BRICIOLE EDUCATIVE 3

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NUMERO 3 IX 2009 giornalino educativo COME MIGLIORARE LA PROPRIA PATERNITÀ pagina 13

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Giornalino per genitori per dare una riflessione nel educare.

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NUMERO 3IX 2009giornalinoeducativo

COME

MIGLIORARE

LA PROPRIA

PATERNITÀ

pagina 13

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11.. L’ASCOLTO ATTIVO- Definire con parole proprie ciò che l’altra

persona ci sta dicendo.- Precisare le questioni ponendo domande.- L’informazione “di ritorno”: condividere -

subito, sinceramente ed aiutando – le sen-sazioni e le esperienze senza giudicare.

22.. L’ASCOLTO EMPATICO- Ascoltare con l’intenzione di comprende-

re le emozioni del nostro interlocutore.

33.. L’ASCOLTO APERTO- Non giudicare, affinché i giudizi non

nascondano davanti a noi ilnostro interlocutore.

44.. L’ASCOLTO CONSA-PEVOLE- Porre l’attenzione

sulla concordan-za tra le parole ele emozioni.

FF acendo atten-zione ai senti-

menti del bambinoo del ragazzo, erealizzando le con-dizioni dell’ascoltoefficace, il genitore,durante le conversa-zioni con suo figlio,dovrebbe impiegareespressioni quali: “io”:

“io sento che…”, “Sono triste, quando…”, “Mi dispiace, perché…”,

“Non mi piace quando…”.- Mezzi di comunicazione di questo gene-

re aiutano ad ascoltare bene l’altra persona. E’importante esprimere le proprie esigenze, leproprie aspettative e i propri sentimenti,anche per essere ben compresi. Parlando conil proprio figlio, dobbiamo ricordare che luie/o lei sono osservatori molto attenti, e chereagiscono facilmente a qualsiasi barrieracomunicativa che spesso noi utilizziamo. Inparticolare queste barriere possono esserecostituite da un nostro scarso interesse nei

riguardi di ciò che i nostri figli cidicono. s

CC OO MM EE CC OO MM UU NN II CC AA RR EECC OO NN II PP RR OO PP RR II FF II GG LL II4 SEGNI DI UN ASCOLTO EFFICACE

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1Briciole educative

• La maturità nella sfera del corpo (parte 2) 2

• Le mie vacanze . . . . . . . 4• Insegnate ai figli come superare le difficolta’ . . . . . . . . 5• Come proteggere dalle dipendenze?. 6

• Il sistema di educazione migliore . . 8• 7 principi della disciplina pratica . . 10• La paternita’ - il cicloCome migliorare la propria paternità? 12

• La maternita’ - il cicloLa maternita’ come avventura . . . 14• Il controllo dell’aggressivita’ dei ragazzi16

Durante le vacanze molti giovani ven-

gono a contatto con sostanze ad azione

stimolante, come: l’alcool, la droga, le

sigarette. E’ molto importante protegge-

re i ragazzini e i giovani dall’influsso,

pericoloso e che rende dipendenti, cau-

sato da queste sostanze sui giovani

organismi. Quindi in questo numero

continuiamo le riflessioni a proposito

della sfera del corpo e riguardo ai peri-

coli provocati dalle dipendenze,

appunto, da queste sostanze stimolanti,

e indicheremo come si possono preve-

nire. Molto importante, nell’educazio-

ne dei Vostri figli, è la qualità della

Vostra paternità e maternità. Perciò

continuiamo a pubblicare i cicli a pro-

posito della paternità e della maternità,

e Vi proponiamo nuove interessanti

riflessioni a proposito della “disciplina

pratica”, estratte dall’allegro libro di

Leman Kelvin “Come educare e non

impazzire?”. Vi invitiamo anche a man-

darci le testimonianze sulla vita delle

Vostre famiglie e sulle Vostre scoperte

nell’ambito di un’efficace educazione

dei bambini e dei giovani. I vostri scrit-

ti più interessanti saranno pubblicati

all’interno del nostro giornalino.

Vi auguriamo buona lettura!

CARI LETTORI!

CONTENUTI

BRICIOLE EDUCATIVE Un e-giornalino per i genitori.Edito dalla Casa Editrice MIMEP-DOCETE, via PapaGiovanni XXIII, 4; 20060 Pessano con Bornago (MI).Preparato dal gruppo redazionale.

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2 Briciole educative

NON DOVETE ESSEREI NEMICI DEL VOSTRO CORPOUn’altra minaccia nella sfera della corpo-

reità è rappresentata dall’essere nemici delproprio corpo, dall’odiare il corpo, dal teme-re il proprio corpo, dalla voglia di disfarsi delproprio corpo. Qualcuno dirà che questofatto è terribile ma anche è raro oppure nonavviene. Invece, purtroppo, avviene. E disolito è più visibile presso le ragazze chepresso i ragazzi. Questa non e’ una questio-ne di complessi. I complessi sono il proble-ma minore. C’è anche un problema piùgrande, che è il rifiuto del proprio corpo, iltimore del proprio corpo, per le ragazze que-sto si mostra sotto forma dell’anoressia, ossiaun’ostilità mortale verso il proprio corpo. Sivuole uccidere il proprio corpo: non si vuoleammazzare se stesso, ma si vuole cancellareil proprio corpo. Per i ragazzi questo feno-meno è più mascherato, nessun ragazzo oquasi nessuno dirà: “Sono nemico del miocorpo”, mentre tale ostilità verso il proprio

corpo si mette in evidenza indirettamente,c’è chi fuma le sigarette, prende droghe, obeve alcolici nell’età dello sviluppo, oppurebeve super-alcolici quando è adulto, oppureha un modo di vivere irresponsabile o sinutre in modo malsano. Ho sentito che alcu-ni giovani scommettevano che avrebberousato la macchina per entrare da una vialaterale in una principale, sulla base delmotto: “Ce la farò o non ce la farò”. Questaè un’ostilità enorme verso se stesso e verso lapropria corporeità, perché si sa che un taledivertimento può concludersi con un’invali-dità o con la morte, quindi queste sonoforme nascoste, nascoste nei propri riguardi.Qual e’ la causa di questa inimicizia?Quando si tratta dell’essere schiavo delcorpo è una cosa spontanea, da neonati fac-ciamo ciò che vuole il nostro corpo, e moltiuomini che non si sviluppano rimangono talifino alla loro morte. Parlando così con il sor-riso, ma con un sorriso amaro, se uno non sisviluppa, rimane al livello di un neonato,ossia fa ciò che il suo corpo desidera, cosìcome faceva quando era neonato.

LLAA MMAATTUURRIITTAA’’ NNEELLLLAA SFERA DEL CORPOIn che cosa consiste l’odio verso il propriocorpo? Da dove deriva?

PARTE 2

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La prima posizione sbagliata, ossia il sotto-mettersi alla propria corporeità, risulta dalfatto che semplicemente non ci si sviluppa,che non si esige da sé, che si rimane al livellodi un neonato almeno sotto questo aspetto.Invece la seconda posizione di ostilità verso ilproprio corpo è acquisita, non è spontanea -ogni neonato sa prendersi cura del propriocorpo, quando vuole mangiare piange, quan-do vuole dormire si addormenta in qualsiasiposto, e quindi già da neonati siamo “amici”del nostro corpo, ed è innato il fatto di pren-dersi cura del proprio corpo, di difendere ilproprio corpo...

LA CAUSA DELL’INIMICIZIAVERSO IL CORPODa dove può derivare l’ostilità verso il pro-

prio corpo? Deve essere acquisita. Quindi oper il fatto che qualcuno tratta male il miocorpo – per esempio, i genitori picchiano ilbambino, o qualcuno all’asilo ride di me, o miumilia per delle mie debolezze; ognuno di noipossiede dei punti deboli nel proprio corpo,perfino le ragazze più belle non sono conten-te di qualcosa, e, se qualcuno ci dà fastidio,provoca dei complessi riguardanti il corpo.Oppure succede che qualcuno mi fa moltomale nella sfera corporea fino al punto di abusisessuali, allora colui che soffre nella sfera delcorpo per colpa di un qualche malintenziona-to, pensa: “Se non avessi questo corpo, nonavrei questi problemi, non mi farebbero soffri-re, non mi umilierebbero, non mi sfrutterebbe-ro, non mi picchierebbero, non mi deridereb-bero”. Quindi al posto di ribellarci a chi ci fadel male, di solito ci ribelliamo al nostrocorpo, che però è innocente: non è colpa delnostro corpo che qualcuno ci picchia, o cisfrutta, o ci umilia. Una fonte dell’ostilità versoil proprio corpo risulta dal fatto che qualcunoci tormenta corporalmente, soprattutto nell’in-

fanzia, quando non siamo in grado di difen-derci. Invece la seconda fonte è costituita dallareazione al fatto che qualcuno si sottomette alsuo corpo, è per un paio di anni schiavo delcorpo, inizia ad avere forti problemi, dipen-denze, diventa criminale, non è in grado diamare, perché è schiavo del corpo - mentrel’amore non appartiene soltanto alla sfera dellacorporeità. Ed allora non se ne può più delproprio corpo, e ci si ribella, e si può odiare ilproprio corpo, come per esempio può succe-dere ad un erotomane, ad un individuo moltopigro, o a qualcun altro che ha notevoli pro-blemi nel corpo, e che allora può odiare il pro-prio corpo ed affermare: “Se non avessi ilcorpo, non avrei questi problemi”. Anche iltimore del proprio corpo oppure l’ostilità versoil corpo possono risultare o da torti subiti o datorti che si è fatti contro se stessi, e questo èl’effetto di un atteggiamento così estremo. Edecco queste due minacce: essere schiavi delcorpo, ovviamente di solito inconsapevolmen-te, oppure essere nemici del proprio corpo.Queste sono situazioni molto dolorose nellavita di un uomo o di una donna. ss

3Briciole educative

SSFFEERRAA DDEELL CCOORRPPOO

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4 Briciole educative

IL DIALOGOUn atteggiamento di reazione al problema

è costituito dal colloquio – bisogna trasmette-re le informazioni-chiave a proposito dei peri-coli e dei tranelli collegati all’uso di sostanzestimolanti. Parlate con Vostro figlio a proposi-to dell’alcool, della droga e delle sigarette.Senza fare i moralisti e senza spaventare, ditein che modo agiscono e quali sono le conse-guenze principali delle concrete sostanze sti-molanti. Se Vostro figlio è più grande, parlatedelle conseguenze psicologiche che derivanodal consumo di alcool o di droga. Il collo-quio, ma anche l’ascolto attivo, possono aiu-tare all’emergere dei problemi che l’adole-scente sta attraversando in quel periodo.

IL BUON ESEMPIOPer comprovare il Vostro messaggio, siate

un buon esempio per i Vostri figli – essi nota-no perfettamente e conoscono esattamente ilVostro atteggiamento verso le sostanze stimo-lanti di cui state parlando. Se volete protegge-re i Vostri cari dalle conseguenze negative del-l’assunzione di queste sostanze, innanzitutto

la cosa migliore è che cambiate il Vostro atteg-giamento.

I PRINCIPI CHIARIStabilite dei principi chiari riguardo ad ogni

genere di sostanze stimolanti. I confini fanno sìche i ragazzini e i giovani riconoscano e distin-guano tra che cosa è male e che cosa è beneed accettabile. Dite chiaramente che è vietatobere l’alcool, fumare le sigarette e drogarsi. E’bene sottolineare che avete stabilito questaregola per amore verso di loro e preoccupatiper il loro bene. Siate amici, e non avversari,dei Vostri figli. Divieti troppo severi e nonmotivati possono condurre ad un atteggiamen-to di ribellione. Ricordatevi che quando Vostrofiglio infrange una regola stabilita, dovete sem-pre agire secondo quanto avevate precedente-mente deciso. E’ importante che le punizionisiano adeguate all’età di Vostro figlio.

IL SISTEMA DI VALORIAiutate Vostro figlio a formarsi il suo pro-

prio sistema di valori. Siate per lui un sostegnoed un appoggio. Per gli adolescenti che sba-

I ragazzini, gli adolescenti

e i giovani attualmente sono continuamente in pericolo

di entrare in contatto con sostanze ad azione stimolante,

come l’alcool, la droga e le sigarette.

La prevenzione, ossia il contrastare il problema,

è molto più efficace della cura delle conseguenze.

Come proteggere

dalle dipendenze?

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gliano, i valori sono una base molto importan-te e danno a loro la percezione che stannoentrando nel mondo adulto. Aiutano anche arafforzare la sicurezza di sé. Senza la scelta dipriorità e di obiettivi è molto facile farsi amma-liare dal fascino delle sostanze stimolanti.Inoltre la consapevolezza di ciò che è bene eciò che è male fornisce il coraggio nel prende-re le decisioni e nella eventuale difesa dellapropria opinione. Il ruolo dell’adulto consistenon solamente nell’essere un esempio, maanche nell’essere come un indicatore stradalenel ritrovamento degli aspetti più importantidella vita.

IL TEMPO ORGANIZZATO BENEOrganizzate il tempo a Vostro figlio. Il

periodo delle vacanze purtroppo è il miglioreper la sperimentazione di sostanze stimolanti.Perché? Poiché in quel periodo i ragazzini e igiovani hanno più tempo libero e contempo-raneamente sono meno controllati dagli adul-ti. I ragazzini e i giovani il più delle volte pren-dono l’alcool, le sigarette o la droga per noiama anche perché vogliono fare varie esperien-ze. Quindi è importante che abbiano degliimpegni attraenti, creativi e sani, i quali diven-tino terreni d’esplorazione delle novità e cheuccidano la noia delle vacanze (in particolareper i ragazzini e i giovani che trascorrono levacanze in città). Saranno anche fonte di espe-rienze interessanti, che sicuramente produr-ranno frutti nel futuro.

ALTA CONCEZIONE DI SE STESSIAiutateli a formarsi un’alta concezione di

se stessi. I ragazzini, gli adolescenti e i giovaniche si trovano nell’età più incline alle speri-mentazioni con le sostanze stimolanti, con-temporaneamente vivono nel periodo dellaformazione della concezione di sé e delle atti-tudini sociali. L’aiuto da parte dei genitori o deipedagoghi è molto indicato in questo tempo. Illoro ruolo consiste nel sostenere e nell’aiutaregli adolescenti, affinché si sentano bene con se

stessi. L’accettazione, l’approvazione apertanei confronti degli atteggiamenti e dei com-portamenti indicati, e la fiducia concorrononella formazione, nel ragazzino, della fiduciain se stesso. Il periodo della gioventù consisteanche nell’insegnamento dell’auto-afferma-zione e della capacità di gestire la pressionedel gruppo dei coetanei. L’abilità nel saperaffrontare i coetanei quando invogliano adassumere sostanze stimolanti sarà molto pre-ziosa in questo periodo. Allora aiutate Vostrofiglio ad imparare a rifiutare in accordo con isuoi sentimenti e con le sue aspettative.

TROVATE LE SOLUZIONI INSIEMEParlate con i genitori degli altri ragazzi. Un

sostegno reciproco e lo scambio di informazio-ni sono importanti ed aiutano molto. Insieme èsempre più facile trovare le soluzioni.

A volte gli adulti purtroppo non hannoinfluenza sul fatto se il loro figlio verrà in contat-to con sostanze stimolanti. Tuttavia possono faremolto per ritardare questo momento di primocontatto, e quindi a prevenire la dipendenza daqueste sostanze. I valori insegnati dovrebberorendere impossibile il contatto pericoloso conl’alcool o la droga. Una fiducia in se stessi raf-forzata diventerà il fondamento necessario affin-ché essi non cerchino mai di aumentare la pro-pria autostima con sostanze dannose. ss

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A l termine del terzo anno di liceo mimisi d’accordo con i compagni diclasse per trascorrere le vacanze

insieme. Avevamo abbondanti dosi di alcool edi droga. Un eterno divertimento senza stress– così lo consideravamo allora. Accadeva chei miei genitori non sapevano nemmeno cheero partito. Dicevo che avrei trascorso la nottepresso degli amici, il giorno seguente telefona-vo nuovamente e ripetevo la stessa cosa. E cosìper alcuni giorni. Stavo presso degli amici, maa 300 km. da casa. I soldi li rubavo ai miei ge-nitori o li “guadagnavo” vendendo la merce aimiei coetanei o ai ragazzi più grandi di me diquattro anni.

Era con loro che trascorrevo le vacanze.Per sette giorni ci divertivamo, bevevamo, cidrogavamo, e gli intervalli erano soltanto perfare il barbecue. Allora mi sembrava che erail periodo migliore della mia vita. Adesso,quando ci penso, quando vedo quanta salu-te, quanto tempo e quanti soldi ho perso,inorridisco.

Nell’anno seguente le vacanze si prean-nunciavano simili. Eravamo passati da una set-timana, secondo quanto pianificato, ad unmese. Un amico contrabbandava la droga,quindi ne avevo in abbondanza. Insieme cifacevamo di cocaina e di marijuana. Mi ribel-lavo contro i litigi dei miei genitori. Scappavoda casa, e i viaggi con i miei amici esprimeva-no il mio malcontento.

Per me le vacanze con la droga erano moti-vo di allegria e di orgoglio. Ero contento chepotevo “riposare” proprio in questo modo. Misbagliavo molto. Quasi non ricordo le vacan-ze successive. Non ero partito per un periodopiù lungo, ma avevo trascorso tutti i giorni alcampo da calcio giocando a palla o vendendola merce, mentre di sera bevevo e mi drogavo.Così ogni giorno, fino allo sfinimento. I soldiche spendevo per divertirmi li ottenevo permezzo del “commercio”.

Durante le mie ultime vacanze prima diiniziare la cura, i miei genitori mi hanno ordi-nato di andare a lavorare. Non ero statoammesso alla maturità, dovevo aspettare gliesami seguenti. Diventai un distributore dipizza. Mi piaceva guidare lo scooter, cono-scere nuove persone con cui entrare in contat-to – persone che avrebbero comprato ladroga. Un giorno mi ha telefonato un amicoproponendomi una gita insieme al mare.Partii, senza dire niente né ai miei genitori néal mio datore di lavoro. I miei familiari eranomolto arrabbiati, e venni licenziato dalla piz-zeria. Tuttavia questo fatto non mi dava fasti-dio, per me erano importanti soltanto il diver-timento, la droga, l’alcool, i soldi e le ragazze.Ben presto i miei genitori mi fecero il test allapresenza di droghe e mi portarono in un cen-tro dove si curano i tossicodipendenti. Mitrovo qui già da 19 mesi, durante i quali sonoriuscito ad essere lucido. ss

6 Briciole educative

LE MIE VACANZE

La mia avventura con la droga ha avuto inizio quando avevo 15 anni. Già allora non riuscivo ad imma-ginarmi il divertimento senza sostanze ad azione stimolante.

LE MIE VACANZE

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Innanzitutto i genitori dovrebbero ricordarsidi apprezzare non solamente l’effetto finalema anche lo sforzo impiegato nel lavoro. Se

il bambino ha fatto qualcosa velocemente, enoi lo lodiamo eccessivamente, egli in questomodo riceve il segnale che non deve fare moltisforzi ma che otterrà il premio ugualmente.Ma questa non è la verità. Bisogna, fin daiprimi anni, notare l’interezza, lo sforzo che ilbambino pone nel costruire con i cubi o neldisegnare, e lodare gli sforzi del bambino enon soltanto l’effetto.

Se il bambino non è riuscito a fare bene undisegno su cui ha lavorato a lungo e con impe-gno, è bene che i suoi genitori non dicano che“questo disegno davvero non è molto bello”.La reazione solamente a quello che è il risulta-to finale conduce alla demotivazione del bam-bino e alla mancanza di fiducia nelle propriepossibilità.

Il bambino dovrebbe ricevere i compiti e igiocattoli sulla base delle sue capacità attuali eun po’ più difficili, ma il genitore alloradovrebbe partecipare nel gioco, per, per esem-pio, guidare la manina di un bimbo di un anno

affinché ponga un cubo su un altro cubo epossa così fare delle costruzioni. Questo prin-cipio riguarda anche i bambini più grandi.

E’ un buon consiglio proporre al bambino- il quale non riesce a fare qualcosa e quindi siabbatte - di farlo insieme. Il successo raggiun-to dal bambino con il nostro aiuto è tantoimportante quanto il successo ottenuto da luistesso. Esso invoglia il bambino ad altri tentati-vi. Inoltre, si può sempre fare riferimento aquesto successo in altre situazioni, quandoqualcosa gli creerà una difficoltà eccessiva.

Se al bambino un disegno non è riuscitobene, ditegli che vedete che si è sforzatomolto, anche se comprendete che adesso èarrabbiato e triste. Se il bambino, giocando,perde contro di Voi, ditegli che sapete che glidispiace, ma anche che nella vita accade così,che alcuni perdono mentre altri vincono.Tuttavia, la volta seguente non agevolatelo,perché le bugie non vanno mai bene nei con-tatti con i bambini. Se il bambino perde lavoglia di eseguire un compito, poiché conti-nua a non riuscirgli, dategli l’idea di impe-gnarsi in qualcosa di più facile, in cui puòavere successo. Se perdete in un gioco con ilVostro bambino, ditegli: oggi ho perso io, masono contento che hai vinto tu. Non mettete aconfronto i successi dei fratelli e delle sorelle,poiché ciò causerebbe tristezza e costruireb-be un muro di inimicizia tra i bambini. Se unbambino, nel campo-giochi, corre più lenta-mente di un suo coetaneo, ditegli che non èimportante chi corre più velocemente, ma èimportante il correre in sé, perché è un giocopiacevole. ss

Come consolare i Vostri figli quando sono preoccupati perché corrono più lentamente dei loro coeta-nei oppure disegnano peggio degli altri? Che cosa bisogna fare affinché gli insuccessi non scoragginoi Vostri figli e non impediscano a loro di agire?

IInnsseeggnnaattee aaii ffiiggllii ccoommee ssuuppeerraarree llee ddiiffffiiccoollttaa’’

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8 Briciole educative

Giovanni Bosco accolse nel suo siste-ma d’azione tre principi principali: laragione, l’educazione religiosa e

l’amore familiare.1. La ragione che sviluppa il senso critico,

l’autonomia nel prendere le decisioni e lacapacità di guidare le proprie inclinazioni e ipropri impulsi avendo come principio ilrispetto per la persona e in accordo con lagerarchia di valori universale e non in basealla logica del proprio piacere.

2. La religione intesa come vivere secon-do i valori cristiani ed avere un atteggiamentodi venerazione dell’Assoluto, dal quale deri-vano questi valori.

3. L’amore che si conquista la simpatia e lacomprensione dei giovani verso gli educatori,i quali mettono in guardia i ragazzi che sonoa loro affidati quando questi stanno per pren-dere decisioni sbagliate, e i quali desideranoformarli ad essere persone buone e dall’ani-mo nobile.

Il sistema preventivo in pratica consiste nelfar conoscere all’educando le norme e leregole della vita comune, poi nella sorve-glianza piena di cura, nell’avvertire ed inco-raggiare a prendere tali decisioni che non glidiano la possibilità di compiere una infrazio-ne. Compito dell’educatore è insegnare acompiere scelte critiche e a motivare le pro-prie decisioni. La capacità nel servirsi dellapropria ragione deve fare sì che il giovane cre-sce, matura e diventa libero e consapevoledelle proprie scelte. Secondo Don Bosco, laragione è sinonimo di ragionevolezza e buon-senso, ed è il contrario della violenza e delleimposizioni.

La razionalità del sistema preventivo risul-ta essere indispensabile particolarmente

quando vengono applicate delle punizioni.Nel metodo pedagogico di Don Bosco siesclude di praticare qualsiasi genere di puni-zioni severe e violente. Le punizioni più leg-gere sono permesse soltanto come ultimomezzo educativo, quando si esaurisce tutte lealtre possibilità. Le punizioni fisiche sonoassolutamente vietate, perché umiliano sial’educando che l’educatore. Don Bosco haimpiegato il sistema preventivo come l’unicoche assicura un autentico e pieno sviluppodella personalità umana, della società e dellareligione. Da quel tempo nella pedagogia cri-stiana si nota un approccio, diverso dal prece-dente, verso l’educando ed il processo del-l’educazione.

Il fondamento del sistema preventivo è lacreazione, tra l’educatore e l’educando, diuna relazione positiva, il cui modello è l’amo-re familiare. Lo stile educativo di Don Boscosi esprime nella tendenza a formare uno spiri-to familiare nei contatti con i giovani.L’espressione dell’amore educativo è la com-prensione, la misericordia, la simpatia e lacordialità. Un amore così espresso, definitodal termine di affetto pedagogico, costituiscel’anima, la forma e il metodo del sistema pre-

IL SISTEMA EDUCATIVO MIGLIORESan Giovanni Bosco conosceva i sistemi educativi esistenti nel XIX secolo - quello liberale, quello repressivo e quello pre-

ventivo -, e riteneva che il migliore e il più efficace fosse il sistema preventivo, ossia il prevenire, il reagire, il rassicurare.

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9Briciole educative

ventivo di Don Bosco. Nel servizio quotidia-no, questo sistema si concretizza vegliandosul comportamento dei giovani, consigliandoa loro, e, se risulta necessario, rimproverando-li. Il modello della relazione dell’educatorenei confronti dell’educando è l’atteggiamentopaterno. L’amore dell’educando acquista laforma dell’amicizia, della fiducia completa edella prontezza alla collaborazione.

La pedagogia di Don Bosco è stata indiriz-zata verso un’educazione versatile del giova-ne, anche se il suo obiettivo principale èl’educazione religiosa, perché la religionecostituisce il fondamento e il punto culminan-te dell’azione educativa in questo sistema. Lareligione intesa non tanto come le pratichepie, ma come un atteggiamento completodell’uomo, che si caratterizza con la predile-zione per la virtù e il disgusto per il peccato,percepito come un grande male per l’uomo.Avviene così in conseguenza della formazio-ne della coscienza umana secondo lo spiritodei principi cristiani del Vangelo.

In questo sistema educativo, la religiosità èstrettamente collegata alla ragione, che devemettere in guardia dalla devozione superficia-le e sentimentale. San Giovanni Bosco cerca-va di proteggere i suoi educandi dalla religio-sità ingenua e troppo emotiva. Egli puntavaalla formazione, nei giovani, di un atteggia-mento di religiosità naturale, sana e consape-vole. Il fatto di poggiare il sistema su questipilastri, quali sono la religione e la ragione,indica che Don Bosco era convinto chel’obiettivo più importante dell’educazione è laformazione di una personalità religioso-mora-le nobile.

Sul piano religioso, l’accento principaleera posto sulla vita sacramentale del cristiano.Il sacramento che aveva la priorità per DonGiovanni Bosco era l’Eucaristia; essa forniva ilsenso e costituiva il centro della sua esistenza.Don Bosco spesso mostrava agli educandi ivantaggi che sgorgano dall’incontro eucaristi-co con Cristo. Oltre alla pratica consigliata

della Comunione sacramentale, raccomanda-va anche l’approfondimento dell’unione conCristo per mezzo della Comunione spiritualee dell’Adorazione del Santissimo Sacramento.La “pedagogia eucaristica” si esprime non sol-tanto nella frequente assunzione della SantaComunione, ma anche nella partecipazionequotidiana alla Santa Messa.

La pedagogia sacramentale di SanGiovanni Bosco attinge i valori dall’Eucaristia,tanto quanto dal Sacramento della Penitenza.Giovanni Bosco sottolineava: “una frequenteconfessione e una Santa Comunione frequen-te sono i pilastri su cui dovrebbe poggiarel’edificio educativo, dal quale bisogna tenerelontane le minacce e le frustate”. IlSacramento della Penitenza, d’aiuto nellapedagogia, serve nel rafforzamento dei dove-ri morali, nella vincita sulle proprie debolezzee nel controllo del proprio comportamento,mentre l’incontro con Gesù Eucaristico e unadegna assunzione della Santa Comunione èuna medicina contro le tentazioni del male.

La catechesi a proposito dell’escatologia èunica tra i sistemi educativi: venne applicatainnanzitutto da Don Bosco. Il suo compito è disostenere la consapevolezza del fine ultimodell’esistenza umana, e per mezzo di ciò spin-gere i giovani ad uno sforzo intenso nel lavorosul proprio carattere, avendo come obiettivo ilraggiungimento del premio eterno. ss

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1. STABILITE UNA SANA AUTORITA’SUI VOSTRI FIGLILa famiglia non è come la democrazia. I

genitori devono avere l’autorità. Nel sestocapitolo della Lettera agli Efesini, San Paoloscrive che Dio ha dato ai genitori il potere suifigli. Quindi non è un’autorità che abbiamousurpato, ma è un potere affidatoci da Dio.

Se trattiamo i nostri figli come se fossero alcentro di tutta la famiglia, insegniamo a loroche si trovano al centro dell’universo e che laloro felicità è una questione di enorme impor-tanza. Non c’è nulla di più sbagliato. Ci sonotroppi bambini viziati che, cominciando la vitatra la gente, sono shockati che il mondo nongira intorno a loro. Coloro che in casa sonotrattati da principini e da principessine, nellavita reale sono soltanto delle pedine, e per loroè difficile accettare tale situazione. La migliorepreparazione alla vita è la casa in cui i figlisono membri della famiglia stimati, ma nonsono l’inizio e la fine di tutto.

I bambini hanno bisogno e vogliono che igenitori facciano i genitori. Il mostrare la pro-pria forza e la ribellione sono un test dellavostra prontezza ad essere veri genitori. Se Voistessi non stabilirete la vostra autorità di geni-tori, nessuno lo farà al posto Vostro. Né lascuola, né i media, né tanto meno i loro coe-tanei. Non abbiate paura di governare la Vostracasa. Ciò che dite è sacro.

Ma la Vostra autorità deve essere sana. Allaluce di quanto scritto nella Lettera agli Efesini,non potete “far adirare i Vostri figli”. La Vostraautorità deve agire col sostegno dell’amorepiuttosto che della forza.

2. FATE SI’ CHE I VOSTRI FIGLI SIANO RESPONSABILI DEI LORO ATTITutti impariamo nella nostra casa d’origine

come essere genitori. Dovremmo quotidiana-mente mostrare ai nostri figli che i loro atti por-tano con sé certe conseguenze, a volte positi-ve e a volte negative. Questo sarà uno degliinsegnamenti fondamentali che apprenderà.

- Sono in ritardo, scrivimi una giustificazio-ne – dice Vostra figlia andando verso la mac-china.

- Che cosa devo scrivere? – chiedete inge-nuamente – Che Elena oggi è arrivatain ritardo a scuola, perché…?

- Devo avere la giustificazio-ne – chiede Vostrafiglia ed incomin-cia a preoccu-parsi che que-sta volta nonla aiuterete.

DELLA DISCIPLINA PRATICASono in dubbio se fornire l’esatto numero dei principi della disciplina pratica, poiché ciò non è tantosemplice. Spesso bisogna utilizzare il metodo dei tentativi e degli errori. Ma permettete che Vi presen-to 7 principi, sui quali poggia la disciplina pratica.

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11Briciole educative

- Beh, e io devo dire la verità – rispondete – .Quindi posso scrivere soltanto: “Elena è arrivatain ritardo perché ha parlato al telefono conun’amica per venti minuti, invece di prepararsiper la scuola. Prego di trattarla così come si trat-ta i ragazzini che arrivano in ritardo senza avereun motivo importante”. E’ così?

- Mamma! - .Elena ritiene che siete cattiva, ma in verità le

fate un regalo buono e prezioso. Le dimostrateche il suo comportamento ha un significato.Rifiutate di aiutarla ad uscire dai problemi chesi è creata lei stessa. Se incominciaste a giusti-ficarla, le permettereste di continuare a com-portarsi in modo irresponsabile. Ma Voi rispet-tate le sue scelte a tal punto che le permettetedi affrontarne le conseguenze. La obbligate adessere responsabile delle sue azioni.

3. PERMETTETE CHE LA REALTA’SIA PER LORO UN INSEGNANTESe un gatto attraversa una strada su cui sta

viaggiando un’automobile, viene schiacciato.A causa di questo incidente tutti sono tristi, maè un fatto che se si fosse fermato e avesse guar-dato a destra e a sinistra, vivrebbe ancora.

Questa è una lezione preziosa peri ragazzini, i quali ne possono

osservare e sperimentare leconseguenze.

Perciò il mio animaledomestico preferito è ilpesciolino rosso. Se non

gli date damangiare ,muore. I

bambiniimpara-no chedevonop r e n -d e r s ic u r ad e g l ianima-

letti e delle cose che vengono affidate a loro; incaso contrario li perdono. La respirazione artifi-ciale non ridarà la vita ad un pesciolino morto.Non si può riportare indietro il processo dellamorte, anche se desiderate molto ritornare allasituazione precedente. I bambini possono rattri-starsi molto, ma è proprio così che imparano. (E’un fatto che, anche se Vi prendete molta curadel pesciolino, prima o poi muore). Può essereanche un’occasione per avvicinare i Vostri figlialle questioni legate alla vita e alla morte.

Cercate tali momenti dai quali si può trarreun insegnamento. A volte la vita stessa ci for-nisce dei perfetti materiali per le lezioni dimo-strative. Forse permetterete che i Vostri figlivadano a dormire davvero tardi, affinché essistessi constatino che il giorno seguente saran-no molto stanchi (poi però spetta a Voi stabili-re un orario adeguato in cui vadano a dormi-re).

Non temete di permettere ai Vostri figli diaffrontare gli insuccessi. Troppi genitori temo-no che la sconfitta ferirà l’amor proprio deiloro figli. Di conseguenza, i genitori imbroglia-no, cambiano i principi, fanno finta che il lorofiglio non ha perso, oppure gli impediscono disperimentare qualcosa di nuovo. Si auto-col-pevolizzano per non aver protetto i loro figlidalle sconfitte, e tale senso di colpa li condu-ce a decisioni sbagliate di vario genere.

La Vostra casa dovrebbe essere un luogo incui Vostro figlio può subire una sconfitta – edimparare dai propri insuccessi. Circondate iVostri figli con l’amore, mostrate che hannomolta importanza per voi, ma non cercate dicorreggere Voi stessi i loro errori. Il nostro com-pito come genitori non consiste nel “chiudereun occhio” davanti alle malefatte dei nostrifigli – noi dobbiamo avere gli occhi spalanca-ti, vigili. La realtà è un perfetto insegnante, e seistruirete i Vostri figli ad apprendere proprio daessa, allora tali lezioni porteranno molti fruttiin tutto il corso della loro esistenza.

segue nel prossimo numero ss

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L’AMORE NEI CONFRONTI DELLA MOGLIENon si può essere un buon padre in fami-

glia senza un buon rapporto con la propriamoglie. L’esempio di un bellissimo amore tra igenitori è l’elemento più importante nell’edu-cazione dei figli all’amore. Infatti l’obiettivodella vita dell’uomo e contemporaneamente lafonte della sua felicità è Dio-Amore. Così, dun-que, un bambino privato dell’amore dei geni-tori, ha più difficoltà nel percorrere la stradaverso la propria felicità. La fedeltà coniugalefino al termine della vita è il messaggio piùimportante a proposito dell’amore coniugaleche si può trasmettere ai propri figli. Qualsiasigenere di riflessioni a proposito di divorzi“onesti” e “educati”, e perfino a proposito deivantaggi che può trarre da essi il figlio (avrà duemadri e due padri) sono una volgare manipo-lazione ed una offesa alla ragione dei giovani.

L’AMORE PIENO DI CUREL’amore per i figli è un’attenzione per il

loro bene, il loro sviluppo, la loro salvezza –fino alla santità. Mostriamo l’amore quandodedichiamo ai figli il nostro tempo. Ogni papàaffermerà che la sua professione rappresentaappunto questo tempo trascorso per i figli. E’vero, ma basta? C’è ancora il cosiddetto tempolibero. L’importante è che non sia “libero” daifigli. So che non è facile (lo conosco per espe-rienza personale) a gioire nel momento in cui

tre bambini piccoli insieme si siedono sulleginocchia del papà che, stanchissimo, si èappena seduto sul divano dopo essere statotutto il tempo al lavoro. So anche che moltipadri stanno a casa quasi esclusivamente men-tre i loro figli dormono – di mattina presto e disera tardi. Allora vi invito a riflettere: un lavorocosì intenso è necessario per l’esistenza dellafamiglia, o forse è diventato un’”attrazione” insé e per sé, ed una fuga dalle difficoltà dellavita familiare? Che almeno il desiderio di ognipadre diventi il volere trascorrere il più possi-bile del tempo con i propri figli! Il tempo vis-suto bene con i figli è un investimento cheporta i frutti durante tutta la vita dei nostriragazzi. All’inverso, quando i momenti dispo-nibili sono pochi, può accadere che il figlio siperda o perfino venga sviato, e magari compia

CCoommee mmiigglliioorraarree llaa pprroopprriiaa ppaatteerrnniittàà??La maggior parte dei padri non sono cattivi, soltanto che percepiscono delle difficoltà nell’esprimere ipropri sentimenti, non sono in grado di trovare un modo per costruire un contatto affettivo con i proprifigli e, come ogni persona in una situazione poco chiara, fuggono da essa. Ma vale la pena di trovare iltempo per ravvivare il contatto dei padri con i propri figli e con i loro problemi.

L A PAT E R N I TAʼ

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degli errori esistenziali irreversibili. In queicasi, la disperazione dei genitori è ritardata…

Che cosa fare, quando il tempo da dedica-re ai propri figli è davvero troppo poco, ancheper cause oggettive, spesso senza colpa?Bisogna imparare ad usufruire nel migliormodo possibile del tempo, anche minimo, checi rimane.

UN BUON UTILIZZO DEL TEMPOPer “non perdere tempo” – ecco un consi-

glio concreto per tutti i padri: già oggi, adesso,subito, cerchiamo di imparare a trascorreremomenti intensi, e con buon senso, insieme ainostri figli. Un tale tempo trascorso insieme alui serve affinché nostro figlio sia appagato dalcontatto con noi. Se il padre conosce i bisognidel figlio, sa come soddisfarli, anche nel corsodi alcuni minuti e perfino di alcuni secondi,ogni giorno, in modo efficace, con buon senso,e quindi riesce a soddisfarlo per mezzo di que-sta relazione con sé. Spesso si parla dellanecessità di riempire costantemente il cosiddet-to “serbatoio affettivo” dei nostri figli.

Quando il serbatoio è pieno, i nostri figlifunzionano bene nella sfera emotiva, mentrequando è vuoto nascono i problemi. Ci sonodei metodi per riempire intensamente questoserbatoio. Si tratta del contatto visivo, tattile, e diindirizzare la propria attenzione sui nostri figli.

LO SGUARDO DEL PADREOgnuno di noi conosce la forza dello

sguardo diretto verso gli occhi. Purtroppo loutilizziamo di solito nelle situazioni negative,per esempio dopo che nostro figlio ha com-messo una qualche colpa. Ecco che conoscen-do l’enorme forza dello sguardo diretto versogli occhi, al posto di utilizzarlo come fa la poli-zia durante un interrogatorio, sfruttiamolo peril bene dei nostri figli. Fissiamo uno sguardopieno di amore su nostro figlio, come per dir-gli: “Ti amo così come sei, e, senza tenere inconsiderazione eccessiva quello che farai, tiamerò sempre, e sono orgoglioso di te”; ciòappagherà il bisogno di vostro figlio di un con-tatto con il proprio padre e così diventerà unaiuto alla sua maturazione.

Notiamo che per fissare con lo sguardo gliocchi di una persona, bastano alcuni secondi,o forse, in situazioni eccezionali, alcune deci-ne di secondi. Forse nessun padre, anche sefosse il più impegnato nel suo lavoro, dirà dinon potere dedicare al proprio figlio questominimo tempo al giorno! (Se mettiamo a con-fronto questo tempo con le oltre 4 ore che tra-scorre giornalmente un uomo comune davan-ti alla televisione, ci renderemo conto facil-mente che in verità non si tratta di mancanzadi tempo).

Segue nel prossimo numero ss

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14 Briciole educative

L ’essere madre – questo ruolo esisten-ziale speciale – viene accolto dalladonna a vita. Perché la maternità è irre-

versibile. Non si può interromperla per un po’di tempo o ritornare alla situazione prece-dente. Non si può nemmeno fare un intervallo– anche se temporaneamente qualcun altro sioccupa dei suoi figli, la madre continua adessere vicina a loro spiritualmente.

Una delle madri afferma che non si senti-va preparata alla maternità. Oggi non riescead immaginarsi la sua vita senza il suo figlio-letto. – Proprio adesso è a passeggio con miomarito, e io continuo a pensare a lui – affer-ma emozionata – Senza di lui la casa mi sem-bra vuota.

UNA NUOVA DIMENSIONE DELL’AMOREMolte donne riflettono sulla domanda:

“Sarò in grado di assumere il ruolo dimadre?”, particolarmente quando nel passa-to avevano rari contatti con i bambini picco-li. Accade che alcune donne, rimanendo dasole con un neonato (per esempio il figliolet-to di un’amica), non sanno molto comeintrattenersi con lui, e quando il piccolo ini-zia a piangere, entrano in panico e si sento-no impotenti. Ma l’amore materno sconfiggetutte le barriere. Indipendentemente dall’etàdella donna e dalla sua esperienza di vita, edal fatto se è preparata all’essere madre o sesi trova in una situazione difficile ed è terro-

rizzata dall’idea della venuta al mondo delbimbo – comunque sia, la comparsa delbebé cambia il suo mondo in un modo ina-spettato. Da quel momento lei ha altre prio-rità, e tutti i pensieri e le preoccupazionigirano intorno al suo figlioletto. Inoltre,all’improvviso scopre che la maggior partedei timori che la preoccupavano sparisce, eche alcune soluzioni si presentano da sole.

ESSERE AL POSTO DI GUARDIAOvviamente, la maternità è anche uno

sforzo, che cambia gradualmente insiemeall’età del figlio. Inizialmente è più uno sforzofisico (l’allattamento, il cambio dei pannolini, ibagnetti, l’alzarsi di notte). Con il passare deltempo, tuttavia, lo sforzo fisico lascia il posto aquello psichico – infatti finisce la fase dellecure, ed inizia il processo dell’educazione. Maanche allora, la madre non riesce a liberarsi da

La maternita’ come avventuraLA MATERNITAʼ

Non è facile essere madre. La maternità è innanzitutto un’enorme responsabilità e un sacri-ficio attivo della propria vita per il figlio. Significa anche vegliare, organizzare, indicare iprincipi, controllare, ed essere continuamente pronti a soccorrere. Ma la maternità consisteanche in una fonte inesauribile di gioia, di commozione, e di avvenimenti straordinari.

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una continua sorveglianza, come se si trovas-se su un posto di guardia.

L’essere madre non finisce mai. Nel primoperiodo dell’esistenza del bimbo, ogni madredesidera innanzitutto che il piccolo sia sano.Ma col tempo si aggiungono altri desideri –che si ambienti bene all’asilo e poi a scuola,che raggiunga dei successi nei vari ambiti(discipline scolastiche, sport, ecc…), successi-vamente che trovi un buon lavoro, ecc…Questo processo non ha termine. Lo sforzoimpiegato per l’educazione del proprio figlio,e poi nel suo acquisto dell’indipendenza e nel-l’introduzione nell’età adulta, la accompagnafino alla fine della sua vita. Poiché una madrevuole sempre trasmettere al figlio il meglio, edinsegnargli ciò che è di maggiore importanza.E soprattutto desidera sempre il suo bene.

ALLA SCUOLA DELLA MATERNITÀLa maternità è una perfetta scuola di vita –

insegna la pazienza, l’organizzazione dell’esi-stenza, l’indipendenza. La maternità rendeimmune alle difficoltà quotidiane, e libera stra-ti di energia nascosti. Aiuta a scendere dal pie-destallo dell’età adulta e ad osservare il mondoper mezzo degli occhi del bambino. La mater-nità fa ringiovanire, aggiunge vitalità e mette leali ai piedi. Grazie alla maternità, la donnaogni giorno ricarica le sue batterie interiori.

- La maternità, secondo me, è un certo pro-cesso e certamente durante tutta la mia vitaimparerò dai miei figli – afferma Beatrice. –Fino ad ora, la maternità mi ha insegnato chevale la pena gioire di ogni momento, mi hainsegnato la pazienza e l’empatia. La materni-tà cambia le priorità, guarisce dall’egoismo,obbliga ad organizzare bene le proprie giorna-te, ma insegna anche ad essere elastici nei pro-pri progetti, perché i figli spesso sono impreve-dibili. La maternità mi ha insegnato a non giu-dicare gli altri, mi ha trasmesso la tolleranza el’umiltà. L’essere madre influisce positivamen-te sulle relazioni con mio marito e mi inducea lavorare su me stessa – aggiunge.

- Imparo la maternità ogni giorno, da quan-do ho saputo che in me batte il piccolo cuori-cino del nostro figlioletto – afferma Anna. – Lamaternità innanzitutto mi insegna a “dare ilmio io”, dare il tempo, l’affettività, la sensibili-tà, rivolgere la mia attenzione sul piccolo, eprendermi cura ininterrottamente di lui. Miinsegna a dimenticarmi di me stessa, della miasonnolenza, della mia stanchezza, della miadebolezza. E ad affidarmi a Maria, Colei che èla Migliore delle Madri, a chiederLe, dalmomento del concepimento del bimbo, diprendersi cura di lui e di educarlo in modo taleda piacere a Dio.

L’essere madre è un’esperienza che cam-bia in modo irreversibile tutta l’esistenzadella donna. Ma non cambia la sua persona-lità. La donna continua a rimanere se stessa –le piacciono le stesse cose, si impegna neglistessi ambiti della vita. E’ vero che durantealcune fasi dello sviluppo del bimbo la madredeve riorganizzare la propria vita, ma nondeve rinunciare a tutto. Per l’autonomia delfiglioletto è bene che a volte la mamma nonsi trovi nelle vicinanze e che quindi eglidebba cavarsela da solo. Perché la maternitànon è una limitazione. E’ il dono più prezio-so, e contemporaneamente una stupendaavventura, che non ha fine… ss

15Briciole educative

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16 Briciole educative

L’AIUTO EFFICACEIl Professor Howard Stevenson della

Graduate School of Education, nell’Universitàdello Stato della Pennsylvania, in questomodo ha aiutato nel corso di tre anni più di150 ragazzi del quartiere occidentale diFiladelfia. Tutti i ragazzi erano d’età tra i 10 ei 19 anni ed avevano un passato da criminali.Come sottolinea il Professor Stevenson, questiragazzi erano convinti che la violenza è unmezzo per dimostrare agli altri la propriaforza e la propria mascolinità, e non si rende-vano conto delle conseguenze e dell’influen-za negativa che la violenza poteva imprimeresulla loro psiche.

I CAMBIAMENTI POSITIVIPer mezzo dell’allenamento al basket,

per mezzo delle arti marziali e della terapiadi gruppo, in cui i partecipanti ricevettero lebasi di un’educazione culturale, i ragazziimparavano un altro metodo per gestire leproprie emozioni.

Come sottolinea il Professor Stevenson,

l’obiettivo del programma quinquennaledenominato PLAAY (Preventing Long-termAnger and Aggression in Youth –Prevenzione della rabbia a lungo termine edell’aggressività nei ragazzi) consisteva nel-l’unificare i metodi d’intervento e i metodidi ricerca, per introdurre dei cambiamentipositivi nell’esistenza dei ragazzi. Risultòche grazie a questo programma la frequen-za con cui emergevano i comportamentiaggressivi tra questi ragazzi diminuì consi-derevolmente.

IL CONTROLLO DELLE EMOZIONI“I ragazzi che mostravano gli atteggia-

menti più aggressivi trassero i benefici mag-giori – erano in grado di controllare meglio isentimenti di rabbia e di aggressività e lapaura del rifiuto da parte dei coetanei” diceil Professor Stevenson.

Gli studiosi si sono presi cura anche diun’adeguata preparazione e del sostegnopsichico per i genitori dei ragazzi che parte-cipavano al programma. I ragazzi che aveva-no iniziato l’esperimento precedentemente,tornavano a raccontare la propria esperienzaai partecipanti successivi. Il programma fufinanziato tra l’altro dall’Istituto Nazionaledella Salute Psichica (National Institute ofMental Health) negli Stati Uniti. ss

DDEEII RRAAGGAAZZZZIIDDEEII RRAAGGAAZZZZII

IILL CCOONNTTRROOLLLLOO DDEELLLL’’AAGGGGRREESSSSIIVVIITTAA’’Si può insegnare ai ragazzi come controllare le sen-sazioni di rabbia e di aggressività con l’aiuto delbasket o con le arti marziali – ecco che cosa dimo-strano le sperimentazioni degli studiosi negli StatiUniti.

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Vi racconto della mia fami-glia. Essa è composta danove persone. Mio

papà si chiama Adamo, miamamma – Monica. Io sonoil più grande e mi chiamoMatteo. Dopo di me è natoGiacomo, poi Maria. InfinePietro, Tommaso, Wojtek, eil piccolo Andrea. Vi ho dettoi nomi e la successione deimiei fratelli in ordine consecutivo,adesso vi racconterò di ciascuno diloro in modo interessante.

Giacomo frequenta la quarta elementare.A lui piace molto giocare con me, andare inbicicletta, sui pattini a rotelle; si trova semprevicino a me. Io mi confido con lui raccontan-dogli tutti i miei segreti, e, a proposito, c’è unsegreto che sappiamo noi due ma che nondirò a nessun altro! Il più spesso, Giacomo tra-scorre il tempo libero insieme a me. A volteavviene che litighiamo, ma per poco tempo, esubito dopo ricominciamo a giocare insieme.Voglio molto bene a Giacomo, forse ancheperché ha un’età simile alla mia. DopoGiacomo è nata la mia unica (almeno finora)sorella – Maria. Anche se a volte litighiamocon lei, tuttavia ci vogliamo molto bene. Leispesso mi offre vari dolci, ed anche io, se hoqualcosa di buono, gliene do un po’. Lei pernoi è una “seconda mamma”. A volte fa dellemansioni al nostro posto, perché a casa da noiognuno ha i suoi compiti!

Dopo Maria ci sono quelli che noi chia-miamo “i piccoli”. Il più grande tra loro èPietro. Egli è fortunato perché ha le orecchie asventola, gli occhi azzurri e parla ad alta voce,come attraverso un megafono – perciò ha untale soprannome. Ho detto che Pietro è fortu-

nato perché tutti gli danno qualcosa,“perché è un bambino così cari-

no”. Lui riceve le cicche e lepatatine, ma le condividesempre con noi, perché civuole bene. Quandoandiamo da qualche partein vacanza, soltanto Pietrorimane nella memoria delle

persone che incontriamo, equando li rincontriamo, come

prima domanda chiedono:“Dov’è Pietro?”.

Dopo Pietro è nato Tommaso. Egli è moltoagile fisicamente, e quando corre con Pietro, ilpiù delle volte vince lui. Tommaso ha i capellichiari, quasi “bianchi”, la carnagione scura egli occhi marroni molto scuri. Tommaso spes-so si vergogna – quando dice qualcosa, loripete molte volte non riuscendo a finire ciòche sta dicendo. Ma noi lo capiamo e non loderidiamo.

Wojtek è uno dei bambini più cicciottello. E’come l’orsetto grizzly. Wojtek ha questo sopran-nome, perché è pesante e grassottello come uncuccido d’orso, ma è molto simpatico. Chi lovede sorridere deve sorridere insieme a lui.

Andrea ha un anno d’età, e sta appena ini-ziando a parlare. Sa ripetere “mamma”. Haimparato a camminare e bisogna continuare asorvegliarlo, perché è molto vivace. A voltedevo intrattenerlo, così che la mamma puòpreparare il pranzo o la cena.

Da noi in famiglia ogni tanto si litiga, matali momenti passano molto velocemente.Sbaglia chi pensa che non si riesce a resisterein casa nostra. Da noi si sta molto bene. Sonodavvero felice che sono nato in una tale fami-glia e che ho tanti fratelli!

Matteo s

VI RACCONTO DELLAMIA FAMIGLIA...

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Il cuore dellʼuomo deve essere educato

a partire dallʼinfanzia stessa.

Lʼeducazione del cuore esige capacitaʼ

e continua laboriositaʼ.ddaallllee ppaarroollee ddeell

bbeeaattoo ddoonn IIggnnaazziioo KKllooppoottoowwsskkii