Bollettino (I/2007)

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ANNO LIX MMVII - 1 BOLLETTINO UFFICIALE DELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI PESCARA-PENNE

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Il semestrale di documenti ufficiali dell'arcidiocesi di Pescara-Penne. Anno 2007, I semestre

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ANNO LIX MMVII - 1

BOLLETTINO UFFICIALEDELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA

DI PESCARA-PENNE

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Periodico della diocesi di PescaraAnno LIX - N° 1

Presidente:S. E. R. Mons. Tommaso VALENTINETTI

Direttore:Dott.ssa Lidia [email protected]

Direttore Responsabile:Dott. Ernesto GRIPPO

Amministratore:Can. Antonio DI GIULIO

Editore:Curia Arcivescovile Metropolitana Pescara-Penne

Sede Legale:

Curia Arcivescovile Metropolitana Pescara-Penne

Piazza Spirito Santo, 5

65121 PESCARA

Fotocomposizione e Stampa:

Tipografia MAX PRINT

65016 MONTESILVANO (PE)

Rivista Diocesana

C.C.P. n° 16126658

Periodico registrato presso il Tribunale di Pescara

al n° 11/95 in data 24.05.1995

Spedizione in abb. postale 50% PESCARA

CURIA METROPOLITANAPiazza Spirito Santo, 5 - 651210 Pescara - Tel. 085-4222571 - Fax 085-4213149

ARCIVESCOVADOPiazza Spirito Santo, 5 - 651210 Pescara - Tel. 085-2058897

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LA PAROLA DEL PAPA

Messaggio per la Quaresima 2007 ...............................................................................................pag. 6

Messaggio per la XV Giornata Mondiale del Malato ..........................................................“ 9

Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace ...................................“ 11

Messaggio per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù (1° aprile 2007) .........................“ 21

Messaggio Urbi et Orbi - Pasqua 2007 ..........................................................................................“ 26

Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni ............................“ 29

Messaggio per la XLI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ................................“ 33

VITA DIOCESANA

NOMINE e DECRETI

Parroci e Vicari parrocchiali. Cappellano Ospedale Penne. ................................................“ 38

Fraternità Betania .........................................................................................................................“ 40

Erezione della Parrocchia di “S. Giovanni Battista e S. Benedetto Abate” ......................“ 41

STATUTI

Statuto della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali ..............................................“ 44

Consiglio Pastorale Parrocchiale ...............................................................................................“ 51

Statuto-tipo del Consiglio Pastorale Parrocchiale ..................................................................“ 53

Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici ...................................................................“ 56

Statuto-tipo del Consiglio Pastorale Parrocchiale per gli Affari Economici ....................“ 58

Statuto-Regolamento del Consiglio Pastorale Diocesano ....................................................“ 63

LETTERE

Celebrazione SS. Messe festive e pre-festive nella Forani di Castiglione Messer Raimondo (Te) ...............................................................“ 68

Due giorni diocesani di riflessione ...........................................................................................“ 69

Settimana Santa 2007 ..................................................................................................................“ 71

Santa Messa del Crisma 2007 - Indicazioni Rituali ...............................................................“ 72

Venerdì Santo 2007 - Indicazioni per la processione ............................................................“ 75

Convegno Pastorale Regionale ..................................................................................................“ 77

SOMMARIO

MMVII - 1

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VARIE

Necrologio ..................................................................................................................................... “ 80

Dedicazione dell’Altare Maggiore a Moscufo .......................................................................“ 82

AMMINISTRAZIONE

Rendiconto 2006 ..........................................................................................................................“ 86

Bilancio consuntivo 2006 ...........................................................................................................“ 104

SOMMARIO

MMVII - 1

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LA PAROLA DEL PAPA

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MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2007

“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37)

Cari fratelli e sorelle!

“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). E’ questo iltema biblico che quest’anno guida la nostra riflessione quaresimale. LaQuaresima è tempo propizio per imparare a sostare con Maria e Giovanni, ildiscepolo prediletto, accanto a Colui che sulla Croce consuma per l’interaumanità il sacrificio della sua vita (cfr Gv 19,25). Con più viva partecipa-zione volgiamo pertanto il nostro sguardo, in questo tempo di penitenza e dipreghiera, a Cristo crocifisso che, morendo sul Calvario, ci ha rivelato pie-namente l’amore di Dio. Sul tema dell’amore mi sono soffermato nell’Enci-clica Deus caritas est, mettendo in rilievo le sue due forme fondamentali:l’ agape e l’eros.

L’amore di Dio: agape ed eros

Il termine agape, molte volte presente nel Nuovo Testamento, indica l’amo-re oblativo di chi ricerca esclusivamente il bene dell’altro; la parola eros de-nota invece l’amore di chi desidera possedere ciò che gli manca ed anela al-l’unione con l’amato. L’amore di cui Dio ci circonda è senz’altro agape. Ineffetti, può l’uomo dare a Dio qualcosa di buono che Egli già non posseg-ga? Tutto ciò che l’umana creatura è ed ha è dono divino: è dunque la crea-tura ad aver bisogno di Dio in tutto. Ma l’amore di Dio è anche eros. Nel-l’Antico Testamento il Creatore dell’universo mostra verso il popolo che siè scelto una predilezione che trascende ogni umana motivazione. Il profetaOsea esprime questa passione divina con immagini audaci come quella del-l’amore di un uomo per una donna adultera (cfr 3,1-3); Ezechiele, per partesua, parlando del rapporto di Dio con il popolo di Israele, non teme di uti-lizzare un linguaggio ardente e appassionato (cfr 16,1-22). Questi testi bi-blici indicano che l’eros fa parte del cuore stesso di Dio: l’Onnipotente at-tende il “sì” delle sue creature come un giovane sposo quello della sua spo-sa. Purtroppo fin dalle sue origini l’umanità, sedotta dalle menzogne delMaligno, si è chiusa all’amore di Dio, nell’illusione di una impossibile au-

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tosufficienza (cfr Gn 3,1-7). Ripiegandosi su se stesso, Adamo si è allonta-nato da quella fonte della vita che è Dio stesso, ed è diventato il primo di“quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la vita”(Eb 2,15). Dio, però, non si è dato per vinto, anzi il “no” dell’uomo è statocome la spinta decisiva che l’ha indotto a manifestare il suo amore in tuttala sua forza redentrice.

La Croce rivela la pienezza dell’amore di Dio

E’ nel mistero della Croce che si rivela appieno la potenza incontenibiledella misericordia del Padre celeste. Per riconquistare l’amore della suacreatura, Egli ha accettato di pagare un prezzo altissimo: il sangue del suoUnigenito Figlio. La morte, che per il primo Adamo era segno estremo disolitudine e di impotenza, si è così trasformata nel supremo atto d’amore edi libertà del nuovo Adamo. Ben si può allora affermare, con san Massimoil Confessore, che Cristo “morì, se così si può dire, divinamente, poichémorì liberamente” (Ambigua, 91, 1056). Nella Croce si manifesta l’eros diDio per noi. Eros è infatti - come si esprime lo Pseudo Dionigi - quella for-za “che non permette all’amante di rimanere in se stesso, ma lo spinge aunirsi all’amato” (De divinis nominibus, IV, 13: PG 3, 712). Quale più “fol-le eros” (N. Cabasilas, Vita in Cristo, 648) di quello che ha portato il Figliodi Dio ad unirsi a noi fino al punto di soffrire come proprie le conseguenzedei nostri delitti?

“Colui che hanno trafitto”

Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Cristo trafitto in Croce! E’ Lui la rivela-zione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape,lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso chemendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno dinoi. L’apostolo Tommaso riconobbe Gesù come “Signore e Dio” quandomise la mano nella ferita del suo costato. Non sorprende che, tra i santi,molti abbiano trovato nel Cuore di Gesù l’espressione più commovente diquesto mistero di amore. Si potrebbe addirittura dire che la rivelazionedell’eros di Dio verso l’uomo è, in realtà, l’espressione suprema della suaagape. In verità, solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e ildesiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggerii sacrifici più pesanti. Gesù ha detto: “Quando sarò innalzato da terra, atti-

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rerò tutti a me” (Gv 12,32). La risposta che il Signore ardentemente deside-ra da noi è innanzitutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo at-trarre da Lui. Accettare il suo amore, però, non basta. Occorre corrisponde-re a tale amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli altri: Cristo “mi attiraa sé” per unirsi a me, perché impari ad amare i fratelli con il suo stessoamore.

Sangue ed acqua

“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Guardiamo con fiduciaal costato trafitto di Gesù, da cui sgorgarono “sangue e acqua” (Gv 19,34)! IPadri della Chiesa hanno considerato questi elementi come simboli dei sa-cramenti del Battesimo e dell’Eucaristia. Con l’acqua del Battesimo, grazieall’azione dello Spirito Santo, si dischiude a noi l’intimità dell’amore trini-tario. Nel cammino quaresimale, memori del nostro Battesimo, siamo esor-tati ad uscire da noi stessi per aprirci, in un confidente abbandono, all’ab-braccio misericordioso del Padre (cfr S. Giovanni Crisostomo, Catechesi,3,14 ss.). Il sangue, simbolo dell’amore del Buon Pastore, fluisce in noi spe-cialmente nel mistero eucaristico: “L’Eucaristia ci attira nell’atto oblativo diGesù… veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione” (Enc. Deuscaritas est, 13). Viviamo allora la Quaresima come un tempo ‘eucaristico’,nel quale, accogliendo l’amore di Gesù, impariamo a diffonderlo attorno anoi con ogni gesto e parola. Contemplare “Colui che hanno trafitto” ci spin-gerà in tal modo ad aprire il cuore agli altri riconoscendo le ferite inferte al-la dignità dell’essere umano; ci spingerà, in particolare, a combattere ogniforma di disprezzo della vita e di sfruttamento della persona e ad alleviare idrammi della solitudine e dell’abbandono di tante persone. La Quaresimasia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell’amore di Dio donatociin Cristo, amore che ogni giorno dobbiamo a nostra volta “ridonare” alprossimo, soprattutto a chi più soffre ed è nel bisogno. Solo così potremopartecipare pienamente alla gioia della Pasqua. Maria, la Madre del Bell’A-more, ci guidi in questo itinerario quaresimale, cammino di autentica con-versione all’amore di Cristo. A voi, cari fratelli e sorelle, auguro un profi-cuo itinerario quaresimale, mentre con affetto a tutti invio una speciale Be-nedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 21 novembre 2006

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MESSAGGIO PER LA XV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Cari fratelli e care sorelle,

l’11 febbraio 2007, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica diNostra Signora di Lourdes, si svolgerà a Seoul, in Corea, la QuindicesimaGiornata Mondiale del Malato. Un certo numero di incontri, conferenze, ra-duni pastorali e celebrazioni liturgiche avrà luogo con i rappresentanti dellaChiesa in Corea, con il personale sanitario, i malati e le loro famiglie. Ancorauna volta, la Chiesa guarda a quanti soffrono e richiama l’attenzione sui ma-lati incurabili, molti dei quali stanno morendo a causa di malattie in fase ter-minale. Essi sono presenti in ogni continente, in particolare in luoghi in cui lapovertà e le difficoltà causano miseria e dolore immensi. Conscio di tali sof-ferenze, sarò spiritualmente presente alla Giornata Mondiale del Malato, uni-to a quanti si incontreranno per discutere della piaga delle malattie incurabilinel nostro mondo e incoraggeranno gli sforzi delle comunità cristiane nellaloro testimonianza della tenerezza e della misericordia del Signore.

L’essere malati porta inevitabilmente con sé un momento di crisi e un serioconfronto con la propria situazione personale. I progressi nelle scienze me-diche spesso offrono gli strumenti necessari ad affrontare questa sfida, al-meno relativamente ai suoi aspetti fisici. La vita umana, comunque, ha isuoi limiti intrinseci, e, prima o poi, termina con la morte. Questa è un’e-sperienza alla quale è chiamato ogni essere umano e alla quale deve esserepreparato. Nonostante i progressi della scienza, non si può trovare una curaper ogni malattia, e, quindi, negli ospedali, negli ospizi e nelle case in tuttoil mondo ci imbattiamo nella sofferenza di numerosi nostri fratelli e nume-rose nostre sorelle incurabili e spesso in fase terminale. Inoltre, molti milio-ni di persone nel mondo vivono ancora in condizioni insalubri e non hannoaccesso a risorse mediche molto necessarie, spesso del tipo più basilare, conil risultato che il numero di esseri umani considerato “incurabile” è grande-mente aumentato.

La Chiesa desidera sostenere i malati incurabili e quelli in fase terminaleesortando a politiche sociali eque che possano contribuire a eliminare le

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cause di molte malattie e chiedendo con urgenza migliore assistenza perquanti stanno morendo e per quanti non possono contare su alcuna cura me-dica. È necessario promuovere politiche in grado di creare condizioni in cuigli esseri umani possano sopportare anche malattie incurabili ed affrontarela morte in una maniera degna. A questo proposito, è necessario sottolineareancora una volta la necessità di più centri per le cure palliative che offranoun’assistenza integrale, fornendo ai malati l’aiuto umano e l’accompagna-mento spirituale di cui hanno bisogno.

Questo è un diritto che appartiene a ogni essere umano e che tutti dobbiamoimpegnarci a difendere.

Desidero incoraggiare gli sforzi di quanti operano quotidianamente per ga-rantire che i malati incurabili e quelli che si trovano nella fase terminale, in-sieme alle proprie famiglie, ricevano un’assistenza adeguata e amorevole.

La Chiesa, seguendo l’esempio del Buon Samaritano, ha sempre mostratoparticolare sollecitudine per gli infermi. Mediante i suoi singoli membri e lesue istituzioni, continua a stare accanto ai sofferenti e ai morenti, cercandodi preservare la loro dignità in questi momenti significativi dell’esistenzaumana. Molti di questi individui, personale sanitario, agenti pastorali e vo-lontari, e istituzioni in tutto il mondo, servono instancabilmente i malati, ne-gli ospedali e nelle unità per le cure palliative, nelle strade cittadine, nel-l’ambito dei progetti di assistenza domiciliare e nelle parrocchie.

Ora, mi rivolgo a voi, cari fratelli e care sorelle che soffrite di malattie incu-rabili e che siete nella fase terminale. Vi incoraggio a contemplare le soffe-renze di Cristo crocifisso e, in unione con Lui, a rivolgervi al Padre con to-tale fiducia nel fatto che tutta la vita, e la vostra in particolare, è nelle suemani. Sappiate che le vostre sofferenze, unite a quelle di Cristo, si dimostre-ranno feconde per le necessità della Chiesa e del mondo. Chiedo al Signoredi rafforzare la vostra fede nel Suo amore, in particolare durante queste pro-ve che state affrontando. Spero che, ovunque voi siate, troviate sempre l’in-coraggiamento e la forza spirituali necessari a nutrire la vostra fede e a con-durvi più vicini al Padre della vita. Attraverso i suoi sacerdoti e i suoi colla-boratori pastorali, la Chiesa desidera assistervi e stare al vostro fianco, aiu-tandovi nell’ora del bisogno, e quindi, rendendo presente l’amorevole mise-ricordia di Cristo verso chi soffre.

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Infine, chiedo alle comunità ecclesiali in tutto il mondo, e in particolare aquante si dedicano al servizio degli infermi, a continuare, con l’ausilio diMaria, Salus Infirmorum, a rendere un’efficace testimonianza della solleci-tudine amorevole di Dio, nostro Padre. Che la Beata Vergine, nostra Madre,conforti quanti sono malati e sostenga quanti hanno dedicato la propria vita,come Buoni Samaritani, a curare le ferite fisiche e spirituali dei sofferenti.Unito a voi nel pensiero e nella preghiera, imparto di cuore la mia Benedi-zione Apostolica quale pegno di forza e di pace nel Signore.

Dal Vaticano, 8 dicembre 2006

MESSAGGIO PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1° GENNAIO 2007

LA PERSONA UMANA, CUORE DELLA PACE

1. All’inizio del nuovo anno, vorrei far giungere ai Governanti e ai Respon-sabili delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne di buona vo-lontà, il mio augurio di pace. Lo rivolgo, in particolare, a quanti sono neldolore e nella sofferenza, a chi vive minacciato dalla violenza e dalla forzadelle armi o, calpestato nella sua dignità, attende il proprio riscatto umano esociale. Lo rivolgo ai bambini, che con la loro innocenza arricchiscono l’u-manità di bontà e di speranza e, con il loro dolore, ci stimolano a farci tuttioperatori di giustizia e di pace. Proprio pensando ai bambini, specialmente aquelli il cui futuro è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria diadulti senza scrupoli, ho voluto che in occasione della Giornata Mondialedella Pace la comune attenzione si concentrasse sul tema: Persona umana,cuore della pace. Sono infatti convinto che rispettando la persona si pro-muove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autenti-co umanesimo integrale. È così che si prepara un futuro sereno per le nuovegenerazioni.

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La persona umana e la pace: dono e compito

2. Afferma la Sacra Scrittura: « Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagi-ne di Dio lo creò; maschio e femmina li creò » (Gn 1,27). Perché creato adimmagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona; non è soltan-to qualche cosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di libera-mente donarsi e di entrare in comunione con altre persone. Al tempo stesso,egli è chiamato, per grazia, ad un’alleanza con il suo Creatore, a offrirgliuna risposta di fede e di amore che nessun altro può dare al posto suo(1). Inquesta mirabile prospettiva, si comprende il compito affidato all’essereumano di maturare se stesso nella capacità d’amore e di far progredire ilmondo, rinnovandolo nella giustizia e nella pace. Con un’efficace sintesisant’Agostino insegna: « Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha volutosalvarci senza di noi »(2). È pertanto doveroso per tutti gli esseri umani col-tivarela consapevolezza del duplice aspetto di dono e di compito.

3. Anche la pace è insieme un dono e un compito. Se è vero che la pace tragli individui ed i popoli — la capacità di vivere gli uni accanto agli altri tes-sendo rapporti di giustizia e di solidarietà — rappresenta un impegno chenon conosce sosta, è anche vero, lo è anzi di più, che la pace è dono di Dio.La pace è, infatti, una caratteristica dell’agire divino, che si manifesta sianella creazione di un universo ordinato e armonioso come anche nella re-denzione dell’umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del pec-cato. Creazione e redenzione offrono dunque la chiave di lettura che intro-duce alla comprensione del senso della nostra esistenza sulla terra. Il miovenerato predecessore Giovanni Paolo II, rivolgendosi all’Assemblea Gene-rale delle Nazioni Unite il 5 ottobre 1995, ebbe a dire che noi « non vivia-mo in un mondo irrazionale o privo di senso [...] vi è una logica morale cheillumina l’esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra ipopoli »(3). La trascendente “grammatica”, vale a dire l’insieme di regoledell’agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giu-stizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il pro-getto sapiente di Dio. Come recentemente ho voluto riaffermare, « noi cre-diamo che all’origine c’è il Verbo eterno, la Ragione e non l’Irrazionalità»(4). La pace è quindi anche un compito che impegna ciascuno ad una ri-sposta personale coerente col piano divino. Il criterio cui deve ispirarsi talerisposta non può che essereil rispetto della “grammatica” scritta nel cuoredell’uomo dal divino suo Creatore.

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In tale prospettiva, le norme del diritto naturale non vanno considerate co-me direttive che si impongono dall’esterno, quasi coartando la libertà del-l’uomo. Al contrario, esse vanno accolte come una chiamata a realizzare fe-delmente l’universale progetto divino iscritto nella natura dell’essere uma-no. Guidati da tali norme, i popoli — all’interno delle rispettive culture —possono così avvicinarsi al mistero più grande, che è il mistero di Dio. Il ri-conoscimento e il rispetto della legge naturale pertanto costituiscono ancheoggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra icredenti e gli stessi non credenti. È questo un grande punto di incontro e,quindi, un fondamentale presupposto per un’autentica pace.

Il diritto alla vita e alla libertà religiosa

4. Il dovere del rispetto per la dignità di ogni essere umano, nella cui naturasi rispecchia l’immagine del Creatore, comporta come conseguenza chedel-la persona non si possa disporre a piacimento. Chi gode di maggiore poterepolitico, tecnologico, economico, non può avvalersene per violare i dirittidegli altri meno fortunati. È infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fondala pace. Consapevole di ciò, la Chiesa si fa paladina dei diritti fondamentalidi ogni persona. In particolare, essa rivendica il rispetto della vita e dellali-bertà religiosa di ciascuno. Il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fasestabilisce un punto fermo di decisiva importanza:la vita è un dono di cui ilsoggetto non ha la completa disponibilità. Ugualmente, l’affermazione deldiritto alla libertà religiosa pone l’essere umano in rapporto con un Princi-pio trascendente che lo sottrae all’arbitrio dell’uomo. Il diritto alla vita ealla libera espressione della propria fede in Dio non è in potere dell’uomo.La pace ha bisogno che si stabilisca un chiaro confine tra ciò che è disponi-bile e ciò che non lo è: saranno così evitate intromissioni inaccettabili inquel patrimonio di valori che è proprio dell’uomo in quanto tale.

5. Per quanto concerneil diritto alla vita, è doveroso denunciare lo scempioche di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati,del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenzioseprovocate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni edall’eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace?

L’aborto e la sperimentazione sugli embrioni costituiscono la diretta nega-zione dell’atteggiamento di accoglienza verso l’altro che è indispensabile

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per instaurare durevoli rapporti di pace. Per quanto riguarda poila liberaespressione della propria fede, un altro preoccupante sintomo di mancanzadi pace nel mondo è rappresentato dalle difficoltà che tanto i cristiani quan-to i seguaci di altre religioni incontrano spesso nel professare pubblicamen-te e liberamente le proprie convinzioni religiose. Parlando in particolare deicristiani, debbo rilevare con dolore che essi non soltanto sono a volte impe-diti; in alcuni Stati vengono addirittura perseguitati, ed anche di recente sisono dovuti registrare tragici episodi di efferata violenza. Vi sono regimiche impongono a tutti un’unica religione, mentre regimi indifferenti alimen-tano non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturalenei confronti delle credenze religiose. In ogni caso, non viene rispettato undiritto umano fondamentale, con gravi ripercussioni sulla convivenza paci-fica. Ciò non può che promuovereuna mentalità e una cultura negative perla pace.

L’uguaglianza di natura di tutte le persone

6. All’origine di non poche tensioni che minacciano la pace sono sicura-mentele tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nelmondo. Tra esse particolarmente insidiose sono, da una parte, le disugua-glianze nell’accesso a beni essenziali, come il cibo, l’acqua, la casa, la salu-te; dall’altra,le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna nell’eserciziodei diritti umani fondamentali.

Costituisce un elemento di primaria importanza per la costruzione della pa-ce il riconoscimento dell’essenziale uguaglianza tra le persone umane, chescaturisce dalla loro comune trascendente dignità. L’uguaglianza a questolivello è quindi un bene di tutti inscritto in quella “grammatica” naturale,desumibile dal progetto divino della creazione; un bene che non può esseredisatteso o vilipeso senza provocare pesanti ripercussioni da cui è messa arischio la pace. Le gravissime carenze di cui soffrono molte popolazioni,specialmente del Continente africano, sono all’origine di violente rivendica-zioni e costituiscono pertanto una tremenda ferita inferta alla pace.

7. Anche la non sufficiente considerazione per la condizione femminile in-troduce fattori di instabilità nell’assetto sociale. Penso allo sfruttamento didonne trattate come oggetti e alle tante forme di mancanza di rispetto per laloro dignità; penso anche — in contesto diverso — alle visioni antropologi-

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che persistenti in alcune culture, che riservano alla donna una collocazioneancora fortemente sottomessa all’arbitrio dell’uomo, con conseguenze lesi-ve per la sua dignità di persona e per l’esercizio delle stesse libertà fonda-mentali. Non ci si può illudere che la pace sia assicurata finché non sianosuperate anche queste forme di discriminazione, che ledono la dignità per-sonale, inscritta dal Creatore in ogni essere umano(5).

L’« ecologia della pace »

8. Scrive Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Centesimus annus:« Non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettandol’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uo-mo è stato donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la strutturanaturale e morale, di cui è stato dotato » (6). È rispondendo a questa conse-gna, a lui affidata dal Creatore, che l’uomo, insieme ai suoi simili, può darvita a un mondo di pace. Accanto all’ecologia della natura c’è dunque un’e-cologia che potremmo dire “umana”, la quale a sua volta richiede un’“eco-logia sociale”. E ciò comporta che l’umanità, se ha a cuore la pace, debbatenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l’ecologia naturale,ossia il rispetto della natura, e l’ecologia umana. L’esperienza dimostra cheogni atteggiamento irrispettoso verso l’ambiente reca danni alla conviven-za umana, e viceversa. Sempre più chiaramente emerge un nesso inscindibi-le tra la pace con il creato e la pace tra gli uomini. L’una e l’altra presup-pongono la pace con Dio. La poesia-preghiera di San Francesco, nota anchecome « Cantico di Frate Sole », costituisce un mirabile esempio — sempreattuale — di questa multiforme ecologia della pace.

9. Ci aiuta a comprendere quanto sia stretto questo nesso tra l’una ecologiae l’altra il problema ogni giorno più grave deirifornimenti energetici. Inquesti anni nuove Nazioni sono entrate con slancio nella produzione indu-striale, incrementando i bisogni energetici. Ciò sta provocando una corsa al-le risorse disponibili che non ha confronti con situazioni precedenti. Nelfrattempo, in alcune regioni del pianeta si vivono ancora condizioni di gran-de arretratezza, in cui lo sviluppo è praticamente inceppato anche a motivodel rialzo dei prezzi dell’energia. Che ne sarà di quelle popolazioni? Qualegenere di sviluppo o di non-sviluppo sarà loro imposto dalla scarsità dirifornimenti energetici? Quali ingiustizie e antagonismi provocherà la corsa

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alle fonti di energia? E come reagiranno gli esclusi da questa corsa? Sonodomande che pongono in evidenza come il rispetto della natura sia stretta-mente legato alla necessità di tessere tra gli uomini e tra le Nazioni rapportiattenti alla dignità della persona e capaci di soddisfare ai suoi autentici biso-gni. La distruzione dell’ambiente, un suo uso improprio o egoistico e l’ac-caparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni, conflit-ti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo.Uno sviluppo infatti che si limitasse all’aspetto tecnico-economico, trascu-rando la dimensione morale-religiosa, non sarebbe uno sviluppo umano in-tegrale e finirebbe, in quanto unilaterale, per incentivare le capacità distrut-tive dell’uomo.

Visioni riduttive dell’uomo

10. Urge pertanto, pur nel quadro delle attuali difficoltà e tensioni interna-zionali, impegnarsi per dar vita adun’ecologia umana che favorisca la cre-scita dell’« albero della pace ». Per tentare una simile impresa è necessariolasciarsi guidare da una visione della persona non viziata da pregiudiziideologici e culturali o da interessi politici ed economici, che incitino all’o-dio e alla violenza. È comprensibile che le visioni dell’uomo varino nellediverse culture. Ciò che invece non si può ammettere è che vengano coltiva-te concezioni antropologiche che rechino in se stesse il germe della contrap-posizione e della violenza. Ugualmente inaccettabili sono concezioni di Dioche stimolino all’insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenzanei loro confronti. È questo un punto da ribadire con chiarezza: una guerrain nome di Dio non è mai accettabile! Quando una certa concezione di Dio èall’origine di fatti criminosi, è segno che tale concezione si è già trasforma-ta in ideologia.

11. Oggi, però, la pace non è messa in questione solo dal conflitto tra le vi-sioni riduttive dell’uomo, ossia tra le ideologie. Lo è anche dall’indifferenzaper ciò che costituisce la vera natura dell’uomo. Molti contemporanei ne-gano, infatti, l’esistenza di una specifica natura umana e rendono così possi-bili le più stravaganti interpretazioni dei costitutivi essenziali dell’essereumano. Anche qui è necessaria la chiarezza: una visione « debole » dellapersona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo appa-rentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed

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apre la strada all’intervento di imposizioni autoritarie, finendo così per la-sciare la persona stessa indifesa e, conseguentemente, facile preda dell’op-pressione e della violenza.

Diritti umani e Organizzazioni internazionali

12. Una pace vera e stabile presuppone il rispetto dei diritti dell’uomo. Seperò questi diritti si fondano su una concezione debole della persona, comenon ne risulteranno anch’essi indeboliti? Si rende qui evidente la profondainsufficienza diuna concezione relativistica della persona, quando si trattadi giustificarne e difenderne i diritti. L’aporia in tal caso è palese: i dirittivengono proposti come assoluti, ma il fondamento che per essi si adduce èsolo relativo. C’è da meravigliarsi se, di fronte alle esigenze “scomode” po-ste dall’uno o dall’altro diritto, possa insorgere qualcuno a contestarlo o adeciderne l’accantonamento? Solo se radicati in oggettive istanze della na-tura donata all’uomo dal Creatore, i diritti a lui attribuiti possono essere af-fermati senza timore di smentita. Va da sé, peraltro, che i diritti dell’uomoimplicano a suo carico dei doveri. Bene sentenziava, al riguardo, il mahat-ma Gandhi: « Il Gange dei diritti discende dall’Himalaia dei doveri ». È so-lo facendo chiarezza su questi presupposti di fondo che i diritti umani, oggisottoposti a continui attacchi, possono essere adeguatamente difesi. Senzatale chiarezza, si finisce per utilizzare la stessa espressione, ‘diritti umani’appunto, sottintendendo soggetti assai diversi fra loro: per alcuni, la personaumana contraddistinta da dignità permanente e da diritti validi sempre, do-vunque e per chiunque; per altri, una persona dalla dignità cangiante e daidiritti sempre negoziabili: nei contenuti, nel tempo e nello spazio.

13. Alla tutela dei diritti umani fanno costante riferimento gli Organismi in-ternazionali e, in particolare, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che conla Dichiarazione Universale del 1948 si è prefissata, quale compito fonda-mentale, la promozione dei diritti dell’uomo. A tale Dichiarazione si guardacome ad una sorta di impegno morale assunto dall’umanità intera. Ciò hauna sua profonda verità soprattutto se i diritti descritti nella Dichiarazionesono considerati come aventi fondamento non semplicemente nella decisio-ne dell’assemblea che li ha approvati, ma nella natura stessa dell’uomo enella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio. È importante, pertan-

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to, che gli Organismi internazionali non perdano di vista il fondamento na-turale dei diritti dell’uomo. Ciò li sottrarrà al rischio, purtroppo sempre la-tente, di scivolare verso una loro interpretazione solo positivistica. Se ciòaccadesse, gli Organismi internazionali risulterebbero carenti dell’autorevo-lezza necessaria per svolgere il ruolo di difensori dei diritti fondamentalidella persona e dei popoli, principale giustificazione del loro stesso esistereed operare.

Diritto internazionale umanitario e diritto interno degli Stati

14. A partire dalla consapevolezza che esistono diritti umani inalienabiliconnessi con la comune natura degli uomini, è stato elaborato un diritto in-ternazionale umanitario, alla cui osservanza gli Stati sono impegnati anchein caso di guerra. Ciò purtroppo non ha trovato coerente attuazione, a pre-scindere dal passato, in alcune situazioni di guerra verificatesi di recente.Così, ad esempio, è avvenuto nel conflitto che mesi fa ha avuto per teatro ilLibano del Sud, dove l’obbligo di proteggere e aiutare le vittime innocenti edi non coinvolgere la popolazione civile è stato in gran parte disatteso. Ladolorosa vicenda del Libano e la nuova configurazione dei conflitti, soprat-tutto da quando la minaccia terroristica ha posto in attoinedite modalità diviolenza, richiedono che la comunità internazionale ribadisca il diritto inter-nazionale umanitario e lo applichi a tutte le odierne situazioni di conflittoarmato, comprese quelle non previste dal diritto internazionale in vigore.Inoltre, la piaga del terrorismo postula un’approfondita riflessione sui limitietici che sono inerenti all’utilizzo degli strumenti odierni di tutela della si-curezza nazionale. Sempre più spesso, in effetti, i conflitti non vengono di-chiarati, soprattutto quando li scatenano gruppi terroristici decisi a raggiun-gere con qualunque mezzo i loro scopi. Dinanzi agli sconvolgenti scenari diquesti ultimi anni, gli Stati non possono non avvertire la necessità di darsidelle regole più chiare, capaci di contrastare efficacemente la drammaticaderiva a cui stiamo assistendo. La guerra rappresenta sempre un insuccessoper la comunità internazionale ed una grave perdita di umanità. Quando, no-nostante tutto, ad essa si arriva, occorre almeno salvaguardare i principi es-senziali di umanità e i valori fondanti di ogni civile convivenza, stabilendonorme di comportamento che ne limitino il più possibile i danni e tendanoad alleviare le sofferenze dei civili e di tutte le vittime dei conflitti(7).

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15. Altro elemento che suscita grande inquietudine è la volontà, manifestatadi recente da alcuni Stati, didotarsi di armi nucleari. Ne è risultato ulterior-mente accentuato il diffuso clima di incertezza e di paura per una possibilecatastrofe atomica. Ciò riporta gli animi indietro nel tempo, alle ansie logo-ranti del periodo della cosiddetta « guerra fredda ». Dopo di allora si spera-va che il pericolo atomico fosse definitivamente scongiurato e che l’umanitàpotesse finalmente tirare un durevole sospiro di sollievo. Quanto appare at-tuale, a questo proposito, il monito del Concilio Ecumenico Vaticano II: «Ogni azione bellica che indiscriminatamente mira alla distruzione di interecittà o di vaste regioni con i loro abitanti è un crimine contro Dio e control’uomo, che deve essere condannato con fermezza e senza esitazione »(8).Purtroppo ombre minacciose continuano ad addensarsi all’orizzonte dell’u-manità. La via per assicurare un futuro di pace per tutti è rappresentata nonsolo da accordi internazionali per la non proliferazione delle armi nucleari,ma anche dall’impegno di perseguire con determinazione la loro diminuzio-ne e il loro definitivo smantellamento. Niente si lasci di intentato per arriva-re, con la trattativa, al conseguimento di tali obiettivi! È in gioco il destinodell’intera famiglia umana!

La Chiesa a tutela della trascendenza della persona umana

16. Desidero, infine, rivolgere un pressante appello al Popolo di Dio, perchéogni cristiano si senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace estrenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabilidiritti. Grato al Signore per averlo chiamato ad appartenere alla sua Chiesache, nel mondo, è « segno e tutela della trascendenza della persona umana»(9), il cristiano non si stancherà di implorare da Lui il fondamentale benedella pace che tanta rilevanza ha nella vita di ciascuno. Egli inoltre sentirà lafierezza di servire con generosa dedizione la causa della pace, andando in-contro ai fratelli, specialmente a coloro che, oltre a patire povertà e priva-zioni, sono anche privi di tale prezioso bene. Gesù ci ha rivelato che «Dio èamore » (1 Gv 4,8) e che la vocazione più grande di ogni persona è l’amore.In Cristo noi possiamo trovare le ragioni supreme per farci fermi paladinidella dignità umana e coraggiosi costruttori di pace.

17. Non venga quindi mai meno il contributo di ogni credente alla promo-zione di un vero umanesimo integrale, secondo gli insegnamenti delle Lette-

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re enciclichePopulorum progressio e Sollicitudo rei socialis, delle quali ciapprestiamo a celebrare proprio quest’anno il 40° e il 20° anniversario. AllaRegina della Pace, Madre di Gesù Cristo « nostra pace » (Ef 2,14), affido lamia insistente preghiera per l’intera umanità all’inizio dell’anno 2007, a cuiguardiamo — pur tra pericoli e problemi — con cuore colmo di speranza.Sia Maria a mostrarci nel Figlio suo la Via della pace, ed illumini i nostriocchi, perché sappiano riconoscere il suo Volto nel volto di ogni personaumana, cuore della pace!

Dal Vaticano, 8 Dicembre 2006.

_______________

(1) Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 357.

(2) Sermo 169, 11, 13: PL 38, 923.

(3) N. 3.

(4) Omelia all'Islinger Feld di Regensburg(12 settembre 2006).

(5) Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattoli-ca sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo (31 maggio2004), nn. 15-16.

(6) N. 38.

(7) A tale riguardo, il Catechismo della Chiesa Cattolica ha dettato criteri molto severi eprecisi: cfr nn. 2307-2317.

(8) Cost. past. Gaudium et spes, 80.

(9) Conc. Ecum. Vat. II, ibid. n. 76.

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MESSAGGIO PER LA XXII GIORNATA MONDIALEDELLA GIOVENTÙ

(1° APRILE 2007)

“Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34)

Cari giovani,

in occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà cele-brata nelle Diocesi la prossima Domenica delle Palme, vorrei proporre allavostra meditazione le parole di Gesù: “Come io vi ho amato, così amatevianche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).

E’ possibile amare?

Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata. Eppurequant’è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell’a-more! C’è persino chi giunge a dubitare che l’amore sia possibile. Ma se ca-renze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare siaun’utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L’amoreè possibile e scopo di questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare inciascuno di voi, che siete il futuro e la speranza dell’umanità, la fiducia nel-l’amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia; un amoreche lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto. Lasciateallora che percorra insieme a voi un itinerario, in tre momenti, alla “scoper-ta” dell’amore.

Dio, sorgente dell’amore

Il primo momento riguarda la sorgente dell’amore vero, che è unica: è Dio.Lo pone bene in evidenza san Giovanni affermando che “Dio è amore” (1Gv 4,8.16); ora egli non vuol dire solo che Dio ci ama, ma che l’essere stes-so di Dio è amore. Siamo qui dinanzi alla rivelazione più luminosa dellafonte dell’amore che è il mistero trinitario: in Dio, uno e trino, vi è un eter-no scambio d’amore tra le persone del Padre e del Figlio, e questo amorenon è un’energia o un sentimento, ma una persona, è lo Spirito Santo.

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La Croce di Cristo rivela pienamente l’amore di Dio

Come si manifesta a noi Dio-Amore? Siamo qui al secondo momento delnostro itinerario. Anche se già nella creazione sono chiari i segni dell’amoredivino, la rivelazione piena del mistero intimo di Dio è avvenuta con l’In-carnazione, quando Dio stesso si è fatto uomo. In Cristo, vero Dio e veroUomo, abbiamo conosciuto l’amore in tutta la sua portata. Infatti “la veranovità del Nuovo Testamento – ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est -non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangueai concetti - un realismo inaudito” (n. 12). La manifestazione dell’amore di-vino è totale e perfetta nella Croce, dove, come afferma san Paolo, “Dio di-mostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori,Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Ognuno di noi può pertanto dire senza te-ma di sbagliare: “Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me” (cfr Ef5,2). Redenta dal suo sangue, nessuna vita umana è inutile o di poco valore,perché tutti siamo amati personalmente da Lui con un amore appassionato efedele, un amore senza limiti. La Croce, follia per il mondo, scandalo permolti credenti, è invece “sapienza di Dio” per quanti si lasciano toccare finnel profondo del proprio essere, “perché ciò che è stoltezza di Dio è più sa-piente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”(cfr 1 Cor 1,24-25). Anzi, il Crocifisso, che dopo la risurrezione porta persempre i segni della propria passione, mette in luce le “contraffazioni” e lemenzogne su Dio, che si ammantano di violenza, di vendetta e di esclusio-ne. Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo esradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua veritiera “rivoluzione”: l’a-more.

Amare il prossimo come Cristo ci ama

Ed eccoci ora al terzo momento della nostra riflessione. Sulla croce Cristogrida: “Ho sete” (Gv 19,28): rivela così un’ardente sete di amare e di essereamato da ognuno di noi. Solo se arriviamo a percepire la profondità e l’in-tensità di un tale mistero, ci rendiamo conto della necessità e dell’urgenza diamarlo a nostra volta “come” Lui ci ha amati. Questo comporta l’impegnodi dare anche, se necessario, la propria vita per i fratelli sostenuti dall’amoredi Lui. Già nell’Antico Testamento Dio aveva detto: “Amerai il tuo prossi-

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mo come te stesso” (Lv 19,18), ma la novità di Cristo consiste nel fatto cheamare come Lui ci ha amati significa amare tutti, senza distinzioni, anche inemici, “fino alla fine” (cfr Gv 13,1).

Testimoni dell’amore di Cristo

Vorrei ora soffermarmi su tre ambiti della vita quotidiana dove voi, cari gio-vani, siete particolarmente chiamati a manifestare l’amore di Dio. Il primoambito è la Chiesa che è la nostra famiglia spirituale, composta da tutti i di-scepoli di Cristo. Memori delle sue parole: “Da questo tutti sapranno chesiete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35), ali-mentate, con il vostro entusiasmo e la vostra carità, le attività delle parroc-chie, delle comunità, dei movimenti ecclesiali e dei gruppi giovanili ai qualiappartenete. Siate solleciti nel cercare il bene dell’altro, fedeli agli impegnipresi. Non esitate a rinunciare con gioia ad alcuni vostri svaghi, accettate dibuon animo i sacrifici necessari, testimoniate il vostro amore fedele per Ge-sù annunciando il suo Vangelo specialmente fra i vostri coetanei.

Prepararsi al futuro

Il secondo ambito, dove siete chiamati ad esprimere l’amore e a crescere inesso, è la vostra preparazione al futuro che vi attende. Se siete fidanzati, Dioha un progetto di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è quindiessenziale che voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi dal pregiudi-zio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti,ponga ostacoli alla gioia dell’amore ed impedisca in particolare di gustarepienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro reciprocoamore. L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia umanae la coppia formata da un uomo e da una donna ha il suo fondamento nel di-segno originario di Dio (cfr Gn 2,18-25). Imparare ad amarsi come coppia èun cammino meraviglioso, che tuttavia richiede un tirocinio impegnativo. Ilperiodo del fidanzamento, fondamentale per costruire la coppia, è un tempodi attesa e di preparazione, che va vissuto nella castità dei gesti e delle paro-le. Ciò permette di maturare nell’amore, nella premura e nell’attenzione ver-so l’altro; aiuta ad esercitare il dominio di sé, a sviluppare il rispetto dell’al-tro, caratteristiche tutte del vero amore che non ricerca in primo luogo ilproprio soddisfacimento né il proprio benessere. Nella preghiera comunechiedete al Signore che custodisca ed incrementi il vostro amore e lo purifi-

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chi da ogni egoismo. Non esitate a rispondere generosamente alla chiamatadel Signore, perché il matrimonio cristiano è una vera e propria vocazionenella Chiesa. Ugualmente, cari giovani e care ragazze, siate pronti a dire“sì”, se Iddio vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio ministeriale odella vita consacrata. Il vostro esempio sarà di incoraggiamento per moltialtri vostri coetanei, che sono alla ricerca della vera felicità.

Crescere nell’amore ogni giorno

Il terzo ambito dell’impegno che l’amore comporta è quello della vita quoti-diana con le sue molteplici relazioni. Mi riferisco segnatamente alla fami-glia, alla scuola, al lavoro e al tempo libero. Cari giovani, coltivate i vostritalenti non soltanto per conquistare una posizione sociale, ma anche per aiu-tare gli altri “a crescere”. Sviluppate le vostre capacità, non solo per diven-tare più “competitivi” e “produttivi”, ma per essere “testimoni della carità”.Alla formazione professionale unite lo sforzo di acquisire conoscenze reli-giose utili per poter svolgere la vostra missione in maniera responsabile. Inparticolare, vi invito ad approfondire la dottrina sociale della Chiesa, perchédai suoi principi sia ispirata ed illuminata la vostra azione nel mondo. LoSpirito Santo vi renda inventivi nella carità, perseveranti negli impegni cheassumete, e audaci nelle vostre iniziative, perché possiate offrire il vostrocontributo per l’edificazione della “civiltà dell’amore”. L’orizzonte dell’a-more è davvero sconfinato: è il mondo intero!

“Osare l’amore” seguendo l’esempio dei santi

Cari giovani, vorrei invitarvi a “osare l’amore”, a non desiderare cioè nientedi meno per la vostra vita che un amore forte e bello, capace di rendere l’e-sistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai fra-telli, ad imitazione di Colui che mediante l’amore ha vinto per sempre l’o-dio e la morte (cfr Ap 5,13). L’amore è la sola forza in grado di cambiare ilcuore dell’uomo e l’umanità intera, rendendo proficue le relazioni tra uomi-ni e donne, tra ricchi e poveri, tra culture e civiltà. Questo testimonia la vitadei Santi che, veri amici di Dio, sono il canale e il riflesso di questo amoreoriginario. Impegnatevi a conoscerli meglio, affidatevi alla loro intercessio-ne, cercate di vivere come loro. Mi limito a citare Madre Teresa che, per af-frettarsi a rispondere al grido di Cristo “Ho sete”, grido che l’aveva profon-damente toccata, iniziò a raccogliere i moribondi nelle strade di Calcutta, in

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India. Da allora l’unico desiderio della sua vita divenne quello di estinguerela sete d’amore di Gesù non a parole, ma con atti concreti, riconoscendoneil volto sfigurato, assetato d’amore, nel viso dei più poveri tra i poveri. LaBeata Teresa ha messo in pratica l’insegnamento del Signore: “Ogni voltache avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’a-vete fatto a me” (cfr Mt 25,40). E il messaggio di questa umile testimonedell’amore divino si è diffuso nel mondo intero.

Il segreto dell’amore

Ad ognuno di noi, cari amici, è dato di raggiungere questo stesso grado diamore, ma solo ricorrendo all’indispensabile sostegno della Grazia divina.Soltanto l’aiuto del Signore ci consente, infatti, di sfuggire alla rassegnazio-ne davanti all’enormità del compito da svolgere e ci infonde il coraggio direalizzare quanto è umanamente impensabile. Soprattutto l’Eucaristia è lagrande scuola dell’amore. Quando si partecipa regolarmente e con devozio-ne alla Santa Messa, quando si passano in compagnia di Gesù eucaristicoprolungate pause di adorazione è più facile capire la lunghezza, la larghez-za, l’altezza e la profondità del suo amore che sorpassa ogni conoscenza (cfrEf 3,17-18). Condividendo il Pane eucaristico con i fratelli della comunitàecclesiale si è poi spinti a tradurre “in fretta”, come fece la Vergine con Eli-sabetta, l’amore di Cristo in generoso servizio ai fratelli.

Verso l’incontro di Sidney

Illuminante è al riguardo l’esortazione dell’apostolo Giovanni: “Figlioli,non amiamo a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da que-sto conosceremo che siamo nati dalla verità” (1 Gv 3, 18-19). Cari giovani,è con questo spirito che vi invito a vivere la prossima Giornata Mondialedella Gioventù insieme con i vostri Vescovi nelle vostre rispettive Diocesi.Essa rappresenterà una tappa importante verso l’incontro di Sydney, il cuitema sarà: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sa-rete testimoni” (At 1,8). Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, vi aiuti a farrisuonare ovunque il grido che ha cambiato il mondo: “Dio è amore!”. Viaccompagno con la preghiera e di cuore vi benedico.

Dal Vaticano, 27 Gennaio 2007

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MESSAGGIO URBI ET ORBIPASQUA 2007

Fratelli e sorelle del mondo intero,uomini e donne di buona volontà!

Cristo è risorto! Pace a voi! Si celebra oggi il grande mistero, fondamentodella fede e della speranza cristiana: Gesù di Nazaret, il Crocifisso, è risu-scitato dai morti il terzo giorno, secondo le Scritture. L’annuncio dato dagliangeli, in quell’alba del primo giorno dopo il sabato, a Maria di Magdala ealle donne accorse al sepolcro, lo riascoltiamo oggi con rinnovata emozio-ne: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato!”(Lc 24,5-6).

Non è difficile immaginare quali fossero, in quel momento, i sentimenti diqueste donne: sentimenti di tristezza e sgomento per la morte del loro Si-gnore, sentimenti di incredulità e stupore per un fatto troppo sorprendenteper essere vero. La tomba però era aperta e vuota: il corpo non c’era più.Pietro e Giovanni, avvertiti dalle donne, corsero al sepolcro e verificaronoche esse avevano ragione. La fede degli Apostoli in Gesù, l’atteso Messia,era stata messa a durissima prova dallo scandalo della croce. Durante il suoarresto, la sua condanna e la sua morte si erano dispersi, ed ora si ritrovava-no insieme, perplessi e disorientati. Ma il Risorto stesso venne incontro allaloro incredula sete di certezze. Non fu sogno, né illusione o immaginazionesoggettiva quell’incontro; fu un’esperienza vera, anche se inattesa e proprioper questo particolarmente toccante. “Venne Gesù, si fermò in mezzo a loroe disse: «Pace a voi!»” (Gv 20,19).

A quelle parole, la fede quasi spenta nei loro animi si riaccese. Gli Apostoli ri-ferirono a Tommaso, assente in quel primo incontro straordinario: Sì, il Signoreha compiuto quanto aveva preannunciato; è veramente risorto e noi lo abbiamovisto e toccato! Tommaso però rimase dubbioso e perplesso. Quando Gesù ven-ne una seconda volta, otto giorni dopo nel Cenacolo, gli disse: “Metti qua il tuodito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e nonessere più incredulo ma credente!”. La risposta dell’Apostolo è una commo-vente professione di fede: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,27-28).

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“Mio Signore e mio Dio”! Rinnoviamo anche noi la professione di fede diTommaso. Come augurio pasquale, quest’anno, ho voluto scegliere propriole sue parole, perché l’odierna umanità attende dai cristiani una rinnovatatestimonianza della risurrezione di Cristo; ha bisogno di incontrarlo e di po-terlo conoscere come vero Dio e vero Uomo. Se in questo Apostolo possia-mo riscontrare i dubbi e le incertezze di tanti cristiani di oggi, le paure e ledelusioni di innumerevoli nostri contemporanei, con lui possiamo anche ri-scoprire con convinzione rinnovata la fede in Cristo morto e risorto per noi.Questa fede, tramandata nel corso dei secoli dai successori degli Apostoli,continua, perché il Signore risorto non muore più. Egli vive nella Chiesa ela guida saldamente verso il compimento del suo eterno disegno di salvezza.

Ciascuno di noi può essere tentato dall’incredulità di Tommaso. Il dolore, ilmale, le ingiustizie, la morte, specialmente quando colpiscono gli innocenti- ad esempio, i bambini vittime della guerra e del terrorismo, delle malattiee della fame - non mettono forse a dura prova la nostra fede? Eppure para-dossalmente, proprio in questi casi, l’incredulità di Tommaso ci è utile epreziosa, perché ci aiuta a purificare ogni falsa concezione di Dio e ci con-duce a scoprirne il volto autentico: il volto di un Dio che, in Cristo, si è cari-cato delle piaghe dell’umanità ferita. Tommaso ha ricevuto dal Signore e, asua volta, ha trasmesso alla Chiesa il dono di una fede provata dalla passio-ne e morte di Gesù e confermata dall’incontro con Lui risorto. Una fede cheera quasi morta ed è rinata grazie al contatto con le piaghe di Cristo, con leferite che il Risorto non ha nascosto, ma ha mostrato e continua a indicarcinelle pene e nelle sofferenze di ogni essere umano.

“Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1 Pt 2,24), è questo l’annuncio chePietro rivolgeva ai primi convertiti. Quelle piaghe, che per Tommaso eranodapprima un ostacolo alla fede, perché segni dell’apparente fallimento diGesù; quelle stesse piaghe sono diventate, nell’incontro con il Risorto, pro-ve di un amore vittorioso. Queste piaghe che Cristo ha contratto per amorenostro ci aiutano a capire chi è Dio e a ripetere anche noi: “Mio Signore emio Dio”. Solo un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite eil nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede.

Quante ferite, quanto dolore nel mondo! Non mancano calamità naturali etragedie umane che provocano innumerevoli vittime e ingenti danni mate-

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riali. Penso a quanto è avvenuto di recente in Madagascar, nelle Isole Salo-mone, in America Latina e in altre Regioni del mondo. Penso al flagellodella fame, alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di persona, aimille volti della violenza - talora giustificata in nome della religione - al di-sprezzo della vita e alla violazione dei diritti umani, allo sfruttamento dellapersona. Guardo con apprensione alla condizione in cui si trovano non po-che regioni dell’Africa: nel Darfur e nei Paesi vicini permane una catastrofi-ca e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria; a Kinshasa, nella Repub-blica Democratica del Congo, gli scontri e i saccheggi delle scorse settima-ne fanno temere per il futuro del processo democratico congolese e per la ri-costruzione del Paese; in Somalia la ripresa dei combattimenti allontana laprospettiva della pace e appesantisce la crisi regionale, specialmente perquanto riguarda gli spostamenti della popolazione e il traffico di armi; unagrave crisi attanaglia lo Zimbabwe, per la quale i Vescovi del Paese, in unloro recente documento, hanno indicato come unica via di superamento lapreghiera e l’impegno condiviso per il bene comune.

Di riconciliazione e di pace ha bisogno la popolazione di Timor Est, che siappresta a vivere importanti scadenze elettorali. Di pace hanno bisogno an-che lo Sri Lanka, dove solo una soluzione negoziata porrà fine al drammadel conflitto che lo insanguina, e l’Afghanistan, segnato da crescente inquie-tudine e instabilità. In Medio Oriente, accanto a segni di speranza nel dialo-go fra Israele e l’Autorità palestinese, nulla di positivo purtroppo viene dal-l’Iraq, insanguinato da continue stragi, mentre fuggono le popolazioni civili;in Libano lo stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il Paese èchiamato a svolgere nell’area mediorientale e ne ipoteca gravemente il futu-ro. Non posso infine dimenticare le difficoltà che le comunità cristiane af-frontano quotidianamente e l’esodo dei cristiani dalla Terra benedetta che èla culla della nostra fede. A quelle popolazioni rinnovo con affetto l’espres-sione della mia vicinanza spirituale.

Cari fratelli e sorelle, attraverso le piaghe di Cristo risorto possiamo vederequesti mali che affliggono l’umanità con occhi di speranza. Risorgendo, in-fatti, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vintialla radice con la sovrabbondanza della sua Grazia. Alla prepotenza del Ma-le ha opposto l’onnipotenza del suo Amore. Ci ha lasciato come via alla pa-ce e alla gioia l’Amore che non teme la morte. “Come io vi ho amato - ha

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detto agli Apostoli prima di morire -, così amatevi anche voi gli uni gli al-tri” ( Gv 13,34).

Fratelli e sorelle nella fede, che mi ascoltate da ogni parte della terra! Cristorisorto è vivo tra noi, è Lui la speranza di un futuro migliore. Mentre conTommaso diciamo: “Mio Signore e mio Dio!”, risuoni nel nostro cuore laparola dolce ma impegnativa del Signore: “Se uno mi vuol servire mi segua,e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo ono-rerà” (Gv 12,26). Ed anche noi, uniti a Lui, disposti a spendere la vita per inostri fratelli (cfr 1 Gv 3,16), diventiamo apostoli di pace, messaggeri diuna gioia che non teme il dolore, la gioia della Risurrezione. Ci ottenga que-sto dono pasquale Maria, Madre di Cristo risorto. Buona Pasqua a tutti!

MESSAGGIO PER LA XLIV GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

29 APRILE 2007 - IV DOMENICA DI PASQUA

Tema: « La vocazione al servizio della Chiesa comunione»

Venerati Fratelli nell’Episcopato, cari fratelli e sorelle!

L’annuale Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni è un’opportuna occasio-ne per porre in luce l’importanza delle vocazioni nella vita e nella missione dellaChiesa, ed intensificare la nostra preghiera perché crescano in numero e qualità. Perla prossima ricorrenza vorrei proporre all’attenzione dell’intero popolo di Dio il se-guente tema, quanto mai attuale: la vocazione al servizio della Chiesa comunione.

Lo scorso anno, dando inizio a un nuovo ciclo di catechesi nelle Udienze generalidel mercoledì, dedicato al rapporto tra Cristo e la Chiesa, feci notare che la primacomunità cristiana ebbe a costituirsi, nel suo nucleo originario, quando alcuni pesca-

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tori di Galilea, incontrato Gesù, si lasciarono conquistare dal suo sguardo, dalla suavoce ed accolsero questo pressante suo invito: «Seguitemi, vi farò diventare pescato-ri di uomini!» (Mc l, 17; cfr Mt 4,19). In verità, Dio ha sempre scelto alcune personeper collaborare in maniera più diretta con Lui alla realizzazione del suo disegno sal-vifico. Nell’Antico Testamento all’inizio chiamò Abramo per formare «un grandepopolo» (Gn 12,2), e in seguito Mosè per liberare Israele dalla schiavitù d’Egitto(cfr Es 3, 10). Designò poi altri personaggi, specialmente i profeti, per difendere etener viva l’alleanza con il suo popolo. Nel Nuovo Testamento, Gesù, il Messia pro-messo, invitò singolarmente gli Apostoli a stare con Lui (cfr Mc 3,14) e a condivide-re la sua missione. Nell’Ultima Cena, affidando loro il compito di perpetuare il me-moriale della sua morte e risurrezione sino al suo glorioso ritorno alla fine dei tempi,rivolse per essi al Padre questa accorata invocazione: «Io ho fatto conoscere loro iltuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il qua1e mi hai amato sia in essi eio in loro» (Gv 17,26). La missione della Chiesa si fonda pertanto su un’intima e fe-dele comunione con Dio.

La Costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II descrive la Chiesacome «un popolo radunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello SpiritoSanto” (n. 4), nel quale si rispecchia il mistero stesso di Dio. Ciò comportache in esso si rifletta l’amore trinitario e, grazie all’opera dello Spirito San-to, tutti i suoi membri formino «un solo corpo ed un solo spirito» in Cristo.Soprattutto quando si raduna per l’Eucaristia questo popolo, organicamentestrutturato sotto la guida dei suoi Pastori, vive il mistero della comunionecon Dio e con i fratelli. L’Eucaristia è la sorgente di quell’unità ecclesialeper la quale Gesù ha pregato alla vigilia della sua passione: «Padre ... sianoanch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai manda-to” (Gv 17,2 1). Questa intensa comunione favorisce il fiorire di generosevocazioni al servizio della Chiesa: il cuore del credente, ripieno di amore di-vino, è spinto a dedicarsi totalmente alla causa del Regno. Per promuoverele vocazioni è dunque importante una pastorale attenta al mistero dellaChiesa-comunione, perché chi vive in una comunità ecclesiale concorde,corresponsabile, premurosa, impara certamente più facilmente a discernerela chiamata del Signore. La cura delle vocazioni esige pertanto una costante“educazione” ad ascoltare la voce di Dio, come fece Eli che aiutò il giovaneSamuele a capire quel che Dio gli chiedeva e a realizzarlo prontamente (cfr1 Sam 3,9). Ora l’ascolto docile e fedele non può avvenire che in un climadi intima comunione con Dio. E questo si realizza innanzitutto nella pre-

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ghiera. Secondo l’esplicito comando del Signore, noi dobbiamo implorare ildono delle vocazioni in primo luogo pregando instancabilmente e insieme il«padrone della messe». L’invito è al plurale: «Pregate dunque il padronedella messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38). Questo invitodel Signore ben corrisponde allo stile del «Padre nostro” (Mt 6,9), preghierache Egli ci ha insegnato e che costituisce una «sintesi di tutto il Vangelo»,secondo la nota espressione di Tertulliano (cfr De Oratione, 1,6: CCL 1,258). In questa chiave è illuminante anche un’altra espressione di Gesù: «Sedue di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, ilPadre mio che è nei cieli ve la concederà» (Mt 18,19). Il buon Pastore ci in-vita dunque a pregare il Padre celeste, a pregare uniti e con insistenza, per-ché Egli mandi vocazioni al servizio della Chiesa-comunione.

Raccogliendo l’esperienza pastorale dei secoli passati, il Concilio VaticanoII ha posto in evidenza l’importanza di educare i futuri presbiteri a un’au-tentica comunione ecclesiale. Leggiamo in proposito nella Presbyterorumordinis: «Esercitando l’ufficio di Cristo Capo e Pastore per la parte di auto-rità che spetta loro, i presbiteri, in nome del Vescovo, riuniscono la famigliadi Dio come fraternità animata nell’unità, e per mezzo di Cristo la conduco-no al Padre nello Spirito Santo» (n. 6). A questa affermazione del Conciliofa eco l’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, la qualesottolinea che il sacerdote «è servitore della Chiesa comunione perché - uni-to al Vescovo e in stretto rapporto con il presbiterio - costruisce l’unità dellacomunità ecclesiale nell’armonia delle diverse vocazioni, carismi e servizi”(n. 16). E’ indispensabile che all’interno del popolo cristiano ogni ministeroe carisma sia orientato alla piena comunione, ed è compito del Vescovo edei presbiteri favorirla in armonia con ogni altra vocazione e servizio eccle-siali. Anche la vita consacrata, ad esempio, nel suo proprium è al servizio diquesta comunione, come viene posto in luce nell’Esortazione apostolica po-st-sinodale Vita consecrata dal mio venerato Predecessore Giovanni PaoloII: «La vita consacrata ha sicuramente il merito di aver efficacemente con-tribuito a tener viva nella Chiesa l’esigenza della fraternità come confessio-ne della Trinità. Con la costante promozione dell’amore fraterno anche nellaforma della vita comune, essa ha rivelato che la partecipazione alla comu-nione trinitaria può cambiare i rapporti umani, creando un nuovo tipo di so-lidarietà” (n. 41).

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Al centro di ogni comunità cristiana c’è l’Eucaristia, fonte e culmine dellavita della Chiesa. Chi si pone al servizio del Vangelo, se vive dell’Eucari-stia, avanza nell’amore verso Dio e verso il prossimo e contribuisce così acostruire la Chiesa come comunione. Potremmo affermare che «l’amore eu-caristico» motiva e fonda l’attività vocazionale di tutta la Chiesa, perché,come ho scritto nell’EnciclicaDeus caritas est, le vocazioni al sacerdozio eagli altri ministeri e servizi fioriscono all’interno del popolo di Dio laddoveci sono uomini nei quali Cristo traspare attraverso la sua Parola, nei sacra-menti e specialmente nell’Eucaristia. E questo perché «nella liturgia dellaChiesa, nella sua preghiera, nella comunità viva dei credenti, noi sperimen-tiamo l’amore di Dio, percepiamo la sua presenza e impariamo in questomodo anche a riconoscerla nel quotidiano. Egli per primo ci ha amati e con-tinua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere conl’amore» (n. 17).

Ci rivolgiamo, infine, a Maria, che ha sorretto la prima comunità dove -«tutti erano concordi, e tutti si riunivano regolarmente per la preghiera» (cfrAt 1, 14), perché aiuti la Chiesa ad essere nel mondo di oggi icona della Tri-nità, segno eloquente dell’amore divino per tutti gli uomini. La Vergine, cheha prontamente risposto alla chiamata del Padre dicendo: «Eccomi, sono laserva del Signore» (Lc 1,38), interceda perché non manchino all’interno delpopolo cristiano i servitori della gioia divina: sacerdoti che, in comunionecon i loro Vescovi, annunzino fedelmente il Vangelo e celebrino i sacramen-ti, si prendano cura del popolo di Dio, e siano pronti ad evangelizzare l’inte-ra umanità. Faccia sì che anche in questo nostro tempo aumenti il numerodelle persone consacrate, le quali vadano contro corrente, vivendo i consiglievangelici di povertà, castità e obbedienza, e testimonino in modo profeticoCristo e il suo liberante messaggio di salvezza. Cari fratelli e sorelle che ilSignore chiama a vocazioni particolari nella Chiesa, vorrei affidarvi in mo-do speciale a Maria, perché Lei, che più di tutti ha compreso il senso delleparole di Gesù: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la pa-rola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,2 1), vi insegni ad ascoltare il suodivin Figlio. Vi aiuti a dire con la vita: «Eccomi, o Dio, io vengo a fare latua volontà (cfr Eb 10,7). Con questi auspici assicuro per ciascuno uno spe-ciale ricordo nella preghiera e tutti di cuore vi benedico.

Dal Vaticano, 10 Febbraio 2007

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MESSAGGIO PER LA XLI GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Tema: “I bambini e i mezzi di comunicazione:una sfida per l’educazione”

20 maggio 2007

Cari Fratelli e Sorelle,

1. Il tema della 41ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “I bam-bini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione”, ci invita a ri-flettere su due aspetti che sono di particolare rilevanza. Uno è la formazionedei bambini. L’altro, forse meno ovvio ma non meno importante, è la forma-zione dei media.

Le complesse sfide che l’educazione contemporanea deve affrontare sonospesso collegate alla diffusa influenza dei media nel nostro mondo. Comeaspetto del fenomeno della globalizzazione e facilitati dal rapido sviluppodella tecnologia, i media delineano fortemente l’ambiente culturale (cf. Gio-vanni Paolo II, Lett. ap. Il Rapido Sviluppo, 3). In verità, vi è chi affermache l’influenza formativa dei media è in competizione con quella dellascuola, della Chiesa e, forse, addirittura con quella della famiglia. “Per mol-te persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale”(Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, 4).

2. Il rapporto tra bambini, media ed educazione può essere considerato dadue prospettive: la formazione dei bambini da parte dei media e la forma-zione dei bambini per rispondere in modo appropriato ai media. Emerge unaspecie di reciprocità che punta alle responsabilità dei media come industriae al bisogno di una partecipazione attiva e critica da parte dei lettori, deglispettatori e degli ascoltatori. Dentro questo contesto, l’adeguata formazionead un uso corretto dei media è essenziale per lo sviluppo culturale, morale espirituale dei bambini.

In che modo questo bene comune deve essere protetto e promosso? Educarei bambini ad essere selettivi nell’uso dei media è responsabilità dei genitori,della Chiesa e della scuola. Il ruolo dei genitori è di primaria importanza.

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Essi hanno il diritto e il dovere di garantire un uso prudente dei media, for-mando la coscienza dei loro bambini affinché siano in grado di esprimeregiudizi validi e obiettivi che li guideranno nello scegliere o rifiutare i pro-grammi proposti (cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio,76). Nel fare questo, i genitori dovrebbero essere incoraggiati e sostenutidalla scuola e dalla parrocchia, nella certezza che questo difficile, sebbenegratificante, aspetto dell’essere genitori è sostenuto dall’intera comunità.

L’educazione ai media dovrebbe essere positiva. Ponendo i bambini di fron-te a quello che è esteticamente e moralmente eccellente, essi vengono aiutatia sviluppare la propria opinione, la prudenza e la capacità di discernimento.È qui importante riconoscere il valore fondamentale dell’esempio dei geni-tori e i vantaggi nell’introdurre i giovani ai classici della letteratura infanti-le, alle belle arti e alla musica nobile. Mentre la letteratura popolare avràsempre il proprio posto nella cultura, la tentazione di far sensazione non do-vrebbe essere passivamente accettata nei luoghi di insegnamento. La bellez-za, quasi specchio del divino, ispira e vivifica i cuori e le menti giovanili,mentre la bruttezza e la volgarità hanno un impatto deprimente sugli atteg-giamenti ed i comportamenti.

Come l’educazione in generale, quella ai media richiede formazione nell’e-sercizio della libertà. Si tratta di una responsabilità impegnativa. Troppospesso la libertà è presentata come un’instancabile ricerca del piacere o dinuove esperienze. Questa è una condanna, non una liberazione! La vera li-bertà non condannerebbe mai un individuo - soprattutto un bambino - all’in-saziabile ricerca della novità. Alla luce della verità, l’autentica libertà vienesperimentata come una risposta definitiva al “sì” di Dio all’umanità, chia-mandoci a scegliere, non indiscriminatamente ma deliberatamente, tuttoquello che è buono, vero e bello. I genitori sono i guardiani di questa libertàe, dando gradualmente una maggiore libertà ai loro bambini, li introduconoalla profonda gioia della vita (cf. Discorso al V Incontro Mondiale delle Fa-miglie, Valencia, 8 Luglio 2006).

3. Questo desiderio profondamente sentito di genitori ed insegnanti di edu-care i bambini nella via della bellezza, della verità e della bontà può esseresostenuto dall’industria dei media solo nella misura in cui promuove la di-gnità fondamentale dell’essere umano, il vero valore del matrimonio e della

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vita familiare, le conquiste positive ed i traguardi dell’umanità. Da qui, lanecessità che i media siano impegnati nell’effettiva formazione e nel rispet-to dell’etica viene visto con particolare interesse ed urgenza non solo dai ge-nitori, ma anche da coloro che hanno un senso di responsabilità civica.

Mentre si afferma che molti operatori dei media vogliono fare quello che ègiusto (cf. Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Etica nelle co-municazioni sociali, 4), occorre riconoscere che quanti lavorano in questosettore si confrontano con “pressioni psicologiche e dilemmi etici speciali”(Aetatis Novae, 19) che a volte vedono la competitività commerciale co-stringere i comunicatori ad abbassare gli standard. Ogni tendenza a produrreprogrammi - compresi film d’animazione e video games - che in nome deldivertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali ovolgarizzano la sessualità umana, è perversione, ancor di più quando questiprogrammi sono rivolti a bambini e adolescenti. Come spiegare questo “di-vertimento” agli innumerevoli giovani innocenti che sono nella realtà vitti-me della violenza, dello sfruttamento e dell’abuso? A tale proposito, tuttidovrebbero riflettere sul contrasto tra Cristo che “prendendoli fra le braccia(i bambini) e imponendo loro le mani li benediceva” (Mc 10,16) e quelloche chi scandalizza uno di questi piccoli per lui “è meglio per lui che gli siamessa al collo una pietra da mulino” (Lc 17,2). Faccio nuovamente appelloai responsabili dell’industria dei media, affinché formino ed incoraggino iproduttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a protegge-re la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessitàdella famiglia.

4. La Chiesa stessa, alla luce del messaggio della salvezza che le è stato af-fidato, è anche maestra di umanità e vede con favore l’opportunità di offrireassistenza ai genitori, agli educatori, ai comunicatori ed ai giovani. Le par-rocchie ed i programmi delle scuole oggi dovrebbero essere all’avanguardiaper quanto riguarda l’educazione ai media. Soprattutto, la Chiesa vuole con-dividere una visione in cui la dignità umana sia il centro di ogni valida co-municazione. “Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all’altro ben piùche le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore dicui egli ha bisogno” (Deus Caritas Est, 18).

Dal Vaticano, 24 gennaio 2007, Festa di San Francesco di Sales

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VITA DIOCESANANOMINE E DECRETI

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PARROCI E VICARI PARROCCHIALICAPPELLANO DELL’OSPEDALE DI PENNE

Don NELSON CIPOLLONEVicario parrocchiale della Parrocchia di SantaMaria La Nova in Cellino Attanasio e Ammi-nistratore Parrocchiale della Parrocchia di SanGiovanni Apostolo in Montegualtieri, frazionedi Cermignano.

Padre THOMAS SEENdella Congregazione Missionaria del SS.mo Sacramento.

Amministratore Parrocchiale della Parrocchiadella Beata Vergine Maria delle Grazie in Vil-la Bozza, frazione di Montefino.

Padre NICOLA FISCANTEdella Congregazione del SS. Redentore della Provincia Romana.

Vicario Parrocchiale della Parrocchia Madredi Dio in Francavilla al Mare.

Don ANTONIO D’ANTONIOParroco della Parrocchia della Beata VergineMaria Regina della Pace in Pescara.

Don MASSIMILIANO DE LUCA

Parroco della Parrocchia di San Pietro Martirein Pescara.

Padre MARIO SERRAdella Provincia Italiana dei Carmelitani dei Santi Elia, Alberto e Andrea Corsini.

Vicario Parrocchiale della Parrocchia di S.Antonio Abate in Pianella.

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Don AMADEO JOSE ROSSIVicario Parrocchiale di S. Silvestro Papa inPescara.

Padre ROBERTO SCOCCHIAdei Frati Minori della Provincia d’Abruzzo.

Vicario Parrocchiale della Parrocchia StellaMaris in Pescara.

Padre THOMAS JEENdella Congregazione Missionaria del SS.mo Sacramento.

Amministratore Parrocchiale della Parrocchiadi S. Giacomo Apostolo in Montefino.

Don GIORGIO SOAVEModeratore della Parrocchia di S. GiacomoApostolo in Montefino.

* * *

Don ROCCO MINCONECappellano dell’Ospedale Civile “San Massi-mo” in Penne.

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FRATERNITÁ BETANIA

Esistono nella Chiesa associazioni distinte dagli Istituti di Vita consacra-ta e dalle Società di Vita apostolica, nelle quali i fedeli tendono cooperandoall’attuazione di una vita più perfetta (cfr. can. 298 C.I.C.).

In forza del diritto di associazione sancito nei canoni 215 e 299 § 1 delCodice di Diritto Canonico i fedeli possono erigere forme private di vitacon fini religiosi senza alcuna autorizzazione da parte dell’autorità ecclesia-stica.

Volendo dunque dare carattere ecclesiale alla associazione privata di fe-deli Fraternità Betania, dopo aver esaminato il Progetto di Vita di detta as-sociazione secondo quanto disposto dal canone 299 §3 del Codice di DirittoCanonico; visti i canoni 304 e 312 § 1 n. 3 e § 2,

DECRETIAMO

il riconoscimento della associazione privata di fedeli “Fraternità Betania”nell’Arcidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne, che ha sede in via Lazio67 in Montesilvano (PE).

Il Progetto di Vita è approvato ad experimentum e per la durata di unquinquennio dalla data del presente Nostro decreto.

Si Riconoscono altresì pubblici i voti fatti alla Nostra Presenza, da Ade-laide D’AMICO e Fabiola FERRETTI il giorno 28 Novembre 2006, secon-do quanto stabilito dai canoni 1192 § 1 e 1194 e per la stessa durata di unquinquennio.

Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arcivescovile, nel giorno 3 dicembredell’Anno del Signore 2006, I Domenica di Avvento.

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

Sac. Roberto BertoiaCancelliere

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EREZIONE DELLA PARROCCHIA DI S. GIOVANNI BATTISTA E S. BENEDETTO ABATE

La zona pastorale di Pescara Colli ha costituito per molti anni parte delterritorio periferico della Città di Pescara. Pur essendo già esistente la Par-rocchia di “San Giovanni Battista” in Pescara Colli, essendo la zona limi-trofa in grande sviluppo urbanistico, si è sentita l’esigenza di erigere una se-conda Parrocchia col titolo di “San Benedetto Abate” affidata alle cure pa-storali del Reverendo don Demetrio Pascucci, prima parroco della neonatacomunità. Le due distinte comunità erano prive di luoghi di culto, e si offi-ciava in luoghi precari, per diversi anni. Successivamente, con la morte delsuddetto parroco di “San Benedetto” don Pascucci l’ 11. 06. 2004, conside-rata la mancanza di specifici luoghi di culto, si avvenne alla soluzione piùopportuna di unificare le comunità Parrocchiali di “San Giovanni e San Be-nedetto Abate”, visto che i fedeli colà abitanti sentivano il bisogno di unamaggiore unità, oltre all’edificazione di un unico edificio di culto.

Pertanto, poiché la Parrocchia è una determinata comunità di fedeli cheviene costituita stabilmente nell’ambito di una Chiesa particolare, e spettaunicamente al Vescovo diocesano erigere, sopprimere o modificare le Par-rocchie; dopo aver sentito il parere favorevole de Consiglio Presbiteralenella seduta del 24 aprile 2007, secondo quanto stabilisce il canone 515 §§1-2 del Codice di Diritto Canonico,

DECRETO

1. Le attuali Parrocchie situate in Pescara Colli, e precisamente la comunitàdi “San Giovanni Battista” con sede in via Colle Innamorati e quella di“San Benedetto Abate” con sede in via Di Sotto, siano soppresse sicchéne venga a cessare anche la rispettiva personalità giuridica;

2. Viene eretta in loro luogo la nuova Comunità parrocchiale di “San Gio-vanni Battista e San Benedetto Abate”, la cui circoscrizione territoriale ècostituita dall’unione dei territori di ciascuna delle soppresse realtà pa-storali, e la Parrocchia, da Noi eretta legittimamente, goda di personalitàgiuridica per il diritto stesso, in forza dello stesso Can. 515 § 3.

3. I beni e i diritti patrimoniali e parimenti gli oneri, che fino al presente No-stro decreto appartenevano distintamente alle soppresse Parrocchie, ven-

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gono destinati alla persona giuridica pubblica che abbiamo costituita conl’erezione della nuova Parrocchia di “San Giovanni Battista e San Bene-detta Abate”, in forza del canone 123 del Codice di Diritto Canonico.

Dato a Pescara, dalla Nostra Curia Metropolitana, nel giorno 3 Maggiodell’Anno del Signore 2007, Festa dei SS. Filippo e Giacomo Apostoli.

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

Sac. Roberto BertoiaCancelliere

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VITA DIOCESANASTATUTI

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STATUTO DELLA CONSULTA DIOCESANA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI

Capitolo Primo. Identità, natura e fini

Art. 1 Istituzione della Consulta

Nella Diocesi di Pescara-Penne è istituita la Consulta Diocesana delleAggregazioni Laicali (CDAL).

Art. 2 Composizione della Consulta

Fanno parte della CDAL le Aggregazioni Laicali, presenti ed operantinel territorio diocesano, rappresentate presso la Consulta Nazionale delleAggregazioni Laicali (CNAL).

Possono, inoltre, far parte della CDAL, salvo il parere favorevole del-l’Arcivescovo, le Aggregazioni (associazioni, gruppi o movimenti) che ri-spondono ai seguenti requisiti:

- sono state erette o riconosciute dalla competente Autorità ecclesiasti-ca e hanno un regolare statuto ai sensi del can. 304 del Codice di Di-ritto Canonico;

- le finalità perseguite rientrano in quelle indicate dal Concilio Vatica-no II nel Decreto sull’Apostolato dei Laici “Apostolicam Actuosita-tem”(capitolo II) e sancite dal Codice di Diritto Canonico ai cann.215, 298 e 327;

- rispondono ai criteri di ecclesialità indicati dall’Esortazione Aposto-lica postsinodale “Christifideles Laici” al n. 30 (cfr. anche la NotaPastorale della Conferenza Episcopale Italiana “Le Aggregazioni lai-cali nella Chiesa”, n. 15): il primato dato alla vocazione di ogni cri-stiano alla santità; la responsabilità di confessare la fede cattolica; latestimonianza di una comunione salda e convinta, in relazione filialecon il Papa e con il Vescovo; la conformità e la partecipazione al fineapostolico della Chiesa; l’impegno di una presenza nella societàumana;

- sono costituite ed operano almeno a livello diocesano.Le Aggregazioni Laicali che hanno le caratteristiche summenzionate, per

far parte della CDAL, devono farne richiesta all’Arcivescovo attraverso lasegreteria della stessa.

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Art. 3 Natura e fini

La CDAL, espressione dell’ecclesiologia, descritta nella Costituzione“Lumen Gentium” del Concilio Vaticano II, e organismo per l’attuazionedell’insegnamento contenuto nel decreto conciliare “Apostolicam Actuosi-tatem”, è luogo naturale e necessario di incontro e di riferimento del laicatoorganizzato, segno e strumento della comunione tra le Aggregazioni Laicalipresenti ed operanti nella Chiesa diocesana. Ha lo scopo di accrescere l’u-nità e la comunione del Popolo di Dio e di promuovere la partecipazione al-la vita della Chiesa Locale.

La CDAL, nel rispetto dell’identità e dei compiti delle singole aggrega-zioni, si propone di:- valorizzare la forma associata dell’apostolato dei fedeli laici, richiaman-

do costantemente il suo significato nel quadro di una comunità ecclesialepartecipata e corresponsabile;

- svolgere compiti di informazione finalizzati a promuovere la reciprocaconoscenza e stima all’interno del laicato diocesano;

- accrescere uno stile di responsabilità, comunione e collaborazione peruna più attenta e consapevole partecipazione alla vita pastorale dellaChiesa da parte delle singole aggregazioni;

- assumere il piano pastorale generale e le eventuali indicazioni specifichedell’Arcivescovo, sollecitando e sostenendo la mediazione delle singoleaggregazioni ed elaborando proposte in merito alle linee pastorali;

- promuovere iniziative comuni con il consenso e la partecipazione delleaggregazioni aderenti, in ordine a istanze e problemi di particolare attua-lità, nell’ambito dell’evangelizzazione e dell’animazione cristiana del-l’ordine temporale;

- essere un valido strumento di servizio alla Chiesa Locale, ponendosi instretta collaborazione con la Gerarchia, di cui accoglie le scelte e le indi-cazioni pastorali e collaborare con il Consiglio Pastorale per l’elabora-zione e l’esecuzione del piano pastorale.

- favorire momenti di dialogo e di ricerca per la crescita della comunioneanche con associazioni, movimenti e gruppi non ecclesiali, promuoven-do a tal fine iniziative di studio su tematiche di interesse comune.

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Art. 4 Rapporti con l’Arcivescovo

La CDAL è promossa dall’Arcivescovo, accoglie le sue scelte e le sueindicazioni pastorali e propone le proprie riflessioni, particolarmente in rife-rimento all’apostolato del laicato.

Segno di comunione con l’Arcivescovo è la sua partecipazione, persona-le o mediante un suo Delegato, alla vita e alle attività della CDAL.

Art. 5 Altri rapporti

La CDAL ha rapporti:- con la Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL);- con la Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali (CRAL);- con il Consiglio Pastorale Diocesano (CPD);- con gli uffici pastorali della Curia Diocesana;- con gli organismi diocesani di coordinamento del Clero, dei Religiosi e

delle Religiose;- con gli enti culturali che operano nell’ambito ecclesiale; - con le istituzioni civili presenti sul territorio.

Capitolo Secondo. Struttura

Art. 6 Organi della Consulta

Sono organi della CDAL:- l’Assemblea generale;- il Comitato di Presidenza;- il Segretario generale;- l’Economo.

Art. 7 Assemblea GeneraleE’ costituita dai Presidenti o responsabili diocesani delle Aggregazioni

Laicali di cui all’art. 2. All’Assemblea generale possono essere invitati gli Assistenti, Consulenti

Ecclesiastici e Consiglieri Spirituali delle singole aggregazioni, senza dirittodi voto.

Compiti dell’Assemblea Generale sono:a) verificare le linee direttive e il programma di attività della CDAL e veri-

ficarne l’attuazione nello spirito dello statuto;

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b) eleggere cinque membri del Comitato di Presidenza, da sottoporre all’ap-provazione dell’Arcivescovo;

c) costituire Commissioni di Lavoro ed eventuali Gruppi di Studio (art. 10);d) esaminare e votare le proposte di delibere e i documenti elaborati dal Co-

mitato di Presidenza;e) esaminare e approvare i bilanci preventivo e consuntivo della CDAL e

fissare le norme per i contributi economici annuali delle Aggregazionimembri.

f) deliberare le modifiche del presente statuto che entrano in vigore dopol’approvazione dell’Arcivescovo.Fermo restando che l’Arcivescovo può convocare l’Assemblea Generale

ogni volta che lo ritenga opportuno, questa è convocata ordinariamente dalComitato di Presidenza almeno due volte all’anno o su richiesta di almenoun quinto delle Aggregazioni membri.

L’Assemblea Generale avrà come moderatore il Segretario Generale.Per la validità delle assemblee indette per le modifiche statutarie è neces-

saria la presenza di due terzi dei membri aventi diritto al voto.L’Assemblea Generale delibera a maggioranza assoluta dei presenti

aventi diritto al voto. Per le modifiche del presente statuto la maggioranzarichiesta è di almeno due terzi dei presenti aventi diritto al voto. Non sonoammessi deleghe all’interno dell’Assemblea. Quanto deliberato è sottopostoall’Arcivescovo per l’approvazione.

Art. 8 Comitato di PresidenzaIl Comitato di Presidenza della CDAL è composto da cinque membri

eletti dall’Assemblea Generale e dal Presidente Diocesano dell’Azione Cat-tolica.

I compiti del Comitato di Presidenza della CDAL sono:a) promuovere i rapporti con l’Arcivescovo e con il Delegato Episcopale

per la CDAL;b) curare l’esecuzione delle delibere dell’Assemblea Generale della CDAL;c) eleggere l’Economo;d) curare i rapporti con la CNAL, con la CRAL, con il CPD e con gli altri

organismi diocesani;e) seguire i lavori delle Commissioni di Lavoro e degli eventuali Gruppi di

Studio, deliberando sulle relative proposte;

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f) sollecitare e promuovere la partecipazione dei membri di Aggregazionidella CDAL, secondo il loro carisma, nelle Commissioni di Lavoro,Gruppi di Studio e organismi diocesani, coordinandone e facilitandoneuna proficua presenza;

g) preparare l’ordine del giorno delle riunioni dell’Assemblea Generale,predisponendo i relativi documenti e convocarla;

h) controllare i bilanci e la gestione amministrativa. Il Comitato di Presidenza della CDAL è convocato e presieduto dal Se-

gretario Generale e si riunisce almeno quattro volte ogni anno. Può essereconvocato anche su richiesta della maggioranza qualificata dei membri chelo compongono.

Per la validità delle riunioni è richiesta la presenza della metà più uno deimembri.

Le decisioni del Comitato di Presidenza sono prese a maggioranza deipresenti.

Art. 9 Segretario GeneraleCompiti del Segretario Generale sono:

a) rappresentare a tutti gli effetti la CDAL; b) curare le relazioni con tutte le Aggregazioni che compongono l’Assem-

blea Generale della CDAL;c) convocare, con ordine del giorno, il Comitato di Presidenza;d) fungere da moderatore del Comitato di Presidenza e dell’Assemblea Ge-

nerale;e) svolgere compiti di coordinamento, promozione e verifica nel quadro

delle decisioni assunte dall’Assemblea Generale e dal Comitato di Presi-denza;

f) verbalizzare su apposito registro le riunioni dell’Assemblea Generale edel Comitato di Presidenza della CDAL e provvedere all’archiviazionedi tutta la documentazione presso la Curia Diocesana. Il Segretario Generale è nominato dall’Arcivescovo tra i membri del Co-

mitato di Presidenza. Non rappresentando più il Segretario Generale l’Ag-gregazione di appartenenza, quest’ultima ha diritto di designare un altrorappresentante nella CDAL.

In caso di assenza o impedimento il Segretario Generale può delegare unaltro membro del Comitato di Presidenza a rappresentarlo.

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Art. 10 Commissioni di Lavoro – Gruppi di StudioE’ facoltà dell’Assemblea Generale costituire:

- Commissioni di Lavoro permanenti tra Aggregazioni di similare espe-rienza per una reciproca conoscenza, per uno scambio di esperienze, performulare proposte da presentare all’Assemblea Generale e per curare lerelazioni con le Commissioni Diocesane operanti negli ambiti corrispet-tivi;

- Gruppi di Studio, composti da membri della CDAL e anche da espertiesterni. Commissioni di Lavoro e Gruppi di Studio sono coordinati da responsa-

bili eletti al loro interno.

Art. 11 L’EconomoL’Economo è eletto dal Comitato di Presidenza, prepara i bilanci e cura

la gestione amministrativa della CDAL.

Capitolo Terzo. Disposizioni generali

Art. 12 IncompatibilitàL’incarico di membro della CDAL è incompatibile con il mandato parla-

mentare e con quello nelle assemblee elettive delle Regioni e degli altri entilocali e territoriali di qualsiasi livello, con la carica di Sindaco, Presidentedella Provincia, Assessore comunale, provinciale e regionale e di Presidentedi Consiglio Circoscrizionale, nonché con organi decisionali di partito o diorganizzazioni, comunque denominati, che perseguano finalità direttamentepolitiche.

Art. 13 FinanziamentoIl finanziamento della CDAL è assicurato dai contributi versati dai pro-

pri membri e da altri eventuali introiti.

Art. 14 Pubblicazione dei documenti della CDALDichiarazioni e documenti pubblici della CDAL sono resi noti dopo il

consenso ad esternarli da parte dell’Arcivescovo.

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Art. 15 Durata degli incarichiLa durata degli incarichi elettivi è triennale ed è rinnovabile per un altro

triennio, salvo diversa volontà dell’Arcivescovo. I membri eletti decadonoalla normale conclusione del triennio oppure per cessazione dell’incarico diresponsabilità all’interno della propria aggregazione diocesana; in questocaso sono sostituiti dalla persona che gli succede nell’ambito dell’aggrega-zione di appartenenza.

Dato a Pescara, dalla Nostra Curia Metropolitana, nel giorno 20 Apriledell’Anno del Signore 2006, Giovedì nell’Ottava di Pasqua.

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

Sac. Roberto BertoiaCancelliere

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CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

Lo Spirito del Signore assiste mirabilmente l’itinerario delle NostraChiesa diocesana e va distribuendo nelle comunità cristiane che si apronoalla sua grazia, doni e germi speciali, provvidenzialmente tanto utili allosviluppo della vita ecclesiale e al rinnovamento pastorale.

Per assecondare questa divina predilezione, il Nostro presbiterio e il No-stro laicato sono da tempo impegnati nella riflessione e nell’evangelizzazio-ne, sul senso della «partecipazione» ecclesiale, attraverso la quale tutti i fe-deli, partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, esprimo-no la collaborazione attiva e corresponsabile nella edificazione delle lorocomunità.

Strumento efficace e segno validissimo di comunione e cooperazione, èil Consiglio Pastorale. Volendo dare una risposta concreta sia ai documentidel Magistero, sia alle necessità di questa fase del Nostro cammino pastora-le, sia alle esigenze che vanno emergendo nelle singole comunità parroc-chiali, dopo aver sentito nella sessione del 23. 01. 2007 il Nostro ConsiglioPresbiterale, e il Consiglio Pastorale diocesano nella sessione del 26. 01.2007 a norma del canone 536 del Codice di Diritto Canonico

DECRETIAMO

1. Si costituisca in ogni parrocchia dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pe-scara-Penne il CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE(C.P.P.).

2. Si approva lo Statuto-tipo del C.P.P., al quale ogni parrocchia deve atte-nersi nel redigere il proprio.

3. Gli Statuti dei Consigli Pastorali delle singole parrocchie devono essereapprovati dall’Ordinario diocesano.

Il terreno è stato preparato con lungo e paziente lavoro, e perciò si riponetanta speranza nella sollecita e volenterosa attuazione di un organo così im-portante per «essere» comunità e «fare» azione pastorale.

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Il presente Decreto entrerà in vigore a far data dal 25 febbraio 2007, IDomenica di Quaresima.

Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arcivescovile , nel giorno 11 feb-braio dell’Anno del Signore 2007, VI Domenica del Tempo Ordinario

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

Sac. Roberto BertoiaCancelliere

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STATUTO-TIPO

DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

ART. 1Costituzione e natura

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale di………….. in………….. (qui di se-guito più brevemente denominato C.P.P.), costituito a norma del canone 536del Codice di Diritto Canonico e del Decreto arcivescovile n. 68/07 dell’ 11febbraio 2007, è l’organo nel quale «i fedeli, insieme con coloro che parte-cipano alla cura della parrocchia in forza del proprio ufficio, prestano il loroaiuto nel promuovere le attività pastorali» (can. 536 § 1 C.I.C.).

Il Consiglio ha solamente voto consultivo (can. 536 § 2 C.I.C.) ed èretto dalle norme stabilite dall’Arcivescovo nello Statuto–tipo da lui appro-vato.

ART. 2Fini

È compito d del C.P.P. esprimere criteri e proposte operative per pro-muovere, in special modo:a) la pastorale dei Sacramenti e la pastorale liturgica;b) la catechesi, la scuola catechistica e le iniziative di formazione;c) la nuova evangelizzazione con particolare attenzione all’azione missio-

naria;d) la pastorale delle vocazioni speciali;e) l’attuazione del precetto dell’amore, anche attraverso l’azione della Cari-

tas parrocchiale;f) La pastorale della famiglia e la preparazione al sacramento del Matrimo-

nio;g) L’apostolato dei laici in tutte le forme associative approvate dall’autorità

ecclesiastica, soprattutto l’Azione Cattolica Italiana;h) La cooperazione missionaria “ad gentes”;i) L’organizzazione delle strutture e dei servizi parrocchiali.

Il C.P.P. provvede a stabilire ogni anno un programma concreto di azionepastorale, in attuazione del piano generale delle diocesi, tenendo conto delleesigenze e delle necessità locali.

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ART. 3Composizione

Il C.P.P. è composto dal parroco, che lo presiede, (dal Vicario parrocchia-le) e da sei a dodici fedeli (il numero dei membri va mantenuto in propor-zione ragionevole rispetto al numero degli abitanti della parrocchia) nomi-nati dal parroco.

Possono far parte del C.P.P. un rappresentante dei presbiteri, dei reli-giosi, delle religiose, operanti stabilmente nella parrocchia.

Per la designazione dei membri, il parroco consulterà, dopo unaconveniente preparazione, sia la comunità parrocchiale, sia le associazioni ei movimenti ecclesiali presenti nella parrocchia. Alcuni membri del C.P.P.dovranno essere eletti, mediante una consultazione a mò di votazione svoltain una domenica dell’anno Liturgico alla fine delle celebrazioni eucaristi-che.

Il parroco avrà cura che nel C.P.P. siano rappresentati uomini e don-ne, di differenti età, condizioni, professioni, esperienze e competenze.

Nel numero dei laici – che deve costituire la maggior parte del C.P.P.– ci sia compreso, per quanto è possibile, una coppia ci coniugi per afferma-re il ruolo ecclesiale della famiglia.

In caso di trasferimento del parroco dalla parrocchia, il C.P.P. restain carica fino a quando il nuovo parroco non lo rinnovi.

I membri del C.P.P. durano in carica tre anni e il loro mandato può essererinnovato solo per un secondo mandato. Potranno essere rieletti con l’inter-vallo di un mandato.

ART. 4Requisiti dei membri

Per essere membri del C.P.P. si richiede:a) la professione della vera fede e l’aperta testimonianza cristiana nella co-

munità ecclesiale e civile;b) la piena comunione con la Chiesa cattolica e con i sacri Pastori;c) l’attiva partecipazione alla vita parrocchiale;d) l’incarico di membro del C.P.P. è incompatibile con incarichi nella pub-

blica amministrazione o di responsabilità nei partiti politici.

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Per i laici si richiede che abbiano ricevuto il sacramento della Conferma-zione e compiuto il 18° anno di età.

ART. 5Riunioni del Consiglio

Il C.P.P. si riunisce solitamente una volta a bimestre, nonché ogni voltache sarà ritenuto necessario, su convocazione del parroco e in base a un or-dine del giorno prefissato.

Alle riunioni del C.P.P. possono partecipare, ove necessario, su invito delparroco, anche altre persone in qualità di esperti.

Si intendono decaduti dall’ufficio quei membri che per tre sessioni con-secutive abbiano fatto registrare assenze ingiustificate.

ART. 6Verbalizzazione delle sedute

I verbali del C.P.P. redatti su apposito registro, devono portare la sotto-scrizione del parroco e del segretario del Consiglio stesso e debbono essereapprovati nella seduta successiva.

Il registro dei verbali sarà sottoposto all’esame dell’Arcivescovo in occa-sione della Visita Pastorale.

Pescara, 11 febbraio 2007

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

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CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI

L’esortazione che il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva rivolto ai sa-cerdoti perché amministrassero i beni ecclesiastici «con l’aiuto di laiciesperti» (Presbiterorum ordinis, 17), è stata recepita nel nuovo Codice diDiritto Canonico al canone 537 con la prescrizione obbligatoria di costituireil Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici, nel quale i fedeli aiutanoil parroco nell’amministrazione dei beni della parrocchia, secondo le normedel diritto universale e del Vescovo diocesano.

Sollecitati come siamo da molti problemi di carattere amministrativo,sorti con l’applicazione del Concordato, specialmente in ordine al sostenta-mento del clero, agli edifici sacri e per le opere di ministero parrocchiale,problemi che interpellano i cattolici sull’assunzione, con senso di maggiorresponsabilità, anche di tutte le necessità di carattere economico e finanzia-rio per la vita delle loro comunità cristiane, riteniamo Nostro dovere richia-mare i parroci a non ritardare oltre l’attuazione del dettato canonico e per-tanto

DECRETIAMO

1. Si costituisca in ogni parrocchia dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pesca-ra-Penne il CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARIECONOMICI (C.P.A.E.).

2. Si approva lo Statuto-tipo del C.P.A.E., al quale ogni parrocchia deve at-tenersi nel redigere il proprio.

3. Gli statuti dei Consigli per gli Affari Economici delle singole parrocchiedevono essere approvati dall’Ordinario diocesano.

4. D’ora in poi vi sia un’unica amministrazione, quella dell’Ente «Parroc-chia».

5. I Comitati per le cosiddette feste religiose popolari non sostituiscono iC.P.A.E. e non possono svolgere – come tali – le funzioni del C.P.A.E.

6. Tutte le questue che si fanno nelle chiese parrocchiali e in quelle sussi-diarie della parrocchia, e tutte le offerte raccolte nelle medesime chiese,sono amministrate dal C.P.A.E. e non possono essere usate per le manife-stazioni esteriori civili che si tengono in occasioni religiose. La stessanorma vale per le chiese o cappelle affidate alle Confraternite.

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7. Con la costituzione del C.P.A.E. decada qualsiasi altro Consiglio, Comi-tato o Commissione di amministrazione precedentemente formato e ap-provato nell’ambito giurisdizionale della parrocchia.

8. La contabilità delle entrate e delle uscite va impostata secondo le voci dibilancio che approviamo ad experimentum e che sono riportate in allega-to allo Statuto-tipo.

9. La presentazione del bilancio parrocchiale è obbligatoria a cominciare daquello consuntivo del 2007.Il presente Decreto entrerà in vigore a far dar data dal 25 febbraio 2007,I Domenica di Quaresima.

Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arcivescovile, nel giorno 11 feb-braio dell’Anno del Signore 2007, VI Domenica del Tempo Ordinario.

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

Sac. Roberto BertoiaCancelliere

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STATUTO-TIPO del CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI

ART. 1Costituzione e natura

Il Consiglio Parrocchiale per gli affari Economici della Parrocchiadi……………………in………………….. (qui di seguito più brevementedenominato C.P.A.E), costituito dal parroco in attuazione del can. 537 delCodice di Diritto Canonico e del Decreto arcivescovile n. 69/07 dell’ 11. 02.2007, è l’organo di collaborazione dei fedeli con il parroco nella gestioneamministrativa della parrocchia.

ART. 2Fini

Il C.P.A.E. ha i seguenti scopi:a) coadiuvare il parroco nel predisporre il bilancio preventivo della parroc-

chia, elencando le voci di spesa prevedibili per i vari settori di attività eindividuando i relativi mezzi di copertura;

b) approvare alla fine di ciascun esercizio, previo esame dei libri contabili edella relativa documentazione, il rendiconto consuntivo,

c) verificare, per quanto attiene agli aspetti economici, l’applicazione dellaconvenzione prevista dal can. 520 § 2, per le parrocchie affidate ai reli-giosi;

d) esprimere il parere sugli atti di straordinaria amministrazione; e) curare l’aggiornamento annuale dello stato patrimoniale della parrocchia,

il deposito dei relativi atti e documenti presso la Curia diocesana (can.1284 § 2, n° 9) e l’ordinaria archiviazione delle copie negli uffici parroc-chiali.

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ART. 3Composizione

Il C.P.A.E. è composto dal parroco, che di diritto ne è il Presidente, (dalVicario parrocchiale) e da almeno tre fedeli e non più di cinque (si racco-manda di mantenete il numero dei consiglieri in una proporzione ragionevo-le rispetto al numero degli abitanti della parrocchia), nominati dal parroco,sentito il parere del Consiglio Pastorale; i consiglieri devono essere eminen-ti per integrità morale, attivamente inseriti nella vita parrocchiale, capaci divalutare le scelte economiche con spirito ecclesiale e possibilmente espertiin diritto o in economia. I loro nominativi devono essere comunicati all’Ar-civescovo almeno quindici giorni prima del loro insediamento.

I membri del C.P.A.E. durano in carica tre anni e il loro mandato può es-sere rinnovato per un secondo mandato. Potranno essere rieletti con l’inter-vallo di almeno un mandato. Alcuni membri del C.P.A.E. devono essereeletti con una votazione da svolgersi in una domenica dell’Anno Liturgico,alla fine delle celebrazioni eucaristiche. I membri che faranno registrare treassenze ingiustificate decadranno dal C.P.A.E.

Per la durata del loro mandato i consiglieri non possono essere revocatise non per gravi e documentati motivi.

ART. 4Incompatibilità

Non possono essere nominati membri del C.P.A.E. i congiunti del parro-co fino al quarto grado di consanguineità o di affinità e quanti hanno in es-sere rapporti economici con la parrocchia. Ugualmente chi ricopre incarichipubblici o di partito e chi svolge ruoli di responsabilità negli istituti bancari.

ART. 5Presidente del C.P.A.E.

Spetta al Presidente:a) la convocazione e la presidenza del C.P.A.E.;b) la fissazione dell’ordine del giorno di ciascuna riunione;c) la presidenza delle riunioni.

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ART. 6Poteri del Consiglio

Il C.P.A.E. ha funzione consultiva non deliberativa. In esso tuttavia siesprime la collaborazione responsabile dei fedeli nella gestione amministra-tiva della parrocchia in conformità al can. 212 § 3. Il parroco ne ricercherà ene ascolterà attentamente il parere, non se ne discosterà se non per gravimotivi e ne userà ordinariamente come valido strumento per l’amministra-zione della parrocchia.

Ferma resta, in ogni caso, la legale rappresentanza della parrocchia chein tutti i negozi giuridici spetta al parroco, il quale è amministratore di tutti ibeni parrocchiali a norma del can. 532.

ART. 7Riunioni del Consiglio

Il C.P.A.E. si riunisce solitamente una volta al trimestre, nonché ognivolta che il parroco lo ritenga opportuno, o che ne sia fatta a quest’ultimorichiesta da almeno due membri del Consiglio.

Alle riunioni del C.P.A.E. potranno partecipare ove necessario, su invitodel Presidente, anche altre persone in qualità di esperti.

Ogni consigliere ha facoltà di far mettere a verbale tutte le osservazioniche ritiene opportuno fare.

ART. 8Vacanza di seggi nel Consiglio

Nei casi di morte, di dimissioni, di revoca o di permanente invalidità diuno o più membri del C.P.A.E., il parroco provvede, entro quindici giorni, anominarne i sostituti. I consiglieri così nominati rimangono in carica finoalla scadenza del mandato del Consiglio stesso e possono essere confermatialla successiva scadenza.

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ART. 9Esercizio

L’esercizio finanziario della parrocchia va dal 1° gennaio al 31 dicembredi ogni anno.

Alla fine di ciascun esercizio, e comunque entro il 31 marzo successivo,il bilancio consuntivo, debitamente firmato dai membri del Consiglio, saràsottoposto dal parroco all’Arcivescovo.

Il rendiconto del bilancio parrocchiale va redatto su modulo predispostodalla Curia.

ART. 10Informazioni alla comunità parrocchiale

Il C.P.A.E. presenta al Consiglio Pastorale Parrocchiale il bilancio con-suntivo annuale e porta a conoscenza della comunità parrocchiale le compo-nenti essenziali delle entrate e delle uscite verificatesi nel corso dell’eserci-zio nonché il rendiconto analitico dell’utilizzazione delle offerte fatte daifedeli (can. 1287), indicando anche le opportune iniziative per l’incrementodelle risorse necessarie per la realizzazione delle attività pastorali e per ilsostentamento del clero parrocchiale.

ART. 11Validità delle sedute e verbalizzazione

Per la validità delle riunioni del Consiglio è necessaria la presenza dellamaggioranza dei consiglieri.

I verbali del Consiglio, redatti su apposito registro devono portare la sot-toscrizione del parroco e del segretario del Consiglio medesimo e debbonoessere approvati nella seduta successiva.

Il registro dei verbali sarà sottoposto all’esame dell’Arcivescovo in occa-sione della Visita Pastorale.

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ART. 12Rinvio a norme generali

Per tutto quanto non contemplato nel presente statuto si applicheranno lenorme del Codice di Diritto canonico.

Pescara, 11 febbraio 2007.

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

_______________

Canoni citati nello Statuto

Can. 520 § 2: «L’assegnazione della parrocchia di cui al § 1 può essere fatta sia in perpe-tuo, sia a tempo determinato; in ambedue i casi avvenga mediante una convenzionescritta stipulata fra il Vescovo diocesano e il Superiore competente dell’Istituto o dellaSocietà; in essa, fra l’altro venga definito espressamente e con precisione tutto quelloche riguarda l’attività da svolgere, le persone da impiegarvi e le questioni economiche».

Can. 1284 § 2, n° 9: «Catalogare adeguatamente documenti e strumenti, sui quali si fonda-no i diritti della Chiesa o dell’Istituto circa i beni, conservandoli in un Archivio conve-niente e idoneo; depositare poi gli originali, ove si possa comodamente fare, nell’Archi-vio della Curia».

Can. 212 § 3: «I Fedeli in modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigiodi cui godono, essi hanno diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacriPastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto aglialtri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pasto-ri, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona».

Can. 532: «Il parroco rappresenta la parrocchia, a norma del diritto, in tutti i negozi giuridi-ci; curi che i beni della parrocchia siano amministrati a norma dei canoni 1281-1288».

Can. 1287 § 1: «Riprovata la consuetudine contraria, gli amministratori sia chierici sia laicidi beni ecclesiastici qualsiasi, che non siano legittimamente sottratti alla potestà di go-verno del Vescovo diocesano, hanno il dovere di presentare ogni anno il rendiconto al-l’Ordinario del luogo, che lo farà esaminare da un Consiglio per gli affari Economici. §2: Gli amministratori rendano conto ai fedeli dei beni da questi stessi offerti alla Chie-sa, secondo le norme da stabilirsi dal diritto particolare».

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STATUTO – REGOLAMENTO

DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

Approvato con Decreto Arcivescovile

Art. 1Il Consiglio Pastorale Diocesano dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pe-

scara-Penne è l’Organo Consultivo, costituito a norma dei canoni 511-514del Codice di Diritto Canonico, come segno e strumento di comunione ditutto il Popolo di Dio, per rendere visibile e far crescere nella Chiesa Parti-colare la partecipazione e la corresponsabilità.

Art. 2È compito del Consiglio Pastorale Diocesano esprimere criteri e orien-

tamenti relativi a:a) L’evangelizzazione, la Catechesi, l’Animazione delle Comunità e degli

ambienti, la Cooperazione Missionaria e l’Ecumenismo;b) La Pastorale dei sacramenti e la Pastorale Liturgica;c) La Pastorale della Famiglia;d) L’attuazione del Precetto dell’amore, specialmente la condivisione dei

fratelli;e) La Promozione Umana e la Testimonianza Cristiana nell’ordine tempo-

rale;f) La Pastorale delle Vocazioni, la Formazione e la Vita Sacerdotale, la

presenza e l’attività delle Comunità di Religiosi e Religiose nella Dioce-si, l’Apostolato dei Laici;

g) La Formazione Permanente per l’esercizio dei vari Ministeri;h) La Pastorale Organica Diocesana e quella di categoria di settore;i) L’organizzazione delle Strutture e dei Servizi della Diocesi.

Art. 3Il Consiglio pastorale Diocesano è composto da:

2 Rappresentanti del Consiglio Presbiterale, Sacerdoti diocesani scelti tra imembri del medesimo Consiglio;

3 Religiose, scelte dall’Organo Diocesano della U.S.M.I., appartenenti alleComunità esistenti nella Diocesi;

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3 Religiosi, scelti dall’Organo Diocesano del C.I.S.M.I, appartenenti alleComunità esistenti in Diocesi;

12 Laici, che abbiano ricevuto il sacramento della Confermazione e com-piuto il 18° anno di età a scelta dei Presbiteri nelle Zone Pastorali:

- n. 1 della Zona di Pescara Centro;- n. 1 della Zona di Pescara Sud;- n. 1 della Zona di Pescara Nord;- n. 1 della Zona di Pescara Porta Nuova;- n. 1 della Zona di Pescara Colli;- n. 1 della Zona di Penne;- n. 1 della Zona di Torre dè Passeri;- n. 1 della Zona di Spoltore;- n. 1 della Zona di Cermignano;- n. 1 della Zona di Cepagatti;- n. 1 della Zona di Castiglione Messer Raimondo;- n. 1 della Zona di Montesilvano.- n. 2 Membri scelti dalla Consulta Diocesana dell’Apostolato dei Laici;- n. 1 coppia di coniugi, per affermare il ruolo ecclesiale della Famiglia,

scelta dall’Ufficio di Pastorale Familiare.Le Religiose e i Laici vengono confermati dall’Arcivescovo.

Art. 4La designazione dei Membri sarà fatta tenendo presenti i requisiti se-

guenti:a) La presenza della carità, che è il carisma eccellente e il più edificante at-

teggiamento interiore di servizio;b) La Professione della vera Fede;c) La finalità e l’intenzione, limpida e sincera, della convergenza e della

compartecipazione nell’esercizio del proprio compito in armonia contutti gli altri.

Si dovrà tenere conto che siano convenientemente rappresentati uominie donne, di differenti età, di varie condizioni e professioni, di diverse espe-rienze e competenze.

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Art. 5Per avere una espressione più largamente significativa della rappresenta-

tività delle compenti di tutto il popolo di Dio, delle Parrocchie, delle Asso-ciazioni e dei Movimenti Ecclesiali, delle Organizzazioni di ispirazione cri-stiana, delle categorie di età, sarà convocata, almeno una volta all’anno,un’Assemblea Pastorale Diocesana.

L’Assemblea si riunirà in un contesto liturgico, ascolterà la Relazionedell’Arcivescovo circa lo stato e i problemi della Chiesa Diocesana e svol-gerà al riguardo una comune riflessione nei gruppi di lavoro.

Art. 6Il Consiglio Pastorale Diocesano si riunisce sotto la Presidenza dell’Ar-

civescovo per l’esame degli argomenti messi all’ordine del giorno.Terminata la discussione, l’ Arcivescovo può chiedere al Consiglio di

esprimere un voto sulle varie tesi esposte, al fine di consentirgli non solo divalutarle nel merito, ma anche di verificare l’adesione che esse riscuotonocomplessivamente fra i Presbiteri, i Religiosi, le Religiose e Laici.

Art. 7A giudizio dell’Arcivescovo, il Consiglio Pastorale Diocesano potrà riu-

nirsi congiuntamente al Consiglio Presbiterale per l’esame di particolariproblemi.

Art. 8Il Consiglio Pastorale Diocesano è regolato dalle seguenti norme prati-

che:a) La chiamata a far parte del Consiglio diventerà effettiva dopo l’accetta-

zione scritta del prescelto;b) I membri rimangono in carica per cinque anni; non si può essere imme-

diatamente riconfermati per un secondo quinquennio;c) Devono intendersi decaduti dall’Ufficio quei Membri che per tre sessio-

ni consecutive abbiano fatto registrare assenze ingiustificate;d) Il Consiglio si riunisce in sessione ordinaria ogni trimestre; in sessione

straordinaria ogni qualvolta l’Arcivescovo lo riterrà necessario;e) Per la validità delle sessioni è richiesta la presenza dei due terzi dei

Membri;

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f) L’ordine del giorno dei lavori, predisposto dal Direttivo, è comunicatocon almeno quindici giorni di anticipo;

g) Per la preparazione delle riunioni, per l’elaborazione di documenti e peraltri servizi, il Consiglio si avvale degli Uffici Pastorali della Curia, oltreche dell’aiuto di esperti e di Commissioni di Studio;

h) Il Verbale delle sessioni sarà redatto dal Segretario e approvato all’iniziodella Sessione successiva; diventerà ufficiale dopo la firma del Presiden-te e la controfirma del Segretario;

i) Al termine delle sessioni sarà diramato un comunicato stampa circa losvolgimento dei lavori.

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VITA DIOCESANALETTERE

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CELEBRAZIONE SS. MESSE FESTIVE E PRE-FESTIVENELLA FORANIA DI CASTIGLIONE MESSER RAIMONDO (TE)

Carissimi,nella riunione dell’11 dicembre 2006, a cui hanno partecipato tutti i Par-

roci della Forania di Castiglione Messer Raimondo, abbiamo valutato at-tentamente la disponibilità delle energie presbiterali operanti su questo ter-ritorio e abbiamo riflettuto circa la celebrazione delle SS. Messe festive epre-festive da celebrarsi nelle Chiese parrocchiali e non parrocchiali, situatenella suddetta zona pastorale.

Riscontrato che il numero dei presbiteri è appena sufficiente per potersvolgere un adeguato servizio presso le chiese parrocchiali si conviene, dicomune accordo Arcivescovo e presbiteri, quanto segue:

1. Le SS. Messe domenicali e festive si celebrino solamente nelle chieseparrocchiali.

2. Nelle chiese non parrocchiali o succursali, quando si riscontri una fre-quenza adeguata si celebrino, se richiesto, una Santa Messa prefestiva alSabato o alla Vigilia delle feste.

3. Per quanto è possibile, nelle solennità si celebrino le SS. Messe sola-mente nelle chiese parrocchiali.

4. I Sacramenti: Battesimo, Cresima, Matrimonio e la Santa Messa di pri-ma comunione, si celebrino nelle chiese parrocchiali. Per quanto riguar-da i funerali, secondo quanto previsto dal Codice di Diritto Canonico, lafamiglia del defunto scelga la chiesa funerante.

Nella speranza che tutti vorranno accogliere queste chiare scelte pastora-li, nello spirito delle comune collaborazione e del servizio da rendere allecomunità affidate alla cura pastorale della nostra Arcidiocesi di Pescara-Penne, Vi saluto e Vi benedico.

Pescara, 17 dicembre 2006

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

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DUE GIORNI DIOCESANI DI RIFLESSIONE

Carissimi,come concordato nella nostre riunioni di Clero, il 5 e il 6 febbraio terre-

mo una due giorni di riflessionecomunitaria riservata a tutti i presbiteri, ireligiosi impegnati direttamente nella pastorale, e a tutti i diaconi.

Le giornate si terranno presso l’Oasi dello Spirito, dalle 9.30 alleore 16.30.

Struttureremo le due giornate nel modo seguente:

Lunedì 5 febbraio:

ore 9.30

• breve preghiera comunitaria;• riflessione dell’Arcivescovo sulle tematiche scaturite dal Convegno del-

le Chiese d’Italia a Verona;• discussione in aula;• riflessione per gruppi.

ore 12.30

• preghiera comunitaria con ascolto della Parola di Dio

ore 13.15

• pranzo e breve sosta;

ore 14.30

• presentazione della settimana di celebrazioni e Convegno Diocesano peril mese di settembre, 23-30 settembre 2007, in occasione del 30° anni-versario del XIX Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Pescara.

Martedì 6 febbraio

Gli orari rimarranno invariati.Al mattino rifletteremo sul tema della comunione e della sinodalità nelle

nostra Chiesa di Pescara-Penne e al pomeriggio presenteremo la bozza de-gli Statuti-tipo dei Consigli Pastorali e per gli Affari Economici per le no-stre comunità parrocchiali.

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Queste due giornate di lavoro sono molto importanti. Nessuno si sentadispensato se non per gravissimi motivi. Riterrei che anche i presbiteri chesono fuori sede per motivi di studio, in questa circostanza siano presenti al-l’incontro.

In attesa di vivere questo momento di comunione e di scambio fraternoper il bene della nostra Chiesa diocesana, Vi saluto e Vi benedico di cuore.

Pescara, 25 gennaio 2007

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

P. S. Non invierò un’altra lettera per ricordarVi che il 20 febbraiol’incontro del clero siterrà normalmente, con il II incontro con P. G. Mucci s.j. sul discepolato del presbitero,con le consuete modalità.

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SETTIMANA SANTA 2007

Carissimi,ormai giunti all’ultimo scorcio quaresimale, siamo invitati dalla Parola

di Dio a fare opere di conversione per celebrare con “azzimi di verità e dipurezza” il grande mistero dell’essere creatura nuova, immersi nella mortedi Cristo per essere gloria della sua risurrezione. La santa Quaresima ci por-ta alla celebrazione della Settimana Santa con la ricchezza dei suoi riti e deisuoi segni sacramentali, centro e culmine dell’Anno Liturgico, da vivereuniti nella nostre comunità parrocchiali.

Per quanto riguarda le indicazioni sulle celebrazioni della domenica del-le Palme e del Triduo Pasquale, rimando a tutte le indicazioni già date loscorso anno (vd. Bollettino diocesano n. 1 anno LVIII (2006) 67-70). Vorreisolo richiamare la Vostra attenzione sulla celebrazione del Mercoledì Santoper la consacrazione degli olii santi.

Vi allego le indicazioni dell’Ufficio Liturgico sottolineando l’importanzache ogni parrocchia partecipi con una piccola delegazione, composta dagliAccoliti e Lettori istituiti, dai ministranti che indosseranno l’abito liturgico,i cresimandi, i catechisti.

Al termine della celebrazione, i presbiteri e i diaconi si troveranno pres-so l’Oasi dello Spirito a Montesilvano per l’agape fraterna. È stato questoun desiderio espresso da parecchi sacerdoti e da me condiviso E’ certamen-te questo un momento importante per stare insieme e vivere la Pasqua nellamemoria del nostro sacerdozio. I diaconi possono invitare anche le loroconsorti.

I Vicari Foranei, entro la domenica delle Palme, al massimo lunedì san-to, sono pregati di far conoscere al Vicario Generale il numero preciso deisacerdoti che si fermeranno a cena. Anche le Famiglie religiose maschiliche sono qui a Pescara sono invitati a prendere parte a questo momento dicondivisione fraterna. Anch’essi facciano conoscere il numero preciso dipresenze al Vicario Foraneo di riferimento.

AugurandoVi di vivere questa Pasqua nella gioia e nella serenità, Vi sa-luto e Vi benedico.

Pescara, 19 marzo 2007

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

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Santa Messa del Crisma 2007- Indicazioni Rituali -

Mercoledì 04 aprile 2007, mercoledì della settimana santa, Sua Eccellen-za Reverendissima Monsignor Tommaso VALENTINETTI, Arcivescovo Me-tropolita di Pescara-Penne, presiederà la concelebrazione della Santa Messadel Crisma nella Cattedrale Metropolitana di san Cetteo v. e m. in Pescara,alle ore 18:00.

Per la circostanza, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche comunicaquanto segue:

LUOGHI DI RIUNIONE (ciascuno porti soltanto amitto, camice e cingolo)

• SALA CAPITOLARE DELLA CATTEDRALE METROPOLITANA (non più tardidelle ore 17:30):Rev.mo Vicario Generale;Rev.mo Vicario Episcopale;Rev.mi Canonici del Capitolo Cattedrale;Rev.mi componenti del Collegio dei Consultori;Rev.mi Vicari foranei;Rev.di Seminaristi.

• I.S.S.R. “G. TONIOLO” (non più tardi delle ore 17:30):Rev.di Diaconi;Rev.di Sacerdoti diocesani e regolari.

• CAPPELLA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO NELLA CATTEDRALE METROPOLI-TANA (in piedi dietro ai sacerdoti concelebranti - non più tardi delle ore17:30 -):Cortesi ministri istituiti, lettori ed accoliti (i quali non prenderanno parte alla processio-ne introitale).

SANTA MESSA

• Ordine della processione introitaleTuriferario;Crocifero e ceroferari;

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Diacono con l’Evangeliario;Diaconi;Sacerdoti concelebranti;Vicari foranei;Componenti del Collegio dei Consultori;Canonici del Capitolo Cattedrale;Monsignor Arcivescovo;Diacono assistente;Seminaristi per la mitria ed il pastorale.

• Disposizione una volta giunti in presbiterioServizio liturgico: sedili posti dinanzi agli scranni del coro;Diaconi: sedili posti dinanzi agli scranni del coro e sedie

poste immediatamente innanzi;Sacerdoti: cappelle laterali;Vicari foranei: sedie poste a semicerchio nel presbiterio;Consultori: scranni del coro;Canonici: scranni del coro;Cerimonieri: affianco a Monsignor Arcivescovo.

• Ulteriori indicazioni* Dopo l’omelia avrà luogo la rinnovazione delle promesse sacerdotali, quindi Monsi-

gnor Arcivescovo benedirà l’olio dei catecumeni e degli infermi e consacrerà il Cri-sma;

* Concelebranti principali:– Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Antonio IANNUCCI (Arcivescovo Eme-

rito);– Rev.do BRITTI don Gustavo (Vicario Generale);

* per la consacrazione sarà utilizzato il CANONE III (il testo sarà preventivamente diffuso);* i diaconi riceveranno la Santa Comunione direttamente da Monsignor Arcivescovo

(non appena si sarà comunicato lui stesso) dietro l’altare;* il servizio liturgico riceverà la Santa Comunione direttamente da Monsignor Arcive-

scovo, subito dopo i diaconi, dinanzi all’altare (mentre i concelebranti inizieranno acomunicarsi all’altare);

* al termine della Santa Messa, Monsignor Arcivescovo consegnerà le ampolle conte-nenti l’olio dei catecumeni, degli infermi ed il Sacro Crisma ai Vicari foranei che, almattino del giorno successivo, provvederanno a distribuirli ai parroci delle rispettiveforanie, al fine di predisporne l’accoglienza già nella celebrazione vespertina “inCoena Domini”; per questa ragione ciascun parroco non dovrà portare i propri conte-nitori.

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Al fine di meglio coordinare la concelebrazione della Santa Messa, per eventuali chiari-ficazioni ed osservazioni, si prega di voler cortesemente prendere contatti con quest’Uffi-cio.

Mi valgo della circostanza per porgere sensi di deferente ossequio, augurando un fecon-do ministero pastorale in Cristo Gesù, Unico, Sommo ed Eterno Sacerdote.

Pescara, 19 marzo 2007Solennità di san Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria

sac. Vito CANTÒ

Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche

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Venerdì Santo 2007- Indicazioni per la processione -

Carissimi,è consuetudine che, il Venerdì della Settimana Santa, all’Azione Liturgi-

ca presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Arcivescovo, faccia seguito laprocessione con i simboli della Passione di Nostro Signore ed i simulacridel Cristo morto e della Vergine Addolorata; alla suddetta prendono parte leparrocchie, i gruppi, i movimenti ecclesiali, le aggregazioni laicali ed i fe-deli della città di Pescara; questa pia pratica, muove dalla Chiesa Parroc-chiale del “Sacratissimo Cuore di Gesù” per giungere alla Cattedrale Metro-politana percorrendo alcune principali vie cittadine.

D’intesa con Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Tommaso VA-LENTINETTI, nostro Arcivescovo, si è pensato, anche quest’anno, di fornirealcuni cenni circa l’abito liturgico da indossare ed il posto da tenere durantela processione.

Circa l’ABITO LITURGICO ci si voglia attenere a quanto in appresso indicato:• SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA MONSIGNOR ARCIVESCOVO:

Veste Corale;• REVERENDI CANONICI DEL CAPITOLO CATTEDRALE METROPOLITANO:

Veste Corale;• PARROCI E VICARI PARROCCHIALI DELLA CITTÀ DI PESCARA:

Veste talare e cotta (o alba) senza stola;• RELIGIOSI DELLA CITTÀ DI PESCARA:

Proprio abito d’appartenenza all’Ordine Religioso.Quanto al POSTO DA TENERE si forniscono le seguenti indicazioni:• SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA MONSIGNOR ARCIVESCOVO:

dinanzi al simulacro del Cristo morto;• REVERENDI CANONICI DEL CAPITOLO CATTEDRALE METROPOLITANO:

immediatamente innanzi a Monsignor Arcivescovo;• PARROCI E VICARI PARROCCHIALI DELLA CITTÀ DI PESCARA:

immediatamente innanzi ai reverendi Canonici del Capitolo CattedraleMetropolitano, oppure vicino al proprio gruppo parrocchiale (qualorarechi in processione un simbolo della Passione);

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• RELIGIOSI DELLA CITTÀ DI PESCARA:immediatamente innanzi ai reverendi Parroci e Vicari Parrocchiali dellaCittà.

La processione, come di consueto, muoverà al termine della Celebrazio-ne della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che Monsignor Arcivesco-vo presiederà alle ore 17:00.

Nell’attesa di poter condividere la gioia pasquale, porgo sensi di deferen-te ossequio.

Pescara, 19 marzo 2007Solennità di san Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria

sac. Vito CANTÒ

Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche

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CONVEGNO PASTORALE REGIONALE

Carissimi,Vi giungano i miei auguri pasquali, perché nella contemplazione del Cri-

sto Risorto possiamo trovare il coraggio e la forza di rispondere alla voca-zione che promana dall’invito del Risorto ad essere evangelizzatori: “andatein tutto il mondo e annunziate il Vangelo ad ogni creatura, battezzandole nelnome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Da questo comando diCristo nasce tutto il nostro cammino e il nostro impegno, in modo particola-re quello di tanti fratelli e tante sorelle che vivono la loro esperienza laicalenella Chiesa e nel mondo. In questa luce pasquale, Vi invito perciò a par-tecipare al Convegno organizzato dalla nostra Arcidiocesi di Pescara-Penne in collaborazione con il Centro Pastorale Regionale, nel quale ri-fletteremo proprio su questo tema: vivere nella Chiesa da Laici e in compa-gnia di tanti altri uomini e donne.

Tutti i destinatari di questa lettera si sentano convocati, particolarmente iparroci predispongano una piccola delegazione parrocchiale, magari i mem-bri del Consiglio Pastorale Parrocchiale già costituito o che si sta costituen-do. Vi allego il depliant con il programma e le indicazioni.

Aggiungo solamente che all’Oasi dello Spirito ci sarà la possibilità diconsumare il pasto prenotandosi al mattino dell’arrivo.

In attesa di vivere questo momento forte della nostra Chiesa dioce-sana, saluto e benedico tutti di cuore.

Pescara, 31 marzo 2007

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

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VITA DIOCESANAVARIE

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NECROLOGIO

Il giorno 10 febbraio 2007 è deceduto nell’ospedale di Teramo il sacerdo-te don Igino Pagliarin a 87 anni di età e 62 di sacerdozio.

Nato a Sorego, in diocesi di Vicenza, il 26.1.1920, frequentò i corsi distudio, a partire dal ginnasio fino alla teologia, nella Congregazione delleScuole di Carità (Istituto Cavanis), della quale entrò a far parte, vi ricevettel’ordinazione presbiterale il 10.06.1945 dal Patriarca di Venezia Card. Adeo-dato Piazza, e vi svolse, conseguita la lurea in Lettere, il servizio di inse-gnante.

Nel 1973 venne accolto nel nostro clero diocesano e nominato dapprimaVicario economo, ed in seguito Parroco della parrocchia di San Biagio Ve-scovo e Martire in Scorrano di Cellino Attanasio (Te), comunità che è statastabilmente il suo campo di missione, profusa con fedeltà, semplicità e zelopastorale, fino al 2005, anno in cui venne accolta la sua rinuncia, presentatapiù volte esemplarmente, a partire dal compimento del suo settantacinquesi-mo anno di età. E’ durante il lungo servizio parrocchiale a Scorrano che donIgino svolse anche l’attività di insegnante di Lettere in varie scuole statali.

L’ultimo scorcio della sua vita lo ha visto sereno e pacificato ospite dellaCasa di Riposo “De Benedictis” a Teramo, dove, preparandosi al premioeterno, dispose che i suoi beni fossero destinati in beneficenza per i poveri.

Lo stesso giorno 10 febbraio è tornato alla Casa del Padre il sacerdotedon Giuseppe D’Amore, all’età di 81 anni, di cui 55 di sacerdozio.

Nato a Ortucchio, in terra e diocesi dei Marsi, ora Avezzano, il19.03.1926, frequentò il ginnasio liceo e la teologia nel seminario della Con-gregazione dei Servi di Maria in Nepi (Vt), dove fece la professione solennee successivamente ricevette l’ordinazione presbiterale l’11.05.1952, per lemani del vescovo di Nepi e Sutri mons. Giuseppe Gori.

Come religioso Servita visse ed operò nelle comunità delle parrocchie diS. Liberata in Francavilla a Mare, e del SS.mo Crocifisso in Chieti Scalo,svolgendovi mansioni pastorali e conventuali.

Nel 1970 lasciò la congregazione e si inserì nel clero di Penne-Pescaraaccolto dal vescovo mons. Jannucci, il quale lo inviò dapprima vicario eco-nomo della parrocchia di S. Giuseppe in agro di Penne, e l’anno successivoparroco abate di S. Pietro Apostolo in Bisenti. Quest’ultima porzione del po-

Page 81: Bollettino (I/2007)

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polo di Dio lo ha avuto pastore per trent’anni, raccogliendone il fedele servi-zio sacerdotale nell’ampio raggio della catechesi, della liturgia, dell’insegna-mento e dell’apostolato. Fino al suo ritiro in quiescenza per raggiunti limitidi età e malferma salute, che egli attuò nel 2002 con il ritorno nella sua terrad’origine a Ortucchio, ospite della casa di riposo dell’Opera della DivinaProvvidenza (don Orione).

Il giorno 19 febbraio 2007 è deceduto nell’ospedale di Pescara il sacerdo-te don Sergio Triozzi, a 64 anni di età e 39 di sacerdozio.

Era nato a Roma l’8 gennaio 1943 da Nicolino e Irma Chiavaroli, e fre-quentò i corsi di studio, a partire dal ginnasio fino alla teologia, nel Pontifi-cio Seminario Regionale di Chieti, fino all’ordinazione presbiterale il23.06.1967 ricevuta per l’imposizione delle mani del vescovo mons. Anto-nio Iannucci.

Il primo lustro di ministero sacerdotale lo vide vicario parrocchiale nellecomunità di S. Antonio di Padova in Montesilvano, e della Cattedrale di S.Cetteo in Pescara. Il 1 ottobre 1972 venne nominato parroco della nascenteparrocchia di Cristo Re in Alanno Stazione, comunità dove egli profuse lemigliori energie sacerdotali realizzandovi pienamente le strutture della chie-sa e dell’opera parrocchiale. Conservando la conduzione di quella comunità,egli ha svolto in pari tempo l’ufficio di difensore del vincolo nel TribunaleEcclesiastico Regionale Abruzzese, e dall’inizio del 1993 il servizio di cap-pellano nell’Ospedale Civile di Pescara. Il 1 ottobre 1995 viene trasferitodall’arcivescovo mons. Francesco Cuccarese alla guida della giovane e po-polosa parrocchia di S. Agostino in Marina di Città Sant’Angelo. Contempo-raneamente, sempre nel Tribunale Ecclesiastico di Chieti, passò a svolgerel’ufficio di giudice fino a quando ne divenne emerito. Nell’anno 2003, au-mentando per lui le difficoltà di restare in attività a causa delle condizioni disalute, venne accolta la sua rinuncia alla guida della parrocchia. Il 15 gen-naio 2004 fu nominato canonico del Capitolo Metropolitano e dal novembre2005 vicario parrocchiale della Visitazione della B.V. Maria in Pescara.

Lunedì 19 febbraio, dopo lunga infermità, rispose alla chiamata alpremio eterno nell’Ospedale Civile di Pescara. Le esequie si sono svolte inPescara nella chiesa della B.V. Maria del Rosario; in seguito la salma è statatraslata ad Alanno Stazione per la sepoltura nel locale cimitero.

Pie Jesu dona eis requiem sempiternam

Page 82: Bollettino (I/2007)

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DEDICAZIONE DELL’ALTARE MAGGIORE A MOSCUFO

Oggi, Domenica 11 marzo dell’Anno del Signore 2007, durante la Con-celebrazione Eucaristica della III Domenica di Quaresima da Noi presiedutain occasione del IV centenario della Chiesa Parrocchiale di San Cristoforonel Comune di Moscufo (PE), è stato dedicato a Dio Uno e Trino il nuovoAltare Maggiore secondo il Rito prescritto, a norma del canone 1237 delCodice di Diritto Canonico.

Sotto l’Altare, in una teca munita del Nostro Sigillo, sono state collocatele reliquie del precedente altare e quelle ex ossibus di S. Gabriele dell’Ad-dolorata e di S. Alfonso vescovo.

Sottoscrivono con Noi il presente verbale, redatto a norma del canone1208 del Codice di Diritto Canonico e da conservarsi nell’Archivio dellaNostra Curia Metropolitana e una copia nell’Archivio Parrocchiale, il Parro-co, i Sacerdoti concelebranti ed alcuni rappresentanti della Comunità Par-rocchiale presenti al Sacro Rito.

✟ Tommaso ValentinettiArcivescovo

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VITA DIOCESANAAMMINISTRAZIONE

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RESOCONTO MISSIONARIO IN CIFRE

Anno 2006

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Page 99: Bollettino (I/2007)

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Page 102: Bollettino (I/2007)
Page 103: Bollettino (I/2007)

BILANCIO CONSUNTIVO

Anno 2006

Page 104: Bollettino (I/2007)

104

Curia Arcivescovile di Pescara-PenneBILANCIO CONSUNTIVO

anno 2006

STATO PATRIMONIALEal 31 dicembre 2006

ATTIVO

IMMOBILIZZAZIONI1 Episcopi, Centri Pastorali, Seminario Penne h 10.010.000,00 2 Mobili e arredi h 79.620,00 3 Macchine elettriche ed elettoniche h 191.648,79

Totale h 10.281.268,79

ATTIVO CIRCOLANTE1 Titoli e Fondi di Investimento h 431.539,80 2 Crediti vari (prestiti a parrocchie) h 316.032,02 3 Banche c/c h 1.541.958,50 4 Conto Corrente Postale h 129.724,98

Totale h 2.419.255,30

TOTALE ATTIVO h 12.700.524,09

PASSIVO

PATRIMONIO NETTO1 Patrimonio netto h 9.902.546,82 2 Avanzo di gestione - anno 2006 h 903.513,37

Totale h 10.806.060,19

Fondo TFR h 44.678,16

DEBITI1 Mutuo passivo h 1.829.427,62 2 Debiti v/ Banche h 20.358,12

Totale h 1.849.785,74

TOTALE PASSIVO h 12.700.524,09

Page 105: Bollettino (I/2007)

105

CONTO ECONOMICO

Voci relative alle ENTRATEdal 1.1.2006 al 31.12.2006

Contributi C.E.I.1 Contibuti CEI per esigenze di Culto h 723.294,92 2 Contibuti CEI per interventi caritativi h 397.572,34 3 Contibuti CEI per finalità diverse h 322.314,00 4 Contibuti CEI per inventariazione Beni h 78.761,00 5 Contibuti CEI per rimborso sacerdoti

in attività pastorale diocesana h 23.561,47 Totale h 1.545.503,73

Enti Ecclesiastici:1 Conto Parroci-Sacerdoti-Suore-Movimento

e Istituto Maschile h 19.413,00 2 Contributo insegnanti di religione h 10.030,00 3 Messe binate e trinate h 14.277,00 4 Opera vocazioni ecclesiastiche h 14.723,22 5 Contributi da Privati-Enti h 93.509,84 6 Pratiche matrimoniali h 20.277,08 7 Ufficio missionario h 75.946,44 8 Pellegrinaggi h 221.715,40 9 Contributi da Privati-Enti per attività caritative h 184.390,16 10 Questue imperate h 20.803,07 11 Legati Sante Messe h 217,48 12 Offerte Sante Cresime h 24.930,19

Totale h 700.232,88

Entrate Diverse1 Affitti attivi da negozi h 31.569,04 2 Rimborsi vari h 182,00 3 Ricavi diversi h 4.949,70

Totale h 36.700,74

Proventi Finanziari1 Interessi attivi bancari e postali h 12.965,88

Totale ENTRATE h 2.295.403,23

Page 106: Bollettino (I/2007)

106

Voci relative alle USCITEdal 1.1.2006 al 31.12.2006

Esercizio del Culto1 Conservazione o restauro edifici di culto già

esistenti o altri beni culturali ecclesiastici h 123.801,00 2 Contributo alle foranie per la pastorale h 77.608,00

Totale h 201.409,00

Esercizio e cura delle anime1 Curia diocesana e centri pastorali diocesani h 119.886,93 2 Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale

(Radio Speranza) h 33.806,20 3 Istituti diocesani a carattere sociale e culturale (Toniolo) h 20.052,82 4 Parrocchie in condizione di straordinaria necessità h 25.707,00

Totale h 199.452,95

Formazione del Clero1 Seminario diocesano, interdiocesano, Regionale h 74.092,00 2 Contributi per seminaristi e sacerdoti

- stipendi sacerdoti extra diocesi h 23.559,50 3 Pastorale Vocazionale h 1.211,50

Totale h 98.863,00

Catechesi ed educazione cristiana1 Iniziative di cultura religiosa nell’ambito della diocesi h 1.808,00 2 Ufficio di pastorale catechistica h 2.845,00

Totale h 4.653,00

Contibuto al servizio diocesano per la promozionedel sostegno economico alla Chiesa

Altre erogazioni1 Tribunale ecclesiastico regionale h 7.969,00 2 Inventariazione Beni ecclesiastici h 67.000,00

Totale h 74.969,00

Spese per il personale1 Stipendi dipendenti h 62.248,29

Page 107: Bollettino (I/2007)

107

2 Remunerazioni per gli Arcivescovi h 15.678,00 3 Contibuti previdenziali ed assistenziali h 18.035,09 4 Accantonamento TFR h 5.644,55

Totale h 101.605,93

Spese di Gestione1 Spese per energia elettrica h 11.886,97 2 Spese per riscaldamento h 8.117,34 3 Spese telefoniche h 9.495,84 4 Spese di pulizia locali h 9.358,80 5 Spese di cancelleria h 7.568,33 6 Spese per diffusione Avvenire h 17.787,85 7 Spese postali h 8.560,37 8 Spese di tipografia h 24.232,93 9 Rimborsi per collaborazioni

attività diocesane h 18.364,58 10 Spese di assicurazione h 2.385,25 11 Spese di abbonamento a riviste h 4.507,39 12 Manutenzione e riparazione fabbricati h 82.833,88 13 Spese per consulenti h 10.791,00 14 Pellegrinaggi h 244.517,50 15 Spese autostradali h 417,21 16 Altri rimborsi h 11.994,86

Totale h 472.820,10

Caritas1 Spese di gestione Caritas - anno 2006 h 143.237,82

Oneri finanziari1 Interessi passivi bancari h 484,53 2 Oneri bancari-postali h 2.677,06 3 Interessi passivi su mutuo h 71.362,49

Totale h 74.524,08

Imposte e tasse h 20.354,98

Totale USCITE h 1.391.889,86

Avanzo di gestione al 31.12.2006 h 903.513,37

Totale a pareggio h 2.295.403,23

Page 108: Bollettino (I/2007)

108

RIEPILOGO

Totale Entrate h 2.295.403,23

Totale Uscite h 1.391.889,86

Avanzo di Gestione - anno 2006 h 903.513,37