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bulletin Barometro delle apprensioni I premi delle casse malati rubano il sonno agli svizzeri Rischi fantasma Quando l’euforia tecnologica lascia il passo allo scetticismo Savoir-vivre Whisky, acqua di vita e bevanda di culto La rivista del Credit Suisse | www.credit-suisse.com/bulletin | N. 1 | Febbraio/marzo 2003 Il fascino della Formula 1

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bulletinBarometro delle apprensioniI premi delle casse malatirubano il sonno agli svizzeriRischi fantasmaQuando l’euforia tecnologicalascia il passo allo scetticismoSavoir-vivreWhisky, acqua di vita e bevanda di culto

La rivista del Credit Suisse | www.credit-suisse.com/bulletin | N. 1 | Febbraio/marzo 2003

Il fascino della

Formula 1

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Credit Suisse Bulletin 1-03 3

EDITORIALE / SOMMARIO

Primo piano: Formula 108 Gerarchia Nel circo della Formula 1 vigono regole ferree12 Intervista Bernie Ecclestone tiene le briglie ben salde15 Emancipazione L’esperienza di una donna nel mondo dei motori16 Tecnologia Il laboratorio Sauber a Hinwil22 Sintesi I dati salienti sulla stagione 2003

23 Partnership Il team Sauber e i vantaggi per il Credit Suisse26 Economia Dove passano i gran premi le casse fanno il pieno28 VIP club Champagne, caviale e motori rombanti 31 Divagazione F1, meditazione ineluttabile per umanistiFo

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Quella volta che ho quasi raggiunto Schumi

Non dimenticherò mai il momento in cui perla prima volta ho dato gas, sul motorino dimio fratello. Fu stupendo per me vedere cheera sufficiente girare una manopola perpartire – mi sentivo un po’ come Harry Potteral suo primo volo sulla scopa! Poi c’è sta-ta la prima volta in macchina, sulla moto,sul camion. Muoversi sfruttando la forza diun motore è affascinante. Mio figlio ha fe-steggiato il suo decimo compleanno insie-me ai suoi amici sulla pista di kart. Per lamaggior parte di loro si trattava della primaesperienza al volante di un veicolo a mo-tore. Inizialmente guardavano con timore reverenziale i kart che sfrecciavano veloci.Uno di loro ha osservato, timidamente:«No, io non andrò così veloce.» Dopo solidue giri non c’era più traccia di tutta quellapreoccupazione. Le piccole furie affronta-vano le curve con audacia, lottando conaccanimento per conquistare secondi e po-sizioni. Nella pausa, poi, si lanciavano in di-scussioni accese su frenate e linee ideali.Le corse hanno un grande fascino. E delresto Michael Schumacher non ha forse ini-ziato la sua carriera sulla pista di kart? Daquel momento mio figlio sogna di potersi mi-

surare, un giorno, con il campione tedesco.Ed è proprio questo sogno di bambino che hopotuto realizzare un paio di anni fa sul circui-to di prova di Fiorano – certo non a bordodi una vettura di Formula 1, ma pur sempresu una Ferrari Modena con cambio elettro-nico F1 e un motore potentissimo. Per cin-que giri ho dato libero sfogo alla mia pas-sione, naturalmente con l’intento di avvici-narmi alla linea ideale. Al traguardo i tec-nici mi hanno mostrato l’analisi dettagliatadel giro più rapido. Si vedeva chiaramentedove e quanto ero stato veloce, con qualemarcia e con quanti giri motore. Inoltre, afianco dei miei dati figuravano in manieradiscreta e tra parentesi i dati relativi allaperformance di Michael Schumacher. Loammetto: tra noi c’è un abisso. Ma la cosache più mi ha colpito non riguardava tantol’accelerazione – in quello lo avevo quasiraggiunto – quanto piuttosto la frenata. An-cora una volta mi è apparso chiaro: tutti sono in grado di premere l’acceleratore atavoletta; il vero esperto emerge invecequando, al momento opportuno, è capacedi sollevare il piede dal gas.Daniel Huber, caporedattore Bulletin

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carte American Express dans les toilettes.

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une nouvelle dans l’espace d’une journée.

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les premières et les dernières

vacances en compagnie d’une femme Lion?

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SOMMARIO

Attualità32 Notizie stringate Analisi finanziaria in tutta semplicità33 Online Il Credit Suisse ridisegna il proprio sito Internet33 Davos Il nuovo Youthpalace, punto d’incontro per i giovani34 Barometro delle apprensioni Il parere di Yves Christen39 Forum Il sondaggio del Bulletin induce all’ottimismo39 @propos Quando i pesci si danno alla traduzione40 Automobili Guidare, un piacere dolce a un prezzo salato42 Investire Sicurezza e rendimento a braccetto43 Esprix Un premio per l’eccellenza aziendale43 In vetrina Segnalazioni editoriali per gli uomini d’affari44 Dietro le quinte Uno sportello per le esigenze dei VIP

45 emagazine L’oro è tornato a luccicare

Wealth managementStrategy

47 Editoriale finanziario Opportunità, rischi ed effetti collaterali48 Previsioni Le prospettive per i prossimi dodici mesi49 Congiuntura Gli USA ribadiscono il ruolo di locomotiva50 Azioni La svolta è attesa a metà dell’anno52 Obbligazioni La bassa inflazione sostiene i mercati dei bond53 Monete Il trend del franco resta al rialzo54 Investimenti alternativi Gli hedge fund rialzano la testa55 Consiglio d’investimento Il GIP di marzo batte il benchmark

Topics56 Rischi fantasma Una sfida per il comparto servizi finanziari60 Aviazione Il settore low-cost mina le strutture tradizionali63 Basilea II Il nuovo accordo ha conseguenze per le PMI

66 Immobili Il mercato edilizio americano si mantiene in forma69 Azioni I dividendi riacquistano il favore degli investitori

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Savoir-vivre72 Whisky Dalla Scozia con amore

Sponsoring75 EURO 2008 Motore dell’economia e piattaforma pubblicitaria76 Sport di resistenza Una sfida fra piacere e sofferenza79 Agenda Panoramica degli appuntamenti culturali e sportivi79 Cultura in breve Jazz, teppisti del calcio, viaggi lontani

Leader80 Paulo Coelho La felicità si misura in centimetri cubi

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DA 0 A 200 KM/HIN SOLI 5 SECONDI.OSSIA IN 140 METRI.A 350 KM/HIL FLUSSO D’ARIASCHIACCIA LEMONOPOSTOSULL’ASFALTOCON CIRCA1,5 TONNELLATE.

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FORMULA 1

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«SONO IN GIOCO PUNTI E PRESTIGIO,POTERE E DENARO.»

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Dove passi esattamente la linea del traguardo in un circuito si presta alla liberainterpretazione, come ha dimostrato la vitto-ria regalata per errore da Michael Schuma-cher a Rubens Barrichello in occasione delGran Premio di Indianapolis. Dietro ai box, alcontrario, nell’area riservata ai piloti, non c’èin questo senso alcun bisogno di discutere.Qui regna infatti la più assoluta ortodossia.Ogni camion, ogni bus, ogni veranda ha unsuo posto fisso in uno schema che nella sta-gione europea viene disposto per dieci voltenella stessa maniera. La linea bianca chedelimita il territorio di ciascuna scuderia de-ve essere rispettata in modo scrupoloso. Chilascia che anche solo la scala che porta alproprio motorhome sporga senza speciale au-torizzazione oltre la linea tracciata, viene pu-nito con il pagamento di una penale. Perchéraccontiamo questo episodio tratto dalla psi-cologia del parcheggio? Perché rivela in chemodo gira la grande ruota della Formula 1:seguendo anche i minimi dettagli.

Naturalmente l’attuale ordine gerarchico della Formula 1 si riflette in primo luogo neinumeri di partenza, ma già dai parcheggi sicapisce chi, nella passata stagione, ha raggiunto qualcosa: non solo l’ordine dei garage nella via dei box viene deciso dallaclassifica finale dell’ultimo campionato, an-che le loro dimensioni dipendono dai punticonquistati. Chi (come il team Sauber Pe-tronas) negli ultimi due anni si è piazzato nel-la parte superiore della classifica, può di-sporre essenzialmente di più metri quadri equindi di una migliore atmosfera di lavoro.Tutto questo vale anche dietro la zona deibox: le migliori scuderie, infatti, hanno anchela possibilità di allestire un maggior numerodi transporter o motorhome.

Una radio per segnalare gli abusi

Nel campeggio probabilmente più esclusivodel mondo le regole sono severe, e sulla lo-ro osservanza vigilano personalmente BernieEcclestone o il suo braccio destro Pasquale

Lattuneddu. È sufficiente un segnale dellepotenti radio che i due portano sempre consé per correggere eventuali abusi. Ai signo-ri della Formula 1 non sfugge niente di ciòche si svolge nel cosiddetto paddock (il ter-mine proviene dal linguaggio dell’ippica e si-gnifica «recinto per cavalli»). Ciò che non puòessere controllato con gli occhi o con il me-tro viene semplicemente verificato per mez-zo di un lettore di bande magnetiche. Il vero potere si dimostra alle due-tre porte d’in-gresso dell’area piloti: chi aspira ad entrarenell’Olimpo della Formula 1 deve essere inpossesso di un pass con il codice d’accessoesatto e un chip funzionante. Questo bigliet-to d’ingresso di plastica, che per semplicitàtutti portano appeso al collo con un cordon-cino, è prezioso, perché non si può com-prare, a meno che l’interessato non acquisti anche un’intera scuderia. Anche il numerodei pass messi a disposizione di meccanici,ingegneri e ospiti di un team dipende rigoro-samente dai successi sportivi raggiunti. Il principio del merito regola anche i minimidettagli.

In gioco mezzo miliardo di dollari

Nel Concorde Agreement, lo statuto dellaFormula 1, tutto è regolato fin nei minimiparticolari, prima di tutto come i proventi deidiritti televisivi e di commercializzazione ven-gono ripartiti tra le diverse scuderie (si vedail riquadro). In linea di principio questo docu-mento dovrebbe accontentare tutti e quindimantenere una certa equità. Si stima cheogni anno, con tutte le sue imprese, BernieEcclestone ricavi mezzo miliardo di dollaridalla commercializzazione della Formula 1, dicui circa la metà viene poi distribuita alle scu-derie, in base al Concorde Agreement. Naturalmente l’accordo non si occupa solo

Nel campeggio più «in» del mondol’ordine gerarchico regna sovranoMentre in pista può anche succedere che sia il caso a decidere sull’assegnazione dei punti, fuori dal circuitotutto è regolato fin nel minimo dettaglio in base a un sofisticato sistema di punti che resta strettamentesegreto. Elmar Brümmer, giornalista di Formula 1

«Frankfurter Allgemeine Zeitung»

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FORMULA 1

di denaro, ma anche di potere, e arriva an-che a disciplinare le modifiche tecniche esportive del regolamento, che devono esse-re approvate all’unanimità da tutti i parteci-panti. L’accordo è strettamente segreto eresta in vigore fino alla fine del 2007. Alla sua scadenza l’associazione dei principali costruttori (GWPC) non esclude di organiz-zare un proprio campionato, se necessario inconcorrenza con l’attuale Formula 1. Le scu-derie vengono allettate con la prospettiva diproventi più elevati.

Ma a quanto ammontano davvero questiproventi? Abbastanza comprensibilmente latrasparenza non è tra le prime virtù del mondo dell’automobilismo, né dal punto divista tecnico né da quello finanziario. Parti-colarmente insolito, nel mondo degli sportpopolari, è che i premi in palio per gara, pilota e scuderia non vengano sbandierati aiquattro venti. Non è forse vero che i tornei digolf e di tennis devono parte della loro attrattiva a premi di cui si conosce esatta-mente l’ammontare? Nella Formula 1, inve-ce, vengono sì innalzate con orgoglio coppescintillanti davanti a folla e telecamere, maquale sia il montepremi effettivo è tenuto ri-gorosamente segreto. A questo gentlemen’sagreement si attengono tutti; la sua mancataosservanza, infatti, avrebbe conseguenzeparagonabili alla mancata partecipazione auna gara: gravi pene convenzionali.

Un addetto ai lavori, che conosce benel’accordo in questione, sa tuttavia che vale ilseguente principio: circa il dieci per centoviene distribuito in parti uguali a tutte le scu-derie partecipanti. Da questo punto in poi lacosa si fa più complessa: la formula in basealla quale i proventi vengono distribuiti tieneconto innanzitutto del piazzamento nella classifica costruttori degli ultimi tre anni. Unaparte considerevole è rappresentata dalla valutazione storica. Prima di tutto vengonocalcolati gli anni di militanza in Formula 1.Una scuderia al suo primo anno di parteci-pazione riceve quattro punti, che diventano165 dopo dieci anni (come nel caso dellaSauber Petronas) e addirittura 1200 comenel caso della Ferrari, che partecipa ormai da50 anni. Chi si aggiudica il titolo costruttoririceve altri 25 punti di bonus. A ciò si ag-giungono i punti conquistati negli ultimi duecampionati, moltiplicati per due, e la sommadi tutti i punti conquistati nella classifica co-struttori, moltiplicati per dieci. Ogni vittoria

degli ultimi due anni vale dieci punti. Ognisuccesso raggiunto nei precedenti Gran Pre-mi significa ancora un altro punto.

Contano anche i chilometri percorsi in testa

I successi raggiunti dalle scuderie nella pas-sata stagione vengono onorati ancora unavolta da un montepremi supplementare. Imoltiplicatori tengono conto anche dei piaz-zamenti in ogni singola gara, e persino deichilometri percorsi in testa. Nell’ultimo Con-corde Agreement ad esempio, di cui sonostati resi noti alcuni dettagli, il campione delmondo ha ricevuto il 23,33 per cento deiproventi della commercializzazione, il secon-do in classifica il 16,67 per cento e il terzo il13,33 per cento. Al quarto e al quinto clas-sificato è andato il 10 per cento, al decimosoltanto il 3,33 per cento. Solo ai primi dieciclassificati spetta questo bonus aggiuntivo;nella nuova stagione questo ha ancora unvalore, anche se per il 2003 sono solo diecile scuderie iscritte. Ma i premi vengono sem-pre versati con effetto retroattivo. Viene co-sì reso più difficile un eventuale ritiro, che si-gnificherebbe allo stesso tempo una rinunciaal bottino in palio. Dietro le quinte, inoltre, silotterà per conquistare i premi lasciati vacantidalle scuderie di Alain Prost e Tom Walkin-shaw, diventate insolventi.

Un automobilismo all’insegna del darwini-smo farebbe la gioia dei politici, almeno diquelli che sostengono che una buona per-formance deve tornare a essere premiata. Chi sa che ogni scuderia attinge dal 20 al 40

per cento del suo bilancio dalle tasche di Ecclestone può capire facilmente perché, loscorso anno, quando la Ferrari si era ormaiaggiudicata il campionato, la lotta sia prose-guita con tanto ardore. Erano in pochi adavere come obiettivo il grande Michael Schu-macher; per la maggior parte delle scuderiesi trattava piuttosto di lottare contro il teamche le precedeva e contro quello che le seguiva direttamente nella classifica co-struttori.

Ecco come il quotidiano «Frankfurter All-gemeine Zeitung» ha descritto questa lottaagguerrita: «Sono in gioco posizioni, punti eprestigio, potere e denaro». Guadagnare unaposizione nella gerarchia può valere milioni.Ogni punticino significa, oltre al cospicuopremio finale, tante altre comodità: più posto nel paddock, tonnellate di bagagli ca-ricati gratuitamente a bordo dei jumbo, piùbiglietti in classe economy per la squadra.Per gli spettatori questo tipo di campionatoha il vantaggio di mantenere viva la tensionefino all’ultimo giro. Perché in Formula 1 nes-suno regala niente. ❙

Lo statuto della Formula 1Il Concorde Agreement regola i rapporti tra tutti gli attori del campionato del mondo di

Formula 1, quali associazioni sportive, organizzatori, scuderie, piloti, sponsor, e rappre-

senta quindi per così dire lo statuto della Formula 1. Uno dei punti principali riguarda la

ripartizione dei proventi dei 16 Gran Premi e della vendita dei diritti televisivi. In origine si

trattava di un accordo tra la Formula One Constructor’s Association (FOCA) e la Fédéra-

tion Internationale de Sport Automotive (FISA), stipulato all’inizio degli anni Ottanta.

L’accordo deve il suo nome alla Place de la Concorde di Parigi, dove si trova l’edificio

della Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) in cui esso venne firmato. Prima che

ciò avvenisse c’era stata un’annosa querelle tra la FISA, l’autorità sportiva guidata da

Jean-Marie Balestre, e l’associazione delle scuderie rappresentata da Bernie Ecclestone.

Balestre voleva limitare l’importanza della FOCA, che si occupava in maniera crescente

della commercializzazione del campionato diventando così sempre più influente. La For-

mula 1 rischiò di soccombere sotto questa lotta di potere, che sfociò addirittura in uno

sciopero: sponsor e costruttori minacciavano di abbandonare il campionato se le condi-

zioni del suo svolgimento non fossero state fissate in modo duraturo, e ottennero così

che venisse firmato l’accordo. Oggi la FISA non esiste più, e la FOCA è stata assorbita

nella «Formula One Administration», la holding di Ecclestone. Sulle regole della Formula 1

è ancora la FIA a decidere, ma il Concorde Agreement stabilisce che, per modificare cer-

ti regolamenti, è necessario il consenso di tutte le scuderie.Foto

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FORMEL 1

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FORMEL 1

DA 200 A 0 KM/HIN MENO DI 2 SECONDIOSSIA IN 55 METRI.IN QUESTOMOMENTO I DISCHIDEL FRENORAGGIUNGONO I600 GRADI CELSIUS.

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Marcus Balogh Lei è considerato il monarca

senza corona della Formula 1. Ma di cosa si

occupi esattamente resta ancora, anche

dopo lunghe ricerche, piuttosto vago. Cosa

fa Bernie Ecclestone per la Formula 1?

Bernie Ecclestone Sicuramente non sono unre. Del resto la Formula 1 è una demo-crazia.Nella quale alla fine lei ha sempre ragione...

Spesso – ma non sempre. Non sono unsovrano onnipotente, mi paragonerei piuttosto ad un pompiere. Spengo gli in-cendi che divampano tra scuderie, orga-nizzatori, commissioni e paesi.Suona tutto molto altruistico. Ma nella realtà

la Formula 1 ha fatto di lei uno degli uomi-

ni più ricchi della Gran Bretagna. Natural-mente ho fatto soldi con la Formula 1, ma non sono l’unico. A differenza di moltialtri, però, ho anche affrontato notevoli rischi.Nonostante ciò i costruttori borbottano e

criticano il suo potere. È anche una questio-

ne di soldi. Le scuderie vorrebbero ad

esempio ricevere una quota maggiore dei

proventi derivanti dalla vendita dei diritti tele-

visivi. Oggi spetta loro il 47 per cento.

Cosa ne pensa? Da estraneo direi: che ciprovino pure. È più che naturale che tuttivogliano di più.E lei darà loro di più? Ho già investito dena-ro nella Formula 1 quando la maggior par-te dei costruttori non aveva ancora un’ideadi cosa fosse. È anche grazie a questo mio impegno che oggi ricevono una grandequantità di soldi dai loro sponsor. Com-plessivamente le scuderie guadagnano piùdi me. Ma forse dovrei proporre di metteretutto in un unico calderone e di divideretutto in parti uguali. (Ride sonoramente)

Un giorno i costruttori non diranno: siamo

noi a pagare lo spettacolo, vogliamo anche i

proventi? I costruttori investono molti soldi nella Formula 1, non c’è dubbio. Maforse questo dà loro automaticamente il diritto di pretendere di più? Nessuno li hacostretti a partecipare. E in fondo il bottinoche si portano a casa è notevole. Inoltreutilizzano la Formula 1 come vetrina permettersi in mostra. Se per 30 anni comprail pane nella stessa panetteria, crede che questo fatto le dia il diritto un giorno dipretendere una parte dei proventi?La preoccupa il fatto che i costruttori parlino

fra loro di un proprio campionato? Asso-lutamente no. Mettere in piedi un campio-nato è enormemente difficile. Quanto più i costruttori ne parlano fra loro, tantopiù chiaramente se ne rendono conto. Aprescindere da questo: lentamente capi-scono che con un secondo campionato nonguadagnerebbero più soldi, bensì meno.Per quale motivo? Perché, con due campionati, le emittenti televisive avrebberoovviamente la possibilità di abbassare i prezzi.Restando in tema di soldi: con lei la Formula

1, da mero divertimento del fine settimana

per fanatici delle corse, è diventata la disci-

plina sportiva di maggior rilievo commer-

ciale. Qual è il segreto del suo successo?

Non lo so. Nemmeno lo chef di un risto-rante esclusivo insignito delle tre stelle del-la guida Michelin potrebbe risponderle aquesta domanda. Perché il successo nondipende da un unico ingrediente segreto,bensì dalla somma di molti particolari e dimolte attività. Ad esempio dall’esperienza e dalla perseveranza. Inoltre sono nel me-stiere da diverso tempo, e questo mi

vale rispetto e fiducia, altri due fattori disuccesso.Dopo quasi 50 anni di circo automobilistico

non l’assale a volte la noia? Assoluta-mente no. Ogni giorno succede qualcosa di eccitante. È sempre la storia del pom-piere. Ci si sveglia la mattina e non si sacosa accadrà.Può farci un esempio? Una scuderia pre-senta un reclamo contro un’altra, un team si trova improvvisamente davanti alcrollo finanziario – ogni giorno c’è qualcosada negoziare, da vendere o da mediare, ed è proprio questo che mi riesce e mi di-verte di più.Secondo lei cos’è che tiene centinaia di mi-

lioni di spettatori di Formula 1 incollati ai

teleschermi? La Formula 1 è affascinante,è un grande spettacolo. È un po’ comequando si guardano i funamboli al circo. Sivuole essere presenti se succede qual-cosa, ma non si vuole che succeda niente.E se succede qualcosa, si vuole che il pilota esca illeso dalla vettura.Piloti come Michael Schumacher non

rendono monotona la Formula 1? MichaelSchumacher divide i fan di Formula 1 indue gruppi: da una parte quelli che vorreb-bero sempre vederlo vincere, dall’altraquelli che ad ogni gara sperano che final-mente venga sconfitto. Per me è incre-dibile. È fantastico per noi.In Asia e in America la Formula 1 diventerà

popolare come in Europa? In Asia la Formula1 è già molto popolare. Negli Stati Uniti

l’ostacolo è rappresentato dal gran numerodi manifestazioni di sport a motore, di di-versa importanza, che già invadono il calen-dario. Ma anche negli USA riusciamo ad attrarre un grande pubblico per la gara di

«È naturale che tutti vogliano di più!»La Formula 1 è il più grande evento sportivo del mondo. Gran parte del merito di questo successo è di Bernie Ecclestone. Con i suoi 72 anni, il miliardario britannico tiene ancora ben strette le redini di questagrande carovana dello sport a motore. Intervista a cura di Marcus Balogh, redazione Bulletin

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FORMULA 1

«IL DENARO NONSIGNIFICA NIENTE PER ME, È SOLOUN MODO PERMISURARE ILSUCCESSO».Bernie Ecclestone

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Formula 1 che si svolge negli States, e la trasmissione televisiva raggiunge buo-ne quote di ascolto.Ritiene possibile aumentare il numero di

gare? Forse si potrebbero organizzare unpaio di gare in più, ma nessun promoter,nessuno sponsor è disposto ad allentare icordoni della borsa più di quanto già nonfaccia. Ciò è impossibile, gli sponsor se la darebbero a gambe. È il denaro il fattore limitante.È soddisfatto di com’è oggi la Formula 1?

Non sono mai veramente soddisfatto. Cisono sempre cose che vorrei migliorare – e che poi cerco anche di cambiare.Non rimpiange i «bei vecchi tempi»? Rim-piango di non avere più 21 anni. Ma quantoalla Formula 1 non rimpiango niente, oggisiamo molto più professionali di 20 o 30

anni fa ed è giusto che sia così. Rimpiangole persone con cui prima avevo a che fare,ad esempio Colin Chapman ed Enzo Ferrari.Guardando indietro agli ultimi 30 anni, cosa

la rende particolarmente orgoglioso? Lo sviluppo della tecnica di sicurezza. Abbiamofatto più per la sicurezza che per qualsiasialtra cosa. Oggi i piloti escono quasi illesianche dagli incidenti più paurosi.Ci sono cose di cui si pente? Nella Formu-la 1? Così su due piedi non mi viene in mente niente. Sicuramente oggi farei certecose in modo diverso, ma non perché erano «sbagliate», bensì perché forse avreipotuto farle meglio.Cosa accadrà quando un giorno si ritirerà?

Nessuno è davvero insostituibile. Nemme-no io lo sono. E visto che la Formula 1 è un business in perfetta salute, andrà avanti

anche senza di me. Forse sotto un’altraforma, con nuove idee. Probabilmente,proprio per questo motivo, diventerà addi-rittura migliore.Quali piloti ha ammirato di più negli ultimi de-

cenni? I piloti di Formula 1 sono una razzaa parte. Ci vogliono una serie di caratteri-stiche particolari per guidare una vettura dacorsa giro dopo giro sempre al massimodella performance, e solo così è possibilevincere. Ammiro le persone che hanno ca-rattere, piloti che si distinguono dalla massa non solo per le loro doti di guidatori.Piloti come Niki Lauda o Nelson Piquet, enaturalmente uomini come Ayrton Senna o Michael Schumacher. Gli estranei noncapiscono Michael Schumacher. Credonoche sia freddo e calcolatore. Invece è tutto il contrario, è timido e molto cordiale.C’è qualcuno che all’inizio l’ha aiutata?

Una sorta di mentore? Un maestro non l’homai avuto, ma sono molte le persone chemi hanno aiutato a progredire, personaggicome Enzo Ferrari.Lei ha alle spalle una carriera incredibile.

Qual è il suo segreto? Non avevo nient’altroda fare, è una specie di hobby. Ed ho avuto una buona dose di fortuna.Nell’ambiente della Formula 1 è considerato

un duro uomo d’affari. Come la vede la

sua famiglia tra le mura domestiche? Sonosposato da 20 anni, quindi sembra chequalcosa di buono lo abbia fatto. Forse rie-sco a tenere il lavoro separato dalla mia vita privata.Cosa significa per lei il denaro? Il denaronon significa niente per me, è solo un modo per misurare il successo. In primoluogo faccio soldi anche per le scuderie.Maggiori sono i guadagni, migliori sono le gare, ed è questo che conta per me. Diventare ricco non è mai stato il mioobiettivo.Cosa fa per rilassarsi? Ma io sono rilassato!Le gare di Formula 1 mi rilassano.Riesce ad immaginare la sua vita senza la

Formula 1? Non riesco a pensarci. Mia mo-glie sostiene che probabilmente dovrannotrascinarmi via morto dal circuito. O che mipotranno seppellire nel «tour bus», la miaresidenza viaggiante con cui accompagnola Formula 1 di corsa in corsa. Mi piace ciòche faccio, perché dovrei smettere?

Un amore ricambiato per lo sportFiglio di un capitano di peschereccio, Bernard Charles Ecclestone nasce il 28 ottobre 1930

a Ipswich, Gran Bretagna. Già da bambino il sovrano senza corona della Formula 1 di-

mostra di avere un debole per gli affari. A scuola, durante la ricreazione, vende a prezzo

maggiorato panini e dolci acquistati lungo la strada.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale svolge un tirocinio come assistente in un laboratorio

chimico, ma allo stesso tempo, durante la pausa pranzo, inizia a commerciare parti di ri-

cambio per motociclette. Gli affari vanno bene, e alcuni anni più tardi Ecclestone possie-

de proprio in questo settore una delle maggiori catene della Gran Bretagna.

Nel 1949 tenta di sfondare nella Formula 3, ma senza successo. Nonostante tutta la

passione, come pilota è meno dotato che come manager. Successivamente in questa

funzione rappresenta fra l’altro il pilota Jochen Rindt e guida il team Lotus. Nel 1972 Ec-

clestone acquista infine la scuderia di Formula 1 Brabham. Nel 1981 e nel 1983, con Nel-

son Piquet, vince il campionato mondiale di Formula 1, e nel 1987 rivende con successo

la scuderia. Oltre ad impegnarsi come proprietario di scuderia, nel 1974 fonda con Colin

Chapman, Max Mosley, Ken Tyrell e Frank Williams l’unione costruttori di Formula 1

(FOCA).

Ma è negli anni Novanta che questo piccolo grande talento alto appena 1 metro e 60 di-

venta davvero ricco. Prima si assicura i diritti televisivi della Formula 1, poi li rivende rea-

lizzando notevoli guadagni. I proventi derivanti dalla vendita annuale dei diritti televisivi

vengono ripartiti in base ad una complessa formula. Il 47 per cento spetta alle scuderie.

Ma quale sia davvero il patrimonio di Bernie Ecclestone resta ancora un mistero. Le sti-

me oscillano tra i 10 e i 16 miliardi di franchi. Ecclestone vive a Londra con Slavica (43),

ex modella di Armani, con cui è sposato in seconde nozze, e con le loro due figlie Tama-

ra (17) e Petra (13). Ha anche un’altra figlia, Deborah (27), nata dal suo primo matrimonio.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 15

FORMULA 1

3 giugno 1984: a Monte Carlo va in scena il tradizionale gran pre-mio di Formula 1. Sul percorso si abbatte un forte acquazzone, lagara viene interrotta dopo soli 31 giri quando al comando si trova ilcampione della McLaren Alain Prost. Ayrton Senna, secondo allespalle del francese, si propone quale nuova stella nel firmamento della Formula 1.

Munita di lasciapassare e del documento di accesso ai box, sonoappostata a due passi dal guardrail. Per la prima volta vivo in diret-ta l’implacabile lotta dei motori turbo da 1000 CV alla conquista diqualche prezioso centesimo di secondo. Solo le protezioni auricola-ri gialle impediscono che l’acustica raggiunga livelli intollerabili ! Sifatica a credere che gli essere umani abbiano davvero il controllo suquesti bolidi sofisticati e velocissimi.

Ero arrivata in veste di giovane e ingenua giornalista-apprendistadella casa editrice Ringier per descrivere sul quotidiano Blick i piloti della Formula 1 dalla prospettiva femminile. Sembravo una preda gettata in pasto ai leoni da Roger Benoit, lo spregiudicato spe-cialista di F1.

Non mi hanno divorato! Ma dove uomini coraggiosi si mettono inmostra, l’ammirazione femminile non fa che venire incontro alla lo-ro indole estroversa. Ed è per questo che scrissi degli occhi azzurridi Stefan Johansson, del fascino latino di Nelson Piquet e della pre-dilezione per i toni soavi di Elio de Angelis. A mia grande sorpresa,l’invito giunse però dal pilota di F1 e connazionale Marc Surer. Unincontro che lasciò le sue tracce.

L’anno successivo, a Monaco, ci consideravano ormai insepara-bili, e nel 1986 ci siamo sposati. La Formula 1 diventa per me unaseconda casa. Quale moglie di un pilota faccio parte del team e come giornalista godo di una posizione privilegiata. Lavoro anche perlo speciale di Formula 1 su RTL, ma allora ero «solo» la ragazza di Marc Surer e non una pilota autonoma.

Un fascino irresistibile

Monaco 1996, quattro del mattino. È ancora buio pesto e alcuni appassionati nottambuli lasciano briosi l’elegante discoteca«Jimmy’s». Nel frattempo sono successe molte cose: da alcuni anni partecipo alle gare come pilota. Assonnata e infagottata nellamia tuta, mi appoggio al muro che fiancheggia la costa, lo sguardo rivolto verso la vicina piccola penisola in attesa che cominci il primoallenamento per la Coppa internazionale Renault Spider. Quest’an-no, i giri e le corse di qualifica fanno da contorno alla Formula 1.Nonostante i problemi al cambio, conquisto il 15° posto sul mio trac-ciato preferito: un traguardo notevole per l’unica donna in gara tra25 giovani uomini accaniti. Una realtà alla quale mi sono abituata.Nonostante nel circo della Formula 1 vi siano numerose donne, sono sempre stata – tranne un’unica eccezione – la «pilota amaz-zone» osservata con diffidenza dai colleghi maschi: dalla Formula

Ford alla Formula 3, fino al Campionato Italiano di Rally del 1995.

Le poche donne che negli scorsi anni hanno partecipato alle com-petizioni internazionali sono nel frattempo istituzionalizzate, senza chequalcosa sia cambiato in merito agli ostacoli da superare. La mia car-riera di pilota, ad esempio, è segnata da perfidi commenti di concor-renti inferiori. Gli uomini faticano ad accettare che una donna si met-ta al volante e azioni il cambio con la loro stessa disinvoltura. Unaconclusione cui sono giunta dopo uno sgarbo che mi ha fatto moltosoffrire: nel 1989 – il mio primo anno alla Formula Ford – mentre mitrovavo in quarta posizione a Hockenheim, un concorrente mi ha vo-lontariamente urtato all’ultimo giro all’entrata nel motodromo, proprionella curva più stretta. Più tardi, pare abbia detto: «Una donna, nonho potuto fare a meno di insegnarle a volare!»

Un atteggiamento ancora oggi pressoché immutato. Non stu-pisce che Jutta Kleinschmidt, indiscussa regina del rally e vincitri-ce della Parigi–Dakar 2000, per l’attuale edizione del rally nel deserto abbia scelto un copilota donna: tutto per evitare che il me-rito per un eventuale risultato positivo venga attribuito al copilotamaschile. ❙

«Mi hanno voluto insegnare a volare»Yolanda Tavoli, ex pilota e giornalista

Yolanda Tavoli

«ANCORA OGGI UNADONNA DEVE SOFFRIRE DI PIÙ».Fo

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LA NUOVA C22 NASCEDAL LAVORO DI 280PERSONE. IL MOTORE 10 CILINDRI DA 3 LITRISPRIGIONA CIRCA 800 CV.

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Nella C22 è quasi tutto nuovo

«Con la C22 abbiamo imboccato nuovestrade», afferma il responsabile di progettoJürg Flach. Ne è nata una vettura da corsasenza compromessi, più aerodinamica e più facile da manovrare.

Abitacolo | Alla Sauber esistono due versioni,perché il nuovo pilota della scuderia Heinz-Harald Frentzen è dieci centimetri più altodel suo compagno Nick Heidfeld. I pedali diFrentzen sono più avanzati, la protezione per le gambe più lunga.

Roll bar | Forma l’ingresso dell’airhorn, cherappresenta il tratto d’aspirazione del mo-tore. In caso d’incidente la fibra di carboniosopporta il peso di dodici tonnellate. Il rollbar della C22, rimodellato, è diventato anco-ra più aerodinamico.

Sospensioni | Influiscono molto sull’asset-to della vettura in pista. Nella C22 sono ora più leggere, ma anche più rigide.

Alettone posteriore | È responsabile di oltre un terzo dell’aderenza della monopo-sto ed è composto da quattro elementi.Quello più basso è stato completamenterielaborato per ottenere una maggioreaderenza con un minor attrito con l’aria.

Alettoni anteriori | Garantiscono oltre il 25 per cento dell’aderenza. La C22 montaancora provvisoriamente il modello delloscorso anno, ma dovrebbe presto esserepronta la nuova versione.

Pance laterali | Anche qui le prove effet-tuate nella galleria del vento hanno portatoallo sviluppo di una nuova forma: nella C22le pance laterali sono più basse e orientatediversamente rispetto allo chassis.

Chassis | Rappresenta il nucleo della vettura di Formula 1. Il tempo di sviluppodi due mesi e mezzo determina la duratadello sviluppo dell’intera vettura. NellaC22 è notevolmente più rigido.

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FORMULA 1Fo

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Lo scenario sarebbe perfetto per unasquadra di sci. I trenta uomini della SauberPetronas, invece, sul tracciato innevato del-la cittadina di Fiorano sembrano spaesati:nelle loro tute verde-blu posano infreddolitidavanti a una monoposto che, ancora privadei logotipi degli sponsor, sembra quasi nu-da nel gelo circostante. La C22 ha appenalasciato il reparto sviluppo e oggi avrebbe do-vuto compiere i suoi primi giri. Ma il potentemotore resta muto. La vettura appare solo unattimo per la foto di gruppo, poi scompare dinuovo nell’autorimessa.

«La C22 funziona come un orologio»

Solo quattro giorni più tardi, il 13 gennaio, ar-riva il grande momento: dopo che la scude-ria ha prontamente spedito a Barcellona ma-teriale e vetture, il pilota della Sauber NickHeidfeld può finalmente sperimentare per laprima volta di che pasta sia fatta la nuovaC22. L’umore migliora di giro in giro. Quan-do il tedesco rientra ai box dopo 61 giri, per-sino nella fabbrica di Hinwil si festeggia conlo champagne. «Se una nuova monopostosupera senza problemi i 290 chilometri al pri-mo tentativo, la si può a buon diritto definireaffidabile», asserisce Jürg Flach, che ha gui-dato lo sviluppo della C22. I piloti si unisco-no al coro di lodi: «La C22 funziona come unorologio», afferma Nick Heidfeld. «La vettu-ra è più stabile e più facile da manovrare inpista», gli fa eco il suo nuovo compagno discuderia Heinz-Harald Frentzen, che il terzogiorno di prove è riuscito per la prima volta asalire sulla C22.

Ma né a Barcellona né a Hinwil la festa èperfetta. Colpa della velocità: «I tempi nonsono stati veloci come ci saremmo aspettatiin base ai test effettuati nella galleria delvento», confessa Jürg Flach. Al primo tenta-

tivo la C22 è sì più veloce della C21, ma ladifferenza resta inferiore a un secondo al gi-ro. «Se tutto va bene, una vettura dovrebbeguadagnare da un secondo ad un secondo e mezzo a stagione», prosegue Jürg Flach.Alla Sauber tutti i 280 collaboratori hanno lavorato durante nove mesi per raggiungeretale obiettivo. Per questo secondo e mezzoè stata costruita un’auto totalmente nuova.L’esperto ingegnere meccanico, che ha giàpartecipato allo sviluppo di quattro bolidiSauber, lo sa bene: se l’obiettivo non saràraggiunto, la Sauber verrà superata dai suoiconcorrenti diretti.

Motore, gomme e aerodinamica: sonoqueste le tre variabili che, oltre all’abilità deipiloti, decidono la performance di una mo-noposto. Alla Sauber le prime due variabilisono più o meno sicure: i pneumatici sonoprodotti dalla Bridgestone. E il nuovo moto-re Sauber si basa sul modello Ferrari delloscorso anno, al grado di sviluppo raggiuntoal Gran Premio di Monza (settembre 2002).Il dieci cilindri da tre litri in alluminio tempe-rato supera i 18 000 giri al minuto e, duran-te la scorsa stagione, ha permesso a MichaelSchumacher di lasciare a bocca asciutta laconcorrenza.

Perfetta aderenza a 170 km/h

Resta la terza variabile, l’aerodinamica, perla cui ottimizzazione vengono logicamenteimpiegate tutte le energie del team Sauber.Ciò spiega anche perché la Sauber assomi-glia più a una fabbrica di velivoli che a un’of-ficina d’automobili. I bolidi di Formula 1, infatti, funzionano come aerei in senso in-verso: quella che in un aereo è la spintaascensionale, in una vettura da corsa è ladeportanza (downforce). A una velocità ele-vata e in presenza di curve strette l’auto non

Il «bolidificio» di HinwilIn gennaio la C22 ha potuto sfrecciare per la prima volta su un circuito. Ma per l’ultimo gioiellodella scuderia Sauber Petronas la vera prova del fuoco avverrà in marzo, al debutto della stagionedi Formula 1. Della nuova monoposto i concorrenti diretti dovrebbero vedere soprattutto unelemento: l’alettone posteriore. Andreas Thomann, redazione emagazine

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deve sollevarsi dalla pista, bensì aderire per-fettamente all’asfalto. Già a 170 km/h la downforce supera il peso dell’auto (ca.600 kg), che potrebbe così girare in teoriaanche a testa in giù sulla pista capovolta,vincendo la forza di gravità.

Ma l’aderenza non è tutto. Il bolide do-vrebbe anche offrire al vento una superficiedi contatto quanto più piccola possibile. Gliesperti di aerodinamica affrontano questoproblema con forme sempre più audaci. Alla Sauber, in vista della prossima stagio-ne, si è lasciato libero sfogo al rinnovamen-to. «Con la C22 abbiamo imboccato nuovestrade in modo ancora più sistematico», afferma Jürg Flach. Salta all’occhio la nuo-va proporzione della parte anteriore e di quella posteriore, che conferisce alla vet-tura un aspetto più aggressivo. La nuovamonoposto è anche più compatta: «Abbia-mo concentrato più massa nel baricentro,rendendo l’auto più agile». Gli intenditori potranno inoltre ammirare molti altri detta-

gli, a cui gli artigiani di Hinwil hanno lavora-to di fino per mesi: un nuovo alettone posteriore, una copertura motore più picco-la e più bassa, sospensioni più leggere, uno chassis più rigido e un roll bar più aero-dinamico.

Il campo d’attività degli esperti di aerodi-namica si è allargato da quando, dieci annifa, il team Benetton (oggi Renault) ha effet-tuato per la prima volta simulazioni aerodina-miche al computer. Adesso ogni scuderia hail suo reparto di Computational Fluid Dyna-mics (CFD). Grazie alle grandi performancedei computer, gli specialisti possono speri-mentare molte varianti nel mondo virtualeprima di provare il nuovo pezzo nella galleriadel vento. Un grande risparmio di tempo e didenaro, perché molte idee possono esserescartate da subito, mentre le varianti più pro-mettenti possono essere ulteriormente svi-luppate. Ma il computer sostituisce solo inparte la sperimentazione nel mondo reale, al-trimenti la Sauber non spenderebbe qualco-sa come 70 milioni di franchi per creare dalnulla una galleria del vento ultramoderna (siveda il riquadro). «Il computer ci permette dicapire perfettamente le forze aerodinami-

che», afferma Dirk de Beer, responsabile delprogetto aerodinamica della nuova galleriadel vento. «Tuttavia i computer non sono an-cora abbastanza potenti per misurare tutte leforze che agiscono sulla vettura».

Le preziose qualità del carbonio

Dopo che gli uomini del CFD hanno selezio-nato le migliori varianti, i costruttori realizza-no i nuovi pezzi in scala 1:2. Se supera la pro-va della galleria del vento, il pezzo passa allaproduzione. Per non rivelare i propri segretiin fatto di aerodinamica, la Sauber producein proprio gran parte dei componenti. Tra imateriali usati in Formula 1, il carbonio è damolto tempo quello preferito: praticamenteper tutta la monoposto, a eccezione del mo-tore e del cambio, viene utilizzata la fibra dicarbonio, materiale allo stesso tempo moltoleggero ed estremamente resistente. Chi,negli ultimi anni, ha visto i piloti uscire quasiillesi dall’abitacolo anche dopo spettacolariincidenti, ha un’idea di cosa riescono a sop-portare le parti in carbonio. Purtroppo que-sto materiale è anche incredibilmente costo-so, motivo per cui non può essere utilizzatoper la normale industria automobilistica. Almomento della costruzione diversi strati dicarbonio vengono incollati uno all’altro conresina sintetica e «cott i» poi in forni speciali,chiamati autoclavi.

Mentre per produrre una normale vetturain serie occorrono mediamente cinque anni,per fare in modo che la creatura generatadalle scuderie di Formula 1 sia in grado di

compiere il suo primo giro di pista bastanootto mesi. Ma questo presunto traguardonon è altro che un nuovo inizio. «Non siamomai soddisfatti», così Jürg Flach illustra la fi-losofia della Formula 1. Alla vigilia del primoGran Premio della stagione la sua agenda èpiena come nei mesi precedenti. In questoperiodo, infatti, tutte le scuderie sottopon-gono le proprie vetture a duri test su pista.Fino a 200 sensori applicati alla vettura tra-smettono via radio ai computer situati neibox circa quattro megabyte di dati per ognigiro. Viene valutato praticamente tutto, dal-la pressione dell’olio all’assetto in curva. Enaturalmente anche il feedback dei piloti of-fre interessanti suggerimenti per perfezio-nare ulteriormente la vettura. I dati raccoltivengono infine trasmessi allo stabilimento diHinwil, dove si comincia subito ad affinaregli ultimi particolari. Uno sviluppo in continuomovimento.

Più si avvicina la stagione più sale la ten-sione in tutto il gruppo. Dato che diversiteam provano contemporaneamente sullostesso circuito, già alcune settimane primadell’inizio della stagione si respira un’aria di competizione. Ma le scuderie giocano an-cora a carte coperte, mantenendo il piùstretto riserbo sui rifornimenti effettuati. « Inquesto modo i tempi non sono mai comple-tamente raffrontabil i», spiega Jürg Flach.Ma tutti questi segreti dureranno al massi-mo fino al 7 marzo, quando a Melbournescatterà il primo qualifying per il Gran Pre-mio d’Australia. ❙

Quando i venti soffiano in galleriaAccanto allo stabilimento della Sauber, a Hinwil, diverse gru sono all’opera dal 20 ottobre

2001 per costruire un edificio apparentemente normale, la cui funzione però è tutt’altro

che usuale: a otto metri dal suolo sta sorgendo la galleria del vento più moderna del mon-

do. Il tubo, del diametro di 9,4 metri, è già stato installato, ma le verifiche sono ancora in

corso. Su un nastro circolare di acciaio, che ruoterà fino a 300 chilometri orari, potrà es-

sere verificata l’aerodinamicità di una monoposto in grandezza reale. «Nessun’altra scu-

deria può provare una vettura a questa velocità e in queste condizioni», afferma Dirk de

Beer, responsabile del progetto aerodinamica della galleria del vento. Fino ad ora la

Sauber doveva svolgere i suoi test nella galleria del vento dell’aerodromo di Emmen,

utilizzando un modello in scala 1:2. «A Hinwil potremo effettuare il doppio dei test,

e in qualsiasi momento», spiega Dirk de Beer. Nell’edificio della galleria sorge-

ranno anche un museo dell’automobile e una piattaforma eventi. Qui, un giorno, i partner

della Sauber Petronas e i loro ospiti potranno vedere all’opera i signori del vento.

Per un tour virtuale dello stabilimento Sauber,con maggiori informazioni e foto della galleriadel vento, visitate il sito www.credit-suisse.com/f1

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FORMULA 1

LA PIÙ MODERNA GALLERIA DEL VENTO PER AUTOMOBILI COSTA 70 MILIONI DI FRANCHI.

Gran parte della vettura è in carbonio, materiale leggero e molto resistente.

Cambiare marcia con il cambio computeriz-zato richiede 20–40 millesimi di secondo.

A parte motore e gomme, pressoché ogni elemento viene fabbricato dalla Sauber.

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I PRODUTTORIMETTONO A DISPOSIZIONEDA 3000 A 4000 PNEUMATICI,DI CUI CIRCA 700 VENGONOCONSUMATI. DURANTE LE GARE LE GOMMERAGGIUNGONO I100 GRADI.

FORMULA 1

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Agenda9 marzoAUSTRALIA, MELBOURNE

23 marzoMALAYSIA, KUALA LUMPUR

6 aprileBRASILE, INTERLAGOS

20 aprileSAN MARINO, IMOLA

4 maggioSPAGNA, BARCELLONA

18 maggioAUSTRIA, SPIELBERG

1° giugnoMONACO, MONTE CARLO

15 giugnoCANADA, MONTREAL

29 giugnoEUROPA, NÜRBURGRING

6 luglioFRANCIA, MAGNY-COURS

20 luglioGRAN BRETAGNA, SILVERSTONE

3 agostoGERMANIA, HOCKENHEIMRING

24 agostoUNGHERIA, BUDAPEST

14 settembreITALIA, MONZA

28 settembreUSA, INDIANAPOLIS

12 ottobreGIAPPONE, SUZUKA

Scuderie e pilotiScuderia Ferrari BMW Williams McLaren Mercedes Renault Sauber PetronasFondazione 1929 1968 1963 1977 1970Debutto in F1 1950 1975 1966 1977 1993Vittorie 159 108 135 15 0Piloti 1 Michael Schumacher 3 Juan Pablo Montoya 5 David Coulthard 7 Jarno Trulli 9 Nick Heidfeld

2 Rubens Barrichello 4 Ralf Schumacher 6 Kimi Räikkönen 8 Fernando Alonso 10 Heinz-Harald FrentzenSponsor princ. Marlboro HP West Mild Seven Petronas

Scuderia Jordan Jaguar BAR Honda Minardi ToyotaFondazione 1981 1997 1998 1980 1999Debutto in F1 1991 2000 1999 1985 2002Vittorie 3 0 0 0 0Piloti 11 Giancarlo Fisichella 14 Marc Webber 16 Jacques Villeneuve 18 Jos Verstappen 20 Olivier Panis

12 Ralph Firmin 15 Antonio Pizzonia 17 Jenson Button 19 Justin Wilson 21 Cristiano da MattaSponsor princ. Benson & Hedges HSBC Lucky Strike Gazprom Panasonic

Le principali informazioni in sintesi

Le principali modifiche al regolamento di F1p Dall’inizio della stagione sarà vietata la trasmissione dei dati dai box alla vettura.

p Dal 2004 la trasmissione dei dati dalla vettura ai box sarà sostituita da un sistema standard.

p Il collegamento vocale tra pilota e tecnici ai box è consentito se il sistema rende impossibile una contemporanea trasmis-

sione di dati e se tutte le comunicazioni possono essere ascoltate dalla FIA e dalle stazioni TV.

p Una terza auto può essere utilizzata solo se una vettura da corsa non è riparabile. Se una monoposto non è utilizzabile

poco prima della partenza, questa partirà dalla corsia dei box. Lo stesso vale per un’interruzione di gara nei primi due giri.

p Tra le qualificazioni e la gara le vetture dovranno essere collocate in un parco chiuso, che può essere anche il garage

della scuderia, ma solo sotto stretta sorveglianza. Eventuali lavori, eccetto quelli di routine, necessitano di un’autorizzazione.

p Dal Gran Premio di Silverstone saranno vietati il traction control e il sistema di gestione della partenza. Fino a quel

momento, per quanto riguarda quest’ultimo, le scuderie dovrebbero reintrodurre un sistema di gestione manuale.

p Le qualificazioni si svolgeranno in due parti: venerdì e sabato. Ogni vettura avrà a disposizione un giro lanciato, e potrà

correre con la pista libera. Per la griglia di partenza valgono solo i tempi del sabato.

p Chi si impegna a non svolgere più di dieci giorni di test privati da marzo a novembre, il venerdì precedente alla gara

potrà girare in pista per due ore di prove in più. Di questa possibilità usufruiscono le scuderie Renault, Jordan e Minardi.

p I punti iridati verranno assegnati fino all’ottava posizione: 10-8-6-5-4-3-2-1.

p Sono vietati gli ordini di scuderia.

Siti web ufficiali e ufficiosi sulla F13 www.fia.com 3 www.formula1.com 3 www.f1-live.com3 www.formula1.it 3 www.grandprix.com 3 www.f1total.com 3 www.autosport.com

In palio un fine settimana dedicato alla Formula 1Il concorso organizzato dal Bulletin prevede come primo premio un week-end all’insegna della Formula 1. Partecipare è semplice:

basta rispondere alle tre domande sul modulo allegato e spedire quest’ultimo, debitamente compilato, entro il 31 marzo 2003.

1º PREMIO2ºPREMIO3ºPREMIO

Ingresso per due persone al GP d’Europa del Nürburgring,

compresi trasferimenti e pernottamenti in hotel (viaggio con

mezzi propri). Data: da venerdì 27 a domenica 29 giugno 2003.

Visita alla Sauber Petronas nella giornata di prove di Silverstone

(GB) il 19 giugno 2003 (per due persone, viaggio incluso).

1 pacchetto VIP con zaino, t-shirt, cappellino e altro ancora.

Numero speciale

Con il modulo allegato potete

ordinare un numero speciale

del Bulletin dedicato alla

Formula 1, comprensivo di

numerosi dettagli tecnici.

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Daniel Huber Cosa significa per lei

la velocità?

Jan Nyholm La velocità mi piace, sia per quanto riguarda le automobili sia nelmondo degli affari.E con che tipo di automobile riesce a sod-

disfare questa sua passione? Con un’autonormalissima. Anche con questa infattiposso andare veloce.Non ha mai avuto problemi con la polizia?

Mai per eccesso di velocità, qualche volta a causa dei parcheggi.E come si esprime l’amore per la velocità

nel suo lavoro all’interno della banca? Sottodue aspetti. Da una parte, secondo me, un buon servizio è quasi sempre anche unservizio veloce. Il cliente della banca vuoleche i suoi problemi siano risolti e che i suoidesideri siano esauditi rapidamente. Dal-l’altra oggi la velocità è spesso necessariaanche quando si tratta di prendere decisio-ni. Naturalmente queste devono essere an-che corrette, ma analizzare tutto troppo a lungo e fin nei minimi dettagli il più dellevolte non serve a niente. Cosa rappresenta per lei la Formula 1? LaFormula 1 è un tipo di sport estremamenteinnovativo e teso al perfezionismo. Per so-stenere questa lotta al millesimo di secondo,migliaia di pezzi, in parte modellati a mano,devono essere perfettamente calibrati unocon l’altro. High tech allo stato puro.E cosa rappresenta nell’ambito della

Formula 1 il team Sauber? La collaborazio-ne con la Sauber è stata decisiva per il nostro ingresso in Formula 1. Su questosport si possono avere opinioni diverse. LaSauber, invece, è considerata indiscutibil-mente un team altamente affidabile, pro-fessionale, innovativo e dinamico, che lavo-ra in modo molto efficiente e mirato. Tut-te caratteristiche molto positive con cui il

Credit Suisse vorrebbe essere associato,un’aspirazione a mio avviso legittima.Nonostante tutta la simpatia che nutriamo

per il team svizzero, sarà difficile vedere i pi-

loti della Sauber sui gradini più alti del po-

dio. Non la disturba? Non condivido questoparere. Se prendiamo tutte le scuderie che gareggiano oggi in Formula 1 e ci do-mandiamo quali requisiti devono esseresoddisfatti per competere con i migliori, ve-diamo che la Sauber – forse a prescinderedal budget – ha le carte perfettamente inregola. Il team può contare infatti su un’e-norme esperienza ed è in grado di sfrut-tare in modo assolutamente ottimale le suerisorse, che in confronto a quelle di altrescuderie sono piuttosto modeste.L’impegno del Credit Suisse dura ormai da

due anni. Che cosa ha portato alla banca

questa esperienza? Sotto diversi aspetti ciha portato molto. Nel nostro Paese sia-mo per così dire lo sponsor ufficiale dellanazionale svizzera dello sport a motore.Questo ha influenzato positivamente la no-stra immagine, come dimostrano innume-revoli feedback da parte dei clienti. La For-

mula 1 ha inoltre il vantaggio che le gare sisvolgono praticamente nell’arco di tuttol’anno e in tutto il mondo. Per far conosce-re il marchio Credit Suisse a livello inter-nazionale, questo rappresenta un vantaggiodecisivo. Di grande importanza, inoltre, è la possibilità di offrire ai clienti un eventomolto esclusivo. Tutto sommato, il bilancioè per noi più che positivo.Come sponsor principale della candidatura

della Svizzera, il Credit Suisse ha contribuito

notevolmente a portare nel nostro Paese

gli Europei 2008 di calcio. Adesso non vorrà

sicuramente farsi sfuggire l’occasione di es-

sere presente come sponsor anche all’even-

to stesso. Ciò avrebbe conseguenze negati-

ve per l’impegno con la Sauber? A mio avvi-so non ci sono problemi. Fondamental-mente manca ancora molto tempo al 2008;finché la Formula 1 fornisce un utile dalpunto di vista del marketing, proseguiremotale impegno. E al momento questo utile èconsiderevole. Se gli Europei 2008 ci possono portare qualcosa in più, ci impe-gneremo anche su questo fronte. Per molto tempo in Svizzera l’automobilismo

è stato malvisto, e anche il Credit Suisse

si è rifiutato di operare come sponsor in que-

sto settore. A cosa si deve questa svolta?

Personalmente credo che i dubbi sull’im-patto ambientale dell’automobilismo abbia-no perso d’importanza. Da una parte so-no stati compiuti notevoli passi avanti, dal-l’altra ogni grande evento che richiama migliaia di spettatori rappresenta un onereper l’ambiente. Oggi non c’è più nessunosport che non presenti anche aspetti nega-tivi. Si tratta quindi sempre di valutare che questi non superino i limiti del sosteni-bile. E per quanto riguarda la Sauber, non abbiamo visto a tal proposito alcun ti-po di problema.

«Il team Sauber ha le carte in regolaper competere con i migliori.»Il responsabile Marketing Jan Nyholm spiega perché la Formula 1 e in particolare il team Sauber si addiconoall’immagine del Credit Suisse e dove condurrà questa collaborazione. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

«UN BUONSERVIZIO DEVEESSERE VELOCE.»

Jan Nyholm, responsabile Marketing, Credit Suisse

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IN UN FINESETTIMANA DIGARE UN TEAMCONSUMA 1600LITRI DI BENZINA.A QUESTI SIAGGIUNGONO160 LITRI DI OLIOPER MOTORIE 60 LITRI DI OLIOPER CAMBI.

FORMULA 1

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Verso la fine dello scorso anno il GranPremio del Belgio 2003 è stato cancellato,senza essere rimpiazzato, dal calendario diFormula 1. Il governo belga non aveva accolto la proposta avanzata da organizza-tori e titolari di diritti della Formula 1 – la Federazione Internazionale dell’Automobile(FIA) e la Formula One Administration(FOA) di Bernie Ecclestone – di spostare adopo il Gran Premio di Spa l’entrata in vi-gore, prevista per il 1° luglio 2003, del divieto pubblicitario per il tabacco. La deci-sione del Belgio anticipa comunque la rotta dell’Unione Europea, che già in pre-cedenza aveva concordato con la Formula 1di bandire, a partire dal 2007, qualsiasi for-ma di pubblicità al tabacco su vetture, pilo-ti e circuito.

Gli undici Gran Premi europei di Formula1 innescano un effetto economico comples-sivo di 500 milioni di euro, vale a dire che aogni regione spettano in media 45,5 milionidi euro. Le spese effettuate in occasione diun Gran Premio di Formula 1 sono più chedoppie rispetto a quelle legate ad esempio adun analogo evento di Formula Indy negliUSA. Quasi tutti i Gran Premi europei si so-no quindi trasformati in grandi eventi con unbacino d’utenza di diverse centinaia di chilo-metri, che per le gare statunitensi sopramenzionate si limita invece spesso alla solaregione di svolgimento.

Dei flussi di denaro analizzati in uno stu-dio di InContext, un istituto americano digeoeconomia, fanno parte, oltre ai bigliettid’ingresso, anche le spese sostenute dai visitatori per vitto, albergo e benzina. A ciòsi aggiungono tutte le spese effettuate dagli stessi organizzatori, gli effetti di occu-pazione per circa 3000 unità lavorative

locali, nonché i proventi derivanti dalla lo-cazione di terreni privati e campi sportivi uti-lizzati temporaneamente come camping eparcheggi.

Ma non tutto ciò che gli spettatori deiGran Premi spendono sul posto va ad incre-mentare il bilancio delle regioni: nel caso dialcune gare europee, infatti, i proventi degliingressi non spettano ai gestori del circuito.È la stessa FOA, invece, che figura come organizzatore, a offrire ai proprietari del cir-cuito una cifra forfettaria per l’utilizzo del-l’impianto. Per tutte le gare, comunque, laFormula 1 richiede un cosiddetto «circuitobianco»: tutte le superfici pubblicitarie fissedevono quindi essere coperte per far postoagli sponsor della Formula 1. Inoltre, molticommercianti di souvenir che in occasione di ogni Gran Premio offrono la loro merceall’ingresso del circuito operano anche a li-

vello sovraregionale, e spesso non lascianospazio ai venditori locali. Lo stesso accadecon il «paddock club», il punto d’incontro VIPper gli spettatori di Formula 1, che in occa-sione di ogni gara impiega personale proprioe un catering standardizzato.

Per la maggior parte degli sponsor e deipartner della Formula 1, la pubblicità duran-te le riprese televisive conta molto di più diquella rivolta al pubblico del circuito; di con-seguenza, mentre a loro non importa in qualepaese si svolge la gara, per il locale settorealberghiero e della ristorazione i tifosi chearrivano sul posto per seguire di persona ilGran Premio sono più importanti.

La perdita del Gran Premio è pesante

Soprattutto per una regione strutturalmentedebole come la provincia di Liegi, in cui sisvolgeva fino a oggi il Gran Premio del Bel-

Un grande affare per le regioniIl beneficio economico dei Gran Premi, per le regioni in cui questi si svolgono, è notevole,come notevoli sono le possibili conseguenze del divieto di pubblicizzare marche di tabacco. Al momento, infatti, non si intravedono nuovi sponsor. Jürgen Freund, DF Momentum

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Lucky Strike (BAT):BAR Honda

Marlboro (Philip Morris):Ferrari

West (Reemtsma):McLaren Mercedes

Mild Seven (Japan Tobacco):Renault

Benson & Hedges (Gallaher):Jordan

Volume di sponsoring 2001

Volume di sponsoring 2002

Volume di sponsoring 2001/2002

Il tabacco attende i suoi successoriComplessivamente, lo scorso anno le multinazionali del tabacco hanno distribuito alle diversescuderie circa 270 milioni di euro. Non deve dunque sorprendere l’attuale frenetica ricerca disponsor esterni all’industria del fumo. Fonte: EuroBusiness Magazine, 4/2001 e 4/2002, Credit Suisse Formula 1 Office

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FORMULA 1

gio, la cancellazione di questo evento spor-tivo comporta un danno economico enorme.In Belgio il Gran Premio di Formula 1 era lamanifestazione internazionale di gran lungapiù importante:p Il Gran Premio produceva regolarmenteun fatturato di 31 milioni di euro, senza tenerconto del successivo effetto «indotto».p Ogni anno arrivavano per la settimana digare oltre 200 000 spettatori, più dell’80 percento dai paesi vicini Germania, Olanda, Inghilterra e Francia. Gli eventi più prossimiin ordine di grandezza richiamano al massi-mo 100 000 spettatori.p Le ditte che erano più o meno coinvoltenella competizione davano lavoro a circa6000 persone.p Durante il fine-settimana di gare veniva-no creati 3000 posti di lavoro temporaneo,mentre durante l’anno il circuito occupa solo 25 lavoratori a tempo pieno.p La FOA recluta i lavoratori temporaneisoprattutto in collaborazione con ammini-strazioni locali e club, a cui questa attivitàfrutta un reddito supplementare non indiffe-rente.

Il circo di F1 si sposta in Asia

Lo sdegno suscitato in Belgio dalla cancel-lazione della «sua» gara è quindi fin troppocomprensibile. Perché, si chiedono non so-lo i belgi, il governo di Bruxelles si comportain modo più restrittivo dei più acerrimi nemi-ci del tabacco? Il compromesso, proposto

dalla Formula 1 almeno per il 2003, di anti-cipare la gara e di farla svolgere ancora unavolta prima dell’entrata in vigore del divietopubblicitario, è naufragato per le divergenzetra rappresentanti fiamminghi e valloni. Do-po mesi di discussioni i responsabili di FOA

e FIA hanno perso la pazienza. In effetti c’èuna lunga lista di paesi extraeuropei chechiedono di ospitare un Gran Premio: per il2004, ad esempio, è stata accolta la candi-datura degli Emirati Arabi Uniti, e presto saràanche il turno di Shanghai.

Il motivo dello spostamento della Formu-la 1 su tracciati extraeuropei è, oltre alla cre-scente popolarità dell’automobilismo, anchela maggiore liberalità di questi paesi nei con-fronti della pubblicità dei produttori di siga-rette. Del resto, con i 266 milioni di eurostanziati nel 2002, l’industria del tabaccorappresenta la principale fonte di finanzia-mento della Formula 1. Un accordo stipula-to lo scorso anno tra la FIA e l’industria deltabacco stabiliva la scomparsa graduale deimarchi di sigarette a fini pubblicitari. Questoavrebbe lasciato quattro anni di tempo allescuderie per cercarsi altri sponsor e agliesperti di marketing dell’industria del tabac-co per sviluppare altri canali di comunicazio-ne. Adesso la decisione del Belgio spinge laCommissione Europea a riprendere in esa-me la questione e, contro il volere del presi-dente della FIA Max Mosley, a imporre anzi-tempo in tutta Europa il divieto in oggetto.

Già da decenni la Formula 1 convive conle diverse legislazioni nazionali in materia di

pubblicità al tabacco: per molto tempo, adesempio, la pubblicità delle sigarette è stata ammessa sulle vetture e sulle tute deipiloti sul circuito tedesco del Nürburgring,dove si svolge il «Gran Premio d’Europa», evietata invece sul circuito di Hockenheim,distante solo 200 km, dove si corre il «GranPremio di Germania». In Gran Bretagna, inoccasione di molte manifestazioni, le autoda corsa espongono marchi di sigarette, chedevono essere invece coperti, come stabili-sce una convenzione dell’industria del ta-bacco, durante il Gran Premio di Formula 1.Quando attraversano la Francia, poi, persi-no ai tir che trasportano le vetture è vie-tato esporre pubblicità di sigarette. Per riverniciare ogni volta le monoposto, i veico-li del team, i caschi, nonché per produrreun’intera linea di abbigliamento priva di lo-go, ogni anno le scuderie spendono centi-naia di migliaia di euro che vanno a gravaresul loro bilancio.

Per eludere queste restrizioni sono nateanche originali creazioni. Così «West» è di-ventato «East», «Benson & Hedges» si è tra-sformato in «Be on Edge» e «Lucky Strike»in «Look Alike». La Marlboro, invece, si è potuta permettere di esporre solo degli in-nocenti triangoli bianco-rossi, creando cosìuna corretta associazione al proprio marchio.

Altri sponsor si fanno desiderare

Nell’attuale situazione economica, già piut-tosto tesa, sembra difficile trovare nuovisponsor che mettano a disposizione sommeparagonabili a quelle fornite dall’industria deltabacco. Sebbene un impegno del genereconsenta, con una spesa relativamente mo-desta, di raggiungere oltre 300 milioni dispettatori in tutto il mondo e di dare quindinuovo lustro e un tocco di modernità al pro-prio marchio, i potenziali sponsor non fannocerto la coda. La crisi della «New Economy»e delle telecomunicazioni ha costretto i suc-cessori già designati delle sigarette a un ri-tiro anticipato. Non potevano quindi arrivarein un momento più opportuno le recenti ini-ziative volte a limitare l’esplosione dei costiin Formula 1. In queste settimane che ci se-parano dal Gran Premio inaugurale d’Au-stralia vedremo se le proposte avanzate dal-la FIA per applicare al più presto tali misuredi risparmio saranno accolte o meno dai di-rigenti delle scuderie. ❙

parcheggio 2%

biglietti 43%

5% benzina

19% vitto

11% alloggio

20% shopping

Spese degli spettatori delle corse (base: GP del Belgio)

Numero complessivo di spettatori203 000Spese complessive(in euro)31 095 912

Il Belgio ha fretta – e perde diversi milioni di euroIl Gran Premio di Spa Francorchamps era la principale manifestazione del Paese. L’evento piùvicino in ordine di grandezza richiama soltanto la metà degli spettatori. Per la regione di Liegila perdita del Gran Premio è un duro colpo e desta incomprensione. Fonte: InContext

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FORMULA 1

Tutto ebbe inizio sotto un piccolo tendo-ne da circo e con un piatto di spaghetti allabolognese. I team di Formula 1 si erano or-mai stancati di improvvisare rustiche colazio-ni preconfezionate per sponsor e ospiti VIP.Cercavano un’alternativa che offrisse piùclasse e fosse più prossima al circuito dellegare. L’idea prese corpo nel 1984 (al GranPremio di Digione), grazie all’organizzatoredei GP di Formula 1, Bernie Ecclestone: na-sceva così il Paddock Club, oggi gestito dal-la ditta AllSport con sede a Ginevra. Se agliinizi veniva scodellato alla bell’e meglio ab-bondante sugo sulla pasta per sfamare 200

bocche impazienti, oggi professionisti dellagastronomia servono prelibate specialità del-la haute cuisine francese. «Proponiamo percosì dire un avvenimento culinario open-air»,assevera Isabelle Kaufmann, che da tre an-ni dirige il Paddock Club.

Il prato all’inglese viene da Bordeaux

La 39enne zurighese ha esigenze elevatissi-me. A cominciare dal prato dove si ergerà latendopoli. Se la squadra di giardinieri arruo-lati in loco non è in grado di fornire il megliodel praticello locale entro due o tre settima-ne, verrà srotolato un prato all’inglese nuo-vo, ordinato appositamente a Bordeaux efatto arrivare per via aerea.

Tre settimane prima del grande evento,una squadra ben collaudata di 30 operai ini-zia a montare la tendopoli. Nessuno degliautodromi dispone di ambienti e infrastrut-tura adeguati alle esigenze del PaddockClub. Tutto il materiale viene perciò convo-gliato con dei camion: padiglioni, cucine, frigoriferi, congelatori, tavoli, tappeti, piatti,bicchieri, posate, impianti di climatizzazione,decorazioni, composizioni floreali, televisorigiganti e un’infinità di vettovaglie. A Silver-

stone, nel Gran Premio ricco di glamour do-ve fanno da anfitrione le squadre britanni-che, il Paddock Club arriva in pompa magnacon un convoglio di 90 TIR. Il catering dei3000–4000 invitati è un’impressionantepasserella di rifornimenti. Consumo medioper GP: 2300 aragoste, 1,4 tonnellate dicarne di manzo, 1,2 di pesce, 400 chili difragole, 5500 bottiglie magnum di champa-gne, 7700 di vino rosso e 9270 di vino bian-co, per citare solo le partite più importanti.

Fino a 300 camerieri in contemporanea

Sul fronte organizzativo il dispendio di mezziè ingente: per ogni evento, Isabelle Kauf-mann assume 500 persone, compreso il personale di montaggio e smontaggio. Ladomenica della corsa sono in servizio in

contemporanea fino a 300 camerieri e 80

cuochi. «Sono persone giovani, aperte,trendy», afferma la responsabile del Club.«Si tratta perlopiù di studenti universitari o diuna scuola alberghiera, che spesso ci ac-compagnano per un’intera stagione. Vengo-no specialmente addestrati per la circostan-za». Isabelle Kaufmann attribuisce notevoleimportanza all’integrazione di personale locale che, di norma, costituisce il 10 percento dell’effettivo. «Agli ospiti fa piacere poter scambiare quattro chiacchiere nellapropria lingua. In Giappone o in Malesia poidiventa una prerogativa assolutamente indi-spensabile per la comunicazione», precisa ladirettrice del circolo.

La ristorazione vera e propria è orche-strata da una ditta viennese che manda intrasferta 80 cuochi. Seppure questi specia-listi dell’arte gastronomica si sottopongano aun lavoro sfibrante, apprezzano il cambio diorizzonti e il vivere boemo, racconta IsabelleKaufmann. Il profilo dei candidati contienetuttavia un requisito essenziale: «Non devo-no essere appassionati di Formula 1. Altri-menti presterebbero troppa attenzione allospettacolo e troppo poca al loro lavoro. Lecucine, in particolare, sono spesso ubicateaccanto al tracciato».

Spettacolo e relax assicurati

La tendopoli del Paddock Club offre assaipiù dell’happening febbrile della gara. Sonofra l’altro disponibili un massaggiatore, un’e-stetista e un parrucchiere. Il divertimento èassicurato dalla presenza di un caricaturistae un prestigiatore. Vari pasticcieri danno mo-stra delle loro abilità confezionando squisitibocconcini. E non manca neppure il simpa-tico lustrascarpe. Oltre ai padiglioni, gli ospi-ti possono usufruire di tribune riservate: o

Belli, ricchi e appassionati di Formula1Il Paddock Club rientra fra i circoli più esclusivi del mondo. Viene ricostruito da zero ad ogni Gran Premio di Formula 1. 2000 tonnellate di materiale e circa 500 collaboratori permettono a un pubblico di VIP, fino a4000 persone, di godersi pienamente lo spettacolo. Daniel Huber, redazione Bulletin

Isabelle Kaufmann, direttrice del Paddock Club

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«PROPONIAMO UN AVVENIMENTOCULINARIO OPEN-AIR.»

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30000 PIATTI,40000 BICCHIERI E 6 TONNELLATEDI POSATEPER 4000 OSPITI.

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al di sopra della via dei box, per quanto pos-sibile sul tetto stesso delle rimesse, o co-munque in ottima posizione. Altra preroga-tiva degli ospiti del Paddock sono le visiteguidate ai box in piccoli gruppi per vivere davicino quanto vi accade.

Priorità alle scuderie

L’esclusiva esperienza del brivido della Formula 1 ha il suo prezzo. Un biglietto peril Paddock Club costa tra 2400 e 3800 dol-lari. Isabelle Kaufmann menziona il denaro

con riluttanza. Anche perché il prezzo dei bi-glietti è diventato quasi un valore ipotetico;ben di rado infatti sono acquistabili dal gran-de pubblico. «La priorità va alle scuderie eai loro sponsor. Sono loro la vera ragiond’essere del Paddock Club e pertanto ad ottenere i posti, anche a condizioni prefe-renziali».

Di norma, il Paddock Club registra il tut-to esaurito con le sole prenotazioni delle scu-derie. Un onore del tutto speciale è ottene-re un invito al Paddock Club del Gran Premio

di Monaco, acquartierato nell’esclusivo Yacht Club del porto del Principato, che ac-coglie appena 400 ospiti. Quanto al prezzodel biglietto, Isabelle Kaufmann serba ele-gantemente il segreto. ❙

Concorso: Bulletin mette in palio due

biglietti esclusivi «Paddock Club» per

il Gran Premio del Nürburgring. Troverete

spiegazioni in merito nel modulo allegato.

Oltre la quiete della tendopoli sull’erba, gli ospiti del Paddock Club possono usufruire di tribune riservate: o al di sopra della via dei box, per quanto possibile sul tetto stesso delle rimesse, o comunque in ottima posizione.

UN POSTO NEL PADDOCK CLUBCOSTA TRA 2400 E 3800 DOLLARI.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 31

FORMULA 1

Di sport non so molto. A mala pena so che nel mio quartiere sigioca a basket o a dama. Ma nulla mi è cosi estraneo come l’auto-mobilismo. Anche per chi si interessa poco di calcio è quasi inevita-bile saperne qualcosa. Come un ateo sa chi è Dio, anche chi odia ilcalcio sa chi è Maradona. E a volte pure qualcosa di più. Ma del-l’automobilismo? Dato che sono un appassionato lettore di giornalie che il senso del dovere mi spinge, non senza un po’ di vergogna,a dare una rapida occhiata alle notizie sportive dopo le previsioni deltempo (il New York Times è così astuto da collocare regolarmentele previsioni del tempo nella pagina sportiva), sono in grado di asso-ciare il nome Schumacher al mondo dell’automobilismo. Ma per il resto? Niente. Il vuoto assoluto. Ferrari. Forse. Porsche. Il circuitodi Zandvoort.

Non possiedo né un’auto né la patente, e solo recentemente, a31 anni, sono salito per la prima volta su un motorino, alle Isole Ber-muda. Dopo tre giorni e una brutta caduta mi sono azzardato a rag-giungere quasi i 50 chilometri orari su alcuni tratti tranquilli e retti-linei. È stato emozionante, e lo rifarei volentieri anche più spesso,ma comunque non più di una volta ogni tre mesi.

Se già mi costa così tanta fatica provare qualcosa per le auto-mobili, come potrei mettermi nei panni di un uomo la cui vita consi-ste essenzialmente nel partecipare a una gara di Formula 1? Sonostati scritti molti libri su persone che dedicano la propria vita – conrisultati più o meno soddisfacenti – a diventare attori o giocatori discacchi. E proprio da uno scrittore ci si potrebbe aspettare che siimmedesimi in qualcosa in cui quasi nessuno riesce a immedesi-marsi, che difenda qualcosa che deve sì essere difeso, ma di cui ilresto del mondo non ha alcuna voglia.

Non conosco nessuno scrittore a cui piaccia l’automobilismo enessun romanzo che parli di questo sport. Per il calcio gli scrittori sientusiasmano senza vergogna, alcuni se ne vantano persino, pro-clamando: siamo scrittori, ma non siamo degli snob, perché ogni domenica guardiamo Studio Sport. Il basket se la cava a malapena.In America. Il tennis viene accettato. E persino la boxe va di modain una certa categoria di scrittori in via d’estinzione. O non era Nor-man Mailer che paragonava la scrittura con la boxe?

Sono già un paio di giorni che mi sto chiedendo da cosa possamai dipendere la scarsa simpatia che gli intellettuali nutrono per l’au-tomobilismo, e perché questo tipo di sport non riesca a scrollarsi didosso il suo alone di mediocrità.

L’opinione che la finta di un calciatore sia più elegante di un’au-to da corsa impegnata in una curva o coinvolta in un testacoda misembra discutibile. Il più piccolo movimento di una capra, benchèdebba ammettere che è un animale che mi piace molto, mi pare piùelegante e impressionante della maggior parte delle raffinate finte diRonaldo. L’uomo è ormai una delle specie animali più brutte del pia-neta. Con l’estetica quindi arriviamo poco lontano.

Forse dipende dal rumore. Lo confesso, il rumore può essere ungrosso problema. Se un ristorante è rumoroso me ne vado subito,per quanto delizioso sia il cibo.

Mi rendo conto che aggressività e sport vanno inevitabilmente dipari passo, ma anche la calma può essere molto aggressiva. La cal-ma è più aggressiva e foriera di maggiori sventure di gran parte delrumore che si può sentire sulla faccia della terra. Forse l’automobi-lismo potrebbe essere un po’ più silenzioso, ad esempio impiegan-do motori elettrici.

Da molto tempo uno scrittore deve essere qualcosa di più di unoscrittore. Può provenire da un paese lacerato da una sanguinosaguerra civile, può esprimere opinioni sulle guerre anche senza maiessere stato soldato e senza aspirare a una carriera politica, può oc-cuparsi di maiali e polli allevati all’aria aperta ma che in realtà l’ariaaperta non sanno nemmeno cosa sia. E tuttavia cosa resta a unoscrittore che sosteneva fanaticamente che il suo compito consiste-va semplicemente nello scrivere?

Ecco che gli viene in soccorso l’automobilismo. O per lui non èforse un compito piacevole rendere questo sport adatto ai salotti piùesclusivi? Ed entra in gioco anche l’interesse personale, lo ammet-to, perché in questo modo lo scrittore si distingue immediatamentedalla massa.

Potrebbe scrivere una commedia dell’assurdo sul cambio dellegomme. Potrebbe spiegare che questo sport non è in fondo più noio-so del basket, che nessuno ha mai sentito parlare di hooligan in For-mula 1, che il rumore copre gli slogan razzisti urlati allo stadio, chein questo sport l’obiettivo non è far cadere l’avversario, e che quin-di, in realtà, l’automobilismo è un passatempo particolarmente pacifico e piacevole. E potrebbe persino spingersi al punto di dire:seguire le corse è una meditazione indispensabile per l’umanista postmoderno. ❙

Si potrebbe scrivere una commediadell’assurdo sul cambio gommeArnon Grünberg, gennaio 2003, traduzione : Francesca Sardi

Arnon Grünberg è nato ad Amsterdam nel 1971. Dopo essere

stato espulso dal liceo ha lavorato come garzone in una farmacia

e come lavapiatti, ma ha mancato il classico salto di qualità

da lavapiatti a milionario. Ha invece scritto vari pezzi teatrali, un

romanzo d’esordio («Lunedì blu»), che ha ricevuto un premio,

e diversi articoli per la rivista dell’editoria olandese. Ha suscitato

scalpore la rivelazione che Arnon Grünberg scrive anche sotto lo

pseudonimo di Marek van der Jagt. Fino a quel momento, infatti,

van der Jagt era considerato un «autore fantasma» che non

amava comparire in pubblico. Arnon Grünberg vive a New York.© b

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Analisi online della situazione patrimoniale personale

Nuova veste per il Financial Check-up, con una più ampiasezione dedicata ai prodotti consigliati e con nuovi link. In pochi minuti l’utente può analizzare la propria situazionepatrimoniale. È sufficiente inserire alcuni dati essenzialiper ottenere un’analisi grafica con possibili proposte diottimizzazione in materia di fisco, previdenza, investimenti,finanziamenti e successioni. Ecco una panoramica deivantaggi:p analisi grafica della situazione finanziaria personale;p proposte di ottimizzazione;p rappresentazione grafica delle conseguenze di vari

scenari (ad es. pensionamento anticipato o acquisto diun’abitazione);

p rapporto da stampare;p diversi calcolatori online, ad esempio il calcola-imposte.Il Financial Check-up si trova alla pagina dedicata allaclientela privata del sito www.credit-suisse.com sotto la voce di menu «Servizi online» (schi)

Leonhard H. Fischer

(a sinistra) e

Josef Meier

Sito Internet per i partner del Credit Suisse

Il Credit Suisse ha creato una pagina Internet dedicata ai partner di distribuzione. I partner attuali e potenziali vi potranno trovare ragguagli sulla collaborazione con il Credit Suisse, notizie su pro-dotti, borse e mercati, nonché moduli e funzioni di calcolo. Maggiori informazioni al sito www.credit-suisse.com/vertriebspartner (schi)

Credit Suisse Sports Awards

In occasione dei Credit SuisseSports Awards 2002 il campio-ne di salto con gli sci SimonAmmann e la triatleta NataschaBadmann sono stati eletti spor-tivi dell’anno. La votazione via

Internet ha incoronato Myriam Casanova come rivelazionedel 2002. Altri premi sono andati a Edith Hunkeler, spor-tiva disabile, a Bernie Schödler, allenatore della squadradi salto con gli sci, nonché al FC Basilea. Maggiori infor-mazioni al sito www.sportsawards.ch (schi)

Novità ai verticiDal 1° gennaio 2003 il 39enne Leonhard H. Fischer

è il nuovo CEO del Gruppo Winterthur. Nel 2001 lo

specialista in economia aziendale era stato nominato

membro del Comitato direttivo della compagnia di assi-

curazioni Allianz e della sua affiliata Dresdner Bank,

dove, prima di passare alla Winterthur, è stato respon-

sabile del comparto aziendale Corporates & Markets.

Già dal 1° novembre 2002 Josef Meier – come suc-

cessore di Rolf Dörig, nuovo CEO di Rentenanstalt/Swiss

Life – è il nuovo responsabile Corporate & Retail

Banking (clienti privati e commerciali del Credit Suisse

in Svizzera). Prima di questa nomina Josef Meier aveva

presieduto il Consiglio direttivo della Neue Aargauer

Bank (NAB). Nel complesso Josef Meier opera già da

22 anni per il Credit Suisse Group, dove ha ricoperto

diverse funzioni direttive. Alla guida della NAB è suben-

trato Hans-Mathias Käppeli, fino ad ora membro del

Consiglio direttivo. (schi)

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Gli ostelli della gioventù devono consentirepernottamenti economici, ma anche ri-spettare certi standard. L’ostello di Davos-Höhwald, fondato nel 1949 e non più insintonia con i moderni criteri di qualità, hatraslocato nell’inverno del 2001 nel famoso«Albula», costruito nel 1913 come sanatorio e trasformato in casa di cura nel 1927.Adesso, dopo una ristrutturazione duratasei mesi basata sull’ambizioso progetto«Youthpalace» (la prima in Svizzera), l’ostel-lo sarà in grado di accogliere ogni anno circa 16 000 persone, quattro volte più diquelle che ospitava finora. Tra queste an-

e aree sportelli siano accessibili anche allesedie a rotelle e che i bancomat possanoessere utilizzati anche dai disabili».L’impegno di Davos è un esempio di comela Fondazione del giubileo del Credit SuisseGroup sostenga progetti a favore dei porta-tori di handicap. Nel 2000 ha reso possibilea Crans-Montana lo svolgimento della 6a

coppa del mondo di sci per disabili. Nel di-cembre 2002, in collaborazione con Amag,ha messo a disposizione di quattro istituzio-ni dei minibus adibiti al trasporto di disabili;e in questi giorni è in costruzione, allascuola diurna per bambini ipovedenti e plu-rihandicappati di Oerlikon, una rampa persedie a rotelle. Il 5 e 6 luglio 2003, infine,la Fondazione sarà per la terza volta partnerprincipale della Giornata sportiva nazionaledi Macolin, organizzata da Plusport Svizze-ra. (schi)

che molti giovani con difficoltà motorie o susedia a rotelle. L’indispensabile ascensoreè stato finanziato dalla Fondazione del giu-bileo del Credit Suisse Group, che ha cosìcontribuito alla ristrutturazione. «Questoimpegno è in linea con gli obiettivi che ilCredit Suisse si è posto nella riduzione delle barriere architettoniche per disabili »,ha sottolineato Josef Meier, Head Retailand Corporate Banking del Credit Suisse,in occasione dell’inaugurazione del 17 gen-naio 2003. «Già da anni, quando effet-tuiamo grosse ristrutturazioni di immobilibancari, facciamo in modo che ingressi

Un solo indirizzoDa marzo 2003 i diversi servizi Internet del Credit Suisse saranno riunitisotto un unico indirizzo: www.credit-suisse.com. Allo stesso tempo è stata interamente rielaborata la sezione dedicata alla clientela privata.

L’unica formula magica che i clienti dellabanca dovranno tenere a mente è: www.credit-suisse.com. Partendo da questa pagina iniziale l’utentepuò accedere velocemente a tutte leofferte bancarie, che finora erano divise tra diversi siti e indirizzi Internet. Il sito del Credit Suisse è articolato in quattro settori:p Clientela privata Svizzerap Clientela commerciale Svizzerap Private Bankingp Investment BankingIl settore «clientela privata Svizzera» è statointeramente rielaborato e ha una nuovaveste grafica con informazioni ancora piùchiare e un utilizzo più semplice.Quali sono le altre novità?p Tutti gli strumenti interattivi sono stati riu-niti. Soprattutto i calcolatori online, ad esem-pio il calcola-imposte, il calcola-ipoteche,

il calcola-previdenza e il calcola-valuta sonostati arricchiti di nuove preziose funzioni.p Da aprile, nel nuovo sito il marchioyourhome verrà assorbito sotto la pagina«ipoteche», dove si troveranno tutte leinformazioni necessarie in materia di finan-ziamento, consulenza, imposte e diritto.p Anche il Credit Suisse Economic Research e il Credit Suisse Private BankingResearch sono stati raggruppati. Pubblica-zioni esclusive su analisi di mercato e Tech-nical Research sono disponibili per i clienti Private Banking solo nell’Investors’ Circle,un ambito protetto da password.p Le informazioni su quotazioni di borsa e dati di mercato offerte da diverse piat-taforme sono state riunite; in questo modole consultazioni delle quotazioni ricorrono auna sola applicazione. Questa, sotto il no-me di «Borse & Mercati», è disponibile in

quattro lingue ed è stata arricchita di nuovistrumenti quali: investimenti strutturati Credit Suisse Private Banking, obbligazioni,opzioni e futures (Eurex), commodities, divise e tassi d’interesse.p Anche nella Watchlist vengono offerti ulteriori strumenti quali bonds, traded op-tions, futures e structured investments.p Alla voce «Le nostre soluzioni» vengonoproposti argomenti e prodotti bancari sele-zionati per le diverse fasi della vita, con unasezione speciale dedicata alle donne. (schi)

Il sito del Credit Suisse dedicato

alla clientela privata contiene

ancora più informazioni:

www.credit-suisse.com

Pernottamenti agevolati a DavosA metà gennaio 2003 è stato inaugurato, dopo la riattazione, l’ostellodella gioventù «Youthpalace» di Davos che, grazie alla Fondazione delgiubileo del Credit Suisse Group, è ora privo di barriere architettoniche.

ATTUALITÀ

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Le maggiori preoccupazioni del 2002La sanità è rimasta al vertice dei problemi che assillano maggiormente il popolo svizzero, seguitadalla disoccupazione e dalla previdenza per la vecchiaia.

Più timori per AVS e asiloRispetto all’anno precedente, l’AVS e l’asilo hanno registrato un incremento di oltre dieci punti percentuali.In compenso, la posizione della Svizzera in Europa viene considerata sempre meno problematica.

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

46 52 46 48 59 64 58

75 81 74 57 34 45 52

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25 30 47 56 41 32 43

21 19 17 18 18 27 22

34 39 40 43 45 34 21

19 22 17 26 22 19 20

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13 13 15 18 15 14 19

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8 9 10 13 11 24 17

19 20 15 11 8 16 17

18 15 15 17 15 13 16

30 28 22 16 15 11 12

– – – – – 10 10

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22 21 24 22 15 10 7

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Sanità

Disoccupazione

AVS / Previdenza per la vecchiaia

Rifugiati / Asilo

Nuova povertà

Europa

Finanze federali

Stranieri

Sicurezza personale

Ambiente

Globalizzazione

Andamento economico

Sicurezza sociale

Droghe

Traffico / NFTA

Inflazione / Rincaro

Convivenza sociale

Stipendi

Estremismo / Terrorismo

Razzismo / Xenofobia

58 52 49 43 22 21 20 19 19 18 17 17 16 12 10 9 9 9 8 7

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Credit Suisse Bulletin 1-03 35

ATTUALITÀ

ressante soprattutto in relazione all’emer-genza numero uno, la sanità. A lamentarsidei premi delle casse malati in continuacrescita non sono in prima linea le classicon il reddito più basso, bensì il 64 percento degli svizzeri che vivono in famigliecon un reddito mensile tra i 7000 e i 9000 franchi. Anche tra i «quadri dell’eco-nomia privata» questo problema assillaben il 62 per cento degli intervistati. Risul-tati sorprendenti scaturiscono dall’analisidelle risposte sulla disoccupazione. Con il64 per cento dei rappresentanti, l’eventua-lità di perdere il posto è evidentementemolto sentita nella categoria di reddito piùalta (oltre i 9000 franchi). La disoccupazio-ne viene inoltre citata quale nodo partico-larmente preoccupante soprattutto dai gio-vani tra i 18 e i 29 anni (58 per cento),dagli impiegati (58 per cento) e dalle per-

sone con un reddito tra i 7000 e i 9000

franchi.In questi tempi caratterizzati da un’incer-

tezza generale, la fiducia nell’economia èdecisamente peggiorata. In effetti, oltre la metà degli intervistati (53 per cento) hadichiarato di avere spesso la sensazioneche l’economia non si dimostri all’altezzanei momenti cruciali. Non si rilevava unpunteggio tanto elevato dal 1995, anno incui il sondaggio è stato svolto per la pri-ma volta. Due anni fa solo il 29 per centocondivideva questo parere estremamentecritico. La categoria apparentemente piùdelusa è quella dei quadri dell’economiaprivata, il 62 per cento dei quali ha la sen-sazione che l’economia fallisca «spesso»,seguita dagli indipendenti (55 per cento) edagli impiegati dei servizi pubblici (51 percento).

I premi delle casse malati tolgono il sonno agli svizzeriIl sistema sanitario, la disoccupazione e la previdenza sono i temi che inquietano maggiormente gli svizzeri. A questa conclusione giunge il «barometro delle apprensioni» 2002, un sondaggiorappresentativo che il Bulletin svolge annualmente in collaborazione con l’Istituto di ricerche GfS di Berna. Daniel Huber, redazione Bulletin

Quale problema occorre risolvere per primo?Disoccupazione, previdenza per la vecchiaia e soprattutto asilo sono balzati inavanti nella classifica anche per quanto concerne l’urgenza. Piazzatasi all’ottavoposto, la globalizzazione è ora evidentemente molto meno temuta.

La sanità è per la terza volta consecutivala principale preoccupazione degli svizzeri e rientra, per il 58 per cento dei 1010 inter-vistati, tra i cinque problemi di maggiore rilevanza. Nel confronto con l’anno prece-dente, il tema ha subito una diminuzionedel sei per cento, senza per questo essereconsiderato meno urgente. In seconda po-sizione si situa la disoccupazione, con il 52 per cento degli interpellati, seguitadall’AVS e dall’asilo. Questi ultimi sono gliaspetti che hanno effettuato il maggiorbalzo in avanti nell’ambito delle apprensionidegli svizzeri. La previdenza per la vecchiaiaè salita di dodici punti percentuali (al 49

per cento) e la problematica dell’immigra-zione dell’11 per cento. Questa tendenzatrova conferma anche nella domanda suc-cessiva, relativa al problema consideratopiù urgente. Sebbene anche qui il sistemasanitario sia in cima alla tabella con il 15

per cento, esso è seguito dalla disoccupa-zione (13 per cento), dall’AVS/previden-za per la vecchiaia (10 per cento) e dalla questione dell’asilo (9 per cento). Un annofa il distacco dal primo tema era netta-mente superiore. Claude Longchamp, responsabile dello studio presso l’istitutoGfS, ne deduce che «nel 2002 è venutomeno il forte influsso che gli eventi del-l’11 settembre avevano avuto sui risultatidel barometro delle apprensioni del 2001.Sono piuttosto i problemi vertenti sull’anda-mento economico a essere passati in primopiano». Il terrorismo è ad esempio scesodalla sesta alla 19a posizione nella scaladelle preoccupazioni, mentre in quella dei problemi più urgenti non viene nemme-no citato.

Esaminando più da vicino i temi più ricorrenti, si delinea un quadro molto inte-Fo

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Posizione Problema Problema Problema Posizione2002 più urgente 2002 più urgente 2001 2001

1a risposta 1a risposta

1. Sanità 15 17 1.

2. Disoccupazione 13 9 2.

3. AVS / Previdenza 10 7 5.

4. Asilo 9 4 9.

5. Nuova povertà 6 8 4.

Andamento economico 6 5 7.

7. Imposte / Finanze 5 4 9.

8. Sicurezza sociale 4 3 8.

Eccessiva presenza straniera 4 3 9.

Globalizzazione 4 9 2.

Percentuale degli interpellati

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Leggermente meno catastrofica dell’eco-nomia, ma comunque molto negativa, è risultata la valutazione della classe politica.Il 49 per cento degli svizzeri ha la sensa-zione che la politica fallisca spesso in que-stioni di fondamentale importanza. Questaopinione è particolarmente sentita tra lepersone che si ritengono piuttosto di destra(59 per cento), seguite dagli elettori delcentro (46 per cento) e dai votanti di sini-stra (44 per cento). Forniscono un giudiziorelativamente più generoso le persone che rifiutano l’etichetta sinistra-destra, lequali hanno risposto «spesso» nella misuradel 37 per cento.

Nel barometro delle apprensioni del Bul-letin viene rilevata anche la fiducia deglielettori nelle principali istituzioni di rilevanzapolitica. La fiducia, rispettivamente la sfidu-cia, viene espressa mediante un’unica ci-fra, ottenuta sottraendo al numero di voti difiducia quelli di sfiducia. Ispira grande fidu-cia nei cittadini la giustizia svizzera, con intesta il tribunale federale che vanta un indi-ce di 45, seguito a ruota dalla polizia con44. Hanno riconquistato parte della credibi-lità persa l’anno scorso le banche, il cui indice era sceso nel 2001 da 55 ad un re-cord negativo di 33. Il sondaggio era statosvolto in un periodo in cui le banche, in-

vestite dalla crisi della Swissair, avevanodovuto far fronte ad aspre critiche. Un annodopo questa crisi di fiducia è stata parzial-mente compensata con un aumento di otto punti percentuali.

Si sono guadagnate maggiore fiduciaanche le organizzazioni dei lavoratori, che registrano un incremento del sei percento. L’ONU e le chiese hanno per con-tro perso l’otto per cento ciascuna. Mamentre un indice di 8 indica che la mag-gior parte degli intervistati ripone ancora fi-ducia nell’ONU, per quanto riguarda lechiese i voti di sfiducia superano quelli po-sitivi (indice –2). Lo stesso vale per l’UE

(–9) e, in misura ancora più marcata, per ipartiti politici (–16) nonché per i mass media (–24). Questi dati dovrebbero preoc-cupare in particolare i partiti. ❙

1995

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Disoccupazione ciclicaSe l’economia va male, il numero di disoc-cupati aumenta, e con esso anche le apprensioni rilevate dall’indagine. Nel 2000 in Svizzera i senza lavoro erano 94 000, mentre nel 1997 se ne contavano 194 000.Oggi la tendenza è di nuovo al rialzo.

Le ansie nel corso degli anni

Rifugiati: domina l’attualità Gli elevati valori registrati riguardo al nododell’asilo sono per lo più riconducibili a elementi esterni contingenti: nel 1998 e nel1999 l’ondata di profughi che fuggivano dal conflitto in Kosovo, nel 2002 l’iniziativasull’asilo dell’UDC.

Europa meno problematicaDurante le trattative per i bilaterali il numerodi persone preoccupate per la questione europea era in continua crescita. Da quando i contratti con l’UE sono stati siglati (2000) si rileva che la questione europea non è piùconsiderata un problema primario.

Fallimento dell’economiaDomanda: «Quanto spesso ha la sensazione che l’economia abbia fallito in questioni fon-damentali?» Più della metà degli svizzeri èdel parere che ciò succeda «spesso». Sinora il barometro delle apprensioni non aveva mai registrato un risultato tanto negativo.

Aumenta la fiducia nelle bancheDomanda: «Come valuta la sua fiducia nellebanche?» Il sondaggio dell’anno scorso è stato influenzato dal ruolo giocato dalle ban-che nel declino della Swissair. Nel 2002 le risposte positive superano quelle negativegrazie a un aumento di otto punti percentuali.

Fallimento della politicaDomanda: «Quanto spesso ha la sensazione che la politica abbia fallito in questioni fonda-mentali?» Anche in questo caso quasi la metà degli intervistati ha risposto «spesso».Quota che non raggiunge tuttavia i valorimassimi del 1996 e del 1997.

■ nessuna risposta ■ fiducia ■ neutro ■ sfiducia

■ nessuna risposta ■ mai ■ di rado ■ spesso

■ nessuna risposta ■ mai ■ di rado ■ spesso

1 2 2 2 2 2 2 2

7 6 6 9 9 2 10 10

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48 45 33 31 29 41 53

7 6 9 10 5 9 11

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48 34 39 40 43 45 34 21

70 75 81 74 57 34 45 52

31 25 30 47 56 41 32 43

Percentuale degli interpellati

3 www.credit-suisse.com/bulletinLa versione integrale dello studio nonché ulterioripunti salienti del barometro delle apprensionipossono essere consultati nell’emagazine.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 37

ATTUALITÀ

Daniel Huber Cosa la preoccupa maggiormen-

te nella sua veste di principale personalità

politica del Paese?

Yves Christen La mia preoccupazione princi-pale è la divergenza di opinioni degli sviz-zeri riguardo alla politica estera e deglistranieri. Che si voti sull’adesione all’ONU,sulle truppe di pace o sulla politica d’asilo,i risultati sono sempre molto risicati. Pertrovare soluzioni ai maggiori problemi comela sanità, la previdenza per la vecchiaia e la disoccupazione ci occorre innanzituttouna buona e solida politica degli stranieri,dell’asilo e dell’integrazione. Come sono collegate le due cose? Prendia-mo ad esempio la previdenza per la vec-chiaia. Dal punto di vista demografico, l’etàmedia della popolazione svizzera sta au-mentando in maniera inversamente propor-zionale al numero di lavoratori. Per risol-vere il problema del finanziamento dell’AVS

dobbiamo fare ricorso alle forze lavoro stra-niere e non possiamo permetterci di sce-gliere solo quelli che riteniamo adeguati.Tra gli immigranti ci sono persone buone emeno buone come tra gli svizzeri.Accanto alle forze lavoro straniere non sareb-

be possibile migliorare anche la politica

familiare, visto che la famiglia media svizzera

ha solo 1,4 figli? Naturalmente è impor-tantissimo intervenire anche in questo sen-so. Ma anche una politica familiare moltoattiva non ci consentirebbe di risolvere ilproblema entro i prossimi due, tre decenni.Sarebbe solo una goccia nel mare. Il sistema sanitario è da anni in cima alla

classifica delle preoccupazioni di tutti i ceti

della popolazione. Il nostro è veramente

un sistema così cattivo? Per quanto concer-ne l’aumento dei premi le preoccupazionisono più che giustificate. Di per sé il nostro

sistema sanitario è buono, ma deve restareeconomicamente sopportabile per tutti. Attualmente i premi stanno salendo tropporapidamente. E cosa si potrebbe fare per invertire

questa tendenza? La proposta di togliere lalibera scelta del medico è forse eccessiva.Un’alternativa di questo genere è inoltredifficilmente praticabile senza l’approvazio-ne della classe medica. Per trovare una soluzione è necessaria una stretta collabo-razione tra assicuratori, politici e medici.È interessante notare che la sanità assilla

maggiormente il ceto medio svizzero rispetto

agli intervistati con i redditi più bassi. Come

lo spiega? È logico: nel Canton Ginevra il40 per cento della popolazione può ri-chiedere sussidi per i premi. Le persone delceto medio, con redditi troppo elevati per ricevere sovvenzioni, sentono maggiormen-te il peso di queste spese. La seconda preoccupazione degli svizzeri

è la disoccupazione. Con il quattro per cento

di disoccupati siamo messi molto bene ri-

spetto ad altri paesi europei. In questo ambi-

to gli svizzeri sono troppo apprensivi? Glisvizzeri sono sempre molto apprensivi. Evi-

tano per definizione di correre rischi, hannopoco spirito imprenditoriale e sono spessoassicurati due volte. È però anche vero chenegli ultimi cinquant’anni la congiunturasvizzera è stata sempre positiva. Sono feli-cemente sposato da 38 anni con una francese. Nella sua famiglia il tema della di-soccupazione è ritenuto meno preoccupan-te che da noi. Per chi ha perso tutto inguerra, perdere il lavoro e i soldi non è cosìpreoccupante.In Svizzera lo spettro della disoccupazione

assilla sempre più i quadri dell’economia.

Ciò la meraviglia? Non direi. Durante il miomandato di sindaco a Vevey si registrava il 13 per cento di senza lavoro, un record a livello svizzero. Due grosse fabbriche avevano dovuto chiudere i battenti una do-po l’altra, lasciando sulla strada diversecentinaia di lavoratori. Molti di loro avevanotuttavia già perso il lavoro in precedenza e fatto ricorso ai contributi dell’assicurazio-ne disoccupazione. Le persone che gua-dagnano 8000 o 9000 franchi fanno inve-ce fatica ad immaginarsi un futuro senza lavoro, sono meno preparati all’evenienzae, quindi, la temono di più.Fo

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«La nostra democrazia diretta habisogno di partiti forti»Il presidente del Consiglio nazionale Yves Christen si pronuncia sui risultati del barometro delle apprensioni2002 del Bulletin. Secondo il primo cittadino svizzero, uno dei nodi più urgenti è l’introduzione di una valida politica dell’immigrazione. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

Yves Christen ritiene

che il sistema

sanitario svizzero,

benché di per sé

valido, debba restare

economicamente

sopportabile.

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38 Credit Suisse Bulletin 1-03

In Svizzera l’integrazione europea è sempre

meno fonte di inquietudine. Quest’anno il

tema è scivolato alla quinta posizione. La po-

sizione della Svizzera in Europa ha finito di

destare preoccupazioni? Negli ultimi anni,gli svizzeri si sono resi conto che grazie ai bilaterali possono beneficiare dell’UE an-che senza esserne membri. I risultati dellediverse votazioni hanno mostrato chiara-mente che la Svizzera difficilmente aderiràall’Unione a breve termine. Come è suc-cesso per l’ONU, l’adesione avverrà senzadestare scalpore tra dieci, vent’anni. Alla domanda sul comportamento dell’econo-

mia nei momenti decisivi, i delusi sono pas-

sati nello spazio di due anni dal 29 al 53 per

cento. Come può l’economia recuperare la

fiducia della popolazione? Con maggior etica e correttezza. Le imprese devono as-sumersi maggiore responsabilità. Ma anche la politica non ha ricevuto buoni

voti. Quasi la metà degli intervistati è del

parere che in molti casi fallisca. In che misu-

ra sente di essere ancora un rappresen-

tante del popolo? Se l’economia va male diminuisce automaticamente anche la fidu-cia nella politica, è logico. Ciò che mi preoccupa è invece il fatto che i cittadini sidistanzino sempre più dai partiti, che at-tualmente non hanno una buona immagi-ne. Al momento si parla troppo di stra-tegie e troppo poco del lavoro di partitovero e proprio che vi sta dietro. Si dimen-ticano tutti i volontari che si dedicano con grande impegno alle questioni politi-che. Forse l’attuale crisi economica por-terà qualcosa di buono nella misura in cui più gente si interesserà alla politica e,spero, anche ai partiti.

Nel barometro delle apprensioni si evidenzia

chiaramente come siano soprattutto gli

svizzeri che si ritengono più di destra a non

sentirsi rappresentati dai politici. Questo

dato la sorprende? A dire il vero no. Quan-do la gente ha paura vuole soluzioni semplici. I partiti moderati di centrodestra,come il PLR o il PPD, cercano soluzioniragionevoli e praticabili. E queste non possono essere semplici. Ne consegue chemolti cittadini si spostano verso destra.Dove li aspetta l’UDC con soluzioni sempli-

ci? Nei momenti decisivi gli elettori sonoancora molto cauti e ragionevoli. Anche senel legislativo si eleggono per protesta molti politici UDC, quando si tratta di votarei candidati per importanti cariche dell’ese-cutivo, l’UDC non può contare su molteadesioni. Non è un partito che si assumeresponsabilità.Lei è considerato l’intermediario tra la

Svizzera francese e quella tedesca. Come

giudica il problema del Röstigraben? In Svizzera ci sono molte minoranze, e conqueste molti «fossati», che devono esserecolmati. In confronto, il problema Rösti-graben è secondario. Secondo me il «fos-sato» tra città e campagna, come ad

esempio tra l’agglomerato urbano della capitale economica Zurigo e l’Appenzellorurale, è molto più difficile da riempire.La democrazia diretta della Svizzera ha molti

vantaggi ma anche svantaggi. Non le pia-

cerebbe essere il re buono delle favole che

può risolvere i problemi in modo rapido e

senza burocrazia? Non sarebbe male...Scherzi a parte, sono convinto della bontàdel nostro sistema. È vero che è relativa-mente lento, ma questo non è sempre unmale. Il governo inglese, ad esempio, haattuato la liberalizzazione dei trasporti pub-blici in tempi brevissimi, commettendogrossi errori. Anche in Germania, a poste-riori diverse decisioni politiche si sono rivelate troppo precipitose. Ovviamente sicorre sempre il rischio di perdere il tre-no, ma tutto considerato ho fiducia nel nostro sistema.Il genio della lampada le consente di esaudi-

re tre desideri durante il suo mandato.

Quali sarebbero? Uno l’ho già citato: è importantissimo che i partiti tornino a gode-re di una buona immagine e di maggioreaccettazione presso il popolo. In una demo-crazia diretta solo partiti forti possono portare veri cambiamenti. Il mio secondodesiderio sarebbe che venisse introdotto ilnostro modello di stato federale in tuttal’Europa, in particolare nell’Ex Iugoslavia.Secondo me solo uno stato federale sulmodello di quello svizzero potrebbe portareuna soluzione pacifica per i diversi gruppietnici di questo paese.Può esprimere ancora un desiderio. Un au-

gurio personale? Di trovare anche que-st’anno il tempo per percorrere 4000 chilo-metri in bicicletta. ❙

Yves Christen, una vita fra due spondeYves Christen nasce a Berna nel 1941 da una famiglia di origine romanda. La

lingua francese contraddistingue la vita familiare così come la prima forma-

zione scolastica: dapprima all’Ecole française di Berna, poi al Collège Saint-

Michel di Friborgo. Ottiene il diploma di ingegnere civile presso il politecni-

co di Zurigo. Nel 1977 viene eletto nel Consiglio comunale di Vevey per il

partito liberale radicale e in seguito nel Gran Consiglio di Vaud (1981) e nel

municipio di Vevey (1985), dove riveste la carica di sindaco dal 1989 al 2001.

È membro del Consiglio nazionale dal 1995. Yves Christen è sposato e ha

due figli in età adulta.

«Per risolvere il problema del finanziamento dell’AVSdobbiamo fare ricorso alleforze lavoro straniere.»Yves Christen, presidente del Consiglio nazionale

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Credit Suisse Bulletin 1-03 39

ATTUALITÀ

Sperare è bene,non sperare è ragionevole

Recentemente ho scoperto un nuovo giochino al computer e daquel momento trascorro ore davanti allo schermo, così, per purodivertimento.

Mio marito si sta già preoccupando: tutte queste risatine, al-ternate a improvvisi scoppi di ilarità. Il mio nuovo passatempo con-siste nel farmi fare la traduzione di testi online.

Il mio preferito è Babelfish. L’indirizzo http://babelfish.altavi-sta.com/babelfish/tr cela per me una fonte inesauribile di deliriolinguistico. Desiderate una piccola prova? «Essere o non essere;questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli ol-traggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi controun mare di triboli e combattendo disperderli». Capisco che unboccone tratto dall’Amleto di Shakespeare non sia proprio facileda digerire per il povero pesciolino, ma si tratta pur sempre di uno dei brani più famosi della letteratura inglese che tutti conosco-no. Babelfish mi traduce prima in inglese: «To be or not essere;questo is the problema: se is nobler to the mind sopportare the in-sults, it knows and the darts of iniqua the fortune, or to take youarm it against a sea with tribulations and fighting disperderli». Un po’ pigro, questo pesce, e povero di fantasia. Ora mi accingo afare la prova contraria: ritradurre il suo inglese in italiano, spe-rando che mi riproduca la versione originale. «Per essere o non es-sendo; ciò è il problema: se è più nobile al sopportare di mente gli insulti, uno sa ed i dardi del iniqua la fortuna, o prendere la mu-nite contro un mare con i tribulations e la lotta disperderli».

Mi chiedo chi osi servirsi seriamente di questo genere di tradu-zioni automatiche. Probabilmente quel pallone gonfiato che, venu-to a conoscenza dei miei studi universitari, commentò: «Inglese?Non c’è bisogno di studiarlo, lo si sa così». Sentendo di metodididattici che promettono «Inglese senza fatica», «Giapponese intrenta giorni» oppure «Swahili mentre dormite», a una personaragionevole dovrebbe suonare un campanello d’allarme. Imparareuna lingua comporta grandi sforzi; tradurla bene in un’altra è un’arte. Resta la speranza che continuino a esistere buoni tradut-tori per non doverci rimettere a Babelfish e simili. E a proposito disperanza Rudolf Augstein, il fondatore della rivista Der Spiegeldeceduto alla fine del 2002, disse una frase che mi ha molto im-pressionato: «Sperare è bene, non sperare è ragionevole». Ruth Hafen

[email protected]

@propos

Il sondaggio del Bulletin in rassegna nei media svizzeriBerner Zeitung:

«Ein Land von Optimisten?»Tribune de Genève:

«Les Suisses restent confiants dans l’avenir»Corriere del Ticino:

«Svizzeri ottimisti ma preoccupati»

Numerosi media hanno riproposto i risultati del sondaggiod’opinione rappresentativo del Bulletin incentrato sultema delle prospettive per il futuro (n. 6/2002). Buonaparte degli oltre mille intervistati, pur dipingendo un qua-dro differenziato del futuro, sono (cosa per niente ovvia)ancora fiduciosi nell’avvenire: «La famiglia Svizzera è otti-mista» (Wiler Nachrichten).

La prospettiva è quella giustaDesidero ringraziarvi caldamente per il numero 6 del Bulletin. Ho trovato gli articoli molto interessanti e scrittiin stile avvincente (in particolare Prospettive, La fine del mondo produce bestseller, Il dono degli Dei). Benché ogni numero della rivista contenga sempre qualche ar-ticolo di mio gradimento, quello attuale spicca nettamentesugli altri.Christian King, Wallisellen

Informazioni specialisticheMi fa piacere che valga di nuovo la pena di dedicarsi allalettura del Bulletin. Dalla rivista di una banca mi aspetto soprattutto informazioni specialistiche, formulate in un lin-guaggio che sia comprensibile anche a chi non è del ra-mo. (...) L’intervista con il signor Kielholz è esemplare. Sitratta di conoscere meglio il management per riguada-gnare fiducia nel Credit Suisse. Sarebbe anche onesto in-cludere prese di posizione in merito a notizie negative, peresempio le pesanti multe negli Stati Uniti. (...)Max Keller, per e-mail

Contrariati? Entusiasti?Cari lettori

Diteci la vostra opinione! Inviate le vostre lettere a:

Credit Suisse Financial Services, Redazione

Bulletin, XCPB, Casella postale 2, 8070 Zurigo

oppure a [email protected]

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Reazioni alBulletin 06/2002

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40 Credit Suisse Bulletin 1-03

Non c’è altro bene di consumo al mondoper il quale si spendano più soldi. E nonesiste oggetto di uso quotidiano così caricodi significati: l’automobile rappresenta, al-meno a detta degli psicologi, una fetta dell’identità di chi la possiede. In effetti,l’acquisto di un’auto non è un processoesclusivamente razionale. Come si potrebbespiegare altrimenti che, nell’era dei limiti divelocità generalizzati, in vetta alle classifi-che di vendita si trovino proprio le macchinepiù costose e veloci? In fin dei conti, sa-rebbe possibile soddisfare praticamenteogni esigenza di mobilità anche con un’utili-taria. In Svizzera, tuttavia, il prezzo medioper un’auto nuova si aggira sui 34 000

franchi. «Sono però pochi quelli che paganosull’unghia. Nel nostro paese, un’auto sudue è in leasing», spiega Thomas Gulich,responsabile del settore Leasing del CreditSuisse. Se a queste si aggiungono tutte le vetture finanziate tramite crediti, si puòconstatare che circa l’ottanta per cento del-le automobili circolanti in Svizzera sono

finanziate con capitali di terzi. Nemmenol’introduzione della nuova legge sul creditoal consumo porterà grandi cambiamenti in questo contesto. «La nuova legge ridefi-nisce le basi giuridiche del credito al con-sumo, ma non incide in misura importantesui nostri affari. Presso il nostro Istituto, la verifica della situazione reddituale e lanotifica del leasing o del credito alla centra-le d’informazione sono prassi comune daanni», afferma Thomas Gulich.

I vecchi problemi rimangono

Le novità introdotte dalla nuova legge sono fondamentalmente una verifica dellasostenibilità del credito e un calcolo delbudget più approfonditi, nonché un diritto direcesso o di revoca di sette giorni per il beneficiario del leasing. Queste novità coin-volgono anche la fideiussione solidale: infuturo, il marito non potrà più essere il fideiussore solidale della propria moglie. Incompenso si potrà tenere conto del red-dito del coniuge o del convivente per alle-

viare proporzionalmente il budget familiarenella nuova verifica della capacità di credito. È inoltre possibile rinunciare alla verificaapprofondita della capacità creditizia se il beneficiario del leasing detiene presso laBanca sufficienti valori patrimoniali non vincolati. In tal caso il contratto di leasingnon è più soggetto alla legge sul credito alconsumo e non può pertanto essere no-tificato alla Centrale d’informazione per ilcredito al consumo (ICC). Thomas Gulichritiene che, nel complesso, la nuova leggesul credito al consumo sia favorevole aiconsumatori, anche se per quanto riguardai problemi di fondo non ci sono stati gran-di mutamenti. «Sentiamo i contraccolpi della difficile situazione economica; il nu-mero di clienti con problemi di solvibilità è in aumento. L’onere mensile per il leasingnon è infatti l’unica voce di spesa: sul budget familiare pesano anche le assicura-zioni, le imposte e le spese generali del-l’economia domestica. E un margine per gliimprevisti non guasta mai». Se in queste Fo

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Mobilità su due corsieL’amore per le auto costa caro. Più caro di quanto voglia ammettere la maggior parte degli automobilisti. E nemmeno la nuova legge sul credito al consumo potrà cambiare questo dato di fatto. Marcus Balogh, redazione Bulletin

Come conseguenza del

diritto di recesso o di revoca

di sette giorni, d’ora in poi le

vetture prese in leasing saranno

consegnate solo dopo un

«periodo di attesa» corrispon-

dente.

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ATTUALITÀ

condizioni il beneficiario del leasing dovessedecidere di disdire il contratto prima dellascadenza, dovrebbe versare retroattivamen-te quote maggiorate in base ai mancati pa-gamenti futuri, procedura sostenuta dallanuova legge sul credito al consumo.

Le preferenze personali sono decisive

Per decidere se comperare un’auto esclusi-vamente con mezzi propri, acquistarla oprenderla in leasing combinando mezzi pro-pri e di terzi o solamente fondi di terzi, ci sibasa fondamentalmente sulla pianificazionedelle proprie finanze, sulla liquidità e sullepossibili alternative d’investimento. Bisognainoltre tener conto anche dei costi di man-tenimento della vettura. Un’utilitaria del va-lore medio di 16 000 franchi acquistata incontanti costa, a seconda dei chilometripercorsi, tra i 5500 e gli 8500 franchi all’an-no. Per un’automobile di classe medioalta,con un prezzo d’acquisto di circa 55 000

franchi, sono necessari dai 12 000 ai 18 000

franchi. Queste cifre possono sembrareelevate, ma bisogna tenere presente cheammortamento e perdita di valore costitui-scono da soli ben il 33 per cento dei costi.Optando per il leasing, i mezzi propri non

vengono intaccati e le possibilità di indebita-mento del singolo non vengono limitate.L’automobile è quindi una questione di mo-bilità non solo geografica ma anche finan-ziaria. E anche ciò che a prima vista potreb-be sembrare uno svantaggio, ossia la

restituzione dell’automobile alla scadenzadel contratto, può essere visto come unvantaggio: in fin dei conti, il beneficiario delleasing non paga l’intero prezzo dell’auto,ma solo l’utilizzo effettivo, con un valore re-siduo economicamente realistico. ❙

L’incedere della globalizzazione obbliga an-che in Svizzera sempre più imprese a ef-fettuare investimenti sostitutivi e di razio-nalizzazione, tramite i quali le risorse dispo-nibili vengono concentrate sull’attivitàprincipale della ditta. La conseguenza logi-ca di questo genere di ristrutturazione è loscorporo del finanziamento e della gestionedi settori aziendali non strategici quali i parchi veicoli, la telecomunicazione e l’ener-gia, ma anche gli immobili e i velivoli aziendali. Tale operazione fornisce un con-tributo non trascurabile all’ottimizzazionedel rendimento del capitale investito.

In qualità di leader svizzero nel leasingdei beni d’investimento, il Credit Suisse ha recentemente stipulato un accordo qua-dro di leasing con la Feldschlösschen Bibite SA, quale beneficiaria, e la Volvo

Trucks (Schweiz) AG, quale fornitrice, per il rinnovo dell’intero parco autocarri e furgoni della Feldschlösschen.

Sulla base di questa soluzione di finan-ziamento strutturata, la FeldschlösschenBibite SA avvierà con la Volvo Trucks(Schweiz) AG una stretta collaborazione,nell’ambito della quale è previsto anche un«sale and rent back» del parco veicoli esistente, che la Feldschlösschen BibiteSA sostituirà interamente nel corso deiprossimi diciotto mesi con 200 nuove vettu-re in leasing della Volvo Trucks (Schweiz)AG, comprese le sovrastrutture, le piatta-forme elevatrici, la manutenzione e le riparazioni. Il primo nuovo autotreno è giàstato preso in consegna dalla Feldschlöss-chen Bibite SA all’inizio di gennaio di quest’anno.

Questa partnership rappresenta una solu-zione di finanziamento estremamente interessante, che porta vantaggi reciproci a tutte le parti e fungerà verosimilmente damodello per futuri finanziamenti a livelloeuropeo. In relazione con l’attuale proble-matica del C02 e l’urgente esigenza dirinnovo dei parchi veicoli con mezzi menoinquinanti e più convenienti sotto il profilodei costi d’esercizio, ma anche in vista di «Basilea 2» (si veda anche l’articolo apagina 63), che regolamenta in modo piùsevero l’obbligo degli istituti di credito ditenere fondi propri in funzione del rischiodegli attivi, il leasing si rivelerà il prodottovincente per il finanziamento di beni dure-voli per PMI e grandi imprese nel quadrodel «risk-adjusted pricing». (nj)

Gestione e leasing di parchi veicoli

Caratteristiche del leasingp Mantenimento della liquidità esistente e/o della possibilità di

indebitamento del singolo.

p L’autovettura deve essere restituita alla scadenza o alla disdetta del

contratto.

p Il leasing non deve poter essere ripagato entro al massimo 36 mesi,

anche se è stata concordata una durata più lunga.

p Nel corso dell’intera durata del leasing la vettura deve essere assicu-

rata mediante una copertura di casco totale.

Caratteristiche del creditop Mantenimento di mezzi propri e risparmi

p Contrariamente al leasing, i crediti devono poter essere restituiti

entro al massimo 36 mesi dalla stipulazione del contratto, anche se è

stata concordata una durata più lunga.

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42 Credit Suisse Bulletin 1-03

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In tempi difficili come quelli attuali cre-sce il desiderio di sicurezza. Questa con-statazione vale soprattutto per il settore fi-nanziario. L’attuale clima di mercato, contraddistinto da una generale incertezza,rende più arduo il compito di chi vuole investire in maniera mirata. Oggi sono richie-sti sicurezza e protezione del capitale, senza che si precluda tuttavia l’opportunitàdi conseguire rendimenti complementari interessanti. Il nuovo Man PerformanceBond tiene conto di questa tendenza. Ilprodotto è composto essenzialmente dadue elementi: un investimento a reddito fis-so e un portafoglio di negoziazione. Il pri-mo garantisce il rimborso alla scadenza(dopo mediamente 12 anni) di almeno il120 per cento del capitale investito (oppure

Protezione del capitale e opportunitàgrazie a un nuovo prodottoOggi sono richiesti investimenti che offrono protezione del capitale senza precludere la possibilità di conseguire rendimenti interessanti. Alla luce di questo fatto il Credit Suisse ha lanciato il Man Performance Bond. Anke Haux, Structured Investments Group

del 100 per cento per le tranche in franchi).Il rimborso è garantito da terzi indipen-denti che dispongono di un’ottima solvibilità,ovvero che hanno ricevuto dall’agenzia dirating Standard & Poor’s almeno il pre-dicato AA–.

Il rendimento del portafoglio di negozia-zione costituisce, come evidenziato dal grafico, un’opportunità di rendimento com-plementare. In presenza di una perfor-mance netta superiore al dieci per cento, d’intesa con il garante è possibile au-mentare il livello della protezione del capita-le (cosiddetto profit lock-in).

Il portafoglio di negoziazione è compostoda investimenti alternativi. Questi hanno dimostrato la loro efficacia durante i mo-menti difficili attraversati negli ultimi mesi.

A seconda dell’andamento dei mercati va-riano anche le strategie che alimentano il rendimento del portafoglio. Poiché que-st’ultimo è composto da tutte le principalistrategie alternative, si possono generarerendimenti interessanti con le situazioni di mercato più disparate. Le strategie d’in-vestimento alternative adottate si suddivi-dono in quattro categorie: strategie mana-ged futures, event driven e di arbitraggio,nonché securities selection (long/short). Ilmanager del Man Performance Bond èMan Investment Products Ltd. con sede aPfäffikon, nel Canton Svitto. Si tratta diuna delle società leader nel settore dellestrategie d’investimento alternative. Fon-data nel 1983, Man Investment ProductsLtd. ha lanciato finora oltre 200 veicoli d’in-vestimento alternativi, molti dei quali in collaborazione con rinomati istituti finanziari.Grazie all’esperienza di Man InvestmentProducts Ltd., il nuovo strumento permettedi accedere a un portafoglio di investimentialternativi scelti accuratamente e sorvegliaticostantemente da manager di prim’ordine.

La combinazione tra l’esperienza nella gestione di un portafoglio di strategied’investimento alternative e la sicurezza del rimborso del capitale investito al termi-ne del periodo interessato rende il ManPerformance Bond uno strumento d’inve-stimento molto interessante nell’attuale clima di mercato. ❙

Durata: mediamente 12 anni. I dati fanno riferimento alle tranche in euro e dollari.

Profit lock-in

in % Leverage: max. 120%del patrimonio investito

Leverage: max. 150%del patrimonio investito

Investimentoa redditofisso 70%

Portafoglio di neg.:strategie d’investi-mento altern. 30%

Utili da negozia-zione potenziali

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Protezionedel capitale:EUR/USD,120% dell’importoinvestitoinizialmente

Anke Haux,StructuredInvestmentsGroup

Sicurezza e guadagni nonostante il clima difficileLa struttura del Man Performance Bond prevede due elementi: un investimento a reddito fisso, che garantisce il rimborso del capitale investito al termine della durata, e un portafogliodi negoziazione, composto da strategie d’investimento alternative e destinato a fruttare rendimenti complementari. Fonte: CSFS Structured Investments Group

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Who Says Elephants Can’t Dance?Di Louis V. Gerstner Jr., HarperCollins Publishers, 2002, 400 pagine, in

inglese, 40 franchi circa, ISBN 0060523794. Disponibile anche in tedesco.

L’ultima cosa di cui IBM ha bisogno sono visioni, affermò Louis V. Gerstner nel 1993quando si accinse ad assumere la carica di CEO

dell’impresa. Dopo alcune esitazioni, decise diaccettare la sfida: salvare uno dei maggiori grup-pi americani con un organico di circa 320000dipendenti in tutto in mondo. Nel suo libro, Gerstner illustra la decennale impresa di risolle-

vare le malandate sorti dell’azienda. Quale outsider del settore,dovette constatare che tra i maggiori ostacoli da superare c’eranostrutture atrofizzate ad ogni livello e un’«estrema testardaggine». In una retrospettiva talvolta a tinte molto personali, intercalata dacomunicazioni interne ed e-mail a quadri e collaboratori del grup-po, Gerstner presenta la sua strategia, si sofferma sulla culturadell’azienda e della comunicazione e condanna, senza mai perdereil controllo, la condotta nel ramo dell’IT. Anche se tra le righe affio-ra talvolta un messaggio pubblicitario per IBM, questo libro scritto con molta passione offre una lettura avvincente e istruttiva.Ruth Hafen, redazione Bulletin

Credit Suisse Bulletin 1-03 43

ATTUALITÀ

Funky BusinessDi Jonas Ridderstrale e Kjell Nordström, edizione tascabile, Fazi Editore,

Roma 2000, 302 pagine, 30 franchi circa, ISBN 0-273-65907-3

Marx auspicava che i lavoratori possedessero iprincipali mezzi di produzione della società. Il suosogno si è realizzato poiché il mezzo di produzio-ne più importante è il cervello umano. Questo èquanto affermano nel loro libro Kjell Nordström eJonas Ridderstrale, due giovani assistenti dellaStockholm Business School. Secondo gli autori,nell’era della new-economy il successo negli af-

fari dipende dalla capacità di unire e mettere a frutto l’intelletto dimolti. La loro alternativa al conservatorismo è la rivoluzione azien-dale, il loro credo il caos creativo. Il modello teorico propugnato èchiamato «Funky Inc.» e deve poter contare su leader visionari chenon solo accettino il caos, ma addirittura lo sappiano generare suun terreno propizio alle innovazioni e tollerante degli errori. FunkyInc. necessita di individui coraggiosi, che vogliano assumersi rischi,spezzare le vecchie regole per crearne di nuove, e che stupiscano ipropri clienti, invece di accontentarli solamente. «Funky Business»è un saggio sul mondo degli affari e sul management con un’auradi new-age. Brioso, anticonformista e rivoluzionario, analizza l’eco-nomia in uno stile completamente nuovo.Maria Dolores Lamas, analista del Credit Suisse Private Banking

3 Trovate altre recensioni nel Financial Bookshelf al sito www.cspb.com

In v

etrin

aCinque candelineper ESPRIXIl prossimo 12 marzo, a Lucerna, verrà asse-gnato per la quinta volta il premio ESPRIX, ri-conoscimento dedicato all’eccellenza azienda-le. Nella sua veste di sponsor principale, ilCredit Suisse vuole contribuire a migliorare lacompetitività delle imprese svizzere; ESPRIX

fornisce infatti impulsi miranti a perfezionarela qualità aziendale e promuove le prestazionidurature e di alto livello.

Lo scorso anno l’ambito premio è statoconferito al mulino per cereali Minoteries dePlainpalais SA, di Granges-près-Marnand(nella categoria PMI), e alla ditta lucerneseSchurter AG, attiva nei settori elettronica edelettrotecnica (grandi imprese). Inoltre sonostate premiate le due PMI Hotel Saratz diPontresina e il produttore di pompe Biral AGdi Münsingen. Il programma di ESPRIX 2003

– dedicato al tema «Condurre con successo inun’epoca di cambiamenti» si prospetta inte-ressante e avvincente. Oltre al Consigliere fe-derale Kaspar Villiger parleranno Jens Alder,CEO di Swisscom, André Kudelski, CEO delGruppo Kudelski, Richard F. Teerlink, già CEO

di Harley-Davidson, e Klaus Kobjoll, proprie-tario dell’Hotel Schindlerhof di Norimberga.

Iscrizioni fino al 24 febbraio. Maggiori infor-mazioni al sito www.esprix.ch (schi)

Chi sarà il prossimo vincitore di ESPRIX 2003,

il premio svizzero della qualità per

l’eccellenza aziendale?

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AKTUELL

Henri Berchtold (a sinistra)

e Daniel Dietrich offrono

soluzioni ad hoc a clienti dalle

esigenze particolari.

44 Credit Suisse Bulletin 1-03

Gli sportivi di punta e gli artisti hannoveramente bisogno di una consulenzaspeciale? «Sì, perché la loro carriera haparticolarità specifiche», afferma Daniel Diet-rich, Managing Director del Credit Suisse di Ginevra. «Sono persone che soventeriescono ad accumulare in breve tempopatrimoni considerevoli. Diversamente dagliusuali clienti del Private Banking, nondispongono di legami di lunga data con gestori patrimoniali o consulenti in investi-menti e spesso mancano di know-how nelle questioni finanziarie».

Al Credit Suisse di Ginevra sono circauna dozzina le persone che si occupano di prodotti patrimoniali e assicurativi confe-zionati espressamente per questo segmen-to di clientela. «In collaborazione con laInterbroke Ltd., uno dei maggiori brokerdella rinomata assicurazione londineseLloyd’s, offriamo un’intera gamma di assi-curazioni speciali. Tra queste si contanol’assicurazione per la disdetta di contratti di sponsorizzazione, per la perdita di premidi partenza e di vincita, per la perdita diguadagno in caso d’invalidità».

Da quando nel 1997 Daniel Dietrich sviluppòl’idea di creare uno sportello preposto allacura delle relazioni con personalità del mon-do dello sport e dello spettacolo, HenriBerchtold, oltre a dirigere il servizio, si’impe-gna con risultati molto soddisfacenti a tes-sere la rete di relazioni con avvocati, agenti,fiduciari, allenatori, sportivi e persone attivenello show business. Grazie ai suoi sforzi,oggi lo Sport and Entertainment Desk è ra-dicato anche a Ginevra. «I contatti sonol’essenziale; si deve però essere credibili emantenere le promesse». Questa credibilitàè determinata d’un canto dalle dimensionidel Credit Suisse, dall’altro dai prodotti.«Inoltre due dei miei collaboratori proven-gono dalla scena sportiva, un altro è statopsicoterapeuta di sportivi e un terzo godedi contatti con il mondo sportivo anglofono».

Ma non è tutto. Henri Berchtold cono-sce personalmente ognuno dei suoi circacento clienti ed è attento alle loro neces-sità in ogni momento. «E quando dico inogni momento, lo intendo davvero. Può ca-pitare che uno sportivo mi telefoni nel belmezzo della notte perché partecipa a una

gara all’altro capo del mondo e lì sono le 3del pomeriggio. Per lui non si tratta di unatelefonata in banca, ma di un colloquio ami-chevole».

Henri Berchtold stabilisce i contatti pre-feribilmente già agli albori di una carriera.Questo modo di procedere gli permette diinstaurare una relazione di qualità e di im-postare con largo anticipo la pianificazionefinanziaria e professionale per gli anni suc-cessivi al periodo d’attività. Ciò spiega an-che il perché delle grandi disparità finanzia-rie esistenti tra i suoi clienti. «Alcuni possie-dono ancora pochi soldi, ma hanno grandipotenzialità; altri dispongono già di un va-sto patrimonio». Indipendentemente da ciò,tutti vanno seguiti in modo personalizzato.«Se non soddisfiamo il cliente quando sitrova ai primi gradini della carriera, tantomeno saremo in grado di farlo quando avràraggiunto il culmine del successo. Inoltre,buona parte dell’acquisizione clientela sibasa sul passaparola. Come detto, tuttoruota attorno alle relazioni personali: non mi stupirei se la fattura del mio cellularefosse la più salata di tutto il Credit Suisse». ❙ Fo

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Incursione all’interno della banca

«La chiave del nostro successo è la credibilità»Alcuni sono famosi, altri meno; certi all’apice della carriera, certi a riposo. Ma una cosa li accomuna: sono tutti clienti di Henri Berchtold. Responsabile dello Sport and Entertainment Desk, Berchtold cura la consulenzadi sportivi d’élite e di personaggi di spicco nell’ambiente dello spettacolo. Marcus Balogh, redazione Bulletin

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Credit Suisse Bulletin 1-03 45

emagazineIl nostro know-how a portata di clic: http://www.credit-suisse.com/bulletin

Approfittate delle conoscenze e dell’esperienza dei nostri specialisti. emagazine offre gratuitamentep una newsletter settimanale con articoli in tema di economia, cultura e sportp un ampio archivio tematico, costantemente ampliatop una libreria elettronica con tutte le principali pubblicazioni del Credit Suissep interviste video con analisti finanziari ed esponenti di spicco del mondo economicop tutte le edizioni del Bulletin degli ultimi cinque anni

Online nel mese di febbraio:

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Investimenti

Oro: una miniera d’oro per gli investitori?Dopo il record negativo dell’estate 1999, la fiducia nei confronti dell’oro è sostanzialmentemigliorata. I timori legati al terrorismo, gli eccessi sui mercati azionari e i problemi di «cor-porate governance» hanno riproposto il metallo giallo nel ruolo di porto sicuro. Negli ultimi mesi le quotazioni dell’oro hanno registrato un’impennata. Quali sono le prospettive? In-tervista video con Beat Schumacher, economista del Credit Suisse.

Denaro e carriera

Il buon governo si può imparareIn questi tempi difficili è fondamentale poter contare su manager validi. «La capacità di con-durre non dipende solo dal talento, essa può essere appresa», afferma il professor Fred-mund Malik dell’Università di San Gallo. Malik ha partecipato a un forum online del CreditSuisse, durante il quale gli è stato ad esempio chiesto: «Cosa ne pensa del concetto ‹ma-nage your manager›?» – «La formazione di manager migliori è responsabilità dei dipendenti?»

Economia svizzera

Opportuni gli investimenti in case plurifamiliariIl nuovo studio del Credit Suisse sul mercato edilizio mostra le opportunità e i rischi degli in-vestimenti immobiliari diretti o indiretti e offre numerosi supporti decisionali. Nel 2003 sa-ranno costruite solo 10 000 case unifamiliari, mentre nel 1999 il loro numero era del 30 percento superiore. Cosa significa per l’investitore? Quali sono i risvolti della diminuzione di30 000 occupati in ufficio sui prezzi delle superfici ad uso ufficio?

Cultura

Maximilian Schell: una star con spirito familiareRecentemente abbiamo presentato le sorelle Katja e Marielle Labèque. Un’altro illustrebinomio di una stessa famiglia attivo a livello culturale è formato da Maximilian Schell e dallasorella Maria. Nel colloquio, l’attore e regista ha mostrato di possedere un grande spiritofamiliare. A suo dire gli ingredienti del suo successo sono tre: avere fortuna, seguire le legginon scritte di Hollywood ed essere consapevoli della fugacità della propria fama.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 47

Burkhard Varnholt Head Financial Products

Opportunità e rischi nel 2003

Strategy

48 Strategie d’investimentoGli esperti del Credit Suisse rivela-

no le loro valutazioni sullo scena-

rio congiunturale e sui settori mo-

nete, obbligazioni, azioni e investi-

menti alternativi.

55 Consiglio d’investimentoIn dicembre, il Global Investment

Program ha contrastato abbastan-

za bene le avversità del mercato.

Topics

56 Rischi fantasmaI rischi difficilmente calcolabili

pongono i fornitori di servizi finan-

ziari di fronte a nuove sfide.

60 Compagnie aeree a basso costoIl settore delle compagnie low cost

è in espansione; in Europa esso

mina le strutture tradizionali.

63 Concessione di creditiIl nuovo accordo sui requisiti

patrimoniali «Basilea II» ha

conseguenze per le PMI.

66 Mercato immobiliare USAMalgrado tutte le cassandre, il

mercato immobiliare americano

non si trova sull’orlo del precipizio.

69 AzioniL’attuale debolezza dei listini

azionari conferisce nuovo appeal

al rendimento da dividendi.

Wealth management

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Le previsioni sull’andamento del 2003 sono assai disparate, come dimostrano le posizioni molto contrastanti sostenute da economisti rinomati. Prevalgono tre scenari:

I

I manager affrontano con efficacia e fermezza il problema del-l’alta capacità inutilizzata e degli utili aziendali insufficienti. La fiducia risale lentamente la china consolidando le prospettive sulla congiuntura.L’incertezza sull’esito della crisi irachena diminuisce e, conseguente-mente al cambiamento di umore, i mercati azionari rialzano la testa.

II

L’abbattimento del debito e gli accantonamenti volti a chiuderele falle di molti istituti di previdenza riducono le entrate di imprese e famiglie. La diminuzione delle capacità e dei posti di lavoro deprimonola fiducia dei consumatori e i prezzi immobiliari. La mancata risoluzionerapida della questione irachena zavorra la fiducia degli investitori. I mer-cati azionari si indeboliscono e i corsi dei titoli di Stato rimangono a livelli elevati.

III

Le crescenti lacune di copertura di molti piani pensionistici generano un inasprimento delle norme di bilancio, le quali pesano durevolmente sugli utili aziendali. Nonostante la debolezza della con-giuntura, il livello dei tassi sale a causa dell’aumento del debito pubbli-co, del caro-petrolio e della politica monetaria espansiva degli ultimi an-ni. La fiducia degli investitori scende ulteriormente. La discesa dellequotazioni, oltre ai listini azionari, coinvolge pure i mercati dei bond.

Quali prospettive?

Oggi il rendimento reale degli investimenti sul mercato moneta-rio è già negativo! Nell’azionario riteniamo che i rischi prevalgano sulleopportunità. Quest’anno i mercati obbligazionari dovrebbero superare ilpunto massimo. Le migliori prospettive provengono dagli investimenti alternativi e dai prodotti finanziari strutturati in modo intelligente.

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48 Credit Suisse Bulletin 1-03

Previsioni

20 10

35

35

Asset allocation strategica in CHF

Eurotassi (3 mesi)Fine 2002 attuale 16.1.2003 3 mesi1 12 mesi1

USA 1,4 1,4 1,4 2,2

UEM 2,9 2,8 2,4 2,6

GB 4,0 4,0 4,0 4,5

Giappone 0,1 0,1 0,1 0,1

Svizzera 0,6 0,6 0,8 1,2

Rendimenti dei titoli di Stato (10 anni)USA 3,8 4,2 3,9 4,6

UEM 4,2 4,3 4,3 4,6

GB 4,4 4,5 4,5 4,8

Giappone 0,9 0,9 0,9 1,0

Svizzera 2,2 2,4 2,3 2,8

Tassi di cambioUSD/EUR 1,05 1,05 1,05 1

JPY/USD 118,79 119,35 120,0 128,0

CHF/EUR 1,45 1,46 1,46 1,47

CHF/USD 1,38 1,39 1,39 1,47

CHF/GBP 2,23 2,22 2,28 2,26

Crescita economica(Variazione del PIL rispetto all’anno precedente) 2001 attuale 20021 20031

USA 0,3 3,2 (T3/02) 2,4 2,2

UEM 1,5 0,8 (T3/02) 0,7 1,5

GB 2,0 2,1 (T3/02) 1,7 2,0

Giappone 0,3 1,5 (T3/02) –0,9 0,7

Svizzera 0,9 0,6 (T3/02) 0 1,2

Indici azionariFine 2001 14.1.2003 12 mesi2

USA S&P 500 1148,08 931,66 0

Giappone TOPIX 1032,14 845,90 –

Hong Kong Hangseng 11397,21 9796,31 0

Germania DAX 5160,10 3098,72 0

Francia CAC 40 4624,58 3174,03 0

Gran Bretagna FTSE 100 5217,40 3945,60 0

Italia BCI 1433,36 1139,42 0

Spagna General 824,40 682,16 0

Paesi Bassi AEX 506,78 335,15 0

Svizzera SMI 6417,80 4965,30 0

1 Previsioni 2 Rispetto all’indice MSCI World: + Outperformer 0 Market performer – Underperformer

BilanciataMercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Totale

Svizzera 10,0 35,0 15,0 60,0

Europa (euro) 3,5 3,5

Europa (senza UEM) 2,0 2,0

America del Nord 13,0 13,0

Asia 1,5 1,5

Misto 20,0 20,0

Totale 10,0 35,0 35,0 20,0

Nella rivista elettronica emagazine del Credit Suisse trovate una nutrita serie di dati e informazioni su temi economici: www.credit-suisse.com/emagazine

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Variazione semestrale in %

USA Europa Giappone

10

12

8

6

4

2

0

–2

–4

–6

–8

–101995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Credit Suisse Bulletin 1-03 49

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Congiuntura

Dinamica economica negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone

La ripresa tarda ancoraNei prossimi tempi non assisteremo a una rapida ripresa della dinamica economica dopo la sensibile flessione accusata negli ultimi mesi. È tuttora in atto il processo di smaltimento degli eccessi degli anniNovanta, mentre permane la crisi di fiducia di consumatori e imprese.

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Congiuntura mondiale rilanciata dalla politicaeconomica espansiva degli Stati Uniti?

p Tocca nuovamente agli Stati Unitiassumere il ruolo di locomotiva dell’economia.

p La crescita del consumo privato rimane per il momento su toni moderati.

Recentemente il presidente Bush ha presen-tato un pacchetto di stimolo all’economia di670 miliardi di dollari per i prossimi dieci an-ni. Le misure prevedono soprattutto sgravi fi-scali. Se si considerano anche i tagli dei tas-si pari a 525 punti base operati negli ultimidue anni, che hanno portato il tasso di riferi-mento al minimo storico dell’1,25 per cento,si può affermare che la politica economicadegli USA non era mai stata così espansiva.Questi incentivi sono in contrasto con la si-tuazione di Eurolandia, dove finora la Bancacentrale europea non ha dimostrato altret-tanta propensione ad abbassare i tassi, men-tre i vincoli di Maastricht non lasciano spazioa una politica fiscale espansiva. Ancora unavolta sono dunque gli Stati Uniti che si assu-mono il ruolo di locomotiva dell’economia.Il Credit Suisse prevede però che la dinamicadella crescita dell’economia mondiale tarderà

a imboccare la via del rialzo. Ciò è riconduci-bile alla perdita di fiducia dei consumatori edelle aziende, nonché allo smaltimento deglieccessi degli anni Novanta. La crescita delconsumo privato rimarrà dapprima su tonimoderati. I precedenti elementi di sostegnonegli Stati Uniti (vendita di automobili e boomdi rifinanziamenti in campo edilizio) perdonogradatamente la loro importanza, mentre suEurolandia grava tuttora l’incertezza legata almercato del lavoro. Negli investimenti delleimprese si rileva un certo consolidamento. Unrilancio non è però previsto prima del secon-do semestre, in quanto lo sfruttamento dellecapacità produttive rimane su livelli bassi. Incaso di rapida soluzione del conflitto in Iraq siassisterebbe a un calo del prezzo del petrolioe a un miglioramento del clima generale. Uni-tamente al basso livello dei tassi ciò contribui-rebbe a un sensibile rilancio dell’economia.

Beat Schumacher

Fonte: Datastream

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50 Credit Suisse Bulletin 1-03

Azioni

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S&P 500 CompositeSMI

Nasdaq CompositeDJ Euro Stoxx 50

Punti dell’indice120

110

100

90

80

70

60

50

40

30

20 2000

2001

2002

2003

G LF M MA A S O N DG G LF M MA A S O N DG G LF M MA A S O N DG G

SMI, Euro Stoxx, S&P 500, Nasdaq

Borse tuttora in flessioneDopo l’interminabile scivolone dello scorso anno, verso la fine del 2002 le borse hanno beneficiato di una breve boccata d’ossigeno. La tanto anelata ripresa delle piazze finanziarie potrebbe però farsi attenderefino a metà 2003.

La borsa si risolleva solo a stento

p Diversi segnali inducono a supporreche per le piazze borsistiche l’agognata inversione di tendenza potrebbe concretarsi a metà 2003.

p Il rasserenamento delle prospettivecongiunturali spinge a propendere peri titoli americani.

Nel 2002 abbiamo assistito per la terza voltaconsecutiva a un ridimensionamento genera-le degli indici azionari, tendenza che non siera più presentata dalla grande depressionedegli anni 1929 –1933. E come se non ba-stasse: l’anno nuovo non sembra aver ripor-tato il sereno sui mercati azionari, tuttora al-le prese con i problemi di sempre. Gli elevatirischi politici e congiunturali, la debolezza deldollaro e il marcato aumento dei prezzi di oroe greggio non agevolano certo una ripresa ra-pida, significativa e duratura, ma induconopiuttosto a prevedere un’ulteriore e nettaoscillazione degli indici anche nel primo se-mestre dell’anno in corso. Lo scenario dellaseconda metà del 2002 (luglio/agosto e ottobre/novembre) aveva infatti visto balzarein avanti di oltre il 20 per cento l’indiceS&P 500, precedentemente corroso da ripe-tute correzioni.

Le aggressive scelte governative degli StatiUniti, tradottesi in un forte allentamento della politica monetaria e fiscale, potrebberotuttavia innescare la tanto sperata svolta sulfronte borsistico. È comunque poco probabi-le che la ripresa ripercorra a ritroso la curvadel ribasso. Tenendo in considerazione i pro-blemi strutturali tuttora irrisolti dell’economiamondiale e di molte imprese, il Credit Suisseipotizza un rendimento a una sola cifra, ma in terreno positivo. La previsione è tuttaviaoscurata dall’incertezza sull’esito della crisiirachena. Per fugare ogni dubbio occorre-rebbe una decisione politica convincente oppure un intervento militare rapido e vin-cente. Ambedue avrebbero il pregio di ridur-re il prezzo del greggio e ridare vigore aimercati finanziari, che a loro volta galvanizze-rebbero la fiducia dei consumatori e con es-sa la crescita economica nel suo insieme.

Bernhard Tschanz

Fonte: Datastream

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Fonte: CSPB, situazione al 27.1.03

Europa Svizzera Nordamerica Giappone Asia escl. Giappone

Paesi Francia Corea

Thailandia

Settori (livello locale) Approvvigionamento Tecnologia medica Salute, energia Salute Approvvigionamento

Valori finanziari, industria Strumenti di precisione Trasporti

Telecomunicazioni Automobili

Settori (livello globale) 1

Comp. aeree/Trasporti (–) China Southern Airlines

Automobili (0) Peugeot Nissan Motor

Banche (0) Royal Bank of Scotland UBS Wells Fargo & Co Kookmin Bank

Materie prime (0)

Chimica (0) DSM Lonza Dow Chemicals

Edilizia (0)

Beni di consumo (0) The Swatch Group I Kao, Shiseido

Energia (–) ENI Chevron Texaco

Meccanica/ Lockheed Martin

Elettrotecnica (0) Caterpillar

Bevande (–)/Alimentari (0) Danone Nestlé N

Tabacco (0)

Assicurazioni (0) Generali Swiss Re

Servizi IT/Software (0) SAP Microsoft

Media (–)

Salute (+) Aventis Serono Johnson & Johnson Takeda Chemical

Centerpulse Amgen

Carta e cellulosa (0)

Immobili (0) Wharf Holdings Ltd.

Commercio al dettaglio (–) Wal-Mart

Tecnologia hardware (0) Canon, Sharp

Semiconduttori (0) Samsung Electr.

Attrezzature di tlc (+) Alcatel

Fornitori di servizi di tlc (0) Tele Danmark (TDC) BellSouth

Approvvigionamento (+) RWE Huaneng Power

Altri (–)

Fondi d’investimento consigliati: Mellon Asian Equity Pfl A USD, CS EF Global Pharma, Cordius Inv Euro Corp Bonds, ING (L) Renta Fd Corp USD P Cap

Ulteriori fondi all’indirizzo www.fundlab.com1 Rispetto all’indice MSCI World: + Outperformer 0 Market performer – Underperformer

Nonostante la valutazione della borsa USA

sia nettamente più elevata delle piazze euro-pee, il Credit Suisse conferma la propria preferenza – perlomeno nei prossimi mesi –per i titoli statunitensi, sorretti da previsionicongiunturali più incoraggianti. La recentetendenza al ribasso del biglietto verde ha inoltre rafforzato la fiducia nella competiti-vità delle aziende USA e i rispettivi poten-ziali di guadagno. L’esenzione fiscale delladistribuzione del dividendo, oggetto di di-

scussione, avrebbe a sua volta effetti po-sitivi. Niente per contro è cambiato riguardoalla valutazione negativa della borsa nippo-nica.

I settori difensivi come gli alimentari, lebevande o il tabacco denotano crescentedifficoltà nel mantenere la buona perfor-mance relativa registrata sinora. Ciono-nostante, e visti i rischi suesposti, non do-vrebbero essere trascurati. L’accento va posto sui comparti in espansione, in primis i

farmaceutici e la tecnologia medica (Pfizer,Aventis, Centerpulse). È tuttavia prematuroincrementare la quota dei ciclici in porta-foglio. L’attenzione va concentrata sulla se-lezione di imprese dal cash-flow solido.

Il Credit Suisse dà la preferenza alle azionidel settore carta (Stora Enso), chimica dispecialità (Lonza, DSM), e software (Micro-soft, SAP). Tra i finanziari vanno favorite lebanche difensive come la Royal Bank ofScotland a scapito degli assicurativi.

Credit Suisse Bulletin 1-03 51

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Preferenze riguardo a paesi, settori e titoli

Ora anche i settori difensivi si ritrovano tra gli scogliAnche i settori difensivi come alimentari, bevande o tabacco denotano crescente difficoltà nel mantenere la buona performance relativa registrata sinora.

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52 Credit Suisse Bulletin 1-03

Obbligazioni

GermaniaUSA Svizzera

Rendimento dei titoli di Stato decennali in %9

8

7

6

5

4

3

2

1

0

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

1995

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

1996

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

1997

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

1998

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

1999

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

2000

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

2001

01.0

1.

01.0

5.

01.0

9.

2002

01.0

1.20

03

I tamburi di guerra tolgono vigore alla crescita

Tassi a lunga ai minimi storiciSebbene la recessione statunitense sia stata bandita, i tassi non si sbloccano. Nei mesi a venire la pressione sui tassi sarà azzerata da timori politici, congiuntura fiacca e inflazione a basso livello.

Tra speranze di ripresa e venti di guerra

p L’economia e i mercati finanziariaspettano che la crisi irachena si risolva.

p L’inflazione tuttora a basso livellorafforza il mercato del reddito fisso.

I mercati finanziari internazionali si lancianonella corsa all’utile dell’anno appena iniziatoda postazioni pressoché invariate. L’eventua-lità di un conflitto in Iraq continua infatti apendere come una spada di Damocle sullapolitica mondiale e sulla fiducia degli attori dimercato, decisiva per avviare i motori dellacongiuntura. Gli Stati Uniti in particolare fan-no leva su incentivi di natura monetaria e fi-scale al fine di migliorare le condizioni quadro.Tuttavia, soltanto una soluzione della crisi ira-chena permetterà all’economia a stelle e stri-sce di cavalcare l’onda della crescita. A pre-scindere dall’instaurarsi – una volta superatala crisi in Medio Oriente – di un’espansioneregolare negli Stati Uniti, per i mesi a venirel’investitore obbligazionario non deve temerealcuna inversione di tendenza sul fronte deitassi.

I titoli del reddito fisso possono tuttoracontare su condizioni favorevoli dettate dalbasso livello dell’inflazione. Sebbene di natu-ra prevalentemente ciclica, nei prossimi me-

si l’effetto distensivo di un rincaro ai minimigodrà dell’appoggio di una politica monetariaespansiva messa in atto dai principali istitutid’emissione.

Ulteriore spazio di manovra

Di fronte alla fragilità della situazione geopo-litica e a una congiuntura invero zoppicante,la Fed confermerà la propria politica espansi-va e aspetterà il ritorno della stabilità econo-mica per stringere i cordoni monetari. LaBanca centrale europea dispone di un margi-ne di riduzione addirittura maggiore. La con-giuntura interna tuttora in apnea – che agitagli animi specialmente in Germania – e i tas-si d’inflazione che rientreranno ben prestonella fascia mirata della BCE dovrebbero tra-dursi già nei prossimi mesi in una riduzionedei tassi a un minimo storico. Sino a inizioestate le incertezze politico-economiche sa-ranno pertanto accompagnate da un movi-mento dei tassi d’interesse tendenzialmenteondivago.

Anja Hochberg

Fonte: Bloomberg

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Indice (419 giorni prima dell’intervento militare = 100)

CHF/USD ciclo 1990/91CHF/USD ciclo 2002/03

–41

9

–35

9

–29

9

–23

9

–179

–119

–59 1 61 12

1

181

241

301

105

110

100

95

90

85

80

75

70

Giorni

L’Iraq occupa il Kuwait2.8.90

Ha inizio l’attacco aereo17.1.91

Credit Suisse Bulletin 1-03 53

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Monete

I cicli storici del franco svizzero

Il franco svizzero è per tradizione un porto sicuroRicalcando l’andamento del 1991, anche nell’attuale situazione di fragilità geopolitica il franco svizzero haguadagnato terreno. L’intervento militare del 1991 frenò tuttavia il suo rialzo nel giro di pochi mesi.

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Il conflitto iracheno spinge il franco al rialzo

p La crisi irachena ha irrobustito il franco svizzero, che segna un livelloineguagliato dal maggio del 1999.

p L’attrattivo livello dei tassi e la solidacrescita economica favoriscono lemonete dell’area del dollaro.

L’indebolimento accusato lo scorso mese dinovembre dal franco svizzero è stato di brevedurata: l’aggravarsi dei rischi geopolitici e ilfantasma di un possibile intervento militare inIraq hanno infatti riportato alla ribalta il suotradizionale ruolo di porto sicuro. L’irrobusti-mento della divisa elvetica mitiga le ripercus-sioni del caro-petrolio, incidendo positiva-mente sull’andamento dell’inflazione. Il rove-scio della medaglia si presenta frattanto inuna perdita di competitività dei settori votatiall’export (ad esempio il turismo). Considera-to che i mercati scontano sin d’ora l’even-tualità di un attacco all’Iraq, il potenziale rial-zista dovrebbe essere assai limitato, anche sel’evoluzione futura del corso di cambio rima-ne in balia dei venti di guerra. A mo’ di para-gone è interessante ripercorrere i movimentidel franco svizzero durante la guerra del Golfodegli anni Novanta. Come evidenziato dalgrafico, non appena il mercato si era sinto-

nizzato su un esito positivo del conflitto, ilfranco aveva accusato una netta flessione.

Un andamento diametralmente opposto èinvece atteso per il biglietto verde, che do-vrebbe tra l’altro accusare il peso di un bassolivello dei tassi accompagnato da previsioni dicrescita tutt’altro che univoche. La situazio-ne oltreoceano non dovrebbe tuttavia indurrea credere che l’area dell’euro sia baciata dalsole, anzi. L’esiguo spazio di manovra dellapolitica fiscale e una propensione al consumoinfiacchita dall’elevata disoccupazione fre-neranno infatti il ritmo della crescita. Da unsimile contesto dovrebbero uscire vincenti le monete che registrano un differenziale suitassi positivo rispetto al dollaro americano e una crescita economica complessivamenterobusta. In tale categoria si annoverano lecosiddette «monete delle materie prime»,vale a dire il dollaro australiano, quello neo-zelandese e quello canadese.

Marcus Hettinger

Fonte: Bloomberg, CSPB

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54 Credit Suisse Bulletin 1-03

Investimenti alternativi

Managed Futures

Long/Short

Global Macro

Fixed Inc Arb

Event-Driven

Equity Mkt Ntrl

Emerging Markets

Convertible Arbitrage

CSFB/TremontHedge Fund Index

–0,20 0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 1,60 1,80

Rendimento medio mensilenovembre – dicembre 2002

Rendimento medio mensileper il 2002

in %

Performance delle strategie legate agli hedge fund

Uno sprazzo di sole si insinua a fine anno 2002Nella media annua, grazie agli eccezionali risultati di novembre e dicembre la maggior parte degli hedge fund ha potuto mantenere o addirittura incrementare il capitale investito.

Gli hedge fund sanno trarre vantaggio dall’incertezza

p Per gli hedge fund il primo trimestre si prospetta all’insegna di una ripresacauta e instabile.

p La performance dei fondi long/shortequity riprenderà lentamente fiato nelcorso del primo semestre.

Per molti investitori e manager il 2002 rimarrànella memoria come un anno da dimenticare,un anno che ha polverizzato gran parte deipatrimoni investiti e in cui il susseguirsi dinotizie spiacevoli ha rotto molte uova nelpaniere. Anche un numero non indifferente di gestori di hedge fund ha dovuto fronteg-giare dodici mesi di asperità, relativizzate so-lo sul finale dai recuperi segnati in novembree dicembre. Rispetto ai tradizionali indici azio-nari la maggior parte degli hedge fund hatuttavia saputo conservare il capitale investi-to, ottenendo addirittura – nel caso di singo-le strategie – rendimenti a due cifre. Comeper la gestione degli strumenti di colloca-mento tradizionali, nel primo trimestre del-l’anno anche i gestori di hedge fund sarannoinfluenzati dalla situazione in Medio Oriente e dai suoi possibili risvolti. Un punto di forzache contraddistingue questi ultimi e li diffe-renzia dai gestori di investimenti tradizionali èforse proprio la capacità di saper trarre van-taggio da tali insicurezze. In linea generale,

nelle varie strategie è prevista un’ulteriorefase di ripresa, seppure fragile e assai etero-genea.

Per la strategia long/short equity, la prin-cipale in termini di volume, si può nutrire uncauto ottimismo. Per risolversi positivamenteil trimestre dovrà poggiare su un quadro dimercato stabile e su investitori orientati aifondamentali. I mutamenti a breve delle con-dizioni di mercato celano le maggiori insidie.Il Credit Suisse prevede una crescita stabilea partire dalla seconda metà dell’anno.

Un’ulteriore strategia ampiamente diffusamira a conseguire profitti mediante la parte-cipazione ad aziende in difficoltà finanziarie(distressed securities). Pure in questo set-tore proseguirà la ripresa avviata nel quartotrimestre del 2002. Una minor volatilità, un miglioramento della situazione sul frontedel credito e una crescente domanda di capitale societario promettono rendimentiinteressanti ai gestori che perseguono que-sta strategia.

Patrick Husistein

Fonte: CSFB/Tremont Hedge Fund Index

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Credit Suisse Bulletin 1-03 55

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY

Daniel Huber Qual è stato l’andamento regi-

strato negli ultimi due mesi dal Global Invest-

ment Program, in breve GIP, lo strumento d’in-

vestimento da lei consigliato per quest’anno?

Pascal Pernet Siamo soddisfatti. La perfor-mance delle varie strategie d’investi-mento del GIP si è situata al di sopra delbenchmark. Se è stata migliore del benchmark significa

che ha superato le categorie d’investimento

tradizionali. Tuttavia, in termini assoluti, le

unità del GIP stanno ottenendo un risultato

negativo... In effetti, in termini assoluti sia-mo leggermente in territorio negativo, ma in questo contesto non bisognava attendersiun rendimento positivo. Ciononostanteguardiamo al futuro con ottimismo.In base a quali elementi? Da un lato la strategia d’investimento adottata ha dimo-strato una forte resistenza nei confronti del-le peculiarità del mercato. D’altro canto conil GIP siamo posizionati in modo ottimale:manteniamo aperte diverse possibilità pertrarre profitto dagli sviluppi che si stannodelineando sui mercati finanziari.E quali sarebbero? Riteniamo che nel primosemestre sui mercati azionari prevarrà nuo-vamente l’incertezza a causa della difficilesituazione in Medio Oriente, e che solo in

seguito assisteremo a un andamento positivo.Ciò significa che oggi, a inizio febbraio 2003,

i mercati finanziari presuppongono che la

guerra in Iraq avrà certamente luogo? Il mo-do in cui sono state posizionate le opzioninelle ultime settimane fuga ogni dubbio inmerito. Alcune rilevazioni indicano che imercati azionari, in misura dell’80 per cen-to, danno per scontato che la guerra si faràe che durerà solo pochi mesi. E cosa succederà con il GIP se il conflitto

non scoppierà? Ovviamente è auspicabileche l’ascia di guerra venga nuovamente sotterrata, sotto tutti i punti di vista. In alter-nativa al GIP, l’investitore ha la possibilità di gestire il portafoglio personalmente equindi di prendere tutte le decisioni in auto-

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Suggerimento su come investire nel 2003

«Con il Global Investment Program siamo posizionati in modo ottimale»Pascal Pernet, esperto in investimenti del Credit Suisse, si esprime per la prima volta sulla performance realizzata dal suo prodotto favorito per il 2003, il Global Investment Program (GIP). Daniel Huber, redazione Bulletin

«Con il GIP, le principali decisioni sono delegate a professionisti esternidi grande esperienza.»Pascal Pernet, Financial Products

nomia. Tendenzialmente, tuttavia, gli inve-stitori privati arrivano sempre troppo tardi, in quanto dispongono di meno informazionie sono meno vicini al mercato. Nel GIP, le principali decisioni d’investimento sono delegate a professionisti esterni.Supponiamo che la guerra scoppierà e che

si protrarrà più a lungo di quanto previsto.

Quali sarebbero le conseguenze per il GIP?

In questo caso il nostro Comitato d’investi-mento deciderà su come modificarne la composizione e se ad esempio sarà op-portuno o no ridurre la quota azionaria. È previsto il lancio di altre tranche di unità

del GIP? In effetti, vista la grande richiesta,nel mese di marzo porteremo sul mercatoun’altra tranche.

1

0,5

0

–0,5

–1

–1,5

–2

–2,5

–3

in %

Performance dicembre 2002:confronto tra GIP Income e benchmark

CHF

Benchmark

EUR USD

1

0

–1

–2

–3

–4

–5

–6

–7

in %

Performance dicembre 2002:confronto tra GIP Growth e benchmark

CHF

Benchmark

EUR USD

GIP marzo GrowthNel mese di dicembre 2002, in un contesto di mercato difficile, il profilo Growth ha ottenuto un ren-dimento relativo positivo. Questa strategia pre-senta la quota azionaria più alta, situata fra il 39 e il41 per cento. Gli investimenti alternativi sono rap-presentati con circa il 24 per cento.

GIP marzo Income Nel dicembre 2002 la tranche GIP Income ha chia-ramente battuto l’indice di riferimento. Il buon risultato va ascritto soprattutto al miglior rendimentodegli investimenti alternativi. La ponderazione diquesti ultimi è situata, a seconda della strategia delGIP, fra il 21 e il 24 per cento.

Performance relativa nel dicembre 2002

GIP di marzo chiaramente superiore al benchmark

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In passato molte cose erano più semplici, i rischi erano meglio calcolabiliFra i rischi e i pericoli, da un lato, e lo stato evolutivo di una società e della sua economia, dall’altro, esiste un nesso. Se nella società preindustriale i rischi erano, per così dire, più «elementari», nella moderna società del rischio hanno assunto dimensioni difficilmente o per nulla prevedibili. Fonte: Credit Suisse Economic & Policy Consulting, in base a Treibel

Tipo predominante di rischio o pericolo

Responsabilità

Calcolabilità

Catastrofi naturali,epidemie

Società preindustriale

Supposta in presenza di potenze trascendentali

Data(Rischio = entità del danno x probabilità di accadimento)

Incidenti di portata circo-scritta causati dall’uomo (p. es. fabbriche)

Società industriale

Imputabile

Incidenti di portata illimitatacausati dall’uomoRischi fantasma

Società del rischio

Difficilmente imputabile

Da dubbia a non data

56 Credit Suisse Bulletin 1-03

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Credit Suisse Bulletin 1-03 57

WEALTH MANAGEMENT TOPICSFo

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Il nostro attuale benessere poggia in granparte sulle realizzazioni innovative portate atermine dalle generazioni precedenti. Ogniinnovazione, tuttavia, comporta dei rischi.Spesso è il risultato di ricerche ed esperi-menti scientifici. L’essere umano ha accet-tato per esempio una sfida, con le incognitead essa legate, il giorno in cui ha deciso diricavare campi di cereali da aree in cui cre-sceva solo erba o di addomesticare bestieselvatiche per farne animali domestici o dareddito. Partendo da microrganismi come ibatteri e le muffe ha creato alimenti, medici-nali o detersivi, sfruttando la forza idraulicaed eolica ha ottenuto energia o ha sfruttatoa suo vantaggio le leggi della fisica per svi-luppare imprese di trasporto. Per essere red-ditizie, le innovazioni devono confluire in pro-dotti e servizi di utilità. Maggiore tuttavia è ilbenessere, più elevati sono i rischi cui sin-golo individuo e società sono soggetti. Da quil’esigenza, proporzionata alla posta in gioco,di beneficiare di una sicurezza adeguata allecircostanze. Esigenza che si traduce in un in-cremento, parallelo alla forza dell’economia,dei fondi destinati alle ricerche sui rischi, alla loro copertura (assicurazioni) e alla

prevenzione dei sinistri. Le innovazioni tec-nologiche risultano quindi idonee al mercatoe di conseguenza «vendibili» solo se rispon-denti nel contempo al concetto di sicurezzainsito nella società.

Il progresso tecnologico e le cognizioninaturalistiche schiudono nuovi orizzonti, in-fluenzando lo spirito di un’epoca e le idee sudeterminati valori. Al pari di globalizzazione,deregulation e liberalizzazione, anche questomutamento innesca processi di adattamen-

to che nascondono nuove opportunità, maanche pericoli. Né i processi di adattamentoné le opportunità o i rischi insiti in essi o laloro ripartizione sui singoli individui si posso-no presagire con esattezza. Sia la società sial’economia sono soggette al cosiddetto ri-schio di cambiamento. Quando non è possi-bile determinare con assoluta certezza (maquanto è attendibile, in fondo, la certezzastessa?), bensì solo con una certa probabi-lità il concretizzarsi di opportunità e incogni-te legate a una decisione, un’azione o unanovità e la loro portata, allora gli strumentiutilizzati in quel contesto non sono privi di rischi. Il discorso vale tanto per l’impiego dibeni industriali e impianti di produzione, losfruttamento di energia, i trasporti via terra e

Il progresso cela anche dei rischiIl progresso tecnologico è intrinsecamente legato al rischio. Là dove l’entusiasmo per le conquiste dellatecnica lascia il passo a esitazioni e scetticismo si innesca il fenomeno dei cosiddetti rischi fantasma. Pochiindizi sono sufficienti a provocare conseguenze imprevedibili. Cesare Ravara e Thomas Enz, Economic & Policy Consulting

via aerea e l’industria chimica e farmaceuti-ca, quanto per la costituzione di zone ad alta concentrazione ed elevato potenziale divulnerabilità o il propagarsi della civiltà inaree a rischio.

Occhi puntati sulla biotecnologia

Nella biotecnologia le caratteristiche e le at-titudini biologiche dei microrganismi sonooggetto di studio di varie discipline natura-listiche, fra le quali l’ingegneria genetica.Essa analizza, scompone e modifica scien-temente le sostanze ereditarie degli organi-smi, creando nuove variazioni genetiche abeneficio dell’essere umano. Nonostantealcuni punti in comune a livello di diagno-stica prenatale, non bisogna confondere

I rischi di cambiamento fanno parte dell’attività bancaria e assicurativaLe assicurazioni coprono sinistri provocati da eventi imprevisti, ma calcolabili, consen-

tendo ad aziende e privati di adottare decisioni con un margine di rischio. Prendendo in

consegna i risparmi dei clienti e concedendo crediti, le banche si assumono dei rischi le-

gati alle modifiche dei tassi di interesse, ai crediti e alle perdite di interessi. Grazie a una

serie di servizi tra cui la consulenza finanziaria, la gestione patrimoniale, l’emissione di

titoli e le operazioni in titoli di credito e valuta, le banche forniscono un importantissimo

contributo all’ottimizzazione dell’impiego di capitali.

Banche e assicurazioni, così come investitori privati e istituzionali, diversificano il por-

tafoglio di investimenti e attività in base ai loro specifici obiettivi di rendimento e alla lo-

ro propensione al rischio. Il rendimento atteso di un investimento è legato al valore sti-

mato attuale dei futuri flussi di pagamenti esenti da rischi. Questi ultimi non sono soggetti

unicamente all’evoluzione degli scenari economici, ma anche ai rischi di cambiamento in

seno alla società, cui si è accennato. Questa coscienza della sicurezza sfocia per esem-

pio nelle norme imposte alle banche dalle autorità di vigilanza relative all’accantonamen-

to di fondi di riserva, nell’ampliamento della protezione dei consumatori, nell’estensione

della responsabilità civile o nell’incremento delle cause collettive. Il modo di ridefinire un

rischio o di valutarlo secondo un’ottica diversa con il passare del tempo e l’atteggiamen-

to predominante della società nei confronti delle innovazioni possono avere conseguen-

ze pratiche sulla politica, l’impiego e il rendimento delle risorse. Per le banche, le assi-

curazioni e i loro clienti si tratta di elementi fondamentali che ne condizionano le decisioni.

I rischi legati ai cambiamenti sociali fanno parte delle incognite con cui banche, assicu-

razioni e investitori devono convivere.

3 Per più ampie informazioni sull’argomento sirinvia al numero 31 dell’Economic Briefing «Rischi fantasma – reali e rilevanti», pubblicato al sito www.credit-suisse.com/shop, rubrica «Economics»

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scono dal progresso vengono così parzial-mente oscurati.

Lo scetticismo nei confronti dell’ingegne-ria genetica viene altresì suscitato da rela-zioni complesse, differenze di vedute tra gliesperti e, in parte, dalla mancanza di studi

58 Credit Suisse Bulletin 1-03

ingegneria genetica e medicina della ripro-duzione.

Oggi le scoperte effettuate nel campodella biotecnologia e dell’ingegneria geneti-ca vengono sfruttate ad esempio per la pro-duzione di detersivi, sostanze coloranti, pla-stica, carta, cosmetici, medicinali e generialimentari, anche se in quest’ultimo caso illoro impiego viene in parte avversato. L’in-gegneria genetica in particolare rappresentaa livello politico una vera e propria polverie-ra, perché osa avvicinarsi a settori estrema-mente sensibili, in cui ogni accenno o intru-sione viene percepito di per sé dall’opinionepubblica come un attacco alla dignità dellapersona. Nell’ambito del confronto sull’inge-gneria genetica si intrecciano anche ele-menti di discussione che potremmo definire«fuorvianti». L’opinione pubblica in generaleaccoglie una novità con scetticismo, dubi-tando del suo aspetto positivo e reagisce adessa emotivamente. Sul suo giudizio finisco-no con il pesare gli abusi sull’ingegneria ge-netica o gli scandali sui generi alimentari chenulla hanno a che vedere con l’ingegneriagenetica stessa, o le esperienze negativeavute con dei farmaci o l’alta tecnologia ingenerale. L’utilità e i vantaggi che scaturi-

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«I rischi suscitano scetti-cismo, che a sua volta puòostacolare il progresso.»Cesare Ravara (a sinistra) e Thomas Enz, Economic & Policy Consulting

approfonditi sul nesso fra causa ed effetto,lamentata anche dagli specialisti del settore.Tale scetticismo viene in seguito alimentatodal modo in cui i singoli individui vengonocoinvolti (o ritengono di esserlo) dalle op-portunità e le incognite insite nell’ingegneria genetica e da come essi recepiscono talecoinvolgimento. Fattori determinanti per ilverificarsi di entrambi i fenomeni possonoessere ad esempio la paura legata a un rischio ipotetico, la probabilità che questo ri-schio si concretizzi e il fatto che esso vengaassunto volontariamente o meno. Per mi-gliorare l’accettazione nei confronti del-l’ingegneria genetica è necessario riuscire arinsaldare la fiducia tra consumatori, indu-stria, scienza e legislazione. Senza questa fi-ducia c’è il rischio che l’opinione pubblica siopponga allo sviluppo anche qualora essocomporti unicamente dei rischi ipotetici.

Ogni rischio che si accetta di correre nasconde opportunità e incognite. Sino aquando non esiste chiarezza sulla causa cheha determinato un sinistro non è possibilecalcolare il rischio di responsabilità. Lo scet-ticismo che ne scaturisce è un freno al progresso. Per questo la scienza cerca di creare dei presupposti che consentano di va-

Il rischio è un costrutto socialeIl dibattito sui rischi fa parte del processo politico. La consapevolezza del rischio si modifica con il mutaredei valori della società. I mass media possono influenzare in modo determinante la capacità e il modo di collegare un evento o un fenomeno a un rischio. Fonte: Credit Suisse, in base a Meier/Slembeck

Mass media

Sviluppo tecnologico e naturalistico

Piano individuale Insicurezza

Sviluppo economico e livello di benessere

Mutamento dei valori sociali

Filtro Origine dei problemi

Decisioni politiche e misure regolatorie

Piano collettivo= processo economicoFiltro agenda setting

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Credit Suisse Bulletin 1-03 59

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

«Una copertura è sempre limitata»Jean-Claude Werz, Functional Department Property &Casualty, Winterthur Insurance

Come definisce i rischi fantasma?

Parliamo spesso di rischi evolu-tivi, la cui esistenza e/o am-piezza non sono ancora certe.Ma che, come ha dimostrato ilcaso dell’amianto, possono di-ventare in seguito assai concreti.Che cosa c’è di particolare

in questo?

In linea di massima non si puòprovare con certezza la causa diun sinistro già avvenuto o pa-ventato; questo fatto complicaun’analisi dei rischi. Può acca-dere inoltre che il sinistro si ve-rifichi addirittura anni dopo l’evento oppure che il contestogiuridico e sociale al momentodel sinistro sia nel frattempomutato.Ci si può assicurare contro que-

sto tipo di rischi?

Fondamentalmente la respon-sabilità per i rischi evolutivi èassicurabile. Nel singolo casola copertura dipende dallo svi-luppo scientifico, dal numero edall’entità dei sinistri previsti edal contesto giuridico e socio-politico.Come si autoassicura un’assicu-

razione?

Quando si garantisce una co-pertura, questa è sempre limita-ta, sia per quel che riguarda lasomma assicurata sia per quan-to concerne il periodo di coper-tura. In simili casi seguiamo attentamente il confronto neisingoli settori, pronti ad adottareeventualmente restrizioni nellanostra politica e a limitare l’as-sunzione di rischi. (dhu)

Ingegneria genetica: chi vuole che cosa

L’economia vuole:

p saperne di più su malattie sinora

poco studiate

p nuovi farmaci, vaccini e terapie

p nuovi strumenti e possibilità

di diagnosi

p prodotti biologici al posto di quelli

chimici in agricoltura

p sfruttare basi di ricerca scientifica in

parte fra le migliori al mondo

L’economia non vuole:

p allevamenti di esseri umani

p aborti dovuti a esigenze di allevamento

p l’eugenetica

p discriminazioni a causa di predisposi-

zioni genetiche

p l’aumento della produttività a discapito

degli animali da reddito

p la fertilità a ogni costo

La Gen-Lex vuole:

p limitare i possibili rischi dell’ingegneria

genetica per l’uomo e l’ambiente

p salvaguardare e sfruttare a lungo

termine la molteplicità biologica

p il rispetto della dignità della persona

p salvaguardare peculiarità e modi di

vivere specifici di ogni specie,

come la riproduzione e il movimento

p favorire la diffusione delle informazioni

e il dibattito pubblico sull’ingegneria

genetica

p la responsabilità civile per i fabbricanti

di prodotti geneticamente modificati

p trasparenza

lutare i rischi con la necessaria attendibilità.Nei criteri di valutazione dei rischi conflui-scono il livello di conoscenze scientifiche at-tuale e – nonostante il tentativo di puntare alla massima obiettività – anche giudizi di va-lore di carattere economico e sociale. I datiche emergono dalle analisi sui rischi posso-no infatti essere in contraddizione con la per-cezione di tali rischi a livello sociale.

Nel confronto politico sui vantaggi e leincognite dei rischi confluiscono sia giudizi

scientifici sia le percezioni dei singoli inte-ressati. Il rischio non è quindi unicamenteuna possibilità naturale, bensì un costruttosociale che diviene oggetto di studio da parte dell’ingegneria e delle scienze natu-ralistiche da un lato e delle scienze socialie della giurisprudenza dall’altro. Affrontarela tematica dei rischi contribuisce ad acqui-sire nuove conoscenze che permettono, per esempio, non solo un’ottimizzazione dalpunto di vista tecnico dei procedimenti di prova, ma anche una nuova valutazionedei rischi da parte della scienza e della società.

Quando i sospetti hanno conseguenze reali

Un rischio valutabile sulla base di probabilitàe valori empirici può essere corso con co-gnizione di causa, gestito o arginato grazieall’intervento di strumenti adeguati (preven-zione, diversificazione, polizze assicurative).Le assicurazioni non si accollano rischi, maacquistano opzioni su sinistri che presenta-no una certa probabilità di accadimento. Lamancanza di una copertura finanziaria non si-gnifica che il rischio non sussista. Se questoviene paventato senza che la sua presenzapossa essere confutata o confermata in ba-se alle conoscenze scientifiche del momen-to, allora sorge un fenomeno di incertezzache prende il nome di rischio fantasma. Esso affiora in particolare là dove l’euforiatecnologica della società industriale lascia ilpasso allo scetticismo e al dubbio. Il solo so-spetto di un probabile sinistro può avere del-le conseguenze reali.

I rischi fantasma generano stati d’animonegativi. Si manifestano realmente attraver-so paure, rifiuti (p. es. da parte dei consu-matori), dibattiti, disturbi di salute che vengono loro imputati, leggi e normative chevengono emanate per farvi fronte e pretesedi risarcimento danni. Il fatto che il benes-sere reclami maggiore sicurezza, una pre-venzione più adeguata dei sinistri e una più precisa regolamentazione dei rapporti di re-sponsabilità (termini di prescrizione, respon-sabilità causale, oggettiva o supposta) haun’incidenza sia sui mezzi finanziari degli investitori privati e istituzionali sia sulle ban-che e le assicurazioni.

Cesare RavaraTelefono 01 333 59 12, [email protected]

Thomas EnzTelefono 01 334 39 38, [email protected]

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RyanairBritish Airways

mio. di euro

Altre speseLeasing

AmmortamentoSpese di marketing e di vendita

Tasse aeroportualiManutenzione

CarburanteRisorse umane

39,17

7,05

16,72

9,36

2,38

10,94

28,05

11,861,11

14,00

12,52

5,320,36

3,24

13,37

4,11

20

40

60

80

100

120

140Le compagnie low cost non hanno rivali Anche con una rigorosa gestione dei costi, le compagnie tradizionali, a causa della loro complessa struttura aziendale,non riescono a raggiungere il livello dei costi e l’efficienzadelle compagnie a basso costo. Fonte: MS Research

60 Credit Suisse Bulletin 1-03

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Credit Suisse Bulletin 1-03 61

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Il nove percento dei passeggeri nei cielid’Europa sceglie una compagnia aerea lowcost. Si stima che, entro il 2012, la quota dimercato di questo segmento raggiungerà il30 percento del traffico aereo europeo. Ètuttavia assai poco probabile che venga mairaggiunta una quota intorno al 50 percento,sia per via della capillarità delle reti ferrovia-rie ad alta velocità e delle reti autostradali, siaper considerazioni di tipo ecologico, sia acausa del monopolio esercitato dalle aeroli-nee tradizionali sulle rotte di connessione pervoli transatlantici.

Lo sviluppo delle quote di mercato passapiuttosto per l’ampliamento aggressivo dell’offerta. Ryanair e easyJet hanno previ-sto una crescita annua delle proprie capa-cità dell’ordine del 20–25 percento. Si è dimostrato che sempre più passeggeri sonosenz’altro disposti a rinunciare, per per-corsi brevi entro i confini europei, ai costo-sissimi servizi di alta qualità delle aviolinee tradizionali. Chi viaggia per diporto, con il lusso della flessibilità, ma anche l’uomod’affari parsimonioso, sceglie sempre piùspesso una linea low cost. L’attuale rallen-tamento congiunturale ha ulteriormenterafforzato questa tendenza sull’arco degliscorsi mesi.

Buone opportunità di conquistare quote dimercato sono presenti sulle rotte principali –costosissime – con un flusso di pas-seggeri significativo, nonché sulle linee re-gionali scarsamente servite. Il mercato deivoli a basso costo è ormai ben radicato inGermania e Gran Bretagna; potenziale diespansione è presente soprattutto nei pae-si scandinavi e dell’Est europeo. È assai probabile che nei prossimi anni venganoinaugurate numerose nuove rotte, specie da parte di Ryanair, generando una nuova

concorrenza per le linee aeree tradizionali, adesempio nei collegamenti tra Germania ePolonia. Sullo sfondo di una dinamica con-giunturale che si dipinge a tinte fosche, lacontrazione dei prezzi appare ormai come

l’unica via d’uscita realistica per le linee ae-ree tradizionali onde evitare perdite troppoonerose di quote di mercato.

Concorrenza in espansione

Un mercato con elevato potenziale di cre-scita e solide prospettive di profitto esercitauna forte attrattiva su nuovi concorrenti. Nel2002 irruppero sul mercato le nuove lineelow cost Hapag-Llyod Express e Germanwings; per l’estate 2003 anche il secondogruppo europeo del settore turistico, My-Travel, ha previsto il lancio di una propriaflotta. Un tale mercato non mancherà certodi attirare nuovi vettori, con conseguente in-cremento della pressione concorrenziale.Lufthansa, ad esempio, si è strenuamen-te difesa da easyJet e Ryanair dotandosi di un’aviolinea propria da assegnare a volilow cost, la German wings per l’appunto, e riducendo i prezzi nelle fasce di bassa frequenza. L’ampliamento aggressivo dellecapacità di alcuni concorrenti potrebbe condurre già a breve alla saturazione delmercato. Poiché anche le linee aeree tradi-

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Le compagnie a basso costo forzanole strutture tradizionali in Europa.Il boom delle linee low cost non conosce soste. Sempre più spesso le aerolinee operanti da lunga data sulla rete europea sono tenute in scacco dalla concorrenza a basso costo. D’altra parte, anche nel caso di queste ultime la pressione concorrenziale non tarderà ad aumentare in modo notevole. Oliver Schwarz, Investment Research

«Elevata frequenza di voloe nuove rotte generano maggiore capacità.»Oliver Schwarz

Air France decollaPer il comparto delle aerolinee tradizionali, le condizioni di mercato rimangono sfavore-

voli anche per l’anno in corso; si consiglia pertanto di continuare a sottopesare il settore.

Considerati i suoi ritmi di espansione, il comparto dei voli a basso costo, in contrasto, pro-

mette solidi profitti anche nel 2003. Tuttavia i ragionevoli livelli di valutazione limitano il

potenziale di incremento dei corsi delle azioni di Ryanair e easyJet, alle quali il Credit Suisse

attribuisce il rating hold.

Air France rimane la beniamina del settore (rating: buy). La privatizzazione in corso (lo

Stato intende ridurre la propria partecipazione dal 56 a meno del 20 percento) dota la com-

pagnia di bandiera francese della libertà di manovra indispensabile all’implementazione

di una strategia aziendale allineata su valori propri, che dovrebbe riflettersi favorevolmente

nei risultati di esercizio venturi. L’efficiente aeroporto Charles de Gaulle e l’attrattiva

della rete sono altrettanti vantaggi concorrenziali. In un raffronto settoriale, alle azioni

Air France è attribuita una valutazione bassa.

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62 Credit Suisse Bulletin 1-03

zionali scendono sempre più spesso in campo nella guerra dei prezzi, questi conti-nueranno a perdere quota, riducendo ine-luttabilmente i margini di profitto di tutte leimprese del settore. A media scadenza, imargini di profitto per l’esercizio di una com-pagnia a basso costo non dovrebbero supe-rare il 10 percento.

Costi contenuti abbinati a elevata produttività

Il segreto del successo delle linee a bassocosto risiede nel loro modello aziendale che si articola intorno a tre elementi essen-ziali: prodotto relativamente semplice (senza servizio a bordo), elevata produt-tività (tempi brevi per il trasbordo in aero-porti secondari, esclusivamente voli diretti)e costi di esercizio moderati (personale ridotto).

L’irlandese Ryanair rimane in testa allaclassifica di questo segmento in termini dicontenimento delle spese. I costi di eserci-zio (fissi e variabili) per passeggero am-montano a 42 euro, contro i 138 di BritishAirways. Le maggiori economie sono effet-tuate sui fondi allocati alle risorse umane:poiché la Ryanair rinuncia ai regolari servizi abordo e vende circa il 90 percento dei bigliettivia Internet, necessita di assai meno perso-nale di cabina e di vendita rispetto a unacompagnia aerea tradizionale.

La scelta sistematica di aeroporti secon-dari produce ulteriori notevoli vantaggi in ter-mini di costo; essendo generalmente ubica-ti nella periferia suburbana delle grandimetropoli, questi prelevano tasse di decolloe atterraggio fino al 70 percento più a buonmercato. L’elevata produttività di Ryanair ge-

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La concorrenza limita l’espansioneAlla luce della saturazione del mercato pronosticata a lungo termine, la quota di mercato globaledel segmento dei voli low cost si assesterà intorno al 30–35 percento. Fonte: MS Research, CS Group

Le grandi minacciano di fagocitare le piccoleIn un’ottica di risparmio, le linee a basso costo si limitano a gestire uno o due tipi di velivoli escelgono aeroporti secondari che prelevano tasse poco elevate. Un’ulteriore concentrazionedel mercato a lungo termine è comunque ineluttabile. Fonte: dati forniti dalle aziende, dati CS Group

Flotta Destinazioni Principali Proprietario Quota di mercatoaeroporti base nel low cost

easyJet/Go 53 (B737) 35 London-Gatwick/-Luton/-Stansted Indipendente 44,6%

Ryanair 41 (B737) 80 Dublino, London-Stansted, Hahn Indipendente 39,3%

Buzz 10 (8 BAE146 + 2 B737) 22 London-Stansted KLM 4,5%

Virgin Express 14 (B737) 15 Bruxelles Virgin Group 7,6%

MyTravelLite 2 (A320) 7 Birmingham, Belfast MyTravel

Hapag-Lloyd Express 8 (B737) 10 Colonia, Bonn TUI

German Wings 5 (A319) 10 Colonia, Bonn Eurowings/Lufthansa 3,7%

bmibaby 2 (B737) 22 Cardiff BMI

Deutsche BA 16 (B737) 6 Berlino-Tegel British Airways

Germania 20 (13 B737 + 7 MD82/83) 18 Colonia, Bonn Indipendente

35

30

25

20

15

10

5

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quota percentuale del mercato europeo

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

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2012

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2017

2018

2019

2020

nera poi economie di scala che si traduconoin costi fissi contenuti. Ulteriori benefici sca-turiscono da maggiore capienza di posti a sedere nei velivoli, standardizzazione dellaflotta, esternalizzazione della manutenzione,gestione snellita, nonché dal mancato paga-mento di commissioni, ad esempio alle agen-zie viaggi.

Il consolidamento del settore è inesorabile

L’inestinguibile pressione della concorrenzanonché il potenziale di crescita limitato delmercato dei voli a basso costo condurrannoa medio termine ad una concentrazione diquest’ultimo. easyJet ha già inauguratoquesta nuova fase con il rilevamento di Go,che l’ha fatta assurgere a leader del setto-re, accaparrandosi il 45 percento del mer-cato. Segue a ruota Ryanair con una quota

di circa il 40 percento. Un’altra compagniache potrebbe diventare l’oggetto di un probabile rilevamento da parte di easyJet èla Deutsche BA, un’affiliata della BritishAirways. Appetiti di profitto potrebbero sti-molare le attività di acquisizione negli anni avenire. Le compagnie low cost di recentefondazione che non lucrano profitti entro itermini previsti saranno spiazzate dalla con-correnza. A lungo termine in Europa prevar-ranno probabilmente solo due o tre compa-gnie; per le aviolinee regionali già insediate,che offrono esclusivamente collegamenti diretti, che non fanno capo ad alcuna con-venzione e che operano senza sovvenzionistatali, le probabilità di sopravvivenza sonoassai scarse.

Oliver SchwarzTelefono 01 334 56 44, [email protected]

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Credit Suisse Bulletin 1-03 63

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Il Nuovo Accordo di Basilea premia ilmanagement di qualità delle PMIIl Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria intende perfezionare le vigenti disposizioni sui requisiti di coperturadei crediti accordati con fondi propri delle banche. Quale impatto avrà sulle aziende svizzere questo ridisegnocomplessivo dell’attuale regolamentazione, conosciuto come «Basilea 2»? Manuel Rybach, Economic & Policy Consulting

Terzo pilastroDisciplina di mercato

Una maggiore trasparenzainformativa, fra l’altro nel cal-colo della dotazione di capita-le proprio e nelle metodiche divalutazione dei rischi, è intesaa promuovere la disciplina dimercato.

Secondo pilastroSupervisione a cura delleautorità di vigilanza

Dopo il controllo prudenzialedelle procedure bancarie in-terne e della dotazione dimezzi propri che ne risulta, le autorità di vigilanza nazionalipossono richiedere una coper-tura più elevata.

Primo pilastroRequisiti patrimoniali minimi

p Rischio di credito (nuove metodologie di misurazionee valutazione)

p Rischio di mercato (invariato)

p Rischio operativo (nuovo)

Basilea 2

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64 Credit Suisse Bulletin 1-03

In Svizzera i crediti ricoprono un ruolo crucia-le nel finanziamento del circuito economico.Diversamente da quanto accade ad esempionegli Stati Uniti, dove è prioritaria e più im-portante la raccolta di mezzi attraverso il ca-nale del mercato dei capitali, nel nostro pae-se numerose piccole e medie imprese (PMI)

si finanziano quasi esclusivamente facendoricorso ai crediti bancari; l’intermediazionecreditizia e di capitali rappresenta pertanto uncomparto di attività tutt’altro che trascura-bile per le banche elvetiche. Circa un terzo dei crediti erogati sul merca-to nazionale è destinato a imprese privatenon finanziarie, di cui il 90 per cento circa èassorbito appunto da PMI. Queste aziendenon sono soltanto una locomotiva essenzia-le del treno della crescita, bensì anche – conuna quota di pressappoco il 70 per cento al-l’occupazione complessiva – un importantedatore di lavoro dell’economia svizzera. Perquesto, all’interrogativo teso a sapere se Ba-silea 2 comporti una penalizzazione per lePMI, ovvero un rincaro del prezzo dei presti-ti, è tributata una fondamentale importanza.La nuova normativa, non ancora disponibilenella sua veste definitiva (si veda il riquadro),non mancherà di produrre un impatto sugliistituti finanziari e sulle modalità con cui svol-gono queste operazioni bancarie.

Da Basilea 1 a Basilea 2

Al fine di accrescere la stabilità del sistemabancario e di promuovere la sicurezza deidepositi della clientela, già da qualche tem-po le banche sono tenute a coprire i loro at-tivi – e quindi soprattutto i prestiti che con-cedono – con una dotazione patrimonialepropria. Alla fine degli anni Ottanta furono

compiuti i primi concreti passi verso l’armo-nizzazione internazionale della regolamenta-zione del sistema creditizio. A tale proposito,il Comitato di Basilea, che riunisce alti fun-zionari delle banche centrali e delle autoritàdi vigilanza bancaria dei principali paesi in-dustrializzati, approvò a quell’epoca un Ac-cordo sui requisiti patrimoniali (Basilea 1).Da allora tuttavia, i mercati finanziari, l’atti-vità bancaria e soprattutto le tecniche di ge-stione dei rischi delle banche sono profon-damente mutati. Nella sua proposta di nuoveregole inerenti alla dotazione minima di capi-tale proprio del gennaio 2001, il Comitato diBasilea ha cercato di rispondere e confor-marsi opportunamente a questi sviluppi. Articolata in tre pilastri, la bozza del nuovoaccordo di Basilea, in cui sono formalizzati gliintenti e le vedute del Comitato, prevede fon-damentalmente una maggiore rispondenzadei requisiti di copertura patrimoniale alla ri-schiosità dei singoli prestiti e del portafoglioprestiti complessivo senza modificare la do-tazione media di capitale proprio regolamen-tare nel sistema bancario.

I tre pilastri di Basilea 2

Rispetto all’assetto attuale, nel primo pilastrodi Basilea 2 (requisiti minimi di capitale) la

Calendario di Basilea 2

2° trimestre 2003 | Terzo documento di con-sultazione, in seguito fase di consultazionesino alla fine di luglio 2003

4° trimestre 2003 | Pubblicazione della versione definitiva di Basilea 2

Inizio 2006 | Inizio della fase di transizionedella durata di un anno

Inizio 2007 | Entrata in vigore di Basilea 2

definizione vigente di capitale proprio o pa-trimonio di vigilanza e la quota di capitale pro-prio minimo rimangono invariati. La novità introdotta dal nuovo accordo riguarda il per-fezionamento delle norme per i rischi di cre-dito. Dalla vecchia normativa sono ripresesenza variazione alcuna le disposizioni cheattengono al rischio di mercato, mentre conl’inclusione dei rischi operativi nella regola-mentazione sui requisiti di capitale ci si addentra in un campo del tutto nuovo. Le di-sposizioni del secondo pilastro normano ilprocesso di supervisione prudenziale e il mo-nitoraggio della posizione di rischio delle ban-che in rapporto alla loro dotazione di capita-le ad opera di organi di vigilanza nazionali.Con il terzo pilastro, il Comitato punta – at-traverso obblighi di pubblicità di più ampio re-spiro – ad assoggettare le banche a unamaggiore disciplina da parte dei mercati.

A seguito di Basilea 2, la misurazione delrischio di credito è destinata inevitabilmentea cambiare. Mentre il vigente Accordo sui re-quisiti patrimoniali per crediti aziendali preve-de un solo fattore di ponderazione del rischio,il documento di consultazione predisposto dalComitato introduce nel primo pilastro una co-pertura patrimoniale dei crediti in funzionedella rischiosità dei medesimi. Anche se il ca-

«Nel quadro di Basilea 2 i debitori di alto profilo qualitativo potranno beneficiare dell’applicazione di interessi passivi più contenuti.»Manuel Rybach, Economic & Policy Consulting

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Credit Suisse Bulletin 1-03 65

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

pitale regolamentare delle banche deve as-sommare come sinora all’otto per cento del-le attività ponderate in base al rischio, d’orainnanzi i coefficienti di ponderazione del ri-schio o risk weights dipenderanno dalla qua-lità di credito. Per misurare le ponderazionivengono proposte due metodologie fonda-mentali. Premessa l’approvazione dell’auto-rità di vigilanza nazionale – in Svizzera la Commissione federale delle banche (CFB) –per calcolare la dotazione di capitale proprionecessaria le banche possono adottare unmetodo fondato su rating creditizi interni (ap-proccio IRB; IRB: internal ratings based), da cui si ottiene un ampio ventaglio di risk weights. Gli istituti finanziari i cui sistemi di rating interni non soddisfano ancora, agli oc-chi dell’autorità di vigilanza, i requisiti di Ba-silea 2, utilizzano lo «standardized approach»,ovvero un approccio in cui i risk weights so-no predeterminati dall’autorità di vigilanza.

Effetti sulle aziende svizzere

La proposta di revisione del Comitato di Basilea conferma e promuove de facto ladifferenziazione dei clienti e dei crediti in fun-zione della loro rischiosità e riconosce l’ap-plicazione di rating. In base alle disposizionirivedute e perfezionate della proposta, i pre-stiti concessi a debitori con un’elevata solvi-bilità devono essere coperti con meno capi-tale proprio e causano conseguentementeminori costi in termini di fondi propri. Basilea2 rafforzerà quindi la tendenza peraltro già inatto verso condizioni maggiormente diffe-renziate per i clienti commerciali: mentre idebitori di buona qualità possono beneficia-re di tassi d’interesse passivo più contenuti,i debitori con una solvibilità inferiore sarannopenalizzati con tassi più elevati.

Fondamentalmente, la maggiore diffe-renziazione del rischio nelle operazioni cre-ditizie è da accogliere con favore, in quantodovrebbe porre fine alla dubbia prassi dellasussidiazione incrociata fra le singole cate-gorie di rating come, particolarmente pro-blematica nel caso di Basilea 1, quella fraenti di diritto pubblico dei paesi dell’OCSE

e clienti aziendali di diritto privato. Questa innovazione rientra da un lato nell’interessedell’intera macroeconomia, giacché ac-cresce l’efficienza dell’allocazione del capi-tale. Per le ditte che sfoggiano una buonasolvibilità, questa impostazione prelude dal-l’altro a migliori condizioni di concorrenza

per effetto delle più vantaggiose condizionicreditizie.

Ne consegue che Basilea 2 fornisce unpreciso e più forte incentivo alle aziende per-ché sfruttino attivamente le loro possibilità diinfluire sul rating e svolgano una comunica-zione aperta e sincera con chi eroga capita-le di prestito. Appunto le aziende che de-nunciano una cattiva solvibilità sono spinte amigliorare la loro affidabilità creditizia attra-verso una maggiore capacità innovativa, unarivalutazione dei prodotti e dei processi non-ché coefficienti di capitale proprio più eleva-ti. Il tutto è applicabile ugualmente sia per leaziende di grandi dimensioni, sia per quellepiù piccole, che non presentano necessaria-mente rating peggiori rispetto alle impresepiù grandi. I principali fattori d’influsso sul ra-ting e quindi la «leva» per ottenere condizio-ni creditizie più convenienti si estrinsecanonella qualità del management di un’azienda,nel suo posizionamento sul mercato, nellastrategia aziendale perseguita come purenella sua situazione finanziaria.

Un buon indice di solvibilità è pagante

Per vari clienti commerciali Basilea 2 in-fluirà con modalità diverse sull’attrattività re-lativa esercitata dal finanziamento mediantecrediti bancari. La qualità delle garanzie rila-sciate ricoprirà un ruolo più importante diquello rivestito sinora. Le aziende che van-tano un’elevata solvibilità beneficeranno dicosti di finanziamento più contenuti; vicever-sa, se il grado di solvibilità è basso si assi-sterà inevitabilmente a un rincaro del prezzodei crediti bancari. L’ottenimento di un buonrating non è una questione di dimensioniaziendali, ma dipende piuttosto da valori de-cisivi come la qualità del management, unastrategia promettente e una solida situazio-ne finanziaria. Nell’ottica delle banche, Ba-silea 2 accrescerà in futuro l’importanza dimantenere stretti contatti con i clienti com-merciali, di prestare loro una consulenza a360 gradi e di perseguire una politica infor-mativa trasparente.

Manuel RybachTelefono 01 334 39 40, [email protected]

Per più ampi ragguagli:Economic Briefing n. 22, «Viaggio al centrodei credit i».Fo

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Quali sono le conclusioni del

suo studio sui rating di credito

in Svizzera?

Il nostro istituto ha svolto lostudio per incarico e in collabo-razione con KPMG Svizzera.Dalla ricerca traspare che ilcredito aziendale tradizionaleconserverà il suo ruolo signifi-cativo anche in avvenire. Unodei punti nodali emersi eviden-zia che fra imprese e bancasussiste una simmetria informa-tiva reciproca. Che cosa dovrebbero fare le

banche?

Dovrebbero informare con piùabbondanza di particolari sul lo-ro processo di rating. I processiandrebbero esposti con la debi-ta trasparenza. Una relazionecliente a lungo respiro può es-sere assicurata soltanto se l’im-prenditore sa quali sono e dovesono le sue possibilità d’inter-vento ai fini di un rating crediti-zio migliore. E le PMI?

È opportuno che gli imprenditoricomunichino apertamente etempestivamente i risultati e icambiamenti all’interno dellaloro azienda. Gli organi decisio-nali devono adottare, insieme al loro fiduciario, un approccioproattivo alle banche e infor-marsi. In fondo, il rating è un’im-magine speculare e preziosadell’impresa nella sua prospetti-va a lungo termine; come tale la accomuno a un’autentica op-portunità per le PMI.Michael Nold, Credit Suisse, servizio PMI

«I crediti alle ditte restanto importanti»Urs Füglistaller, Direttore dell’Istituto di economiaindustriale dell’Università di San Gallo

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Le perdite azionarie non vengono compensateNegli ultimi anni i prezzi delle case proprie sono aumentati del sette percento circa. Ciononostante, l’incremento di valore degli immobili non compensa le perdite subite in borsa. Fonte: Flow of Funds

66 Credit Suisse Bulletin 1-03

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Credit Suisse Bulletin 1-03 67

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Contro ogni pessimistica previsione, il con-sumo privato negli Stati Uniti è rimasto sinora sostenuto. Anzi, dal quarto trimestredel 2001 al terzo trimestre del 2002 ha contribuito per l’80 percento circa allacrescita del prodotto interno lordo, sostenu-to, oltre che dagli incentivi nel comparto automobilistico, soprattutto dal mercato immobiliare.

Negli ultimi anni i prezzi delle case di pro-prietà sono aumentati in media del sette per-cento. Tuttavia, il maggior valore ottenutodalle economie domestiche in ambito immo-biliare è stato inferiore alle perdite subite dalloro patrimonio azionario. Questo effetto viene però controbilanciato dal fatto che lespese dei consumatori sono più sensibili alle variazioni dei prezzi degli immobili chenon a quelle dei titoli azionari. Tale fenome-no è riconducibile tra l’altro al fatto che il patrimonio immobiliare è distribuito più omo-geneamente nella popolazione di quello azio-nario.

Il rifinanziamento mette in circolo miliardi

Accanto all’aumento di valore degli immobi-li va segnalato l’effetto rifinanziamento. Lacombinazione di crescita dei prezzi e tassi aiminimi storici si è tradotta in un boom del rifinanziamento e nel conseguente aumentodel potere d’acquisto: innanzitutto è possibi-le trasformare le ipoteche esistenti in nuoveipoteche a tassi inferiori, che incidono menosulla spesa del proprietario. Secondaria-mente, grazie ai prezzi più alti degli immobi-li, il proprietario può aumentare il valore d’an-ticipo e quindi procurarsi nuova liquidità. Nel2002 questa possibilità è stata sfruttata inben metà dei casi di rifinanziamento. Si stima che l’anno scorso questi cosiddetti«cash-out» ammontassero a 200 miliardi di

dollari USA, ossia al 2,5 percento del reddi-to disponibile.

Il mercato immobiliare non rischia il collasso

Dopo il sensibile incremento dei prezzi degliultimi anni, molti ritengono che il mercato im-mobiliare sia entrato in una sorta di «bollaspeculativa» e che sussista il pericolo di uncrollo dei prezzi con conseguenze nefaste sulconsumo privato. Il Credit Suisse condividequesti timori solo in parte. È vero che in singole regioni il mercato immobiliare è sur-riscaldato, ma a livello nazionale non si puòancora parlare di una pericolosa fase di ec-cessi:p L’aumento dei prezzi delle case registra-to negli ultimi anni è effettivamente notevo-le, ma non eccezionale nel raffronto storico.p Come mostra il cosiddetto «AffordabilityIndex» (si veda il grafico a pagina 68), le eco-nomie domestiche possono accedere alla

Si attenua l’influsso del mercatoimmobiliare americanoL’aumento dei prezzi delle proprietà abitative alimenta i timori di un crollo del mercato immobiliare. Tuttavia, esaminando la situazione più da vicino, si rilevano numerosi fattori che depongono a favore di una crescita moderata. Beat Schumacher, Fixed Income and Forex Research

«Il mercato immobiliare non è ancora in una fasedi eccessi.»Beat Schumacher, Fixed Income and Forex Research

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68 Credit Suisse Bulletin 1-03

proprietà privata più o meno con la stessa fa-cilità degli anni scorsi, perché l’incrementodei redditi da una parte e l’abbassamento deitassi dall’altra hanno praticamente compen-sato l’ascesa dei prezzi immobiliari.p Un ulteriore fattore è l’aumento genera-lizzato del benessere. La percentuale delreddito disponibile destinata ai beni di primanecessità (ad esempio per gli alimentari) èscesa dal 38 percento degli anni Settanta al30 percento negli anni Novanta. Questocambiamento nel comportamento dei con-sumatori implica che le economie domesti-che vogliono e possono permettersi prezziimmobiliari e oneri ipotecari superiori. p Anche la crescita dell’indebitamento ipotecario in rapporto al reddito dev’essererelativizzata, in quanto la percentuale di eco-nomie domestiche con casa propria è pas-sata dal 64 percento nella metà degli anniNovanta al 68 percento attuale. Di conse-guenza, sotto il profilo macroeconomico, an-che l’onere degli interessi ipotecari è cre-sciuto. Non bisogna però dimenticare che ilnumero di inquilini è minore e la parte delreddito destinata al pagamento degli affitti siè ridotta di conseguenza.

Tutti questi fattori suggeriscono che ilmercato immobiliare non subirà un crollo. Bi-sogna però essere realisti e aspettarsi, dopo

Gli immobili incidono più delle azioniGuardando la distribuzione patrimoniale nella popolazione statunitense è interessante

osservare che il 20 percento delle economie domestiche con il reddito maggiore possiede

il 42 percento delle proprietà abitative e ben il 78 percento delle partecipazioni azionarie.

Il 20 percento delle economie con il reddito minore detiene solo circa l’un percento delle

azioni, ma ben l’otto percento degli immobili. Visto che il patrimonio immobiliare è distri-

buito più uniformemente, è facile comprendere che le variazioni di prezzo delle case inci-

dono maggiormente sulla situazione finanziaria rispetto alle variazioni sui mercati azionari.

i forti rialzi dei prezzi, uno sviluppo modera-to, non escludendo contrazioni in singole re-gioni.

L’incremento dei prezzi ha perso slancio ela distensione che si sta delineando sul mer-cato immobiliare rispecchia il leggero calodelle domande di crediti ipotecari. L’anda-mento dei tassi è fondamentale in questocontesto: i tassi ipotecari sono infatti vicini aiminimi e a medio termine potrebbero tende-re al rialzo, causando una diminuzione delladomanda di immobili. Da non sottovalutare èpure il ruolo di tutti quegli investitori che, difronte alla caduta libera dei corsi azionari,hanno puntato sempre più sugli immobili.Questa tendenza dovrebbe però invertirsi inseguito alla ripresa congiunturale previstaper la seconda metà dell’anno.

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A questi fattori ciclici si contrappongonodinamiche strutturali e demografiche positive.Nel frattempo, buona parte della generazio-ne del baby-boom possiede un’abitazione, eun numero crescente di suoi rappresentantiacquista case secondarie o di vacanza. Neg-li Stati Uniti assumono un ruolo sempre piùimportante gli immigrati, il cui numero conti-nuerà a crescere. Inoltre, prodotti di finan-ziamento sempre più innovativi consentonoanche alle famiglie con redditi relativamentebassi di comperare casa. La proprietà im-mobiliare è sempre più attrattiva anche graziealla modifica fiscale relativa agli utili di capi-tale su case d’abitazione, alla semplificazio-ne della procedura per lo stanziamento di uncredito e alla diminuzione dei costi di transa-zione.

I rifinanziamenti perderanno importanza

Uno sviluppo moderato dei prezzi sul merca-to immobiliare si tradurrà anche in una dimi-nuzione del numero di rifinanziamenti. Infat-ti, visto che questo strumento è già statoampiamente sfruttato, il numero di benefi-ciari potenziali è ora molto inferiore. L’au-mento dei tassi pronosticato a medio terminediminuirebbe inoltre l’attrattiva dei rifinan-ziamenti. Un innalzamento rapido e consi-stente dei tassi sarebbe pericoloso, ma questa eventualità può essere quasi com-pletamente esclusa. Secondo le previsionidella Mortgage Bankers Association of Ame-rica, il tasso di rifinanziamento dovrebbescendere dal 58 percento nel 2002 al 43percento nel corso di quest’anno. Un impor-tante pilastro del consumo privato si assot-tiglierà dunque sempre più. Grazie allacontinua crescita del reddito disponibile, siattende tuttavia un ulteriore, seppur mode-rato, rafforzamento del consumo privato.

Beat SchumacherTelefono 01 334 56 91, [email protected]

Proprietà abitativa accessibile nonostante l’aumento dei prezziLe economie domestiche americane possono accedere alla casa propria più o meno con lastessa facilità degli anni scorsi, grazie all’aumento generalizzato del benessere, oltre all’incre-mento dei redditi e alla diminuzione dei tassi. Fonte: National Association of Realtors, Freddie Mac

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Prezzi delle case «Affordability Index» (scala a destra)

*Un valore superiore a 100 significa che un’economia domestica con un reddito medio può permettersi un’ipotecaper una casa nel segmento di prezzo medio.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 69

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Basta gettare uno sguardo sulle previsionipubblicate dagli specialisti alla fine dell’anno per capire che non sono atteseesplosioni dei corsi come ai tempi d’oro della borsa, bensì solo lievi riprese dei mercati azionari.

Il rendimento dei dividendi torna quindi in auge. Questo argomento è stato toccato indirettamente anche dal governo statuni-tense, che nel suo ultimo pacchetto fiscaleha previsto anche l’abolizione della doppiaimposizione dei dividendi.

Per gli investitori presenti sul mercato sviz-zero, i titoli con un elevato dividend yieldnon sono interessanti solo sotto l’aspettodel «meglio un uovo oggi che una gallinadomani», bensì anche per il fatto che oggialcuni titoli rendono meglio dei titoli della

Il revival del rendimento dei dividendiDi questi tempi gli investimenti in azioni non permettono di realizzare grandi guadagni sui corsi. Un crescente numero di risparmiatori ha pertanto riscoperto il rendimento dei dividendi. Vale la pena di analizzare attentamente le migliori «perle» in materia. Damian Sigrist, Equity Research

Dividend yield negli ultimi dieci anniNel corso degli anni il rendimento dei dividendi può essere soggetto a forti oscillazioni. I quattro esempi evidenziano come al momento di acquistare un’azionenon si debba tenere conto solo dell'ultimo dividendo versato. Fonte: Datastream

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70 Credit Suisse Bulletin 1-03

Confederazione. Prima di iniziare a investi-re in base a una graduatoria delle azionisvizzere che rendono meglio, gli investitoriavversi al rischio dovrebbero riflettere suciò che si cela dietro a tali cifre.

Normalmente il calcolo è effettuatoprendendo l’ultimo dividendo versato – at-tualmente, quindi, la distribuzione degli uti-li calcolata per l’esercizio 2001, ma pagatasolo dopo l’assemblea generale del 2002 –,dividendolo per l’attuale prezzo dell’azionee moltiplicando per 100. La percentuale ot-tenuta è quindi un valore che si riferisce alpassato. Non costituisce alcuna garanziaper una distribuzione degli utili analoga oaddirittura superiore in futuro. Benché inquesto ambito le aziende tendano a mani-festare una certa continuità, il recente pas-sato ci insegna che vi sono anche periodi incui le società riducono i dividendi per ragio-ni economiche. La classifica delle cosid-dette «perle» del mercato svizzero, calcola-ta in base all’ultimo dividendo pagato, noncombacia quindi con la lista dei migliori dividendi stimati per l’anno in corso (si veda la tabella).

Aspetti fiscali sfavorevoli al dividendo

Vi sono anche argomenti contrari al paga-mento di dividendi agli azionisti. Trattenendogli utili, una società dispone di mezzi supple-mentari che possono essere investiti in pro-getti redditizi o che generano una plusvalen-

za. Gli azionisti partecipano quindi al valoreaggiunto così generato attraverso gli utili dicorso. In Svizzera, le riflessioni di naturaprettamente fiscale sconsigliano dal paga-mento di un dividendo, in quanto soggetto al-l’imposta preventiva. Per ovviare a questoaspetto fiscale, numerose società hannoconcesso agli azionisti una riduzione del va-lore nominale (esentasse) in sostituzione del-la distribuzione del dividendo. Visto che talemisura ha ormai fatto scuola, lo spazio di ma-novra per ulteriori riduzioni è ormai limitato.

Oggi, numerosi investitori che negli ultimidue anni hanno subito soprattutto perditecontabili sui loro investimenti in azioni prefe-rirebbero senz’altro un dividendo.

La bassa liquidità giustifica i dividendi

Alcuni settori specifici distribuiscono tradizionalmente dividendi elevati. Sono assai limitate le possibilità a disposizione delle aziende che operano su mercati ma-turi – attive ad esempio nella carta e nellacellulosa – di investire nella propria societàl’elevato cash-flow con un rendimento ade-guato. Se si dovessero trattenere degli utili

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Panoramica delle «perle» svizzere in materia di dividendiI rendimenti superiori al tre per cento sono senz’altro apprezzabili. Analizzando la tabella sottostante si può constatarecome nell’arco di un anno i dividendi possano oscillare da – 2% a +1,5%. Non tutte quelle che oggi sembrano «perle»lo saranno necessariamente anche domani. Fonte: indicazioni delle società/Bloomberg

«Gli investitori hanno riscoperto il rendimento dei dividendi.»Damian Sigrist, Equity Research Credit Suisse Private Banking

Azione Cap. di mercato in mio. CHF N. di valore Bloomberg Prezzo al 9.1.03 in CHF Dividendo in CHF Dividend yield in %

2001 2002S 2001 2002S

Vontobel 2083,20 1233554/VONN SW 22.80 1.50 1.04 6,6 4,6

Helvetia Patria 1069,80 1227168/HEPN SW 154.75 8.75 6.73 5,7 4,3

Swisscom 27209,40 874251/SCMN VX 420.00 19.00 14.21 4,5 3,4

Warteck 184,70 261948/WARN SW 1260.00 55.00 58.00 4,4 4,6

BC Lucerna 1307,20 1169360/LUKN SW 158.00 6.50 6.25 4,1 4,0

Züblin 236,10 976983/ZUB SW 8.34 0.35 0.39 4,2 4,7

Allreal 468,70 883756/ALLN SW 77.00 3.00 4.15 3,9 5,4

BC Zugo 597,00 130890/ZG SW 2390.00 85.00 90.00 3,6 3,8

La Basilese 3556,20 1241051/BALN VX 58.75 2.40 1.59 4,1 2,7

CKW 588,20 157928/CKW SW 2200.00 70.00* 44.80** 3,2 2,0

Valora 1099,70 208897/VALN SW 264.00 9.00 9.44 3,4 3,6

PSP Swiss Property 1143,70 1042810/PSPN SW 149.00 5.00 5.38 3,4 3,6

Pargesa Holding 3899,50 217375/PARG SW 2555.00 80.00 65.50 3,1 2,6

Kühne&Nagel 2083,20 1254181/KNIN SW 89.00 2.90 2.88 3,3 3,2

Rieter 1138,00 367144/RIEN SW 272.00 8.60 7.55 3,2 2,8

*Esercizio a fine settembre 2002 e **2003

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Credit Suisse Bulletin 1-03 71

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

eccessivi, il cosiddetto return on equity(ROE, ovvero il rendimento dei mezzi propri)si verrebbe a trovare sotto pressione. Per ovviare a questa situazione, le società versano da un lato un dividendo elevato(spesso costante per tutto il ciclo) e, dal-l’altro, si avvalgono dello strumento delle ac-quisizioni.

Tra i titoli svizzeri si evidenziano in parti-colare le società immobiliari e le aziende elet-triche. Le azioni immobiliari di stampo difen-sivo vanno considerate come un’alternativaalle obbligazioni. La maggior parte di taliaziende dispone di un flottante rispettabile.Tuttavia, con una capitalizzazione di mercatoinferiore al miliardo di franchi, non dispone diuna dimensione interessante per gli investi-tori istituzionali. Queste azioni immobiliari di-spongono quindi di una scarsa liquidità. Ciòpotrebbe creare problemi agli investitori privati qualora dovessero prevedere un disinvestimento.

A seguito di specificità settoriali (societàdi monopolio su mercati maturi), le aziendeelettriche svizzere versano per tradizione dividendi costantemente elevati. Negli ulti-mi due anni, tali considerazioni hanno resoquesti titoli particolarmente attraenti per gli investitori prudenti. La conseguenza di quest’evoluzione è stata da un lato un sensibile rialzo delle azioni in questione e,dall’altro, un calo del rendimento sui divi-dendi. Anche le azioni dell’energia elettricadispongono di una liquidità e di un flottantelimitati.

Nella graduatoria delle perle svizzere inmateria di dividendi, i titoli finanziari occu-pano posizioni di punta. Si tratta tuttavia diazioni che, fatta eccezione per la Basilese,vanno annoverate tra le mid cap. I rendi-menti elevati sono una conseguenza direttadel difficile clima borsistico che ha ridimen-sionato notevolmente il corso dei titoli assi-curativi e bancari. Non sono state rispar-miate nemmeno le mid cap tra i titolifinanziari. Sulla lista troviamo però anche ititoli delle banche cantonali di Lucerna e Zugo, che, grazie alle garanzie statali, sonostati particolarmente ricercati da investitoriprivati avversi al rischio, orientati al redditoe al lungo periodo.

A causa del contesto operativo difficile, iprofeti della finanza hanno ridotto per l’eser-cizio 2002 le previsioni relative ai dividendi diVontobel e della Basilese.

Scelta limitata sul mercato svizzero

Un rendimento apparentemente interessan-te non costituisce quindi da solo un criteriod’investimento sicuro.

L’investitore non può fare a meno di veri-ficare se il dividendo si basa su un bilancio so-lido e su un cash-flow elevato. Le società tra-dizionalmente solide sono quelle maggior-mente in grado di garantire un dividendo sta-bile. Di conseguenza, tra le azioni svizzere

rientrano inevitabilmente le società a grandecapitalizzazione. I titoli vanno però presi inconsiderazione indipendentemente dal rendi-mento dei dividendi. Nell’attuale difficile cli-ma borsistico offrono l’opportunità di un pa-gamento in contanti pari a quello dell’annoprecedente, nonché la possibilità di realizza-re utili di corso in caso di ripresa della borsa.

Damian SigristTelefono 01 334 36 39, [email protected]

Dividendi e obbligazioni a confrontoLa rimunerazione media dei titoli di Stato è spesso più attraente del dividendo medio delleazioni svizzere. Negli ultimi anni i valori si sono avvicinati sempre più. Oggi le cosiddette «perle» in materia di dividendi sono più interessanti della maggior parte delle obbligazioni.Fonte: Datastream

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Rendimento dei decennali della Confederazione Dividend yield SMI

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La strategia d’investimento americana «Dogs of the Dow»La prevista abrogazione della doppia imposizione dei dividendi negli Stati Uniti riporta al

centro dell'attenzione la cosiddetta strategia d'investimento «Dogs of the Dow» in base

alla quale, in un giorno prefissato, tra i 30 titoli dell’indice Dow Jones Industrial vengono

determinate le dieci azioni con i rendimenti dei dividendi più elevati. In tali titoli viene in-

vestito esattamente lo stesso importo e le azioni non vengono toccate per dodici mesi.

Dopodiché si ripeterà la selezione in base allo stesso modello. Grazie a questa strategia

si è potuta battere spesso la performance dell’indice Dow Jones. Nel periodo di mas-

simo splendore dei titoli tecnologici, dal 1997 al 1999, l’indice Dow Jones Industrial ha

però battuto i cosiddetti «dog» per tre anni di seguito. L’anno scorso, invece, tale strate-

gia sarebbe stata ripagante. Anche se i dog hanno registrato una performance negativa

del 6,1 per cento, il calo del Dow Jones nello stesso periodo è risultato del 16,8 per cento.

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Ogni distilleria utilizza un sistema di colori che le consente di determinare quante volte una botte è già stata riempita.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 73

SAVOIR-VIVRE

Tamdhu, Bruichladdich, Dalwhinnie, Caol Ila,Caperdonich, Glenglassaugh. Sei paroleche, se pronunciate ad alta voce o mormo-rate con la mano davanti alla bocca a mo’ discongiuro, potrebbero evocare la recitazionedella formula magica di un druido celtico. Inrealtà sono i nomi di altrettanti whisky singlemalt. I conoscitori considerano i single maltl’espressione più nobile nell’universo deiwhisky, ed è come se i loro appellativi ripro-ducessero l’effetto magico che li ha creati.

Il nome «whisky» deriva dal gaelico «uisgebeatha», che tradotto non significa altro cheacqua di vita, in latino «aqua vitae». Nel 1494

questo nome viene menzionato per la primavolta in un documento ufficiale scozzese: ilfrate John Cor aveva ordinato una partita diorzo maltato da utilizzare per distillare ac-quavite. È dunque lecito supporre che gliscozzesi si occupino della produzione di whi-sky da quasi mezzo millennio. E questo congrandissima dedizione, come conferma adesempio il fatto che alla fine del XVI secolole distillerie consumarono così tanto orzo daprovocarne la scarsità sui mercati dei gene-ri alimentari.

Il successo fa impennare i prezzi

Storie d’altri tempi. A tutt’oggi la quota deisingle malt raggiunge soltanto il cinque percento dell’intera produzione di whisky. Uncinque per cento che peraltro può contare sumolti seguaci devoti. Oggi non vi è grandecittà che non abbia almeno un bar specializ-zato nei single malt. E le bottiglie più rarevengono vendute all’asta a prezzi esorbitan-ti. Nel dicembre 2002, ad esempio, un Dal-more di 62 anni ha raggiunto il prezzo recorddi 63 000 franchi: non meno di mille franchiper ogni sorso! Ma anche i single malt piùgiovani cambiano proprietario per cifre note-

voli. Chi vuole esibire nel proprio bar di casaun Port Ellen imbottigliato nel 1998 dopoaver riposato in botte per 21 anni deve sbor-sare circa 1500 franchi. È difficile dire sequeste bottiglie valgano effettivamente la ci-fra pagata. Infatti, come per la maggior par-te dei pezzi da collezione, non importa se fi-gure di porcellana o dipinti a olio, il prezzo èdeterminato dalla domanda. È quindi ovvioche non tutti gli amanti del whisky siano en-tusiasti della popolarità di cui gode la loro be-vanda preferita.

Viva la differenza

Ma un single malt non è semplicemente unsingle malt. Fra un Laphroaig e un HighlandPark si notano almeno tante differenze quan-to fra un Château Cheval-Blanc e un Châ-teauneuf-du-Pape.

Queste diversità dipendono da molti fat-tori, fra cui la qualità dell’acqua, l’essicazio-ne dell’orzo germinato e i barili in cui il whi-sky viene lasciato invecchiare. A questevariabili si aggiungono influssi più o menomagici. Ad esempio, se viene sostituito unalambicco, quello nuovo non avrà solo lastessa forma del suo predecessore: con unmeticoloso lavoro di martello i mastri distilla-

tori formeranno nel nuovo apparecchio lestesse ammaccature presenti nel vecchioalambicco. Anche se potrebbe sembrareun’operazione esagerata, occorre ricordareche l’industria del single malt vive del suo mi-to come pure delle differenze di gusto fra lesingole marche e distillerie. E l’industria delwhisky vive abbastanza bene. Lo confermaad esempio la piccola isola Islay, che con4000 abitanti e una manciata di distillerieversa ogni anno alle casse pubbliche britan-niche quasi mezzo miliardo di franchi in im-poste.

Bere illegalmente: un obbligo patriottico

Una cifra davvero notevole. Ma non è solooggi che la tassa sul whisky fa la gioia delleautorità: gli esattori fiscali britannici, infatti,salassano l’industria del whisky da quasi tre-cento anni. Non sorprende dunque che inpassato numerose distillerie sconfinasseronell’illegalità. Per gli scozzesi, ovviamente,bere whisky prodotto clandestinamente eraconsiderato un gesto patriottico.

Al giorno d’oggi la produzione di whisky èun business come tanti altri. Le imposte, purrimanendo un onere fastidioso, non induco-no più a operare nella clandestinità. Per le di-

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Da malto d’orzo a single maltI whisky single malt hanno conquistato i bar di tutto il mondo. Il loro successo è determinato sia dalprocesso di produzione esclusivo sia dall’abilità dei distillatori. Marcus Balogh, redazione Bulletin

Ogni regione ha il proprio carattereLe distillerie di whisky sono collocate in un’area geografica sommariamente suddivisa in

quattro regioni. I single malt delle Lowlands meridionali hanno spesso un carattere deli-

cato e leggero. I whisky provenienti dall’isola Islay sprigionano un intenso aroma di tor-

ba, e a seconda della marca ricordano un poco un medicinale o hanno un che di salato.

Nella regione Highlands/Speyside è ubicata la maggior parte delle distillerie, pertanto le

differenze sono notevoli. Molti single malt di quest’area hanno un carattere delicato e co-

prono l’intera gamma di sapori fra dolciastro e asciutto. Infine, ma non per questo meno

importanti, ritroviamo i whisky delle isole Jura, Orkney, Mull e Skye, che dal profilo geo-

grafico appartengono ancora alle Highlands. Anche qui è difficile trovare una caratteristi-

ca comune, visto che gli aromi spaziano da dolciastro ad asciutto, da torboso a morbido.

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stillerie l’aspetto più importante è la salva-guardia del loro carattere.

Per questo carattere gli scozzesi, chehanno la fama di essere avari, sono addirit-tura disposti a contraddire la loro natura: ognianno, durante l’invecchiamento in botte, ildue per cento del whisky si perde in evapo-razione: è la cosiddetta «angels share», laparte degli angeli. Sebbene possa sembraremodesta, questa cifra rivela che dopo 15 an-ni ben un terzo del volume è andato perso.

Una volta imbottigliato il single malt nonmatura più. Ora si tratta soltanto di gustar-lo. La discussione su come si provi il pia-cere maggiore divide sia i novellini sia gli intenditori. La maggior parte degli adep-

ti del single malt preferisce gustarlo puro,senz’acqua e soprattutto senza ghiaccio. Glistessi scozzesi, per contro, aggiungono alloro drink nazionale alcune gocce d’acqua.In questo modo il whisky sprigiona tutto ilproprio aroma e il carattere tipico emergecon maggiore evidenza.

Queste differenze di carattere fanno sìche il single malt possa essere consumatoin più occasioni. Un Caol Ila fresco e con unleggero sentore di torba si addice come ape-ritivo, mentre un Cardhu, con il suo aromaleggermente dolce, si presta come digesti-vo. E, chi vuole permettersi qualcosa di spe-ciale, assapora il suo Lagavullin dal sottilearoma di iodio in compagnia di un Havanna. Fo

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Single malt non è semplicemente single malt

I whisky single malt sono ricchi di contrasti comela Scozia stessa. Il processo di produzione, tuttavia, è sempre uguale.

1 | La prima fase consiste nella maltazione. I chicchi d’orzo vengono ammorbiditi in acqua per due – tre giorni. In seguito vengo-no stesi su speciali pavimenti.

2 | Qui l’orzo germoglia e un enzima trasfor-ma una parte del cereale in zucchero. Per otto, dieci giorni l’orzo in germinazione vienerimestato e voltato regolarmente per prevenire il surriscaldamento.

3 | Il processo di germinazione viene inter-rotto, e l’orzo maltato viene steso su un pavimento forato. Sotto il pavimento arde unfuoco alimentato da un miscuglio di torba ealtri materiali combustibili; il fumo che sale essica il malto, conferendogli nel con-tempo una parte del gusto tipico che lo caratterizza a seconda della distilleria.

4 | L’orzo così essicato viene macinato e mi-scelato con acqua calda. Le componenti solide si depositano sul fondo, mentre un’al-tra parte si dissolve. Questa parte liquida, un mosto dolce che in Scozia è chiamatowort, viene posta in grandi vasche che han-no una capienza da 9000 a 45 000 litri.

5 | Il mosto, cui viene aggiunto lievito, vienefatto fermentare alla temperatura costante dicirca 21 gradi.

6 | Dopo circa 48 ore il mosto fermentatocontiene attorno al sette per cento di alcol.Solo ora comincia il vero e proprio proces-so di distillazione. Il liquido viene riscaldatoin un alambicco. L’alcol evapora a una tem-peratura inferiore a quella dell’acqua e si vo-latilizza molto prima che l’acqua cominci a bollire. Il liquido condensato viene recupe-rato e distillato una seconda volta. Per que-sta seconda distillazione è necessaria unagrande routine: infatti può essere utilizzataunicamente la porzione mediana del liquidoin evaporazione. È pertanto fondamentaleche il mastro distillatore regoli attentamentei flussi.

7 | Il whisky così ottenuto, che è ancora in-colore e ha una gradazione alcolica fra il 53 e il 60 per cento, passa all’invecchiamen-to nei barili. Queste botti non sono per nul-la nuove: alcuni produttori preferiscono barilidi rovere già utilizzati per l’invecchiamento di sherry, mentre altri scelgono botti in cui èmaturato il bourbon. In entrambi i casi il sin-gle malt viene lasciato nei fusti per almenotre anni. Il periodo di maturazione dura gene-ralmente dagli otto ai 15 anni; singole mar-che richiedono un periodo notevolmentemaggiore.

La maggior parte delle distillerie demanda alle macchine il compito di rivoltare l’orzo in germinazione. Per i puristi, ovviamente, nulla può sostituire il lavoro manuale di uno scozzese.

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SPONSORING

Mercoledì 12 dicembre 2002, ore 14:32. IlPresidente dell’UEFA Lennard Johannsonannuncia che gli Europei 2008 si terranno inAustria e in Svizzera. Nonostante la candi-datura fosse stata ben preparata, il succes-so di questa votazione politico-sportiva eratutt’altro che scontato.

«Il calcio svizzero potrà ora seguire per seianni la stella polare di EURO 2008: un’idea-le cinghia di trasmissione per il progetto introdotto dall’ASF nel 1995 a favore dellegiovani leve», spiega Thomas Helbling, re-sponsabile generale di progetto per la can-didatura. «EURO 2008 rappresenta per ognigiovane talento uno stimolo con effetto alungo termine».

E sono proprio le giovani leve che il Cre-dit Suisse coltiva da sempre. Dall’inizio del-la collaborazione con l’ASF nel 1993, infatti,la metà del suo impegno finanziario va a lo-ro favore, sottolinea Urs Wyss, responsabi-le sponsoring del Credit Suisse, e ricorda cheanche durante la crisi della nazionale A, do-po il 1996, il vivaio ha regalato alla Svizzeraeccezionali successi. Nel 2002, con il con-seguimento del titolo europeo dell’U17 e conil raggiungimento della semifinale da partedell’U21, l’ASF ha toccato una vetta difficil-mente superabile.

Per il Credit Suisse l’impegno a favoredelle nazionali e della candidatura per EURO

2008 ha dato i suoi frutti. Ma il futuro è an-cora incerto. «Il contratto con l’ASF scadedopo gli Europei 2004 in Portogallo», spie-ga Adrian Schüpbach, responsabile sponso-ring sportivo per la Svizzera. « La collabora-zione con le nazionali proseguirà sicuramente,a patto che ci si metta d’accordo sulle con-dizioni. Bisogna ad esempio pensare cheverranno a mancare le partite di qualificazio-ne, di grande interesse per uno sponsor ».

Anche gli Europei 2008 sono più vicini diquanto si pensi: già a marzo, infatti, a Gine-

vra verrà inaugurato il secondo stadio euro-peo, e in autunno gli abitanti di Zurigo do-vranno decidere alle urne se accantonare gliultimi dubbi sulla costruzione del loro stadio.La partita inaugurale si terrà il 7 giugno 2008nel nuovo Wankdorf. Ma non bisogneràaspettare quel giorno per essere pronti. EURO 2008 richiamerà 1,138 milioni di per-sone negli stadi dei due paesi. Gli hotel di

Berna, Basilea, Ginevra e Zurigo potrannocontare su circa 14 000 presenze in più algiorno. Calcolando anche vitto e spese sup-plementari, già solo questo significa un au-mento di fatturato di circa 150 milioni di fran-chi. Senza dubbio, poi, le trasmissionitelevisive, con un totale di 10,5 miliardi dispettatori, rappresenteranno per la Svizzerauna piattaforma pubblicitaria ideale.

La Svizzera ospita EURO 2008ed entra nell’Olimpo del calcioNei 107 anni di storia dell’Associazione Svizzera di Football (ASF), il 2002 è stato quello di maggiorsuccesso. La ciliegina sulla torta è rappresentata dall’esito positivo della candidatura per EURO 2008.Cosa significherà questo grande evento per la Svizzera? Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

Il nuovo St. Jakob Park di Basilea porta fortuna alla nazionale svizzera: è lì infat-

ti che il team guidato da Köbi Kuhn ha vinto 4 a 1 contro la Georgia la sua prima

partita di qualificazione per EURO 2004 in Portogallo, dando inizio ad una nuova

serie di successi. Il ritorno si svolgerà il 2 aprile a Tiflis. Vietato perdere, se la

squadra vuole conservare le sue possibilità in vista dell’importante partita con-

tro la Russia che si terrà il 7 giugno a Basilea. Il 30 aprile si svolgerà la prima par-

tita internazionale nel nuovo Stade de Genève sopra raffigurato, quando i rosso-

crociati incontreranno gli azzurri, un avversario temibile e di grande richiamo.

L’amichevole contro l’Italia dovrebbe quindi registrare presto il tutto esaurito.

Il Credit Suisse, sponsor principale delle nazionali di calcio, si è assicurato per

tempo 3×2 biglietti per i lettori del Bulletin. L’estrazione avverrà nella rivista elet-

tronica emagazine (www.credit-suisse.com/bulletin).

Ginevra attende gli azzurri

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Una sfida contro il tempoIl prossimo 9 marzo si rinnoverà il tradizionale appuntamento con la maratona engadinese di sci,manifestazione che vede la partecipazione del Credit Suisse in qualità di sponsor. 13 000 atleti di entrambi isessi inaugureranno così una nuova stagione di sfide estreme: cresce infatti il numero di coloro che praticanolo sport alla ricerca dei propri limiti. Remo Geisser, redattore sportivo del domenicale «NZZ am Sonntag» e corridore amatoriale.

La partenza della maratona engadinese di sci: per arrivare al traguardo non contano tanto il talento o la tecnica, quanto una buona dose di caparbietà.

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Credit Suisse Bulletin 1-03 77

SPONSORING

Nello sport di resistenza, la regina di tuttele discipline è la maratona. Avvolti in tessutitraspiranti, scarpette ammortizzanti ai piedi,centinaia di migliaia di podisti in tutto ilmondo tentano di seguire le orme del mes-saggero ateniese Fidippide, che corse daMaratona ad Atene e riuscì a malapena ad annunciare la vittoria dei suoi compatrio-ti sui persiani prima di morire, sfinito.

Sembra proprio che sia questo il model-lo al quale si ispira l’uomo moderno quandodecide di lanciarsi, temerario, nell’este-nuante avventura di una maratona. Non acaso chi pratica sport di resistenza parlaspesso di «esperienza al limite». Ed è altret-tanto significativo che chi si dedica a que-sta disciplina spesso ha superato i 35 annie ha quindi diversi traguardi alle spalle. Aquesta età si potrebbe anche iniziare ad«adagiarsi» un po’, eppure evidentementec’è chi si chiede all’improvviso: la vita è dav-vero tutta qua? È impressionante osser-vare quante persone di successo inizianola loro corsa contro il tempo nella secondametà della loro vita. Joschka Fischer eJörg Haider sono soltanto alcuni tra i tanti.A giudicare dalla tensione di coloro che siposizionano dietro al nastro di partenza diuna grande corsa podistica, sembra quasiche i successi politici e sociali impallidisca-no miracolosamente di fronte alla medagliadi latta consegnata a chi taglia il traguardoo a un record personale.

Dietro il mito della maratona in realtà sicela uno sport di resistenza che, praticato alivello di massa, è decisamente semplice.Più che talento o tecnica, è necessario di-sporre di tempo e di una discreta dose dicaparbietà. Questa sembra essere la spie-gazione più plausibile al vero e proprio boomdi maratone nella società del benessere.Per un corridore i ritmi di allenamento aiu-tano a scandire la vita, mentre il traguardodà un senso all’esistenza. Con il vantaggiodi poter ridefinire continuamente i propri limiti: così la maratona può trasformarsi inultramaratona, triathlon, Inferno-Triathlon o gigathlon.

Che i contatti sociali soffrano di questacostante automortificazione, in fin dei conti in un mondo così alienato non colpi-sce più di tanto. La solitudine degli alle-namenti viene ricompensata dai bagni difolla lungo i percorsi delle grandi maratonecittadine, dove migliaia di appassionati

sostengono i corridori fino al traguardo in-citandoli a suon di «You look good!» a New York e «Dai che ce la fai!» a Roma. Ei maratoneti tagliano il traguardo quasi intrance. In questi momenti le endorfine cheinvadono il cervello per sopportare il doloresono importanti almeno quanto le urla diincoraggiamento degli spettatori. Gli psico-logi parlano di «flow», ovvero di una sensa-zione estasiante che si viene a creare incaso di un leggero « iperstress» e del supe-ramento dello stesso. Questa sensazionesi protrae anche dopo la competizione.Molti finisher parlano di un’euforia che ad-dolcisce la loro vita fino a un mese dallagara e che viene sfruttata nella vita quoti-diana per imprese in ambito lavorativo.

Ma senza l’attrezzatura giusta...

Lo sportivo è disposto a pagare profuma-tamente quest’iniezione di energia po-sitiva, a iniziare dall’attrezzatura: scarpetteda corsa, calzini, pantaloncini, magliette,giacche a vento impermeabili, il tutto inmateriale hi-tech il cui nome è già una pro-messa di successo. Vi si aggiungono car-diofrequenzimetri elettronici per la modula-zione degli allenamenti, strumenti per lamisurazione del grasso corporeo e dellaproduzione di acido lattico, nonché una vasta gamma di altri prodotti tecnologici.Quanto tempo passerà prima di vedere anche sportivi amatoriali trascorrere la not-te in camere ipobariche per moltiplicare i propri globuli rossi in vista della maratonadi New York?

Ma non è soltanto l’industria degli arti-coli sportivi a fiorire grazie agli sport di resi-stenza. Va a gonfie vele anche il settore dei viaggi, perché per la maggior parte deipartecipanti non conta solo la prestazione,bensì anche il luogo in cui viene realizzata.New York, Londra e Berlino sono un «must»per le maratone, mentre i triatleti sognanole Hawaii e la Jungfrau è la mecca di chiama le ultramaratone. Ne consegue chenella grande Berlino solo circa il dieci percento dei 40 000 aspiranti maratoneti è delluogo: in quasi 10 000 accorrono dall’este-ro, tra cui 1000 dalla Svizzera. Stesso sce-nario a Londra e New York. Le cifre sullapartecipazione di atleti svizzeri a manifesta-zioni all’estero sono ancora più impressio-nanti se si tiene conto che secondo le stime del settore il nostro paese conta sol-

tanto circa 3000 maratoneti. I viaggi perrecarsi sul luogo delle maratone non sonopropriamente a buon prezzo: tanto per cita-re un esempio, una trasferta di quattrogiorni a Berlino viene facilmente a costare1000 franchi, mentre per il volo a New Yorkbisogna sborsare al minimo 2500 franchi.In compenso viene garantita l’iscrizione al-la maratona, spesso accompagnata da unservizio supplementare più o meno ampio:si va dalla maglietta, ai massaggi, fino al-l’assistenza da parte di ex-podisti famosi.Ma c’è chi non si accontenta: uno svizzerosu dieci vola alla maratona in business ri-tenendo che un viaggio in economy non siaproprio di buon auspicio.

Una volta giunti a destinazione, gli spor-tivi rimettono ben presto mano al porta-foglio: la maratona di Berlino del 1998 hafatto registrare cifre esorbitanti: i 25 000

partecipanti sono stati accompagnati, in me-dia, da 1,5 sostenitori, hanno occupatoquasi 50 000 posti letto e hanno speso, algiorno, dai 132 franchi (dei tedeschi) ai 182 franchi (degli stranieri). Così la città diBerlino ha incassato l’equivalente di 42,5

milioni di franchi. In confronto le spese organizzative, 7,1 milioni di franchi, sono

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Il Credit Suisse alla 35a maratona engadinese di sciIl Credit Suisse, nella sua veste di sponsor

principale, dal 1997 dà il suo contributo af-

finché la maratona engadinese e i giorni

che precedono l’evento si trasformino in

una grande festa popolare dello sci di fon-

do. I battenti si apriranno il 2 marzo 2003,

con la gara femminile di 17 chilometri tra

Samedan e S-chanf. Poi, il 7 marzo, avrà

luogo la corsa «Mungga». Nel Marathon-Vil-

lage a St. Moritz Bad ci si può informare sul-

le nuove tendenze e acquistare attrezzatu-

re all’avanguardia. Accanto al Villaggio, il

Credit Suisse offre un’attrazione particola-

re: gli appassionati di motori potranno mi-

surarsi nel cockpit di un simulatore di For-

mula 1 della Sauber Petronas. Il premio

principale è una visita guidata per due per-

sone nella sede della Sauber a Hinwil. Il via

alla 35a edizione della maratona engadine-

se verrà dato il 9 marzo alle 8.40 a Maloja.

Per ulteriori informazioni potete consultare

il sito www.engadin-skimarathon.ch o chia-

mare lo 081 850 55 55 (rh)

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state esigue. In Svizzera si sono svolte sta-tistiche simili, da cui è emerso che la ma-ratona engadinese di sci porta ogni anno in-troiti per cinque milioni di franchi, mentrenell’Oberland bernese la maratona dellaJungfrau genera annualmente incassi percirca sei milioni di franchi. Queste cifrehanno stuzzicato anche l’appetito degli zu-righesi: dietro le quinte della prima mara-tona cittadina, che avrà luogo il 13 aprile,non c’è un’associazione sportiva, bensì ilsettore del turismo. Erich Ogi, uno dei promotori del progetto, conta su entrate dioltre sei milioni di franchi fin dal primo an-no. Il tutto pur limitando a 5000 il numerodegli iscritti per poter testare percorso easpetti logistici. Se l’impatto sarà positivo,nulla ostacolerà l’ampliamento di questamanifestazione. 10 000 iscritti non sem-brano un’utopia neanche per la maratonadi Zurigo.

Il boom delle discipline di resistenza pre-senta però anche il suo rovescio della medaglia, perché pur di raggiungere il pre-stigioso obiettivo di un record personaleper certi atleti ogni mezzo è lecito. Se consumare bibite a base di elettroliti e in-goiare pastiglie di coramina nella speranzadi migliori prestazioni può forse essere an-cora considerato un atteggiamento inge-nuo, l’ambizione degli sportivi non profes-sionisti cresce di pari passo con la man-canza di scrupoli rispetto ai metodi cui ri-correre. A questo proposito, da uno studiosulla maratona della Jungfrau è emersoche il 34 per cento dei partecipanti primadella gara ha assunto antidolorifici o anti-reumatici sotto forma di pillole. Altri si do-pano, non facendosi intimorire nemmeno daanabolizzanti e Epo. «Stimo che dal 20 al30 per cento dei corridori della maratonaengadinese ricorra a sostanze dopanti», so-stiene il medico olimpico Beat Villiger. An-che un duro oppositore del doping comeAlessandro Donato lancia un monito: «Il do-ping sta diventando una malattia popolare».

Quindi attenzione: nella lotta agguerritaalla rincorsa di risultati sempre migliori ilcerchio potrebbe chiudersi. Chi pratica unosport di resistenza schiavo delle impietoseregole imposte dalla nostra società delleprestazioni, rischia di emulare il mito di Fi-dippide anche nel suo tragico epilogo: lanotizia di una vittoria su se stesso prima opoi potrebbe finire per ornare un necrologio.

Le principali gare sulla lunga distanza e le loro caratteristiche

Maratona engadinese di sci

9 marzo 2003

Maratona di Zurigo13 aprile

I 100 km di Bienne13/14 giugno

Swiss Alpine Marathon26 luglio

Ironman Switzerland 27 luglio

Inline one-eleven 10 agosto

Maratona Jungfrau6 settembre

Una gara adatta ai principianti. Benché si percorra la classica distanza di 42,2

chilometri, con gli sci ai piedi il percorso si può affrontare in maniera meno

impegnativa. Una volta superata la salita all’Olympiaschanze e lo Stazerwald,

la pista scende lievemente verso l’Engadina Bassa. Circa 12000 atleti e atle-

te fanno di questo appuntamento annuale una delle più grandi manifesta-

zioni sportive in Svizzera.

Per anni ci si è lamentati della mancanza di una grande maratona cittadina

in Svizzera. Da quest’anno Zurigo avanza la sua proposta: il percorso non

attraversa che parte del centro città, ma il dislivello di soli 30 metri lo rende

particolarmente veloce. L’assalto ai numeri di partenza – a inizio gennaio era-

no già stati venduti quasi 3000 dei 5000 biglietti – ha dimostrato l’enorme

interesse che gravita attorno a una manifestazione di questo tipo.

A Bienne bisogna andare almeno una volta nella vita. Ne sono convinti tutti gli

appassionati fondisti. In effetti passare una lunga notte nella regione del See-

land è un’esperienza indimenticabile. La corsa solitaria nel buio più assoluto

si alterna suggestivamente con i passaggi tra le feste popolari. Ma nelle pri-

me ore del mattino inizia una dura lotta contro la stanchezza. Malgrado lo sfor-

zo fisico considerevole, nel 2002 hanno raggiunto il traguardo 1400 atleti.

Chi punta in alto si reca a Davos. La sfida delle sfide risponde al nome di

K78. La più imponente corsa montana del mondo porta al Piz Kesch lungo

un percorso di 78,5 km, di cui 2320 metri vengono affrontati prima in salita

e poi in discesa. Nonostante il fatto che in discesa muscoli e articolazioni

vengano messi a dura prova, l’anno scorso si sono classificati 900 parteci-

panti.

La vera grande sfida in cui i triatleti possono mettere alla prova le loro

capacità. 3,8 km a nuoto, 180 km in bicicletta e, infine, una maratona a piedi:

un’impresa che richiede una resistenza considerevole. Ogni anno circa 2000

atleti partono da Zurigo per partecipare a quest’avventura.

Un altro appuntamento mozzafiato: gli organizzatori la definiscono la gara di

inline-skating più lunga del mondo. Le rotelle rendono più morbido l’impat-

to per le articolazioni, ma i 111 km di pista lungo la Svizzera orientale non

sono certo una sinecura. L’anno scorso hanno tagliato il traguardo in 700.

Ancora i classici 42,195 chilometri, stavolta però in una variante particola-

re. Chi vuole raggiungere il traguardo deve affrontare un dislivello di 1823

metri. Una piccola consolazione: l’ultimo chilometro è in discesa. Il fatto che

si corra quasi esclusivamente in salita giova alle articolazioni, che vengono

sottoposte ad una minore sollecitazione. Chi vuole partecipare a questa ma-

ratona deve avere una buona dose di fortuna: l’interesse è talmente alto che

i 3600 iscritti vengono sorteggiati.

Nel paese delle grandi sfideNessun altro paese vanta un’agenda così ricca di gare sulla lunga distanza comela Svizzera. La concentrazione di eventi di questo tipo è riconducibile soprattuttoal benessere della popolazione, ad una topografia ideale, alla buona rete infra-strutturale e al numero cospicuo di associazioni sportive, ideali come bacino per il reclutamento di volontari che collaborano all’organizzazione degli eventi.

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Un mitico sassofonistaIl sassofonista Wayne Shorter è consideratoun compositore jazz geniale e un uomo dallemille risorse. All’alba dei suoi sessant’anni,l’artista vanta una carriera particolarmentefruttuosa e versatile. Nel 1964 fu chiamatoda Miles Davis a suonare nella sua band, al-l’interno della quale contribuì sostanzialmen-te all’evoluzione dello stile dell’eccezionaletrombettista. Nel 1970 fondò, insieme al ta-

stierista Joe Zawinul, il leggendario gruppo fusion dei Weather Re-port. Per le sue composizioni, tra cui anche la colonna sonora del film«Round Midnight», questo straordinario sassofonista è stato insignitodi tre Grammies. Dopo tanto tempo, attualmente è di nuovo in tournéecon una band acustica. Shorter può contare su un valido sostegno: ilpanamense Danilo Pérez, astro nascente nel firmamento del piano, ilbassista John Pattitucci, per molti anni membro delle Chick Corea’sElectric and Acoustic Bands, e il batterista Brian Blade.Wayne Shorter, All Blues Jazz Recitals. 17.3, Tonhalle Zurigo; 18.3 Victoria Hall Ginevra. Per ulteriori informazioni potete consultare i siti www.allblues.ch e www.vervemusicgroup.comSu www.credit-suisse.com/emagazine potete vincere dei bigliettigratuiti.

Il viaggio di Lina BögliLa storia di Lina Bögli e il suoviaggio del mondo ha dell’incre-dibile. Nata nel 1858 da una fa-miglia di contadini a Oschwand(BE), nel 1892 partì per un viag-gio che sarebbe durato esatta-mente dieci anni. Gli appunti diquesto giro del mondo, pubblica-ti al suo ritorno sotto forma di lettere ad un’amica immaginaria,contrastano con l’immagine cor-rente delle opportunità offerte adonne in viaggio verso la fine delXIX secolo. Lina visitò da solal’Australia, la Nuova Zelanda, gliStati Uniti e il Canada. Un viag-gio per il mondo che fu anche unpo’ una fuga da un amore infeli-ce per un ufficiale polacco. Sot-

to la regia di Christoph Marthaler,il cast, tra cui figurano CatrionaGuggenbühl e Michael von derHeide, accompagna gli spettato-ri nel mondo interiore ed esternodi una donna che ha anticipato itempi preferendo l’esilio e la pro-pria indipendenza a un’esistenzaborghese.«Lina Böglis Reise». 21 e 25.3, Schauspielhaus di Zurigo.Per entrambe le date Bulletinmette in palio 5 coppie di biglietti. Maggiori dettagli sulmodulo allegato.

SPONSORING

Agenda 1/03Principali appuntamenti dell’im-pegno culturale e sportivo delCredit Suisse

GEORGIA2.4 Qualificazioni agli EuropeiGeorgia–Svizzera, calcioKUALA LUMPUR23.3 Gran Premio della Malaysia, F1LENZBURG3.4 CS Junior Awards, calcioLOSANNA5.4 All Blues Jazz Classics: BradMehldau Solo & Trio, MétropoleLUGANO6.4 All Blues Jazz Classics: BradMehldau Solo & Trio, La CittadellaMELBOURNE9.3 Gran Premio d’Australia, F1SÃO PAULO6.4 Gran Premio del Brasile, F1STANS22–27.4 «Stanser Musiktage»ZURIGO7.4 All Blues Jazz Recitals, BradMehldau Solo & Trio

Sigla editoriale

Editore Credit Suisse, Casella postale 2, 8070 Zurigo, telefono 01 333 11 11, fax 01 332 55 55 Redazione Daniel Huber (dhu) (direzione), Marcus Balogh (ba) (Wealth Management), Ruth Hafen (rh)(sponsoring), Andreas Schiendorfer (schi) (attualità), emagazine: Andreas Thomann (ath), Martina Bosshard (mb), Michèle Luderer (ml), Michael Schmid (ms), Segreteria di redazione: Sandra Haeberli, telefono01333 73 94, fax 01333 64 04, indirizzo e-mail [email protected], Internet: www.credit-suisse.com/bulletin Progetto grafico www.arnolddesign.ch: Karin Bolliger, Adrian Goepel, Urs Arnold,Alice Kälin, Maja Davé, Benno Delvai, Annegret Jucker, Saroeun Dan, Andrea Studer, Roland Hersche, Monika Isler (pianificazione ed esecuzione) Traduzione Servizio linguistico di Credit Suisse Financial Services,Zurigo: Francesco Di Lena, Benedetto Baldini, Sylvia Bottarin, Michele Bruno, Alessandra Maiocchi, Antonella Montesi Inserzioni Yvonne Philipp, Strasshus, 8820 Wädenswil, telefono 01 683 15 90, fax 01 683 15 91,indirizzo e-mail [email protected] Stampa NZZ Fretz AG/Zollikofer AG Commissione di redazione Othmar Cueni (Head Corporate & Retail Banking Northern Switzerland, Private Clients), Claudia Kraaz(Head Corporate Communications Credit Suisse Financial Services), Eva-Maria Jonen (Customer Relation Services, Marketing Winterthur Life & Pensions), Karin Rhomberg (Chief Communications Officer CreditSuisse Group), Fritz Stahel (Credit Suisse Economic & Policy Consulting), Burkhard Varnholt (Head Financial Products), Christian Vonesch (responsabile area di mercato clientela privata Zurigo), Claudia Grüter (HeadPrivate Clients Offers, e-Solutions) Anno 109 (esce 6 volte all’anno in italiano, tedesco e francese). Riproduzione consentita con l’indicazione «Dal Bulletin del Credit Suisse». Cambiamenti d’indirizzo vannocomunicati in forma scritta, allegando la busta di consegna originale, alla vostra succursale del Credit Suisse oppure a: Credit Suisse, KISF 14, Casella postale 600, 8070 Zurigo

La presente pubblicazione ha come unico scopo quello di informare. Essa non va interpretata né come un’offerta né come un invito del Credit Suisse ad acquistare o vendere titoli. I riferimenti alle performance passatenon sono in nessun caso una garanzia per un futuro andamento positivo. Le analisi e le conclusioni riportate nella pubblicazione sono state elaborate dal Credit Suisse; è possibile che, prima della loro comunicazioneai clienti del Credit Suisse, esse siano già state utilizzate per transazioni di società dal CREDIT SUISSE GROUP. Le opinioni riportate in questo documento sono quelle elaborate dal CREDIT SUISSE GROUP almomento della stesura e sono suscettibili di modifiche. Credit Suisse è una banca svizzera.

Lo stadio come luogo di cultoAnche se il calcio viene spesso citato come sport che unisce diver-se culture, i falli si commettono comunque. Sia in campo, sia, pur-troppo, tra gli spalti. La mostra itinerante «Kultort Stadion» eviden-zia come i grandi eventi negli stadi di calcio oltre all’entusiasmosportivo facciano scaturire anche emozioni e aggressioni difficil-mente arginabili e come questi luoghi si prestino per dare sfogo adetti impulsi. L’esposizione tematizza la violenza, il razzismo e la di-scriminazione all’interno e attorno agli stadi di calcio. Rappresenta,ma soprattutto mette in discussione, la manifestazione e le dinami-che di tali eccessi. «Kultort Stadion» è un primo approccio all’origi-ne socioculturale del fenomeno. Inoltre la mostra evidenzia le inizia-tive mosse per contrastare in maniera efficace quest’evoluzione nelcalcio come evento mediatico, per ritornare a porre al centro del-l’attenzione l’entusiasmo per questo sport. Anche avvenimenti recenti mostrano quanto sia importante ribadire il ruolo della lealtànello sport.«Kultort Stadion», mostra itinerante.Primo appuntamento dal 28.1 all’8.3.03 al Gundeldinger Feld, Basilea.Per maggiori informazioni consultate il sito www.klauslittmann.com

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80 Credit Suisse Bulletin 1-03

LEADER

Ruth Hafen I suoi libri trattano in primo luogo

della spiritualità, ma anche della ricchezza

materiale. Nella sua ultima opera «Il Diavolo

e la Signorina Prym» la prospettiva di una

ricchezza improvvisa rovina il carattere di un

intero paese.

Lei è uno degli autori di maggior successo…

Paulo Coelho … e uno tra i più ricchi! (Rideforte).… di tutto il pianeta. Il denaro l’ha cambiata?

Io sono sempre stato ricco. La ricchezzanon è legata in primo luogo al denaro chesi possiede. Si tratta piuttosto di come la siusa, se si sa impiegarla a proprio vantag-gio. Quando ero ancora un hippy ho giratoin lungo e in largo gli Stati Uniti ed una par-te del Messico con soli 200 dollari. Non mi mancava niente: avevo abbastanza damangiare, avevo una ragazza e mi divertivotanto. Che cos’è la ricchezza? È solo lapossibilità di fare ciò che si vuole in un cer-to momento. E con quei 200 dollari potevofare tutto quello che volevo. Oggi ho piùsoldi, ma se non posso godermi la vita so-no lo stesso povero. Quello che conta vera-mente è che si possano inseguire i proprisogni, questa è la vera ricchezza.Quindi, i soldi di per sé non rendono felici.

Allora i suoi potrebbe anche regalarli... Hoiniziato a scrivere non più giovanissimo, a 38 anni, in un’età in cui la maggior partedelle persone non comincia nuove avven-ture, ma cerca piuttosto di portare a termi-ne quello che ha iniziato. Fare lo scrittoreera sempre stato il mio sogno, un sogno che avevo però sempre rimandato. Quando finalmente si è realizzato ho provato unagrande felicità. Purtroppo tante persone vicino a me stanno male. Non hanno abba-stanza da mangiare, non hanno nessuna

possibilità di realizzare i propri sogni, sonofrustrati. Mi sono reso conto di non essereun’isola: non posso vivere felicemente setutt’intorno a me ci sono persone infelici. Cisono molte cose che non posso cambiare.Per esempio non posso modificare l’atteg-giamento di una persona nei confronti delproprio destino. Per questo non ho cercatodi cambiare il mondo intero, ma ho deciso diprovare nel mio quartiere. Ho fondato l’«In-stituto Paulo Coelho», che attualmente sioccupa di 310 bambini e della loro educa-zione e ha a disposizione un budget annuodi 400 000 dollari. Naturalmente utilizzo an-che la mia fama e il mio successo per farpressione sul governo affinché vengano mi-gliorate le condizioni di vita dei più poveri.La coscienza si scuote quando ci si rendeconto di non essere un’isola.Sceglie personalmente i progetti da appog-

giare? No, no. Se ne occupa mia moglieCristina. Quando abbiamo fondato l’istitutoera chiaro che il denaro era destinato aprogetti nelle nostre vicinanze. Vicino al mioappartamento di Rio ci sono abbastanza favelas, dove la gente vive in condizioni diestrema povertà. Quattro anni fa abbiamoiniziato con 100 bambini, oggi sono 310, e il nostro obiettivo è di arrivare a 800.Lei aiuta chi le sta più vicino. Ha idea di co-

me si potrebbe migliorare la distribuzione

della ricchezza a livello globale?

Sono consapevole dei problemi che as-sillano il mondo. Di una cosa sono profon-damente convinto: se aiuto gli altri, con-temporaneamente ricevo aiuto anch’io. È energia positiva che viene liberata. So-no certo che una catena silenziosa dellasolidarietà abbraccia il mondo intero. Gliuomini cominciano a mettersi in contatto

ed a scambiarsi delle idee, a cooperare.Sono membro del comitato direttivo della«Schwab Foundation for Social Entrepre-neurs», una fondazione svizzera. Tramitequesta organizzazione Klaus Schwab in-tende mettere in contatto, in tutto il mondo, coloro che nello svolgere il propriolavoro non trascurano gli aspetti sociali.Vogliamo migliorare il mondo, ma senzaidee romantiche che non portano a niente,quanto piuttosto con un forte senso del-la realtà. Deve sorgere una nuova struttu-ra economica che tenga conto anche deiproblemi sociali. Tra dieci anni la SchwabFoundation costituirà un importante cata-lizzatore per la promozione dell’impren-ditoria sostenibile dal punto di vista sociale.Tutto ciò sa tanto di torre d’avorio. Al con-trario! Sono già in corso dei progetti concreti: sfruttamento dell’energia solare,preservativi per le prostitute in Thailandia,un gioco per alfabetizzare i bambini peru-viani. In totale sono circa 40 progetti. KlausSchwab intende mettere in contatto chi lavora a questi progetti con i partecipanti alWorld Economic Forum (WEF), per potertrovare altri aiuti economici.Lei è uno dei pochi partecipanti al WEF che

non proviene dal mondo della politica o

dell’economia. Non sono l’unico. Vi hannogià preso parte anche Umberto Eco, Mario Vargas Llosa, Peter Gabriel, Bono.Dobbiamo creare le basi per il dialogo.La società è troppo complessa; cose checi influenzano dove ci troviamo esercitano il loro influsso anche altrove. Un proverbiocinese recita che il battito d’ali di una far-falla in Cina può scatenare un uragano in America. Deve aver luogo una discussio-ne tra i membri attivi della società. Il WEF

«Dobbiamo disinnescare la bombadell’intolleranza»Quando non è impegnato a tessere le trame di un bestseller, lo scrittore brasiliano Paulo Coelho lotta per un mondo migliore. Intervista a cura di Ruth Hafen, redazione Bulletin

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«A 38 anni ho deciso di abbandonare la vita che avevo condotto fino ad allora e di diventare scrittore», Paulo Coelho.

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LEADER

deve contribuire a migliorare il mondo. Tut-tavia ci sono tanti pregiudizi nei confrontidel Forum: peccato, perché al suo internoviene svolto un lavoro prezioso.Lei non è d’accordo con gli oppositori del

WEF i quali temono che un piccolo gruppo

di potere, a porte chiuse, decida le sorti del

mondo. Certo, prima lo pensavo anch’io,ma in realtà nessuno ha questo potere,questo controllo. Oggi, nel mondo, si ha latendenza malsana a semplificare i fatti.Pensiamo sempre di dover spiegare tuttoe così spieghiamo le cose nel più semplicee peggiore dei modi. A me piace la sem-plicità, ma non basta rappresentare ilmondo in modo così banale, tutto solo inbianco e nero. Tutte le cose sono colle-gate tra loro.Oltre che per la sua fondazione e per la

Schwab Foundation lei lavora anche per

l’Unesco. Di cosa si tratta? Sono attivo an-che per l’Unesco e per la Shimon PerezFoundation. Viviamo in tempi in cui il mon-do sfugge sempre più al controllo e nes-suno ne ha più il governo. Ciò può portarein due diverse direzioni: ad una maggioretolleranza o al fondamentalismo. Qui inten-do il fondamentalismo islamico e quellocristiano, che per me non hanno niente ache vedere con la fede; preferisco lasciarlida parte. L’idea dell’Unesco è quella di in-tavolare una discussione. Non si tratta disedersi a tavolino per parlare di Dio o delsincretismo religioso, quanto piuttosto digetttare dei ponti comuni, e questo non èsemplice. È un processo che si trova anco-ra nella fase iniziale. Due anni fa sono statoil primo scrittore non musulmano ad essere invitato in Iran. Cerchiamo di indurrepersone di culture e fedi diverse a dia-logare tra loro: dobbiamo disinnescare labomba dell’intolleranza.Lei è diventato scrittore solo a 38 anni.

Perché? Perché è tanto facile avere un so-gno ed altrettanto difficile pagarne il prez-zo. Nel momento in cui inizio a vivere il miosogno devo confrontarmi con il fatto cheposso vincere ma anche perdere. La pauraè sempre presente. Ne «L’Alchimista» rac-conto di un mercante di cristalli che nonvuole realizzare i propri sogni perché hapaura che la sua vita possa poi non ave-re più senso. Nel mio caso era diverso:pensavo che il mio sogno non fosse realiz-zabile, motivo per cui era meglio vivere con

quest’idea romantica e lamentarmi dellasocietà e di tutto il resto, piuttosto che cer-care di realizzarlo andando forse incontroad un fallimento. Durante il mio primo pel-legrinaggio sul Cammino di Santiago, ilmomento di svolta della mia vita, mi resiconto quanto ero stato vigliacco per 38 an-ni. Avevo sempre cercato di vivere nel mo-do più comodo possibile senza correre il rischio di realizzare il mio sogno. Mi sonodetto: adesso inizi a vivere il tuo sogno, nelfarlo puoi vincere o perdere. È tardi, ma

è ancora tutto possibile. Non era troppotardi. Decisi di abbandonare la vita cheavevo condotto fino ad allora.Che ruolo hanno religione e fede nella sua

vita? Fede e religione sono due cose diver-se. La religione mi dà la disciplina. Io nonpenso che la disciplina sia una delle cose dimaggior rilievo al mondo, ma per me ha un grande valore. La fede per me è moltoimportante. Bisogna conquistarsela ognigiorno, è un po’ una sfida con se stessi e come in tutte le sfide non ti senti mai deltutto sicuro, per cui devi credere. Cosa fa quando non sa più cosa fare e come

agire? Mi aggrappo ai segni. Credo ferma-mente che si possa vedere tutto nei segni.Se mi concentro con la massima attenzionevedo i segni, l’alfabeto di Dio. La rispostaalle mie domande può essere ovunque, neltassista, nel portiere, in un passante. I se-gni possono manifestarsi ovunque ed io liseguo. Lei è fortunato, non tutti vedono questi

segni. Sì, sono fortunato. Lo scrittore Carlos Castaneda una volta ha detto cheognuno di noi ha un centimetro cubo di felicità: il segreto della vita consiste nel seguire questo centimetro cubo.

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rDa hippy e mago a scrittore ricco e famosoPaulo Coelho, nato nel 1947, è diventato scrittore solo a 38 anni. Dopo aver interrotto gli

studi di Giurisprudenza, negli anni Settanta scrive testi di critica sociale per le canzoni di

Raúl Seixas, una rockstar brasiliana. La giunta militare, per la quale il futuro scrittore

costituisce una spina nel fianco, lo arresta ripetutamente, una volta viene addirittura trat-

tenuto per una settimana intera nel corso della quale viene anche torturato. In seguito la-

vora come manager per la casa discografica Polygram. Con «L’Alchimista» diventa famo-

so. Il giudizio della critica, che lo definisce scrittore di media levatura, non intacca il suo

successo presso il pubblico: con una tiratura di 45 milioni di libri in 56 lingue Coelho è

uno dei cinque autori più venduti al mondo. Tra i suoi fan si contano anche Bill Clinton e

Madonna. Nell’ottobre 2002 Paulo Coelho è divenuto membro dell’Accademia Brasiliana

delle Lettere. Lo scrittore vive con la moglie, la pittrice Cristina Oiticica, a Rio de Janeiro

e a Tarbes, nel Sud della Francia.

Link:3 www.paulocoelho.com3 www.schwabfound.org3 www.rcs.it

«La vera ricchezza è quando una persona puòinseguire i suoi sogni.»Paulo Coelho

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