Briciole Marzo 2013

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C L U B S E Q U O I A Nullam arcu leo, facilisis ut 1 Briciole Associazione “La Piccola Famiglia ONLUS ” - Bollettino del Sostegno a Distanza Marzo 2013, I India Etiopia Cina Lesotho Questa immagine è un simbolo delle Chiese missionarie e non solo. Oggi tutta la Chiesa non si muove agiatamente in auto blu su autostrade, ma affronta su “fuori strada” percorsi sterrati e fangosi, basta avere il coraggio della fede e conservarlo anche in tarda età, per fermarsi a spingere nel fango. A quale appuntamento si dirigono i nostri due? Quello della Carità. Il Briciolo CARITÀ “FUORI STRADA”

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Giornalino briciole Marzo 2013

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C L U B S E Q U O I A

Nullam arcu leo, facilisis ut 1

BricioleAssociazione “La Piccola Famiglia ONLUS” - Bollettino del Sostegno a Distanza

Marzo 2013, I

India

EtiopiaCinaLesotho

Questa immagine è un simbolo delle Chiese missionarie e non solo.

Oggi tutta la Chiesa non si muove agiatamente in auto blu su autostrade,

ma affronta su “fuori strada” percorsi sterrati e fangosi, basta avere il

coraggio della fede e conservarlo anche in tarda età, per fermarsi

a spingere nel fango.

A quale appuntamento si dirigono i nostri due? Quello della Carità.

Il Briciolo

CARITÀ “FUORI STRADA”

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I bambini di Maria LìGeLiaoGou: villaggio immerso nella campagna dello Shanxi. Qui una famiglia cristiana cinese ha scelto di praticare l’accoglienza della vita.

“Mi chiamo don Pietro Bianchi salesiano, nato a Coriano, il 28 Gennaio 1922. Fin da bambino ho sentito il desiderio di farmi sacerdote...” Così padre Bianchi, scomparso l’8 marzo 2008, sul web “Don Bosco nel Mondo” inizia il racconto dei suoi primi passi di una vita spesa tutta per l’India. “Nell'ottobre del 1933 entravo nel seminario di Rimini. Nel frattempo crebbe in me il desiderio di essere missionario. Nel settembre del 1937 raggiunsi l'aspirantato salesiano missionario di Ivrea. A metà dell'anno successivo feci domanda di entrare in noviziato e di partire per le mis-sioni. Avevo chiesto di andare in Giappone. I Superiori decisero di mandarmi in India...” Qui, al confine con la Bir-mania, iniziò, a 17 anni, la sua avventura missionaria. Il desiderio del sacerdozio cresciuto nel suo cuore di

bambino si accresce della fiamma missionaria; la sua op-zione per il Giappone fu sacrificata dall’obbedienza. Pri-ma di essere ordinato fu mandato in missione: erano altri tempi: anche la formazione avveniva sul campo. Una serie di decisioni e partenze rapidissime, come sostenute dal motto di don Bosco: “non rimandare a domani il bene che puoi fare oggi!”. Così Padre Bianchi arriva in Manipur nel

P. Bianchi: la sua missione continuaPadre Samuel, nostro referente locale per i progetti in Manipur (India), è stato ospite a Montetauro. Ci racconta come prosegue la missione dei sale-siani, iniziata da Padre Pietro Bianchi, di Passano (Coriano, RN)

IN COPERTINALa Jeep dei salesiani, targata DON BOSCO, raggiunge le comunità sperdute per le montagne. Due salesiani affiancano a piedi l’auto, perché il fango delle strade

spesso richiede di proseguire “a spinta”. Per vedere il filmato e altre immagini dei progetti o delle Comunità

del Manipur, visita il sito dell’associazione.

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1939. Le tribù di questo stato, nel nord-est indiano, sono 29, ciascuna con dialetti e tradizioni culturali proprie. Le tribù del Manipur han-no origini diverse da quelle delle altre popolazioni indiane; si divido-no in due gruppi: i Naga e i Kuki, le cui caratteristiche etniche e lingui-stiche risalgono al ceppo tibetano-birmano.

D. Samuel ci raccontaDopo la morte di don Pietro, Don Samuel, salesiano indiano, è il no-stro attuale referente locale per i progetti sostenuti dalla Piccola Fa-miglia. Ci ha visitato a Montetauro per aggiornarci sull’ultimo dei so-stegni e ci ha mostrato qualche im-magine delle scuole e della mensa. Fra le foto, ne è capitata una che ri-trae il Padre Bianchi. Subito sorride, tanto è l’affetto di figlio. Non può non soffermarsi su P. Pietro. “È sta-to un padre” - ci racconta - “senza quest’uomo non sarei né cristiano né sacerdote”. Don Samuel è stato battezzato da P. Pietro Bianchi, così come i suoi genitori. Sono fra i pri-mi cristiani del villaggio. “Mia non-na era animista. La nostra gente crede agli spiriti. Se c’è qualche ammalato si offrono doni allo spirito cattivo che provoca ad esempio la febbre, pensando così di po-terlo pacificare e convincere a lasciare il malcapitato. Se capita una cosa buona, si sacrifica allo spirito che ha visitato il villaggio, per ringraziarlo e godere an-cora dei suoi favori per l’avvenire. Con l’inizio del nuovo anno tutti vanno alle sorgenti del grande fiume per purificarsi dalle colpe dell’anno passato, e nell’acqua purificano anche spade, fucili e ogni ar-ma d’offesa, sperando una novità di vita per il tem-po a venire”. Don Samuel ci racconta gli inizi della missione in Manipur: “Padre Bianchi non aveva il permesso del governatore di annunciare il Vangelo nella città di Imphal, dove la popolazione era indui-sta. Tuttavia non era stata vietata l’opera dei missio-

nari nelle zone circostanti, in mezzo alle tribù delle monta-gne, di minor interesse e peso sociale. Padre Pietro e i suoi compagni, pionieri delle terre del Manipur, si avventurarono dunque a piedi per tutti i terri-tori attorno, convocando i capi e il popolo, annunciando il Vangelo e battezzando. Così

nacquero le prime comunità e si formarono i cate-chisti. L’opera continuò con l’impianto delle scuole per l’istruzione e l’educazione della gioventù. Dopo non molto tempo furono le tribù stesse ad inviare rappresentanti alla missione, per domandare di aprire nuove scuole. Padre Bianchi aveva sempre in mente l’obiettivo primario dell’evangelizzazione e accettava solo se i capi erano disponibili ad acco-gliere la fede. Allora si partiva: attraversava i monti, raggiungeva i villaggi, dormendo in qualche allog-gio rimediato, radunava le tribù, annunciava il Van-gelo, battezzava, organizzava la Chiesa, accoglieva i piccoli e si faceva amico e padre dei ragazzi.

Pescatore sullerive del BrahamaputraNella foto sopra scorgiamo P. Pietro, in una espres-sione tipica, apparentemente rude e quasi buffa per la sua grossa stazza, accanto ad un giovanissimo prete. È don James, sdb, uno dei tanti giovani “pe-scati” dal missionario corianese. P. Pietro un giorno lo aveva incontrato in un villaggio e gli aveva do-

Nella foto sopra: Don James, il giorno della sua prima messa, insieme a padre Bianchi e a un altro sacerdote salesiano. Il nostro missionario passanese è stato un padre per tanti ragazzi e molti di questi lo han-

no seguito nel servizio alla Chiesa e ai poveri.

Pagina a fronte. Dietro al titolo: allievi in divisa. In basso: Don Verghe-se con alcuni ragazzi del “Don Bosco Institute”.

SOSTEGNO SCOLASTICO: 7,50 € / 15,00 € al mese

PROGETTO MENSA:Offerta libera

Fiduciari: Stefania (338.8713760) Lucia Annunziata (328.3514212)

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mandato, con la semplicità di un amico e la schiettezza di un romagnolo: “Vuoi diventare sacerdote?”. “Sì padre, ma la mia famiglia non potrà pa-gare gli studi”. “Non ti preoccupare - aveva risposto - a questo ci penso io. Tu vieni”. E come don James, molti altri. Perché padre Bianchi, oltre ad essere prete appassionato della sua gente, e specialmente dei giovani, era infaticabile nel cercare chi potesse, dopo di lui, continuare l’opera.

Come don BoscoOggi P. Bianchi non c’è più e nel paese non ci sono più missionari euro-pei. I tanti giovani che hanno seguito l’ideale di don Bosco, insieme ad altri missionari indiani entrati in Manipur dal sud dell’India, proseguono l’opera dell’educazione dei giovani. Don Samuel tiene i contatti con i so-stenitori e le scuole salesiane, nelle quali sono iscritti più di 800 bambini e ragazzi. Ogni classe ha circa 60 alunni, e moltissime richieste di iscrizione

devono essere respinte. I bambini desiderano così fortemente ricevere un’istruzione, che alcuni per raggiun-gere la scuola affrontano ore di cammino. Quelli che non vengono ammessi studiano nei propri vil-laggi, con l’aiuto di giovani più grandi e i più dotati vengono poi inseriti in qualche classe, a seconda del loro livello. Oltre a sostenere gli studi di 32 studenti delle scuole salesiane frequentate da oltre 800 allievi, don Samuel ci ha chiesto di poter soste-nere la mensa per i più piccoli. Abbiamo accettato e ogni giorno viene distribuita una semplice refezio-ne: banane, pasta, riso, uova, pane, biscotti... e alle-gria!

Nella foto qui sopra: Due bambine della scuola: è l’ora del pasto!

Nelle foto a fianco: Sopra: ragazzi della stazione salesiana di Awangkhul. Sotto: don Samuel, il nostro attuale referente locale, insieme a Stefania, fiduciaria dei progetti in India.

In alto in questa pagina: cartina della Repubblica federale indiana, in rosso: lo stato del Manipur, evangelizzato da don Pietro Bianchi, dove si trovano le scuole da noi sostenute.

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Don Giuseppe Tosi, pf, ha trascorso tre settimane in Cina, insieme al nostro amico don Giuseppe Tong, mandato a Rimini dal vescovo di Xi’an a servizio dei cinesi immigrati. Più che per ammirare i monu-menti e le bellezze naturali e artistiche di cui questo immenso paese è ricco, hanno voluto incontrare le persone e scoprire il volto che la Chiesa ha in Cina, con le sue contraddizioni, i suoi ritardi e le sue po-tenzialità.

Alcuni stralci del racconto di viaggio di don Giuseppe Tosi:

Lunedì 10 dicembre 2012

Arriviamo alla cattedrale di Yuci che è già buio: è una struttura enorme costruita circa 12 anni fa con molto spa-zio attorno; la precedente chiesa, molto più piccola, era nella città vecchia. Dopo aver visitato la chiesa e i locali del semi-nario, alle 20,45 incontriamo il Vescovo Giovanni Battista. L’anziano presule ha 89 anni, cammina a fatica, con un girel-lo. Il suo volto rivela una grande sereni-tà. Mi chiede se parlo latino; rispondo che conosco il latino ma non tanto da

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La “nostra famiglia” in Cina

Nella foto accanto: don Giuseppe Tosi accolto da una famiglia cristiana.

Nella foto dietro al tito-lo: Invito al ristorante,

con sacerdoti cinesi. Al centro don Giuseppe Tosi, alla sua sinistra

don Paolo Zhang e alla destra don Giuseppe Tong e altri sacerdoti.

Don Giuseppe Tong e don Giuseppe Tosi, ci raccontano il loro viaggio in Cina fra le comunità cristiane dei nostri amici sacerdoti. Alcuni di questi sono beneficiari del-l’Iniziativa di Sostegno al Clero Cinese.

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Morire mille volte per loro!

Giuseppe Freinademetz è nato ad Oies nel 1852, un pic-colo paese delle montagne trentine. Dopo essere entrato nella Società del Verbo Divi-no, nel 1881 raggiunge la Ci-na, dove rimarrà fino alla morte, che lo coglie a 56 anni, mentre serve i malati colpiti da una grave influenza. Du-rante i suoi anni di apostolato ha dato un grande incremen-to alla diffusione del Vangelo: al suo arrivo i cristiani della

comunità affidatagli erano 158, alla sua morte erano 200.000, oltre a 43.000 catecumeni. È stato un mis-sionario unico nel suo tempo: un infinito amore a Ge-sù lo ha portato ad innamorarsi del popolo e della cul-tura cinese, assumendola in tutto, pur di “conquistare” i cinesi alla fede. La lingua, il modo di vestire, il modo di mangiare: si era fatto in tutto cinese fra i cinesi, e sempre dalla parte dei poveri (non ha mai ricevuto premi o riconoscimenti dall’autorità politica o impe-riale, a differenza di molti altri missionari). Il duro studio della lingua, il dolorosissimo distacco dai fami-liari e dall’amata “Val Badia”, così come tutte le altre trasformazioni “esteriori”, erano per lui i suoni e i vo-caboli della “lingua dell’amore: l’unica” diceva “che tut-ti possono comprendere”. E questo amore trasforman-te per il popolo cinese si legge ancora di più nell’esu-beranza delle sue espressioni, che ci restano come te-stamento spirituale di un vero missionario, amante ap-passionato. Fu ShenFu (è questo il nome cinese adotta-to da Frainademetz: “Buo-na Sorte”) racconta in una delle sue lettere le grandi avversità della vita aposto-lica: “L’adulto cinese ci de-ride in pubblico, i bambini ci gridano al le spal le . Sembra che perfino i cani provino un gusto partico-lare a rincorrerci e ab-baiarci contro. Il missio-nario è odiato da molti, tollerato da pochi, amato quasi da nessuno". Eppure non esita a scrivere “Quanto a me, amo sempre i miei cari cinesi e non ho altro desiderio, se non di vivere e morire con lo-ro… anzi vorrei morire mille volte per loro! Niente, niente desidero di più che morire ed essere sepolto fra i miei connazionali cinesi! Io sono ormai più ci-nese che tirolese e voglio restare cinese ancora in paradiso… ”.& don Giuseppe Tong

arrivare a parlarlo. Così la conversazione si svolge in cinese, trapuntata con qualche frase in latino. Si parla insieme di tanti argomenti.

Quando sa che provengo da Rimini, da dove i fran-cescani partirono per venire a evangelizzare, ci parla di mons. Ermenegildo Focaccia, che ha retto la sua diocesi per più di vent’anni ed è sepolto qui.

Siamo certi che il sangue di tanti martiri che hanno testimoniato la fede col sacrificio della vita possa produrre una messe abbondante. E ricorda anche i nomi dei vescovi, mons. Francesco Fogolla e Grego-rio Grassi, e le suore, Assunta in particolare, mar-tirizzate con loro e con padre Elia Facchini. Molti altri martiri cinesi, di cui si fa memoria, sono se-polti in una località vicina a Yuci.

Mons. Giovanni Battista si mette a raccontare la sua vita bellissima! È stato ordinato da mons. Pera vescovo di Taiyuan. Fu ben presto imprigionato. Tornato in libertà dopo venti anni di campo di la-voro, ha svolto il suo servizio pastorale per diversi anni restando nascosto. Dopo la morte di Mao e l ’apertura religiosa promossa da Deng Xiao Ping, è

stato nominato vescovo della Diocesi di Yuci.

Lo invito a scrivere la sua storia: l ’esperienza degli anziani sosterrà i giovani nella fede tra-smessa dai missionari. Mi dice che aveva già pensato ad uno scritto

autobiografico e che ora potrebbe essere il momento di iniziarlo, nonostante la fatica dello scrivere. Gli suggerisco di dettare le sue memorie... e che aspet-to il testo da don Giovanni Niu: è una mezza pro-messa!

San Giuseppe Freinademetz

Don Giuseppe Tosi e don Giuseppe Tong alla tomba di Freinademetz.Il sepolcro si trova nella parrocchia di Daizhuang, a Jining.

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Gli domando della sua salute, mi risponde che è tanto precaria e non sa quanto gli resterà ancora da passare su questa terra. Accompagna la risposta con un bel sorriso. È un uomo che trasmette pace. Rimaniamo contenti di questo incontro con un vecchio passato per tante tra-versie che non l ’hanno mai spezzato.

Mercoledì 12 dicembre

Ci spostiamo con la macchina del seminario della diocesi di Handan all ’orfanotrofio: una struttura in periferia do-ve abitano 40 orfani seguiti e accuditi da 5 suore. È stato inaugurato nel 2003 ma ora è proprio in cattivo stato: tutto è fatiscente! Muri sporchi e rovinati, pa-vimenti rotti, porte rovinate e molta sporcizia. Gli

stessi bambini sono molto sporchi e mal vestiti. Diversi di loro sono affetti da sindrome di Down e altri hanno disabilità psichiche e fisiche: l ’ultima arrivata è una bimba Down di 10 mesi! Le facciamo due carezze e il cuore si stringe. Le suore, nonostante le condizioni precarie della struttura, dedicano loro cure affettuose. In una stanza da letto adibita a laboratorio, le sorelle fanno piccoli lavoretti con alcuni ospiti; con altri più piccoli svolgono attività didattiche, perché solo due bambini vanno regolarmente alla scuola pubblica.

Ci viene spiegato che la maggioranza dei bambini è stata abbandonata dai genitori davanti alle porte delle chiese o delle case dei cristiani. L’orfanotrofio è riconosciuto dallo Stato come struttura di accoglienza, ma le suore percepi-scono una retta “simbolica” di 50 yuan all ’anno (7 euro) per ogni bambino: un riconoscimento solo “di facciata”.

Sopra: Don Giuseppe Tosi e Don Paolo Han all’orfanotrofio di Han Dan .

Sotto: Con don Paolo Zhang, in una chiesa di Handan (foto a sinistra) e in visita al Vescovo Giovanni Battista, insieme a don Pietro Du e don

Giovanni Niu (foto a destra).

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LA NOSTRA CASA FAMIGLIA IN CINA

Durante il nostro viaggio, siamo stati anche a casa di Maria Li. La famiglia di Maria aderisce alla chiesa cattolica clandestina. La loro casa è il punto di riferimento per la comunità cristiana del vil-laggio. Questa famiglia gode della stima di tutti, specialmente per la carità con cui ha accolto bam-bini disabili abbandonati dai propri genitori. L’aiuto che garantiamo loro annualmente permette di continuare questa testimonianza vissuta del Vangelo.Siamo arrivati a Taiyuan il 10 dicembre. La città conta più di 8 milioni di abitanti ed è molto indu-strializzata, inquinata e caotica. Nella periferia di Taiyuan si trova il villaggio della famiglia Li. Dopo aver percorso grandi strade, imbocchiamo il vicoletto che porta alla casa dei Li. Ci attendeva don

Giovanni Niu. Traversato il giardi-no, entriamo nella cappella in cui si riunisce la comunità del villaggio. Poi siamo accolti in casa. Come d’uso, veniamo introdotti nella stanza centrale che è la più calda. Qui ci lasciano soli perché indaffarati a preparare il pranzo di cibi prelibatissimi per gli ospiti di riguardo. Intanto i piccoli disabili e gli altri figli adottati della famiglia Li continuano chi a giocare, chi a guardare la televisione, chi indaffa-rato in cucina ad aiutare ai fornelli.Arriva il pranzo: non si contano le portate e i sapori. L’aria è familiare, ma siamo anche presi da una forte comunione: certo, è assolutamente insolito ed eccezionale avere tra loro un prete italiano, ma soprattutto due sacerdoti della Chiesa “patriottica” ospiti di una famiglia cristiana della Chiesa “clandestina”. Portiamo i sa-luti della figlia, che è in Italia. I geni-tori ringraziano e benedicono per gli aiuti che inviamo loro dall’Italia.

Foto in alto: la cappella accanto alla casa di Maria, dove si riunisce la Chiesa clan-destina del villaggio.

Qui a sinistra: i genitori e la sorella di Ma-ria Li insieme a don Giuseppe. Il piccolo in braccio alla Sig.ra Li ha una grave disabili-tà psicomotoria.

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In Italia i sacerdoti ricevono dall’Istituto per il Sostenta-mento del Clero un contributo economico per la sussistenza (secondo quanto sancito dal-l’Accordo tra la Repubblica Ita-liana e la Santa Sede del 18 feb-braio 1984) ricavato dal cosid-detto “8 per mille” devoluto alla Chiesa Cattolica. Nelle altre nazioni del mondo le diocesi devono provvedere autonomamente al sostenta-mento dei propri ministri, che per lo più vivono delle offerte dei fedeli.In una Chiesa che soffre perse-cuzione, come quella cinese, dove i fedeli cattolici sono una piccola minoranza, i sacerdoti non ricevono sufficienti mezzi di sussistenza e per le opere di pastorale e di carità necessarie al loro ministero dispongono di risorse limitate.Per questo, la nostra associa-zione si è proposta di aiutare alcuni sacerdoti cinesi cono-sciuti in Italia e che, terminati i

loro studi, sono tornati a servi-zio nelle loro diocesi.

Ci siamo impegnati a versare annualmente a quattro sacer-doti cinesi la somma di € 1.200 ciascuno:- Don Pietro Sang, ora parroco

nella diocesi di Ankang.- Don Paolo Zhang, che svolge

il suo servizio presso un cen-tro di formazione giovanile a Handan.

- Don Paolo Han, che lavora nel seminario minore della diocesi di Handan.

- Da ques’anno anche don Pie-tro Du, parroco in una par-rocchia di montagna nella diocesi di Yuncheng.

Nel 2012 abbiamo raggiunto, con le vostre offerte, la somma necessaria. La prima rata l’ab-

biamo inviata a luglio, la se-conda è stata consegnata loro personalmente dai nostri don Giuseppe Tosi e don Giuseppe Tong, durante il loro viaggio in Cina.

M. Paola

Sostegno al clero cineseIn questi anni numerosi sacerdoti cinesi ci hanno visitato a Montetauro. Oggi molti di loro sono tornati alle loro diocesi in Cina. La Piccola Famiglia ne sostiene 4, ma altri ci hanno chiesto aiuto.

SOSTEGNO AL CLERO CINESE

Quota: € 100 mensili

È anche possibile chiedere la celebrazione di S.Messe secondo intenzione, invian-do l’offerta per le necessità dei nostri amici sacerdoti e delle loro comunità.

Da sinistra: 1 - Don Giovanni Niu: assiste il Vescovo della diocesi di Yuci. 2 - Don Pietro Du: dopo tre anni di servizio pastorale presso la comunità cinese di Firenze, ora è tornato nella sua diocesi di Yuncheng. 3- Don Giuseppe Tong.

Nuova fiduciaria del progetto:

Maria Augusta (0541.656882)

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LESOTHO: PAESE IN TRASFORMAZIONEPer la prima volta dalla sua indipendenza dalla Gran Bretagna circa 50 anni fa, il Lesotho ha vissuto un trasferimento di potere in modo pacifico. L'8 Giugno Thomas Thabane ha prestato giuramento davanti al re Letsie III come nuovo capo del governo.

Thabane, leader del partito ABC (All Basotho Con-vention), il più grande partito della vecchia opposi-zione, guiderà il nuovo governo alleandosi con altri due partiti, il Lesotho Congress for Democracy (LCD) e il Basotho National Party (BNP).

Per Pakalitha Mosisili, insediatosi nel 1998 grazie a un intervento armato, non è stata sufficiente la solita grandiosa campagna elettorale per ottenere quel consenso perso ormai da tempo durante gli anni del-la presidenza. Venuto meno anche l'appoggio dello stato sudafricano, e dopo avere abbandonato il suo vecchio partito insieme ad alcuni fedelissimi non è riuscito ad ottenere la maggioranza dei seggi in par-lamento.

Anche se agli occhi dei Basotho Thomas (Tom) Tha-bane rappresenta il cambiamento, non si può certo considerare come un "nuovo" politico. Nato nel 1939, ha avuto incarichi nel governo del regime mili-tare fino al 1993, per diventare poi ministro degli Esteri e, successivamente, degli Interni, durante i vari governi dell'attuale "nemico" Mosisili.

Nonostante questo, le aspettative della nazione sono grandi, Tom rappresenta per molti il passaggio da una politica della retorica a una politica del "fare" e, in un paese dove l'immobilismo politico è considera-to come una delle principali cause dell'attuale situa-zione socio-economica, il pragmatismo di Tom nel cercare un dialogo con le altre forze di coalizione non fa altro che rafforzare questa idea.

Luca A.

Lesotho, un patto di fedeltàContinuiamo il sostegno agli studi dei giovani in Lesotho, come segno del legame di profonda amicizia che ci ha legato a P.Emmanuel Nkofo.

Tutto è iniziato da un rapporto di amicizia coltiva-to per anni con P. Emmanuel Nkofo. Specialmente nei mesi estivi ha partecipato alla nostra vita, in toto, qui a Montetauro: preghiera, incontri, servi-zio, campeggi. Era diventato come un membro della nostra famiglia. E lui ci teneva ad esserlo.A Roma si era laureato in Diritto Canonico, con una interessantissima tesi sulle consuetudini triba-li inerenti alle assemblee degli anziani dei villaggi. In quel giorno abbiamo partecipato in molti alla discussione di laurea e lo abbiamo festeggiato.Partito per l’Africa lo abbiamo aiutato in molti modi col sostegno a distanza. Eravamo pronti ormai a partire per la sua prossima ordinazione episcopale, quando ci è arrivata improvvisa la no-tizia della sua morte.Luca (referente del progetto) a nome nostro è su-bito andato e ha partecipato con tutta la comunità cristiana alle commoventi esequie.Ancora oggi il ricordo di P. Emmanuel rimane vi-vissimo in noi ed è rinnovato in questo patto di fedeltà che ci porta ora a continuare gli aiuti ai suoi giovani, aiuti che erano innanzitutto un sostegno alla sua carità sacerdotale.

In basso e nella pagina a fronte: alcuni degli studenti che sosteniamo.

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Il viaggio di Luca è stato anche l’occasione per valutare e decidere i modi della continuità. Era urgentis-simo individuare un nuovo referente che sostituisse P. Emmanuel, affidabile come lui e capace di ammi-nistrare i nostri aiuti. Subito abbiamo affidato il progetto a Dennis, fratello di P. Emmanuel, ma abbiamo contattato il Vescovo perché fosse lui a decidere sul da farsi in futuro.Dennis ci ha subito scritto così:

Il Vescovo infatti si era già mosso e aveva stabilito che il nuovo referente fosse il rev. Agostino Mokoena. Ecco la lettera del Vescovo:

Carissimi! Grazie di tutto. La vostra fiducia nei miei confronti nell'affidarmi il progetto significa tanto per me, e, se non fosse per il regolamento dell'Associazione, mi sarebbe piaciuto portarlo avanti fino a che avrei potuto. Mi ha insegnato tante cose utili. Accolgo poi con piacere il fatto di avermi dato l'opportunità di affiancare il rev. Agostino Mokoena nella continuazione del progetto. Essendo questa la mia prima esperienza nel seguire un progetto così grande, vi chiedo scusa se ho fatto qual-che errore e se qualcosa non è chiaro vi chiedo di farmelo sapere.

Diocesi di Qacha’s Nek (Lesotho), dicembre 2012Rev. don LanfrancoLa prego di accettare queste scuse tardive da parte mia. Sono desolato di averle fatto attendere la mia risposta alla sua domanda; mi ci sono voluti quattro mesi anche solo per darle conferma di aver ricevuto la sua lettera. Mi lasci iniziare col ringraziarla, e attraverso di lei estendere il mio ringraziamento alla comunità della Piccola Famiglia onlus per l’aiuto economico che avete elargito a molte famiglie in Lesotho.Il motivo di questo mio ritardo è stato che questa zona del Lesotho per me è nuova e ho dovuto consultare i miei sacerdoti, molti dei quali vivono distanti da Qacha’s Nek. Sono stato nominato Amministratore apostolico di questa Diocesi, dove sono arrivato lo scorso gennaio. Non ho ancora incontrato tutti i sacerdoti della Diocesi, soprattutto quelli che stanno a Mokhotlong, la regione dove si trova Padre Augustine Mokoena. Ringrazio Dio che potrò andarci la seconda settimana di gennaio.Mi sono già visto con Padre Augustine Mokoena e gli ho promesso che presto confermerò per iscritto la sua nomina a persona di collegamento fra le famiglie povere del Lesotho i cui figli,

LESOTHOSostegno scolastico

Quota mensile:

€ 7,50 - € 15,00

Fiduciari:Stefania (349.8698133)

Luca (349.5675672)

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12 La Piccola Famiglia Onlus

La nostra Associazione continua nel proprio impegno a seguire il percorso dei nostri giovani amici con una grande attesa per il futuro di questi ragazzi e ragazze.La vostra fedeltà è segno di questo legame sincero, ca-pace di interessarci e coinvolgerci nelle vicende del Le-sotho, un paese così lontano da noi, sconosciuto forse a chiunque non vi abbia almeno un amico. Anche questo è SaD.

Per quanto riguarda i ragazzi, due di loro hanno abbandonato gli studi per motivi familiari/personali, altri due hanno vinto una borsa di studio e per questo non necessitano più del nostro aiuto.Samuel Matsobane è stato accettato alla National University of Lesotho e questa è per tutti noi un'otti-ma notizia.Altri studenti che hanno terminato la scuola superiore stanno completando la fase di ammissione ai corsi uni-versitari ma hanno difficoltà a pagare le tasse richieste, alcuni di loro stanno recuperando le materie in cui non hanno ottenuto buoni voti all'esame finale.Il 15 dicembre siamo andati a Khomo-ea-Mollo, dove si è tenuto un momento di preghiera per ricordare il nostro caro padre Emmanuel. Ci manca tantissimo ma la no-stra speranza è che stia riposando in pace nella mano di Dio. Grazie. Dio vi benedica.

Dennis dunque affiancherà p. Mokoena; intanto ci ha man-dato notizie dei ragazzi, che lui conosce personalmente e se-gue con grande passione:

mediante il suo aiuto, beneficeranno della generosità della comunità della Piccola Famiglia onlus, ora che egli ha accettato di prendere il posto del defunto Padre Emmanuel Nkofo. Il sig. Sethabathaba desidera continuare a dare il suo aiuto finché ne avrà bisogno. Quando andrò a St. Martin’s nella seconda settimana di gennaio, prometto che lascerò una copia della lettera inviatami per essere sicuro che Augustine Mokoena capisca che cosa si aspetta da lui la vostra Associazione.Suggerirò anche che Padre Augustine Mokoena debba incontrarsi con il sig. Sethabathaba [è il nome di Dennis, nella lingua del Lesotho. NdR] per accordarsi sul lavoro comune a questo progetto. Dirò la medesima cosa al sig. Sethabathaba quando nel giro di due settimane passerò per Maseru.Cordiali saluti

+ Bernard Mohlalisi OMI

Foto sopra: abitazioni in Lesotho.

Sotto: Ragazze in divisa scolastica.

IL PROGETTO IN BREVERagazzi sostenuti: 30

Inizio del progetto: 2002

Le scuole. I ragazzi frequentano le classi dalla scuola media alla scuola superiore. I corsi universitari sono pagati completamente dallo stato, ma solo pochi studenti possono accedervi, la selezione viene fatta in base al risultato dell'esame di maturità (COSC examination).

Dove. Una buona parte degli studenti frequenta presso la missione di Santa Theresa, nella provincia di Thaba-Tse-ka, luogo di origine di padre Emmanuel. Un altro gruppo cospicuo studia nei pressi di Maseru. Gli altri sono sparsi nelle province di Leribe, Mokhotlong e Qacha's Nek.

Il sostegno: Prima di tutto le spese scolastiche, le tasse per accedere agli esami (JC = licenza media, COSC = licenza superiore), il materiale didattico, le uniformi. Se necessario contribuiamo alle spese per gli alloggi, per gli alimenti, per i trasferimenti a casa durante le feste e i generi di prima necessità.

Referente: P. Augustine Mokoena, della diocesi di Qacha's Nek, aiutato da Dennis Nkofo.

Durata: il sostegno ha una durata di circa 5 anni (3 anni di scuola media + 2 anni di scuola superiore).

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L’Etiopia va a scuolaL’esperienza della Scuola di Lagomaggio è un esempio di come il Sostegno a Distanza possa diven-tare fattore di crescita e formazione anche per chi il sostegno “lo fa”. Mentre informiamo i lettori di questa simpatica iniziativa, ci auguriamo che essa possa suggerirne altre simili a quanti sono im-pegnati nell’educazione e nella formazione (scuole, parrocchie, associazioni...). Abbiamo chiesto alla maestra Simona Capelli di raccontarci del mercatino.

Come vi è venuta questa idea? 12 anni fa, durante una programmazione settimanale pomeridiana, al-cune delle “vecchie” insegnanti, si sono chieste cosa poter fare per cele-brare il Natale con uno spirito non consumistico e non banale. Qualcuno ha proposto di allestire di fronte alla scuola un mercatino di beneficenza con manufatti realizzati dai bambini, altre hanno proposto, invece, di andare in piazza Tre Martiri in città. La cosa bella è che non ci siamo fat-te tante altre domande, nessuna ha visto i possibili problemi o i disagi, ma ci siamo subito attivate con proposte concrete e idee per realizzare la nostra “idea pazza”. Abbiamo coinvolto i genitori che si sono gettati a capofitto nell'impresa aiutandoci nei lavori a scuola e continuando con i loro figli anche a casa. E' importante il fatto che, sebbene l'idea sia nata e sia stata coltivata da insegnanti che avevano già esperienze nel volonta-riato cattolico, poi sia stata abbracciata anche da tanti genitori di fedi di-verse. Quali sono state le difficoltà a portare avanti il mercatino per 12 anni? Col passare degli anni i problemi logistici sono aumentati, primo fra tut-ti la diminuzione del numero delle insegnanti che rende difficilissimo poter garantire il numero minimo di insegnanti presenti per poter fare uscire i bambini. Ma alcune di noi rinunciano al loro giorno di riposo pur di continuare, anche perché ormai ci sentiamo come impegnate a mantenere almeno i progetti che abbiamo iniziato, sappiamo che tanti bambini contano su di noi. Molte delle

La missione in Dawro KontaIl Dawro Konta è una regione situata sull’altopiano etiopico a duemila metri sopra il livello del mare, vasta come l’Emilia-Ro-magna. Dal 1997 operano in que-sta zona i missionari cappuccini della nostra regione, nelle stazio-ni missionarie di: Gassa Chare, Baccio e Duga. In ognuna di esse sorgono chiesa, asilo e dispensa-rio. L'istruzione è una priorità per aiutare la popolazione a ri-sollevarsi dalla situazione di grave miseria e povertà. Per que-sto vengono costruiti anche nei piccoli villaggi dei fidel, scuole di alfabetizzazione dove in 2 anni si apprende il complesso alfabeto etiopico, che conta più di 200 lettere. Attualmente grazie al-l'aiuto dei sostenitori italiani si riesce a mandare a scuola oltre 6.000 bambini, circa 100 alunni per scuola.

I bambini della scuola Lagomaggio al mercatino in piazza Tre Martiri.

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“mamme” dell’iniziativa ora sono in pensione, ma alcune ritornano, nelle set-timane precedenti il mercatino, per aiu-tarci nei lavoretti. Alcuni genitori, i cui figli ormai sono passati alle scuole me-die, ci telefonano per sapere le date del mercatino, per poter passare dalla piaz-za, fare i loro acquisti e continuare  a por-tare il loro contributo. In 12 anni si sono avvicendati molti alunni, molti genitori e diverse insegnanti e chi resta ha sempre cercato di coinvolgere i nuovi nella no-stra impresa. Qual è “l’impatto” di questa iniziativa?Ogni anno, durante i 3  giorni che tra-scorriamo in piazza, troviamo chi ci dice che siamo pazzi a portare dei bambini a raccogliere soldi, perché i bambini devo-no stare a scuola a studiare. Ora non oc-corre più che rispondano le maestre o i genitori presenti, i bambini sanno benis-simo perché e per chi lo fanno, e anche a chi non capisce augurano sempre buon Natale. ! ! ! ! Simona Capelli, insegnante

“ADOTTA UNA SCUOLA”

Quota mensile: € 7,50Fiduciario: M. Chiara

(328.8224596)

Chi aiutiamoI bambini etiopi della missione del Dawro Kon-ta a frequentare la scuola primaria.

Cosa facciamo Con la quota annuale di 90 € contribuiamo a:- costruire e arredare le

scuole- acquistare generi ali-

mentari per i bambini più lontani da scuola

- pagare il salario agli in-segnanti (52 € al mese)

Nella foto sopra: bambini delle scuole dei frati cappuccini in Dawro-Konta. In basso: Padre Renzo Mancini confessa i giovani cristiani.

PADRE RENZO MANCINI, frate minore cappuccino, è nato nel 1952; affascina-to dall’ideale di S.Francesco a 17 anni entra in convento, fra i suoi frati. A 26 anni viene ordinato sacerdote e 4 anni più tardi parte come missionario. Dal

2001 vive fra i poveri del Dawro-Konta.

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Briciole, marzo 2013 15

Nel   2012   l’Associazione   ha   regi-­‐strato   rispe7o   al   2011   un   lieve  aumento  delle  entrate,  che  si  pos-­‐sono  dis=nguere  in  questo  modo:

Raccolta   di   quote   per   il  sostegnoSi  tra'a  principalmente  delle  quo-­‐te   versate   dai   sostenitori   per   il  sostegno  a  distanza  (SaD).  Queste  vengono   interamente   inviate   ai  nostri  referen=  in  terra  di  missio-­‐ne  e  si  trasformano  così   in  cibo,  istruzione,   medicinali…   secondo  gli  impegni  presi.

Raccolte  per  un  proge2oSono   quelle,   come  dice   il  nome,    fa'e  per  un  singolo  proge'o  e  si  ritengono   concluse   al   raggiungi-­‐mento  di  una  soglia  stabilita.   Ad  esempio  l’acquisto  della  casa  per  Klajdi  e  la  sua  famiglia  (vedi  “Bri-­‐ciole”   o'obre  2012)   è  già  stato  effe'uato,   per   una   spesa   di  13.000   euro,   la  raccolta  fondi  ha  raggiunto   il  47%   della   copertura  (grafico   in   basso).   La  parte  man-­‐cante  viene   fra'anto   coperta  da  offerte   libere   o   dal   fondo   cassa  dell’Associazione.

Raccolte  libereSono   le   offerte   pervenute   all’As-­‐sociazione  senza   che   il   donatore  specifichi   la   causale.   Queste   ci  

perme'ono  di  coprire  le  spese  di  ges=one,   tra   cui   la   stampa  della  rivista  “Briciole”,   i  cos=  di  trasfe-­‐rimento   del  denaro  e  coprire  al-­‐cuni  progeV   che  non   raggiungo-­‐no  il  te'o  convenuto.

Des5nazione  delle  offerte  nel-­‐l’anno  2012Il  grafico  a  torta  (in  alto)  mostra  la  ripar=zione  per  nazione  degli  aiu-­‐=.   Più  di  un   terzo  va  a  sostegno  dei  progeV  avvia=  in  Albania,  do-­‐ve   da  o'o   anni   l’associazione   è  presente   con   alcuni   dei   suoi  membri.  

Sostegno  “a  vicinanza”Da   anni   l’Associazione   rivolge   la  sua  a'enzione  anche  alle  persone  vicine,  come  gli  immigra=  in  Italia.  Accanto  al  proge'o  generale  per  

far   fronte  a  necessità  di  alloggio,  lavoro,   salute,   un   proge'o  par=-­‐colare  contribuisce  a  sostenere  il  Centro  Italia-­‐Cina  di  Savignano  sul  Rubicone   (FC)   per   l’integrazione  dei  minori  cinesi  che  frequentano.  A'ualmente   i   sostenitori   sono  pochi.  Bisogna  cercare  altri  finan-­‐ziamen=   altrove   in  modo  da  ga-­‐ran=re  ai  40  minori  i  materiali  per  lo  studio  e  per   il  gioco  e  le  molte  spese  di  ges=one.

Un  grande  grazieSono  un  cen=naio  i  volontari  della  Piccola  Famiglia,   che  operano  re-­‐golarmente  regalando  tempo  ap-­‐pena  possono,   in  modo  assoluta-­‐mente  gratuito  perme'endoci  di  svolgere   mol=   progeV   a   costo  zero.  Mol=   volontari   si   impegnano   a  Montetauro   accompagnando   i  disabili  nelle  aVvità  educa=ve  o  di   gioco.   Altri   prestano   servizio  

Per l’acquisto dell’appartamente per Klajdi e la sua fa-miglia, a Poliçan, abbiamo speso 13.000 euro. Meno della metà sono stati finora raccolti dai sostenitori.

Bilancio 2012Pubblichiamo il bilancio dell’Associazione relativo all’anno passato. Restano ancora alcuni progetti da coprire in favore dei minori cinesi(i Centri Italia-Cina) e della missione nel Sud Albania.

Tot.: € 74.555

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BRICIOLE

Bollettino dell’Associazione “La Piccola Famiglia Onlus”

Direttore Responsabile: Giovanni Tonelli

Iscritto al N° 11/2007 Registro Stampa Periodica del tribunale di Rimini

La Piccola Famiglia Onlus Via Chiesa, 147853 Coriano (RN)

C.F. 91070430409Tel e fax [email protected]

IMPORTANTEPoiché la nostra Associazione è stata riconosciuta legalmente come organizzazione non lu-crativa di utilità sociale - on-lus -, il 19% delle offerte ad essa elargite è detraibile dalla denuncia dei redditi, in base all’art. 13 del decreto Legisla-tivo 4.12.97 n. 460.

PER SOSTENERE INOSTRI PROGETTI

conto corrente postale n.:32635526

intestato a:La Piccola Famiglia Onlus

conto corrente bancario:Banca Malatestiana di Rimini

fil. di OspedalettoCoord. IBAN

IT56N0709067770010010074967

SOSTIENI CON IL 5 PER MILLE I PROGETTI DELL’ASSOCIAZIONE

L’Agenzia per le entrate ha erogato alla Piccola Famiglia Onlus 10.407,92 €, versati da 477 contribuenti nella dichiarazione dei redditi 2010. Ringraziamo quanti hanno scelto per questa opzione.Il cinque per mille si aggiunge all’otto per milleLa scelta di destinare il cinque per mille non comporta alcun aggravio sulle imposte da versare. Il cinque per mille consente quindi di devolvere una parte delle proprie tasse alla Piccola Famiglia Onlus invece che allo Stato, aiutandoci nella lotta contro la povertà con un gesto che non costa nulla.Come si versa il cinque per milleFirmando nell’apposito spazio (sostegno delle organizzazioni non lucrati-ve di utilità sociale) della dichiarazione dei redditi indicando il codice fiscale della Piccola Famiglia Onlus:

91070430409

Visita il sito web dell’Associazione:

www.lapiccolafamigliaonlus.itTroverai altre notizie e materiali sui nostri progetti

e i numeri arretrati di Briciole

nei   Centri   Italia-­‐Cina,   aiutando  bambini   e   giovani   nei   compi=  scolas=ci,   insegnando   la   lingua  italiana,  animando  giochi  e  usci-­‐te,   inventando  spe'acoli  e  aV-­‐vità.   Altri   ancora   sono   “inse-­‐gnan=”   della   scuola   di   lingua  per  immigra=,  che  prepara  tan=  amici  agli  esami  statali  per  con-­‐seguire  i  documen=  necessari  al  

lavoro  regolare...  Fra  i  volontari  ci  sono  giovani,  padri  e  madri  di  famiglia,  pensiona=.  Mol=  sono  persone   di   buona   volontà,   altri   invece   hanno  competenze    professionali  ed  esperienze  (inse-­‐gnan=,   educatori,   animatori,   grafici,   informa=-­‐ci...).    Abbiamo  anche  diversi  medici,  infermieri,  ar=giani,   tecnici  e  altri  professionis=  che  rega-­‐lano  tempo  e  competenze  alla  missione  in  Al-­‐bania...

Amore Amore Amore  CERCASI  VOLONTARIFacciamo  appello  a  quan=  vogliono  me'ersi  “in  cordata”  con  noi:  con  il  vostro  aiuto  potremo  con=nuare  ad  acce'are  tante  sfide  in  favore  degli  ul=mi.  Vieni  a  trovarci  o  conta'aci!

Attualmente sono attivi due Cen-tri italia-Cina: uno a Savignano sul Rubicone, l’altro presso la chiesa di S.Nicolò, a Rimini.

Il Centro di S.Nicolò non ha anco-ra sostegni e il Centro Italia Cina non è ancora del tutto coperto dalle quote dei Sostenitori.

334  3254139    Alessandro