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 INDICE 

 

 

 

 

1. Abstract……………………………………………………………………………………………. p.3 

2. Introduzione metodologica………………………………………………………………. p.4 

3. Trattazione generale del significante e significato…………………………….. p.5 

4. Luigi Pirandello…………………………………………………………………………………. p.6 

5. Renè Magritte…………………………………………………………………………………… p.12 

6. Bibliografia……………………………………………………………………………………….. p.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ABSTRACT  

In questa tesina ho analizzato la relazione tra significante e significato e la sua manifestazione in due grandi artisti. 

In Pirandello ho preso in considerazione l’opera “Sei personaggi in cerca d’autore”, sottilineando in che modo si presentano significante e significato. 

In Magritte ho deciso di concentrarmi principalmente, oltre che sui caratteri 

generali del surrealismo, sull’opera Trahison des Images, anche qui sottolineando la presenza nel quadro del significante e significato. 

Per ultimo ho steso la bibliografia, nella quale ho specificato le fonti del mio lavoro. 

 

In this work I analyzed the relationship between signifier and meaning, and its manifestation in two great artists. 

 In Pirandello I analyzed  the work "Six characters in search of the author," underlining how  the signifier and the meaning are showed.  

In Magritte, I decided to focus primarily, as well as on the general characteristics of 

surrealism, about Trahison des Images, stressing again the presence of meaning 

and signifier.  

Finally, I compiled the bibliography, in which I have specified the sources of my work. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INTRODUZIONE METODOLOGICA  

 

 

Ho scelto di trattare il tema del doppio, poiché era una argomento che mi incuriosiva molto. Non volendo affrontare un percorso interdisciplinare banale, grazie ai consigli dei docenti, ho preferito dare una sfumatura di originalità a questo tema, trattando la relazione tra significato e significante. In modo particolare ho scelto l’opera pirandelliana “Sei personaggi in cerca d’autore”poiché, dopo averla letta, mi ha colpito molto per l’originalità con la quale l’artista ha affrontato tale argomento. 

Ho scelto Magritte già qualche mese prima della tesina, dopo averlo affrontato in classe. Questo artista mi ha molto colpito per l’incredibile lavoro presente al di là di un quadro che apparentemente raffigura semplicemente una pipa. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL DOPPIO: RAPPORTO TRA SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE  

RELAZIONE TRA SIGNIFICANTO E SIGNIFICANTE: 

rattando della relazione tra significato e significante non è possibile non far riferimento alle teorie del linguista svizzero Ferdinand de Saussure, considerato il fondatore della linguistica moderna. 

Sostanzialmente, la sua eredità può essere riassunta nella seguente affermazione: il linguaggio è un sistema di segni, dove per segno si intende la corrispondenza tra significato e significante (1916).  

Tale affermazione potrebbe risultare banale; ma , analizzandola in modo approfondito, ci si può soffermare su due aspetti fondamentali. Un primo aspetto riguarda il segno di per sé: è importante infatti sottolineare che il segno, inteso appunto come la corrispondenza tra significato e significante, è un elemento utilizzato quotidianamente e continuamente per indicare sia relazioni logiche che relazioni emozionali.  

 

  

 

Un secondo aspetto, di fondamentale importanza, è proprio questa “scoperta” della relazione tra significato e significante. Il significato di questa relazione può essere spiegato in questo modo: ogni volta che si utilizza una parola o un’espressione, così come si sta facendo anche in questo momento, ci si trova di fronte ad un “contenitore”, il significante (la parola o l’espressione), che viene colmato da un “contenuto”, il significato (ciò che si vuole esprimere. La relazione tra questi due elementi, il cui risultato è appunto il segno, è quindi arbitraria, socialmente costruita e frutto di un’interpretazione.  Inoltre, da sottilineare,è che il significante è la parte di qualunque segno percepibile dai sensi, mentre il significato è la sua parte concettuale, e che la corrispondenza è arbitraria (nel senso che non è obbligata dalla natura né del significato né del significante) ma intersoggettiva (nel senso che deve essere necessariamente condivisa dai soggetti in comunicazione tra loro). 

 

 

 

SEGNO

SIGNIFICATO  SIGNIFICANTE

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   LUIGI PIRANDELLO 

 

BREVI CENNI AUTOBIOGRAFICI: 

uigi Pirandello nasce nel 1867 in Sicilia da una famiglia molto ricca. A Roma studia lettere e a Bonn si laurea in glottologia.Tornato in Italia, si sposa con una donna siciliana e con lei si trasferisce a Roma dove riceve ogni mese un 

assegno mensile dal padre, il quale gli permette di continuare a dedicarsi alla scrittura.  Nel 1903 l'allagamento della miniera del padre causa una grave crisi finanziaria familiare: ciò cambia la vita di Pirandello il quale è ora costretto a dover lavorare per sopravvivere. Nel 1919 sua moglie viene mandata in un manicomio perché diventata pazza e per le sue continue accuse di tradimento verso il marito. Influenzato da questi avvenimenti ai quali si aggiungono la prima guerra mondiale e la partenza di uno dei suoi figli per essa e successivamente la sua cattura, in lui si sviluppa l'idea di una vita caratterizzata dalla tragicità. In Pirandello è evidente un umorismo tragico che può essere definito sarcasmo, ed inoltre un pessimismo molto più cupo:egli definisce la vita come una grande “pupazzata” ovvero una pagliacciata alla quale si può sfuggire solo tramite la scrittura. 

 Per un periodo della sua vita viaggia con una compagnia teatrale nella quale vi è una giovane e bella attrice con cui vive per breve tempo un amore platonico.Nel 1924 , per quanto riguarda l'aspetto politico,si iscrive al partito fascista,non essendo assolutamente fascista e per questo guardato molto malamente dal regime.Viene accusato di svolgere azioni anti‐fasciste,in effetti le sue idee,il suo continuo mettere in dubbio la realtà non piacevano di certo al regime e al realismo fascista.Pirandello muore nel 1936 e prima della sua morte scrive alcune volontà chiare sulla propria morte,esattamente come fece Parini. 

 

 

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GENESI E STORIA 

Prendendo in esame il tema del doppio inteso come rapporto tra significante e significato, ho deciso di 

presentare questo tema partendo dall’opera pirandelliana Sei personaggi in cerca d’autore. Cosi come 

nello Strano caso del dottor Jekyll e di Mister Hyde di Robert Louis Stevenson, nel quale l’autore afferma come tutto dipende da «Brownies», folletti che gli appaiono in sogno e che rappresentano per lui, come al teatro, le storie che poi scrive, qualcosa di analogo accade nell’opera pirandelliana. Infatti qui i «Brownies» sono gli stessi personaggi che, apparendo nel sonno all’autore, chiedono con urgenza di essere rappresentati; egli, negando loro tale possibilità, li condanna al ruolo di personaggi rifiutati.  

Per la prima volta questo tema venne trattato nel racconto intitolato Personaggi, pubblicato nel periodico “Il Ventesimo” del 10 giugno 1906, che iniziava in questo modo: “Oggi, udienza. Ricevo dalle ore 9 alle 12, nel mio studio, i signori personaggi delle mie future novelle” 1 

Questa diventerà una vera e propria situazione ossessiva per Pirandello che troverà, finalmente, pace nel 1921 con la stesura del dramma che lo portò al successo. 

 

IL DRAMMA 

Nell’opera “Sei personaggi in cerca d’autore” alla base vi è un dramma 

familiare vissuto dai Personaggi (Significati): protagonisti della vicenda sono un Padre, una Madre,e un Figlio, ma la loro esistenza si è incrinata poiché il Padre, persuaso che la moglie fosse attratta verso un suo umile dipendente da una profonda affinità, ne favorisce quasi per pietà l’unione, ed essi vanno a vivere insieme , tuttavia sempre sotto l’occhio vigile del Padre. 

                                                            1 L. PIRANDELLO, Personaggi, Sei personaggi in cerca d’autore, a cura di G. Davico Bonino, Torino 1993,  

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Muore l’amante e la donna rimane in miseria con i tre figli avuti da lui. Per sfamarli, la Figliastra, ormai diciottenne,si prostituisce nell’equivoco atelier di madama Pace, un’ambigua signora forse di orgine spagnola. In quel posto un giorno si presenta un “cliente” che è proprio il Padre (ovvero il marito della Madre). L’incesto non avrà luogo soltanto perche la Madre sopraggiunge desolata e sconvolta. La Figlistra stessa inveisce contro l’uomo , ed egli, vergognandosi, accoglie tutti nella sua casa, dove i nuovi arrivati troveranno le ostilità del Figlio. In quest’atmosfera esplode il dramma: la piccola figlia nata dall’unione della Madre con l’amante muore, annegando nella vasca del giardino e suo fratello, il Ragazzo, si uccide con un colpo di rivoltella. I Sei personaggi raccontano questo dramma al Capocomico e agli Attori, rivivendone le scene culminanti, affinchè essi lo facciano rivivere a loro volta nella realizzazione scenica. In questo modo I Sei personaggi troverebbero per la prima volta una loro dimensione reale. 

 LA DUPLICE STRUTTURA 

L’opera è strutturata in maniera tale da creare un duplice sistema di personaggi: 

 

PERSONAGGI DELLA COMMEDIA DA FARE                     ATTORI DELLA COMPAGNIA 

Il padre La madre La figliastra Il figlio Il giovinetto La bambina (questi ultimi due non parlano) (Poi, evocata) Madama Pace  

Il direttore‐capocomico La prima attrice Il primo attore La seconda donna L’attrice giovane L’attor giovane Altri attori e attrici Il direttore di scena Il suggeritore Il trovarobe Il macchinista Il segretario del capocomico L’uscere del teatro Apparatori e servi di scena 

 I primi sono appunto i cosiddetti “Personaggi rifiutati” dall’autore in cerca di  qualcuno che li rappresenti sulla scena, che dia loro, quindi, una consistenza, in modo da non configurarsi soltanto come “Ombre vane”. A questo proposito essi irrompono sul palcoscenico di un teatro, dove si sta rappresentando un 

dramma pirandelliano, Il giuoco delle parti. A questo punto è chiaro come il tema del doppio, inteso come rapporto tra significato e significante, rivesta un ruolo fondamentale.      

  E 

SIGNIFICATO

                                                          ~ 8 ~CONCETTI, ovvero i personaggi che nel sonno chiedono di essere rappresentati 

SIGNIFICANT

  

 FORMA, ovvero quella 

rappresentazione negata 

dall’autore, e ritrovata 

nell’opera “Il giuco delle parti”

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Fra lo sbigottimento degli attori (significanti)  ciascuno dei sei personaggi (significati)  racconta il dramma di rapporti familiari, finchè si arriva alla tragedia finale. Ma proprio qui sta il paradosso: questi fatti potevano essere reali , ma non lo sono. Il loro dramma infatti è già avvenuto in una dimensione temporale parallela, dalla quale l’autore riceve le idee e le immagini che animano la sua opera. 

Tale dimensione è strettamente legata al rapporto tra significanti e significati, in modo particolare a questi ultimi; ed essendo  i personaggi‐concetti privi di consistenza, ecco che anche i drammatici avvenimenti con cui si conclude l’opera non possono essere reali . 

Uno dei motivi per cui l 'autore ha rifiutato di dare una forma ai sei personaggi è perchè essa non rispecchierebbe la vita, e sarebbe come ammettere, come riportato dal Padre all’interno dell’opera, che : “Ciascuno di noi  si crede uno ma non è vero: è tanti, signore, tanti, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi: uno con questo, uno con quello – diversissimi!”.  

 

 

 

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SIGNIFICATI E SIGNIFICANTI 

In " Sei personaggi in cerca d'autore" non è riuscito a stringersi un vero e proprio legame tra i personaggi e il loro autore, così come riportato dal titolo. 

Respinti, rifiutati dopo molte esitazioni, da chi doveva dar  loro corpo,i Sei personaggi  , dotati come per incanto di vita autonoma, si presentano sul palcoscenico,  il  luogo naturale della  loro unica possibilità di esistenza.  

C’è però un  rapporto  conflittuale  tra  significati e  significanti:  infatti, quando  si  tratta di  far  recitare gli attori veri,  i personaggi divengono  insofferenti e protestano continuamente; essi   non si riconoscono  in quei professionisti,  le scene mancano sempre di qualche particolare "indispensabile" .  Il problema è che tra  i due gruppi vi è una differenza abissale:  i personaggi sono maschere rigide e bloccate nel ruolo che rappresentano; mentre   gli attori  , che sono uomini e donne, sono caratterizzati dallo scorre della vita, elemento continuamente ed individualmente mutabile. 

In ciascuno dei due gruppi però domina  il  ruolo:  il  ruolo  famigliare nei personaggi  (Padre,Madre, ecc.), teatrale negli attori (Prima, Seconda Attrice / Attore, Attrice /Attor Giovane, ecc.). I sei sono legati da rapporti diretti e indiretti, in un sistema di parentele incrociate in cui l’unica variante è la Madre,  la natura che genera; mentre  i figli hanno padri diversi, costruendo un altro campo di conflitti tra, i figli del primo (il Figlio) e quelli del secondo marito (la Figliastra e i due bambini).  I Personaggi emergono da una precisa concezione della  loro apparenza, essendo  immagini teatralmente caratterizzate da attributi facilmente riconoscibili. Tuttavia è il Padre (oltre a Madama Pace) ad essere rappresentato con un preciso ritratto: uomo di mezza età, sensuale, «con baffetti folti quasi acchiocciolati attorno alla bocca ancor fresca [...]». La Figliastra, di diciotto anni, ha attributi generici, bellissima, spavalda,umile quanto la Madre, col viso «di cera » e con gli occhi sempre bassi, come i due bambini; invece il Figlio appare «irrigidito in un contenuto sdegno verso il padre». Rigidità che appartiene a  tutti, nel  loro presentarsi come  Immagini create e che scompare solo nella rappresentazione delle loro “scene”. Anche gli Attori sono intrappolati, ma nei loro ruoli, insieme al Capocomico. La simmetria dei due gruppi mostra una relazione tra  la staticità del ruolo dei Personaggi e quella degli Attori;  la prima derivata da un eccesso di vita del Padre, un «intellettuale» che presume di prevedere  il destino proprio e degli altri e perciò viene punito col puntuale fallimento del suo progetto. Mentre  il  ruolo  di  «traduttori»  degli  Attori  li  relega  nel  mondo  delle  copie,  nella  rigidità  dunque dell’inautentico e del non vitale.  L’autore  però,  nonostante  queste  differenze  evidenti,  suggerisce  ai  Personaggi,  affinchè  non  si confondano con gli Attori del teatro dove essi sono entrati, di indossare speciali maschere: 

“Lavorate e tagliate in modo che lascino liberi gli occhi, le narici e la bocca. S’interpreterà cosí anche il senso profondo

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della commedia. I Personaggi non dovranno infatti apparire come fantasmi, ma come realtà create, costruzioni della fantasia immutabili: e dunque piú reali e consistenti della volubile naturalità degli Attori. Le maschere ajuteranno a dare l’impressione della figura costruita per arte e fissata ciascuna immutabilmente nell’espressione del proprio sentimento fondamentale, che è il rimorso per il Padre, la vendetta per la Figliastra, lo sdegno per il Figlio, il dolore per la Madre con fisse lagrime di cera nel livido delle occhiaje e lungo le gote, come si vedono nelle immagini scolpite e dipinte della Mater dolorosa nelle chiese.”  Tale suggerimento è di fondamentale importanza per la posizione che riveste nell’ideologia pirandelliana il 

motivo della maschera, come elemento essenziale di quel  Giuoco delle parti, che non è soltanto il titolo di una commedia, ma espressione di un rapporto dell’uomo pirandelliano con i suoi simili, di un dramma della personalità perennemente in crisi. 

 ANALOGIE E DIFFERENZE:  

SIGNIFICATI  SIGNIFICANTI 

‐maschere bloccate nel ruolo che rappresentano;  

 

‐domina il ruolo famigliare 

‐intrappolati come concetti nella mente dell’artista 

‐grande rigidità rappresentata dalla figura del Padre. 

‐caratterizzati dallo scorrere della vita reale, che per definizione è mutevole  ‐domina il ruolo teatrale  ‐intrappolati nel ruolo di attori  ‐grande rigidità rappresentata dal ruolo di semplici traduttori assunto dagli Attori. 

                 

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RENE’ MAGRITTE BREVI CENNI AUTOBIOGRAFICI 

ené Magritte nasce in Belgio nel 1898 e frequenta l’Accademia delle belle arti di Bruxelles. Nel 1912 la sua adolescenza è segnata da un episodio che avrà poi molta influenza sulle sue opere: la madre si suicida gettandosi nel fiume e il suo corpo viene ritrovato nudo con la camicia da notte sollevata 

ad avvolgerle il volto. A partire dal 1920, lavora come disegnatore di carte da parati per poi passare alla creazione di manifesti pubblicitari. Queste esperienze lasceranno dei segni nelle sue produzioni come artista, volte alla ricerca dell’essenzialità, alla recisione e pulizia formale sebbene tratti temi inquietanti, ambigui e inconsci.  Nel 1925 conosce la poesia surrealista francese e incontra De Chirico;in particolare Magritte rimane colpito dal Canto d’Amore dell’artista metafisico dove, sul lato di un edificio, sono accostati la testa enorme di una statua greca e un gigantesco guanto di lattice. Questo sarà uno dei due motivi per cui l’artista belga passerà da una pittura di tipo cubista e futurista ad una più surrealista e metafisica.                                                                                                                                                                    Giorgio De Chirico: Canto d’amore (1914) 

Poco più tardi (nel 1926) prende contatto con Breton, attuale leader del movimento surrealista. L’anno successivo si sposterà quindi a Parigi dove avrà la possibilità di entrare in contatto con altri pittori surrealisti quali Eluard, Mirò e Dalì. Nel 1928 partecipa all’Exposition surréaliste e diviene elemento importante del movimento. 

Negli anni a seguire, perlopiù trascorsi in Belgio, la produzione di Magritte è costante e continua, regolare e precisa come fu la vita stessa dell’artista. Dopo i primi lavori ispirati alla metafisica 

dechirichiana segue il periodo delle immagini isolate ed ambigue, poi ai quadri angoscianti del periodo nero fino alla complessa ricerca sulla dialettica e sul rapporto fra immagine e realtà, visone e pittura. 

I decenni che seguono sono ricchi di riconoscimenti internazionali, mostre personali in Europa e USA, esposizioni con il gruppo dei surrealisti e commissioni per l’esecuzione di pitture murali in Belgio. 

Nel dopoguerra l’artista porta avanti la sua ricerca con sempre maggior scioltezza lasciando alle immagini il compito ridisporsi sulla tela in modo apparentemente casuale. 

Magritte muore a Bruxelles nel 1967 

 

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CARATTERI GENERALI DEL SURREALISMO DI MAGRITTE 

Renè Magritte era belga. Questa considerazione, che potrebbe sembrare un semplice dato anagrafico, è in realtà particolarmente importante per comprendere perché il surrealismo di Magritte sia tanto diverso da quello del circolo di Breton, sia nei temi che nello stile. 

 Forse il modo migliore per capire cosa potesse rappresentare Parigi, per un artista dell'epoca, è citare una celebre frase di Mirò, che così si rivolgeva ad un amico:  

"PARIGI,PARIGI,PARIGI", dice, "preferisco essere assolutamente un fallito, mortalmente fallito a Parigi, piuttosto che galleggiare sulle acque putride di Barcellona".

La pittura di Magritte prende le mosse dalla spazialità metafisica di De Chirico e dalla sua associazione imprevedibile di elementi, senza rapporto logico tra loro, per produrre un'atmosfera di straniamento e mistero.  

Fortemente influenzato anche da Max Ernst, Magritte immette nella propria opera una quantità di immagini d'uso e di oggetti familiari che, colte con un'ottica realista e dipinte con la didattica semplicità delle illustrazioni per i libri d'infanzia, vengono poi accostate tra loro o trasformate in modo da stravolgere l'idea che abbiamo di esse e le relazioni che normalmente le stesse ci suggeriscono. Magritte vuole in tal modo fare della pittura uno strumento di conoscenza del mondo, 

"ma una conoscenza che sia inseparabile dal suo mistero". Cade allora la barriera tra interno ed esterno, svanisce quella tra contenuto e contenitore; si alterano i rapporti di scala, si stravolgono le prospettive spaziali; muta il rapporto tra l'oggetto ed il nome che lo designa e si suggeriscono più complessi rapporti tra linguaggio e mondo degli oggetti.  

                                                                                                                                                                  Renè Magritte: L’impero delle luci (1954) 

La sua produzione utilizza un limitato repertorio di elementi: un uomo vestito di nero, una donna nuda, terra, mare e cielo, l'alfiere degli scacchi ed una serie di oggetti di uso quotidiano. 

E' proprio questo che differenzia Magritte dagli altri surrealisti: il suo surrealismo è un'arte più ragionata del surrealismo automatico del gruppo parigino. Il pittore belga cerca di perseguire il suo obiettivo decontestualizzando gli oggetti della sua rappresentazione per ottenere uno straniamento che sappia sorprenderci. A questo proposito è di fondamentale importanza questo passaggio tratto da una sua conferenza:  

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"La creazione di nuovi oggetti, la trasformazione di oggetti noti, il mutamento di materia per certi oggetti: un cielo di legno, per esempio; l'uso delle parole associate alle immagini; la rappresentazione di certe immagini del dormiveglia furono a grandi linee i mezzi da me usati per costringere gli oggetti a

diventare infine eccezionali.

Paul Nougé, in Les images défendues, osserva anche che i titoli dei miei quadri sono comodi ai fini della conversazione ma non sono spiegazioni. I titoli sono scelti in modo tale da impedire di situare i miei

quadri in una regione rassicurante che lo svolgimento automatico del pensiero potrebbe trovar loro allo scopo di sottovalutarne la portata.

I titoli devono essere una protezione supplementare, destinata a scoraggiare qualsiasi tentativo di ridurre la poesia ad un gioco senza conseguenze."

 

RELAZIONE TRA SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE 

“Si possono creare nuovi rapporti tra le parole e gli oggetti, e precisare alcune caratteristiche del linguaggio e degli oggetti generalmente ignorate nella vita

quotidiana”

(Magritte) 

Nel 1926 Magritte dipinse un’opera nella quale sono raffigurate le forme di due pipe: una è inquadrata in una tela‐lavagna posta su di un cavalletto da pittore; l’ultima, più grande e quasi come fatta di fumo, fluttua nello spazio e scivola nel vuoto. Al si dotto della prima si legge la scritta: “Ceci n’est pas une pipe”. 

 

Questa è la prima di una serie di opere che Magritte realizzerà sul tema della pipa fino ad arrivare, nel 

1953, alla realizzazione della celeberrima Trahison des Images, ovvero L’inganno delle immagini. È anche però il simbolo della sua più importante ricerca: quella cioè sul rapporto che vi è fra rappresentazione di un oggetto (significante) e l’oggetto reale (significato).

Nel dipinto è rappresentata molto realisticamente una pipa appoggiata su di una superficie fatta di legno. Appena sotto vi è una targhetta con la scritta “Ceci n’est pas une pipe”. 

Questa didascalia mira a negare qualcosa che si nega da sé e cioè che la rappresentazione di una pipa non è una pipa reale ma solo una superficie dipinta in modo tale da evocare in noi 

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l’immagine di un oggetto: "La famosa pipa..?Sono stato rimproverato abbastanza in merito. Tuttavia la si può riempire? No, non è vero, è solo una rappresentazione: se avessi scritto sotto il mio quadro: "Questa è una pipa", avrei mentito." (Magritte) 

 

 

 

Ma oltre alla distinzione tra significante e significato vi è un’ulteriore distinzione all’interno del significante: quella tra didascalia e immagine. 

I due elementi, infatti, all’interno dell’opera assumono un’importanza diversa a seconda delle posizioni dalle quali li si osserva. 

Se si osserva l’opera da lontano noteremo che la forma della pipa ha maggior forza, lasciando il testo privo di significato perché illeggibile. L’occhio infatti, non riuscendo a mettere a fuoco la linea che compone la parola e quindi la frase, passerà automaticamente in primo piano sull’immagine dell’oggetto poiché di più facile lettura. 

 

 

 

Se ci avviciniamo a pochi centimetri dal dipinto il fenomeno è esattamente l’inverso. La scritta prende, in questo caso, il sopravvento sull’immagine che è diventata ora un semplice insieme di colori uniti su di una tela, senza significato apparente. 

 

 

 

 

 

SIGNIFICANTE: 

immagine della pipa e la didascalia 

SIGNIFICATO: 

l’oggetto stesso, ovvero la pipa 

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 Dunque, ora appare chiaro che ciò che abbiamo davanti agli occhi non è una pipa. Non per ciò che è scritto sulla targhetta, ma perché ci rendiamo conto che neanche una rappresentazione può assumere il ruolo di un oggetto nella realtà. 

Il risultato di questo accostamento fra scrittura e rappresentazione da origine ad un accostamento fra lettura e osservazione. Accostamento del tutto fuori luogo dato che l’uno tende a contraddire l’altro e viceversa, creando così un conflitto fra le due grandi facoltà della nostra percezione visiva: leggere e vedere. 

Ne emerge che vi è una netta separazione fra il mondo dei significanti,ovvero delle immagini, e quello dei significati,ovvero del reale. Il primo non arriverà mai ad eguagliare, in tangibilità e consistenza, il secondo.