-B EFDJTJPOF *M NBHJTUSBUP NJOBDDJBUP …...blindate) c’è anche il bomb jammer, un di-spositivo...

1
la Repubblica ."35&%¹ /07&.#3& 4"-701"-";;0-0 PALERMO. Al Csm hanno insistito: «C’è una situazione di pericolo a Palermo per lei, ci ri- pensi». Nino Di Matteo ha risposto: «Accet- tare un trasferimento connesso esclusiva- mente a ragioni di sicurezza costituirebbe un segnale di resa personale e istituzionale che non intendo dare». Il pubblico ministero del processo “trat- tativa Stato-mafia” resta a Palermo, non ha accettato la proposta del consiglio superio- re della magistratura di un trasferimento «in via d’urgenza» a Roma, alla procura na- zionale antimafia. «La mia aspirazione pro- fessionale di continuare a lavorare sulla cri- minalità organizzata andando alla Dna — dice al termine dell’audizione — si realizze- rà eventualmente solo se e quando sarò no- minato in esito a una ordinaria procedura concorsuale». La domanda per la procura nazionale Di Matteo l’ha già presentata, adesso aspetta l’esito del concorso per i quattro posti messi a bando, il Csm potreb- be decidere anche a breve. Ma niente è scontato, l’anno scorso il magistrato è sta- to bocciato per la Dna, ha fatto pure ricorso al Tar. Intanto, non fa più parte del pool an- timafia, da sei anni il suo incarico è scadu- to, così quando non si occupa della “trattati- va” segue i processi su verande abusive e ci- clomotori rubati. Dice: «In alcuni momenti ho avuto la sen- sazione di un isolamento istituzionale, alcu- ne istituzioni non mi sono state vicine co- me mi sarei aspettato. Al contrario di tan- tissimi giovani che mi hanno dimostrato so- lidarietà e vicinanza. La loro voglia di veri- tà e di giustizia è un fatto importante». Ora, la decisione di restare a Palermo. «Una decisione molto sofferta», non na- sconde. La nuova allerta era scattata un me- se fa, quando un’intercettazione dei carabi- nieri aveva sorpreso un boss di Palermo mentre rimproverava la moglie, perché sua madre aveva accompagnato la figliolet- ta al circolo sportivo frequentato dal magi- strato. «È certo che lo devono ammazzare», diceva il boss. Il procuratore capo France- sco Lo Voi aveva subito inviato l’intercetta- zione al Csm, che già aveva un fascicolo sul caso Di Matteo. Tre anni fa, era stato il capo di Cosa no- stra, Salvatore Riina, anche lui imputato del processo “trattativa”, a lanciare un ordi- ne di morte nei confronti del pubblico mini- stero palermitano: «In aula mi guarda con gli occhi puntati così, e io pure — diceva il padrino al compagno di cella, il boss puglie- se Alberto Lorusso — E allora organizzia- mola questa cosa, facciamola grossa e dico non ne parliamo più… Un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo». Dopo le parole di Riina, sono arrivate le rivelazioni del pentito Vito Galatolo: «Il tritolo per Di Matteo è già a Palermo», ha messo a verba- le. Un’allerta che ha portato il Viminale a far scattare il primo livello di protezione, nella scorta (composta da quattro Jeep blindate) c’è anche il bomb jammer, un di- spositivo antibomba che neutralizza i tele- comandi. «Quella di Di Matteo è una situazione che ci dà molta preoccupazione», dice la presidente della terza commissione del Csm, Elisabetta Alberti Casellati, al termi- ne dell’audizione. «Per questo che lo abbia- mo ascoltato due volte in venti giorni, per- ché riflettesse su questa pericolosità alta. Anche oggi abbiamo ribadito la nostra pre- occupazione». *MQFSTPOBHHJP -03%*/&%*3**/" /FMOPWFNCSFJMDBQP EJ$PTBOPTUSB5PUÛ3JJOB BGGJEBVOPSEJOFEJNPSUF QFSJMQN%J.BUUFPBMTVP DPNQBHOPEJDFMMBJMCPTT QVHMJFTF-PSVTTPOPO TPTQFUUBOEPEJFTTFSF JOUFSDFUUBUPBMMJOUFSOPEJVO BUSJPEJ.JMBOP0QFSB '050ª"(' -&5"11& ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" $30/"$" QBMFSNPSFQVCCMJDBJU XXXHJVTUJ[JBJU 1&34"1&3/&%*1*Ä *MQN%J.BUUFP SFTUBB1BMFSNP i"OEBSFWJB TBSFCCFVOBSFTBw -"4$035" *MTPTUJUVUP QSPDVSBUPSFEFMMB 3FQVCCMJDBEJ 1BMFSNP/JOP%J .BUUFPDJSDPOEBUP EBHMJVPNJOJEFMMB TVBTDPSUBµTUBUP QJáWPMUFNJOBDDJBUP EJNPSUFEBQBSUF EJ$PTBOPTUSB *-1*;;*/0%*.&44*/"%&/"30 /FMTFUUFNCSFJMGJHMJP EJVOCPTTEFMMB$VQPMB 7JUP(BMBUPMPTWFMBDIFJM TVQFSMBUJUBOUF.FTTJOB %FOBSPIBJOWJBUPVO CJHMJFUUPBJCPTTEJ1BMFSNP QFSPSHBOJ[[BSFVO BUUFOUBUPDPOUSPJMQNEFMMB QSPDVSBEJ1BMFSNP -*/5&3$&55";*0/& 6ONFTFGBVOCPTTEJ 1BMFSNPWJFOFJOUFSDFUUBUP NFOUSFSJNQSPWFSBMB NPHMJFQFSDIÏMBGJHMJBIB QBSUFDJQBUPBVOB GFTUJDDJPMBOFMDJSDPMP TQPSUJWPGSFRVFOUBUP EBMQNiµDFSUPDIFMP EFWPOPBNNB[[BSFw 30." .*-"/0 -BEFDJTJPOF *MNBHJTUSBUP NJOBDDJBUPEBMMBNBGJBSJGJVUB JMUSBTGFSJNFOUPPGGFSUPEBM $TNQFSNPUJWJEJTJDVSF[[B

Transcript of -B EFDJTJPOF *M NBHJTUSBUP NJOBDDJBUP …...blindate) c’è anche il bomb jammer, un di-spositivo...

Page 1: -B EFDJTJPOF *M NBHJTUSBUP NJOBDDJBUP …...blindate) c’è anche il bomb jammer, un di-spositivo antibomba che neutralizza i tele-comandi. «Quella di Di Matteo è una situazione

laRepubblica ."35&%¹ � /07&.#3& ���� ��

4"-70�1"-";;0-0

PALERMO. Al Csm hanno insistito: «C’è una situazione di pericolo a Palermo per lei, ci ri-pensi». Nino Di Matteo ha risposto: «Accet-tare un trasferimento connesso esclusiva-mente a ragioni di sicurezza costituirebbe un segnale di resa personale e istituzionale che non intendo dare».

Il pubblico ministero del processo “trat-tativa Stato-mafia” resta a Palermo, non ha accettato la proposta del consiglio superio-re della magistratura di un trasferimento «in via d’urgenza» a Roma, alla procura na-zionale antimafia. «La mia aspirazione pro-fessionale di continuare a lavorare sulla cri-minalità organizzata andando alla Dna — dice al termine dell’audizione — si realizze-rà eventualmente solo se e quando sarò no-minato in esito a una ordinaria procedura concorsuale». La domanda per la procura nazionale Di Matteo l’ha già presentata, adesso aspetta l’esito del concorso per i quattro posti messi a bando, il Csm potreb-be decidere anche a breve. Ma niente è scontato, l’anno scorso il magistrato è sta-to bocciato per la Dna, ha fatto pure ricorso al Tar. Intanto, non fa più parte del pool an-

timafia, da sei anni il suo incarico è scadu-to, così quando non si occupa della “trattati-va” segue i processi su verande abusive e ci-clomotori rubati.

Dice: «In alcuni momenti ho avuto la sen-sazione di un isolamento istituzionale, alcu-ne istituzioni non mi sono state vicine co-me mi sarei aspettato. Al contrario di tan-tissimi giovani che mi hanno dimostrato so-lidarietà e vicinanza. La loro voglia di veri-tà e di giustizia è un fatto importante».

Ora, la decisione di restare a Palermo. «Una decisione molto sofferta», non na-

sconde. La nuova allerta era scattata un me-se fa, quando un’intercettazione dei carabi-nieri aveva sorpreso un boss di Palermo mentre rimproverava la moglie, perché sua madre aveva accompagnato la figliolet-ta al circolo sportivo frequentato dal magi-strato. «È certo che lo devono ammazzare», diceva il boss. Il procuratore capo France-sco Lo Voi aveva subito inviato l’intercetta-zione al Csm, che già aveva un fascicolo sul caso Di Matteo.

Tre anni fa, era stato il capo di Cosa no-stra, Salvatore Riina, anche lui imputato

del processo “trattativa”, a lanciare un ordi-ne di morte nei confronti del pubblico mini-stero palermitano: «In aula mi guarda con gli occhi puntati così, e io pure — diceva il padrino al compagno di cella, il boss puglie-se Alberto Lorusso — E allora organizzia-mola questa cosa, facciamola grossa e dico non ne parliamo più… Un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo». Dopo le parole di Riina, sono arrivate le rivelazioni del pentito Vito Galatolo: «Il tritolo per Di Matteo è già a Palermo», ha messo a verba-le. Un’allerta che ha portato il Viminale a far scattare il primo livello di protezione, nella scorta (composta da quattro Jeep blindate) c’è anche il bomb jammer, un di-spositivo antibomba che neutralizza i tele-comandi.

«Quella di Di Matteo è una situazione che ci dà molta preoccupazione», dice la presidente della terza commissione del Csm, Elisabetta Alberti Casellati, al termi-ne dell’audizione. «Per questo che lo abbia-mo ascoltato due volte in venti giorni, per-ché riflettesse su questa pericolosità alta. Anche oggi abbiamo ribadito la nostra pre-occupazione».

*M�QFSTPOBHHJP

-�03%*/&�%*�3**/"

/FM�OPWFNCSF����� �JM�DBQP�EJ�$PTB�OPTUSB�5PU�3JJOB�BGGJEB�VO�PSEJOF�EJ�NPSUF�QFS�JM�QN�%J�.BUUFP�BM�TVP�DPNQBHOP�EJ�DFMMB �JM�CPTT�QVHMJFTF�-PSVTTP �OPO�TPTQFUUBOEP�EJ�FTTFSF�JOUFSDFUUBUP�BMM�JOUFSOP�EJ�VO�BUSJP�EJ�.JMBOP�0QFSB

'050��ª"('

-&�5"11&

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

$30/"$"

QBMFSNP�SFQVCCMJDB�JUXXX�HJVTUJ[JB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

*M�QN�%J�.BUUFPSFTUB�B�1BMFSNPi"OEBSF�WJBTBSFCCF�VOB�SFTBw

-"�4$035"

*M�TPTUJUVUP�QSPDVSBUPSF�EFMMB�3FQVCCMJDB�EJ�1BMFSNP�/JOP�%J�.BUUFP�DJSDPOEBUP�EBHMJ�VPNJOJ�EFMMB�TVB�TDPSUB��µ�TUBUP�QJá�WPMUF�NJOBDDJBUP�EJ�NPSUF�EB�QBSUF�EJ�$PTB�OPTUSB

*-�1*;;*/0�%*�.&44*/"�%&/"30

/FM�TFUUFNCSF����� �JM�GJHMJP�EJ�VO�CPTT�EFMMB�$VQPMB �7JUP�(BMBUPMP �TWFMB�DIF�JM�TVQFSMBUJUBOUF�.FTTJOB�%FOBSP�IB�JOWJBUP�VO�CJHMJFUUP�BJ�CPTT�EJ�1BMFSNP�QFS�PSHBOJ[[BSF�VO�BUUFOUBUP�DPOUSP�JM�QN�EFMMB�QSPDVSB�EJ�1BMFSNP

-�*/5&3$&55";*0/&

6O�NFTF�GB �VO�CPTT�EJ�1BMFSNP�WJFOF�JOUFSDFUUBUP�NFOUSF�SJNQSPWFSB�MB�NPHMJF �QFSDIÏ�MB�GJHMJB�IB�QBSUFDJQBUP�B�VOB�GFTUJDDJPMB�OFM�DJSDPMP�TQPSUJWP�GSFRVFOUBUP�EBM�QN��iµ�DFSUP�DIF�MP�EFWPOP�BNNB[[BSFw

30.".*-"/0

-B�EFDJTJPOF��*M�NBHJTUSBUPNJOBDDJBUP�EBMMB�NBGJB�SJGJVUBJM�USBTGFSJNFOUP�PGGFSUP�EBM�$TN�QFS�NPUJWJ�EJ�TJDVSF[[B