Bollettino (I/2008)

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ANNO LX MMVIII - 1 BOLLETTINO UFFICIALE DELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI PESCARA-PENNE

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Il semestrale di documenti ufficiali dell'arcidiocesi di Pescara-Penne. Anno 2008, semestre 1

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ANNO LX MMVIII - 1

BOLLETTINO UFFICIALEDELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA

DI PESCARA-PENNE

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Periodico della Diocesi di PescaraAnno LX - N° 1

Presidente:S. E. R. Mons. Tommaso VALENTINETTI

Direttore:Dott.ssa Lidia [email protected]

Direttore Responsabile:Dott. Ernesto GRIPPO

Amministratore:Can. Antonio DI GIULIO

Editore:Curia Arcivescovile Metropolitana Pescara-Penne

Sede Legale:

Curia Arcivescovile Metropolitana Pescara-Penne

Piazza Spirito Santo, 5

65121 PESCARA

Fotocomposizione e Stampa:

Tipografia MAX PRINT

65016 MONTESILVANO (PE)

Rivista Diocesana

C.C.P. n° 16126658

Periodico registrato presso il Tribunale di Pescara

al n° 11/95 in data 24.05.1995

Spedizione in abb. postale 50% PESCARA

CURIA METROPOLITANAPiazza Spirito Santo, 5 - 65121 Pescara - Tel. 085-4222571 - Fax 085-4213149

ARCIVESCOVADOPiazza Spirito Santo, 5 - 65121 Pescara - Tel. 085-2058897

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LA PAROLA DEL PAPA

Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace ................................. pag. 6

Omelia nella solennità di Maria SS.ma Madre di Dio - XLI Giornata Mondiale della Pace...... “ 14

Omelia nella solennità della Epifania del Signore ............................................................... “ 18

Messaggio per la XVI Giornata Mondiale del malato ......................................................... “ 22

Messaggio per la Quaresima 2008 ....................................................................................... “ 26

Messaggio Urbi et Orbi - Pasqua 2008 ................................................................................ “ 30

Messaggio per la XLV Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni ........................... “ 33

Messaggio per la XLII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ............................ “ 38

Messaggio alla Conferenza di alto livello sulla sicurezza alimentare mondiale promossa dalla FAO .....“ 42

VITA DIOCESANA

NOMINE e DECRETI

Nomine e Ordinazioni .................................................................................................................“ 48

Unità Pastorale tra le parrocchie di San Panfilo Vescovo

e della Assunzione della Beata Vergine Maria in Spoltore....................................................“ 51

VARIE

A proposito di Medjugorije ........................................................................................................“ 56

Necrologio del Sac. Don Giustino Britti ..................................................................................“ 60

AMMINISTRAZIONE

Resoconto Missionario in cifre - Anno 2007 ..........................................................................“ 65

Bilancio Consuntivo al 31.12.2007 ..........................................................................................“ 83

SOMMARIO

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LA PAROLA DEL PAPA

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MESSAGGIO PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1 gennaio 2008

FAMIGLIA UMANA, COMUNITÀ DI PACE

1. All’inizio di un nuovo anno desidero far pervenire il mio fervido auguriodi pace, insieme con un caloroso messaggio di speranza agli uomini e alledonne di tutto il mondo. Lo faccio proponendo alla riflessione comune il te-ma con cui ho aperto questo messaggio, e che mi sta particolarmente a cuo-re: Famiglia umana, comunità di pace. Di fatto, la prima forma di comunio-ne tra persone è quella che l’amore suscita tra un uomo e una donna decisiad unirsi stabilmente per costruire insiemeuna nuova famiglia. Ma anche ipopoli della terra sono chiamati ad instaurare tra loro rapporti di solidarietàe di collaborazione, quali s’addicono a membri dell’unicafamiglia umana:« Tutti i popoli — ha sentenziato il Concilio Vaticano II— formano una so-la comunità, hanno un’unica origine, perché Dio ha fatto abitare l’intero ge-nere umano su tutta la faccia della terra (cfr At 17,26), ed hanno anche unsolo fine ultimo, Dio »(1).

Famiglia, società e pace2. La famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d’amore, fondatasul matrimonio tra un uomo e una donna(2), costituisce « il luogo primariodell’“umanizzazione” della persona e della società »(3), la « culla della vitae dell’amore »(4). A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la pri-ma società naturale, « un’istituzione divina che sta a fondamento della vita

delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale »(5).3. In effetti, in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componentifondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la fun-zione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri piùdeboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessitàdella vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonar-lo. Per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace.Non meraviglia quindi che la violenza, se perpetrata in famiglia, sia perce-

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pita come particolarmente intollerabile. Pertanto, quando si afferma che lafamiglia è « la prima e vitale cellula della società »(6), si dice qualcosa diessenziale. La famiglia è fondamento della società anche per questo:perchépermette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comu-nità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge. Dovemai l’essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il « sapore »genuino della pace meglio che nel « nido » originario che la natura gli pre-para? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sem-pre per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei lin-guaggi, la società non può perdere il riferimento a quella « grammatica »che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà,prima ancora che dalle loro parole.4. La famiglia, poiché ha il dovere di educare i suoi membri,è titolare dispecifici diritti. La stessaDichiarazione universale dei diritti umani, checostituisce un’acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente univer-sale, afferma che « la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della so-cietà e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato »(7). Da partesua, la Santa Sede ha voluto riconoscere una specialedignità giuridica allafamiglia pubblicando la Carta dei diritti della famiglia. Nel Preambolo silegge: « I diritti della persona, anche se espressi come diritti dell’individuo,hanno una fondamentale dimensione sociale, che trova nella famiglia la suanativa e vitale espressione »(8). I diritti enunciati nellaCarta sono espres-sione ed esplicitazione della legge naturale, iscritta nel cuore dell’essereumano e a lui manifestata dalla ragione. La negazione o anche la restrizionedei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo,minaccia gli stessifondamenti della pace.5. Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rendefragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché inde-bolisce quella che, di fatto, èla principale « agenzia » di pace. È questo unpunto meritevole di speciale riflessione: tutto ciò che contribuisce a indebo-lire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che di-rettamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza respon-sabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima re-sponsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimentosulla via della pace. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giu-sto riconoscimento dell’attività domestica dei genitori, della scuola per i fi-

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gli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politicanon si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’es-senziale risorsa a servizio della pace. In particolare, i mezzi della comunica-zione sociale, per le potenzialità educative di cui dispongono, hanno unaspeciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia, nell’illu-strarne le attese e i diritti, nel metterne in evidenza la bellezza.

L’umanità è una grande famiglia6. Anche la comunità sociale, per vivere in pace, è chiamata a ispirarsi aivalori su cui si regge la comunità familiare. Questo vale per le comunità lo-cali come per quelle nazionali; vale anzi per la stessa comunità dei popoli,per la famiglia umana che vivein quella casa comune che è la terra. Inquesta prospettiva, però, non si può dimenticare che la famiglia nasce dal «sì » responsabile e definitivo di un uomo e di una donna e vive del « sì »consapevole dei figli che vengono via via a farne parte. La comunità fami-liare per prosperare ha bisogno del consenso generoso di tutti i suoi mem-bri. È necessario che questa consapevolezza diventi convinzione condivisaanche di quanti sono chiamati a formare lacomune famiglia umana. Occor-re saper dire il proprio « sì » a questa vocazione che Dio ha inscritto nellastessa nostra natura. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamotutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli esorelle. È perciò essenziale che ciascuno si impegni a vivere la propria vitain atteggiamento di responsabilità davanti a Dio, riconoscendo in Lui la sor-gente originaria della propria, come dell’altrui, esistenza. È risalendo a que-sto supremo Principio che può essere percepito il valore incondizionato diogni essere umano, e possono essere poste così le premesse per l’edificazio-ne di un’umanità pacificata. Senza questo Fondamento trascendente, la so-cietà è solo un’aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle,chiamati a formare una grande famiglia.

Famiglia, comunità umana e ambiente7. La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui in-tessere le proprie relazioni.Per la famiglia umana questa casa è la terra,l’ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività eresponsabilità. Dobbiamo avere cura dell’ambiente: esso è stato affidato al-l’uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo

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sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L’essere umano, ovviamen-te, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l’ambiente non vuoldire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo.Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizionedei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto ditrarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la stessa libertà respon-sabile che rivendichiamo per noi. Né vanno dimenticati i poveri, esclusi inmolti casi dalla destinazione universale dei beni del creato. Oggi l’umanitàteme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questoriguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza ac-celerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertan-do insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benesseredi tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell’ambiente com-porta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo contodelle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future ge-nerazioni. Prudenza non significa non assumersi le proprie responsabilità erimandare le decisioni; significa piuttosto assumere l’impegno di decidereassieme e dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere,con l’obiettivo di rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente, chedeve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo everso il quale siamo in cammino.8. Fondamentale, a questo riguardo, è « sentire » la terra come « nostra ca-sa comune » e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la stradadel dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali. Si possono aumentare,se necessario, i luoghi istituzionali a livello internazionale, per affrontareinsieme il governo di questa nostra « casa »; ciò che più conta, tuttavia, èfar maturare nelle coscienze la convinzione della necessità di collaborareresponsabilmente. I problemi che si presentano all’orizzonte sono com-plessi e i tempi stringono. Per far fronte in modo efficace alla situazione,bisogna agire concordi. Un ambito nel quale sarebbe, in particolare, neces-sario intensificare il dialogo tra le Nazioni è quello dellagestione delle ri-sorse energetiche del pianeta. Una duplice urgenza, a questo riguardo, sipone ai Paesi tecnologicamente avanzati: occorre rivedere, da una parte, glielevati standard di consumo dovuti all’attuale modello di sviluppo, e prov-vedere, dall’altra, ad adeguati investimenti per la differenziazione dellefonti di energia e per il miglioramento del suo utilizzo. I Paesi emergenti

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hanno fame di energia, ma talvolta questa fame viene saziata ai danni deiPaesi poveri i quali, per l’insufficienza delle loro infrastrutture, anche tec-nologiche, sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso.A volte, la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con formedi protettorato o comunque di condizionamento, che appaiono chiaramenteumilianti.

Famiglia, comunità umana ed economia9. Condizione essenziale per la pace nelle singole famiglie è che esse poggi-no sul solido fondamento di valori spirituali ed etici condivisi. Occorre peròaggiungere che la famiglia fa un’autentica esperienza di pace quando a nes-suno manca il necessario, e il patrimonio familiare — frutto del lavoro dialcuni, del risparmio di altri e della attiva collaborazione di tutti — è benegestito nella solidarietà, senza eccessi e senza sprechi. Per la pace familiareè dunque necessaria, da una parte, l’apertura ad un patrimonio trascenden-te di valori, ma al tempo stesso non è priva di importanza, dall’altra, la sag-gia gestione sia dei beni materiali che delle relazioni tra le persone. Il venirmeno di questa componente ha come conseguenza l’incrinarsi della fiduciareciproca a motivo delle incerte prospettive che minacciano il futuro del nu-cleo familiare.10. Un discorso simile va fatto per quell’altra grande famiglia che è l’uma-nità nel suo insieme. Anche la famiglia umana, oggi ulteriormente unificatadal fenomeno della globalizzazione, ha bisogno, oltre che di un fondamentodi valori condivisi, di un’economia che risponda veramente alle esigenze diun bene comune a dimensioni planetarie. Il riferimento alla famiglia natura-le si rivela, anche da questo punto di vista, singolarmente suggestivo. Oc-corre promuovere corrette e sincere relazioni tra i singoli esseri umani e trai popoli, che permettano a tutti di collaborare su un piano di parità e di giu-stizia. Al tempo stesso, ci si deve adoperare per unasaggia utilizzazionedelle risorse e per un’equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gliaiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economi-ca, evitando sprechi che risultino in definitiva funzionali soprattutto al man-tenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debitoconto l’esigenza morale di far sì che l’organizzazione economica non ri-sponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultaredisumane.

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Famiglia, comunità umana e legge morale11. Una famiglia vive in pace se tutti i suoi componentisi assoggettano aduna norma comune: è questa ad impedire l’individualismo egoistico e a le-gare insieme i singoli, favorendone la coesistenza armoniosa e l’operositàfinalizzata. Il criterio, in sé ovvio, vale anche per le comunità più ampie: daquelle locali, a quelle nazionali, fino alla stessa comunità internazionale.Per avere la pace c’è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad es-sere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio, e che protegga il debole dalsopruso del più forte. Nella famiglia dei popoli si verificano molti compor-tamenti arbitrari, sia all’interno dei singoli Stati sia nelle relazioni degli Sta-ti tra loro. Non mancano poi tante situazioni in cui il debole deve piegare latesta davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla nuda forza di chi hapiù mezzi di lui. Occorre ribadirlo: la forza va sempre disciplinata dalla leg-ge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani.12. Sulla natura e la funzione della legge la Chiesa si è pronunciata moltevolte: lanorma giuridica che regola i rapporti delle persone tra loro, disci-plinando i comportamenti esterni e prevedendo anche sanzioni per i tra-sgressori, ha come criterio la norma morale basata sulla natura delle cose.La ragione umana, peraltro, è capace di discernerla, almeno nelle sue esi-genze fondamentali, risalendo così alla Ragione creatrice di Dio che sta al-l’origine di tutte le cose. Questa norma morale deve regolare le scelte dellecoscienze e guidare tutti i comportamenti degli esseri umani. Esistono nor-me giuridiche per i rapporti tra le Nazioni che formano la famiglia umana?E se esistono, sono esse operanti? La risposta è: sì, le norme esistono, maper far sì che siano davvero operantibisogna risalire alla norma morale na-turale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta in balia difragili e provvisori consensi.13. La conoscenza della norma morale naturale non è preclusa all’uomo cherientra in se stesso e, ponendosi di fronte al proprio destino, si interroga cir-ca la logica interna delle più profonde inclinazioni presenti nel suo essere.Pur con perplessità e incertezze, egli può giungere a scoprire, almeno nellesue linee essenziali, questa legge morale comune che, al di là delle differen-ze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti piùimportanti del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. È indispensabilerisalire a questa legge fondamentale impegnando in questa ricerca le nostremigliori energie intellettuali, senza lasciarci scoraggiare da equivoci e frain-tendimenti. Di fatto, valori radicati nella legge naturale sono presenti, anche

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se in forma frammentata e non sempre coerente, negli accordi internaziona-li, nelle forme di autorità universalmente riconosciute, nei principi del dirit-to umanitario recepito nelle legislazioni dei singoli Stati o negli statuti degliOrganismi internazionali.L’umanità non è « senza legge ». È tuttavia ur-gente proseguire nel dialogo su questi temi, favorendo il convergere anchedelle legislazioni dei singoli Stati verso il riconoscimento dei diritti umanifondamentali. La crescita della cultura giuridica nel mondo dipende, tra l’al-tro, dall’impegno di sostanziare sempre le norme internazionali di contenu-to profondamente umano, così da evitare il loro ridursi a procedure facil-mente aggirabili per motivi egoistici o ideologici.

Superamento dei conflitti e disarmo14. L’umanità vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che get-tano ombre cupe sul suo futuro. Vaste aree del pianeta sono coinvolte in ten-sioni crescenti, mentre il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori del-l’arma nucleare suscita motivate apprensioni in ogni persona responsabile.Sono ancora in atto molte guerre civili nel Continente africano, sebbene inesso non pochi Paesi abbiano fatto progressi nella libertà e nella democra-zia. Il Medio Oriente è tuttora teatro di conflitti e di attentati, che influenza-no anche Nazioni e regioni limitrofe, rischiando di coinvolgerle nella spira-le della violenza. Su un piano più generale, si deve registrare con rammari-co l’aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti: per-sino Nazioni in via di sviluppo destinano una quota importante del loro ma-gro prodotto interno all’acquisto di armi. In questo funesto commercio leresponsabilità sono molte: vi sono i Paesi del mondo industrialmente svi-luppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi e vi sono le oli-garchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare la loro situa-zione mediante l’acquisto di armi sempre più sofisticate. È veramente ne-cessaria in tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le persone di buonavolontà per trovare concreti accordi in vista diun’efficace smilitarizzazione,soprattutto nel campo delle armi nucleari. In questa fase in cui il processo dinon proliferazione nucleare sta segnando il passo, sento il dovere di esortarele Autorità a riprendere con più ferma determinazione le trattative in vistadello smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleariesistenti. Nel rinnovare questo appello, so di farmi eco dell’auspicio condi-viso da quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità.15. Sessant’anni or sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite rendeva pub-

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blica in modo solenne laDichiarazione universale dei diritti umani(1948–2008). Con quel documento la famiglia umana reagiva agli orroridella Seconda Guerra Mondiale, riconoscendo la propria unità basata sullapari dignità di tutti gli uomini e ponendo al centro della convivenza umanail rispetto dei diritti fondamentali dei singoli e dei popoli: fu quello un passodecisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la concordia e la pace.Uno speciale pensiero merita anche la ricorrenza del25° anniversario del-l’adozione da parte della Santa Sede dellaCarta dei diritti della famiglia(1983–2008), come pure il40° anniversario della celebrazione della primaGiornata Mondiale della Pace (1968–2008). Frutto di una provvidenzialeintuizione di Papa Paolo VI, ripresa con grande convinzione dal mio amatoe venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, la celebrazione di questaGiornata ha offerto nel corso degli anni la possibilità di sviluppare, attraver-so i Messaggi pubblicati per la circostanza, un’illuminante dottrina da partedella Chiesa a favore di questo fondamentale bene umano. È proprio alla lu-ce di queste significative ricorrenze che invito ogni uomo e ogni donna aprendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all’unica fa-miglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchisempre di più questa convinzione da cui dipende l’instaurazione di una pacevera e duratura. Invito poi i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi ilgrande dono della pace. I cristiani, per parte loro, sanno di potersi affidareall’intercessione di Colei che, essendo Madre del Figlio di Dio fattosi carneper la salvezza dell’intera umanità, è Madre comune.A tutti l’augurio di un lieto Anno nuovo!

Dal Vaticano, 8 Dicembre 2007

(1) Dich. Nostra aetate, 1.(2) Cfr. Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 48.(3) Giovanni Paolo II, Esort. ap.Christifideles laici, 40:AAS 81 (1989) 469.(4) Ibidem.(5) Pont. Cons. della Giustizia e della Pace,Compendio della dottrina sociale del-

la Chiesa, n. 211.(6) Conc. Vat. II, Decr.Apostolicam actuositatem, 11.(7) Art. 16/3.(8) Pontificio Consiglio per la Famiglia, Carta dei diritti della famiglia, 24 no-

vembre 1983, Preambolo, A.

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OMELIA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIOXLI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Basilica VaticanaMartedì, 1 gennaio 2008

Cari fratelli e sorelle!

Iniziamo quest’oggi un nuovo anno e ci prende per mano la speranza cri-stiana; lo iniziamo invocando su di esso la benedizione divina ed imploran-do, per intercessione di Maria, Madre di Dio, il dono della pace: per le no-stre famiglie, per le nostre città, per il mondo intero. Con questo auspiciosaluto tutti voi qui presenti ad iniziare dagli illustri Ambasciatori del CorpoDiplomatico accreditato presso la Santa Sede, convenuti a questa celebra-zione in occasione della Giornata Mondiale della Pace. Saluto il CardinaleTarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, il Cardinale Renato Raffaele Mar-tino e tutti i componenti del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pa-ce. Ad essi sono particolarmente grato per il loro impegno nel diffondere ilMessaggio per la Giornata Mondiale della Pace, che quest’anno ha come te-ma: “Famiglia umana, comunità di pace”.

La pace. Nella prima Lettura, tratta dal Libro dei Numeri, abbiamo ascoltatol’invocazione: “Il Signore ti conceda pace” (6,26); il Signore doni pace aciascuno di voi, alle vostre famiglie, al mondo intero. Tutti aspiriamo a vi-vere nella pace, ma la pace vera, quella annunciata dagli angeli nella nottedi Natale, non è semplice conquista dell’uomo o frutto di accordi politici; èinnanzitutto dono divino da implorare costantemente e, allo stesso tempo,impegno da portare avanti con pazienza restando sempre docili ai comandidel Signore. Quest’anno, nel Messaggio per l’odierna Giornata Mondialedella Pace, ho voluto porre in luce lo stretto rapporto che esiste tra la fami-glia e la costruzione della pace nel mondo. La famiglia naturale, fondata sulmatrimonio tra un uomo e una donna, è “culla della vita e dell’amore” e “laprima e insostituibile educatrice alla pace”. Proprio per questo la famiglia è“la principale ‘agenzia’ di pace” e “la negazione o anche la restrizione deidiritti della famiglia, oscurando la verità dell’uomo, minaccia gli stessi fon-damenti della pace” (cfr nn. 1-5). Poiché poi l’umanità è una “grande fami-

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glia”, se vuole vivere in pace non può non ispirarsi a quei valori sui quali sifonda e si regge la comunità familiare. La provvidenziale coincidenza di va-rie ricorrenze ci sprona quest’anno ad uno sforzo ancor più sentito per rea-lizzare la pace nel mondo. Sessant’anni or sono, nel 1948, l’Assemblea Ge-nerale delle Nazioni Unite rese pubblica la “Dichiarazione universale dei di-ritti dell’uomo”; quarant’anni fa il mio venerato Predecessore Paolo VI ce-lebrò la prima Giornata Mondiale della Pace; quest’anno inoltre ricordere-mo il 25° anniversario dell’adozione da parte della Santa Sede della “Cartadei diritti della famiglia”. “Alla luce di queste significative ricorrenze – ri-prendo qui quanto ho scritto proprio a conclusione del Messaggio – invitoogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comuneappartenenza all’unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la conviven-za sulla terra rispecchi sempre più questa convinzione da cui dipende l’in-staurazione di una pace vera e duratura”.

Il nostro pensiero si volge ora naturalmente alla Madonna, che oggi invo-chiamo come Madre di Dio. Fu il Papa Paolo VI a trasferire al primo gen-naio la festa della Divina Maternità di Maria, che un tempo cadeva l’11 diottobre. Prima infatti della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II,nel primo giorno dell’anno si celebrava la memoria della circoncisione diGesù nell’ottavo giorno dopo la sua nascita - come segno della sottomissio-ne alla legge, il suo inserimento ufficiale nel popolo eletto - e la domenicaseguente si celebrava la festa del nome di Gesù. Di queste ricorrenze scor-giamo qualche traccia nella pagina evangelica che è stata poco fa proclama-ta, in cui san Luca riferisce che otto giorni dopo la nascita il Bambino vennecirconciso e gli fu posto il nome di Gesù, “come era stato chiamato dall’an-gelo prima di essere concepito nel grembo della madre” (Lc 2,21). Quellaodierna pertanto, oltre che essere una quanto mai significativa festa maria-na, conserva pure un contenuto fortemente cristologico, perché, potremmodire, prima della Madre, riguarda proprio il Figlio, Gesù vero Dio e veroUomo.

Al mistero della divina maternità di Maria, la Theotokos, fa riferimento l’a-postolo Paolo nella Lettera ai Galati. “Quando venne la pienezza del tempo,- egli scrive - Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge”(4,4). In poche parole troviamo sintetizzati il mistero dell’incarnazione del

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Verbo eterno e la divina maternità di Maria: il grande privilegio della Vergi-ne sta proprio nell’essere Madre del Figlio che è Dio. A otto giorni dal Na-tale trova pertanto la sua più logica e giusta collocazione questa festa maria-na. Infatti, nella notte di Betlemme, quando “diede alla luce il suo figlio pri-mogenito” (Lc 2,7), si compirono le profezie concernenti il Messia. “UnaVergine concepirà e partorirà un figlio”, aveva preannunciato Isaia (7,14);“ecco concepirai nel seno e partorirai un figlio”, disse a Maria l’angelo Ga-briele (Lc 1,31); e ancora un angelo del Signore - narra l’evangelista Matteo-, apparendo in sogno a Giuseppe, lo rassicurò dicendogli: “non temere diprendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei vienedallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio”(Mt 1,20-21).

Il titolo di Madre di Dio è il fondamento di tutti gli altri titoli con cui la Ma-donna è stata venerata e continua ad essere invocata di generazione in gene-razione, in Oriente e in Occidente. Al mistero della sua divina maternitàfanno riferimento tanti inni e tante preghiere della tradizione cristiana, comead esempio un’antifona mariana del tempo natalizio, l’Alma Redemptorismater con la quale così preghiamo: “Tu quae genuisti, natura mirante, tuumsanctum Genitorem, Virgo prius ac posterius – Tu, nello stupore di tutto ilcreato, hai generato il tuo Creatore, Madre sempre vergine”. Cari fratelli esorelle, contempliamo quest’oggi Maria, madre sempre vergine del Figliounigenito del Padre; impariamo da Lei ad accogliere il Bambino che per noiè nato a Betlemme. Se nel Bimbo nato da Lei riconosciamo il Figlio eternodi Dio e lo accogliamo come il nostro unico Salvatore, possiamo essere dettie lo siamo realmente figli di Dio: figli nel Figlio. Scrive l’Apostolo: “Diomandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloroche erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4).

L’evangelista Luca ripete più volte che la Madonna meditava silenziosa suquesti eventi straordinari nei quali Iddio l’aveva coinvolta. Lo abbiamoascoltato anche nel breve brano evangelico che quest’oggi la liturgia ci ri-propone. “Maria serbava queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19).Il verbo greco usato “sumbállousa” letteralmente significa “mettere insie-me” e fa pensare a un mistero grande da scoprire poco a poco. Il Bambinoche vagisce nella mangiatoia, pur apparentemente simile a tutti i bimbi delmondo, è al tempo stesso del tutto differente: è il Figlio di Dio, è Dio, vero

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Dio e vero uomo. Questo mistero – l’incarnazione del Verbo e la divina ma-ternità di Maria – è grande e certamente non facile da comprendere con lasola umana intelligenza.

Alla scuola di Maria però possiamo cogliere con il cuore quello che gli oc-chi e la mente non riescono da soli a percepire, né possono contenere. Sitratta, infatti, di un dono così grande che solo nella fede ci è dato accoglierepur senza tutto comprendere. Ed è proprio in questo cammino di fede cheMaria ci viene incontro, ci è sostegno e guida. Lei è madre perché ha gene-rato nella carne Gesù; lo è perché ha aderito totalmente alla volontà del Pa-dre. Scrive sant’Agostino: “Di nessun valore sarebbe stata per lei la stessadivina maternità, se lei il Cristo non l’avesse portato nel cuore, con una sor-te più fortunata di quando lo concepì nella carne” (De sancta Virginitate,3,3). E nel suo cuore Maria continuò a conservare, a “mettere insieme” glieventi successivi di cui sarà testimone e protagonista, sino alla morte in cro-ce e alla risurrezione del suo Figlio Gesù.

Cari fratelli e sorelle, solo conservando nel cuore, mettendo cioè insieme etrovando un’unità di tutto ciò che viviamo, possiamo addentrarci, seguendoMaria, nel mistero di un Dio che per amore si è fatto uomo e ci chiama a se-guirlo sulla strada dell’amore; amore da tradurre ogni giorno in un generososervizio ai fratelli. Possa il nuovo anno, che oggi fiduciosi iniziamo, essereun tempo nel quale avanzare in quella conoscenza del cuore, che è la sa-pienza dei santi. Preghiamo perché, come abbiamo ascoltato nella primaLettura, il Signore “faccia brillare il suo volto” su di noi, ci “sia propizio”(cfr Nm 6,24-7), e ci benedica. Possiamo esserne certi: se non ci stanchiamodi ricercare il suo volto, se non cediamo alla tentazione dello scoraggiamen-to e del dubbio, se pur fra le tante difficoltà che incontriamo restiamo sem-pre ancorati a Lui, sperimenteremo la potenza del suo amore e della sua mi-sericordia. Il fragile Bambino che la Vergine quest’oggi mostra al mondo, cirenda operatori di pace, testimoni di Lui, Principe della pace. Amen!

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OMELIA NELLA SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA DEL SIGNORE

Basilica VaticanaDomenica, 6 gennaio 2008

Cari fratelli e sorelle,

celebriamo oggi Cristo, Luce del mondo, e la sua manifestazione alle genti.Nel giorno di Natale il messaggio della liturgia suonava così: “Hodie de-scendit lux magna super terram – Oggi una grande luce discende sulla ter-ra” (Messale Romano). A Betlemme, questa “grande luce” apparve a unpiccolo nucleo di persone, un minuscolo “resto d’Israele”: la Vergine Maria,il suo sposo Giuseppe e alcuni pastori. Una luce umile, come è nello stiledel vero Dio; una fiammella accesa nella notte: un fragile neonato, che vagi-sce nel silenzio del mondo… Ma accompagnava quella nascita nascosta esconosciuta l’inno di lode delle schiere celesti, che cantavano gloria e pace(cfr Lc 2,13-14).

Così quella luce, pur modesta nel suo apparire sulla terra, si proiettava conpotenza nei cieli: la nascita del Re dei Giudei era stata annunciata dal sorge-re di una stella, visibile da molto lontano. Fu questa la testimonianza di “al-cuni Magi”, giunti da oriente a Gerusalemme poco dopo la nascita di Gesù,al tempo del re Erode (cfr Mt 2,1-2). Ancora una volta si richiamano e si ri-spondono il cielo e la terra, il cosmo e la storia. Le antiche profezie trovanoriscontro nel linguaggio degli astri. “Una stella spunta da Giacobbe / e unoscettro sorge da Israele” (Nm 24,17), aveva annunciato il veggente paganoBalaam, chiamato a maledire il popolo d’Israele, e che invece lo benedisseperché – gli rivelò Dio – “quel popolo è benedetto” (Nm 22,12). Cromaziodi Aquileia, nel suo Commento al Vangelo di Matteo, mettendo in relazioneBalaam con i Magi; scrive: “Quegli profetizzò che Cristo sarebbe venuto;costoro lo scorsero con gli occhi della fede”. E aggiunge un’osservazioneimportante: “La stella era scorta da tutti, ma non tutti ne compresero il sen-so. Allo stesso modo il Signore e Salvatore nostro è nato per tutti, ma nontutti lo hanno accolto” (ivi, 4,1-2). Appare qui il significato, nella prospetti-va storica, del simbolo della luce applicato alla nascita di Cristo: esso espri-

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me la speciale benedizione di Dio sulla discendenza di Abramo, destinataad estendersi a tutti i popoli della terra.

L’avvenimento evangelico che ricordiamo nell’Epifania – la visita dei Magial Bambino Gesù a Betlemme – ci rimanda così alle origini della storia delpopolo di Dio, cioè alla chiamata di Abramo. Siamo al capitolo 12° del Li-bro della Genesi. I primi 11 capitoli sono come grandi affreschi che rispon-dono ad alcune domande fondamentali dell’umanità: qual è l’origine dell’u-niverso e del genere umano? Da dove viene il male? Perché ci sono diverselingue e civiltà? Tra i racconti iniziali della Bibbia, compare una prima “al-leanza”, stabilita da Dio con Noè, dopo il diluvio. Si tratta di un’alleanzauniversale, che riguarda tutta l’umanità: il nuovo patto con la famiglia diNoè è insieme patto con “ogni carne”. Poi, prima della chiamata di Abramosi trova un altro grande affresco molto importante per capire il senso dell’E-pifania: quello della torre di Babele. Afferma il testo sacro che in origine“tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole” (Gn 11,1). Poi gli uo-mini dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchiil cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra” (Gn11,4). La conseguenza di questa colpa di orgoglio, analoga a quella di Ada-mo ed Eva, fu la confusione delle lingue e la dispersione dell’umanità sututta la terra (cfr Gn 11,7-8). Questo significa “Babele”, e fu una sorta dimaledizione, simile alla cacciata dal paradiso terrestre.

A questo punto inizia la storia della benedizione, con la chiamata di Abra-mo: incomincia il grande disegno di Dio per fare dell’umanità una famiglia,mediante l’alleanza con un popolo nuovo, da Lui scelto perché sia una be-nedizione in mezzo a tutte le genti (cfr Gn 12,1-3). Questo piano divino ètuttora in corso e ha avuto il suo momento culminante nel mistero di Cristo.Da allora sono iniziati gli “ultimi tempi”, nel senso che il disegno è statopienamente rivelato e realizzato in Cristo, ma chiede di essere accolto dallastoria umana, che rimane sempre storia di fedeltà da parte di Dio e purtrop-po anche di infedeltà da parte di noi uomini. La stessa Chiesa, depositariadella benedizione, è santa e composta di peccatori, segnata dalla tensionetra il “già” e il “non ancora”. Nella pienezza dei tempi Gesù Cristo è venutoa portare a compimento l’alleanza: Lui stesso, vero Dio e vero uomo, è ilSacramento della fedeltà di Dio al suo disegno di salvezza per l’intera uma-nità, per tutti noi.

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L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme, per adorare il neonato Messia, èil segno della manifestazione del Re universale ai popoli e a tutti gli uominiche cercano la verità. E’ l’inizio di un movimento opposto a quello di Babe-le: dalla confusione alla comprensione, dalla dispersione alla riconciliazio-ne. Scorgiamo così un legame tra l’Epifania e la Pentecoste: se il Natale diCristo, che è il Capo, è anche il Natale della Chiesa, suo corpo, noi vediamonei Magi i popoli che si aggregano al resto d’Israele, preannunciando ilgrande segno della “Chiesa poliglotta”, attuato dallo Spirito Santo cinquantagiorni dopo la Pasqua. L’amore fedele e tenace di Dio, che mai viene menoalla sua alleanza di generazione in generazione. E’ il “mistero” di cui parlasan Paolo nelle sue Lettere, anche nel brano della Lettera agli Efesinipoc’anzi proclamato: l’Apostolo afferma che tale mistero “gli è stato fattoconoscere per rivelazione” (Ef 3,3) e lui è incaricato di farlo conoscere.

Questo “mistero” della fedeltà di Dio costituisce la speranza della storia.Certo, esso è contrastato da spinte di divisione e di sopraffazione, che lace-rano l’umanità a causa del peccato e del conflitto di egoismi. La Chiesa è,nella storia, al servizio di questo “mistero” di benedizione per l’intera uma-nità. In questo mistero della fedeltà di Dio, la Chiesa assolve appieno la suamissione solo quando riflette in se stessa la luce di Cristo Signore, e così èdi aiuto ai popoli del mondo sulla via della pace e dell’autentico progresso.Infatti resta sempre valida la parola di Dio rivelata per mezzo del profetaIsaia: “… le tenebre ricoprono la terra, / nebbia fitta avvolge le nazioni; /ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te” (Is 60,2).Quanto il profeta annuncia a Gerusalemme, si compie nella Chiesa di Cri-sto: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorge-re” (Is 60,3).

Con Gesù Cristo la benedizione di Abramo si è estesa a tutti i popoli, allaChiesa universale come nuovo Israele che accoglie nel suo seno l’interaumanità. Anche oggi, tuttavia, resta in molti sensi vero quanto diceva ilprofeta: “nebbia fitta avvolge le nazioni” e la nostra storia. Non si può direinfatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro. Iconflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse ener-getiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti,ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale. C’è bi-

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sogno di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comunedi tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti. “Questa grande speranzapuò essere solo Dio … non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede unvolto umano” (Enc. Spe salvi n. 31): il Dio che si è manifestato nel Bambi-no di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto. Se c’è una grande speranza, si puòperseverare nella sobrietà. Se manca la vera speranza, si cerca la felicitànell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se stessi e il mondo.La moderazione non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via disalvezza per l’umanità. È ormai evidente che soltanto adottando uno stile divita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione del-le ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sosteni-bile. Per questo c’è bisogno di uomini che nutrano una grande speranza epossiedano perciò molto coraggio. Il coraggio dei Magi, che intrapresero unlungo viaggio seguendo una stella, e che seppero inginocchiarsi davanti adun Bambino e offrirgli i loro doni preziosi. Abbiamo tutti bisogno di questocoraggio, ancorato a una salda speranza. Ce lo ottenga Maria, accompa-gnandoci nel nostro pellegrinaggio terreno con la sua materna protezione.Amen!

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MESSAGGIO PER LA XVI GIORNATA MONDIALE

DEL MALATO

Cari fratelli e sorelle!

1. L’11 febbraio, memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, si celebrala Giornata Mondiale del Malato, occasione propizia per riflettere sul sensodel dolore e sul dovere cristiano di farsene carico in qualunque situazioneesso si presenti. Quest’anno tale significativa ricorrenza si collega a dueeventi importanti per la vita della Chiesa, come si comprende già dal temascelto “L’Eucaristia, Lourdes e la cura pastorale dei malati”: il 150° anni-versario delle apparizioni dell’Immacolata a Lourdes, e la celebrazione delCongresso Eucaristico Internazionale a Québec, in Canada. In tal modo vie-ne offerta una singolare opportunità per considerare la stretta connessioneche esiste tra il Mistero eucaristico, il ruolo di Maria nel progetto salvifico ela realtà del dolore e della sofferenza dell’uomo.

I 150 anni dalle apparizioni di Lourdes ci invitano a volgere lo sguardo ver-so la Vergine Santa, la cui Immacolata Concezione costituisce il dono subli-me e gratuito di Dio ad una donna, perché potesse aderire pienamente ai di-segni divini con fede ferma e incrollabile, nonostante le prove e le sofferen-ze che avrebbe dovuto affrontare. Per questo Maria è modello di totale ab-bandono alla volontà di Dio: ha accolto nel cuore il Verbo eterno e lo haconcepito nel suo grembo verginale; si è fidata di Dio e, con l’anima trafittadalla spada del dolore (cfr Lc 2,35), non ha esitato a condividere la passionedel suo Figlio rinnovando sul Calvario ai piedi della Croce il “sì” dell’An-nunciazione. Meditare sull’Immacolata Concezione di Maria è pertanto la-sciarsi attrarre dal «sì» che l’ha congiunta mirabilmente alla missione diCristo, redentore dell’umanità; è lasciarsi prendere e guidare per mano daLei, per pronunciare a propria volta il “fiat” alla volontà di Dio con tutta l’e-sistenza intessuta di gioie e tristezze, di speranze e delusioni, nella consape-volezza che le prove, il dolore e la sofferenza rendono ricco di senso il no-stro pellegrinaggio sulla terra.

2. Non si può contemplare Maria senza essere attratti da Cristo e non si puòguardare a Cristo senza avvertire subito la presenza di Maria. Esiste un le-

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game inscindibile tra la Madre e il Figlio generato nel suo seno per operadello Spirito Santo, e questo legame lo avvertiamo, in maniera misteriosa,nel Sacramento dell’Eucaristia, come sin dai primi secoli i Padri della Chie-sa e i teologi hanno messo in luce. “La carne nata da Maria, venendo dalloSpirito Santo, è il pane disceso dal cielo”, afferma sant’Ilario di Poitiers,mentre nel Sacramentario Bergomense, del sec. IX, leggiamo: “Il suo grem-bo ha fatto fiorire un frutto, un pane che ci ha riempito di angelico dono.Maria ha restituito alla salvezza ciò che Eva aveva distrutto con la sua col-pa”. Osserva poi san Pier Damiani: “Quel corpo che la beatissima Vergineha generato, ha nutrito nel suo grembo con cura materna, quel corpo dico,senza dubbio e non un altro, ora lo riceviamo dal sacro altare, e ne beviamoil sangue come sacramento della nostra redenzione. Questo ritiene la fedecattolica, questo fedelmente insegna la santa Chiesa”. Il legame della Vergi-ne Santa con il Figlio, Agnello immolato che toglie i peccati del mondo, siestende alla Chiesa Corpo mistico di Cristo. Maria - nota il Servo di DioGiovanni Paolo II - è “donna eucaristica” con l’intera sua vita per cui laChiesa, guardando a Lei come a suo modello, “è chiamata ad imitarla anchenel suo rapporto con questo Mistero santissimo” (Enc. Ecclesia de Euchari-stia, 53). In questa ottica si comprende ancor più perché a Lourdes al cultodella Beata Vergine Maria si unisce un forte e costante richiamo all’Eucari-stia con quotidiane Celebrazioni eucaristiche, con l’adorazione del Santissi-mo Sacramento e la benedizione dei malati, che costituisce uno dei momen-ti più forti della sosta dei pellegrini presso la grotta di Massabielles.

La presenza a Lourdes di molti pellegrini ammalati e di volontari che li ac-compagnano aiuta a riflettere sulla materna e tenera premura che la Verginemanifesta verso il dolore e le sofferenza dell’uomo. Associata al Sacrificiodi Cristo, Maria, Mater Dolorosa, che ai piedi della Croce soffre con il suodivin Figlio, viene sentita particolarmente vicina dalla comunità cristianache si raccoglie attorno ai suoi membri sofferenti, i quali recano i segni del-la passione del Signore. Maria soffre con coloro che sono nella prova, conessi spera ed è loro conforto sostenendoli con il suo materno aiuto. E non èforse vero che l’esperienza spirituale di tanti ammalati spinge a comprende-re sempre più che “il divin Redentore vuole penetrare nell’animo di ognisofferente attraverso il cuore della sua Madre santissima, primizia e verticedi tutti i redenti”? (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Salvifici doloris, 26).

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3. Se Lourdes ci conduce a meditare sull’amore materno della Vergine Im-macolata per i suoi figli malati e sofferenti, il prossimo Congresso Eucaristi-co Internazionale sarà occasione per adorare Gesù Cristo presente nel Sacra-mento dell’altare, a Lui affidarci come a Speranza che non delude, Lui ac-cogliere quale farmaco dell’immortalità che sana il fisico e lo spirito. GesùCristo ha redento il mondo con la sua sofferenza, con la sua morte e risurre-zione e ha voluto restare con noi quale “pane della vita” nel nostro pellegri-naggio terreno. “L’Eucaristia dono di Dio per la vita del mondo”: questo èil tema del Congresso Eucaristico che sottolinea come l’Eucaristia sia il do-no che il Padre fa al mondo del proprio unico Figlio, incarnato e crocifisso.E’ Lui che ci raduna intorno alla mensa eucaristica, suscitando nei suoi di-scepoli un’attenzione amorevole per i sofferenti e gli ammalati, nei quali lacomunità cristiana riconosce il volto del suo Signore. Come ho rilevato nel-l’Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis, “le nostre co-munità, quando celebrano l’Eucaristia, devono prendere sempre più co-scienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l’Eucaristia spingeogni credente in Lui a farsi ‘pane spezzato’ per gli altri” (n. 88). Siamo cosìincoraggiati ad impegnarci in prima persona a servire i fratelli, specialmentequelli in difficoltà, poiché la vocazione di ogni cristiano è veramente quelladi essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.

4. Appare pertanto chiaro che proprio dall’Eucaristia la pastorale della salu-te deve attingere la forza spirituale necessaria a soccorrere efficacementel’uomo e ad aiutarlo a comprendere il valore salvifico della propria soffe-renza. Come ebbe a scrivere il Servo di Dio Giovanni Paolo II nella già cita-ta Lettera apostolica Salvifici doloris, la Chiesa vede nei fratelli e nelle so-relle sofferenti quasi molteplici soggetti della forza soprannaturale di Cristo(cfr n. 27). Unito misteriosamente a Cristo, l’uomo che soffre con amore edocile abbandono alla volontà divina diventa offerta vivente per la salvezzadel mondo. L’amato mio Predecessore affermava ancora che “quanto piùl’uomo è minacciato dal peccato, quanto più pesanti sono le strutture delpeccato che porta in sé il mondo d’oggi, tanto più grande è l’eloquenza chela sofferenza umana in sé possiede. E tanto più la Chiesa sente il bisogno diricorrere al valore delle sofferenze umane per la salvezza del mondo”(ibid.). Se pertanto a Québec si contempla il mistero dell’Eucaristia dono diDio per la vita del mondo, nella Giornata Mondiale del Malato, in un idealeparallelismo spirituale, non solo si celebra l’effettiva partecipazione della

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sofferenza umana all’opera salvifica di Dio, ma se ne possono godere, incerto senso, i preziosi frutti promessi a coloro che credono. Così il dolore,accolto con fede, diventa la porta per entrare nel mistero della sofferenza re-dentrice di Gesù e per giungere con Lui alla pace e alla felicità della sua Ri-surrezione.

5. Mentre rivolgo il mio saluto cordiale a tutti gli ammalati e a quanti se neprendono cura in diversi modi, invito le comunità diocesane e parrocchiali acelebrare la prossima Giornata Mondiale del Malato valorizzando appienola felice coincidenza tra il 150° anniversario delle apparizioni di Nostra Si-gnora a Lourdes e il Congresso Eucaristico Internazionale. Sia occasioneper sottolineare l’importanza della Santa Messa, dell’Adorazione eucaristicae del culto dell’Eucaristia, facendo in modo che le Cappelle nei Centri sani-tari diventino il cuore pulsante in cui Gesù si offre incessantemente al Padreper la vita dell’umanità. Anche la distribuzione ai malati dell’Eucaristia, fat-ta con decoro e spirito di preghiera, è vero conforto per chi soffre afflitto daogni forma di infermità.

La prossima Giornata Mondiale del Malato sia inoltre propizia circostanzaper invocare, in modo speciale, la materna protezione di Maria su quanti so-no provati dalla malattia, sugli agenti sanitari e sugli operatori della pastora-le sanitaria. Penso, in particolare, ai sacerdoti impegnati in questo campo,alle religiose e ai religiosi, ai volontari e a chiunque con fattiva dedizione sioccupa di servire, nel corpo e nell’anima, gli ammalati e i bisognosi. Affidotutti a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Immacolata Concezione. SiaLei ad aiutare ciascuno nel testimoniare che l’unica valida risposta al doloree alla sofferenza umana è Cristo, il quale risorgendo ha vinto la morte e ciha donato la vita che non conosce fine. Con questi sentimenti, di cuore im-parto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 11 gennaio 2008

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MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2008

“Cristo si è fatto povero per voi” (2 Cor 8,9)

Cari fratelli e sorelle!

1. Ogni anno, la Quaresima ci offre una provvidenziale occasione per ap-profondire il senso e il valore del nostro essere cristiani, e ci stimola a risco-prire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericor-diosi verso i fratelli. Nel tempo quaresimale la Chiesa si preoccupa di pro-porre alcuni specifici impegni che accompagnino concretamente i fedeli inquesto processo di rinnovamento interiore: essi sono la preghiera, il digiunoe l’elemosina. Quest’anno, nel consueto Messaggio quaresimale, desiderosoffermarmi a riflettere sulla pratica dell’elemosina, che rappresenta un mo-do concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un eser-cizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni. Quanto sia fortela suggestione delle ricchezze materiali, e quanto netta debba essere la no-stra decisione di non idolatrarle, lo afferma Gesù in maniera perentoria:“Non potete servire a Dio e al denaro” (Lc 16,13). L’elemosina ci aiuta avincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle neces-sità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina posse-diamo. A questo mirano le collette speciali a favore dei poveri, che in Qua-resima vengono promosse in molte parti del mondo. In tal modo, alla purifi-cazione interiore si aggiunge un gesto di comunione ecclesiale, secondoquanto avveniva già nella Chiesa primitiva. San Paolo ne parla nelle sueLettere a proposito della colletta a favore della comunità di Gerusalemme(cfr 2 Cor 8-9; Rm 15,25-27).

2. Secondo l’insegnamento evangelico, noi non siamo proprietari bensì am-ministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati co-me esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiamaciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo. Co-me ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, i beni materiali rivestonouna valenza sociale, secondo il principio della loro destinazione universale(cfr n. 2404).

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Nel Vangelo è chiaro il monito di Gesù verso chi possiede e utilizza solo persé le ricchezze terrene. Di fronte alle moltitudini che, carenti di tutto, pati-scono la fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le parole di sanGiovanni: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il proprio fratel-lo in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore diDio?” (1 Gv 3,17). Con maggiore eloquenza risuona il richiamo alla condi-visione nei Paesi la cui popolazione è composta in maggioranza da cristiani,essendo ancor più grave la loro responsabilità di fronte alle moltitudini chesoffrono nell’indigenza e nell’abbandono. Soccorrerle è un dovere di giusti-zia prima ancora che un atto di carità.

3. Il Vangelo pone in luce una caratteristica tipica dell’elemosina cristiana:deve essere nascosta. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”, di-ce Gesù, “perché la tua elemosina resti segreta” (Mt 6,3-4). E poco primaaveva detto che non ci si deve vantare delle proprie buone azioni, per nonrischiare di essere privati della ricompensa celeste (cfr Mt 6,1-2). La preoc-cupazione del discepolo è che tutto vada a maggior gloria di Dio. Gesù am-monisce: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedanole vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt5,16). Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra. Que-sta consapevolezza accompagni, cari fratelli e sorelle, ogni gesto di aiuto alprossimo evitando che si trasformi in un mezzo per porre in evidenza noistessi. Se nel compiere una buona azione non abbiamo come fine la gloriadi Dio e il vero bene dei fratelli, ma miriamo piuttosto ad un ritorno di inte-resse personale o semplicemente di plauso, ci poniamo fuori dell’otticaevangelica. Nella moderna società dell’immagine occorre vigilare attenta-mente, poiché questa tentazione è ricorrente. L’elemosina evangelica non èsemplice filantropia: è piuttosto un’espressione concreta della carità, virtùteologale che esige l’interiore conversione all’amore di Dio e dei fratelli, adimitazione di Gesù Cristo, il quale morendo in croce donò tutto se stesso pernoi. Come non ringraziare Dio per le tante persone che nel silenzio, lontanodai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni ge-nerose di sostegno al prossimo in difficoltà? A ben poco serve donare i pro-pri beni agli altri, se per questo il cuore si gonfia di vanagloria: ecco perchénon cerca un riconoscimento umano per le opere di misericordia che compiechi sa che Dio “vede nel segreto” e nel segreto ricompenserà.

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4. Invitandoci a considerare l’elemosina con uno sguardo più profondo, chetrascenda la dimensione puramente materiale, la Scrittura ci insegna che c’èpiù gioia nel dare che nel ricevere (cfr At 20,35). Quando agiamo con amoreesprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noistessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15). Ogni volta che per amoredi Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamoche la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizionein forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ri-compensa le nostre elemosine con la sua gioia. E c’è di più: san Pietro citatra i frutti spirituali dell’elemosina il perdono dei peccati. “La carità - egliscrive - copre una moltitudine di peccati” (1 Pt 4,8). Come spesso ripete laliturgia quaresimale, Iddio offre a noi peccatori la possibilità di essere per-donati. Il fatto di condividere con i poveri ciò che possediamo ci dispone aricevere tale dono. Penso, in questo momento, a quanti avvertono il peso delmale compiuto e, proprio per questo, si sentono lontani da Dio, timorosi equasi incapaci di ricorrere a Lui. L’elemosina, avvicinandoci agli altri, ciavvicina a Dio e può diventare strumento di autentica conversione e riconci-liazione con Lui e con i fratelli.

5. L’elemosina educa alla generosità dell’amore. San Giuseppe BenedettoCottolengo soleva raccomandare: “Non contate mai le monete che date, per-ché io dico sempre così: se nel fare l’elemosina la mano sinistra non ha dasapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essamedesima” (Detti e pensieri, Edilibri, n. 201). Al riguardo, è quanto mai si-gnificativo l’episodio evangelico della vedova che, nella sua miseria, gettanel tesoro del tempio “tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12,44). La suapiccola e insignificante moneta diviene un simbolo eloquente: questa vedo-va dona a Dio non del suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che è.Tutta se stessa.

Questo episodio commovente si trova inserito nella descrizione dei giorniche precedono immediatamente la passione e morte di Gesù, il quale, comenota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor8,9); ha dato tutto se stesso per noi. La Quaresima, anche attraverso la prati-ca dell’elemosina ci spinge a seguire il suo esempio. Alla sua scuola possia-mo imparare a fare della nostra vita un dono totale; imitandolo riusciamo arenderci disponibili, non tanto a dare qualcosa di ciò che possediamo, bensì

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noi stessi. L’intero Vangelo non si riassume forse nell’unico comandamentodella carità? La pratica quaresimale dell’elemosina diviene pertanto un mez-zo per approfondire la nostra vocazione cristiana. Quando gratuitamente of-fre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a detta-re le leggi dell’esistenza, ma l’amore. Ciò che dà valore all’elemosina èdunque l’amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e lecondizioni di ciascuno.

6. Cari fratelli e sorelle, la Quaresima ci invita ad “allenarci” spiritualmente,anche mediante la pratica dell’elemosina, per crescere nella carità e ricono-scere nei poveri Cristo stesso. Negli Atti degli Apostoli si racconta che l’a-postolo Pietro allo storpio che chiedeva l’elemosina alla porta del tempiodisse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nomedi Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3,6). Con l’elemosina regaliamoqualcosa di materiale, segno del dono più grande che possiamo offrire aglialtri con l’annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c’è la vitavera. Questo periodo sia pertanto caratterizzato da uno sforzo personale ecomunitario di adesione a Cristo per essere testimoni del suo amore. Maria,Madre e Serva fedele del Signore, aiuti i credenti a condurre il “combatti-mento spirituale” della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e del-la pratica dell’elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasqualirinnovati nello spirito. Con questi voti imparto volentieri a tutti l’ApostolicaBenedizione.

Dal Vaticano, 30 ottobre 2007

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MESSAGGIO URBI ET ORBI - PASQUA 2008

“Resurrexi, et adhuc tecum sum. Alleluia! - Sono risorto, sono sempre conte. Alleluia!”. Cari fratelli e sorelle, Gesù crocifisso e risorto ci ripete oggiquest’annuncio di gioia: è l’annuncio pasquale. Accogliamolo con intimostupore e gratitudine!

“Resurrexi et adhuc tecum sum - Sono risorto e sono ancora e sempre conte”. Queste parole, tratte da un’antica versione del Salmo 138 (v. 18b), ri-suonano all’inizio dell’odierna Santa Messa. In esse, al sorgere del sole diPasqua, la Chiesa riconosce la voce stessa di Gesù che, risorgendo da morte,si rivolge al Padre colmo di felicità e d’amore ed esclama: Padre mio, ecco-mi! Sono risorto, sono ancora con te e lo sarò per sempre; il tuo Spirito nonmi ha mai abbandonato. Possiamo così comprendere in modo nuovo anchealtre espressioni del Salmo: “Se salgo in cielo, là tu sei, / se scendo negli in-feri, eccoti. / ... / Nemmeno le tenebre per te sono oscure, / e la notte è chia-ra come il giorno; / per te le tenebre sono come luce” (Sal 138, 8.12). È ve-ro: nella solenne veglia di Pasqua le tenebre diventano luce, la notte cede ilpasso al giorno che non conosce tramonto. La morte e risurrezione del Ver-bo di Dio incarnato è un evento di amore insuperabile, è la vittoria dell’A-more che ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte. Ha cambia-to il corso della storia, infondendo un indelebile e rinnovato senso e valorealla vita dell’uomo.

“Sono risorto e sono ancora e sempre con te”. Queste parole ci invitano acontemplare Cristo risorto, facendone risuonare nel nostro cuore la voce.Con il suo sacrificio redentore Gesù di Nazareth ci ha resi figli adottivi diDio, così che ora possiamo inserirci anche noi nel dialogo misterioso tra Luie il Padre. Ritorna alla mente quanto un giorno Egli ebbe a dire ai suoiascoltatori: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figliose non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale ilFiglio lo voglia rivelare” (Mt 11,27). In questa prospettiva, avvertiamo chel’affermazione rivolta oggi da Gesù risorto al Padre, - “Sono ancora e sem-pre con te” - riguarda come di riflesso anche noi, “figli di Dio e coeredi diCristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare allasua gloria” (cfr Rm 8,17). Grazie alla morte e risurrezione di Cristo, pure

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noi quest’oggi risorgiamo a vita nuova, ed unendo la nostra alla sua voceproclamiamo di voler restare per sempre con Dio, Padre nostro infinitamen-te buono e misericordioso.

Entriamo così nella profondità del mistero pasquale. L’evento sorprendentedella risurrezione di Gesù è essenzialmente un evento d’amore: amore delPadre che consegna il Figlio per la salvezza del mondo; amore del Figlioche si abbandona al volere del Padre per tutti noi; amore dello Spirito che ri-suscita Gesù dai morti nel suo corpo trasfigurato. Ed ancora: amore del Pa-dre che “riabbraccia” il Figlio avvolgendolo nella sua gloria; amore del Fi-glio che con la forza dello Spirito ritorna al Padre rivestito della nostra uma-nità trasfigurata. Dall’odierna solennità, che ci fa rivivere l’esperienza asso-luta e singolare della risurrezione di Gesù, ci viene dunque un appello aconvertirci all’Amore; ci viene un invito a vivere rifiutando l’odio e l’egoi-smo e a seguire docilmente le orme dell’Agnello immolato per la nostra sal-vezza, a imitare il Redentore “mite e umile di cuore”, che è “ristoro per lenostre anime” (cfr Mt 11,29).

Fratelli e sorelle cristiani di ogni parte del mondo, uomini e donne di animosinceramente aperto alla verità! Che nessuno chiuda il cuore all’onnipotenzadi questo amore che redime! Gesù Cristo è morto e risorto per tutti: Egli è lanostra speranza! Speranza vera per ogni essere umano. Oggi, come fece coni suoi discepoli in Galilea prima di tornare al Padre, Gesù risorto invia an-che noi dappertutto come testimoni della sua speranza e ci rassicura: Io sonocon voi sempre, tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). Fis-sando lo sguardo dell’animo nelle piaghe gloriose del suo corpo trasfigura-to, possiamo capire il senso e il valore della sofferenza, possiamo lenire letante ferite che continuano ad insanguinare l’umanità anche ai nostri giorni.Nelle sue piaghe gloriose riconosciamo i segni indelebili della misericordiainfinita del Dio di cui parla il profeta: Egli è colui che risana le ferite deicuori spezzati, che difende i deboli e proclama la libertà degli schiavi, checonsola tutti gli afflitti e dispensa loro olio di letizia invece dell’abito da lut-to, un canto di lode invece di un cuore mesto (cfr Is 61,1.2.3). Se con umileconfidenza ci accostiamo a Lui, incontriamo nel suo sguardo la risposta al-l’anelito più profondo del nostro cuore: conoscere Dio e stringere con Luiuna relazione vitale, che colmi del suo stesso amore la nostra esistenza e lenostre relazioni interpersonali e sociali. Per questo l’umanità ha bisogno diCristo: in Lui, nostra speranza, “noi siamo stati salvati” (cfr Rm 8,24).

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Quante volte le relazioni tra persona e persona, tra gruppo e gruppo, tra po-polo e popolo, invece che dall’amore, sono segnate dall’egoismo, dall’in-giustizia, dall’odio, dalla violenza! Sono le piaghe dell’umanità, aperte edoloranti in ogni angolo del pianeta, anche se spesso ignorate e talvolta vo-lutamente nascoste; piaghe che straziano anime e corpi di innumerevoli no-stri fratelli e sorelle. Esse attendono di essere lenite e guarite dalle piaghegloriose del Signore risorto (cfr 1 Pt 2,24-25) e dalla solidarietà di quanti,sulle sue orme e in suo nome, pongono gesti d’amore, si impegnano fattiva-mente per la giustizia e spargono intorno a sé segni luminosi di speranza neiluoghi insanguinati dai conflitti e dovunque la dignità della persona umanacontinua ad essere vilipesa e conculcata. L’auspicio è che proprio là si mol-tiplichino le testimonianze di mitezza e di perdono!

Cari fratelli e sorelle, lasciamoci illuminare dalla luce sfolgorante di questoGiorno solenne; apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la for-za rinnovatrice del Mistero pasquale si manifesti in ciascuno di noi, nellenostre famiglie, nelle nostre città e nelle nostre Nazioni. Si manifesti in ogniparte del mondo. Come non pensare in questo momento, in particolare, adalcune regioni africane, quali il Darfur e la Somalia, al martoriato Medio-riente, e specialmente alla Terrasanta, all’Iraq, al Libano, e infine al Tibet,regioni per le quali incoraggio la ricerca di soluzioni che salvaguardino ilbene e la pace! Invochiamo la pienezza dei doni pasquali, per intercessionedi Maria che, dopo aver condiviso le sofferenze della passione e crocifissio-ne del suo Figlio innocente, ha sperimentato anche la gioia inesprimibiledella sua risurrezione. Associata alla gloria di Cristo, sia Lei a proteggerci ea guidarci sulla via della fraterna solidarietà e della pace. Sono questi i mieiauguri pasquali, che rivolgo a voi qui presenti e agli uomini e alle donne diogni nazione e continente a noi uniti attraverso la radio e la televisione.Buona Pasqua!

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MESSAGGIO PER LA XLV GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

13 aprile 2008 - IV Domenica di Pasqua

Tema: « Le vocazioni al servizio della Chiesa-missione»

Cari fratelli e sorelle!

1. Per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebratail 13 aprile 2008, ho scelto il tema: Le vocazioni al servizio della Chiesa-missione. Agli Apostoli Gesù risorto affidò il mandato: “Andate dunque eammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlioe dello Spirito Santo” (Mt 28,19), assicurando: “Ecco io sono con voi tutti igiorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). La Chiesa è missionaria nelsuo insieme e in ogni suo membro. Se in forza dei sacramenti del Battesimoe della Confermazione ogni cristiano è chiamato a testimoniare e ad annun-ciare il Vangelo, la dimensione missionaria è specialmente e intimamentelegata alla vocazione sacerdotale. Nell’alleanza con Israele, Dio affidò a uo-mini prescelti, chiamati da Lui ed inviati al popolo in suo nome, la missionedi essere profeti e sacerdoti. Così fece, ad esempio, con Mosè: “Ora va’! -gli disse Jahvé - Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popo-lo ... quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su que-sto monte” (Es 3,10.12). Ugualmente avvenne con i profeti.

2. Le promesse fatte ai padri si realizzarono appieno in Gesù Cristo. Affer-ma in proposito il Concilio Vaticano II: “È venuto quindi il Figlio, mandatodal Padre, il quale in Lui prima della fondazione del mondo ci ha eletti e ciha predestinati ad essere adottati come figli ... Perciò Cristo, per adempierela volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ce ne ha rive-lato il mistero, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione” (Cost.dogm. Lumen gentium, 3). E Gesù si scelse, come stretti collaboratori nelministero messianico, dei discepoli già nella vita pubblica, durante la predi-cazione in Galilea. Ad esempio, in occasione della moltiplicazione dei pani,quando disse agli Apostoli: “Date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14,16),stimolandoli così a farsi carico del bisogno delle folle, a cui voleva offrire il

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cibo per sfamarsi, ma anche rivelare il cibo “che dura per la vita eterna” (Gv6,27). Era mosso a compassione verso la gente, perché mentre percorreva lecittà ed i villaggi, incontrava folle stanche e sfinite, “come pecore senza pa-store” (cfr Mt 9,36). Da questo sguardo di amore sgorgava il suo invito aidiscepoli: “Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nel-la sua messe” (Mt 9,38), e inviò i Dodici prima “alle pecore perdute dellacasa d’Israele”, con precise istruzioni. Se ci soffermiamo a meditare questapagina del Vangelo di Matteo, che viene solitamente chiamata “discorsomissionario”, notiamo tutti quegli aspetti che caratterizzano l’attività mis-sionaria di una comunità cristiana, che voglia restare fedele all’esempio eall’insegnamento di Gesù. Corrispondere alla chiamata del Signore compor-ta affrontare con prudenza e semplicità ogni pericolo e persino le persecu-zioni, giacché “un discepolo non è da più del maestro, né un servo da piùdel suo padrone” (Mt 10,24). Diventati una cosa sola con il Maestro, i disce-poli non sono più soli ad annunciare il Regno dei cieli, ma è lo stesso Gesùad agire in essi: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accogliecolui che mi ha mandato” (Mt 10,40). Ed inoltre, come veri testimoni, “rive-stiti di potenza dall’alto” (Lc 24,49), essi predicano “la conversione e il per-dono dei peccati” (Lc 24,47) a tutte le genti.

3. Proprio perché inviati dal Signore, i Dodici prendono il nome di “aposto-li”, destinati a percorrere le vie del mondo annunciando il Vangelo come te-stimoni della morte e risurrezione di Cristo. Scrive san Paolo ai cristiani diCorinto: “Noi – cioè gli Apostoli – predichiamo Cristo crocifisso” (1 Cor1,23). Il Libro degli Atti degli Apostoli attribuisce un ruolo molto importan-te, in questo processo di evangelizzazione, anche ad altri discepoli, la cuivocazione missionaria scaturisce da circostanze provvidenziali, talvolta do-lorose, come l’espulsione dalla propria terra in quanto seguaci di Gesù (cfr8,1-4). Lo Spirito Santo permette di trasformare questa prova in occasionedi grazia, e di trarne spunto perché il nome del Signore sia annunciato ad al-tre genti e si allarghi in tal modo il cerchio della Comunità cristiana. Si trat-ta di uomini e donne che, come scrive Luca nel Libro degli Atti, “hanno vo-tato la loro vita al nome del Signore nostro Gesù Cristo” (15,26). Primo tratutti, chiamato dal Signore stesso sì da essere un vero Apostolo, è senzadubbio Paolo di Tarso. La storia di Paolo, il più grande missionario di tutti itempi, fa emergere, sotto molti punti di vista, quale sia il nesso tra vocazio-ne e missione. Accusato dai suoi avversari di non essere autorizzato all’apo-

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stolato, egli fa appello ripetutamente proprio alla vocazione ricevuta diretta-mente dal Signore (cfr Rm 1,1; Gal 1,11-12.15-17).

4. All’inizio, come in seguito, a “spingere” gli Apostoli (cfr 2 Cor 5,14) èsempre “l’amore di Cristo”. Quali fedeli servitori della Chiesa, docili all’a-zione dello Spirito Santo, innumerevoli missionari, nel corso dei secoli,hanno seguito le orme dei primi discepoli. Osserva il Concilio Vaticano II:“Benché l’impegno di diffondere la fede cada su qualsiasi discepolo di Cri-sto in proporzione delle sue possibilità, Cristo Signore chiama sempre dallamoltitudine dei suoi discepoli quelli che egli vuole, perché siano con lui eper inviarli a predicare alle genti (cfr Mc 3,13-15)” (Decr. Ad gentes, 23).L’amore di Cristo, infatti, va comunicato ai fratelli con gli esempi e le paro-le; con tutta la vita. “La vocazione speciale dei missionari ad vitam – ebbe ascrivere il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II - conserva tutta lasua validità: essa rappresenta il paradigma dell’impegno missionario dellaChiesa, che ha sempre bisogno di donazioni radicali e totali, di impulsi nuo-vi e arditi” (Enc. Redemptoris missio, 66).

5. Tra le persone che si dedicano totalmente al servizio del Vangelo vi sonoin particolar modo sacerdoti chiamati a dispensare la Parola di Dio, ammini-strare i sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Riconciliazione, votati alservizio dei più piccoli, dei malati, dei sofferenti, dei poveri e di quanti at-traversano momenti difficili in regioni della terra dove vi sono, talora, mol-titudini che ancora oggi non hanno avuto un vero incontro con Gesù Cristo.Ad esse i missionari recano il primo annuncio del suo amore redentivo. Lestatistiche testimoniano che il numero dei battezzati aumenta ogni anno gra-zie all’azione pastorale di questi sacerdoti, interamente consacrati alla sal-vezza dei fratelli. In questo contesto, speciale riconoscenza va data “ai pre-sbiteri fidei donum, che con competenza e generosa dedizione edificano lacomunità annunciandole la Parola di Dio e spezzando il Pane della vita,senza risparmiare energie nel servizio alla missione della Chiesa. Occorreringraziare Dio per i tanti sacerdoti che hanno sofferto fino al sacrificio del-la vita per servire Cristo … Si tratta di testimonianze commoventi che pos-sono ispirare tanti giovani a seguire a loro volta Cristo e a spendere la lorovita per gli altri, trovando proprio così la vita vera” (Esort. ap. Sacramen-tum caritatis, 26). Attraverso i suoi sacerdoti, Gesù dunque si rende presen-te fra gli uomini di oggi, sino agli angoli più remoti della terra.

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6. Da sempre nella Chiesa ci sono poi non pochi uomini e donne che, mossidall’azione dello Spirito Santo, scelgono di vivere il Vangelo in modo radi-cale, professando i voti di castità, povertà ed obbedienza. Questa schiera direligiosi e di religiose, appartenenti a innumerevoli Istituti di vita contem-plativa ed attiva, ha “tuttora una parte importantissima nell’evangelizzazio-ne del mondo” (Decr. Ad gentes, 40). Con la loro preghiera continua e co-munitaria, i religiosi di vita contemplativa intercedono incessantemente pertutta l’umanità; quelli di vita attiva, con la loro multiforme azione caritativa,recano a tutti la testimonianza viva dell’amore e della misericordia di Dio.Quanto a questi apostoli del nostro tempo, il Servo di Dio Paolo VI ebbe adire: “Grazie alla loro consacrazione religiosa, essi sono per eccellenza vo-lontari e liberi per lasciare tutto e per andare ad annunziare il Vangelo finoai confini del mondo. Essi sono intraprendenti, e il loro apostolato è spessocontrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all’ammira-zione. Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed as-sumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita. Sì, ve-ramente, la Chiesa deve molto a loro” (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 69).

7. Inoltre, perché la Chiesa possa continuare a svolgere la missione affidata-le da Cristo e non manchino gli evangelizzatori di cui il mondo ha bisogno,è necessario che nelle comunità cristiane non venga mai meno una costanteeducazione alla fede dei fanciulli e degli adulti; è necessario mantenere vivonei fedeli un attivo senso di responsabilità missionaria e di partecipazionesolidale con i popoli della terra. Il dono della fede chiama tutti i cristiani acooperare all’evangelizzazione. Questa consapevolezza va alimentata attra-verso la predicazione e la catechesi, la liturgia e una costante formazione al-la preghiera; va incrementata con l’esercizio dell’accoglienza, della carità,dell’accompagnamento spirituale, della riflessione e del discernimento, co-me pure con una progettazione pastorale, di cui parte integrante sia l’atten-zione alle vocazioni.

8. Solo in un terreno spiritualmente ben coltivato fioriscono le vocazioni alsacerdozio ministeriale ed alla vita consacrata. Infatti, le comunità cristiane,che vivono intensamente la dimensione missionaria del mistero della Chie-sa, mai saranno portate a ripiegarsi su se stesse. La missione, come testimo-nianza dell’amore divino, diviene particolarmente efficace quando è condi-visa in modo comunitario, “perché il mondo creda” (cfr Gv 17,21). Quello

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delle vocazioni è il dono che la Chiesa invoca ogni giorno dallo SpiritoSanto. Come ai suoi inizi, raccolta attorno alla Vergine Maria, Regina degliApostoli, la Comunità ecclesiale apprende da lei ad implorare dal Signore lafioritura di nuovi apostoli che sappiano vivere in sé quella fede e quell’a-more che sono necessari per la missione.

9. Mentre affido questa riflessione a tutte le Comunità ecclesiali, affinché lefacciano proprie e soprattutto ne traggano spunto per la preghiera, incorag-gio l’impegno di quanti operano con fede e generosità al servizio delle vo-cazioni e di cuore invio ai formatori, ai catechisti e a tutti, specialmente aigiovani in cammino vocazionale, una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 dicembre 2007

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MESSAGGIO PER LA XLII GIORNATA MONDIALEDELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Domenica, 4 maggio 2008

I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla

Cari fratelli e sorelle!

1. Il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali -“ I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio.Cercare la verità per condividerla” – pone in luce quanto importante sia ilruolo di questi strumenti nella vita delle persone e della società. Non c’è in-fatti ambito dell’esperienza umana, specialmente se consideriamo il vastofenomeno della globalizzazione, in cui i media non siano diventati parte co-stitutiva delle relazioni interpersonali e dei processi sociali, economici, poli-tici e religiosi. In proposito, scrivevo nel Messaggio per la Giornata dellaPace dello scorso 1° gennaio: “I mezzi della comunicazione sociale, per lepotenzialità educative di cui dispongono, hanno una speciale responsabilitànel promuovere il rispetto per la famiglia, nell’illustrarne le attese e i diritti,nel metterne in evidenza la bellezza” (n. 5).

2. Grazie ad una vorticosa evoluzione tecnologica, questi mezzi hanno ac-quisito potenzialità straordinarie, ponendo nello stesso tempo nuovi ed ine-diti interrogativi e problemi. È innegabile l’apporto che essi possono darealla circolazione delle notizie, alla conoscenza dei fatti e alla diffusione delsapere: hanno contribuito, ad esempio, in maniera decisiva all’alfabetizza-zione e alla socializzazione, come pure allo sviluppo della democrazia e deldialogo tra i popoli. Senza il loro apporto sarebbe veramente difficile favori-re e migliorare la comprensione tra le nazioni, dare respiro universale ai dia-loghi di pace, garantire all’uomo il bene primario dell’informazione, assicu-rando, nel contempo, la libera circolazione del pensiero in ordine soprattuttoagli ideali di solidarietà e di giustizia sociale. Sì! I media, nel loro insieme,non sono soltanto mezzi per la diffusione delle idee, ma possono e devonoessere anche strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale. Non

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manca, purtroppo, il rischio che essi si trasformino invece in sistemi volti asottomettere l’uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momen-to. E’ il caso di una comunicazione usata per fini ideologici o per la colloca-zione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva. Con il pre-testo di rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e ad imporremodelli distorti di vita personale, familiare o sociale. Inoltre, per favorire gliascolti, la cosiddetta audience, a volte non si esita a ricorrere alla trasgres-sione, alla volgarità e alla violenza. Vi è infine la possibilità che, attraverso imedia, vengano proposti e sostenuti modelli di sviluppo che aumentano an-ziché ridurre il divario tecnologico tra i paesi ricchi e quelli poveri.

3. L’umanità si trova oggi di fronte a un bivio. Anche per i media vale quan-to ho scritto nell’Enciclica Spe salvi circa l’ambiguità del progresso, che of-fre inedite possibilità per il bene, ma apre al tempo stesso possibilità abissalidi male che prima non esistevano (cfr n. 22). Occorre pertanto chiedersi sesia saggio lasciare che gli strumenti della comunicazione sociale siano as-serviti a un protagonismo indiscriminato o finiscano in balia di chi se ne av-vale per manipolare le coscienze. Non sarebbe piuttosto doveroso far sì cherestino al servizio della persona e del bene comune e favoriscano “la forma-zione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore” (ibid.)? La lorostraordinaria incidenza nella vita delle persone e della società è un dato lar-gamente riconosciuto, ma va posta oggi in evidenza la svolta, direi anzi lavera e propria mutazione di ruolo, che essi si trovano ad affrontare. Oggi, inmodo sempre più marcato, la comunicazione sembra avere talora la pretesanon solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e allaforza di suggestione che possiede. Si costata, ad esempio, che su talune vi-cende i media non sono utilizzati per un corretto ruolo di informazione, maper “creare” gli eventi stessi. Questo pericoloso mutamento della loro fun-zione è avvertito con preoccupazione da molti Pastori. Proprio perché sitratta di realtà che incidono profondamente su tutte le dimensioni della vitaumana (morale, intellettuale, religiosa, relazionale, affettiva, culturale), po-nendo in gioco il bene della persona, occorre ribadire che non tutto ciò che ètecnicamente possibile è anche eticamente praticabile. L’impatto degli stru-menti della comunicazione sulla vita dell’uomo contemporaneo pone per-tanto questioni non eludibili, che attendono scelte e risposte non più rinvia-bili.

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4. Il ruolo che gli strumenti della comunicazione sociale hanno assunto nel-la società va ormai considerato parte integrante della questione antropologi-ca, che emerge come sfida cruciale del terzo millennio. In maniera non dis-simile da quanto accade sul fronte della vita umana, del matrimonio e dellafamiglia, e nell’ambito delle grandi questioni contemporanee concernenti lapace, la giustizia e la salvaguardia del creato, anche nel settore delle comu-nicazioni sociali sono in gioco dimensioni costitutive dell’uomo e della suaverità. Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al con-trollo sociale, finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità in-violabile dell’uomo, rischiando di incidere negativamente sulla sua coscien-za, sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessadelle persone. Ecco perché è indispensabile che le comunicazioni sociali di-fendano gelosamente la persona e ne rispettino appieno la dignità. Più diqualcuno pensa che sia oggi necessaria, in questo ambito, un’“info-etica”così come esiste la bio-etica nel campo della medicina e della ricerca scien-tifica legata alla vita.

5. Occorre evitare che i media diventino il megafono del materialismo eco-nomico e del relativismo etico, vere piaghe del nostro tempo. Essi possonoe devono invece contribuire a far conoscere la verità sull’uomo, difendendo-la davanti a coloro che tendono a negarla o a distruggerla. Si può anzi direche la ricerca e la presentazione della verità sull’uomo costituiscono la vo-cazione più alta della comunicazione sociale. Utilizzare a questo fine tutti ilinguaggi, sempre più belli e raffinati di cui i media dispongono, è un com-pito esaltante affidato in primo luogo ai responsabili ed agli operatori delsettore. E’ un compito che tuttavia, in qualche modo, ci riguarda tutti, per-ché tutti, nell’epoca della globalizzazione, siamo fruitori e operatori di co-municazioni sociali. I nuovi media, telefonia e internet in particolare, stannomodificando il volto stesso della comunicazione e, forse, è questa un’occa-sione preziosa per ridisegnarlo, per rendere meglio visibili, come ebbe a di-re il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, i lineamenti essenziali eirrinunciabili della verità sulla persona umana (cfr Lett. ap. Il rapido svilup-po, 10).

6. L’uomo ha sete di verità, è alla ricerca della verità; lo dimostrano anchel’attenzione e il successo registrati da tanti prodotti editoriali, programmi ofiction di qualità, in cui la verità, la bellezza e la grandezza della persona,

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inclusa la sua dimensione religiosa, sono riconosciute e ben rappresentate.Gesù ha detto: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32).La verità che ci rende liberi è Cristo, perché solo Lui può rispondere piena-mente alla sete di vita e di amore che è nel cuore dell’uomo. Chi lo ha in-contrato e si appassiona al suo messaggio sperimenta il desiderio inconteni-bile di condividere e comunicare questa verità: “Ciò che era fin da princi-pio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri oc-chi – scrive san Giovanni -, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che lenostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita […], noi lo annunziamoanche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comu-nione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo,perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1, 1-3).

Invochiamo lo Spirito Santo, perché non manchino comunicatori coraggiosie autentici testimoni della verità che, fedeli alla consegna di Cristo e appas-sionati del messaggio della fede, “sappiano farsi interpreti delle odierneistanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunicazionenon come tempo di alienazione e di smarrimento, ma come tempo preziosoper la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone ei popoli” (Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno Parabole mediatiche, 9novembre 2002).

Con questo auspicio a tutti imparto con affetto la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 24 gennaio 2008, Festa di San Francesco di Sales.

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MESSAGGIO ALLA CONFERENZA DI ALTO LIVELLO SULLA SICUREZZA ALIMENTARE MONDIALE

PROMOSSA DALLA FAO

ROMA, 3-5 giugno 2008

Signor Presidente della Repubblica italiana,Illustri Capi di Stato e di Governo,Signor Direttore Generale della FAO,Signor Segretario Generale dell’ONU, Signore e Signori!

Sono lieto di porgere il mio deferente e cordiale saluto a Voi, che, a diversotitolo, rappresentate le varie componenti della famiglia umana e vi siete riu-niti a Roma per concordare soluzioni idonee ad affrontare il problema dellafame e della malnutrizione.

Al Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, ho chiesto di parte-ciparVi la particolare attenzione con cui seguo il vostro lavoro e di assicu-rarVi che attribuisco grande importanza all’arduo compito che Vi attende. AVoi guardano milioni di uomini e donne, mentre nuove insidie minaccianola loro sopravvivenza e preoccupanti situazioni mettono a rischio la sicurez-za dei loro Paesi. Infatti, la crescente globalizzazione dei mercati non sem-pre favorisce la disponibilità di alimenti ed i sistemi produttivi sono spessocondizionati da limiti strutturali, nonché da politiche protezionistiche e dafenomeni speculativi che relegano intere popolazioni ai margini dei processidi sviluppo. Alla luce di tale situazione, occorre ribadire con forza che lafame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispo-ne di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze sufficienti per metterefine a tali drammi ed alle loro conseguenze. La grande sfida di oggi è quel-la di “globalizzare non solo gli interessi economici e commerciali, ma anchele attese di solidarietà, nel rispetto e nella valorizzazione dell’apporto diogni componente umana» (Discorso alla Fondazione Centesimus Annus proPontifice, 31 maggio 2008).

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Alla FAO ed al suo Direttore Generale va, pertanto, il mio apprezzamento ela mia gratitudine, per aver nuovamente attirato l’attenzione della comunitàinternazionale su quanto ostacola la lotta contro la fame e per averla solleci-tata ad un’azione che, per risultare efficace, dovrà essere unitaria e coordi-nata.

In tale spirito, alle alte Personalità che partecipano a questo Vertice desiderorinnovare l’auspicio che ho formulato durante la mia recente visita alla sededell’ONU: è urgente superare il “paradosso di un consenso multilaterale checontinua ad essere in crisi a causa della sua subordinazione alle decisioni dipochi” (Discorso all’Assemblea Generale dell’ONU, 18 aprile 2008). Inol-tre, mi permetto d’invitarVi a collaborare in maniera sempre più trasparentecon le organizzazioni della società civile impegnate a colmare il crescentedivario tra ricchezza e povertà. Vi esorto ancora a proseguire in quelle rifor-me strutturali che, a livello nazionale, sono indispensabili per affrontare consuccesso i problemi del sottosviluppo, di cui la fame e la malnutrizione so-no dirette conseguenze. So quanto tutto ciò sia arduo e complesso!

Tuttavia, come si può rimanere insensibili agli appelli di coloro che, nei di-versi continenti, non riescono a nutrirsi a sufficienza per vivere? Povertà emalnutrizione non sono una mera fatalità, provocata da situazioni ambienta-li avverse o da disastrose calamità naturali. D’altra parte, le considerazionidi carattere esclusivamente tecnico o economico non debbono prevalere suidoveri di giustizia verso quanti soffrono la fame. Il diritto all’alimentazione“risponde principalmente ad una motivazione etica: ‘dare da mangiare agliaffamati’ (cfr Mt 25, 35), che spinge a condividere i beni materiali quale se-gno dell’amore di cui tutti abbiamo bisogno […] Questo diritto primario al-l’alimentazione è intrinsecamente vincolato alla tutela e alla difesa della vi-ta umana, roccia salda e inviolabile sui cui si fonda tutto l’edificio dei dirittiumani» (Discorso al nuovo Ambasciatore del Guatemala, 31 maggio 2008).Ogni persona ha diritto alla vita: pertanto, è necessario promuovere l’effetti-va attuazione di tale diritto e si debbono aiutare le popolazioni che soffronoper la mancanza di cibo a divenire gradualmente capaci di soddisfare le pro-prie esigenze di un’alimentazione sufficiente e sana.

In questo particolare momento, che vede la sicurezza alimentare minacciatadal rincaro dei prodotti agricoli, vanno poi elaborate nuove strategie di lotta

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alla povertà e di promozione dello sviluppo rurale. Ciò deve avvenire ancheattraverso processi di riforme strutturali, che consentano di affrontare le sfi-de della medesima sicurezza e dei cambiamenti climatici; inoltre, occorreincrementare la disponibilità del cibo valorizzando l’industriosità dei piccoliagricoltori e garantendone l’accesso al mercato. L’aumento globale dellaproduzione agricola potrà, tuttavia, essere efficace, solo se sarà accompa-gnato dall’effettiva distribuzione di tale produzione e se essa sarà destinataprimariamente alla soddisfazione dei bisogni essenziali. Si tratta di uncammino certamente non facile, ma che consentirebbe, fra l’altro, di risco-prire il valore della famiglia rurale: essa non si limita a preservare la tra-smissione, dai genitori ai figli, dei sistemi di coltivazione, di conservazionee di distribuzione degli alimenti, ma è soprattutto un modello di vita, dieducazione, di cultura e di religiosità. Inoltre, sotto il profilo economico,assicura un’attenzione efficace ed amorevole ai più deboli e, in forza delprincipio di sussidiarietà, può assumere un ruolo diretto nella catena di di-stribuzione e di commercializzazione dei prodotti agricoli destinati all’ali-mentazione, riducendo i costi dell’intermediazione e favorendo la produ-zione su piccola scala.

Signore e Signori,

Le difficoltà odierne mostrano come le moderne tecnologie, da sole, nonsiano sufficienti per sopperire alla carenza alimentare, come non lo sono icalcoli statistici e, nelle situazioni di emergenza, l’invio di aiuti alimentari.Tutto ciò certamente ha grande rilievo, tuttavia deve essere completato edorientato da un’azione politica che, ispirata a quei principi della legge natu-rale che sono iscritti nel cuore degli uomini, protegga la dignità della perso-na. In tal modo, anche l’ordine della creazione viene rispettato e si ha “co-me criterio orientatore il bene di tutti” (Messaggio per la Giornata Mondia-le della Pace, 1° gennaio 2008, n. 7). Solo la tutela della persona, dunque,consente di combattere la causa principale della fame, cioè quella chiusuradell’essere umano nei confronti dei propri simili che dissolve la solidarietà,giustifica i modelli di vita consumistici e disgrega il tessuto sociale, preser-vando, se non addirittura approfondendo, il solco di ingiusti equilibri e tra-scurando le più profonde esigenze del bene (cfr. Lettera EnciclicaDeus ca-ritas est, n. 28). Se, pertanto, il rispetto della dignità umana fosse fatto vale-re sul tavolo del negoziato, delle decisioni e della loro attuazione, si potreb-

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bero superare ostacoli altrimenti insormontabili e si eliminerebbe, o almenodiminuirebbe, il disinteresse per il bene altrui. Di conseguenza, sarebbe pos-sibile adottare provvedimenti coraggiosi, che non si arrendano di fronte allafame ed alla malnutrizione, come se si trattasse semplicemente di fenomeniendemici e senza soluzione. La difesa della dignità umana nell’azione inter-nazionale, anche di emergenza, aiuterebbe inoltre a misurare il superfluonella prospettiva delle necessità altrui e ad amministrare secondo giustizia ifrutti della creazione, ponendoli a disposizione di tutte le generazioni.

Alla luce di tali principi, auspico che le Delegazioni presenti a questa riu-nione si assumano nuovi impegni e si prefiggano di realizzarli con grandedeterminazione. La Chiesa cattolica, dal canto suo, desidera unirsi a questosforzo! In spirito di collaborazione, essa trae dalla saggezza antica, inspirataal Vangelo, un appello fermo ed accorato, che rimane di grande attualità perquanti partecipano al Vertice: “Dà da mangiare a colui che è moribondo perla fame, perché, se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso” (Decre-tum Gratiani, c. 21, d. LXXXVI). Vi assicuro che, in questo cammino, po-tete contare sull’apporto della Santa Sede. Pur differenziandosi dagli Stati,essa si unisce ai loro obiettivi più nobili per suggellare un impegno che, persua natura, coinvolge l’intera comunità internazionale: incoraggiare ogniPopolo a condividere le necessità degli altri Popoli, mettendo in comune ibeni della terra che il Creatore ha destinato all’intera famiglia umana.

Con questi sentimenti, formulo i miei più fervidi auguri per il successo deilavori ed invoco la Benedizione dell’Altissimo su di Voi e su quanti si im-pegnano per l’autentico progresso della persona e della società.

Dal Vaticano, 2 giugno 2008

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VITA DIOCESANANOMINE E DECRETI

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NOMINE

Don UMBERTO FRANCHI

Moderatore dell’Unità Pastorale delleComunità Parrocchiali San PanfiloVescovo e Assunzione della Beata Ver-gine Maria frazione Villa Santa Mariain Spoltore 13 gennaio 2008Amministratore Parrocchiale della Par-rocchia SS. Cosma e Damiano in Spol-tore frazione Caprara d’Abruzzo 14 maggio 2008

Padre SALVATORE UGENTIdella Congregazione dei Terziari Cappuccini dell’Addolorata della Provincia Italia-Filip-pine “San Francesco d’Assisi”

Amministratore Parrocchiale della Par-rocchia Beata Vergine Maria delle Gra-zie in Civitaquana22 febbraio 2008

Sig.na ADELAIDE D’AMICO

Presidente Diocesana di Azione Catto-lica per il Triennio 2008-2010 nell’Ar-cidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne 3 aprile 2008

Padre MAURIZIO ERASMIDei Frati Minori Conventuali della Provincia d’Abruzzo dei SS. Bernardino e Angelo

Ordinato Presbitero nella Chiesa SantaMaria di Colleromano in Penne5 aprile 2008

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Don GERMINAL RAMON PEREZ GONZALEZ

Vicario Parrocchiale della ParrocchiaSan Giovanni Apostolo ed Evangelistain Montesilvano 13 aprile 2008

Don MARCO PAGNIELLO

Direttore della Fondazione Caritas On-lus dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne 17 aprile 2008

Don FERDINANDO MARRONEModeratore delle Parrocchie San Mar-tino Vescovo in Poggio delle Rose fra-zione di Cermignano e San SilvestroPapa in Cermignano 14 maggio 2008

Don NINO DI FRANCESCO

Amministratore Parrocchiale della Par-rocchia San Gabriele dell’Addoloratain Pescara 14 maggio 2008

Don GIUSEPPE COMERLATI

Vicario Generale e Moderatore diCuria 18 maggio 2008

Don ADRIAN NELSON CIPOLLONE

Vicario Parrocchiale della ParrocchiaBeata Vergine Maria Madre dellaChiesa in Montesilvano 1 giugno 2008

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Don DARIO TRAVE

Amministratore Parrocchiale delle Par-rocchie San Biagio Vescovo e Martirein Scorrano frazione di Cellino Attana-sio e San Giovanni Apostolo ed Evan-gelista in Montegualtieri frazione diCermignano 1 giugno 2008

Don MICHELE MOSCA

Vicario Parrocchiale delle ParrocchieSan Marco Evangelista e Beato NunzioSulprizio Giovane Operaio in Pescara13 giugno 2008

ORDINAZIONI

Don MAURO PALLINI

Ordinato Presbitero nella Chiesa Catte-drale San Cetteo Vescovo e Martire inPescara 31 maggio 2008

Rev. CHRISTIAN DI BIASE

Ordinato Diacono nella Chiesa Catte-drale San Cetteo Vescovo e Martire inPescara 31 maggio 2008

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UNITÁ PASTORALE TRA LE PARROCCHIE DI SANPANFILO VESCOVO E DELLA ASSUNZIONE DELLA

BEATA VERGINE MARIA IN SPOLTORE

Nel territorio del Comune di Spoltore insistono alcune Parrocchie trale quali San Panfilo V. e l’Assunzione della Beata Vergine Maria nella fra-zione di Villa Santa Maria. All’interno di queste comunità si sentono forte-mente i vincoli parentali e sociali, anche la vita religiosa -sia pure con ma-nifestazioni che vanno purificate in alcuni aspetti e con qualche carenza sulpiano catechistico e liturgico unicamente nella parrocchia dell’Assunzionedella Beata Vergine Maria- è abbastanza viva. Le due comunità sono abba-stanza unite in se stesse e vivono un buon cammino di fede. Permane, però,una divisione tra Parrocchia e Parrocchia, che certamente non favorisce l’u-nità sociale e religiosa. Nel passato i fedeli abitanti nel territorio della Par-rocchia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, sentivano fortemente illegame con la chiesa-matrice della città di Spoltore, ma lamentavano lamancanza di un’assistenza spirituale e pastorale in loco, ritenuta giustamen-te necessaria a motivo della distanza e della dislocazione delle case dellastessa frazione di Villa Santa Maria. Per questi motivi, gli abitanti colà resi-denti chiesero un’azione pastorale più incisiva, così come è documentatonegli atti di archivio. Non da ultimo l’erezione delle parrocchie in vista del-l’ottenimento del supplemento di congrua per il presbitero nominato Parro-co, produsse un certo miglioramento della situazione, ma più sul piano cul-tuale che pastorale.

Per tutti questi motivi, dopo aver consultato il Consiglio Presbiteralenella sessione del 24 aprile 2007, siamo venuti nella determinazione di av-viare un esperimento previsto dal Codice di Diritto Canonico ai canoni 517§ 1, 542, 543, 544.

Pertanto, fiduciosi nella generosità dei presbiteri che si sono già di-chiarati disponibili a questo progetto

DECRETIAMO

1. E’ costituita l’Unità Pastorale tra le Parrocchie di San Panfilo V.l’Assunzione della Beata Vergine Maria in Spoltore.

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2. Le predette Parrocchie conservano la loro configurazione giuridica esono affidate in solidum a un gruppo di sacerdoti che agiranno aisensi dei canoni 517 § 1, 542, 543, 544 del Codice di Diritto Cano-nico. Essi saranno nominati con atto a parte.

3. Uno dei sacerdoti verrà costituito Moderatore nell’esercizio dellacura pastorale, dirigerà l’attività comune e di essa risponderà davantiall’Arcivescovo.

4. I sacerdoti ai quali verranno affidate in solido le dette Parrocchie neottengono la cura pastorale dal momento in cui questo decreto en-trerà in vigore; il Moderatore è dispensato dalla rituale presa di pos-sesso (cfr. can. 542, 3° e can 527 § 2).

5. I medesimi sacerdoti, a norma del can. 543 «sono tenuti singolar-mente secondo i criteri da loro stessi stabiliti, all’obbligo di adem-piere i compiti e le funzioni proprie del Parroco di cui ai cann. 528,529, 530; la facoltà di assistere ai matrimoni come pure le facoltà didispensare concesse al parroco per il diritto stesso, spettano a tutti,ma devono essere esercitate sotto la direzione del Moderatore».

6. Tutti i sacerdoti risiedano nel territorio dell’Unità Pastorale costitui-ta, essi poi «stabiliscano di comune accordo i criteri secondo cui unodi loro celebra la Messa per il popolo a norma del can. 533»; inoltre«solo il Moderatore rappresenta nei negozi giuridici le Parrocchieaffidate al gruppo di sacerdoti».

7. Per gli eventuali avvicendamenti ci si regolerà secondo quanto pre-scrive il can. 544.

8. Nell’azione pastorale si abbia cura di farsi conoscere da tutte e duele comunità parrocchiali e di organizzare un turno di presenza perio-dica per la celebrazione di una Messa domenicale. Inoltre si favori-scano momenti formativi comuni per i catechisti, gli animatori dellaliturgia e del servizio di carità dell’Unità Pastorale. Si promuova ununico Consiglio Pastorale Parrocchiale dell’Unità Pastorale, mentrei Consigli degli Affari Economici rimangano distinti.

9. Si dedichi molto impegno a promuovere la catechesi permanente perle varie fasce di età, l’animazione liturgica, l’attuazione degli itine-rari di fede per celebrare i sacramenti nella comunità, l’avvio dellapartecipazione e del coinvolgimento dei laici anche attraverso ilConsiglio Pastorale Parrocchiale.

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10. Con un lavoro paziente e costante si promuovano forme di comunio-ne tra le varie Parrocchie per cercare di farle sentire Chiesa in unadimensione territoriale più vasta; si procurino momenti ed iniziativepastorali comuni.

11. Per quanto non previsto nel presente Decreto si rinvia alle norme deldiritto comune e particolare.

12. A suo tempo i sacerdoti dell’Unità Pastorale spieghino ai fedeli del-le Parrocchie loro affidate i motivi e le linee pastorali di questoprovvedimento.

Il Decreto entrerà in vigore il sabato 2 Febbraio dell’Anno del Signore2008, Festa della Presentazione del Signore.

Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arcivescovile, nel giorno 13 Gen-naio dell’Anno del Signore 2007, Festa del Battesimo del Signore.

† Tommaso ValentinettiArcivescovo

Sac. Roberto BertoiaCancelliere

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VITA DIOCESANAVARIE

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A PROPOSITO DI MEDJUGORIJE

Il fenomeno delle apparizioni di Medjugorje alle “veggenti”, da tem-po coinvolge un gran numero di fedeli anche all’interno delle comunità par-rocchiali della Nostra Chiesa diocesana, che spesso appaiono disorientatiper la mancanza di autorevoli pronunciamenti univoci a riguardo.

Volendo dunque rendere edotte le coscienze e le intelligenze del po-polo di Dio affidato alle Nostre cure pastorali, si riporta di seguito il giudi-zio della Santa Sede fornito con copia di due documenti da S. E. Mons. An-gelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

- Le norme emanate il 25.02.1978 sul “modo di procedere nel giudi-care presunte apparizioni e rivelazioni”, dove si precisa tra l’altro che, a taleproposito, il compito di vigilare e di intervenire spetta anzitutto al Vescovodel luogo, mentre la Sede Apostolica si riserva di farlo solo:

a) nel caso che sia quest’ultimo a richiederlo dopo aver svolto ledebite indagini;

b) e anche quando lo richieda un gruppo qualificato di fedeli, masolo nei casi più gravi e sempre consultando il Vescovo.

- Il testo dell’omelia del Vescovo di Mostar, Mons. Ratko Peric’,pronunciata a Medjugorje il 15 giugno 2006, che si riporta qui di se-guito.«”Le apparizioni”.

Innanzitutto, il fatto che qualcuno si confessa sinceramente e ricevedevotamente la santa comunione in questa chiesa parrocchiale e che talepersona nella sua anima sente la gioia, grazie al perdono di Dio, lo salu-terà ogni fedele e lo attribuirà a Dio, fonte di ogni grazia. Ma sarà attentodi non passare, in maniera illogica e inconseguente, da tale fatto di graziaalla conclusione: “Io mi sono confessato, mi sento bene, ora sono converti-to, dunque la Madonna appare a Medjugorje!” Tale fedele e penitente è co-munque obbligato a confessarsi, frequentare gli altri sacramenti, osservaretutti i comandamenti al di là del fatto se le apparizioni private siano ricono-sciute o meno.

Secondo, io non sarei un ministro responsabile del Mistero del Corpoe del Sangue di Cristo se non avvertissi, anche oggi pubblicamente, ancheda questo luogo e in questa occasione, tutto il mondo interessato che inquesta Chiesa locale di Mostar-Duvno esiste qualcosa come uno scisma: un

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gruppo di sacerdoti, dimessi dal Governo generale dei Frati minori dal-l’Ordine francescano a causa della loro disobbedienza al Santo Padre giàda anni mantiene in maniera violenta più chiese parrocchiali ed uffici conl’inventario ecclesiastico. In tali parrocchie essi operano non solo illegal-mente ma amministrano i sacramenti sacrilegamente, ed alcuni anche inva-lidamente, come sono la confessione e la cresima oppure assistono ai matri-moni invalidi. Tale prassi antiecclesiastica deve essere scioccante per tuttinoi.

Ugualmente tale scandalo del sacrilegio dei sacramenti, specialmentedel Santissimo Corpo di Gesù, dovrebbe essere scioccante anche per i fedeliche si confessano invalidamente davanti a tali sacerdoti e assistono alleMesse sacrileghe. Preghiamo il Signore di togliere quanto prima di mezzodi noi questo scandalo e scisma.

Terzo, sono grato al Santo Padre, sia a Papa Giovanni Paolo II, di b.m. sia a Benedetto XVI, gloriosamente regnante, i quali hanno sempre ri-spettato la posizione dei vescovi di Mostar-Duvno, sia del defunto sia del-l’attuale, riguardo alle presunte “apparizioni” e “messaggi” di Medju-gorje, restando sempre fermo il pieno diritto al Sommo Pontefice di pronun-ziarne l’ultimo verdetto. E questa posizione dei vescovi, dopo tutte le inda-gini canoniche, si può riassumere in queste frasi:

1 - Medjugorje è una parrocchia cattolica nella quale si realizza lavita liturgica e pastorale come nelle altre parrocchie di questa Diocesi diMostar-Duvno. E nessuno è autorizzato ad attribuire il titolo ufficiale di“santuario” a questo luogo, eccetto la Chiesa.

2 - In base alle indagini ecclesiastiche sugli avvenimenti di Medju-gorje non si può affermare che si tratti delle apparizioni o rivelazioni so-prannaturali. Questo significa che la Chiesa finora non ha accettato nessu-na apparizione né come soprannaturale né come mariana.

3 - Nessun sacerdote che opera canonicamente in questa parrocchiadi Medjugorje o che sia di passaggio è autorizzato a presentare la sua opi-nione privata, contraria alla posizione ufficiale della Chiesa sulle “appari-zioni e messaggi”, né in occasione delle celebrazioni dei sacramenti, né du-rante gli atti di pietà soliti, né nei mezzi di comunicazione cattolici.

4 - I fedeli cattolici non sono solo liberi dall’obbligo di credere nellaveracità delle “apparizioni” ma devono sapere che non sono permessi ipellegrinaggi ecclesiastici, né ufficiali né privati, né personali né comuni,

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dalle altre parrocchie, se presuppongono l’autenticità delle “apparizioni” ose con ciò autenticassero tali “apparizioni”. Chi fa ed insegna diversamen-te, non agisce e non insegna secondo lo spirito della Chiesa.

5 - In base alle indagini e prassi finora avute, come vescovo locale ri-tengo che riguardo agli avvenimenti di Medjugorje per tutti questi 25 anninon è accertata, a livello ecclesiastico, nessuna “apparizione” della Ma-donna come autentica. Il fatto che nel corso di questi 25 anni si parla di de-cine di migliaia delle “apparizioni”, non attribuisce nessuna autenticità atali eventi, secondo le parole dell’attuale Santo Padre, udite durante l’u-dienza concessami il 24 febbraio u.s., alla Congregazione per la dottrinadella fede hanno sempre suscitato la domanda come possano essere credi-bili per un credente cattolico.

Soprattutto non ci appaiono come autentiche se già si sa in anticipoche le presunte “apparizioni” avverranno:

- ad una persona ogni anno il 18 marzo, ma avrà anche le “appari-zioni” ogni 2 del mese, con i “messaggi” che puoi anche tu aspettare, se-condo la procedura abituale;

- ad un’altra avverrà ogni giorno dell’anno, ma - come se questo nonfosse sufficiente - e perciò di aggiunta ogni 25 del mese una “apparizione”particolare ed anche una specie di comunicato al pubblico che anche tupuoi prevedere e aspettare;

- ad una terza apparirà ogni 25 dicembre, per il Natale, anche con ilcomunicato simile ai già menzionati;

- ad una quarta persona “apparirà” ogni anno il 25 giugno, e ciò conun certo comunicato;

- agli altri due ogni giorno con i “messaggi” che si possono prevede-re perché sono varianti dei simili contenuti.

Tale fatto ed alluvione delle presunte apparizioni, messaggi, segreti esegni non confermano la fede ma ci convincono ancor di più che in tuttoquesto non è accertato niente di autentico e veritiero.

Perciò responsabilmente invito quelli che dicono di sé di essere “veg-genti” come anche quelli che formulano i “messaggi” di mostrare l’obbe-dienza ecclesiastica e di cessare con tali pubbliche comparse e comunicatiin questa parrocchia. Con ciò manifesteranno loro dovuto senso ecclesialenon mettendo le “apparizioni” private e le comunicazioni private sopra laposizione ufficiale della Chiesa.

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La fede è una cosa seria e responsabile. La Chiesa è una istituzione seria e responsabile. Per l’intercessione della Beata Vergine Maria, la più grande portatri-

ce dei doni dello Spirito di Dio e la quale per l’opera dello Spirito Santonel suo grembo ha concepito, e ha dato al mondo, la Seconda Persona Di-vina, Cristo Gesù, il quale ci dà il suo Santissimo Corpo e Sangue per la vi-ta eterna, voglia Lui - Via Verità e Vita - aiutarci affinché la verità sullaBeata Vergine, Madre sua e Madre della Chiesa, Sede della Sapienza eSpecchio della Giustizia, risplenda in tutto il suo splendore in questa nostraparrocchia e diocesi, senza alcuna mescolanza delle cose non degne dellafede, e tutto in conformità all’immutabile dottrina e prassi della Chiesa.Amen».

Letto responsabilmente e con senso ecclesiale tale motivato giudiziodell’Autorità ecclesiastica competente, indirettamente approvato dalla SantaSede, non si può assolutamente affermare che la Chiesa non si sia pronun-ciata in maniera esplicita e con le opportune distinzioni.

Ciò viene portato a conoscenza di tutti i Sacerdoti, Religiosi/e edOperatori Pastorali perché sappiano regolarsi di conseguenza informandonecorrettamente i fedeli.

Pescara, 29 giugno 2008

† Tommaso ValentinettiArcivescovo

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NECROLOGIO DEL SAC. DON GUSTAVO BRITTI

Il giorno 1 maggio 2008 è deceduto in Pescara il sacerdote don Gu-stavo BRITTI, a 64 anni di età e 40 di sacerdozio.

Era nato a Nocciano il 9 luglio 1944 da Vincenzo e Maria De Miche-li. Battezzato il 30 luglio 1944, ricevette il sacramento della Confermazioneil 17 giugno 1954 dal primo Vescovo di Penne-Pescara Mons. BenedettoFalcucci. Frequentò i corsi di studio, a partire dal ginnasio fino alla teolo-gia, nel Pontificio Seminario Regionale di Chieti, fino all’ordinazione pre-sbiterale, il 29 giugno 1968, per l’imposizione delle mani del VescovoMons. Antonio Iannucci.

Il primo lustro di ministero sacerdotale lo vide vicario parrocchialenelle comunità di San Panfilo Vescovo in Spoltore, e della Beata Verginedel Rosario in Pescara. Il 1 ottobre 1973 venne nominato da Mons. Iannuc-ci Parroco della giovane e popolosa Parrocchia di San Gabriele dell’Addo-lorata in Pescara, zona Città Satellite, comunità dove egli profuse tutte lesue energie sacerdotali per trentacinque anni di ministero ininterrotto e so-lerte. Per molto tempo insegnante di Religione Cattolica nelle Scuole Me-die statali del capoluogo, ha ricoperto anche gli uffici di direttore della Ca-ritas diocesana e della formazione al Diaconato permanente e ai Ministeriistituiti. Per vari mandati membro del Consiglio Presbiterale diocesano, èstato anche a più riprese membro del Collegio dei Consultori dell’Arcidio-cesi, come pure per ripetute volte Vicario foraneo della zona pastorale diPescara Sud.

Nel 2005 lo raggiunse una grave infermità che egli fronteggiò con se-rena tenacia e spirito di servizio alla comunità parrocchiale, e successiva-mente anche alla comunità diocesana. Infatti il nuovo Arcivescovo Mons.Tommaso Valentinetti lo volle suo primo collaboratore nel governo dellaChiesa di Pescara-Penne e lo nominò suo Vicario Generale il 20 marzo2006, conservandolo Parroco del quartiere San Donato.

Per due anni al fianco dell’Arcivescovo, fino al giorno del Nunc di-mittis da questa vita, egli è stato cooperatore fedele e discreto nella condu-

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zione della Curia Metropolitana quale Moderatore, nella rappresentanza delPastore laddove era chiamato ad esserne voce e presenza, sia nelle circo-stanze ufficiali e liturgiche, sia in quelle ordinarie e riservate.

Le esequie si sono svolte in Pescara nella Cattedrale di San Cetteocon la partecipazione dell’intero Clero diocesano e di una moltitudine rico-noscente di fedeli; in seguito la salma è stata traslata nel cimitero di Noccia-no per la sepoltura nella tomba di famiglia.

Uomo semplice e schivo da protagonismi e retoriche, con la sua pun-tuale dedizione e perseveranza nel ministero, sublimato dalla preghiera e in-fine dalla croce della malattia che lo andava consumando di giorno in gior-no, ha reso al nostro tempo una testimonianza sacerdotale non comune diamore all’altare e alla Chiesa di Cristo. Il suo ricordo resti in benedizioneper la Comunità diocesana e il suo Presbiterio.

Pie Jesu dona ei requiem sempiternam

(Sac. Roberto Bertoia)

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VITA DIOCESANAAMMINISTRAZIONE

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RESOCONTO MISSIONARIO IN CIFRE

Anno 2007

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RESOCONTO MISSIONARIO 2007

PREMESSE

1. Le cifre che compaiono in questo resoconto esprimono l’attenzionedelle nostre Comunità per la dimensione missionaria della fede edella carità nel sostenere con generosità le attività dei nostri missio-nari. Non dicono certamente l’aspetto spirituale, fatto per lo più disacrifici e di preghiere, di silenzio meditativo.Per il prossimo anno spero che tutte le parrocchie siano presenti.Da parte nostra cercheremo di curare meglio l’aspetto formativo deidelegati e ravvivare il Movimento Giovanile Missionario.

2. Il Resoconto si riferisce al periodo che va dal 1 gennaio al 31 dicem-bre 2007, in particolare alle offerte inviate tramite la Curia Arcive-scovile. Alcuni numeri, contrassegnati in grassetto, indicano offerteriguardanti l’anno 2006, arrivate però dopo il 31 dicembre. Sono ri-portate per una esigenza di trasparenza. Per questo motivo è auspi-cabile che le offerte raccolte in occasione delle varie giornate mis-sionarie arrivino in Curia prima della fine dell’anno civile.

3. È stata posta ogni attenzione per essere precisi, tuttavia è semprepossibile che qualche numero non corrisponda alla realtà: vi pre-ghiamo di farcelo notare e noi cercheremo di chiarire ogni dubbio.

4. In questo anno dedicato a S. Paolo, il grande missionario delle genti,lo Spirito Santo susciti in ciascuno di noi l’impegno e la volontà dicollaborare, a livello personale e comunitario, sia con l’Ufficio Mis-sionario Diocesano sia con le proposte che ci verranno dal CentroMissionario Nazionale.La Vergine Santa, Regina delle Missioni, benedica tutti quelli che inqualche modo sosterranno la diffusione del Vangelo tra le Genti.

Don Tonino Di Tommaso e i Collaboratori

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Page 78: Bollettino (I/2008)

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Page 79: Bollettino (I/2008)

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Page 80: Bollettino (I/2008)

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Page 81: Bollettino (I/2008)

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Page 82: Bollettino (I/2008)
Page 83: Bollettino (I/2008)

BILANCIO CONSUNTIVO

al 31 dicembre 2007

Page 84: Bollettino (I/2008)

84

ARCIDIOCESI DI PESCARA-PENNE PIAZZA SPIRITO SANTO N. 5 - 65121 PESCARA

BILANCIO CONSUNTIVO AL 31-12-2007

STATO PATRIMONIALE ATTIVO 31-12-2007

IMMOBILIZZAZIONI

1 Immobili di proprietà h 14.840.000,00 2 Mobili e arredi h 99.155,32 3 Macchine elettriche ed elettoniche h 149.302,05

Totale immobilizzazioni h 15.088.457,37

ATTIVO CIRCOLANTE

1 Titoli e Fondi di Investimento h 396.791,982 Affitti da riscuotere h 11.430,403 Crediti vari (prestiti a parrocchie) h 280.949,744 Banche c/c h 1.171.707,385 Conto Corrente Postale h 32.163,976 Libretti Bancari (ex Seminario Diocesano) h 17.344,077 Cassa Corrente - - - - - -

Totale attivo circolante h 1.910.387,54

TOTALE ATTIVO h 16.998.844,91

Page 85: Bollettino (I/2008)

85

STATO PATRIMONIALE PASSIVO 31-12-2007

PATRIMONIO NETTO

1 Patrimonio netto h 14.847.307,792 Avanzo di gestione 2006 h 903.513,37 3 Disavanzo di gestione 2007 h - 464.958,78

Totale Patrimonio Netto h 15.285.862,38

Fondo Trattamento Fine Rapporto h 51.304,32

DEBITI1 Mutuo passivo h 1.661.678,212 Debiti v/dipendenti - - - - - -3 Debiti v/enti previdenziali - - - - - -4 Debiti v/erario - - - - - -5 Debiti v/ Banche - - - - - -

Totale Debiti h 1.661.678,21

TOTALE PASSIVO h 16.998.844,91

Page 86: Bollettino (I/2008)

86

CONTO ECONOMICO 31-12-2007Voci relative alle USCITE

Esercizio del Culto1 Nuovi complessi parrocchali h - - - - - -2 Conservazione o restauro edifici di culto già

esistenti o altri beni culturali ecclesiastici h 754.244,343 Arredi sacri delle nuove parrocchie h - - - - - -4 Sussidi liturgici h - - - - - -5 Studio, formazione e rinnovamento

delle forme di pietà popolare h - - - - - -6 Formazione di operatoti liturgici h - - - - - -7 Contributo alle foranie per la pastorale h 50.052,00

Totale h 804.296,34

Esercizio e cura delle anime1 Attività pastorali dei vari uffici h 116.646,872 Curia diocesana e centri pastorali diocesani h - - - - - -3 Tribunale ecclesiastico diocesano h - - - - - -4 Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale

(Radio Speranza) h 29.206,965 Istituti diocesani a carattere sociale e culturale

(Pira e Toniolo) h 11.208,906 Archivi e biblioteche di enti ecclestastici h - - - - - -7 Manutenzione straordinaria di case canoniche

e/o enti locali di ministero pastorale h 271.831,358 Consultorio familiare fiocesano h - - - - - - 9 Parrocchie in condizione di straordinaria necessità h - - - - - - 10 Enti ecclesiastici per il sostenimento dei sacerdoti addetti h - - - - - - 11 Cmero anziano e malato h - - - - - - 12 Istituti di vita consacrata in straordinaria necessità h - - - - - -

Totale h 428.894,08

Page 87: Bollettino (I/2008)

87

CONTO ECONOMICO 31-12-2007

Voci relative alle USCITE

Formazione del Clero1 Seminario diocesano, interdiocesano, Regionale h 125.426,292 Contributi per seminaristi e sacerdoti,

sacerdoti extra diocesi h 7.531,003 Formazione permanente del clero h - - - - - -4 Formazione al diaconato permanente h - - - - - -5 Pastorale Vocazionale h 3.332,00

h 136.289,29

Scopi missionari1 Centro missionario e animazione missionaria h 154.295,09 2 Volontari missionari laici h - - - - - - 3 Cura pastorale degli immigrati presenti in diocesi h - - - - - - 4 Sacerdoti Fidei Donum h - - - - - -

h 154.295,09

Catechesi ed educazione cristiana1 Oratori e patronati per ragazzi e giovani h - - - - - - 2 Associazioni ecclesiali h - - - - - - 3 Iniziative di cultura religiosa nell’ambito della diocesi h 8.700,00 4 Ufficio di pastorale catechistica h 490,005 Pastorale ecclesiale h 335,00

h 9.525,00

Contibuto al servizio diocesano per la promozionedel sostegno economico alla Chiesa

1 Promozione sostegno economico Chiesa h 2.000,00

h 2.000,00

Page 88: Bollettino (I/2008)

88

CONTO ECONOMICO 31-12-2007

Voci relative alle USCITE

Altre erogazioni1 Tribunale ecclesiastico regionale h 7.669,00 2 Inventariazione beni ecclesiastici h - - - - - -

h 7.669,00

Spese per il personale1 Stipendi dipendenti h 76.839,132 Remunerazioni per gli Arcivescovi h 16.824,003 Contibuti previdenziali ed assistenziali h 20.325,964 Accantonamento TFR h 6.626,18

h 120.615,27

Spese di Gestione1 Spese per energia elettrica h 12.981,07 2 Spese per riscaldamento h 6.745,473 Spese telefoniche h 12.553,574 Spese di pulizia locali h 16.986,255 Spese di cancelleria h 12.660,476 Spese per diffusione Avvenire h 83.878,807 Spese postali h 10.321,158 Spese di tipografia h 21.512,149 Rimborsi per collaborazioni attività diocesane h 20.950,3510 Spese di assicurazione h 10.342,41 11 Spese di abbonamento a riviste h 2.438,0512 Spese di vigilanza h 720,0013 Spese per consulenti h 184.731,3814 Pellegrinaggi h 465.560,09 15 Archivio storico di Penne h 1.300,00

h 863.681,20

Page 89: Bollettino (I/2008)

89

CONTO ECONOMICO 31-12-2007

Voci relative alle USCITE

Caritas1 Spese di gestione Caritas h 695.231,59

h 695.231,59

Oneri finanziari1 Interessi passivi bancari h 1,052 Interessi passivi postali h - - - - - -3 Oneri bancari-postali h 1.738,844 Interessi passivi su mutuo h 84.687,54

h 86.427,43

Imposte e tasse1 Ires h 4.026,132 Imposte e tasse varie h 17.435,34

h 21.461,47

TOTALE USCITE h 3.330.385,76

Page 90: Bollettino (I/2008)

90

CONTO ECONOMICO 31-12-2007

Voci relative alle ENTRATE

Contributi C.E.I.1 Contibuti CEI - anno 2007 per esigenze di Culto h 745.804,822 Contibuti CEI - anno 2007 per interventi caritativi h 420.477,283 Contibuti CEI - anno 2007 per finalità diverse h 544.912,004 Contibuti CEI - anno 20074 per inventariazione Beni h - - - - - - 5 Contibuti CEI - anno 2007 per rimborso sacerdoti

in attività pastorale diocesana h 9.706,00

h 1.720.900,10

Enti Ecclesiastici1 Conto Parroci - Sacerdoti - Suore - Movimenti

e Istituti Religiosi h 35.757,00 2 Contributi Insegnanti di Religione h - - - - - -3 Messe Binate e Trinate h 17.721,00 4 Opera Vocazioni Ecclesiastiche h 23.501,00 5 Contributi da Privati-Enti h 109.234,33 6 Pratiche matrimoniali h 22.845,00 7 Ufficio missionario h 203.326,21 8 Pellegrinaggi h 478.710,28 9 Contributi da Privati-Enti per attività caritative h - - - - - - 10 Questue imperate h 19.139,20 11 Legati Sante Messe h 291,90 12 Offerte Sante Cresime h 25.420,00 13 Seminario Diocesano h 29.239,43 14 Istituti Diocesani a carattere sociale e culturale

(Pira e Toniolo) h 10.086,50 15 Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale

(Radio Speranza) h 4.979,69

h 980.252,36

Entrate Diverse1 Affitti attivi da negozi h 20.442,562 Rimborsi vari h 151,503 Ricavi diversi h 118.753,73

h 139.347,79

Page 91: Bollettino (I/2008)

91

CONTO ECONOMICO 31-12-2007

Voci relative alle ENTRATE

Proventi Finanziari1 Interessi attivi bancari e postali h 24.926,73

h 24.926,73

TOTALE ENTRATE h 2.865.426,98

Disavanzo di gestione anno 2007 h 464.958,78

TOTALE A PAREGGIO h 3.330.385,76

RIEPILOGO

TOTALE USCITE � 3.330.385,76

TOTALE ENTRATE � 2.865.426,98

DISAVANZO DI GESTIONE - ANNO 2007 h 464.958,78

NELL’ANNO 2006 SI È REGISTRATO UN AVANZO DI GESTIONE PARI A h 903.513,37