza da un unicosettore comporta diversi svantaggi.

Questo forte vincolo espone la Russia al-le oscillazioni del prezzo del greggio, anche sei rischi sono diminuiti. In effetti, l’espansioneeconomica ha trasformato radicalmente la si-tuazione finanziaria dello Stato. Nel 1998, ilcrollo del mercato delle obbligazioni GKO loaveva portato al fallimento, causandogli inol-tre importanti perdite di immagine. Da allorail governo ha progressivamente ridotto il de-bito pubblico, costituendo al contempo riser-ve ufficiali in moneta estera. Le agenzie dirating hanno riconosciuto e premiato questisviluppi aumentando il rating di credito delpaese. Valutata con una doppia B, la Russiadovrebbe ottenere al più tardi l’anno prossi-mo l’ambita tripla B. Ciò dipenderà tuttaviadagli sforzi intrapresi per implementare le in-dispensabili riforme istituzionali e strutturali.

Contrariamente all’era Eltsin, il primomandato del presidente Putin è stato carat-terizzato da una stabilità non comune per lapolitica russa, motivo per cui tutti si aspetta-no la sua rielezione nel 2004. La stabilità delgoverno Putin può essere ricondotta alle at-tenzioni riservate alla creazione di una basedi sostegno attorno al suo partito «RussiaUnita» nel congresso. Gioca tuttavia un im-portante ruolo anche l’accordo siglato tra ilCremlino e «gli oligarchi» del paese, un ri-stretto gruppo di potenti uomini d’affari.

Il patto con gli oligarchi sta cedendo

Nel luglio del 2000 il neoeletto presidentePutin aveva invitato gli oligarchi al Cremlino.L’accordo raggiunto in quella sede prevede-va che il governo si impegnasse a non inda-gare su alcune delle privatizzazioni sospettedegli anni Novanta e che gli oligarchi, in cam-bio, si tenessero lontani dalla politica. Sem-Fo

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Dalla Russia con furoreDal crollo dell’Unione Sovietica, avvenuto nel 1991, il paese più grande del mondo ha vissuto un profondo ribaltamento politico ed economico. Il settore energetico ha contribuito in misura determinante al mini-miracolo economico russo. Ma questa dipendenza unilaterale ha anche i suoi inconvenienti. Walter Mitchell, Emerging Markets Research

«La crisi del rublo ha ridato competitivitàall’industria russa.»Walter Mitchell, Emerging Markets Research

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46 Credit Suisse Bulletin 4-03

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

brerebbe tuttavia che l’accordo non venga piùrispettato da tutte le parti. A inizio annoMikhail Khodorkovskij, CEO della Yukos Oil euomo più ricco della Russia, ha espresso ilproprio sostegno a due partiti dell’opposizio-ne. Da allora il governo ha aperto due proce-dure penali contro la banca Menatep, che de-tiene la maggioranza delle azioni della Yukos.Khodorkovskij stesso è stato interrogato.

Le imminenti elezioni della duma, cheavranno luogo in dicembre, sembrano avercatalizzato il caso Yukos. Saranno queste ele-zioni a stabilire se Putin potrà continuare acontare sull’appoggio della maggioranza deideputati. Le indagini sulla Yukos potrebberodiventare un caso isolato oppure segnare l’inizio di un periodo turbolento per la politicarussa. In ogni caso, anche ammettendo chePutin resti al potere, gli occorreranno ampiconsensi in seno al congresso per portare atermine le riforme strutturali che la sua am-ministrazione ha proposto ma non ancora im-plementato. Tra le riforme più importanti si

Il boom economico ha portato diverse im-prese alla ribalta dello scenario internaziona-le. L’estrazione e la distribuzione delle ab-bondanti risorse naturali della Russia sonodiventate un grande affare. La Gazprom,società a partecipazione statale che detieneil monopolio nella produzione di gas, con-trolla il 20 per cento circa delle riserve mon-diali registrate ed è in procinto di avviare unmassiccio programma d’investimento perrinnovare e ampliare il proprio gasdotto, conl’obiettivo di consolidare la sua posizionequale fornitore leader di gas naturale in Eu-ropa. Yukos e Sibneft, due delle principaliimprese petrolifere russe, sono recente-mente balzate agli onori della cronaca peraver annunciato la loro fusione, diventando ilsesto gigante del petrolio quotato in borsa.A febbraio, la British Petroleum (BP) hamesso in subbuglio il mercato annunciandouna joint-venture del valore di 6,75 miliardi didollari con la Tyumen Oil Co. In ogni modo,a breve termine è improbabile un’invasionestraniera del settore petrolifero russo. Altre im-

portanti compagnie petrolifere come la Lukoilpotrebbero voler mantenere l’indipendenza, eil governo potrebbe resistere ai tentativi dellecompagnie straniere di controllare una fettatroppo grossa del mercato petrolifero russo.

A parte qualche eccezione le maggiori dit-te appartengono al comparto energetico. Leaziende della comunicazione mobile MTS eWimpelcom, con sede a Mosca, sono leimprese leader di un settore, ossia quello deiservizi, altrimenti sottosviluppato. La bancaa controllo statale Sberbank domina il com-parto del retail banking. La regolamenta-zione bancaria deve essere rielaborata e ilsettore consolidato prima che le banche rus-se possano cominciare a fiorire. In linea dimassima, le società russe hanno tentato dimigliorare la propria reputazione all’esteroadottando gli standard contabili accettati alivello internazionale e strutture aziendali piùtradizionali. Nonostante questi sforzi, restaancora molto da fare per migliorare il livellodi trasparenza e la corporate governancedelle imprese russe. (wm)

Petrolio, gas e telecomunicazioni dominano la scena imprenditoriale

annoverano la ristrutturazione del sistemabancario e la deregolamentazione dei merca-ti energetici interni, misure necessarie per so-stenere la dinamica congiunturale del paese.

L’economia russa sembra essere destina-ta a proseguire la sua impressionante espan-sione. Sotto il profilo politico, un Putin in-tenzionato ad applicare le riforme sembra ingrado di condurre l’economia della Russia ele sue istituzioni sulla buona strada. Le pre-messe economiche e politiche per sfruttareal meglio le risorse russe sono date. Ciono-nostante, la Russia resta un «mercato emer-gente» soggetto a periodi di elevata volatilitàe/o scarsa liquidità. Sui mercati finanziari, ri-schio e rendimento camminano di pari passo.Quanto siano ancora volatili i mercati russi èdimostrato dal caso Yukos. I rendimenti futu-ri delle azioni e delle obbligazioni russe po-tranno non ripetere gli exploit degli ultimi an-ni, ma nemmeno i rischi sono più gli stessi.

Walter MitchellTel. 01 334 56 67, [email protected]

Nel 1992 ha fondato la sua

scuola di lingue. Ci sono state

difficoltà?

Le difficoltà ci sono state e per-mangono a tutt’oggi. Allora loscenario era più nebuloso, era-vamo abbandonati a noi stessi,sapevamo poco e ogni giornoriservava delle sorprese.Cosa farebbe diversamente oggi?

Mi lascerei guidare dal mioistinto e ascolterei meno gli al-tri, in particolare nelle decisioniche riguardano il personale.Cos’è cambiato negli ultimi dieci

anni?

La Russia sta vivendo una fasedi boom. Oggi abbiamo mercatidi sbocco e del lavoro sviluppa-ti. Sono state varate importantiriforme. Il settore privato èmolto robusto. Ma sono rimasti la corruzione, la burocrazia el’arbitrio dei funzionari.A cosa devono prestare partico-

lare attenzione gli imprenditori

stranieri?

Dove possibile bisogna fare affari nella legalità e pagare le imposte. Uno stato di diritto de-bole non significa solo immunitàdi fatto in caso di infrazioni allalegge. In Russia un imprenditoredi successo è anche una vittimainteressante per i concorrenti,che non esitano ad attaccarloabusando di organi esecutivistatali. La migliore prevenzionecontro questo particolare tipo digiustizia è lavorare quanto piùpossibile nella legalità, anche secosì facendo si fa parte di unaminoranza. (rh)

«La Russia stavivendo un boom»Walter Denz, imprenditore svizzero a S. Pietroburgo

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Orologi svizzeri a prova di SARSLa diffusione della polmonite atipica ha apparentemente fatto andare fuori tempo l’industriaorologiera svizzera. Ma grazie al ciclo di ristrutturazioni ormai ultimato e allo spiccatoorientamento ai prodotti di qualità di fascia alta, essa può guardare con rinnovata fiducia aglianni a venire. Claudia Kurz, Economic & Policy Consulting

Il ristagno economico genera un calo dell’exportRispetto allo scorso anno, nel primo semestre le esportazioni dell’orologeria hanno lamentato un vistoso decremento, ad eccezione di quelle di Cina, Stati Uniti e Hong Kong. Il regresso è da imputare soprattutto alla scarsa propensione alconsumo osservata in Europa. Fonte: Amministrazione federale delle dogane

Valore delle esportazioni di piccola orologeria in mio. di CHF

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un leggero aumento. L’orologeria svizzeraappare diversamente equipaggiata per af-frontare la crisi congiunturale. Il GruppoSwatch e Movado ad esempio continuano amostrarsi fiduciosi e solidi, mentre Riche-mont, uno dei più potenti gruppi mondiali dellusso, deve fronteggiare un crollo degli utilie ha preannunciato tagli occupazionali pari a circa il cinque per cento del suo organicooccupato nell’industria orologiera svizzera.

Meccanica: il miglior argomento di vendita

In linea generale, le grandi imprese – pre-messa naturalmente una sana strutturaaziendale – sono meglio protette delle picco-le manifatture dalle oscillazioni congiunturalidella domanda. Il raggruppamento in unità dimaggiori dimensioni consente di eseguire piùfasi lavorative all’interno della propria azien-da e di ridurre la dipendenza dai subappalta-tori. In più, le grandi case orologiere sonomeglio in grado di promuovere campagne dimarketing dispendiose e di aprire propricanali di vendita, ambedue irrinunciabili perposizionare bene il proprio marchio su unmercato duramente conteso. Invero, nell’in-dustria del tempo si è anche assistito a nu-merose incorporazioni e a processi di con-centrazione frutto spesse volte, oltre che dimotivazioni economiche, della volontà di ac-

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In gennaio il settore orologiero guardava an-cora con legittimo orgoglio al buon anda-mento espresso dal suo commercio conl’estero nel 2002, in cui a dispetto del mo-mento di congiuntura internazionale non pro-prio brillante era riuscito a sfoggiare valori diexport pressoché costanti. Questa felice ri-sultanza aveva infuso la speranza che labranca di tradizione elvetica, spiccatamenteindirizzata alle esportazioni, avrebbe supera-to senza gravi perdite l’avversa situazionecongiunturale. Ma l’avvento della polmoniteatipica, nota comunemente come SARS, hasmorzato l’ottimismo nutrito dalle aziendedell’industria del tempo, giacché aveva col-pito importanti mercati di sbocco del settorecome Hong Kong e Singapore. Peraltro, ladecisione assunta da Berna di non ammet-tere al Salone mondiale dell’orologeria e del-la gioielleria espositori provenienti dalle areeflagellate dalla polmonite atipica ha inoltredato vita a una pubblicità negativa e solle-vato un’ondata di forti proteste in Asia. Ma l’allarme SARS non ha penalizzato soltanto ilbusiness fieristico: il timore di un contagio ha spinto numerosi turisti asiatici a disdire iloro viaggi all’estero, con l’effetto di depri-mere le vendite interne.

L’onda lunga della fragilità congiunturale

Viceversa, la SARS non sembra in grado dinuocere gravemente al molto più importanteversante dell’export. Pur se da gennaio sinoa maggio il valore delle esportazioni orolo-giere ha ceduto il 6,2 per cento rispetto al-l’anno precedente, questa involuzione nondovrebbe essere imputabile tanto alla SARS,quanto piuttosto alla difficile situazione con-giunturale in cui versano molti paesi impor-tatori e che peraltro sta avvolgendo nelle suespire anche l’industria dei beni di lusso. Con-siderate le prospettive tutt’altro che rosee,non pochi imprenditori e guru della borsa do-vranno stringere la cintola. Un crollo partico-larmente vistoso e indiscriminato è stato evi-denziato dalle vendite in Germania, Italia eGiappone. Il settore ha risentito anche delconflitto iracheno, con pesanti ricadute so-prattutto sulle vendite nel Vicino Oriente. Perconverso, le vendite a Hong Kong, la cuieconomia è stata devastata dal dilagare del-l’epidemia di SARS, hanno espresso persino Fo

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quisire il possesso di una propria produzionedi movimenti ad orologeria. In particolare peri marchi di lusso, un movimento meccanicoproprio rappresenta di fatto uno strumentoimportante per posizionare con successo unbrand sul mercato. Una strategia che riescead esempio a marchi di lusso indipendenticome Rolex, Audemars Piguet o Chopard.

Dipendenza pericolosa dalle grandi case

Per le piccole e medie imprese dell’industriaorologiera la concentrazione del settore si tra-duce in una più accentuata dipendenza dafornitori e acquirenti, come confermato dal-l’esempio dell’ETA: l’affiliata del GruppoSwatch vende infatti, praticamente come uni-ca azienda e quindi in una posizione mono-polistica, sbozzi di movimenti ad acquirentiesterni. L’annuncio di ridurre drasticamente lafornitura degli sbozzi di movimenti o persinodi sospenderla del tutto ha spinto le case piùpiccole a lanciare un grido di protesta provo-cando altresì l’intervento della commissionefederale della concorrenza. Anche se il peri-colo imminente sembra per il momento scon-giurato, non v’è dubbio che fintantoché nonriusciranno a sciogliersi dalle maglie di que-sta dipendenza, un’impresa verosimilmenteardua soprattutto per le aziende di piccole emedie dimensioni, molte piccole manifatturesi ritroveranno alle prese con problemi ana-loghi.

Solido andamento grazie al sigillo di qualità

Tuttavia, malgrado l’attuale ristagno, l’indu-stria orologiera svizzera si conferma com-plessivamente in ottima salute. L’orienta-mento agli orologi di qualità nella fascia diprezzo elevata dovrebbe premiare anche infuturo, in quanto il crescente benessere glo-bale induce a pronosticare una coscienzaforte del marchio e una domanda stabile dibeni di lusso. A dispetto della più serrata lot-ta concorrenziale internazionale, la Svizzeraoccupa una posizione di rispetto anche nellafascia di prezzo medio. In ultima analisi, per iveri intenditori di orologi di tutto il mondo ilmarchio «Swiss made» è ancora il simbolo pereccellenza di precisione e qualità.

Claudia KurzTelefono 01 333 37 45, [email protected]

«Oggi l’orologeria elveticaoccupa di nuovo una posizione di rispetto.»Claudia Kurz, Economic & Policy Consulting

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Gli alti e bassi dell’industria orologiera svizzeraL’orologeria svizzera nacque nel XVI secolo aGinevra. Le rigide regole della Riforma vieta-vano di indossare gioielli, cosicché i numero-si gioiellieri ginevrini – spinti dal timore di ri-manere senza lavoro – dedicarono il lorotalento alla fabbricazione di orologi. Ancoraoggi l’industria orologiera ginevrina è conno-tata verso i prodotti di lusso e l’artigianato ar-tistico, ancorché le innovazioni tecnologicheabbiano sempre radicalmente rivoluzionato ilsettore.

La prima manifattura industriale sorse nelXVII secolo nel Giura neocastellano, dov’eradisponibile manodopera qualificata a costicomparativamente convenienti. Ben prestonell’arco giurassiano crebbe e prosperò unaforte industria orologiera e la Svizzera diven-ne per lungo tempo il maggiore produttoremondiale di orologi.

Nel 1967 il centro elettronico dell’orologeriadi Neuchâtel mise a punto la tecnologia delmovimento al quarzo che, contrariamente aquello meccanico, consentiva una notevoleprecisione del moto con un dispendio tecni-co modesto e costi proporzionalmente con-tenuti. Per la Svizzera l’invenzione si rivelòperò un’autorete: paesi come Hong Kong eil Giappone adottarono la nuova tecnologia e,grazie ai prezzi decisamente più competitivi,riuscirono a imporre al mercato i loro prodot-ti conquistando in tempi brevi la leadershipnella produzione mondiale. L’evento cata-pultò in una profonda crisi l’orologeria elveti-ca, che venne progressivamente scalzata dalmercato nella fascia di prezzo medio-bassa;numerose fabbriche dovettero chiudere el’organico fu ridotto a un terzo del suo effet-tivo originale.

La crisi determinò un riassetto del settore,che trovò forma e concretezza soprattutto nel-l’unificazione delle capacità esistenti. Dallafusione di due grandi schieramenti del-l’orologeria nacque infine la SMH, che realiz-zava un terzo dell’intero fatturato dell’industriaelvetica dell’orologio. La SMH venne poiribattezzata Swatch Group, che con il feno-meno rivoluzionario del suo modello Swatchunito a un marketing incisivo e ingegnosoconcorse a riportare l’orologeria svizzera aivertici della notorietà mondiale anche nellafascia bassa. L’intera industria del settoreriuscì nel frattempo a sfuggire alle spire dellacrisi che l’avevano avvolta negli anni Ottanta.Lo spiccato orientamento agli orologi di lussoe di prestigio si rivelò una ricetta di successoe l’orologio meccanico visse una rinascita chedura tutt’oggi. (ck)

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Ernst Thomke raggruppale società affiliate dellaEbauches SA

L’ETA crea i tre orologida polso più piatti del mondo

(1,98/1,68/0,98 mm)Inizia la produzione dello Swatch(prende avvio un successo leggendario)

Ha inizio la vendita dello Swatch (orologio in plastica di costo inferioreai 50 franchi). La Ebauches cambia il proprio nome in ETA (manifattura orologieradella SMH), uno dei principali produttori mondiali di sbozzi di movimenti di orologi

Lo Swatch diventa un’icona pop mondiale

Zenith riprende la produzionedi cronografi automatici

L’ETA produce 100 milioni di orologi eimmette sul mercato un nuovo movimentocronografico a carica automatica (2894-2).Altezza di soli 6,1 mm

La SMHcambia nome inSwatch Group

Lo Swatch Groupfattura 4,1 miliardi

Dalla fusione dei due gruppi leader dell’orologeria svizzeraASUAG e SSIH nasce la SMH (Schweiz. Gesellschaftfür Mikroelektronik und Uhrenindustrie AG)

La SMH produce dasola 80 milioni di orologie meccanismi

La qualità è più decisiva della quantitàMentre il numero degli orologi prodotti non raggiunge il livello registrato alla fine degli anni Settanta, il fatturato dell’orologeria svizzera ha espresso un andamento straordinariamente positivo. Nonostante il ristagno economico, oggi l’industria elvetica del tempo gode complessivamente di buona salute. Fonte: BNS, UST

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Svizzera e UE: raggiunta l’intesa su due procedureDa un lato, lo scambio automatico di informazioni mediante notifica tra le autorità fiscali dei versamenti di interessi transfrontalieri. Dall’altro, la trattenuta fiscale tramite riscossione da parte degli agenti pagatori di un’imposta alla fonte la cui aliquota passerà progressivamente dal 15 al 35 per cento. Il 75 per cento della trattenuta spetterà al paese di domicilio del contribuente UE. Fonte: Credit Suisse Economic & Policy Consulting

Trattenuta fiscale Scambio automatico di informazioni

■ UE: sottoscrizione di un accordo equivalente con Liechtenstein, San Marino, Monaco e Andorra e applicazione delledisposizioni della direttiva anche nelle aree dipendenti o associate a stati UE (Isole del Canale, Isola di Man e territori deiCaraibi).

■ Svizzera: integrazione nella seconda tornata negoziale dei trattati bilaterali con l'UE e raggiungimento di un’intesa su altridue dossier di importanza cruciale: la partecipazione a Schengen/Dublino e la lotta alla frode. La ratifica presuppone ilsuperamento dello scoglio parlamentare ed eventualemente il consenso popolare (referendum).

■ Prelievo dell’imposta alla fonte presso gli agenti dipagamento.Il 75 per cento spetta al paese di domicilio del contribuenteUE.

■ Notifica reciproca dei pagamenti di interessi transfrontalieritra le autorità fiscali.

■ Paesi ■ Belgio, Lussemburgo, Austria, Svizzera ■ Paesi UE: Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, GranBretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna,Svezia e paesi dell’Europa centrale e orientale futuri membriUE.

■ Timing ■ Aumento progressivo dell’aliquota dal 15 per cento(2005–2007), al 20 per cento (2008–2010) e al 35 percento (dal 2011).

■ In vigore dal 2005.

■ Condizioni

■ Modalità

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Dopo anni dedicati a limare i testi, ora ladirettiva per i paesi UE e l’accordo con laSvizzera sembrano definitivamente a punto.Entrambi i documenti, frutto di un compro-messo raggiunto dalle due delegazioni nego-ziali, combattono l’evasione fiscale in Euro-pa introducendo la tassazione dei redditi dainteressi transfrontalieri, ossia versati in unpaese a una persona domiciliata in un altro,e al contempo preservano il segreto banca-rio, ovvero quel caposaldo ritenuto «non ne-goziabile» dal Consiglio federale e oggettodella contesa con l’UE. La via del compro-messo non è stata priva di difficoltà, non daultimo a causa dell’opposizione di alcuni pae-si membri allo scambio di informazioni cal-deggiato dall’UE. La fumata bianca è giuntaa inizio 2003, quando all’interno dell’UE si ètrovata l’intesa su una soluzione a due vie:mentre dodici paesi instaureranno lo scam-bio automatico di informazioni tra le rispet-tive autorità fiscali, Belgio, Lussemburgo eAustria introdurranno un’imposta alla fonteriscossa dalle banche e dagli agenti pagatoriche versano gli interessi, mantenendo così ilsegreto bancario.

La soluzione raggiunta dai quindici statimembri ha spianato la strada all’accordo conla Svizzera: analogamente a Belgio, Lussem-burgo e Austria, la Confederazione introdurràil prelievo di un’imposta alla fonte pressol’agente pagatore, la cui aliquota passeràgradualmente dal 15 al 35 per cento nel 2011

(si veda il grafico a pagina 50). Tre quartidella trattenuta saranno versati ai rispettivipaesi UE. Se lo desiderano, i clienti sarannonaturalmente liberi di optare per lo scambiodi informazioni.Fo

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Evasione fiscale: vecchia diatriba,nuove regoleScambio di informazioni nei paesi UE, trattenuta fiscale in Svizzera. Queste le regole in vigore dal 2005 peri versamenti di interessi transfrontalieri. Ecco in breve i principali cambiamenti per clienti, banche e mercatifinanziari. Hans-Peter Wäfler, Economic & Policy Consulting

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Ma l’impianto normativo deve ancora supe-rare qualche esame da entrambe le parti: seimesi prima della sua prevista entrata in vi-gore, il 1° gennaio 2005, l’UE intende nuo-vamente «radiografare» la direttiva varata.Inoltre, affinché la tabella di marcia vengarispettata occorrerà che, oltre alla Svizzera,anche Liechtenstein, San Marino, Monaco eAndorra sottoscrivano un accordo equiva-lente, e che anche le aree dipendenti o as-sociate a stati UE – come le Isole del Canale,l’Isola di Man e altri territori dei Caraibi – applichino le disposizioni della direttiva.

Sul versante svizzero, l’accordo sulla trat-tenuta fiscale rientra nella seconda tornatadei negoziati bilaterali con l’UE avviata nel-l’estate 2002 e composta da 10 dossier. Al-lo scopo di raggiungere un risultato globaleequilibrato, la Confederazione ha vincolato ilsuo nullaosta al raggiungimento di un’intesasu altri due dossier cruciali: la partecipazio-ne a Schengen/Dublino e la lotta alla frode.L’accordo dovrà inoltre superare anche loscoglio parlamentare e, in caso di referen-dum, il voto popolare.

Agente pagatore: una figura centrale

Il tempo a disposizione per introdurre pun-tualmente nel 2005 le nuove disposizioni è contato e non si escludono ritardi. Cio-nonostante, le colonne portanti dell’esitonegoziale non dovrebbero più essere in di-scussione. La tassazione del risparmio saràvincolata all’adempimento di tre criteri: l’agente pagatore dovrà trovarsi nell’UE o in uno stato terzo associato, i pagamentidovranno consistere in versamenti di inte-ressi transfrontalieri e il beneficiario dovràessere una persona fisica con domicilio fi-scale nell’UE. L’implementazione della diret-tiva nel diritto interno di ciascun paese non-ché l’esatta definizione di agente pagatore e di domicilio fiscale saranno quindi deter-minanti.

La nuova normativa vale unicamente perdeterminati redditi da investimenti. Essa nonriguarderà ad esempio le persone giuridichee gli agenti pagatori di Singapore e HongKong, ovvero situati al di fuori dell’UE o de-gli stati terzi associati. L’Unione europeaintende avviare colloqui specifici anche conaltri stati, ma non prima dell’entrata in vigo-re della direttiva. Da colmare non esistonosolo lacune sul piano geografico, ma anchein ordine alla definizione della tipologia di

redditi da investimenti finanziari imponibili. Inlinea di principio i dividendi e gli utili di capi-tale azionari non saranno toccati; nel mirinosono invece gli interessi maturati ad esem-pio da conti di risparmio, obbligazioni o fon-di di investimento, la cui tassazione dipen-derà tuttavia da determinati criteri (si veda la tabella a pagina 53). Per i fondi di inve-stimento sarà decisiva la struttura di porta-foglio, per le obbligazioni la data di emissioneo di acquisto. In quest’ultimo caso, grazie al-la clausola di «grandfathering», per il perio-do transitorio sino alla fine del 2010 si appli-cherà una regolamentazione speciale: leobbligazioni emesse prima del 1° marzo 2001

e le cui posizioni non sono state incremen-tate dal 1° marzo 2002 saranno esenti dallatrattenuta fiscale.

Calma e sangue freddo sui mercati finanziari

Il tema, oltre che per i clienti di Eurolandia,è di scottante attualità anche per tutti gliinvestitori, soprattutto perché la nuova nor-mativa avrà come bersaglio alcuni redditi,mentre altri ne saranno risparmiati: dobbia-mo quindi attenderci reazioni dei mercatidovute ai conseguenti riposizionamenti deiportafogli. Ma già oggi si profila una certez-za: siccome solo una parte relativamente esi-gua dei valori patrimoniali sarà direttamentecolpita, queste reazioni non saranno disa-strose. Tra l’altro, saranno esentati dall’im-posizione i collocamenti di tutti gli investitorinon-UE nonché quelli di investitori UE neirispettivi paesi di domicilio. Le ripercussionidella nuova direttiva interesseranno unica-mente la gestione patrimoniale transfronta-liera per i contribuenti UE, e limitatamentealle persone fisiche e ai redditi da interessi.Le nuove norme saranno inoltre introdotteprogressivamente. L’aliquota iniziale del 15

per cento non avrà ancora un peso eccessi-vo in rapporto alla normale imposta sul red-dito e consentirà ai mercati di adattarsi conrelativa disinvoltura al nuovo «clima fiscale»:almeno fino al 2010, gran parte delle obbli-gazioni nazionali e internazionali beneficeràinfatti della clausola di «grandfathering».

Tale clausola è stata inserita nella nuovadirettiva su pressioni della Gran Bretagna,preoccupata delle turbative che essa avreb-be potuto generare sul mercato locale deglieurobond. L’esempio di questi ultimi avvalo-ra appunto la tesi che i previsti riposiziona-menti di portafoglio non provocheranno ec-cessive fluttuazioni dei corsi. Attualmente ilcontrovalore degli eurobond in circolazioneammonta a circa 11 000 miliardi di franchisvizzeri, di cui una buona metà coperta dal«grandfathering». Anche qualora nel corsodegli anni le condizioni si facessero gradual-mente più aspre, i contribuenti UE potrannoattingere ancora a lungo a una riserva dieurobond esenti dalle imposte.

Se gli investitori privati di Eurolandia de-cidessero di vendere obbligazioni senza«grandfathering», allora sì che le quotazionipotrebbero risentirne. Ma in tal caso gli in-vestitori istituzionali, che generalmente nonsono interessati dall’accordo UE sulla fi-

«Si tratta di un compromesso reciprocotra Svizzera e UE.»Hans-Peter Wäfler, Economic & Policy Consulting

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

scalità del risparmio, sarebbero pronti a ope-rare una serie di riposizionamenti in grado di mitigarne gli effetti, e questo scenario ècertamente probabile in quanto la maggiorparte degli eurobond è nelle loro mani. Proie-zioni analoghe possono essere formulate an-che per il mercato delle obbligazioni esterein CHF (volume di circa 200 miliardi di fran-chi svizzeri).

Queste constatazioni inducono all’ottimi-smo; inutile quindi prendere decisioni affret-tate per paura di essere colti in contropiededall’evoluzione dei mercati. L’introduzionedella direttiva UE sulla fiscalità del risparmiolascia agli operatori finanziari un margine dimanovra sufficiente per un passaggio rapidoe indolore. Per le banche, questo provve-dimento rappresenta una grande sfida or-ganizzativa e un autentico banco di prova dal punto di vista del timing. Da una parte,

l’onerosità dei necessari adeguamenti preli-minari consiglierebbe di effettuare i relativiinvestimenti non prima che il campo siasgombro di tutte le incognite, tra le qualifigura ancora l’eventualità di una votazionepopolare in Svizzera. D’altro canto i clientidesiderano essere informati per tempo sullasituazione. A tutto vantaggio di un servizio diqualità alla clientela, le banche porterannoavanti i preparativi mettendo in conto unmargine di incertezza. Dopotutto è nel lorostesso interesse che i trattati bilaterali traSvizzera e UE vengano implementati corret-tamente sin dall’inizio. Per sdrammatizzare ilproblema si potrebbe procrastinare legger-mente l’entrata in vigore della trattenutafiscale UE.

Hans-Peter WäflerTel. 01 333 28 08, [email protected]

Conti bancari

Investimenti fiduciari

Obbligazioni di emittenti svizzeri

Obbligazioni di emittenti esteri

Fondi di investimento Svizzera

Fondi di investimento esteri

■ Imposta preventiva svizzera

■ Trattenuta fiscale UE

■ Imposta preventiva svizzera

■ Trattenuta fiscale UEEsenzioni fino al 2010: obbligazioni emesse prima del1° marzo 2001 e le cui posizioni non sono state incrementatedopo il 28 febbraio 2002. In caso di accumulo dopo il 28 febbraio2002, per le obbligazioni di Stato la trattenuta fiscale UE vieneapplicata interamente, per tutte le altre viene prelevata unicamentesulla quota aggiuntiva.

■ Imposta preventiva svizzera oppure

■ Trattenuta fiscale UE (per fondi senza imposta preventiva/esenzionivedi in basso)

■ Trattenuta fiscale UEEsenzioni: fondi a capitalizzazione con una quota massima di redditida interessi del 40 per cento (dall’1.1.2011: 25 per cento) e fondia distribuzione con una quota massima di redditi da interessi del 15 percento.

Investimenti con redditi da interessiin Svizzera

Regime fiscale per investitori privati domiciliati inun paese UE

Quali redditi sono imponibili e quali esenti dalle imposte?La trattenuta fiscale UE in Svizzera si applica ai redditi da interessi maturati all’estero. I redditi da interessi provenienti da fonti svizzere soggiacciono come sinora all’impostapreventiva. Fonte: Credit Suisse Economic & Policy Consulting

A che cosa punta l’UE?

L’UE mira a tassare adeguata-mente i redditi da interessi incassati dai suoi cittadini e atale scopo cerca il sostegno di stati terzi. Bruxelles è tuttaviaconsapevole che tale provvedi-mento non sarà «spalmato»omogeneamente sull’intero territorio UE.E il segreto bancario?

Per la Svizzera l’unica soluzionepraticabile è quella che nonpregiudica il segreto bancario.Quest’ultimo, infatti, insieme a diversi altri fattori, è una colonna portante della nostrapiazza finanziaria.Qual è il ruolo delle banche?

Le banche dovranno implemen-tare un complesso organico dinorme, compito che richiederàl’impiego di ingenti risorse finanziarie, non da ultimo in ambito informatico.Quali le opportunità?

I collaboratori dovranno familia-rizzare con il nuovo regime.L’introduzione della trattenutafiscale UE è un’ottima opportu-nità per testare la propria abilitànella consulenza. Nel contestoodierno, caratterizzato da unaconcorrenza sempre più aspra,la consulenza riveste infatti unruolo fondamentale nella fideliz-zazione della clientela. (rh)

«Il segreto bancario resta garantito»Alex W. Widmer, Head Private Banking

del Credit Suisse Financial Services

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Celle a combustibile: nuovotrampolino di lancio per l’economia?Nulla è in grado di galvanizzare i consumatori, l’economia e la borsa meglio delle nuove tecnologie. Ne sono un perfetto esempio i personal computer e i cellulari. Con la cella a combustibile si prospetta un nuovo salto innovativo che sarebbe molto ben accolto anche da numerosi titani delletelecomunicazioni. Uwe Neumann, Equity Research

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Tecnologia dell’idrogeno

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Spesa prevista dal governo USA per la ricercanel campo delle celle a combustibile

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La ricerca promette una ricca messeIl governo statunitense ha potenziato il programma d’investimenti per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno e delle celle a combustibile. In effetti, una produzionedi queste ultime su scala industriale potrebbe fungere da trampolino di lancio per l’economia. Fonte: US-Department of Energy/CS Group

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Il progresso tecnico è una delle più preziosefonti cui l’economia mondiale può attingereper la propria crescita. Il progresso econo-mico, a sua volta, è un propellente in gradodi incrementare gli utili aziendali e sulla stes-sa scia far decollare i corsi azionari. Per gliinvestitori, chiamati a decidere su come im-piegare i risparmi, l’osservazione degli svi-luppi tecnologici diventa quindi particolar-mente importante. Archiviato il boom deglianni Novanta, nei quali il trionfo della triadePC, cellulari e Internet è stato lautamentefesteggiato anche al NASDAQ, e dopo iltonfo di inizio decennio, è lecito chiedersiquali saranno le innovazioni capaci di ridareossigeno all’economia e ai listini azionari.

I «nanocorni» aumentano il rendimento

A inizio luglio la giapponese NEC, aziendaproduttrice di elettronica di consumo, ha pre-sentato il prototipo di un cellulare TV. Il te-lefonino-televisore dispone di un display LC,è equipaggiato con una batteria litio-ione ditipo convenzionale e consente la ricezione di trasmissioni televisive per poco più di un’ora. Mentre il potenziale di crescita offer-to dalla diffusione della tecnologia digitalemobile è facilmente intuibile, i limiti impostidalla batteria al periodo di utilizzo fanno na-scere dubbi sulle possibilità che il neonatocellulare cresca a prodotto di massa. Il tal-lone d’Achille del telefono mobile è la batte-ria. Per questo motivo l’azienda nipponica stacercando soluzioni che consentano di otti-mizzare il rendimento energetico degli appa-recchi elettronici.

Per sciogliere questo nodo la NEC puntasulle cosiddette celle a combustibile, sistemiche dovrebbero avere una vita molto più lun-ga rispetto alle batterie o agli accumulatori.Già all’inizio dello scorso anno, in California,alcuni ricercatori hanno sviluppato una cellaa film sottile, che grazie alla combustionefredda (si veda il riquadro) supera di tre vol-te la capacità di erogare energia degli accu-mulatori tradizionali. La durata di standby diun cellulare potrebbe venir prolungata fino aquattro settimane e quella di conversazioneda sei ore a due giorni, il tutto con un terzodel peso degli accumulatori comuni. Un ul-teriore vantaggio è dato dal fatto che le cellea combustibile non devono essere ricaricate,ma sono immediatamente sostituibili. In oc-casione del CeBit di Hannover, Toshiba hagià presentato la prima cella a combustibile

commerciale applicabile ai portatili, anche seper ora richiede un allacciamento esterno, èrelativamente grande e poco maneggevole.NEC, per contro, intende utilizzare le celle acombustibile affidandosi alla nanotecnologia.I giapponesi vogliono impiegare «nanocorni»,che presentano una forma irregolare e si am-massano in particelle aventi un diametro di100 nanometri. In tal modo vengono creatielettrodi con una superficie molto grande che aumentano il rendimento della cella acombustibile rispetto ai convenzionali elet-trodi di carbonio.

Lotta contro gli «affamati di corrente»

L’anno prossimo NEC intende lanciare sulmercato il primo portatile con cella a combu-stibile capace di funzionare per oltre cinqueore con una singola cartuccia. Il gigante nip-

ponico dell’elettronica ritiene addirittura chenel prossimo biennio porterà sul mercato cel-lulari e portatili in grado di funzionare per unagiornata intera. Un progetto analogo è pre-visto da Intel, che nell’ottobre dello scorsoanno ha dato vita a un’iniziativa industrialetesa ad allungare la vita delle batterie. L’ini-ziativa è sostenuta anche da fornitori di sin-gole componenti, come i display. Fra l’altro,i nuovi schermi basati sulla tecnologia OLED

(organic light-emitting diode) dovrebberoessere meno «affamati di corrente», esserepieghevoli, avere più funzioni e superare gliattuali schermi per quanto riguarda nitidezzae luminosità.

UMTS: una storia a lieto fine?

Queste prospettive dovrebbero far felici i for-nitori di telecomunicazioni: se il progressotecnico appena descritto consentirà di am-pliare l’utilizzo della comunicazione mobile, lelicenze UMTS pagate a caro prezzo potran-no finalmente risultare premianti. Per i pro-duttori di hardware e le aziende di softwarein ambito IT si aprirebbero nuovi mercati disbocco, servizi e applicazioni. Allo sviluppo eall’impiego della cella a combustibile puòquindi essere attribuito un ruolo significativonel processo di rilancio della crescita. Ne èconsapevole anche il governo americano,che recentemente ha presentato al pubblicoun piano di sviluppo particolareggiato cheper i prossimi anni promette investimentimiliardari in ricerca e sviluppo. Sembrerebbeche la bioingegneria (sviluppo ibrido di bio-tecnologia e tecnologia elettronica) sia sem-pre meno science fiction e sempre più realtà.

Uwe NeumannTel. 01 334 56 45, [email protected]

Alla fantasia non è posto quasi nessun limiteIl principio della cella a combustibile è sorprendentemente semplice: idrogeno e ossige-

no si riuniscono nella cella a combustibile generando acqua. Membrane sottilissime im-

pediscono che in questo processo i due gas esplosivi si miscelino in modo incontrollato.

Oltre all’acqua, prodotto di scarto, vengono liberati anche corrente e calore. Il processo

chimico è equiparabile a una combustione ma ha luogo senza fiamma aperta ed è chia-

mato «combustione fredda». L’invenzione della cella a combustibile risale al 1839 ed è

firmata dal giudice e fisico gallese William Grove. Ma solo oggi la tecnica è così affinata

da lasciar prevedere un futuro roseo a livello commerciale. Vari esperti ritengono che la

cella a combustibile si affermerà ben presto quale comune fornitore di energia per cellu-

lari e portatili; a lungo termine è ipotizzabile l’impiego in case, auto, navi e anche in interi

impianti industriali.Foto

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«La cella a combustibile determinerà una rivoluzione ad ampioraggio.»Uwe Neumann, Equity Research

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Un paio di scarpe deve essere perfetto come un’equazione e preciso al millimetro come il meccanismo di un orologio, asseriva André Perugia, mastro calzolaio di fiducia di molte dive del cinema.

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Credit Suisse Bulletin 4-03 57

SAVOIR-VIVRE

Oggetti di desiderio che sfidano la gravitàSe tutti i calzolai rimanessero fedeli a se stessi, ancora oggi andremmo in giro per il mondo portando zoccolidi legno. Per fortuna non è così. Ruth Hafen, redazione Bulletin

«Il tuo cane mi deve 370 dollari!», sbraitaCarrie in faccia al suo amico Aidan, bran-dendo una scarpa dai tacchi alti, tutta masti-cata e colante di bava. Il corpus delicti: una«Manolo». Carrie è il personaggio principaledella sit-com culto statunitense «Sex and theCity». Insieme a tre amiche, si districa attra-verso un intreccio assai semplice: sesso, ilcaos di relazioni che ne deriva, la spietataNew York. Fra i valori permanenti della serie,nonché eroine non celebrate, ci sono le cal-zature «Manolos», come le seguaci del desi-gner spagnolo Manolo Blahnik chiamano lesue creazioni, glissando sul cognome. LeManolos sone esclusive, stravaganti e co-stose. E sono meglio del sesso, come piaceevidenziare a Madonna, perché durano di più.Posta di fronte al dilemma di assegnare glisgoccioli del budget mensile alla riparazionedel water o all’acquisto di un paio di Mano-los per qualche centinaio di dollari, la prota-gonista, che idolatra le scarpe, non ha esita-zioni di sorta e sceglie la seconda possibilità:quale uomo è sedotto da impianti sanitari chefunzionano alla perfezione? Appunto.

Seducenti calzari forieri di morte

Le calzature esercitano un fascino magicosia sulle donne che sugli uomini. Più di unuomo è stato trascinato alla perdizione da un paio di sandali seducenti. Ad esempioOloferne. Prima di penetrare nell’accampa-mento del comandante supremo dell’eserci-to babilonese, salda nella decisione presa,Giuditta infilò anelli alle caviglie, bracciali eorecchini. E cinse i sandali. Oloferne si inva-ghì di lei, rapito in particolare dalla raffinataarchitettura dei suoi calzari. È assai proba-bile che i sandali di Giuditta fossero l’ultimacosa che vide prima che la scimitarra glitroncasse il collo.

Occasioni speciali vogliono calzature specia-li. Ne erano consapevoli anche gli antichiRomani. In eventi importanti, Giulio Cesaresoleva indossare calcei risuolati in oro. Ne-rone, che prediligeva i sandali dalla suolaargentata, pare ne calzasse un paio dallasuola d’oro il giorno in cui uccise a calci lasventurata Poppea.

Come nessuno dimentica il primo bacio,nessuno dimentica il primo paio di scarpe. Apiù di uno svizzero si inumidiscono gli occhiquand’è fatta menzione dei «Tigerfinkli »,pantofole-culto di elvetica fama, ora dispo-nibili fino alla taglia 47 in tutte le finiture: conchiusura a strappo, zip o stringhe. Ma l’ori-

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André Perugia fu il primo designer di

scarpe per grandi dive. Nato nel 1893 a

Nizza e figlio di un calzolaio, a soli 16

anni si mise in proprio. Fra le sue clienti

vantava stelle del cinema come Gloria

Swanson e Rita Hayworth. Univa tratti

eccentrici alla sua genialità, non da ultimo

perché, si racconta, parlava con le proprie

scarpe.

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58 Credit Suisse Bulletin 4-03

ginale dal pompon rimane insuperabile. E chinon ricorda le scarpe della domenica, rigo-rosamente Salamander, di impeccabile fat-tura teutonica? Altri ricordi d’infanzia cheriaffiorano: il personaggio di «Lurchi», benia-mino di tutti i bambini, nato nel 1937 con unmagistrale colpo di marketing. La fama delcalzaturificio Salamander si estendeva ben aldi là dell’area di lingua tedesca. Le scarpecon l’anfibio andavano a ruba in Unione So-vietica. La notizia dell’arrivo di un carico diSalamander si diffondeva con fulminea rapi-dità a Mosca; le quantità per persona eranolimitate a un paio, al massimo a due. Il mer-cato nero prosperava e chi calzava Sala-mander era adulato e ritenuto al passo coitempi. Da quando il capitalismo ha avvoltoanche la Russia, il noto anfibio calza una tu-ta mimetica. Oggi, a far furore sono gli stes-si nomi in voga nel resto del mondo: Blahnik,Ferragamo e Weitzman.

Tacchi da capogiro

«Nulla meglio di un tacco alto sa rendere stu-pende un paio di belle gambe e semplice-mente divine un paio di gambe stupende», af-

ferma Stuart Weitzman, designer di scarpestatunitense. L’aura di erotismo, seduzione e follia persegue i tacchi alti come l’aromadella colla da calzolaio. È stato comprovatoche la sinuosità dei glutei femminili aumentamediamente del 25 per cento quando unadonna si erge su tacchi alti. Nessuna sexsymbol ne può fare a meno: inaccessibili e immortali sulla celluloide, ecco BrigitteBardot in tacchi a spillo e punte affusolate,Marilyn Monroe in frivole pantofoline in piume di struzzo e Anita Ekberg sfilandosi itacchi a spillo prima di immergersi nellaFontana di Trevi ne «La dolce vita».

Chiarita la moderna funzione del tacco, lesue origini rimangono tuttora oscure. È as-sai probabile che a portare i tacchi fossero inun primo tempo uomini, più precisamente imacellai dell’antico Egitto stanchi di sguaz-zare nel sangue; sappiamo anche dei cava-lieri mongoli, ai quali i tacchi delle calzatureconsentivano di tenere ben salde le staffe. Alpiù tardi nel Medioevo il tacco perde la suaragion d’essere utilitaria e assurge ad ac-cessorio di moda e simbolo di status. Il suouso per vanità è attestato per la prima volta

nel 1533: la minuta Caterina de’ Medici portòcon sé scarpe col tacco da Firenze in Fran-cia per apparire più alta in occasione delproprio matrimonio con il Duca d’Orléans.Venne prontamente emulata. Il tacco fa ap-parire il piede più piccolo ed elegante, carat-teristica ricercatata sin dalla più remota an-tichtità e che ha dato luogo a eccessigrotteschi: il supplizio della fasciatura volta aottenere il piede di loto è di matrice cinese,ma nemmeno le donne europee esitavano,per seguire i dettami della moda, a bendarsii piedi onde ridurne in apparenza le dimen-sioni. Fra le vittime della moda non sonomancati gli uomini: lo stesso Petrarca paretorturasse le proprie estremità in scarpetroppo strette per presentare a Laura un«piede piacevole».

La follia porta scarpe con le zeppe

La ragione per cui le scarpe alte sono as-surte a status symbol è evidente: la classelavoratrice non poteva darsi il lusso di deam-bulare barcollando solo per essere à la page.Alla corte di Luigi XVI, le dame indossavanotacchi talmente alti da doversi avvalere di unbastone per camminare. Le scale costituiva-no ostacoli insormontabili, a meno di appog-giarsi al braccio di un cavaliere. Ma è la Ve-nezia del XVII secolo a riportare il primatodella follia di grandezza: le veneziane si is-savano su zeppe alte fino a 75 centimetri,dette chopine. I turisti dell’epoca si recava-no appositamente nella città lagunare perammirare la stoltezza di queste signore. «Ledame veneziane si compongono di tre parti:un terzo di legno, la chopina; un terzo diabito; l’ultimo terzo è la donna», scriveva unodi loro.

Le scarpe con la zeppa, discendenti del-la chopina, tornano in auge ogni 20–30 an-ni. Con la stessa regolarità ne vengono di-squisiti il valore estetico e i rischi per lasalute. Il loro più strenuo oppositore non è,come si potrebbe supporre, un ortopedista,ma Manolo Blahnik, che si autodefinisce nonun creatore di scarpe, bensì di «attimi fug-genti». Odia le zeppe svisceratamente: « Itacchi alti allungano la gamba, e questo èmeraviglioso. Le zeppe non sono altro checeppi ai piedi!» Ma qualcuno che deplori ilfatto che Blahnik non disegni scarpe con lazeppa c’è: il cane di Aidan di buona memoria.«Ceppi ortopedici» sarebbero senz’altro assaipiù sostanziosi di eterei «attimi fuggenti».

Salvatore Ferragamo nasce nel 1898 a

Bonito (Avellino). A 14 anni apre il suo pri-

mo atelier. Ed è subito fama, consolidata a

Hollywood con clienti del calibro di Sophia

Loren e Audrey Hepburn. In California lo

stilista studia anatomia al fine di produrre

scarpe sempre più comode. Quando il

cuoio scarseggia con l’avvento della Se-

conda guerra mondiale impiega materiali

nuovi: rafia, cellophane e sughero.

Manolo Blahnik è un mostro sacro del

moderno shoes design. Nato nel 1942

nelle Canarie, studia letteratura e architet-

tura all’Università di Ginevra e sogna di

diventare scenografo. I suoi primi bozzetti

per scarpe risalgono agli anni Settanta.

Attinge l’ispirazione per le sue collezioni

da opere cinematografiche e letterarie.

Le «Manolos» sono le eroine non celebrate

della sit-com culto «Sex and the City».

SAVOIR-VIVRE

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scarpa – la tomaia e la striscia di cuoio checinge il contorno della calzatura vengonosaldamente cucite insieme; una secondacucitura unisce quest’ultima alla suola. Nerisulta una struttura oltremodo solida chelascia spazio all’elemento che rende la scar-pa da uomo di qualità confortevole come unapantofola: il plantare anatomico in sughero.Si inserisce tra l’intersuola e la suola di ap-poggio, è dotato di caratteristiche termoiso-lanti e assorbe parte dell’energia che conogni passo sollecita le articolazioni. Ma il suopregio maggiore è la duttilità. Come in unsandalo ortopedico tipo Birkenstock, si vaadattando perfettamente alla forma dellapianta del piede di chi lo calza.

La lavorazione artigianale e la pregiabilitàdei materiali si ripercuote ovviamente sulprezzo, che ammonta sempre a parecchiecentinaia di franchi. D’altro canto esperticalzolai e conoscitori di calzature affermano,senza tema di smentite, che una tale operad’arte cucita a mano non solo garantiscecomfort incomparabile rispetto a una scarpaa buon mercato, ma dura anche molto di più.

Mentre la donna si dà senza inibizioni alla suapassione per le scarpe, l’uomo di mondo ta-ce, e con stoica rassegnazione sopporta dicalzare scarpe scomode. Senza una ragione,come dimostra un’escursione su Internet.Una rapida ricerca in Google conduce allapagina della ditta Eduard Meier di Monaco diBaviera (www.edmeier.de) dedita alla produ-zione di scarpe dal 1596, ovvero da ben 13

generazioni, il che le garantisce una certa au-torità in materia. La natura ha dotato l’uomodi una fantastica struttura di quasi trenta os-sa per consentirgli di spostarsi, recita l’abbicìdi podologia Meier. L’uomo invece tormenta ipropri piedi con ciottoli, asfalto e calcestruz-zo. La vocazione dei Meier e altri maestri cal-zolai è quella di porre rimedio a tali increscio-se circostanze.

La qualità di una scarpa si vede dallastruttura. Mentre nella maggior parte dellecalzature da uomo, ormai, gli elementi sonoincollati, la caratteristica di una buona scar-pa risiede, accanto alla selezione rigorosadelle materie prime, nell’assemblaggio: latramezza – soletta interna, visibile, della

Le scarpe, biglietto da visita del gentiluomoLa fattura artigianale ha il suo prezzo, ma ne vale la pena: la qualità dura nel tempo. Marcus Balogh, redazione Bulletin

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Le scarpe di impeccabile fattura inglesecucite su misura sono fornite di garanzia avita, a condizione di prenderne adeguata-mente cura.

Last but not least, una calzatura di qua-lità è il riflesso dell’eleganza di chi la indos-sa. Non a caso, ancor’oggi si insegna aicamerieri dei ristoranti di lusso a distingueredalle scarpe l’autentico gentiluomo dal nuo-vo ricco.

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60 Credit Suisse Bulletin 4-03

Ruth Hafen Signor Haefliger, il Lucerne

Festival di quest’anno è incentrato sull’io.

Si direbbe quasi che lei sia un egoista…

Michael Haefliger (ride) Non si tratta certo diguardare alla mia persona. Non va dimenti-cato che l’allestimento del programmacoinvolge un intero team. Il motto «Io» scel-to per il 2003 è parte di una trilogia: l’annoscorso era «Seduzione», quello venturosarà «Libertà». Il tema di quest’anno indicachiaramente che l’uomo è al centro, comedimostrano i quattro cicli che caratterizzanoil festival: «Viandante», «Specchio», «Con-fini» e «Ritratto». L’Io che si dedica alla mu-sica è sì una parte importante, ma a pla-smarne il carattere intervengono anche lospirito romantico e le esperienze limitevissute dal singolo. Nell’arco di un mese sono previste circa

cento manifestazioni. Riesce ancora a diver-

tirsi durante il suo festival? Le settimane del festival sono un periodo molto intenso,dedicato in gran parte alle manifestazioniufficiali in cui, in veste di sovrintendente,assumo doveri di rappresentanza nei con-fronti di artisti, sponsor e VIP. In questesituazioni vengono sviluppate energie total-mente diverse. Per cinque settimane sonocompletamente immerso nel lavoro, nonrimangono ritagli di tempo nemmeno per lafamiglia. Nonostante tutto riesco ancora adivertirmi ascoltando alcuni concerti, anchese devo ammettere che dopo trenta sinfo-nie comincio ad averne abbastanza…Lei è al tempo stesso manager e musicista.

Dov’è che il musicista può apprendere dal

manager, e viceversa? L’artista può impa-rare dal manager a occuparsi maggiormen-te di strutture, organizzazione, strategia e

pianificazione. A mio avviso gli artisti devo-no pensare di più da imprenditori, cosa chefino a un certo punto può essere imparata.Nell’economia si corre però il pericolo dicreare strutture e organizzazioni eccessive;contano solo le cifre e i sistemi, mentrel’intuizione e la creatività sono soffocate.Un artista crea sempre qualcosa di nuovoattraverso la sua interpretazione, il suolavoro è caratterizzato da un’irrequietezzacreativa. Questo manca all’economia.Lei si adopera molto per promuovere la mu-

sica contemporanea. Sebbene i moderni

siano generalmente poco amati dal pubblico,

a Lucerna con questa musica lei riesce a

riempire le sale. Da cosa dipende? Difficileda dire. Fondamentalmente, con la musicacontemporanea la gente ha un rapportomeno profondo rispetto alla musica classi-ca, che guarda alla tradizione. Lo stessoorganizzatore, per avere successo con lamusica contemporanea deve dapprimacredere fortemente in essa. Solo chi ne è

«La sala concerti non deve essere un museo»Dal 14 agosto al 20 settembre 2003 si rinnova l’appuntamento con il «Lucerne Festival», la prestigiosa manifestazione dell’estate musicale svizzera che il Credit Suisse Group affianca in veste di «residential sponsor». Bulletin si è intrattenuto con il suo sovrintendente Michael Haefliger. Intervista a cura di Ruth Hafen, redazione Bulletin

Michael Haefliger, 42 anni, è direttore

generale del «Lucerne Festival» dal 1999.

Haefliger studia violino e pianoforte

alla rinomata Juilliard School di New York.

A soli 24 anni fonda a Davos il festival

«Young Artists in Concert» e più tardi ot-

tiene il diploma MBA all’Università di San

Gallo. Nel 2003 conclude il «General

Manager Program» alla Harvard Business

School. Haefliger è sposato con la pia-

nista russa Irina Nikitina, con la quale ha

una figlia.

Prix Credit Suisse Jeunes Solistes

Il Prix Credit Suisse Jeunes Solistes vieneassegnato dal Lucerne Festival, dalla Confe-renza dei Direttori delle Accademie Musicalie dei Conservatori Svizzeri e dalla Fonda-zione del giubileo del Credit Suisse Group. Il premio è dotato di 25 000 franchi e vieneconferito ogni due anni in alternanza con ilCredit Suisse Group Young Artist Award.Vincitore di quest’anno è il pianista PawelMazurkiewicz, che il 19 agosto 2003, nellaLukaskirche di Lucerna, suonerà al LucerneFestival nel quadro della serie di concerti«Debut».

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personalmente entusiasta è anche in gradodi trascinare gli altri. Dobbiamo abbatterecontinuamente i pregiudizi nei confronti diquesta espressione musicale. La sala con-certi non deve essere un museo: è unluogo dove la cultura continua a evolversi.Lei si dedica con grande impegno anche al

promovimento di giovani talenti. Al Lucerne

Festival, nell’ambito della serie di concerti

«Debut», viene assegnato il «Prix Credit

Suisse Jeunes Solistes». Qual è l’importanza

di questi premi? Con questa menzione pre-miamo una giovane personalità di spiccoche sta svolgendo i propri studi in Svizzera.I 25 000 franchi del premio sono un investi-mento nel futuro di un promettente talento.In generale, il sostegno dei giovani artisti èmolto importante così come lo è l’impegnoa favore della musica contemporanea.La vostra attività consiste dunque nel pro-

muovere le giovani leve ad alto livello. D’altro

canto, in Svizzera per l’educazione musicale

di base nelle scuole i soldi sono sempre di

meno... È una catastrofe! Se si risparmia in

questo ambito, presto o tardi si distrug-geranno valori culturali. La formazione mu-sicale nelle scuole contribuisce in misuradeterminante a salvaguardare la nostra cul-tura. La Svizzera è un paese finanziaria-mente privilegiato. Non è quindi accettabileche l’educazione musicale venga sacrifi-cata sull’altare di una qualsiasi misura di ri-sparmio. È una questione che riguarda solo la scuola?

Direi di no, anche gli organizzatori dei con-certi devono fornire un contributo maggio-re. Non dimentichiamo che i bambini sonoil pubblico del futuro. Se non si riesce aconquistarli oggi non vi si riuscirà nemmenofra vent’anni. Gli organizzatori dovrannorealizzare programmi educativi, formare deigruppi che affrontino in modo mirato que-sta tematica, nonché creare progetti perbambini e giovani, come permettere agliscolari di seguire le prove, eccetera. Nonbasta organizzare un concerto per bambiniuna o due volte all’anno. Sono solo inter-venti di facciata.

In abbinamento al Lucerne Festival è

uscito un CD con opere di Mendelssohn-

Bartholdy, Mozart, Hindemith, Mahler

e Berg. Il programma è stato composto

da Claudio Abbado. Il dirigente, legato

al Lucerne Festival sin dal 1966, ha sele-

zionato le opere più significative dei

sui concerti lucernesi. Il doppio CD, una

coproduzione di Lucerne Festival e Univer-

sal Music Switzerland, è ottenibile al sito

www.lucernefestival.ch

Bulletin sorteggia 20 copie del CD

«Claudio Abbado – The Festival Edition».

Per i dettagli rimandiamo al modulo

allegato.

La fama dell’Orchestra della Tonhalle diZurigo è in continua ascesa da quando, nel1995, David Zinman dirige questa compa-gine ricca di tradizione in qualità di primo di-rettore e ha assunto la carica di direttore ar-tistico della Tonhalle-Gesellschaft. In questianni le rappresentazioni musicali delle novesinfonie di Ludwig van Beethoven sono sta-te seguite da circa un milione di spettatori,e oggi il gruppo strumentale è spesso invita-to ad esibirsi in località svizzere ed estere.

Nonostante ciò l’orchestra zurighese nondimentica che il suo impegno è destinato inprimo luogo al pubblico di casa, aumentatola scorsa stagione del quattro per cento. Inqualità di sponsor principale, il Credit Suisseè lieto che l’Orchestra della Tonhalle riescaa guadagnarsi i favori di un pubblico semprepiù vasto e a ricompensare la fiducia deifedelissimi con eventi speciali. Da diversi

anni l’Orchestra della Tonhalle esprime ilproprio ringraziamento alla popolazione esi-bendosi in un concerto nella stazione cen-trale di Zurigo. Quest’anno la rappresenta-zione avrà luogo il 29 agosto; l’entrata èlibera. Inoltre, il 3 ottobre si rinnova per laterza volta l’appuntamento destinato ai più giovani con tonhalleLATE: un concertonotturno seguito da un party.

La giornata delle porte aperte di sabato6 settembre rappresenta invece un’occasio-ne fuori dal comune. Tra le ore 10.00 e le22.00, l’Orchestra della Tonhalle e il suo di-rettore proporranno al pubblico un program-ma ricco e variegato. Ci sarà la possibilità di presenziare alle prove, di constatare inprima persona l’ecletticità dei musicisti nellediverse formazioni e di sbirciare dietro lequinte. Nel corso di discussioni coordinateda un moderatore, i musicisti illustreranno

alcuni aspetti della loro attività quotidiana espiegheranno le numerose fasi di prepara-zione di un concerto. Naturalmente ancheDavid Zinman sarà presente per risponderealle domande del pubblico. La giornata si concluderà con un breve concerto esclu-sivo, dopodiché piccoli ensemble musicaliinviteranno i presenti al ballo.Trovate i dettagli del programma al sito

www.tonhalle.ch o nell’emagazine all’indi-

rizzo www.credit-suisse.com/emagazine.

A tu per tu con la musicaCosa si cela dietro le esibizioni di una grande orchestra? Desiderate discuterne con musicisti professionisti? Sabato 6 settembre 2003, l’Orchestra della Tonhalle di Zurigo aprirà per dodici ore le sue porte al pubblico. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

David Zinman

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62 Credit Suisse Bulletin 4-03

22 febbraio 1994: di buon mattino, un’im-piegata di commercio di 22 anni si starecando al lavoro alla guida della sua Peu-geot 205 Cabriolet. La sera parteciperà a un corso d’inglese in vista della prossimavacanza in Australia. A un incrocio è coin-volta in un incidente. Da allora EdithHunkeler è costretta su una sedia a rotelle.

Un episodio frequente sulle strade sviz-zere. Chi apprende notizie di questo tipodal giornale è lieto di sapere che fortunata-mente non ci sono stati morti, e continua la sua normale giornata senza che nessunopossa davvero fargliene un torto. I medialocali, se menzionano il nome delle personecoinvolte, generano sbigottimento e com-passione nella cerchia dei conoscenti.

«Il momento più buio? Quando a diecimesi dall’incidente mi sono ritrovata in car-rozzina davanti all’albero di Natale. Non riu-scivo più a sorridere»: così Edith Hunkelerdescrive sul suo sito www.edith.ch, conconfortante schiettezza, l’infortunio che leè capitato e le sue conseguenze. «L’impor-tante è capire che non ha senso ribellarsicontro il destino. Quando si prende attodella nuova situazione, si accetta il propriocorpo e si è convinti che l’essere umano si manifesta nella testa e nel cuore, alloracresce la forza che ti riporta la gioia di

vivere. Poi, passo dopo passo, si riesce arisalire la china».

Con il sostegno della famiglia, EdithHunkeler ha ritrovato la gioia di vivere attra-verso lo sport. Ora è lei stessa un esempiodi come si può trasformare un duro colpodel destino in qualcosa di positivo. I suoisuccessi sono stati onorati nel 2001 e 2002

con la nomina a sportiva disabile dell’anno.Il suo fascino e la sua simpatia non possono

lasciare indifferenti. «La considerazione daparte dell’opinione pubblica è una cosa cheapprezzo, ma al tempo stesso mi mette a disagio. Il problema è che quasi nessunoprende atto delle eccezionali prestazioni dei miei colleghi», sottolinea Edith Hunkeler.«Non dimentichiamo che oltre a me si sono laureati campioni europei anche Pia Schmid, Manuela Schär, Beat Bösch e Heinz Frei». È vero, Edith: nell’emaga-zine, all’indirizzo www.credit-suisse.com/emagazine, daremo la parola anche ad altrisportivi. Promesso!

Impegno a favore dei disabili

«Chi assisterà alle competizioni di Langen-thal, fra gli oltre 150 partecipanti prove-nienti da tutto il mondo non noterà altro chevincitori», afferma convinto il responsabiledelle gare Samuel Lanz, collaboratore dellaWinterthur a Huttwil. Dal 1994, quandoorganizzò i campionati svizzeri per il KiwanisClub di Langenthal, si occupa con grandededizione dello sport in carrozzina. Fra l’altro ha ricoperto la funzione di team ma-nager in occasione dei campionati europeidi Assen, in Olanda. Samuel Lanz: «Chi non ha nessun handicap fisico può im-parare molto dagli sportivi in carrozzina».

«Partecipando in veste di sponsor aicampionati svizzeri esprimiamo il nostrolegame con i disabili e perseguiamo preva-lentemente obiettivi ideali», aggiunge Peter Eckenfels, responsabile SponsoringServices della Winterthur Assicurazioni. «In qualità di assicuratori cerchiamo di mani-festare la nostra responsabilità nei confrontidelle persone meno fortunate. Lo dimo-strano anche gli altri impegni, come le mani-festazioni benefiche o l’approntamento ditribune per disabili in occasione di concerti».

«L’essere umano si manifesta nella testa e nel cuore»Il 30 e 31 agosto prossimi la cittadina di Langenthal ospiterà la trentesima edizione dei campionati svizzeri di atletica leggera e di tiro con l’arco per disabili in carrozzina, una manifestazione tradizionalmentesponsorizzata dalla Winterthur. Fra gli atleti iscritti spicca il nome di Edith Hunkeler, fresca vincitrice dicinque medaglie d’oro ai campionati europei. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

Langenthal accoglierà numerosi sportivi di puntaNella città bernese si disputeranno le seguenti competizioni, articolate in varie categorie

di disabilità: 100 m, 200 m, 400 m, 800 m, 1500 m, 5000 m e 10 000 m nonché giavellotto,

peso, disco, clava e pentathlon. Su un campo adiacente si terranno le prove di tiro con

l’arco. Accanto agli svizzeri parteciperanno, fuori concorrenza, anche numerosi atleti stra-

nieri di entrambi i sessi che in questa competizione altamente qualitativa cercheranno

di staccare il biglietto per le paraolimpiadi di Atene. Fra gli sportivi svizzeri di maggior

spicco figurano Beat Bösch, Heinz Frei, Sandra Graf, Edith Hunkeler, Manuela Schär e

Pia Schmid.

«Lo sport è per me una fonte di gioia.»Edith Hunkeler, cinque volte campionessa europea

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SPONSORING

Appuntamento alla buca panoramicaA inizio settembre la suggestiva Crans-Montanafarà da cornice all’Omega European Masters,l’appuntamento principe nel panorama golfisticosvizzero che anche quest’anno riunirà il gothadella scena internazionale: accanto al sudafrica-no Bernie Els, numero due al mondo, a incanta-re la platea ci sarà anche il magic man spagnoloSergio García. Il torneo, dotato di un monte-premi di 1,5 milioni di euro, accoglie ogni announa rosa di giocatori eccelsi provenienti dai quat-

tro angoli del pianeta. Eduardo Romero (2000), Ricardo González(2001) e Robert Karlsson (2002) sono i vincitori delle tre ultime edi-zioni. Ma a illuminare gli occhi dei circa 40 000 spettatori non sarannosolo le stelle del golf: un’attrazione speciale è costituita pure dallabuca numero 7, una delle più fotografate e, secondo un sondaggiointernazionale, anche fra le 500 più belle del mondo. Se qualcuno,dopo aver fissato a lungo la pallina bianca vedrà il paesaggio circo-stante sfocato, potrà ritrovare una nitida messa a fuoco adagiandolo sguardo sulle Alpi vallesane dalla cosiddetta «buca panoramica».La vista è davvero mozzafiato. (rh)Omega European Masters. Dal 4 al 7.9, Crans-Montana. Informazioni:www.omegaeuropeanmasters.com

Montagne blu, abeti rosaIl Museo delle belle arti di Basilea dedica una mostra speciale ai pri-mi anni davosiani di Ernst Ludwig Kirchner, artista che si annovera tragli esponenti di maggior spicco dell’espressionismo tedesco. Nel1917 giunse per la prima volta in Svizzera, dove rimase fino alla suamorte avvenuta nel 1938. L’immersione nel mondo alpino svizzero eb-be riflesso anche nelle sue opere: non più grandi città, ma soprattut-to paesaggi con una forte accentuazione drammatica. Oltre a questi,Kirchner realizzò pure importanti autoritratti. Circa 130 opere – dipin-ti, ma anche sculture e fotografie –mostrano come Kirchner, dopo Se-gantini e Hodler, sia diventato il ter-zo grande pittore delle Alpi. (rh)www.credit-suisse.com/emagazine/wettbewerbe: biglietti in palio.Ernst Ludwig Kirchner – Bergleben.Die frühen Davoser Jahre. Dal27.9.03 al 4.1.04, Museo delle bellearti di Basilea. Informazioni:www.kunstmuseumbasel.ch

Malati, ma sani come pesciGli uomini maschi sono sani comepesci, ma al tempo stesso sonocome pesciolini rossi imprigionatiin un acquario di paure. In «Sick-men», produzione propria del Ca-sinotheater di Winterthur, Patrick

Frey, Viktor Giacobbo e MikeMüller si scrollano di dosso que-ste ansie inseguendo la guarigio-ne a parole, ma la realtà corporeanon dà loro tregua. Appellandosia nozioni mediche superficiali, for-mano un labile gruppo di espertiche non teme diagnosi astruse eama mettere in primo piano la pro-pria anamnesi. I tre sperano che il pubblico accolga con ricono-scenza i loro percorsi di sofferen-ze; medici e donne, infatti, hannofinora dimostrato poca compren-sione. (rh)www.credit-suisse.com/emaga-zine/wettbewerbe sorteggia alcuni biglietti.Sickmen. Dal 24.9 all’11.10 (da mercoledì a sabato, in tede-sco), Casinotheater di Winterthur.Informazioni e prevendita:www.casinotheater.ch

Ernst Ludwig Kirchner (1880–1938),«Paesaggio invernale» (1919), olio su tela 120 x 121 cm; The Detroit Institute of Arts

V. Giacobbo, M. Müller, P. Frey

Sigla editoriale

Editore Credit Suisse, Casella postale 2, 8070 Zurigo, telefono 01 333 11 11, fax 01 332 55 55 Redazione Daniel Huber (dhu) (direzione), Marcus Balogh (ba) (Wealth Management), Ruth Hafen (rh)(Sponsoring), Andreas Schiendorfer (schi) (Attualità), emagazine: Andreas Thomann (ath), Michèle Luderer (ml), Michael Schmid (ms), Eliane Ritler (er) (praticante) Marketing Veronica Zimnic, telefono 01 333 35 31, e-mail: [email protected], Internet: www.credit-suisse.com/emagazine Progetto grafico www.arnolddesign.ch: Karin Bolliger, Adrian Goepel, Urs Arnold,Alice Kälin, Maja Davé, Benno Delvai, Renata Hanselmann, Annegret Jucker, Michael Suter; Monika Isler, Meret Arnold (entrambe pianificazione ed esecuzione) Traduzione Servizio linguistico di CreditSuisse Financial Services, Zurigo: Francesco Di Lena, Benedetto Baldini, Michele Bruno, Deborah Cometti, Anna Disoteo, Alessandra Maiocchi, Antonella Montesi Inserzioni Yvonne Philipp, Strasshus,8820 Wädenswil, telefono 01 683 15 90, fax 01 683 15 91, e-mail [email protected] Tiratura certificata REMP 2003: 126 344 Stampa NZZ Fretz AG/Zollikofer AG Commissione diredazione Bruno Bischoff (Public Affairs Credit Suisse Group), Othmar Cueni (Head Corporate & Retail Banking Northern Switzerland, Private Clients), Eva-Maria Jonen (Customer Relation Services,Marketing Winterthur Life & Pensions), Claudia Kraaz (Head Public Relations Credit Suisse), Karin Rhomberg (Chief Communications Officer Credit Suisse Group), Angelika Staub (Internet BankingServices), Bernhard Tschanz (Head of Research), Burkhard Varnholt (Head Financial Products), Christian Vonesch (responsabile area di mercato clientela privata Zurigo) Anno 109 (esce 6 volte all’annoin italiano, tedesco e francese). Riproduzione consentita con l’indicazione «Dal Bulletin del Credit Suisse». Cambiamenti di indirizzo vanno comunicati in forma scritta, allegando la busta di consegnaoriginale, alla vostra succursale del Credit Suisse oppure a: Credit Suisse, KISF 14, Casella postale 600, 8070 Zurigo.

La presente pubblicazione persegue esclusivamente fini informativi. Non costituisce né un’offerta né un invito all’acquisto o alla vendita di valori mobiliari da parte del Credit Suisse. Le indicazioni sulleperformance registrate in passato non garantiscono necessariamente un’evoluzione positiva per il futuro. Le analisi e le conclusioni riportate nella presente pubblicazione sono state elaborate dal CreditSuisse e potrebbero essere già state utilizzate per transazioni effettuate da società del CREDIT SUISSE GROUP prima della loro trasmissione ai clienti del Credit Suisse. Le opinioni espresse in questodocumento sono quelle del CREDIT SUISSE GROUP al momento di andare in stampa (è fatta riserva di modifiche). Il Credit Suisse è una banca svizzera.

Agenda 4/03Principali appuntamenti del-l’impegno culturale e sportivo diCredit Suisse e Winterthur

BASILEA11.10 Partita di qualificazioneSvizzera – Irlanda, calcioBUDAPEST24.8 Gran Premio d’Ungheria, F1DONAUESCHINGEN22 – 24.8 Riders Tour, equitazioneGINEVRA20.10 All Blues Jazz Classics: DaveBrubeck Quartet, Victoria HallINDIANAPOLIS28.9 Gran Premio degli USA, F1LUCERNA19.10 All Blues Jazz Classics:Dave Brubeck Quartet, Centro cultura e congressiMONZA14.9 Gran Premio d’Italia, F1MOSCA10.9 Partita di qualificazioneRussia – Svizzera, calcioMÜNSTER28 – 31.8 Riders Tour, equitazioneSAN GALLO6.8 – 13.9 Giubileo cantonale diSan Gallo, pièce teatrale «DieStunde, da wir nichts voneinan-der wussten», Pic-o-Pello-PlatzSUZUKA 12.10 GP del Giappone, F1WINTERTHUR8.9 Casinomix (show sorpresa),Casinotheater16.9 Der Kontrabass,Casinotheater30.9 Comedy im Casino, Casinotheater14 – 18.10 Chaos-Theater Oropax,CasinotheaterZURIGO26.9 Incontro di lettura con DonDeLillo, Grand Hotel Dolder27.9 Prima «Das Goldene Zeit-alter», Schauspielhaus

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Daniel Huber Conosce le avventure di Jim

Bottone e del suo amico Luca il macchinista?

Benedikt Weibel Non solo le conosco, ma leho anche lette con entusiasmo ai miei figli.Quanto è avventurosa la sua vita come primo

macchinista svizzero? In questo contestoforse non parlerei di avventure, ma sicura-mente di una vita molto variata.Quello che una volta era il lavoro dei sogni

di ogni ragazzo svizzero oggi ha perso molto

del suo splendore. Avete ancora un numero

sufficiente di nuove leve? Credo che ormai illavoro dei sogni non esista comunque più.Insegnante, medico, manager, pilota, tut-te queste professioni hanno perduto partedel loro smalto. Ma quello del macchinista,a quanto pare, continua a essere un me-stiere molto apprezzato. In ogni caso, fino aoggi non abbiamo mai avuto problemi di reclutamento, nemmeno quando sul merca-to l’offerta era davvero scarsa.Nei dieci anni del suo mandato ai vertici delle

FFS ha ridotto di un quarto il numero dei col-

laboratori, portandolo a 28 000 unità. Sono

finiti per sempre i tempi in cui un lavoro alle

FFS era considerato il posto fisso per la vita?

La considerazione è senz’altro giusta. Delresto, da quattro anni, le FFS non sono più un’azienda in regia della Confederazio-ne, e sono quindi maggiormente espostealla concorrenza. Questo si riflette in modoparticolare nella formazione. Oggi, adesempio, un dirigente d’azienda non seguepiù un programma orientato esclusiva-mente alle FFS, bensì svolge un tirociniocommerciale più generale nel settore dei trasporti pubblici, e questo aumenta lasua impiegabilità sul mercato del lavoro.Personalmente come ha affrontato il problema

di dover ridurre l’organico in modo drastico?

Quando, nel 1992, sono stato chiamato ai vertici delle FFS, non mi sono fatto alcu-

na illusione. Ero consapevole che mi aspet-tavano tempi duri. L’azienda doveva essererisanata e aprirsi al mercato. Dobbiamo te-ner presente che il 90 per cento dei col-laboratori delle FFS è organizzato sindacal-mente. Di conseguenza, proprio all’iniziodel mio mandato, ho firmato con i sindacatiun contratto lungo nemmeno una pagina, in cui abbiamo messo in chiaro due cose:in primo luogo che nessuno sarebbe statolicenziato, in secondo luogo che i lavora-tori, per contro, sarebbero stati disposti allamassima flessibilità professionale e geo-grafica.Com’è riuscito nel capolavoro di ridurre di

un quarto l’organico senza dover ricorrere a

licenziamenti? Abbiamo avuto fortuna, inquanto allora avevamo una struttura d’etàmolto asimmetrica, creatasi nel dopoguer-ra. Tuttavia alcune volte abbiamo sfiorato ilconflitto sociale. Se guardo indietro possodirmi abbastanza fiero: siamo riusciti nel-l’impresa senza provocare terremoti sociali.Ma il risanamento non si è limitato alla sola

riduzione dei posti di lavoro... Certamenteno. In questo periodo sono state adottatemolte misure. Una delle decisioni più dif-ficili che ho dovuto prendere risale al 1996.Dopo il deficit record di 496 milioni difranchi del 1995 erano necessarie misuredrastiche. Ho ridotto le prestazioni straor-dinarie e per tre anni ho congelato gli sti-pendi. Solo così è stato possibile, nel 1999,entrare con le carte in regola nel nuovomondo delle ferrovie indipendenti.Lei stesso ha rinunciato spontaneamente,

nel 2001, a un aumento di stipendio appro-

vato dal Consiglio di amministrazione.

Sono stati in molti, alle FFS, a seguire il suo

esempio? Non era questo il mio obiettivo. È stata una decisione molto spontanea. Inqualche modo è anche un po’ paradossale

che sia stato proprio io a scatenare tuttaquesta discussione sugli stipendi dei mana-ger. Dopo aver di fatto tagliato i salari,alcuni anni prima, non potevo accettareun’offerta del genere. Ne andava della miacredibilità. Di per sé la misura era più chelogica. Il Consiglio di amministrazione vole-va adeguare il mio stipendio ai livelli di mer-cato. È stata la prima volta in cui ho nego-ziato sul mio stipendio, anche se al ribasso.Lascerebbe che sua figlia 18enne o sua

moglie viaggiassero da sole nell’ultimo treno

da Zurigo a Berna? Certamente. Da dove trae tutta questa sicurezza? La trat-ta Zurigo-Berna è un caso particolare. Èuna linea molto ben frequentata anche ver-so mezzanotte e quindi non presenta dif-ficoltà. Ma in generale non possiamo nega-re di avere un problema di sicurezza incostante aumento, che però non si limita alsettore ferroviario. Oggi accadono fatti diestrema gravità ovunque. Da parte no-stra, tuttavia, abbiamo fatto molto per mi-gliorare la situazione.Ad esempio? Abbiamo istituito una poliziaferroviaria composta da specialisti. Nel-l’Unione dei trasporti di Zurigo (ZVV), dopole nove di sera sui treni viaggiano specialiaccompagnatori che hanno ricevuto un’a-deguata formazione. I nuovi treni regionali,inoltre, sono sorvegliati da videocamere.Obiettivamente il problema maggiore è rap-presentato, più che dal treno, dalla sta-zione. Come testimoniano Zurigo e Berna,da questo punto di vista la situazione è molto migliorata rispetto a dieci anni fa. Restiamo in tema di sicurezza. Alle FFS,

nel 2002, il numero degli incidenti è cresciu-

to del 38 per cento, passando a 102 casi.

Quanto può essere sicuro un sistema come

quello ferroviario in cui sono coinvolte così

tante persone? In effetti questa è una delle

«Alcune volte abbiamo sfiorato il conflitto sociale»Da oltre dieci anni Benedikt Weibel guida le sorti delle FFS. Durante il suo mandato ha gestito il passaggio da azienda federale a impresa indipendente. Per far questo Weibel ha ridotto di un quarto l’organico. Senza provocare terremoti sociali. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

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Benedikt Weibel, CEO delle FFS: «Per entrare con le carte in regola nel mondo delle ferrovie indipendenti erano necessarie misure drastiche».

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particolarità del mio lavoro. Il rischio di un grave incidente è sempre in agguato. Ainuovi colleghi che approdano per la primavolta alle FFS dico sempre: un capo delleferrovie ha due vite, una prima e una dopoil primo grande incidente. E quanto è durata la sua prima vita? Appenadue anni. Il 1994 è stato un anno nero perle FFS, segnato da una serie di gravi inci-denti. Tutto è cominciato con l’esplosione,a Zurigo Affoltern, di un treno che traspor-tava benzina. Poi c’è stata una sciaguracon dodici morti a Däniken, seguita dal de-ragliamento di una carrozza che trasportavacloruro, a Losanna, e di una vettura dellaS-Bahn di Zurigo. Poi è stata la volta diuno scuolabus, finito su un passaggio a li-vello a Payerne, e della rottura di un asse diun treno TEE. Una serie davvero incredi-bile di incidenti, che mi ha portato sull’orlodelle dimissioni. Da allora, per fortuna, non si sono più verificati altri gravi incidenti.Il trasporto su rotaia perde terreno su tutti i

fronti rispetto al trasporto su gomma. Nel

1990, ad esempio, secondo i dati dell’Ufficio

federale di statistica, gli svizzeri che si reca-

vano al lavoro in auto erano il 42,2 per cen-

to. Dieci anni più tardi erano già saliti al 54,3

per cento. Come reagisce a questo sviluppo?

Per ogni opinione c’è sempre una statisti-ca. Queste discussioni di carattere genera-le sulle quote di mercato non servono amolto. Quello che conta è la quota di uten-za su tratte ben precise. Nella Limmattal,ad esempio, le ferrovie detengono unaquota di oltre il 50 per cento. Complessiva-mente la Svizzera ha una quota di utenzaferroviaria che supera di almeno il doppioquella di ogni altro paese occidentale. Suun totale di 7 milioni di abitanti abbiamo 2,5 milioni di clienti fissi, un valore che nes-sun paese al mondo riesce a eguagliare. Ma in campagna l’auto continua a regnare

indisturbata. È però anche vero che inSvizzera abbiamo 80 000 chilometri distrade contro i 5000 di rotaie. Ed è proprioin campagna, lontano dai binari, che i prezzi dei terreni per chi vuol costruirsi una casetta sono ancora abbordabili. Lì non abbiamo alcuna chance. Proprio per questosvolgiamo un ruolo decisivo nel traffico urbano, più che mai dopo il 12.12. 2004,quando verrà lanciato Ferrovia 2000, cherivoluzionerà l’offerta nel settore dei tra-sporti su rotaia.

Può farci alcuni esempi concreti? Oggi sullatratta Basilea–Berna c’è un treno ogni ora,e il viaggio dura 67 minuti. Dopo l’introdu-zione di Ferrovia 2000 ci saranno due treniogni ora, e il viaggio durerà 54 minuti. Perandare da Berna a Zurigo ci vorrà meno di un’ora. In questo senso il tempo gioca anostro favore: con il traffico in continuoaumento, infatti, percorrere la stessa tratta richiederà tempi sempre più lunghi.Sarà soddisfatto allora quando alla radio

vengono segnalati ingorghi? Assolutamenteno. Sul fronte del marketing cerchiamopiuttosto di sottolineare tutti i vantaggi cheoffre il treno. Non potrei immaginare dipassare in auto tutto il tempo che trascorroin treno preparandomi o rilassandomi.Quali sono le maggiori sfide per l’immediato

futuro? Una l’ho già menzionata: l’intro-duzione di Ferrovia 2000 il prossimo anno.Normalmente, al momento del cambio diorario, circa il 90 per cento resta uguale e il 10 per cento cambia. Il 12.12. 2004

sarà esattamente il contrario. Un’ulterioresfida è rappresentata dalla creazione di unsistema ininterrotto di trasporto merci dal Mare del Nord a Milano. In terzo luogodobbiamo risolvere il deficit della nostracassa pensione.Si parla continuamente dell’assoluta neces-

sità di grosse coalizioni. Quanto è realisti-

co pensare a multinazionali europee nel set-

tore ferroviario? Esistono già, soprattuttonel trasporto regionale. Il settore ferroviarioha la particolarità di essere suddiviso in due comparti, trasporto merci e trasporto dipersone, che funzionano in due modi com-pletamente diversi. Il mercato del trasportomerci è già completamente liberalizzato, evede gli attuali offerenti in concorrenza fraloro. Adesso nell’Unione europea è in pre-parazione una direttiva che si propone di liberalizzare tutti i servizi nel settore del tra-sporto regionale di persone e del trafficod’agglomerato, e a cui nemmeno la Svizze-ra potrà sottrarsi.Cosa significa questo per le FFS? Significache potremo cominciare a operare anche in questo settore. Nei pressi di Basilea, interritorio tedesco, abbiamo appena assuntola gestione della Wiesentalbahn. Si tratta di una pietra miliare per le FFS. Per la pri-ma volta abbiamo partecipato a una garad’appalto per aggiudicarci la gestione diuna linea regionale, e l’abbiamo vinta. Inquesto senso la Wiesentalbahn rappresen-ta una pietra miliare della nostra strategiaper l’estero. Vogliamo cominciare a operarenei paesi stranieri confinanti laddove èpossibile integrare singole linee ferroviariein sistemi di trasporto regionale e di ag-glomerato esistenti. Questo ha senso. Non ha senso invece frazionare il trasportonazionale di persone, che rappresenta ilnostro core business. La nostra è una rete che vive di collegamenti e di comuni-cazioni ottimali, e che non può essereframmentata.

Da segretario a CEO in 15 anniNato nel 1946 a Thun, Benedikt Weibel ha trascorso la giovinezza a Soletta. Ha poi stu-

diato economia aziendale a Berna, dove ha conseguito il dottorato nel 1977. La sua car-

riera professionale, a eccezione di un tirocinio di sei mesi alla Migros, si è svolta intera-

mente in seno alle FFS, dove è entrato come segretario del direttore generale. Da dieci

anni è lui stesso a ricoprire questa posizione ai vertici dell'azienda. Benedikt Weibel è spo-

sato e padre di tre figli adulti.

«Un capo delle ferrovie ha due vite: una prima e una dopo il primo grandeincidente.»Benedikt Weibel

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Affrontare le sfide.Controllare fin dalla partenza le proprie emozioni, mantenere calma e sangue freddo, tenere il

ritmo, seguire l’intuito, cogliere l’attimo, dare il massimo, volere la vittoria e godersi il successo.

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