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15 Capitolo I: gli aspetti naturali. IL CLIMA Tra i fattori che caratterizzano un territorio, il clima assume un’importanza fondamentale nel determinare le peculiarità di un’area geografica soprattutto da un punto di vista fitologico. Ma il clima è anche elemento condizionante dell’attività umana: delle scelte degli insediamenti e delle abitazioni; delle percorrenze ter- ritoriali; della percezione del paesaggio e anche, spesso, dell’umore degli abitanti 1 . La relativa brevità del tracciato della Via Amerina, rispetto ad analisi climatiche a grande scala, può far supporre un’omogeneità di caratteristiche legate a fattori bioclimatici, ma un esame più approfondito del percorso permette invece di individuare delle specificità legate alla sua funzione di penetrazione sud-nord attra- verso il territorio. 1 “Un clima buono, ma terribilmente umido e mutevole, incostante ed aspro tanto da influire, oltre che sul fisico, anche sul carattere delle persone: uno dei principali responsabili, fra l’altro, di quell’umore svogliato, pacioccone e ner- voso che caratterizza, da sempre, la popolazione di Roma. Un inverno corto ma cattivo, un’estate lunga ma accettabile, che genera fra gli uomini una atmo- sfera trasandata, quasi balneare, nel sollievo della brezza pomeridiana e delle notti, fresche dopo un sole infernale, ed infine due stagioni intermedie sempre ricche di sorprese, sono il regalo della posizione geografica: la latitudine, la presenza degli Appennini e del lago Mediterraneo.” Quaroni L., Immagine di Roma. Bari: 1976. I luoghi attraversati dalla strada appartengono, sostanzialmen- te, ad un’area di transizione tra la regione a clima temperato, ca- ratteristica della fascia preappennica e appenninica, e la regione mediterranea che si estende lungo il versante tirrenico del Lazio. Tale differenziazione è modulata in prossimità della Valle del Tevere che costituisce un punto di passaggio tra la regione tempe- rata e quella mediterranea. Inoltre tutta l’area si avvale delle cor- renti umide e mitigatrici provenienti dal Mar Tirreno. La Carta del Fitoclima del Lazio 2 (tav. 1), in base a dati prove- nienti da stazioni termopluviometriche e pluviometriche, permette di suddividere il territorio dell’Amerina in tre regioni climatiche e in successive unità fitoclimatiche, con ulteriori specificazioni di termotipo 3 e ombrotipo 4 . Si individuano: 2 Blasi C., Carta del Fitoclima del Lazio, scala 1:250.000. Roma: Regione La- zio-Dip. Biologia Vegetale Università “La Sapienza”, 1993. 3 Classificazione bioclimatica basata sui valori della temperatura media annua, la media delle temperature massime del mese più freddo e la media delle tem- perature minime del mese più freddo. 4 Classificazione bioclimatica basata sul valore delle precipitazioni annuali.

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Capitolo I: gli aspetti naturali.

IL CLIMA

Tra i fattori che caratterizzano un territorio, il clima assume un’importanza fondamentale nel determinare le peculiarità di un’area geografica soprattutto da un punto di vista fitologico. Ma il clima è anche elemento condizionante dell’attività umana: delle scelte degli insediamenti e delle abitazioni; delle percorrenze ter-ritoriali; della percezione del paesaggio e anche, spesso, dell’umore degli abitanti1.

La relativa brevità del tracciato della Via Amerina, rispetto ad analisi climatiche a grande scala, può far supporre un’omogeneità di caratteristiche legate a fattori bioclimatici, ma un esame più approfondito del percorso permette invece di individuare delle specificità legate alla sua funzione di penetrazione sud-nord attra-verso il territorio.

1 “Un clima buono, ma terribilmente umido e mutevole, incostante ed aspro tanto da influire, oltre che sul fisico, anche sul carattere delle persone: uno dei principali responsabili, fra l’altro, di quell’umore svogliato, pacioccone e ner-voso che caratterizza, da sempre, la popolazione di Roma. Un inverno corto ma cattivo, un’estate lunga ma accettabile, che genera fra gli uomini una atmo-sfera trasandata, quasi balneare, nel sollievo della brezza pomeridiana e delle notti, fresche dopo un sole infernale, ed infine due stagioni intermedie sempre ricche di sorprese, sono il regalo della posizione geografica: la latitudine, la presenza degli Appennini e del lago Mediterraneo.” Quaroni L., Immagine di Roma. Bari: 1976.

I luoghi attraversati dalla strada appartengono, sostanzialmen-te, ad un’area di transizione tra la regione a clima temperato, ca-ratteristica della fascia preappennica e appenninica, e la regione mediterranea che si estende lungo il versante tirrenico del Lazio. Tale differenziazione è modulata in prossimità della Valle del Tevere che costituisce un punto di passaggio tra la regione tempe-rata e quella mediterranea. Inoltre tutta l’area si avvale delle cor-renti umide e mitigatrici provenienti dal Mar Tirreno.

La Carta del Fitoclima del Lazio2 (tav. 1), in base a dati prove-nienti da stazioni termopluviometriche e pluviometriche, permette di suddividere il territorio dell’Amerina in tre regioni climatiche e in successive unità fitoclimatiche, con ulteriori specificazioni di termotipo3 e ombrotipo4. Si individuano:

2 Blasi C., Carta del Fitoclima del Lazio, scala 1:250.000. Roma: Regione La-zio-Dip. Biologia Vegetale Università “La Sapienza”, 1993. 3 Classificazione bioclimatica basata sui valori della temperatura media annua, la media delle temperature massime del mese più freddo e la media delle tem-perature minime del mese più freddo. 4 Classificazione bioclimatica basata sul valore delle precipitazioni annuali.

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I Tratto compreso tra la Valle di Baccano e Corchiano:

1. REGIONE MEDITERRANEA DI TRANSIZIONE 2. TERMOTIPO MESOMEDITERRANEO MEDIO 3. OMBROTIPO SUBUMIDO SUPERIORE/UMIDO INFERIORE.

� Precipitazioni abbondanti: da 822 a 1110 mm � Precipitazioni estive: da 84 a 127 mm � Temperatura media annua piuttosto elevata: da 13.7 a 15.2 °C � Temperatura media mensile: <10°C per 3-4 mesi � Temperatura media minima del mese più freddo: da 3.4 a 4 °C � Aridità non elevata nei mesi estivi � Freddo poco intenso da novembre ad aprile.

II Tratto da Corchiano al Fosso di Aliano e Tratto da Poggio Pe-lato (comune di Vasanello) a Seripola sul Tevere:

1. REGIONE TEMPERATA DI TRANSIZIONE 2. TERMOTIPO COLLINARE INFERIORE/SUPERIORE 3. OMBROTIPO UMIDO INFERIORE.

� Precipitazioni annuali medio alte: da 954 a 1116 mm � Precipitazioni estive: da 103 a 163 mm � Temperatura media annua: 14.2°C � Temperatura media mensile: <10°C per 4 mesi � Temperatura media minima del mese più freddo: <°C � Aridità non pronunciata a luglio e agosto � Freddo intenso da ottobre a maggio.

III Tratto tra il Fosso di Aliano e Poggio Pelato:

1. REGIONE TEMPERATA 2. TERMOTIPO COLLINARE INFERIORE/SUPERIORE 3. OMBROTIPO SUBUMIDO SUPERIORE/UMIDO INFERIORE.

� Precipitazioni annuali variabili e abbondanti: tra 775 a 1214 mm � Precipitazioni estive: da 112 a 152 mm � Temperatura media annua: da 12.4 a 13.8°C � Temperatura media mensile: <10°C per 4-5 mesi � Temperatura media minima del mese più freddo: da 1.2 a 2.9°C � Aridità estiva debole a luglio, agosto e sporadicamente a giugno � Freddo prolungato da ottobre a maggio.

Diagramma di Bagnouls-Gaussen relativo al I Tratto.

Diagramma di Bagnouls-Gaussen relativo al II Tratto.

Diagramma di Bagnouls-Gaussen relativo al III Tratto.

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L’analisi del fitoclima mette in evidenza, oltre alle caratteristi-che climatiche, la relazione tra queste e la vegetazione.

Nel I Tratto cerrete con o senza roverella, castagneti, leccete e lembi di boschi misti mesofili, soprattutto nelle forre. Nel settore della regione sabatina, più prossima al lago di Bracciano e quindi anche nell’area della Valle di Baccano, esiste una variante meso-fila con prevalenza di faggete e boschi di carpino bianco e noc-ciolo. Si deve comunque rilevare che le condizioni climatiche all’interno delle forre sono notevolmente diverse da quelle gene-rali dell’area circostante per la minore insolazione e per la note-vole umidità proveniente dai corsi d’acqua5.

Nel II Tratto querceti a cerro e roverella, con elementi della flora mediterranea, vegetazione a salici, pioppi e ontani.

Nel III Tratto vegetazione prevalente di cerrete, querceti misti (cerro, rovere, roverella, farnetto) e castagneti.

Appare allora evidente come questa variazione degli ambiti climatici, e quindi delle specie forestali prevalenti, costituisca la prima interessante particolarità del tracciato della Via Amerina.

Tali differenziazioni vegetali, qui trattate in grandi linee, rac-chiudono delle ulteriori particolarità legate alla morfologia del territorio (forre, pianori, valle fluviale, collina) e alla natura del terreno (vulcanico, alluvionale, calcareo) che saranno approfondi-te in seguito.

5 Abbate G., Blasi C., Fascetti S., Michetti L., Filesi L., La vegetazione del Parco Suburbano Valle del Treja. Roma: Regione Lazio Ass. Programmazio-ne-Dip. Biologia Vegetale Università “La Sapienza”, 1991.

LA VISIBILITÀ

Ulteriore effetto climatico, che condiziona più che mai la per-cezione del paesaggio, è dato dalla visibilità del territorio, intesa questa come “trasparenza atmosferica”, come capacità cioè di os-servare e percepire, più o meno nitidamente, i riferimenti territo-riali e i limiti visivi.

Per un’analisi della percezione, se da una parte la vegetazione muta il paesaggio con la sua fisionomia a seconda dei cicli sta-gionali (che sono verificabili, ripetitivi e di relativa lunga durata), dall’altra la trasparenza atmosferica varia in modo quotidiano, non ripetitivo e con repentina velocità (max 24 ore).

La visibilità è condizionata dalla presenza, quasi costante, di foschia che è più o meno densa a seconda delle condizioni di temperatura, umidità relativa e turbolenza dell’aria6.

La presenza di foschia è dovuta principalmente: all’abbondanza di acqua e relativa umidità in fondo alle valli flu-viali e a un’importante escursione termica tra la temperatura dell’aria di giorno e il suo raffreddamento notturno. Quest’ultimo genera condensazione delle particelle acquose non spazzate via dal vento.

È proprio la presenza delle numerose forre e della Valle del Tevere a determinare la condizione di foschia sopra descritta. La forra, con le sue pareti inclinate, “intrappola” le radiazioni solari, contribuendo così ad accrescere la temperatura e, conseguente-mente, ad aumentare il quantitativo di vapore acqueo presente nell’aria. Inoltre, l’abbondanza di vegetazione e la traspirazione delle piante tendono ad accrescere l’umidità all’interno delle valli (Fig. 1).

6 Roth G.D., Guida alla Meteorologia. Milano: 1978.

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Durante le ore notturne e nel primo mattino, a causa della maggiore concentrazione di aria fredda sul fondo della forra, si crea spesso una stratificazione della temperatura dal basso verso l’alto7. A questo punto avviene la condensazione del vapore ac-queo in sospensione nell’atmosfera8 (Fig. 2).

7 Bottero M., Rossi G., Scudo G., Silvestrini G., Architettura solare, tecnologie passive e analisi dei costi-benefici. Milano: 1984. 8 È interessante accennare ad una particolarità della forra che è quella di inver-tire, in un certo senso, il gradiente termico verticale cioè la variazione della temperatura con la quota. In condizioni normali la temperatura diminuisce di 5-6 °C ogni 1000 metri di aumento di quota dando origine ad una situazione di instabilità verticale dell’atmosfera che tende a far circolare l’aria più calda a contatto con il suolo verso l’alto e a far discendere l’aria fredda, più densa, verso il terreno. La forra determina invece condizioni di inversione termica costanti in quanto il gradiente termico cambia segno, cioè più si scende di li-vello più si abbassa la temperatura e in questo caso si ha una situazione di “temperatura rovesciata”.

Bisogna aggiungere che la permanenza di tale condizione di foschia dipende non soltanto dall’assenza di vento, ma anche dal fatto che le radiazioni dirette alla terra non riescono a raggiungere il suolo e vengono assorbite dall’atmosfera. Quindi più l’aria con-tiene gocce e pulviscolo, più aumenta l’assorbimento.

Tale condizione climatica influisce in modo determinante sulla percezione dei confini in relazione alla profondità dell’orizzonte. La visibilità del territorio varia, a seconda delle situazioni, da po-co meno di uno a dieci chilometri circa, e ciò avviene in relazione alla direzione del vento.

I dati della direzione del vento9, provenienti dalla stazione a-grometereologica di Torrita Tiberina, per gli anni 92-94, eviden-ziano come durante l’anno predominano i venti provenienti da nord. Nei mesi più freddi (da ottobre a marzo), si ha un’incidenza superiore al 50% con punte fino al 77% (dicembre ‘94). Nei mesi più caldi invece (da aprile a settembre) esiste una predominanza di venti provenienti da Sud, Sud-Ovest, con una incidenza media del 43%.

I dati confermano ciò che è visibile ad un osservatore attento: in inverno l’eventuale formazione di foschia viene “investita” da una predominanza di vento proveniente da nord, vento che con-tribuisce alla riduzione della concentrazione di vapore acqueo presente nell’atmosfera e al suo trasporto; nei mesi più caldi inve-ce, la forte presenza di umidità dell’aria viene aumentata dallo spirare di venti caldi provenienti da sud e sud-ovest.

Queste condizioni climatiche influiscono in modo particolare sull’osservazione: i riferimenti territoriali subiscono delle dissol-venze talmente marcate, da trarre in inganno sulla situazione mor-fologica dell’area. Nei periodi di massima limpidezza dell’atmosfera si percepiscono in modo chiaro i limiti dell’invaso visivo. Questi sono costituiti dai Monti Cimini, dai Sabatini, dai 9 Filippi F., Guerrini A., Progetto finalizzato Ipra., Cnr-Università della Tuscia

Fig. 1. La forra, con le sue pareti inclinate, intrappola le radiazioni solari

Fig. 2. Maggiori concentrazioni di aria fredda in fondo alla valle.

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Monti di Amelia e dai rilievi reatini (compreso il Terminillo) che delimitano i contorni della pianura vulcanica attraversata dalla Via Amerina. Tali condizioni di visibilità avvicinano gli elementi e consentono una messa a fuoco che ne esalta i colori e le forme.

Nei mesi più caldi, con maggiore presenza di pulviscolo nell’atmosfera, i margini risultano velati più o meno intensamen-te, tanto da non permettere, a volte, la percezione dei riferimenti più vicini come il monte Soratte. Il paesaggio appare sfuocato e con predominanti di tinte grigie (Fig.3).

Questa condizione di varietà genera spesso sensazioni di sor-presa tanto maggiori quanto rare sono le giornate di perfetta tra-sparenza atmosferica (Fig.4). Fig. 3. Scarsa visibilità dell’orizzonte. Valle del Rio Grande.

Fig. 4a. La visibilità è maggiore nei periodi invernali con vento da nord. Fig. 4b. Media visibilità in assenza di vento da nord. Fig. 4c. Scarsa visibilità. Accade spesso nei periodi estivi molto umidi.