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Tra gli obiettivi militari c’erano anche i ponti ferroviari. Ronco Scrivia ha pagato un prez- zo drammatico, in particolare per il ponte che in paese chiamano quello delle “due bocche” in quanto ci sono gli imbocchi delle due gal- lerie: una, della via “vecchia” di Busalla, l’al- tra della “Succursale”. Dal 7 luglio 1944 al 12 aprile 1945 sul terri- torio ronchese furono sganciate 492 bombe di grosso calibro, con 38 vittime e 116 feriti. Il primo bombardamento, quello del 7 luglio delle ore 18,30, provocò la distruzione di ven- tidue alloggi per un totale di dodici edifici. Questo attacco fu il più tragico: 80 bombe del peso di 500 chili ciascuna provocarono 21 morti e 53 feriti. Alla fine del conflitto il 51% delle case ron- chesi era stato duramente danneggiato, soprattutto nella zona di Villavecchia, a pochi passi dalla ferrovia, in particolare dallo scalo e dall’altro ponte sullo Scrivia, accanto alla stazione ferroviaria, entrambi bombardati. Le immagini dell’epoca suscitano sempre forti emozioni, soprattutto quelle del cimitero devastato, mentre il dirimpettaio ponte ferro- viario delle Cave di Gabba, obiettivo dell’in- cursione, venne più volte colpito però mai distrutto. Fu gravemente danneggiata soltanto un arcata, ma ripristinata, con un riempimen- to, dai tedeschi nel giro di un paio di giorni. Queste foto sono inserite anche nel piccolo, ma prezioso, documentario realizzato, decen- ni or sono da Luisella Canta, da suo marito Fausto Maluberti, prematuramente, scompar- so, e da altri giovani ronchesi, nel film “Operazione Strangle” titolo che caratterizza anche il volume scritto recentemente da Sergio “Teddy” Di Tonno. Giovanni Traverso Giornalista BOMBARDAMENTI A RONCO SCRIVIA Ronco Scrivia - Bombardamento ponte ferroviario © 2008 Mastodonte Dei Giovi - Ronco Scrivia - Pannello 1

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Tra gli obiettivi militari c’erano anche i pontiferroviari. Ronco Scrivia ha pagato un prez-zo drammatico, in particolare per il ponte chein paese chiamano quello delle “due bocche”in quanto ci sono gli imbocchi delle due gal-lerie: una, della via “vecchia” di Busalla, l’al-tra della “Succursale”.Dal 7 luglio 1944 al 12 aprile 1945 sul terri-torio ronchese furono sganciate 492 bombe digrosso calibro, con 38 vittime e 116 feriti. Ilprimo bombardamento, quello del 7 lugliodelle ore 18,30, provocò la distruzione di ven-tidue alloggi per un totale di dodici edifici.Questo attacco fu il più tragico: 80 bombe delpeso di 500 chili ciascuna provocarono 21morti e 53 feriti. Alla fine del conflitto il 51% delle case ron-chesi era stato duramente danneggiato,soprattutto nella zona di Villavecchia, a pochipassi dalla ferrovia, in particolare dallo scaloe dall’altro ponte sullo Scrivia, accanto allastazione ferroviaria, entrambi bombardati.

Le immagini dell’epoca suscitano sempreforti emozioni, soprattutto quelle del cimiterodevastato, mentre il dirimpettaio ponte ferro-viario delle Cave di Gabba, obiettivo dell’in-cursione, venne più volte colpito però maidistrutto. Fu gravemente danneggiata soltantoun arcata, ma ripristinata, con un riempimen-to, dai tedeschi nel giro di un paio di giorni. Queste foto sono inserite anche nel piccolo,ma prezioso, documentario realizzato, decen-ni or sono da Luisella Canta, da suo maritoFausto Maluberti, prematuramente, scompar-so, e da altri giovani ronchesi, nel film“Operazione Strangle” titolo che caratterizzaanche il volume scritto recentemente daSergio “Teddy” Di Tonno.

Giovanni TraversoGiornalista

BOMBARDAMENTI A RONCO SCRIVIA

Ronco Scrivia - Bombardamento ponte ferroviario

© 2008 Mastodonte Dei Giovi - Ronco Scrivia - Pannello 1

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PERCIVALE ATTILIORONCO SCRIVIA 1915-2008 - DAL DIARIO “UNO STRALCIO DELLA PROPRIA VITA”

...A Ponte Decimo ho passato periodi drammatici, quan-do si fermavano specie di tradotte composte da carribestiame carichi di operai prelevati dagli stabilimenti dellabassa Polcevera e mandati in Germania. In quei carri chiu-si con lucchetti, dai finestrini sbarrati da fili spinati, moltemani spargevano piccoli foglietti, perché qualcuno li rac-cogliesse per far sapere ai loro congiunti di questo prelie-vo forzato; ma, dato che queste tradotte erano scortate dadecine di soldati tedeschi, era difficile avvicinarsi e racco-gliere le loro missive. Udivo anche i loro gridi di terrore edisperazione; tutti erano coi loro soli abiti da lavoro e quel-li che erano presenti in stazione erano impotenti a presta-re loro il minimo soc-corso. Quando questoprelievo forzato finì, neè iniziato un altro, nonpiù carri bestiame sbar-rati da filo spinato, mamolte tradotte di carriscoperti carichi delle piùsvariate macchine uten-sili, come torni, frese,trapani, motori elettrici,cavi di rame, chiaviinglesi ecc.. I tedeschiandavano spogliando conle loro razzie le nostremigliori fabbriche:Ansaldo, ILVA, Deltaecc.... e noi ferrovieri in questi momenti inconsapevolmen-te si era dei collaboratori, perché quelle tradotte andavanoa rinforzare l’apparato bellico tedesco...

Ponte Decimo negli ultimi due anni di guerra era diventatoun centro della borsa nera per tutto il bacino della valPolcevera e non solo; a questo commercio clandestino unpò tutti si dedicavano, sia per necessità propria, che perlucro; per molta gente era diventato un vero e propriomestiere, pur con rischi, dati i bombardamenti e leincursioni di caccia che di giorno mitragliavano i treni, siamerci che viaggiatori. Per lo più era la locomotiva cheveniva presa di mira e diverse ne ho viste passare traina-te per Rivarolo bruciate o crivellate di buchi come dellegruviere...

Dato il crescente numero di persone di ambo i sessi che sirecavano verso la pianura alla ricerca di viveri, due treniviaggiavano quasi esclusivamente per i borsaneristi: uno inpartenza alle venti e l’altro in arrivo alle ventitré, e questiorari erano fatti per evitare i mitragliamenti delle ore diurne....

Il treno che arrivava da Brignole verso le diciannove, sepur di otto nove vetture, era già stracarico. Sul marciapiedi

di Ponte Decimo vi era sempre un centinaio di persone, macome potevano salire se il treno era già pieno, con giàgente aggrappata sui predellini? Tutte le sere erano sceneimpossibili da rendere per scritto: molte donne noi di sta-zione le prendevamo in due o tre e le facevamo passare daifinestrini a testa in avanti, perché aprendo una porta vi erarischio che, invece di poter salire, quelli in vettura cadesse-ro ..... e gli uomini partivano aggrappati alle maniglie esui predellini, ma anche sui respingenti e quando il trenopartiva sembrava un grappolo umano....

Altre scene si vedevano quando arrivava il treno delleventidue, sempre in ritardo... Fra quelle persone e gli sgherri

fascisti vi erano spe-cie di accordi nonscritti e ho avutomodo di constataremolti soprusi: dellamolta merce seque-strata parte se lavendevano per contoproprio. Quantescene di disperazio-ne e pianti, quando acerta povera genteveniva sequestrata lamerce all’uscita dellastazione da quei bra-vacci, più per il loroarbitrio che per le

leggi in vigore!

Quel treno arrivava stracarico non solo di gente ma di ognisorta di prodotti agricoli racimolati nell’alessandrino o nel-l’astigiano; sui predellini vi erano pile di sacchi di tutte ledimensioni, borse, fagotti e quando il treno si fermava alterzo binario centinaia di persone scendevano in un tram-busto indescrivibile; ma non tutti quelli scesi arrivavanoall’uscita: scendevano nell’interbinario per nascondere laloro roba nei luoghi più impensati, sui carri vuoti che sta-zionavano sui binari di scarto o nelle nostre garitte, oppu-re seguivano la linea fino alla prima scarpata per poterladiscendere. Altri metodi, per quelli che bene conoscevanola planimetria della stazione, vi erano per non passare conla loro merce all’ingresso, che per molti era una forca cau-dina; c’era gente che si sparpagliava per il grande parcoalla ricerca di un nascondiglio e, dopo anche un’ora che iltreno era ripartito per Genova e all’uscita non vi era piùnessun controllo, molte persone, un po’ alla spicciolata, coiloro averi, come fantasmi usciti dal buco, potevano usciredalla stazione.....

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Sono entrato in ferrovia nel ’39, a diciassetteanni .... sono entrato nel Genio ferrovieri nel’41 .... poi mi han chiamato militare .... versola fine del ’41 mi han mandato in Sicilia .....c’erano anche altri ferrovieri di Ronco .....Eravamo là in trasferta, perché si guadagnavaun po’ di più; allora palanche non ce n’erano!Io prendevo tre lire e trenta al giorno e, se cidavano da mangiare, i miei soldi li mandavosempre a casa al mio papà. Era una paga buo-nissima, perché ai militari davano trenta cente-simi al giorno, ma essendo la Sicilia zona dioperazione ci davano tre lire al giorno in più....Quando bombardavano Messina andavamo aricoverarci nelle gallerie di S. Marta, dove pas-savano gli autobus; lì c’era anche il cinema.....

Ero in Sicilia quando sono sbarcati gli ameri-cani e noi siamo scappati tutti, anche i tede-schi; a dir la verità i tedeschi ci hanno un po’salvati. Noi eravamo tutti paurosi, male armati… loro avevano i mitragliatori … Noi erava-mo tutti sballati e la divisa, se potevamo, lacambiavamo con un paio di pantaloni o piùlunghi o più corti per non farci vedere che era-vamo militari: non c’era più l’esercito, nonc’era più niente ....

In quegli anni, dopo l’8 settembre, c’era ilcaos dappertutto. Sui treni nessuno pagava… i nostri ferrovieri i biglietti non li cerca-

vano più. E poi c’erano i tedeschi, quelli checontrollavano i treni, ma pochi … usavano itreni, portavano i militari da Genova aNovara e dopo con delle tradotte li portavanoin Germania …

Dopo l’8 Settembre la ferrovia l’ho dimentica-ta perché i tedeschi mi hanno preso e mihanno messo in galleria qui alla Pieve, dovec’era il treno armato tedesco. Mi han trattenu-to lì circa un mese, ma mi davano da mangia-re...... ero sempre fermo là. C’erano anche itedeschi, decine. Io stavo nel treno armato ebasta, seduto in una vettura. Ogni tanto usci-vamo, ma quando uscivamo aprivano tutte lefinestre perché se sparava si rompevano tutti ivetri; era un cannone potente, arrivava fino aSavona... Qualche volta ha sparato; lo faceva-no sparare i tedeschi, quei due tre colpi, sem-pre verso Savona, e i vetri partivano. Mi ricor-do che alzavano il cannone e c’era uno chescriveva sempre, forse calcolava il tiro; aveva-no il telefono, magari gli dicevano: “C’è unanave inglese!” e il treno usciva a sparare; alza-vano il cannone e sparavano, sparavano inmare, chissà dove andavano a finire i colpi.....Eh, sì, erano organizzati! Io non facevo niente,stavo là come un baciccia, ma un po’ di paurace l’avevo perché … ta ta ta … ti facevanofuori e la paura c’era. Però con me erano corret-tissimi, mi davano da mangiare come loro eparlavano l’italiano, anche se si sentiva cheerano tedeschi. Non facevano niente nemmenoloro, aspettavano che ci portassero il pane e lamargarina da mangiare, quella poca frutta chec’era. Altri italiani sul treno non ce n’erano.Fino al 25 Aprile è rimasto là, poi non so cosane hanno fatto, se l’han portato via i tedeschiverso il Brennero o se l’hanno preso gli ameri-cani....Dopo tramite mio zio sono riuscito aduscire e sono andato con i partigiani....

PIETRO BOANO 1923 - Ferroviere

Francia - Cannone tedesco “Leopold” - reperto museale

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Avevo 6 anni nel 1940. ... Con l’inizio dellaguerra passavano truppe, passavano carriarmati... Ricordo che a Ronco, negli anni ’42-’43, sono stati portati due grossi cannoni surotaia, girevoli, e sistemati nelle gallerieGiacoboni e ogni tanto uscivano; una voltahan fatto una prova di tiro e ci avevano avvi-sato di tenere le finestre aperte ma, quandohanno iniziato i tiri, i vetri si sono rotti..... Adifesa dagli apparecchi erano state installatealcune batterie antiaeree con delle mitraglia-trici; una si trovava sotto i Giacoboni, allacosiddetta Cascina da Basso; una al Castelloe la terza alle Cascine, non so esattamentedove; però non hanno mai funzionato... I can-noni dopo pochissimo tempo sono stati por-tati via, non so dove...Il grosso cannone tede-sco è arrivato dopo ed è stato ubicato nellagalleria della Pieve, ma non ha mai sparato...dopo il 25 Aprile tutto il convoglio, cheaveva diverse vetture dove c’era tutto l’equi-paggiamento, officine e tutto quanto, è statoportato sul piazzale ferroviario di Busalla e lì èstato manomesso da tutti quanti, noi per primi,che andavamo a prendere la balestite e poi glidavamo fuoco e la facevamo sparare in aria... Poi è stato portato via, credo, dagliAmericani...

Quando c’è stato il primo bombardamento iomi trovavo con un amico a pascolar le capreper la strada del Gallinario e abbiamo vistocadere le prime bombe.... Noi in famiglia era-vamo molti e quella sera, prima di ricongiun-gerci tutti, chi era scappato da una parte chidall’altra, abbiamo impiegato due o tre ore e poiabbiamo passato la notte alla Cascina deiLadri...saremo stati un centinaio e ci siamorimasti per una ventina di giorni... C’eranoanche dei nostri amici che avevano una caprache era la nostra sirena perché, dopo il primobombardamento, quando si metteva a belarein un certo modo, noi sapevamo che dopoalcuni minuti arrivavano gli apparecchi...magari a volte passavano solo, però si scappa-va lo stesso perché la capra non sbagliavamai; e li sentivano anche le oche, alcuni minu-ti prima...Di notte girava un aereo unico,anche a bassa quota, che chiamavamoPippetto, che non lasciava dormire nessunoed ha girato fino alla fine della guerra.

Dopo i bombardamenti, quando i treni dove-vano passare sui ponti che erano stati rifattidai tedeschi, andavano al rallentamento, ral-lentatissimi; ma sui treni viaggiavano tantiborsaneristi che portavano grano e tanta robache poi rivendevano e c’erano alcune personeche si mettevano lì e, dato che i sacchi digrano o di farina a volte li mettevano anchesui predellini delle vetture, glieli portavanovia tirandoli giù con dei ganci. Questo lofacevano abbastanza sovente e spesso nonera manco gente di Ronco; sapevano che iltreno andava a passo d’uomo, potevi anchemontar sul treno, tranquillamente....

GIORGIO SIMONOTTO 1934 - Impiegato ITALSIDER

Un E626 viaggiante in precarie condizioni di sicurezza ...

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Sono stato assunto in ferrovia a Novi nel1942, negli anni roventi. Avevo appena com-piuto 16 anni e sono entrato in ferrovia per-ché, a causa della guerra, tanto personale erastato richiamato alle armi ....

L’8 settembre del 43 ricordo il notevoleincremento dei treni che trasportavano mezzicorazzati tedeschi che si preparavano ad inva-dere l’Italia. Iniziò la loro occupazione delpaese; un comando tedesco si stabilì in ognistazione e un maresciallo tedesco le controlla-va tutte....

I treni allora, soprattutto a causa dei bombar-damenti, subivano ritardi non indifferenti. Ilpersonale, anziché otto ore di servizio, nedoveva fare 15, 16, 18 ... e i tedeschi, mi ricor-do un particolare, ci davano un contentino ...

un pezzo di formaggio con due o tre fette diquel pane nero che avevano loro.. come perdire “To’, hai fatto delle ore in più, sei statobravo!” In realtà dire “Io pianto qui!” con itedeschi non si poteva. Bisognava andare....A Novi c’era un maresciallo dell’esercitotedesco che, tutto considerato, era una bravapersona. Ricordo un particolare che mi hascosso. Un giorno trasportavano dei milita-ri nostri in un campo di concentramento lì nelnovesato. Un ferroviere ha offerto a uno diloro due sigarette, che erano allora una mercericercatissima; un ufficiale delle SS se n’èaccorto ed ha cominciato a gridare contro ilferroviere; è intervenuto il maresciallo e loha messo sull’attenti; questo SS non ha dettoparola, stava fermo, immobile. Io ero lì cheassistevo alla scena; lui se l’era presa per lesigarette; ma eran due sigarette, non duepistole ....

Nel 1944 ho dovuto rispondere al serviziomilitare. La ferrovia mi licenziò. Uno, a queltempo, veniva lasciato libero per risponderealle richieste del governo esistente. C’era larepubblica di Salò e c’erano i partigiani dal-l’altra parte... Sono stati brutti momenti chenon mi piace ricordare. Ricordo che chiesi amio papà “Che cosa devo fare?” e lui mi disse“Non voglio avere rimorsi!”... Schierati dauna parte, schierati dall’altra, a 17 anni ungiudizio politico non si poteva avere ... si erasoprattutto giovani e allora ho vissuto i mieiguai.....Un po’ sbandato, un po’ renitente allaleva ....sempre con la paura ...Ho passato tre oquattro mesi nel cuneese...non era una reggia...

ARMANDO BALESTRA1926 - Ferroviere

Bombardamento ad Arquata Scrivia

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Dopo l’8 settembre fui fermato dai tedeschi madal campo di concentramento sono fuggito ....sono riuscito ad arrivare a Ronco .... ho cerca-to lavoro e sono stato assunto in ferrovia nel1944, come elettricista.... poi mi proposero dilavorare per i “ Treni Cantiere ” allestiti perintervenire sulle linee colpite dai bombarda-menti. Sono stato a Verona, MilanoLambrate.... dormivamo in due vagoni dormi-torio su delle brandine e c’erano anche lecucine... Alla notizia del bombardamento diRonco, siamo subito partiti e quando arri-vammo non c’era nessuno, se ne erano andatitutti... I funerali delle vittime furono fatti aBorgo Fornari perché il cimitero di RoncoScrivia era stato distrutto dai bombardamen-ti... il ponte era ancora in piedi anche se soloper metà ..... Successivamente dovetti andarecol treno cantiere a Verona sotto i bombarda-menti, ma era molto pericoloso e decisi discappare.... ho attraversato il Po’ su una bar-

chetta e sono sfollato al Minceto, però la fer-rovia mi ha licenziato per aver abbandonato ilposto di lavoro....Ho trovato lavoro per una ditta che riparava ilponte della ferrovia di Ronco; mi mandaronoal Castello, sulla collina che domina il paese ela stazione, con l’incarico di suonare la trom-ba se sentivo il rumore degli aerei, le cosid-dette fortezze volanti, e dare la possibilità perchi lavorava di allontanarsi....Io suonavo avolte anche se non c’era niente, vedevo le per-sone scappare e smettere di lavorare....lo face-vo apposta. Mi portavano da mangiare ungavettino di minestra tutti i giorni, fumavo iltabacco fatto di vecchie cicche che custodivonella scatola della magnesia; stavo lì tutto ilgiorno ed è stato lì che ho incontrato la miafutura moglie anche lei sfollata al Minceto;portava in testa un fazzoletto bianco ed io lariconoscevo e la salutavo dal Castello mentreaspettavo il rumore degli aerei….

ATTILIO TAVELLA (Lippi)1918 - Ferroviere

foto A. Tuzza - www.trenidicarta.it

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In tempo di guerra soldi non ce n’erano, nonlavorava nessuno e si andava sempre a piedi o inbicicletta.... Prima della guerra i Malvasi eranoabitati da circa 70 persone ma poi arrivaronomolti sfollati, circa 75, provenienti da Ronco,Genova ..... Tutti i posti furono occupati, anchei solai e le cantine....

La gente prendeva il pane che gli veniva dato conla tessera, non c’erano feste, non c’era di niente.L’unico divertimento erano i balli, si ballavanelle case o nei campi con il grammofono oarrivavano dei suonatori da Ronco, si andava aballare anche a Montereale.... Il caffè lo si face-va con l’orzo che seminavamo e tostavamo noi,alcuni aggiungevano i grani dell’uva abbrustoli-ti dopo la torchiatura. Pane ce n’era e tantecastagne con le quali si faceva la farina... Vinoce n’era per tutti. ... Un tedesco ubriaco cheandava a bere da Genio ha rotto anche la colon-na che ho davanti a casa….Quando i tedeschipicchiavano alla porta per bere occorreva dargliil vino...Gli ultimi anni di guerra furono particolarmen-te duri perché il grano era requisito e la farinascarseggiava.... Tutti s’ingegnavano per cercarefarina e pane... In genere si andava nelle campa-gne del Piemonte presso amici o parenti. Noiandavamo a Robecco, dai parenti di una deiMalvasi. Raggiungevamo Casteggio in treno epoi a piedi fino a Robecco dove dormivamo

presso i parenti che ci preparavano una polentadavvero squisita.... Se era possibile, ci portava-no alla stazione di Casteggio in una carrozza trai-nata da un bel cavallo. Una volta non poteronoaccompagnarci perché c’erano i posti di bloccoe dovemmo ritornare a piedi e rimanere accampa-ti per un certo periodo in una chiesa, ricordoancora la fioritura che adornava il sepolcro ....Andavamo in due e ciascuna portava a casa unavaligia piena di farina e pane. In stazione i fer-rovieri ormai ci conoscevano e ci aiutavano anascondere le valigie, le prendevano e ce leportavano sul treno per evitare che le guardie chestazionavano ai sottopassaggi ci sequestrasserotutto.... Alla stazione di Ronco non siamo maistate fermate . La prima volta che hanno bombardato a Ronconoi eravamo seduti davanti a casa; ad un trattosi è oscurato il cielo, c’erano tanti aerei, hannobombardato prima il camposanto e poi dallesuore...Mia sorella era a cucire in un gruppo dicase lì dietro ... noi siamo scappati giù verso lacascina, eravamo in due o tre; dopo c’è venutain mente mia sorella e gli sono andata incon-tro.... Quando siamo arrivate sull’aia, lo sposta-mento d’aria di un bombardamento ci ha butta-to in terra ... più tardi ho saputo che in quelbombardamento ci sono rimasti dei morti. Gliaerei uscivano dai monti dei Malvasi…

TRANQUILLA MALVASIO1925 - Figlia di ferroviere

Ronco Scrivia - Bombardamento ponte ferroviario - Cimitero distrutto

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ANDATA.....Ci han preso il 16 giugno 1944.....Ero partito da Borgo Fornari col treno delle6,35 e sono andato a Calcinara in tram; c’erapieno di tedeschi ma sembrava normale: ognitanto facevano delle manovre.... All’ora di pranzo sono entrati in mensa e cihanno portati via, così, alle due, dopo mangia-to...Ci hanno concentrato in un piazzale dentro laSan Giorgio e ci han portato a Campi con itorpedoni e ci han caricato sui treni merci,carri bestiame.... Parlavano in tedesco, non capivamo niente, maabbiam capito che le cose si mettevano male.

Poi il treno è partito.... a Busalla ho visto miopadre. Avevano fatto due treni, io ero sulsecondo e si era sparsa la voce..... Mio padreera qua, a Borgo Fornari, che giocava a boccee gli han detto: “Guardi che alla San Giorgio itedeschi han portato via i lavoratori!”. Allora ècamminato a Busalla, in stazione, dove lavora-va; sono riuscito a parlargli e mi ha dato, ades-so non ricordo, se 50 o 500 Lire.... Alle stazioni noi abbiam buttato dei bigliettidai finestrini; qualcuno aveva della carta, qual-che pezzo nel portafoglio.... scrivevamo:“Sono sul treno...m’han preso i Tedeschi.... michiamo... abito a....” Dopo la gente sarà andataa raccoglierli.... Qualcuno ha cercato di fuggire, gli han spara-

to. Io ero nel penultimovagone...cercavo di stare sempreindietro, indietro, ma scappare eraimpossibile.... nell’ultimo c’eranoi tedeschi, sparavano e uccideva-no.... han messo il filo spinato suifinestrini e chi poteva uscire? Siaveva paura, sparavano, sentivi icolpi... Ci han detto: “Uno fuggi-re, dieci kaputt!”, ne ammazzava-no dieci; è l’unica cosa che abbia-mo capito...Eravamo ammassati sui carribestiame, si sedeva per terra, sidormiva in terra... trenta - quaran-ta per ogni vagone. Niente damangiare, niente da bere, non cihan dato niente, niente, niente... Ioavevo del pane, perché a Busallami conoscevano, lì han portato delpane, anche a Ronco... Ma chiaveva voglia di mangiare? I tedeschi gridavano “Raus! Via!Via!”, però la gente ci buttava laroba ...

ARMANDO BISIO 1926 - Impiegato alla San Giorgio - Deportato a Mauthausen

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Dopo un pò, non so dove eravamo, credo già interritorio austriaco, il treno si è fermato; cihanno accompagnato uno per uno col fucile euno si tirava giù i pantaloni, si accucciava,così... davanti ad un’altra persona..... c’eranquelli che non potevano.... ma quelli, belin, tiaccompagnavano, tiravano giù il fucile...bastava scivolare che.....Ad un certo punto abbiamo aperto quell’oblòdi ferro che c’è nei vagoni, anche lì c’era il filospinato; eravamo ad un passaggio a livello;c’era una donna su un calesse; ci ha fatto segnocosì, con la mano, che ci tagliava la gola; quel-lo è stato il saluto... Siamo arrivati a Mauthausen di notte, due gior-ni dopo; pioveva a dirotto....

....RITORNOIl ritorno l’abbiamo fatto in treno da Lienz finoa Bolzano; da Bolzano a Milano con i camionamericani; ci hanno scaricati lì, ma dovedovevano aspettarci non c’era nessuno. Alloranoi abbiamo chiesto di andare in stazione;abbiamo fatto del rumore; si affacciava lagente alle finestre: “Da dove venite? Da dovevenite?”; chiedevano a tutti informazioni.Siamo arrivati in stazione e mi ricordo chec’era un carrello dove vendevano dei pacchetti

di biscotti fru fru e delle albicocche, ma eranoacerbe; avevo cento lire, a Bolzano ci avevanodato cento lire a testa; quello mi ha dato due otre albicocche e io gli ho detto “Ma ho centolire...” e lui mi fa “Guarda, quelle albicocche tele regalo!” e mi ha dato un pacchetto di frufru....Per venire giù non so da dove siamo passati...la linea da Pavia era interrotta... Ad Alessandria c’era un treno con vetture giàpiù moderne, che avevano gli scompartimenticon le porte... son saliti dei civili, han visto chedormivamo, ci han lasciato dormire... Ci avevano presi il 16 giugno e siamo tornati acasa in luglio l’anno dopo, abbiam fatto tuttol’inverno vestiti da giugno; io avevo una giac-ca, i pantaloni leggeri, fin quando son venuto acasa...Siamo arrivati a Ronco e abbiam detto “Chissàse farà Mignanego o Busalla!”. Son sceso;c’erano degli operai che facevano risanamentoe gliel’ho chiesto. “Passa da Busalla”, m’hanrisposto... Poi il treno s’è fermato a Borgo,siamo scesi... c’era un mio amico, con la bici-cletta; me l’ha prestata e son venuto a casa... esono andato a dormire... Mi sembravano bian-chi i lenzuoli, ma bianchi proprio!

Stazione di Arquata Scrivia dopo un bombardamento

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ANTONIO MASUELLI1932 - Ferroviere.

In tempo di guerra abitavamo a Ronco, nelcasello della ferrovia vicino al cimitero, dovec’è la galleria Giacoboni, perché mio padre eraferroviere e la ferrovia ci aveva dato la casa ...cominciava-no i bombar-damenti e lìera un puntopericoloso: ilprimo bom-bardamentoha picchiatoproprio lì.... Mi ricordoche, quandosuonava l’al-larme, miopapà ci sve-gliava e ciportava tuttinella galleriadei treni e cimettevamo inquelle nicchiea fianco dei binari e stavamo lì.... L’allarme suonava mezz’ora, tre quarti d’oraprima che bombardassero; a Montereale c’era-no i militi italiani che avevano l’osservatorio,forse avevanodelle apparec-chiature persentire gli aerei... anche alCastello c’eraun osservatoriocon degli italia-ni, ma genteanziana. C’eraanche la con-traerea, avevanodelle mitraglie grosse ... a dir la verità non so sehanno mai sparato!La sirena mi sembra suonasse in comune, peròtutti dicevano: “Eh, ma qui non bombardano!” e

nel primo bombardamento c’è rimasto unmucchio di morti perché la gente non scappava,era per strada, in casa. Dopo han cominciato ascappare, a Ronco non c’era più nessuno, chi

era aCipollina, aiGiacoboni, aPietrafraccia,ai Malvasi...Le frazioninon le hannobombardate,forse qualchemitragliata sev e d e v a n oq u a l c u n osulla camio-nale, prende-vano il paeseperché vole-vano buttargiù i pontidella ferrovia

e hanno butta-to giù un’arcata; ma i tedeschi han fatto presto aricostruirla. Praticamente proprio chiusa la fer-rovia a Ronco non è mai stata...Per controllare la ferrovia usavano anche i

giovani, li paga-vano un pò; lic h i a m a v a n o“guardia fili”, ifili della cor-rente della fer-rovia, perchéavevano paurache i partigianile tagliassero.Prendevano deigiovanotti, di

sedici, diciassette anni, che non potevano fare ilsoldato, o gente anziana, e li mettevano unoogni tanto lungo la ferrovia; ma non mi risultache ci sia mai stato qualche attentato....

foto A. Tuzza - www.trenidicarta.it

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ORAZIO SIMONOTTO 1936 - Ferroviere

Io mi ricordo dei bombardamenti anche se erobambino, avevo otto anni ....Il giorno del primo bombardamento ero in viaPostumia a giocare con i miei amici e abbiamosentito rumore di aerei; sono sbucati sopra iGiacoboni, in formazione di dodici; poiabbiam sentito un rumore insolito: avevanosganciato le bombe; dopo pochi secondi ....pezzi di tetto che volavano! Alla prima ondatahan tirato al ponte vicino al cimitero...Ci siamo spaventati ed io mi sono incamminatoper il Rio Curto e mi ha trovato mia sorellaEugenia. Ci siamo arrampicati fino allaCascina dei ladri e da lì abbiamo visto le altreondate.La nostra casa era dirimpetto al ponte dellaferrovia e i bombardamenti picchiavanoproprio lì... Una bomba è picchiata nelloScrivia, tra la nostra casa e il ponte, e la nuvo-la di polvere ha nascosto la casa. Mia sorellarideva di un riso isterico: “Mia! Mia! ‘Anostra ca’ l’è sparia!”; poi la nube si è dirada-ta e la casa era ancora in piedi; eran solo par-titi i vetri!Siamo rimasti nella Cascina dei ladri pergiorni, poi ogni famiglia si è trovata il suorifugio; noi siamo andati ad Isola Buona...

Quando, alla fine della guerra, siamo tornatila casa non era distrutta, ma era tutta dariparare; ricordo i vetri che erano fatti distrisce di vetro di recupero....Poiché la stazione era presa di mira daibombardamenti, i capistazione dirigevano ilmovimento da un carro merci in galleria.Alla fine della guerra, nel ‘45-’46, eserciti dioperai lavoravano alla ricostruzione del pontee della stazione; ricordo che c’erano ragazzidi quattordici-quindici anni che andavano,con un contenitore fatto come una teiera, colbecco, a dar da bere a tutti questi operai.... Per attraversare i binari c’era un cavalcaviapedonale di ghisa e di ferro che chiamavamo‘a passerella; il pavimento era fatto di lastre arombi e da bambino ci correvo anch’io ...tumtum tum ... con i bombardamenti è volata via,ne è rimasto solo uno spezzone; tutto il restoera sparso sui tetti delle case vicine. Perciòavevano attivato una preesistente scala chescendeva giù a livello dello Scrivia, si passavasu un condotto della fognatura e si risaliva perandare al la stazione. Per anni abbiam fattoquesto percorso.....

Ronco Scrivia - Bombardamento ponte ferroviario - Cimitero distrutto

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GIOVANNA SCIUTTO 1910

Ho abitato di fronte alla Ferrovia ad Arquataper oltre trent’anni... Durante la guerra miomarito aveva fatto, insieme ai figli dei padro-ni, un rifugio in una villa vicina e si correva làquando si sentiva suonare la sirena che avvi-sava che arrivavano gli aerei....Un giorno sen-tiamo suonare la sirena; io presi la mia borsain cui tenevo sempre pronto qualcosa perscappare e sono corsa verso il rifugio, ma nonho fatto in tempo. Correndo, stavo attraver-sando un campo di granoturco e ho sentito unrumore ... alzo lo sguardo e vedo due bottigliepiccole che stavano cadendo sulla ferrovia....mi sono buttata per terra e mi sono sentita sol-levare per aria... quando ho alzato gli occhi hovisto le rotaie che giravano che sembravanodue corde. Avevano centrato in pieno un bina-rio della linea GE-MI...Il ponte avevano pro-vato a bombardarlo altre volte, ma fu colpitosolo in quella occasione. Dopo il bombarda-mento mio marito è andato a vedere cos’erasuccesso e nel lago formato dallo Scriviasotto il ponte c’era pieno di pesci morti chegalleggiavano; allora ha preso un mucchio dipesci, ma le guardie lo han visto e lo hannomandato via..forse se li son presi loro i pesci!

Nel 43, quando è stato disfatto il governo diMussolini, mio marito che era in Francia, aMarsiglia, col suo battaglione è rientrato inItalia...Poi lo hanno mandato a Rovigo e piùtardi ci sono andata anch’io .... Mi venne aprendere e vi sono rimasta 17 giorni. Nelviaggio verso Rovigo lui doveva rimanerenascosto perché era venuto senza autorizza-zioni.... Per nascondersi dai controlli duranteil viaggio si infilava in un gabinetto ....Ricordo che, al ritorno da Rovigo, siamo par-titi la mattina e sono arrivata la sera.Abbiamo cambiato a Padova ed a Bolognadove era tutto bombardato; abbiamo dovutofare più di un chilometro a piedi, lungo i bina-ri; era tutto disfatto, tutto disfatto. DaBologna a Piacenza il treno era stracarico.Eravamo in sette-otto in un gabinetto, non sipoteva muovere un braccio, non si respiravapiù. Mio marito allora ha detto “State attenti,abbassatevi un po’” e col calcio del moschet-to ha dato un colpo nel vetro e lo ha rotto ...efinalmente ho tirato un respiro!

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MICHELANGELO GROSSO 1930 - Ferroviere

Abitavo a Serravalle, nella piazza non distantedalla ferrovia.Il primo bombardamento ad Arquata me loricordo benissimo; quello di Ronco è statocosì tremendo che non l’abbiamo percepito inmodo spaventosoperché sembrava unterremoto ....da qui lo sentivamo!Miricordo che eravamosulla strada e siamoscappati in casa,quando abbiamosentito l’allarme, edicevamo “Chissàdove bombardano!”Boom .... si sentivaproprio tremare, è stato il primo bombarda-mento a tappeto fatto da queste parti.....Quello di Arquata è stato fatto da due aerei

isolati, che facevano la picchiata. Quandohanno distrutto il ponte della direttissima ioero a Stazzano; mi sembrava che l’aereovenisse addosso a me, invece andava addosso

al ponte; bombardava e mitragliava, e tutti ibossoli cadevano lì; mi sembrava che mitra-gliassero me .... ta ta ta .... e allora .... brum.... ci siamo buttati sotto questi tombini dicalcestruzzo, eravamo in due o tre. L’aereo

puntava al ponte, masembrava che miras-se proprio a noi; nonso descrivere la sen-sazione di paura......Il papà di miamoglie il tempo diguerra faceva ilmanovratore nellastazionetta. Dicevache i tedeschi lascia-vano lì i container

con tutta la roba dentro, roba bellissima, cheprendevano a Genova, piatti di porcellanaecc., che poi portavano in Germania; dato chelui manovrava i treni, ogni tanto gli davanoqualcosa, cioccolato ecc...Tutti i depositi del-l’esercito tedesco erano nell’entroterra ligure.A Stazzano c’erano molti magazzini, presi-

diati dai tedeschi; quando sonoscappati han lasciato tutto e c’èstato l’assalto della popolazioneaffamata; vicino a casa miac’era un magazzino pieno discatolette di sardine e acciughe,hanno aperto il magazzino e hanportato via casse intere di sardi-ne, una cosa incredibile!

foto A. Tuzza - www.trenidicarta.it

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“IL TRENO E LA GUERRA”SECOLO XIX

L’idea di impiegare il treno in operazioni militari è contemporanea alla nascita della ferrovia.

1821 INGHILTERRA - G. Stephenson realizza la tratta Darlington-Stockton

1826 FRANCIA - Si formulano prime ipotesi per l’uso del treno a fini militari

1848 VIENNA - Un treno con carri dotati di protezioni per i fucilieri è usato nella repressionedell’insurrezione.

1862 STATI UNITI - Durante la Guerra di Secessione i nordisti impiegano un mortaio da330 mm montato su un carrello a 4 assi, collegato ad una locomotiva e un carroporta munizioni.

1866 GUERRA AUSTRO-PRUSSIANA Gli Austriaci fanno uso di treni blindati

1870-1871 GUERRA FRANCO-PRUSSIANA Treni blindati sono usati per la difesa di Parigi

1882 GUERRA ANGLO-EGIZIANA Uso di treni blindati da parte degli Inglesi

1899-1902 SUD AFRICA Gli Inglesi usano treni blindati contro i Boeri

1911 RIVOLUZIONE MESSICANA Si fa ampio uso di treni armati

1900-1915 COLONIE AFRICANE TEDESCHE Si fa uso di treni blindati contro le tribù locali in rivolta

Cannone mobile blindato usato dai confederati nellaGuerra di Secessione

Treno blindato impiegato dagli inglesi nella guerra contro i Boeri

Carro blindato usato dal Gen. Diaz durante la rivoluzione messicana.Si notino le feritoie per fucili e mitragliatrici

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1915-1918 PRIMA GUERRA MONDIALE

L’AUSTRIA mobilita una dozzina di treni blindati (Panzerzug)

La GRAN BRETAGNA usa treni armati con cannoni di grosso calibro a difesa delle coste

La GERMANIA usa treni armati e soprattutto blindati sui fronti orientale e occidentale

La FRANCIA usa artiglieria di grosso calibro e treni blindati lungo il fronte, in Cameroun e aSalonicco.

La RUSSIA ha in forza sette convogli

1914 - Partenza delle truppe tedesche per il fronte francese

Il ponte Ekisisur fatto saltare dai Bulgari

Treno armato austroungarico

1918 - L’ultimo treno austriaco risale il Brennero

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1918-1939 TRA LE DUE GUERRE MONDIALI

GUERRA CIVILE RUSSA C’è un massiccio impiego di treni blindati lungo la Transiberiana(Mosca– Vladivostok) e nel conflitto Russo-Polacco.

INDIA Gli Inglesi usano treni blindati sulle frontiere Nord-Occidentali

MANCIURIA I Giapponesi usano treni blindati in appoggio alle truppe d’occupazione

1926 GRAN BRETAGNA - Un treno blindato (locomotiva + 4 vagoni corazzati) pattuglia la reteferroviaria del Northumberland per prevenire sabotaggi durante uno sciopero ad oltranza deiminatori

1935-1936 GUERRA COLONIALE ITALIANAIn Africa orientale furono usati treni blindati ed armati,dotati con materiale di vario tipo, a volteimprovvisati, sulle linee locali a scartamento ridotto.

Museo ferroviario di Mosca: treno corazzato sovietico dell’epoca dellaguerra civile

Etiopia - stazione di Addis Abeba negli anni ’30

Eritrea - Treno militare italiano deragliatocausa attacco dei partigiani eritrei.

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1939-1945 SECONDA GUERRA MONDIALE

Si intensifica l’uso dei treni armati e blindati, ora molto vulnerabili per i bombardamenti aerei e gliattacchi delle forze partigiane. Ai compiti tradizionali si somma l’uso di convogli contraerei per ladifesa di centri industriali e urbani o località strategiche.

ALCUNI DATI GERMANIA Sono in attività 90 pezzi di artiglieria su affusto ferroviario + 75 treni blindati, quasitutti sul fronte orientale

GRAN BRETAGNA Sono allestiti 12 treni blindati

URSS Perde gran parte dei treni blindati nella fase iniziale dell’operazione Barbarossa; molti altrivengono costruiti e usati nella battaglie di SebastopoliI e Stalingrado

FRANCIA Treni armati sono schierati lungo la linea Maginot e a difesa di Parigi

Carro blindato costruito a Leningrado nel 1942

Cannone tedesco “Lange Gustav” prodotto nel 1939

Museo ferroviario di S. Pietroburgo - Carro ferroviario armato, del 1938utilizzato nella guerra russo/finlandese e nella penisola di Kola Distruzione, da parte dei tedeschi in ritirata, del binario

con “schienenwolf”

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1946-1990 DOPOGUERRA

L’uso dei treni armati e blindati diminuisce drasticamente, riducendosi a funzioni di controguerriglia

La FRANCIA usa treni blindati in Madagascar, Indocina e Algeria

La GRAN BRETAGNA usa treni blindati durante la guerra civile greca, in Palestina, Kenia eMalesia

L’OLANDA in Indonesia ne fa uso durante la rivolta del 45-49

VIETNAM del SUD L’esercito protegge con vagoni blindati i convogli ferroviari dagli attacchi deiVietcong

UNGHERIA L’URSS impiega un treno armato durante la rivolta di Budapest

GERMANIA EST Un convoglio armato staziona a Berlino, negli anni ‘60

MAROCCO L’ultimo impiego in azioni di guerra di vagoni blindati risale agli anni 70, durante lacampagna dell’esercito Marocchino contro il fronte Polisario

URSS Fino alla fine degli anni ‘80 erano in attività convogli armati con carri lanciamissili a testa-ta nucleare

Museo ferroviario di S. Pietroburgo - Carro lanciamissili stazionante a Kaliningrad fino al 1986 - 10 testate nucleari

Museo ferroviario di S. Pietroburgo - Carro lanciamissili stazionante a Kaliningrad fino al 1986 - 10 testate nucleari

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TRENI ARMATI ITALIANI1915-1918 PRIMA GUERRA MONDIALE

Dopo gli attacchi Austriaci del 1915, la dife-sa delle COSTE ADRIATICHE fu affidata atreni armati, allestiti nell’arsenale di LaSpezia con comuni carri rinforzati ed equi-paggiati con cannoni da 76,120, e 152 mm.

Ogni convoglio, oltre ai carri che trasporta-vano la batteria di cannoni (di solito quattro)comprendeva un carro osservatorio (per ladirezione del tiro), carri per le munizioni, duelocomotive (in testa e in coda); era aggre-gato un treno logistico , con carri alloggio eofficina, che era collocato nella stazionebase.

Ad ogni treno era affidata una tratta mediamente di 60-80 km, aveva una velocità di 60 km/h e lasede di stazionamento si trovava a metà circa della tratta.

I convogli operavano in collegamento con la Marina Militare ed erano comandati da tenenti divascello.

Treni armati furono collocati anche in VENETO e FRIULI, nel BASSO PIAVE a difesa di VENEZIA.

1939-1945 SECONDA GUERRA MONDIALE

Furono allestiti in tutto 14 convogli armati,dislocati parte a LA SPEZIA, con comandooperativo a GENOVA, e parte a TARANTO,con comando operativo a PALERMO.Pur mantenendo la stessa struttura di quel-li precedenti, erano migliorati dal punto divista tecnico e organizzativo,rinnovati nelmateriale logistico e rotabile, dotati diartiglierie più potenti e soprattutto di dife-sa contraerea. Erano collocati in gallerie oin ricoveri di calcestruzzo e dotati di mime-tizzazione.

In IUGOSLAVIA, contro le formazioni partigiane, furono usati convogli composti da vagoni protetti,dotati di mitragliatrici e pezzi anticarro da 47 mm.Carri protetti con personale della Milizia Ferroviaria furono talora aggiunti a convogli passeggerio che trasportavano armi e usati anche a protezione delle squadre che riattivavano le lineedanneggiate da attacchi aerei o dai partigiani.Una novità fu costituita dalle automotrici blindate, littorine che recavano sul tetto torrette per carroarmato, con pezzi anticarro e/o mitragliatrici antiaerea, mortai lanciafiamme, mitragliatrici laterali.

Ronco Scrivia - Treno armato italiano della 1a Guerra Mondiale

Albisola - Treno armato italiano della 2a Guerra Mondiale

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IL TRENO E LA GUERRARONCO SCRIVIA - 4/12 OTTOBRE 2008

Dedichiamo questa mostra ad Attilio Percivale e Giuseppe Sepolvere, due ferrovierideceduti quest’anno, che hanno collaborato con noi a realizzare l’idea di un Ecomuseoche valorizzi il ricordo del treno in Valle Scrivia.I modelli esposti sono stati messi a disposizione del Mastodonte dei Giovi da fermo-dellisti appassionati; sono oggetti delicati, di difficile reperibilità, pezzi unici, gelosa-mente custoditi dai proprietari.Gli stralci di interviste che Vi proponiamo, come parte integrante della Mostra, ricor-dano il periodo bellico e fanno parte di un lavoro più ampio effettuato per recuperarela memoria del treno in Valle Scrivia. Sono importanti ricordi di pezzi della vita quo-tidiana, vissuta dalla gente della vallata, che verranno pubblicati interamente, insiemead altri, in un libro, entro l’estate del prossimo anno. Il loro confronto con gli oggettiin Mostra, frutto dell’intelligenza tecnologica e del lavoro umano, colloca tali oggettinel contesto in cui sono stati utilizzati e vissuti. Ed ecco che persino il treno, un per-fetto risultato dell’intelligenza e del lavoro, diventa un oggetto da distruggere, unoggetto di distruzione, morte, dolore ma, per fortuna, in molti altri casi, di gioia,amore, lavoro, vita quotidiana...

Il Mastodonte dei Giovi

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I MILLE E LA LINEA DEI GIOVI... giunsi in Alessandria che era notte buia ... dormii come un tasso. Svegliandomi,pensai al bell’imbroglio nel quale sarei andato a mettermi ... Il dì seguente aspettaisino ad una cert’ora, poi, non vedendo niente di nuovo, dissi al soldato: “Va fuori, ecomprami qualche giornale di Genova”... Tornò con un foglio in mano. Era un dispac-cio telegrafico ... Lessi: “Sta bene. Francesco Nullo”... Corsi dalla padrona di casa e le chiesi che ora fosse ... tornai in camera ed apersi illibriccino dell’orario delle ferrovie. Non c’era un minuto da perdere. Corsi alla stazio-ne, con il mio soldato dietro, e chiesi un biglietto di seconda classe per Genova.Ahimè! Nel fare il riscontro di cassa, m’accorsi che mi mancavano, a far la sommanecessaria, quarantasette soldi. Dove trovare quarantasette soldi? “Oreste, hai tu danari?”“Ecco” disse il soldato, togliendosi dalle tasche due o tre palanche ... “Maledizione!”... e volsi gli occhi in giro ...I miei occhi scorsero una brigatella d’ufficiali ...c’era, per buona sorte, AchilleCantoni ... “Achille” gli dissi “dammi cinque franchi” ...Arrivai in Genova, con una gran pena nel cuore. Alla stazione di Busalla, un impiega-to della ferrovia aveva detto a voce alta:“Stasera parte Garibaldi”.“Parte stasera!” ripetei tra me e me.“Bella sarebbe, per Dio! che non giunges-si in tempo.” Pensavo e non canzono!E nella smania che mi prese, avrei volutodire al macchinista: frusta i cavalli, e timanderò in regalo un pezzo di Sicilia!Quelle poche miglia mi parvero lunghecento volte tanto e invidiavo le ali agliuccelli.Finalmente arrivammo. Non era per ancofermo il treno, e io apersi lo sportello esaltai giù col mio bianco fagottino inmano, infischiandomi delle guardie chegridavano, a più non posso...

Giuseppe Bandi - 1834-1894scrittore giornalista e luogotenente di Garibaldi

da G. Bandi, I Mille, Parenti Editore, Firenze, 1955

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